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santa marta

Dalla Provianda al Campus universitario

a cura di

Valerio Terraroli

Ringraziamenti
Il curatore del volume e gli autori dei saggi intendono ringraziare la Presidenza del Consiglio del Comune di Verona,
la Fondazione Cariverona e la Fondazione Cattolica Assicurazioni per il sostegno dato al volume; Maristella Vecchiato (Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province
di Verona, Rovigo e Vicenza); il colonnello Giandomenico
Petrocelli; padre Luciano Bertazzo (Centro studi antoniani
di Padova); la direzione e il personale della Biblioteca Civica di Verona, e in particolare Renato Biroli, Marco Bonioli,
Agostino Cont, Marco Girardi, Elda Frigato; la direzione e
il personale dellArchivio di Stato di Verona, e in particolare
Francesca Albericci e Chiara Bianchini; Pierpaolo Brugnoli;
Gian Paolo Romagnani, direttore Dipartimento Culture e civilt, Emanuele Longo, Silvino Salgaro, Sara Scalia, Sandra
Vantini e Milena Zanardi (Universit degli Studi di Verona);
Gabriele Verza ed Emanuele Volpato (Esu Verona); Pierluigi
Grigoletti e Luca Speziali; Enzo e Raffaello Bassotto; Pino
Breanza; Silvia Tebaldi; Nicole Moserle e Valentina Zamboni (assistenti del fotografo Mauro Fiorese); nonch Stefano
Monari, Gianfranco Facci e Franco Pes, primari artefici della
materiale rinascita del panificio.

Crediti fotografici:
Mauro Fiorese: pp. 36, 42, 61-72, 80, 82, 84 (19), 129-147.
Enzo e Raffaello Bassotto: pp. 84 (17-18), 100, 124.
Archivio di Stato di Venezia: pp. 7, 29, 74, autorizzazione prot.
n. 7481 del 2015.
Archivio di Stato di Verona: pp. 27, 30, 31, 32, concessione n. 28,
prot. n. 4140 del 13.10.2015; p. 39, concessione n. 30, prot. n.
4287 del 20.10.2015.
Archivio fotografico della Soprintendenza belle arti e
paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza: p. 34,
concessione prot. n. 22750 del 21.10.2015.
Archivio generale del Comune di Verona: pp. 48 e 52,
in <https://archivio.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_
id=41253>.
Editing e impaginazione: Andrea Dilemmi

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tel. 045 8581572, fax 045 8589883
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Indice

vii Presentazioni di Nicola Sartor, Fabrizio Magani, Valerio Terraroli

santa marta
1 L dove cera lerba, ora c una citt. Lo spazio urbano di Veronetta dal tardo medioevo al Rinascimento,

di Gian Maria Varanini
Sino al xii secolo
1
2
Tra xii e xiii secolo: come nasce un quartiere
3
Il ruolo del Comune cittadino: la creazione delle infrastrutture
3
Il Campo Marzio: usi funzionali e usi simbolici
4
Economia e societ nelle contrade di Veronetta: lindustria tessile
5
Palazzi patrizi e chiese nel Quattrocento e nel Cinquecento
15 Fuori dal mondo: le clarisse di Santa Maria delle Vergini in Campo Marzio (xiii-xiv secolo), di Tiziana Franco
Note storiche
15
16
Ricostruzione di un contesto perduto
25 Architettura religiosa medievale allombra del muro antico del Campo Marzio, di Fabio Coden
Santa Maria Maddalena (Santa Marta)
25
28
Santa Maria delle Vergini
37 Appunti sul convento di Santa Caterina da Siena, di Stefano Lodi
Il luogo. Dagli Umiliati ai Castelbarco
37
38
Nobildonne in convento
39
Devoti dicarunt. La nuova chiesa delle domenicane.
43 Il caso di palazzo Bocca Trezza, di Loredana Olivato

veronetta, il quartiere, fotografie di Mauro Fiorese


73

Vicende urbane di Veronetta: una periferia sui generis tra la fine dellAncien Rgime e let moderna,
di Daniela Zumiani

vi
73
75
79
82
83

santa marta
In forma di premessa: architettura e urbanistica nello specchio del tempo
Urbanistica illuminata: memoria dellantico e progetti visionari per loltre Adige
Il fermento edilizio militare e civile ottocentesco
Un riutilizzo esemplare: nella ex chiesa di San Francesco assisiate prende forma il teatro Camploy
Modernit inquieta

87 Verona citt dei militari durante la dominazione austriaca (1814-1866). Le opere strategiche, le strutture

produttive e le infrastrutture, di Maria Luisa Ferrari
101 Lo stabilimento della Provianda asburgica di Santa Marta (Verpflegs Etablissement Santa Marta)

nel Campo Marzio di Verona, di Lino Vittorio Bozzetto
Ledificio logistico
101
105
Larchitettura della Provianda
11i
Festung Verona, Manvrier und Depot Platz
112
Le due Proviande veronesi di Santa Caterina da Siena e di Santa Marta

la nuova santa marta, fotografie di Mauro Fiorese


149 Lex panificio di Santa Marta a Verona diventa un campus universitario,

di Mario Spinelli e Maria Rosaria Pastore
I primi studi, la ricerca di una conoscenza, la fattibilit di un campus
150
152
Il progetto definitivo e le autorizzazioni: rallentamenti e sviluppo
153
Il progetto esecutivo e la complessit del dettaglio
157
Lappalto e le modalit di selezione del costruttore
158
Il cantiere di recupero e la metamorfosi progettuale
161
Il compendio di Santa Marta e il quartiere di Veronetta
162
Schede
165 Fonti e bibliografia
175 Indice dei nomi di persona
177 Indice dei toponimi

Elenco delle abbreviazioni


ACVr
ASVe
ASVr
AUVr
BCapVr
BCVr
CBOAMn
ESUVr
KW
SBAPVr

Archivio generale del Comune di Verona


Archivio di Stato di Venezia
Archivio di Stato di Verona
Archivio dellUniversit di Verona
Biblioteca Capitolare di Verona
Biblioteca Civica di Verona
Casa della Beata Osanna Andreasi, Mantova, archivio
Archivio Esu, Verona
Kriegsarchiv, Wien
Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province
di Verona, Rovigo e Vicenza

b./bb.
c./cc.
ed.
fasc.
fig./figg.
ms.
r, v
reg.
tav.
s.d.

busta/e
carta/e
edizione
fascicolo/i
figura/figure
manoscritto
recto, verso
registro
tavola
senza data

