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Mal di testa
Prevenzione e rimedi
ISBN 978-88-99780-28-9
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Sommario
Introduzione.................................................................................................... 9
Capitolo 2 – La diagnosi
La raccolta delle informazioni........................................................................ 46
L’esame obiettivo............................................................................................. 58
La rachicentesi.................................................................................................. 62
Altri esami........................................................................................................ 63
Come distinguere le diverse cefalee............................................................... 64
Capitolo 3 – L’emicrania
La possibile origine.......................................................................................... 71
I criteri per la diagnosi..................................................................................... 72
Le fasi dell’emicrania....................................................................................... 74
L’emicrania dell’età evolutiva.......................................................................... 81
Le forme più rare di emicrania con aura........................................................ 82
L’emicrania cronica........................................................................................... 83
Le complicanze................................................................................................. 84
Le malattie associate....................................................................................... 85
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Conoscere il mal di testa
1
Il mal di testa – anche chiamato cefalea – è oggi un disturbo molto frequente
e tutti ne hanno sofferto almeno una volta nella vita.
È stato calcolato che, nei paesi più sviluppati, il 90% delle persone soffre di
una delle forme di cefalea recidivante (cioè quelle che si presentano più volte
nella stessa persona) almeno una volta l’anno e che addirittura il 15% della
popolazione ha dolore almeno una volta al mese.
La frequenza con cui si manifesta il mal di testa in una persona dipende però
anche dalla sua età.
nuare a presentarsi in forma grave anche a 70 anni nel 10% delle donne e nel
5% degli uomini, con una percentuale fino al 2% di casi di cefalea quotidiana.
Tra le forme di cefalea primaria (quelle cioè in cui il mal di testa è un disturbo
che non dipende da altre malattie), l’emicrania è quella che tende maggiormen-
te a diminuire di frequenza con l’età, in entrambi i generi, mentre le cefalee
muscolo-tensive continuano a manifestarsi (per approfondimenti sulle diverse
forme di cefalea, vedi i capitoli da 3 a 7).
Negli anziani sono più frequenti le forme di cefalea secondaria (cioè dovute
ad altre malattie concomitanti), anche se costituiscono solo una parte mino-
ritaria dei dolori alla testa (33%). Nell’anziano, infatti, lo sviluppo di condi-
zioni patologiche croniche come l’ipertensione, le cardiopatie ischemiche o
aritmiche, le difficoltà respiratorie per malattie broncopolmonari, l’anemia, il
diabete mellito e l’insufficienza renale, può:
Vi sono, inoltre, cefalee che compaiono solo dopo i 60 anni, come la cefalea
ipnica, che compare durante le ore del riposo notturno, e la malattia di Horton,
detta anche arterite temporale.
Sono poi tipiche dell’età anziana le forme di dolore al capo in stretta relazione
con malattie neurologiche come la depressione e la malattia di Parkinson.
La cefalea di tipo muscolo-tensivo pressoché abituale e benigna è certamente
un disturbo comune. Tuttavia, un’indagine condotta sull’argomento ha messo
in luce che essa viene riferita al medico curante in meno della metà dei casi e
che è ancora più bassa la percentuale dei casi in cui il medico, da parte sua,
registra questo problema nella cartella clinica.
È quindi probabile che la cefalea muscolo-tensiva abituale di media entità sia
gestita come una malattia alla quale è necessario adattarsi, limitandosi alle
L’iceberg emicrania
Donne Uomini
12
Conoscere il mal di testa
cure proposte dai media, dalla rete di amicizie e di parentele o, al più, dai
consigli del farmacista.
Secondo un noto studio di Richard B. Lipton, non recente ma confermato
successivamente, questo concetto può essere esteso anche all’emicrania (vedi
tabella a pagina 12 “L’iceberg emicrania”).
Secondo i dati più recenti della letteratura scientifica internazionale, fino al
4% degli adulti e fino al 2% degli individui in età evolutiva sviluppano una
cefalea cronica. Questo termine raggruppa le forme cliniche caratterizzate
dalla presenza di una crisi dolorosa almeno 15 giorni al mese, per almeno tre
mesi (o, talvolta, con dolore quasi quotidiano).
In due terzi di queste persone, la cefalea iniziale diventa cronica a causa
dell’abuso di farmaci antidolorifici. Questa forma cosiddetta “iatrogena” in-
teressa addirittura l’1-2% della popolazione generale e comporta alti costi
socioeconomici: costi diretti dovuti alle spese per le cure mediche, ma anche
costi indiretti, associati alla riduzione (o alla perdita) dell’attività lavorativa, e
costi più difficilmente quantificabili, legati alla qualità di vita di chi ne soffre.
13
Mal di testa
Il cranio
La scatola cranica è composta di due parti:
Frontale
Sfenoidale (grande ala)
Parietale
Lacrimale
Temporale
Etmoide
Nasale sinistro Processo
mastoideo
Zigomatico
Occipitale
Mascellare
sup. ant.
Denti
Apofisi zigomatica
del temporale
Foro
mentoniero Mascella inferiore
14
Conoscere il mal di testa
A volte il mal di testa può nascere dalla parte anteriore del cranio. In questo caso
le parti principalmente interessate dal dolore sono le cavità (o seni) paranasali,
collegate, una per lato, con le cavità nasali e in stretta relazione con la fossa
cranica anteriore, con le cavità orbitarie e con il tetto della cavità orale. Le cavità
paranasali hanno diverse funzioni: concorrono a modificare le caratteristiche
termiche e microbiologiche dell’aria inspirata ed espirata, rendono più leggera
la parte anteriore della scatola cranica e danno risonanza all’emissione vocale.
Le cavità paranasali sono formate da:
Sezione frontale
Cervello Seno
frontale
Sezione orizzontale
Fosse nasali
Globo oculare
Setto nasale
Cellule etmoidali
Parete mediale dell’orbita
Grasso e muscoli
dell’orbita Nervo ottico
Seni sfenoidali Cervello
15
Mal di testa
• seni frontali;
• seni mascellari;
• seni sfenoidali;
• cellule etmoidali.
Le ossa del cranio sono connesse tra loro da cinque articolazioni fisse, chiamate
suture: coronale, sagittale, lambdoidea, squamosa e frontonasale.
Prima della nascita, le giunzioni tra le ossa del cranio non sono così strette,
ma sono distanziate da alcune “fontanelle”, cioè spazi situati all’incrocio delle
ossa che servono sia a rendere più agevole il passaggio del feto nel canale
del parto sia, una volta nato il bambino, a permettere la crescita dell’encefa-
lo fino alla loro chiusura definitiva. In corrispondenza delle giunzioni tra le
ossa, inoltre, il pavimento della scatola cranica presenta alcune depressioni,
chiamate “fosse craniche”: anteriore, media, posteriore.
Il tessuto nervoso è separato dalle ossa da tre strati di protezione (membra-
ne), chiamati meningi: l’insieme delle meningi avvolge sia l’encefalo sia il
midollo spinale. I tre strati sono, dall’interno all’esterno:
• la pia madre, uno strato molto sottile a diretto contatto con l’encefalo e il mi-
dollo spinale, che contiene le arterie che nutrono il sistema nervoso centrale;
• l’aracnoide, uno strato intermedio separato dalla pia madre da uno spazio (lo
spazio sub aracnoideo) pieno dello stesso liquido contenuto all’interno del
canale midollare e nei ventricoli cerebrali (liquor o liquido cefalo-rachidiano);
Pelle
Aponeurosi
Periostio
Dura madre
Aracnoide Meningi
Pia madre
16
Conoscere il mal di testa
• la dura madre, uno strato molto spesso che contiene i vasi venosi che dre-
nano il sangue dal sistema nervoso centrale.
Il sistema nervoso
La testa è la sede della centrale neurologica dell’essere umano; il sistema ner-
voso ha quindi un’importanza almeno pari a quella del sistema cardiovascolare.
Il funzionamento di ciascuno dei due sistemi, d’altra parte, è strettamente
collegato a quello dell’altro: per esempio, il sistema nervoso modula il battito
cardiaco, mentre il cuore, a sua volta, assicura che il sangue arrivi correttamen-
te al cervello. D’altra parte, un battito cardiaco irregolare può, per esempio,
favorire la formazione di emboli che bloccano l’afflusso di sangue, causando
il temibile ictus ischemico.
Il sistema nervoso è formato da due componenti fondamentali:
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Mal di testa
Area di
associazione
visiva
Corteccia
visiva
Area motoria
della parola
(area di Broca) Area sensoriale
della parola
Area di (area di Wernicke)
associazione Corteccia
uditiva uditiva primaria
Le aree cerebrali
L’encefalo
Nell’uomo adulto, l’encefalo arriva a pesare fino a 1,4 kg, cioè circa il 2% del
peso corporeo complessivo.
Le quattro regioni principali dell’encefalo sono:
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Conoscere il mal di testa
Telencefalo
o cervello Ventricoli
Corpo
calloso
Epifisi
Talamo Ipotalamo
Ipofisi
Diencefalo Cervelletto
Tronco encefalico
L’encefalo
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Mal di testa
Il “cervello viscerale”
L’ipotalamo è una parte del diencefalo che si trova sotto il talamo. È ricco di vasi
sanguigni ed è collegato (tramite fibre nervose) a tutte le altre sedi del sistema
nervoso centrale. In particolare è collegato all’ipofisi, non solo dal punto di vista
anatomico ma anche da quello funzionale, in quanto costituiscono il cosiddetto
asse ipotalamo-ipofisario, che permette al sistema nervoso di agire sul sistema
endocrino (che regola la secrezione degli ormoni).
L’ipotalamo riceve segnali da tutto il sistema nervoso e può dare risposta a tutti
i tipi di stimoli ambientali ed emozionali. In particolare, è coinvolto nella risposta
alle situazioni di stress, attraverso un meccanismo detto “sindrome generale di
adattamento”, che ha tre tappe: allarme, resistenza ed esaurimento. La prima
risposta è immediata, con la produzione di adrenalina: si attiva un meccanismo di
allerta, aumento dell’afflusso di sangue ai muscoli e riduzione di quello verso gli
organi interni, aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca). Se
la situazione stressante si prolunga, si passa alla fase della resistenza, con rilascio
di ormoni (ormone della crescita e adrenocorticotropo) che mobilitano le riserve
di grassi e proteine e aumentano la glicemia. Si arriva infine all’esaurimento delle
riserve adattative, che può concludersi con la morte.
Per quanto riguarda la regolazione termica, se la temperatura esterna diminu-
isce l’ipotalamo reagisce provocando la costrizione dei vasi sanguigni e, in casi
più gravi, i movimenti involontari dei muscoli (brividi) e l’ossidazione delle riserve
energetiche. Al contrario, se la temperatura aumenta, l’ipotalamo induce sudo-
razione e vasodilatazione, cioè reazioni che possono mantenere bassa la tempe-
ratura corporea.
L’ipotalamo influenza anche il sistema immunitario e, attraverso l’ipofisi, il ciclo
riproduttivo femminile e la produzione di latte.
Infine, l’ipotalamo controlla l’impulso ad alimentarsi, controllando i centri della
fame, della sazietà e della sete tramite la mediazione dell’insulina e delle leptine.
Quindi, il sistema ipotalamo-ipofisi è in grado di controllare in modo diretto l’ac-
crescimento corporeo, l’allattamento dopo la gravidanza e l’introduzione di liquidi
e, in modo indiretto, il metabolismo basale (agendo sulla tiroide), la risposta allo
stress (agendo sui surreni) e la funzione sessuale (agendo sui testicoli e sulle ovaie).
Il tronco encefalico
Il tronco encefalico (o cerebrale) è la parte del sistema nervoso centrale che
si trova nell’area inferiore della scatola cranica e controlla, direttamente o in-
direttamente, importanti aspetti dell’equilibrio neurovegetativo dell’organismo.
L’intera struttura del tronco encefalico è percorsa da fasci di neuroni motori,
da fasci di neuroni sensitivi e da neuroni modulatori che compongono la
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Conoscere il mal di testa
• cicli sonno-veglia;
• stato di coscienza;
• controllo del tono muscolare;
• riflessi di stiramento;
• coordinazione della respirazione;
• modulazione del dolore;
• regolazione della pressione arteriosa.
Posteriore
Lamina Processo
spinoso
Processo Arco
trasverso vertebrale
Processo articolare
superiore
Peduncolo Corpo
vertebrale
Forame
vertebrale
Anteriore
Legamento
Legamento giallo
longitudinale
anteriore
Anulus Complesso
articolare
Legamento
Nucleo sovraspinoso
Legamento
Corpo
interspinoso
vertebrale
Legamento
longitudinale
Le vertebre posteriore
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Mal di testa
• dal sistema nervoso centrale alla periferia (fibre efferenti); questi impulsi
possono essere di tipo motorio o viscerale, a seconda che la parte del corpo
innervata sia un muscolo o un organo;
Verbo
spinale
Meningi
Radice anteriore
Lato ventrale
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Conoscere il mal di testa
L’arco riflesso
Nella pelle si trovano cellule chiamate “recettori”, ciascuna delle quali specializza-
ta per recepire un particolare tipo di stimoli.
Molte azioni del sistema nervoso possono essere spiegate sulla base dei cosiddetti
“archi riflessi”: quando vengono attivate, le terminazioni nervose che recepiscono
la sensibilità al dolore, inviano impulsi ai centri neuromuscolari del sistema nervo-
so centrale (fibre afferenti). Da qui, altre fibre nervose (efferenti), prolungamen-
ti delle cellule centrali, portano gli impulsi di risposta alle terminazioni motorie
all’interno dei muscoli, che determinano la contrazione dei muscoli e il movimen-
to conseguente. Il percorso compiuto dall’impulso nervoso per effettuare questo
percorso di “andata e ritorno” può essere rappresentato come un arco, costituito
da catene di cellule nervose collegate tra loro, stimolate a un’estremità e in grado
di provocare il movimento o la secrezione ghiandolare all’altra estremità.
Numero Nome
I ottico
II olfattorio
III oculomotore
IV trocleare
V trigemino
VI abducente
VII facciale
VIII acustico
IX glossofaringeo
X vago
XI accessorio
XII ipoglosso
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Mal di testa
Il trigemino
Se si parla di mal di testa, merita particolare attenzione il nervo trigemino
(o V nervo cranico), dal momento che, molto spesso, è implicato nella sua genesi.
Il trigemino è un nervo misto, ma con una componente sensitiva predominante.
Il nervo trigemino raccoglie gli stimoli provenienti dall’esterno e quelli generati
all’interno di testa, faccia, meningi, denti, lingua e palato.
Esiste anche un piccolo nucleo motorio, le cui fibre innervano i muscoli mastica-
tori, controllandone il movimento.
Branca oftalmica
Ganglio di Gasser
Branca mascellare
Branca mandibolare
Il numero maggiore dei nervi emerge dal midollo spinale attraverso appositi
fori della colonna vertebrale per poi distribuirsi alle varie regioni del tronco
e degli arti.
Il midollo spinale è quindi il centro di smistamento degli impulsi provenienti
dalla periferia, dal collo in giù, e che a essa ritornano.
Altri nervi partono direttamente dall’encefalo, passando attraverso appositi
fori del cranio: questi nervi sono detti cranici.
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Conoscere il mal di testa
25
Mal di testa
Parasimpatico Simpatico
Gangli Dilatazione
simpatici della pupilla
Costrizione
della pupilla Inibizione
della salivazione
Stimolazione
della Dilatazione
salivazione dei bronchi
Inibizione Stimolazione
dell’attività dell’attività cardiaca
cardiaca
Costrizione Inibizione
dei bronchi della digestione
Aumento
Stimolazione del rilascio di
della digestione glucosio nel fegato
Stimolazione Secrezione di
della cistifellea adrenalina e
noradrenalina nelle
ghiandole surrenali
Contrazione
della vescica Rilasciamento
della vescica
Rilasciamento
del retto Contrazione
del retto
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Conoscere il mal di testa
Gli stimoli dolorosi che superano una certa soglia arrivano a particolari recettori
chiamati nocicettori. Esistono nocicettori specifici che rispondono a stimoli
dolorosi e altri (detti recettori meccanotermici) che rispondono a stimoli di
molti tipi diversi; essi coesistono con altri neuroni sensoriali, di tatto, di tem-
peratura e di vibrazione, con i quali condividono nervi e gangli.
