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Concetti generali
sulla radiazione e captazione
1.1 Premessa
Nel presente capitolo l’antenna verrà studiata nei suoi “effetti estemi”, cioè come si—
stema trasduttore di energia elettromagnetica da forma convogliata a fonna irradiata e
viceversa, senza esaminare in dettaglio i meccanismi di trasfomiazione. L’antenna
funziona da “trasmittente” se la conversione avviene da energia in forma convogliata
attraverso una connessione o sezione elettrica (in questo caso detta sezione di ingresso
o semplicemente ingresso) a energia in forma irradiata. Si dice in tal caso che
l’antenna “irradia” delle onde nello spazio. Nel caso contrario l’antenna funziona da
“ricevente”, cioè capta energia da onde vaganti nello spazio e la iende disponibile a
una sezione elettrica (in questo caso detta sezione di uscita o semplicemente uscita.
Nella maggior parte dei casi non vi è differenza a livello stlutturale tra le due
antenne, nel senso che il medesimo oggetto fisico può funzionare indifferentemente
da antenna trasmittente o ricevente mentre la sua sezione elettrica assolve rispetti—
vamente il ruolo di ingresso 0 uscita. Si osservi che quest'ultima può assumere di—
versi aspetti: una coppia di morsetti, un connettore di una linea, la flangia di una
guida d‘onda o addiiittura la connessione di una fibra ottica. In questo testo la sezio—
ne di ingresso 0 uscita verrà denotata indifferentemente con i termini di sezione
elettrica o porta.
due conduttori ovvero, nel caso più generale che include anche l’alimentazione via ove 110 e uq, sono i versori secondo @ e 4) (Figura 1.1). Inoltre valgono le seguenti
guida d’onda, dal flusso del vettore di Poynting del campo elettromagnetico attra- proprietà.
verso la sezione stessa.
Assai più complessa è la definizione della potenza uscente in forma di onde. A 1. E e H sono in ogni istante normali tra loro e perpendicolari alla direzione ra-
tale scopo occorre far riferimento a regioni di spazio lontane dall’antenna. Questo
diale; il vettore di Poynting, dato da S = E \\ H*, è diretto radialmente.
concetto di distanza verrà precisato e spiegato nel seguito: basti qui ricordare che si 2. I moduli di E e H stanno in rapporto costante pari all ’impedenza intrinseca del
definiscono punti di osservazione lontani (si veda la Figura 1.1) quelli per cui val—
gono simultaneamente le tre condizioni:
mezzo: IEl/[Hl = n = «illo/80 = 377 Q (si noti che lE, [H] sono moduli di vettori
complessi; essi sono dati dalla radice quadrata della somma quadratica dei mo-
* la distanza dal più vicino punto dell’antenna è molto maggiore della lunghezza duli delle componenti complesse). Nella precedente relazione, Ho = 47r10-7 è la
\
d’onda; permeabilità magnetica del vuoto in H/m; 80 = 8.854 >< 10—12 e la costante di-
* la distanza dal più vicino punto dell’antenna è molto maggiore della dimensione elettrica del vuoto in F/m.
geometn'ca massima; 3. E è in fase con H. Ciò significa che la proporzionalità di cui al punto precedente
* l’angolo “di vista” dell’antenna è molto minore del rapporto tra lunghezza d’onda e sussiste anche su base istantanea. e in particolare massimi, zen" e minimi si rea-
dimensione geometrica trasversale massima. lizzano nello stesso istante; inoltre il vettore di Poynting è puramente reale. Il suo
modulo vale:
Quest’ultima condizione, che diviene la più stringente per antenne aventi esten—
sione di molte lunghezze d’onda, rende possibile descrivere molte proprietà del— S = & ur = lElIHl = l‘EP/n = T1|H|2 (1-2)
l’antenna assimilando questa a un punto, che viene assunto come riferimento od ori-
gine. La grandezza S viene definita densità di potenza (una definizione appropriata
Scegliendo un sistema di coordinate polari con polo nell’origine, l’espressione solo nel caso di campo iiradiato & grande distanza dall’antenna) e le sue unità di
del campo elettromagnetico irradiato (l’insieme del campo elettrico e del campo misura sono W/mz.
magnetico) assume, nel caso di spazio omogeneo illimitato, una forma del tipo: 4. La propagazione (nella direzione lungo cui la fase va ritardando più rapida-
mente) è radiale e si esprime con un termine a moltiplicare, comune a tutte le
…'Bſ
componenti di E e H, del tipo WNT/r, dove B = Zar/)t = os./poso = (l)/C è la co—
E = JH e : [Fasana + ma…] stante di fasel, )» è la lunghezza d’onda in m, a) = a è la pulsazione in rad/s
,
] e_j (1.1) (f : frequenza in Hz) e c è la velocità della luce nel vuoto, pari a
H : Î r [—F4,(9,4>)u9 + Fe(0,d>)u®]
c=3><108rnls (1.3)
H Poiché ogni componente del campo si ottiene dal rispettivo ſasore moltiplicando
per Jîej‘flt ed estraendo la parte reale, ognuna di esse conterrà un termine a mol—
tiplicare del tipo cos((nt — Br + (l)), con (1) indipendente dal tempo t e dallo spazio
r. Questa dipendenza funzionale esprime, come è noto, una configurazione che
1 Nella sua forma più generale Si può assumere che il mezzo entro cui si propagano le onde
Punto di osservazione
sia debolmente dissipativo, dielettrico e magnetico in quanto genericamente caratterizzato da
una piccola conduttività o, da una costante dielettrica & un poco diversa da 80 e da una
permeabilità magnetica u un poco diversa da uo. ln questo caso il termine ed?“ viene
generalizzato scrivendo e"/T, dove il parametro «( = a + jB è detto costante di propagazione.
Descrivendo il mezzo con i due parametri caratteristici impedività % = jam e ammettività
Antenna
51 = a + jws, la teoria dei campi elettromagnetici insegna che Y = 429 e n = ,12/>? . Si noterà
Angolo di vista che nel vuoto (G = 0, ì = jcouo, Sſ = jmso) la paite reale o…, detta costante di attenuazione, si
annulla e la costante di propagazione si identifica con jB = ju) llo-90 .
Figura 1.1 Campo irradiato da un’antenna, angolo di vista e sistema di riferimento.
4 Capitolo 1 Concetti generali sulla radiazione e captazione S
trasla lungo r con velocità pari a quella della luce. La separazione temporale tra In conclusione, le due funzioni ,FO e F4) definiscono totalmente la radiazione cioè
due zeri è pari a T = l\f : ZTE/(D , mentre quella spaziale è pari a )t = ZTE/B.
il comportamento dell’antenna in uscita.
5. La legge di variazione angolare su una sfera di raggio r è indipendente da r.
Quest’ultimo può dunque intendersi, agli effetti direzionali, come un semplice
“fattore di ampiezza”. Evidenziando in S la dipendenza angolare risulta, per le 1.2.1 Guadagno direttivo e direttività
(1.1) e (1.2):
Poiché la densità di potenza trasportata da ciascuna onda emessa dall’antenna è di-
SGM» = rizdrefflnlz + Intento (1.4) rettamente proporzionale alla potenza totale irradiata dall’antenna stessa e utrle
mettere in evidenza tale potenza in modo da separare i parametri pertinenti la sola
antenna da quelli pertinenti l’alimentazione. Ciò viene effettuato in genere assumen—
Considerando una piccola regione conica di ampiezza SQ, la superficie inter— do come riferimento una antenna isotropa, cioè una antenna ideale che irradrerebbe
cettata da una sfera di raggio r vale rZBQ; se S si può ritenere costante su tale uniformemente in ogni direzione onde con densità pari a
area il suo flusso vale:
s- _ Pr (1.6)
sſzso : ]Fg
so + ]FÒIZSQ (1.5) ’ 41tr2
s = 4a
r Df( 9 ,a) ( 1.7)
a) il principio di conservazione dell’energia durante la propagazione;
b) il fatto che non vi è passaggio di potenza da una regione conica a un’altra; Poiché il valor medio della (1.7) su una sfera di raggio r è dato dalla (1.6), si ri—
c) il fatto che non vi è passaggio di potenza da un piano di polarizzazione a un cava [integrando la (1.7) sulla sfera stessa, dividendo per 411r2 e uguagliando alla
altro. (1.6)]:
Tutte e tre queste proprietà possono cadere nel caso di propagazione in un mezzo ij Df(O,c1))dQ =1 (1.8)
dissipativo, disomogeneo, anisotropo. 4a 9
5. Le superfici equi/”ase si possono considerare, in prima approssimazione, normali
alla direzione di propagazione. in cui va ricordato che l’espressione analitica di dQ è data da di) : sin OdG dei) e che
Ciò può ritenersi valido nella stragrande maggioranza dei casi pratici, in cui si è l’integrale (1.8) è un integrale doppio in O e (1) esteso all’intero angolo solido Q.
interessati a porzioni di fronte d’onda di limitata estensione. Con questa limita-
Dalla (1.8) si ricava:
zione le superfici equifase si riterranno senz'altro porzioni di superficie sferica.
