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Pietre che parlano 2:

ARGENTA
DALLA RICOSTRUZIONE DEL 1492
ALLA DISTRUZIONE DEL 1945
Francesco Pertegato

Stop al consumo di territorio - Argenta

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CONTENUTO

1492-1545: il dopoguerra

p. 3

Dalla residenza del visconte al S. Monte di Piet e alla Pretura

p. 8

Dal palazzo Arnassani Tommasi al Municipio

p. 14

L Arcipretale e Collegiata di S. Nicol

p. 20

Schede tecniche dei reperti

p. 22

Cronologia e comparazioni stilistiche

p. 28

Appendice
Argenta nella guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484)
Le testimonianze dei cronisti

p. 35

Argenta contesa da Ravenna e Ferrara

p. 35

Lentrata in scena di Venezia: gli antefatti

p. 39

La dichiarazione di guerra

p. 41

Gli attacchi sferrati contro Argenta

p. 42

Una pace sofferta e non duratura

p. 46

3
Pietre che parlano 2: i quindici capitelli rinascimentali e alcuni altri marmi di

ARGENTA
DALLA RICOSTRUZIONE DEL 1492-1545 ALLA DISTRUZIONE DEL 1945
Francesco Pertegato

1492-1545: il dopoguerra
Dal devastante bombardamento del 12 aprile 1945 e dalla successiva opera di ricostruzione, del centro
storico di Argenta non si sono salvati che pochi reperti marmorei, tra i quali: 15 capitelli, due stemmi di forma
ovale, due grandi mensole, e una cinquantina tra colonne e basamenti perlopi frammentari. Recuperati
negli anni 70 del secolo scorso per iniziativa di chi scrive e di Gianni Ricci Maccarini, compianto animatore
dellAssessorato alla Cultura, sono stati prima ricoverati in S. Domenico o destinati a varie sedi, fino alla
recente parziale ricostruzione monumentale, in piazza del mercato.
Oggi il loro studio, intrapreso su sollecitazione dellAmministrazione Comunale, ha consentito non solo di
fissarne a decennio la cronologia ma anche di scoprire le circostanze che, tra lo scorcio del XV secolo e la
prima met del XVI, avevano portato ad una vera e proprio rifondazione della cittadina, a seguito di un
passaggio altrettanto drammatico della sua storia.
Per i capitelli, oltre agli elementi di tipo stilistico una fortunata chiave di lettura si rivelata essere la rara
epigrafe (fig. 1) che figura in uno dei quattro del gruppo A (vedi schede a p. 22, figg. A1-A4), quello siglato
A1 nella recente classificazione, attualmente utilizzato come acquasantiera nella cappella dellospedale
Mazzolani Vandini. Alla base della calata si legge infatti: BARTOLAMEI . PIOLI. VICE / CO. ET . VICARII .
1492. Segnala un personaggio pubblico e, forse, lanno di costruzione di un edificio di prestigio istituzionale.
Il personaggio Bartolomeo Dioli1 (la P di Pioli un errore del marmoraro) il quale si qualifica viceco (mes) e
vicario. Si tratta del funzionario che in quel momento rivestiva, su nomina del duca dEste (Ercole I), le due
massime cariche civili della comunit cittadina, quelle di visconte e di vicario 2 (vd. Appendice).

Fig. 1
Una ricerca altrettanto fortunata sui pochi fondi dellArchivio Comunale scampati alla devastazione bellica,
grazie alla preziosa collaborazione di Benedetta Bolognesi che dellArchivio e della Biblioteca lattuale
animatrice, ha consentito di individuare in un Registrum della comunit (1393-1606) la segnalazione di

E inserito, tra 1492 e 1493, nellelenco dei visconti stilato da L. Magrini, Argenta nelle memorie storico-cronologiche
raccolte dal dott. Luigi Magrini, Milano, 1988, pp. 27-8. Gli succede Sigismondo, segnalato la prima volta il 25 luglio
1493; Statuta terrae argentae e veteri manuscripto codice nunc primum edita, Ferrara 1781, ex Typographia Camerali, p.
239 (Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1, Class. 1). Il 23 luglio 1499 compare Andreas de Maffeis de Ferraria
leg. doct. vicecomes pro Hercule Estensi duce Ferrariae; ASRa, Porto, vol. 1222, n. 12; cfr. S. Bernicoli,
Governi di Ravenna e di Romagna, a cura di E. Bottoni, Ravenna, Societ di Studi Ravennati, 2013, p. 365.
2 In una lettera inviata al duca Alfonso I da tale Sarachus si accenna alluso recente di assegnare gli incarichi della
viscontaria e del vicariato ad una sola persona; Statuta terrae argentae..., cit., pp. 263-4.