Fabio Coden

Architettura religiosa medievale allombra


del muro antico del Campo Marzio

Le circostanze storiche che, fin dal XIII secolo, portarono alla presenza di comunit monastiche nel settore mediano del Campo Marzio sono note, soprattutto, grazie alle dettagliate informazioni tramandate dallerudito veronese Gian Battista Biancolini.
Le memorie che egli rintracci specialmente negli
archivi di Santa Maria Maddalena e di Santa Maria
delle Vergini oggi in parte conservate presso lArchivio di Stato di Verona sono quindi limprescindibile punto di partenza per comprendere, oltre che le
vicissitudini storico religiose, anche le vicende edilizie dei due complessi con cui sidentifica ancora oggi
una vasta area a sud di Porta Vescovo1. Ci, sebbene,
gi a partire dai primissimi anni dellOttocento, si sia
verificato un sistematico, progressivo e irreversibile
disfacimento delle strutture che avevano contraddistinto per numerosi secoli la porzione del campo delimitata da unantica cortina muraria e da un rivo di
qualche portata2. Di fatto, la riconversione prima a
zona a precipua vocazione militare e quindi la secolarizzazione delle restanti porzioni degli edifici cancellarono quasi integralmente lintricata stratificazione
di corpi di fabbrica adibiti alla vita conventuale di
Santa Maria Maddalena e della contigua Santa Maria
delle Vergini, entrambe sorte allinizio del XIII secolo
grazie a concessioni di terra da parte del Comune3.

volta affiancata da una pi piccola comunit di religiosi del medesimo ordine, retta da un priore4.
Latto di fondazione, datato 15 settembre 1211, e le
successive disposizioni che regolarono limpresa sono esemplari per la quantit dinformazioni che tramandano. Gerardo, priore del monastero di Santo
Spirito, appartenente allordine dei Canonici Regolari di San Marco di Mantova, assieme al prete Gualimberto di San Vitale, a Forzano da Castello, ad Enrico
e ad altre persone supplicarono il consiglio del Comune di Verona di concedere una porzione di terreno per edificare un insediamento religioso dedicato a
santa Maria Maddalena; lo stesso Forzano ne sarebbe
stato il primo custode. A tale istanza il conte Bonifacio di San Bonifacio rispose positivamente, dopo
che il consiglio si era espresso allunanimit in modo
favorevole5. Lestensione e la posizione dellappezzamento sono identificate con estrema precisione
nellatto, nel quale si specifica:

santa maria maddalena (santa marta)

Ovvero, larea, che si sviluppava fra Porta Vescovo


e il muro vecchio del Campo Marzio, era di forma
trapezoidale con la testata orientale di 26 pertiche, la
lunghezza di 120, la base a occidente di 367. A seguito

La pi antica delle due realt fu destinata a monache


che seguivano la regola di santAgostino, a propria

Unam petiam terrae de Campo Marcio Veronae []


quae pecia terrae est in angulo Campomarcii, qui est
prope Portam Episcopi juxta terram Cazalupi, et habet
a capite a mane juxta murum veterem Campi Marcii
perticas viginti, et sex, de alio capite a sero perticas triginta, et sex, et per longitudinem perticas centum, et
viginti, scilicet duas tornaturas ad perticas sex pedum6.

26

fabio coden

di ci, il 17 luglio 1212 il vescovo Adelardo concesse


la facolt di erigere il convento,
licentiam, et parabolam dedit, edificandi ad honorem
omnipotentis Dei, et sub vocabulo Beatae Mariae
Magdalenae faciendi Ecclesiam in terra illa Campimarcii Veronensis quam Comune Veronae eis dedit, et
Oratorii licentiam, et auctoritatem quod in praedicta
terra facere disposuerint eis prestitit, statuens, ut ammodo liberum habeat Cimiterium8,

che, nonostante la pausa imposta dal podest Bartolomeo da Palazzo (1212), il quale ne ferm momentaneamente lerezione dei muri, fu portato a termine probabilmente in tempi abbastanza rapidi, grazie
allintervento del podest Aldobrandino dEste (1213),
il quale dispose il divieto di smantellare le opere edilizie gi compiute e autorizz la ripresa del cantiere9.
Di questa prima fase del complesso, ovvero dellicnografia della chiesa e della forma degli annessi, non
possibile ricostruire alcunch, in quanto, fra la fine
del XIII secolo e il primo quarto del XIV, il monastero sub una generale riconfigurazione che ne mut
radicalmente laspetto. Nonostante ci, non inverosimile che si trattasse di un cenobio caratterizzato
da corpi di fabbrica di dimensioni poco significative,
vista lesiguo numero di religiosi che vi risiedeva.
Il 18 maggio del 1293 Antonio, priore di Santa Maria
Maddalena, e Giacomo, detto Gratasoja, stipularono un contratto per ledificazione del chiostro, per
la somma di 450 lire piccole veronesi, da eseguirsi a
somiglianza di quello predisposto dal prete Gaudio
nel 1132 nellabbazia di San Zeno Maggiore10. Con
ogni evidenza, quellinsigne esempio benedettino
rappresentava ancora, a distanza di un secolo e mezzo, il pi evocativo riferimento architettonico in citt
per i religiosi del Campo Marzio11. Nellatto, davvero
ragguardevole per la scrupolosit con cui sono riportati i patti fra i contraenti e per la puntualit con cui
viene descritto il progetto, si stabilisce che il maestro
doveva lavorare fino a conclusione dellopera senza assumere altri impegni fatte salve le necessit
di Alberto I della Scala, con il quale evidentemente
esisteva un rapporto preferenziale12 , che si dovevano prevedere quaranta coppie di colonnine binate
per laffaccio degli ambulacri e quattro colonne pi
grandi per gli spigoli, tutte in Rosso ammonitico veronese proveniente dalla Valpolicella, de lapide vivo de petra rosa Sancti Zorzi, mentre le soprastanti
arcate dovevano essere in un pi economico calcare
giallo, cavato dalle zone collinari a ridosso della citt,
de lapide de Avesa13. Le undici arcate per corridoio,

