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Ancor più determinante si è dimostrata, più volte, l’inidoneità dei rapporti tra le
Meccanismi di collasso per effetto di solai
di copertura spingenti
Fig. 4 - Strutture spingenti: a) azione spingente degli archi e delle volte; b) travi principali
di un solaio in legno non adeguatamente collegate tra loro e alla muratura sottostante; c)
azione spingente della componente orizzontale del peso complessivo di un tetto a doppia
falda.
Sono definiti, in particolare, “spingenti” tutti quegli elementi costruttivi che, anche
solo sottoposti ai carichi verticali (peso proprio e carichi variabili d’esercizio e non),
tendono a produrre azioni orizzontali sulle strutture portanti verticali (pilastri o pareti
murarie) a cui sono direttamente collegati.
Sono spingenti gli archi e le volte che, per loro stessa natura, esercitano azioni sia
in verticale che in orizzontale (fig. 4.a). Sono anche spingenti i solai piani, a seguito
di loro deformazioni (in piano e fuori piano) e, in particolare, quando non esistono
adeguati collegamenti di ripartizione con le murature sottostanti (fig. 4.b): questi, se
sollecitati da azioni orizzontali, possono creare pericolose azioni di martellamento.
Spingenti possono essere, soprattutto, i tetti che, essendo inclinati, generano, na-
turalmente, una componente orizzontale del proprio peso che viene amplificata dal
sisma (fig. 4.c).
Fig. 6 - Solaio in legno con orditura semplice: a) la semplice orditura può provocare,
a seguito di azioni orizzontali, diversi tipi di dissesto a seconda della efficacia dei
collegamenti delle travi ai muri e del grado di ammorsatura di questi; b) dissesto per
mancanza di collegamenti: il muro tende al ribaltamento dopo essersi staccato dai
muri ad esso trasversali; c) in presenza di collegamenti efficaci, si possono avere
deformazioni di tipo flessionale.
Fig. 7 - Solaio con trave maestra e travature ordinarie continue: la trave principale, sia
nello schema a) che nello schema b), provoca una azione di martellamento concentrato
in un punto che corrisponde spesso alla mezzeria della lunghezza del muro.
2) solaio con trave maestra e travature ordinarie continue - una trave portante
principale interrompe la luce. L’orditura secondaria crea uno schema statico di una
trave continua a due campate normalmente di interasse uguale. Una possibile va-
riazione consiste nell’interrompere l’orditura secondaria sulla trave (fig. 7). L’azione
orizzontale spingente, indotta da questo schema, è di tipo concentrato.
I meccanismi fuori piano indotti dal martellamento di tali solai sono riassunti nello
Meccanismi di collasso per effetto di solai
di copertura spingenti
4 schema di figura 8.
Fig. 8 - Casistica dei meccanismi di collasso delle murature a seguito della spinta del
solaio in legno. Le tipologie di rottura sono derivanti dalle caratteristiche delle murature,
dai loro collegamenti, dalla presenza di aperture o riduzione della sezione resistente.
Nel caso di solaio piano in laterocemento, quasi tutti i problemi prima descritti
sono evitati, grazie alla:
• presenza della soletta armata che, insieme alle resistenze a compressione dei
blocchi nelle due direzioni, rende possibile l’assorbimento degli sforzi nel piano,
esercitando una conseguente azione di incatenamento (fig. 9);
• rigidezza nel proprio piano che consente una coerente ripartizione delle azioni
orizzontali sui vari elementi resistenti verticali;
• sicura possibilità di presenza del cordolo sulla muratura portante (figg. 10 a, b) o
delle travi di bordo che inquadrano efficacemente il sistema, rendendo possibile il
collegamento con i pilastri e scaricando su di essi le componenti orizzontali delle
azioni.
Fig. 9 – La resistenza nel piano del solaio, nelle due direzioni, è assicurata dalla presenza
della soletta armata e dalla resistenza a compressione dell’insieme travetti/blocchi nelle
due direzioni.
Fig. 10 – Il cordolo sulla muratura portante, a); schema di armatura del cordolo, b).
Per le coperture a tetto, soprattutto quelle in legno, solitamente poco rigide, possono
produrre azioni spingenti sui muri. Per questi tipi di copertura si possono distinguere
due modalità di orditura: tetto a falda unica e tetto a doppia falda.
Il tetto a falda unica, a sua volta, può avere l’orditura con travi di falda orizzontali op-
pure inclinate. Il primo tipo (fig. 11.a) viene considerato “non spingente” perché tutto
il peso delle travature di orditura principale viene scaricato direttamente sulle mura-
ture inclinate di testata o sulle due travi estreme. Queste ultime, però, scaricano, di
solito, sugli angoli la componente orizzontale del peso.
Luglio 2009 - Numero 58
Fig. 11 - Tetto a falda unica: a) orditura di travi di falda orizzontale; b) orditura di travi di
falda inclinate.
Nel tetto a falda unica con orditura di travi di falda inclinate (fig. 11.b), viene eser-
citata una azione spingente localizzata in ciascun punto di appoggio lungo la mura-
tura. I più frequenti meccanismi di rottura indotti da queste tipologie di copertura
(fig.12) rendono molto evidente, ancora una volta, la necessità di un elemento rigi-
do di collegamento delle testate delle travi che distribuisca le azioni sulla muratura
e sia opportunamente dimensionato per tali spinte: in definitiva un cordolo.
Fig. 13 - Strutture a doppia falda tradizionali con appoggi di falda continui, (muri). Lo
schema a sinistra rappresenta una struttura spingente solo per il muro di facciata corta.
Lo schema di destra presenta il rischio negli angoli dove possono insorgere azioni di
spinta con componenti orizzontali.
Fig. 14 - Orditura di una capriata: la trave di collegamento orizzontale ha funzione di
catena ed annulla le azioni orizzontali dei puntoni.
Nel caso dei tetti a falda costruiti con struttura in laterocemento, la tecnica costrutti-
va permette di realizzare tutti i collegamenti rigidi possibili tra le varie parti strutturali,
ivi compreso quello con la eventuale muratura portante sottostante in modo da evita-
re ogni forma di spinta e di distribuire correttamente i carichi sulle strutture verticali
(fig. 15). 7
Grande attenzione, comunque, deve essere posta nella realizzazione del cordolo in
corrispondenza dell’appoggio del solaio sul muro. Il problema non è di particolare im-
pegno quando si costruisce un nuovo edificio in cemento armato, ma è sicuramente
delicato nelle ristrutturazioni o negli adeguamenti di vecchi edifici, in presenza di solai
preesistenti in travi di ferro o di legno.