Inoltre, assai spesso tali porzioni vengono assimilate a superfici piane e le (1.1) si
D : —-
4TC
(1.9)
identificano totalmente con delle onde trasverso-elettromagnetiche (TEM) piane
e uniformi.
«(ammo
Q
0 Capitolo 1
Concetti generali sulla radiazione e captazione 7
Pd = Aef(0,4>)S (1.16)
Si può dimostrare invocando il teorema di reciprocità, e ciò viene fatto nel
Capitolo 4, che la funzione direzionale f(9,d>) è la stessa che si ha in trasmissione
(in particolare, quindi, la direzione di massima radiazione è pure quella di mas-
sima sensibilità). Inoltre, sempre per reciprocità, si trova che il rapporto tra gua—
dagno e area efficace di un’antenna è un parametro invariante per ogni tipo di
antenna: ‘
G_47t
A (1.17)
_? e
È facile verificare altresì che nel caso Z… sia reale (X = 0, Bpar = 0, RGpar = 1)
si ha:
(125)
I:'d : Arfr(6r’(i)r)s = Arfr(9r7(br)ZÎIÎè-tt(0t’bt)
10 :Hlm (1.21)
antenne valutate
Effettuando il rapporto tra la (1.18) e la (1.21), ricordando che in ogni bipolo at- dove fr (One,) e ft(Ot,cbt) sono le funzioni di direttività delle due
e G‘ sono rispet—
tivo il rapporto tra tensione a vuoto e corrente di cortocircuito è pari all’impedenza nella direzione della congiungente come in Figura 1.5, mentre Ar
no della trasm1tt ente.
di ingresso Zin , si ottiene: tivamente l’area efficace della ricevente e il guadag
—=-‘— (1.22)
Esprimendo l’area efficace A, in funzione del guadagno Gr della antenna rice- Se si può prescindere dai contributi captati, il fattore temperatura globale può-es-
vente stessa, la (1.25) può essere scritta nella seguente forma: sere controllato realizzando ad esempio, con pamcolan tecnologie costruttive, nce—
vitori a basso rumore. . .
P )… 2 ln questo caso, dunque, i due parametri essenziali Gr e T. sono entrambi a drspo—
Îd : (l‘fſb—m) tt (1.26) sizione del progettista, il quale può sceglierli secondo un CI’ltCl‘lO di mera economi—
cità, purché soddisfino il requisito di rapporto segnale-rumore richiesto. Gr/T e
2 dunque una cifra di merito del sistema ricevente in quanto ne definisce totalmente la
La quantita (Î) Sl chlama attenuazzone dz spazza llbero; la (1.26) e solita— qualità.
nr
mente rappresentata visivamente mediante il semplice schema a blocchi di Figura
1.6, che, quando le antenne sono puntate l’una contro l’altra come nei collegamenti
fissi (9t : rbt : ()r = (j), = O) in cui fr : ft = 1, ricalca lo schema di collegamento dei
sistemi trasmissivi a onde guidate, ove Gt esprime in genere il guadagno degli stadi
trasmittenti, a partire dal livello scelto spesso per convenzione come livello della
sorgente, e analogamente Gr esprime il guadagno degli amplificatori negli stadi ri—
ceventi.
La quantità che si trova definita a valle del primo blocco, che non ha una reale
consistenza fisica ma è ugualmente di comodo e diffuso impiego, si chiama EIRP
(Effective [sotropic Raf/interi Power):
K 2
[=*—” Gift — [— Grfr
41cr
EIRP
conto anche quelle spostate sui conduttori. Con riferimento all’algoritmo ben noto continue e derivabili, ovunque altrove si possono scrivere le equazioni di Maxwell,
con cui si calcola il campo elettrico costruendolo contributo per contributo a partire che con le nostre ipotesi prendono la forma seguente:
da tutte le cariche elettriche presenti come se operassero in spazio libero, si può af-
fermare che le cariche “sostengono”, nella loro totalità il campo elettrico, cioè ne —VAE=ja)uH+Mi
sono le “sorgenti”. E superfluo ribadire che dal punto di vista fisico non c’è motivo (2.1)
di pensare che il campo sia dovuto a “tutte” le cariche piuttosto che “solo” a quelle
forzatamente messe all’inizio e di valore noto. VAH=jweE+oE+Ji =(o+ja)s)E+Ji
Gli operatori o' + joue e ju… (che, in quanto operanti su fasori, sono dei VAVA. =—V2a+V(V-a) (2.4)
semplici
termini a moltiplicare) vengono chiamati ammettività e impedività e indicati
con i
simboli il e 2 rispettivamente. si ottiene:
Le (2.2) sono note invece come equazioniflusso; la prima di esse esprime
che il flusso di induzione dielettrica attraverso una superficie chiusa, in termini
il fatto VZE—V(V-E)= (jwu)(j(og)E+î(oE+Ji) (2.5)
dif—
ferenziali tramite l’operatore divergenza V—, è pari alla carica elettrica totale
conte— Estraendo V -E dalla prima delle (2.2) (si noti che così facendo si utilizza la
nuta nel volume racchiuso dalla superficìez; la seconda delle (2.2),
data la mancanza condizione della divergenza), la (2.5) può essere riscritta come:
in natura delle cariche magnetiche, esprime la solenoidalità (ossia flusso nullo
attra—
verso ogni superficie chiusa) dell’induzione magnetica.
Come si vede, le equazioni non sono perfettamente simmetriche; esse VIE + [3212 : V(L) + agr. + Ji ) (2.6)
possono 8
tuttavia essere rese tali dal punto di vista matematico (a prescindere da un different
e
segno dei primi membri) con l’introduzione di entità non fisicamente esistenti, ove si è posto B = to,] us (costante di fase) e i = jcou (impedività).
come
la carica magnetica, la corrente di conduzione magnetica e il conduttore magnetic La (2.6) suggerisce alcune considerazioni:
o.
Ciò talvolta porta a notevoli semplificazioni modellistiche e di calcolo.
Si può dimostrare che in regime armonico (ma non nel caso stazionario, 1. la possibilità di costruire un modello, assai usato nei problemi propagatrvr, per
cioè
nell’elettrostatica e nella magnetostatica) le equazioni flusso (2.2) cui si considerano sorgenti del campo le czu'rche elettriche e le correntr variabili
sono impli—
cate dalle equazioni circuitali (2.1) e quindi, a rigore potrebbe impresse e di conduzione messe in evidenza al secondo _rnernbro. Laconvenzro-
ro essere omesse;
esse tuttavia vengono sempre indicate sia per il loro significato fisico sia perché nalità di questo modello risulta chiara quando sr pensr che esso discende ap—
possono rendere più spedita e intuitiva l’imposizione delle condizioni al contor- punto dall’aver posto al secondo membro della (2.6) alcuni termini e non altri,
no o di quelle esprimenti la continuità del campo attraverso la superficie in modo assolutamente arbitrario. Come si vedrà, tuttavra, questo modello rr-
di sepa—
razione tra mezzi diversi nonché l’eliminazione di eventuali soluzioni spurie sulta assai utile anche se le sorgenti dipendono dal campo stesso;
in—
trodotte con il calcolo. la possibilita di considerare congiuntamente, attribuendo loro lo stesso ruolo, le
l\.)
