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Legge, norme e diritti delle donne nel Decameron di Boccaccio

Se volessimo applicare alla lettura delle novelle del Decameron il metodo psicocritico elaborato da Charles Mauron, sarebbe possibile affermare come le immagini ricorrenti o le metafore ossessive, per dire appunto con Mauron, che ricorrono nelle cento novelle siano da una parte quelle della legge e giustizia (divina, religiosa e umana), dallaltra la riflessione sul desiderio erotico, soprattutto femminile, e la rivendicazione del diritto alla soddisfazione dei naturali bisogni del corpo. Gli avvenimenti relativi alla cornice del Decameron si situano durante la peste del 1348, nel periodo in cui ogni legge sia religiosa che civile o morale ha cessato di esercitare qualsiasi funzione. Per questo motivo nel Proemio dellopera Boccaccio introduce la brigata dei suoi narratori mentre sono coinvolti nellelaborato ed elegante processo di legislazione, nello stabilire regole fisse per il governo e il comportamento allinterno del gruppo stesso. Essi creano una sorta di comunit normativa, basata sullestetica alternativa rispetto alle turbate condizioni di Firenze. NellIntroduzione alla prima giornata del Decameron, linteresse di Boccaccio, che da giovane aveva studiato diritto canonico, invece diretto verso i motivi della dissoluzione delle leggi civili e morali e di ogni norma divina e umana causati dalla peste. Risulta gradualmente sempre pi chiaro che la decisione dei dieci giovani fiorentini di allontanarsi dalla citt non tanto quella di rimuovere il pensiero di morte, di svagarsi raccontandosi novelle, ma presenta in realt una soluzione al problema di mantenere le leggi morali intatte e di istituire le fondamenta di un ordine sociale sulle rovine di quello che lepidemia aveva distrutto. Non pertanto casuale che i novellatori diano ampio spazio alla rappresentazione della legge civile, religiosa e morale e alle discussioni sui diritti. Gi il protagonista della prima novella della prima giornata un notaio di Prato, ser Ciappelletto, che con una falsa confessione inganna un santo frate, negando le leggi della morale religiosa, mentre la seconda novella della nona giornata si focalizza sulla corruzione dei giudici, causa dellinefficacia delle leggi1. Daltronde, vista limportanza che Boccaccio accorda alle donne, evidenziata dal fatto che lopera in ultima istanza a loro dedicata, si presenta particolarmente interessante indagare la dimensione legale in una novella che ha come protagonista un personaggio femminile: quella di madonna Filippa (VI.7). Essa, colta in flagrante adulterio e convocata in tribunale, non solo trionfa di fronte al giudice, ma grazie alla sua pronta eloquenza, riesce non soltanto a salvarsi dalla pena di morte prevista per questo dallo statuto di Prato, ma anche ad evidenziare ai cittadini linadeguatezza della legge e persino a correggerla in favore delle donne. Quello di madonna Filippa non mai stato considerato un testo-chiave nelleconomia del Decameron e appartiene alle novelle boccacciane meno studiate, per le quali non sono state individuate le fonti o i racconti antecedenti2. Ci nonostante gi Giovanni
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Sulla rassegna delle figure dei giudici, avvocati e magistrati nelle novelle del Decameron cfr. G. Mazzotta, The World at Play in Boccaccios Decameron, Princeton, Princeton University Press, 1986, pp. 213-240. Sulla pungente critica dei personaggi dei notai si veda M. Codebo, Scomodi compagni di banco: scrittori e notai fra Boccaccio e Manzoni, in Italica 2-3, 2007, pp. 187-198. 2 A.C. Lee, The Decameron: Its Sources and Analogues, London 1909, p. 179; K. Pennington, A Note to Decameron 6.7: The Wit of Madonna Filippa, in Speculum 52, 1977, p. 902.

Getto faceva notare che basterebbe [] vedere com rappresentata la donna per capire che pur nella sua brevit, la novella di madonna Filippa pi ricca e complessa di quanto a prima vista possa apparire e non pu essere ridotta allallegria della pronta e piacevole risposta3 che costituisce il tema della sesta giornata. Per sottolineare la rilevanza di questa novella al tema del nostro convegno si possono richiamare allattenzione le parole Susanna Barsella, unaltra dei pochi studiosi che si sono dedicati allo studio di questa novella: legge civile, morale cristiana sono chiamati in causa e messi in dialogo tra loro in questa emblematica novella4. La mia ipotesi interpretativa che il personaggio di madonna Filippa sia modellato sullarchetipo classico di Antigone, una delle prime eroine della disobbedienza civile e il prototipo dellalterit nella sua resistenza alla legge. Non mia intenzione sostenere una ripresa diretta da parte di Boccaccio del mito di Antigone come esso viene rappresentato nella Tebaide di Stazio, i diversi codici della quale erano posseduti nella biblioteca del Certaldese, o tanto meno della tragedia sofoclea. Una serie di corrispondenze nella costruzione dei personaggi, la somiglianza tra il decreto di Creonte e lo statuto di Prato, la loro trasgressione da parte delle protagoniste, la sproporzione del delitto e la loro punizione e infine lesito delle vicende permettono di osservare tuttavia come Boccaccio avesse ben presente, almeno nei suoi tratti essenziali, larchetipo classico dellAntigone come modello di esemplarit femminile nella sua contrapposizione alla legge. Muovendomi nellambito di interdiscorsivit, intesa con Cesare Segre come rapporti che ogni testo, orale o scritto, intrattiene con tutti gli enunciati (o discorsi) registrati nella corrispondente cultura e ordinati ideologicamente, oltre che per registri e livelli5, vorrei mostrare come il mito di Antigone rappresenti una lettura suggestivamente sottostante alla novella di Filippa e sottolineare la sua importanza per la comprensione del personaggio della novella decameroniana. Vorrei inoltre interrogarmi circa il ruolo singolare che il discorso sulla legge di questultima, colpevole di unazione per la quale avrebbe dovuto essere condannata, riveste nelleconomia del Decameron dal punto di vista della questione ampiamente dibattuta circa la filogenia/misoginia di Boccaccio. Modelli classici del Decameron Il presupposto per una lettura di madonna Filippa in controluce al modello dellAnti gone tragica costituito anzitutto dalla ben documentata fascinazione dellautore certaldese verso il materiale greco manifestata fin dalle sue opere giovanili Filocolo e Filostrato. Boccaccio, raggiunta la maturit, si dedic con maggiore sistematicit alla riscoperta della cultura classica e, come Petrarca, ebbe unimportanza notevole quale riscopritore dei classici. Proprio con lui, afferma infatti Paolo Fedeli, la cultura italiana prese a riscoprire i Greci perch una pi perfetta conoscenza degli autori latini doveva indurre per forza di cose, a risalire ai loro modelli e ai rappresentanti di generi letterari in cui i latini erano stati docili imitatori: si assiste, a partire da questo momento, alla sco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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G. Getto, Vita di forme e forme di vita nel Decameron, Torino, Petrini, 1958, p. 153. Il riso dei padri. Il caso di madonna Filippa (Dec., VI 7), in Humanistica 2, 2009, pp. 1322, rif. p. 17. 5 C. Segre, Intertestuale-interdiscorsivo. Appunti per una fenomenologia delle fonti, in Teatro e romanzo. Due tipi di comunicazione letteraria, Torino, Einaudi,1984, p. 111.
"!#$! Barsella,