Il segnale viene trasportato dalle zone periferiche del corpo verso il midollo
da due tipi di fibre (dette fibre afferenti):
Il “gioco” dei due tipi di fibre stabilisce se uno stimolo doloroso potrà proce-
dere oltre il midollo spinale e arrivare al talamo (quindi essere percepito come
sensazione dolorosa) o se verrà bloccato al midollo: infatti, la trasmissione
del dolore attraverso le sottili fibre C può essere contrastata dalle più grosse
fibre A provenienti dalle stesse zone del corpo.
Le fibre A possono essere “attivate”, per compensare una sensazione di do-
lore, per esempio massaggiando la parte dolente oppure tramite la pratica
dell’agopuntura.
Il segnale doloroso scatena il complesso fenomeno elettrico del potenziale
d’azione. Le sottili fibre nervose si comportano come conduttori elettrici: le
loro membrane contengono canali ionici che si aprono e si chiudono lascian-
do passare gli ioni, che sono particelle cariche elettricamente. Alcuni canali
lasciano passare ioni sodio (Na+), altri ioni potassio (K+).
In condizioni normali (cioè in assenza di stimoli), la membrana presenta una
concentrazione maggiore di cariche positive rispetto a quelle negative nella
sua parte esterna (si dice allora che il potenziale di membrana è negativo);
in questa situazione all’interno della cellula si trovano più ioni potassio e
all’esterno più ioni sodio.
In risposta a uno stimolo, la membrana della fibra nervosa diventa permeabile
agli ioni sodio, che quindi fluiscono all’interno della cellula. Questo provoca
una variazione del potenziale di membrana, detta depolarizzazione, che, supe-
rata una certa soglia, provoca l’apertura dei canali ionici per il sodio; a questo
punto gli ioni sodio si spostano in quantità elevate all’interno della cellula,
aumentano la carica positiva interna rispetto a quella esterna e il potenziale
di membrana diventa positivo: si crea così il potenziale d’azione.
Il potenziale d’azione generato in un punto crea una differenza di potenziale
tra la membrana attiva (cioè quella che ha ricevuto lo stimolo) e quella a riposo
a essa adiacente e questo genera una corrente elettrica che stimola altre parti
della fibranervose e consente la propagazione dell’impulso.
In molte fibre nervose, il potenziale d’azione si trasmette a bassa velocità,
mentre in altre procede a velocità molto elevata, saltando tra le zone del nervo
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Mal di testa
lasciate scoperte dalla guaina mielinica, che agisce come uno strato isolante
per impedire alle correnti ioniche di disperdersi all’esterno. Nelle fibre mie-
liniche il potenziale d’azione raggiunge la velocità di 100 metri al secondo.
Il potenziale d’azione viene trasmesso lungo la fibra nervosa fino a un sito
detto sinapsi, dove la fibra entra in contatto con altri neuroni; in questi
punti le terminazioni nervose sono separate da un sottile spazio (spazio
intersinaptico).
Poiché le correnti elettriche che propagano il potenziale d’azione non sono
in grado di superarlo, la trasmissione del segnale attraverso questo spazio
avviene per mezzo di messaggeri chimici, detti neurotrasmettitori: l’arrivo del
potenziale d’azione libera il neurotrasmettitore che attraversa molto veloce-
mente (in meno di un millisecondo) lo spazio intersinaptico e interagisce con
i recettori posti sulla membrana del neurone adiacente.
I recettori sono strutture molecolari di tipo proteico che, quando vengono
“colpite” da stimoli specifici, reagiscono con una risposta caratteristica.
Sulla pelle e in molti organi sono distribuiti recettori su cui agiscono le sostanze
chimiche o gli stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno del corpo. Altri
recettori tappezzano la superficie dei neuroni e su questi agiscono i mediatori
dell’informazione, creando le reti nervose.
L’interazione tra neurotrasmettitore e recettore è molto simile a quella fra
chiave e toppa e determina di solito l’apertura di un canale ionico.
Su un neurone convergono molte sinapsi, alcune attive e altre no in mo-
menti diversi.
Se non sono sufficientemente intense, le correnti che viaggiano nelle fibre
nervose sono destinate a dissolversi e non provocano alcun effetto. Invece, se
l’impulso è sufficientemente “forte” da superare la sinapsi, si libera un nuovo
potenziale d’azione e il segnale viene trasferito al neurone successivo.
Il principale neurotrasmettitore eccitatorio cerebrale è il glutammato.
L’eccitazione di alcuni neuroni deve essere accompagnata dalla soppressione
dell’attività di altri (fenomeno dell’inibizione). Nelle sinapsi inibitorie, l’attiva-
zione dei recettori porta all’apertura di canali ionici che consentono l’ingresso
di ioni carichi negativamente: questo provoca una modifica del potenziale di
membrana che ostacola la depolarizzazione e quindi l’avvio di un potenziale
d’azione nella cellula successiva. Esistono due neurotrasmettitori inibitori: il
GABA (acido gamma amino butirrico) e la glicina.
Vi sono poi neurotrasmettitori che hanno una funzione di neuromodulazione,
ottenuta modificando i canali ionici e persino l’espressione genica dei recettori.
I più importanti sono l’acetilcolina, la dopamina e la noradrenalina.
Questi neurotrasmettitori non generano potenziali d’azione, ma hanno im-
portanti effetti: la noradrenalina viene rilasciata in risposta agli eventi nuovi
o stressanti e serve a organizzare le risposte a essi; la dopamina, agendo sui
centri cerebrali associati alle emozioni positive, rende gratificanti alcune si-
tuazioni; l’acetilcolina sembra avere entrambi gli effetti.
28
Conoscere il mal di testa
Sia le fibre di tipo A sia quelle di tipo C entrano nel midollo spinale, dove
formano sinapsi con diversi neuroni che trasportano l’impulso alla corteccia
cerebrale attraverso vie parallele, una delle quali trasmette la localizzazione
del dolore, mentre l’altra è responsabile del suo carattere emozionale.
Questa seconda via trasmette il dolore ad aree diverse rispetto alla corteccia
somatosensitiva (quella che avverte il dolore come sensazione fisica pura);
fra queste ci sono la corteccia cingolata anteriore (cioè la parte della corteccia
cerebrale che si trova nei lobi frontali) e la corteccia dell’insula.
In particolare, nella corteccia cingolata anteriore vengono elaborati tutti i segnali
che giungono al cervello dall’apparato sensoriale, tra cui il dolore; questa parte
della corteccia è anche un centro molto importante per le funzioni cognitive
legate alla memoria e per le funzioni affettive legate ai sentimenti e alle emozioni.
Il dolore immaginato
Da sempre il dolore ha avuto il compito di segnalare una situazione potenzial-
mente dannosa per l’integrità dell’organismo o per la sopravvivenza stessa.
Nel corso del tempo, però, il suo ruolo ha subito una trasformazione evolutiva
dovuta all’elaborazione emotiva, fino ad arrivare a situazioni in cui viene creato
dal pensiero e dall’immaginazione.
Oltre che importante per la sopravvivenza individuale, il dolore è utile anche per
la conservazione della specie: come ha scritto Darwin già nel 1872, per informare
gli altri membri della comunità dell’esistenza di una minaccia o per stimolare la
loro empatia, ogni specie animale ha acquisito particolari modalità di espressione
e di comunicazione del dolore, per esempio quella vocale, quella olfattiva e quella
visiva; quest’ultima, in particolare, è prevalente nella specie umana.
È noto che le espressioni del volto sono rivelatrici dello stato interiore, ma forse
non tutti sanno che i muscoli facciali coinvolti nella mimica possono, a loro volta,
inviare al cervello messaggi che si traducono in una modifica degli stati interni,
con risposte simili a quelle di un dolore noto, come avviene, per esempio, nel caso
dell’arto fantasma.
A questo proposito è interessante l’esperimento condotto nel 1983 dallo psicolo-
go Paul Ekman, che ha chiesto a un attore di mimare, con l’aiuto di uno specchio,
i movimenti facciali relativi a emozioni di tipo diverso; contemporaneamente ve-
nivano misurati la sua temperatura corporea e la frequenza del battito cardiaco,
che variavano a seconda dell’emozione che l’attore simulava.
Queste osservazioni sembrano dimostrare che anche il sistema nervoso autono-
mo può essere innescato volontariamente dalle funzioni cerebrali superiori (pen-
siero e immaginazione).
29
Mal di testa
Tutti gli stimoli, anche quelli dolorosi, percorrono il midollo spinale e rag-
giungono il talamo, dove vengono integrati e smistati.
La parte principale arriva alla zona della corteccia (corteccia somatoestesica
primaria) in cui vengono elaborate le informazioni relative alla sensibilità in
generale. Un’altra parte giunge al sistema limbico (una rete di neuroni che
collegano l’ipotalamo con la corteccia cerebrale e con altre strutture), dove la
sensazione viene confrontata con i ricordi (anche inconsci) e viene mitigata
oppure amplificata dallo stato psicologico: chi è euforico oppure sotto choc
non sente dolore, mentre chi è ipocondriaco o ansioso avverte in modo ac-
centuato anche quello lieve.
Infine, la corteccia prefrontale fa rispondere al dolore con i comportamenti
caratteristici della personalità individuale.
La percezione cosciente del dolore ha luogo quindi unicamente nella corteccia
cerebrale.
Alcuni meccanismi di sensibilizzazione periferica e centrale possono alterare
la percezione del dolore: alcuni stimoli dolorosi di per sé lievi possono essere
avvertiti come molto dolorosi (iperalgesia); al contrario, stimoli normalmente
“innocui” vengono interpretati come dolorosi (allodinia).
L’evoluzione ha favorito i processi fisiologici che possono sia inibire sia au-
mentare il dolore; infatti, in una situazione di trauma la percezione del dolore
può essere soppressa dal rilascio di analgesici oppioidi endogeni, come la
metencefalina, che agiscono sugli stessi recettori cui si lega la morfina.
Il fenomeno opposto (incremento della percezione dolorosa, iperalgesia) è
causato dall’abbassamento della soglia di tolleranza, talvolta fino a far sentire
dolore anche in assenza di stimoli. L’iperalgesia coinvolge sia i recettori peri-
ferici sia l’interazione chimica fra stimoli opposti (con aumento degli stimoli
eccitatori e depressione di quelli inibitori), a causa di mutamenti nella risposta
dei neuroni che elaborano le informazioni percettive.
30
Conoscere il mal di testa
Sistema
limbico
Capillare
Tratto
spinotalmico Nervo sensoriale
Muscolo
31
Mal di testa
Più difficile è, invece, spiegare lo sviluppo delle cefalee primarie, che so-
no quelle più diffuse e che comportano il maggiore impegno assistenziale:
l’emicrania, la cefalea muscolo-tensiva e quella a grappolo.
L’emicrania
Per spiegare lo sviluppo del dolore nell’emicrania ci sono attualmente tre teorie:
• la teoria vasogenica;
• la teoria trigemino-vascolare;
• la teoria centrale o neurogenica.
32
Conoscere il mal di testa
Recentemente, alcuni studi hanno portato dati a sostegno dell’ipotesi che l’e-
micrania possa essere correlata (sia come causa sia come conseguenza) a una
vasodilatazione legata a una disfunzione dell’endotelio, cioè il rivestimento
più interno dei vasi sanguigni.
La teoria trigemino-vascolare è stata elaborata sulla base di sperimentazioni su
modelli animali. Il sistema trigemino-vascolare forma una rete difensiva che
protegge il cervello dall’ingresso di sostanze nocive nella circolazione. Questa
teoria ipotizza che l’attacco di emicrania sia il risultato di un’infiammazione
dei tessuti che circondano i vasi sanguigni del cranio, non accompagnata da
un’infezione batterica o virale.
A causa di una particolare suscettibilità individuale, la stimolazione delle fibre
C trigeminali darebbe luogo a un rilascio anomalo dalla corteccia cerebrale
di sostanze che favoriscono l’infiammazione; queste, a loro volta, sensibiliz-
zerebbero le fibre trigemino-vascolari all’interno del cranio, provocando la
dilatazione dei vasi cerebrali e l’aumento della permeabilità dei vasi sanguigni
e darebbero il via all’aggregazione delle piastrine.
In base a questa teoria, il cervello “tradurrebbe” in alterazioni chimiche delle
fibre che innervano i vasi sanguigni gli eventi stressanti, come l’affaticamento,
un’eccessiva stimolazione luminosa, il sonno ridotto (o, all’inverso, troppo
prolungato): solo in soggetti particolarmente suscettibili, però, questi eventi
stressanti possono fare da “grilletto” e far scattare l’alterazione.
L’infiammazione si estende anche a tessuti che contengono vasi innervati
dalle fibre trigeminali ma che si trovano al di fuori del cranio: si spiegano
così alcuni fenomeni che si manifestano durante gli attacchi di emicrania, per
esempio il rigonfiamento (edema) delle palpebre, l’arrossamento della cute
del volto e il naso che cola.
La fotofobia (cioè la sensazione di fastidio provocata dalla luce), la nausea e il
vomito associati all’emicrania potrebbero essere legati all’irritazione delle meningi.
Secondo la teoria centrale, invece, il fattore scatenante dell’emicrania sarebbe
una alterata eccitabilità dei neuroni del cervello.
Queste anomalie potrebbero dipendere da una disfunzione dei canali del
calcio, da un difetto genetico oppure da una riduzione dei livelli di magnesio
nella circolazione sanguigna.
Uno (o più di uno) di questi meccanismi porterebbe all’aumento dell’attività
elettrica cerebrale in risposta a stimoli di per sé innocui, anche grazie a fattori
scatenanti come le variazioni ormonali, la perdita del ritmo fisiologico sonno-
veglia, l’introduzione di alimenti con effetto di dilatazione o costrizione dei
vasi sanguigni.
Secondo la teoria unificante, infine, l’emicrania sarebbe una malattia che dipende
da diversi fattori. Molte particolarità genetiche contribuirebbero a generare la
peculiarità del “cervello emicranico” e l’emicrania sarebbe il risultato finale di
una cascata di eventi, come una scarica elettrica che parte dalle aree posteriori
dell’encefalo e si diffonde ad altre aree cerebrali.
33
Mal di testa
Tra i fattori scatenanti esogeni, invece, meritano una particolare attenzione gli
alimenti, dal momento che un quinto delle persone che soffrono di emicrania
mette in relazione l’insorgenza dell’attacco con l’ingestione di qualche cibo
particolare. In particolare, vengono considerati alimenti scatenanti il ciocco-
lato, il formaggio fermentato, gli agrumi, il vino e ancor di più i superalcolici.
Anche se, effettivamente, i composti chimici presenti in alcuni alimenti possono
avere un ruolo nel provocare l’emicrania, è molto importante la suscettibilità
individuale a ciascuno di essi: non è detto che, in generale, l’ingestione di
questi alimenti provochi automaticamente l’emicrania.
In alcuni studi il cioccolato, in una dose di 40 grammi, ha dimostrato di avere
effetto sullo sviluppo di un attacco di emicrania, di solito a distanza di molte ore,
rispetto al placebo. La sostanza responsabile dell’emicrania è probabilmente la
beta-feniletilamina, che stimola alcuni recettori, provocando vasocostrizione: quando
tale azione finisce si manifesta il mal di testa, causato dalla vasodilatazione reat-
tiva; questo spiega perché l’effetto si manifesta dopo un certo periodo di tempo.
Agiscono con lo stesso tipo di meccanismo il formaggio stagionato, che è ric-
co di tiramina, e gli agrumi, che contengono l’octopamina: entrambe queste
sostanze liberano adrenalina, inducendo vasocostrizione.
Non vi sono invece dimostrazioni scientifiche per quanto riguarda altre so-
stanze: il nitrito di sodio, che viene usato per la conservazione dei salumi e
che ha un’azione direttamente vasodilatatrice; il glutammato monosodico, un
vasocostrittore presente nei dadi da brodo e largamente usato nella cucina
cinese; l’aspartame, che è un dolcificante artificiale.
Anche il vino (sia rosso sia bianco) è considerato un fattore in grado di sca-
tenare la crisi emicranica.
34
Conoscere il mal di testa
Vento e cefalea
In molte culture c’è la convinzione che esista un rapporto tra vento e mal di testa.
Per la medicina tradizionale cinese, nella testa confluiscono i meridiani yin e
yang del corpo e l’energia proveniente dagli organi interni; la cefalea può, quindi,
avere cause esterne e/o interne. La cefalea di origine esterna si manifesta improv-
visamente, in modo acuto e con indolenzimento muscolare del collo e delle spalle.
