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Il portico detto "Santa Maria Matricolare"

presso il complesso episcopale di Verona


Fabio Coden

Il complesso episcopale della città di Verona, situato nella zona colo''. Tale indirizzo si deve, con ogni probabilità, ad una tradizio-
nord entro la cinta muraria di epoca romana, a ridosso del fiume ne locale che trova una significativa eco nel XVI secolo nelle paro-
Adige, è formato da numerosi edifici, le cui persistenze medievali le di Canobbio's e successivamente in quelle di Dionisi'9, che eb-
sono tutt'oggi notevoli ed abbastanza facilmente leggibili, grazie bero notevole risonanza fra gli studiosi fino al Novecento inoltra-
anche alle non consistenti modifiche intervenute in epoca moder- ti:32o

na'. La disposizione dei fabbricati, negli anni centrali del Medioe- Al fine di comprendere con maggior precisione il carattere di
vo, sembra suggerire una partizione tra quelli di pertinenza vesco- questa struttura, è necessario porre l'attenzione su quanto rimane
vile e quelli riservati ai canonici, la cui autonomia in tal modo ven- della fase romanica e tentare una ricostruzione di quella che dovet-
ne ulteriormente confermata'. Nel settore nord-orientale si trovano te essere la sua forma originaria, nonché provare a rintracciare, sul-
la cattedrale di Santa Maria, documentata in epoca carolingia la base della documentazione esistente, la motivazione che portò
(820)3 e ricostruita nella prima metà del XII secolo', il battistero di alla sua edificazione. Vale la pena, perciò, di dedicare qualche spa-
San Giovanni in Fonte, di cui si ha notizia nell'8375, ma riedifica- zio ai dati archeologici e ai segni architettonici che possono aiuta-
to nel primo quarto del XII secolo% infine il palazzo episcopale, che re a collocarla con chiarezza nel contesto che la ospita.
subì numerose fasi di trasformazione durante il Medioevo'. Nel set- Una premessa necessaria riguarda la presenza sotto al pavimen-
tore sud-occidentale si trovano i fabbricati riservati ai canonici, con to dell'atrio dei resti delle murature di una basilica paleocristiana,
la chiesa di Sant'Elena, un tempo dedicata a san Giorgio, di sicura databile IV secolo, che componeva il primitivo nucleo episcopale
origine preromanica8, il chiostro capitolare, edificato a partire dagli della città21: lo spigolo sud-orientale dell'antico edificio, compren-
anni venti del XII secolo, e gli edifici per la vita in comune'. dente la testata della navatella sud e parte del muro d'ambito me-
Il luogo di connessione tra queste due aree, sia dal punto di vi- ridionale, sono visibili sotto al pavimento delle prime quattro cam-
sta architettonico, sia con ogni probabilità liturgico, è costituito da patine nord dell'atrio (fig. 6). Inoltre, quest'area servì in epoca al-
una singolare struttura porticata posta tra Santa Maria e Sant'Ele- tomedievale da luogo d'inumazione privilegiata, come comprova-
na: per meglio comprenderne l'importanza si consideri che l'an- no alcune significative sepolture, una delle quali, di notevole inte-
drone fungeva da collegamento fra la cattedrale e la chiesa di San- resse per la decorazione dipinta delle pareti e per la presenza della
t'Elena, permettendo un percorso coperto tra i presbiteri delle due trascrizione del testo del Credo, è assegnabile all'VIII secolo e si
chiese; le arcate posteriori erano aperte verso il battistero di San trova in parte sotto ad una delle colonne dell'atrio (fig. 7)22.
Giovanni in Fonte, la cui facciata si trova a pochi metri di distan- Volgendosi a nord, l'addossamento dell'atrio alla chiesa di San-
za, e il palazzo episcopale, mentre le arcate occidentali introduce- t'Elena ha causato il tamponamento di un'antica porta ad arco,
vano ad un largo passaggio, che portava verso le facciate delle due originario passaggio verso la cattedrale, la cui struttura ricorda
chiese e al chiostro (fig. 1-2). quella delle ampie finestre ostruite, cinque per parte, della navata
La situazione attuale, tuttavia, è costituita da una stratificazio- (fig. 8). Che l'attuale grande accesso, nell'ultima campata orienta-
ne architettonica che ha provocato un parziale cambiamento di de- le, sia di poco anteriore all'edificazione dell'atrio, o tutt'al più con-
stinazioni d'uso rispetto a quelle della fine dell'XI - prima metà del temporaneo, sembrerebbe confermato dagli aggiustamenti resisi
XII secolo. Di fatto, l'atrio oggi è chiuso nella parte frontale dagli necessari per l'adattamento dell'imposta e dell'arco traverso del-
ambienti aggiunti al muro longitudinale della cattedrale, la Cap- l'ultimo pilastro nord-orientale23. Inoltre, i punti di contatto fra i
pella Malaspina, oggi Madonna del Popolo, edificata a partire dal sostegni cruciformi dell'atrio, di profondità dimezzata rispetto a
1440'' e, anteriormente a questa, la sacrestia nuova, compiuta nel quelli delle arcate anteriori e posteriori, e il muro di Sant'Elena
1625"; uno stretto corridoio, tra il muro sud di Sant'Elena e le evidenziano come tutti i pilastri siano solo appoggiati alla chiesa,
strutture appena ricordate, fungeva da cimitero dei canonici (fig. senza visibili tracce di ammorsamento24 .
3-4)12. Il lato orientale ha solo due arcate aperte verso il battistero, Il fianco meridionale del portico, che con ogni probabilità si
poiché quella adiacente a Sant'Elena è chiusa da un ambiente di congiungeva alle strutture della cattedrale preromanica, mostra in
servizio, che ostruisce l'originario accesso al palazzo episcopale, e modo evidente la mancanza di buona parte di quella che fu quasi
quella meridionale per buona parte manca'3. certamente l'ultima serie di campatine longitudinali, sacrificata
Il piano terra (m 10,80 x 10,20 di profondità) è attualmente per permettere l'elevazione del muro d'ambito della cattedrale ro-
scandito al centro da tre coppie di colonne, alle quali corrispondo- manica (fig. 9)25. Una simile situazione conferma inequivocabil-
no possenti pilastri lungo i lati perimetrali"; tutti gli elementi por- mente la precedenza cronologica di queste strutture rispetto a
tanti sono collegati da archi traversi su cui si impostano volte a quelle della cattedrale26, che fu edificata a partire dagli anni venti
crociera (fig. 5). Il piano superiore, la sacrestia dei cappellani, è un del XII secolo e alla quale, secondo un'illustre testimonianza, nel
grande ambiente unico voltato (largo m 11, profondo m 8 e alto 1139 lavorò il noto scultore Nicolaus".
m 7,5), che all'esterno si innalza di qualche metro oltre il colmo Sicuramente una struttura di questo tipo, con una fitta sequen-
del tetto di Sant'Elena. za di piccole campate rettangolari (m 2,70 x 3,20), con massicci
Questo edificio fu in più occasioni interpretato come un resto pilastri nella parte anteriore e posteriore (m 1 x 1,10 di profondi-
della preromanica cattedrale di Santa Maria Matricolare15, fondata tà), non poteva essere creata che per sostenere un ambiente delle
dal vescovo Raterio'6, forse una parte della cripta dato il fitto sus- stesse dimensioni del passaggio al piano terra (fig. 10)28. La confer-
seguirsi di sostegni su piccole campate, confermando anche per gli ma di ciò può venire dall'analisi delle murature di Sant'Elena, in
elementi scultorei ivi impiegati, una datazione tra e il IX se- particolare della facciata e del prospetto meridionale, che sembra-

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1. Restituzione del complesso 2. Restituzione della posizione 3. Pianta dí Dionisi dell'atrio 4. Pianta di Dionisi della zona
episcopale visto da est dell'atrio fra SantElena di Santa Maria Matricolare del duomo comprendente l'atrio
e la cattedrale

