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RIATLETIZZAZIONE E PREVENZIONE

Il Lavoro in Acqua
Riabilitazione
"La riabilitazione è l'utilizzo di tutti i sistemi finalizzati alla
riduzione dell'impatto della disabilità e della condizione di
handicap con mezzi che, al tempo stesso, possono aiutare le
persone disabili a raggiungere un reinserimento sociale
ottimale".
(W.H.O World Health Organisation)
La Riabilitazione dello sportivo

Si caratterizza perché necessita di un percorso diverso


rispetto alla persona normale:


sedute più frequenti e di
maggior durata

fin dall’inizio esercitazioni
funzionali all’attività
sportiva praticata

Ogni giorno che passiamo immobili per un infortunio perdiamo
1,5% di massa muscolare

Riduzione della capacità aerobica del 4-6% del VO2max dopo
sole due settimane di inattività.

Le prime fibre che si deteriorano sono quelle rapide
Recuperare e tornare all’attività sportiva velocemente evitando la
perdita di mobilità e di tono-trofismo è l’obiettivo primario della
riabilitazione sportiva

Si deve cercare il miglior


compromesso tra tempi
biologici di cicatrizzazione
ed il gesto richiesto
Riatletizzazione
Concetto introdotto negli ultimi anni per definire l'ultima parte del
percorso di recupero funzionale di un atleta

In passato si faceva coincidere il ritorno all‘attività agonistica con la


fine della riabilitazione...

...Oggi le moderne conoscenze nell'ambito delle scienze motorie


hanno suggerito di programmare una fase intermedia fra la
riabilitazione ed il ritorno incondizionato all’attività agonistica.
Riatletizzazione
La Riatletizzazione è l’ultima fase del percorso rieducativo
nella quale, sfruttando i principi dell’allenamento sportivo, si
raggiunge il completo recupero delle capacità condizionali e
delle abilità sport-specifiche dell’atleta.
(S. Fiorini 2003)
Obiettivi Riatletizzazione

Riequilibrio forza / elasticità

Riequilibrio Rapporti muscolari (sia agonisti antagonisti, sia arto
controlaterale)

Recupero propriocezione e core stability

Ripristino fitness cardiovascolare

Ripristino schemi motori sport-specifici

Recupero fiducia dell'atleta nella capacità di tornare al proprio
sport

Riduzione rischio recidive
Non dovremmo mai dimenticare, quando cerchiamo di migliorare
performances motorie, che il cervello riconosce solo i movimenti , e
non i muscoli. (P. Chek)
Allenare i movimenti in modo integrale, migliora la funzionalità della
catena cinetica. (Gary W. Gray)
Allenare significa creare situazioni variabili, somministrare stimoli
globali, elaborare compiti motori che esigano risposte multiple…
Provocare adattamenti specifici (P. Chek)
Lavoro in Acqua

Metodica d’elezione per gli atleti


Rispetto alla idrokinesi tradizionale la rieducazione in
acqua in medicina sportiva ha un approccio molto più
aggressivo in cui l’acqua non è solo utilizzata come
agente terapeutico per guarire le lesioni, ma le sue
proprietà vengono sfruttate per riportare l’atleta in
condizioni fisiche ottimali e competitive in grado di
produrre performance prima e meglio possibile e senza
rischi di recidive.
Luoghi Comuni

•“in acqua è tutto più facile e leggero”


•“solo nelle prime fasi della riabilitazione”
•“solo a determinate temperature”
•“il lavoro in acqua è di scarico e rilassamento”
•“il lavoro in acqua è isocinetico”
•“si comincia sempre con l’acqua alta per poi
passare a profondità minori”
Caratteristiche del lavoro in acqua

Possibilità di modulazione del lavoro(posizione corpo,
profondità acqua, temperatura, flussi o correnti,
attrezzature specifiche)

La resistenza è graduale, distribuita su tutta la superficie
in movimento, omnidirezionale, aumenta in maniera
esponenziale con la velocità (legge teorica dei quadrati:
R=V2)
Caratteristiche del lavoro in acqua


Movimenti più lenti e più controllabili con conseguente
aumento dei feedback propriocettivi ed esterocettivi
diminuendo la possibilità di traumi.