Dalle equazioni di Maxwell, tramite l’eliminazione di una delle due incognite correnti impresse e quelle di conduzione; . . . . .
, ad
esempio il campo magnetico, si arriva all’equazione delle onde nell’incognita rima— 3. la possibilità di estendere, con posizione esclusivamente matematica, il prrncrlî
sta, nel nostro caso il campo elettrico. pio di sovrapposizione degli effetti alle sorgenti del campo, invece che ar so 1
Si osservi che per la linearità di tutti gli operatori implicati nel sistema (2.1, generatori.
2.2), cui consegue il principio di sovrapposizione degli effetti, si possono
ritenere
operanti separatamente le correnti elettriche e quelle magnetiche impresse, cioè Si ribadisce che questa operazione non ha alcun significato fisico ma solo matemati-
si
possono considerare attivi i generatori “uno alla volta”, sommando poi i rispettivi co e va usata con cautela giacché cariche e correnti di conduzrone sono inseparabili,
effetti. essendo legate dalla condizione di solenoidalità della corrente totale V - J + ]COp = O
Ricaviamo quindi l’equazione delle onde in un mezzo privo di correnti magneti— (ove J : GE + J i ); una ipotetica componente, ad esempio quella dovuta alle sole cat
che impresse, cioè ponendo nella prima delle (2.1) Mi: O. Estraendo il rotore
da riche elettriche presa a sé stante, non soddisferebbe la condizione della divergenza di
entrambi i membri di questa equazione e sostituendovi il valore di V /\ H dato
dalla E. Si vuol sottolineare tuttavia il fatto che le sole corrent1 dr conduzrone e impresse
seconda delle (2. I) si ottiene:
costituiscono un sistema di sorgenti completo giacché le cariche elettriche ne sono
—v A v A E : jo…(jmE + cE + J,) etermrnate. _
(2.3) COHEÎSÈÎZÈÈCÌQÉ) è di fondamentale importanza'nello studio dei cnmprelettîo—
Applicando l’identità vettoriale (valida in generale per ogni vettore a continuo magnetici; si trova infatti (anche se non è qur possrbrle darne una drmostrazrone get
e
derivabile in ogni sua componente fino al secondo ordine)“: nerale) che tutte le grandezze del campo elettromagnetrco (non solo le componentr
di E e H ma anche gli svariati tipi di potenziale messr a punto nello studio della
scienza elettromagnetica) soddisfano a un simile legame, che sr drfferenzra da caso a
2 Anche qui si sottintende il termine infinitesimo di volume dV che moltiplica
entrambi i
membri; va poi ricordato che il prodotto della divergenza di un vettore per l’elemento caso per il termine di sorgente messo in evidenza al secondo membro.
volu- Individuato quindi l’operatore formale:
metrico ſomisce il flusso elementare del vettore stesso. '
2 2
3 L’operatore Laplaciano V2f E V - Vf; îî+ 6—f+ a—zî esprime, applicato a uno scalare,
0x2 Byz OZZ condo ordine; applicato a un vettore a, Vza , esso esprime un vettore le cur componenti sono 1
la divergenza del gradiente di una funzione scalare derivabile in tutte le direzioni
fino al se— laplaciani scalari delle singole componenti ortogonali Maya,.
La teoria della radiazione 2.1
20 Capitolo 2
espres—
L E V2 + [32 (2.7) Se l’elemento estensivo è molto piccolo, la sorgente elementare può venir
una densrtà di tipo rmpulsrvo collo-
sa approssimando la densità spaziale s(P2) con
(noto come operatore d’Alambertiano) possiamo quindi dire che un generico pro- cata in ÌÎZ (si parlerà allora di sorgenti concentr ate):
blema elettromagnetico si può ricondurre alla valutazione di un certo insieme di fun—
s(P2) —> s(F2)Av5(r>2 — E) (2.9)
zioni scalari wi soddisfacenti all’equazione differenziale :
badi che quella
{LWU : sorgenti ove 6(P2 - É) è la sorgente impulsiva unitaria (detta 5 di Dirac). Si
(2.8) funzione definita in ogni punto di AV, non un semplice
condizioni al contorno nella relazione (2.9) è una
come il valore della sorgente . Tuttavia quest’ul timo è l’effettiv o parametro
numero
infatti nsultano
nota come equazione di Helmholtz o equazione delle onde. con il quale l’azione della sorgente si manifesta all’esterno; a essa
Una volta ottenuto l’integrale generale dell’equazione di Helmholtz andranno poi proporzionali tutti gli effetti esterni \yk:
eventualmente imposte anche le condizioni della divergenza [non sempre automati— \yk(P1) : G(P1,Î2)S(Ì52)AV (2.10)
camente verificate in generale come per la (2.6)] per selezionare l’unica soluzione
sorgenti tra-
valida. È interessante notare che l’approssimazione di una distribuzione di
Si noti che facendo tendere la frequenza a) a zero l’operatore d’Alambertiano assai Simile a quello. .ben noto
mite sorgenti elementari costituisce un procedimento
tende al Laplaciano. nte nell’app rossrma re un segnale f(t) mediant e una
dalla teoria dei segnali, consiste
ione di funzioni impulsiv e f(ti)Atò (t — ti)poste in ti. dove, ancora una volta,
success
ò(t - ti) la fun-
f(ti)At è il valore dell’impulso (dato dall'area dell’impulso stesso) e
2.3 Funzioni di Green 2.1). . , . . .
zione impulsiva unitaria (Figura
della ri—
La funzione di Green può quindi pensarsr come ] equivalente spazrale
nello studio
La soluzione di un problema differenziale lineare del tipo (2.8) è esprimibile in sposta di un sistema lineare all’impulso temporale. anch'essa ben nota
modo generale mediante la cosiddetta funzione di Green che stabilisce una relazione e dei circuiti. \ . . _ \ o _
della teoria dei segnali
(...10) sr pone
di causa ed effetto tra una sorgente e una grandezza del campo. Infatti, se l’impulso che stimola il sistema e unitario, croe nella
A seconda della natura, scalare o vettoriale, delle sorgenti e degli effetti del cam— sffiz )AV= 1, si ottiene
po, la funzione di Green può assumere molte forme. Nel caso più complesso si tratta
(2.11)
di un operatore matriciale che muta il vettore “sorgente” nel vettore “effetto”. Noi ‘Vimit(P1)E G(Piffiz)
però useremo soltanto funzioni di Green di natura scalare, cioè operanti tra scalari
… )
..
owero, che è lo stesso, tra vettori sorgente e vettori effetto aventi la stessa direzione.
La funzione di Green dipende da una generica coppia di punti, il primo dei quali
individua l’effetto mentre il secondo la sorgente: G(PbPZ).
Per una vasta classe di mezzi la funzione di Green è simmetrica nei due punti;
questa proprietà è nota come reciprocità e i mezzi entro i quali essa ha validità ven-
____-___-____…__-__._\
gono detti reciproci (mezzi non reciproci sono ad esempio quelli contenenti transi—
stori e più in generale giunzioni tra semiconduttori, i plasmi magnetizzati ecc.).
Va osservato che la sorgente posta in P2 e, in generale, una quantità distribuita
nello spazio, cioè caratterizzata da una densità spaziale (di cariche, di corrente ecc.).
Perché tale sorgente possa avere effetto deve tuttavia avere una certa estensione spa-
ziale; si schematizzerà allora la sorgente distribuita come una o un insieme di sor—
genti elementari caratterizzate sia da un elemento estensivo AV, AS 0 Al (a seconda
che si abbia a che fare con sorgenti volumetriche, superficiali o lineari), sia da un
elemento intensivo (la densità di sorgente in un punto intermedio F2 entro AV), in—
dicata con s(Î2).