Tra i fattori che la provocano ci sono quelli climatici legati al vento:
Anche nella tradizione occidentale il vento
è tra le cause principali della meteoro-
patia, le cui manifestazioni variano a seconda del suo tipo e direzione:
35
Mal di testa
Categoria Fattori
Alcol
- feniletilamina: cioccolata
Aspartame
Modificato da Linee guida della Società italiana per lo studio delle cefalee, 2011
36
Conoscere il mal di testa
Per esempio, uno studio recente pubblicato sulla rivista Neurology ha ridimen-
sionato l’importanza dei fattori scatenanti: circa 30 persone affette da emicrania
con aura sono state sottoposte ad alcuni dei fattori che consideravano collegati
a un attacco di emicrania del passato, soprattutto luci intense e sforzi prolungati.
Alcuni sono stati sottoposti per un’ora a un esercizio fisico tale da raggiungere
l’80% della frequenza cardiaca massima, altri a guardare luci intense e/o intermit-
tenti. Solo il 20% dei partecipanti allo studio, però, ha manifestato un’emicrania
con o senza aura dopo l’esercizio o l’esposizione alle luci.
Accanto ai fattori che possono provocare l’emicrania ci sono anche fattori in
grado di risolverla.
Alcune persone risolvono la crisi riuscendo a prendere sonno, altre ottengono
sollievo dal dolore comprimendo il lato della testa che ne è affetto oppure
applicando alla parte dolente compresse calde o, in alternativa, fredde.
In generale, per le donne, con il mutamento del ciclo ormonale dovuto alla
gravidanza (nel secondo e terzo trimestre) e alla menopausa, gli attacchi di
emicrania diventano meno frequenti e intensi.
La cefalea muscolo-tensiva
I meccanismi alla base della cefalea muscolo-tensiva sono complessi, cioè
costituiti da molti fattori sia di tipo muscolare (periferico) sia di tipo neuro-
logico (centrale).
La reazione dolorosa dei muscoli e dei tendini del cranio e della colonna ver-
tebrale cervicale può essere sia la causa del dolore sia una sua conseguenza,
per via dell’irrigidimento muscolare che si sviluppa per riflesso. Quest’ultima
ipotesi è sostenuta dal fatto che un dolore di tipo tensivo accompagna anche
l’emicrania.
D’altra parte, i meccanismi neurologici del dolore sono stati provati speri-
mentalmente: la soglia del dolore (o soglia nocicettiva) nelle persone che
soffrono di cefalea si abbassa in risposta a stimoli di diversa natura (termica
o tensiva). Nella cefalea di tipo tensivo ci sarebbe un’ipersensibilità a livello
del trigemino dovuta a stimoli prolungati provenienti dai muscoli, che porta
all’attivazione di neuroni che, in condizioni normali, non percepiscono tali
stimoli come dolorosi.
Secondo un modello che cerca di spiegare come si sviluppa la cefalea muscolo-
tensiva, l’aumento di stimoli in partenza dalle strutture muscolari e tendinee
può essere favorito da anomalie anatomiche locali, come il mal posiziona-
mento delle arcate dentarie con disturbi dell’occlusione e della masticazione,
le posture scorrette o i traumi precedenti.
Questo porta all’eccitazione del nucleo trigeminale e all’attivazione anche di
fibre che normalmente inibiscono il dolore: per questo si avverte dolore anche
per stimoli che di solito non lo provocano (allodinia) o che lo provocano in
misura decisamente minore (iperalgesia).
37
Mal di testa
Stress
Depressione e ansia
Fattori scatenanti Postura scorretta (lavorare in posizioni strane oppure mantenere la stessa
posizione per lungo tempo)
Questo modello permette di capire come mai la cefalea di tipo tensivo può
essere scatenata anche da fattori emotivi e psicologici: da una parte questi
provocano una eccessiva contrazione muscolare delle strutture periferiche,
e dall’altra aumentano la percezione del dolore a livello centrale.
Inoltre, questo modello spiega anche perché molte persone che soffrono
di emicrania sviluppano con il tempo anche una cefalea di tipo tensivo, a
volte quotidiana: questa evoluzione potrebbe dipendere dalla sensibilizza-
zione del nucleo trigeminale da parte dei continui stimoli provenienti dai
vasi sanguigni.
La cefalea a grappolo
L’origine di questo tipo di cefalea non è ancora stato chiarito, nonostante
siano stati condotti numerosi studi in proposito. Fino a questo momento,
non c’è un modello che giustifichi tutte le caratteristiche di questa forma:
il dolore che coinvolge un solo lato della testa, la periodicità giornaliera
e stagionale degli attacchi (i cosiddetti grappoli) e la maggiore prevalenza
negli uomini rispetto alle donne.
Dal punto di vista dei sintomi, questa forma è molto diversa dall’emicra-
nia: è caratterizzata, infatti, dalla lacrimazione all’iniezione congiuntivale,
dal naso che cola, dall’abbassamento della palpebra dal lato dolente e
dall’arrossamento del viso. Anche i trattamenti farmacologici sono differenti
(vedi capitolo 8).
Tuttavia, gli studiosi pensano che il meccanismo con cui le due forme si svi-
luppano abbia delle caratteristiche comuni.
Il dolore nella cefalea a grappolo viene innescato da tutte le sostanze che
hanno un’azione vasodilatatrice, per esempio la trinitrina e l’alcol; questo
suggerisce una possibile origine vasomotoria di questa forma.
38
Conoscere il mal di testa
Dato che le attività del sistema nervoso autonomo che regolano la costrizione
e la dilatazione reattiva dei vasi sanguigni dipendono dall’ipotalamo, è stato
ipotizzato che alla base della cefalea a grappolo vi sia una disfunzione di
questa ghiandola.
Il coinvolgimento dell’ipotalamo è suggerito anche dal fatto che il dolore si
manifesta a intervalli regolari e, per di più, si adatta al cambio di fuso ora-
rio; inoltre il ciclo prevede un’alternanza di fasi acute e di remissioni e ha
periodicità stagionale. Questo si adatta al ruolo di “orologio biologico” che
caratterizza l’ipotalamo.
Recenti studi condotti con la PET (tomografia a emissione di positroni) hanno
mostrato che l’ipotalamo si attiva dallo stesso lato del dolore durante un attac-
co di cefalea a grappolo; inoltre, dall’ipotalamo hanno origine le disfunzioni
neuroendocrine che caratterizzano l’attacco acuto della cefalea a grappolo.
Lo stimolo doloroso che parte dall’ipotalamo si trasmette attraverso le vie
nervose che vanno dalla base del cervello al volto: quando vengono attivate,
le terminazioni sensitive del nervo trigemino portano al tipico dolore oculare
della cefalea a grappolo.
Inoltre, il cattivo funzionamento dell’ipotalamo potrebbe favorire l’infiammazione
dei tessuti intorno alla parete dei vasi sanguigni del sistema trigemino-vascolare,
responsabili dei sintomi vasomotori e dolorosi della cefalea a grappolo.
39
Mal di testa
Sembra inoltre che chi soffre di cefalea a grappolo abbia un’attività insufficiente
dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene; per questo motivo i livelli di melatonina nel
loro plasma e nella loro urina sono bassi, mentre sono alti i livelli plasmatici
di cortisolo nelle 24 ore.
L’ipotalamo è il sito di regolazione dei ritmi biologici circadiani (quelli che hanno
un periodo di 24 ore, come il ritmo sonno-veglia nell’uomo). La regolazione
si attua attraverso la modulazione della produzione di melatonina e di altri
ormoni. La melatonina è in grado di contrastare gli effetti delle prostaglandine,
che sono mediatori del processo d’infiammazione: in carenza di melatonina,
quindi, l’eccesso di prostaglandine potrebbe creare infiammazione e attivare
il sistema trigemino-vascolare.
Nelle persone che non hanno mal di testa la melatonina nel sangue ha livelli
alti di notte e bassi di giorno, mentre chi soffre di cefalea a grappolo ha livelli
costantemente più bassi del normale.
Anche gli ormoni sessuali possono agire sui meccanismi di contrazione e dila-
tazione dei vasi cerebrali; è stato ipotizzato che le modificazioni del rilascio di
testosterone contribuiscano ai fenomeni vasomotori della cefalea a grappolo,
che, forse non a caso, è più frequente nei maschi adulti.
40
Conoscere il mal di testa
Sezione Gruppi
Emicrania
41
Mal di testa
42
Conoscere il mal di testa
1. La bistecca tolta dal frigorifero e messa sulla fronte aiuta a far passare il
mal di testa?
Sì, nei casi di emicrania può essere utile, perché il freddo ha un effetto vaso-
costrittore; quindi fa restringere i vasi sanguigni della testa e dà sollievo dal
dolore.
43
Pagina bianca
La diagnosi
2
Quando per la prima volta si sperimenta un episodio importante di mal di
testa acuto la cosa più indicata da fare è rivolgersi al medico, che cercherà di
individuarne le cause e consiglierà le opportune contromisure.
Il primo passo per valutare correttamente una cefalea consiste nell’escludere
che si tratti di una cefalea secondaria, cioè dovuta ad altre malattie neurolo-
giche o sistemiche.
Una volta stabilito che si tratta di una cefalea primaria, è importante individua-
re di quale tipo sia: cefalea muscolo-tensiva, emicrania o cefalea a grappolo.
Questo è fondamentale per impostare la terapia più appropriata.
Bisogna considerare che un episodio di grave mal di testa che compare per
la prima volta richiede un’analisi molto più approfondita rispetto a quella
necessaria per valutare una cefalea che ricorre da molti anni.
In particolare, nella valutazione del primo episodio di cefalea acuta è molto
importante effettuare una corretta diagnosi differenziale, per discriminare tra
le varie possibili cause.
Un elemento importante è rappresentato dall’età in cui compare la cefalea:
per le cefalee primarie è prevalentemente la seconda infanzia, l’adolescenza
o l’inizio dell’età adulta; una cefalea che compare dopo i 50 anni, invece, è
quasi certamente secondaria.
Un momento particolarmente importante per arrivare alla diagnosi è quello
dell’anamnesi, cioè la raccolta di tutte le informazioni utili da parte del medico,
nel corso di una visita.
Mal di testa
Evidenza di partenza
Anamnesi
esame obiettivo
Diagnosi differenziale
46
La diagnosi
• Ci sono fenomeni o sensazioni strane nelle ore precedenti l’arrivo del mal
di testa?
• Il mal di testa peggiora con l’attività fisica?
• Quali cose o situazioni lo aggravano?
• Quali cose o situazioni lo alleviano?
• Nel caso di una donna: il ciclo mestruale è regolare? Ha avuto figli?
• Quali farmaci usa per il mal di testa?
• Usa abitualmente altri farmaci? Ha malattie che sta curando?
• Ha qualche allergia?
• Dorme bene o soffre d’insonnia?
• Qualcun altro, nella sua famiglia d’origine, ha sofferto in passato o soffre
attualmente di mal di testa?
• Ha mai subito qualche intervento chirurgico?
• Ha già fatto qualche accertamento o esame in merito alla sua cefalea?
47
Mal di testa
cui soffre e ad attribuire loro il giusto peso relativo, per indirizzare meglio le
prescrizioni mediche.
La redazione del diario ha dimostrato non solo di migliorare l’accuratezza
della diagnosi, ma anche di quantificare il consumo di farmaci analgesici in
misura più precisa di quanto faccia l’anamnesi.
1. Giorno della settimana e data del mese Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
2. Ha avuto mal di testa oggi? no
(in caso negativo passi alla domanda 15) sì
3. Se sì, quando è iniziato? ora: min
4. Quando è terminato? ora: min
5. Nell’ora precedente l’inizio della cefalea, ha notato
disturbi della vista come luci scintillanti, linee a zig-zag
o macchie scure?
6. Il dolore alla testa era su un solo lato uno solo
o da entrambi i lati del capo? entrambi
7. Com’era il dolore? pulsante
gravativo
8. Il dolore era aggravato dall’attività fisica no
(ad es. salire le scale)? sì
9. Qual era l’intensità della cefalea? lieve
(per favore, legga le istruzioni) moderata
severa
10. Ha avuto nausea? no
lieve
intensa
11. Ha vomitato? no
sì
12. Le dava fastidio la luce? no
sì
13. Le davano fastidio i rumori? no
sì
14. Ha fatto qualcosa o è successo qualcosa se sì, cosa
che possa aver scatenato la cefalea?
15. Ha assunto farmaci per la cefalea o per altri dolori?
Per ogni farmaco assunto indicare Nome, quantità,
l’orario (o gli orari) di assunzione (ora:min)
48
La diagnosi
Domanda 1 Inserisci solo l’indicazione del mese (per esempio 12), non il
mese o l’anno.
Domanda 3 Indica l’ora in cui hai capito che stava iniziando un attacco di
cefalea. Se la cefalea era già presente al risveglio, indica l’ora a cui ti sei
svegliato; se invece la cefalea prosegue dal giorno precedente inserisci una
croce in questo spazio.
Domanda 7 Ci sono vari aggettivi per definire il tipo di dolore, ma nella mag-
gior parte dei casi si tratta di una forma pulsante (che batte come il cuore)
oppure gravativa (come una fascia stretta intorno al capo). Barra la casella
che meglio descrive il dolore che provi.
49
Mal di testa
gere le normali attività; una forma moderata può limitarti nelle tue attività, ma
non in maniera completa; una cefalea grave ti impedirà invece lo svolgimento
di qualsiasi attività. Cerca di dare un’indicazione globale; se, per esempio, la tua
cefalea è stata lieve per metà giornata e intensa per la rimanente metà, barra la
casella corrispondente all’intensità moderata; barra invece l’opzione “severa” se
la cefalea è stata di forte intensità per gran parte della giornata.
Domanda 10 Barra la casella “no” se non hai avuto nausea nel corso della
giornata; barra invece la casella “lieve” se hai avuto nausea, ma non ti ha
particolarmente infastidito e non ha avuto conati di vomito. Negli altri casi,
barra la casella corrispondente a “intensa”.
Domanda 14 Scriva qualunque cosa pensi che possa aver causato l’attacco di
cefalea. Potrebbe trattarsi di un alimento o di una bevanda, oppure di qualche
50
La diagnosi
cosa che hai fatto (come saltare un pasto) o che è successa (per esempio il
cambiamento del tempo).
51
Mal di testa
I sintomi clinici
Durante il colloquio, come si è detto, il medico raccoglierà i tuoi ricordi degli eventi
passati che, in qualche modo, possono avere influenzato la situazione clinica.
Per completare il quadro il medico deve poi conoscere anche la tua even-
tuale familiarità per alcune patologie, le malattie acute di cui hai sofferto in
precedenza, quelle croniche ancora in atto e i farmaci che prendi per curarle.
Per chi già soffre di cefalea, è importante la descrizione delle caratteristiche
d’insorgenza del dolore: gli eventuali fattori che lo scatenano, lo peggiorano
o lo attenuano, i sintomi e i segni che lo accompagnano ecc.
Un’altra informazione fondamentale è la localizzazione del dolore: nelle ce-
falee che hanno origine a livello dei vasi extracranici (che non interessano,
quindi, il cervello) il dolore è localizzato nel territorio irrorato dall’arteria
interessata; anche le infezioni o infiammazioni dei seni paranasali o quelle
oculari o quelle delle vertebre cervicali tendono a produrre un dolore che si
distribuisce in una regione abbastanza fissa, che si può riconoscere con una
visita medica accurata.
Le lesioni endocraniche (cioè quelle all’interno del cranio), invece, provocano
un dolore con localizzazione meno definita.
Il dolore da mal di testa può essere avvertito all’orbita, alla fronte, alla tempia,
alla nuca e può diffondersi alle zone vicine (collo, spalle); la sede del dolore
può essere unilaterale (da una sola parte del cranio), o bilaterale (se interessa
entrambi i lati) oppure “olocranica” se coinvolge tutta la testa.
Queste due ultime localizzazioni contraddistinguono la cefalea di tipo tensivo,
mentre l’emicrania e la cefalea a grappolo provocano un dolore unilaterale.
La localizzazione del dolore dell’emicrania può variare da un attacco all’altro,
mentre quella della cefalea a grappolo è fissa.
Un altro aspetto molto importante per la diagnosi è la qualità del dolore, che
viene definita dalla persona che ne soffre.
I termini medici che descrivono la qualità del dolore sono moltissimi e spe-
cifici, proprio per tentare di rendere oggettiva una sensazione che, invece,
è del tutto soggettiva. Ciascuno di questi termini, inoltre, può definire una
caratteristica clinica che spesso è legata alla sede anatomica e alla causa che
ha determinato il dolore.
