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Elementi di legno – connessioni su murature

esistenti

Un sistema di connessione diretto delle coperture sulla base delle


prescrizioni del DM 17.01.2018 e della Circolare n. 7/2019

AUTORE: Claudio Ferrari, socio e direttore tecnico della società d’ingegneria A.I.erre engineering S.r.l. – Parma
CO- AUTORE: Roberto Greppi, Divisione Consolidamento TCS S.r.l.
ABSTRACT
Il §4.4.9 del DM 17.01.2018 precisa che la capacità e deformabilità dei mezzi di unione devono
essere determinati sulla base di prove meccaniche, consentendo anche l’impiego di normative
di comprovata validità. Nel caso di sistemi di unione di tipo speciale l’impiego è ammesso
purché il comportamento sia individuato su base teorico e/o sperimentale. La stessa Circolare
del 21/01/2019, n. 7, fornisce ulteriori chiarimenti in proposito.
Frequentemente si pone il problema di collegare elementi lignei a strutture esistenti in
muratura e pertanto non è a priori noto il comportamento dell’unione se non utilizzando i
principi sottesi alla letteratura tecnico scientifica che tratta l’argomento per casi analoghi
ritenuti estendibili (sotto la responsabilità del progettista) a quello in esame.
Un altro aspetto da considerare è quello che impone al progettista di fornire le modalità di
realizzazione e di messa in opera dei sistemi di connessione (§C.4.4.9 – Circ. 7/2019) e impone
al direttore dei lavori di verificarli nelle reali condizioni di impiego in opera (§4.4.9 del DM
17.01.2018).
Partendo da queste considerazioni e dalla necessità di analizzare le fasi di lavoro per una
corretta posa in opera (anche dal punto di vista della facilità di esecuzione), si espongono i
risultati di una serie di prove sperimentali che simulano un sistema di connessione diretto
(cosiddetto “a secco”), con alcuni spunti per l’interpretazione e l’utilizzo dei dati sperimentali,
al fine di una corretta ideazione progettuale a garanzia dell’efficienza dell’opera.

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Schema del comportamento in presenza di azioni sismiche
Analizzando il comportamento di una copertura a 2 falde, soggetta ad azione risultante H in
colmo, è possibile riscontrare l’attivazione di un meccanismo di disarticolazione del tipo a
quadrilatero articolato piano (Figura 1) che dipende dalla rigidezza del piano di falda Ki.

Figura 1- comportamento del piano di falda

La distribuzione delle azioni r sul perimetro (Figura 1) con risultante R, ha entità variabile in
funzione della rigidezza del piano di falda, (Figura 2). Nel caso di rigidezza nulla (Ki = 0) si
hanno valori al perimetro pari ad H/4, nel caso di rigidezza infinita (Ki = ∞) il valore è pari ad
H/2 mentre nel caso di rigidezza diversa da zero (Ki ≠ 0) il valore tende ad H/3. Nella
configurazione con piano di falda rigido (Ki = ∞) si ha un incremento massimo sui bordi di
0,5/0,25 = 2 volte, rispetto alla configurazione con piano di falda a rigidezza nulla;
orientativamente i valori che normalmente si riscontrano sono quelli con rigidezza non
trascurabile (Ki ≠ 0) con incrementi di 0,3/0,25 = 1,2 volte.
L’efficacia del sistema dipende pertanto dalle connessioni tra gli elementi lignei ma anche dai
collegamenti al bordo perimetrale, molto spesso realizzati con la collocazione di un elemento
ligneo alla muratura sottostante (Figura 3), evitando cordoli in cemento armato.

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Figura 2 – meccanismi di trasferimento del carico – situazioni limite (falda deformabile e non deformabile)

Problematiche connesse ai sistemi di connessione su murature


La problematica delle connessioni ai bordi degli edifici in muratura è spesso connessa alla
tecnica di realizzazione che deve garantire un trasferimento efficace dell’azione nel piano degli
elementi e frequentemente prevede l’impiego di sistemi con ancoranti, (Figura 3).

Figura 3 – modalità di posa con ancorante


Le modalità di realizzazione (Figura 4) impongono una sequenza di lavorazione connessa alla
necessità dell’esecuzione preventiva del foro per la collocazione dell’ancorante e
successivamente l’inserimento della connessione.
Pur nel rispetto delle corrette procedura di posa le operazioni non sono agevoli perché
prevedono una sequenza organizzata di fasi lavorative tra loro spesso interferenti e
fondamentalmente connesse alla necessità di gestione del processo di inserimento della resina
di ancoraggio e alla successiva collocazione delle barre.

