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Gaggioli Simone

PRASSI ESECUTIVE E REPERTORI – Basso elettrico I

Programma d’esame

 Esecuzione di triadi maggiori e relative minore in tutte le tonalità, per quarte, partendo
dalla nota più bassa
 Esecuzione delle scale modali relative alla scala maggiore naturale su due ottave, per
salti di terza, quarta, quinta, sesta e settima
 Trascrizioni di bassisti della tradizione date dall’insegnante:
 Slam Stewart – Humoresque
 Jimmy Blanton – Big Bad Bear
 Oscar Pettiford – The Plain and Simple Truth
 Trascrizioni di bassisti e altri strumentisti della tradizione a cura dello studente:
 Jimmy Blanton – Mr. J.B. Blues
 Bix Beiderbecke – Singin’ the Blues
 Milt Hinton – Katz’ Meow
 Standards e brani della tradizione con tema, accompagnamento e improvvisazione:
 Sweet Georgia Brown
 Jitterbug Waltz
 Indiana
 Cottontail
 Caravan
 Prelude To a Kiss
 Soon
 Invitation
 Love For Sale
 Have You Met Miss Jones?
 Lettura a prima vista
 Tesina riguardante la storia dello strumento e i primi bassisti della tradizione

STORIA DEL BASSO ELETTRICO


LE ORIGINI: IL CONTRABBASSO
Il contrabbasso è uno strumento della famiglia dei cordofoni ad arco e tra questi è quello
con il suono più grave
È nato intorno XVI secolo ed Il suo ruolo iniziale era quello di raddoppiare la viola da
gamba o il violoncello all’ottava bassa, ma successivamente si svincola dal ruolo di
accompagnamento arrivando ad avere parti più indipendenti, grazie a virtuosi come
Domenico Dragonetti e Giovanni Bottesini.
Ad oggi non è ancora chiara quale sia l'effettiva origine di tale strumento, non si sa con
certezza se deriva dalla famiglia del violino o quella della viola.
Nel 1542 Silvestro Ganassi costruì la viola da gamba basso, strumento a 6 corde (molto
spesso accordate per quarte in D2-G2-C3-E3-A3-D4) che viene spesso considerato il
progenitore del contrabbasso.
Inizialmente il contrabbasso viene chiamato con diversi nomi (violone, contrabbasso di
viola, basso di viola) e sia il numero delle corde che l’accordatura variano molto.
È risaputo però che nel XVIII secolo era molto diffuso Il contrabbasso a tre corde, per lo più
accordato per quinte (G-D-A).
Successivamente verrà introdotta anche l'accordatura per quarte (A-D-G).
Quest'ultima viene introdotta probabilmente per problemi di esecuzione, infatti
l'accordatura per quinte era molto difficile da gestire su questo strumento in quanto
richiedeva spostamenti grossi, spesso scomodi, e ciò rendeva difficoltoso per i
contrabbassisti eseguire determinate parti con precisone e velocità
Di conseguenza l’accordatura per quarte diventerà pian piano quella più utilizzata, fino a
diventare l’accordatura standard del contrabbasso
Dalla fine del 1800 il contrabbasso a 4 corde inizia ad essere sempre più usato.
La versione a tre corde aveva un suono più potente, ma quello a 4 permetteva di arrivare
più in basso (aggiungendo un MI basso all’accordatura per quarte) e questa caratteristica
venne sempre più spesso utilizzata (addirittura durante il periodo classico si usava
abbassare il MI fino al DO)

