a cura di
Valerio Terraroli
Ringraziamenti
Il curatore del volume e gli autori dei saggi intendono ringraziare la Presidenza del Consiglio del Comune di Verona,
la Fondazione Cariverona e la Fondazione Cattolica Assicurazioni per il sostegno dato al volume; Maristella Vecchiato (Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province
di Verona, Rovigo e Vicenza); il colonnello Giandomenico
Petrocelli; padre Luciano Bertazzo (Centro studi antoniani
di Padova); la direzione e il personale della Biblioteca Civica di Verona, e in particolare Renato Biroli, Marco Bonioli,
Agostino Cont, Marco Girardi, Elda Frigato; la direzione e
il personale dellArchivio di Stato di Verona, e in particolare
Francesca Albericci e Chiara Bianchini; Pierpaolo Brugnoli;
Gian Paolo Romagnani, direttore Dipartimento Culture e civilt, Emanuele Longo, Silvino Salgaro, Sara Scalia, Sandra
Vantini e Milena Zanardi (Universit degli Studi di Verona);
Gabriele Verza ed Emanuele Volpato (Esu Verona); Pierluigi
Grigoletti e Luca Speziali; Enzo e Raffaello Bassotto; Pino
Breanza; Silvia Tebaldi; Nicole Moserle e Valentina Zamboni (assistenti del fotografo Mauro Fiorese); nonch Stefano
Monari, Gianfranco Facci e Franco Pes, primari artefici della
materiale rinascita del panificio.
Crediti fotografici:
Mauro Fiorese: pp. 36, 42, 61-72, 80, 82, 84 (19), 129-147.
Enzo e Raffaello Bassotto: pp. 84 (17-18), 100, 124.
Archivio di Stato di Venezia: pp. 7, 29, 74, autorizzazione prot.
n. 7481 del 2015.
Archivio di Stato di Verona: pp. 27, 30, 31, 32, concessione n. 28,
prot. n. 4140 del 13.10.2015; p. 39, concessione n. 30, prot. n.
4287 del 20.10.2015.
Archivio fotografico della Soprintendenza belle arti e
paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza: p. 34,
concessione prot. n. 22750 del 21.10.2015.
Archivio generale del Comune di Verona: pp. 48 e 52,
in <https://archivio.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_
id=41253>.
Editing e impaginazione: Andrea Dilemmi
Copyright 2015
Cierre edizioni
via Ciro Ferrari 5
37066 Sommacampagna (VR)
tel. 045 8581572, fax 045 8589883
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Indice
santa marta
1 L dove cera lerba, ora c una citt. Lo spazio urbano di Veronetta dal tardo medioevo al Rinascimento,
di Gian Maria Varanini
Sino al xii secolo
1
2
Tra xii e xiii secolo: come nasce un quartiere
3
Il ruolo del Comune cittadino: la creazione delle infrastrutture
3
Il Campo Marzio: usi funzionali e usi simbolici
4
Economia e societ nelle contrade di Veronetta: lindustria tessile
5
Palazzi patrizi e chiese nel Quattrocento e nel Cinquecento
15 Fuori dal mondo: le clarisse di Santa Maria delle Vergini in Campo Marzio (xiii-xiv secolo), di Tiziana Franco
Note storiche
15
16
Ricostruzione di un contesto perduto
25 Architettura religiosa medievale allombra del muro antico del Campo Marzio, di Fabio Coden
Santa Maria Maddalena (Santa Marta)
25
28
Santa Maria delle Vergini
37 Appunti sul convento di Santa Caterina da Siena, di Stefano Lodi
Il luogo. Dagli Umiliati ai Castelbarco
37
38
Nobildonne in convento
39
Devoti dicarunt. La nuova chiesa delle domenicane.
