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18-06-2013

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Estratto

COSTANTINO I
ENCICLOPEDIA COSTANTINIANA
SULLA FIGURA E LIMMAGINE
DELLIMPERATORE
DEL COSIDDETTO EDITTO DI MILANO
313-2013

volume primo

isbn 978-88-12-00171-2

ISTITVTO DELLA

ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
ROMA 2013

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Riccardo Chiaradonna

Filosofie e teologie politiche


Neoplatonismo e politica da Plotino a Proclo

Sommario: Virt civili e assimilazione a dio: Plotino e Porfirio. Plotino Porfirio Giamblico
Filosofia e politica intorno a Giuliano imperatore
Epilogo
I secoli III-V sono lepoca del neoplatonismo,
lultima filosofia in un contesto religioso pagano,
databile da Plotino (205-270) alle scuole di Atene e
di Alessandria (V-VI secolo). tuttora discussa la
legittimit definitoria di una filosofia politica propriamente neoplatonica, giacch lorientamento
mistico e ascetico della tarda filosofia dambito pagano
spesso apparso come antitetico allelaborazione di
un autentico pensiero politico. Se vero, dunque,
che la filosofia tardoantica platonica, tuttavia leredit del platonismo politico vi resterebbe affatto
marginale. Questa valutazione tradizionale, per,
stata recentemente messa in discussione. Ci vale in
primo luogo per i pensatori pi celebri, come Plotino, Porfirio (234-305 circa), Giamblico (245-325
circa), Proclo (412-485). Esiste infatti un buon
numero di passi nelle loro opere nei quali sono affrontate questioni relative alla politica. Inoltre notevole, e ancora non del tutto investigato, il coinvolgimento di questi pensatori nelle vicende storiche
del tempo. La portata politica del neoplatonismo
diventa ancor pi grande se si includono in questo
movimento di pensiero autori come Giuliano imperatore (330/331-363), del quale effettivamente noto
il legame con i circoli filosofici del IV secolo. Se sia
possibile considerare Giuliano come esponente di
un neoplatonismo specificamente politico , come
vedremo, una questione difficile da risolvere e forse
destinata a rimanere aperta. In ogni caso, importante investigare il rapporto tra il suo progetto politico e lambiente filosofico dellepoca. Da simili considerazioni emerge un quadro del neoplatonismo
pi complesso e sfaccettato di quanto non si sia

usualmente portati a credere. Da un lato, le scuole


filosofiche si rivelano come elementi di primo piano
nella cruciale transizione tra III e IV secolo: la valutazione dei neoplatonici come filosofi distaccati dal
mondo e sostanzialmente estranei ai rivolgimenti del
loro tempo appare dunque, almeno per quella precisa fase storica, poco fondata. Daltro lato, figure di
intellettuali come Giuliano e Temistio (317-388 circa)
stanno sempre pi mostrando agli occhi degli studiosi uno spessore specificamente filosofico che merita
di essere discusso con strumenti appropriati.
Il presente contributo prende le mosse da Plotino e da Porfirio considerando la loro dottrina delle
virt politiche o civili e il passaggio da una concezione integralmente teoretica della purificazione dellanima (Plotino) a una posizione dai contorni meno
rigorosamente intellettualistici (Porfirio). Si prender poi in esame il neoplatonismo siriaco di Giamblico e della sua scuola: qui emerge, pi che nei predecessori, un interesse propriamente politico, che
importante mettere in rapporto con le principali
novit introdotte da questo filosofo rispetto a Plotino e a Porfirio. Saranno poi considerate leredit
di Giamblico nel IV secolo e la riflessione filosofica
e politica di Giuliano imperatore: questo il momento
in cui linterazione tra neoplatonismo e politica appare
pi stretta. In conclusione, saranno presentati sinteticamente il neoplatonismo politico di Proclo, sintesi estrema del paganesimo morente, e la svolta rappresentata dal De civitate Dei di Agostino1.

Virt civili e assimilazione a dio: Plotino


e Porfirio
Plotino
Nella Vita di Plotino, premessa alla sua edizione
delle Enneadi, Porfirio informa che Plotino, dopo aver
trascorso undici anni presso la scuola di Ammonio

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Sacca ad Alessandria (232-243), ha seguito limperatore Gordiano III nella sua sfortunata spedizione in Oriente2. Dopo essere transitato per Antiochia, Plotino si stabilisce a Roma (244), dove ha
rapporti stretti con llite politica e intellettuale (
interessante che Plotino non abbia mai visitato
Atene, per quanto possiamo sapere). La sua scuola
ma si trattava piuttosto, a quanto pare, di un circolo di intellettuali frequentata da senatori, letterati e altre personalit di rango sociale elevato.
Inoltre, Plotino intrattiene rapporti stretti con limperatore Gallieno e la moglie Salonina, tanto che,
come riferisce ancora Porfirio, sarebbe suo intento
fondare in Campania Platonopoli, una citt governata secondo le leggi di Platone3. Il progetto per
fallisce per lopposizione di altre persone vicine
allimperatore. Porfirio si premura inoltre di informare che Plotino stato impegnato nelle occupazioni pratiche, facendo ufficio di esecutore testamentario per gli orfani4. Questa serie di informazioni,
da cui emerge lattivo coinvolgimento di Plotino
nelle vicende storiche e politiche del suo tempo,
per bilanciata da elementi che vanno in direzione
opposta. La biografia si apre con la celebre descrizione di Plotino, filosofo che sembra vergognarsi
di essere in un corpo, rifiuta di farsi ritrarre e di
parlare di s stesso5. Se Plotino impegnato nelle
contingenze pratiche, in realt il suo intelletto non
mai distratto dalla contemplazione teoretica6.
Egli si adopera per distogliere il discepolo Zeto
dagli incarichi politici7, mentre un altro discepolo,
il senatore Rogaziano, arriva a rinunciare al suo
incarico dismettendo la propriet e licenziando i
servi8. C per un altro aspetto ancor pi significativo. Se vero che Plotino attraversa la crisi del
III secolo, niente di tutto questo traspare nelle sue
opere. Si sono voluti trovare riferimenti al contesto dellepoca nella descrizione delle tragiche vicissitudini umane in Enneadi III 2,6-8, oppure nellallusione alle istituzioni politiche che gli gnostici
hanno il torto di rifiutare9: ma difficile trarre conclusioni precise da passi cos generici10. Gli scritti
che compongono le Enneadi sono, quanto altri mai
nella filosofia antica (e non), privi di riferimenti al
contesto storico e sociale in cui sono stati composti (il contrasto con Platone in questo caso davvero stridente).
Inoltre, imprudente basarsi sulla biografia
composta da Porfirio per ricostruire latteggiamento
filosofico di Plotino verso la politica. Anche
lasciando da parte lintricatissima questione dellattendibilit del resoconto porfiriano, si deve considerare che una posizione ascetica e fondata sul
primato della teoresi rispetto alla prassi pu perfettamente coesistere con una condotta di vita attiva.

Questo vale in generale e vale, in particolare, nella


Tarda antichit, un periodo in riferimento al quale
dicotomie che a noi sembrano ben stabilite (razionalit vs irrazionalismo, ascesi vs vita attiva) possono risultare poco fondate11. Daltronde, alcuni
aspetti della biografia plotiniana, che hanno fatto
pensare a un coinvolgimento nelle controversie politiche e ideologiche del tempo, restano male documentati. Ad esempio, poco si sa sullambiente in
cui si svolta la formazione filosofica di Plotino ad
Alessandria e sugli eventuali rapporti della scuola
di Ammonio con le lite culturali e politiche dellImpero. Probabilmente questi legami sono effettivamente esistiti, se autori influenti come Plotino,
Longino e (sebbene la questione sia molto dibattuta) il cristiano Origene sono tutti passati per
Ammonio Sacca: tuttavia i contorni restano imprecisi e, soprattutto, difficile stabilire quale fosse il
carattere dellinsegnamento impartito in quella
scuola12. Per quel che si sa, si tratta di autori molto
diversi e in relazione ai quali complesso individuare una comune matrice ammoniana. Persino il
progetto di fondare Platonopoli si presta a interpretazioni diametralmente opposte: pu indicare
tanto la volont di perseguire un progetto politico,
quanto quella di fondare una comunit di filosofi
separata dalle vicende circostanti. Le informazioni
sono semplicemente troppo poche per trarre conclusioni precise. Plotino, dunque, certamente stato
un componente della pi elevata lite intellettuale
dellImpero, ma da questo non possiamo inferire
un suo attivo coinvolgimento politico, n men che
mai ci basta a ritrovare uno specifico aspetto
politico nel suo pensiero.
In realt, lunico criterio in base a cui pu essere
plausibilmente valutata la filosofia di Plotino dato
dal contenuto dei suoi scritti e, malgrado alcuni
ingegnosi tentativi di dimostrare il contrario, quasi
impossibile rintracciare una filosofia politica nelle
Enneadi. Lunica vera eccezione costituita dalla
discussione delle virt politiche o civili nel trattato
I 2 (19) Sulle virt13. Come sempre, il titolo dello
scritto non plotiniano e pu risultare fuorviante
(Porfirio informa che Plotino non apponeva titoli
ai propri trattati). Plotino, infatti, non vi offre tanto
una classificazione schematica delle virt (anche se
le virt sono loggetto principale della sua discussione), ma si propone di spiegare come lanima possa
fuggire dai mali di questo mondo raggiungendo il
fine di assimilarsi a dio14. La discussione della virt
avviene in questo preciso contesto, collegato allinterpretazione del Teeteto di Platone15: un tema
corrente nellesegesi platonica prima di Plotino, il
quale riprende una questione tradizionale affrontandola secondo la sua peculiare prospettiva filosofica.

