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Meccanismi di collasso per

effetto di solai di copertura


spingenti
V. Bacco

L’evento sismico che ha colpito la città de L’Aquila ha messo in evidenza le


debolezze dei diversi sistemi costruttivi, soprattutto in riferimento ai loro
difetti congeniti o alle eventuali carenze progettuali.
Per i due sistemi costruttivi di più largo impiego (cemento armato e muratura
portante), pur con i dovuti distinguo, anche in questa occasione si è potuto
constatare che i difetti, quando presenti, sono sempre dello stesso tipo e si
possono riassumere come segue:
1) mancanza di controllo della qualità dei materiali e della loro posa in opera,
che automaticamente si traduce in una diminuzione di resistenza. Per il cal-
cestruzzo è determinante il dosaggio, la compattazione, il rapporto acqua/
cemento e il copriferro. Per la muratura è importante l’impiego di elementi
regolari (mattoni e blocchi), di adeguata resistenza, e la corretta loro “legatu- 1
ra” nella posa in opera (fig. 1);

Mensile di informazione tecnica sui Solai in Laterizio


La Gazzetta dei Solai
Fig. 1 - Murature a sacco in pietrame informe o ciottoli con scarsa qualità e forte
disomogeneità della tessitura muraria.

2) assenza di efficaci ancoraggi e collegamenti (come, ad esempio, il non cor-


retto ancoraggio delle murature di tamponamento all’interno del telaio in ce-
mento armato, carenti connessioni di vario genere tra i pannelli murari, fig. 2);
3) inadeguatezza nella verifica dei dettagli (numero sufficiente e distanza
delle staffe nei pilastri, posa in opera dei blocchi correttamente “legati” e
connessioni di vario genere nelle murature, fig. 3);
Luglio 2009 - Numero 58

Fig. 2 - Problemi d’angolo: a) assenza dell’ancoraggio dei tamponamenti alla


struttura in cemento armato; b) esempi di rinforzo delle connessioni negli angoli
delle murature e in corrispondenza degli innesti.
Fig. 3 - Errori progettuali e costruttivi: a) l’insufficienza delle staffe nel nodo è causa
della instabilità delle armature verticali. Inoltre, la qualità del calcestruzzo (se non si
presta la dovuta attenzione) può risultare più scadente alla testa del pilastro in quanto,
a seguito del getto, l’acqua in eccesso tende a depositarsi superiormente; b) l’assenza
di collegamenti trasversali – diatoni - rende possibile lo scorrimento relativo dei due
paramenti (a sinistra), mentre la loro presenza (a destra) rende monolitica la muratura.

4) errato dimensionamento delle singole membrature (forma e dimensioni), del-


la loro organizzazione strutturale (equilibrio delle rigidezze, schemi statici di ri-
ferimento, ecc.) e dei relativi loro collegamenti che determina pericolose con-
centrazioni su alcuni elementi di elevate azioni sia verticali che orizzontali.

Ancor più determinante si è dimostrata, più volte, l’inidoneità dei rapporti tra le
Meccanismi di collasso per effetto di solai
di copertura spingenti

2 strutture portanti verticali e gli orizzontamenti (strutture di solaio intermedio), inclu-


se le strutture di copertura (solai piani o a falda inclinata).
Per un edificio che deve resistere alle azioni sismiche, tali strutture assumono un
ruolo essenziale in quanto, oltre alla naturale funzione di sopportare i carichi ver-
ticali, devono anche assicurare quella di ripartire le azioni orizzontali, derivanti dal
sisma, tra i vari elementi verticali.
Nello svolgere questo ultimo compito, quindi, le strutture orizzontali devono essere
efficacemente ancorate alle strutture verticali che le sorreggono, essere in grado
di distribuire le azioni in maniera uniforme tra queste ultime (assicurando idonea
rigidezza nel piano) e non creare condizioni perché esse stesse amplifichino le
forze inducendo spinte non contrastate. Solai e coperture a tetto devono, cioè,
essere non spingenti.