43 Il caso di palazzo Bocca Trezza, di Loredana Olivato
Vicende urbane di Veronetta: una periferia sui generis tra la fine dellAncien Rgime e let moderna,
di Daniela Zumiani
vi
73
75
79
82
83
santa marta
In forma di premessa: architettura e urbanistica nello specchio del tempo
Urbanistica illuminata: memoria dellantico e progetti visionari per loltre Adige
Il fermento edilizio militare e civile ottocentesco
Un riutilizzo esemplare: nella ex chiesa di San Francesco assisiate prende forma il teatro Camploy
Modernit inquieta
87 Verona citt dei militari durante la dominazione austriaca (1814-1866). Le opere strategiche, le strutture
produttive e le infrastrutture, di Maria Luisa Ferrari
101 Lo stabilimento della Provianda asburgica di Santa Marta (Verpflegs Etablissement Santa Marta)
nel Campo Marzio di Verona, di Lino Vittorio Bozzetto
Ledificio logistico
101
105
Larchitettura della Provianda
11i
Festung Verona, Manvrier und Depot Platz
112
Le due Proviande veronesi di Santa Caterina da Siena e di Santa Marta
b./bb.
c./cc.
ed.
fasc.
fig./figg.
ms.
r, v
reg.
tav.
s.d.
busta/e
carta/e
edizione
fascicolo/i
figura/figure
manoscritto
recto, verso
registro
tavola
senza data
Fabio Coden
Le circostanze storiche che, fin dal XIII secolo, portarono alla presenza di comunit monastiche nel settore mediano del Campo Marzio sono note, soprattutto, grazie alle dettagliate informazioni tramandate dallerudito veronese Gian Battista Biancolini.
Le memorie che egli rintracci specialmente negli
archivi di Santa Maria Maddalena e di Santa Maria
delle Vergini oggi in parte conservate presso lArchivio di Stato di Verona sono quindi limprescindibile punto di partenza per comprendere, oltre che le
vicissitudini storico religiose, anche le vicende edilizie dei due complessi con cui sidentifica ancora oggi
una vasta area a sud di Porta Vescovo1. Ci, sebbene,
gi a partire dai primissimi anni dellOttocento, si sia
verificato un sistematico, progressivo e irreversibile
disfacimento delle strutture che avevano contraddistinto per numerosi secoli la porzione del campo delimitata da unantica cortina muraria e da un rivo di
qualche portata2. Di fatto, la riconversione prima a
zona a precipua vocazione militare e quindi la secolarizzazione delle restanti porzioni degli edifici cancellarono quasi integralmente lintricata stratificazione
di corpi di fabbrica adibiti alla vita conventuale di
Santa Maria Maddalena e della contigua Santa Maria
delle Vergini, entrambe sorte allinizio del XIII secolo
grazie a concessioni di terra da parte del Comune3.
volta affiancata da una pi piccola comunit di religiosi del medesimo ordine, retta da un priore4.
Latto di fondazione, datato 15 settembre 1211, e le
successive disposizioni che regolarono limpresa sono esemplari per la quantit dinformazioni che tramandano. Gerardo, priore del monastero di Santo
Spirito, appartenente allordine dei Canonici Regolari di San Marco di Mantova, assieme al prete Gualimberto di San Vitale, a Forzano da Castello, ad Enrico
e ad altre persone supplicarono il consiglio del Comune di Verona di concedere una porzione di terreno per edificare un insediamento religioso dedicato a
santa Maria Maddalena; lo stesso Forzano ne sarebbe
stato il primo custode. A tale istanza il conte Bonifacio di San Bonifacio rispose positivamente, dopo
che il consiglio si era espresso allunanimit in modo
favorevole5. Lestensione e la posizione dellappezzamento sono identificate con estrema precisione
nellatto, nel quale si specifica:
26
fabio coden
che, nonostante la pausa imposta dal podest Bartolomeo da Palazzo (1212), il quale ne ferm momentaneamente lerezione dei muri, fu portato a termine probabilmente in tempi abbastanza rapidi, grazie
allintervento del podest Aldobrandino dEste (1213),
il quale dispose il divieto di smantellare le opere edilizie gi compiute e autorizz la ripresa del cantiere9.
