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ad
usufruire
della
disponibilit
di
beni,
questi
lessere
connaturato,
lessere
insito
dellinvidia,
);
La
conclusione,
Da questo passo, nel quale peraltro, come detto, linvidia non viene
analizzata in maniera sistematica ma inserita allinterno di un
contesto pi ampio di natura squisitamente politica, possiamo
comunque ricavare quattro importanti aspetti della fenomenologia
dellinvidia, ancora oggi indagati, osservati, analizzati da psicologi,
sociologi ed antropologi: il suo essere connaturato alla pi intima
essenza dellessere umano, lessere alla base di una molteplicit di
crimini ed azioni delittuose, la difficolt, se non ad estinguere,
quanto meno a mitigare tale sentimento, nonch, in ultima istanza,
la sua natura di relazionalit paritaria: il migliore, in quanto tale,
non potrebbe che invidiare gli , i migliori. Avremo la
possibilit di osservare la ripresa di tali elementi nella sezione
testuale delle Metamorfosi di Ovidio che prenderemo in esame;
Lo scopo di questo mio lavoro cercare di mostrare, partendo
proprio dallanalisi del testo ovidiano, le principali caratteristiche e
peculiarit
della
passione
invidiosa
cos
come
concepita
estremamente
interessante
non
solo
nelleconomia
nel
secondo
libro
delle
sue
Metamorfosi:
personificazioni
ovidiane;
in
esso,
infatti,
il
processo
di
rappresentativi
della
concezione
dell'invidia
ma
anche
come
una
distorsione
dellorgano
sensoriale della vista (da cui, come vedremo, il nome stesso dato,
nascoste,
sofferenti,
proibite
diveranno
elementi
di
questi
due
aspetti,
potremo
notare
le
al
narratore
contrapposizioni,
le
di
mostrare
scissioni
tra
le
bene
le
visioni,
discrasie,
le
pensieri,
le
nellekphrasis
verbi,
sostantivi
ed
aggettivi
impiegati
con
grande
termine
latino
invidia
dei
suoi
connotati
semantici,
degli
invidiosi,
che
molto
risente,
appunto,
descritta
nel
secondo
libro
delle
Metamorfosi.
comportamenti
geloso/invidiosi,
in
Dante
licasticit
della
Mentre,
dunque,
il
procedimento
ovidiano
stesse,
Dante
opera
principalmente
per
contrasto
aspetto
considerazioni
questo
di
certamente
ordine
da
squisitamente
non
escludere,
da
stilistico-formale.
In
altrui;
Dante
ed
Ovidio
descriveranno,
inoltre,
le
in
virt
della
loro
natura
comune
di
sentimenti
di
una,
immediata,
di
ekphrasis
paesaggistica,
laltra,
aspetti
che
sembrano
delineare
maggiormente
il
nuovo
sulla
constatazione
delle
diversit
delle
entrate
tra
4-6),
in
caratteristico
seguito
del
viene
nuovo
presentato
ambiente:
la
lelemento
solitudine
tipico
determinata
livido,
del
colore
della
pietra.
Questa
marcata
lintermediazione
dellosservazione
autoptica
11
della vista nei figli, oggetti, a loro volta, della visione degli occhi
dolenti della madre.
Dal verso 49 ancora quattro terzine con anafora incipitaria nel
primo endecasillabo di ciascuna terzina, ed ancora sottolineatura
dellimportanza della vista, con il verbo Mostrava in anafora.
Mostrava ancor lo duro pavimento
come Almeon a sua madre f caro
parer lo sventurato addornamento.
Mostrava come i figli si gittaro
sovra Sennacherib dentro dal tempio,
e come, morto lui, quivi il lasciaro.
Mostrava la ruina e l crudo scempio
che f Tamiri, quando disse a Ciro:
<<Sangue sitisti, e io di sangue tempio>>.
Mostrava come in rotta si fuggiro
li Assiri, poi che fu morto Oloferne,
e anche le reliquie del martiro.
Questra struttura compositiva certamente legata, come notato da
critici e commentatori, ad un gioco di tipo acrostico:
le quattro terzine comincianti con vedea, assieme a quelle con o e
mostrava danno infatti vita allacrostico VOM, cio uomo, volendo
11 Dante, Purgatorio XII, vv. 49-60.
Attenendoci
considerazioni
di
tipo
meramente
numerico-
quel
furon
sentiti,
non
per
visti
il
lettore
percepisce
nuovo
ambiente,
una
nuova
realt.
Il
verbo
parlando
l'immagine del ficcare degli occhi del poeta nel tentativo di scorgere
le anime dei penitenti purgatoriali della cornice (v. 43), sia con il
campo semantico generale del nuovo canto, concentrato sull'udito
inteso, in quest'ottica, anche come unico strumento effettivo per
gli ammonimenti morali del cerchio, in sostituzione dell'atto visivo.