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FILOSOFIE E TEOLOGIE POLITIChE

Plotino unisce lesegesi del Teeteto (dottrina del


fine delluomo identificato con lassimilazione a
dio) con quella del Fedone (dove le virt sono considerate quali purificazioni dellanima: Phd. 69 c)
e con la distinzione delle quattro virt cardinali di
cui tratta il IV libro della Repubblica (Pl., R. 431
e): saggezza (), coraggio (), temperanza (), giustizia (). La classificazione platonica ripresa, specificando per
che le quattro virt si ritrovano su pi livelli differenti e ordinati gerarchicamente. Il grado inferiore
per lappunto costituito dalle virt politiche o
civili: esse riguardano non solo la parte razionale
dellanima, ma anche quella desiderativa, e consistono in un limite e in una misura imposti alle passioni e ai desideri: la vera purificazione non ha luogo
attraverso di esse16. Ben diverse sono le virt superiori17, di tipo teoretico e contemplativo (le quattro virt cardinali sono ridefinite in questo senso:
I 2, 6), allinterno delle quali vanno situate sia, come
momento preparatorio, la purificazione dellanima
dal corpo, sia la contemplazione dellIntelletto18.
La classificazione plotiniana dei gradi di virt
stata ampliata e rielaborata a partire da Porfirio,
modificando profondamente il suo senso. Per quanto
riguarda Plotino, alcuni punti devono essere rapidamente richiamati. In primo luogo, la posizione
delle virt politiche limitata. Nel caratterizzarle,
Plotino prescinde da ogni prospettiva collegata al
vivere in comune: esse riguardano semplicemente
la limitazione dei desideri e delle passioni individuali19. Inoltre, il loro compito confinato a rendere migliore lanima rivolta ai corpi. Solo attraverso le virt contemplative, e dunque in modo
esclusivamente teoretico e conoscitivo, lanima pu
realmente purificarsi, elevandosi rispetto al mondo
empirico e stabilendosi nellintelligibile in accordo
alla sua natura pi vera. Plotino non afferma, sia
ben chiaro, che le virt civili siano superflue: in
nessun passo delle Enneadi dichiarato un indifferentismo amorale rispetto alla condotta pratica (si
vedano le osservazioni contro gli gnostici in II
9,15,22-40). Tuttavia, la posizione delle virt politiche resta marginale. Plotino sostiene che il saggio le possiede ma solo in potenza, mentre esse sono
sostituite (e non solo completate) dalle virt superiori e teoretiche20. Il saggio non inattivo, ma Plotino sembra suggerire che le sue azioni discendono
in modo quasi automatico, come un corollario, dalla
contemplazione teoretica, senza che vi sia calcolo e
deliberazione21. Se si escludono alcuni passi, la cui
importanza non va comunque esagerata, Plotino
non pone in luce nessun aspetto specificamente
politico dellazione del saggio, e mantiene fermo il
principio secondo cui la vera felicit coincide con

il possesso della vita perfetta e intelligibile, rispetto


alla quale lazione pratica non d un contributo
significativo: pu essere felice anche chi non agisce, e non meno ma pi di colui che ha agito22. Un
secondo punto va posto in evidenza. Come si vedr,
nella riflessione politica neoplatonica di centrale
importanza stabilire lesistenza di azioni o pratiche
distinte dalla semplice conoscenza teoretica e capaci
di purificare lanima garantendo il contatto con il
divino (da qui limportanza della teurgia). In questo contesto si afferma lidea, avanzata gi da Porfirio, che esista una classe di virt catartiche, la cui
posizione sarebbe intermedia tra quelle civili e quelle
teoretiche. La dottrina di Plotino diversa, poich,
sebbene nel trattato I 2 parli a pi riprese di purificazione, tuttavia egli non individua affatto una
specifica classe di virt purificative23. Per Plotino
la purificazione un processo di natura intellettuale, teoretica, che non associato a specifiche pratiche. Il fine pienamente attingibile attraverso la
conoscenza intellettuale rendersi identici a dio:
ci possibile perch lanima non completamente
discesa nel corpo, ma la sua parte superiore rimane
insediata nellintelligibile condividendo la contemplazione teoretica perfetta dellIntelletto divino24.
Litinerario della filosofia consiste nel riappropriarsi
di questa natura superiore della quale non siamo
ordinariamente consapevoli anche se ci caratterizza
come la nostra essenza pi propria e nel farne il
centro della nostra attivit psichica. Il progressivo
abbandono, a partire gi da Porfirio, di questa forma
estrema di intellettualismo, e una profonda trasformazione nella concezione delluomo e dei suoi limiti
conoscitivi aprono le porte alla riflessione politica
neoplatonica, che in alcuni casi si configura come
una vera e propria ideologia dellultima reazione
pagana contro i cristiani.

Porfirio
La relazione tra Plotino e Porfirio costituisce
uno dei punti pi controversi nel neoplatonismo.
Porfirio non solo allievo di Plotino (fa parte per
cinque anni, dal 263 al 268, della sua scuola a Roma,
prima di lasciarla per recarsi in Sicilia), ma anche
editore dei trattati e autore della celebre biografia
sopracitata. Pubblicata nel 301, nellultimo periodo
della sua attivit, ledizione delle Enneadi fa probabilmente parte del progetto di Porfirio per rivendicare leredit filosofica di Plotino in contrapposizione a Giamblico (che di Porfirio era forse stato
allievo, prima di stabilirsi nella sua nativa Siria fondando una scuola ad Apamea o a Dafne, presso
Antiochia)25. In effetti, Porfirio respinge in buona
parte la principale innovazione del platonismo di
Giamblico, ossia lidea per cui lascesa dellanima

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al divino sarebbe garantita non dalla contemplazione intellettuale riservata ai filosofi, ma da pratiche teurgiche (specifiche pratiche rituali rivelate
dagli dei per permettere di entrare in contatto con
loro, delle quali anche i filosofi avrebbero bisogno)26. Porfirio, per, non stato solo un seguace
fedele di Plotino: su alcuni punti centrali, egli ha
di fatto iniziato il processo di allontanamento dallintellettualismo plotiniano che si compie dopo di
lui. Alcune opere di Porfirio (Sugli scritti di Giuliano il Caldeo, Sulle immagini divine, Sulla filosofia desunta dagli Oracoli), in buona parte perdute,
ma ampiamente ricostruibili attraverso citazioni
posteriori, testimoniano del suo vivo interesse per
i culti religiosi ellenici e, daltronde, il suo impegno a favore della religione tradizionale ampiamente confermato dalla polemica anticristiana nel
Contro i cristiani (di difficilissima ricostruzione)27.
Tutto controverso circa questi aspetti dellopera
porfiriana. Ad esempio, possibile (ma niente affatto
dimostrabile) che Porfirio sia stato tra gli ispiratori
della Grande persecuzione di Diocleziano (altri
invece ipotizzano un suo legame con Aureliano)28.
Probabilmente lincertezza destinata a permanere,
ma ormai gli interpreti tendono a respingere lidea
che gli scritti religiosi di Porfirio appartengano tutti
a una fase giovanile e segnata dallirrazionalismo,
prima dellincontro con Plotino. In realt, forse
pi plausibile che si debba collocarli avanti nel
tempo e che queste opere siano parte del progetto
ideologico anticristiano di Porfirio. Dividere rigidamente aspetti razionali e aspetti irrazionali non
corretto per Porfirio, come non corretto farlo
per gli altri autori tardoantichi. La sua opera appare
come unorganica difesa della tradizione ellenica
contro il cristianesimo, e questo carattere complessivo d conto di punti apparentemente distanti come,
da un lato, linteresse per i culti religiosi, dallaltro
il progetto di incorporare Aristotele allinterno del
platonismo commentandone i trattati e mostrando
la fondamentale armonia di Platone e di Aristotele,
i due maestri della filosofia ellenica29. Daltronde
ladesione allintellettualismo di Plotino da parte
di Porfirio implica alcune significative correzioni,
particolarmente evidenti nel caso della dottrina delle
virt.
La Sentenza 32 di Porfirio espressamente dedicata alla dottrina delle virt ed largamente basata
sul trattato I 2 di Plotino. Come molto spesso accade
nelle Sentenze, per, la sintesi e la sistemazione
della dottrina plotiniana implicano alcuni cambiamenti30. In primo luogo, il testo di Porfirio esplicitamente strutturato come una classificazione sistematica dei gradi di virt (come si visto, questo
non vale per il trattato I 2 di Plotino)31. Inoltre,

Porfirio si allontana da Plotino su alcuni punti centrali. Mentre Plotino ritiene che il dio a cui ci assimiliamo mediante la virt non sia esso stesso virtuoso, Porfirio individua una specifica classe di virt
proprie del mondo intelligibile: le virt paradigmatiche32. Questa innovazione va forse collegata
alla particolare dottrina metafisica di Porfirio,
secondo cui le cause di livello metafisico superiore
pre-contengono in s le qualit di cui sono causa
(Plotino invece riteneva che vi fosse una totale eterogeneit tra i principi intelligibili e ci che dipende
da essi)33. Pi importanti per la presente trattazione
sono due altri aspetti. In primo luogo, Porfirio caratterizza le virt politiche in modo diverso da Plotino e inserendo uno specifico riferimento alla vita
in comune: esse hanno di mira una comunanza che
non reca danno al vicino e sono dette civili in base
alla gregariet e alla comunanza34. Inoltre, tra le
virt civili e le virt contemplative Porfirio inserisce, come una classe intermedia e a s stante, le virt
purificative35. Si ha qui una novit di grande interesse, perch Porfirio viene di fatto ad ammettere
che esistono pratiche distinte dalla pura contemplazione teoretica e capaci di aiutare lanima verso
la purificazione e lascesa a dio. Pu darsi che egli
si riferisse alla teurgia (di cui ammetteva un uso
limitato e comunque subordinato alla contemplazione intellettuale), oppure al vegetarianesimo (Porfirio autore del De abstinentia, unopera quasi interamente conservata, in quattro libri, sullastinenza
dalla carne). Comunque sia, la presenza di un
gruppo di virt purificative, distinte da quelle intellettuali e contemplative, apre una breccia nellintellettualismo di Plotino, il quale aveva riassorbito
la purificazione nella teoresi. Dopo Porfirio la gerarchia dei gradi di virt si complica ulteriormente: i
neoplatonici pi tardi ammettono, ad esempio, lesistenza di virt teurgiche36. La via verso questo
sviluppo gi tracciata in Porfirio, anche se egli ne
contesta gli sviluppi pi radicali.