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Bartolomeo (Bartolum de diolo), nel 1488 (fig. 2)3, come uno dei due consules, figure che avevano un ruolo
di spicco allinterno del Consiglio Generale. La famiglia Dioli era ovviamente tra le prime per censo: un suo
parente o congiunto (Checco) in quello stesso torno danni tra i benefattori dellOspedale di S. Giovanni
(vedi pi avanti) e lo stemma dei Dioli documentato da Demetrio Bandi, nella seconda met del XIX 4 (fig.
11).

Fig. 2
La data in epigrafe sul capitello (1492) corrisponde presumibilmente alledificazione del palazzo nel quale
questo, insieme ad altri tre tuttora conservati, e ad un quinto perduto, era collocato. Dal confronto tra i
capitelli e le fotografie danteguerra si potuto dedurre la loro provenienza dalledificio della Pretura (fig. 17).
Come si vedr pi avanti invece solo attraverso lindagine stilistica che si potuto ricavare unindicazione
cronologica sia per i sei capitelli del gruppo C (vedi schede a p. 23, figg. C1-C6), di cui facile riconoscere
quelli un tempo in opera nel Municipio (fig. 32), sia per i due del gruppo D (vedi schede a p. 22, figg. D1-D2).
Di questi ultimi rimane incerta anche la collocazione; si pu solo ipotizzare, sulla base di una illustrazione al
testo del Bertoldi (fig. 3)5 e di varie segnalazioni, che provengano dallArchivio Pubblico, il quale completava
il colonnato sui tre lati della Piazza Maggiore (cos denominata in un documento del 1872); si tratta dei tre
corpi di fabbrica visibili sulla sinistra, mentre in fondo il municipio, e a destra, dal fondo verso il primo
piano, la Residenza del Governatore (almeno dal 1658 aveva questa denominazione) e lUfizio
Arcivescovale, chiamato Residenza arcivescovile nella pianta di Argenta del 1767 (fig. 7) 6, riconoscibile
dallinsegna del cardinal legato.

Fig. 3
3

Argenta, Archivio Storico Comunale, Cartulario della Comunit di Argenta (1393-1517), manoscritto cartaceo (Segn. 1,
Class. 2). In quellanno tra gli elettori: degli estimatori dei danni dati al capo inferiore; dei saltuari dei fondi (c.196v); del
massaro di S. Francesco (c.201v).
4 Copia del repertorio di Demetrio Bandi conservata presso lArchivio Storico Comunale di Argenta.
5 F.L. Bertoldi, Memorie storiche dArgenta, I, Ferrara (per Gaetano Bresciani), 1787; II, 1790; III; parte I, 1815; III, parte
II, 1821; III, parte III (postuma), Ferrara (per Domenico Taddei) 1864; III, parte II, p. 41
6 Opera di Antonio Caselli; Archivio Storico Comunale, Class. 37.7, Segn. 2.

Non si pu escludere che una parte del colonnato antistante larchivio sia sopravvissuto nel piccolo corpo
di fabbrica visibile in una foto anteguerra (fig. 4), a fianco del teatro, edificato nel 1858.

Fig. 4
Una visione della piazza, come di dice a volo duccello, si trova in una elevazione panoramica di Argenta
datata 16587 (fig. 5) e in quella inserita dal Bertoldi nellantiporta del primo volume delle Memorie edito nel
1787 (fig. 6). Le due legende mostrano una sostanziale corrispondenza nella localizzazione e nelle funzione
degli edifici pubblici appena citati.

Fig. 5

Fig. 6

Riprodotta in D. Giglioli, Argenta e i suoi dintorni, I, ed. Belriguardo, 1984 (risguardi di copertina). Nell800 ne stata
realizzata una copia nella quale la legenda arricchita e in parte rivista; pubblicata in Antiquariato, V edizione,
Supplemento di Argenta, n.1, 1992, p. 22, fig. 6. Le due versioni, di propriet comunale, risultano al momento introvabili.
7

Altrettanto avviene nella Pianta della Citt di Argenta, diligentemente misurata e delineata con tutte le sue
strade e fabriche pi cospicue... da Antonio Caselli, geometra argentano, nel 1767 8 (fig. 7).

Fig. 7
Venendo a tempi pi vicini a noi, se si sovrappone alla mappa catastale successiva allunit dItalia (fig. 8) 9
quella attuale (fig. 9) 10 si deduce il mutamento impresso al centro cittadino con la ricostruzione postbellica:
nellarea della Pretura (il corpo di fabbrica centrale), abbattuta, vengono costruiti la torre del Primaro e
ledificio dov attualmente il settore Urbanistica dellAmministrazione Comunale; nellarea del vecchio
municipio (sulla sinistra in basso) un edificio ad uso privato; la nuova sede comunale viene edificata a sud
dellarea del teatro (al margine inferiore, di fronte alla vecchia Pretura).