Fig. 4 - Strutture spingenti: a) azione spingente degli archi e delle volte; b) travi principali
di un solaio in legno non adeguatamente collegate tra loro e alla muratura sottostante; c)
azione spingente della componente orizzontale del peso complessivo di un tetto a doppia
falda.
Sono definiti, in particolare, “spingenti” tutti quegli elementi costruttivi che, anche
solo sottoposti ai carichi verticali (peso proprio e carichi variabili d’esercizio e non),
tendono a produrre azioni orizzontali sulle strutture portanti verticali (pilastri o pareti
murarie) a cui sono direttamente collegati.
Sono spingenti gli archi e le volte che, per loro stessa natura, esercitano azioni sia
in verticale che in orizzontale (fig. 4.a). Sono anche spingenti i solai piani, a seguito
di loro deformazioni (in piano e fuori piano) e, in particolare, quando non esistono
adeguati collegamenti di ripartizione con le murature sottostanti (fig. 4.b): questi, se
sollecitati da azioni orizzontali, possono creare pericolose azioni di martellamento.
Spingenti possono essere, soprattutto, i tetti che, essendo inclinati, generano, na-
turalmente, una componente orizzontale del proprio peso che viene amplificata dal
sisma (fig. 4.c).

Le conseguenze più rilevanti sono rappre-


sentate dalla deformazione della struttura
muraria, con eventuale disgregazione, ribal-
tamento o spanciamento della stessa, fino
alla sua espulsione (fig. 5).

Fig. 5 - Esempio di espulsione della muratura a seguito di spinte.

I vecchi solai piani in legno sono caratterizzati, generalmente, da un’unica orditura


principale secondo una direzione, e, molto spesso, non presentano collegamenti di
alcun tipo al livello dell’appoggio. Inoltre, sono considerati poco rigidi nel proprio pia-
no. Più precisamente, si possono distinguere due tipi di orditura:
1) solaio in legno con orditura semplice - le travi sono disposte parallelamente a una
direzione muraria e coprono interamente la luce (fig. 6). La deformazione delle travi
per flessione (a seguito dei carichi) e le azioni dovute al sisma provocano un’azione
orizzontale di spinta e/o martellamento sui muri normali alla loro direzione; azione
che, a sua volta, può essere concentrata o distribuita a seconda che le testate siano
o meno collegate tra loro e vi sia una interposizione di un dispositivo di distribuzione;
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Fig. 6 - Solaio in legno con orditura semplice: a) la semplice orditura può provocare,
a seguito di azioni orizzontali, diversi tipi di dissesto a seconda della efficacia dei
collegamenti delle travi ai muri e del grado di ammorsatura di questi; b) dissesto per
mancanza di collegamenti: il muro tende al ribaltamento dopo essersi staccato dai
muri ad esso trasversali; c) in presenza di collegamenti efficaci, si possono avere
deformazioni di tipo flessionale.
Fig. 7 - Solaio con trave maestra e travature ordinarie continue: la trave principale, sia
nello schema a) che nello schema b), provoca una azione di martellamento concentrato
in un punto che corrisponde spesso alla mezzeria della lunghezza del muro.

2) solaio con trave maestra e travature ordinarie continue - una trave portante
principale interrompe la luce. L’orditura secondaria crea uno schema statico di una
trave continua a due campate normalmente di interasse uguale. Una possibile va-
riazione consiste nell’interrompere l’orditura secondaria sulla trave (fig. 7). L’azione
orizzontale spingente, indotta da questo schema, è di tipo concentrato.
I meccanismi fuori piano indotti dal martellamento di tali solai sono riassunti nello
Meccanismi di collasso per effetto di solai
di copertura spingenti

4 schema di figura 8.

Fig. 8 - Casistica dei meccanismi di collasso delle murature a seguito della spinta del
solaio in legno. Le tipologie di rottura sono derivanti dalle caratteristiche delle murature,
dai loro collegamenti, dalla presenza di aperture o riduzione della sezione resistente.

Una soluzione molto semplice a questi problemi è il cordolo; cioè quell’elemento


strutturale che, oltre a creare collegamento tra gli elementi di orditura del solaio ed
il muro, esplica anche, in zona sismica, un’altra funzione altrettanto indispensabile:
rendere possibile una corretta distribuzione delle forze orizzontali e verticali al fine
di mantenere unita la massa muraria soggetta alle vibrazioni.

Nel caso di solaio piano in laterocemento, quasi tutti i problemi prima descritti
sono evitati, grazie alla:
• presenza della soletta armata che, insieme alle resistenze a compressione dei
blocchi nelle due direzioni, rende possibile l’assorbimento degli sforzi nel piano,
esercitando una conseguente azione di incatenamento (fig. 9);
• rigidezza nel proprio piano che consente una coerente ripartizione delle azioni
orizzontali sui vari elementi resistenti verticali;
• sicura possibilità di presenza del cordolo sulla muratura portante (figg. 10 a, b) o
delle travi di bordo che inquadrano efficacemente il sistema, rendendo possibile il
collegamento con i pilastri e scaricando su di essi le componenti orizzontali delle
azioni.