La vista, dunque, non solo ha assunto nel nuovo contesto di
riferimento
notare,
distinguendoli
dallambiente
circostante
decisivo
determinante,
tramite
di
immagini
osservando
rappresentazioni
artistiche,
di
fatto
viene
elementi
sopra
osservati
emergono
alcune
delle
paesaggistico-coloristica
comprendente
la
descrizione
del
godimento,
connesso,
inesorabilmente,
in
un
23 Cfr. Musumarra, loc. cit., p.445: << i manti degli invidiosi, al color de la
pietra non diversi, contribuiranno a mantenere questa tonalit ambientale che,
mossa da unintenzione allegorica- la rispondenza tra peccato e luogo della
pena- si tradotta in una spirituale e poetica atmosfera di paesaggio>>.
con
l'esplicito
riferimento
alle
parole
ingiuriose
appena
introdotte,
anche
la
descrizione
dellorigine
suddivisione
dei
vizi
nelle
varie
cornici.
Il
presupposto
dall'altrui
bene.
Il
passo
di
San
Tommaso
filosofico-morale-dottrinario
che
contraddistingue
la
et
livore
di
Cipriano.
Queste
opere
si
pongono
malevolenza
invidiosa:
ritorneremo
su
questi
testi
quando
in
questi
testi,
proprio
in
virt
della
loro
funzione
sulla
sua
essenza,
sui
suoi
elementi
costituivi.
quando
il
bene
altrui
coincide
con
un
pericolo
si
sdegneranno
maggiormente,
tra
le
persone
che
di
pari
condizione
rispetto
all'invidiante.
Con
pari
dei
fenomeni
linguistici,
con
annessi
slittamenti
29
, ad
britannico
Joffe30
ha
invece
individuato
sei
componenti
contesto
di
riferimento
dunque,
quello
dello
zelos,
compaiono,
all'interno
della
numerosi
articoli
saggi,
nonch
di
una
monografia
35 Cfr. O. 1.47, 2.94, 6.7, 74, 8.55, 11.7, 13.25; P. 1.85, 2.90, 3.71, 7.19, 8.72, 10.20, 11.29, 54;
N 4-39, 8.21, I 1.44, 2.43, 5.24, 7.39; Pa 2.55; Parth. 1.8; Frg. 212.
,
). In tutte queste occorrenze il significato proprio del verbo
spirito
di
emulazione,
quella
volont
di
entrare
in
ed
il
sostantivo
acquistano
definitivamente
il
is
at
best
weak
form
of
admiration.
Emulazione,
di
emulazione
ed
imitazione)
poi,
come
ulteriore
n 38.E' dell'oratore
chiaro
di
una
differenziazione
semantica,
ormai
38 ,
: ,
infatti,
accanto
alla
classica
dicotomia
zelos
compimento,
emulativo
per
sottinteso
inadeguatezza
dallo
zelos
o
e
incapacit,
conseguente
il
processo
rifugio
nel
dunque,
ma
errata,
distorta
deviata,
laddove
la
sua
inconfessabilit
ed
suoi
tentativi
di
una
fortuna
senza
averla
meritata,
sentimento
tradotto,
indignante
censurabile: 39
in
tutte
queste
l'operato
dell'accusato.
,
39
, ,
.
.
, .Il
richiamo, in questo caso, nonostante la distinzione concettuale
aristotelica tra i termini, non poteva che essere rivolto non
all'invidia- phthonos,ma, evidentemente, allo sdegno-nemesis che
avrebbe dovuto animare la giuria popolare. Situazione simile veniva
riflessa dalle considerazioni della Rhetorica ad Alexandrum, nella
quale venivano presentate e descritte, come condizioni scatenanti
phthonos,
anche
il
possesso
di
una
ricchezza
detenuta
ingiustamente ed illegittimamente.
,
, ,
, ,
,
, ,
Il concetto di invidia-nemesi aveva, oltre che
in campo retorico-forense, importanti applicazioni anche in campo
politico, configurandosi come il senso di giusta indignazione nei
confronti
del
ricco,
del
potente,
del
facoltoso
che
facesse
nel cielo a seguito degli dei che, essendo belli, sapienti e buoni, non
sono gelosi dei loro privilegi.
Parallelamente, il termine zelotypia, che finir con l'indicare la
gelosia amorosa, veniva impiegato anche per designare the kind of
a covetous resentment of another's good. Cos, ad esempio, viene
presentata nella classificazione stoica delle passioni, laddove la
zelotypia viene presentata come sofferenza provata alla vista di
qualcuno che riesce ad ottenere ci che noi gi possediamo,
definizione rispecchiata da Cicerone nelle Tuscolane disputationes,
con il termine latino obtrectatio: there is no reference here to the
role of a third party, to the alienation of affection, or to losing what
is one's own. Utile, in quest'ottica, il lavoro di Konstan, che ha
mostrato, in un articolo dedicato sulla semantica di zelotypia, una
serie di passi della letteratura greca in cui il significato primo del
termine sembra essere quello delineato dalla definizione stoica
sopra esposta.
Invidia latina
ad
sedes
victor
veherere
paternas? 41;
sempre
redditus
aris/
coniugium
optatum
et
pulchram
Calydona
viderem?42.
Negli esempi proposti chiaro il collegamento tra l'invidia e la sfera
dell'azione visisa. Al contempo, tuttavia, chiaro come il rapporto
sussistente tra i termini sia di contrasto e di opposizione. La sorte,
gli dei, la natura, a causa della loro invidia, hanno impedito a
qualcuno di vedere qualcuno/ qualcosa.
40 Lucr. 1. 320-321
41 Verg. Aen. 11. 42-44
42 Verg. Aen. 11. 269-270
Come
si
configura,
per,
questa
opposizione?