Giamblico
Giamblico ha una posizione cruciale nel pensiero tardoantico e pu essere considerato quasi
come un secondo fondatore del neoplatonismo dopo
Plotino. A lui infatti risale lintroduzione di alcune
novit che hanno avuto un decisivo influsso sullultima filosofia greca, in particolare sul neoplatonismo della scuola di Atene. Come si accennato, Giamblico in realt sviluppa e porta alle
estreme conseguenze elementi gi presenti prima di
lui, ma ci non deve indurre a sminuire la portata
del suo contributo. In primo luogo, egli introduce

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FILOSOFIE E TEOLOGIE POLITIChE

nel platonismo una decisa svolta in senso religioso


e difende la necessit di aderire a specifiche pratiche rituali (la teurgia) affinch lanima possa elevarsi a dio. Questa svolta stata spesso deprecata
come una deriva irrazionalistica, ma in realt ancorata a precise concezioni filosofiche, che Giamblico
(un autore raffinato e provvisto di ottima tecnica
filosofica) elabora in polemica con i predecessori.
Diversamente da Plotino, Giamblico ritiene infatti
che lanima discenda completamente, tutta intera
nel corpo: non vi una parte di essa che resta insediata nellintelligibile. Una simile concezione delluomo e delle sue capacit conoscitive comporta
una netta rottura rispetto allintellettualismo plotiniano. Anche se Giamblico sembra ammettere lesistenza di alcune anime privilegiate e pure, le quali
non perdono contatto con lintelligibile, non questo punto a risaltare in primo piano37. Acquista
invece grande rilievo lidea che la contemplazione
intellettuale da sola non possa essere considerata
un mezzo capace di garantire lassimilazione a dio.
Per Giamblico, tutti (anche i filosofi) devono seguire
specifiche pratiche rituali rivelate dagli dei per conseguire quel fine. Sono gli Oracoli caldaici a fondare sotto il profilo teorico la base della teurgia: si
tratta di una silloge, largamente ispirata al Timeo
di Platone, ora perduta e conservata solo attraverso
fonti posteriori, per lo pi neoplatoniche, la cui
redazione definitiva databile alla seconda met
del II secolo (gli Oracoli sono associati alle due
misteriose figure di Giuliano il Caldeo e Giuliano
il Teurgo). Fino a Porfirio la ricezione degli Oracoli rimane limitata ( assente in Plotino). Da Giamblico in poi, essi acquistano invece una posizione
centrale, tanto da diventare, secondo la definizione
di Franz Cumont, la Bibbia dei neoplatonici. In
effetti, da Giamblico in poi lultima filosofia ellenica si configura come una sorta di via verso la salvezza, uguale e contraria al cristianesimo, rivolta
alle lite intellettuali e politiche pagane dellImpero38. Anche un altro cruciale elemento introdotto
da Giamblico, che riguarda lesegesi testuale, pu
essere letto in questo senso. Egli, infatti, sistematizza le pratiche esegetiche ormai in uso da secoli,
codificando il metodo di studio dei testi autorevoli (organizzato in questioni preliminari da affrontare prima della lettura guidata di unopera) e stabilendo un curriculum di studio fondato su un vero
e proprio canone di testi destinati a essere affrontati in successione, cos da garantire il progresso
intellettuale e morale dellallievo. Possiamo ricostruire il curriculum platonico fissato da Giamblico
a partire dai Prolegomeni alla filosofia di Platone (un
manuale del VI secolo)39. Vi sono inclusi dodici
dialoghi organizzati in due cicli e disposti secondo

un ordine ascendente che corrisponde alla scala


delle virt (con al vertice quelle teoretiche) e alla
classificazione delle scienze (con al vertice la teologia): Alcibiade, Gorgia, Fedone, Cratilo, Teeteto,
Sofista, Politico, Fedro, Simposio, Filebo, Timeo,
Parmenide. Colpisce lassenza di Repubblica e Leggi.
Pu darsi che questi dialoghi fossero esclusi per le
loro dimensioni, che mal si adattano a un curriculum (diverso evidentemente il caso del Gorgia).
In ogni caso, i neoplatonici certamente hanno letto
e commentato sia la Repubblica ( conservato il commento di Proclo) sia le Leggi, ma la posizione di
questi dialoghi nellultimo platonismo marginale
rispetto a Parmenide e Timeo40.
La nuova concezione dellanima e delluomo,
unita allabbandono dellintellettualismo, apre lo
spazio per una rinnovata riflessione sulla politica,
che ben attestata in alcune Epistole di Giamblico
conservate nellAntologia di Giovanni Stobeo41.
Emergono in primo luogo i rapporti di Giamblico
con llite dellImpero. Alcuni tra gli allievi destinatari delle epistole hanno avuto una significativa
posizione politica: , in particolare il caso di Discolio (che potrebbe identificarsi con un prefetto
del pretorio dOriente), al quale destinata una
lettera sulla virt del saggio governante42, e soprattutto di Sopatro di Apamea, linterlocutore pi
ricorrente43. Pur essendo pagano, Sopatro stato
consigliere di Costantino, partecipando alla fondazione di Costantinopoli nel 330 prima di cadere
in disgrazia ed essere messo a morte: un episodio ben noto della politica costantiniana, che testimonia del prestigio politico della cerchia di Giamblico44. Oltre alle vicende biografiche, per il
contenuto delle Epistole a dimostrare un vero interesse per la politica. Giamblico si sofferma sulle
qualit del buon re presentando il suo governo con
unimmagine che riproduce in ambito politico il
governo divino nel cosmo ed fondata sullesercizio delle virt, in particolare la saggezza ()45.
In tal modo, lazione del buon governante pu
essere considerata simile a quella del filosofo nella
Repubblica che, dopo aver contemplato il Bene,
rientra dentro la caverna per riprodurre il modello
dellordine che egli ha conosciuto46. Di qui proviene lidea secondo cui la filantropia sarebbe massimamente propria del buon re: il sovrano, attraverso di essa, renderebbe beneficio ai governati47.
La responsabilit politica in tal modo concepita
essenzialmente nei termini di una educazione
morale, promossa dal governante al fine di sviluppare nello Stato una vita virtuosa.
Lascendenza platonica di simili dottrine innegabile, ma abbastanza difficile ritrovarvi uno specifico riflesso politico della teologia neoplatonica

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(le cui tesi caratteristiche di fatto non compaiono


nelle epistole politiche). In effetti, la tesi secondo
cui il governante immagine del governo cosmico
di dio, caratterizzato da ordine e bont, corrisponde
allideologia ellenistica e romana sulla regalit e
trova numerosi paralleli ben anteriori a Giamblico
(non solo nel platonismo: sono tesi rappresentate
nello stoicismo, negli scritti pseudo-pitagorici, in
Dione Cristostomo)48. Giamblico ha accordato agli
scritti della tradizione pitagorica un ruolo fondativo, concependo il suo platonismo religioso e matematizzante come una vera e propria forma di pitagorismo (anche questa una novit rispetto a
Plotino e a Porfirio)49. Non sorprende dunque che
egli si sia ispirato alle concezioni formulate negli
scritti pitagorici apocrifi (da lui considerati autentici), in cui si trovano espresse dottrine di ascendenza platonica, combinate con elementi stoici e
peripatetici50. Tutto questo appartiene a un patrimonio di riflessione politica ben consolidato allepoca di Giamblico, del quale piuttosto difficile
individuare il tratto specificamente neoplatonico.
Un altro aspetto sul quale stata recentemente
portata lattenzione riguarda linteresse per il tema
della legge51. Mentre la dottrina del buon re che
riproduce lordine cosmico ha come suo modello
ultimo il re filosofo della Repubblica, la priorit
accordata alle leggi riconduce per lappunto al dialogo delle Leggi, dove Platone delinea il governo
non della citt ideale, ma della sua migliore approssimazione possibile in un mondo imperfetto. Qualche allusione al tema della legge si pu trovare anche
in Plotino52, ma impossibile trarne reali conclusioni di portata filosofico-politica53. Nella lettera
indirizzata a un certo Agrippa54, Giamblico pone
invece grande enfasi sulla legge, che sembra configurarsi come un criterio indipendente dal governante e a cui egli stesso deve conformarsi per assolvere il suo compito. Ne emerge una collocazione
diversa, pi modesta, del monarca, che concepito
come guardiano delle leggi, non come colui che
esemplifica in s il buon governo del tutto. Si tratta,
ancora una volta, di tesi niente affatto originali e
ben presenti nella tradizione precedente55. Tuttavia, una simile posizione senza dubbio pi congeniale ai peculiari presupposti filosofici di Giamblico: come si detto prima, infatti, egli ritiene che
alluomo sia preclusa ladeguata conoscenza delle
realt divine, finch si trova nel corpo. La figura
del re filosofo in apparente contrasto con una concezione piuttosto pessimistica delle capacit conoscitive delluomo, mentre lidea che il monarca sia
guardiano delle leggi appare pi consona a essa.
Tuttavia il legame tra il primato della legge e la
concezione filosofica delluomo non esplicitamente