con quella mediana di ogni lato credibilmente predisposta per laccesso alla corte scoperta, dovevano
dare vita a un corpo che occupava unarea quadrangolare di circa 18-22 metri per lato14.
Purtroppo, questa fabbrica, sapientemente strutturata dallo stesso artefice che forse nel 1295 aveva
creato assieme a Ognibene il portale di Santa Maria
del Gradaro a Mantova15, venne demolita nel 1812
a seguito delle soppressioni napoleoniche e non
possibile oggi recuperarne n la forma, n alcuna
delle parti scolpite16. Ne conserva per ancora viva
memoria Settimo Marino Arrighi, poco prima della definitiva e integrale demolizione di Santa Marta,
che ricorda il chiostro a sud della chiesa e composto
di esili colonnine17.
Laltro intervento documentato, di particolare rilevanza, riguard direttamente ledificio di culto18. Il
22 febbraio 1300, per espressa volont di Alberto I
della Scala, fu stipulato il contratto per la riedificazione della chiesa, nel quale viene descritta in modo
meticoloso la procedura da seguire in questa nuova
vicenda architettonica: dopo il sistematico e accurato smontaggio della precedente aula e delle sue
pertinenze fino alle fondamenta, si sarebbero dovuti
recuperare e ricoverare tutti i materiali (coppi, legname, mattoni, conci) in un luogo protetto, per essere
impiegati in seguito nella nuova realizzazione; i responsabili del cantiere, i fratelli Ognibene e Avanzo,
figli del defunto Fino di San Zeno superiore, con almeno altri quattro maestri murarii, avrebbero dovuto lavorare a questa impresa in modo continuativo e,
se le necessit lo avessero richiesto, fare affidamento
su altre maestranze19. Fu previsto che ledificio avesse i perimetrali sufficientemente elevati; che fosse
illuminato da dodici finestre alte 8 piedi, protette da
inferriate, nonch da un oculo sulla fronte, ampio 6
piedi, e da uno un poco pi piccolo a est; che sugli
spioventi della facciata fosse predisposto un coronamento ad archetti pensili; che sotto a questi venisse
realizzato un non meglio identificato abolium, forse
un protiro pensile, e un sontuoso portale20. Quando nel corso del XVI secolo sinser larchitrave con
lepigrafe che ripercorre le vicende della fondazione
duecentesca oggi nel lapidario del Museo degli affreschi a Verona , e che come ricorda Pietro Sgulmero esibisce una grafia di piena epoca moderna21,
lentrata trecentesca e quanto la adornava vennero
profondamente trasformate22.
La consacrazione dellaltare maggiore, per opera
del vescovo Bartolomeo della Scala, fu compiuta nel
1338 e, nelloccasione, allinterno della mensa furono inserite alcune importanti reliquie, fra cui un den-

a rchitettur a re l igiosa medievale nel c ampo marz io


te di san Fermo, uno di san Rustico e varie ossa dei
santi martiri Primo, Marco, Lazzaro e Apollinare23.
A questa data, quindi, ogni parte delledificio doveva
essere certamente terminata.
Il fronte della trecentesca chiesa di Santa Maria Maddalena, edificio non pi esistente dalla met dellOttocento, noto grazie a un disegno a matita allegato
a una supplica di Girolamo Maria da Vicenza (1839)
guardiano dei cappuccini che nel 1831 avevano ottenuto di risiedere nel complesso 24, con cui si richiedevano degli interventi di restauro alle strutture
minacciate da imminente rovina (fig. 1)25. Le sorti di
questo monumento oramai erano segnate, se poco
prima della met del secolo Da Persico e Bennassuti
ricordano che laula era ridotta a uso pubblico per
la razza de cavalli26.
Lo schizzo mostra chiaramente un prospetto a capanna, al quale ben si addice una soluzione a navata
unica probabilmente con testata rettilinea , compatibile con quanto era stato stabilito nel contratto
di Alberto I, nonch in perfetta consonanza con le
tendenze artistiche presenti in citt fra il XIII e il XV
secolo, facilmente individuabili in edifici quali, ad
esempio, Santa Felicita, Santa Maria della Vittoria,
San Pietro in Archivolto, San Pietro martire (San
Giorgetto) presso SantAnastasia27.
Lesistenza di un campanile, suggerita nelle piante di
Verona di Caroto, di Frambotti e di Michieli, attestata il 13 dicembre 1761 nella visita pastorale del
vescovo Giustiniani28, nonch allinizio del XIX secolo quando, divenuto lo stabile di propriet di Pietro
Lavelli (12 maggio 1829), fu fatto demolire per sopravvenuti problemi statici (1839)29.
Nel secondo quarto del XIV secolo, nel volgere di
pochi anni, lautonomia e il ruolo di questo insediamento religioso vennero definitivamente compromessi. Il primo atto di questo tortuoso percorso del
1332, allorch furono allontanati i frati, i chierici e i
conversi dallannesso priorato e alle monache venne imposto di abbracciare la regola benedettina, per
tentare di porre freno alla condotta morale alquanto
sconveniente che aveva contraddistinto il convento
negli anni precedenti. L11 gennaio 1350, infine, il
monastero fu soppresso e il 18 dello stesso mese venne unito a quello di Santa Maria delle Vergini, da cui
fu assunta la regola francescana30. Per contro, dopo
laccorpamento prevalse il nome della pi antica delle due realt per identificare la nuova entit religiosa,
da allora riconosciuta come Le Maddalene31.
Anche se lannessione dovette comportare di certo
qualche trasformazione alle fabbriche di Santa Marta32,
plausibile che il complesso, rinnovato da non molto

27

1. La facciata trecentesca di Santa Maria Maddalena secondo il disegno eseguito nel 1839 per la supplica del padre cappuccino Girolamo
Maria da Vicenza. ASVr, Congregazione municipale, Ornato, b. 1070.

tempo, sia rimasto pressoch immutato fino allepoca


della sua definitiva scomparsa, a seguito della demanializzazione avvenuta nel 1810. Per tale motivo risulta pressoch impossibile identificare sia il luogo esatto
in cui si trovavano i multiformi organismi architettonici ricordati dalle fonti, sia la loro, anche generica,
configurazione spaziale33, poich ogni parte residua
delle strutture fu rasa al suolo nel 1850 per permettere
ledificazione della Provianda (1863-1865)34.
La presenza di schermi architettonici a garanzia della clausura desumibile, ad esempio, dallattestazione delliscrizione Sator arepo tenet opera rotas, in
caratteri gotici, che ancora in pieno Settecento viene
ricordata sopra alla nicchia di una ruota del parlatorio, forse divenuto il secolo seguente la casa dellortolano35. Ma soprattutto la visita pastorale di Giustiniani che menziona, seppure in una data avanzata,
la cantoria con linferriata, la sala del capitolo, il refettorio, la cucina, la spezieria, la lavanderia, larchivio, la cantina, gli orti, linfermeria e altro ancora36.
La comunit maschile di religiosi la cui presenza
peraltro confermata nel testamento del vescovo Bonincontro del 129837 con ogni certezza usufruiva di
spazi distinti.
Non pu essere infine tralasciata la questione relativa alla posizione geografica di Santa Maria Maddalena, invero non immediatamente rintracciabile per la
mancanza di qualsiasi dato di ordine archeologico.