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no conservare alcune tracce interessanti per ricostruire anche il motivazione che sta alla base di questa soluzione si giustifica con
rapporto fra l'atrio e la chiesa canonicale. Infatti, alle strutture pre- la presenza, all'esterno, dello spiovente del tetto del piano superio-
romaniche dell'edificio, che si conservano quasi inalterate nei due re dell'atrio che, tagliando a metà l'antica finestra, rese inattuabile
muri longitudinali, in una data compresa tra la fine dell'XI e l'ini- la medesima soluzione delle precedenti aperture, costringendo a ri-
zio del XII secolo, furono apportati significativi mutamenti, con la durre e a spostare in alto quella di nuova costruzione (fig. 13).
ricostruzione dell'intero prospetto occidentale e il tamponamento L'ultima finestra, invece, subì l'abbassamento del poggiolo fino a
di tutte le ampie finestre ad arco, all'interno delle quali furono ri- livello della tamponatura in tufo, accorsa in un periodo successi-
cavate delle piccole aperture a doppia strombatura (fig. 11). Que- vo, trasformandola in una porta e, non a caso, la nuova soglia si
sto intervento di trasformazione è caratterizzato dall'utilizzo di trova poco sopra all'estradosso delle volte a crociera dell'atrio, cioè
una tecnica muraria affatto differente — conci di pietra calcarea al- in corrispondenza all'incirca del pavimento dell'ipotizzata stanza
ternati a mattoni in più file su un sottile letto di malta — rispetto superiore (fig. 14).
a quella preromanica, che rivela il marcato intento decorativo tipi- Alcuni sopralluoghi condotti nelle parti alte del fabbricato e nei
co dell'ambito veronese maturato con l'edificazione della chiesa di sottotetti hanno permesso di rintracciare almeno tre fasi di trasfor-
San Fermo (1065)". mazione di quest'ambiente, dopo la sua edificazione in epoca ro-
Il dato significativo è che le ultime due finestre del lato meri- manica. La prima, ancora quattrocentesca, consistette nella soprae-
dionale, più precisamente quelle in corrispondenza del portico, ot- levazione dei muri perimetrali e nella copertura con soffitto piano
tennero una soluzione differente rispetto a tutte le altre (fig. 12). del vano superiore, del quale rimangono ancora le tracce dei fori di
La penultima fu completamente tappata e nella parte superiore, a ammorsamento delle travi, in serrata successione, nel muro longi-
cavallo dell'arcata, fu ricavata una piccola apertura rettangolare tudinale del duomo; il sistema di finestre prevedeva a ovest due
strombata, per garantire almeno un po' di luce all'interno'''. La coppie poste alle estremità della facciata e ad est una partizione di

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5. Veduta verso sud-ovest

6 I resti della basilica paleocristiana

7. I resti della tomba dipinta

8. Porta tamponata verso Sant'Elena

quattro, a intervalli regolari (fig. 15)31. Il secondo intervento con- 18-19). Risulta, perciò, alquanto controverso che l'ampio vano in
templò l'apertura di due finestre nel lato occidentale, ancora oggi questione fosse fin dall'origine la sacrestia dei canonici, che una te-
visibili all'esterno, e la stesura di una decorazione pittorica a colori stimonianza dice edificata dal vescovo Ognibene nel 1160", sia
vivaci: nel sottogronda è rintracciabile un motivo a girali, delimi- per questioni cronologiche, sia perché tale notizia sembra legata ad
tato in alto da dentelli; più sotto, era previsto un programma più un uso recente più che ad una destinazione originaria.
complesso, del quale è intuibile fra le finestre il profilo di un leone Le fonti documentarie, purtroppo, non sono molto chiare ri-
rampante, ocra su fondo azzurro (fig. 16). Il terzo intervento fu vo- guardo a questo ambiente e la lettura delle carte concernenti le atti-
luto dal vescovo Marco Corner (1503-1524)" con la creazione del- vità del capitolo, induce ad interpretare con una certa cautela i pas-
la grande volta a botte, al centro della quale si trova il suo stemma, si che sembrerebbero fare riferimento alla struttura in questione".
il conseguente tamponamento di tutte le precedenti finestre, Il primo documento è un atto di locazione datato 30 novem-
l'apertura delle attuali ad arco, leggermente più in basso, e una bre 1162, con il quale il canonico e cantore Guinizo investì Bono
nuova decorazione della facciata occidentale con la riproposizione di Godoaldo ed altri convenuti di un pezzo di terra in località Co-
del fregio architettonico precedente nella parte alta e, sotto, con un sta di Grezzana, die veneris qui fuit ultimus exeunte mense novem-
tralcio abitato su fondo rosso di particolare raffinatezza (fig. 17). bris, sub portícalla ecclesie Sancti Georgz37 . Il 14 luglio 1163, inoltre,
Per tornare alle questioni legate alla tecnica costruttiva e quin- i testimoni nella controversia che oppose il decano Guicherano e
di alla datazione è evidente che l'identità fra le murature dell'atrio, gli uomini di Bionde al conte Bonifacio di San Bonifacio, specifi-
facilmente visibili nella parte alta all'esterno dell'unica arcata occi- carono nelle proprie testimonianze Ego fui sub porticu ecclesie San-
dentale aperta", con quelle della facciata di Sant'Elena e delle mo- cti Georgii de domo e ancora Ego fui ibi sub porticu ecclesie Sancti
difiche dell'interno, sembrerebbero suggerire una coincidente fase Georgii". Inoltre, un altro atto di locazione del 29 ottobre 1182,
da collocare prima dell'edificazione della cattedrale romanica (fig. fra l'arciprete del capitolo Riprando e Bonefatino di Alario da

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9. Arco verso la cattedrale 10. Restituzione dei due piani 11. Finestra tappata di Sant'Elena
dell'atrio

Montorio, ricorda die veneris tercio exeunte octubri, sub porticalla un ambiente la cui funzione non è possibile rintracciare a causa
Sancti Georgi de Domo". della mancanza di fonti documentarie, ma sicuramente di qualche
Invero, ci si aspetterebbe che questi documenti parlassero di un importanza per la presenza di un'apertura più volte modificata nel
atrio anteposto alla facciata della chiesa e, pur ammettendo che presbiterio di Sant'Elena, verosimilmente una porta, situata ad una
Sant'Elena ebbe un organismo di questo tipo nel terzo quarto del considerevole altezza da terra. Questa funzione pare si sia mante-
XIV secolo", con tetto a doppio spiovente e decorato con affreschi nuta anche dopo la costruzione della cattedrale romanica, nono-
i cui resti persistono sopra alle volte cinquecentesche dell'odierno stante si rese necessaria la demolizione di parte del portico, poiché
atrio, è verosimile che la facciata romanica ne fosse sprovvista e che in quell'occasione fu aperta una nuova porta in corrispondenza
la presenza di un semplice protiro''', di cui peraltro non rimango- della prima campatina sud-occidentale, che nell'architrave riporta
no tracce avrebbe forse determinato l'utilizzo di una ter- la significativa epigrafe + HINC DEUS INTRANTES AD TE BENEDIC.
minologia differente. Un tenue indizio documentario verso tale PROPERANTES + ovvero, benedici o Dio coloro che da qui entrano
ipotesi potrebbe essere un altro atto rogato 1'8 marzo 1138 nel e che a te accorrono (fig. 20)47.
quale non si fa riferimento ad alcuna struttura, poiché, come ben Non è semplice, pure, individuare le motivazioni legate alla li-
si specifica in apertura, il documento fu steso ante ecclesia Sancti turgia del complesso episcopale veronese, che portarono alla edifi-
Georgii de civitate Verona'''. Oltre a ciò, nell'attento lessico dei no- cazione di una simile struttura. Eppure dovette esserci qualche spe-
tai veronesi che lavorarono per il capitolo, quando si fece riferi- cifica logica nella sua esistenza, com'è intuibile dalle caratteristiche
mento ad un protiro si utilizzò una terminologia differente, come costruttive sopra analizzate, dalla posizione fra i tre più importan-
nel caso della vicina cattedrale, per la quale il notaio Conradus spe- ti edifici religiosi dell'area, dal collegamento tra i presbiteri della
cificò in due investiture datate 1° agosto 1173, in entrambi i casi chiesa canonicale e della cattedrale e dalla particolare
ticolare attenzione ri-
actum est hoc in atrio suprascripte ecclesiet: di sicuro in questo caso servata alla decorazione scultorea (fig. l_
si fece riferimento alla pregevole opera di Nicolaus. Un indizio in tale direzione potrebbe venire dal Carpsum del
Quanto detto conferma che questa costruzione ebbe fin dal- cantore Stefano, conservato nella Biblioteca Capitolare di Vero-
l'origine al piano terreno funzione di portico" di collegamento tra na", una raccolta di norme liturgiche scritta nel terzo quarto del-
gli ambienti religiosi che componevano il nucleo episcopale", l'XI secolo, che riguardavano il Capitolo e che, pur non menzio-
aperta a est e a ovest con quattro arcate e al piano superiore vi era nando nel dettaglio i percorsi liturgici, mostra lo stretto legame tra