discusso da Giamblico e si pu dunque solo supporre lesistenza di una connessione come quella
appena richiamata.
per indubbio che, a partire da Giamblico, il
tema della legge acquisti un notevole rilievo. Si possiedono, ancora attraverso Stobeo, gli estratti di
una lettera indirizzata da Sopatro a suo fratello su
Come praticare il posto di governo che gli stato
assegnato56. Sarebbe allettante supporre che la lettera sia stata scritta dallallievo di Giamblico e consigliere di Costantino, ma pi probabile che lautore sia suo figlio (Sopatro 2) e il destinatario il
fratello Imerio57. Anche questo scritto caratterizzato da una concezione piuttosto modesta del governante, almeno se paragonata a quella del re filosofo.
Il bene a cui deve tendere Imerio non , infatti, il
bene assoluto, ma quello relativo alla situazione in
cui si trova ed consono ai rapporti di potere in cui
collocato. Lobiettivo la vita eccellente, che nel
quadro del neoplatonismo pu essere identificata
con la divinizzazione delluomo nei limiti del possibile attraverso la pratica delle virt58. Anche in
Sopatro, il tema della legge assume una notevole
importanza, e la filantropia propria del governante
comporta lamministrazione della giustizia come
strumento di educazione dei governati. Nel VI
secolo, gli ultimi neoplatonici di Alessandria svilupperanno questi temi dividendo (in accordo al
Gorgia di Platone) la filosofia pratica in due branche corrispondenti alla scienza legislativa e alla
scienza giudiziaria e subordinando la seconda alla
prima, giacch la giustizia amministrata in accordo
a canoni formulati dal legislatore. Questa divisione
sar giudicata pi appropriata rispetto alla divisione
aristotelica in etica, economica e politica59.

Filosofia e politica intorno a Giuliano


imperatore
La svolta religiosa impressa da Giamblico cruciale per comprendere il platonismo del IV secolo,
caratterizzato da figure di filosofi-sapienti di affiliazione dottrinale giamblichea le cui biografie, ricche
di elementi prodigiosi, sono narrate nelle Vite dei
filosofi e dei sofisti di Eunapio di Sardi60. Per ciascuna
di queste personalit si adatta particolarmente bene
la caratterizzazione di pagan holy man coniata dalla
ricerca moderna61. Ci per non vuol dire che si tratti
di santoni o guru sprovvisti di consapevolezza filosofica. Per quel che possiamo comprendere (le loro
opere sono in grandissima parte perdute), essi sono
invece degli intellettuali raffinati, che sviluppano il
lavoro esegetico intrapreso dai predecessori e si confrontano con problemi dottrinali complessi relativi

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FILOSOFIE E TEOLOGIE POLITIChE

allinterpretazione di Platone e Aristotele. La stessa


svolta religiosa dellultimo platonismo si basa, come
gi si ricordato, su precise assunzioni teoriche e
non riducibile a una semplice deriva verso lirrazionalit. Sarebbe dunque sbagliato e semplicistico
ridurre il neoplatonismo (anche il neoplatonismo
del IV secolo, che si intreccia indissolubilmente con
lultima reazione anticristiana) a una semplice ideologia identitaria dellultimo paganesimo. Tuttavia,
gli aspetti filosofici si uniscono indissolubilmente
ad altri che per la sensibilit contemporanea appaiono
incompatibili, in particolare luso delle pratiche teurgiche. Come si gi notato, sono in realt aspetti
complementari di un unico atteggiamento, ed di
centrale importanza non privilegiarne luno a scapito dellaltro.
Limmediata posterit di Giamblico costituisce ancora oggi un capitolo poco studiato ed in
parte avvolta nelloscurit. Per quel che possiamo
ricostruire, i suoi allievi hanno intrapreso strade
piuttosto diverse. Alcuni, come Teodoro di Asine
e il commentatore di Aristotele Dessippo, sembrano
ritornare a un platonismo di matrice porfiriana distaccandosi di fatto dal loro maestro. Limpostazione religioso-teurgica invece propria della cosiddetta scuola di Pergamo, composta da Edesio (allievo
di Giamblico) e dai suoi discepoli. Sono questi filosofi (Massimo di Efeso, Crisanzio, Prisco) che assicurano la formazione filosofica del giovane Giuliano, fornendo le premesse speculative del suo
progetto di restaurazione dellEllenismo, e quindi
entrando a far parte della sua cerchia e accompagnandolo fino alla morte nella campagna contro la
Persia62. Un altro indirizzo filosofico contemporaneo rappresentato, a Costantinopoli, da Temistio. Anche in questo caso, coesistono aspetti a prima
vista contraddittori. Professore di filosofia e politico del pi alto livello, Temistio noto agli storici
per le sue orazioni, mentre gli storici della filosofia ne ricordano le parafrasi di trattati aristotelici.
Sembra difficile stabilire una connessione tra opere
di tipo cos differente (gli scritti aristotelici di Temistio, alcuni dei quali sono conservati, hanno un
carattere abbastanza arido e tecnico che ai nostri
occhi si accorda male con i temi affrontati nelle orazioni)63. Ancora una volta, va per richiamato il
carattere proprio della cultura filosofica antica, e
tardoantica in particolare, nella quale possono coesistere aspetti difficilmente conciliabili per gli studiosi di oggi. particolarmente importante tener
presente, in Temistio come in Giuliano, che filosofi dilettanti o impegnati nella vita politica potevano avere una formazione raffinata, nella quale
erano inclusi elementi tecnici che un lettore moderno
riserverebbe ai filosofi in senso stretto (ad esempio,

ben attestata la controversia che ha opposto Temistio e un certo Massimo, forse Massimo di Efeso,
sullinterpretazione della sillogistica aristotelica, e
nella quale Giuliano ha fatto da arbitro64). Daltronde, elementi apparentemente lontani possono
in realt essere parti complementari di una posizione unitaria. Ad esempio tutta lopera di Temistio caratterizzata dalla presa di distanza, per lo
pi implicita, dal tipo di filosofia elaborato da Giamblico e dai suoi allievi. Ci visibile nelle parafrasi
aristoteliche, nelle quali non c traccia della lettura metafisica e pitagorizzante sviluppata da Giamblico. Fatto molto significativo, Temistio ritiene
inautentico il trattato di Archita sulle categorie65,
a cui Giamblico aveva invece accordato una posizione centrale nella sua interpretazione di Aristotele. Pi che uno scrupolo filologico, la posizione
di Temistio appare come una vera e propria critica
dellesegesi pitagorizzante di Giamblico, che era
invece probabilmente sviluppata dai filosofi vicini
a Giuliano (in particolare Prisco e Massimo di
Efeso)66. La discussione con Giuliano sul rapporto
tra filosofia e politica pu essere anche vista come
un altro capitolo di questo dibattito, e non un caso
che proprio linterpretazione di Aristotele costituisca uno dei punti principali di disaccordo tra Giuliano e Temistio.
Le orazioni di Temistio contengono una ripetuta difesa della scelta di essere pienamente implicato nella politica venendo meno a quella che appariva come la corretta vita filosofica. A partire da
questo dibattito, Temistio elabora la sua posizione
sul rapporto tra politica e filosofia, secondo la quale
non solo non vi opposizione tra le due, ma la politica il naturale completamento della filosofia, affinch i filosofi non siano tali solo a parole67: da qui la
critica, di ascendenza platonica68, rivolta ai filosofi
non socievoli e selvaggi69. Questo elogio della vita
attiva del filosofo costituisce il retroterra dellEpistola a Temistio di Giuliano. Per Temistio un filosofo-imperatore deve essere un vero filosofo-re pienamente impegnato nella pratica di governo,
incarnazione vivente della legge e immagine del
governo divino nel mondo: Temistio aveva forse
esortato Giuliano, negli scambi precedenti lEpistola a Temistio70, a seguire questo modello. Nella
sua risposta71, Giuliano respinge la posizione di
Temistio, distaccandosene in alcuni punti e ridimensionando limportanza della figura del re filosofo. Egli daltronde nega di essere tale e distingue
la sua posizione rispetto a quella di coloro che hanno
una piena formazione filosofica72. La critica dellunione, difesa da Temistio, tra monarchia e filosofia passa attraverso il confronto tra le figure di
Socrate e Alessandro, che Giuliano propone a tutto