Per
Wieland,
(sichtverhinderung), e quindi al
si
comprenderebbe
per
mezzo
della
trasposizione
si verifica nell'assegnazione di un
aggettivo a soggetti inanimati. Cos una nox caeca una notte che
non fa vedere, la lux ignava di cui parla Giovenale43 , di fatto, la
nostra Domenica, giorno in cui non si lavora, un immemorem
amnem44 un fiume che causa oblio, un'insomnis cura45 un
affanno che non d tregua,
Per Wieland, dunque, il valore da conferire al prefisso in sia in
invidus che in invidere sarebbe, sostanzialmente, quello privativo. A
questo valore del prefisso rimanderebbe, per lo studioso, anche una
analisi semantica che sul verbo ha offerto un passo del grammatico
Priscilliano. Il grammatico, infatti, aveva interpretato il verbo come
non videns, aggiungendo, per, una precisazione importante: hoc
est, non ferens te bene agentem videre. Questa aggiunta, che
Wieland interpreta come una semantische Einrenkung, fornisce
dunque
una
precisazione
importante
al
valore
privativo
da
43 Iuvenal. 14.106 Sed pater in causa, cui septima quaeque fuit lux/ ignava et partem vitae non
attigit ullam
44 Stat. Silv. 5.2.96
45 Lucan. 2. 239
ferre
videre
che
costituisce,
per
Prisciliano,
l'essenza
sofferente.
L'interpretazione
non
si
discosta
molto
dalla
avente
valore
intensivo,
nel
senso
di
<<guardare
con
citando un passo
del
Melanippo
di Accio,
di
costruzione
si configura
come
eine
kleine,
aber
l'oggetto
che la
persona
dell'invidia 53;
dativus
incommodi).
L'azione
negata/rifiutata
poteva
essere
che
merita
di
essere
menzionata
proposito
Secondo
il
dizionario
etimologico
Ernout-Meillet
la
Su
fascinazione,
invidia
malocchio,
sono
interessanti
le
agenti
fascinatori.
Il
fascinum
operava,
sostanzialmente,
le
lodi
dell'infida
moglie
del
comandante
hanno
effascinantium
intereant
Isigonus
probata,
et
Nymphodorus,
arescant
arbores,
quorum
emoriantur
infantes.
La settima ecloga delle Bucoliche di Virgilio accosta la mala lingua
all'invidia.
Il pastore Tirsi si augura di poter essere incoronato dai pastori
d'arcadia affinch Codro scoppi d'invidia; se lo stesso Codro, inoltre,
dovesse lodarlo pi del consentito, Tirsi chiede di poter essere cinto
di fiori d'elicriso, per poter scacciare la fascinazione di un a lode
eccessiva, che comporta il malocchio e che nasconde invidia 66. Altra
nota attestazione della mala lingua quella del settimo carme di
Catullo, in cui il poeta rifiuta di dare indicazione precisa del numero
dei baci di Lesbia in grado di soddisfarlo, affinch i curiosi non
possano farne il conto n i maligni gettarne il malocchio (mala
fascinare lingua)67.
66 Vrgil. Ecl. 7.25-28 patores, hedera cresentem ornate poetam/ Arcades, invidia rumpantur ut
Ilia Codro;/ aut, si ultra placitum laudarit, baccare frontem/ cingite, ne vati noceant mala
lingua futuro.
67 Per Nuno, op.cit, p. 143, il carme catulliano congloberebbe due diverse forme di attacco alla
felicit degli innamorati:, una costituita dal malocchio, l'altra dall'utilizzo di mala carmina:
<<en este caso, resulta tremendamente peculiar la expresin mala fascinare lingua. Es el
nico caso que conocemos en la literatura latina en donde la manera de fascinar sea a
travs de la lengua. Da la sensacin de que, de nuevo, se trata de una licencia potica a
travs de la cual Catulo une el poder danino de dos maldiciones, la del ojo, y los mala
carmina>>. Preferisco, tuttavia, seguire l'interpretazione di Dickie, Malice, envy and
inquisitiveness in Catullus 5 and 7,<< Papers of the Leeds international Latin Seminar>>,
VII 1993, p.17, per il quale l'invidere ed il mala fascinare lingua <<both signify drawing the
Evil Eye on to someone or sometjing by speaking in such a a way as to attract the Evil Eye of
some other being to the person or object mentioned>>.
delle
indicazioni
etnografiche,
le
preoccupazioni
per
principalmente
quest'ultimi
ad
individuare,
nell'ambito
del
l'influenza
dello
sguardo
invidioso
nell'invidiato.
La
phthonos all'oggetto,
dissolvimento
dell'amante
nasce
dunque
da
uno
sguardo
ed
il
dolore
si
mescolano
insolubilmente
donde
la
della
vista
dell'amato,
rischiando
in
tal
modo
il
ad
opera
dell'oggetto
osservato,
l'invidioso
del lato sinistro viene suddivisa tra invidia provata alla vista di un
bene perch un bene72, ed invidia provata alla vista di un bene
perch il bene il tuo e non il mio 73. In ambedue i casi, la resa greca
del termine sarebbe stata phthonos. La sfumatura del termine, in
ambedue
casi,
corrisponde
perfettamente
alla
definizione
che
si
prova
dinnanzi
ad
un
atteggiamento
che
di
invidiare
qualcosa
qualcuno
perch
lo
ed
inibisce,
frenando
qualcuno
dal
compiere
una
strenuissimi
gignuntur,
maximeque
pius
quaestus
totalmente
onesta.
