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MODENA AL TEMPO DEI CANALI

Al stma ed Modna al cgnus: na cros celesta in campo


giallo pulinta nustrana, du trivlin incruse, un brch ed
querza da na banda e un de mlor de ch'l'tra, du naster
con scrt Avia, Pervia e inzma a tta sta roba, na
bla coruna con toti el bucini culurdi ch'la pr lavurda
con frutta candita.

Lo stemma di Modena lo conoscete: una croce celeste in


campo giallo come la polenta nostrana, due trivelle
incrociate, un ramo di quercia da una parte e di alloro
dall'altra, due nastri con scritto Avia, Pervia, ed in cima a
tutto questo una bella corona con tante palline colorate che
sembra lavorata con frutta candita.
(Luigi Zanfi, La storia ed Modna acs al bouna, come am la
conteva m nn)
In particolare le due trivelle poste a croce e la scritta avia
pervia fanno riferimento alla ricchezza e alla forza delle
risorgive che da sempre caratterizzano Modena e le zone
limitrofe.

Un po di storia
Per comprendere lorigine e le necessit che hanno portato
alla costruzione dei canali a Modena bisogna tornare

indietro ai tempi degli Etruschi e ripercorrere le tappe che


hanno portato la citt alla sua forma attuale.
Modena preromana
Larea attorno a Modena era unampia palude che si colm
pian piano col materiale trasportato dai fiumi che
scendevano dai monti. Il territorio, ora dominato da una
vasta selva sparsa di acquitrini e di stagni, era attraversato
da una fitta rete di fiumi e di ruscelli, dal corso che mutava
a seconda delle stagioni. Labbondanza di acque rendeva
fertile la terra, ma favoriva le alluvioni che devastavano
campi e villaggi. I primi ad occuparsi della
regolamentazione delle acque e della bonifica del territorio,
mediante lo scavo di una rete di canali, furono gli Etruschi.
Dellantica presenza etrusca restano il nome latino Mutina,
che tradisce nel suffisso la mano etrusca e nella base la
voce mediterranea MUT "rialzo", e il nome del canale
Mutinella, oggi Modenella, che attraversava la citt e che
segnava, probabilmente, i confini dellabitato stesso.
Modena romana
I Romani mantennero e potenziarono lassetto della
scacchiera di acque che si ramificavano intorno alla citt.
Se ne servirono, oltre che per lirrigazione, per le
comunicazioni e per la difesa militare del centro abitato.
Nellepoca imperiale Mutina era ricchissima e fortissima,
perch chiusa tra due fiumi e difesa da acquitrini, selve,
fiumi, canali, fossati, terrapieni, mura, torri. Nella prima
met del IV secolo vi si diffuse il Cristianesimo ad opera di
S. Geminiano, il vescovo e protettore che i Modenesi
considerarono da allora in poi il simbolo della citt e della
diocesi. Fu il suo un periodo di costruzioni importanti, ma
pi tardi le condizioni generali decaddero tragicamente; la

natura riprese il sopravvento e le acque, non pi


imbrigliate, inondarono la pianura, seppellendo tutto sotto
cumuli di fango e di ghiaia.

Modena medievale
Dal VII secolo in avanti il territorio modenese fu sconvolto
da terribili alluvioni, che costrinsero gli abitanti allesodo
dalla citt. Venne fondata, sulla via Emilia, Cittanova, un
nuovo centro fortificato in cui emigrarono numerose
famiglie. Successivamente, per iniziativa dei vescovi di
Modena, col contributo dei monaci benedettini di Nonantola
e di San Pietro, si diede una sistemazione definitiva alla
rete idraulica, che assunse laspetto di un ventaglio
dicanali. Quelli derivati dai fiumi Secchia e Panaro erano
detti delle acque torbide o cavedali; quelli che nascevano
dalle polle sorgive erano detti delle acque chiare o
fontanazzi. Tutti confluivano in un punto a nord della citt,
in un bacino collettore, chiamato la Casa delle acque, che
alimentava il fossato perimetrale di difesa del Castello
Estense e dal quale usciva il Naviglio, il canale delle Navi,
punto di partenza per la Bassa, Ferrara, Venezia, lOriente.
"Altra primaria funzione di queste acque fu la fornitura
dellenergia motrice agli opifici del tempo, ai mulini, alle
fucine, alle segherie, ai folli, ai torni, alle cartiere, ai filatoi
di seta, ai frantoi di noci, alle concerie di pellami, ai pistrini
per polveri da sparo. I beccai vi cavavano acque per ripulire
le botteghe; le donne vi facevano il bucato; i bambini il
bagno; cavalli, asini e buoi vi si abbeveravano, spesso i
rifiuti vi venivano smaltiti e allora diventavano fogne a cielo
aperto". Canali, pozzi e fontane erano soggetti alla stessa
sorte.

