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MARIA CORTI Originalit e fonti del De vulgari eloquentia

I modelli analogici

Il fascino di questo trattato linguistico-retorico sta principalmente nel fatto che esso non costruito su uno specifico modello precedente. Infatti i trattati di retorica del tempo sono manualisticoprecettistici, dalle opere di Ramon Vidal, Jofr de Foix alle Poetrie, alla Doctrina de cort di Girolamo Terramagnino, allo stesso Tresor di Brunetto Latini. Invece nel De vulgari si ha il fecondo intreccio di una poetica dellartista autore con elementi preziosi di una visione filosoficolinguistica di grande attualit e novit al suo tempo, lontana anni luce dai trattati di retorica: quella della grammatica speculativa. Tale universo grammaticale, esplorato dalla cultura filosofica dei secoli XIII e XIV e noto a Dante soprattutto attraverso la presenza a Bologna e linsegnamento di Gentile da Cingoli, di cui si stanno scoprendo in questi anni nuovi testi di commento alla teoria speculativa dei Modi significandi e della grammatica communis, offre al poeta, che ovviamente non un grammatico, un efficace modello analogico, [...] che illumina una somiglianza di relazione: le lingue storiche stanno ai prima principia della grammatica speculativa come le parlate dItalia stanno ai simplicissima signa del volgare illustre. Da questa analogia Dante potr ricavare lideale di un volgare illustre che sia lingua regulata come il latino o il greco. Modello analogico, si detto, e quindi in funzione di una ridescrizione metaforica. Tale possibilit di uso di un modello analogico ritorna in Dante altrove nel De vulgari a proposito del primo colloquio nellEden fra Dio e Adamo. Il trasferimento di una relazione da un universo noto gi alla cultura a un altro scelto dal poeta legato allo spirito agonistico del genio dantesco, che vuole misurarsi con le grandi acquisizioni intellettuali del proprio tempo, quelle dei filosofi e dei mistici e mostrare che la contemplazione poetica non da meno. La fonte di Dante nelluso di un modello mistico lEpistola ad Severinum de caritate di frate Ivo, testo che Dante come vari copisti credeva di Riccardo da San Vittore e che egli usa a proposito del colloquio fra Dio e Adamo nel De vulgari, ma anche nella definizione di dolce Stilnovo nel colloquio con Bonagiunta nella Commedia (Purgatorio, XXIV, vv. 52-54); per le precise citazioni si veda il capitolo Tipologia adamitica e un testo mistico in M. Corti, Dante a un nuovo crocevia (Firenze, Le Lettere-Sansoni, 19822), dove si considera plausibile lequazione analogica Dio sta al mistico come il dio dAmore sta al poeta. Se lo stesso testo mistico affiora alla mente di Dante per il rapporto Dio-Adamo e per laltro dio dAmore-poeta, la cosa , ammettiamolo, sollecitante, perch allora da una sorta di equazione fra Dio che parla allanima nellafflato mistico e il dittatore Amore

che parla al poeta pu nascere, complice lallegoria in factis adamitica, unaltra equazione fra lingua universale e naturale adamitica e lingua universale e naturale poetica. Il discorso dantesco, partito dalla creazione di un Adamo parlante e volto alla creazione di un volgare illustre, raggiunger attraverso le fonti mistiche e speculative una sua coerente struttura.

Aree culturali e fonti specifiche

Le fonti specifiche da varie aree culturali nel corso della trattazione dantesca sono parecchie, e non potrebbero non esserlo in unepoca nella quale le auctoritates sono colonne portanti di qualsiasi argomentazione filosofico-storica. Del resto Dante stesso spiega la sua tecnica allinizio dellopera, quando afferma che tenter di giovare alla conoscenza della locutio vulgaris non solo dissetandosi con lacqua del proprio ingegno, ma accipiendo vel compilando ab aliis potiora miscendo (De vulgari eloquentia I
I

1: Desumendo e mettendo assieme da ci che altri ci

forniscono, vi mescoleremo dentro quanto vi di meglio; trad. da ed. Mengaldo); ci al fine di produrre un dolcissimo idromele. [...] Qui ci si limita a segnalare le aree culturali esplorate da Dante con alcuni specifici prelievi: tra le fonti classiche letterarie predominano Cicerone, Ovidio; privilegio hanno le fonti bibliche, le ecclesiastiche (santAgostino, lo Pseudo Agostino, Boezio, Isidoro, Petrus Comestor), le filosofiche e teologiche (Aristotele, Alberto Magno, san Tommaso), le mistiche (san Bernardo, Riccardo da San Vittore e lo Pseudo Riccardo), le fonti enciclopediche (Uguccione, Brunetto Latini), le geografiche (Alfragano, Restoro dArezzo), le filosoficogrammaticali (Prisciano, i grammatici speculativi e i loro commentatori, in particolare Gentile da Cingoli). I commenti al De vulgari confermeranno e aumenteranno la veloce panoramica; quello che non va dimenticato il continuo bisogno di Dante di essere immerso nel proprio tempo, donde la grande curiosit verso il nuovo.
Da Il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri, in Letteratura italiana. Le opere, I. Dalle origini al Cinquecento, Torino, Einaudi, 1992, pp. 187-209; pp. 204-206.

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