28

fabio coden

In primo luogo, la fonte ottocentesca edita da Pierpaolo Brugnoli ricorda che a est del primo chiostro di
Santa Maria delle Vergini chiesa ancora oggi sicuramente individuabile e di cui si parler in seguito si
trovava un passaggio che conduceva proprio a Santa
Marta38. In tale direzione un indizio, seppure non inequivocabile, offerto dalla carta dellAlmagi (met degli anni Sessanta del XV secolo)39 e dalla pianta
di Verona di Filosi (1737), nelle quali si distinguono
chiaramente i due complessi religiosi, sebbene schematizzati, nella posizione sopra ricordata (fig. 3), ma
soprattutto dalle mappe di Frambotto (1648) e di
Michieli (1671), in cui possibile verificare le aree di
pertinenza dei conventi, con la strada che conduceva
innanzi alla facciata di Santa Marta (fig. 2)40. La comparazione fra tutti questi dati con le informazioni
cartografiche di epoca napoleonica, precedenti quindi alle demolizioni ma di rimando anche con quella
asburgica , permette di identificare con buon margine di certezza il sito sul quale sorse almeno la chiesa.
Nella tavola dinizio Ottocento il nucleo maggiore
delle clarisse corrisponde alla particella numero 242;
proseguendo in linea retta lungo il fianco nord, alle
spalle di questa fabbrica, si trova lunit 260 che, con
ogni probabilit, rappresenta Santa Maria Maddalena; alcuni stabili verso sud potrebbero, infine, individuare le pertinenze della comunit41 (fig. 4). Pertanto, il silos di ponente sembrerebbe insistere laddove
era il settore anteriore della chiesa, mentre quello di
levante su quello posteriore e, dato che i tre edifici si
intersecano perpendicolarmente, non escluso che
consistenti tracce dellaula di culto possano ancora

essere recuperate nellarea fra i due grandi magazzini


asburgici e forse anche al loro interno (fig. 5).
Gli scavi archeologici recentemente condotti innanzi
alla facciata settentrionale e lungo il fianco ovest del
panificio hanno messo in luce delle strutture murarie ascrivibili ai secoli XIII-XVI, che sembrano i resti
di alcuni annessi del convento, con unit produttive
di vario genere, parti dei quali sopravvivevano ancora nellOttocento, come documenta la dettagliata
mappa sopra citata. Fra tutti merita ricordare un possente muro, lungo circa 35 m e largo 70 cm, situato
proprio parallelamente al fronte del biscottificio, con
alcuni setti perpendicolari che delimitavano degli
ambienti di servizio42.

santa maria delle vergini


A pochi anni di distanza dalla fondazione di Santa Maria
Maddalena si insedi nelle sue vicinanze una comunit
di clarisse43, grazie a una concessione di terreno da parte del Comune, a propria volta donato il 3 marzo 1226
dal vescovo di Verona Jacopo da Breganze al cardinale
Ugolino di Anagni, protettore dellordine francescano
e futuro papa Gregorio IX44. Larea, laddove insistevano gli orti, era delimitata dal rivo e dalle pertinenze dei
monasteri di San Cristoforo e di Santa Marta,
locum ubi dicitur in Campo Marcio, ab uno latere Campomarcius, ab alio latere murus dicti Campi Marcii, ab
uno capite jura Ecclesiae Sanctae Mariae Magdalenae,
ab alia Ridus Campi Marcii45.

a rchitettur a re l igiosa medievale nel c ampo marz io

2-3 (pagina a fronte). Il Campo Marzio nelle piante di Frambotto (a


sinistra, cfr. fig. 4, p. 10) e di Filosi (a destra, cfr. fig. 6, p. 12).

29

4 (in alto). Il Campo Marzio nel catasto di epoca napoleonica. ASVe,


Censo stabile (Catasto napoleonico), Mappe, Verona.
5 (in basso). La topografia attuale dellarea di Santa Marta con le
strutture di Santa Maria Delle Vergini, desunte dal disegno ottocentesco di Barbieri, la collocazione di Santa Maria Maddalena, in base
ai dati della cartografia napoleonica, e i ritrovamenti archeologici a
ridosso dellantico muro del Campo Marzio (restituzione grafica di
Sara Scalia, Universit di Verona).

30

fabio coden

6. Bolla di papa Gregorio XII, del 20 giugno 1408, in cui viene ribadito il possesso di chiesa, terre, case, vigne e orti. ASVr, Monasteri
femminili citt, Santa Maria delle Vergini, pergamene, b. 1.

ad laudandum equos, et a latere superiori versus Flumicellum quatuordecim perticas incipiendo misurare
apud januam dictarum Sororum49.

assai probabile che lopera costruttiva sia stata avviata immediatamente a ridosso dellassegnazione
dello spazio, ma gi a breve distanza di tempo, fra
la fine degli anni Trenta e gli anni Quaranta del XIII
secolo, il vescovo di Verona e il papa emanarono numerosi atti a sostegno di Santa Maria delle Vergini,
per permettere il completamento dei numerosi corpi di fabbrica che la componevano46. Ancora qualche
decennio pi tardi, nella seconda met avanzata del
Duecento, si stava lavorando per far fronte alle via
via aumentate esigenze materiali determinatesi dalla
repentina fortuna dellinsediamento religioso47.
Dovrebbe rientrare in questottica la richiesta indirizzata al Comune di concessione di una nuova area,
seppure di non particolare estensione, sempre nel
Campo Marzio, attestata da documenti emanati fra il
21 maggio e l11 giugno del 1283, nei quali si precisa

Assai significativa per la vita di questo convento fu


lannessione nel 1350 della vicina Santa Marta, che il
5 marzo del 1352 venne in diretto contatto con Santa
Maria delle Vergini grazie a una cospicua donazione
di terreno da parte di Cangrande della Scala. In tale
modo si ribadiva, anche da un punto di vista spaziale,
lomogeneit del grande organismo religioso che si
era appena costituito nel Campo Marzio. Lappezzamento, che includeva cinque case con le relative pertinenze, era lungo ben 117 pertiche e largo 11 in una testa e 18 nellaltra; delimitato dal rivo, era posto vicino
alla chiesa di Santa Marta, con cui confinava, e verso
ovest lambiva lorto di Santa Maria delle Vergini:50

certa pars, quae modica est in ipsius Campi, et est apud


Murum dictarum Sororum versus Domum, quae est in
dicto Campo, ut laudantur equi, veniendo verius portam, per quam intratur dictum Campum Marcium48

di ampiezza
VII perticas ad perticas sex pedum a latere inferiori
incipiendo mensurare in angulo muri dictarum Sororum, et eundo versus Domum ubi fiunt laudationes

unam petiam terrae prativae et vigrae jacentem in


Campo Martio parvo Civitatias Veronae, cui cohaeret
ab uno latere versus montes Clausura dicti Monasterii, quod consuevit esse Sanctae Mariae Magdalenae, a
latere versus meridiem Campus Martius praedictus, a
capite versus mane rivolus quondam aquae currentis, et
a capite versus sero viridarium dicti Monasterii Sanctae
Mariae Virginis; et est longa perticas centum et decem
et semptem, et pedes quinque, et lata ab uno capite perticas undecim, et pedem unum et dimidium, et ab alio
capite perticas decem et octo, et pedem dimidium51.