Continua ricerca di bilanciamento (migliorano equilibrio e
coordinazione)
Caratteristiche del lavoro in acqua


La maggior sollecitazione cardiovascolare permette un
lavoro precoce su parametri fondamentali per
l’allenamento dell’atleta (in acqua in media 12 b/m in
meno che a secco);


Accumulo di acido lattico molto limitato;


Aiuta psicologicamente l’atleta (divertente e motivante)
Caratteristiche del lavoro in acqua

Lavorando sia in C.C.C. che in C.C.A. con l’arto inferiore occorre


una co-contrazione della muscolatura del tronco per
mantenere il controllo motorio e del centro di massa (aumento
del bagaglio neuromotorio e coordinativo = riduzione delle
probabilità di recidiva)
Durante gli esercizi in C.C.A. le proprietà fisiche dell’acqua
riducono la traslazione della tibia: La suddivisione degli
esercizi in catena aperta e chiusa in acqua ha un’importanza
minore!
Attivazione neuro-muscolare in acqua
In acqua rimangono attivati i recettori posizione-dipendenti,
mentre vengono disattivati quelli carico-dipendenti.

Dopo pochi minuti che i propriocettori carico-dipendenti


non vengono stimolati, incomincia la riduzione del tono
muscolare.

(Grigoriev A, Egorov A. Space biology and medicine. Vol III. Reston VA, American
Institute of Aeronautics and Astronauts.1996:475-525.)
Attivazione neuro-muscolare in acqua
Nel cammino in acqua abbiamo:
• frequenza del passo ridotta
• tempo d’appoggio più lungo
• maggiore attivazione del grande gluteo
• maggiore attivazione del bicipite fem.
(Martelli G. Atti del VII congresso A.I.M.B. 2002)
Il cammino in acqua cambia completamente la coordinazione dell’intera catena
cinetica.
(Miyoshi T, Shirota T, Yamamoto S. Functional roles of lower limb joint
moments Clin Biomech. 2005 feb;20(2):194-201.)
Attivazione neuro-muscolare in acqua
Camminare in acqua aumenta l’attività di erector spinae e
rectus femoris.
(Chevutschi A, Lensel G, Vaast D, Thevenon A. An electromyographic study of human gait
both in water and on dry ground. J Physiol Anthropol. 2007 Jun;26(4):467-73.)
Attivazione neuro-muscolare in acqua
La stabilizzazione del centro di gravità in acqua
è più difficoltosa che sulla terra.
(Massion J, Fabre JC, Mouchino L Body orientation and regulation of the center of gravity
during movement under water. J vestib Res. 1995 May-Jun;5(3):211-21)
Acqua alta
Corpo in sospensione

Carico quasi nullo su articolazioni e colonna

Maggiore stimolazione dell’equilibrio (mancanza
punto d’appoggio)

Maggior forza nei movimenti( più acqua da
spostare)

Maggior dispendio energetico

Lavoro prevalente in catena cinetica aperta
Acqua media


Movimenti parzialmente
soggetti alla forza di gravità

Sfruttamento della spinta di
galleggiamento

Esercizi ad impatto crescente
Acqua bassa
Corpo immerso al di sotto di L3 quindi ancora preponderante
l’aspetto «terrestre»

Maggior carico a livello
articolare e vertebrale

Diversa velocità esecutiva
arti inferiori e superiori

Equilibrio instabile

Arti inferiori molto
sollecitati in carico
Caratteristiche fisiche


Resistenza (drag)
la resistenza che si oppone al movimento è fino a 800 volte
superiore in acqua che in aria ed è determinata da due
caratteristiche fondamentali dei fluidi:
Densità = Massa/volume
Viscosità= coesione delle molecole del liquido
Fattori che influenzano la resistenza

Galleggiamento: Principio di Archimede
Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto,
pari al peso del volume del fluido spostato

Muscoli, ossa e tessuto


adiposo hanno densità
differenti:
(1,05–1,80–0,94).
Effetti del galleggiamento

Diminuisce l’effetto della gravità ed aumenta la spinta di


Archimede: aumenta lo scarico ponderale

Legge di Pascal: La pressione idrostatica è esercitata
equamente sull’intera superficie di un corpo immerso a
riposo ad una profondità data.

La pressione aumenta con


la densità del fluido
e la profondità.

Turbolenza
Flussi: laminari o turbolenti
Il flusso turbolento aumenta lo sforzo muscolare necessario a
spostarsi all’interno della massa liquida
Prevenzione

Quando il periodo riabilitativo è


completato e si è ripresa la piena attività
sportiva si devono continuare attività
specifiche di condizionamento e
prevenzione al fine di assicurare la
continuazione dell’attività sportiva ed
evitare recidive
Prevenzione

...uno dei maggiori fattori di rischio di infortunio... è un pregresso


infortunio( 20-25% dei casi)

Rischio di re-infortunio:

Quando la lesione non è ancora guarita

Quando la lesione è guarita, ma persiste uno squilibrio di forza

Quando la lesione è guarita, non persiste uno squilibrio di
forza, ma il condizionamento è insufficiente
Prevenzione

Passiva : taping, protezioni , bendaggi, ecc.

