Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
architetture
per la citt moderna (1948-1968)
giovanni donadon
PROVE di VOLO
Catalogo a cura di:
Annalisa Avon
Paolo Tomasella
saggi di:
Annalisa Avon
Moreno Baccichet
Bepi Carniello
Luka Skansi
Paolo Tomasella
Coordinamento:
Margherita Bortolus
Ivo Boscariol
Sara Cosarini
Vittorio Pierini
Segreteria organizzativa:
Ordine degli architetti, pianificatori,
paesaggisti e conservatori di Pordenone
Basso Fiorella e Franchi Franca
Progetto grafico
e direzione artistica:
Representa s.n.c., Pordenone
Progetto allestimento:
Ivo Boscariol
Francesco Donato
Guido Lutman
Allestimento:
Enrico Di Caprio
Catalogazione materiale:
Elisabetta Lot
Anna Postiglione
Francesca Verardo
Ufficio stampa:
Ordine degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti
e Conservatori di Pordenone
Assicurazione opere:
Unipol
Video:
Videe s.p.a., Pordenone
Ringraziamenti:
Giovanni Donadon
Famiglia Donadon
Comune di Pordenone
Provincia di Pordenone
Gianfranco Donadon,
Mauro Egisto, Massimo Del Mistro
proprietari quadri
Enrico Foresto
Cesare Genuzio ???
Mirco Bortolin e Enzo Pagura
Archivio storico del Comune
di Pordenone
Manuela Querinuz eCinzia Posocco
Settore Edilizia privata
delComune di Pordenone.
Costruire la citt
Annalisa Avon
Citt e architettura
a Pordenone
tra il 1933 e il 1953
Moreno Baccichet
Giovanni Donadon
e la palazzina italiana
Luka skansi
la tecnica
Giuseppe Carniello
p.10
p.10
p.10
p.10
p.10
p.10
Claudio cattaruzza
Assessore alla Cultura
PROVE di VOLO
architetture per la citt moderna
(1948-1968). giovanni donadon
Vittorio pierini
Costruire
la citt
Pordenone dal secondo dopoguerra
alla fine degli anni Sessanta:
piani, varianti e strategie.
ANNALISA AVON
13
Costruire la citt
ANNALISA AVON
Alcuni dei documenti che, nel Novecento, hanno ritratto la citt di Pordenone e i suoi edifici in occasione
di eventi centrali per la sua stessa storia, hanno carattere davvero unico. il caso per esempio di alcuni
rari spezzoni di cinegiornali Luce degli anni Trenta e
Quaranta, nei quali si vedono, a sfondo delle cerimonie di regime, le nuove costruzioni della citt fascista1:
pi e meglio di una pagina manoscritta, pi di un
disegno depoca o della cronaca registrata dai quotidiani, essi sembrano restituire spessore e consistenza
al passato, nello scenario improvvisamente animato,
popolato dalla gente comune che di quello stesso passato fu principale interprete. Colpisce ugualmente, per
analoghe ragioni, la fotografia aerea scattata durante i bombardamenti del 23 marzo 1945: essa ferma
uno dei momenti pi difficili della storia di Pordenone
ma per quanto la considerazione possa sembrare
un po cinica essa anche un raro ritratto, nitido
ed efficace, della citt cos come essa si presentava
dopo i progetti e le realizzazioni degli anni Venti e
Trenta, ed certo pi attendibile di una qualsiasi planimetria dello stato di fatto. Nellimmagine, spiccano ben riconoscibili la mole della Casa del Fascio di
Pietro Zanini, ultimata a guerra gi in corso, mentre
poco pi sopra immaginiamo la presenza della Casa
del Balilla di Cesare Scoccimarro, con le sue parlan-
14
ti sculture in facciata; in piazza XX Settembre, limponente edificio delle scuole elementari di Augusto
Mior e il volume stereometrico della Casa del Mutilato, di nuovo di Scoccimarro, tenuti materialmente e
spiritualmente insieme dal parco della rimembranza
con il monumento ai Caduti di Aurelio Mistruzzi; nel
sistema della viabilit, ben visibile la nuova via
traversa interna, vale a dire lattuale viale Marconi; nel bacino dacqua di forma regolare, situato nei
pressi della strada napoleonica, ancora presente la
testimonianza dei progetti interrotti per il porto fluviale del Noncello. Nonostante tutto, la citt per di
dimensioni modeste, il nucleo storico conserva intatta
la propria struttura, e ancora si intravvede il sistema
di rogge e corsi dacqua, nonch, un po dappertutto
ma specie a dividere il centro storico dal fiume, di
ampie aree verdi.
Il fumo e i crateri delle bombe, nella foto, sono i segni
evidenti della tragicit del momento. Ma da qui in
poi, vale a dire dagli anni della ricostruzione, che
Pordenone, poco pi che una piccola cittadina, inizi
a mutare radicalmente.
Fortunatamente i danni dei bombardamenti furono contenuti e non vi furono distruzioni a tappeto.
Fu soprattutto il centro della citt a essere colpito, e
qui si resero subito necessari alcuni interventi di riedificazione e riqualificazione palazzo Tomadini, il
collegio Vendramini, per restare nellarea circostante
il Duomo, progetti cui andrebbe aggiunto quello per
il nuovo ampliamento del Municipio, con il concorso
del 1956 ma la ricostruzione deve essere intesa,
al di l dellarchitettura, come estesa alla vita economica, sociale e produttiva dellintera citt. Subito si
imposero il problema della disoccupazione e della
casa, problema questultimo che a Pordenone non
era mai stato affrontato, se non in modo demagogico, dalla giunta fascista, e che ora risultava aggravato dalle distruzioni, dallaumento della popolazione
e dalla presenza massiccia dellesercito e di militari
con le proprie famiglie (nota costante, questa, nella
storia della citt fino a ben oltre gli anni Settanta).
Come di consueto, furono i settori dei lavori stradali e
delle costruzioni quelli che subito poterono assorbire
una grande quantit di manodopera, mentre contribuiva al risollevarsi della situazione la creazione di
un fondo in denaro, dovuto alla collaborazione fra
lamministrazione e i cittadini pi abbienti, fondo creato in attesa che giungessero gli aiuti statali (allinizio
del 1946, pi di dieci milioni erano gi stati spesi nel
riordino di opere pubbliche e in lavori contro la
disoccupazione2).
15
Costruire la citt
ANNALISA AVON
Nino Donadon, Mario Marzin, Condominio Zacchi - Cossetti nel piazzale delle corriere, oggi piazza Risorgimento,
piante, sezioni, prospetti. Archivio Donadon, Pordenone.
16
17
Costruire la citt
ANNALISA AVON
Un conflitto di idee e di posizioni tra pubblico e privato che rivela, a tratti, il carattere ancora sperimentale
delle nuove procedure democratiche, ma che annunciava come tempi e modi di costruzione della citt
sarebbero rapidamente mutati.
La citt cresce:
necessit della variante al prg
Lamministrazione, volendosi dimostrare virtuosa, pubblicizz gli interventi e le opere pubbliche avviate nel
dopoguerra in un fascicolo a stampa, illustrato, dal
titolo 1946-1956. Dieci anni di amministrazione comunale a Pordenone, nel quale si ritrovano anche i
18
progetti futuri per lospedale, le nuove scuole, ledilizia popolare e alcuni interventi che dal Comune ebbero appoggio, quali la sede della Telve, o il condominio San Marco, costruiti tramite convenzioni su terreno
pubblico8. Lamministrazione era dunque a suo modo
preoccupata del destino della citt, ma il vero problema sembrava essere costituito dalla pressione che
esercitava liniziativa privata.
A poco pi di dieci anni dalla fine della guerra, lincremento demografico e i dati dei censimenti relativi
a commercio, industria e servizi danno la misura delle
modifiche in atto (secondo i dati dei censimenti, del
1951 e del 1961, i residenti a Pordenone passano
da 27.000 a 34.000 circa, e nel decennio successivo aumenteranno di poco meno del 40%; addetti
allindustria, commerci e altre attivit passano da
8.800 a 10.800 circa, unidea della situazione la
danno i numeri sugli addetti alla Zanussi, che passano rapidamente dai 2.000 dellimmediato dopoguerra, ai 13.000 del 1971). I numeri, da soli, non sono
per sufficienti a descrivere, da un punto di vista qualitativo, le trasformazioni pi prettamente sociali, impossibili da trascurare studiando la realt urbana: le
aspettative economiche, il voler risiedere in citt ma in
una casa salubre e dotata almeno del riscaldamento e
dei servizi pi elementari, non distante da commerci,
scuole e ospedale costituiscono il vero nucleo e motore
moderno dei processi che si stavano avviando. Per
rendersene convinti, forse sufficiente notare come,
in molte pratiche delledilizia privata di quegli anni,
i vecchi storici edifici siano le brutte case esistenti;
gli antichi vicoli siano ricettacoli di immondizie e i
vecchi lavatoi semplicemente indecorosi; i corsi e
gli specchi dacqua, destinati a sparire e ad essere
colmati, sono pozzanghere, spesso esalanti odori nauseanti. Osservazioni da porre davvero al polo
opposto, come si vede, di quellattaccamento al pas-
19
Costruire la citt
ANNALISA AVON
chiaro che si stava profilando la necessit di varianti al piano regolatore, mentre con delibere consiliari si apportavano modifiche al regolamento edilizio
e alle norme tecniche di applicazione del Prg esistente. Sulla base del lavoro svolto da una commissione urbanistica, appositamente creata, e sulla scorta
di dati statistici e documenti cartografici tra questi
una planimetria che in rosso riportava tutti gli edifici
realizzati o in costruzione dal 1945 al 1956 circa,
a dimostrare quanto il vecchio piano fosse oramai
superato dai fatti una formale richiesta in questo
senso fu inoltrata al Ministero dei Lavori pubblici,
come voleva la procedura, nel settembre del 1957.