Per poter ricavare queste informazioni relative alla sensazione dolorosa nel
modo più preciso possibile, il medico di solito propone dei paragoni per tra-
durre i termini specifici in un linguaggio di uso corrente, come quello riportato
nella tabella a pagina 53.
L’intensità del dolore, che è l’aspetto che più preoccupa chi soffre di mal
di testa, non sempre è proporzionale alla gravità della causa: la cefalea da
neoplasia cerebrale, per esempio, raramente è molto intensa; la meningite o
l’emorragia endocranica possono essere molto dolorose, ma spesso lo sono
meno di alcune forme di emicrania o, soprattutto, di cefalea a grappolo.
52
La diagnosi
53
Mal di testa
Durata del dolore Pochi minuti, oltre l’ora, per giorni, per settimane
Localizzazione del dolore Da un lato del capo, frontale, occipitale, in tutta la testa
pagnano il mal di testa: lacrimazione, naso che cola (rinorrea), fastidio per
la luce, nausea (con o senza vomito), brividi, disturbi della visione, tremori,
formicolio agli arti, vertigini, sudorazione e diarrea.
Gli aspetti importanti per la diagnosi di cefalea discussi in questo paragrafo
sono riassunti nella tabella qui in alto.
54
La diagnosi
55
Mal di testa
Per la diagnosi è di aiuto individuare nell’esame del sangue una VES (veloci-
tà di eritrosedimentazione) elevata, che è un segno distintivo della malattia;
tuttavia, la diagnosi è certa solo dopo la biopsia dell’arteria temporale, con
l’esame istologico che dimostri la vasculite.
56
La diagnosi
• considerare affidabile o meno quello che gli viene riferito, in base a pre-
concetti, per esempio il livello di istruzione, il genere, l’età, un eventuale
modo di fare non conformista del paziente.
Per risolvere queste difficoltà legate alla valutazione dell’entità del dolore, sono
state elaborate scale di misurazione di vario tipo, non destinate in particolare
al mal di testa ma utilizzate per ogni tipo di dolore fisico. Tutte le scale hanno
tre caratteristiche fondamentali: chi valuta l’intensità del dolore deve poter
comunicare con la persona esaminata e questa, a sua volta, deve poter capire
quello che le viene chiesto e poter esprimere con le parole quello che prova.
Le scale che misurano solo l’intensità del dolore vengono chiamate “unidi-
mensionali” e sono di diverso tipo:
Una misurazione più complessa è quella che si ottiene con il McGill Pain
Questionnaire (MPQ), che contiene una lista di vocaboli per aiutare chi soffre
di mal di testa a descrivere l’intensità e le caratteristiche del proprio dolore, e il
disegno di un corpo sul quale può indicare il punto in cui il dolore è localizzato.
Il MPQ è stato ideato da Ronal Melzack della McGill University di Montreal,
uno studioso dei meccanismi cerebrali implicati nei processi del dolore e dell’a-
nalgesia; Melzack e il suo collega Kenneth Casey dell’Università del Michigan
hanno riconosciuto l’esistenza, nel dolore, di tre dimensioni principali, nelle
quali hanno un certo peso le componenti psicologiche:
• la dimensione sensorio-discriminativa;
• la dimensione affettivo-motivazionale;
• la dimensione cognitivo-valutativa.
57
Mal di testa
L’esame obiettivo
La visita medica vera e propria, cioè il cosiddetto esame obiettivo, nel caso
della cefalea include:
58
La diagnosi
Infine, viene fatto l’esame neurologico, per valutare il corretto funzionamento dei
nervi cranici e la presenza o assenza dei riflessi profondi, la loro simmetria e inten-
sità e le eventuali risposte riflesse che possono suggerire la presenza di malattie.
59
Mal di testa
60
La diagnosi
Rispetto alla TC, la RM è più sensibile nel rilevare alterazioni della sostanza
bianca del cervello, malformazioni delle arterie e delle vene (con la angio-RM)
e lesioni della fossa cranica posteriore. Non sempre, però, le piccole anoma-
lie della sostanza bianca o una lieve atrofia cerebrale, che si rilevano spesso
nelle persone con più di 65 anni, sono necessariamente collegate alla cefalea.
61
Mal di testa
L’elettroencefalogramma
Per quanto riguarda l’elettroencefalogramma (EEG), i dati scientifici indicano
che questo esame non è in grado di fornire dati utili per individuare quella
corretta tra le diverse cause di cefalea e persino di distinguere una persona
che soffre di cefalea da una sana.
L’EEG, inoltre, non è in grado di escludere un’eventuale patologia intracranica
responsabile della cefalea.
L’esame può essere invece utile per persone che soffrono di mal di testa as-
sociato ad altri sintomi che suggeriscano la possibilità di una crisi epilettica,
per esempio un’aura emicranica atipica o la perdita di coscienza durante
l’attacco di cefalea.
La rachicentesi
Chiamata comunemente puntura lombare, la rachicentesi è un esame che pre-
vede l’inserimento di un ago in un punto preciso della schiena, per prelevare
ed esaminare il liquido cefalo-rachidiano (o liquido cerebro-spinale o liquor)
cioè il liquido che circonda l’encefalo e il canale midollare.
Il liquor ha il compito di proteggere e nutrire il sistema nervoso e di drenare
le sostanze di scarto, prima di essere riassorbito dalla circolazione.
In presenza di una cefalea, si ricorre alla puntura lombare se si sospetta che
il mal di testa sia il sintomo della meningite. Questo avviene in particolare se,
62
La diagnosi
Altri esami
In base ai dati a disposizione, per individuare il tipo di cefalea primaria di
cui si soffre non è utile sottoporsi di routine a indagini neurofisiologiche co-
me quella dei potenziali evocati, dei potenziali evento-correlati o del riflesso
trigeminale facciale (blink-reflex).
Non sono indicati, normalmente, gli esami di laboratorio sul sangue o sul liquido
cefalo-rachidiano (liquor), oppure le indagini ecografiche, radiologiche e gli
esami istologici. Questi esami saranno richiesti dal medico solo in base a un
sospetto clinico dovuto alle particolari modalità di presentazione della cefalea,
oppure nel caso in cui la risposta alla terapia per la cefalea sia inadeguata.
Bisogna però considerare che una buona risposta alla terapia non è un criterio
sufficiente per escludere che la cefalea sia dovuta ad altre malattie.
63
Mal di testa
Cefalee primarie
Tra le cefalee diagnosticate più spesso ci sono la cefalea muscolo-tensiva e
l’emicrania comune (cioè senza aura); la cefalea a grappolo è una forma di
mal di testa molto più rara.
Le caratteristiche di tutte queste forme saranno descritte in dettaglio nei
capitoli successivi, ma per ora è importante sapere che nella stessa persona
possono coesistere più tipi di mal di testa, con differenti modalità di insor-
genza e cause diverse.
La cefalea cosiddetta tensiva (o “da tensione” o “a fascia”), che fa sentire la
testa come se fosse chiusa in una morsa, ha un andamento fluttuante ed è
più frequente nelle donne.
La sua origine non è stata ancora del tutto chiarita: alcuni la considerano
una variante dell’emicrania, altri la attribuiscono ad anomalie della contra-
zione di alcuni muscoli del capo e del collo delle quali non si conoscono
le cause.
La cefalea da tensione è alleviata dal rilassamento della postura, psicologico
oppure ottenuto attraverso i farmaci che alleviano la tensione muscolare
(miorilassanti) e il dolore (analgesici).
L’emicrania è una cefalea vascolare che colpisce il 15% delle donne e il 6%
degli uomini ed è accompagnata quasi sempre da nausea, qualche volta da
vomito e spesso da sintomi neurologici di vario tipo: dal formicolio alle dita,
alla perdita di parte del campo visivo, allo sdoppiamento della visione.
Conoscere i fattori che scatenano gli attacchi e quelli che mitigano il dolore
aiuta la diagnosi.
La cefalea a grappolo ha le caratteristiche di frequenza e modalità di presen-
tazione del dolore descritte in precedenza. Come detto, il dolore è molto forte
e spesso poco trattabile.
Nella tabella a pagina 65 sono riassunte le particolarità che distinguono i
tre tipi di cefalea.
Va sottolineato, però, che i criteri elencati nella tabella sono sicuramente
d’aiuto al medico per la diagnosi differenziale tra le diverse cefalee primarie,
ma non possono essere considerati decisivi, perché le varie forme hanno
sintomi comuni.
64
La diagnosi
Chi soffre di un’emicrania accertata, poi, sa che gli attacchi possono presentarsi
in forma diversa, che non si hanno tutte le volte gli stessi sintomi, né gli stessi
fenomeni di accompagnamento o la stessa intensità di dolore.
Per superare queste difficoltà, l’International Headache Society (IHS) ha
elaborato un sistema di classificazione delle cefalee basato sul consenso
dei massimi esperti, che hanno cercato di individuare criteri che fossero
abbastanza sensibili (cioè in grado di identificare tutti i pazienti affetti da
emicrania) e sufficientemente specifici (cioè in grado di identificare solo
i soggetti affetti da emicrania). La classificazione è stata presentata nel
capitolo 1.
65
Mal di testa
Queste forme particolari di cefalea saranno descritte nel capitolo 6 “Le altre
cefalee primarie”.
Cefalee secondarie
Una cefalea può essere secondaria, cioè dovuta a un’altra malattia o condizione
esistente, quando si verificano alcune condizioni:
66
La diagnosi
Emorragia intracranica rigidità nucale, dolore alla testa TC, puntura lombare
(sangue nel liquor)
Arterite temporale cefalea martellante unilaterale, età >50 anni, VES >50, biopsia
alterazioni della visione, VES alta dell’arteria
67
Pagina bianca
L’emicrania
3
L’emicrania è una cefalea primaria che colpisce più del 10% della popolazio-
ne generale. Nel 90% dei casi compare prima dei 40 anni e, fino all’età della
pubertà, non fa distinzioni tra uomini e donne. Successivamente, però, inte-
ressa prevalentemente le donne e la massima differenza fra i generi si nota
nel pieno dell’età fertile.
L’emicrania si manifesta spesso con sintomi tanto gravi che nello studio dell’Or-
ganizzazione mondiale della sanità (OMS) sul peso globale di malattia (Global
Burden of Disease Study), pubblicato su Lancet a fine 2012, è stata classificata
al terzo posto tra i disturbi a maggiore prevalenza e al settimo posto tra le
20 cause specifiche di disabilità a livello mondiale. L’OMS definisce disabilità
“qualsiasi limitazione o mancanza di capacità di svolgere un’attività nel modo
o nei limiti considerati normali per un essere umano”.
Misurare la disabilità è importante perché permette al medico di capire meglio
la gravità dell’emicrania e lo aiuta nella scelta di un trattamento personalizzato
e nel controllo della risposta alla terapia.
Per misurare la disabilità causata dall’emicrania sono stati messi a punto vari
test che indagano la disabilità in tre ambiti: lavoro retribuito o scuola, lavori
domestici e attività non lavorative (familiari, sociali, di svago) negli ultimi 3 mesi.
Per un’efficace terapia dell’emicrania è indispensabile una diagnosi corretta
e il più possibile precoce da parte del medico di medicina generale e un
eventuale approfondimento da parte dei centri specializzati nello studio
delle cefalee.
Mal di testa
Classificazione dell’emicrania
Emicrania cronica /
Stato emicranico
Con aura
Probabile emicrania
Senza aura
Disturbo gastrointestinale ricorrente (sindrome del vomito ciclico ed
Sindromi episodiche che emicrania addominale)
possono essere associate
Vertigine parossistica benigna
all’emicrania
Torcicollo parossistico benigno
70
L’emicrania
Incidenza e prevalenza
Le misure di frequenza delle malattie possono descrivere:
Questi due diversi concetti sono descritti, rispettivamente, con i termini “inciden-
za” e “prevalenza”.
Per capire meglio il concetto, si può pensare alla prevalenza come alla fotografia di un
fenomeno, mentre l’incidenza può essere paragonata al film dello stesso fenomeno.
L’incidenza rappresenta, quindi, la proporzione di persone colpite da una malattia
(cioè il numero di nuovi casi di questa malattia) in un determinato periodo di tempo.
La prevalenza misura invece la proporzione delle persone che soffrono di una
malattia tra tutti i soggetti della popolazione (composta da individui affetti e non
affetti), in un dato momento.
La possibile origine
Nonostante diverse teorie cerchino di spiegarlo, non è ancora chiaro perché
e come l’emicrania si determini.
Secondo le conoscenze neurologiche più recenti, l’insieme dei sintomi dell’e-
micrania sono dovuti a un “disordine” dell’elaborazione sensoriale: in pratica,
si percepiscono in modo anomalo stimoli sensitivi, visivi, uditivi e olfattivi che
per la maggior parte delle persone sono normali.
71
Mal di testa
Questo processo sembra collegato alla dilatazione dei vasi sanguigni delle me-
ningi, in grado a loro volta di scatenare una sensibilizzazione dei neuroni. Questa
sensibilizzazione sarebbe responsabile di alcuni sintomi particolari dell’emicra-
nia: per esempio il fenomeno dell’allodinia cutanea, cioè la sensazione di avere
dei corpi estranei che toccano la pelle che spesso accompagna il mal di testa.
Sembra, quindi, che le persone che soffrono di emicrania abbiano una “so-
glia emicranica” più bassa, sulla quale possono intervenire alcuni fattori, detti
“precipitanti”, che sono in grado di scatenare gli attacchi.
Questa soglia avrebbe una forte base genetica, ma il modo con cui si manife-
stano le conseguenze sarebbe influenzato dall’ambiente circostante.
Il processo di sensibilizzazione dei neuroni interferisce con l’efficacia delle
terapie che puntano ad alleviare i sintomi ed è responsabile della persistenza
della cefalea nelle forme di emicrania cronica.
• presenza di almeno 5 attacchi di cefalea con durata da 4 a 72 ore (se non trattata
oppure trattata senza successo), non attribuibile a un’altra condizione o malattia;
• dolore con localizzazione unilaterale;
• dolore di tipo pulsante;
Emicrania e gravidanza
Soprattutto nelle donne in cui è evidente la relazione tra ciclo mestruale ed emi-
crania senza aura, i primi tre mesi di gravidanza segnano un deciso miglioramen-
to nella frequenza e nell’intensità delle crisi di cefalea.
Nelle donne che hanno un’aura emicranica, invece, le crisi non migliorano.
Se il dolore da emicrania compare per la prima volta in gravidanza, si deve conside-
rare che questa condizione comporta un aumento fisiologico della coagulabilità del
sangue, un meccanismo che la natura mette in atto per scongiurare le emorragie
materne e fetali. Quindi è fondamentale escludere che la cefalea sia dovuta a un
ictus ischemico, a trombosi dei seni venosi cerebrali (soprattutto nel terzo trimestre
di gestazione e nel puerperio), a una emorragia subaracnoidea o all’eclampsia.
72
L’emicrania
Per poter parlare di emicrania, oltre al mal di testa deve essere presente almeno
una delle seguenti condizioni:
73
Mal di testa
Le fasi dell’emicrania
Il tipico attacco di emicrania ha uno svolgimento che comprende quattro fasi
distinte; tuttavia, è anche possibile che una o più delle fasi non venga avvertita
o non avvenga proprio.
Le fasi sono:
• fase prodromica, che si verifica ore o giorni prima dell’insorgenza del dolore;
• aura, che precede immediatamente, o qualche volta sostituisce, il dolore
dell’emicrania;
• fase del mal di testa acuto;
• fase della risoluzione (o del recupero).
Cefalea
Vomit
ea o
au s
s s ia-n So n no
ore pro
An n za Fotofo
fon
ole bia do
nn
So fobia Fonof
o obia Rif
o
etit e Fot bia iuto
Appziabil ofo Osmof
obi del ci
Appetito
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a Fon fobia a St
bo
zza mo an c
che Os hezza
Normale ritmo
Normale ritmo
sonno veglia Stan
Tolleranza rata
alla luce Altecezione
per
Rumore
Odori
ne Diu
nzio res
Equilibrio Rite ca i
idrico idr i
i ii iii iv v
74
L’emicrania
Fase prodromica
Nella maggior parte dei casi, i sintomi iniziano qualche ora o addirittura qual-
che giorno prima dell’inizio del dolore o dell’aura e consistono in:
Aura emicranica
L’aura è un insieme di sintomi neurologici transitori che può comparire appena
prima (30-60 minuti) dell’attacco di cefalea, nel 20% circa delle persone che
soffrono di emicrania.
Non è detto, però, che tutti i sintomi compaiano sempre e la loro gravità è
molto variabile.