Di questa prima fase del complesso, ovvero dellicnografia della chiesa e della forma degli annessi, non
possibile ricostruire alcunch, in quanto, fra la fine
del XIII secolo e il primo quarto del XIV, il monastero sub una generale riconfigurazione che ne mut
radicalmente laspetto. Nonostante ci, non inverosimile che si trattasse di un cenobio caratterizzato
da corpi di fabbrica di dimensioni poco significative,
vista lesiguo numero di religiosi che vi risiedeva.
Il 18 maggio del 1293 Antonio, priore di Santa Maria
Maddalena, e Giacomo, detto Gratasoja, stipularono un contratto per ledificazione del chiostro, per
la somma di 450 lire piccole veronesi, da eseguirsi a
somiglianza di quello predisposto dal prete Gaudio
nel 1132 nellabbazia di San Zeno Maggiore10. Con
ogni evidenza, quellinsigne esempio benedettino
rappresentava ancora, a distanza di un secolo e mezzo, il pi evocativo riferimento architettonico in citt
per i religiosi del Campo Marzio11. Nellatto, davvero
ragguardevole per la scrupolosit con cui sono riportati i patti fra i contraenti e per la puntualit con cui
viene descritto il progetto, si stabilisce che il maestro
doveva lavorare fino a conclusione dellopera senza assumere altri impegni fatte salve le necessit
di Alberto I della Scala, con il quale evidentemente
esisteva un rapporto preferenziale12 , che si dovevano prevedere quaranta coppie di colonnine binate
per laffaccio degli ambulacri e quattro colonne pi
grandi per gli spigoli, tutte in Rosso ammonitico veronese proveniente dalla Valpolicella, de lapide vivo de petra rosa Sancti Zorzi, mentre le soprastanti
arcate dovevano essere in un pi economico calcare
giallo, cavato dalle zone collinari a ridosso della citt,
de lapide de Avesa13. Le undici arcate per corridoio,
con quella mediana di ogni lato credibilmente predisposta per laccesso alla corte scoperta, dovevano
dare vita a un corpo che occupava unarea quadrangolare di circa 18-22 metri per lato14.
Purtroppo, questa fabbrica, sapientemente strutturata dallo stesso artefice che forse nel 1295 aveva
creato assieme a Ognibene il portale di Santa Maria
del Gradaro a Mantova15, venne demolita nel 1812
a seguito delle soppressioni napoleoniche e non
possibile oggi recuperarne n la forma, n alcuna
delle parti scolpite16. Ne conserva per ancora viva
memoria Settimo Marino Arrighi, poco prima della definitiva e integrale demolizione di Santa Marta,
che ricorda il chiostro a sud della chiesa e composto
di esili colonnine17.
Laltro intervento documentato, di particolare rilevanza, riguard direttamente ledificio di culto18. Il
22 febbraio 1300, per espressa volont di Alberto I
della Scala, fu stipulato il contratto per la riedificazione della chiesa, nel quale viene descritta in modo
meticoloso la procedura da seguire in questa nuova
vicenda architettonica: dopo il sistematico e accurato smontaggio della precedente aula e delle sue
pertinenze fino alle fondamenta, si sarebbero dovuti
recuperare e ricoverare tutti i materiali (coppi, legname, mattoni, conci) in un luogo protetto, per essere
impiegati in seguito nella nuova realizzazione; i responsabili del cantiere, i fratelli Ognibene e Avanzo,
figli del defunto Fino di San Zeno superiore, con almeno altri quattro maestri murarii, avrebbero dovuto lavorare a questa impresa in modo continuativo e,
se le necessit lo avessero richiesto, fare affidamento
su altre maestranze19. Fu previsto che ledificio avesse i perimetrali sufficientemente elevati; che fosse
illuminato da dodici finestre alte 8 piedi, protette da
inferriate, nonch da un oculo sulla fronte, ampio 6
piedi, e da uno un poco pi piccolo a est; che sugli
spioventi della facciata fosse predisposto un coronamento ad archetti pensili; che sotto a questi venisse
realizzato un non meglio identificato abolium, forse
un protiro pensile, e un sontuoso portale20. Quando nel corso del XVI secolo sinser larchitrave con
lepigrafe che ripercorre le vicende della fondazione
duecentesca oggi nel lapidario del Museo degli affreschi a Verona , e che come ricorda Pietro Sgulmero esibisce una grafia di piena epoca moderna21,
lentrata trecentesca e quanto la adornava vennero
profondamente trasformate22.