Larea occupata dalle clarisse a partire dal secondo decennio del XIII secolo non pone particolari problemi di

a rchitettur a re l igiosa medievale nel c ampo marz io

corretta identificazione allinterno dellodierno tessuto


urbano, poich alcuni corpi di fabbrica del convento,
seppure camuffati e profondamente trasformati, sopravvivono inglobati nella residenza universitaria Corte Maddalene, di propriet dellEsu, subito a ovest degli stabilimenti ottocenteschi della Provianda (fig. 6).
La configurazione del complesso architettonico, subordinata alle precise esigenze di ambito liturgico e
ai severi precetti imposti dalla clausura, sembra prevedesse spazi distinti e ben delimitati per le monache,
le converse e i frati, ancora in qualche modo identificabili nei disegni eseguiti nel 1835 da Giuseppe Barbieri, a seguito di un tentativo di trasformazione in
lazzaretto di quelle costruzioni, oramai dirute, da poco convertite a destinazione militare52. Le due piante
dellArchivio di Stato di Verona, di ampio formato, a
china e acquarellate, mostrano quindi il risultato finale di un lungo percorso di trasformazione che, credibilmente, non fu mai cos radicale da stravolgere la
disposizione delle aree in questione (figg. 7-8)53; questa circostanza sembrerebbe, per di pi, confermata
degli scavi archeologici condotti nel 2010, dettagliatamente discussi nella relazione di Paolo Paganotto
depositata presso lEsu di Verona, dai quali risulta che

31

7, 8. Disegni del piano terra e del primo piano delle strutture conventuali di Santa Maria delle Vergini eseguiti da Giuseppe Barbieri
nel 1835. ASVr, Congregazione municipale, b. 1376.

almeno i principali corpi architettonici variamente


documentati insistono sul tracciato duecentesco54.
Il muro che delimita il complesso, ben evidente nei
due disegni ottocenteschi, circoscriveva di certo le
propriet di entrambi i conventi, compresa laddizione di Cangrande della Scala, e nelle parti occidentale e
inferiore credibile che coincidesse con lantica recinzione del Campo Marzio, pi volte citata negli atti55.
La clausura si trovava a oriente fra ledificio di culto
e il grande settore aperto a meridione, con un corpo
di fabbrica assai allungato verso sud, di cui sopravvivono porzioni di murature evidentemente appartenenti alle prime fasi della fondazione56. Linviolabilit
di questi luoghi facilmente desumibile dalle fonti
che ricordano pi livelli di ruote e grate, di cui tratta diffusamente Tiziana Franco in questo volume,
che costituivano delle cesure materiali, nette, con il
mondo secolare. Si fa forte il sospetto che proprio a
questarea del complesso ci si riferisca nelle testimonianze che ricordano la casa delle sorelle, la domus

32

fabio coden

9. Il trecentesco martirologio proveniente da Santa Maria delle Vergini con lannotazione della consacrazione del cimitero interno. ASVr,
Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, registri, b. 86.

sororum minorum o domus habitationis monasterii sororum minorum, di cui si ricorda pure il portico, porticus domus magne sororum minorum57,
e il curtivum are magne58, ma non stato possibile
per ora rintracciare alcuna citazione diretta del chiostro, se non nella recente letteratura critica.
Il prezioso catastico del 1341, inoltre, cita il dormitorio, le cantine e una grande quantit di libri, il che
rende assai plausibile la presenza di uno spazio adibito a biblioteca o almeno degli armaria in un luogo
ben protetto e accessibile per le monache59.
Nelle immediate vicinanze di questi ambienti si trovava anche il cimitero, la cui consacrazione da parte del
vescovo Tebaldo, il 18 febbraio 1314, attestata in una
nota a margine di uno dei codici provenienti da Santa
Maria: Verone consecracio cimiterij intrinseci sororum minorum Campimarcij, facta per venerabilem
presulem fratrem Thebaldum veronensem episcopum subtus M.CCC.XIIII. die XVII mensis februarii60
(fig. 9). Forse questo atto si rese necessario a seguito
degli ampliamenti dellarea conventuale, pi che alla
creazione ex novo di uno spazio per le sepolture.
Con ogni certezza il camposanto si trovava a oriente,
alle spalle del coro delle monache, verso Santa Maria
Maddalena, dove stata confermata la presenza di
una cappella funeraria, sicuramente riservata a personalit di rango: otto sepolture di particolare pregio
risultano allineate lungo i muri est e nord di questo
ambiente coperto, che nel contempo serviva anche

da vano per accedere al campanile61.


Anche il corridoio che affiancava il
perimetrale sud della chiesa, documentato dagli scavi, pare avesse
una funzione analoga, dal momento che vi sono stati recuperati i resti
di altre due importanti sepolture,
coperte con ampie lastre litiche62.
Un gruppo distinto di edifici, assegnato specificatamente ai frati nel
124563, non escluso si trovasse nei
pressi della chiesa, per rendere pi
comode le mansioni che costoro
dovevano assolvere allinterno del
convento. Al riguardo, nel breve di
Alessandro IV del 1258 fu previsto,
infatti, di destinare a coloro che si
occupavano della cura spirituale delle sorelle e delle pratiche liturgiche
alcune case con i propri servizi poste nei pressi di Santa
Maria delle Vergini64. La piccola corte che si sviluppa a
nord della chiesa, di cui sono documentati dei resti antichi65, potrebbe essere proprio il luogo, con la sacrestia,
deputato a questa parte della comunit di religiosi.
Le converse66, come confermano le date topiche di numerosi atti, vivevano in un luogo ancora separato, dove si trovavano degli edifici appositamente predisposti, come la domus conversorum, composta da pi
organismi protetti da un loggia, il porticus domorum
conversorum monasterii sororum minorum67, e uno
spazio esterno aperto attorno al quale si disponevano
queste fabbriche, il curtivum conversorum68.
Numerosi altri stabili, esterni alla clausura e adibiti alla vita economica, come le domus monasterii
extra monasterium69 e la factoria sororum minorum70, sono pi difficilmente collocabili, ma assai
probabile che si trovassero nelle immediate vicinanze e nei fondi del convento.
La chiesa di Santa Maria delle Vergini, composta
dallaula per i fedeli nella parte anteriore e dal coro
delle monache a oriente, sicuramente lorganismo
architettonico che conserva la maggiore consistenza
di strutture murarie ascrivibili senza alcun dubbio alla fase duecentesca: del settore posteriore rimangono
quasi per intero tutti i perimetrali, di quello antistante
solo una porzione del muro settentrionale e le fondazioni di quello sud71 (figg. 10-11). Il setto che divide
i due corpi, che oggi coincidono con altrettante aule studio, mostra, dalla chiesa, due strette monofore
centinate e gradonate di forte memoria romanica, la
cui forma pu essere giustificata unicamente in una
data piuttosto alta del Duecento, poich nel volgere