perta di Omero, e successivamente, della letteratura, della filosofia e della storia greca6. Daltra parte, nella sesta giornata, ove inserita la novella di Madonna Filippa, si ragiona di chi con alcun leggiadro motto tentato, si riscontesse, o con pronta risposta o avvedimento fugg perdita o pericolo o scorno (p. 7117). Proprio questa giornata, dedicata alle risposte linguistiche, ai motti e ai contromotti, sostiene giustamente Michelangelo Piccone, pu essere considerata la radice culturale di tutto il libro, in quanto rappresenta la fissazione della sua ispirazione pi profonda: che quella di dire la parola definitiva sul patrimonio narrativo8. Essa viene infatti posta sotto il reggimento della triste Elissa, modellata sulla figura di Didone virgiliana. Anche la settima novella costruita sul registro tragico-comico in quanto la situazione comica e tipicamente fabliolistica della donna che inganna il marito e se la spassa con il suo amante viene subito rovesciata nella situazione tragica, data la gravit della punizione che pone la donna in situazione di effettivo pericolo. Il fatto che il mito di Antigone fosse indubbiamente conosciuto da Boccaccio testimoniato dalla menzione delleroina nel suo De claris mulieribus (1356-1364), lopera che inaugura il genere specifico delle biografie di donne famose del mondo antico e moderno e delle loro memorabili gesta. Che larchetipo tragico dellAntigone fosse ben presente al Certaldese lo si comprende infine non solo dalle somiglianze nella fabula della novella, ma soprattutto dalle premesse di fondo che egli condivide con il mito, quelle dellefficienza della resistenza individuale contro liniquit delle legge e la rivendicazione di uno spazio che rende possibile correggere alcune leggi coerentemente ai principi stessi del diritto e la discussione sulla liceit della legge stessa. UnAntigone decameroniana Comincio dunque con lindicare le somiglianze interdiscorsive tra lintreccio del mito e la novella e nella costruzione delle due protagoniste, somiglianze che non state sono sufficientemente notate dagli interpreti. Il parallelo tra la novella boccacciana e il mito di Antigone non affatto infondato se pensiamo al quadro narrativo generale in cui vengono inserite le vicende delle due eroine. Nel mito, come esso viene presentato nellultimo libro della Tebaide di Stazio e nella tragedia di Sofocle, ci troviamo nella citt di Tebe distrutta e diffamata dalla guerra fratricida tra Eteocle e Polinice. Invece di porre fine al disordine civile, la morte violenta dei due fratelli nemici e il tentativo di Antigone di seppellire Polinice provoca unulteriore sconvolgimento degli affetti, legami familiari e rapporti di convivenza che il Coro del quinto stasimo traduce nelle immagini metaforiche di un terribile morbo che sta devastando la citt (Soph., Ant., 1140-1141) e rappresenta il simbolo della punizione divina. Sulla stregua del modello greco, anche nel primo libro della Tebaide di Stazio, Giove dichiara di voler punire la specie umana (hanc etiam poenis incessere gentem /
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P. Fedeli, Modelli classici della novella italiana, in La novella italiana. Atti del Convegno di Caprarola. 19-24 settembre 1988, tomo I, Roma, Salerno, pp. 303-336, rif. pp. 330-331. 7 Le citazioni dal Decameron sono tratte dalledizione a cura di V. Branca, Torino, Einaudi, 1987. 8 M. Piccone, Linvenzione della novella, in La novella italiana. Atti del Convegno di Caprarola. 19-24 settembre 1988, tomo I, Roma, Salerno, pp. 119-154, rif. p. 151. Similmente Kenneth Pennington osserva che [t]he novella, in other words, derivates its meaning either from its relationship to other tales in the Decameron, or as a conceit which demonstrates the effectiveness of classical learning. (A Note to Decameron 6.7: The Wit of Madonna Filippa, cit., p. 902).

decretum, I, 245-246) per la condotta amorale (facinus sine more, I, 238) riferendosi allincesto e paricidio di Edipo e la discordia per il potere tra i suoi figli, mentre il dodicesimo libro descrive il disordine e il naufragio della vita sociale e morale che ha seguito la guerra fratricida (XII, 22-49). Nel Decameron la narrazione prende le mosse dalla peste che colpisce Firenze, vista anchessa come un flagello voluto dalla giustizia divina9 e che, riprendendo le parole di Giorgio Brberi-Squarotti, comporta la dissoluzione della legge civile, delle regole primordiali di convivenza fra gli uomini, dei legami di societ, di vita morale, dei doveri di famiglia, delle corrispondenze naturali degli affetti10:
[i]n tanta afflizione e miseria della nostra citt era la reverenda autorit delle leggi, cos divine come umane, quasi caduta e dissoluta tutta, per li ministeri ed esecutori di quelle, li quali, s come gli altri uomini, erano tutti o morti o infermi o s di famigli rimasti stremi che ufficio alcuno non potean fare; per la qual cosa era a ciascuno licito quanto a grado gli era dadoperare (p. 20).

Dioneo sottolinea nella Conclusione della sesta giornata, caratterizzata dalla prossimit spaziale e temporale fra le novelle e la storia portante, come la peste e il conseguente scatenarsi dellanarchia dei comportamenti costituiscano lo sfondo su cui la brigata dei giovani fiorentini narrano i loro racconti:
[] il tempo tale che, guardandosi e gli uomini e le donne doperar disonestamente, ogni ragionare conceduto. Or non sapete voi che, per la perversit di questa stagione, gli giudici hanno lasciati i tribunali; le leggi, cos le divine come le umane, tacciono; e ampia licenzia per conservar la vita conceduta a ciascuno? (p. 776).