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gli edifici di culto in questione". Secondo questa testimonianza il
Capitolo celebrava l'ufficio in San Giorgio e si trasferiva giornal-
mente nel duomo, dopo il vespro e le laudi, talvolta cantando
un'antifona in onore della Vergine Maria51 ; nelle feste maggiori
svolgeva l'ufficio in cattedrale ma, dopo il vespro e le laudi, i ca-
nonici si trasferivano nuovamente in processione alla loro chiesa,
cantando un'antifona in onore di San Giorgio"; infine, in alcune
circostanze, officiava in duomo assieme al vescovo, come nel gior-
no di Natale, in quello seguente, durante la Settimana Santa fino
a Pasqua e nella Pentecoste, a cui seguiva talvolta una processione
in battistero". Il Capitolo, inoltre, compiva due processioni gior-
naliere a San Giovanni in Fonte, dopo le laudi, dopo il vespro e
nelle ricorrenze più importanti e vi si trasferiva una volta all'anno
durante la festa di San Giovanni".
Forse, proprio questa complessa rete di relazioni liturgiche che
legavano San Giorgio, Santa Maria e San Giovanni in Fonte, fin
da molto tempo prima della metà dell'XI secolo, potrebbe essere
una delle motivazioni principali che spinsero alla creazione di una 12. Muro longitudinale sud
di Sant'Elena
struttura di servizio che permettesse di vivere questi edifici come
un organismo unitario (fig. 24). Ulteriori indizi verso tale ipotesi 13. Restituzione delle aperture
sembrerebbero essere forniti dalle costituzioni del Capitolo del fra l'atrio e Sant'Elena
XIV secolo", nelle quali si fa riferimento, a distanza di oltre due
14. Prima apertura sud-est
secoli dal Carpsum, al rapporto fra gli edifici canonicali, San Gior-
di Sant'Elena
gio e la cattedrale, anche se in quel momento le consuetudini era-
no un po' mutate56. 15. Sottotetti dell'atrio

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16 Facciata occidentale dell'atrio 19. Esterno delle due arcate aperte
sopra ai tetti verso San Giovanni in Fonte

17. Sacrestia al piano superiore 20. Porta nuova verso la cattedrale


dell'atrio con l'epigrafe

18. Esterno della prima arcata


nord-ovest

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' Riguardo alla dislocazione del complesso episcopale di Verona, in relazione sia l'A. Bartoli, Il complesso romanico, in La Cattedrale di Verona cit., p. 105.
alla situazione odierna sia al tracciato romano, vd. C. Fiorio Tedone-S. Lusuar- E.M. Guzzo-R. Cambruzzi, Gli edifici canonicali di Verona: storia, arte, restau-
di Siena, Premessa, in La Cattedrale di Verona nelle sue vicende edilizie dal secolo ri, Verona 1998 (Quaderni del Museo Canonicale di Verona, 3), p. 37.
N al secolo XVI, a cura di P Brugnoli, Verona 1987, p. 20, figg. 1.1-1.3. 15 G. Da Prisco, Descrizione di Verona e della sua provincia, Verona 1820, p. 43;

' D. Savoia, Verona e Innocenzo III (Nuovi documenti sulle chiese veronesi), "Studi S. Maffei, Verona illustrata di Sci pione Maffei con giunte, note e correzioni inedite
storici Luigi Simeoni", XXXV 1985, pp. 95-97. Sulla nascita e sullo sviluppo dell'autore, Milano 1825, p. 594; L. Simeoni, Verona. Guida storico-artistica del-
della Schola a Verona v. soprattutto A. Castagnetti, Il Capitolo della cattedrale: la città e provincia, Verona 1909, p. 100; L. Simeoni, Verona. Guida storico-arti-
note di storia politica e sociale, ín Le carte del Capitolo della cattedrale di Verona, I, stica della città e provincia, n. ed. a cura di U. Zannoni, Verona 1948, p. 102.
(1110-1151), a cura di E. Lanza, Roma 1998 (Fonti per la storia della terrafer- Vd. inoltre W Arslan, L'architettura cit., p. 111.
ma veneta, 13), in partic. pp. V-IX. 16 V. per esempio i riferimenti contenuti in W. Arslan, L'architettura cit., 1939,