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RICCARDO ChIARADONNA

vantaggio del primo: anche se Socrate non stato


signore di nessuno, egli ha infatti compiuto imprese
pi grandi di Alessandro salvando molti uomini
con la filosofia73. Inoltre, Giuliano si richiama alle
Leggi di Platone difendendo il primato delle leggi
rispetto al monarca, che ne guardiano restando
sottoposto a esse74. Con una certa ironia, Giuliano
argomenta che Aristotele (il filosofo di cui Temistio interprete autorevole) non sostiene affatto lunit di filosofia e vita politica, ma rivendica la priorit della prima sulla seconda75.
LEpistola a Temistio ripropone il problema dellesistenza di una filosofia politica specificamente
neoplatonica. Il primato accordato alle leggi e la
distinzione stabilita tra monarca e filosofo richiamano effettivamente i temi gi emersi in Giamblico
e sembra dunque plausibile un diretto influsso del
neoplatonismo sulla riflessione politica di Giuliano.
Daltra parte, esistono anche considerazioni contrarie a questa ipotesi. In effetti, sono assenti, ancora
una volta, richiami espliciti alle dottrine neoplatoniche sul cosmo e sullanima. I riferimenti a Platone
e ad Aristotele sono abbondanti, ma non semplice
collegarli a unesegesi propriamente neoplatonica:
forse sono desunti proprio da Temistio e, in ogni
caso, il richiamo a Platone era tradizionale nel IV
secolo, e diffuso ben oltre le cerchie filosofiche76.
Vi sono per altri aspetti dellopera di Giuliano,
nei quali lintreccio tra platonismo e politica appare
pi pronunciato. Non si tratta tanto dei suoi scritti
specificamente politici, ma dei grandi inni teologici Alla Madre degli dei e A Helios re. Qui la presenza di elementi dottrinali propri della metafisica
e della cosmologia neoplatonica veramente incontestabile ed stata fatta oggetto di indagine accurata77. Resta da vedere se simili elementi costituiscano un corpo estraneo rispetto allideologia di
Giuliano, oppure se contengano aspetti propriamente politici. plausibile propendere per questa
seconda ipotesi78. Si pu in primo luogo notare un
cambiamento di accento tra il modo in cui Giuliano
presenta s stesso nellEpistola a Temistio e quello
degli scritti successivi (in particolare le due orazioni contro i cinici e gli inni teologici). Giuliano
appare sempre pi cosciente di essere un filosofo e
monarca scelto dagli dei79, immagine in terra del
demiurgo platonico. Egli continua a distinguere la
sua condizione da quella del vero filosofo (Massimo
di Efeso), ma la distinzione certamente meno marcata che nellEpistola a Temistio80. La connessione
fra teologia e ideologia politica viene in primissimo
piano nellInno alla Madre degli dei (composto tra
il 22 e il 25 marzo del 362). Qui, nellinvocazione
alla Madre degli dei e nellesegesi del mito di Cibele
e Attis, si intrecciano tre temi portanti del progetto

filosofico e ideologico di Giuliano: la concezione


della romanitas come sintesi perfetta della sapienza
dei greci e dei romani, universale e ispirata dagli
dei; la fondazione cosmologica (basata sullesegesi
allegorica del mito) della romanitas, che si configura in tal modo come universale ed eterna; infine,
la spiegazione dei segni e simboli divini contenuti
nel mito e delle norme etiche derivate da essi81. Nellinno Giuliano si presenta dunque come il sacerdote e liniziato che spiega la trama del mito di Attis
al suo pubblico. Letti propriamente, i crudeli paradossi del mito di Cibele e Attis (lamore di Cibele
per il giovane, il tradimento di Attis con una ninfa
e la conseguente autoevirazione di Attis) sono segni
e simboli che rivelano la dimensione cosmica del
potere romano. In un simile contesto trovano senso
le sezioni cosmologiche dellinno, nelle quali Giuliano, fondandosi probabilmente su Giamblico,
espone una versione della cosmologia neoplatonica
basata sulla gerarchia dei princpi divini e sulla
figura del mediatore (Attis) tra il mondo divino e
il sensibile. La vicenda di Attis diventa cos il simbolo del processo di trasformazione della materia
bruta in un cosmo, grazie alla mescolanza con le
forme intelligibili82. Al significato cosmologico si
associa quello antropologico e soteriologico, poich il mito visto come simbolo della vicenda dellanima umana, dalla discesa nei corpi alla sua ascesa
di purificazione verso il principio divino. Sono qui
ben riconoscibili alcuni elementi del neoplatonismo post-giamblicheo, come la gerarchia dei principi divini desunta dagli Oracoli Caldaici, la concezione della purificazione e la teurgia. Se la
cosmologia dellInno non un corpo isolato, ma
collegata organicamente al progetto ideologico-politico dellimperatore, questopera un autentico
documento di neoplatonismo politico. Un discorso
del tutto analogo pu farsi, daltronde, per la teologia solare dellInno a Helios re e, infine, per la
polemica anticristiana del perduto Contra Galileos.
In ciascuno di questi scritti, Giuliano mette in luce
aspetti diversi di ununica idea fondamentale, che
egli elabora con piena coscienza della riflessione
teologica e filosofica a lui vicina: loikoumene romana
stata creata nella sua universalit dalla provvidenza divina e non una semplice invenzione
umana83.
Alcuni studi recenti hanno approfondito queste analisi ponendo in luce elementi diversi, ma
complementari, nella presentazione di Giuliano.
Da un lato, si sottolineato il condizionamento
implicito del modello cristiano, percepibile nel
modo in cui egli articola la sua visione teologica.
Questo potrebbe spiegare perch, sia nellInno alla
Madre degli dei sia nellInno a Helios, Giuliano si

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FILOSOFIE E TEOLOGIE POLITIChE

allontani, almeno in parte, da Giamblico lasciando


cadere alcuni punti della sua teologia (ad esempio
la concezione del primo principio al di l dellessere e completamente ineffabile), semplificandoli,
e cercando di dotare il paganesimo di un sistema
dogmatico quanto pi possibile coerente e competitivo rispetto a quello dei suoi avversari84. Ma linfluenza va anche nella direzione opposta, se vero
che la concezione della romanitas universale teologicamente fondata di Giuliano fornendo una struttura ideologica capace di resistere per secoli ha
fatto da modello al modo in cui proprio i suoi avversari pi accaniti (in particolare Gregorio di
Nazianzo) hanno elaborato il loro universalismo
cristiano, trasponendo e adattando in un nuovo contesto la concezione universalistica dellImpero
pagano di Roma85. Se si uniscono tutti questi elementi, si ottiene un quadro di interesse e complessit notevoli. Giuliano riprende e adatta (con buona
padronanza tecnica) la dottrina teologica del neoplatonismo post-giamblicheo facendone la base
ideologica e speculativa del suo progetto fondato
sulla restaurazione dellEllenismo e luniversalismo
dellImpero. In questo, egli subisce comunque il
condizionamento implicito del modello cristiano,
di cui riprende alcuni aspetti trasponendoli in un
contesto diverso, e presenta la teologia neoplatonica come una visione religiosa di cui egli il massimo rappresentante, pontefice massimo. Daltronde, lopera di Giuliano agisce anche in direzione
opposta, fornendo una struttura ideologica universalistica in base a cui la patristica elabora una determinata concezione di Chiesa.

Epilogo
Con Giuliano il neoplatonismo pagano celebra
un effimero trionfo e con il suo breve regno si chiude
definitivamente ogni reale possibilit di restaurazione del paganesimo. Ci, per, non significa affatto
che la filosofia pagana si estingua subito dopo di
lui. In realt, la vicenda del neoplatonismo ancora
lunga, se si considera che nel V secolo si formano
le scuole di Alessandria e di Atene, dove operano
pensatori come Ammonio, Siriano, Proclo, Damascio e Simplicio. Le loro opere sono fondamentali
sia per ricostruire lultimo pensiero greco sia per
spiegare la transizione tra la filosofia antica e le tradizioni dei secoli successivi. Le vicende che nel 529
conducono alla chiusura della scuola platonica di
Atene per opera di Giustiniano e allesilio dei filosofi in Persia dimostrano che i filosofi pagani ateniesi sono un gruppo certamente assai poco numeroso, ma vitale e giudicato dallimperatore come

potenzialmente pericoloso86. Molto dopo la sua


morte, Giuliano continuer a essere celebrato dalle
lite pagane e il suo regno sar visto come un
modello: ad esempio significativo che, nella biografia di Proclo, Marino di Neapoli usi proprio Giuliano quale punto di riferimento cronologico (Proclo mor nel centoventiquattresimo anno dal regno
dellimperatore Giuliano87). Anche i temi propri
del neoplatonismo politico richiamati nel presente
contributo (la figura del re filosofo, lidea che il
governo umano sia immagine di quello divino sul
cosmo, la scala delle virt, la legge) non cessano di
essere sviluppati dopo Giuliano, sia in ambito
pagano, sia in adattamenti cristiani (per esempio
nellecclesiologia dello Pseudo-Dionigi Aeropagita)
la cui influenza si estende ben oltre lAntichit88.
Da questo punto di vista, il neoplatonismo politico
non finisce certo con Giuliano imperatore ed anzi,
nelle sue varie propaggini, una tradizione particolarmente longeva. Tuttavia, innegabile che la fine
del IV secolo segni una reale rottura. In primo
luogo, la riflessione degli ultimi pensatori pagani
sulla filosofia politica appare sempre pi separata
dal contesto storico circostante. Il progetto di restaurazione dellEllenismo a opera dellimperatore Giuliano, per quanto tragico e votato al fallimento,
profondamente radicato nelle vicende del suo tempo
e offre una prospettiva eccezionale per comprendere levoluzione politica e culturale del IV secolo.
Lo stesso non pu dirsi della sintesi estrema del
paganesimo, elaborata, oltre centanni dopo, dai
platonici di Atene, che per questo aspetto appaiono
come autori raffinati e interessanti, ma piuttosto
estranei al mondo circostante e incapaci di decifrarne lo sviluppo. Daltro canto, proprio allinizio
del IV secolo Agostino di Ippona elabora nel De
civitate Dei un quadro teorico nuovo, profondamente diverso da quello neoplatonico, per interpretare le vicende umane: egli segna davvero linizio di una nuova fase nella filosofia politica.
In conclusione, opportuno soffermarsi brevemente su due passaggi appena accennati. In primo
luogo, la riflessione filosofico-politica di Proclo,
che si pu ampiamente ricostruire attraverso il suo
commento alla Repubblica. Qui egli ripropone,
inquadrandola in un complesso contesto metafisico, la concezione politico-cosmologica ormai familiare del re filosofo come guardiano della citt nella
quale si riflette lordine perfetto delluniverso. Tuttavia, laccento della discussione procliana cade sul
versante teologico assai pi che su quello politico,
e ci emerge pienamente nella sua discussione dellidea del Bene89. Mentre, come si visto supra, Giuliano adatta la gerarchia neoplatonica dei principi
metafisici alle esigenze del suo discorso ideologico