La definizione della coscienza che Dioneo ha del tempo storico trova dunque una diretta corrispondenza nella catastrofe della citt di Tebe. Il primo punto di contatto del Centonovelle con la vicenda mitica del ciclo tebano costituito dunque dalla focalizzazione sul destino dei superstiti della guerra fratricida e della peste nel caso del Decameron e sul caos sociologico. Il tragico spettacolo delle sofferenze umane, del disordine e dellinterruzione delle norme consuete del vivere civile costituisce lo sfondo sul quale si trovano ad agire i personaggi femminili sia nel mito tebano che nelle novelle boccacciane. Per quanto riguarda invece le azioni delle protagoniste, la principale somiglianza tra leroina mitica e madonna Filippa consiste nel loro atto della trasgressione delle leggi officiali. Antigone condannata a morte per aver violato leditto di Creonte, nuovo regnante di Tebe, che negava la sepoltura al cadavere di suo fratello Polinice, colpevole di aver combattuto contro la patria e di aver assalito la sua citt11. Leroina si batte quindi in nome di una legge naturale che impone il diritto umano alla sepoltura dei morti, specie se sono consanguinei12, mentre Creonte, volendo mostrare il diverso trattamento che amici e nemici avranno sotto il suo regno, sostiene che nessun principio morale possa elevarsi al di sopra della legge di Stato13. Entrambi i personaggi hanno ragione: Antigo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Cfr. Introduzione alla prima giornata: pestilenza [], per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata [], p. 15. 10 G. Brberi-Squarotti, La cornice del Decameron o il mito di Robinson, in Da Dante al Novecento. Studi critici offerti dagli scolari a G. Getto nel suo ventesimo anno di insegnamento universitario, Milano, Mursia, 1970, pp. 109-158, rif. p. 111. 11 Stat., Theb., XII, 57-59. 12 Soph., Ant., 454-456. 13 Ivi, 207-210, 450-470, 486-487.

ne in quanto sorella, Creonte in quanto legittimo sovrano. Entrambi hanno torto: Antigone perch di fatto trasgredisce la legge, Creonte perch offende la pietas verso i morti e le leggi non scritte, immutabili degli dei. Leroina incarna dunque lamore e la piet che si contrappongono agli interessi e alle leggi dello Stato, diventando cos il simbolo della scelta tra la legge del cuore e la legge dello Stato. Anche nella novella boccacciana i personaggi appartengono alle famiglie potenti e nobili di Prato e ed ancora pi significativo anche qui lo spazio privato e lo spazio pubblico entrano in conflitto. Come nelle vicende mitiche, la problematica della novella viene incentrata sulla contrapposizione della legge naturale alle ragione dellordine legale. Nella citt di Prato, Rinaldo de Pugliesi sorprende la moglie Filippa nelle braccia dellamante Lazzarino de Guazzagliotri14. Lo statuto della citt prevede la condanna a morte per ladultera. Non diversamente da quanto accade con Antigone, Filippa, colta in flagrante adulterio, rischia di perdere la vita in caso di pubblica confessione del suo delitto. Il narratore insiste nel sottolineare le qualit superiori della donna: la nobilt di nascita, la bellezza e la gentilezza dei modi (gentil donna e bella, p. 745), tutte caratteristiche che rinviano, come nota Nella Giannetto, alle altre eroine del Decameron come Ghismonda o la moglie di messer Guglielmo Rossiglione15. Le altre sue caratteristiche, la passione autentica della donna, la grandezza danimo (di gran cuore era), leccezionalit del suo sentimento, quasi la conseguenza di un eccesso di virt (oltre a ognaltra innamorata, la donna, che di gran cuore era, s come generalmente esser soglion quelle che innamorate son da dovero), la costanza nellamore verso il suo amante evidente dal suo desiderio di voler confessare la sua trasgressione piuttosto di rivelarsi indegna del suo amante permettono di proseguire i confronti testuali al di l delle pagine del Decameron: con Antigone madonna Filippa condivide laltezza del suo sentimento, quel buono e perfetto amore che la porta addirittura a preferire la morte al rogo allesilio. Infatti, lo strettissimo vincolo di affetto e devozione verso suo fratello Polinice che ricorre in tutta la tradizione mitica a portare leroina a sfidare la legge di Creonte16. Nella versione sofoclea, Antigone nel trasgredire il decreto del tiranno di Tebe guidata dallamore per Polinice e agisce perch suo fratello non sostituibile (vv. 909-915). Spiegando alla sorella Ismene il significato del decreto del nuovo regnante di Tebe, leroina sostiene che la legge non pu separarla dalle persone che ama, cio da Polinice (v. 48). Stazio nella Tebaide, superando in crescendo i suoi modelli tragici, fa di Antigone addirittura la rivale in amore di Argia, moglie di Polinice (Theb., XII, 370384)17. Simili sono anche le motivazioni delle eroine: Antigone pronta a morire difendendo la legge naturale degli affetti, ma teme che avvenga senza onore (Soph., Ant., vv. 46 s.). Stazio, che tende al perpetuo overstatement dei suoi antecedenti, descrive come Antigo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Le famiglie dei Pugliesi e i Guazzagliotri sono rappresentanti dei ceti pi elevati, Vittore Branca nel commento alla novella indica tuttavia che non v una traccia n di un Rinaldo n di una Filippa (p. 745). 15 N. Giannetto, Madonna Filippa tra casus e controversia, in Studi sul Boccaccio 32, 2004, pp. 81-100, rif. p. 84. 16 Cfr. Aesch., Sept., 1026 ss.; Soph., Ant., 1 ss.; Eur., Phoen., 1643 ss.; Apollod., II, 78; Hyg. Fab., 72; Paus., Graeciae Descriptio, IX, 25, 2. 17 Nella domanda rivolta da Argia al cadavere del marito (ubi mater, ubi incluta fama / Antigone?, XII, 331-332) si legge un chiaro sentimento di rivalit e di gelosia nei confronti della sorella dello sposo. Nella stessa scena del ritrovamento del cadavere di Polinice e subito dopo la riconciliazione con Antigone, Argia trova tuttavia il coraggio di riconoscere: te cupiit unam noctesque diesque locutus / Antigonen; ego cura minor facilisque relinqui (XII, 396-397).