V. Fanelli, Codice diplomatico veronese, I, Dalla caduta dell'impero Romano alla p. 111, e n. 59-64.
fine del periodo carolingio, Venezia 1940, pp. 161-165, il privilegio di Ludovico "7 L. Simeoni, Verona, 1909 cit., p. 100 scrive infatti: "Arriviamo alle colonne di
il Pio redatto il 13 giugno 820 ad Aquisgrana riporta: "propae eccelsiam Sanctae S. Maria Matricolare: sono sei colonne mezze sepolte, di marmo greco, con ca-
Mariae scolam iunxta canonicam institutionem". Cfr. inoltre C. Fiorio Tedone, pitello scolpito a fogliami non brutti, con basso pulvino, lavoro dell'VIII o IX
Il complesso Episcopale nellAltomedioevo alla luce delle testimonianze scritte, in La secolo. Sopra di essa sostenuta da volte a vela, sta la sagrestia, forse quella eretta
Cattedrale di Verona cit., pp. 79-80, che ipotizza giustamente l'esistenza della nel 1160 da Ognibene. Cos'erano queste colonne? Il locale da esse formato sem-
chiesa carolingia nell'area del duomo attuale. bra che sia stato chiuso su tre lati, e dai pilastri vediamo che dovea essere aperto
i W. Arslan, L'architettura romanica veronese, Verona 1939, pp. 95 ss., in partic. solo verso il sud. Se le colonne sono ancora in posto, a me pare che cì si debba
p. 111. vedere il resto del braccio traverso sinistro della chiesa anteriore alla attuale. Né
V. Fanelli, Codice diplomatico cit., pp. 205-208. si può escludere del tutto che potesse far parte di una cripta, perché vi sono del-
6 W. Arslan, L'architettura cit., pp. 95-97. Cfr. inoltre C. Fiorio Tedone, Il com- le notizie antiche del Duomo che accennano all'esistenza di sotterranei". Nella
plesso Episcopale cit., p. 80, che sostiene la plausibilità che il precedente battiste- versione riveduta L. Simeoni, Verona, 1948 cit., p. 102, ogni commento fu tol-
ro fosse sito nel medesimo luogo di quello attuale. to. V. inoltre A. Da Lisca, L'arcidiacono Pacifico e la plastica veronese nel secolo no-
'La domus sancti Zenonís, che in epoca carolingia dovette trovarsi verosimilmen- no, 'Atti e Memorie della Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona»,
te nell'area compresa fra l'odierno palazzo e il battistero, bruciò in un incendio CXII, s. V, XII 1935, p. 17, n. 14; E.M. Guzzo-R. Cambruzzi, Gli edifici cano-
prima del IX secolo. Inoltre, il vescovo Raterio (931-934, 946-948, 961-968), nicali cit., p. 37 e per la dettagliata analisi sulla critica che ripropone questa da-
nella predica della Pasqua del 968, informa dei restauri apportati al palazzo epi- tazione C. Bartoli, Il complesso romanico cit., pp. 102, 163, n. 16.
scopale durati ben tre anni, dopo che fu costretto a lasciarlo con la forza. Qual- 'A. Canobbio, Historia di Alessandro Canobbio introno la nobiltà e l'antichità di
che tempo dopo, intorno al 1135, il vescovo Tebaldo (1135-1157) costruì un Verona. Nella quale è anco diligentemente scritto quanto egli ha potuto ritrovare es-
nuovo palazzo, del quale rimangono diverse testimonianze documentarie, che fu serle avenuto nello spatio di anni tre milia quattrocento trenta due ornata di molte
restaurato nel 1172 da Ognibene (1157-1185) a causa di un incendio. Una nuo- figure de suoi prencipali et antichi edifici, Biblioteca Civica di Verona, ms. 1968,
va ala fu aggiunta da Adelardo (1188-1204), verosimilmente nel tempo della vi- cc. 24r-25v, scrive nel libro quarto et quinto degli annali: "Di questo tempo, che
sita di papa Lucio III. Vd. P.P. Brugnoli-G.P. Marchi, Indagine storica, in Le ca- è l'anno 780 e che vivea Loterio, Vescovo successore di S.to Annone, era la chie-
se del Capitolo Canonicale presso il Duomo di Verona. Ricerca con una proposta di sa di S.ta Maria Matricolare di non molta grandezza, la quale in questi tempi in
intervento, a cura di P.P. Brugnoli, G.P. Marchi, R. Cambruzzí, S. Casali, Vero- miglior forma ridotta fu poi eletta da Rataldo Vescovo per la Cattedrale, come
na 1979, p. 36; M.C. Miller, The Bishops Palace. Architecture and Authority in anco e di presente in maggior grandezza, et in piu elegante forma accomodata,
Medieval Italy, Ithaca-London 2000, pp. 54-55, 91, 103-104, 115, C. Fiorio Te- della quale si vede una delle sue porte antiche verso S. Giovanni in Fonte, sopra
done, Il complesso Episcopale cit., p. 81. la quale vi è una figura della madonna, salutata dall'Angelo, che è di finissimo
'W. Arslan, L'architettura cit., p. 95. Non è condivisibile, per ragioni che saran- marmore, fatta con poco dissegno, portando cosi que' tempi. Era questa chiesa
no espresse più avanti nel testo, la sua collocazione in epoca romanica, suggeri- tutta a volte, sostentata da colonne di marmore greco, parte della quale, verso S.
ta da C. Fiorio Tedone, Il complesso Episcopale cit., p. 80. Un indizio per ritene- Elena è vestibolo dalla chiesa presente. Alcuni hanno scritto, che in questo luo-
re la chiesa di San Giorgio di origine ben anteriore al XII secolo viene oltre che go era un nobilissimo tempio, dedicato a Minerva, et con qualche fondata con-
dalla tipologia delle murature e dalla forma delle finestre ad arco, anche dalla la- gettura imperciò che quívi d'ogni intorno si sono ritrovati molti quadri grandi
pide di collocazione delle reliquie nell'altare, da parte del patriarca di Aquileia di marmore finissimo, colonne, capitelli, base et altri antichi et nobili frammen-
Andrea (842-847), anche se è necessario sottolineare che in tale documento non ti, et fondamenti grossissimi indizio chiaro, che prima vi dovea essere edificio
si fa esplicita menzione alla chiesa. maravigliosissimo, di che anco né fanno ampissima fede i due gran pezzi di co-
'Che a Verona fossero presenti gli edifici necessari alla Schola Sacerdotum è pro- lonne quadre o come si dice pillastri, di marmore intagliati con mirabile artifi-
vato da numerose testimonianze, rimane il dubbio che si trovassero nell'area che cio...". Lo stesso passo è riportato nella seconda parte del codice, che contiene
ancora oggi ricoprono, anche se una collocazione attorno alla chiesa di San Gior- la riscrittura dell'intero lavoro: vd. Ivi, pt. II, lib. II, cc. 25r-26v. Non vi sono in-
gio sarebbe più che plausibile. Quasi certamente, inoltre, non vi fu un chiostro vece indicazioni di qualche importanza nel codice del Lazzaroni, il quale si limi-
prima degli anni venti del XII secolo, edificato sotto all'episcopio del riformato- ta a descrivere, con particolare accuratezza, solamente il duomo: vd. C. Lazzaro-
re Bernardo. S. Ferrari, I chiostri canonicali veronesi, Verona 2002, pp. 13 ss., in ni, Verona Sacra, Biblioteca Civica di Verona, ms. 954, cc. 366-370.
partic. pp. 21-24, 25-26, 28-29, 37-38, 40; vd. inoltre P.P. Brugnoli-G.P. Mar- 19 G.G. Dionisi, Osservazioni sopra una antica christiana scultura poco fa' ritrova-

chi, Indagine storica cit., pp. 43-45, 47. C. Fiorio Tedone, Il complesso Episcopa- ta presso la cattedrale di Verona, Verona, Archivio Capitolare, ms. DCCCLVII
le cit., pp. 80-81. (DCCCLXI), fasc. III, c. 5r: "Di due chiese matrici di questa città delle quali ci
P. Brugnoli, L'apertura del cantiere per la rifabbrica del duomo di Verona, "Stu- sono rimaste memorie e marmi la più antica è sicuramente negletta e abbando-
di storici veronesi Luigi Simeoni", XV 1965, pp. 193, 196-197; P. Brugnoli, La nata che alzatosi il terren piano, qual mezzo la copre, il resto non serve che di
rifabbrica quattrocentesca, in La Cattedrale di Verona cit., p. 186. atrio imondo d'irreligioso passo alla punta settentrionale della moderna". È in-
" E.M. Guzzo, La sacrestia dei canonici nella cattedrale di Verona, in Per Alberto teressante notare come Dionisí abbia tentato di ricostruire la pianta della primi-
Piazzi. Scritti offerti nel 50° di sacerdozio, a cura di C. Albarello, G. Zivelonghi, tiva chiesa partendo dalle strutture del portico, forzando notevolmente la lettu-
Verona 1998, pp. 185-186. ra delle strutture murarie, ma nel contempo intuendo il probabile sviluppo di al-
'' Un rilievo di tutta l'area del duomo fatto eseguire da Dionisi, leggermente dif- cune parti mancanti; nel carteggio si trovano, infatti, molti schizzi ricostruttivi
ferente rispetto a quello già edito da G.P. Brugnoli, La rifabbrica quattrocentesca di mano dell'autore, uno dei quali è particolarmente significativo in merito a
cit., p. 193, mostra nel dettaglio la situazione nella seconda metà del XVIII se- quanto detto.
colo: G.G. Dionisi, Iconografia della chiesa cattedrale di Verona dopo l'anno 800 2° Cfr. in particolare A. Da Lisca, L'arcidiacono Pacifico cit., passim, che si occu-

con le sue adiacenze come sta presentemente, Verona, Archivio Capitolare, ms. pa in modo dettagliato sia della struttura sia degli elementi architettonici che la
DCCCLVII (DCCCLXI), fasc. V/7. Nella medesima busta si trova anche l'ori- compongono. Un agile sunto delle posizioni della critica è contenuto in P.P. Bru-
ginale disegno manoscritto nel quale è trascritto l'anno di esecuzione dei rilievi: gnoli-G.P. Marchi, Indagine storica cit., p. 52; R. Canova Dal Zio, Le chiese del-
Ichonographia Cathedralis Veronae 1765. Su questo codice cfr. anche I manoscrit- le Tre Venezie anteriori al Mille, Padova 1987, p. 167; C. Fiorio Tedone, Il com-
ti della Biblioteca Capitolare di Verona. Catalogo descrittivo redatto da don Anto- plesso Episcopale cit., p. 79; C. Bartoli, Il complesso romanico cit., pp. 102, 163,
nio Spagnolo, a cura di S. Marchi, Verona 1996, pp. 622-623. nr. 14-15.

