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di Angelo Gilardino
“E’ finita la gioia del nostro cuore: s’è volta in lutto la nostra
danza” (Lamentazioni, 5, 15)
es. 1
es. 2
si svela gemmata dalla scomposizione del primo tema esposto subito dopo dalla
chitarra (es. 3).
e le espansioni delle cellule (B2) che generano a loro volta nuovi elementi (C),
– già dal primo intervento dell’orchestra il trattamento del materiale, prima per
contrasti timbrici (ogni singolo elemento viene affidato a uno strumento diverso, a
partire dai violini - es. 4), poi contrappuntistico, dà vita a un nuovo magma sonoro
sul solido fluire della pulsazione ritmica (es. 5).
es. 4
es. 5
Nel prosieguo del movimento assistiamo infine a una sorta di ricapitolazione, dove
il compositore rielabora elementi e temi del primo tempo, seguendo anche qui la
tecnica di giustapposizione che regola perfettamente tutta l’architettura di questo
finale.
“Non ha meritato la Luce, ha meritato la pace” rispose Levi con voce mesta. 5
Note
1 Pubblicato dalla Bèrben nel 1998, ma composto dall’autore nel 1996.
2 Cfr. Le ombre di un’ombra, in “Guitart”, n.° IV, anno I, pag. 43.
3 Dopo il concerto per chitarra sola, Gilardino ha scritto un concerto per
mandolino chitarra e orchestra, un concerto per quattro chitarre e orchestra e un
concerto per flauto chitarra e orchestra d’archi.
4 “Cerco di rendere presenti le ombre della memoria. La chitarra è la voce
ideale, per un mondo di ombre, non di corpi o di figure”. Intervista ad Angelo
Gilardino di Enrico De Maria, pubblicata nel volume unico La scuola chitarristica
vercellese, Vercelli, 1990.
5 Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita, Newton Compton,Roma 1990,
cap. XXIX, p. 319.