Perché si possa parlare di aura emicranica devono essere presenti alcune
caratteristiche:
• sintomi visivi “positivi”, così chiamati perché si vede qualcosa che in realtà
non esiste: luci tremolanti, macchie, linee, aloni intorno alle fonti luminose,
comparsa di “mosche volanti” nel campo visivo;
75
Mal di testa
• sintomi visivi “negativi”, così chiamati perché non si vede qualcosa che
invece esiste, per cecità totale o limitata a una parte del campo visivo della
durata di pochi minuti;
• dilatazione delle pupille non simmetrica nei due occhi (anisocoria);
• disturbi del linguaggio (disfasia);
• disorientamento spazio-temporale;
• sapore metallico in bocca;
• perdita temporanea della memoria.
• vertigini;
• difficoltà nel pronunciare le parole (disartria);
76
L’emicrania
Il tipo più comune di aura è la variante visiva, che si manifesta con la compar-
sa nel campo visivo di puntini luminosi o di una figura luminosa particolare,
detta “scotoma scintillante”.
Il fenomeno inizia con la visione di linee spezzate (spettri di fortificazione)
che poi si collegano tra loro e si allungano fino a formare un arco, con riflessi
lampeggianti e sfrigolanti (di qui l’aggettivo “scintillanti”) di colore blu, giallo,
rosso, verde e bianco.
Queste figure compaiono inizialmente intorno al punto su cui si fissa lo
sguardo, ma a poco a poco si diffondono a destra o a sinistra e lasciano nella
propria scia dei punti ciechi (scotomi).
Lo scotoma scintillante può interessare la parte laterale di un solo campo
visivo o di entrambi.
Nella fase acuta dell’aura queste figure invadono il campo visivo; poi si affie-
voliscono e svaniscono.
Altri fenomeni molto diffusi sono i disturbi sensitivi, soprattutto del tipo “pun-
ture di spilli”, che si diffondono lentamente dal punto di origine, interessando
unilateralmente un’area più o meno vasta del viso o del corpo.
Dopo un’aura di questo tipo, può rimanere una diminuzione della sensibilità
della zona colpita, che può anche presentarsi come sintomo isolato.
Meno frequenti sono i disturbi del linguaggio, per lo più rappresentati da
afasia ma spesso di difficile inquadramento.
I sintomi motori veri e propri non fanno parte, invece, del quadro di un’aura
emicranica: chi presenta difficoltà nel movimento potrebbe piuttosto soffrire
di emicrania emiplegica familiare (vedi paragrafo “Le forme più rare di emi-
crania con aura” a pagina 82).
I sintomi dell’aura compaiono di solito nella stessa sequenza: prima i disturbi
visivi, poi quelli sensitivi e di afasia. Tuttavia, in alcuni casi si osservano ec-
cezioni a questa regola generale.
Quando i sintomi dell’aura sono tipici e sono seguiti da una cefalea, il colloquio
clinico con il medico è sufficiente per diagnosticare correttamente l’emicrania,
anche se esistono rari casi in cui altre condizioni o malattie (dissecazione della
carotide, aneurismi dei vasi endocranici, epilessia occipitale) possono dare un
quadro clinico simile a quello dell’aura.
Alcune persone hanno un’aura tipica senza sviluppare mai la cefalea e altre
per le quali il dolore, nel corso del tempo, perde le caratteristiche tipiche
dell’emicrania o sparisce completamente e rimane solo l’aura.
77
Mal di testa
La sindrome di Alice
nel paese delle meraviglie
Un tipo di aura molto particolare prende il nome di “sindrome di Alice nel paese
delle meraviglie”, il cui acronimo è AIWS (Alice in Wonderland syndrome).
Nell’omonimo romanzo di Lewis Carrol, Alice diventa più grande o più piccola
quando mangia un pezzetto del fungo che tiene in tasca.
Forse l’autore aveva attribuito al suo personaggio la propria esperienza di aura
emicranica (pare, infatti, che ne soffrisse al punto da consultare in continuazione
i luminari dell’epoca) o forse era a conoscenza degli affetti allucinogeni di alcune
sostanze presenti nei funghi, come la psilocibina. Di questa amina psichedelica,
in grado di provocare bizzarrie visive, si sono occupati negli ultimi anni molti studi
pubblicati su riviste di neuropsichiatria e neurofarmacologia.
La sindrome di Alice è un disturbo della percezione visiva dovuto a un’anomalia
del flusso sanguigno in alcune aree cerebrali, visibile con la risonanza magnetica
funzionale (fMRI); in un articolo del 2012 sulla rivista Neuropsychiatry, François
Montastruc e colleghi hanno ricapitolato tutti i sintomi rilevati nella trentina di
casi riportati fino a quell’anno.
Le persone che soffrono di questo disturbo sono consapevoli dell’anormalità delle
loro percezioni: quelle principali riguardano il loro corpo per intero o in alcune parti
e consistono in una percezione alterata della sua dimensione o della sua forma
(metamorfopsia). Le illusioni visive possono riguardare anche le altre persone o gli
oggetti, che sono percepiti come più piccoli (micropsia) o più grandi (macropsia),
più distanti (teliopsia) o più vicini (peliopsia) o mutati di posizione (allestesia).
Inoltre, chi ne soffre ha l’impressione di osservarsi dall’alto (depersonalizzazione)
e ha una percezione alterata del tempo e della realtà (derealizzazione).
La sindrome di Alice è stata rilevata prevalentemente in associazione con l’emi-
crania, ma talvolta accompagna crisi epilettiche, uso di droghe o abuso di farmaci
psicoattivi (per esempio il destrometorfano, presente in alcuni sciroppi per la tos-
se); può, inoltre, essere un sintomo iniziale della mononucleosi infettiva da virus
di Epstein-Barr e, di recente, sono state aggiunte, tra le possibili cause, le infezioni
da citomegalovirus, da virus della varicella e da Borrelia.
78
L’emicrania
79
Mal di testa
80
L’emicrania
La diagnosi di emicrania senza aura può essere fatta solo dopo aver escluso
la possibilità di cefalea secondaria, sia tramite l’anamnesi e l’esame obiettivo
sia con l’ausilio di esami di laboratorio e strumentali (imaging).
Alcune manifestazioni dell’emicrania preoccupano in particolare un genitore:
si tratta di forme abbastanza frequenti come il vomito o il mal di pancia che si
manifestano ciclicamente, ma anche di forme più rare e ancor più inquietanti,
come l’attacco di vertigine che coglie il bambino all’improvviso.
Queste forme sono chiamate dagli scienziati “sindromi periodiche dell’infanzia
possibili precursori dell’emicrania” o “equivalenti emicranici” e, nella classifi-
cazione internazionale, sono indicate come forme benigne.
Il vomito ciclico del bambino consiste in attacchi di vomito e nausea intensa
che si presentano periodicamente; in queste occasioni, il bambino è pallido
e sonnolento. I sintomi si risolvono completamente e, tra una crisi e l’altra,
i bambini sono in condizioni di perfetto benessere. Il disturbo tende a dimi-
nuire con l’età.
81
Mal di testa
Anche il mal di pancia che si ripete – spesso in coincidenza con qualche festa
o vacanza progettata dalla famiglia, come ben sanno i pediatri che lo chiamano
“emicrania addominale” – è un disturbo senza cause apparenti, caratterizzato
da un dolore localizzato al centro dell’addome, d’intensità anche grave e spesso
accompagnato da nausea e vomito. Molte appendici sono state sacrificate per
l’incertezza della diagnosi!
La maggior parte dei bambini che soffrono di emicrania addominale, nell’età
adulta svilupperà una cefalea di tipo emicranico.
Infine, va fatto un cenno alla cosiddetta “vertigine parossistica benigna”, ca-
ratterizzata da brevi ma ripetuti attacchi in cui a bambini, sani sotto tutti gli
altri punti di vista, gira la testa in modo improvviso e violento. Le vertigini
sono spesso associate a nistagmo (un’oscillazione ritmica e involontaria degli
occhi), a vomito e, a volte, a cefalea pulsante.
82
L’emicrania
L’emicrania cronica
Si definisce cronica qualsiasi cefalea (sia di tipo tensivo sia di tipo emicranico)
che duri più di 15 giorni al mese da più di 3 mesi.
In particolare, per poter parlare di emicrania cronica devono essere avvenuti
almeno 5 attacchi con le caratteristiche di un’emicrania con aura, o di un’emi-
crania senza aura, oppure che abbiano perso queste caratteristiche (presenti
all’inizio) a causa del trattamento farmacologico con i triptani o con derivati
dell’ergotamina (vedi capitolo 8).
Se si soffre di cefalee così frequenti o continue spesso è difficile, se non im-
possibile, distinguere le caratteristiche dei singoli episodi.
Queste caratteristiche, in realtà, possono variare non soltanto da un giorno
all’altro, ma persino nel corso della stessa giornata; inoltre, con l’evoluzione
cronica del disturbo, la cefalea tende a perdere le caratteristiche episodiche.
83
Mal di testa
Le complicanze
Nel caso del cosiddetto stato emicranico, l’attacco di emicrania (con o senza
aura) ha le caratteristiche tipiche già descritte, ma è più grave e si protrae
più a lungo: dura infatti oltre 72 ore e il dolore e i sintomi associati sono
debilitanti.
Viene considerato uno stato emicranico anche una cefalea in cui il dolore
scompare temporaneamente grazie al trattamento sintomatico o al sonno.
Anche lo stato emicranico può avere come causa l’abuso di farmaci per alle-
viare i sintomi.
Nel caso di una emicrania con caratteristiche simili a quelle già descritte, ma
con un’aura i cui sintomi si mantengono per oltre una settimana, si parla di
aura persistente senza infarto.
Le aure persistenti sono rare, ma esistono e sono documentate aure che durano
persino mesi, con tutti gli esami neurologici negativi.
Se uno o più sintomi dell’aura persistono per più di 60 minuti e le indagini
neuroradiologiche dimostrano una lesione ischemica in un’area compatibile
84
L’emicrania
Le malattie associate
L’emicrania può essere associata ad altre malattie sia per un nesso di causa-
effetto sia per la condivisione di fattori di rischio genetici o ambientali.
Come detto in precedenza, sono da tempo ritenute associate all’emicrania
malattie come l’ictus ischemico, l’epilessia e alcuni disturbi psichiatrici.
Più recentemente, sono state individuate almeno una ventina di altre con-
dizioni in qualche modo collegate all’emicrania, soprattutto nella forma
femminile con aura.
Tra queste rientrano alcune malattie cardiache, come il prolasso della valvola
mitralica e i difetti del setto tra i due atri del cuore.
È particolarmente importante l’associazione tra emicrania con aura e ische-
mia del circolo cerebrale posteriore: l’emicrania sembra essere un fattore
di rischio per l’ictus, specialmente nelle donne più giovani, che spesso
hanno altri fattori di rischio per malattie cerebrovascolari, come l’uso di
estroprogestinici (pillola contraccettiva) e il fumo di sigaretta. La presenza
di ipertensione arteriosa o di disordini della coagulazione (come la muta-
zione dei fattori V o II e la sindrome da anticorpi antifosfolipidi) aumenta
ulteriormente il rischio.
In presenza di questi fattori di rischio, alcuni farmaci utilizzati per alleviare
i sintomi dell’emicrania, come i derivati dell’ergotamina e i triptani, non
sono indicati, in quanto hanno un’azione vasocostrittrice (restringono,
85
Mal di testa
Tipo Malattie/condizioni
Fenomeno di Raynaud
Ipertensione
Ictus
Epilessia
Vertigini
Insonnia
Sindrome di Tourette
Depressione maggiore
Disturbo bipolare
Disturbi fobici
Attacchi di panico
Colon irritabile
Gastroenteriche
Gastrite e ulcera peptica
Dismenorrea
Metaboliche ed
Intolleranza glucidica e diabete
endocrinologiche
Obesità
Rinite allergica
Respiratorie
Asma
86
L’emicrania
Atrio sinistro
Atrio destro
Ventricolo
sinistro
Ventricolo
destro
87
Mal di testa
88
La cefalea
4
di tipo tensivo
È il tipo più comune di cefalea primaria: la sua prevalenza, nell’arco della vita
della popolazione generale va dal 30 al 78%, a seconda dei criteri con cui
si raccolgono i dati. Nonostante la sua grande diffusione, però, è la cefalea
primaria meno studiata, anche perché in passato veniva considerata di natura
prevalentemente psicogena, dovuta cioè alle contrazioni muscolari del volto,
del collo e del cuoio capelluto causate da emozione, ansia o stress.
La definizione dei suoi sottotipi (episodica e cronica), introdotta nella pri-
ma edizione della classificazione internazionale delle cefalee, ha dato il via
ad alcuni studi che hanno suggerito che alla base dello sviluppo di questa
particolare forma di mal di testa ci siano dei meccanismi neurobiologici, dal
momento che non tutte le persone che soffrono di cefalea tensiva hanno una
maggiore tensione o una tendenza al dolore muscolare.
Nelle successive edizioni della classificazione, le cefalee di tipo tensivo episodiche
sono state ulteriormente suddivise nei due sottotipi “sporadica” e “frequente”,
che hanno un impatto diverso sulla qualità della vita di chi ne soffre. I disagi
provocati da quella sporadica, infatti, sono praticamente irrilevanti, mentre la
cefalea frequente provoca una relativa disabilità, cioè una forte limitazione
nello svolgimento delle attività quotidiane e l’uso cronico di farmaci.
Finora, comunque, i meccanismi che portano a sviluppare questo tipo di ce-
falea sono ancora sconosciuti: probabilmente, nella cefalea episodica hanno
un ruolo maggiore i meccanismi del dolore periferico, mentre nella cefalea
tensiva cronica sono coinvolti quelli del dolore centrale.
Mal di testa
90
La cefalea di tipo tensivo
Tutte queste forme possono essere o non essere associate a un sintomo molto
significativo: la dolorabilità dei muscoli pericranici.
Questa può essere valutata dal medico premendo con il secondo e terzo dito
della mano sui muscoli del cranio e del collo, con piccoli movimenti rotatori
(questa procedura è chiamata palpazione a pressione controllata).
Quando è presente, la dolorabilità aumenta in modo proporzionale all’intensità
e alla frequenza della cefalea.
La palpazione è utile per definire la terapia.
I sintomi
I sintomi della cefalea di tipo tensivo possono essere:
91
Mal di testa
Localizzazione bilaterale
Spesso chi soffre di cefalea tensiva di tipo cronico, e soprattutto le donne che
si trovano in questa situazione, ha dolori diffusi, per i quali riceve diagnosi
di fibromialgia.
92
La cefalea a grappolo
5
La cefalea a grappolo (che può essere episodica o cronica) fa parte di un
gruppo di cefalee primarie denominate cefalee autonomico-trigeminali.
Queste cefalee sono caratterizzate, dal punto di vista dei sintomi, da at-
tacchi di dolore alla testa unilaterale e dall’interessamento del sistema
parasimpatico cranico dallo stesso lato del dolore.
In questo gruppo rientrano anche: l’emicrania parossistica (episodica o cro-
nica) e la SUNCT (Short-lasting Unilateral Neuralgiform headache attacks
with Conjunctival injection and Tearing), delle quali parleremo alla fine di
questo capitolo.
Il principale criterio per distinguere tra loro queste tre forme è la durata degli
attacchi:
• quelli più brevi (con durata media tra (dai 5 secondi ai 4 minuti circa) sono
tipici dell’emicrania parossistica;
• quelli di durata maggiore (tra i 15 e i 180 minuti) caratterizzano la cefalea
a grappolo.
Tuttavia, studi recenti hanno evidenziato che talvolta ciascuna delle tre
forme ha attacchi di durata anomala che la fa sconfinare nella definizione
delle altre due.
L’efficacia della stimolazione profonda dell’ipotalamo nel trattare sia la cefalea
a grappolo sia le altre due forme e la possibile sovrapposizione della durata
Mal di testa
Caratteristiche generali
I sintomi clinici della cefalea a grappolo sono estremamente tipici. Nonostante
questo, prima che la classificazione internazionale delle cefalee precisasse
e diffondesse i criteri clinici per la diagnosi, questa forma era sottostimata,
perché veniva confusa con la nevralgia del trigemino, con la sinusite o
con una malattia dei denti. Ancora adesso, a volte, si arriva in ritardo alla
diagnosi e spesso prima di arrivare a individuare questo disturbo si inter-
viene in modo inappropriato sui denti e sui seni paranasali.