345
21-23. Sezioni dei livelli dell'atrio

settembre 2001), a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2004, p. 250; Id., L'archi-
tettura (secoli XI- XIV), in I santi Fermo e Rustico. Un culto e una chiesa in Vero-
na, a cura di P. Golinelli, C.G. Brenzoni, Verona 2004, p. 174.
" Che questa piccola finestra, di profilo rettangolare, sia contemporanea o po-
steriore al tamponamento di tutte le aperture dei muri longitudinali ha poca im-
portanza ai fini rintracciare, come si vedrà, l'altezza originaria dell'atrio.
3' Le aperture del lato occidentale sono visibili nel piano fra l'estradosso della vol-

ta e il doppio spiovente del tetto. Hanno arco ribassato e sono malamente tam-
ponate all'interno, mentre all'esterno non sono visibili. Una finestra del lato
orientale, nello spigolo nord, è ancora aperta e serve da foro di aerazione; fra
questa e la seconda c'è il segno di una canna fumaria che conferma la presenza
di un camino appena oltre la porta dell'atrio che conduce verso San Giovanni in
Fonte. La seconda e l'ultima apertura di questo lato, sono tappate, mentre la pre-
senza della terza è solo ipotizzabile poiché in questo luogo il muro fu accurata-
mente intonacato e non mostra tracce dell'originario paramento.
" G.B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, I, Verona 1749, p. 143:
"Nell'anno 1524 da Monsignor Cornelio nostro Vescovo fu fatto finire il resto
delle medesime volta, e furono rizzate le due ultime colonne che mancavano, e
riformata la Sacristia". Lo stesso evento è ricordato anche in G.B. Biancolini,
Dei vescovi e governatori di Verona: dissertazioni due di Gianbattista Biancolini al-
2: S. Lusuardi Siena, Puntualizzazioni archeologiche sulle due chiese paleocristiane, l'illustrissimo signor Ottolino Ottolini gentiluomo veronese, co: di Custozza, ec., Ve-
in La Cattedrale di Verona cit., pp. 26-52, 54-55; E.M. Guzzo-R. Cambruzzi, rona 1757, p. 52.
Gli edifici canonicali cit., pp. 5-8. Cfr. inoltre P.P. Brugnoli-G.P. Marchi, Indagi- " A. Bartoli, Il complesso romanico cit., p. 105.
ne storica cit., pp. 26 ss. 3- A. Bartoli, Il complesso romanico cit., pp. 104-105. E.M. Guzzo-R. Cambruz-
" C. Fiorio Tedone, Le tombe privilegiate della chiesa B e il sepolcreto altomedie- zi, Gli edifici canonicali cit., pp. 9, 37.
vale, in La Cattedrale di Verona cit., pp. 71-72. Su questo argomento vd. inoltre " Questa testimonianza è piuttosto tarda e si deve probabilmente ad una con-
il dettagliato articolo di C. Fiorio Tedone, Tombe dipinte altomedievali rinvenu- suetudine d'uso precedente alla edificazione della sacrestia nuova sul fianco del
te a Verona, "Archeologia Veneta", 8 1985, pp. 251-288, in partic. pp. 268 ss. duomo G.B. Biancolini, Notizie storiche cit., p. 143: "Da Ogniben nostro Ve-
" Se si osserva il paramento murario dello stipite est della porta si noteranno le sccovo fu rifabricata del 1160 la Sacristia, e riformato poi anche parte de tem-
tracce di una scalpellatura dei mattoni per tutta l'altezza del fianco. Questo re- pio» ed ancora G.B. Biancolini, Dei vescovi e governatori di Verona cit., p. 44:
stringimento coincide con la parte eccedente della cornice d'imposta del pilastro «1157. Ognibene. Questi (che dicono essere stato della Nobil Famiglia Nogaro-
che vi si appoggia: tale stratagemma consente l'aumento della profondità del pi- la) nel 1160 rifrabbricò la Sacristia della Cattedrale". Non a caso L. Moscardo,
lastro per renderlo conforme a quella degli altri sostegni aderenti al muro longi- Historia di Verona di Ludovico Moscardo patritio veronese. Nella quale si contengo-
tudinale di Sant'Elena. no i successi occorsi, dall'origine sua, sino all'anno MDCLXVIII, Verona 1668, p.
" Tale situazione è sottolineata dalle imposte marmoree che finiscono quasi a ri- 87, ricorda che «solevano già servirsi della comune Sacristia de' Capellani, ma
dosso del muro, lasciando però una fessura che era ben visibile prima degli ulti- per magior suo commodo l'anno 1628, determinarono fabriccarsi la presente a
mi restauri. loro particolare».
" A. Da Lisca, L'arcidiacono Pacifico cit., p. 17, n 14; W. Arslan, L'architettura " Le carte del Capitolo, I cit., e Le carte del Capitolo della cattedrale di Verona, I1,
cit., p. 111; P.P. Brugnoli-G.P. Marchi, Indagine storica cit., p. 52. Che il muro (1152-1183), a cura di E. Lanza, Roma 2006 (Fonti per la storia della terrafer-
attuale longitudinale della cattedrale sia quello romanico sembrerebbe conferma- ma veneta, 22).
to dalla tipologia dei materiali e dalla tecnica costruttiva, nonché dalle osserva- 37 Le carte del Capitolo, II cit., pp. 58-60, n. 32, in partic. p. 58 riga 2.
zioni sul cantiere medievale effettuate da R P. Brugnoli, L'apertura del cantiere cit., 38 Le carte del Capitolo, 11 cit., pp. 62-64, n. 32, in partic. p. 63 righe 16-17 e 29.
pp. 187-188. 39 G.M. Varanini, Note sull'archivio del Capitolo della cattedrale fra XII e XIII se-
" A. Bartoli, Il complesso romanico, pp. 104-105; E.M. Guzzo-R. Cambruzzi, Gli colo, in Le carte del Capitolo, II cit., pp. LXIII-LXIV, n. 3, in partic. p. LXIII ri-
edifici canonicali cit., p. 9. ga 1
" A. Bartoli, Il complesso romanico cit., p. 162. " Si vedano i resoconti del ritrovamento e le fotografie pubblicate da V. Filippi-
28 V. Filippini, Intorno alla chiesa di S. Elena, "Studi Storici Veronesi Luigi Simeo- ni, Intorno alla chiesa di S. Elena cit., pp. 36, 39.
ni", XV 1965, pp. 28-29, 30, 33. 4 ' Dell'esistenza di un protiro romanico, peraltro senza prove archeologiche, è
" G. Trevisan, La chiesa di San Fermo Maggiore a Verona tra Venezia, Lombardia convinto V. Filippini, Intorno alla chiesa di S. Elena cit., p. 36 nota 52.
ed Europa e alcune considerazioni sulla scultura veronese di secolo XI e XII, in Me- " Una recente scoperta fatta da Fausta Piccoli nei registri delle Massarie conser-
dioevo: arte lombarda Atti del Convegno internazionale di studi (Parma, 26-29 vati presso l'Archivio Capitolare di Verona — a cui sono riconoscente sia per la