ne e Argia, sorpresi dalle sentinelle di Creonte al luogo del loro delitto, addirittura insistono che le sia inflitta la punizione (ambitur saeva de morte animosaque leti, XII 456) e finisco a trascinare loro stesse davanti al re quelli che le hanno sorprese (et ad regem qui deprendere trahuntur, 463). Anche Madonna Filippa, come unautentica protagonista tragica, ancora che sconsigliata da molti suoi amici e parenti ne fosse, del tutto dispose di comparire e di voler pi tosto, la verit confessando, con forte animo morire, che, vilmente fuggendo, per contumacia in essilio vivere (pp. 746-747). Similmente ad Antigone, Filippa persiste nella sua criminalit affermando un diritto del desiderio e la fedelt allamore e segnalando cos una legalit che precede la codificazione. interessante notare dunque che tanto nel mito che nella novella lantitesi tragica consiste nella contrapposizione del desiderio naturale, e pertanto legittimo, con la legge dello Stato. In entrambi i casi si tratta di una consapevole trasgressione della legge, in entrambi i testi leccesso di amore (me duxit amor, Theb., XII, 459 buono e perfetto amore, Dec., VI.7) a spingere le protagoniste ad oltrepassare il razionale confine del lecito. Un altro punto di confronto tra le due eroine costituito dalla punizione per coloro che trasgrediscono la legge. Mentre il decreto di Creonte stabilisce che Antigone debba essere murata viva, secondo lo statuto di Prato le donne adultere devono essere arse vive. In entrambi i casi si tratta dunque di unenorme sproporzione tra delitto e punizione. La difficolt dellinterpretazione della novella di Boccaccio18 risaliva al fatto che, oltre alla mancanza di fonti o storie analoghe, la situazione descritta nella novella boccacciana sembra inverosimile dal punto di visto storico in quanto la maggioranza dei sistemi legali nel tardo Medio Evo non prevedeva pi la punizione capitale per il reato di adulterio19. A partire dai confronti testuali sembra di poter affermare che la mancanza di veridicit storica della novella boccacciana possa venir spiegata con larte combinatoria del materiale immaginoso a detta di Sapegno, con la costruzione del personaggio sul registro tragico-epico e sul modello dellAntigone in particolare. Maschile vs. femminile Un altro punto di tensione tragica nel mito di Antigone costituito dallopposizione e lo scontro tra il principio maschile e quello femminile, la citt governata dagli uomini e il corpo femminile. Il crimine di Antigone prodotto della legge di Creonte20. La questione della differenza sessuale viene messa in rilievo gi allinizio della tragedia sofoclea, quando Ismene, interpellata da Antigone su una sua partecipazione alla sepoltura di Polinice, rifiuta in nome dellosservanza alleditto di Creonte, ma ancora di pi per paura di trasgredire le leggi della differenza sessuale:
E ora guarda noi. [] Pensa di morte orrenda moriremo se, contro la legge, violeremo il decreto e il potere di chi comanda. Siamo donne, ricordalo, non possiamo batterci con gli uomini; che ci governa pi forte e noi dobbiamo piegarci a questordine e ad altri, anco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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G. Savelli, Riso, in Lessico critico decameroniano, a c. di R. Bragantini, R.M. Forni, Torino, Bollati Boringhieri, 1995, p. 361. 19 Kenneth Pennington dimostra che la presenza nella legislazione del Comune di Prato di uno statuto come quello su cui si basa la novella un frutto di pura fantasia di Boccaccio. Cfr. A Note to Decameron 6.7: The Wit of madonna Filippa, cit., pp. 902-903, nn. 6-7. 20 Nella Tebaide invece Argia, alla quale Stazio trasferisce alcuni tratti stabiliti dalla tradizione per il personaggio di Antigone, a sottolineare che stato leditto di Creonte a farla trasgredire la legge: mors nusquam saevusque Creon? hortaris euntem, / Ornyte! (XII, 218-219).

ra pi penosi. Ai morti chiedo perdono. Obbedir a chi tiene il potere, sono costretta a farlo. Agire oltre i propri limiti, follia (vv. 60 ss.).

Sullo sfondo della descrizione di Ismene di un mondo governato dalla differenza tra i generi, Antigone appare come unalterit radicale sia nei confronti dellAtene contemporanea che nei confronti della polis tirannica. La protagonista mitica non solo quindi trasgredisce il decreto, ma rifiuta di sottomettersi alla legge in quanto donna. Stazio che nella Tebaide sdoppia la figura di Antigone in due personaggi, Antigone e Argia, facendo apparire questultima come doppio speculare della prima, attribuisce la ragione della trasgressione della legge alla tradizionale opposizione tra il dominio maschile e quello femminile. Quando infatti il corteo delle donne argive si dirige verso Tebe per seppellire i cadaveri dei parenti, uno degli scampati le avverte del divieto di Creonte e consiglia loro di rivolgersi a Teseo perch interceda presso il tiranno di Tebe. Mentre alcune vorrebbero seguire questo consiglio, Argia invece decisa ad infrangere il divieto, abbandonando cos i vincoli etici tradizionali: hic non femineae subitum virtutis amorem / colligit Argia, sexuque inmane relicto / tractat opus (XII, 177-179) Luniverso femminile di Antigone (e di Argia nellultima elaborazione sincretica del mito di Stazio) riesce quindi a polarizzare su di s quella storica esclusione delle donne che la citt patriarcale e la polis democratica pienamente condividono. Tornando al Decameron si pu trovare il corrispondente delle parole di Ismene nella replica della docile Filomela e della triste Elissa che, allanticonformistica esortazione di Pampinea di lasciare la citt impestata, fanno notare che non sarebbe possibile farlo se non accompagnate dagli uomini, riflettendo cos le dottrine artistoteliche sullinferiorit delle donne: Donne, quantunque ci che ragiona Pampinea sia ottimamente detto, non per ci cos
da correre a farlo, come mostra che voi vogliate fare. Ricordivi che noi siamo tutte femine, e non ce nha niuna s fanciulla, che non possa ben conoscere come le femine sien ragionate insieme e senza la provedenza dalcuno uomo si sappiano regolare. Noi siamo mobili, riottose, sospettose, pusillanime e paurose; per le quali cose io dubito forte, se noi alcuna altra guida non prendiamo che la nostra, che questa compagnia non si dissolva troppo pi tosto, e con meno onor di noi, che non ci bisognerebbe; e per ci buono a provederci avanti che cominciamo (I Intr. 74-75, p. 37). Disse allora Elissa: Veramente gli uomini sono delle femine capo e senza lordine loro rare volte riesce alcuna nostra opera a laudevole fine (I Intr. 76, p. 38).