IL CONTRABBASSO NEL JAZZ


Intorno agli anni 20 in America nacque il jazz, genere in cui il contrabbasso divenne uno
strumento fondamentale
Il jazz trae parte delle sue origini dalla musica delle marching bands, e per questo motivo
inizialmente la parte del “basso” era affidata al bassotuba. Difatti molti primi
contrabbassisti jazz suonavano anche il questo strumento.
Con lo sviluppo della sezione ritmica, quindi della batteria, il contrabbasso sostituì il
bassotuba.
Ma in questa transizione il contrabbasso veniva ancora suonato principalmente con
l’archetto, il pizzicato come lo conosciamo oggi non era ancora stato decodificato
La leggenda vuole che nel 1911 il contrabbassista Bill Johnson (Original Creole Jazz Band)
ruppe l'archetto così che finì per suonare pizzicando le corde, e il risultato piacque molto.
Così si iniziarono a sperimentare diverse tecniche tra cui anche lo slap, e spesso i
contrabbassisti si trovavano ad alternarle cercando di trovare la soluzione più adatta per
ogni situazione.
Il pizzicato, per via del suo particolare “attacco”, risultò più funzionale ai fini del jazz e finì
col diventare la tecnica prediletta, mentre lo slap e l’archetto vennero usati sempre meno
(anche se quest’ultimo verrà ancora usato spesso per gli assoli, anche da contrabbassisti
più moderni come Paul Chambers e Eddie Gomez)
Oltre a ciò si inizia a sviluppare la tecnica del Walking Bass, un modo di accompagnare che
si discostava dalla classica parte del bassotuba e in cui si dà appunto l'impressione di un
continuo "camminare" intorno alla fondamentale di ogni accordo, suonando di norma una
nota per quarto.
Questo tipo di linea dava la possibilità ai contrabbassisti di sperimentare molto, fino a che,
verso la fine degli anni 30, iniziano a eseguire assoli e virtuosismi.
Un contrabbassista che da questo punto di vista viene considerato un innovatore è Jimmy
Blanton, il quale suonò con Duke Ellington alla fine degli anni 30. Lui fu effettivamente il
primo a fare assoli ispirandosi ad altri strumenti solisti (trombettisti, sassofonisti,
clarinettisti...) quindi riuscì in un certo senso a “liberare” il contrabbasso e ad espandere le
possibilità di questo strumento nel jazz.

IL BASSO ELETTRICO
Il contrabbasso, anche se rimarrà parte fondamentale del sound del Jazz, presenta due
problematiche:
- Non è uno strumento facilmente trasportabile
- In fatto di volume veniva spesso sovrastato dalla batteria e dai fiati
Per questo motivo in questi anni si faranno diversi esperimenti sia per amplificarlo che per
trovare una soluzione più trasportabile

Tra i primi esperimenti (acustici, quindi ancora senza pickup e elettronica) ricordiamo il
Mandobass della Gibson, il Dobro Resonator Bass e il Regal Bassguitar (un misto tra una
chitarra acustica e un contrabasso)
Nessuno di questi prese piede, perché, erano comunque strumenti grossi, e perché il
contrabbasso continuava ad essere sonoricamente più efficace.

Con l'invenzione dell'elettronica e dell’amplificazione


inizia la vera rivoluzione
Si hanno altri esperimenti sempre basati sul
contrabbasso, e tra questi ricordiamo ad esempio
l'electrified doublebass della Regal, L'electro bassviol della
rickenbacker e il vega elecric bass viol.
Erano essenzialmente la parte "centrale" del contrabasso,
senza la cassa armonica e ognuno di essi aveva un
amplificatore proprio.

La gibson fece una sorta di basso elettrico nel 1938, ma non si


suonava orizzontalmente, infatti aveva un puntale come quello del
contrabasso.

Ma lo strumento che viene considerato effettivamente il primo basso elettrico della storia
è l’audiovox model 736 bass fiddle costruito nel 1935 dal musicista e inventore Paul
Tutmarc (insieme ci costruì il suo amplificatore dedicato, l’audiovox model 936).
Inizialmente era un basso fretless, anche se i tasti verranno implementati poco dopo, e
veniva suonato orizzontalmente, come il moderno basso elettrico.
Sta di fatto che questo strumento non ebbe una grande diffusione.

Successivamente nacque Il basso elettrico per come lo conosciamo oggi, quando Leo
Fender e George Fullerton iniziarono a produrre il Fender Precision Bass nel 1951.

Il nome "precision" serviva a enfatizzare


l’intonazione precisa data dai tasti
Per promuovere questo strumento Leo
Fender cominciò ad andare ai concerti a far
provare il basso a varie band, e fu nel mondo
del jazz che iniziò a riscontrare successo, in
particolare quando a provarlo fu il bassista
della band di Lionel Hampton, Roy Johnson.
Lionel su molto colpito dal basso, tanto che
decise di tenerlo e di farlo diventare parte
integrante del sound della sua band. Roy
Johnson se ne andò poco dopo e venne
sostituito da Monk Montgomery (fratello di
Wes Montgomery). Quest’ultimo di
conseguenza è ricordato in un certo senso
come il primo bassista elettrico della storia.
Ma ovviamente negli anni 50 non fu l’unico
ad iniziare ad usarlo, infatti altri esempi di
bassisti della prima fase furono:
-Shifty Henry (Louis Jordan & his tympany
five)
-Bill Black (Elvis Presley)
Da questo momento anche le altre case produttrici iniziarono a produrre la loro versione
del basso elettrico
La Gibson, che aveva già fatto esperimenti a riguardo, produce nel 1953 un basso dalla
forma simile a quella di un violino, il quale si poteva suonare sia orizzontalmente che
verticalmente (grazie a un puntale). Ma il modello che ebbe più successo in quel periodo fu
l’EB-2 introdotto nel 1958.
Sempre in quel periodo sia Rickenbacker che Danelectro iniziano a produrre i loro primi
bassi, rispettivamente il Rickebaker 4000 e il longhorn bass