346
24. Restituzione del complesso
episcopale visto da ovest

gentile segnalazione sia per la concessione a riportarne i passi più importanti (la senti negli architravi di molte chiese medievali europee, con particolare riferi-
completa trascrizione si trova in F. Piccoli, Pittura e miniatura a Verona e nel suo mento alle loro caratteristiche salvifiche, vd. R. Favreau, Le thème e'pigraphique
territorio nella tarda età scaligera (1351-1387), tesi di dottorato, Università degli de la porte, "Cahiers de Civilisation Médiévale", XXXIV, 3-4 1991, pp. 267-
Studi di Verona, XIX ciclo, 2004-2006, cap. 6. par. 5), conferma che dovette es- 279, in partic. pp. 272, 274.
sere presente una qualche struttura porticata prima di quella tardo-trecentesca. 48 La ricostruzione che si presenta in questa sede intende evidenziare in special

Il documento conferma che il 14 luglio 1382 furono pagati 6 soldi più 4 soldi a modo il rapporto fra gli edifici del complesso episcopale veronese. Com'è stato
favore di magistro Bartholomeo cum duobus sociis qui coperierunt intratam sancte sottolineato nel testo, infatti, non vi è assoluta certezza delle collocazioni e delle
Elene; il 16 luglio 7 soldi pro magistri qui coperierunt intratam sancte Elene, inol- icnografie di San Giovanni in Fonte, della cattedrale preromanica e del palazzo
tre 12 soldi pro clavibus pro dieta copertura ed ancora 4 soldi pro duabus ascali- episcopale; si è altresì ritenuta attendibile la presenza di un'abside semicircolare
bus pro ultrascripta copertura reparanda, infine, furono pagate 5 lire al magistro per San'Elena (V. Filippini, Intorno alla chiesa di S. Elena cit., p. 6). La colloca-
Bartholomeo cum tribus operibus pro solucione dicto copertura versus II libre pro zione al piano terra della porta di accesso dall'atrio alla cattedrale si basa unica-
magistro pro duabus diebus et XVII solidi pro opera. Data l'esigua quantità di de- mente su questioni di simmetria con quella per Sant'Elena, dato che non è com-
naro e la relativa velocità a compiere i lavori è più che certo che si sia trattato di provata da scavi archeologici. L'inclinazione del tetto dell'atrio si basa su calcoli
un restauro di un porticato in parte ligneo, in parte in mattoni, probabilmente che rendono plausibile la creazione di un ambiente al primo piano sufficiente-
di non grandi dimensioni. Non è desumibile, dai dati attualmente disponibili, il mente alto, a est e a ovest, per soluzioni compatibili con destinazioni d'uso di
momento in cui questo portico fu approntato, ma di sicuro dovette avere qual- qualche tipo: se dalla parte anteriore esterna la finestra rettangolare di Sant'Ele-
che tempo se si provvide a ripararne le strutture alla fine del Trecento; forse fu na determina un punto fisso di passaggio dello spiovente, per l'altezza del colmo
edificato all'inizio del XIV secolo o più probabilmente già in quello precedente, si è stabilito di sorpassare di poco l'arco della porta fra l'ambiente in questione e
mentre non sembra plausibile, alla luce dei dati documentari conosciuti e discus- la chiesa canonicale; l'altezza che ne deriva ad est e ad ovest, circa due metri, ga-
si più avanti nel testo, che fosse presente già nel XII secolo. rantisce una corretta vivibilità dell'ampio vano.
43 Le carte del Capitolo, I cit., pp. 157-158, n. 81, in partic. p. 158 riga 2. 49 Verona, Biblioteca Capitolare, ms. XCIV (89). I manoscritti della Biblioteca

Le carte del Capitolo, II cit., pp. 105-106, nr 60, in partic. p. 106 riga 31 e Ivi, Capitolare di Verona cit., pp. 170-172.
pp. 107-108, n. 61, in partic. p. 108 riga 24. 50 G.G. Meersseman-E. Adda-J. Deshusses, L'orazionale dell'arcidiacono Pacifico
" A. Bartoli, Il complesso cit., 1987, p. 102. La. per alcune pagine si occupa nel e il carpsum del cantore Stefano. Studi e testi sulla liturgia del duomo di Verona dal
dettaglio dell'interpretazione di queste strutture, giungendo a fugare ogni resi- IX allXI sec., Friburgo 1974 (Speciligium Friburgense, 21), pp. 67, 86-88, 98,
duo dubbio sull'effettiva finalità della costruzione. 108, 111.
46 E.M. Guzzo — R. Cambruzzi, Gli edifici canonicali cit., p. 9. 51 G.G. Meersseman-E. Adda-J. Deshusses, L'orazionale cit., p. 116. Di seguito e

"7 L. Simeoni, Iscrizioni medievali di monumenti veronesi, "Atti e memorie della nelle note seguenti si riportano i passaggi più significativi delle annotazioni che
Accademia di Agricoltura Scienze, Lettere, Arti e Commercio di Verona", s. IV, si ritengono importanti per comprendere le consuetudini liturgiche della chiesa
X, DOOCV 1904-1905, p. 82. Questa stessa epigrafe si trova anche nel portale veronese: in tal modo sarà evidente la complessità di relazioni fra gli edifici in
principale della chiesa di S. Siro a Cemmo di Capodimonte. Sulle epigrafi pre- questione. La trascrizione rispetta quella proposta nel testo sopra menzionato,

