Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
terzo
paesaggio
è
un
termine
che
circoscrive
tutte
quelle
superfici
che
non
ospitano
più
attività
umane;
esso
è
rappresentato
da
quegli
spazi
indecisi,
residuali
e
privi
di
funzione
sui
quali
è
difficile
posare
un
nome.
I
residui,
appunto,
in
ambito
rurale,
occupano
i
rilievi
accidentati
e
tutti
gli
spazi
di
risulta
direttamente
legati
all’organizzazione
del
territorio
come
siepi,
confini
dei
campi
e
bordi
delle
strade;
mentre,
in
ambito
urbano,
essi
corrispondono
a
progetti
sospesi
per
decisioni
politiche
o
ragioni
finanziarie.
In
entrambi
i
casi,
però,
il
rilievo
contribuisce
alla
diffusione
della
diversità.
All’origine
del
funzionamento
dell’ecologia
e
della
grande
ricchezza
dell’ecosistema
sta
l’estrema
diversità
e
mescolanza
del
terzo
paesaggio,
che
mai
presenta
somiglianza
di
forma.
Esso
funge
da
territorio
di
rifugio
per
la
diversità.
Gli
spazi
della
diversità
hanno
tre
differenti
origini:
gli
insiemi
primari,
ovvero
quegli
spazi
che
non
sono
mai
stati
sottoposti
a
sfruttamento
e
corrispondono
al
livello
di
vita
ottimale
per
le
condizioni
dell’ambiente
presentando
un
aspetto
unitario;
i
residui,
ovvero
gli
spazi
che
derivano
dall’abbandono
di
un’attività
evolvendo
naturalmente
verso
un
paesaggio
secondario;
le
riserve
sono
insiemi
protetti
dall’attività
umana
e
giudicati
fragili
e
rari
essendo
ricchi
di
una
diversità
in
pericolo.
Al
contrario,
l’uomo,
agendo
sul
paesaggio,
ne
limita
il
naturale
sviluppo
riducendone
o
annullandone
la
diversità
specifica.
La
rappresentazione
del
terzo
paesaggio
dipende
dalla
possibilità
di
definirne
i
limiti
geografici.
Il
limite,
in
questo
caso,
non
deve
essere
visto
“come
uno
spessore
ma
come
un
tratto”.
Infatti,
la
rappresentazione
dei
limiti
non
può
tradurre
oggettivamente
il
loro
spessore
biologico,
ma
può
invece
evocarlo.
Il
terzo
paesaggio
diventa
visibile
alle
frontiere
fra
i
residui
e
i
territori
sottoposti
a
sfruttamento.
Il
margine,
secondo
Clement,
va
inteso
come
un
territorio
di
ricerca
sulle
ricchezze,
le
quali
nascono
grazie
all’incontro
di
ambienti
differenti.
Con
il
terzo
paesaggio
è
importante
avere
un
approccio
al
non
fare,
fermandosi
ed
evitando
di
intaccare
il
suo
naturale
sviluppo
con
regole
ad
esso
estranee
in
quanto
esso
è
il
luogo
privilegiato
dell’intelligenza
biologica,
ovvero
a
quella
predisposizione
a
reinventarsi
costantemente.