Attiva si ottiene attraverso il miglioramento e mantenimento del:
- Corretto allineamento posturale
- Tonificazione della muscolatura
- Corretto rapporto di forza tra agonisti e antagonisti
- Mantenimento del range articolare ottimale
- Allenamento della capacità propriocettiva del sistema neuromuscolare
- Un corretto riscaldamento e defaticamento
Obiettivi Prevenzione

Riscaldamento/Defaticamento appropriati

Mobilità articolare(a livello del lato sano)

Propriocettività

Core stability

Potenziamento muscolare(a livello del lato sano)

Resistenza muscolare (livello coerente con le esigenze
dello sport)
Il Riscaldamento
Il termine “riscaldamento” è da riferirsi all’aumento della temperatura
corporea, uno o due gradi, con conseguente miglioramento dell’attività
muscolare (38,5/39°C)
Un programma di riscaldamento ottimale, per garantire un
innalzamento della temperatura interna del corpo pari a 39°, è
costituito da una intensità progressiva - massimale con un carico di
durata media ( 20-25 minuti).
Scarsi risultati (aumento medio della temperatura iniziale pari a 0,6-
0,7° C) sono stati ottenuti con durata temporale elevata (45 min) e
carico di scarsa intensità.
Leggero incremento ( + 0,9-1,3° C) è stato ottenuto con carico elevato
ma di breve durata
Il Riscaldamento agisce direttamente:
• sui tendini: L’aumento della temperatura corporea conseguente all’attività
di riscaldamento aumenta proporzionalmente l’elasticità dei tendini.
• sui muscoli: Anch’essi aumentano la loro elasticità con l’aumento della
temperatura corporea, predisponendoli all’attività fisica e riducendo i rischi
di contrazioni e stiramenti.
• sulle articolazioni: Il liquido sinoviale prodotto dal riscaldamento
provvede a migliorare la lubrificazione delle articolazioni, consentendo
anche una graduale capacità di ampliare i movimenti.
• sull’apparato cardiovascolare: L’aumento del flusso circolatorio
conseguente all’attività di riscaldamento attiva un maggiore apporto di
ossigeno ai tessuti, predisponendoli ad una performance fisica ottimale.
Mobilità Articolare
La mobilità può essere sia attiva che passiva.
Attiva: la massima escursione che un atleta può raggiungere
attraverso l'azione muscolare senza l'aiuto di forze esterne.
Passiva: la massima escursione che un atleta può
raggiungere in condizioni di rilassamento, utilizzando forze
esterne (un compagno, un attrezzo, la forza di gravità …).
Allungamento Attivo

a) Metodo balistico slancio di un arto o di una parte del corpo nel


tentativo di forzarlo oltre il suo normale range di movimento (tecnica
meno efficace e può portare a lesioni scatenando ripetutamente
un'azione riflessa: riflesso miotatico o da stiramento).
b) Metodo dinamico: oscillazioni o slanci controllati per arrivare
dolcemente ai limiti della propria gamma di movimento. Controllo e
rispetto del proprio “range of motion”. Riprende la tecnica esecutiva di
molti sport. Almeno 15-20 ripetizioni così da attivare all'interno della
capsula articolare un'adeguata formazione di liquido sinoviale utile per
nutrire e protegge le superfici articolari .
Allungamento Attivo

c) Metodo statico-attivo
Assumere una posizione e
mantenerla usando la forza dei
propri muscoli agonisti. la
tensione della muscolatura
agonista contribuisce al
rilassamento della muscolatura
antagonista tramite un’inibizione
reciproca.
Allungamento Passivo

a) Stretching statico (o statico-passivo) Allungare dolcemente


un muscolo (o un gruppo di muscoli) fino al suo punto
massimo per poi mantenerlo in quella posizione (dai 15” ai
30”). Tecnica codificata nel 1975 da Bob Anderson, che prese
spunto dallo yoga. Vantaggio di portare il muscolo al di là dei
limiti che si raggiungono con lo stretching attivo, questa
metodica è ben lontana dai movimenti dinamici svolti durante
una qualsiasi attività sportiva.
Allungamento Passivo

b) Stretching PNF Modo più efficace e veloce per aumentare la


mobilità in forma statica-passiva. PNF è l'acronimo di “Facilitazione
Neuromuscolare Propriocettiva” e si è sviluppato all'inizio come
metodo di riabilitazione. Per poterlo eseguire correttamente, richiede
l'intervento di personale qualificato o di un compagno molto attento
nel fare assistenza. Consiste, partendo da una situazione di
rilassamento, nel portare il gruppo muscolare da allungare in uno
stato di massima tensione (10”/15”), per poi contrarlo
isometricamente (10”) e successivamente, una volta rilasciato,
cercare una nuova fase di allungamento (10”/15”).
Propriocettiva