347
ma, dato che al fine di questo studio interessano solo alcuni dei moltissimi pas- svolgeva nella cattedrale si danno di seguito solo alcuni dei più significativi pas-
saggi presenti nel codice, si riportano fra parentesi quadre i riferimenti agli av- saggi).
venti liturgici a cui si riferiscono, qualora non siano inclusi nei passi interessati. Ordo qualiter in Cena domini consecretur oleum infirmorum et oleum caticu-
Dominìca II de adventu Domini. In processione ad vesp. R. Canite tuba. R Ec- menorum. His rite peractis dominus episcopus vadat ad sedem suam cum dia-
ce dominus veniet et omnes sancti eius cum. Ant. Beata es Maria (viii). Alia Ant. conibus, et post hec reportetur oleum infirmorum ad secretarium (Ivi, p. 257,
Ave Maria (p) (Ivi, p. 220, nr. 31). nr. 385).
Post Oct. Pasche. Feria IIII. Iste autem antiphone dicantur infra ebdomandam Ordo qualiter in Cena domini consecretur oleum infirmorum et oleum caticu-
in sancte Maria ad vesperum; Ant. Post dies otto Ant. Post Passionem do- menorum. Tunc episcopus surgat a sede et vadat ad altare et ordinent se XII pre-
mini (p). Ant. Mitte manum tuam (viii). Ant. Nisi dígitos meos (viii). Ant. Tho- sbiteri circa illum et VII diaconi stent post dorsum episcopi (Ivi, p. 258, nr. 391)
mas qui dicitur (p). Ant. Qui vidiste me (viii) (Ivi, p. 266, nr. 455). Feria VI in Parasceve. In eadem ipsa dei hora sexta in parasceve procedat ponti-
Post Oct. Pasche. Feria IIII. In sabbato vero isto, in sancta Maria, Ant. Multa fex, vel qui vicem eis tenet, ad statutam ecclesiam. Qui dum veniens a sacrario
quidem (iii), et in sancto Iohanne. Ant. Currebant duo simul (i), nisi festum in- vadat ad altare cum suis ministris et dicat: Oremus, et diaconus: Flectanzus ienua.
terdixerit (Ivi, p. 266, nr. 457). Levate. Deus qui peccata veteris, statico legatur lectio Isaiae prophete: Haec dicit
In vigilia I. Iohannis Baptiste. Ad introitum ant. Ne timeas. Ps. Erit enim. Gr. dominus deus. In tribulatione sua (Ivi, p. 260, nr. 408).
Fuit homo. V Ut testimonium. Of. Gloria et honore. Com. Magna est gloria eius. In die Sanctum Pasche. Ad introitum preparent se cuncti in Sancto Georgio et
In sancta Maria ad vesp. Ant. Ingressus Zacharias (viii). Ad sanctum Iohannem inde faciant processionem una cum episcopo in sanctam matrem ecclesiam can-
ad vesp. Ant. Pro eo quod non credidisti (Ivi, p. 278, nr. 589). tantes Salve festa dies. Et quando intrant in maiorem ecclesiam incipiat cantor
In nat. ss. Firmi et Rustici. Ad vesp. in sancta Maria Ant. Sanctis martiribus. Ad Sedit angelus. His finitis dicit puer excelsa voce: Domne íube te, et sic incipiatur
Sanctum Firmum Ant. Audi ens beatus (Ivi, p. 284, nr. 657). tropha. Deinde antiphona ad introitum Resurrexi (iiii). Ps. Domine probasti me.
In vigilia s. Cecilie. Ad vesp. V Diffusa est gratia. Ant. Virgo gloriosa (p): diaco- Gr. Haec dies. V Confitemini. Alleluia. V Pascha nostrum. Alius V Epulemur. Of.
nus qui legit evangelium. Totum vesprum in maiori ecclesia De s. Clemente Ant. Terra tremuit. Com. Pasca nostrum (Ivi, pp. 262-263, nr. 427).
Oremus omnes ad dominum Ihesum christum, ut ostendat nobis martiris ui corpus Dominica Octava Pasche. Feria IIII. (Ivi, p. 266, nr. 457, vd. note seguenti).
(viii). Ad sanctum Clementem Ant. Quicumque ab eo (Ivi, p. 294, nr. 778). Dominica II post Oct. Pasche. Infra ebdomadam usque in Ascensionem domi-
In vigilia s. Andrei. In die. In mat. laud Ant. Salve crux preciosa (vii). Ant. Bea- ni sic fiat super noct. Ant. Alleluia, sicut est prima antiphona de unaquaque de-
tus Andreas (viii). Ant. Andreas Christi fizmulus (viii). Ant. Maximilla Cristo (viii). cada et semper mutentur psalmi tres de ipsis qui remanserunt et versiculi ut su-
Ant. Qui persequebantur (vii). V Nimis honorati sunt. In evang. Ant. Unus ex duo- pra. Ad vesperum vero versiculi ut supra; et in sancto Iohanne antiphona ut su-
bus (p). In processione Ant. Dum pervenisset (Ivi, p. 295, nr. 788). pra (Ivi, p. 267, nr. 463).
" G.G. Meersseman-E. Adda-J. Deshusses, L'orazionale cit., p. 11.7. Dominica II post Oct. Pasche. Tamen provideat magister, ut in maiore ecclesia
In nat. Domini. Finita missa archipresbiter incipiat Ant. Quem Vidisti (s). Ant. sempre faciat antiphonam de propria ebdomada et in sabbato faciat antiphonam
Genuit puerpera (s). Ant. Angelus ad pastores (vii). Ant. Facta est cum angelo de preterita dominica, et in sancto Iohanne antiphonam Currebant, nisi festum
(vii). Ant. Parvulus (viii). V. Benedictus qui venit. In evang. Ant. Archipresbi- interdixerit (Ivi, p. 267, nr. 464).
ter incipiat Ant. Gloria in excelsis deo (viii). Hoc finito incipiat cantor Ant. Ec- In die pentecosten (Ivi, pp. 270-271, nr. 504-507).
ce annuncio, et cuncti fratres faciant processionem ad sanctum Georgiun cum In vigilia s. Petri. Ad vesp. in sancta Maria Ant. Tu es Petrus (vii). Ad Sanctum
cruce. Tunc alius subdiaconus sit preparatus ad missam custodiendam (Ivi, p. Petrum archidiaconus inchoet Ant. Beatus Petrus dum penderet (q) (Ivi, p. 279,
227, nr. 93). nr. 604).
In die Sanctum Pasche. (Ivi, pp. 262-263, nr. 427, v. note seguenti). G.G. Meersseman-E. Adda-J. Deshusses, L'orazionale cit., pp. 113, 117.
In die Sanctum Pasche. In processione Ant. In die resurrectionis. Ad santum Io- In nat. s. Iohannis. In noct. III. Ant. Apparuit (vii). Ps. Confitebimur. Ant. Ex-
hannem Ant. Et respicientes. Item ín processione Ant. Vidi aquam. In sancto Ge- pandens (vii). Ps. Dominus regnavit ex.ultet. Ant. Domine suscipe (q). Ps. Dominus
orgio Ant. Alleluia. Sit nomen (vii). Benedicamus domino: achipresbiter (Ivi, p. regnavit, irascantur. V. Annunciaverunt opera dei. R Diligebat. V In cruce. R Ecce
263, nr. 429). puer. V Valde honorandus. R Apparuit. V Cumque con... Tunc fratres faciant pro-
In vigilia ss. Philippi et lacobi. In processione R Virtute magna. Ad sanctum Io- cessionem ad sanctum lohannem. Archipresbiter: Te deum laudamus (Ivi, p. 229,
hannem Ant. Tradent einim (p). Aliud R Vidi Portam. Ad sanctum Georgium nr. 108)
Ant. Euntes (Ivi, p. 275, nr. 552). In Octava Epiphanie. Iste antiphone cantantur ad sanctum lohannem ad fontes
In vigilia s. Petri. Itero ad matutinum in eadem nocte. Ad vesp. de apost. Ant Iu- infra octavam Epiphanie: Ant. Omnes patriarchi (s). Ant. Vox de celis (q). Ant.
ravit dominus — Collocet. R Petre amas. V Symon. V In omnem terram. Ant. Glo- Aqua comburet (vii). Ant. Pater de celis. Ant. (Ivi, p. 235, nr. 159).
riosi principes (t) In processione R Si diligis me. In sancto Iohanne Ant. Magnus In sabato Septuagesime. In processione ad sanctum lohannem R Domine refi-
sanctus. Alia Ant. Qui regni claves. In sancto Georgio Ant. Euntes ibant (Ivi, p. gium. Ant. Alleluia. Puer Ihesus (p). Aliud R Signata est (Ivi, p. 244, nr. 243).
280, nr. 612). In Sabbato sancto. In mat. laud. Ant. O mors ero mors (q). Ps. Miserere. Ant.
In nat. S. Pauli. In processione R. Scio cui. In sancto Iohanne Ant. Ter virgis Plangent eum (q). Ps. ludica. Ant. Attendz'te (vii)... Ant. A porta (p). Ps. Ego di-
(viii).V Nocte et die in profondo. Aliud R Magnus sanctus Paulus. In sancto Geor- xi. Ant. O vos omnes (viii)... In evang. Ant. Mulieres (p). Tracti : Cantemus. Alius
gio Ant. Euntes (Ivi, p. 281, nr. 619). Vinea. Alius Sicut cervus. Deinde vadant ad sanctum Iohannem cum letania (Ivi,
" G.G. Meersseman-E. Adda-J. Deshusses, L'orazionale cit., p. 111. p. 262, nr. 422).
De adventu Domini. Ad vesp. V Rorate celi desuper. Ant. Ne timeas (viii). In pro- Dominica Octava Pasche. Feria IIII. Et iste cantantur in sancto Iohanne, nisi fe-
cessione ad sanctum Iohannem R Aspieciebam. R Ecce rex noster. Ant. Ave Ma- stum interdixerit. Ant. Alleluia. Quem queris mulier. Ant. Alleluia. Lapis revolu-
ria (p) (Ivi, p. 219, nr. 19). tus (vìi). Ant. Alleluia. Noli fiere Maria (v) (Ivi, p. 266, nr. 456).
In Nativ. Domini. Hic legar diaconus evangelium in ambona: Liber generationis. Dominica Octava Pasche. Feria IIII. (Ivi, p. 266, nr. 457, v. note precedenti).
Finito evangelio episcopus incipiat Te deum laudamus. Hoc finito veniat alius Domìnica I post Oct. Pasche. Ad introitum. Ant. Misericordia domini (iiii). Ps.
subdiaconus, qui custodiat missam de nocte et matutinas laudes (Ivi, p. 227, nr. Exultate iusti. Alleluia. V Surrexit dominus vere. Alleluia. V Oporteat. Of.
91). dues meus ad te de luce. Com. Ego sum pastor bonus. Ad vesp. V In resurrectione
In Octava Epiphanie (Ivi, p. 235, nr. 159 vd. note seguenti). tua Christe. Ad vesp. Ant. Ego sum pastor ovium (viii). Ad sanctum Iohannem
In Nativ. Domini. Item in die ad maiorem missam. Hora vespertina congregen- Ant. Surgens (viii). Ant. Ego sum pastor bonus (iii). Ant. Pastor bonus (iii). Ant.
tur omnes canonici ad secretarium et cantor incipiat Ant. Ecce annuncio vobis et Sicut novit (v). Ant. Alias oves habeo (viii) (Ivi, p. 266, nr. 460).
tunc faciant processionem cum cruce ad sanctam matrem ecclesiam et episcopus Dominica II post Oct. Pasche. Ad introitum Ant. Iubllate deo (viii). Ps. Dici te
incipiat vesperum. Ant. Tecum principium. Ps. Dixit. Ant. Redemptionem (q). Ps. deo. Alleluia. V Surrexit dominus de sepulcro. Aliud Alleluia. V In die resurrectio-
Confitebor. Ant. Exortum est. Ps. Beatus. Ant. Apud dominum. Ps. De profundis. nis. Of. Lauda anima mea. Com. Modicum et non videbitís. Ad vesp. V In resur-
Ant. Defructu. Ps. Memento. R. Verbum caro. V In principio. V Puer natus est no- rectione. Ant. Modicum et non (vi). Alia Ant. ad sanctum Iohannem Surgens
bis. Archidiaconus incipiat Ant. Lux orta est (p). Magnificat. Archipresbiter vero autem (viii) (Ivi, p. 267, nr. 462).
inchoet Benedicamus domino: Des gratias (Ivi, p. 228, nr. 97). Dominica II post Oct. Pasche. (Ivi, p. 267, nr. 463, v. note precedenti).
In sabato Septuagesime (Ivi, p. 244, nr. 243, v. note seguenti). Dominica II post Oct. Pasche. (Ivi, p. 267, nr. 464, v. note precedenti).
Ordo qualiter in Cena domini consecretur oleum infirmorum et oleum caticu- Dominica IIII post Oct. Pasche. Ad introitum Ant. Vocem iocunditatis (iii). Ps.
menorum (Ivi, p. 257, nr. 378-427, di questa lunga ed articolata liturgia che si Iubz' late deo. Alleluia. V Dicite in gentibus. Aliud Alleluia. V Benedictus es dei fi-