Lautorizzazione fu concessa e nel maggio del 1959
lamministrazione affid allarchitetto e urbanista milanese Ezio Cerutti (1911-1990) lincarico di rivedere il
piano di Filippone e Della Rocca10.
Cerutti, consigliere dellIstituto Nazionale di Urbanistica e professionista con una ragguardevole carriera
20
Il riferimento va alla relazione dattiloscritta Situazione urbanistica della citt di Pordenone, s.d., che dovrebbe corrispondere alla
relazione esposta dallAssessore ai Lavori pubblici al consiglio comunale il 1 giugno 1957, in ASCPn, busta 07.10.85; inoltre, alla
versione della stessa, a firma degli ingegneri dellUfficio tecnico,
allegata alla richiesta di varianti a al Prg, invita a Roma e datata
5 settembre 1957, anchessa in ASCPn, busta 07.10.85: da entrambe sono tratte tutte le citazioni nel testo.
10
21
Costruire la citt
ANNALISA AVON
11
22
23
Costruire la citt
ANNALISA AVON
24
25
Costruire la citt
ANNALISA AVON
26
13
Oltre che da Ezio Cerutti, Variante al Piano regolatore generale 1955. Relazione, s.d., le citazioni, di qui in avanti, sono tratte
anche dalla presentazione della variante che Cerutti fece in consiglio comunale il 4 febbraio 1961, Relazione del prof.arch.Cerutti
sul nuovo Piano regolatore di Pordenone, dattiloscritto, entrambi i
documenti in ASCPn, busta 07.10.85.
27
Costruire la citt
ANNALISA AVON
17
28
29
Costruire la citt
ANNALISA AVON
30
21
24
Lettera di Benedetto Civilletti, Sovrintendenza di Trieste, allOpera diocesana Beato Odorico, 26 ottobre 1962, in ASCPn, busta
06.1672 (1962).
25 Lettera dello studio Perona al sindaco, 9 febbraio 1963, in AEP.
26
31
Costruire la citt
ANNALISA AVON
32
33
Costruire la citt
ANNALISA AVON
34
poich, se vi avesse costruito qualcosa, come intendeva fare, avrebbe compromesso il progetto dinsieme della piazza, fu imposta una
linea di fabbricazione e fu concesso al proprietario, in permuta,
gran parte del terreno sul quale poi stato costruito ledificio, vale
a dire parte del parco della Rimembranza. La vicenda pu essere
ricostruita attraverso le delibere consiliari del 1960-63.
29 Una copia del film oggi consultabile presso lArchivio del Cinema Industriale e della Comunicazione dImpresa, Universit Cattaneo Castellanza-LIUC, Castellanza (VA).
35
Citt e
architettura
a Pordenone
tra il 1933
e il 1953
Moreno Baccichet
37
38
39
Pochi erano gli architetti attivi in questo periodo in citt e larrivo di personalit estranee allambiente provinciale come quella di Alberto Alpago Novello, impegnato per i Morassutti nel recupero delle vetrine di
palazzo Tinti in Contrada maggiore, si rivelano come
dei casi estemporanei e difficili da ricostruire nei rapporti con la committenza6. Per contro, anche in questo
piccolo intervento in centro storico si pu riscontrare
una spiccata attenzione da parte dellamministrazione cittadina e dei funzionari della Soprintendenza ai
monumenti per il tema della trasformazione del nucleo
antico della citt. Il tema della modernizzazione dei
negozi veniva tenuto in grande considerazione dalla
direzione triestina del ministero e nel 1940 il progetto di Pietro Zanini per lex casa Linzier, allinizio di
Corso Vittorio Emanuele, fu oggetto di volente critiche
per il risultato finale, tanto che larchitetto udinese fu
costretto a giustificare il suo operato: il contrasto con
lo zoccolo della casa oggi pi evidente a causa
della forte tinta ottenuta con la lucidatura dei marmi.
Fra qualche mese il sole e la pioggia penseranno a
sbiadire tale tinta che potr pi felicemente armonizzarsi con quella soprastante. Un simile progetto che
esaltava il basamento in marmo con linsegna in metallo, fu proposto pochi mesi dopo, sempre da Zanini,
in occasione del restauro del bar-pasticceria Onofri
che si trovava tra corso Vittorio Emanuele e piazza
Cavour7. In centro storico larmonizzazione era dobbligo, cos come la mimesi8.
Durante la guerra si diede corso a pochissimi lavori
pubblici o privati. Zanini complet il piazzale della
Casa del Fascio9 rispettando le norme che allepoca
costringevano tutti a rinunciare alluso di materiali
come lacciaio e il cemento destinati unicamente allesercito. Le opere pubbliche con lapprossimarsi della
guerra scemarono e qui vale solo la pena di ricordare
il progetto affidato a Pietro Zanini di ristrutturare completamente il padiglione elioterapico di via Molinari
per trasformarlo in un edificio scolastico10.
La contrazione del mercato imped la realizzazione
40
La citt in rovina.
41
11 Idem, b.02.1154, 1941, fasc. Sede dalla S.A. Del Negro. Nel
1944 fu presentato il progetto per un piccolo ampliamento. Idem,
b.02.1210, 1944.
12 In quegli anni Pietro Zanini avr modo di presentare solo un piccolo chiosco in Contrada Maggiore per le Messaggerie Venete che
divenne la prima edicola di Pordenone. Idem, b.02.1193, 1942,
fasc. Messaggerie Venete.
13 ASCPn, b.02.1290, 1948, fasc. Luigi Moretti. Ledificio si sarebbe appoggiato alla secondaria via del Molino lasciando spazio su
via Martelli per la successiva costruzione dun fabbricato a porticato con negozi ed abitazioni.
14
18
42
La citt e la ricostruzione.
Se nel dopoguerra Pietro Zanini fu linterprete delle
richieste della borghesia pordenonese, un discorso
completamente diverso va fatto, invece, per larrivo
in citt di Guido Bonzio23, un architetto di Venezia,
collaboratore di Duilio Torres e insegnante presso lIstituto Universitario di Architettura di Venezia. Bonzio
nel 1946 apr lo studio al numero uno di Corso Garibaldi e inizi a proporre architetture molto aggiornate
per risolvere i problemi di una clientela eterogenea,
23 Bonzio per molti anni aveva lavorato nello studio di Duilio Torres
a Venezia. Con lo stesso aveva partecipato al concorso per il Palazzo Littorio di Roma nel 1934. Figura schiva nel panorama dello
IUAV di quegli anni stato completamente trascurato dalla critica.
24 Idem, b.02.1249, 1946, fasc. Arturo Venier
25 Ivi, fasc. Giobatta Spadotto. Il progetto non fu realizzato e nel
1952 ling. Eugenio Raffin present un secondo progetto che prevedeva lampliamento delledificio per trasformarlo il un forno. Idem,
b.02.1397, 1952, fasc. Giobatta Spadotto. Meno interessante
il progetto che Bonzio propose per lampliamento di Villa Populin
in viale Cossetti e caratterizzato da una ampia terrazza al primo
piano trattata come una loggia classicheggiante.
26 Idem, b.02.1269, 1947, fasc. Enea Ellero.
43
Il nuovo asse della traversa interna, rimasta inedificata a causa della guerra, poteva diventare il luogo della nuova modernit pordenonese. Allinizio, di viale
Marconi, nei pressi di Largo San Giovanni non a caso
Aldo Savio inizi a maturare lidea di costruire un
locale alla moda e per il divertimento28, quello che diventer il Bar Perla. Lidea di un locale borghese, con
un giardino per il ballo, in qualche modo si contrapponeva agli spettacoli che a ritmo continuo venivano
proposti ai giovani pordenonesi nella ex sede del Fascio diventata sul finire del 45 la Casa del Popolo29.
Il nuovo edificio proposto al limite opposto di viale
Marconi su un piazzale informe era un palazzo che
Santarossa intendeva costruire con lintento di fare
unopera molto decorosa, intonata con le esigenze
del pano regolatore cittadino e tale che torner certamente a decoro della Citt e costituir inizio della
sistemazione del piazzale Duca dAosta.
Per lesecuzione del progetto Zanini secondo la
pianta riportata in calce dello schizzo prospettico
sarebbe necessario che il Comune di Pordenone mi
cedesse unarea di circa un centinaio di metri quadrati in adiacenza allattuale recitazione di confine della
casa Favero.
Del progetto Zanini abbiamo solo una planimetria
e una prospettiva che ci fanno capire come questa
prima proposta prevedesse la conservazione di via
Santa Caterina alle spalle del nuovo edificio.
La nuova immagine della casa di tolleranza proposta
da Zanini ripercorreva il tema, caro in quel momento
allarchitetto, di restituire prospetticamente la maglia
strutturale giocando sugli effetti chiaroscurali delle lesene semplificate e delle forometrie. Al piano terra i
negozi aprivano grandi vetrine sulla strada dove San-
27
Idem,b.02.1560, 1959, fasc. Cessione area pubblica in Piazzale Duca dAosta. Larea di Piazzale Duca dAosta e di Viale
Marconi sar oggetto in seguito di altre proposte progettuali che
prevedevano la costruzione di autofficine e alberghi di scarso valore architettonico, ma che dimostrano la capacit della nuova circonvallazione di attrarre funzioni legate alla progressiva diffusione
delle autovetture. Idem, b.02.1269, 1947, fasc. Emilio Scalzotto e
Autotrasporti Fratelli Canova, su progetto dellarchitetto padovano
Severino Pillon. Anche Marzin e Donadon proporranno un progetto
da costruire lungo la Traversa, in occasione dellincrocio con viale
Martelli, di un edificio commerciale che non fu mai costruito. Idem,
b.02.1326, 1950, fasc. Guglielmo Colussi.
