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N. 04018/2014REG.PROV.COLL.

N. 05918/2013 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)
ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 5918 del 2013, proposto da:
Giorgio Fiorenzo Taveggia, rappresentato e difeso dagli avvocati Joseph Brigand e Guido F. Romanelli, con
domicilio eletto presso lo studio dellavvocato Guido F. Romanelli in Roma, via Cosseria, n. 5;
contro
Giuseppe Giovanni Caimi, Simona Buraschi, Bruno Barbieri, Marcello Proserpio, Chiara Tagliabue, Massimo
Ambrogio Nava, Anna Costa, Paolo Denis Moretto, Sergio Venier, rappresentati e difesi dall'avv. Saverio
Sticchi Damiani, con domicilio eletto presso lo studio Sticchi Damiani in Roma, via Bocca di Leone, n. 78;
nei confronti di
Ministero dell'Interno, U.T.G. - Prefettura di Milano;
Ufficio Centrale Elettorale presso il Comune di Meda;
Comune di Meda;
U.T.G. - Prefettura di Monza e Brianza;
Luca Santambrogio, Mirco Busnelli, Wilma De Pieri, Angelo Fausto Valtotta, Alberto Angelo Colombo, Roberto
Cassina;
per la revocazione ai sensi degli articoli 106, c.p.a. e 395, co. 4, c.p.a.,
della sentenza del Consiglio di Stato - Sez. V n. 3570/2013, resa tra le parti, concernente operazioni elettorali
per il rinnovo del consiglio comunale e per lelezione del sindaco del Comune di Meda, del mese di maggio
2012.
Visti il ricorso in revocazione e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio di Giuseppe Giovanni Caimi, Simona Buraschi, Bruno Barbieri, Marcello
Proserpio, Chiara Tagliabue, Massimo Ambrogio Nava, Anna Costa, Paolo Denis Moretto e di Sergio Venier;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 1 aprile 2014 il Consigliere Doris Durante;
Uditi per le parti gli avvocati Tiziano Ugoccioni su delega di Guido F. Romanelli e Saverio Sticchi Damiani;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
In data 20- 21 maggio 2012 si sono svolte le operazioni di voto relative al turno di ballottaggio per lelezione
del sindaco del Comune di Meda, da scegliersi tra i candidati Taveggia Giorgio Fiorenzo e Caimi Giovanni
Giuseppe, detto Gianni.
Allesito del ballottaggio, Caimi risultava aver riportato 3867 voti di preferenza contro i 3866 voti di preferenza
di Taveggia Giorgio e veniva di conseguenza eletto sindaco.
1.- Ricorso di primo grado.
1.1- Taveggia Giorgio Fiorenzo, nella duplice qualit di cittadino elettore e di candidato, con ricorso al
Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, chiedeva la correzione dei risultati elettorali,
lamentando che:
a) nel seggio n. 7 erano stati illegittimamente annullati due voti espressi in suo favore;
b) nel seggio n. 14, era stata ritenuta valida una scheda palesemente nulla perch recante un palese segno di
riconoscimento ed il relativo voto era stato assegnato al candidato Caimi;
c) nel seggio 15, non era stata annullata una scheda, il cui voto era stato assegnato al candidato Caimi,
malgrado recasse un segno palesemente contraddittorio e suscettibile di rendere il voto riconoscibile.
Assumeva che in conseguenza dei rappresentati errori, il candidato Caimi era stato illegittimamente
proclamato sindaco, con ogni conseguenza in ordine allelezione dei consiglieri appartenenti alle liste ad esso
collegate.
Concludeva nel senso che ad esso ricorrente avrebbero dovuto essere attribuiti 3868 voti in luogo dei 3866
assegnatigli, con conseguente elezione alla carica di sindaco in luogo del candidato Caimi ed con i
consequenziali, ulteriori, effetti sulla ripartizione dei seggi a favore delle liste collegate ad esso Taveggia.
1.2.- Caimi Giuseppe Giovanni, Simona Buraschi, Bruno Barbieri, Marcello Proserpio, Chiara Tagliabue,
Massimo Ambrogio Nava, Anna Costa, Paolo Denis Moretto e di Sergio Venier si costituivano in giudizio e con
ricorso incidentale contestavano gli esiti del suffragio con riferimento alle sezioni:
a) sezione n. 3 in cui era stata dichiarata nulla una scheda;
b) sezione n. 21, in cui erano state dichiarate nulle tre schede di voto;
c) sezione n. 12, in cui erano state dichiarate nulle due schede di voto;
d) sezione n. 13, in cui era stato attribuito al candidato Taveggia un voto, malgrado la nullit palese della
scheda di voto.