Se valutiamo il caso di madonna Filippa entro il quadro di riferimento degli elementi interpretativi suggeriti dalla cornice del Decameron, risulta che la disobbedienza di Madonna Filippa e la sua sfida allo statuto di Prato sono basate sulla stessa serie di opposizioni di quelle addotte da Antigone (e Argia) nella tradizione sia sofoclea che staziana: lo scontro dellelemento maschile e quello del corpo femminile, il principio della legge e dellordine basato sulla superiorit degli uomini sulle donne. Lo statuto pratese infatti, a cui il marito di Filippa, Rinaldo, si affida per sentimento di vendetta, appunto di carattere barbaro e arcaico sia perch non prevede nessuna punizione per ladulterio degli uomini sia perch stabilisce un diritto di possesso sulla donna. Rinaldo vede la legge come arma del suo dominio. Si tratta, infatti, come sottolinea Filostrato, di uno stato non biasimevole che aspro, sentito e presentato dal novellatore come iniquo poich prevedeva che senza alcun distinzione far ovvero senza distinzione tra amore e prostituzione fosse arsa quella donna che dal marito fosse con alcun suo amante trovata in adulterio, come quella che per denari con qualunque altro uomo stata trovata fosse

(p. 745). Questo aspetto patriarcale e profondamento misogino della legge pratese viene sottolineato con forza da madonna Filippa nella perorazione della sua causa in tribunale: lo statuto, indica la protagonista, ingiusto in quanto stato stabilito dagli uomini e riguarda solo le donne, senza il cui parere di dirette interessate stato peraltro promulgato: le leggi deono esser comuni e fate con consentimento di coloro a cui toccano (p. 748). La legge in questione trasgredisce infatti il principio generale del diritto poich le donne soggetti subordinati non sono mai state chiamate a dare il loro parere sullo statuto che riguardava la pena capitale per ladulterio21. In entrambi i testi, la disobbedienza civile rappresentata dunque dalla tensione tra le eroine, proprio in quanto donne, e lordine, il sistema legale della comunit fatta dagli uomini22. La stretta assimilazione interdiscorsiva delle due eroine basata sul fatto che il problema di Filippa, come anche quello di Antigone, non di entrare in quellordine, bens di rivelarne i divieti costitutivi e i limiti invalicabili. Quello che le avvicina ancor di pi il comune rifiuto di comportarsi come donna, come suggeriscono Ismene nella tragedia sofoclea e Filomela ed Elissa nellIntroduzione alla prima giornata del Decameron. Sia Antigone che madonna Filippa si oppongono alle norme rifiutando di fare ci che necessario per rimanere in vita, cio aderire alle norme del comportamento femminile che la morale dominante prescrive. Sfidando i rispettivi decreti di Tebe e di Prato, le due eroine sono pari nel coraggio che manifestano. Lidentit di Antigone in tutte le versioni classiche del mito e soprattutto nella sua ultima cristallizzazione di Stazio, indubbiamente conosciuta al Boccaccio, definita dallinaudito coraggio ed eroismo bellico23. Anche madonna Filippa altrettanto coraggiosa e trasgredisce lo statuto di Prato pur consapevole della punizione che la sua disobbedienza comporta. Il suo coraggio viene tanto maggiormente posto in risalto dalla vilt danimo del marito Rinaldo, che sulle prime, preso dallira, considera la possibilit di farsi giustizia da solo, ma temendo le conseguenze di un gesto avventato, alla fine denuncia la moglie. Come Antigone, Filippa rifiuta ogni compromesso e dichiara pubblicamente di amare luomo con cui ha tradito il marito senza sbigottire punto. Il coraggio di madonna Filippa che decide di sfidare la legge iniqua della citt di
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Secondo Kenneth Pennington (A Note to Decameron 6.7, cit., p. 903), il principio generale del diritto enunciato da Filippa (le leggi deono esser comuni e fatte con consentimento di coloro a cui toccano) non altro che la massima medievale quod omnes tangit ab omnibus approbari debet, derivata dal codice di Giustiniano (V LIX 5 2). Questa massima era comunemente usata nella legislazione medievale (infatti Filippa, rivolgendosi al giudice, nota en passant che ella sicura che il giudice sia a conoscenza di questa massina: come io son certa io che voi sapete, p. 748), ma non veniva applicata alle donne. 22 Laspetto delliniquit della legge di Creonte ben presente sia nella versione sofoclea che staziana del mito di Antigone. Spiegando leditto alla sorella Ismene, Antigone sottolinea iniquit della volont dello zio nel discriminare fratello da fratello, morto da morto. Ad Eteocle ha deciso onori, facendo un retto uso della giustizia e nello spirito della legge (vv. 23-24), per Polinice invece assenza di sepoltura (vv. 27-28), di lacrime (v. 28), di compianto (v. 29), in un crescendo di negazioni e con la sola prospettiva che il cadavere sia offerta per uccelli di rapina che sbirciano una dolce provvista di cibo. Per lincauto trasgressore del decreto regale, poi prevista la pena di morte per lapidazione eseguita dal popolo (v. 36). In maniera analoga liniquit del decreto di Creonte presente nella Tebaide di Stazio: accipit et saevi manes Eteoclis iniquos / haudquaquam regalis honos; Argiuus haberi / frater iussus adunc atque exule pellitur umbra [Anche ai mani iniqui del feroce Eteocle toccano onori per nulla regali: quanto al fratello, gli ordini impongono che sia considerato ancora un Argivo e la sua ombra vien cacciata in esilio] (XII, 57-59). Mentre era legale da parte di Creonte di vietare la sepoltura allinterno della citt diffamata, non era legale vietare a un membro della famiglia di seppellire un parente morto fuori dalle mura della citt. 23 Stazio descrive in maniera particolarmente suggestiva come Antigone, nonostante ben consapevole della punizione (rex iubet ipse timeri, XII, 352) e la sorveglianza delle sentinelle, riesce a lasciare Tebe per seppellire il cadavere del fratello di notte (vv. 349-353).