a rchitettur a re l igiosa medievale nel c ampo marz io


di pochi decenni simpose un pi
aggiornato lessico che prevedeva
pi alte e snelle finestre di forma archiacuta, come quelle della fabbrica
francescana di San Fermo Maggiore. Nella parte retrostante del muro
di Santa Maria, ovvero dal coro, invece, si nota una soluzione differente, poich i medesimi fori mostrano
una luce maggiore con larco pi
dilatato (figg. 12-13).
Poco sotto, al centro della parete,
si notano altres i resti di un grande varco oggi tamponato, che
permetteva di vedere laltare maggiore della chiesa, del quale si tramanda la notizia di consacrazione
per opera del vescovo Tebaldo il 20 maggio 131972.
Laltra grande apertura sicuramente coeva si trova
nel muro nord, molto in alto, sopra alla ruota della chiesa e, come ipotizza Tiziana Franco, potrebbe
essere laffaccio con inferriata di uno degli ambienti
claustrali pi spinti ad occidente.
Lopera muraria che contraddistingue tutti questi
elementi sempre in mattoni di bellaspetto, la cui
superficie a vista sembra essere stata dipinta con del
pigmento rosso, mentre le connessure furono sicuramente ripassate con del colore bianco. Al di l di
questa sorta di incorniciatura in cotto dei fori, invece,
fu impiegato un parato assai pi rozzo composto di
ciottoli sistemati a spina di pesce quasi a notificare
la necessit di risparmiare sulla posa e sui materiali ,
probabilmente ricoperto a propria volta con intonaco
dipinto di rosso, di cui avanza un piccolo frammento
sopra alla monofora sud del coro delle monache.
La testata orientale mostra allesterno, per una cospicua altezza, un paramento che alterna quattro
file di ciottoli e due di mattoni, tecnica edilizia che
10-11 (in alto). Santa Maria delle Vergini prima degli interventi di
restauro, ESUVr. Nella foto a sinistra, spigolo fra i muri orientale e
settentrionale della chiesa, dove si intravedono, in basso, il profilo
della ruota di clausura e, sopra, larchivolto della grande finestra
degli ambienti conventuali. Nella foto a destra, il muro divisorio
fra la chiesa e il coro delle monache, con le differenti tipologie di
parato murario riferibili alle numerose ristrutturazioni intervenute
nel tempo.
12. La monofora gradonata settentrionale del setto divisorio fra la
chiesa e il coro delle monache vista dallaula di culto.
13. La monofora settentrionale del setto divisorio fra la chiesa e il
coro delle monache vista dalla parte claustrale.
14. La testata orientale esterna del coro delle monache con i resti
del campanile duecentesco.

33

34

fabio coden

15. Le strutture di Santa Maria delle Vergini durante le demolizioni


del 1926. SBAPVr, Archivio fotografico, Santa Maria delle Vergini.

potrebbe essere stata utilizzata diffusamente anche


nelle altre parti dei perimetrali73 (fig. 14).
Il sottile e svettante campanile, sopraelevato nel 1524,
poggiava al muro orientale dellaula delle monache74.
Le fotografie precedenti alla demolizione mostrano
chiaramente la progressiva riscoperta del settore superiore della canna medievale, a seguito dellabbattimento degli edifici che ne occultavano la vista75; ma
la torre, che sopravvisse ancora qualche anno a quelle violenze, fu quasi interamente demolita nel 1936,
quando risult essere pericolante; se ne salv solo il
fianco occidentale che divenne il muro del nuovo edificio ricavato nel coro delle monache76 (fig. 15).
1. Biancolini 1749 (a), pp. 206, 257; Id.
1749 (b), pp. 734, 748-755; Id. 1750, pp.
70-73, 172, 258; Id. 1752, pp. 368, 370373, 594-599, 654-664, 681-696, 717722; Id. 1761, pp. VII-VIII, XII, XVII,
141, 155; Id. 1762, pp. 140, 151; Id. 1765,
p. 172; Id. 1766, pp. 3, 82-103, 147; Id.
1771, pp. 40, 329, 330-331, 335, 351.
2. Varanini 2002, pp. 38-43; Varanini
2009, p. 22; Lodi 2014, p. 135.
3. Rapelli 1996, pp. 91-92.

Le immagini in questione e i pochi resti sopravvissuti a quegli eventi permettono di cogliere ancora oggi
qualche aspetto delloriginaria idea progettuale, soprattutto a proposito della connotazione coloristica
che si volle assegnare alla superficie muraria per mezzo di tecniche differenziate. La parte inferiore, di cui
sopravvivono solo due muri contigui con la porta di
accesso alla canna, poggiava su uno zoccolo in grossi
conci di pietra calcarea, ed era composta di soli mattoni. A una quota corrispondente allincirca con il colmo
delladiacente ala la muratura diveniva a fasce alternate di due, tre o quattro file di mattoni e una di conci
tufacei chiari, secondo una metodologia ampiamente
documentata in area veronese fin dalla prima epoca
romanica. Il parato ritornava a essere in soli mattoni
nella fascia pi alta, contraddistinta in ogni specchiatura da tre arcate ricadenti su mensole lisce, di cui rimane uno dei prospetti nel vano scale che porta agli
alloggi del convitto. Questo residuo, che appartenne
di certo allinterno della faccia ovest della canna, vista
la relazione stratigrafica con i sottostanti avanzi archeologici, sembrerebbe quindi avvalorare lipotesi che le
arcate in questione un tempo fossero aperte e costituissero gli affacci della cella campanaria77.
Nel 1810, a seguito delle leggi napoleoniche, anche
il convento di Santa Maria delle Vergini fu demanializzato e venne ceduto a privati salvo una breve parentesi in cui fu nuovamente presente una comunit
religiosa e si eseguirono dei restauri78 , finch allinizio del 1926 il locale governo fascista procedette alla quasi completa demolizione delle sue strutture79.
Le vicende storiche che portarono a questa infausta
scelta, esaurientemente esplorate da Maristella Vecchiato, da Gian Paolo Marchi e da Pierpaolo Brugnoli80, rappresentano quindi latto finale di una lunga
e feconda storia durata esattamente settecento anni,
che non si riusc a salvaguardare a causa dallarroganza dellamministrazione comunale e dellimpossibilit dellufficio di tutela di compiere la sua attivit
istituzionale81.