Il
commercio
invece,
attivit
tradizionalmente
concessa
alle
esuberanze
della
semantico.
Cicerone
documenta,
infatti,
anche
un
invidia passiva88-invidia
invidia
passiva
come
soggetto
(logico);
decisamente
pi
azioni,
ma
veniva
volontariamente
ed
di
invidia
rientrano,
nella
grande
maggioranza,
invidetur
intolerantius
se
saepe
iactant
et
vehementer
et
aequabilitatem
eo
magis,
communis
si
iuris
in
contemptionem
adducentur,
si
eorum
inertia,
90 J.Wisse, Ethos and pathos from Aristotle to Cicero, Amsterdam 1989, p.292.
91 Cic. De inv. 1.22
92 Quint. Inst. 5.6.5 Quae excusatio si deerit, hoc unum relinquetur, ut invidiam sibi quaeri ab
adversario dicat atque id agi, ut in causa, in qua vincere non possit, queri possit.
orazioni
ciceroniane,
nelle
quali
il
rapporto
tra
invidia
dell'infanzia>>,
spettacolo
che,
spesso,
si
avvocato
difensore
di
Verre,
che
lo
accusava
di
96 V.Chinnici, Et sine culpa invidia ponatur (Cluent. 5):le finzioni di Invidia in Cicerone oratore,,
p. 220.
97 Cum sciat duo illa rei publicae paene fata, Gabinium et Pisonem, alterum..villa edificare in
oculis omnium tantam, tugurium ut iam videatur esse illa villa quam ipse tribunus plebis
pictam olim in contionibus explicabat, quo fortissimum ac summum civem in invidiam homo
castus ac non cupidus vocaret.
cum
haberet
filium
et
divitem
inimicum,
occisus
Cum
peteret
honores
dives,
repulsus
accusat
iniuriarum pauperem99.
Il problema di fondo costituito dalla controversia consiste nella
determinazione della colpa di iniuria perpetrata dal giovane: Di
fatto, l'unica offesa di natura verbale, consisteva in quella minaccia
di una possibile futura accusa formale che il ragazzo aveva rivolto al
presunto assassino; accusabo, cum potero. Resta tuttavia poco
verosimile che quell'unico accenno minaccioso del ragazzo a
un'eventuale formalizzazione di un'accusa precisa avesse scatenato
un'invidia popolare tale contro il nemico del padre. 100
Il retore Albuzio, nella simulazione del dialogo tra i due contendenti,
fa specificare meglio, nelle parole del ricco, il tema dell'ingiura. Dice
il ricco, infatti:
98 Cic. Verr. 2,1, 151-152.
99 Contr. 10.1.
100 V. Chinnici, op.cit.,
invidiam
facere.
Nel
ThlL,
che
si
ricollega
invidiosus, nell'ottica
dell'invidiam facere.
Il medesimo fenomeno viene, infine, rinvenuto da Wistrand, anche
in relazione all'avverbio invidiose. Il ThlL, riporta, anche in questo
caso, dapprima il significato primario dell'avverbio come facere vel
dicere aliquid ita ut indignatio commoveatur in dicentem vel
facientem119; In seguito viena ripresa l'indicazione del termine
peculiariter et technice, nel senso di dicere o facere aliquid ita, vel
ea
mente,
ut
in
eum,
qui
petitur
oratione,
commoveatur
indignatio120.
Tre anni dopo il contributo di Wistrand, Ingrid Odelstierna pubblic
un saggio, l'unica opera sull'invidia latina ad avere il taglio di una
vera e propria monografia, nel quale la studiosa contestava
sistematicamente
le
argomentazioni
del
filologo
tedesco.
dell'aggettivo
proposto
dall'Odelstierna,
critica
le
come
plenus
invidiae),
anche
da
altre
due
possibili
Ciceroni.
Namque
antea
pleraque
nobilitas
invidia
adottando
l'ottica
dell'autore,
la
concezione
dell'invidia provata dai nobili non potr essere che quella dello
phthonos-gelosia; sentimento malevolo, dunque, come confermato
dall'accostamento con il termine superbia, proprio di chi non vuole
condividere il proprio status con altri, custodendo gelosamente le
122 Cfr Carm.Epigr. 54. 2-3; Prop. 1.12. 7-9; Vell.Pat. 1.10.4; Sil. Pun. 4.397-400, 12. 236-238,
14 .580-584; Val.Flacc. 2.. 375-377, 3. 306-308. Analoga la concezione dell'invidia fati, per
la quale Cfr.., e. g., Ov. Pont. 2. 8.57-60; Sen. Apoc. 3. 2; Phaedr. 5. 6; Plin. NH 35. 92, 35.
196; Stat. Theb. 10. 384-385; Stat. Silv. 2 .1.120-122. invidia Fortunae:
illius gloriae
di
Aglauro.