Tali sorgenti eleme_ntari sono, più precisamente, caratterizzate dal prodotto di di impulsi di
questi due elementi s(P2 )AV , che chiameremo valore della sorgente elementare. Figura 2.1 Visualizzazione della funzione f(t-l)At5(t—ti) come sequenza
area f(ti)At.
22 Capitolo 2 La teoria della radiazione 23
che, mostrando l’identità tra effetto e funzione di Green, dimostra pure, con- . s(r) : s per r 5 R (cioè costante entro una sfera di raggio R);
seguentemente, come la funzione di Green stessa possa ottenersi dal sistema (2.8)
s(r) = 0 per r > R;
assumendo come termine di sorgente l’impulso “spaziale” unitario, un’ovvia (2.17)
* lim \V per r —> 0 e r —> oo finito;
estensione a tre dimensioni del concetto relativo al caso (più consueto) monodi—
mensionale: 0 w e d\u/dr continue “attraverso” la superficie data da r = R.
{L(G(P1,Î2 )) = B(Pz — E) (Questo modello descrive due classici problemi: quello elettrostatico e quello gravi-
(… 12) tazionale con sorgenti di forma sferica.) \
condizioni al contorno Considerando l’espiessione del laplaciano in coordinate sferiche per ‘V dipen-
dente solo da r (Appendice E), si ha:
Se la sorgente è multipla, dalla (2.10), sommando l’effetto di tutte le sorgenti
elementari, si ottiene:
ÈÎÌÎÎOZ %) : —-s per r 5 R (2-18)
\V(P1) : Z G(P1,F2,i)s(Î2)i)AV (2.13)
1 d( du!)
—— r2— =0 err>R (2.19)
r2 dr dr p
che può essere scritta in termini continui come:
Entrambe queste equazioni differenziali si integrano per via elementare; aggiu—
\|1(P1)=fi(P1,Î2)s(Î2)dV (2.14) stando le costanti di integrazione sulla base delle condizioni (2.17) si ottiene facil—
mente:
dove l’integrazione è effettuata sulla regione contenente le sorgenti.
Se, come spesso succede, la funzione di Green dipende solo dalla distanza tra i \1/ : s(àRz — %rîì per r £ R (2.20)
due punti Pl e Pz» la (2.14) può essere scritta come:
R3
\v(P1)=…G(]P1—l)S(Pz)dV (2.15) ul = —S——
3 r
per r > R (2.21)
ove per i due punti P1 e Pz si è usata la notazione vettoriale. La (2.15) costituisce La (2.21) è quella che regola gli effetti esterni: essa può essere convenientemente
un’ovvia estensione del concetto di convoluzione e in alcune applicazioni viene stu— scritta come:
diata ricorrendo alle trasformate di Fourier spaziali sia delle sorgenti sia delle fun-
zioni di Green. (|, : …LSV .» 2.22)
îrtr
4 . .
2.4 Determinazione della funzione di Green ove V = —3-TcR3 e 11 volume della sfera contenente la sorgente.
in alcuni casi particolari La formulazione (2.22) mette in piena evidenza il valore SV come valore della
sorgente, prodotto del termine intensivo s per il termine estensivo V.
Considerando il classico problema dell'elettrostatica, consistente nel valutare il
2.4.1 Caso stazionario potenziale e il campo elettrico sostenuti da una carica elettrica racchiusa entro una
Si voglia determinare la distribuzione spaziale della grandezza scalare \|/ stazionaria sferetta, è facile effettuare le seguenti identificazioni:
nel tempo, nel problema carattelizzato da geometria sfelica e definito dall’equa—
Zione: sorgente = densità di carica elettrica divisa per la costante dielettrica (s : p/s);
effetto : potenziale scalare;
VZu/(r) = —s(r) (2.16) campo elettrico = —gradiente del potenziale scalare (E = —V\y, Eroe 1/1‘2);
divergenza di campo elettrico : —V2\|/ = p/ a (Equazione di Maxwell (2.2) -—>
(il segno — è pura questione di comodo) soddisfacente alle seguenti condizioni:
VZW = —p \ s );
. condizione di continuità di \|/ : finitezza del lavoro di E attraversando R;
24 Capitolo 2 La teoria della radiazione 25
. condizione di continuità di diu/dr : continuità di Er valida in mezzo omogeneo 2.4.2 Caso dinamico
(c = costante), altrimenti continuità di induzione dielettrica;
. V L’esempio considerato nel precedente paragrafo riguardava il caso di sorgente sta—
. Equazmne (2.22) —> \y=—É—=L con Q = carica elettrica totale zionaria nel tempo che, seppur di grande importanza per molti problemi fisici, non
Q 4TESI‘ 4m—;r ’ trova applicazione nei problemi di radiazione, che sono sempre relativi a sorgenti
r = ' tempo-varianti. La naturale estensione dal caso stazionario a quello tempo—
4mzr2
variante, che chiameremo caso dinamico, può effettuarsi considerando una sor—
Il valore della sorgente è dunque dato, in questo caso, dalla carica elettrica totale, gente variabile nel tempo con legge sinusoidale mentre, perciò che riguarda la ca—
divisa per a, contenuta nella sfera di raggio R. ratterizzazione spaziale, ancora si può ritenere che la sorgente sia del tipo impulsi—
Si noti che facendo tendere R a 0 ma tuttavia mantenendo costante la totale cari— vo unitario (delta di Dirac). E opportuno notare che una carica elettrica fissa, con—
ca Q il campo elettrico estemo non subisce variazioni. centrata nello spazio e insieme tempo—variante, non può esistere in forma isolata
Questo corrisponde ad assumere che la sorgente sia di tipo impulsivo; il proble— (le cariche possono solo muoversi o, per essere variate, debbono essere congiunte
ma d1v1ene allora: o disgiunte da cariche dello stesso segno 0 di segno opposto); tuttavia associando,
come mostrato dalla (2.13), diverse sorgenti, l’esistenza fisica, non peraltro neces—
VZGz—S saria ai fini della soluzione formale del problema, risulta ancora possibile. In se—
guito viene mostrato come tutte le antenne siano riconducibili a opportune asso—
lim G: 0
(2.23) ciazioni di sorgenti tempo—varianti.
ſ-POD
Il problema della radiazione da sorgenti tempo—varianti con legge sinusoidale è
risolto dall’equazione generale (2.8) che, nel caso di sorgente di tipo impulsivo uni-
(8 : impulso unitario di carica divisa a) per la cui soluzione, ottenibile dalla (2.22) tario nello spazio, assume, analogamente alla (2.23), la forma:
con sV = 1, vale:
(V2 +B2)G= —5
(2.25)
G=— lim G: 0
47tr (224) ſ—àd)
Non altrettanto si può dire per la regione interna, dove è facile vedere che il cam— anche se l’estensione dalla carica stazionaria a quella sinusoidale richiede qualche
po elettrico tenderebbe a infinito come conseguenza del tendere a infinito della den- cautela giacché una calica variabile isolata nello spazio non è realizzabile; essa è
sità di carica. Questa situazione è tuttavia un limite che non si realizza nella realtà; tuttavia pensabile nel contesto di un insieme di cariche e correnti variabili.
come conseguenza non esistono singolarità di campo quando si consideri la natura Assumiamo anche in questo caso un sistema di coordinate polari e poniamo
distribuita di tutte le sorgenti. Questo non toglie tuttavia alcun motivo di validità ai l’impulso nell’origine. _…
modelli che facciano uso di sorgenti impulsive purché siano usati esclusivamente Poiché il problema ha simmetria sferica, si tratta di trovare uno scalare che in
per descrivere gli effetti estemi. tutti i punti, salvo nell’origine, soddisfi la relazione:
E importante infine rilevare che valutando il campo sostenuto in punti abba—
stanza lontani da un insieme di sorgenti assai prossime tra di loro e caratterizzate
1 d 2-dG
Mir
__ dr)…mo
2 _ (2.26)
dalla stessa densità, si può utilizzare la (2.13) nella quale, oltre a essere s indi-
pendente da i, pure le funzioni di Green dei vari elementi si possono ritenere tali
Per semplicità ci limiteremo a considerare il problema esterno alla sorgente
se le distanze inter—elemento sono assai minori di quelle dal punto di osservazio—
osservando tuttavia che le condizioni per il “raccordo” tra l’esterno e l’interno
ne. Portando queste due quantità fuori dal segno di sommatoria si vede che
della soluzione trovata (continuità della funzione e della derivata radiale) riman—
l’effetto dipende solo dal volume totale delle sorgenti e non dalla loro disloca—
gono, nel caso delle cariche elettriche come sorgente, le stesse del problema pre—
zione o diametro.
cedente.