La cefalea a grappolo è, in realtà, la terza cefalea primaria in ordine di
prevalenza. Si tratta di una cefalea neurovascolare che si manifesta tra i
20 e i 50 anni e che, contrariamente all’emicrania e alla cefalea di tipo
tensivo, è più frequente negli uomini rispetto alle donne (nelle quali però
di solito compare prima).
Questa condizione è stata descritta già a partire dalla metà del diciassette-
simo secolo, ma il nome con cui la si conosce ora è stato coniato nel 1952
dal neurologo Charles Kunkle.
È caratterizzata da episodi che si presentano in rapida successione e che
vengono chiamati “grappoli” (cluster), proprio per indicare la frequenza
e la vicinanza degli attacchi, raggruppati in momenti particolari sia del
giorno (di solito la sera e la notte) sia dell’anno (soprattutto nei periodi
di cambiamento del clima, primavera e autunno).
I grappoli sono tipicamente periodici, cioè si alternano fasi attive e periodi
più o meno lunghi di remissione spontanea, in cui la cefalea scompare.
La forma più comune è quella episodica, in cui il grappolo dura da sette
giorni ad alcuni mesi, con intervalli senza attacchi che durano oltre due
settimane.
Nel 10-20% circa dei casi, questa cefalea si presenta in una forma cronica,
nella quale gli attacchi sono quotidiani per un periodo superiore a un
anno, senza significativi intervalli di pausa dal dolore.
In una proporzione fino al 20% dei casi di cefalea a grappolo ci può essere
un’aura, prevalentemente visiva.
Chi soffre di cefalea a grappolo ha, anche nelle fasi senza attacchi, una
notevole ipersensibilità alla pressione sulla pelle (allodinia), non solo nelle
zone della testa in cui si avverte il dolore, ma anche nel lato opposto a
quello interessato e in altre zone al di fuori della testa.
94
La cefalea a grappolo
I fattori scatenanti
Al contrario di quanto detto per la sua origine, sono ben conosciuti i fattori
in grado di scatenare un attacco quando la cefalea a grappolo si trova (per
motivi ancora non chiariti) nella sua fase attiva; questi fattori non hanno
alcun effetto, invece, durante la fase di remissione.
I fattori scatenanti principali sono:
95
Mal di testa
96
La cefalea a grappolo
• lacrimazione;
• arrossamento della congiuntiva;
• fotofobia;
• abbassamento della palpebra (ptosi);
• arrossamento del viso;
• rinorrea (naso che cola).
I fattori scatenanti degli attacchi sono gli stessi della cefalea a grappolo, in
particolare gli sforzi fisici, i movimenti repentini della testa e l’assunzione di
alcuni alimenti come il formaggio fermentato, il cioccolato e il caffè.
97
Mal di testa
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Le altre cefalee primarie
6
Oltre alla cefalea tensiva e alla cefalea a grappolo, esistono altri tipi di mal di testa
che hanno trovato una collocazione indipendente nella classificazione internazionale.
Di questo gruppo di cefalee primarie fa parte la cefalea cronica quotidiana (New
Daily Persistent Headache, NDPH), cioè una forma di mal di testa presente tutti
i giorni fin dall’esordio e che non compare in seguito a un periodo di cefalea
episodica. Altre cefalee primarie particolari sono le cefalee da tosse, da attività
fisica, da attività sessuale, da stimolo freddo, trafittiva o altre, ancora più rare,
come le cefalee nummulare e ipnica.
Per arrivare alla diagnosi di una di queste forme di cefalea primaria, è neces-
sario che si manifesti con almeno due episodi.
Nella realtà, la presentazione insolita e l’intensità spesso elevata inducono le
persone colpite a rivolgersi al Pronto soccorso o a consulenze specialistiche,
per essere rassicurate sulla natura benigna della loro cefalea.
100
Le altre cefalee primarie
101
Mal di testa
La cefalea trafittiva
In questa forma di cefalea, le fitte hanno una durata massima di alcuni secon-
di e si presentano con frequenza irregolare, da una a molte volte al giorno.
Non ci sono sintomi di accompagnamento. La frequenza degli attacchi è di
pochi al giorno, a volte per più giorni, e la zona colpita dalla fitta è variabile.
La cefalea nummulare
La particolarità di questa cefalea è che colpisce una zona molto ristretta e ben
delimitata del cuoio capelluto, percepita con una forma circolare a contorni
netti. Di solito, chi ne soffre localizza quest’area nella regione parietale.
Il dolore è generalmente sopportabile, con durata molto variabile, ed è ac-
compagnato da una sensazione di sensibilità ridotta o nulla.
102
Le altre cefalee primarie
La cefalea da weekend
La cosiddetta “cefalea da weekend” spesso compare al risveglio del sabato e di-
venta intensa nel corso della giornata. È sicuramente riconducibile al cambiamen-
to dei ritmi e delle abitudini che si sono tenuti per tutta la settimana lavorativa,
anche se le sue cause specifiche sono diverse da persona a persona.
Il rilassamento muscolare legato all’ozio, quell’ora o due di sonno in più perché la
sveglia è spenta, oppure il prolungarsi del dormiveglia dopo che ha suonato o la
rinuncia alle abituali ripetute tazzine di caffè, sono tutti fattori che si combinano,
producendo la cefalea da fine settimana.
Numerosi fattori possono peggiorare la situazione: le serate in giro per locali con
gli amici, in cui si fa tardi e si beve una quantità inusuale di alcolici; il pranzo do-
menicale con i parenti, sempre troppo ricco; le code in auto per tornare dal luogo
fuori dalla città dove si sono cercate la pace e la natura; l’attività fisica praticata in
misura eccessiva per rifarsi della sedentarietà dei giorni lavorativi.
La cattiva qualità del sonno è uno degli elementi cardine della cefalea da
weekend: può essere troppo, troppo poco, frammentato, posizionato in ore
insolite della giornata.
Se la cefalea da fine settimana compare sempre dopo pranzi o cene (specialmen-
te al ristorante) vanno invece incolpati eventuali fattori scatenanti rappresentati
dal cibo o dalla difficoltà di digerirne le quantità non abituali.
Per non rovinare i due giorni di riposo dal lavoro, è importante non aspettare che
il mal di testa peggiori, ma assumere subito una piccola dose di paracetamolo o di
un antinfiammatorio da banco associato, se opportuno, a un farmaco procinetico
che aiuti il transito del cibo e l’assimilazione dell’analgesico. Se la risposta non è
adeguata, va assunto un triptano.
La cefalea ipnica
Si tratta di un dolore alla testa ricorrente durante la fase REM del sonno, ab-
bastanza intenso da svegliare chi ne è colpito.
Compare, di solito, dopo i 50 anni. Questo tipo di mal di testa può avere ca-
ratteristiche simili a quelle della cefalea tensiva oppure a quelle dell’emicrania.
Perché questa cefalea possa essere considerata primaria, occorre escludere
le possibili cause sottostanti (come l’ipoglicemia o un rialzo notturno della
pressione) ed eventuali lesioni all’interno del cranio.
Bisogna anche ricordare che la causa più frequente di risveglio alle 5-6 del
mattino con cefalea è l’emicrania.
103
Mal di testa
Sonno e cefalea
Le caratteristiche del sonno possono essere studiate con tre diverse tecniche:
Negli adulti, il sonno è costituito da 5-6 cicli della durata di 60-90 minuti ciascu-
no, caratterizzati da una fase più lunga detta non-REM (Non-Rapid Eye Move-
ment), seguita da una più breve detta REM (Rapid Eye Movement) che prevale
nelle prime ore del mattino. Della fase non-REM, che prevale durante la notte,
fanno parte la fase dell’addormentamento, la fase del sonno leggero, quella del
sonno profondo e, infine, la fase del sonno profondo effettivo.
Nelle fasi REM, che durano 15 minuti per 4-5 volte a notte, gli occhi si muovono
con movimenti ritmici e rapidi; tutti i muscoli sono rilassati, il flusso sanguigno
cerebrale è elevato e si fanno sogni che vengono ricordati. Il sonno REM è defi-
nito “sonno paradosso” perché il sonno è profondo ma l’attività della corteccia
cerebrale è vicina a quella della veglia, con un aumento del consumo di ossigeno,
del ritmo respiratorio e della pressione cardiaca.
Un sonno disturbato in fase REM può causare difficoltà di concentrazione, di-
sturbi della memoria, cronicizzazione dell’emicrania e diminuzione delle difese
immunitarie.
Durante la fase REM, poi, sono attivate le strutture cerebrali responsabili degli
attacchi di alcuni tipi di cefalea (cefalea ipnica, cefalea a grappolo, emicrania
parossistica).
Gli attacchi di cefalea a grappolo iniziano circa 90 minuti dopo l’addormenta-
mento, all’inizio della fase REM. Sono state provate l’attivazione dell’ipotalamo
– che regola il ritmo circadiano tramite una sua area specifica (il nucleo soprachia-
smatico) sensibile ai livelli della luce ambientale e connessa con le strutture che
modulano il dolore – e la conseguente secrezione di melatonina.
Si consiglia di bere un bicchiere di latte prima di andare a letto per agevolare
l’addormentamento, in quanto il latte è ricco di triptofano che, essendo un pre-
cursore della melatonina, può aumentare i livelli notturni di questo ormone.
Gli attacchi della cefalea ipnica a prognosi benigna, rara e presente solo nelle per-
sone anziane, si manifestano durante le stesse ore della notte e probabilmente
con gli stessi meccanismi.
Anche gli attacchi notturni della rara emicrania parossistica (vedi capitolo 5)
sono associati alla fase REM.
104
Le cefalee secondarie
7
Vengono chiamate “secondarie” le cefalee che non sono un disturbo a sé stante,
ma sono un sintomo, più o meno rilevante, di un’altra malattia o condizione
patologica. Il dolore alla testa (o, in qualche caso, alla faccia) può essere un
sintomo o la conseguenza di:
106
Le cefalee secondarie
107
Mal di testa
La cefalea da ematomi
post traumatici
È possibile che, in seguito a un trauma cranico anche di grado moderato, si
sviluppi un ematoma sotto la dura madre (ematoma subdurale) e che com-
paia una cefalea, in un intervallo di tempo compreso tra 24 e 72 ore dallo
sviluppo dell’ematoma.
Se l’ematoma si forma entro poche ore dal trauma si definisce acuto o suba-
cuto e, in tal caso, il mal di testa è in secondo piano rispetto ad altri disturbi
localizzati nell’area colpita, alla riduzione dello stato di coscienza e di vigilan-
za. Se invece l’ematoma si forma lentamente, il dolore alla testa può essere
il sintomo principale, anche se è sempre associato a segni neurologici e ad
alterazioni dello stato di coscienza.
Talvolta capita che la diagnosi sia difficile perché chi ha subito il trauma non
gli ha dato importanza e lo ha dimenticato. Invece, è importante approfondire
sempre le conseguenze di un trauma alla testa, anche ritenuto lieve. Questo
vale, in particolare, per una persona anziana con un nuovo mal di testa che
peggiora con il passare del tempo, tanto più se soffre di disturbi mentali; in
questi casi, infatti, potrebbe essere presente un ematoma subdurale cronico
che richiede l’immediato intervento chirurgico.
108
Le cefalee secondarie
L’emorragia cerebrale è molto grave (nel 50% dei casi fatale) ed è un’emer-
genza neurochirurgica.
109
Mal di testa
Possono esserci anche dolore agli occhi e alle orbite e abbassamento della
palpebra; un’eventuale cecità transitoria e una visione offuscata (come se
un’ombra coprisse l’occhio) o sdoppiata (diplopia) sono dovute all’ischemia
del nervo ottico, causata dell’infiammazione dei rami dell’arteria oftalmica.
Tra i sintomi possono comparire anche la diminuzione dell’udito, le vertigini
e il formicolio a lingua, bocca e gola.
Questo tipo di mal di testa passa del tutto o migliora notevolmente entro
3 giorni dall’inizio della terapia con cortisonici ad alte dosi, che deve iniziare
prima possibile (anche prima della biopsia) per evitare il rischio della cecità.
La malattia scompare dopo due o tre anni di terapia e, di solito, ha una buona
prognosi, tranne che per il deficit visivo (che, una volta comparso, di solito è
permanente) e per un rischio più alto di formazione di un aneurisma dell’aorta
toracica, che può comparire dopo molti anni dalla diagnosi e spesso dopo
che gli altri sintomi sono scomparsi.
Eseguire una radiografia del torace una volta l’anno è una misura adeguata
per lo screening dell’aneurisma dell’aorta toracica.
110
Le cefalee secondarie
111
Mal di testa
Vene corticali
Seno sagittale
superiore
Vena di Galeno
e vene
cerebrali interne
Vena giugulare
La cefalea da aumento
della pressione endocranica
Si tratta di un dolore alla testa diffuso e costante (non pulsante) aggravato dai
colpi di tosse e dagli sforzi fisici, in persone con uno stato di vigilanza normale
e spesso senza alcun altro sintomo neurologico. In alcuni casi, chi si trova in
questa condizione può avere un deficit del campo visivo o una paralisi del
VI nervo cranico, che controlla la convergenza delle immagini visive.
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Le cefalee secondarie
113
Mal di testa
• disturbi vascolari;
• infezioni intracraniche.
La cefalea da diminuzione
della pressione liquorale
La pressione del liquor può diminuire in seguito all’esecuzione di una pun-
tura lombare. Entro 5 giorni dalla puntura può comparire una cefalea che si
aggrava quando si sta seduti o in piedi, mentre migliora entro 15 minuti da
quando ci si sdraia nuovamente.
Il dolore è diffuso a tutta la testa e solo raramente è molto grave e accompa-
gnato da nausea, rigidità nucale, disturbi all’udito e fotofobia. Di solito non è
presente al risveglio, ma si fa sempre più fastidioso nel corso della giornata.
Nella maggior parte dei casi questo tipo di cefalea si risolve spontaneamente
in circa una settimana, oppure entro 48 ore dall’eventuale trattamento della
perdita liquorale con tampone ematico epidurale (cioè con l’iniezione, an-
che ripetuta, di alcuni millilitri del proprio sangue nello spazio epidurale).
Il liquido cefalo rachidiano può essere perso tramite una ferita prodotta da
una procedura neurochirurgica o da un trauma cranico: in questi casi possono
essere utili le immagini della risonanza magnetica o della mielografia.
Più raramente le cause sono ignote: in questo caso si parla di ipotensione
liquorale idiopatica.
114
Le cefalee secondarie
115
Mal di testa
• un eccesso della sostanza presente in alcune carni, come quelle dei grandi
pesci conservate in modo inappropriato (sindrome sgombroide), nei for-
maggi fermentati e stagionati e nei crauti (vedi sindrome del formaggio e
del ristorante cinese, nel capitolo 3 dedicato all’emicrania);
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Le cefalee secondarie
117
Mal di testa
interessare una casalinga che si soffermi a lungo in una cucina mal areata
con i fornelli a gas in funzione), potrebbe determinare una cefalea cronica
per un fenomeno di accumulo.
Oltre all’uso eccessivo di un farmaco o sostanza, anche la sua sospensione
può provocare mal di testa.
Questo tipo di cefalea può comparire se si sospendono improvvisamente
caffeina, oppioidi, corticosteroidi, antidepressivi triciclici, antidepressivi inibi-
tori selettivi della ricaptazione della serotonina (Selective Serotonin Reuptake
Inhibitors, SSRI), antinfiammatori non steroidei (FANS).
Anche la sospensione dell’estrogeno dopo la fine di un ciclo di terapia (come
durante il periodo di sospensione della pillola o dopo un ciclo di terapia
sostitutiva o integrativa con estrogeni) può provocare mal di testa.
La cefalea da infiammazione
delle meningi
Il dolore da mal di testa causato dall’infiammazione delle meningi (le membrane
che avvolgono il cervello e il midollo spinale) è diverso da quello della cefalea
muscolo tensiva o da quello dell’emicrania: è persistente e molto intenso e
non si riduce dopo l’assunzione di antidolorifici da banco. Spesso la persona
colpita sta così male da vomitare.
Vi è un fondato sospetto di meningite, se sono presenti i seguenti sintomi:
• febbre (di solito intorno a 38,3 °C, ma che a volte supera i 39 °C);
• rigidità dolorosa della nuca e, se ci si sdraia sulla schiena con le gambe e
le anche flesse, dolore al collo;
• sonnolenza e difficoltà cognitive (non si riesce a leggere un testo breve, a
seguire un telefilm o l’argomento di una conversazione);
• movimenti incontrollati del corpo (convulsioni) con rilascio involontario di
urine e stato confusionale;
• eruzioni cutanee di colore violaceo;
• pelle che, quando viene compressa con il fondo di un bicchiere di vetro
trasparente, non torna di colore normale (segno di setticemia meningo-
coccica).