La stabilità meccanica è aiutata da continui messaggi neurali


che giungono al SNC dai meccanocettori periferici e che
contribuiscono alla Stabilità Funzionale:
Senso di Posizione, Senso di Movimento(Cinestesia), Senso di
Forza

Il miglioramento del controllo muscolare migliora il dolore


(Ginn-Cohen, JRM,2005)
Propriocettiva

L’obiettivo è di ri-stimolare recettori muscolari e


articolari per attivare i rispettivi livelli del SNC
La Core Stability
Importanza del Core nel migliorare l’equilibrio e la forza e la
propriocezione sia nel prendere in esame l’unità locale del
tronco sia nel considerare i movimenti globali, nella vita
quotidiana e nelle attività sportive.
(J. Borghuis, L. Hof, K. A.P.M. Lemmink The importance of sensory-motor control in
providing Core Stability Sport Medicine. 38 (11): 893-916. 2008)
La Core Stability
Zazulak et All. hanno mostrato nei loro studi come un deficit
propriocettivo della muscolatura del Core può contribuire ad
una minore attività neuromuscolare di controllo delle
estremità inferiori che può portare ad un aumento
dell’angolazione in valgo del ginocchio e un aumento dello
stress a carico dei legamenti dell’articolazione.

(The importance of sensory-motor control in providing Core Stability Sport


Medicine. 38 (11): 893-916. 2008)
La Core Stability

“Controllo della muscolatura addominale e lombare per


mantenere la stabilità funzionale”
(Akuthota & Nadler, Arch Phys Med Rehab 85:S86-92, 2004)

La Core stability possiede un ruolo importante nella


prevenzione degli infortuni.

(Leetun DT, Ireland ML, Willson JD, Ballantyne BT, Davis IM. Core stability
measures as risk factors for lower extremity injury in athletes. Med Sci Sports
Exerc. 2004 Jun;36(6):926-34.)
Muscoli coinvolti nella Core Stability

Stabilizzatori locali: trasverso addominale-multifido-interspinali-
psoas-diaframma-perineo(anticipatori del movimento)

Stabilizzatori globali: obliquo esterno-obliquo interno-gluteo
medio-quadrato dei lombi(controllo rom)

Mobilizzatori globali: retto addominale-ileocostale-piriforme-
quadrato dei lombi-biarticolari dell’anca(movimenti di ROM
elevato)
Muscoli che garantiscono stabilità del “baricentro”
(Hodges & Richardson, Exp Brain res 114:362-370, 1997)
Funzione Core
In uno stato di efficienza ottimale il core consente di:

Distribuire armonicamente i carichi corporei prossimali e
distali

Assorbire le forze agenti nel complesso lombo-pelvico

Trasferire le forze tra tratto assile e tratti appendicolari
Prevenzione
Il programma ideale di prevenzione delle patologie dello sportivo
dovrebbe riuscire ad evidenziare eventuali fattori predisponenti
patologie muscolo-scheletriche.
Moderne metodiche di indagine:
Gait Analysis, Bts Freeemg,
Riatletizzazione in Acqua come Prevenzione

I periodi migliori per riatletizzare sono quelli al di fuori


delle competizioni agonistiche come può essere il
periodo precampionato o nei periodi di transizione.
In questo caso andiamo a ripristinare le funzioni di un
calciatore che ha subito un infortunio precedente e non
recente. La fase di riatletizzazione diventa una
riatletizzazione preventiva
Riatletizzazione in Acqua come
Prevenzione
L’aspetto più importante è che si allena la forza e la resistenza in
scarico e questo fa si che non ci siano problemi di infortuni
durante l’allenamento tecnico e tattico, e soprattutto ci sarà un
grande entusiasmo da parte degli atleti.
Allenamento della forza  in acqua

Behm et all. sottolineano l’importanza di utilizzare


condizioni instabili per allenare la muscolatura core sia in
situazioni atletiche che non atletiche.
Suggeriscono infatti che l’utilizzo di un training di
resistenza con superfici instabili associato a carichi di
lavoro bassi e velocità di esecuzioni lente, può svolgere
un importante ruolo all’interno di un programma di
allenamento periodizzato.
Allenamento della forza  in acqua

L’allenamento della forza in condizioni di instabilità porta


ad un miglioramento nella capacità di equilibrio, di
controllo e propriocettività, con un conseguente
miglioramento dell’efficienza.
 