Prato in tribunale, paragonabile a quello di Antigone, riceve una carica tragica anche dalla sproporzionata punizione prevista per una tale trasgressione: lo statuto pratese stabilisce che ladultera venga arsa viva, mentre secondo il decreto di Creonte Antigone deve essere murata viva. noto che linesausto gioco intertestuale sia da tempo ritenuto tratto caratterizzante della sperimentazione letteraria del Boccaccio. Nella novella di madonna Filippa, entrando attraverso numerose corrispondenze testuali in dialogo con la tradizione classica e modellando la sua eroina sullAntigone, il Certaldese crea un modello di femminilit che confina, arrivando addirittura a confondersi, con il sesso opposto, una femminilit si pu dire quasi mascolinizzata. Mentre le protagoniste, costruite entrambe sul registro delleccesso trasgressivo, mostrano capacit e ingegno almeno quanto gli uomini, questultimi non si comportano come tali. Creonte nella tragedia, rimasto solo dopo i suicidi di Emone ed Euridice, si trova a doversi prendere cura dei rituali di lutto e lamento, compiti tradizionalmente assegnati alle donne24. In maniera analoga, il comportamento di Rinaldo che denuncia la moglie perch teme le conseguenze giudiziarie per s stesso (di s medesimo dubitava, p. 746), mostra la sua inadeguatezza ai ruoli maschili, riducendo il suo ruolo a quello di personaggio marginale, alla piatta funzione di antagonista. Unaltra corrispondenza tra la novella boccacciana e il mito di Antigone si trova nella reazione del pubblico verso la trasgressione delle eroine. Tutti costoro, dice la protagonista della tragedia sofoclea, alludendo al Coro, quindi ai cittadini di Tebe, sarebbero felici di acconsentire al mio gesto, se la paura non tenesse chiusa la loro bocca (vv. 211-214, 690-700, 873-874). Quando Creonte chiede come mai lei sola fra tanti tebani veda queste cose, Antigone replica con durezza: anche questi, hanno occhi, ma hanno la bocca tappata per paura di te (v. 509). Analogamente, il pubblico della citt di Prato rimane sospeso e timoroso nel corteo che accompagna Filippa in tribunale, figurando cos unadesione incondizionata alle ragioni dellimputata, poich la punizione delladulterio della nobile donna innamorata istintivamente sentita come ingiusta. Seppure rimanga chiara la coscienza della colpa secondo la legge morale, nella simpatia verso Filippa emerge anche ladesione a un sopravvissuto sistema di valori del codice cortese per cui lamore adultero di fatto legittimato dalla naturale debolezza della donna a resistere alla passione. Come Creonte che, dando ascolto nel finale della tragedia a Tiresia e al Coro, ammette di aver avuto torto, anche il podest e i pratesi quasi a una voce tutti gridarono la donna aver ragione e dire bene e modificarono il crudele statuto e lasciarono che egli sintendesse solamente per quelle donne le quali per denari a lor mariti facesser fallo (p. 749). Il pi significativo punto di contatto tra il mito e la novella boccacciana costituito dallesito delle azioni delle eroine in quanto in entrambi i casi la protesta femminile si dimostra efficace. Come la resistenza di Antigone che porta a una riforma legale a Tebe, anche Filippa riesce a far modificare lo statuto di Prato a favore delle donne. Leroina ovviamente non sfugge alla giusta punizione, ma fa s che i cittadini e il giudice vedano la trasgressione di un principio fondamentale del diritto su cui si basa lordine della so!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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La stessa dinamica nella caratterizzazione del personaggio osservabile nella Tebaide di Stazio, quando Creonte esegue i rituali funebri per il cadavere dellaltro suo figlio Meneceo: finalmente il padre d libero sfogo ai lamenti: Se tu non fossi stato pervaso da un troppo ardente e magnanimo desiderio di gloria ora reggeresti con me la casa di Echione e a me poi succederesti, nobile figlio [] E ora quali riti, quali esquie devo io offrirti, che siano degne di te? [] E devo io ora soffrire lo stesso doloro di Edipo? (XII, 71-87).

ciet civile, capiscano linadeguatezza della legge e la correggano. Seguendo la linea del mito dellAntigone tragica il Decameron, al cui centro vi sempre lagire delluomo e la fiducia nella sua energia e nella sua capacit di istituire un dominio sul mondo esterno, sembra suggerire che la disobbedienza civile sia la forza effettiva della riforma legale e politica. La Filippa boccacciana mostra infatti come le leggi siano una convenzione arbitraria e non siano n una necessit n una relazione immutabile tra fatti e valori. Se la funzione esemplare della brigata era quello di istituire attraverso lattivit del novellare un nuovo ordine sociale e civile sulle rovine di quello che la peste aveva distrutto, la novella di madonna Filippa non solo afferma la capacit del singolo di contrapporsi al disordine e alle leggi inique, ma offre anche una soluzione positiva del conflitto dando in questo modo esempio del nuovo ordine. Avvalendosi del modello polivalente di Antigone, che se da una parte vuole restaurare un ordine nella linea della tradizione contribuisce dallaltra a dimostrare larcaicit di una tradizione che talvolta pu tollerare abusi e arbitri di tale gravit, il gesto di Filippa vuole dare lesempio della nuova civilt trecentesca che vede emergere nuovi rapporti, nuove problematiche e nuovi soggetti, in particolare donne, legati allo sviluppo della cultura urbana. Un ultimo confronto pu quindi essere fatto tra la straordinaria vicenda di Filippa e quella di Antigone: in entrambe le narrazioni il corpo della donna a vincere con la differenza sostanziale che nel mito di Antigone piuttosto il corpo-cadavere. La domanda alla quale bisogna dare ora una risposta su quali valori fondamentali basata listituzione di una norma nella novella decameroniana e con quali strategie processuali messa in atto. Strategia processuale di madonna Filippa Se il Decameron unopera della brigata dei dieci narratori il cui principale passatempo e lunica raison detre il novellare, nella sesta giornata i narratori raccontano dei personaggi che sono interessanti sia perch sanno parlare che perch possiedono di notevoli capacit retoriche. Lammirazione tipicamente boccacciana per leloquenza e larte della parola, oggetto di incondizionato culto nel Decameron, e ancor maggiore nella sesta giornata, quanto pi riesce a trasformarsi in uno strumento capace di offrire la salvezza in momenti di mortale pericolo, viene cos espressa allinizio della settima novella dal narratore Filostrato:
bella cosa in ogni parte saper ben parlare, ma io la reputo bellissima quivi saperlo fare dove la necessit il richiede; il che s ben seppe fare una gentil donna della quale intendo di ragionarvi, che non solamente festa e riso porse agli uditori, ma s de lacci di vituperosa morte disvilupp, come voi udirete (p. 745).