4. Biancolini 1750, p. 71; Id. 1761, p.


VIII; Maccagnan 2000, pp. 38, 69-70.
5. Biancolini 1750, pp. 70-71, 258; Id. 1765,
p. 172; Id. 1766, pp. 82-83; BCVr, Cavattoni, Chiese di Verona, p. 41; Arrighi 1845,
pp. 13-14, 16-17, 72-74; Sandri 1931, p. 98;
Lenotti 1955, pp. 34-35; Pighi 1988, pp.
59-60; Maccagnan 2000, pp. 69, 382 (doc.
1215, agosto 19); Segala 2004, p. 198.
6. Biancolini 1752, p. 658; Arrighi
1845, p. 71.

7. Coden, Varanini 2009, p. 8.


8. Biancolini 1752, p. 659; Arrighi
1845, pp. 73-74.
9. Biancolini 1752, p. 661; Arrighi
1845, p. 17.
10. Biancolini 1750, p. 71; Cuppini
1969, p. 239; Maccagnan 2000, p. 71.
Da Lisca 1941, p. 60; Valenzano 1993,
p. 219.
11. Coden, Varanini 2009, p. 8.
12. Cuppini 1969, p. 241.

a rchitettur a re l igiosa medievale nel c ampo marz io


13. Biancolini 1752, pp. 662-663; Sancassani 1965, p. 8.
14. Coden, Varanini 2009, pp. 8-9.
15. Ranucci 2002, p. 737.
16. Brusco 1836, p. 11; Fasanari 1964,
pp. 124, 169-170, 173-174, 182, 184; Fasanari 1962, pp. 12, 18.
17. Arrighi 1845, p. 25.
18. Cuppini 1969, p. 239.
19. Biancolini 1750, p. 72; Id. 1752, pp.
663-664; Carli 1796, p. 136; Brusco
1836, p. 11; Arrighi 1845, p. 23; Maccagnan 2000, p. 71.
20. Coden, Varanini 2009, pp. 9-10, 12-15.
21. BCVr, Sgulmero, Epigrafia medievale
veronese; Segala 2004, p. 198.
22. Brusco 1836, p. 11.
23. Biancolini 1750, pp. 73, 172; Id.
1771, p. 40; Arrighi 1845, p. 23; Maccagnan 2000, p. 71.
24. Brusco 1836, pp. 10, 12-14.
25. ASVr, Congregazione municipale di
Verona, Ornato, b. 1070; gi in Maccagnan 2000, p. 274. In BCapVr, Maffei,
Scritti vari (cfr. I manoscritti 1996, pp.
659-660) si riporta per errore la menzione di un disegno della facciata della
chiesa: in realt nel codice sono contenute le piante di vari bastioni, fra cui
quello delle Maddalene.
26. Da Persico 1820, II, p. 21; Bennassuti 1842, p. 137.
27. Flores dArcais 1980, pp. 374-381.
28. Maccagnan 2000, p. 104.
29. BCVr, Archivio stampe, 2.b.114; Ivi,
2.b.4;
30. Biancolini 1750, pp. 72-73; Id. 1752,
pp. 717-718; Id. 1762, p. 140; Id. 1766,
pp. 83-102; Arrighi 1845, pp. 24-25;
Maccagnan 2000, pp. 72-74; Marchi
2000, p. 20; Brugnoli 2005, p. 510.
31. BCVr, Cavattoni, Chiese di Verona, p.
41; Brusco 1836, p. 12; Brugnoli 2005,
p. 510; Coden, Varanini 2009, p. 11.
32. Arrighi 1845, pp. 33-34.
33. Pighi 1988, pp. 83-84.
34. Da Persico 1821, p. 21; Fainelli
1910, pp. 60-61; Lenotti 1955, p. 35; Segala 2004, p. 199.
35. Biancolini 1750, pp. 72-73; Scolari
1825, pp. 5-6, 8; Brusco 1836, p. 11; Arrighi 1845, p. 24, Brugnoli, Cortellazzo 2013-14, pp. 13-15.
36. Maccagnan 2000, pp. 104-105.
37. Arrighi 1845, pp. 20-21.
38. Brugnoli 2005, p. 531.

39. Lodi 2014, p. 139.


40. BCVr, Archivio stampe, 2.f.11; Ivi,
2.f.13; Ivi, 2.b.4; Ivi, 2.b.19; Mazzi
1978, pp. 591-593, 599-600; Girardi,
Perini 2010, pp. 34-35, 44-45, 64-65.
41. ASVe, Catasto napoleonico, Mappe,
Verona. Si veda inoltre Morando Di
Custoza 1977, pp. 200-201, 268-269.
42. AUVr, Recupero ex-Panificio a S.
Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi,
Indagine archeologica: relazione tecnica
preliminare, Relazione tecnica preliminare (1 luglio 2010), Integrazione lato Ovest
(7 luglio 2010); Ivi, Recupero ex-Panificio
a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Indagine archeologica: relazione
tecnica preliminare, Relazione tecnica preliminare (1 luglio 2010), Integrazione immagini e planimetrie (31 agosto 2010); Ivi,
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona,
D.L. Elaborati integrativi, Progetti di conservazione.
43. Biancolini 1749 (b), p. 750; Id. 1752,
pp. 686, 690; Arrighi 1845, pp. 12-13.
44. Sandri 1931, pp. 104-105; Lenotti
1955, p. 36; Maccagnan 2000, pp. 3841, 279; Marchi 2000, p. 18; Brugnoli
2005, p. 509.
45. Biancolini 1749 (b), p. 750; Id. 1752,
pp. 684-685, 687; Arrighi 1845, pp. 67,
70; Sandri 1931, pp. 106-107, doc. II.
46. Biancolini 1752, pp. 690-692; Arrighi 1845, p. 18; Maccagnan 2000, pp.
42, 65-66.
47. Arrighi 1845, p. 31; Sandri 1933, p.
138.
48. Biancolini 1752, p. 693 ss., in particolare p. 695.
49. Biancolini 1752, p. 695; Arrighi
1845, pp. 18-19, 74-76.
50. Biancolini 1749 (b), p. 753; Arrighi 1845, pp. 33-35, 79-80; Maccagnan
2000, p. 58.
51. Arrighi 1845, p. 79.
52. Maccagnan 2000, p. 225, nota 26;
Brugnoli 2005, p. 513 e figg. alle pp.
511 e 515.
53. ASVr, Congregazione municipale di
Verona, b. 1376 (diversa collocazione
in Brugnoli 2005).
54. ESUVr, Paganotto 2010, p. 12 ss.
55. Da Lisca 1916, pp. 55-56.
56. ESUVr, Paganotto 2010, p. 16.
57. ASVr, Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, Registri, b. 1, c.
15r (a. 1336); Ivi, b. 3, cc. 64v (a. 1353),