Da questo si può evincere che, limitatamente a punti esterni abbastanza lontani
L’equazione (2.26) può risolversi con l’aiuto della variabile ausilian‘a:
dalle sorgenti, l’effetto elettrico non dipende neppure dalla forma delle sorgenti,
potendosi, con limitati spostamenti e suddivisioni, approssimare, con la precisione X=rG (227)
voluta, una ſomia qualsiasi (cilindrica, cubica ecc.).
da cui segue:
26 Capitolo 2 La teoria della radiazione 27
4 È noto dall’algebra vettoriale, ma si verifica del resto elementannente, che tutti i rotori so—
2.5 Risoluzione del campo con il metodo dei potenziali no solenoidali (hanno cioè divergenza identicamente nulla); questa condizione è ev1dente-
mente necessaria.
In questo paragrafo viene presentato un metodo per la soluzione del
campo noto 5 Anche in questo caso si trova che tutti i gradienti sono irrotazionali (hanno cioè un gm-
come metodo del potenzlah, che unisce il vantagglo di una maggior
. . . . .
e semplicità
’
28 Capitolo 2 La teon'a della radiazione 29
.
V2A+B2A= —J (240) .
..
che mostra come il potenziale vettore soddisfi l’equazione di Helmholtz (2.8) intesa ...
in senso vettoriale (cioè, di fatto, una tema di equazioni iispetto alle componenti .
ortogonali omonime dell"‘effetto” A e della “causa”, o sorgente, J). .
: M
Inoltre estraendo la divergenza da entrambe i membri della (2.35) e sostituendo ..
in luogo della divergenza di E il valore dato dalla prima delle (2.2) e in luogo della ..
divergenza di A il valore (2.39), si ottiene: ...
VZ<1>+BZ<1>= —3 €
(2.41) dx
che ancora una volta costituisce l’equazione di Helmholtz (2.8), ove questa volta Figura 2.2 Rappresentazione schematica di un elemento volumetrico di corrente.
l’effetto è il potenziale scalare e la sorgente la carica elettrica; si trova dunque in
definitiva che le correnti (di conduzione e impresse) sostengono il potenziale vettore Si osservi che JZ dV può pensarsi come il prodotto di una corrente JZ dxdy per la
allo stesso modo in cui le cariche sostengono il potenziale scalare. Tuttavia è lunghezza dz del tratto in cui essa fluisce (Figura 2.2)._ . . _ \ .
importante notare che il solo potenziale vettore è sufficiente a determinare il campo Dal punto di vista fisico, invece, una sorgente di tipo impulSivo puo peiisarSi
elettromagnetico; infatti, come le cariche elettriche sono esprimibili in funzione realizzata da un tratto di conduttore di lunghezza [, molto piccola, percorso da una
delle correnti (di conduzione e impresse) tramite la condizione di solenoidalità della corrente I (Figura 2.3). . .
corrente totale (V - J + jmp = 0 con J: cE + Ji ), così il potenziale scalare è Tale elemento si dice dipolo elettrico, mentre il prodotto Il SlifllCe momento elet-
esprimibile in funzione del potenziale vettore tramite la posizione di Lorentz. trico del dipolo. ll dipolo elettn'co costituisce, materialmente, Cio che e stato sche—
L’algoritmo per passare dalla causa all’effetto è dunque la medesima funzione di matizzato dal punto di vista matematico con l’elemento lzdv. . . .
Green relativa all’equazione di Helmholtz con sorgente impulsiva unitaria in spazio Il potenziale vettore generato da un dipolo elettncodi momento ll in spaZio libe—
libero, ed è stata calcolata nel precedente paragrafo fflquazione (2.32)]5. ro, disposto nell’origine degli assi e diretto come z, sara dunque dato da:
Risulta infine che, una volta calcolato il potenziale vettore, E e H si ottengono
lle—JBr
tramite le relazioni: : —Il : (2.43)
Az G 4t
A ]
dove si è tenuto conto del valore assunto dalla funzione di Green relativa a questo
E : _lA + jeu—BWV ' A) (2.42) problema [Equazione (2.32)]. _ . . . _ \ . ..
H=VAA
Si osservi che la funzione AZ è a Simmetria sferica; noneSiste Cloe nessuna diie—
zione distinguibile dalle altre, nemmeno, in particolare, la direzione z. .
Sulla natura fisica del dipolo elettrico occorre qualche preCisaZione: come gia V1-
2.6 Radiazione di un piccolo dipolo elettrico sto nel caso della carica impulsiva tempo-vaiiante, possono nascere dei dubbi sulla
realizzabilità fisica di una tale sorgente isolata; si è già detto che problemi di realiz—
Ci proponiamo in questo paragrafo di determinare il potenziale vettore sostenuto da
un elemento concentrato di corrente (che possiamo pensare diretto nella direzione 2),
cioè da una sorgente di tipo impulsivo unitaiio.
Dal punto di vista matematico questo tipo di sorgente è il limite di una densità di
corrente JZ concentrata in un volume AV quando AV —> 0 in modo che il prodotto IZ
AV mantenga valore unitario. I + I
" A rigor di termini occorrerebbe verificare che, anche nel caso del
potenziale vettore, le
condizioni di continuità passando dall'interno all’esterno della regione contenente
sorgenti
rimangono quelle espresse dall’ultima delle (2.17); è facile vedere che queste discendono
au—
tomaticamente dalle condizioni di continuità del campo magnetico tangenziale.
Figura 2.3 Dipolo elettrico di lunghezza I e intensità di corrente 1.
30 Capitolo 2 La teoria della radiazione 31
labilità connessi con le sorgenti isolate non dovrebbero, in generale, essere posti
perché la singola sorgente elementare in sé è solo una astrazione matematica.
Tuttavia un insieme di sorgenti congruente può in molti casi realizzarsi: nella
fattispecie, il dipolo elettrico può ottenersi completando un breve conduttore di cor-
rente filiforme con una coppia di espansioni agli estremi che consentano, mediante
un accumulo di cariche elettriche, la trasformazione della corrente di conduzione in
corrente dielettrica, soddisfacendo così alla condizione di solenoidalita della cor—
rente totale (si veda la Figura 2.4, dove le espansioni polari sono costituite da due
piccoli dischetti). Quella di Figura 2.4 è un’antenna realmente usata in pratica e
prende il nome di dipolo hertziano; talvolta in luogo dei dischetti Vi sono due sfe-
rette 0 due conduttori filiformi perpendicolari a I.
Frequentemente si presenta anche il caso di un insieme di correnti di conduzione
che nel suo complesso è realizzabile anche in assenza di espansioni e cariche termi-
nali, in quanto la condizione di solenoidalità è garantita dalla continuità metallica
del circuito (è il tipico caso di un piccolo anello percorso da corrente elettrica co-
stante in ogni suo punto, che varrà trattato più avanti).
Si possono ora determinare le espressioni dei vettori E e H del campo elettroma—
gnetico: introducendo la (2.43) nelle (2.42) si trova, con riferimento alla Figura 2.5:
Er : Le—jſ‘ſſ—È— + A1—3)cos6 Figura 2.5 Componenti di campo sostenuto da un dipolo elettrico diretto come 2.