28 Idem, b.02.1249, 1946, fasc.Aldo Savio.
44
45
tarossa sperava di riaprire la sua attivit di commerciante o un bar. Loperazione per suscit profondi
dissapori e sul tavolo del sindaco Garlato arriv una
petizione popolare che consigliava la demolizione di
casa Favero per ampliare la visuale sullincrocio. La
protesta era centrata sul fatto che non si riusciva a
comprendere quale sarebbe stata la forma del piazzale con questo intervento e che langolo del nuovo
edificio avrebbe ridotto la visuale sulle auto che provenivano da via Dante. In verit molti erano convinti
che il postribolo dovesse essere demolito anche per
allontanare lipotesi di un insediamento cos equivoco
in una zona centrale. La giunta per sembrava convinta a continuare nel proposito di definire il nuovo
ingresso a via Dante. A gennaio del 1947 Santarossa
present un progetto elaborato non pi da Zanini ma
da Bonzio che predispose un disegno pi moderno
di ampliamento della casa di tolleranza rinunciando
allampliamento lungo via Dante, ma occupando il sedime di via Santa Caterina che sarebbe rimasta chiusa su via Cavallotti. Lungo la nuova traversa interna
si sarebbe costruita una lunga autorimessa, mentre al
piano terra del torrione si proponeva di realizzare
46
nel campo della letteratura il tema del recupero della lingua friulana nellinvenzione letteraria far forte
lesperienza di Pasolini e di Novella Cantarutti, nella
pittura i giovani come Armando Pizzinato e Giuseppe
Zigaina si avvicineranno a temi neorealistici. Le eccellenze migliori della cultura provinciale sembravano
abbandonare ogni rapporto conflittuale con il passato
e anche le ville di Zanini, pur nuove nella distribuzione
spaziale, non saranno pi costruite sommando i nudi
volumi che avvolgono le diverse funzioni.
La tradizione, nel frattempo, era diventata un valore35.
Non un caso che ledificio pi legato allo stile degli anni Trenta e al razionalismo dei puri volumi nella
Pordenone del dopoguerra si identifichi con la casa di
abitazione progettata per Giacomo Perin in via Fonda, nei pressi del villaggio dei mutilati da un architet-
32
47
36
38
Il progetto di Guido Bonzio per langolo Sud-est di Piazzale Duca dAosta, 1947.
48
37
49
introdotto alla fine degli anni 20 il tema della ricostruzione di facciate molto decorate con elementi in
calcestruzzo tra gli edifici storici delle cortine edilizie.
Questi edifici, come casa Baschiera a Porta Bossina,
nel dopoguerra erano gi percepiti come dei classici
e in qualche modo furono tutelati anche durante le
fasi di adeguamento e ristrutturazione successive ai
bombardamenti. Per esempio per lampliamento della
palazzina Billani nel 1949 il sindaco chiese lintervento della soprintendenza e la sopraelevazione fu
concessa solo concordando larretramento dellultimo
piano per conservare invariati i rapporti introdotti dalla palazzina progettata negli anni 20 da Mior con i
fabbricati esistenti39. Nel 1950 anche Guido Bonzio,
ormai rientrato a Venezia e nuovamente impegnato
nellinsegnamento presso lo IUAV, present un nuovo
progetto in citt in un luogo particolare, cio un brano
della cortina edilizia di Corso Garibaldi che si affacciava sul lato ovest di Largo San Giovanni. Si trattava
ancora una volta del tema di una casa bottega per
un commerciante. Vittorio della Cia possedeva una
distilleria ad Azzano Decimo e ora contava di inurbarsi in citt e di aprire un negozio che sostituisse
linadeguata bottega di macelleria preesistente in quel
luogo. Il progetto di Bonzio, molto bello e articolato
nei prospetti, fu criticato dalla Commissione dOrnato
e rigidamente semplificato rispetto al tema del volume
dei due piani di abitazione aggettanti rispetto allallineamento delle preesistenze e poi nuovamente scavato e forato da terrazzi e finestre. Si trattava di una
soluzione originale per il tema della costruzione di
edifici allinterno delle cortine, ma questa soluzione
fu fortemente contestata e si chiese esplicitamente di
costruire anche qui un portico al quale si adeguarono
anche gli edifici successivi. Il progetto nuovo prevedeva al primo piano una sequenza di grandi vetrate, al secondo un terrazzo e al terzo una loggia che
avrebbe ridotto di molto la percezione dellaltezza
delledificio. Ancora una volta i progetti di Bonzio furono contestati, ma questa volta almeno larchitetto
riusc a realizzare la seconda proposta, seppure fosse
la meno amata. La vicenda forse pi controversa e
dibattuta in citt durante la fase della ricostruzione
fu senza dubbio la riedificazione del lotto medievale
di casa Tomadini in corso Vittorio Emanuele affidata
dallimportante famiglia di industriali pordenonesi a
Zanini. Per Angelo Tomadini Pietro Zanini nel 1947
stava realizzando a San Valentino un piccolo negozio40 e aveva iniziato a intrattenere con lui quei rapporti che fecero maturare lincarico di ricostruire il lotto di uno degli edifici dipinti pi rappresentativi della
50
51
39
41
52
40
42
53
54
adeguamenti ai restauri di villa Zenari che era rimasta segnata dai bombardamenti dellarea della stazione49. Solo Zanini rimaneva il professionista capace di garantire un processo artistico costante seppure
esprimibile in una ricerca sempre pi vicina alla tradizione popolare, come nel caso della villa di Antonia
delle Vedove, costruita lungo limportante arteria di
viale Grigoletti50. Ledificio presenta tetti fortemente
spioventi, un basamento al quale si lega lampia pergola in legno e le forometrie sono di tipo tradizionale, desunte da unidea tutta artificiale e costruita del
passato. Quello espresso da Zanini con questa casa
una sorta di rivestimento, pi che un riconosciuto e
consapevole intento neorealista.
Pergole, basamenti, pavimentazioni in pietra e una
cornice tradizionale sono gli elementi antimoderni
che compongono anche un altro progetto di Zanini
per la borghesia pordenonese, quello per la villa di
Carlo Zambon Bertoia nella lottizzazione di via Montereale51.
Non diversamente larchitetto udinese lavor i fronti
della residenza di Umberto Modolo su via Maestra
Vecchia utilizzando un catalogo di forme desunte dalla tradizione e decisamente antimoderne52.
Gli edifici che identificavano i temi della modernit
e del benessere diffuso si riconoscevano in forme
che esaltavano il ruolo simbolico delle opere in calcestruzzo e dellacciaio ora di nuovo disponibili in
abbondanza. La necessit di mostrare un nuovo design ispirato alle macchine convinse la SAP, azienda
di trasporti pubblici, a presentare un progetto molto
ardito che non suscit i consensi di sindaco e commissione dornato che, per contro, raccomandarono di
studiare la parte del fabbricato riguardante gli uffici
55
43
46
Alcune interessanti esperienze realizzate al servizio dellesercito furono pubblicate anche sulla rivista Domus nel 1940. Mariano
Pittana Architetto, Udine, Il Ventaglio delle Muse, 1996.44 ASP,
b.02.1328, 1950, fasc. Arnaldo e Battista Pupin.
45 Idem, b. 1348, 1951, fasc. Societ Elettrica Trevigiana. Contemporaneamente realizzava a Morsano una casa di ricovero per
anziani, e nelludinese alcuni interventi dellIna-Casa.
56
57
49
55
58
59
60
61
58
62
63
Giovanni
Donadon e
la palazzina
italiana
Luka skansi
65
Telai nascosti
Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl, complesso residenziale di viale Etiopia, Roma, 1950-54
Franco Albini, edificio per uffici Ina, Parma, 1950-54
Mario Asnago, Claudio Vender, edificio per uffici e abitazioni in piazza Velasca, Milano, 1947-52.
Luigi Moretti, casa Girasole in via Bruno Buozzi, Roma, 1947-50.
Luigi Caccia Dominioni, edificio in Corso Europa, Milano, 1953-66.
La semplice costruzione a telaio, composta da una griglia tridimensionale di travi e pilastri collegati tra loro,
rappresenta una delle tipologie strutturali pi comuni
dellarchitettura del Novecento. Gi nel 1960, nel suo
66
Rafael Moneo, Lavvento di una nuova tecnica nel campo dellarchitettura: le strutture a telaio in cemento armato, in La solitudine
degli edifici e altri scritti. Vol 1: Questioni intorno allarchitettura,
a cura di Andrea Casiraghi, Daniele Vitale, Allemandi, Torino
1999,161-202.
5 Sergio Poretti, La casa del fascio di Como, Carocci, Roma 1998;
vedi anche il testo rivisto in Poretti, Modernismi italiani: architettura
e costruzione nel Novecento, Gangemi, Roma 2008.
6 RAFAEL Moneo, Lavvento di una nuova tecnica, op.cit., 196.
67
Telai nascosti
Mario Asnago, Claudio Vender, edificio per uffici e abitazioni in piazza Velasca, Milano, 1947-52.
Luigi Moretti, casa Girasole in via Bruno Buozzi, Roma, 1947-50.
Luigi Caccia Dominioni, edificio in Corso Europa, Milano, 1953-66.