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lius. Of. Benedicite gentem dominum deum nostrum. Com. Cantate domino. Ad quod quilibet canonicus et mansionarius ecclesie Veronensis et quilibet prelatus
vesp. Ant. Ecce nunc palam (viii). In sancto Iohanne Ant. Surgens autem (Ivi, p. et clericus de predictis vel alias beneficiatus cum intrant ad divinum officium in
267, nr. 470). maiori ecclesia Veronesi celebrandum, cottam sive superpellicium vel capam
In vigilia ss. Philippi et Iacobi. (Ivi, p. 275, nr. 552, v. note precedenti). clausam induant antequam transeant locum ubi manet aqua benedictam nec
In vigilia I. Iohannis Baptiste (Ivi, p. 278, nr. 589, v. note precedenti). chorum eiusdem ecclesie ad divinum officium íntret aliquis predictorum absque
In vigilia I. Iohannis Baptiste. In die. In processione ad sanctum Iohannem. R cotta vel capa clausa, nisi infirmitas vel glia legittima necessitas eos a predictis ex-
Gabriel angelus. R Priusquam te formarem (Iví, p. 278, nr. 593) cuset. Qui vero contrafecerit, solvat pro qualibet vice et quolibet capitulo unum
In vigilia I. Iohannis Baptiste. In die. In mat. laud. Ant. Helisabeth Zacharie (t). Venetum grossum" (Ivi, pp. 251-252).
Ant. Innuebant (t). Ant. Iohannes vocabitur (p). Ant. Inter natos (t). Ant. Tu puer Al capo XXII si fa riferimento alle celebrazioni in cattedrale: "Cum maior Vero-
propheta (t). V Iustus ut palma florebit. Ad sanctum Iohannem Ant. Iohannes est nensis ecclesia aliarum ecclesiarum civitatis et diocesis Veronensis noscatur esse
nomen (viii). In evang. Ant. Apertura est os (viii) (Ivi, p. 278, nr. 594). mater, idcirco et quia ad honorem matris salvaroris Domini nostri Ihesu Christi
In vigilia I. Iohannis Baptiste. In die. Ad vesp. Ant. et Ps. de ipsa feria. V Leta- fondata extitit et constructa ad aliis sibi debeat reverenda exibere, statuimus et
bitur. R Precursor. Ant. Puer qui natus est vobis (vii). In processione R. Priusquam ordinamus quod capellani, presbiteri et clerici ecclesiarium, capellarum sitarum
te. Ad sanctum Iohannem Ant. Inter natos (q). R Misit me dominus (Ivi, p. 278, intra civitatem Veronensem subiectarum capitulo ecclesie memorate in ipsis ca-
nr. 597). pellis et ecclesiis residentes qualibet die sabbati in missa, que tunc in eadem ec-
In vigilia s. Petri. Item ad matutinum in eadem nocte. (Ivi, p. 280, nr. 612, v. clesia Veronensi ad honorem eiusdem virginis Marie solepniter cellebratur, et
note precedenti). qualibet die dedicationis eiusdem ecclesie que celebratur annuatim die domini-
In nat. S. Pauli. (Ivi, p. 281, nr. 619, vd. note precedenti). co post festum nativitatis beate Marie, necton et diebus solempnitatum et festi-
55 C. Adami, Le costituzioni del Capitolo della Cattedrale di Verona nel sec. XIV, in vitatum eiusdem Virginis gloriose, scilicet annumptiationis, assumptionis et na-
Pievi, parrocchie e clero nel Veneto dal X al XV secolo, a cura di P. Sambin, Vene- tivitatis eiusdem, ac eciam, si comode poterunt, die purificationis ipsius et festi-
zia 1987 (Deputazione di storia patria per le Venezia, Miscellanea di studi e me- vitate beati Georgii martiris a Dommo et dedicationis eiusdem, cuius dedicacio-
morie, XXIV), pp. 221-287. nis festum celebratur prima die mensis decembris, in missis et in primis et se-
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Al capo XV si fa riferimento a come debbano essere vestiti i canonici che en- cundis vesperibus sicut decet cum cottis vel capís ìn eadem Veronensi ecclesia et
travano nel coro per celebrare l'officio divino, forse proprio dalla porta nord del beati Georgii prope positi debeant interesse sub pena nostro arbitrio inferenda"
transetto, che dall'atrio immette nella chiesa: "Item statuimus et ordinamus (ivi, pp. 254-255).

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Centro Studi Medievali
Università degli Studi
di Parma Medioevo:
Fondazione Cariparma
l'Europa
delle cattedrali

Atti del Convegno internazionale di studi


Parma, 19-23 settembre 2006
a cura di
Arturo Carlo Quintavalle

Electa

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