Filippa, come abbiamo visto, riesce non solo a sfidare la legge pratese ma a trasformare la sua autodifesa in unaccusa della legge stessa grazie alle sue abilit linguistiche. Cos facendo, essa implica che il sistema della giustizia non sia una struttura morale fissa ma parte dellarte retorica della persuasione. Veniamo dunque allanalisi delle strategie retoriche usate da madonna Filippa nella difesa della sua causa. Mentre la strategia processuale seguita dallAntigone sofoclea consiste nel negare ogni valore giuridico al processo (leroina tragica infatti sostiene che il suo unico crimi-

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ne, se cos si possa chiamare, era quello di onorare la piet25) e potrebbe quindi essere definita come strategia da processo politico di rottura 26, madonna Filippa sceglie un altro modo di risoluzione del problema, ben pi pacifico. Pur ammettendo di aver trasgredito la legge, leroina sostiene tuttavia di non aver mai violato il contratto matrimoniale con il marito perch ha sempre assolto tutti i propri doveri coniugali. Alla domanda pubblica di Filippa rivolta con il permesso del podest al marito (se io ogni volta a quante volte a lui piaceva, senza dir mai di no, io di me stessa gli concedeva intera copia o no, p. 748), Rinaldo, punto nel suo orgoglio maschile, si affretta a rispondere positivamente. Mentre Rinaldo non sa prevedere dove voglia andare a parare sua moglie, il discorso delleroina segue una logica ben articolata. Gi da questa sua prima battuta Filippa rivela la consapevolezza che per vincere la causa bisogna non negare la validit della legge o del processo, come aveva fatto Antigone (ed qui, secondo la mia ipotesi, che agisce la memoria intertestuale di Boccaccio), n tanto meno lautorit del sistema patriarcale e misogino, bens di collocare la sua autodifesa allinterno della logica di questa societ. Trattandosi di uno statuto che, come abbiamo detto in precedenza, stabilisce un diritto di possesso sul corpo della donna, la prossima mossa di madonna Filippa sar quella far appello alla mentalit della societ mercantile, basata sulla logica contrattuale e secondo la quale, come ha rilevato Giuseppe Mazzotta, non solo il corpo ma tutto il campo della sessualit viene trattato alla stregua di una merce su cui si pu imporre un diritto di propriet o di possesso, e che al pari di ogni merce sottost alle leggi della quantificazione, dellutile e del consumo27. Attraverso la rappresentazione del suo matrimonio come un imperativo economico Filippa entra nella logica del discorso mercantile ma solo per dimostrare le cause sociali delloppressione femminile. Il suo discorso esemplifica la tesi di Claude Lvi-Strauss sulla funzione speciale delle donne di essere scambiate tra gli uomini in modo da consolidare i rapporti tra di essi. Sviluppando nelle Strutture elementari della parentela la teoria di Mauss del dono come principio fondamentale coesivo sul quale sono basate le societ primitive, Lvi-Strauss sostiene che la pratica del matrimonio rappresenti la forma basilare di scambio tra i due partner maschili, in cui le donne fungono da prezioso dono che viene scambiato. Lungi dallessere confinate al mondo primitivo queste pratiche sembrano diventare anzi pi pronunciate nelle societ pi civilizzate. A conferma della validit della teoria di Levi-Strauss, basta infatti ricordare come unaltra eroina boccacciana, Alatiel, passi per le mani di nove uomini nelle vesti di premio politico, trofeo, oggetto prezioso (II.7).
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Voi vedete, signori di Tebe, / me, ultima rimasta dei vostri principi, / vedete quali pene da che gente subisco, / io che ho soltanto onorato la piet (vv. 940-943). Antigone nega sia [] la legittimit al decreto in base al quale viene giudicata, sia la legittimit della giurisdizione del giudice Creonte e, cos facendo, sceglie di giocare il ruolo della vittima di un falso processo, nel quale si pretende di applicarle un falso diritto. Antigone ritiene infatti di essere non gi cittadina di Tebe, ma suddita degli dei (inferi e superi). E ritenendo di appartenere a un altro ordinamento, non tenta neppure di suggerire al suo preteso giudice, Creonte, di ravvisare una qualche connessione tra il proprio ordine, divino e sempiterno, e quello positivo da lui voluto. Cfr. P. Chiassoni, Antigone v. Creonte. Considerazioni importune di strategia processuale, in Antigone. Il mito, il diritto, lo spettacolo, a c. di M. Ripoli, M. Rubino, Genova, De Ferrari, 2005, pp. 57-63, rif. p. 58. 26 La ragione della scelta di unaltra strategia processuale pu essere spiegata con il fatto che in Stazio, autore che Boccaccio, a differenza di Sofocle, possiamo essere certi che conosceva, lepisodio del processo viene sostituito dallintercessione di Teseo. 27 G. Mazzotta, The World at Play in Boccaccios Decameron, cit., pp. 229-332. Cfr. inoltre G. Ruggiero, The Boundaries of Eros. Sex Crime and Sexuality in Renaissance Venice, New York-Oxfrord, Oxford University Press, 1985, pp. 45-69.

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Cosa c dunque di rivoluzionario nel breve discorso di madonna Filippa che merita lammirazione di Panfilo anticipata allinizio della novella? Rivoluzionaria limpostazione della sua difesa che se da una parte sta facendo appello alla mentalit mercantile del suo pubblico, rivela dallaltra una straordinaria consapevolezza delle cause delloppressione delle donne. Ci che stupisce ancora di pi nella retorica di Filippa il rapido capovolgimento della situazione e dei valori mercantili/patriarcali: al pari del marito che proclamava di avere diritti sul corpo della moglie e per questo si rivolto al tribunale, anche Filippa si presenta infatti come lequa amministratrice di un bene, il suo corpo, anzich come una donna innamorata, passando quindi dalla posizione passiva di oggetto del desiderio e dominio maschile ad una posizione attiva del soggetto:
Messer podest, se egli ha sempre di me preso quello che gli bisognato e piaciuto, io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza? Debbolo io gittare a cani? Non egli molto meglio servirne un gentile uomo che pi che s mama, che lasciarlo perdere o guastare? (p. 748)