1.3.- Il T.A.R. disponeva istruttoria allesito della quale, con sentenza n. 3051 del 2012, sottraeva 2 voti a Caimi
(i voti complessivi, venivano, rettificati in 3.865 voti); assegnava 2 voti al candidato Taveggia che, riportava il
complessivo punteggio di 3.868 preferenze e, per leffetto rigettava il ricorso incidentale e accoglieva il ricorso
principale, proclamando sindaco il candidato Taveggia in luogo di Caimi.
2.- Ricorso in appello.
2.1- Caimi Giuseppe Giovanni, Simona Buraschi, Bruno Barbieri, Marcello Proserpio, Chiara Tagliabue,
Massimo Ambrogio Nava, Anna Costa, Paolo Denis Moretto e Sergio Venier, proponevano appello per la
riforma della suddetta sentenza.
Si costituiva in giudizio Taveggia Giorgio che contro deduceva alle censure, avendo cura di sottolineare come i
facsimile delle schede elettorali predisposte dagli appellanti e gi prodotti in primo grado fossero del tutto
errati e inattendibili, diversamente dai facsimile dallo stesso prodotti in giudizio che risultavano corrispondere
in maniera perfetta agli originale acquisiti allesito dellistruttoria, sicch per delibare ogni singola censura,
avrebbe dovuto farsi necessariamente riferimento alle sole schede originali trasmesse dalla Prefettura di
Monza e Brianza ed acquisite al fascicolo dufficio e che in questo senso avrebbero dovuto essere intesi i
puntuali e costanti riferimenti di esso Taveggia ai verbali istruttori della Prefettura e del Presidente della IV
Sezione del TAR del 18 ottobre 2012 e del 9 novembre 2012 ed ai relativi allegati costituiti per lappunto dagli
originali delle schede oggetto di contestazione.
2.2- Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 3570 del 3 luglio 2013, accoglieva lappello di Caimi e degli altri
consiglieri appartenenti alla medesima lista e in riforma della sentenza TAR, accoglieva il ricorso incidentale di
primo grado di Caimi e dei consiglieri collegati e respingeva il ricorso principale.
Il giudice di appello riteneva che il TAR avesse errato nel dichiarare inaccoglibile la censura sollevata con
ricorso incidentale in relazione alla sezione 12, avendo considerato decisivo il fatto che il ricorrente
incidentale avesse ricompreso le schede in questione tra quelle annullate, mentre erano state catalogate dalla
sezione elettorale tra quelle contestate e non attribuite.
Riteneva, in conseguenza, che erroneamente il TAR aveva omesso lesame della doglianza e che
erroneamente il giudice di primo grado aveva respinto la censura proposta dallappellante ed accolto quella
proposta dallappellato.
Rilevava, quindi, dallesame delle schede, che quella che il giudice di primo grado aveva considerato
attribuibile in favore dellappellato, era palesemente ambigua in quanto il segno non assolutamente
assimilabile ad un crocesegno.
Riteneva, quindi, che la particolarit del segno grafico non consentisse di comprendere leffettiva volont
dellelettore se lo stesso avesse voluto esprimere la preferenza ovvero fosse espressione di sfavore, una sorta
di cancellatura di quel candidato, concludendo nel senso che non poteva il voto essere legittimamente
attribuito al candidato sindaco Taveggia.
Quanto alla scheda reclamata dallappellante Caimi, contenente un piccolo croce segno sul simbolo della lista
PD, riteneva, diversamente dal TAR, che trattandosi di crocesegno, seppure di dimensioni pi ridotte e con
deviazioni e arricciature dovute verosimilmente ad incapacit fisica dellelettore a mantenere salda la propria
mano, in applicazione del principio del favor voti, il voto doveva ritenersi valido e lo attribuiva in favore
dellappellante Caimi.
Correggeva, quindi, la conclusione consacrata nella sentenza appellata..sottraendo un voto allappellato e
aggiungendo un voto allappellante e assegnava al candidato Caimi 3688 voti, uno in pi di quelli attribuiti a
Taveggia Giorgio e alla sua coalizione.
Concludeva, quindi, nel senso che quanto osservato rende inutile la disamina degli ulteriori profili di appello ed
impone di sottrarre un voto alla cifra elettorale attribuita dal primo giudice allappellato e alla sua coalizione,
che rimane fissata in 3867 voti; la cifra elettorale attribuita dal primo giudice allodierno appellante ed alla sua
coalizione deve invece essere aumentata di tre voti e quindi fissata in 3868 voti, uno in pi dellaltra.
Per leffetto venivano ribaltati i risultati elettorali, come interpretati dal TAR e Caimi Giuseppe Giovanni
risultava eletto alla carica di sindaco del Comune di Meda in luogo di Taveggia Giorgio.