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RICCARDO ChIARADONNA

e religioso, in Proclo si ha una situazione opposta,


giacch la speculazione teologica e metafisica
(basata sulla dottrina dellUno come primo principio assolutamente trascendente e ineffabile) che
regola tutta la discussione sul Bene. In tal modo,
la fondazione teologica della politica, propria del
neoplatonismo, tocca il suo esito estremo e le tensioni che, come si detto sopra, rendono interessante e feconda la riflessione politica tra Porfirio e
Giuliano sono di fatto annullate, giacch in Proclo
letica e la politica sono sostanzialmente assorbite
nella teologia.
Ben diverso il percorso che, qualche decennio prima, segna la riflessione politica di Agostino.
La prima fase del suo pensiero, esemplificata nel
De ordine, riprende coordinate filosofiche ben note,
delle quali il vescovo di Ippona fornisce una trasposizione in ambito cristiano. Vi si ritrovano la
concezione del curriculum di studi che guida lascesa dellanima a Dio e lidea che il governo politico sia subordinato alla conoscenza della legge
divina conseguita dal saggio90. Sono combinati elementi neoplatonici e pitagorici, insieme alla concezione giusnaturalistica, di matrice platonica e
stoica, che vede la citt terrestre come immagine
della citt cosmica governata da Dio. Questo quadro filosofico per irreversibilmente trasformato
nel De civitate Dei. Qui non emerge pi un adattamento cristiano di teorie formulate nella tradizione
precedente, ma lelaborazione di un quadro teorico
alternativo a quello dei filosofi pagani91. Cade cio
lidea cruciale secondo cui il buon governo terreno
immagine del governo cosmico di Dio, tesi che
era stata fatta propria non solo dal giovane Agostino, ma da altri autori cristiani, in particolare
Eusebio nel De laudibus Constantini. Attraverso un
serrato dialogo critico con la tradizione filosofica
ellenica, Agostino elabora lidea secondo cui vi sono
due citt, quella divina e quella terrena, le quali si
mescolano e si intrecciano nelle vicende di questo
mondo prima di essere separate dal giudizio finale,
e il cui rapporto non affatto quello che sussiste
tra un modello e la sua immagine. La citt di Dio
e quella terrena sono infatti distinte da due tipi di
amore, lamore di Dio e lamore di s fino al disprezzo di Dio. Il loro destino differente: la prima
diretta al paradiso, la seconda allinferno. Elemento cruciale di novit rispetto al neoplatonismo
politico che lappartenenza alla citt di Dio non
garantita dallascesi ottenuta mediante un percorso intellettuale unito a pratiche teurgiche rivelate dagli dei, ma dalla grazia divina, che lunico
fondamento in base a cui gli uomini, discendenti
di Adamo ed Eva dopo il peccato e dunque massa
damnata92, possono essere salvati. Solo la Grazia

determina i predestinati rigenerandoli e rendendoli


pellegrini di questo mondo. Si tratta di un quadro
dottrinale semplicemente incomparabile con il platonismo politico pagano. Il De civitate Dei unopera vastissima e complessa: non certo questa la
sede per proporre un resoconto, neppure sommario, dei temi che la percorrono93. per evidente
che la teologia politica su cui si costruisce il maturo
pensiero di Agostino ha basi del tutto diverse dalla
teologia politica neoplatonica. Questo non vuol
affatto dire che in Agostino siano assenti elementi
propri del pensiero pagano: il De civitate Dei anzi
costruito su una trama complessa di richiami e allusioni alla tradizione pi antica (in particolare Varrone, Cicerone, Porfirio). Tuttavia, la nuova concezione elaborata dal vescovo di Ippona segna non
solo la trasposizione cristiana di teorie filosofiche
pagane, ma il loro scardinamento in nome di una
posizione differente.
1

Opere dinsieme: The Cambridge History of Greek


and Roman Political Thought, ed. by C. Rowe, M.
Schofield, Cambridge 2000; The Philosopher and
Society in Late Antiquity. Essays in Honour of Peter
Brown, ed. by A. Smith, Swansea 2005; The Cambridge
History of Philosophy in Late Antiquity, ed. by L.P.
Gerson, 2 voll., Cambridge 2010; Filosofia tardoantica: Storia e problemi, a cura di R. Chiaradonna, Roma
2012. Sul platonismo politico antico, cfr. A. NeschkeHentschke, Platonisme politique et thorie du droit
naturel. Contributions une archologie de la culture
politique europenne, I, Le platonisme politique dans lantiquit, Louvain 1995, dove si ridimensiona la portata
politica del neoplatonismo. Il dibattito sul neoplatonismo politico ha per ricevuto notevole impulso dal fondamentale lavoro di D.J. OMeara, Platonopolis.
Platonic Political Philosophy in Late Antiquity, Oxford
2003. Unantologia commentata di fonti relative al
pensiero politico tardoantico inoltre Miroirs du prince
de lEmpire romain au IVe sicle, d. par D.J. OMeara,
J. Schamp, Fribourg 2006. Non sono mancate alcune
riserve rispetto alle conclusioni di OMeara: si veda, ad
esempio, la recensione di M. Perkams in Jahrbuch fr
Antike und Christentum, 50 (2007), pp. 234-237. Di
seguito alcuni studi rappresentativi su temi specifici.
Sulla biografia di Plotino: Porphyre, La vie de Plotin,
d. par L. Brisson et al., 2 voll., Paris 1982-1992. Su
etica e politica in Plotino: J. Dillon, An Ethic for the
Late Antique Sage, in The Cambridge Companion to
Plotinus, ed. by L.P. Gerson, Cambridge 1996, pp.
315-335; A. Linguiti, Plotino sulla felicit dellanima
non discesa, in Antichi e Moderni nella filosofia di et
imperiale, Atti del II Colloquio internazionale (Roma
21-23 settembre 2000), a cura di A. Brancacci, Napoli
2001, pp. 213-236; A. Schniewind, Lthique du sage
chez Plotin. Le paradigme du spoudaios, Paris 2003; G.
Catapano, Plotino. Sulle virt (I 2 [19]), Pisa 2006.
Sul neoplatonismo dopo Plotino sono assolutamente
fondamentali gli studi di H.D. Saffrey, Recherches sur
le noplatonisme aprs Plotin, Paris 1990; Id., Le
Noplatonisme aprs Plotin II, Paris 2000. In generale
su Porfirio, cfr. M. Zambon, Porphyre et le Moyen

752

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FILOSOFIE E TEOLOGIE POLITIChE


