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Il modello bismarckiano di Crispi

LALLEANZA TRA PROPRIETARI TERRIERI E INDUSTRIALI


Negli anni della crisi agraria si era form unalleanza (blocco sociale) fra ceti diversi: Borghesia industriale: arricchita con le costruzioni ferroviarie e le promozioni statali delle attivit industriali. Proprietari fondiari: Del nord e sud, specializzati nella produzione cerealicola. Questo gruppo costituiva la nuova classe dirigente, i cui interessi erano appieno soddisfatti dalla politica protezionistica: 1. Difendeva i l mercato interno dalla concorrenza straniera. 2. Difendeva la societ delle conflittualit sociali. 3. Promuoveva lacquisizione di nuovi mercati esteri. Francesco Crispi era emblema di questo blocco sociale e leader dei pochi gruppi imprenditori.

LE PROTESTE DEI LAVORATORI E LA POLITICA INTERNA AUTORITARIA DI CRISPI


Crispi avvi una politica autoritaria (su modello di Bismarck) accentrando su di s quasi tutti i poteri: presidenza del consiglio, ministero degli Esteri e Interni. La svolta protezionistica aveva determinato un rincaro del pane dei generi di primi necessit e un peggioramento delle condizioni di vita delle masse lavoratrici; questo port scioperi e rivolte da parte di contadini e operai (in Sicilia organizzati nei Fasci) che furono represse da Crispi, esponente del nuovo blocco sociale industriale agrario. Crispi nel 1893 inaspr la legislazione contro lattivit delle organizzazioni operai (socialisti) e i controlli sullordine pubblico, sfruttando i prefetti.

LINGRESSO DEI CATTOLICI NELLA VITA POLITICA E SOCIALE


La politica repressiva di Crispi colp il movimento socialista e quello sociale cattolico. Dato che il non expedit impediva ai fedeli di partecipare alla vita politica lazione dei cattolici si svilupp in campo sociale. In seguito a delle iniziative dirette dallOpera dei congressi, la Chiesa e i cattolici si dovettero confrontare con la questione sociale, conflitto di classe e alla miseria del proletariato. Ci port allo sviluppo di un coerente pensiero sociale del movimento cattolico, i cui principi sono stati dettato da papa Leone XIII nella Rerum novarum: 1. Esigenza di una pi equa distribuzione della ricchezza. 2. Legittimit per i lavoratori di riunirsi e di organizzare sindacati. Sostenuti anche dal papa, nacquero come funghi veri e propri organismi sindacali cattolici che si opponevano agli organismi sindacali socialisti. Di conseguenza il non expedit si allent, tanto che vedremo in seguito la nascita di un partito cattolico.

UNA NUOVA FASE DELLA POLITICA ESTERA COLONIALE


Crispi avvi una politica espansionistica ed aggressiva. Lespansione coloniale era necessaria per il capitalismo italiano in quanto aveva bisogno di nuovi mercati e materie prime. Crispi rafforz i rapporti diplomatici con la Germania e riprese lespansione coloniale in Abissinia. Ma il fallimento totale di questa espansione port alle dimissioni di Crispi dopo un decennio di potere. Da questo momento inizia una gravissima crisi politica. La monarchia costituzionale in cui il potere pass dal sovrano al parlamento sembr vacillare sotto le spinte dei gruppi conservatori, delle gerarchie militari e della Corona stessa.

La crisi di fine secolo


LA CRISI ECONOMICA E IL FALLIMENTO DEGLI ISTITUTI BANCARI
Siamo in un periodo di crisi politica contemporanea ad una crisi economica. Negli ultimi anni di politica di Crispi ci fu un crollo economico, in cui diminuivano produzione, investimenti ed esportazioni. Le maggiori vittime furono le banche, le quali avevano investito il proprio denaro (lunga scadenza) proprio nelle industrie le quali a loro volta avevano comprato le azioni delle banche. Cos il crollo a catene delle industrie contemporaneo a quello delle banche.

IL SALVATAGGIO E IL RIORDINO DEL SISTEMA BANCARIO


In questa situazione drammatica si verific il primo grande salvataggio del sistema bancario privato operato dallo stato. Lo stato chiama le banche sane a sostenere questa crisi, sorreggendole ed imponendo loro di: Emettere sul mercato nuova liquidit priva di copertura aurea. Assorbire i crediti scoperti degli istituti bancari in difficolt. La crisi bancaria tocc il suo culmine con lo scandalo della Banca romana: venne avviato quindi il riordino del settore imperniato sulla fondazione della Banca dItalia lunica che poteva emettere nuova liquidit sul mercato. Nacquero nel nuovo sistema le cosiddette banche miste (n finanziarie n di emissione), banche di deposito orientate al credito a breve, medio e lungo termine di una vastissima clientela. Esse raccoglievano i capitali privati che venivano utilizzati per il finanziamento delle industrie.