3.- Ricorso per revocazione.
3.1- Taveggia Giorgio con il ricorso in esame chiede la revocazione della sentenza del Consiglio di Stato perch
affetta da vizi conseguenti allerrata percezione degli atti e dei documenti di causa, in particolare:
la sentenza di primo grado, diversamente da quanto affermato dal giudice dappello, si sarebbe pronunciata
anche nel merito delle censure svolte da Caimi con riferimento alle schede votate nella sezione n. 12;
per omessa pronuncia su un punto essenziale della controversia, perch al mero giudizio di non
condivisibilit espresso con riferimento alla statuizione contenuta nella sentenza di primo grado, non avrebbe
fatto seguito alcuna pronuncia di merito;
perch sarebbe smentito dai fatti e dai documenti di causa che il TAR non si sia pronunciato nel merito della
censura svolta da Caimi con riguardo alle schede votate nella sezione n. 12, che il TAR avrebbe, invece,
delibato anche nel merito, e valutate non valide, perch contenenti segni di riconoscimento;
per erronea percezione dei fatti di causa anche con riferimento a quanto statuito in ordine alle uniche due
schede esaminate, schede non gi votate nella sezione n. 12 ma nellambito delle sezioni n. 13 e n. 3 e
contestate al fine di sottrarre un voto a Taveggia e attribuire un voto a Caimi;
per erronea percezione dei fatti di causa perch il giudice di appello avrebbe preso in esame non gi le schede
originali allegate al verbale istruttorio, ma i fac simile predisposti e prodotti in giudizio dal Caimi e dai
consiglieri della sua coalizione, la cui diversit dagli originali lattuale ricorrente avrebbe pi volte evidenziato
negli atti del giudizio.
In conseguenza di tali errori, Taveggia Giorgio assume lerroneit della sentenza ai sensi degli artt. 106 c.p.a. e
395, co. 1, comma 4 c.p.c. per errore di fatto risultante dagli atti e documenti di causa, assumendo che trattasi
di errore di immediata percezione, concludendo per la rescissione della sentenza e la riforma dellappello in
sede rescissoria con conferma della sentenza di primo grado, previa reiezione delle censure dedotte dagli
appellanti principali, ovvero da Caimi Giuseppe Giovanni e dai consiglieri della sua coalizione.
3.2- Con memoria difensiva il ricorrente Taveggia assume che lattestazione del Direttore della sezione IV del
TAR, sullattuale identica sigillatura e timbratura dei plichi contenenti gli originali dei documenti e delle schede
acquisite in primo grado, costituirebbe la prova che detti plichi non sarebbero stati aperti nel corso del
giudizio di appello e che il giudizio in appello si sarebbe formato sui facsimili e non sugli originali, dando
concretezza agli errori revocatori rappresentati nel ricorso.
3.3- Caimi Giuseppe Giovanni e i consiglieri della coalizione ad esso collegata si sono costituiti in giudizio ed
hanno eccepito linammissibilit del ricorso per revocazione e linfondatezza nel merito.
Su queste precisazioni, alla pubblica udienza del 1 aprile 2014, il ricorso stato trattenuto per la decisione.
4.- Il ricorso per revocazione inammissibile.
4.1- Conformemente a giurisprudenza consolidata (cfr. Cons. Stato, sez. VI, 5 marzo 2013, n. 1316; 20 aprile
2012, n. 2353; sez. IV, 24 gennaio 2011, n. 503), per aversi errore di fatto revocatorio, devono sussistere i
requisiti concernenti lattinenza dellerrore ad un punto non controverso e sul quale la decisione non abbia
espressamente motivato, ovvero la pura e semplice errata od omessa percezione del contenuto meramente
materiale di atti ritualmente prodotti nel giudizio, che abbia indotto lorgano giudicante a decidere sulla base
di un falso presupposto di fatto, facendo ritenere esistente un fatto documentalmente escluso o inesistente
un fatto documentalmente provato.
Al contrario, devono ritenersi vizi logici e dunque errori di diritto quelli consistenti nellerronea
interpretazione e valutazione dei fatti e delle risultanze processuali (Cons. Stato, sez. V, 21 ottobre 2010, n.
7599; sez. VI, 5 settembre 2011, n. 4987).
Ne consegue che lerrore di fatto che consente di rimettere in discussione la decisione del giudice con il
rimedio straordinario della revocazione , quindi, solo quello che non coinvolge lattivit valutativa dellorgano
decidente, ma tende ad eliminare lostacolo materiale frapposto fra la realt del processo e la percezione che
di questa il giudice abbia avuto, ostacolo promanante da una pura e semplice errata od omessa percezione del
contenuto meramente materiale degli atti del giudizio.