Vedremo
come
la
descrizione
ovidiana
fanno
oscillare
il
significato
del
termine
dall'invidia
osservato
sinora,
essere
viste
come
specificamente
tra
invidioso
invidiato:
linvidioso
agisce
plasmarsi.
Questo
aspetto
incoativo,
tratto
che
da
esigenze
narrative,
anche
dalla
particolare
natura
meno
esplosiva,
ma
pi
continua,
un
sentimento
Cinzia,
la
nascita,
frutto
dello
strupo,
di Arcade,
la
le
numerose
occorenze,
allinterno
delle
spesso
tenue,
legata
al
movimento
fisico
(e,
Ovidio ha certamente perso molto di quella componente educativoformativa cos presente, invece, nella tragedia greca, nellepica
arcaica nonch, ancora ai tempi di Ovidio, nellEneide virgiliana.
Tuttavia, io credo che questi aspetti, per quanto uniti ad una
artificiosit di linguaggio, ad un concettualismo, ad un gusto per
lartificio narrativo anchessi estranei alla tradizionale sostenutezza
linguistica tipica della gravitas epica, non
possano impedire di
rappresentata
dal
narratore,
proprio
alla
fine
fortunato
commento
al
II
libro
delle
metamorfosi,
dal
origine
giustificazione
in
osservazioni
cromatiche,
eppure,
proposito
di
esse,
Ovidio
ricorda,
fondamentale
per
il
passo
in
oggetto:
garrula,
chiaccherona.
.. sed ales
sensit adulterium Phoebeius, utque latentem
detegeret culpam, non exorabilis index
ad dominum tendebat iter; quem garrula motis
consequitur pinnis, scitetur ut omnia, cornix,
auditaeque viae causa << Non utile carpis>>
inquit <<iter: ne sperne meae presagia linguae>>.
Garrula cornix del verso 548 richiama, in disposizione chiastica, il
corve loquax del verso 535. La ripresa di questi artifici letterari,
evidentemente, va ad inserirsi allinterno di quel contesto di
enfatizzazione dellelemento vocale-fonatorio, che abbiamo visto
essere dominante nella prima parte della sezione, e che torner,
con significativa ripresa, anche nellepisodio della manifestazione di
Invidia in Aglauro, presentandosi come concreta possibilit di
onnisciente:
conosce
quale
sar
lesito,
infausto,
onnisciente,
il
narratore
primario
pu
agire
sulla
mostrando
gli
<<aspetti
pi
segreti
della
realt
di
un
determinato
termine
possa
assumere
due
diegetico
delle
Metamorfosi,
di
flusso
narrativo,
differenti
sequenze,
Narciso
il
corvo,
presentano
avvicinare
questa
struttura
introduttiva
con
quella
al
tempo
della
narrazione
principale,
del
quale,
mentre,
infatti,
alle
orecchie
di
Penteo
praesens
righi
tra
Vindobonensis
la
(la
prima
quale
la
seconda
costituisce
la
colonna
fonte
della
Tabula
principale
di
73
..........
....... ....
.....
......
...., ....
... .........
...................
.
. .....
........
74
.....
... .
...... .
....
.... .
.... , ...
.
.
.
,
,
,
.
.
La frammentariet del testo tradito non permette di spingersi
troppo oltre nel campo delle osservazioni e dellanalisi; tuttavia,
come ben messo in luce nella prima parte del lavoro della Keith,
alcuni punti possono essere considerati chiari ed assodati:
Lutilizzo
delle
prime
persone
ed
delineano
con
quella
del
narratore
principale.
Lindicazione
lidentit
del
suo
interlocutore,
ma
un
numero
di
altri
frammenti
appartenenti,
quanto
meno
perfettamente
aderente
al
gusto
alessandrino:
ss.),
come
quello
di
Nestore
nellIliade
copre
pi
un
tour
de
force
stilistico,
toglie
spazio
agli
eventi
tradizionalmente eroici>>.
Ovidio dunque riprende un testo di gusto neoterico-alessandrino
dove il dialogo stesso nasce per esigenze di variazione rispetto al
tema eroico principale e lo adatta ad un contesto diverso, facendolo
divenire il punto di partenza di una sezione narrativa che invece
contraddistinta da una riflessione sul tema del linguaggio ed anche,
come vedremo, dellinvidia. Tensione che pu realizzarsi proprio
perch il corvo da personaggio di unazione futura diventa
protagonista di una vicenda presente, la cornacchia mantiene il
ruolo di oracolo mentre il lettore si colloca, in Ovidio ad un livello
pi alto di comprensione ed analisi, osservando, dallalto della sua
conoscenza
pregressa,
conoscendone
in
anticipi
lesito,
che,
dice
Ovidio,
fu
presa da
invidia,
invidit.
La
Metamorfosi,
dell'aggettivo
garrulus,
qui
riferito
alla
cornacchia.
Nel terzo libro, in una delle storie pi note e studiate dellintera
opera ovidiana, Ovidio narra le vicende di Narciso. Il giovane, figlio
della azzurrina Liriope, era ardentemente amato da fanciulli e
fanciulle. Su una di queste, Eco, si sofferma in particolare Ovidio:
Anche in questo contesto possiamo rilevare come lindicazione della
predisposizione alla chiacchiera e alla facondia da parte di Eco sia
accompagnato da una punizione che alla ninfa era derivata proprio
dal suo usus vocis:
Postquam hoc Saturnia sensit
<<Huius>>, ait, <<linguae, qua sum delusa, potestas,
parva tibi dabitur vocisque brevissimus usus>>.