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Le cefalee secondarie
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Mal di testa
120
La prevenzione, la gestione
8
e il trattamento della cefalea
Fin dagli albori, l’uomo ha dovuto cercare una ragione e una giustificazione
al dolore fisico cui non sapeva far fronte.
In civiltà molto diverse tra loro è messo in luce un legame tra dolore e sapienza:
nell’Antico Testamento si trova un testo, intitolato Qoelet (o Ecclesiaste), redatto
in ebraico nel IV o III secolo a.C., che è una raccolta, in 12 capitoli, di medita-
zioni disilluse sulla vita (“tutto è vanità, tutto è inutile”); nel primo capitolo, al
versetto 18 si trova scritto: “[…] chi accresce il sapere, aumenta il dolore”.
Gli antichi greci, invece, sostenevano la tesi opposta: il dolore conduce alla
conoscenza della realtà e di se stessi. Questa visione si trova per esempio
nelle opere di Erodoto e di Eschilo ed è rappresentata proprio nel mito greco,
metafora della condizione umana.
Esiodo infatti, nella sua Teogonia, narra che Atena, la dea della saggezza,
nacque da un’emicrania di Zeus: dopo aver detronizzato Cronos, Zeus si unì
a Metis, la Prudenza, figlia di Oceano e della titanide Thetys. Per timore che
Metis mettesse al mondo un figlio che lo avrebbe spodestato, Zeus ingoiò
Metis, incinta, che si annidò all’interno della sua testa. Al momento del parto,
Zeus avvertì un forte mal di testa dal quale chiese a Efesto, il fabbro divino,
di liberarlo; egli lo fece spaccandogli la fronte con un’ascia bipenne e dalla
ferita uscì Pallade Atena, armata di lancia.
Nella tradizione occidentale di stampo cristiano, la religione garantiva che il
dolore provato nel mondo terreno non solo sarebbe stato ricompensato nella
gioia eterna dopo la morte, ma nel frattempo aveva in sé una valenza di cor-
Mal di testa
Prendi il comando,
controlla la tua cefalea
Il medico e i farmaci sono spesso insostituibili per la cura e la prevenzione
dell’attacco di emicrania o di cefalea; tuttavia è importantissimo il ruolo delle
abitudini di vita salutari e di alcuni rimedi non medici nel ridurre gli episodi
dolorosi o nel fermare una cefalea al suo insorgere.
Nei paragrafi seguenti troverete suggerimenti e consigli per provare a “gestire”
il vostro mal di testa, tratti in parte dalle sezioni dedicate al grande pubblico
della Mayo Clinic e di MedlinePlus (della National Library of Medicine statu-
nitense): un vero e proprio manuale teorico-pratico per prevenire e curare il
mal di testa.
Oltre ai consigli riportati di seguito, è importante anche fare attenzione, e se
è necessario migliorare, la postura: mantenere posizioni corrette del corpo,
infatti, aiuta a diminuire la tensione muscolare.
Per diminuire la gravità e la frequenza degli attacchi di mal di testa può essere
utile anche fare meditazione, tai-chi e massoterapia.
Per prevenire
Le misure per prevenire gli attacchi di mal di testa fanno riferimento principal-
mente alle buone abitudini quotidiane e riguardano il sonno, l’alimentazione,
l’attività fisica, la gestione dello stress e l’abitudine al fumo.
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La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
Dormi bene
L’emicrania può impedire di dormire o essere, a sua volta, innescata dalla
mancanza di sonno. Ecco alcuni suggerimenti per migliorare il sonno:
Per ulteriori consigli e approfondimenti su una corretta igiene del sonno puoi
consultare la guida Dormire bene, che puoi richiedere sul sito www.altro-
consumo.it/guidepratiche.
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Mal di testa
Per ulteriori consigli e approfondimenti sulla gestione dello stress puoi consultare
la guida Gestire lo stress, che puoi richiedere sul sito www.altroconsumo.it/
guidepratiche.
Smetti di fumare
Il fumo di sigaretta contiene sostanze che provocano cefalea, come il monos-
sido di carbonio e la nicotina, che restringe i vasi sanguigni.
124
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
125
Mal di testa
• nausea e vomito;
• febbre alta (39-40 °C);
• svenimento;
• difficoltà a muovere un lato del corpo per debolezza, torpore o paralisi.
126
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
La terapia dell’emicrania
I primi rimedi proposti per l’emicrania si basavano sulla convinzione che il
mal di testa fosse causato da un anomalo restringimento dei vasi cerebrali ed
erano, infatti, farmaci vasocostrittori; all’inizio si usavano i derivati dell’ergo-
tamina, estratti da un fungo velenoso, parassita dei cereali.
Anche quando viene sintetizzata dall’industria farmaceutica e dosata in
pochi milligrammi, l’ergotamina mantiene, però, una potenziale capacità
di provocare danno ai vasi sanguigni, quindi partire dagli anni novanta è
stata soppiantata dai triptani, molecole che restringono in modo selettivo
i vasi del cervello.
I triptani sono molto efficaci nella maggior parte delle persone che soffrono
di emicrania, ma se vengono assunti troppo frequentemente provocano il
peggioramento della cefalea, che può diventare cronica.
L’uso delle tecniche di neuroimaging, come la risonanza magnetica, ha per-
messo poi di capire che il mal di testa è solo uno dei sintomi della “sindrome
emicrania” che comprende altre manifestazioni importanti come l’aura visiva,
la fotofobia (fastidio per la luce), la fonofobia (fastidio per i rumori), l’osmo-
fobia (fastidio per gli odori) e la nausea.
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Mal di testa
128
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
Sono utili anche i farmaci antinausea che, oltre a limitare questo sintomo
dell’emicrania, consentono un migliore assorbimento degli analgesici da
parte dello stomaco; i farmaci più usati sono la metoclopramide e il dom-
peridone.
Il trattamento iniziale di un’emicrania episodica lieve o moderata può esse-
re costituito da acido acetilsalicilico (la comune aspirina), paracetamolo e
antinfiammatori non steroidei (FANS); se questi farmaci non si dimostrano
efficaci, si ricorre ai triptani, che rappresentano il trattamento di prima scelta
degli attacchi di emicrania d’intensità da moderata a grave e sono efficaci non
solo sul dolore, ma anche sui sintomi di accompagnamento (foto e fonofobia,
nausea e vomito).
Poiché, una volta peggiorata, l’emicrania è più difficile da curare, oggi si pre-
ferisce utilizzare da subito il trattamento più efficace piuttosto che procedere
con un approccio graduale.
Anzi, è opportuno assumere il triptano prima possibile, non appena si rico-
noscono i segnali di un’emicrania imminente.
La loro maggiore efficacia potrebbe essere dovuta al fatto che il sistema ner-
voso centrale non si è ancora sensibilizzato; la sensibilizzazione è segnalata
dal sintomo dell’allodinia cutanea, cioè il fastidio per semplici pressioni o
contatti con la pelle.
Il primo dei triptani è stato sumatriptan (introdotto in commercio nel 1991)
e i suoi cinque successori disponibili in Italia sono: zolmitriptan, rizatriptan,
almotriptan, eletriptan e frovatriptan; una settima molecola, naratriptan, non è
presente sul mercato italiano. Il vantaggio del sumatriptan è quello di essere
disponibile anche sotto forma di iniezione sottocutanea, che ha un’azione più
rapida; rizatriptan e zolmitriptan sono invece disponibili anche in compresse
che si sciolgono in bocca, che non richiedono acqua.
I triptani agiscono sul dolore e sugli altri sintomi dell’emicrania “restringendo”
i vasi sanguigni all’interno del cranio (vasocostrizione), bloccando il rilascio
di sostanze infiammatorie e inibendo i terminali nervosi vascolari del sistema
del trigemino.
In una percentuale di casi che varia dal 25 al 40%, dopo l’assunzione della
prima dose di un triptano il mal di testa scompare, ma poi ritorna (recidiva):
una seconda dose di triptano, a distanza di qualche ora, è efficace la maggior
parte delle volte. Non andrebbe assunta una terza dose.
La ricerca di nuovi triptani ha l’obiettivo di migliorare alcune caratteristiche
del sumatriptan: la velocità e la durata d’azione, l’affinità per i tessuti dell’a-
rea trigemino-vascolare e la selettività rispetto ai recettori (per diminuire
l’azione di vasocostrizione sulle arterie coronariche e su altri vasi al di fuori
del cervello).
Le controindicazioni al loro uso, infatti, sono legate alla loro azione vasocostrit-
trice, a livello cerebrale e cardiaco: i triptani non vanno utilizzati se si soffre
di ipertensione arteriosa non controllata, se si è avuto un infarto miocardico
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Mal di testa
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La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
131
Mal di testa
La profilassi
Prima di iniziare un trattamento di profilassi è buona norma cercare di iden-
tificare ed eliminare, per quanto è possibile, tutti i fattori che scatenano o
aggravano l’emicrania: questo, infatti, è importante per ridurre la frequenza e
l’intensità degli attacchi. La terapia farmacologica di profilassi dell’emicrania
ha l’obiettivo di ridurre la frequenza, l’intensità e la durata degli episodi e di
aumentare l’efficacia dei farmaci sintomatici assunti durante l’attacco. Tuttavia,
prima che cominci a funzionare, possono passare anche un paio di mesi.
Qualcuno ha bisogno di assumere il farmaco di prevenzione quotidianamente,
mentre altri potranno prenderlo solo quando stanno per verificarsi eventi che
possono innescare l’emicrania, come le mestruazioni.
Le sostanze efficaci nella prevenzione delle recidive dell’emicrania apparten-
gono a classi diverse e sono, il più delle volte, utilizzate per il trattamento di
altre malattie o condizioni:
Alcuni altri preparati (prodotti direttamente in farmacia o derivati dalle erbe) han-
no dimostrato qualche efficacia nel ridurre l’intensità degli attacchi di emicrania:
la riboflavina (vitamina B2), il coenzima Q10, l’acido alfa lipoico, il magnesio, il
Petasites hybridus (farfaraccio) e il Tanacetum parthenium. È ancora in fase di
valutazione il beneficio della tossina botulinica di tipo A, che viene iniettata ogni
3 mesi nei muscoli del volto e del collo. Per quanto riguarda la profilassi dell’e-
micrania cronica (con o senza abuso di farmaci sintomatici), si sono dimostrati
efficaci i farmaci antiepilettici come il topiramato, il gabapentin e pregabalin.
Sono promettenti i dati di efficacia per l’antiepilettico zonisamide e per il mio-
rilassante tizanidina, ma la tollerabilità al momento pone qualche problema.
132
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
• vertigini;
• parestesie;
• nausea e/o vomito;
• sonnolenza e senso di affaticamento;
• bocca secca;
• sensazione di calore e arrossamento al volto;
• sensazione di pesantezza o di pressione al torace, alla gola e al collo.
• la quantità di farmaci sintomatici che sei solito assumere (per capire se c’è
un abuso in corso o potenziale);
• i farmaci che hai usato in precedenza per l’emicrania (per capire se li hai
abbandonati per perdita di efficacia o per effetti collaterali);
• i farmaci che utilizzi attualmente per eventuali malattie concomitanti.
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Mal di testa
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La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
La profilassi
Prima di impostare una profilassi deve essere verificata l’eventuale presenza
di un abuso di farmaci sintomatici, che può provocare una forma cronica e
rendere inefficace la terapia di profilassi. La presenza di altre malattie influenza
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Mal di testa
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La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
137
Mal di testa
Tutti i farmaci usati per la cefalea a grappolo hanno potenziali effetti colla-
terali e possono essere controindicati per persone che soffrono di particolari
malattie o condizioni, per cui vanno assunti sotto il controllo del proprio
medico.
Raramente, e solo per i pazienti con forma cronica del tutto refrattari al tratta-
mento farmacologico, può essere consigliato l’intervento chirurgico sul nervo
trigemino, o sul sistema nervoso autonomo parasimpatico oppure sull’ipotalamo.
La prevenzione e la terapia
della cefalea da alta quota
La cefalea da alta quota fa parte dell’insieme dei sintomi del mal di montagna
acuto (AMS).
La migliore prevenzione del disturbo è il progressivo adattamento al cambio
di quota, secondo queste indicazioni generali:
138
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
• se iniziano i sintomi del mal di montagna, non salire oltre fino a che non
sono scomparsi; se uno dei sintomi peggiora, scendere di quota prima pos-
sibile;
• fare una moderata attività fisica è meglio che dormire, perché durante il
sonno diminuisce la frequenza respiratoria;
• poiché il livello di energia ottenuto dalla nutrizione ad alta quota è sempre
inferiore all’energia spesa, è bene seguire un’alimentazione ipercalorica e
bere almeno 4 litri di liquidi al giorno (per evitare la disidratazione), evitando
gli alcolici.
139
Mal di testa
La terapia dell’arterite
a cellule giganti
Per trattare l’arterite a cellule giganti, la prima scelta sono i farmaci corti-
costeroidi, perché alleviano rapidamente i sintomi e riducono l’incidenza
di complicanze. Proprio per questo motivo, è necessario iniziare la terapia
steroidea subito dopo la diagnosi o anche solo in casi di forte sospetto di
questo tipo di cefalea, ancora prima che la diagnosi venga confermata con la
biopsia dell’arteria temporale.
La dose iniziale di prednisone va da 40 a 60 mg in somministrazione singola
o divisa, nelle persone che non hanno sintomi visivi o neurologici. Invece, chi
ha una diminuzione della vista recente o in corso deve assumere inizialmente
un bolo intravenoso di metilprednisone (1g al giorno per tre giorni).
140
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
141
Mal di testa
• le tecniche possono essere svolte con modalità differenti, che non sempre
sono specificate;
• quando sono richieste più sedute, vi è spesso differenza nel loro numero
complessivo,
nella durata e nella frequenza;
• è difficile attribuire la denominazione nelle varie lingue alla pratica in esame;
• manca il confronto con gruppi di controllo;
• non viene effettuato o riportato il follow-up (cioè la valutazione nel tempo
delle persone trattate);
• manca spesso una diagnosi precisa della forma di cefalea trattata;
• per la diagnosi viene usata una classificazione delle cefalee ormai superata.
Per quanto riguarda il trattamento della cefalea, in questo testo verranno prese
in considerazione solo l’agopuntura e il biofeedback.
L’agopuntura
L’agopuntura rientra nel gruppo delle tecniche di modulazione sensoriale, co-
me la TENS (stimolazione elettrica transcutanea) e l’applicazione del ghiaccio,
che sopprimono il dolore attraverso l’attivazione di meccanismi di inibizione
a livello dei neuroni.
Questa è la spiegazione scientifica attuale, ma le basi filosofiche tradizionali
della medicina cinese si fondano sul concetto che gli aghi sottilissimi introdotti
sottocute in particolari punti del corpo possano ripristinare l’equilibrio tra i
flussi yin e yang che scorrono in ipotetici canali detti “meridiani”.
È interessante notare che i punti d’inserimento corrispondono a punti trigger
noti alla medicina occidentale, stimolando i quali si attivano aree cerebrali
inibitrici.
142
La prevenzione, la gestione e il trattamento della cefalea
Le vie per le quali questo avviene non sono ancora state del tutto chiarite;
negli anni cinquanta è stato istituito, in Cina, un laboratorio di ricerca per
scoprire come funziona l’agopuntura e dare una spiegazione più scientifica
al sollievo dal dolore che, comunque, è reale.
Il biofeedback
Il BFB (cioè la restituzione delle informazioni dell’attività biologica) è una
tecnica comportamentale, inquadrabile nell’ambito della psicofisiologia appli-
cata, sviluppata negli Stati Uniti alla fine degli anni sessanta.
Consiste nell’apprendere come controllare, tramite il rilassamento, alcune
funzioni biologiche (per esempio la tensione muscolare, la temperatura cu-
tanea periferica o la frequenza cardiaca) che non possono essere controllate
volontariamente e che risultano alterate dalla cefalea o dagli stati ansiosi.
Per la terapia biofeedback viene utilizzato un elettromiografo con gli elettrodi
posizionati, con un cerotto, sul muscolo frontale della persona da trattare, che
è seduta su una poltrona reclinabile o sdraiata su un lettino, a occhi chiusi.
Lo strumento misura il livello di tensione muscolare; se la soglia fissata con-
venzionalmente viene superata, vengono insegnate tecniche specifiche per
abbassarla.