LE RIPERCUSSIONI SOCIALI DELLA CRISI


La situazioni di crisi aveva aggravato le condizioni di vita di operai e contadini. La politica colonialista comport un ulteriore inasprimento del sistema fiscale, pesando sui lavoratori. Il malcontento ben presto sfocio in rivolte sia nelle campagne che nelle citt: Nel Ferrarese: 200 mila braccianti si rivoltarono -> migliori salari e non disoccupazione. Nelle citt: Tumulti contro il rialzo del prezzo del pane. Antonio di Rudin (successore di Crispi) ordin di sparare cannonate sulla folla in tumulto a Milano (epicentro delle lotte operaie). Scena indecorosa. La forza pubblica arrest i dirigenti socialisti e anche alcuni esponenti cattolici che avevano aderito alle iniziative popolari. Il parlamento stava per cadere, infatti la corte, i militari e molti deputati si aspettavano una svolta autoritaria che limitasse la libert di stampa e di associazione, riportando il potere dal parlamento al re, cos come voleva la legislazione. Luigi Pelloux (successore di Rudin)propose un progetto per realizzare queste volont, ma esso fu bocciato dal parlamento.

LE ELEZIONI DEL 1900 E LA SCONFITTA DEL FRONTE AUTORITARIO


Nelle elezioni del 1900 la maggioranza fu ottenuta dallopposizione (chi voleva un maggior potere del parlamento) perch: Lazione delle minoranze (sindacali e socialiste). Politica estera fallimentare. Divisioni allinterno dello stesso fronte moderato (nacque una parte pi vicina allindustria leggera, sindacati e socialisti. Il nuovo re Umberto I fu assassinato nel 1900 e succeduto da V. Emanuele III che nomino primo ministro Giuseppe Zanardelli. Egli abol le norme restrittive del diritto di associazione per i lavoratori e si fece promotore di una pi organica legislazione sociale.

Il programma liberal-democratico di Giolitti


UNA STAGIONE DI RIFORMISMO SOCIALE: ZANARDELLI E GIOLITTI
Era impossibile opporsi allazione politica e sociale dei lavoratori attraverso una politica reazionaria. Per questo Zanardelli intendeva risolvere questi conflitti sociali attraverso: Linserimento dei ceti subalterni nella vita politica. Lattuazione di un riformismo sociale. Questo piano politico fu mantenuto anche dal successore di Zanardelli: Giolitti (entriamo nellet giolittiana). Egli era nato da famiglia borghese impiegatizia percorrendo tutti i gradi della carriera statale. Nellanno in cui venne eletto deputato per la sinistra si era avvicinato a Crispi e tra il 1892/3 fu primo ministro, ma si dimesse per il coinvolgimento nello scandalo della Banca Romana. Cos abbandona Crispi e diventa capo della Sinistra costituzionale. Egli fond la sua politica nel tentativo di conciliare gli interessi della borghesia industriale e le aspirazioni del proletariato urbano e agricolo. E quindi: Cerca di associarsi al governo Filippo Turati (socialista riformista). Promosse leggi a tutela del lavoro (donne, bambini, infortuni e vecchiaia). Cre comitati consultivi per lemigrazione e per il lavoro. Diede nuovo slancio al settore dei lavori pubblici. Lavoratori (socialisti e cattolici) furono ammessi alle gare dappalto.

LE CONVERGENZE POLITICHE TRA GIOLITTI E I SOCIALISTI


Il nuovo governo era la voce delle aristocrazie operaie, ovvero i lavoratori le cui condizioni erano migliori per reddito e tenore di vita della maggior parte del proletariato: essi avevano diritto al voto. Questa lite costituiva anche la base sociale dellazione riformista di Turati, in cui trovava le maggiori adesioni. Ci permise una convergenza tra Giolitti e Turati: sempre teorica. Dato il fatto che i ceti pi bassi del proletariato rimanevano ignorati, si costituirono due correnti: Minimalista: Si proponeva di raggiungere il programma minimo, ovvero di ottenere riforme per migliorare la vita sociale degli operai in accordo con il governo Massimalista: Si proponeva di raggiungere il programma massimo, ovvero ottenere la rivoluzione sociale. Nel 1904 in un primo momento i massimalisti ottengono la maggioranza, ma poi la riperdono poco dopo.