Ma deve essere eseguito in alternanza all’allenamento
tradizionale per non compromettere gli schemi motori
più specifici e dinamici.
 
Allenamento del Core in acqua
L’allenamento del core in situazione di instabilità aumenta
l’attività dei muscoli del tronco rispetto agli stessi esercizi
eseguiti in condizioni normali (27 – 54%)
Benefici della Stabilizzazione in Acqua
• Limitazione del movimento segmentario del tronco e delle forze di taglio
• Rafforzamento del controllo lombare
• Attivazione muscolare del core
Gli studi dimostrano che senza l' attivazione dei muscoli profondi del core la colonna
vertebrale flette sotto un carico di 9 Kg
• Equilibrio è possibile quando l'allineamento è corretto e neutro
• Stimola la propulsione di anca, ginocchio, caviglia
• Sviluppo della stabilità della testa e del collo
• Identifica squilibri muscolari
• Incrementa la resistenza muscolare
(Dr. Mary Wykle, PhD, AEA Marty Biondi, PT, CSCS)
Corsa in acqua
Nella corsa in acqua non si può fare riferimento nella pianificazione di
un lavoro a metri e velocità di spostamento sulla terraferma, ma alla
frequenza cardiaca corrispondente allo stesso tipo di lavoro sulla
terraferma adattandola al lavoro in acqua.
Ci si deve così riferire ad una frequenza cardiaca utile
calcolata con la formula di Karvonen e ridotta di 15-17 battiti\min e
ad un recupero più breve di circa 1\4 rispetto a
quello normalmente usato in terraferma.(effetto pressorio esercitato
e maggiore perfusibilità, fa sì che, dopo lo sforzo, il
periodo di recupero sia sensibilmente più veloce)
Corsa in acqua

In acqua alta si possono proporre gran parte dei lavori che


un atleta dovrebbe eseguire in terraferma: aerobico di base,
potenza aerobica con lavoro continuo o frazionato, lavori
lattacidi.
I lavori di velocità sono difficilmente eseguibili in acqua alta
a causa della grande resistenza opposta
Corsa in Acqua
Come lavoro aerobico di base si possono proporre esercitazioni di
corsa continua o con frazionamenti minimi; ad esempio partendo da
un lavoro di 5x10’ con un intervallo di 1’30” si può procedere
aumentando dapprima il numero di ripetizioni e poi la durata
dell’esercizio fino ad arrivare a 3x20’ o ad un lavoro continuo di 40’-
50’.
Nel lavoro intervallato per sviluppare potenza aerobica si possono
proporre esercitazioni dove il rapporto lavoro recupero è di 2:1. Nei
lavori lattacidi il rapporto lavoro recupero è di 1:1 o 1:2.
Riscaldamento/Defaticamento
Esercizi di Mobilità e Stretching
Esercizi di Propriocettività e Stabilizzazione
Esercizi di Core Stability
Esercizi di rinforzo muscolare
Condizionamento organico
Esercizi sport specifici
CASO CLINICO
H. E. E.

2012 pregressa lesione parziale tendine prossimale retto femorale coscia destra

26-9-14 infortunio

26-9-14 Rm coscia sn: Lesione subtotale del tendine prossimale del retto femorale con coinvolgimento della giunzione muscolotendinea

11-10-14 intervento reinserzione con ancoretta in esiti di trauma da stiramento con avulsione tendinea

29-10-14 visita fisiatrica

29-10-14 inizio percorso terapeutico=tecarterapia, magnetoterapia Bemer, rieducazione funzionale passiva e attiva assistita per il progressivo
recupero della funzionalità dell’artoinferiore sinistro-idrokinesiterapia per il recupero funzionale progressivo e con carico crescente dell’arto inferiore
sinistro

15-1-15 rm coscia sn: non si riconoscono attualmente soluzioni di continuo del tendine e della giunzione miotendinea prossimale del muscolo
descritto

22-1-15 rx bacino: ancoretta metallica spina iliaca anteriore inferiore di sinistra. Amorfe calcificazioni ventralmente alla testa del femore in verosimile
pregressa lesione da strappo miotendinea del retto femorale

20-2-15 visita fisiatrica di controllo: Cicatrice in ordine, non adesa ai piani sottostanti, non flogosi, non limitazioni articolari, buon recupero del
tonotrofismo muscolare, buon recupero dello schema del passo e del gesto atletico della corsa

17-3-15 rm coscia sn: non lesioni fibrillari muscolari, non versamenti fasciali, non versamento articolare coxo-femorale, invariati reperti rimanenti

Ritorno in campo

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