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Tyr, in Dictionnaire des philosophes antiques, d. par R.
Goulet, V b, Paris 2012, pp. 1289-1468. Sulla dottrina delle virt nel neoplatonismo: H.D. Saffrey, A.-P.
Segonds, Introduction, in Marinus, Proclus ou sur le
bonheur, d. par H.D. Saffrey, A.-P. Segonds, C.
Luna, Paris 2001, pp. LXIX-XCVIII; R. Sorabji,
The Philosophy of the Commentators, 200-600 AD, I,
Psychology (with Ethics and Religion), London 2004,
pp. 337-344; L. Brisson, J.-M. Flamand, Sentence
32: Notes, in Porphyre, Sentences, d. par L. Brisson,
II, Paris 2005, pp. 628-642; G. Catapano, Alle origini della dottrina dei gradi di virt: il trattato 19 di
Plotino (Enn., I 2), in Medioevo, 31 (2006), pp. 9-28;
A. Linguiti, Etica, in R. Chiaradonna, Filosofia tardoantica: Storia e problemi, cit., pp. 233-252. In generale su Giamblico, cfr. Iamblichi Chalcidensis in
Platonis Dialogos Commentariorum Fragmenta, ed. by
J.M. Dillon, Leiden 1973; C. Steel, The Changing
Self. A Study on the Soul in Later Neoplatonism:
Iamblichus, Damascius and Priscianus, Brussel 1978
(trad. it. Il S che cambia. Lanima nel tardo
Neoplatonismo: Giamblico, Damascio e Prisciano, a cura
di L.I. Martone, Bari 2006); D.P. Taormina,
Jamblique critique de Plotin et de Porphyre: Quatre
tudes, Paris 1999; Iamblichus and the Foundations of
Late Platonism, ed. by E. Afonasin, J.M. Dillon, J.
Finamore, Leiden 2012. Su etica e politica nelle
Epistole di Giamblico, cfr. Giamblico. I frammenti delle
Epistole, ed. by D.P. Taormina, R.M. Piccione,
Napoli 2010. Sul dibattito relativo alla teurgia si possono trovare due aggiornate trattazioni sintentiche: R.
Sorabji, The Philosophy of the Commentators, 200-600
AD, I, Psychology (with Ethics and Religion), cit., pp.
381-396; S. Knipe, Filosofia, religione, teurgia, in R.
Chiaradonna, Filosofia tardoantica, cit., pp. 253-272.
Sul confronto tra filosofi pagani e cristianesimo: The
Conflict between Paganism and Christianity in the
Fourth Century, ed. by A. Momigliano, Oxford 1963
(trad. it. Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel
IV secolo, Torino 1968); Pagan Monotheism in Late
Antiquity, ed. by P. Athanassiadi, M. Frede, Oxford
1999; P. Athanassiadi, La lutte pour lorthodoxie dans
le platonisme tardif: De Numnius Damascius, Paris
2006; Porfirio. Filosofia rivelata dagli oracoli, con tutti
i frammenti di magia, stregoneria, teosofia e teurgia, a
cura di G. Muscolino, Milano 2011; Le trait de
Porphyre contre les chrtiens. Un sicle de recherches,
nouvelles questions, Actes du Colloque international
organis lUniversit de Paris IV-Sorbonne (Paris 89 septembre 2009), d. par S. Morlet, Paris 2011; E.
DePalma Digeser, A Threat to Public Piety: Christians, Platonists, and the Great Persecution, Ithaca
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filosofico e culturale: G. Dagron, Lempire romain
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Athanassiadi, Julian: An Intellectual Biography,
London 1992, J. Bouffartigue, Lempereur Julien et
la culture de son temps, Paris 1992; M. Di Branco, La
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Giustiniano, Firenze 2006; I. Tanaseanu-Dbler,
Konversion zur Philosophie in der Spatantike: Kaiser
Julian und Synesios von Kyrene, Stuttgart 2008; Kaiser
Julian Apostata und die philosophische Reaktion gegen
das Christentum, hrsg. von C. Schfer, Berlin-New
York 2008; A. Marcone, Di Tarda Antichit. Scritti
Scelti, Firenze 2008; M.C. De Vita, Giuliano imperatore

filosofo neoplatonico, Milano 2011; S. Elm, Sons of


Hellenism, Fathers of the Church. Emperor Julian,
Gregory of Nazianzus, and the Vision of Rome,
Berkeley 2012. Particolare importanza hanno le
seguenti traduzioni, corredate di ricchi apparati:
Giuliano Imperatore, Alla madre degli dei e altri discorsi, a cura di J. Fontane, C. Prato, A. Marcone,
Milano 1987; Temistio, I discorsi, a cura di R.
Maisano, Torino 1995; Politics, Philosophy and
Empire in the Fourth Century: Themistius Select
Orations, ed. by P. Heather, D. Moncur, Liverpool
2001. Sulle scuole neoplatoniche di Atene e
Alessandria e i loro metodi di insegnamento, cfr.
Simplicius, Commentaire sur les Catgories, I,
Introduction, premire partie (p. 1-9, 3 Kalbfleisch), d.
par I. Hadot, Leiden 1990; J. Mansfeld, Prolegomena:
Questions to be Settled before the Study of an Author, or
a Text, Leiden 1994. La letteratura su Proclo molto
vasta e una bibliografia completa e aggiornata si pu
trovare in Proclus: Fifteen Years of Research (19902004). An Annotated Bibliography, ed. by P. dHoine,
C. Helmig, C. Mac et al., in Lustrum, 44 (Gttingen
2002), e in http://hiw.kuleuven.be/dwmc/plato/ proclus/proclusbiblio.html (27 lug. 2012). Sul pensiero
politico e il commento alla Repubblica, cfr. Proclus,
Commentaire sur la Rpublique, d. par A.-J.
Festugire, 3 voll., Paris 1970; M. Abbate, Gli aspetti etico-politici della Repubblica nel commento di Proclo
(Dissertazioni VI-VII e XI), in La Repubblica di
Platone nella tradizione antica, a cura di M. Vegetti,
M. Abbate, Napoli 1999, pp. 207-218; Proclo,
Commento alla Repubblica di Platone: Dissertazioni I,
III-V, VII-XII, XIV-XV, XVII, a cura di M.
Abbate, Milano 2004. La bibliografia su Agostino
eccezionalmente vasta. Unaggiornata trattazione dinsieme G. Catapano, Agostino, Roma 2010. Pi specificamente sul pensiero politico nel De civitate Dei,
cfr. A. Neschke-Hentschke, La cit nest pas nous.
Res publica et civitas dans le XIXme livre du De
civitate dAugustin dHippone, in La Repubblica di
Platone nella tradizione antica, cit., pp. 219-244.
2 Porph., Plot. 3.
3 Porph., Plot. 9; 12.
4 Porph., Plot. 9,5-10.
5 Porph., Plot. 1.
6 Porph., Plot. 8.
7 Porph., Plot. 7,20-21.
8 Porph., Plot. 7,31-34.
9 Plot., II 9,9.
10 Cfr. S. Mazzarino, Il pensiero storico classico,
III, Roma-Bari 1966, pp. 455-456 nota 555:
Lintuizione del tempo nella storiografia classica; E.
DePalma Digeser, A Threat to Public Piety, cit., pp.
84-85.
11 A questo riguardo, sono illuminanti le osservazioni di P. Brown, The Making of Late Antiquity,
Cambridge (MA)-London 1978 (trad. it. Genesi della
tarda antichit, Torino 2001, pp. 72-108 e passim).
12 M. Zambon, Porfirio e Origene: Uno status
quaestionis, in Le trait de Porphyre contre les chrtiens,
cit., pp. 107-164, fornisce una dettagliatissima ricostruzione della questione dei due Origene presso la
scuola di Ammonio.
13 : cfr. Pl., Phd. 82AB.
14 Plot., I 2,1,1-5.
15 Pl., Tht. 176AB.
16 Cfr. Plot., I 2,2,13-17; I 2,3,1-10.
17 Plot., I 2,3,2.

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RICCARDO ChIARADONNA
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Plot., I 2,4,15-20.
Plot., I 2,2,15-20.
Plot., I 2,7,10-12; 21-28.
Cfr. J. Wilberding, Automatic Action in Plotinus,
in Oxford Studies in Ancient Philosophy, 34 (2008), pp.
373-407.
22 Plot., I 5,10,10-12. In VI 9,7,20-28 Plotino, per
spiegare lesperienza dellunione dellanima con lUno,
fa riferimento a Minosse, il leggendario legislatore greco
che, dopo essere stato unito in amicizia a Zeus, legifera a
immagine di quella unione con dio. D.J. OMeara,
Platonopolis, cit., p. 74, sottolinea con argomenti molto
interessanti il significato politico di queste righe, che
per non va troppo accentuato: lanalogia, infatti, non
sviluppata ed veramente difficile ascrivere una specifica azione politica o legislatrice al saggio plotiniano.
23 Su questo, cfr. G. Catapano, Alle origini della
dottrina dei gradi di virt, cit.
24 Plot., IV 8,8; I 1,10 e 12.
25 Le fonti biografiche su Porfirio e Giamblico sono
particolarmente controverse e lacunose. Non neppure
dimostrabile con sicurezza che Giamblico abbia frequentato Porfirio essendo suo allievo. Spesso gli interpreti espandono le scarse notizie disponibili fornendo
un quadro dei fatti interessante, ma in larga parte ipotetico o addirittura fantasioso. Una discussione sobria e
documentata pu trovarsi in L. Brisson et al., Porphyre
de Tyr, in Dictionnaire, cit., pp. 1291-1298, e in J.M.
Dillon, Iamblichi Chalcidensis, cit., pp. 3-18.
26 Un resonto del dibattito tra Porfirio e Giamblico
sulla teurgia restituito particolarmente dalla Lettera
ad Anebo di Porfirio (perduta, ma ricostruibile principalmente attraverso Giamblico) e dal De mysteriis di
Giamblico si pu trovare in S. Knipe, Filosofia, religione, teurgia, cit., pp. 257-269.
27 Frammenti delle opere religiose in Porphyrius,
Fragmenta, hrsg. von A. Smith, Stuttgart-Leipzig 1993,
pp. 351-441. possibile che Porfirio abbia dedicato
anche unopera al culto solare, cfr. ivi, pp. 477-478. Il
dibattito sul Contro i cristiani ancora aperto. Si vedano i contributi raccolti in Le trait de Porphyre contre
les chrtiens, cit., e M. Zambon, Contra Christianos, in
Porphyre de Tyr, cit., pp. 1419-1447.
28 Il legame con Diocleziano stato ripetutamente
ipotizzato dagli interpreti, in base alla testimonianza di
Lattanzio (la cui valutazione comunque molto difficoltosa); da ultima, E. DePalma Digeser, A Threat to
Public Piety, cit. Il legame con Aureliano invece teorizzato da Porfirio. Filosofia rivelata dagli oracoli, cit.
29 Cfr. G. Karamanolis, Plato and Aristotle in
Agreement? Platonists on Aristotle from Antiochus to
Porphyry, Oxford 2006, pp. 243-330.
30 Cfr. C. DAncona, Les Sentences de Porphyre
entre les Ennades de Plotin et les lments de
Thologie de Proclus, in Porphyre, Sentences, cit., pp.
139-274, in partic. 228-230 sulla Sentenza 32.
31 Porph., Sent. 32,1-5.
32 Porph., Sent. 32,63-70.
33 Questa interpretazione stata avanzata da M.
Zambon, recensione a Marinus, Proclus ou sur le bonheur, cit., in Adamantius, 10 (2004), pp. 443-446.
34 Porph., Sent. 32,8-10.
35 Porph., Sent. 32,15-20.
36 Cfr. H.D. Saffrey, A.-P. Segonds, Introduction, in Marinus, Proclus ou sur le bonheur, cit., p.
LXXXIII, con una tavola sinottica che paragona le
liste di Porfirio, Marino, Damascio, Olimpiodoro,
Michele Psello. Da ultimo, lampia discussione di D.P.