Fig. 9 – La resistenza nel piano del solaio, nelle due direzioni, è assicurata dalla presenza
della soletta armata e dalla resistenza a compressione dell’insieme travetti/blocchi nelle
due direzioni.

Fig. 10 – Il cordolo sulla muratura portante, a); schema di armatura del cordolo, b).
Per le coperture a tetto, soprattutto quelle in legno, solitamente poco rigide, possono
produrre azioni spingenti sui muri. Per questi tipi di copertura si possono distinguere
due modalità di orditura: tetto a falda unica e tetto a doppia falda.
Il tetto a falda unica, a sua volta, può avere l’orditura con travi di falda orizzontali op-
pure inclinate. Il primo tipo (fig. 11.a) viene considerato “non spingente” perché tutto
il peso delle travature di orditura principale viene scaricato direttamente sulle mura-
ture inclinate di testata o sulle due travi estreme. Queste ultime, però, scaricano, di
solito, sugli angoli la componente orizzontale del peso.
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Fig. 11 - Tetto a falda unica: a) orditura di travi di falda orizzontale; b) orditura di travi di
falda inclinate.
Nel tetto a falda unica con orditura di travi di falda inclinate (fig. 11.b), viene eser-
citata una azione spingente localizzata in ciascun punto di appoggio lungo la mura-
tura. I più frequenti meccanismi di rottura indotti da queste tipologie di copertura
(fig.12) rendono molto evidente, ancora una volta, la necessità di un elemento rigi-
do di collegamento delle testate delle travi che distribuisca le azioni sulla muratura
e sia opportunamente dimensionato per tali spinte: in definitiva un cordolo.

Fig. 12 - Meccanismi di collasso fuori piano favoriti da coperture spingenti:


martellamento delle travi di falda; martellamento delle travi d’angolo.
Meccanismi di collasso per effetto di solai
di copertura spingenti

6 In entrambi i casi, la presenza di un solaio piano, opportunamente ordito, costitu-


isce, senza dubbio, un ulteriore efficace incatenamento per l’assorbimento delle
azioni orizzontali. Il tetto a doppia falda è abitualmente costituito da un sistema di
muri che reggono le travature in modo da consentire la formazione di piani inclina-
ti. Le capriate sono chiamate ad operare in sostituzione degli appoggi del colmo,
puntiformi o continui, quando questi costituiscono ingombri strutturali di impedi-
mento alla fruizione degli spazi (fig. 13). Esse realizzano strutture non spingenti in
quanto dotate di un elemento orizzontale, la catena, che assorbe le azioni indotte
dalle due falde che “lavorano” come puntoni (fig. 14).
Meglio ancora, come già detto, se questa catena è costituita da un solaio. Unici
elementi spingenti restano i puntoni d’angolo, quando non incatenati. Certamente,
anche in questo caso, è molto importante la presenza di un elemento di collega-
mento, tra i punti di appoggio delle capriate sui muri, che agisca anche da riparti-
tore delle azioni delle capriate stesse.

Fig. 13 - Strutture a doppia falda tradizionali con appoggi di falda continui, (muri). Lo
schema a sinistra rappresenta una struttura spingente solo per il muro di facciata corta.
Lo schema di destra presenta il rischio negli angoli dove possono insorgere azioni di
spinta con componenti orizzontali.
Fig. 14 - Orditura di una capriata: la trave di collegamento orizzontale ha funzione di
catena ed annulla le azioni orizzontali dei puntoni.

Nel caso dei tetti a falda costruiti con struttura in laterocemento, la tecnica costrutti-
va permette di realizzare tutti i collegamenti rigidi possibili tra le varie parti strutturali,
ivi compreso quello con la eventuale muratura portante sottostante in modo da evita-
re ogni forma di spinta e di distribuire correttamente i carichi sulle strutture verticali
(fig. 15). 7

Grande attenzione, comunque, deve essere posta nella realizzazione del cordolo in
corrispondenza dell’appoggio del solaio sul muro. Il problema non è di particolare im-
pegno quando si costruisce un nuovo edificio in cemento armato, ma è sicuramente
delicato nelle ristrutturazioni o negli adeguamenti di vecchi edifici, in presenza di solai
preesistenti in travi di ferro o di legno.

Fig. 15 – Organizzazione strutturale di un tetto a falde in cui il sistema solaio in


laterocemento costituisce una efficace catena in grado di contrastare le azioni spingenti.
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