68
semplice griglia strutturale, sorretta da una trave continua che libera lo spazio commerciale al piano terra,
in un delicato equilibrio con tamponamenti, modanature e finestre. Ma i telai esibiti acquisiscono in questi
anni forme differenti, e proprio le piccole variazioni
strutturali costituiscono lelemento distintivo delle architetture: si consideri, a titolo di esempio, ledificio
ad appartamenti del quartiere Tuscolano di Adalberto
Libera (1950-54)9, che caratterizzato da un telaio con travi a sbalzo; o il palazzo in via Gran S.
Bernardo a Milano di Vittoriano Vigan (1958-59)10
che cerca nella rastremazione dei pilastri, piano per
piano, la propria definizione formale; o, come caso
estremo, il palazzo della Rinascente a Roma (di Franco
Albini e Franca Helg, 1957-61)11, una delle rare opere
con struttura metallica di questi anni, nel quale lespres-
69
la necessit di mostrare, in luoghi non marginali, lanima strutturale delledificio: da una parte nellangolo
dei volumi verso il giardino il rivestimento si interrompe e affiora un pilastro a tutta altezza che sorregge
la serie di balconcini, dallaltra nel punto di contatto
tra le due torri. Entrambe le soluzioni rispecchiano
la volont di Gardella di creare effetti tridimensionali, a contrastare parzialmente la piattezza pressoch
monolitica delledificio. La terza gamma di soluzioni
rappresentata dalla negazione della struttura in facciata. Anche in questo caso le diverse realizzazioni nascondono differenti, e a volte opposte, ragioni
progettuali. Nel caso delle raffinatissime facciate di
Asnago e Vender, vi la convinzione di dover celare
ogni aspetto tecnico e reale delledificio: le opere
degli architetti milanesi sono caratterizzate da una
composizione astratta delle aperture e da una visione
sostanzialmente bidimensionale del prospetto. Stes-
70
71
13 Giancarlo De Carlo, Case per impiegati ad Alessandria, Casabella, 199, 1953-54, 26-33.
14 Tra i diversi saggi nei quali Moretti si sofferma su questi problemi
si rimanda a: Luigi Moretti, Forme astratte nella scultura barocca,
Spazio, 3, 1950, 9-20; Valori della modanatura, Spazio, 6,
1951-52, 5-12; Struttura come forma, Spazio, 6, 1951-52, 21-30.
15 Sulla famiglia di soluzioni nellopera di Figini e Pollini si rimanda
a Giacomo Polin, Five memos for Figini & Pollini, in Luigi Figini,
Gino Pollini: opera completa, a cura di Vittorio Gregotti e Giovanni
Marzari, Electa, Milano 1996, 169-195.
72
in vetro che rivestono ledificio e seguono solo in parte il suo passo strutturale.
possibile inoltre evidenziare un quarto tipo di atteggiamento. In alcuni casi gli architetti contemplano
contemporaneamente, in un singolo oggetto o complesso architettonico, le diverse soluzioni precedentemente elencate: il caso del complesso in via Broletto
a Milano (1948-49) di Luigi Figini e Gino Pollini, edificio che costituisce una significativa riflessione sugli
insegnamenti di Terragni, dove risulta chiaro come il
percorso visivo attraverso il lotto nelle quattro facciate dei due edifici, basso verso la strada e a torre
verso il retro del lotto sia accompagnato dal tema
della variazione della visibilit del telaio e del suo
statuto linguistico15. Da porzione della muratura, di
difficile leggibilit, nel fronte verso la strada, il telaio
emerge come elemento formale principale nel fronte
della torre, per trasformarsi definitivamente in facciata appesa, nel fronte verso il giardino. altres il caso
della palazzina di Ignazio Gardella in via Paleocapa
a Milano (1946-53), che in una singola architettura,
articolata in due corpi distinti, esplora due sistemi
costruttivi (telaio in c.a. e struttura in mattoni), imme-
73
diatamente mostrati in facciata: ne derivano due immagini diverse, con la soluzione a telaio totalmente
esibita verso parco Sempione, e il piatto fronte murario verso la strada laterale16. Nei palazzi urbani di
Pordenone, Donadon sembra non scegliere ununica
via nel modo di trattare il telaio: al contrario, esplora
alcune delle diverse ricerche che hanno caratterizzato il panorama italiano di questi anni. Si tratta di una
variazione tematica, che corrisponde in parte a unevoluzione cronologica, e sulla cui natura vale la pena
di riflettere. I magazzini Boranga (1952-57), uno dei
primi edifici che larchitetto completa in citt, mostrano
la precisa volont di segnare nel disegno della facciata landamento della struttura. Le due fasi di intervento
(piano terra e primo da una parte, i quattro piani della sopraelevazione dallaltro) sono caratterizzate da
una griglia regolare in facciata, che incornicia ampie
finestre. Da uno dei disegni del progetto della sopraelevazione evidente come larchitetto cerchi di unire i
due diversi interventi nel fronte verso la strada con un
74
16
18
75
verticali che servono soprattutto a negarne la ripetitivit e la piattezza. Al piano terra non troviamo pi
un sistema trabeato, bens archi in cemento, ovvero
interpretando il modo di disegnare di Donadon
dei grandi pilastri a T nei quali, una volta montati in
serie, le mensole (i semiarchi) assumono la funzione
di trabeazione. Si tratta di grandi elementi continui
a sezione variabile, che pur permettendo un effetto
tettonico particolare, ossia quello di liberare langolo delledificio da elementi portanti, non risultano del
tutto convincenti per quanto concerne la propria definizione formale. In tal senso, il percorso compiuto
da Donadon riflette le evoluzioni linguistiche dei tardi
anni Sessanta e Settanta a scala nazionale. La struttura, che inizialmente cercava di comunicare attraverso
la forma le proprie caratteristiche funzionali e statiche, la propria verit costruttiva, si fa nel corso del
tempo immagine di se stessa. Perde quelloriginaria
genuinit che caratterizzava limmediato dopoguerra
e sfocia in manierismo strutturale21. Lo mostra bene il
brutale quanto suggestivo portale di ingresso al padiglione B dellOspedale Civile di Pordenone. I pilastri
in cemento armato sono uniti alle travi aggettanti seguendo principi tettonici anomali per questo sistema
costruttivo: il modo di comporre il giunto tra i due sistemi corrisponde, secondo la logica costruttiva, ad un
telaio in acciaio. Le travi, infatti, sembrano accostate
al pilastro e non plasmate con esso, come imporrebbe
il cemento armato; appoggiate su mensole inventate
che certamente non trovano una ragione costruttiva
nel loro essere, se non quello di accentuare limmagine della struttura. In sostanza, il gusto per la struttura
diventa artificio. Pi in generale, fare architettura a
partire dalle considerazioni sulla struttura diventa, nel
corso del tempo, nel bene e nel male, strutturalismo.
Un percorso che ha visto Donadon in linea con le tendenze nazionali e internazionali, e che in fondo ha
segnato nei primi anni Settanta la conclusione di una
fertile epoca, quella dellarchitettura del secondo dopoguerra, che ha visto lItalia segnare la modernit, a
tutte le scale, in maniera decisiva.
I pilastri:
Magazzini Boranga, magazzini del Lavoratore, condominio Zacchi Cossetti
21
76
77
Giovanni Donadon:
prove di volo
per una nuova
architettura
Dalla poetica degli esordi alle opere
fuori Pordenone.
Paolo Tomasella
Da Venezia a Pordenone:
le opere desordio di Giovanni Donadon
(1949-1955)
La figura dellarchitetto pordenonese Giovanni Nino
Donadon (Pordenone, 24 giugno 1924)1, stata oggetto negli ultimi anni di rinnovata attenzione, tanto
che nel corso del 2011 apparsa una monografia
la quale, per la prima volta, ha ricomposto la sua intensa attivit professionale2. Nel caso di Donadon il
tempo e la sedimentazione storica hanno reso possibile il riemergere della rilevanza che ha assunto la
composizione architettonica nei suoi progetti, valore
troppo spesso disatteso in molte realizzazioni contemporanee. La sistematizzazione, almeno parziale, della
sua attivit di progettista ha reso possibile evidenziare
come a Giovanni Donadon si debbano alcuni tra gli
episodi architettonici cittadini maggiormente rilevanti del secondo dopoguerra, che ormai sono diventati
fatti urbani integranti del patrimonio immaginario collettivo. Tra i suoi numerosi progetti, infatti, si possono
ritrovare molteplici opere realizzate che ancora caratterizzano il profilo contemporaneo del capoluogo3.
Il percorso professionale di Nino Donadon, approfondito attraverso la citata monografia, conobbe tuttavia
79
80
alcuni antefatti che in questa nuova occasione di ricerca appaiono importanti per le rilevanti ricadute che
essi produssero nelle trasformazioni edilizie cittadine,
concretizzatesi tra gli anni Cinquanta e Sessanta del
Novecento. Sono ancora ben impressi nella memoria dellarchitetto gli anni universitari trascorsi a Venezia e il periodo che fece immediatamente seguito
alla conclusione degli studi dopo il secondo conflitto
mondiale: si tratta di una stagione difficile ma tuttavia
fertile per lintensit delle iniziative edilizie poste in
essere sia a Pordenone come nel circondario.