Il grande balzo industriale


I SETTORI CHIAVE DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Nel periodo di ripresa economica anche lItalia vede i suoi miglioramenti: 1. Incremento della produzione industriale (settore tessile, cotoniero, meccanico, siderurgico e chimico). 2. Aumento delle importazioni (cotone greggio, carbone, ghisa, acciaio). 3. Ci fu un vero e proprio potenziamento ed espansione delle industrie italiane (Fiat, Lancia, Olivetti). 4. Trasformazione dellorganizzazione societaria delle imprese: le societ per azioni (modello organizzativo delle industrie). 5. Diffusione nelle attivit direttamente produttive delle societ per azioni, che moltiplicano. Questo fenomeno il risultato di due processi: Il capitale azionario cominci ad orientarsi verso i settori pi moderni del sistema industriale. Il capitale impersonale cominci ad orientarsi verso la grande fabbrica meccanizzata, trasformandola alla radice. La figura del padrone-capitano dindustria sostituita da quella del capitalista imprenditore detentore di pacchetti azionari.

IL SETTORE SIDERURGICO E LA MECCANICA PESANTE


Attraverso lutilizzo di tecnologie avanzate le nuove industrie siderurgiche, fondate sui trust (associazioni tra pi industrie e/o imprese) aumentarono di molto la produzione di ghisa e acciaio attraverso la lavorazione del ferro estratto dallisola dElba (permesso dallo stato). Esistevano anche alcuni impianti siderurgici meno tecnologici basati sulla trasformazione del rottame. Gli incarichi pubblici promossero lindustria meccanica pesante per la costruzione di navi e rotaie. Le industrie ebbero uno sviluppo incredibile ma con qualche deficit: Soddisfavano solamente la domanda pubblica ignorando quella di macchinari e attrezzature soddisfatta dagli stranieri.

UN APPARATO INDUSTRIALE POCO ORIENTATO AL MERCATO INTERNO


Lapparato industriale italiano era poco orientato al mercato interno. Caratteristico di questo il caso dellindustria saccarifera. Essa si basava sulla produzione della barbabietola da zucchero (che conobbe in seguito alla crisi una diffusione grazie ad una accelerata specializzazione delle coltivazioni industriali). Una serie di aziende di trasformazione di unirono nella Unione zuccheri al fine di trasformare la grande produzione di barbabietola in vero zucchero. A questo punto invece di diffondere il consumo dello zucchero a basso prezzo, cerc di alzare i prezzi il pi possibile imponendo altissime barriere doganali. Tuttavia al mercato interno davano importanza gli industriali che si lanciarono nella produzione di nuovi beni (prima sconosciuti), con lo scopo di raggiungere prezzi sempre pi bassi grazie allinnovazione tecnologica e lorganizzazione del lavoro.

LINDUSTRIA CHIMICA E IL NUOVO RAMO DELLINDUSTRIA IDROELETTRICA


Lindustria chimica, esclusa la Pirelli, era dominata dalla Montecatini (fondata sulla produzione di concimi) che riusc a battere la concorrenza straniera. Mentre nei settori della sintesi delle materie organiche la Germania dominava. Lindustria idroelettrica, in cui lItalia assunse una posizione di assoluto primario, conobbe un incremento produttivo gigantesco. La produzione di energia (2500 milioni di kw) era impiegata negli impianti industriali, nellilluminazione cittadina e nella trazione sostituendo il vapore e la forza motrice idraulica. Lo stato agevol lo sviluppo di questindustria: Cedendo con basse tassazioni le risorse idriche del paese. Formulando un apposito quadro legislativo per il trasporto dellenergia. E anche linvestimento dei capitali stranieri giov a questo settore. Il mercato fu rapidamente monopolizzato da poche imprese.

GLI ISTITUTI BANCARI


Tutte le industrie dei vari settori finora elencate facevano riferimento a quel reticolo di banche miste costituitosi in seguito alla crisi bancaria. Queste banche diventarono cos leffettiva struttura di comando dellindustria italiana andando a costituire il mezzo tra il capitale finanziario, le grandi imprese e lo stato: capitalismo italiano.

I FENOMENI DEMOGRAFICI LEGATI ALLINDUSTRIALIZZAZIONE


Urbanesimo: A causa della crescita delle citt e la tendenza della popolazione a trasferirsi nei centri urbani. Ridefinizione dellaspetto urbano: centro cittadino (sede del sistema economico: banche, borsa uffici ecc) quartieri residenziali (dove viveva la popolazione) periferia e quartieri popolari (dove avevano sede le industrie, e viveva la popolazione ammassata, in dimore sovraffollate, in condizioni igieniche scarse senza servici sociali ecc : ghetti).