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a) muratura con formazione di letto di malta
per regolarizzazione del piano di posa a1
b) esecuzione del foro b1 per alloggiamento
ancorante e inserimento della resina
chimica
c) collocazione dell’elemento ligneo c1 e
inserimento della barra filettata c2
d) configurazione finale
Figura 4 – sequenze di posa – sistema con ancorante

Il sistema di connessione diretto


La modalità di fissaggio diretta prevede l’inserimento delle connessioni metalliche mediante un
procedimento di infissione a rotazione, (Figura 5). L’elemento ligneo viene alloggiato in sede e
la barra collocata mediante perforazione, con formazione di preventivi fori (pre fori).

A) muratura con formazione di letto di malta per


regolarizzazione del piano di posa a1
B) collocazione dell’elemento ligneo c1 e inserimento della
barra filetta per rotazione
C) configurazione finale
Figura 5 – sequenze di posa – sistema diretto

Come noto, nella letteratura tecnica, il meccanismo di trasferimento a taglio dipende dal tipo di
connettore, dal tipo di legno e dal tipo di supporto di ancoraggio. Frequentemente il modello
adottato è quello della teoria di Johansen nell’unione legno – acciaio (piastra spessa) a singola
sezione resistente (normalmente si utilizza questa “strategia” per tener conto della rigidezza
della muratura essendo la teoria di riferimento basata sulla connessione di un elemento
comunque rigido).

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L’impiego di barre elicoidali in acciaio
Al fine di verificare il comportamento per effetto delle azioni tagliati sono state condotte 4
prove a taglio di barre elicoidali in acciaio del tipo TCS TWIST (Tabella 1) prodotte dalla ditta
TCS S.r.l.1.
Le barre elicoidali grazie alla particolare geometria e all'acciaio inossidabile fortemente
incrudito permettono di realizzare una connessione totalmente a “secco” senza l'impiego di
resine o malte perché necessitano solo di un tassellatore meccanico. La barra, durante
l'inserimento, crea un incisione simile ad una filettatura a passo costante in grado di permettere
l'ammorsamento al supporto.

Tabella 1 - barre elicoidali

Sono state eseguite 2 prove di tipo push-out su barre TCS TWIST 9A2 (diam. 9 mm) con preforo
diametro 6 mm e 2 prove su barre TCS TWIST 12A4 (diam. 12 mm) con preforo 10 mm e 8 mm.
Le barre hanno una resistenza a trazione > 900 MPa con modulo elastico pari ad E > 160 GPa
(TWIST 9A2) ed E > 160 GPa (TWIST 12A4).
Il sistema connessione è costituito da un blocco di muratura centrale di dimensione
260×250×380 mm³ e due travetti laterali in legno massiccio di dimensioni 110×90×380 mm³ o
lamellare di dimensioni 120×100×380 mm³. In tutti i campioni le barre elicoidali sono state
posizionate a 60 mm al di sotto dell’estremo superiore del blocco di muratura. L’elemento in
muratura è stato realizzato con blocchi di laterizio (120×250×55 mm³) pieno con resistenza a
compressione media di 18 MPa, con malta a composizione prescritta M 2,5 (§11.10.2.2 -tab.
11.10.V del DM 17.01.2018).
La prova di scorrimento (Figura 6) è stata condotta applicando al campione degli incrementi
di carico fino al valore 2P, misurando lo spostamento relativo tra i diversi materiali δ. Per

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TCS S.r.l. via Sagalina a mattina, 8/C – 25018 Montichiari (BS) www.tcscalce.it

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evitare eccessive rotazioni, i due travetti di legno sono stati mantenuti distanziati nella loro
parte superiore mediante una barra filettata M10 e per misurare gli scorrimenti fra muratura e
legno sono stati utilizzati due comparatori millesimali δ1 e δ2, (Figura 7).

1 muratura
2 travetti di legno
3 barra elicoidale
4 barra di contrasto
5 ancoraggio a cerniera
6 pressa
7 base
8 comparatori millesimali
Figura 6 – schema di prova

La prova è stata interrotta per il valore del carico che produceva uno scorrimento costante a
parità di azione applicata, rilevando nel contempo la modalità di rottura.
Il comportamento della connessione è caratterizzato da una deformazione completa della barra
e dal conseguente rifollamento nel legno, senza che si verifichi la rottura del supporto in
muratura, (Figura 8). Il meccanismo è pertanto quello riconducibile al modo e di cui al par.
8.3.7.1.3 delle CNR-DT 206 R1/2018, caratterizzato da un comportamento duttile.