Al biofeedback si affiancano le tecniche di rilassamento più utilizzate in psi-
cofisiologia clinica: il training autogeno e il rilassamento progressivo.
Il primo deriva dalle esperienze di auto ipnosi dallo psichiatra tedesco Johannes
Heinrich Schultz, mirate al completo rilassamento. Gli esercizi di autosugge-
stione hanno l’obiettivo di indurre sensazioni di pesantezza e senso di calore
nelle braccia, nelle gambe e in tutto il corpo, senso di fresco alla fronte, re-
spirazione lenta e regolare.
Il rilassamento progressivo, invece, è una tecnica sviluppata negli anni trenta
dal fisiologo statunitense Edmund Jacobson, basata sulla convinzione che
all’assenza di attività muscolari, movimenti degli occhi e dei muscoli che per-
mettono di emettere suoni, corrisponda la calma psichica. Gli esercizi mirano
a far percepire le sensazioni mentali associate alla distensione e a utilizzarle
per indurre stati di rilassamento.
143
Pagina bianca
La meningite: sintomi,
9
diffusione e prevenzione
I sintomi
I sintomi possono essere solo neurologici, oppure possono verificarsi emor-
ragia o infarto delle ghiandole surrenali che portano a una insufficienza
surrenalica acuta.
146
La meningite: sintomi, diffusione e prevenzione
La meningite in Italia
Per quanto riguarda il meningococco, nel 2015 sono stati segnalati 196 casi di
malattia invasiva, con un’incidenza pari a 0,32 casi per 100.000. L’incidenza sta
aumentando di anno in anno (0,23 nel 2012, 0,29 nel 2013 e 0,27 nel 2014),
forse anche per il miglioramento delle capacità diagnostiche.
Nella maggior parte delle regioni l’andamento è piuttosto stabile, tranne in
Toscana dove sia i dati del 2015 sia quelli preliminari del 2016 indicano un
aumento significativo di casi di meningococco di tipo C negli adulti, che ha
portato la Regione a realizzare una campagna straordinaria di vaccinazione.
147
Mal di testa
La meningite in Europa
Nel 2012 sono stati riportati in Europa:
I più colpiti sono i bambini sotto i cinque anni (5,1 casi/100.000), seguiti dai
ragazzi e giovani adulti della fascia 15-24 anni (1,11/100.000).
La malattia batterica invasiva da pneumococco è la più frequente tra le tre
malattie batteriche invasive sia nell’Unione europea sia in Italia. Nel 2012 sono
stati segnalati 4,28 casi per 100.000 abitanti; il tasso di segnalazioni è più alto
nella fascia oltre i 65 anni di età (12,12), nei bambini sotto i 5 anni (5,06) e
nella fascia di età 45-64 anni.
Infine, il tasso di notifica per la malattia invasiva da Haemophilus influenzae
di tipo b in Europa è compreso tra 0,49 e 1 per 100.000 abitanti, con valori
più alti tra i bambini sotto un anno di età e negli anziani oltre i 65 anni.
148
La meningite: sintomi, diffusione e prevenzione
149
Mal di testa
150
La meningite: sintomi, diffusione e prevenzione
151
Mal di testa
nel primo anno di vita, dato che l’incidenza delle malattie causate da questo
tipo di meningococco è massima nei primi 2 anni di vita. Se il ciclo inizia
dopo il 6° mese, è possibile fare solo 3 dosi (le prime due dovrebbero essere
fatte al 7° e al 9° mese di vita).
152
Appendice 1
Centri di cura delle cefalee
Abruzzo
Pescara
Ospedale civile – Neurofisiopatologia
Via Paolini
Tel. 085 4252884
Calabria
Catanzaro
Policlinico Universitario Azienda Ospedaliero-Universitaria Mater Domini –
Centro cefalee
Viale Europa
Tel. 0961 3647269; 0961 3647071
E-mail: centrocefalee@unicz.it
Mal di testa
Campania
Avellino
Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati – Ambulatorio cefalee
Contrada Amoretta
Tel. 0825 203184
Eboli (Salerno)
Ospedale Maria SS. Addolorata – Divisione neurologica
Via Vignola
Tel. 0828 362111
Capodimonte
Istituto di diagnosi e cura Hermitage
Via Cupa delle Tozzole 2
Tel. 081 7483001
E-mail: centrocefalee@hermitagecapodimonte.it
Sito web: www.hermitagecapodimonte.it
Napoli
Seconda Università degli Studi – II Divisione di neurologia
Piazza Miraglia 2, I° Policlinico Padiglione 2
Tel. 081 5665090
E-mail: info@cefaleenapoli.it
Sito web: www.cefaleenapoli.it
Emilia-Romagna
Bologna
Università di Bologna, Dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie,
IRCCS Istituto delle scienze neurologiche – Centro per lo studio e la cura
delle cefalee e delle algie facciali
Via Altura 3
154
Appendice 1 – Centri di cura delle cefalee
Cesena
Casa di cura San Lorenzino – Ambulatorio casa di cura privata convenzionata
Via Natale dell’Amore 15
Tel. 0547 361500
E-mail: info@sanlorenzino.it
Sito web: www.sanlorenzino.it
Forlì
Ospedale Morgagni Pierantoni
Viale Forlanini 34
Tel. 0543 735230
E-mail: neurolog@ausl.fo.it
Sito web: www.ausl.fo.it
Parma
Dipartimento di neuroscienze
Via Gramsci 14
Tel. 0521 704126
Sito web: www.ao.pr.it
Ravenna
Ospedale Santamaria delle croci, Azienda Unità Sanitaria Locale – Ambulatorio
per la diagnosi e terapia delle cefalee
Viale Randi 5
Tel. 0544 285521
Reggio Emilia
Casa di cura polispecialistica Villa Verde, struttura privata convenzionata con
il Servizio Sanitario Nazionale
Viale Lesio Basso 1
Tel. 0522 328611
E-mail: info@villaverde.it
Sito web: www.villaverde.it
Friuli-Venezia Giulia
Udine
Azienda Ospedaliero-Universitaria – Clinica neurologica, SOC Clinica neuro-
logica e neuroriabilitazione
155
Mal di testa
Lazio
Aprilia (Latina)
Centro SA.NA., Reparto di struttura privata accreditata
Via Peschiera 10
Tel. 06 92707922
Frosinone
Ospedale “F. Spaziani”, Azienda Sanitaria Locale – UOC di Neurologia
Via Armando Fabi
Tel. 0775 1883516
E-mail: neurologia.hfr@aslfrosinone.it
Sito web: www.asl.fr.it
Latina
Ospedale Santa Maria Goretti – UOC di Neurologia
Via G. Reni 1
Tel. 0773 6553606
Roma
IRCCS San Raffaele – Unità per la diagnosi e la terapia delle cefalee e del dolore
Via della Pisana 235
Tel. 06 52252477; 892289 (CUP)
Sito web: www.sanraffaele.it
156
Appendice 1 – Centri di cura delle cefalee
Sora (Frosinone)
Ospedale “SS Trinità” – Servizio psichiatrico diagnosi e cura
Località S. Marciano
Tel. 0776 8294144
Liguria
Genova
Dipartimento di scienze neurologiche, oftalmologia e genetica –
Clinica neurologica II
Via De Toni 5
Tel. 010 3537046
Sito web: www.neurologia.unige.it
La Spezia
Ospedale civile S. Andrea – UO di Neurologia
Via Veneto
Tel. 0187 533314
Lombardia
Bergamo
Casa di Cura S. Francesco
Struttura privata accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale –
Centro cefalee
Via 4 Novembre 7
Tel. 035 2811619
E-mail: clienti@cdcsanfrancesco.it
157
Mal di testa
Brescia
Ospedali Civili – UO I Neurologia
Piazza Spedali Civili 1
Tel. 030 3995583; 030 224466 (CUP)
Sito web: www.spedalicivili.brescia.it
Desio (Monza-Brianza)
Ospedale di Desio – Ambulatorio cefalee, UO di Neurologia
Via Mazzini 1
Tel. 0362 383306
Gallarate (Varese)
Azienda Ospedaliera S.A. Abate – UO di Neurologia
Via Pastori 4
Tel. 0331 751145
Lecco
Ospedale “Alessandro Manzoni” – Centro cefalee
Via Dell’Eremo 9/11
Tel. 0341 489 979
Milano
AO Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Piazza Ospedale Maggiore 3
Tel. 02 64442348
E-mail: neurologia@ospedaleniguarda.it
Sito web: www.ospedaleniguarda.it
158
Appendice 1 – Centri di cura delle cefalee
Ospedale San Carlo Borromeo, UOC Neurologia e Stroke unit – Centro cefalee
Via S. Pio II 3
Tel. 02 40222409
E-mail: seg.neurologia@sancarlo.mi.it
Monza
Azienda Ospedaliera San Gerardo
Via Pergolesi 33
Tel. 039 2333616
E-mail: clinica.neurologica@hsgerardo.org
159
Mal di testa
Rozzano (Milano)
Istituto Clinico Humanitas, Reparto di struttura privata accreditata
Via Manzoni 56
Tel. 02 8224.4600
Saronno (Varese)
Ospedale Di Saronno, Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio
Piazza Borella 1
Tel. 02 9613457
Sondrio
Azienda Ospedaliera Valtellina e Valchiavenna
Via Stelvio 25
Tel. 0342 521330
E-mail: neurologia2.so@aovv.it
Sito web: www.aovv.it
Marche
Ancona
Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti – Clinica neurologica
Via Conca 71
Tel. 071 5964590
160
Appendice 1 – Centri di cura delle cefalee
Piemonte
Torino
Ospedale Mauriziano – Ambulatorio per la diagnosi e cura delle cefalee
Via Magellano 1
Tel. 011 5082470
E-mail: medicina2@mauriziano.it
Sito web: www.mauriziano.it
Asti
Ospedale Cardinal Massaia, Azienda Sanitaria Locale di Asti – SOC di Neurologia
Corso Dante Alighieri 202
Tel 0141 487501; 0141 487513
Mondovì (Cuneo)
Ospedale Regina Montis Regalis – SC di Neurologia
Via San Rocchetto 99
Tel. 0174 677283
E-mail: neurologia.mondovi@aslcn1.it
Sito web: www.aslcn1.it
Orbassano (Torino)
Azienda Ospedaliero-Universitaria “San Luigi Gonzaga” – SCDU di Neurologia
Regione Gonzole 10
Tel. 011 9026302
Sardegna
Cagliari
Presidio Ospedaliero San Giovanni Di Dio – Centro per lo studio e la terapia
delle cefalee primitive “F. Tocco”
Via Ospedale 46
Tel. 070 6092320; 070 6092438
161
Mal di testa
Ghilarza (Oristano)
ASL 5 Oristano, Distretto Ghilarza-Bosa, Poliambulatorio Ghilarza –
Ambulatorio per le cefalee di I livello
Via Santa Lucia, 54
Tel. 0785 560337
Sito web: asloristano.it/distretti
Sassari
Azienda Ospedaliera-Universitaria di Sassari – UO Centro di diagnosi e cura
delle cefalee
Viale San Pietro 10
Tel. 079 228233
Sicilia
Acireale (Catania)
Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, Reparto ospedaliero Ospedale
S. Marta e S. Venera – UOC di Neuropsichiatria infantile
Via Caronia
Tel. 095 7677050; 095 7677128
Caltagirone (Catania)
Azienda Ospedaliera “Gravina e Santo Pietro”
Via Porto Salvo 2
Tel. 0933 39219
Sito web: www.ospedalegravina.it
Catania
Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico “V. Emanuele” –
Clinica neurologica
Via Santa Sofia 78
Tel. 095 3782783
E-mail: neurologia@unict.it
Sito web: www.policlinico.unict.it
162
Appendice 1 – Centri di cura delle cefalee
Messina
Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico “G. Martino” –
Centro di riferimento regionale per la diagnosi e terapia delle cefalee
Via Consolare Valeria
Tel. 090 2212956; 090 2212955
Sito web: www.unime.it
Palermo
Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “P. Giaccone” –
UO di Neurologia e Patologie Cognitive, reparto universitario
Via Gaetano La Loggia 1
Tel. 091 6555121
Siracusa
UOC Medicina Interna – Reparto ospedaliero Ambulatorio per lo studio
delle cefalee
Via Testaferrata 1
Tel. 0931 724072
Toscana
Empoli (Firenze)
Ospedale San Giuseppe – UOC di Neurologia
Viale Boccaccio 20
Tel. 0571 7051
E-mail: neuro@usl11.tos.it
Sito web: www.usl11.toscana.it
163
Mal di testa
Valle d’Aosta
Aosta
Ospedale Regionale della Valle D’Aosta, SC di Neurologia –
Centro regionale cefalee
Viale Ginevra 3
Tel. 0165 543326
Sito web: www.ausl.vda.it
Veneto
Mestre (Venezia)
Ospedale Villa Salus – Ambulatorio di struttura privata accreditata
Via Terraglio 114
Tel. 041 2906411
E-mail: ambcefalee@ospedalevillasalus.it
164
Appendice 2
Bibliografia
e siti d’interesse
Libri
Andrew R. et al., “The dorsal posterior insula subserves a fundamental role in
human pain”, Nature Neuroscience 2015; 18:499-500.
Cho SJ. et al., “Migraine and restless legs syndrome are associated in adults
under age fifty but not in adults over fifty: a population-based study”, The
Journal of Headache and Pain 2015;16:554.
Cohen AS. et al., “High-flow oxygen for treatment of cluster headache”, JAMA
2009;302:2451-7.
Edvinsson L., “CGRP receptor antagonists and antibodies against CGRP and
its receptor in migraine treatment”, The Journal of Clinical Pharmacology
2015;80:193-9.
Fanciullacci M., Alessandri M., Le cefalee primarie nella pratica clinica, SEE,
Firenze 2003.
166
Appendice 2 – Bibliografia e siti d’interesse
Lipton RB. et al., “Migraine prevalence, disease burden, and the need for
preventive therapy”, Neurology 2007;68:343-9.
167
Mal di testa
Montastruc F. et al., “An overview of the symptoms and typival disorders as-
sociated with Alice in Wonderland syndrome”, Neuropsychiatry 2012;2:281-9.
Morselli PL., Garattini S., “Monosodium glutamate and the Chinese Restaurant
Syndrome”, Nature 1970;227:611-2.
Rains JC. et al., “Sleep and headaches”, Current Neurology and Neuroscience
Reports 2008;8:167-75.
Rozen TD. et al., “Inhaled oxygen and cluster headache sufferers in the United
States: use, efficacy and economics: results from the United States Cluster
Headache Survey”, Headache 2011;51:191-200.
Salvarani C. et al., “Polymyalgia rheumatica and giant cell arteritis”, New England
Journal of Medicine 2002;347:261-71.
168
Appendice 2 – Bibliografia e siti d’interesse
Torelli P., Manzoni GC., Le cefalee: manuale teorico pratico, Springer, 2008.
Vernieri F. et al., “Patients with migraine with aura have increased flow medi-
ated dilation”, BMC Neurology 2010;10:18.
Vos T et al., “Years lived with disability (YLDs) for 1160 sequelae of 289 dis-
eases and injuries 1990–2010: a systematic analysis for the Global Burden of
Disease Study” 2010, Lancet 2012;380: 2163-96.
169
Mal di testa
EpiCentro (meningite)
www.epicentro.iss.it/problemi/meningiti/meningite.asp
170
Appendice 2 – Bibliografia e siti d’interesse
171
Pagina bianca
Indice analitico
174
Indice analitico
Sistema nervoso
autonomo, 17, 25, 29, 39, 138
periferico, 22, 128
Sonno, 19, 21, 33, 34, 36, 37, 39-41, 43,
50, 51, 53, 54, 74, 81, 84, 95, 103, 104,
119, 120, 122, 123, 128, 139
Stato emicranico, 70, 84
Stress, 13, 20, 34, 36, 53, 54, 65, 81, 89,
95, 122, 124, 128, 139
T-V
Terapia
dell’arterite a cellule giganti, 140-141
della cefalea a grappolo, 137
della cefalea cronica quotidiana, 136
della cefalea da alta quota, 138
della cefalea di tipo tensivo, 134, 135
dell’emicrania nei bambini, 130
Tomografia computerizzata, vedi Esami
Trattamento
dell’attacco acuto, 128, 134
Trigemino, 23, 24, 32, 33, 36, 37, 39, 40,
58, 76, 94-97, 100, 128, 129, 138
Vento, 35, 36, 43, 53
175