Deve, in conseguenza, ritenersi inammissibile la domanda di revocazione che si fondi sullerroneo
apprezzamento delle risultanze processuali, trattandosi in questo caso di errore di giudizio.
La stessa conclusione si impone, qualora il fatto asseritamente erroneo abbia costituito un punto controverso
sul quale sia intervenuta la pronuncia del giudice.
In tal caso, lerrore di giudizio, che pure emerga dagli atti di causa, non potr costituire motivo di revocazione,
altrimenti risolvendosi lo strumento eccezionale del ricorso per revocazione in un terzo grado di giudizio (cfr.
Cons. Stato, Ad. Plen. n. 2 del 2010).
4.2- Sulla base di tali criteri che costituiscono diritto vivente, deve escludersi che nel caso sussista errore
revocatorio, atteso che la sentenza di appello ha ripercorso la questione controversa, richiamando gli atti e la
sentenza di primo grado, della cui esistenza d atto nel percorso motivazionale.
Quindi lerrore lamentato dal ricorrente non riguarda lesatta percezione dei documenti o delle censure,
risolvendosi invece in un errore di giudizio sulle risultanze processuali, che rende inammissibile lazione di
revocazione.
Invero, il ricorrente finisce per lamentare una presunta erronea valutazione delle risultanze processuali o
meglio unanomalia nel procedimento logico di interpretazione del materiale probatorio, giungendo a
sostenere che la sentenza avrebbe errato nella percezione degli esiti istruttori, cadendo inevitabilmente in un
chiaro errore di giudizio.
Non , infatti, errore revocatorio lerrore relativo ad un punto controverso e reiteratamente dibattuto nel
giudizio, quale nel caso quello relativo alla valutazione delle schede esaminate nella sentenza del Consiglio di
Stato ai capi 3b2 e 3b3, dando tra laltro atto del dibattito processuale intercorso tra le rispettive parti.
4.- Assume, invero, il ricorrente che il giudice dappello sarebbe incorso in un errore di percezione senza il
quale si sarebbe indubbiamente pronunciato in altro modo, essendo immediatamente rilevabile dagli atti di
causa che la scheda in discorso non rechi alcun segno ambiguo...
Tale assunto, volto a contestare la valutazione di una scheda per come interpretata dal giudice, ricade
inevitabilmente nellerrore di giudizio, da cui linammissibilit anche sotto tale profilo del ricorso per
revocazione.
5.- Assume, da ultimo, il ricorrente incidentale che i plichi contenenti gli originali delle schede elettorali e dei
verbali risulterebbero tuttora sigillati, firmati e controfirmati e che di conseguenza sarebbe provata la censura
di errata percezione della realt documentale, essendosi il giudizio di appello svoltosi sui fac simile e non sugli
originali delle schede.
Lassunto infondato in fatto, atteso che lesistenza di tali documenti agli atti del giudizio perch depositati
dagli appellanti unitamente al gravame, fanno ritenere verosimile che siano stati esaminati dal giudice di
appello, non rilevando in contrario, la circostanza che i plichi siano stati chiusi, ben potendo essere stati chiusi
successivamente al loro esame.
In punto di diritto, va rammentato che lerrore di fatto idoneo a fondare la domanda di revocazione deve
apparire con immediatezza ed essere di semplice rilevabilit, senza necessit di argomentazioni induttive o
indagini ermeneutiche, sicch non ravvisabile quando si lamenti unerronea valutazione delle risultanze
processuali o unanomalia del procedimento logico di interpretazione del materiale probatorio.
Comunque, il vizio revocatorio anche in questo caso non ha il carattere dellimmediata percezione, ma
presuppone un giudizio logico che mal si concilia con il carattere della immediatezza e semplice rilevabilit
proprio dellerrore revocatorio che non richiede la necessit di argomentazioni induttive o indagini
ermeneutiche.
Per quanto esposto, il ricorso per revocazione deve ritenersi inammissibile.
Le spese di giudizio, attesa la natura della controversia e la peculiarit della questione, in cui un solo voto
che differenzia le posizioni contrapposte, possono essere eccezionalmente compensate tra le parti.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) definitivamente pronunciando sul ricorso per
revocazione, come in epigrafe proposto, lo dichiara inammissibile.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit amministrativa.
Cos deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 1 aprile 2014 con l'intervento dei magistrati:
Mario Luigi Torsello, Presidente
Vito Poli, Consigliere
Fulvio Rocco, Consigliere
Doris Durante, Consigliere, Estensore
Antonio Bianchi, Consigliere




L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 28/07/2014
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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