Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1
003 Chitarra Barocca organologia.docx
Purtroppo si conosce molto poco circa la forma e la struttura della vihuela e della chitarra nella Spagna del 500, dunque
è molto difficile fare delle ipotesi sull’aspetto e sulla costruzione delle prime chitarre spagnole, tuttavia è possibile,
anche grazie alle testimonianze appena riportate, fare qualche supposizione. Esiste in effetti un esemplare che
probabilmente può essere considerato di passaggio: uno strumento a 5 ordini, fatto a Lisbona da Belchior Dias nel 1591
e conservato al Royal College of Music di Londra. È molto piccola, 55,4 cm di diapason, Il legno del guscio (dalbergia
melanoxylon, ebano Mpingo) è ricavato da un unico pezzo di ebano; il fondo è bombato con le doghe scannellate: ha
due catene, una al di sopra, l’altra al di sotto della rosa. La struttura è piuttosto pesante.
Esiste un secondo esemplare più grande appartenente alla collezione di Robert Spencer, che ha il diapason di una
normale chitarra.
A parte questi due esemplari, nonostante la chitarra in Spagna fosse considerata lo strumento nazionale, non ne
rimangono altri fino all’inizio del ‘700.
Anche per quanto riguarda l’aspetto costruttivo della prima fase della chitarra in Italia non abbiamo sufficienti esempi
sopravvissuti. Tuttavia a partire dai primi decenni del ‘600 è possibile delineare le caratteristiche e la linea evolutiva
dello strumento che entra subito a far parte della produzione dei liutai attivi nel campo degli strumenti a pizzico:
proseguendo la linea tradizionale del secolo precedente, gli stessi liutai tedeschi operanti nei maggiori centri italiani
specializzati nella costruzione degli strumenti della famiglia del liuto (l’arciliuto, la tiorba etc.) rispondono prontamente
alle esigenze di questo nuovo mercato.
La facilità di utilizzo, rispetto alle difficoltà della pratica polifonica, determinò sicuramente la rapida affermazione della
chitarra spagnola, che fece il suo ingresso in Italia a partire dalle regioni meridionali (dove peraltro esisteva una
tradizione precedente legata ai generi popolareschi della villanella) che si riscontra, oltre che in un vastissimo repertorio
stampato e manoscritto, in una produzione di strumenti di eccezionale interesse di cui ancora oggi esistono preziose
testimonianze nelle collezioni dei principali musei strumentali.
Mentre in Spagna è possibile rintracciare una continuità costruttiva tra vihuela e chitarra, in Italia fu certamente
necessario un adattamento da parte dei costruttori che fino ad allora si erano dedicati al liuto e alla tiorba. Tuttavia la
risposta alle nuove esigenze del mercato fu pronta e la chitarra fu dunque costruita nelle stesse botteghe specializzate
nella fattura di liuti e tiorbe, mantenendo dunque diversi aspetti strutturali. La leggerezza complessiva dello strumento,
dotato di tavola armonica sottile sostenuta da catene; l’innesto del manico sullo zocchetto; il manico dotato di legacci;
il cavigliere a paletta leggermente trapezoidale con i piroli infissi perpendicolarmente; la fattura del ponte e il modo di
fissarvi le corde. La cassa armonica era anch’essa leggera e poteva essere fatta in due modi: a fondo bombato costituito
da doghe simili a quelle del guscio del liuto (fatta dunque su una forma piena) o a fondo piatto (questa la vera differenza
con la tradizione del liuto).
a Venezia, i liutai della famiglia Sellas: Giorgio, Matteo, Giovanni, Domenico e Michel; Cristoforo Cocho; a Milano
Giovanni Smit; a Roma Magno Graill e Giacomo Ertel; ad Ancona Giovanni Tesler e a Napoli Jacobus Stadler.
2
003 Chitarra Barocca organologia.docx
La struttura della chitarra spagnola
La tavola armonica, è di abete e generalmente fatta con due pezzi contigui aperti a libro: rappresenta come nel liuto la
parte più sensibile e determinante della qualità sonora dello strumento. Rispetto al liuto l’incatenatura è più semplice:
la catena principale è disposta obliquamente in modo da lasciare più libero il settore che si trova dalla parte dei bassi.
Il guscio è costituito dalle fasce laterali e dal fondo (nella figura bombato); lo zocchetto inferiore serve a unire le due
fasce; il ponte è incollato sulla tavola in modo simile al liuto. La tastiera si trova al livello della tavola armonica; il manico
porta di solito dieci legacci di budello. Il foro di risonanza è decorato con una rosetta di pergamena, molto spesso fatta
in più strati, in modo da creare un effetto tridimensionale.
L’incollatura del manico al corpo dello strumento è assicurata tramite un chiodo infisso dall’interno nello zocchetto
superiore. Il caratteristico tacco è già presente fin dall’epoca barocca.
3
003 Chitarra Barocca organologia.docx
Alcuni esemplari di chitarre barocche
Chitarra Magno Graill, Roma circa 1620
Magno Graill fu allievo a Roma del grande liutaio Matteo Buechenberg, del quale probabilmente rilevò la bottega. Fu
attivo a Roma dal 1599, morì nel 1642.
Si tratta di un esemplare
particolarmente significativo, sia per
l’eccezionale livello della fattura sia
per l’equilibrio e la sobrietà delle
decorazioni. La cassa a fondo
bombato è di tasso, con doghe
sottili, scannellate; il manico è
dotato di undici legacci budello, un
numero che si ritova ancora nelle
chitarre napoletane del primo
Ottocento.
Chitarra Matteo Sellas (Germania, Füssen ca. 1599–1654 Venezia)
Metropolitan Museum, New York
Data: ca. 1630–50
Materiali: Abete, osso, pergamena, legno di serpente (snakewood), avorio
4
003 Chitarra Barocca organologia.docx
Le chitarre di Stradivari
‘Sabionari’ (1679) – Collezione privata, Italia
Giustiniani’ (1681) – Collezione privata, Italia
‘Hill’ (1688) – Ashmolean Museum, Gran Bretagna
‘Rawlings’ (1700) – Shrine to Music Museum, USA
‘Vuillaume’ (1711?) – Cité de la Musique, Francia
Immagini della Chitarra Sabionari, Cremona:
Le chitarre francesi
La chitarra spagnola si diffonde in Francia nel XVII secolo forse più grazie ai musicisti italiani che grazie al cardinale
Mazzarino furono chiamata alla corte del futuro Re Sole che non all’influenza diretta della Spagna. Tra questi in ambito
chitarristico ricordiamo Francesco Corbetta e successivamente Michelangelo Bartolotti. La scuola francese tocca poi il
suo apogeo con l’opera di Robert De Visée.
In un ambiente così stimolante la liuteria si sviluppò ai massimi livelli, gettando anche le basi di quella che sarà la grande
scuola francese dell’Ottocento.
I liutai attivi a Parigi nel XVII secolo furono Jacques Dumesnil, Jean Desmoulin e la dinastia Voboam, che comprende:
René, Alexandre I, Jean, Nicolas-Alexandre le Jeune, e Jean Baptiste, che costruirono strumenti preziosissimi per gli
esponenti della nobiltà nonché per il Re stesso.
5
003 Chitarra Barocca organologia.docx
Ʈ