2a r yr
HV : I—le—J'ilfF—p— + J;)sinO
47c r r—
ln punti assai prossimi al dipolo prevalgono, nelle (2.44), i termini aventi a de— 2.6.1 La resistenza di radiazione
nominatore la potenza di r più elevata, cosicché per il campo elettrico può scriversi,
trascurando il termine esponenziale: Il vettore complesso di Poynting è dato in ogni punto dall’espressione:
(2.48)
Il 1 Il S = E \\ "* = urEoHLÎ) _ "OETHÎÒ
E =——cosO E =————sin6
r 2a $lr3 ()
che, tenendo conto delle (2.44), fornisce le due componenti di S:
OWCI‘O (2 .45)
2
nll ] l . 2
O]
COSO E(-) = sint)
PLL”
Mr TT
1 JBr S'“ 9
r :
27ter3 4Tcer3 (2.49)
2 .
ove Q = —1— è la carica che si localizza all’estremo superiore del dipolo. Si riconosce
jm 6 :IlIL —ÎP—+-—1—_ sinOcosO
8112 r3 JBP
facilmente che le (2.45) coincidono con l’espressione del campo elettrico che si
avrebbe nel caso statico. Le componenti di campo elettrico caratterizzate dalla L’unica componente reale di S è data da:
potenza l/r3 costituiscono dunque quello che viene chiamato il campo quasi-statico.
A distanze molto grandi del dipolo, invece, prevalgono i termini caratterizzati
dalla potenza l\r e le (2,44) si riducono alle seguenti:
|”!2
Re(S) : ur 3——.—sin2 9 (2.50)
4 (?Lr “
E = ZIl—e—ffiſ sinO H 41 : Me—jſzr gine : & (2.46) Si osservi che la (2.50) è direttamente associabile alla componente di. radiazione
9 47171" 47'CI‘ T]
(2.47): pertanto si può dedurre che le componenti di campo v1c1no e di 1nduz1one
più note con l’espressione: non determinano l’emissione di potenza reale del dipolo. ma solo d1 potenza reattiva,
o, se si preferisce, l’ammontare totale di energia elettrica e magnetica 1mmagazz1—
. . l I . . nato nella regione di spazio che circonda il dipolo. . _ _
EO =j-Tl—1Le—Jſlſ sinO c = J——le*Jl3r 51116 : à (2.47) di radiazione applicando 1l teorema di
2 Ptr 2 Àr n È facile estrarre dalla (2.50) la resistenza
Poynting, che come è noto esprime la potenza totale emessa dai generaton contenuti
Confrontando le (2.46) 0 (2.47) con le (1.1) si realizza come le funzioni F ivi entro una regione chiusa come flusso del vettore d1 Poyntmg attraverso la supertlcre
definite siano facilmente identificabili con le costanti fisiche del presente pro- o che racchiude la regione. Poiché i generatori erogano una potenza P pari a lì,…“
blema.
(per definizione di resistenza di radiazione), si ricava:
Le componenti (2.46) 0 (2.47) costituiscono quello che viene chiamato il campo
lontano 0 campo di radiazione: il modo di propagazione è praticamente TEM con
E/H : n.
P = R,]i]2 = ff Re(S)-ds (2.51)
Per quanto riguarda i termini caratterizzati dalla potenza l/rZ, essi sono in gene—
rale di minore importanza dei due precedenti se si considera il campo elettrico. Ciò
non vale considerando invece il campo magnetico rispetto al quale il termine pro— Ricordando che su una sfera di raggio r risulta ds : r2 smGdOdc!) s1 ricava fac1l—
porzionale a l/r2 è quello prevalente a piccola distanza. Questa componente di H mente:
determina totalmente la quantita di energia magnetica immagazzinata nella regione
2a o [): ,, ,)
prossima al dipolo (allo stesso modo in cui la componente quasi—statica di campo —— (-.5-)
3 Tlill“ [À
P =——
elettrico determina quasi totalmente l’energia dielettrica). Per questa ragione la
componente di campo proporzionale a l/r2 si dice, con evidente riferimento all’in—
duzione magnetica, campo (l’induzione. da cui si ottiene la resistenza di radiazione:
Il campo radiazione è quello che assume maggiore importanza nei problemi tra—
smiss1v1. 2 l 2 (2.53)
R\ : {"[Îl
34 Capitolo 2 La teoria della radiazione 35
La (2.53) è fondamentale; essa mostra che la resistenza di radiazione cresce qua- V0 : Eincl (2.56)
Se l’antenna è senza perdite si ha che questo è anche il valore del guadagno. A =124‘llì :???” (2.58)
\
2.6.3 La lunghezza efficace elettrica Poiché il guadagno, nel caso di perdite nulle, è pari a 3/2, ne segue:
Supponiamo che il dipolo hertziano di Figura 2.4 venga fatto funzionare da riceven— È =?;
2
(259)
te e sia investito da un’onda polarizzata linearmente con forza elettrica parallela al G 4a
conduttore. È facile constatare che se i morsetti sono lasciati aperti (corrente di
conduzione nulla, nessuna carica spostata) il campo incidente non risulta perturbato La (2.59) è già stata anticipata dalla (1.17). Questa relazione è qui stata dimo—
dall’antenna se non in una regione molto prossima al conduttore filiforme (Figura strata per il caso particolare del dipolo hertziano senza perdite ma, come verrà mo-
2.7); nella restante regione, infatti, la perpendicolarità delle due espansioni polari al strato nel Capitolo 4, può essere applicata a ogni antenna. Da ciò segue il valore
campo elettrico incidente non impone alcunché che già non sia soddisfatto a priori universale del rapporto 22/47: che, in quanto costante al variare dell’antenna, viene
nell’onda incidente stessa. talvolta considerato una costante “universale” anche se il suo valore varia ovvia—
L’effetto del conduttore filiforme si limita allora a “riportare” tra i due morsetti“ mente al variare della frequenza.
la tensione esistente tra le due espansioni polari, cioè il lavoro del campo elettrico
incidente nel passare dall’una all’altra espansione lungo un percorso totalmente in—
terno alla regione del dipolo, che è assai piccola rispetto a >.: 2.6.5 Il circuito equivalente
Oltre alla parte resistiva corrispondente alla radiazione, e a una eventuale com-
ponente resistiva che tiene conto delle perdite, il dipolo presenta anche una com—
ponente reattiva nell’impedenza di ingresso. Questa può essere associata all’energia
dielettrica e magnetica immagazzinata in prossimità del dipolo. La sua valutazione
deve pertanto venire effettuata mediante un integrale di volume della potenza totale
reattiva assorbita da un generico elemento di volume dV per effetto sia del campo
elettrico sia di quello magnetico [tenendo in conto il campo totale (2.44)]. Tale
\.
calcolo viene qui omesso: si ricorda tuttavia che la conoscenza della impedenza
totale di ingresso è fondamentale nei problemi di adattamento dell'antenna ai
generatori.
Quando si desidera esprimere un circuito equivalente di prima approssimazione
del dipolo hertziano, il modello più realistico che si usa solitamente consiste in un
dipolo tipo serie (Figura 2.8 di pagina seguente) caratterizzato da una resistenza che
tiene conto della radiazione e da una capacità in serie di valore C pari a quella stati-
Figura 2.7 Configurazione di campo elettrico entro un dipolo hertziano a morsetti aperti.
ca. Quest’ultima dipende in modo sensibile dalla configurazione geometrica effetti-
36 Capitolo 2 La teoria della radiazione 37
èla del dipolo, che. deve pertanto essere precisata: nel caso di corrente uniformemente
tendono a divenire ortogonali alla congiungente del punto considerato con la sor-
isltnbuna in un Cillndretto (Figura 2.2) o in cui siano ben individuate due espansioni
gente e cioè alla direzione secondo cui avviene la propagazione: in punti così
po an (Figura 2.4) Sl puo dare un’espressione di tipo “quasi-statico”:
lontani, dunque, l’onda irradiata può sempre considerarsi del tipo TEM e si ha
E/H = n .