Il termine si connota evidentemente di una sfumatura negativa, che
lo avvicina molto al significato di ciarla continua, pettegolezzo, nel
nel
canto,
Particolarmente
vengono
significativa
da
queste
risulta
la
mutate
scena
in
della
gazze.
loro
con
metafore,
sillepsi,
ossimori,
parallelismi
ed
Mezzi
che
persuadono,
ammaliano,
la
voce
che
ed
il
affascinano,
iinguaggio
che
seducono
possono
per
che
anche
lineamenti
essenziali),
vuole
sapere
tutto,
omnia.
Un
nel
De
utilitate
credendi
definir
il
curiosus,
in
loro
lode
nei
confronti
di
una
scienza
completamente
degli
stupisce,
arcana
allora,
il
mundi,
fatto
fallendo
che,
inesorabilmente.138
spesso,
la
curiositas
Non
venga
134 Cfr. Sen. Contr. exc.6.2 lex eum tenet, qui iuvat exulem, non qui patitur
iuvari.-ignora, dissimula: lex te innocentem esse, non curiosum iubet.; Suet.
Aug.27.3
Pinarium..
cum
contionante
se
subscribere
quaedam
animadvertisset, curiosum ac speculatorem ratus coram confodi imperavit.
135 Cic. Fin. 4.12.
136 Cic. Tusc. 1,44.
137 Cic. Off. 1.19= Panaet.frg. 104
138 Cfr. Tert. Preascr. 8.1, 14.1, 14.3; Lact. inst.2.8.70 quae vero ad curiositatem et profanam
cupiditatem pertinebat reticuit, ut arcana esset. Quid ergo quaeris quae nec potes scire nec si
scias beatior fies? perfecta est in homine sapientia, si et deum esse unum et ab ipso facta esse
universa cognoscat.
un
elenco
di
elementi
naturali
contraddistinti
da
139 Cfr. Hil. C. Arr. 15,25 credamus ergo quod legimus, prorsus inquirere formidemus; scribtum
est enim:<<et in multis operibus eius ne sis curiosus; Zeno. 2.4 curiositas reum efficit, non
peritum.
effettivamente invidioso?
Glenn Most, in un articolo dedicato principalmente allanalisi
dellinvidia negli epinici pindarici, ha delineato nella prima parte del
suo lavoro, evidentemente a scopo propedeutico per lindagine che
148 Plut. Curios. 518 C.
149Lib. Decl. 3.85 ; ; Lib.Decl.45.5
, .
150 Plut. Curios. 518 A.
stava
presentando,
una
differenza
tra
linvidia
ed
un
altro
petebat/
concubitus
ipsoque
illo
grave
vulnus
habebat/tempore).
Anche in questo caso, dunque, ci troviamo di fronte ad una
situazione che sembrerebbe rimandare alla sfera della gelosia: un
iniziale rapporto amoroso tra il Sole e Clizia, lintervento di una
rivale, il rischio, per Clizia, di perdere lamore e le attenzioni del dio.
Al verso 234, Ovidio, per descrivere i sentimenti provati dalla ninfa
abbandonata, ricorre al verbo invidit, lo stesso verbo usato, in
latino, per indicare l azione dellinvidia.
Questa
scelta
lessicale
significativa,
perch
permette
di
a :
153
154Cfr Prop. 4.8.52 dove il sentimento della gelosia provata da Cinzia viene espresso con il
medesimo ricorso al furore irrazionale ed impulsivo, indicato con laggettivo furibunda: non
opeosa comis, sed furibunda decens.; simile, in generale, alla presentazione della sofferenza di
descritta
da
Ovidio
come
oscillante
tra
volont
di
di
In altri casi,
dallinvidia-malevolenza;
paradigmatico,
sotto
questo
mutato in cervo e
ductae/
testimoniando
anchessa
una
forte
componente
di
personale,
esperienza
assai
simile
quella
ora
callimachea
nellHecale,
descrive
il
proprio
Metamorfosi, come
linserimento
della
cornacchia,
ccontraddistinta
da
155Cfr. cista, Met. 2.554-. Hollis fr. 70.14; nodos.. manu diducit, Met. 2.560-
, Hollis fr. 70.14; virginibus tribus gemino de Cecrope natis, Met 2.555- ,
Hollis fr. 70.5; secreta, Met. 2. 2.556- , Hollis fr. 70.6.
156 La presentazione della vicenda delle Cecropidi in chiave eziologica giungeva a Callimaco
dallattidografo Amelesagora, citato da Antigono di Caristo: Cfr. Antig. Hist. mirab. 12
, , .