Grande appassionato di volo libero e aeromodellismo, dopo lo svolgimento degli studi liceali a Pordenone, Giovanni Donadon siscrisse, nel 1943, al
corso di laurea in architettura presso lIstituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV)4. Gli eventi
bellici successivi al tragico 8 settembre 1943 rallentarono inevitabilmente ogni attivit didattica e resero
difficile la regolare prosecuzione di numerosi corsi
che, da quella data, furono accompagnati dal costante pericolo di possibili bombardamenti aerei. Per un
breve periodo, al fine di evitare il peggiorare degli
eventi che si stavano profilando in Patria, nel 1944
Donadon ripar nella citt di Linz, in Austria, ove trov occupazione come disegnatore presso limpresa
di costruzioni condotta da Max Jordan5. Questo utile
praticantato, che in ogni caso rese possibile il proseguimento degli studi, gli consent anche dimparare
il tedesco. Il giovane Nino riprese regolarmente gli
studi nel 1945, a conclusione del secondo conflitto
mondiale. Il conseguimento della laurea in architettura
giunse il 26 febbraio 1949, presentando quale tema
di tesi il progetto per un edificio con cinema e biblioteca, caratterizzato dalla presenza di unardita
Giovanni Donadon ricordato anche per essere stato un appassionato esperto di volo e aeromodellismo, con premi e riconoscimenti nazionali a Udine e Roma (1943). Fu costituito il gruppo Piero Sacilotto,
e dalle scarse notizie dellepoca ricordiamo i modelli dei fratelli Biasin,
gli elastico dellarch. Donadon, istruttore della scuola di modellismo
allora esistente, i modelli di Italo Fagotto e Nevio Pez, tutti appassionati
che esercitarono sin dopo la 2a Guerra Mondiale. Associazione Arma
Aeronautica-Sezione di Pordenone, Scienza e tecnica del volo nel 70
anniversario della scuola di volo de La Comina, Pordenone 1979, 163.
5 Max Jordan, Baugesellschaft m.b.H., Bahnhofstrasse 12a, LinzDonau, Archivio Istituto Universitario di Architettura di Venezia, serie
fascicoli degli studenti, fasc. 202.
6 Nella stessa sessione di laurea ritroviamo anche Rinaldo Umberto
Fabbro (Magnano in Riviera, 1922) che gi dal primo dopoguerra emigrer in Australia per diventare uno fra i protagonisti dello sviluppo
urbano di Sydney, Melbourne e Canberra. Cfr. Istituto Universitario di
Architettura di Venezia, Elenco dei laureati con lindicazione del tema e
del voto di laurea, Anno Accademico 1947-1948, Venezia 1949, 79.
81
7 Giovanni Donadon fu allievo di Samon nei corsi di composizione architettonica, di Torres in urbanistica, di Carlo scarpa in disegno
dal vero e decorazione. Archivio Istituto Universitario di Architettura
di Venezia, serie fascicoli degli studenti, fasc. 202.
8 Su Giuseppe Samon almeno Francesco Tentori, Giuseppe e Alberto Samon. Fusioni fra architettura e urbanistica, Torino 1996.
9 Guido Bonzio si laure in architettura a Venezia il 10 novembre
1932, sostenne lesame di stato a Milano e siscrisse allOrdine
degli architetti della Provincia di Venezia nel corso del 1934. stato
anche insegnante e apprezzato pittore vedutista. Una prima ricognizione su Guido Bonzio e la sua attivit a Pordenone, lo scrivente in:
Giovanni Donadon. Architetture per la citt nuova, 19.
82
10
Edificio dichiarato agibile dal 14 settembre 1956. Archivio Storico del Comune di Pordenone (da ora ASCPn), b. 02.1457, 19461955, fasc. Istituto E. Vendramini.
11 ASCPn, b. 02.1270, 1947, fasc. Giuseppe Ellero.
12 ASCPn, b. 02.1308, 1949, fasc. Angelo Pujatti.
13 Disegni di Guido Bonzio in Giovanni Donadon. Architetture per
la citt nuova. Pordenone 1950-1985, 18.
14 ASCPn, b. 07.09.64, 1948-1952, fasc. Centro Studi o Scuole
Medie I Lotto.
15 Cfr. Francesco Tentori, Architettura e architetti in Friuli nel primo
cinquantennio del 900, Atti dellAccademia di Scienze e Arti di
Udine, s. VII, vol. VIII, Udine 1970.
16
83
84
85
laborazione con lo stesso Marzin19. Lingegnere, ancora con Pittana, nel successivo biennio 1949-1950
diede seguito anche ad un progetto per la costruzione
di un palazzo a destinazione residenziale e commerciale commissionato dalla ditta Dal Vera: il disegno,
ancora fortemente caratterizzato da unimpronta di
matrice razionalista, non ebbe seguito20. Nel frattempo Pittana diede compimento al progetto per la residenza del direttore della Societ Elettrica Trevigiana
(1950-1951). In questa fase, nella quale Marzin era
costretto a fronteggiare diversi impegni lavorativi che
spaziavano dai progetti di edilizia residenziale e industriale allattivit politico-amministrativa in qualit
di sindaco di Prata di Pordenone (1956-1964)21, si
consolid il nuovo sodalizio professionale che ben
presto prese forma in uno studio associato.
alle teorie architettoniche e ai principi del razionalismo europeo mediati attraverso laccoglimento delle
esperienze organiche di Frank Lloyd Wright. Nel caso
della realizzazione della nuova sede dellAssociazione degli Industriali di Pordenone, sorto nella centrale
piazza XX Settembre nel corso del 1952, Donadon
complet la quinta architettonica con un edificio che
non rinunci ad instaurare un garbato confronto con
la contigua Casa del Mutilato (1934-1937), ragguardevole opera di Cesare Scoccimarro25. Se da un lato
nelle prime realizzazioni dellarchitetto pordenonese
si assiste al rapido abbandono del monumentalismo
caratteristico del crepuscolo edilizio dellepoca fascista, le tendenze del Neorealismo architettonico sembrano tuttavia trovare in Donadon un cauto interesse.
Il lavoro di progetto si dimostra pi orientato verso
la ricerca di una coerenza compositiva dei materiali,
sulle scelte tecnologiche, riguardo i particolari architettonici e costruttivi. Meno evidente appare linterpretazione rivolta agli aspetti sociologici e psicologici
dellambiente costruito esistente o storico che invece
era maggiormente espressa in quegli anni in Italia da
maestri quali Ignazio Gardella, Mario Ridolfi e Ludovico Quaroni. Se le prime opere sono quindi ancora
influenzate dallarchitettura razionalista dei maestri
italiani e a tratti riconducono ai migliori esiti formali
di Enrico Del Debbio, Luigi Figini e Gino Pollini, Mario Ridolfi e nelle residenze private realizzate nel corso degli anni Cinquanta pi evidente linflusso di
Wright e Richard Neutra, successivamente prender
corpo, soprattutto nei complessi condominiali e negli
edifici alti, una nuova e diversa forma del comporre.
Con la progettazione di due nuovi edifici a funzione
mista, i Magazzini Boranga in viale Franco Martelli
proprio si iscriveva nel tessuto urbano, rispettando della precedente struttura langolazione e la facciata rientrante. A fronte di una
scelta stilistica al passo con i tempi, la distribuzione interna, invece, ricalcava quella del precedente teatro Licinio con un percorso
dingresso a 45 gradi rispetto la sala, dallangolo tra viale Martelli
e via Battisti, e con la stessa posizione di scale e servizi. Anche la
soluzione formale dellangolo rientrante, fin dalla prima idea di progetto, richiamava ledificio precedente, con la presenza di due alte
torri di testata che terminavano i prospetti laterali ed inquadravano
il basso corpo degli accessi e biglietteria. Il progetto originario fu
successivamente sottoposto a modifiche che interessavano soprattutto laspetto esteriore. Nella realizzazione, infatti, il manufatto si
presentava privo di ornamenti, sobrio e rigoroso nelle sue parti. Il
prospetto era sottolineato da un contrasto di pieni e d vuoti, da
unaccentuata concavit e da vetrate. Il Teatro Cinema Verdi aveva
una capacit di milletrecento posti a sedere, suddivisi in platea e
galleria, ed un volume di 25.000 metri cubi dei quali 5.500 metri
cubi occupati dal palcoscenico, che era quello del vecchio Licinio.
Comprendeva un ingresso con due bussole, due banconi per vendi-
ta biglietti, un ampio atrio con bar, accessi per gli uffici di Direzione e di segreteria. Dallatrio si accedeva alla platea. Due scaloni
portavano alla galleria, uno a chiocciola ed uno a due rampe. La
platea era di circa 500 mq. ed era dotata di 584 poltroncine; due
corridoi longitudinali svolgevano la funzione di disimpegno per le
scale e le uscite di sicurezza, per i servizi, per il palcoscenico e
i palchi laterali. Il palcoscenico, con relativi camerini, aveva una
superficie di circa 450 mq.. Al piano superiore allatrio seguiva la
galleria di circa 450 mq. e 750 poltroncine su gradonate e palchi.
Flavia Benvenuto Strumendo, Il Teatro Cinema Verdi, in Una citt, i
suoi teatri. Licinio, Verdi, nuovo Verdi, Pordenone, 2005, 79-80..
24 In difesa delledificio contro la paventata demolizione Giulio
Ferretti, Torna in auge il palazzetto costruito da Marzin e Donadon,
Il Popolo, LXXXIX, 32, 14 agosto 2011, 8.
25 Sulla Casa del Mutilato e il contesto urbano di Piazza XX Settembre: Moreno Baccichet, Urbanistica e architettura a Pordenone
nel Novecento: 3. La Casa del Mutilato (1934-1937), La Loggia,
X, 10 (2007), 5-17.
86
87
alla costruzione di un nuovo capolinea delle autocorriere da eseguirsi attraverso i cosiddetti Cantieri di
Lavoro. A delimitazione del perimetro della nuova
piazza, nel decennio 1955-1965, furono completati
una serie di edifici alti. Due di essi recano la firma
di Giovanni Donadon: il condominio Zacchi-Cossetti
(1957-1960), successivamente denominato Piazzale
delle Corriere e il palazzo Concordia (1961-1964).