La consacrazione dellaltare maggiore, per opera
del vescovo Bartolomeo della Scala, fu compiuta nel
1338 e, nelloccasione, allinterno della mensa furono inserite alcune importanti reliquie, fra cui un den-
27
1. La facciata trecentesca di Santa Maria Maddalena secondo il disegno eseguito nel 1839 per la supplica del padre cappuccino Girolamo
Maria da Vicenza. ASVr, Congregazione municipale, Ornato, b. 1070.
28
fabio coden
In primo luogo, la fonte ottocentesca edita da Pierpaolo Brugnoli ricorda che a est del primo chiostro di
Santa Maria delle Vergini chiesa ancora oggi sicuramente individuabile e di cui si parler in seguito si
trovava un passaggio che conduceva proprio a Santa
Marta38. In tale direzione un indizio, seppure non inequivocabile, offerto dalla carta dellAlmagi (met degli anni Sessanta del XV secolo)39 e dalla pianta
di Verona di Filosi (1737), nelle quali si distinguono
chiaramente i due complessi religiosi, sebbene schematizzati, nella posizione sopra ricordata (fig. 3), ma
soprattutto dalle mappe di Frambotto (1648) e di
Michieli (1671), in cui possibile verificare le aree di
pertinenza dei conventi, con la strada che conduceva
innanzi alla facciata di Santa Marta (fig. 2)40. La comparazione fra tutti questi dati con le informazioni
cartografiche di epoca napoleonica, precedenti quindi alle demolizioni ma di rimando anche con quella
asburgica , permette di identificare con buon margine di certezza il sito sul quale sorse almeno la chiesa.
Nella tavola dinizio Ottocento il nucleo maggiore
delle clarisse corrisponde alla particella numero 242;
proseguendo in linea retta lungo il fianco nord, alle
spalle di questa fabbrica, si trova lunit 260 che, con
ogni probabilit, rappresenta Santa Maria Maddalena; alcuni stabili verso sud potrebbero, infine, individuare le pertinenze della comunit41 (fig. 4). Pertanto, il silos di ponente sembrerebbe insistere laddove
era il settore anteriore della chiesa, mentre quello di
levante su quello posteriore e, dato che i tre edifici si
intersecano perpendicolarmente, non escluso che
consistenti tracce dellaula di culto possano ancora
29
30
fabio coden
6. Bolla di papa Gregorio XII, del 20 giugno 1408, in cui viene ribadito il possesso di chiesa, terre, case, vigne e orti. ASVr, Monasteri
femminili citt, Santa Maria delle Vergini, pergamene, b. 1.
ad laudandum equos, et a latere superiori versus Flumicellum quatuordecim perticas incipiendo misurare
apud januam dictarum Sororum49.
assai probabile che lopera costruttiva sia stata avviata immediatamente a ridosso dellassegnazione
dello spazio, ma gi a breve distanza di tempo, fra
la fine degli anni Trenta e gli anni Quaranta del XIII
secolo, il vescovo di Verona e il papa emanarono numerosi atti a sostegno di Santa Maria delle Vergini,
per permettere il completamento dei numerosi corpi di fabbrica che la componevano46. Ancora qualche
decennio pi tardi, nella seconda met avanzata del
Duecento, si stava lavorando per far fronte alle via
via aumentate esigenze materiali determinatesi dalla
repentina fortuna dellinsediamento religioso47.
Dovrebbe rientrare in questottica la richiesta indirizzata al Comune di concessione di una nuova area,
seppure di non particolare estensione, sempre nel
Campo Marzio, attestata da documenti emanati fra il
21 maggio e l11 giugno del 1283, nei quali si precisa
di ampiezza
VII perticas ad perticas sex pedum a latere inferiori
incipiendo mensurare in angulo muri dictarum Sororum, et eundo versus Domum ubi fiunt laudationes
Larea occupata dalle clarisse a partire dal secondo decennio del XIII secolo non pone particolari problemi di
31
7, 8. Disegni del piano terra e del primo piano delle strutture conventuali di Santa Maria delle Vergini eseguiti da Giuseppe Barbieri
nel 1835. ASVr, Congregazione municipale, b. 1376.