157 Probabilmente i due uccelli dellHecale discutono sullopportunit di annunciare alleroe
ateniese la morte della vecchietta ospitale; il tema chiave della digressione, dunque, appare
essere quello relativo alla
prosegue il mitografo,
corvo
la
punizione
inflittale
da
Minerva,
continuer
la
sua
narrando
nellintreccio
continuo
di
storie
che
costituisce
le
Metamorfosi,
perfettamente
questo
desiderio
autodistruttivo,
in
questa
volont
di
delle
conseguenze
dellinvidioso
(ed
in
pi
questo
gravi
cui
senso
la
pu
giungere
descrizione
si
lastio
adatta
in
(equivalente
questo
di
caso
Atena),
non
con
immediatamente,
una
punizione,
da
Minerva
linsorgere
del
rugiada,
come
nel
caso
delle
due
sorelle,
legato,
glorificare),
indica
propriamente
la
lucentezza,
lo
splendor,
rimanda
alla
medesima
immagine
di
subite
da
Aglauro,
introduce
una
notazione
natura
della
fanciulla
poteva
rimanere
esente
dalle
figura
dell'invidioso,
anche
con
molti
dei
tratti
che
tradimento
dell'amata
con
comportamenti
tipici
dell'innamorato infelice.
Conclusasi, con la morte di Coronide e la seguente punizione del
corvo, la macrocornice principale che, di fatto, aveva innescato
l'insieme dei racconti forniti dalla cornacchia, rimanere da chiudere,
all'interno del procedimento meta-diegetico, la vicenda delle
ad
oculis
permette
il
collegamento
con
la
vicenda
Ancora
una
volta,
dunque,
Aglauro,
diviene,
Cecropidi
venivano
immediatamente
punite,
doveva,
che
contraddistingue
la
casa
dell'Invidia
parola
tabes,
cos
come
tabum,
deriva
da
una
radice
rimanda,
dunque,
ad
un'idea
di
scioglimento
di
del
poema
epico
ovidiano
stata
recentemente
nelle
fonti
latine173,
mentre
la
connessione
pare
173 Cfr, Hor. Epod. 6.15 an si quis atro dente me petiverit; Sen. Phaedr. 492-493 haud illum
niger/ edaxque livor dente degeneri petit; Stat. Silv. 1.3.102-103 sive / liventem satiram
nigra rubigine turbes; 4.18.16-17 procul atra recedat/ Invidia atque alio liventia pectora
flectat; Sil.Ital. 8.290-291 nigro allatraverat ore/ victorem Invidia; 11. 547-548 atra veneno/
invidia nigroque undantia pectora felle.
174 R.J.Edgeworth, What color is ferrugineus?, <<Glotta>>, 56 (1978), 297-305.
175 Verg. Aen. 6. 303 con 6.410; Non. 549.2Serv. Ad Aen., 9. 582.
176 Cfr., e.g., Verg. Ge. 1. 467; 4.183;
177 Cfr. e.g., Tib. 1.4.43; Ov. Met. 15. 789-790.
178 Ov. Met. 13. 960.
179 Cfr. e.g., Cat. 64. 227; Verg. Ge. 1. 467; Ov.. Met. 5. 404.
180 Cfr. Hor. Sat. 1.4. 100-101 hic nigrae sucus lolliginis, haec est/ aerugo mera; Mart. 2.61.5-6
uteris ore aliter nimiaque aerugine captus/ adlatras nomen quod tibi cumque datur; 10.33.56 ut tu, si viridi tinctos aerugine versus/ forte malus livor dixe.rit esse meos.
181 Cfr. Laus Pisonis 107 animusque mala ferrugine purus; Auson. 417.62-63 livor ubi est tuus
ferrugineumque venenum/ opportuna tuis inimicant pectora fulcis
182 Cfr.,e.g., Stat. Silv. 1.3.102-103 sive 7liventem satiram nigra rubigine turbes; Mart. 5.28.7
robiginosis cuncta dentibus rodit
188
189
190
191
frequente
negli
epinici
pindarici 191.
Altre
attestazioni
nascosto
dell'invidia,
dei
suoi
attacchi,
delle
sue
di
bisbigliare,
sussurrare,
mormorare:
mussitans
(hirritu
l'accostamento
canino).
tra
Mentre,
invidia e razza
infatti,
canina
ai
non
nostri
giorni,
pare essere
Italico
presenta
un
invidioso
che
adlatraverat:
nigro
inertia
nihil
ipsos
habere,
quod
agant,
et
alienis
et
poenae
incubans
suae,
dum
illum
taedet
sui
pigetque204.
La fonte letteraria che per prima testimonia, anche per il mondo
latino, la connessione tra ignavi ed invidi pero quella delle
Bacchides di Plauto, introdotta durante la descrizione dei falsi amici:
multi more isto atque exemplo vivont, quos quom censeas/ esse
amicos, reperiuntur fasi falsimoniis,/ lingua factiosi, inertes opera,
sublesta fide./ nullus est quoi non invideant rem secundam
optingere:/ sibi ne invideatur, ipsi ignavi recte cavent 205. Cicerone,
nell'Ad Quirites post reditum descrive quattro classi principali di
individui che lo hanno danneggiato: tra queste, egli presenta anche
quella di tutti coloro che non potendo ottenere e raggiungere, a
causa della loro ignavia, i suoi stessi successi, hanno finito con
l'invidiare la sua fortuna: tertium, qui cum propter inertiam suam
eadem adsequi non possent, inviderunt laudi et dignitati meae 206.
Tacito, negli Annales, descrisse il filosofo Seneca intento e
concentrato sui suoi inertia studia ed invidioso di coloro che
esercitavano la loro eloquenza per la difesa dei cittadini (simul
causam
esse
sciant 209).