Unitamente al palazzo Rex di largo San Giovanni
(1954-1961), denominato XXX Aprile lungo il perimetro dellisolato, il condominio Concordia di piazza
Risorgimento sar considerato fra i simboli architettonici pi riusciti della modernit pordenonese29.
Con questi edifici Donadon raggiunse i risultati maggiormente apprezzabili della sua sperimentazione
tecnica, tecnologica, strutturale e di ricerca formale
iniziata con il progetto dei Magazzini del Lavoratore
e la sede commerciale Boranga. La piena maturit
sar raggiunta con gli interventi condominiali completati negli anni successivi, alcuni particolarmente rilevanti e realizzati anche al di fuori del nucleo urbano
di Pordenone30.
29 Riguardo palazzo Rex-XXX Aprile di largo San Giovanni i giudizi dellepoca da parte della cittadinanza furono subito lusinghieri:
[] il palazzo Zanussi con quelle due ali sembra dare il benvenuto
con le braccia tese a chi giunge a Pordenone da Treviso. Ancora:
Il palazzo XXX Aprile cio il palazzo Rex in Largo Don Bosco []
data la sua mole [] il simbolo della tempra dei lavoratori pordenonesi e della forza economica della citt. Analoghe positive
valutazioni per il condominio Concordia: Fra i palazzi che ricordo,
il migliore forse il Concordia in Piazza Risorgimento, che dice
qualcosa di diverso come armonia fra luci ed ombre, fra vuoti e
pieni; inoltre: [] anche il palazzo Concordia desta ottima impressione sulle centinaia di persone che giornalmente giungono a
Pordenone con le autocorriere. Inchiesta sullargomento del giorno.
Mister Palazzo della citt nuova, La Tribuna di Pordenone, IV,
4, 30 Aprile 1964, 9.
88
delle cosiddette case Fanfani, pi propriamente inquadrate nel piano abitativo nazionale INA-Casa.
Larea prescelta era stata localizzata nel comune di
Tricesimo. Il progetto di concorso presentato da Giovanni Donadon con lingegnere Mario Marzin risulter vincitore ex aequo assieme a quello dellarchitetto udinese Giacomo Della Mea (Raccolana, 1907
Udine, 1968)33 il quale, oltre ad essere lincaricato
per questa costruzione, divenne ben presto uno fra i
protagonisti delledilizia popolare in Friuli nel primo
settennio di attuazione del piano34. Successivamente
allespletamento del concorso, allo studio Donadon e
Marzin venne affidata nel 1951 la progettazione di
due edifici nellarea di espansione destinata al nuovo
quartiere popolare udinese di via Pradamano35.
Da questepoca per tutti gli anni successivi il primo
settennio di attuazione del piano ai professionisti pordenonesi furono assegnate le progettazioni di altri
interventi in alcune localit del Friuli Occidentale:
Azzano Decimo, Maniago e Pasiano di Pordenone36.
Nel secondo settennato di attuazione del programma,
avviato nellaprile del 1956, la commissione giudicatrice appositamente istituita per formulare gli elenchi
dei professionisti abilitati a questi bisogni segnalava i
nomi di 75 tecnici indubbiamente capaci di svolgere
adeguati compiti di progettazione in questo settore
della casa popolare. Fra essi compaiono i nomi di
Gio Ponti, Luigi Mattioni e di quattro professionisti
friulani: Gino e Fernanda Valle, Ferdinando Vicentini
e Giovanni Donadon37. A seguito di questa segnalazione nel secondo settennio di concretizzazione del
piano a Donadon saranno affidati dallIstituto Autonomo Case Popolari di Udine 6 progetti da realizzarsi
nei centri abitati di Cordovado, Maniago, Sacile, San
Vito al Tagliamento e Sesto al Reghena38.
In questa tumultuosa ma feconda stagione giunse anche, nel gennaio 1958, laggiudicazione del concorso
30
Altre cronache ricordano che In pochi anni sono approvati e progettati ben 12.500 vani di abitazione. Cfr. Luigi De Rosa, Breve storia
di Pordenone (dalle origini ai nostri giorni), Pordenone 1969, 90.
33 Della Mea si occup anche di architettura sacra: fu lautore del
Tempio di Cargnacco (Chiesa della Madonna del Conforto, 19491955) e della Chiesa di Santa Maria della Misericordia presso lOspedale civile di Udine (1952-1959). Giacomo Della Mea. Architettura sacra 1948-1968, a cura di Giorgio Della Longa, Barbara
Fiorini, Pasian di Prato 2012.
34 Il piano Fanfani in Friuli. Storia e architettura dellINA-CASA, 93
35 Piano I.N.A.-Casa, I settennio. Udine: 2 fabbricati per complessivi 19 alloggi in via Pomponio Amalteo (1951-1953). Ibidem,
97, 177.
89
39
90
religione in tutto il Paese, anche quando le varie popolazioni nutrivano tra loro una pace armata. Nei primi anni di presenza etiopica
in Eritrea, tra quelle opere che scherzosamente si potevano chiamare le opere del regime, perch promosse e donate dallo Stato,
furono costruite tre moschee, tra le quali due importanti, a Massaua
(1952-1953) e Agordat (1956-1958). Dopo averne discusso e approvato i progetti, lImperatore non disdegn di visitarne pi volte i
lavori in corso, di scambiare pareri con i religiosi musulmani, e di
partecipare alle rispettive inaugurazioni ufficiali. In sostanza ebbe,
in materia di culto, un comportamento compiacente e prodigo. Memorie in Arturo Mezzedimi, Hail Selassi I: una testimonianza per
la rivalutazione, Studi Piacentini. Rivista dellIstituto storico della
Resistenza e dellet contemporanea, 12 (1992), 173-199.
42 Societ Anonima Navigatana - Gondar, diretta dal Commendatore Mario Buschi. Archivio Giovanni Donadon - Pordenone, fasc.
Chiesa S.S. Trinit Addis Abeba, carte sciolte.
madre da un portale, era stato pensato indipendente da essa, in forme lineari, simmetriche e chiuso ai
lati da due absidi semicircolari. Ai marmi ad intarsio
con disegno geometrico del pavimento e ad una serie
di mosaici e decorazioni musive bizantineggianti su
sfondo oro e blu turchese era demandato il compito di
rendere aulico linsieme architettonico45.
I tre mesi trascorsi ad Addis Abeba durante lanno
1958 per tentare di approntare il progetto della chiesa e del mausoleo resero possibili nuovi contatti con
personalit e aziende italiane operanti nel Corno
dAfrica. Fu loccasione per la predisposizione di un
disegno di massima per una villa di rappresentanza
destinata allo stesso Imperatore, progetto che tuttavia
rimase sulla carta. Lesperienza etiopica procedette a
rilento e si concluse in sostanza con un nulla di fatto,
n una fitta corrispondenza con Mario Buschi della
Societ Navigatana e con Giacomo Busetto sort
alcun effetto risolutivo rispetto al procrastinarsi degli
eventi. Tutti gli sforzi compiuti purtroppo rimasero senza un seguito concreto. Nella fase successiva i primi
anni Cinquanta il rafforzamento dei rapporti lavorativi con alcune imprese edili operanti nel territorio
pordenonese, tra le quali quelle condotte da Achille
Fadalti a Sacile, Giacobbe Del Mistro a Maniago,
Rinaldo Manzon e Giovanni Presotto in Pordenone,
resero possibile la realizzazione di una serie dinterventi anche al di fuori del capoluogo.