32
fabio coden
9. Il trecentesco martirologio proveniente da Santa Maria delle Vergini con lannotazione della consacrazione del cimitero interno. ASVr,
Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, registri, b. 86.
sororum minorum o domus habitationis monasterii sororum minorum, di cui si ricorda pure il portico, porticus domus magne sororum minorum57,
e il curtivum are magne58, ma non stato possibile
per ora rintracciare alcuna citazione diretta del chiostro, se non nella recente letteratura critica.
Il prezioso catastico del 1341, inoltre, cita il dormitorio, le cantine e una grande quantit di libri, il che
rende assai plausibile la presenza di uno spazio adibito a biblioteca o almeno degli armaria in un luogo
ben protetto e accessibile per le monache59.
Nelle immediate vicinanze di questi ambienti si trovava anche il cimitero, la cui consacrazione da parte del
vescovo Tebaldo, il 18 febbraio 1314, attestata in una
nota a margine di uno dei codici provenienti da Santa
Maria: Verone consecracio cimiterij intrinseci sororum minorum Campimarcij, facta per venerabilem
presulem fratrem Thebaldum veronensem episcopum subtus M.CCC.XIIII. die XVII mensis februarii60
(fig. 9). Forse questo atto si rese necessario a seguito
degli ampliamenti dellarea conventuale, pi che alla
creazione ex novo di uno spazio per le sepolture.
Con ogni certezza il camposanto si trovava a oriente,
alle spalle del coro delle monache, verso Santa Maria
Maddalena, dove stata confermata la presenza di
una cappella funeraria, sicuramente riservata a personalit di rango: otto sepolture di particolare pregio
risultano allineate lungo i muri est e nord di questo
ambiente coperto, che nel contempo serviva anche
33
34
fabio coden
Le immagini in questione e i pochi resti sopravvissuti a quegli eventi permettono di cogliere ancora oggi
qualche aspetto delloriginaria idea progettuale, soprattutto a proposito della connotazione coloristica
che si volle assegnare alla superficie muraria per mezzo di tecniche differenziate. La parte inferiore, di cui
sopravvivono solo due muri contigui con la porta di
accesso alla canna, poggiava su uno zoccolo in grossi
conci di pietra calcarea, ed era composta di soli mattoni. A una quota corrispondente allincirca con il colmo
delladiacente ala la muratura diveniva a fasce alternate di due, tre o quattro file di mattoni e una di conci
tufacei chiari, secondo una metodologia ampiamente
documentata in area veronese fin dalla prima epoca
romanica. Il parato ritornava a essere in soli mattoni
nella fascia pi alta, contraddistinta in ogni specchiatura da tre arcate ricadenti su mensole lisce, di cui rimane uno dei prospetti nel vano scale che porta agli
alloggi del convitto. Questo residuo, che appartenne
di certo allinterno della faccia ovest della canna, vista
la relazione stratigrafica con i sottostanti avanzi archeologici, sembrerebbe quindi avvalorare lipotesi che le
arcate in questione un tempo fossero aperte e costituissero gli affacci della cella campanaria77.
Nel 1810, a seguito delle leggi napoleoniche, anche
il convento di Santa Maria delle Vergini fu demanializzato e venne ceduto a privati salvo una breve parentesi in cui fu nuovamente presente una comunit
religiosa e si eseguirono dei restauri78 , finch allinizio del 1926 il locale governo fascista procedette alla quasi completa demolizione delle sue strutture79.
Le vicende storiche che portarono a questa infausta
scelta, esaurientemente esplorate da Maristella Vecchiato, da Gian Paolo Marchi e da Pierpaolo Brugnoli80, rappresentano quindi latto finale di una lunga
e feconda storia durata esattamente settecento anni,
che non si riusc a salvaguardare a causa dallarroganza dellamministrazione comunale e dellimpossibilit dellufficio di tutela di compiere la sua attivit
istituzionale81.