35

80r (a. 1359); Ivi, b. 4, cc. 40v (a. 1333),


286r (a. 1340).
58. ASVr, Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, Registri, b. 3, c.
54r; Ivi, b. 6, cc. 5r (a. 1399), 20r, 22r,
23v, 37r (a. 1400).
59. ASVr, Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, Registri, b. 2; Sandri 1933, pp. 138-139, 148-150; Marchi
2000, p. 20.
60. ASVr, Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, Registri, b. 86, c.
22r. Si veda anche Bianchi 1988, p.
469.
61. ESUVr, Paganotto 2010, pp. 9, 16.
62. ESUVr, Paganotto 2010, p. 19.
63. Castagnetti 1981, p. 80.
64. Biancolini 1749 (b), pp. 751-752;
Sandri 1933, pp. 50, 137, 139; Maccagnan 2000, pp. 65, 101.
65. ESUVr, Paganotto 2010, pp. 33-34.
66. Biancolini 1761, pp. XII-XIII, XVII.
67. ASVr, Monasteri femminili citt,
Santa Maria delle Vergini, Registri, b.
4, cc. 468v, 482v, 526r (a. 1334), 573r
(a. 1335).
68. ASVr, Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, Registri, b. 1, c.
32v, 33v (a. 1337); Ivi, b. 4, cc. 641r (a.
1335), 472v (a. 1335).
69. Sandri 1933, p. 150.
70. ASVr, Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini, Registri, b. 3, c.
62r (a. 1353); Ivi, b. 6, cc. 3r (a. 1398),
35v, 36r, 48r (a. 1400).
71. ESUVr, Paganotto 2010, pp. 8, 1617, 42-43.
72. Biancolini 1752, pp. 594-598, 693;
Brusco 1836, p. 12; Arrighi 1845, p. 33.
73. ESUVr, Paganotto 2010, p. 14.
74. Biancolini 1749 (b), p. 754; Arrighi
1845, p. 39; Lenotti 1955, p. 36; Maccagnan 2000, p. 268.
75. SBAPVr, Archivio fotografico, Santa
Maria delle Vergini.
76. Maccagnan 2000, pp. 122-124, 202,
277; Brugnoli 2005, pp. 519, 527.
77. ESUVr, Paganotto 2010, pp. 16, 24.
78. Bennassuti 1842, p. 137; Maccagnan 2000, pp. 204, 220, 229, 268; Marchi 2000, p. 21.
79. Lenotti 1955, pp. 36-38; Maccagnan 2000, p. 277 ss.
80. Vecchiato 1998, pp. 82-84; Marchi
2000, pp. 21-23; Brugnoli 2005, p. 519 ss.
81. Vecchiato 1998, p. 82.

Fonti e bibliografia

fonti inedite
Archivio dellUniversit di Verona
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Indagine archeologica: relazione tecnica preliminare,
Relazione tecnica preliminare (1 luglio 2010), Integrazione lato
Ovest (7 luglio 2010).
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Indagine archeologica: relazione tecnica preliminare,
Relazione tecnica preliminare (1 luglio 2010), Integrazione immagini e planimetrie (31 agosto 2010).
Recupero ex-Panificio a S. Marta, Verona, D.L. Elaborati integrativi, Progetti di conservazione.
Archivio di Stato di Venezia
Censo stabile (Catasto napoleonico), Mappe, Verona
Censo stabile (Catasto napoleonico), Sommarioni, reg. 347
Archivio di Stato di Verona
Fondi archivistici e serie:
Antichi estimi provvisori
Antico archivio del Comune
Antico Ufficio del registro, Istrumenti
Camera fiscale
Comune di Verona, Cancelleria dellestimo-Anagrafi
Congregazione municipale, Ornato
Congregazione municipale, Ragioneria
Delegazione provinciale
Monasteri femminili citt, Santa Caterina da Siena
Monasteri femminili citt, Santa Maria delle Vergini
Murari dalla Corte Br
Archivio Esu, Verona
Paganotto 2010 = P. Paganotto, Verona (Vr), Corte Maddalene. Progetto di restauro e ristrutturazione; propriet EsuArdsu (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario),

Assistenza archeologica. Relazione tecnica delle evidenze archeologiche ed architettoniche (marzo, giugno e settembre, novembre 2010).
Biblioteca Capitolare di Verona
Maffei, Scritti vari = S. Maffei, Scritti vari di sacro argomento, cod. DCCCLII (MLVII), fasc. X, 7
Biblioteca Civica di Verona
Cavattoni, Chiese di Verona = ms. 2176, C. Cavattoni, Storia delle chiese di Verona, s.d. [ma 1857 ca.]
Cristofali, Santa Maria delle Vergini = ms. 1002, fasc.
XXVI
Perini L., Origine delle monache di Santa Maria delle Vergini
di Campomarzio, dette Minori di San Damiano dellordine di
Santa Chiara hora Urbaniste, Carteggi, b. 26, IV, 2
Raccolta stampe e Archivio fotografico
Sgulmero, Epigrafia medievale veronese = ms. 3187, P. Sgulmero, Epigrafia medievale veronese. Catalogo a schede
Sezione stampe e fotografie, Archivio stampe
Casa della Beata Osanna Andreasi, Mantova, archivio
Nigrelli, Progetto = G. Nigrelli, Progetto di ricerca I Domenicani a Mantova in et rinascimentale (secc. XV-XVI). Arte e
storia. IV. I personaggi, dattiloscritto
Kriegsarchiv Wien
Ferdinand Artmann
General Genie Direction (GGD)
General-Genie-Inspection (GGI)
K.K. Reichs-Kriegs-Ministerium Praesidial-Bureau, Personal
Akten
Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, Archivio fotografico
Santa Maria delle Vergini

166

santa marta

testi a stampa
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1568 Vasari G., Le vite dei pi eccellenti pittori, scultori e architettori, Firenze.
1575 Ricordi di monsignor Agostino Valerio Vescovo di Verona,
lasciati alle monache nella sua visitazione fatta lanno del
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propaginum, Verona.
1668 Moscardo L., Historia di Verona [] nella quale si contengono i successi occorsi, dallorigine sua, sino allanno
MDCLXVIII, Verona, presso Andrea Rossi.
1718 Dal Pozzo B., Le vite de pittori, degli scultori, et architetti
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