Taormina in Giamblico. I frammenti delle Epistole, cit.,


pp. 244-271.
37 R. Sorabji, The Philosophy of the Commentators,
cit., p. 96.
38 Alcuni studi relativi ai temi qui accennati si trovano menzionati supra, nota 1. Sulla concezione dellanima, si vedano in particolare i frammenti dellopera
perduta di Giamblico, De anima, conservati in
Giovanni Stobeo e editi in Iamblichus, De anima, a cura
di J.M. Dillon, J. Finamore, Leiden 2002, da consultare con la recensione di C. DAncona, propos du De
anima de Jamblique, in Revue des Sciences philosophiques
et thologiques, 90 (2006), pp. 617-639, che mette in luce
il retroterra polemico dellopera verso Plotino e
Porfirio. Per la critica alla dottrina dellanima non
discesa, cfr. anche Procl., in Ti. 5, III 333,28-334,15
(Diehl) = Iambl. fr. 87 (Dillon). Per quanto riguarda gli
Oracoli caldaici e la loro ricezione nel neoplatonismo, si
vedano adesso gli studi raccolti in Die Chaldaeischen
Orakel: Kontext-Interpretation-Rezeption, hrsg. von H.
Seng, M. Tardieu, heidelberg 2010.
39 Cfr. Anon., Prolegomena in Platonis Philosophiam, 26, pp. 39,16-40,44 ed. Segonds-Westerink.
40 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 62-65.
41 Lo studio di riferimento Giamblico. I frammenti delle Epistole, cit. Le sezioni di carattere politico sono
tradotte anche in Miroirs du prince de lEmpire romain,
cit., pp. 11-43.
42 Stob., IV 5,74-75.
43 Stob., I 5,18; II 2,6-7; II 31,122; II 46,16; III
1,17; III 1,49; III 11,35; III 31,9; III 37,32; IV 39,23.
44 Cfr. S. Mazzarino, La data dellOratio ad sanctorum coetum, il ius italicum e la fondazione di Costantinopoli: Note sui Discorsi di Costantino, in Id., Antico,
tardoantico ed et costantiniana, I, Il basso impero, Bari
1974, pp. 99-150, in partic. 116-125; H. SchlangeSchningen, Kaisertum und Bildungswesen im sptantiken Konstantinopel, Stuttgart 1995, pp. 667-669.
45 Epistola ad Asfalio sulla prudenza: Stob., III 3, 26.
46 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., p. 91.
47 Stob., IV 5,75; IV 5,76.
48 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 97,
148, con ampia lista di paralleli. Come osserva
OMeara, la medesima dottrina teocratica si trova trasposta in ambito cristiano nellElogio di Costantino di
Eusebio.
49 Cfr. D.J. OMeara, Pythagoras Revived: Mathematics and Philosophy in Late Antiquity, Oxford 1989.
50 Una trattazione dinsieme si trova in B.
Centrone, Platonism and Pythagoreanism in the Early
Empire, in The Cambridge History, cit., pp. 559-584.
51 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 87-105.
52 Plot., VI 9,7,20-28.
53 Cfr. supra, nota 22.
54 Stob., IV 5,77.
55 Stob., IV 5,51-60. Una ricca lista di paralleli
relativi a questa epistola (lo stoicismo e Cicerone, i trattati pseudo-pitagorici, oltre a Platone e Aristotele) si
trova nelle note di D.P. Taormina in Giamblico. I
frammenti delle Epistole, cit., pp. 506-508.
56 Traduzione annotata in Miroirs du prince de
lEmpire romain, cit., pp. 45-69.
57 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 112-115.
58 Si veda lintroduzione di D.J. OMeara in
Miroirs du prince de lEmpire romain, cit., p. 47.
59 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 56-57, 98.
60 Cfr. R.J. Penella, Greek Philosophers and
Sophists in the Fourth Century A.D. Studies in Eunapius

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FILOSOFIE E TEOLOGIE POLITIChE


of Sardis, Leeds 1990; Eunapio, Vite dei filosofi e dei sofisti, a cura di M. Civiletti, Milano 2007, e gli importanti studi di R. Goulet, tudes sur les Vies des philosophes
de lAntiquit tardive, Paris 2001, pp. 303-386; Id., Mais
qui tait donc le gendre de la sur de Priscus? Enqute sur
les philosophes dAthnes au IVe sicle aprs J.-Chr., in
Studia Graeco-Arabica, 2 (2012), pp. 33-77. Una discussione di carattere storico si pu trovare in M. Di
Branco, La citt dei filosofi, cit., pp. 29-48.
61 Cfr. G. Fowden, The Pagan Holy Man in Late
Antique Society, in Journal of Hellenic Studies, 102
(1982), pp. 33-59.
62 Unaggiornata discussione dinsieme si trova in
M.C. De Vita, Giuliano imperatore filosofo neoplatonico, cit., pp. 23-76. Su Prisco e Giuliano, cfr. R.
Goulet, Priscus de Thesprotie, in Dictionnaire des philosophes antiques, V b, cit., pp. 1528-1539.
63 Una trattazione sintetica si trova in I. Kupreeva,
Themistius, in The Cambridge History of Philosophy in
Late Antiquity, cit., I, pp. 397-416.
64 Si veda lo scritto di Temistio In risposta a
Massimo sulla riduzione dei sillogismi di seconda e terza
figura a quelli di prima, conservato in arabo e edito
(ancorch in modo insoddisfacente) in A. Badawi, La
transmission de la philosophie grecque au monde arabe,
Paris 19872 (la disputa ugualmente attestata in
Ammon., in APr. 31,15-25). Per unanalisi del contenuto, cfr. J. Barnes, Truth, etc. Six lectures on Ancient
Logic, Oxford 2007, pp. 377-382.
65 Cfr. Boeth., in Cat. 162A.
66 Un documento particolarmente importante per
ricostruire questi dibattiti la Lettera 12 di Giuliano a
Prisco: cfr. R. Goulet, Priscus de Thesprotie, cit.
67 Cfr. Them., Or. 20,239A-D.
68 Pl., R. 486B.
69 Cfr. Them., Or. 21,253c; Or. 22. Si veda S.
Elm, Sons of Hellenism, cit., pp. 96-106.
70 S. Elm, Sons of Hellenism, cit., p. 105.
71 La data di composizione discussa (355-356
oppure 361, sempre che non si ammetta una redazione
in due fasi): cfr. Giuliano Imperatore, Alla madre degli
dei e altri discorsi, cit., p. 7.

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75
76

Iul., ad Them. 254B.


Iul., ad Them. 264CD.
Iul., ad Them. 257D-259B.
Iul., ad Them. 263BD.
Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 92-93,
120-123 (a favore di una specifica connotazione filosofico-politica neoplatonica dello scritto, ispirata dalle Leggi
di Platone). Tuttavia il carattere tradizionale delle tesi
sulla legge e la regalit difese nellepistola sottolineato
da A. Marcone in Giuliano Imperatore, Alla madre
degli dei e altri discorsi, cit., p. 263. Sul problema del
neoplatonismo politico di Giuliano, cfr. M. Perkams,
Eine neuplatonische politische Philosophie gibt es sie bei
Kaiser Julian?, in Kaiser Julian Apostata, cit., pp. 105125, il quale tende a distanziarsi da OMeara.
77 Cfr. M.C. De Vita, Giuliano imperatore filosofo
neoplatonico, cit., pp. 139-314.
78 Si veda in questo senso S. Elm, Sons of
Hellenism, cit., pp. 106-143.
79 Cfr. Iul., Ad Heraclium Cynicum, 227C-234C.
80 Iul., Ad Heraclium Cynicum, 227C-234C.
81 S. Elm, Sons of Hellenism, cit., pp. 118-136.
82 Ad Matrem deorum 162A-165A.
83 S. Elm, Sons of Hellenism, cit., pp. 286-321.
84 Cfr. M.C. De Vita, Giuliano imperatore filosofo
neoplatonico, cit.
85 Cfr. S. Elm, Sons of Hellenism, cit.
86 Cfr. M. Di Branco, La citt dei filosofi, cit., pp.
192-197, fornisce un ottimo resoconto dellampio
dibattito storiografico in merito.
87 Marin., Procl. 36,1-2.
88 Si rinvia ancora un volta a D.J. OMeara,
Platonopolis, cit., pp. 159-197.
89 Procl., in R., Diss. XI. Si segue M. Abbate,
Gli aspetti etico-politici della Repubblica, cit., pp.
214-215.
90 Cfr. D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 152-153.
91 Cfr. A. Neschke-Hentschke, La cit nest pas
nous, cit.; D.J. OMeara, Platonopolis, cit., pp. 154-158.
92 Aug., civ. XV 1,2.
93 Per un panorama aggiornato, cfr. Augustinus,
De civitate Dei, hrsg. von C. Horn, Berlin 1997.

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