IL RIFORMISMO AUTORITARIO DI SIDNEY SONNINO


Lindustrializzazione alimentava quindi la crescita del proletariato di fabbrica, e ci portava il Psi a rafforzarsi nonostante i suoi conflitti interni tra massimalisti e minimalisti. Sidney Sonnino (successore di Giolitti) mantenne la politica di Giolitti, pur essendo il capo dellala conservatrice del liberalismo italiano. Sidney punt a concordare le riforme con le forze sociali interessate. Puntava ad un modello di riforme gestite direttamente dal governo che trasformino il partito liberale in un moderno partito di massa conservatrice. Riformismo in chiave antisocialista e funzionale ad unorganizzazione di conservatorismo sociale.

Dualismo economico e politica di potenza


IL MEZZOGIORNO TRA ARRETRATEZZA ED EMIGRAZIONE
Lazione politica di Giolitti si limit a: Promuovere il decollo dellindustria italiana. Tutelando solo quei lavoratori particolarmente combattivi situati al nord. Il Mezzogiorno in seguito al protezionismo doganale: Vide peggiorare ancora la propria economia in quanto fu ostacolata lesportazione internazionale dei prodotti agricoli sovrabbondanti quali olio e vino. Abbattersi su di esso leruzione del Vesuvio e il terremoto che colpi Messina e Reggio Calabria. Le opere effettuate da Giolitti non furono sufficienti, in quanto era necessario un vero e proprio processo di modernizzazione e industrializzazione. Questa situazione darretratezza fece nascere il fenomeno dellemigrazione che divenne impressionante nei primi anni del Novecento: milioni di emigrati. Questa la spia pi evidente della crisi provocata dalla rivoluzione industriale. Naturalmente chi emigrava era gente povera, analfabeta spinta a questo gesto per la fame e la disoccupazione. La politica giolittiana non faceva che accentuare il divario tra nord e sud, operando anche la corruzione a livello politico per assicurarsi appoggi e consensi. Gaetano Salvemini che lo denunci per i suoi reati.

LE SPINTE AL COLONIALISMO E LIMPRESA DI LIBIA


Politica estera. Dopo aver stipulato una serie di accordi con Francia ed Inghilterra lItalia si dedic alla spedizione in Libia. Questa spedizione era sostenuta da unondata di nazionalismo e dalle pressione di gruppi economici che avevano gi investito in quei territori. La battaglia fu molto dura a causa della forte resistenza. Cos gli italiani spostarono la guerra nellEgeo e forzando per lo stretto dei Dardanelli tentarono di occupare Instanbul. LItalia vince e ottiene la Libia.

LE RIPERCUSSIONI POLITICHE DELLIMPRESA LIBICA


La strategia politica di Giolitti aveva finora ottenuto effetti positivi sui socialisti, radicali e repubblicani. Inoltre aveva comportato la perdita di potere e la rottura interna del Psi (massimalismi e minimalisti). Dopo la guerra in Libia tuttavia esso si scinde in: Gruppo riformista di destra: Favorevole alla missione in Libia (progressismo coloniale). Leonida Bissolati. Questo movimento, in seguito allimpresa libica, si era costituito come un gruppo di pressione con propri strumenti di propaganda. Estrema sinistra massimalista: Orient in senso rivoluzionario lazione del partito. Benito Mussolini. Cos il compromesso giolittiano viene a mancare: destabilizzazione della vita interna italiana.

La fine del compromesso giolittiano


LA RIFORMA ELETTORALE E IL PATTO GENTILONI
La forza del movimento socialista sembrava in grado di imporsi sul piano elettorale, soprattutto dopo lapprovazione, nel 1912, di una riforma elettorale che sanciva il suffragio universale maschile. Con un aumento del numero degli elettori a oltre 8 milioni, il rischio di un forte successo dei socialisti era in agguato. Giolitti chiam in campo i cattolici conservatori organizzati nellUnione elettorale cattolica presieduta da Vincenzo Gentiloni. Stretto il patto Gentiloni Giolitti ottenne la garanzia che i cattolici conservatori avrebbero sostenuto e votato i candidati della maggioranza liberale che a lui faceva capo. I cattolici ormai erano entrati nella vita politica nazionale lanciati anche dal Rerum novarum. Nel 1901 un sacerdote, Romolo Murri, fond un movimento politico cattolico democratico: Democrazia cristiana. Mentre Luigi Sturzo fond il Partito popolare: partito cattolico, laico e apertamente democratico.

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