Facendo appello alla centralit del punto di vista maschile, che vede il corpo della donna come oggetto del desiderio, ma soprattutto ai pregiudizi sulleccessiva sessualit delle donne (pregiudizio che Boccaccio stesso pare rispecchiare nella novella di Alibech, Dec. III.10), Filippa considera s stessa un bene che pu avanzare, considera cio lamore una quantit divisibile e fruibile dai pi. Questa mossa delleroina non una contraddizione rispetto a quello che la donna ha detto prima a riguardo della sua fedelt in amore verso il suo amante (buono e perfetto amore che io gli porto [] n questo negherei mai), ma rappresenta unabile strategia retorica mirata al sembrare allapparenza di condividere il discorso maschile solo per metterne poi a nudo liniquit dellordine. Nellespressione di Filippa gettare ai cani con riferimento al suo corpo e agli avanzi della sessualit femminile mi pare di intravvedere inoltre unaltra allusione al decreto di Creonte secondo il quale il corpo di Polinice doveva essere lasciato al pasto ai cani e uccelli: si ordina alla citt di non dare a Polinice lonore della tomba n del pianto, di lasciarlo insepolto: e che il suo corpo sia dato in pasto ai cani e agli uccelli che ne faranno scempio (Theb., XII, 95-97) 28 . Cesare Segre ha infatti dimostrato come lintegrazione dei particolari narrativi al motivo base rappresenti una caratteristica centrale del registro stilistico boccacciano. Questi particolari non dunque secondari hanno intanto per il Boccaccio la funzione di dare consistenza realistica alle persone e ai luoghi di fantasia [] Ma i particolari costituiscono anche, per il Boccaccio, quelle frazioni di realt che, riflettendosi con varia angolazione nella coscienza dei personaggi, possono divenire determinanti nel succedersi delle loro risoluzioni29. Attraverso la reminiscenza alla tragedia di Antigone, il discorso di Filippa rivela lambiguit tra colpa riconosciuta e assoluzione che deriva dal fatto che al centro della novella non vi in realt un problema morale, bens di giustizia; si discute ovvero in primo luogo la liceit stessa della legge, e in secondo luogo se la colpa delladulterio amoroso sia reato in termini giuridici, facendo emergere il confronto e la distinzione tra problema giuridico e
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Nella Giannetto (Madonna Filippa tra casus e controversia, cit., p. 85) vede in questa battuta di Filippa una parodia dellespressione evangelica che riecheggia Nolite dare sanctum canibus di Matteo 7.6 dove la parola sanctum allude al corpo femminile. 29 C. Segre, Boccaccio: narrazione e realt, in Id., Lingua, stile e societ, Milano, Feltrinelli, 1963, p. 311.

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morale. La battuta di Filippa fa comprendere, come daltronde anche il caso di Antigone, e rivela una verit dietro il paradosso: una separazione tra sfera morale e sfera del diritto, messa ancor pi in risalto dalla sproporzione tra delitto e punizione. Letto in prospettiva gender, il discorso di Filippa non presenta nessuna delle incongruenze, paradossalit o inverosimiglianze storiche ravvisate da alcuni interpreti di questa novella30. Nel suo uso abile e sapiente la parola diventa unarma retorica a doppio taglio che offre a Filippa la possibilit di misurarsi con lautorit e di appropriarsene attraverso lutilizzo del linguaggio dellautorit stessa. Filippa forma la propria capacit di agire contro il potere proprio dal potere stesso a cui si oppone, o per dire con Judith Butler, il soggetto eccede proprio ci cui si legato, si muove nel difficile e possibile spazio delloscillare tra ci che gi- e ci che deve-ancora-essere31. La forza esemplare di Filippa quindi nella sua parola rivelatrice dinganno, con cui ella vince la causa damore, ma ancor pi quella della legittimazione della donna come soggetto. La strategia retorica di Filippa solo in apparenza fondata condivisione della logica mercantile e misogina della societ le permette non solo di essere ascoltata, ma le offre la via di salvezza e la fa sfuggire al rogo. Le risa che suscita il discorso delleroina presso il pubblico che si trova ad ascoltare il suo caso testimonia come la strategia discorsiva di Filippa si riveli efficace. lecito infine chiedersi perch il pubblico in tribunale si diverte davanti al discorso di Filippa che per la sensibilit del lettore moderno non suona molto spiritoso. Se il riso rivelata sempre una certa condivisione dei valori nel pubblico, il riconoscere se stessi, nel caso della novella boccacciana il riso mostra una sodalit e complicit con la situazione di Filippa. Le risa del pubblico evidenziano in questo modo la forza e la naturalezza del desiderio erotico, come anche come il desiderio femminile sia analogo a quello degli uomini stabilendo cos una relazione paritaria tra i due sessi. Daltronde, il gruppo di coloro che ridono non formato solo dai pratesi che ascoltano in tribunale il caso di Filippa, ma anche dalla brigata dei novellatori32. A livello macrotestuale il fatto di ridere del caso di madonna Filippa funge quindi da spia di un progressivo abbandono da parte della brigata dei pregiudizi imposti dalla morale tradizionale. Il caso di madonna Filippa sembra confermare le osservazioni di Ulrich Langer riguardo della capacit della forma breve tardomedievale e rinascimentale nel rappresentare in modo critico il tema della giustizia: [t]he novella does not usually represent a world in which legal justice is reinforced; rather, in spite of formal and thematic reminiscences, the short narrative often protests against legal justice and the men who represent it in terms deriving from particular justice, equity, or natural law. Le risa della brigata dei novellatori coronano dunque la vittoria finale dellequit e il ristabilimento di una vera giustizia. 33

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R. Morosini, Bone eloquence e mondo alla rovescia nel discorso semblable a la reisun nella novella di Madonna Filippa (Decameron VI.7), Italica 77.1, 2000, pp. 1-13, rif. p. 8. 31 J. Butler, La vita psichica del potere. Teorie della soggettazione e dellassoggettamento, Roma, Meltemi, 2005. 32 Dec. VI 8, p. 750: La novella da Filostrato raccontata prima con un poco di vergogna punse li cuori delle donne ascoltanti, e con onesto rossore n lor visi apparito ne dieder segno; e poi, luna laltra guardando, appena del ridere potendosi astenere, sogghignando quella ascoltarono. 33 U. Langer, The Renaissance novella as justice, Renaissance Quarterly 52, 1999, pp. 311-341, rif. p. 318.

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Conclusione Leroina della sesta novella della settimana giornata, la bella e intrepida madonna Filippa che difende davanti a un giudice il proprio diritto a un amore fuori dal matrimonio, non stata mai considerata fra le eroine pi affascinanti e celebrate del Decameron, in quanto in eloquenza la supera Ghismonda (IV.1), in intraprendenza Zinevra (II.1), in astuzia la schiera delle adultere che si godono gli amanti senza farsi scoprire. Se tuttavia accettiamo che la costruzione di questo personaggio si basi sullarchetipo mitico di Antigone, simbolo della disobbedienza civile, e sulla riscrittura e superamento di questo modello evidente nella strategia argomentativa delleroina, possiamo affermare che la sua figura non solo supera quelle di Ghismonda, Zinevra e Bartolomea, ma la sfida lanciata da madonna Filippa diventa la sfida antiistituzionale originaria del femminismo, in quanto la sua causa fuoriesce dal conflitto domestico e assume valenza di significato politico, dei diritti delle donne a disporre del proprio corpo.

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