C = 8— (2.60) Riprendendo in esame il caso di correnti impresse solo elettriche8 si consideri
una regione finita dello spazio in cui tali correnti siano contenute e si scelga in tale
regione l’origine di un sistema di coordinate sferiche (Figura 2.9).
con S sez1one_ del dipolo e [ lunghezza. In ricezione si ha una forza elettromouice Si indichi con r la coordinata radiale del punto lontano Pin cui si vogliono co-
noscere i vettori del campo, con r‘ coordinata radiale di un punto Q ove è posta una
mt otta, o tensrone a vuoto, pan, come si è visto, a El.
generica sorgente radiante e con rPQ la distanza fra P e Q. Se r >> i" per ogni Q si
] Cl []] o (l ] .SC C0 “da ap] )] OSSlma 2 10 11 e , Ch e 1) 0 "e bbe 10 e SS C
SOln]
re CV enmalmente c [0-
o
ha:
. una resistenza in serie che tenga conto delle perdite ohmiche; rpQ E r — r' cosè (2-61)
o una capacità ulteriore in parallelo alla (2.60) che tenga conto della distorsione di
campo ai bordi (pensabile come effetto delle poche cariche che si localizzan essendo 5 l’angolo formato dai segmenti OP e OQ. Il potenziale vettore in P, dovuto
lungo il perimetro delle espansioni polari sulla faccia esterna); al momento di dipolo elettrico Ji(Q)dv relativo alla corrente impressa in Q, vale:
i 0
o un induttanza in serie che tenga conto dell’energia maanetica legata al cam 0 di
1nduz1one e che tuttavia, per essere realmente trascurabile, deve conispdndîre a dA : M..—mr… ; J(Q)ejfir'cosòdv e_j (2.62)
un conduttore elettrico non troppo sottile. (Giova in proposito ricordare che 4…-PQ 41tr
anche in presenza di conduttore elettrico perfetto, le correnti elettriche non
possono essere concentrate all’infinito sulle due dimensioni perché l’induttanza Si noti che al denominatore, ma non nell’argomento del] 'esponenziale, si è posto r
che Sl creerebbe tenderebbe in questo modo a infinito inpedendo la circolazione in luogo di rPQ ignorando nella (2.61) il termine r'cosò (vedi seconda condizione di
della corrente stessa. E invece possibile la concentrazione su una dimensione distanza del Paragrafo 1.1); così facendo l’errore massimo commesso è, in termini
Cloe l es1stenza dl correnti laminari.) ’ relativi, dell’ordine di rmx/r; viceversa la (2.61) va applicata integralmente a
esponente; l’errore di fase sarebbe infatti altrimenti dell’ordine di fin…/)t, poten—
zialmente assai grande nel caso in cui la lunghezza d’onda sia comparabile o ad-
2.7 Radiazione di un insieme di sorgenti dirittura molto minore di rmx. Si noti che rmax costituisce una misura dell’estensione
Vogliamo ora mostrare come anche nel caso di correnti qualsiasi, purche' contenute
ipcîina regione .di dimensioni finite, sussista l’interessante proprietà, già illustrata per
1 lpolo elettrico, per CUI … punti a notevole distanza dalle sorgenti i vettori E e H
nan/3) (wt)2
__ sj] Figura 2.9 Geometria per la valutazione della radiazione di una sorgente composita. In
OP e
freccia denota un punto P di intersezione così lontano da poter supporre
PQ paralleli.
() El
0——
spiegato in
8 Quanto diremo vale peraltro, tenendo conto del principio di dualità che ven'à
elet-
Figura 2.8 Circuito serie equivalente del dipolo hertziano. seguito, anche nel caso di correnti magnetiche e quindi anche nel caso misto di correnti
triche e magnetiche operanti congiuntamente.
38 Capitolo 2 La teoria della radiazione 39
fisica dell’antenna. Si può quindi dedurre che l’esponente deve essere calcolato
rigorosamente in tutti quei casi, assai frequenti, di antenne di estensione comparabile
—e—jſzrffiNMW) _ u4,N9(O,(l))]
H : J (2.67)
47tr
o maggiore rispetto alla lunghezza d’onda.
d Il potenZiale vettore in P dovuto a tutte le sorgenti nella regione considerata è Per quanto riguarda invece il campo elettrico, sempre con riferimento ai termini
ato da: dominanti al crescere di r, si ricava facilmente:
2.7.2 Il dipolo equivalente tiene i moduli, che essa deve coincidere con la lunghezza efficace elettrica ]e del—
Le dimensioni fisiche del vettore di radiazione sono quelle di un momento elettrico l’antenna stessa.
Se N(O,q>) è polarizzato linearmente (cioè tutte e tre le componenti sono in A tale scopo si valuti il vettore di Poynting irradiato dal dipolo nella direzione 9
fase tra
di loro) la sostituzione dell’antenna con un unico dipolo hertziano di momento e (i) di massima radiazione moltiplicando vicendevolmente le (2.46):
pari a
N(O,d)) nell’origine lascia invariato il campo elettromagnetico nella direzione G
e 4). lll2 ldip2
Tale dipolo henziano dicesi dipolo equivalente all’antenna“. S = EOHrÌ)* : BZ“
2.71
In generale i] dipolo equivalente potrà avere una componente radiale, cioè [(ncîr2 ( )
diretta
secondo u,, (Figura 2.10); tale componente è ovviamente senza effetto
nella direzio— La densità di potenza irradiata nella direzione di massima radiazione dall’antenna
ne O e ci) mentre viceversa la sola componente efficace è quella perpendicolare è peraltro data da:
au
Cloe parallela al piano trasverso su cui giacciono E e H; tale componente
potrà esseri
chiamata dipolo equivalente normale. Si noti che l’operazione di proiezione
no tangente di A nella (2.70) corrisponde esattamente a prendere il solo
sul pia- G = ——TG (272)
dipolo equi—
valente normale tralasciando la componente radiale.
S_r faccia ora riferimento a una generica antenna composita in cui tutte le sor— Da questa equazione, tenendo conto che per ogni antenna vale la relazione
genti sono ottenute facendo circolare delle correnti a partire da una corrente ')
im— l “ . .
pressa a una coppia di morsetti. Si pensi ora di sostituire effettivamente la RrG : TUO—Î!) , vedi Equazioni (1.20) e (1.17), per confronto con la (2.71) sr rica-
generica
antenna con ‘un dipolo equivalente normale alla direzione O e 4’ di massima radia-
z1one; resta 1n tal modo fissato il prodotto Ildip ma non i singoli fattori' ci si va, con semplici passaggi algebrici:
può
allora chiedere quale debba essere la lunghezza [di di tale dipolo imponen
stessa corrente dell’antenna di partenza. È facile velificare, almeno per ciò che
do la
at— [dip = [lel (2.73)
che mostra come la lunghezza efficace elettrica di un’antenna possa alternativa-
mente definirsi (in modulo anche se la definizione potrebbe facilmente estendersi a
comprendere l’argomento) come parametro “in trasmissione” oltre che “in rice-
zione”: in questo caso la definizione sarebbe quella di lunghezza fisica del dipolo
equivalente normale alla direzione di massima radiazione, alimentato con la stessa
corrente dell’antenna in questione.
Si chiamerà in generale momento elettrico di un ‘antenna il momento elettrico
del dipolo equivalente normale alla direzione dismassima radiazione, ovvero il
prodotto della corrente impressa ai morsetti per la lunghezza efficace: per quanto
detto esso determina l’intensità del campo irradiato nella direzione di massima
radiazione. L’estensione al caso di polarizzazione generica e, come si è detto, fa-
cilmente attuabile supponendo che in luogo di un solo dipolo equivalente normale ve ne
siano due oscillanti in quadratura lungo le direzioni degli assi dell’ellisse di polarizz—
zione proiettato sul piano trasverso, oppure, se si preferisce, uno parallelo a uo e uno
parallelo a ug così come si ottengono direttamente proiettando N(O,d>) su questi due
verson'.