35
Fonti e bibliografia
fonti inedite
Archivio dellUniversit di Verona
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Indagine archeologica: relazione tecnica preliminare,
Relazione tecnica preliminare (1 luglio 2010), Integrazione lato
Ovest (7 luglio 2010).
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Indagine archeologica: relazione tecnica preliminare,
Relazione tecnica preliminare (1 luglio 2010), Integrazione immagini e planimetrie (31 agosto 2010).
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Progetti di conservazione.
Archivio di Stato di Venezia
Censo stabile (Catasto napoleonico), Mappe, Verona
Censo stabile (Catasto napoleonico), Sommarioni, reg. 347
Archivio di Stato di Verona
Fondi archivistici e serie:
Antichi estimi provvisori
Antico archivio del Comune
Antico Ufficio del registro, Istrumenti
Camera fiscale
Comune di Verona, Cancelleria dellestimo-Anagrafi
Congregazione municipale, Ornato
Congregazione municipale, Ragioneria
Delegazione provinciale
Monasteri femminili citt, Santa Caterina da Siena
Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini
Murari dalla Corte Br
Archivio Esu, Verona
Paganotto 2010 = P. Paganotto, Verona (Vr), Corte Maddalene. Progetto di restauro e ristrutturazione; propriet EsuArdsu (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario),
Assistenza archeologica. Relazione tecnica delle evidenze archeologiche ed architettoniche (marzo, giugno e settembre, novembre 2010).
Biblioteca Capitolare di Verona
Maffei, Scritti vari = S. Maffei, Scritti vari di sacro argomento, cod. DCCCLII (MLVII), fasc. X, 7
Biblioteca Civica di Verona
Cavattoni, Chiese di Verona = ms. 2176, C. Cavattoni, Storia delle chiese di Verona, s.d. [ma 1857 ca.]
Cristofali, Santa Maria delle Vergini = ms. 1002, fasc.
XXVI
Perini L., Origine delle monache di Santa Maria delle Vergini
di Campomarzio, dette Minori di San Damiano dellordine di
Santa Chiara hora Urbaniste, Carteggi, b. 26, IV, 2
Raccolta stampe e Archivio fotografico
Sgulmero, Epigrafia medievale veronese = ms. 3187, P. Sgulmero, Epigrafia medievale veronese. Catalogo a schede
Sezione stampe e fotografie, Archivio stampe
Casa della Beata Osanna Andreasi, Mantova, archivio
Nigrelli, Progetto = G. Nigrelli, Progetto di ricerca I Domenicani a Mantova in et rinascimentale (secc. XV-XVI). Arte e
storia. IV. I personaggi, dattiloscritto
Kriegsarchiv Wien
Ferdinand Artmann
General Genie Direction (GGD)
General-Genie-Inspection (GGI)
K.K. Reichs-Kriegs-Ministerium Praesidial-Bureau, Personal
Akten
Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, Archivio fotografico
Santa Maria delle Vergini
166
santa marta
testi a stampa
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lasciati alle monache nella sua visitazione fatta lanno del
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propaginum, Verona.
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1744 de Robilant, G.N., La science de la guerre, Torino.
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1750 Biancolini G., Notizie storiche delle chiese di Verona, III,
Verona.
1752 Biancolini G., Notizie storiche delle chiese di Verona, IV,
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1761 Biancolini G., Notizie storiche delle chiese di Verona, V/1,
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1762 Biancolini G., Notizie storiche delle chiese di Verona, V/2,
Verona.
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Verona.
1766 Biancolini G., Notizie storiche delle chiese di Verona, VII,
Verona.
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Kankrin, E.F., ber die Militrkonomie im Frieden und
im Kriege und ber ihr Wechselverltni zu den Operationen, Grff, St. Petersburg.
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delle opere di fortificazione e darchitettura civile, vers. it.
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167
168
santa marta
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