Modena rinascimentale
Da Silingardi e Barbieri (due autori) apprendiamo che "Nel
secolo XVI i canali cittadini erano ancora scoperti, erano
fiancheggiati da muretti, talvolta da filari di pioppi,
sormontati da ponti ognuno col proprio nome...; in questo
secolo per ragioni di igiene pubblica ed anche di estetica
urbanistica si inizi la copertura dei canali e la loro
trasformazione in strade; i canali vengono voltati si legge
a pi riprese nelle cronache cittadine; i lavori durarono a
lungo".
Modena capitale
Il Seicento vede la conclusione dei lavori di "voltatura" del
Canalgrande, ormai noto come il canale di S. Pietro, e del
canal Chiaro, entrambi probabilmente scavati nellultimo
decennio del IX secolo, durante i lavori, promossi dal
vescovo feudatario Leodoino, per la ricostruzione della citt
e la sistemazione idraulica del territorio circostante. Il
Canalgrande, che appartiene alla categoria delle acque
torbide, in quanto arriva dal Panaro, nel suo tratto rettilineo
divenne una delle pi belle strade della citt. Il canal
Chiaro, che nasce dai cosiddetti "Funtanzz", localit non
lontana dalla chiesa di S. Faustino, dopo che fu coperto, per
evitare i miasmi malsani, e soprattutto le disastrose
tracimazioni delle acque fetide, divent una lunga strada
sinuosa, fiancheggiata da edifici importanti. Modena, con il
duca Cesare dEste, da citt dallaspetto medioevale si
stava trasformando in un moderno centro abitato.
Modena sovrana
Sappiamo che il canale Cerca, coperto in altri tratti da pi
di duecento anni, venne "voltato" e coperto nel tratto
davanti alla chiesa di San Domenico nel 1725. La decisione

fu presa dal duca Rinaldo, per il decoro della chiesa appena


ricostruita. La vecchia Modena stava ormai scomparendo.
Non scompariva invece un flagello di sempre: del 1765
uninondazione del Po che colp alcune localit del Ducato,
causando pi di 200 annegamenti e perdite finanziarie
ingenti. Per evitare un altro eventuale disastro nel febbraio
del 1766 venne presentato un piano darginatura.
Modena italiana
Solo nel 1858, alla vigilia dellannessione del ducato di
Modena al regno di Sardegna, spar lultimo dei canali della
citt: il Naviglio. Fu interrato e trasformato nel corso, prima
detto Estense, poi Vittorio Emanuele II, diventando la
strada pi larga del centro urbano.

Manutenzione dei canali


Silingardi e Barbieri precisano che "i lavori periodici di
scavo, di spurgo, di ripulitura, di rifacimento degli argini,
dei muretti, dei ponti erano costosi. Nei secoli le spese
erano diventate insostenibili, i problemi posti dalla
manutenzione irresolubili", tanto che della questione, a
partire dal 1259, dovettero occuparsi spesso le autorit. Si
arriv al compromesso che lo scavo dei canali fosse
compito del comune, lespurgo dei frontisti (Proprietario di
fondi o edifici che hanno la fronte rivolta verso una strada o
un corso d'acqua). Con molta fermezza e ripetutamente
venne "proibito gettare nelle acque del canale zoccoli,
corna, peli di bovini, ossa di animali, scarti di macellazione,
calce brumata e foglie usate nella concia delle pelli ed altri
rifiuti della lavorazione eseguita negli opifici; proibito
lavarvi pelli di animali prima di conciarle". Possiamo
appurarlo consultando gli Statuti delle acque, le raccolte,

cio, delle disposizioni che regolamentano la materia a


partire dal secolo XIV.
Pozzi e fontane
Prima della costruzione dellacquedotto cittadino, allinizio
del XX secolo, lacqua potabile si attinta per secoli da
fontane e pozzi pubblici, presenti numerosissimi in citt.

I canali principali
CERCA: E il Canale di Formigine che presso la citt prende
il nome di Cerca seguiva la Contrada SantAgostino poi
passava dalla omonima strada, quindi sotto la contrada San
Rocco fino alla Piazza San Domenico, qui non solo era
scoperta ma non aveva nemmeno un parapetto, si univa al
Sorra per entrare poi nella casa delle acque con gli altri