Lo
stesso
Livio
parla
207
208
209
210
di Aglauro
nel quale,
come
abbiamo
visto,
la
flava
virago)
viene
subito
ricollegato,
nel
verso
in
realt,
proprio
il
punto
debole
della
sua
di
personificazioni
di
stati
d'animo,
passioni,
L'Invidia,
personificazioni,
the
in
particolare,
most
complex
rappresenta,
case.
Ovid's
tra
le
use
of
226
227
228 D.M. Lowe, Personification Allegory in the Aeneid and Ovid's Metamorphoses,
<<Mnemosyne>>, 61 (2008), p. 423.
229
230
231
232
233
234
235
236
Ov.
Ov.
Ov.
Ov.
Ov.
Ov.
Ov.
Ov.
Met.
Met.
Met.
Met.
Met.
Met.
Met.
Met.
2.
2.
2.
2.
2.
2.
2.
2.
768-769.
775.
776.
777.
780.
778.
796.
791-794.
relazione
al
buio
ed
all'oscurit
che
le
circondano 242,
sia,
gi,
in
Virgilio,
una
valenza
assimilabile
alla
ed
ipertrofica
una
delle
peculiarit
principali
dell'Invidia ovidiana.
Per enfatizzare quest'ultimo aspetto probabile che il poeta si sia
ispirato ad un'altra celebre personificazione virgiliana: la Fama del
quarto libro dell'Eneide.
La Fama di Virgilio, infatti, un mostro orrendo ed informe, che
possiede tanti occhi, lingue, bocche, orecchi quante piume nel
corpo (monstrum horrendum ingens, cui quot sunt corpore plumae/
tot vigiles oculi subter (mirabile dictu),/ tot linguae, totidem ora
sonant, tot subrigit auris)251; non chiude gli occhi al dolce sonno,
mentre di giorno siede spiando sul culmine di un tetto (nec dulci
declinat lumina somno;/ luce sedet custos aut summi culmine
250 D.C.Feeney, op.cit., p. 163 She (Aletto) is a creature who embodies and revels in all
manner of evil... She need not necessarily have been so. Euripide's Lyssa is an interisting
case of a divine agent of madness who remains rational, emancipated from her
characteristic effect, Allecto, on the other end, is her essence. Cfr. D. Lowe, op.cit., pp. 422424.
251 Virg. Aen. 4. 181-183.
di
vivide
immagini,
facolt
che
ambedue
le
suoi
sinonimi,
greci
latini,
livor,
venivano
utilizzati
interpretazioni
studi
dedicati
all'individuazione
Amoris260,
nei
Tristia261
nonch,
all'interno
delle
forza
soprannaturale,
prende
il
controllo
di
un
corpo
prima
attestazione
letteraria
della
consunzione
prodotta
dell'immagine
della
passione
invidiosa
con
269 Cfr. Hor. Ep. 1.2.57-59; Ov. Met. 2.775; Anth. Lat. 636.11.
270 Anth. Lat. 636. 1-3 livor, tabificum malis venenum,7 intactis vorat ossibus medullas/ et
totum bibit artubus cruorem.
271 Petr. Sat. Frg. 25 Mller.
dell'avversario,
traslando
ci
che
era
detto
litomorfici,
descritti
nelle
Metamorfosi
sono
ovidiano
della
scena
improvvisamente
immobilizzata,
procedere
del
mutamento
stesso.
Da
atto
subitaneo,
L'immagine
quella
del
cancro
che
si
propaga
e sofferenza
cui sono
configurarsi
anche
come
strangolamento
emotivo.
si
configurava
come
vera
propria
espressione
principali
delle
metamorfosi
ovidiane.
Nelle
della
trasformazione;
In
quest'ultimo
caso,
infatti,
con
cui
era
stata
infettata
avevano
provocato
una
che,
come
abbiamo
gi
anticipato,
la
pietrificazione
299 Cfr. Ov. Met. 2. 807-811 lentaque miserrima tabe/ liquitur, ut glacies incerto saucia sole,/
felcisque bonis non lenius uritur Herses,/ quam cum spinosis ignis subponitur herbis,/ quae
neque dant flammas, lenique tepore cremantur. Cfr. Met. 5. 425 sgg, 632 sgg.; 7.380 sg.; 9.
649 sgg.; 15. 547 sgg.
300 Cfr. Ov. Met. 2. 541.
collegamento
tra
le
singole
vicende
della
sequenza
anche
laddove
non
chiaramente
esplicitata,
fa
301 Sul ruolo di Mercurio e la sua scaltrezza nell'approfittare delle pecche del linguaggio di
Batto ed Aglauro nel secondo libro delle Metamorfosi, in contrapposizione all'ingenuit di
Apollo mostrata nel primo e secondo libro, incentrato il lavoro di B.R, Fredericks, Divine wit
vs. divine folly. Mercury and Apollo in Metamorphoses 1-2, pp. 244-249.
302 Cfr. A.Keith, op.cit., p. 125 Invidia may (..) have played a role in the crow's narrative, in the
crow's hostile references to Nyctimene (Met. 2.589-95); in prompting the raven to tell Apollo
about Coroni's infidelity (Met. 2.543-47, 569-99); and even, perhaps, in Apollo's murderous
anger at Coronis, his response to the raven's report.