Figura 2.10 Rappresentazione del vettore di radiazione, del potenziale vettore a esso paral—
lelo e del dipolo henziano equivalente normale. 2.8 Radiazione da una piccola spira di corrente
“ L'estensrone al caso generale di vettore con componenti qualsiasi è È un facile esercizio di applicazione della (2.64) e delle Equazioni da (2.66) a (2.69)
immediata se si pensa
che ogni vettore armonico descrive un’ellisse in un piano e può essere
pensato come la so— calcolare il campo di radiazione da una piccola spira quadrata di lato a percorsa da
vrapposrzrone di due vettori polarizzati linearmente secondo gli assi dell’elliss
quadratura: ln questo caso i dipoli equivalenti saranno due.
e e oscillanti in una corrente uniforme I. A tale scopo si potra assimilare la spira all’insieme di
42 Capitolo 2
La teoria della radiazione 43
Viceversa le altre quantità sono vaiiabili e assumono i Si osservi che nella (2.79) le dimensioni fisiche del parametro tra parentesi sono
valori dati dalla Tabella quelle di una tensione per una lunghezza; si mostrerà tra poco come tale parametro
2.1. Con factli passaggi, sostituendo le espressioni della
tabella nella (2.75) si ot— si identifichi con il prodotto della tensione applicata ai morsetti per la lunghezza
tiene:
efficace magnetica del] 'antenna:
N : jBalinO(—sinq>uX + coscbuy) =jBa2lsin0u4, (2.77) 218 : wm (2.80)
Moltiplicando la (2.77) per la funzione di Green si ottiene
il potenziale vettore: Questo parametro è di fondamentale importanza per caratterizzare la spira e si
chiama momento magnetico della spira: esso vienesolitamente associato a un vetto—
re diretto come l’asse della spira, nel nostro caso l'asse z, con verso legato al senso
112 di percorrenza della corrente dalla regola della vite desti-orsa. Si potrà dunque scri—
(> . vere V1m quando occorra mettere in evidenza la natura vettoriale della spira e consi-
derare la stessa come un dipolo magnetico.
Mettendo dunque in evidenza il momento magnetico della spira si ottiene per il
campo l’espressione:
\
. e Jlſ .
Ed) : ÎlB(Vlm) smo
// \{ID/A 4TEI‘
‘<V
(2.81)
Eq) A e_JBr _
A/4/<——'/ '+ He : «— : y(Vlm)——stnO
n 41tr
“s Confrontando le (2.81) con le (2.46) si rileva come, scambiando tra loro le due
quantità V1… e ll nonché 3! con 2, il campo di radiazione rimanga lo stesso che ver—
Figura 2.11 La sorgente a spira quadrata.
La teoria della radiazione 45
44 Capitolo 2
[
rebbe irradiato dal dipolo hertziano, salvo che il campo elettrico e quello magnetico Mediante la (2.84) è facile dimostrare la (2.80): infatti indicando con Z… = n—e
si scambiano il ruolo, cioè E diviene H e H diviene —E. lm
Questo fatto si esprime solitamente dicendo che la spira di corrente è una sor— l’impedenza di ingresso dell’antenna e sostituendo nella (2.80) in luogo della cor—
gente duale della sorgente elettrica di tipo herîziano. Essa è detta dipolo magnetico rente I il rapporto V/Zin si ottiene:
e, come si è detto, il suo momento magnetico è Vlm (ovvero, vettorialmente,
V1m ; Vlmuz); un’analisi più accurata mostra come anche nelle regioni in prossi- ìIS : j BSZZLV : lmV (2.85)
mità della sorgente vengano riprodotte le componenti “vicine” e “di induzione”, ov- e
|
|
l
.|
11111
DOOM
g
ove Vfem è la ſorza elettromotrice autoindotta dalla variazione di flusso magnetico ‘3 La (2.90) con l’espressione più generale ]m in luogo di l‘, vale anche per la semplice spira
(D. La (2.88) mostra come, assumendo un conduttore elettrico perfetto, Circostanza formata da un conduttore cilindrico sottile come quello di Figura 2.1 1.
per cui V = Vm, si abbia:
14 Per ciò che attiene il generatore è consigliabile lasciare in evidenza la tensione a vuoto in
(2.89) luogo della corrente di cortocircuito; ciò riflette il fatto che a morsetti aperti non hanno luogo,
\.
lll
Fz-l—HjM-f—dv (2.97)
. —jſìr
Figura 2.15 Circuito equivalente di un’antenna a solenoide di sezione S e lunghezza Ig. 4Tt r
Si osservi come la struttura di questa espressione sia simile alla (253) e come il _ Questa espressione consente di definire un vettore di radiazione magnetico ana—
rapporto tra quest’ultima resistenza, relativa a un dipolo hertziano di pari lunghezza, logamente a quello elettrico dato dalla (2.63):
e la presente conduttanza sia pari a 112 ; peraltro lo stesso rapporto si ottiene conside—
rando la reattanza capacitiva l\i associata alla (2.60) e la suscettanza induttiva L : Mj Mieffiſ'cosò'dv (2.98)
l/i associata alla (2.90).
Ne consegue l’interessante proprietà che lega impedenza e ammettenza di ingres— che fa da sorgente a F tramite la funzione di Green. Noto F si può ottenere diret-
so due dipoli, elettrico e magnetico rispettivamente, di uguali drmensrom:
di tamente anche H tramite l’espressione:
zel \Ymag : nz (2.92) (2.99)
lì:—SIF +…
Z
che è naturalmente analoga alla prima delle (2.42) e mette in evidenza come le
2.9.3 La dualità tra dipolo hertziano e solenoide cariche magnetiche in questo modello vadano ovviamente postulate e si suppongano
esistere agli estremi dei solenoidi rappresentati nella Figura 2.13.
Ponendo nella (2.88):
Mi : jmuH : i (2.93)
wan“…
H=VAA H=VAF
o 2.7.2
do ciò si procede in modo perfettamente analogo a quanto fatto nel Paragraf 1 Je
ìſ}r …‘}
N"<>>°—=H
«>Nnggtgm
1
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l_—.’—
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Figura 2.16 Realizzazione a solenoide di un dipolo magnetico.
\-
La teoria della radiazione 53
52 Capitolo 2
ste una regola generale ma occorre di volta in volta applicare l’alooritmo più op—
La realizzabilità fisica delle sorgenti magnetiche è, come si è visto, possibile
a un’os- portuno. .:
se con ciò si intende la realizzazione di sistemi radianti indistinguibili,
oggi CIÒ verrà mostrato nei successivi capitoli, ove specifici tipi di antenne di uso più
servazione estema, da quelli magnetici; viceversa, come la fisica insegna, a
magnetico di cariche e correnti elettriche a tutti gli effetti non è comune saranno esaminati e trattati spesso con l’ausilio di algoritmi approssimati.
un corrispet tivo
Per concludere il capitolo, si osservi che le formule da (2.101) a (2.104) sono
noto.
completamente identificabili con le (1.1), che risultano quindi dimostrate.
Usando un comune sistema di riferimento polare per una generica sorgente com—
posita elettrica e magnetica si trova”:
Hd, = — (2.103)
ove G e <p sono le coordinate angolari del punto di osservazione e i vettori sorgente N
e L appaiono proiettati sui versori tangenziali ue e “(|> nel punto di osservazione.
Come visto nel Paragrafo 2.8, la suddivisione tra sorgenti elettriche e magnetiche
può essere arbitraria.
Le formule da (2.101) a (2.104) consentono di esprimere il campo elettromagne—
tico nel caso di mezzo omogeneo con una distribuzione arbitraria di correnti elettri-
che e magnetiche impresse e/o di conduzione.
Poiché tuttavia l’espressione di L e N in funzione delle correnti impresse e di
conduzione richiede, per queste ultime, la conoscenza del campo, la maggiore dif-
determinare i
ficoltà, nei problemi di antenne, consiste normalmente proprio nel
termini di sorgente L e N cioè l’insieme delle correnti radianti. Per questo non esi—
1; . . . jſ
je e naturalmente
Vettonalmente possramo scrivere: E: [(nN /\ u,)l— L] /\ u[
][ : —ur A—l-E.