91
92
Fu certamente con limpresa edile maniaghese condotta da Giacobbe Del Mistro (Maniago, 11 maggio
1916 Pordenone, 11 aprile 2012) che si consolid
un proficuo e prolungato rapporto di collaborazione
che rese possibile la costruzione di numerosi interventi nella citt delle coltellerie. Anche a Maniago come
a Pordenone, alle prime progettazioni di ville e residenze unifamiliari, tra le quali si ricordano casa Cardin (via Dante Alighieri, 1953-1954), villa Cadamuro
(via Dante Alighieri, 1957-1958), villa Zecchin (via
San Rocco, 1962-1963) e casa De Cecco-Panigati
(via Cesare Battisti, 1966-1968), fecero seguito in
successione numerosi altri progetti per la costruzione
di edifici condominiali alti56. Nelle ville e nelle case
dabitazione realizzate negli anni Cinquanta rimane
evidente il riferimento wrightiano nelle soluzioni formali e nellorganizzazione degli spazi, nella successione dei volumi, nel trattamento delle superfici esterne
43
Estratto del memorandum destinato ai progettisti invitati: Premettiamo che S. M. lImperatore venuto nella determinazione di
trasformare ed arricchire linterno della Chiesa della SS. Trinit in
Addis Abeba mediante limpiego di marmi, mosaici, stucchi ed affreschi atti a dargli una veste confacente con la sua destinazione, e
di trasformarne la parte riservata ai sepolcri imperiali realizzandola
in forma pi imponente, ricca e definitiva. A tale scopo, infatti, Egli
ci ha incaricati, in qualit di Sua Impresa di fiducia, di sottoporgli
degli studi di massima ad opera, preferibilmente, di un architetto italiano esperto in architettura ecclesiastica. Ottemperando al desiderio
espresso dallImperatore, abbiamo deciso di rivolgerci ad almeno
tre architetti allaltezza di questo particolare compito, richiedendo
loro uno studio di massima (bozzetti, prospettive, descrizioni, piani
ecc.) al fine di essere in grado di sottoporre a Sua Maest Imperiale
almeno tre alternative diverse fra loro. Al prescelto, poi, verrebbe affidato lincarico di sviluppare in forma esecutiva lo studio preliminare
e la direzione del lavoro. Questa Chiesa, che limperatore chiama
Cattedrale, venne costruita in tre tempi diversi con numerose aggiunte
e modifiche al progetto originale, che data dal 1929-1930. Infatti,
soltanto le ossature edfamiglia, molto modesto, per la verit. Infine,
nel 1946-47, la chiesa venne ingrandita mediante il prolungamento
delle tre navate. Il progetto originale era improntato ad una architettura semplice, confacentesi con latmosfera abitudinaria del paese,
mentre lintervento di architetti diversi nelle successive fasi di finitura
e rimaneggiamento ne ha alterato lo stile, rendendolo indefinito con
tendenza al barocco. In una successiva ed ultima fase, ha contribuito
uno scultore greco del luogo a renderlo ancor pi pesante, collocando allesterno una serie di statue ed allinterno una serie di pannelli
di soggetto allegorico profano. Tanto si fatto e strafatto che oggi,
alla distanza di pochi anni, lImperatore non soddisfatto della Sua
chiesa. Avranno influito molto su questo suo nuovo modo di vedere la
Sue ultime visite nel mondo, in occasione delle quali ha avuto modo
di ammirare delle opere veramente belle: mausolei, monumenti, chiese ecc. ecc.. Sovente durante i nostri numerosi colloqui, parlando di
Chiese affreschi, mosaici e decorazioni, Egli rammenta con nostalgica ammirazione gli interni delle Basiliche di San Pietro e di San
Marco. Sin dallinizio del corrente anno lImperatore ci aveva espresso il desiderio, senza con ci prendere una decisione definitiva, di
abbellire la chiesa e di trasformare il sepolcreto. Infatti alcune idee,
93
Manzoni (via Manzoni, 1962-1968), De Amicis, eretto fra via Umberto I e via Edmondo De Amicis (19681971) e Dante (via Dante Alighieri, 1969-1974). Tutti
e tre i casi sono impostati utilizzando una base orizzontale destinata ad accogliere le attivit commerciali
o direzionali, dalla quale svetta possente lelemento
volumetrico verticale. In queste articolate realizzazioni
compaiono piani o setti murari che tendono a fuoriuscire dai compatti volumi attraverso una sorta di crescita ortogonale. I tre episodi architettonici appaiono
tuttavia caratterizzati da una minor convinzione formale rispetto agli interventi pordenonesi dello stesso
periodo (palazzo Brieda, 1962-1964 e condominio
Firenze, 1964-1967), forse anche a causa di reiterate varianti che ne modificarono laspetto originariamente ideato. Se le scelte planimetriche degli interni
appaiono in ogni caso razionali, gli spazi comuni
presentano soluzioni darredo in legno tali da rendere
pi domestiche le ambientazioni.
Per lo stesso impresario maniaghese Del Mistro larchitetto progett anche la nuova sede aziendale di
via Spilimbergo (1973-1977).
Non si discosta dalle impostazioni planimetriche utilizzate a Maniago un altro importante intervento realizzato a Sacile. Nello stesso arco di temporale in cui
Donadon era alle prese con il completamento delle
costruzioni maniaghesi, limpresa sacilese condotta
da Achille Fadalti decise di affidare allo stesso proget-
94
44
95
ad uso commerciale destinato anche a sede aziendale ed ancora esistente lungo la strada Statale Pontebbana che conduce a Pordenone.
Anche Fiume Veneto conserva alcuni interventi progettati da Giovanni Donadon. Fra questi certamente
lepisodio pi rilevante rappresentato dal nuovo municipio (e relative pertinenze) che venne completato
fra il 1962 e il 1965. Questa costruzione sembra
evocare, almeno nelle intenzioni e seppur nel diverso rapporto di scala, il trattamento delle masse che
compongono lAmbasciata di Gran Bretagna a Porta
Pia nei pressi delle mura aureliane in Roma. Lopera,
concepita da Sir Basil Urwin Spence (Bombay, 1907
Yaxley, 1976) fu realizzata tra il 1959 e il 196847.
Con Spence, tra laltro autore della ricostruzione
della cattedrale di Coventry (1951-1962), Donadon
sembra condividere non consapevolmente unanaloga forma di trattamento delle superfici nel rapporto
fra i vuoti ed i pieni. La corrispondenza temporale
fra i due interventi appare quasi sorprendente e rappresenta anche la testimonianza che le sollecitazioni
formali tese verso una nova architettura animavano
96
anche un territorio periferico come poteva essere considerato il Friuli Occidentale. Fecero seguito, sempre
a Fiume Veneto, altri interventi che, certamente funzionali, tuttavia si dimostrano meno efficaci sul piano
della composizione e delle soluzioni architettoniche
adottate rispetto al municipio: il poliambulatorio di
piazza Paolo Bagellardo, completato fra il 1971 e
il 1975 e lasilo nido comunale (via Conti Ricchieri,
1972-1979). Unanaloga struttura destinata alleducazione infantile venne completata su commissione
della parrocchia a Maniagolibero (via Dalmazia,
1968-1974)148.
Tra i diversi temi della progettazione affrontati dallarchitetto non assente nemmeno quello destinato alla
villeggiatura e alle vacanze. Nella stazione sciistica
di Piancavallo, in localit Collalto, Donadon complet la realizzazione del Residence Giardino (19731974) composto da una schiera affiancata da un
adiacente edificio a pi alloggi architettonicamente
definito attraverso la libera reinterpretazione della
baita prealpina. Se il progetto di montagna rappresenta un episodio, nel suo repertorio non mancano
97
invece alcuni significativi interventi nelle stazioni balneari adriatiche. A Lignano Sabbiadoro, oltre ad alcune case di villeggiatura fra le quali spicca villa Andreina costruita dallimpresario Marco Orfeo Fadalti
(via delle Arti, Lignano Riviera, 1969-1971), restano
rilevanti per forme, volumi e le scattanti geometrie
delle facciate, trasposizioni marine degli esiti formali
pordenonesi dello stesso periodo, lHotel Medusa (via
Raggio dello Scirocco, Lignano Pineta, 1963-1964),
il grattacielo Park Palace (piazza del Sole, Lignano
Pineta, 1962-1965) e il Residence Dei Fiori (viale dei
Fiori, Lignano Pineta, 1963-1967). Il contemporaneo
Hotel Mediterranee, costruito su base esagonale in
due lotti a Bibione Pineda (via degli Asfodeli, 19721973) riprende idealmente le soluzioni gi adottate a
Lignano nellalbergo Medusa.
Meritano una menzione, per i risultati raggiunti sia
nelle forme come nelle funzioni, alcuni singoli interventi edilizi costruiti in Friuli e nel Veneto. Fra questi la
palazzina Romor a Cordenons, edificio residenziale
e commerciale dangolo posto fra via Sclavons e via
San Francesco, opera concretizzatasi in due stralci
funzionali nel periodo 1958-1961. Fra Villa DArco e
San Quirino si trova villa Cecilian (1970), pregevole
edificio residenziale caratterizzato da un curioso porticato composto da archi a forma di ferro di cavallo.
98
99
composizione da Giovanni Donadon rimangono indubbie e si sono palesate in molti fra i tanti interventi
realizzati sia in citt sia al di fuori del contesto locale.
Egli ha saputo declinare le istanze del Moderno traducendo le aspirazioni dei grandi maestri del Novecento attraverso interpretazioni architettoniche inedite
per un territorio, quello pordenonese, forse non del
tutto preparato ad accoglierle e rimanendo pertanto
una voce senza accoliti.
46
100
drale di Concordia Sagittaria per la realizzazione di un asilo parrocchiale. Linteressante progetto, contrassegnato dal motto Children,
non ebbe esito. Archivio Giovanni Donadon - Pordenone, fasc. Concorso Concordia Sagittaria, carte sciolte.
49 Cfr. Cecchini 1976-1982, Bollettino Parrocchiale, Numero Unico
in occasione dellinaugurazione della nuova Chiesa, 7 marzo 1982.
50 Riguardo questo intervento ringrazio sentitamente Alessandro Fadelli per le utili informazioni.
101
Giovanni Donadon:
la tecnica
giuseppe carniello
103
la tecnica
giuseppe carniello
- la colonna,
- la griglia di facciata,
- il cornicione.
Molti altri elementi si potrebbero citare, fino alla scala
pi minuta del dettaglio costruttivo degli infissi, amorevolmente disegnati per ogni edificio. Sarebbe molto
lungo e difficile dimostrare quanto siano ancora attuali e interessanti quei lavori. Basti solo citarne uno:
chi sale al primo piano dei Magazzini del Lavoratore
di piazza Duca dAosta percorre una scala che resta
emozione pura, dopo cinquanta anni dalla sua realizzazione: la pedata aggettante, il corrimano di legno
sagomato, la protezione di cristallo retinato. Era tutto
previsto, il disegno originale essenziale, ma gi prefigura le curve, lattacco che svirgola, il forte supporto
inferiore. La pietra leggera, lacciaio si fa pesante
sostegno espressivo. Citiamo solo questo elemento, di
sfuggita. Ma come un invito a ri-guardare con attenzione tutte le architetture che abbiamo il privilegio
di poter frequentare, nella nostra citt.