Negli anni 60, avviene una svolta significativa per il basso, in quanto iniziano a nascere e a
diffondersi nuovi generi e stili in cui il basso riesce.
Molti artisti andavano a registrare nelle case discografiche proponendo materiale originale,
quindi avevano bisogno di musicisti che registrassero la loro musica.
Per questa ragione le case discografiche formarono le house bands, essenzialmente delle
band di session musicians che suonavano e registravano per questi artisti.
Ed è proprio in queste house bands che troviamo alcuni bassisti importantissimi, a
cominciare da James Jamerson (bassista nei funk brothers, band della casa discografica
Motown), bassista dal background jazz che ad oggi è ancora ricordato come uno dei più
influenti di quel periodo. Sempre nell’ambito delle house bands troviamo Carol Kaye,
famosa per aver fatto parte dei “The Wrecking Crew”, e per essere stata una musicista
molto prolifica. Inoltre è stata tra i primi bassisti ad utilizzare il plettro insieme a Joe
Osborn (anche lui bassista nei The Wrecking Crew) e Paul Mcartney dei Beatles.
Altra tecnica che avrà un grosso successo nel basso elettrico è lo Slap, di cui si dà la
paternità a Larry Graham, e che nasce quindi nell’ambiente del funk.

Per quanto riguarda il mondo del jazz, il basso elettrico inizia a diffondersi negli anni 70,
cioè quando il jazz inizia ad avvicinarsi al rock, e tra i primi sono da ricordare Steve
Swallow e Rick Laird, inizialmente entrambi contrabbassisti ma che passano al basso
elettrico affascinati dalle possibilità di questo nuovo strumento.
AMPLIFICAZIONE

Con la nascita del basso si sono sviluppati di conseguenza gli amplificatori per basso.
Già i primi esperimenti di contrabbassi elettrici avevano degli amplificatori dedicati
Anche perché di norma chi iniziava a produrre degli strumenti già si poneva il problema
dell’amplificazione, quindi spesso gli strumenti avevano già degli ampli “dedicati”
Leo Fender e George Fullertone inventarono nel 1951, insieme al precision, il famoso
combo Bassman, il quale inizialmente aveva un solo cono da 18’. Pochi anni dopo, nel
1954, venne aggiornato con quattro coni da 10’.
Negli anni 60 testata e cassa verranno divise in modo da permettere diverse combinazioni.
In questi anni nasce anche la Ampeg, azienda che diventerà importantissima in questo
settore
Nella seconda metà degli anni 40 viene fondata da Everett Hull e Stanley Michael,
inzialmente chiamata Michael-Hull Elctronic Lab
Inventarono un sistema di amplificazione per contrabbasso chiamato Amplified Peg o
Ampeg che consisteva nell'inserire nel puntale
un microfono, quindi permetteva di non
modificare la struttura dello strumento (difatti
erano già stati fatti degli esperimenti, come
l'Elecrified Double Bass della Regal, che
modificavano l'aspetto del contrabbasso)
Nel 1948 Michael lasca l'azienda e Hull la
rinomina "the Ampeg Bassamp company"
Nello stesso anno viene prodotto l'Ampeg 800,
un ampli da 18 watt, che nel 51 diventa a 20
watt.
Ma è nel 1960 quando introducono il primo
modello della serie portaflex, il B-15 che esplode
la popolarità di Ampeg. Di fatti il concept era
vincente: l’ampli si poteva mettere dentro la
cassa, di modo da poterlo trasportare con più
sicurezza.
Altra azienda importate è la britannica Vox che
produsse l’AC15 e l’AC30, due amplificatori
famosi per essere stati usati dai Beatles. Quest’azienda ebbe il “monopolio” in inghilterra
finché anche la Marshall non iniziò a produrre ampli per basso.
Quest’ultima inizialmente produceva ampli per chitarra e solo successivamente fece anche
prodotti per basso. Una delle collaborazioni più importanti fu quella con John Entwistle,
che passò da Vox a Marshall, e fu uno dei primi (se non forse il primo) a sperimentare il bi-
amping, infatti il segnale del basso veniva splittato in due unità, una per le alte e una per le
basse.

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