CANALCHIARO: Nasceva dai famosi fontanazzi vicini alla


Chiesa di
S. Faustino, la palude del Vescovo
documentato dal XII secolo. D compiacenza a chi lo mira
et refrigerio a chi se ne serve scriveva Fra Teofilo. Entrava
come il Baggiovara dallomonima porta era di propriet del
Vescovo che ne cedette tutti i diritti, due mulini presso le
chiesa di San Giorgio inclusi, in cambio molti appezzamenti
di terreno del valore di lire modenesi 1808 al Comune che
se ne accoll lonerosa manutenzione anche se nella
sostanza rimase una fogna a cielo aperto ma godette di
tutte le attenzioni igieniche reperibili sotto forma di leggi,
con una serie di divieti. Ad esempio si dissuasero i
conciatori presenti sul suo tracciato di mettervi a bagno
pelli di animali e di gettarvi gli scarti della concia. Quindi il
Canal Chiaro entrava chiaro poi ne perdeva in
limpidezza
CANALINO: Detto anche della Macca scorre sotterraneo
lungo questa strada un corso dacqua, di pertinenza
comunale da sempre, che per il suo poco volume
paragonato al vicinissimo Canal-grande prese questa
denominazione
MODENELLA: Altro importante tracciato fluviale nasceva,
sempre, dalla Palude del Vescovo nei pressi di San Faustino
ed entrava da Porta Redecocca e divisosi in due rami alla
Camatta uno dei quali andava verso San Salvatore e il
Castellaro e laltro si univa al Canale della Macca, si riuniva
al primo al Castellaro e scorreva nellattuale Via fino ad
avere foce nel Canal Grande presso la scomparsa chiesa
Santa Margherita dove ora sorge la Biblioteca Delfini
CANALGRANDE: probabilmente realizzato dopo il 1000 , il
Canale Vaciglio nel suo ultimo tratto detto Canal Grande, di
propriet dei monaci di San Pietro dallorigine alla foce. Fu

chiamato in diversi modi: Canale del Vescovo, di San Pietro.


E alimentato dal Panaro e fu unopera fondamentale visto
che i canali minori della palude vicina non avevano acqua a
sufficienza per alimentare i mulini e le altre attivit. Dalle
Cronache si evince chiaramente che il Canale era
navigabile e qui si svolgevano cortei o giungevano i
dignitari stranieri. Dove il Canale attraversava la Via Emilia
cera il Ponte del Calcagno, dove transitavano le barche per
lormeggio che si trovava nella attuale Via Castellaro, a
ridosso della Piazza Maggiore. Fu coperto in buona parte
con laddizione erculea, a met del Cinquecento, ma
ancora alla fine di quel secolo la parte comprendente le
attuali vie S. Cristoforo e Universit, dove si ergeva il
monastero di San Lorenzo, correva a cielo aperto
CANALE DABISSO: Il canale sotterraneo entrava in Modena
dalle Caselle e proseguiva dalla Camatta e portava lacqua
purissima e che sgorgava di continuo della Fontana
dAbisso in Piazza Roma. Il nome abisso in realt molto
pomposo, deriva dal latino medievale che denominava
bessa lalveo dei ruscelli.
CANALE BAGGIOVARA: Per il Tiraboschi questo canale,
costutuiva uno dei lati della citt Leodiniana. Entrava dalla
Porta Baggiovara e nel suo percorso extraurbano le proprie
acque erano utilizzate per alimentare un filatoio di seta,
attraverso una conceria e azionava un mulino. In citt
passava dallattuale Calle di Luca poi attraverso Via S.
Giacomo, dove i portici erano murati a met colonna, i
murazzoli servivano per evitare cadute sgradevoli poi
intersecava le Vie Ruggera e Adelarda e passando davanti
alla Chiesa di S. Barnaba entrava in Via Carteria
attraversava Via Emilia e quindi entrava nel Cerca

NAVIGLIO: Non ne nota la data di realizzazione ma gi


alla fine del XII secolo il Canallis Mutinae collegava
direttamente la citt con il Po, partiva dapprima dalla
darsena davanti alla chiesa di San Giorgio e dopo la
costruzione del Castello dal suo fossato uscendo da Porta
Albareto e passando per Bomporto e Finale Emilia. Nei
secoli successivi per problemi idraulici che rendevano
difficile la navigazione si decise di deviarlo nel Panaro a
Bomporto, probabilmente nel 1376, per la scarsezza d'
acque nel suddetto canale. Si navigava nel canale di
Modena in tre stagioni dell'anno, ma non nell'estate perch
l'acqua era utilizzata per l'irrigazione dei terreni. Le barche
partivano dalla bella darsena che si trovava in citt e
andavano fino a Venezia. Il Naviglio giunto a Finale si
divideva in due rami, uno detto il casamento a destra del
paese, laltro detto il Panaro, per il quale si prosegue la
navigazione fino in Po. Nello spazio fra Modena e Bomporto
vi erano parecchi mulini. Le acque che alimentano questo
naviglio, sono quelle dei canali d'irrigazione provenienti
dalla Secchia e dal Panaro, come pure quelle di sorgenti
intorno a Modena e dentro la citt.

Carta degli elementi idromorfologici del Comune di Modena


fornita dal laboratorio di cartoglrafia di MEMo. Le frecce
indicano la possibilile direzione di deflusso delle acque di
piena.

Informazioni prese da:


Libro: Modena : quando c'erano i canali / testi di Orianna
Baracchi, Antonella Manicardi ; presentazione di Bruno
Urbini
Immagini e informazioni prese da Internet:
http://www.cittasostenibile.it --- Modena: una citt d'acqua
--- Documenti PDF sulle vie d'acqua modenesi.

Andrs Massari.

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