Figura 7 – campione e strumentazione della prova

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Figura 8 – modalità di rottura

Risultati della prova


I risultati sono riportati in termini di carico (sulla singola connessione 2P/2 = P) e spostamento
(scorrimento δ), con i valori di rigidezza iniziale; i dati consentono di ricavare anche i valori di
rigidezza finale.
Sulla base dei risultati (Tabella 2) si osserva che i valori di rottura non sono influenzati
significativamente dal tipo di legno, ma piuttosto dal diametro della barra (e quindi anche dalla
sua resistenza) senza che il supporto in muratura influisca sul comportamento a scorrimento.
La tipologia di legno influisce sulla rigidezza della connessione che raggiunge valori doppi nel
caso di legno lamellare (rispetto al legno massiccio) a parità di diametro della barra.
L’influenza dipende anche dal punto d’inserimento della barra perché in tutte le prove si è
osservato un differente comportamento in termini di rigidezza iniziale a seconda che la
connessione interessasse prima l’interfaccia legno-giunto di malta o legno-laterizio.

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legno massiccio-muratura legno lamellare-muratura
Figura 9 – connessione TCS TWIST 9A2

legno massiccio-muratura legno lamellare-muratura


Figura 10 – connessione TCS TWIST 12A4

Tabella 2 – risultati sperimentali

Sulla base dei dati ottenuti (Figura 9 - Figura 10) è possibile analizzare i valori medi della
rigidezza in funzione del tipo di barra e di legno (LM: legno massiccio; LL: legno lamellare)

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Figura 11- rigidezze medie connessione TCS TWIST 9A2

Nel caso di barre TCS TWIST 9A2 (Figura 11) la rigidezza maggiore si riscontra con il legno
lamellare, a parità di tipo di legno i rapporti tra la rigidezza iniziale e finale sono variabili
nell’intervallo [0,657…0,270], mentre tra diverso tipo di legno i rapporti variano da 3,187 sulla
rigidezza iniziale a 1,308 su quella finale, (Tabella 3 - Tabella 4).

Figura 12- rigidezze medie connessione TCS TWIST 12A4

Nel caso di barre TCS TWIST 12A4 (Figura 12) la rigidezza maggiore si riscontra ancora con il
legno lamellare, a parità di tipo di legno i rapporti tra la rigidezza iniziale e finale sono variabili
nell’intervallo [0,322…0,278], mentre tra diverso tipo di legno i rapporti variano da 1,768 sulla
rigidezza iniziale a 1,525 su quella finale, (Tabella 3 - Tabella 5).

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Tabella 3 – variazioni di rigidezza iniziale e finale per tipo di barra a parità di tipo di legno

Tabella 4 – variazioni di rigidezza iniziale TCS TWIST 9A2 per tipo di legno

Tabella 5 – variazioni di rigidezza iniziale TCS TWIST 12A4 per tipo di legno
Le curve carico spostamento possono essere schematizzate con un andamento bi lineare, nella
Figura 13 è riportata quella per la barra TCS TWIST 9A2.

Figura 13 – curve carico scorrimento TCS TWIST 9A2 per tipo di legno

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Il confronto mostra capacità della connessione simili (come ordine di grandezza) ma rigidezze
diverse tra il legno lamellare e quello massiccio.

Considerazioni finali
L’impiego di tecniche di fissaggio dirette consente di ottimizzare notevolmente i tempi di posa
mitigando nel contempo i rischi connessi agli errori nell’esecuzione. L’impiego di barre che
consentano un comportamento duttile della connessione è l’obiettivo da perseguire nella fase
di ideazione progettuale.
Ovviamente occorre prestare attenzione ad alcuni aspetti connessi al comportamento a rottura
del sistema che avviene con valori di scorrimento elevati che possono essere incompatibili con
la capacità resistente della costruzione.

Figura 14 – ripartizione delle azioni sulla copertura

Se si prescinde da questo tipo di analisi si corre il rischio di sottostimare le azioni agenti sul
piano di falda, infatti (Figura 14), se il valore della rigidezza complessiva delle connessioni ai
bordi (KR) è inferiore al valore della rigidezza del piano di falda (Ki) la ripartizione delle azioni
tende a concentrassi nella zona di colmo e quindi a trasferirsi in direzione ortogonale alle
pareti, favorendo i cinematismi di ribaltamento che sono assolutamente da scongiurare.
Similmente, nelle condizioni di esercizio, si possono verificare spostamenti incompatibili con
l’integrità degli elementi non strutturali.

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La progettazione in termini di resistenza deve pertanto condurre a determinare un numero di
connessioni tali da garantire una rigidezza adeguata verificando successivamente la capacità in
termini di azioni agenti.

Ringraziamenti
Si ringrazia l’ing. Roberto Greppi della Divisione Consolidamento TCS S.r.l. per la fattiva
collaborazione nella definizione delle modalità operative delle prove e per il supporto alla
restituzione dei dati.

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