La colonna
Non c un pilastro in posizione casuale e banale
negli edifici di Donadon. Non fra gli architetti che
prescindono dalle ragioni della statica (problema da
ingegneri, spesso ad essi delegato senza soverchie
preoccupazioni). Invece sussiste una identit fra lordine strutturale e quello compositivo. Pi ancora: c
un rimando di ragioni, di motivi e di stimoli che connettono la struttura e lestetica delledificio. Anche se
104
105
la tecnica
giuseppe carniello
prastante. Qui le colonne si diradano: il modulo strutturale 4,00 m ma le colonne del portico sono poste
a 6,00 m. Perci una massiccia trave di cemento armato costituisce lorizzonte di passaggio e segna con
una massa imponente la base della vera e propria
facciata. Per collaborare con una trave tanto importante, su campate doppie, le colonne si divaricano,
in modo che le basi sono ancora distanti 6,00 m, ma
le sommit solo 5,00 m. I momenti flettenti nella trave
smorzano le cuspidi, si riequilibrano armonicamente e si concludono sugli angoli con lo sbalzo della
facciata. Cos lo vede un ingegnere; larchitetto non
mancher di riscontrare il raggiunto equilibrio fra una
sovrastruttura possente ed una sottostruttura leggera,
bench perfettamente proporzionata.
La composizione degli elementi in facciata uno dei segni pi caratteristici dellarchitettura di Nino Donadon:
mai un allineamento domina indiscusso da cima a fondo, mai una superficie piatta e neutra, senza altra
campitura che la contrasti. Non un solo gioco compositivo, una tecnica espressiva ed uno strumento
che conferisce profondit alla facciata, riporta le ombre e mette in luce gli spessori. Spesso si intreccia con
motivi strettamente tecnologici, come lombreggiatura
degli spazi retrostanti, o la protezione dal vento, o la
riduzione dellintrospezione. In casi estremi, come nel
condominio Ariston e nel municipio di Fiume Veneto,
si fa disegno stesso della struttura.
106
La griglia di facciata
La facciata della vecchia sede dellAssociazione Industriali in piazza XX settembre (oggi pertinenza della
Banca Friuladria) un esempio elegantissimo del linguaggio razionalista italiano, con il basamento rivestito in pietra grezza, la superficie liscia interrotta ora
da una loggia rientrante ora da finestre a filo, ora
con infissi sporgenti che proiettano lombra sullintonaco chiaro. una pagina magistrale, un saggio di
eleganza. Ma nulla casuale, anche sul piano della
tecnologia: la facciata sporge leggermente dal basamento, vi proietta unombra e lo protegge dalla pioggia; gli ingressi sono meglio riparati da una piccola
pensilina, che tuttavia sta ancora pi in basso, non si
confonde con il filo di facciata e si estende di lato fino
proteggere il cancelletto pedonale.
Le facciate dei diversi padiglioni dellOspedale Civile
costituiscono il paradigma pi completo del lessico
di Donadon; qui la logica funzionale si esplicita nel
modo pi ampio possibile. Troviamo ancora le sottili
lesene montanti, gi sperimentate su molti palazzi re-
sidenziali e si aggiungono eleganti variazioni di frangisole fissi, davanzali e velette, frangisole scorrevoli,
ampie finestre vetrate, finestre ad ante dissimmetriche
per la ventilazione naturale. Non un puro e semplice
catalogo: ciascun elemento esprime una finalit precisa, sia nella composizione complessiva, che nella
specifica funzione degli ambienti retrostanti.
Non neppure qui un semplice gioco compositivo e
non solo lesplicitazione della funzione. La variet
di soluzioni ed il tono caldo del rivestimento in klinker anticipano un criterio solo oggi perentoriamente
richiesto come essenziale nel progetto degli ospedali:
Umanizzazione. Allora non ci si pensava, basta vedere gli altri nosocomi dellepoca: un gran edificio
grigio-azzurrino, tante finestre tutte uguali, come per
dire: Vieni qui, forse ti guariremo, ma per noi sei
solo un numero. Nellospedale di Pordenone, anche
per merito del progettista, si viene accolti come utenti meritevoli di attenzione, di cure, senza perdere la
propria individualit.
Il condominio Ariston, in via Beato Odorico, sviluppa
ancora la tessitura modulare della facciata, con lesene
e scarti delle finestre nel passare da un piano allaltro,
quasi a sottolineare la dinamica ascendente che caratterizza tutto ledificio. Una parte rientra per dare
spazio ai poggioli della abitazioni, ed parzialmente protetta alla vista da una grigliato verticale di cemento armato. Gli uffici invece sono tutti vetrati, con
finestre quasi continue, solo separate dalle ricorrenti
paraste verticali.
Questo edificio introduce anche una novit: un grande corpo di collegamento fra i due blocchi edilizi
sostenuto dalla propria stessa facciata, esplicitamente
proiettata allesterno, senza altra mediazione che le
vetrate. La facciata qui una pura e semplice trave
reticolare; anche in questo caso si anticipano di decenni le soluzioni hight-tech. Ma lavorandole con il
cemento armato, con casserature perfette, superfici di
precisione millimetrica, raccordi obliqui geometricamente azzardati e costruttivamente ineccepibili.
107
la tecnica
giuseppe carniello
struttura principale, le finestre sono modulate per controllare lintrospezione. Tutto cemento armato a vista. Lultimo geniale tentativo di rinnovare il paradosso
della naturalit di un materiale artificiale. Qui per
non beton brut, ma raffinata esecuzione di dettagli.
Il palazzo Breda in viale Marconi cambia radicalmente
lessico, rinunciando agli elementi di cemento a vista ed
alle superfici di klinker. Non cambia la scelta compositiva, tutta giocata sulla profondit della facciata e
sulla dialettica di porticati e pareti piene. Addirittura
il portico passante su due piani (con le colonne affusolate di cui si gi scritto). Linvolucro per non
pi composito, ma di unico materiale: di travertino
rivestite le campiture opache, di travertino incorniciate le finestre. La profondit conferita dalla diversa
lavorazione: lastre piane sulle superfici, massello pieno sagomato a sguincio le cornici. Il tutto risalta come
una sequenza di fotogrammi vicino-lontano e domina
sul vuoto marcato alto due piani, sulla vetrata a filo
lucido e sul portico passante. Travertino, cornici, riquadri: dalla descrizione si dedurrebbe un carattere
monumentale ed invece larchitetto non rinuncia al
108
dinamismo, recuperando, come nei suoi primi edifici, lalternanza apparentemente irregolare dei pieni
e dei vuoti. Cos ha realizzato un edificio sospeso,
mutevole nella quarta dimensione.
Il cornicione
Detto cos, il cornicione sembra davvero un elemento neoclassico! Ma non si trova un nome appropriato
alla variet di soluzioni con cui larchitetto Donadon
chiude in alto i propri edifici; nessuna soluzione
banale, sempre nuovi sono i motivi e le tecniche utilizzate. Spesso aveva staccato la cornice, con una
sospensione delledificato fra la facciata ed il cielo;
talvolta si era limitato ad evidenziare lo stacco fra
soffitto e copertura, con un grigliato che corrispondeva
alla tecnica (oggi ampiamente usata) della copertura
ventilata. Altre volte, semplicemente la facciata si piega allindietro, lasciando intravvedere il cielo un po
in anticipo.
109
la tecnica
giuseppe carniello
Nei tre edifici dellOspedale Civile, lintero ultimo piano ha una destinazione speciale e dunque appare
allesterno con un involucro diverso, un grigliato che
fa dellintero piano il cornicione delledificio. In questo caso, anche la struttura portante e non solo linvolucro, mutano assetto. Nellultimo piano (dove sono le
sale operatorie), si liberano gli spazi eliminando i pilastri interni e la copertura sorretta da travi reticolari
in cemento armato estradossate; la sagoma delle travi
si proietta e costituisce la copertura stessa, che appare
la Mansarde. Purtroppo oggi la sovrapposizione di
molte apparecchiature di climatizzazione ha snaturato e reso illeggibile quella soluzione cos intelligente.
La sopraelevazione dei Magazzini Boranga prevedeva una grande terrazza al quarto piano; sulla strada
principale la terrazza si affacciava con un grande
vuoto: la cornice non racchiudeva ledificio, ma uno
spazio astratto, che faceva da tramite con il cielo.
Quella soluzione, cos poetica e molte volte riproposta
dallarchitetto, avrebbe avuto una ragione tecnica ancora oggi attuale: scherma la facciata dai raggi solari
che incidono da Sud, la protegge dalle intemperie,
agevola laccesso in sicurezza sulla copertura. In pi,
enfatizza ledificio, cosa non trascurabile per una attivit commerciale; ma qui lenfasi non banale come
nelle sovraccostruzioni di certi complessi edilizi di Ligresti a Milano o di Podrecca a Conegliano.
Per restare al commerciale, i Magazzini del Lavoratore di piazza Duca dAosta hanno lo stesso gioco
della cornice staccata. Per qui lorientamento della
facciata diverso, il sole da Sud non sfiora, ma colpisce in pieno la facciata su via Cavallotti, perci il
coronamento si piega in basso e le aperture sono limitate. Solo laltra facciata a Ovest si apre con logge
profonde e ben protette dalla luce trasversale.
Il palazzo Zacchi Cossetti resta il testo pi ricco di elementi tecnici e compositivi: anche qui il coronamento
formato da una soletta lineare, staccata dalla massa
edilizia; in pi c la complicazione dellangolo ottuso
fra i due assi stradali e quindi fra le facciate convergenti. Perci tutte le terrazze dangolo si allineano alla
facciata principale, come se fosse un angolo retto;
allultimo piano la terrazza dangolo scompare ed il
cornicione si libra nel vuoto. Da notare che qui c
un doppio cornicione: la terrazza del penultimo piano
ha eccezionalmente un parapetto continuo in cemento
rivestito, che copre la facciata sottostante; sopra svet-
110
111
113
114
115
116
117
118
119