Fig. 8
8
9

Fig. 9

Vd. nota 6.
Loriginale conservato nel settore Urbanistica del comune di Argenta, Ufficio Tecnico.

10

Ringrazio vivamente il Geom. Nicola Baldassari che, molto gentilmente, mi ha fornito copia delle due mappe e della
loro sovrapposizione comparativa.

Il confronto con capitelli ancora in opera a Ferrara e a Ravenna (vedi, pi avanti, il paragrafo Cronologia e
comparazioni stilistiche) avvalora lipotesi che i tre edifici corrispondenti alla Pretura e al Municipio e forse in
ci che restava dellArchivio Pubblico fino al 1945, fossero stati costruiti entro il secondo/terzo decennio del
XVI secolo.
Per i due capitelli del gruppo B (vedi schede alle pp. 22-23, figg. B1-B2), verosimilmente provenienti da S.
Nicol (figg. 34-35), dalle testimonianze fotografiche e dal confronto con S. Domenico si pu infine dedurre
che la chiesa fosse stata eretta pochi decenni pi tardi, deduzione confermata da elementi di tipo
documentario (vedi pi avanti).
In quale momento storico vengono edificate queste architetture e che significato assumono nella vita della
comunit?
Nel 1492 Argenta fa parte del ducato estense che aveva affrontato, tra 1482 e 1484 11, una tra le pi
devastanti guerre del Rinascimento, quella contro Venezia, scatenata dalla stessa Repubblica; guerra che
aveva lasciato Ferrara, ma soprattutto i centri minori dove si era spesso combattuto con particolare
asprezza, socialmente depresse ed economicamente stremate. Argenta non era stata conquistata dai
veneziani ma i tre attacchi subiti tra lottobre del 1482 e il gennaio 1483 lavevano messa a durissima
prova: gli abitanti erano ridotti a poco pi della met di mille.
La sua situazione politico-istituzionale, inoltre, era appesantita dagli attriti tra ordinamento civile, che faceva
capo a Ferrara, e giurisdizione ecclesiastica, che dipendeva dallarcidiocesi di Ravenna.
Una lettera del 23 giugno 1496, inviata dal duca al visconte di Argenta, d unidea delle difficili relazioni che
intercorrevano tra gli organi del governo cittadino e la chiesa ravennate. Dalla lettera, scrive il Bertoldi:
apparisce che lEstense Principe dopo di aver approvato che i Canonici di Ravenna esercitar potessero
lofficio di visitare le Chiese, e di esaminare i Preti della Riviera di Filo e di Longastrino, per ricorso a lui fatto
dallArcivescovo, e stante lessere ci cosa inusitata, e contra ragione, espressamente gli commise di non
permettere, che i medesimi Canonici, o altri per essi facessero tali visite ed esami; e qualora volessero farne,
ordin di vietarnelo in forma, che per cosa alcuna niun pensier loro avesse il suo effetto12.
I danni del conflitto, ingentissimi, avevano provocato un impoverimento destinato a durare anni. Lo
scopriamo da unosservazione critica dello stesso Bertoldi dopo che, il 6 gennaio del 1485, a Ferrara era
ripresa labitudine di andar mascherati e ci per essersi ridestata nel Duca Ercole la passione sua per li
divertimenti, e spettacoli pubblici, chebbe gi in costume di far godere al suo Popolo ferrarese, e coi quali
anche in quellanno effettivamente lo tenne allegro. Cosa che di certo non facevano i cittadini di Argenta: Al
pari de Ferraresi non poterono per cos presto andar lieti anche gli Argentani. Troppo per non pochi anni
sentir anzi dovettero e piangere inconsolabili i danni moltissimi recati ad essi dalla fiera sofferta guerra nelle
devastate campagne, nelle parecchie case distrutte, nella strage di gran parte de suoi abitanti, nel
saccheggiamento delle sue pi doviziose famiglie; e quindi ben da credersi che di non breve durata furono
le miserie ed angustie loro. Prova di ci ne sia il leggersi in lettera scritta dalla duchessa di Ferrara a Consoli
ed al Consiglio di Argenta nel d 11 di Marzo del 1487. che ad istanza da essi fatta per la loro povertade la
Principessa acconsent che si levasse via il Capitano della Piazza con li suoi fanti, e rimanessero soltanto a
supplire nelle occorrenze ai bisogni della Terra i quattro fanti che pagava la Ducal Camera, e gli altri due che
teneva il visconte13.
Nello stesso anno, essendo visconte Lodovico de Lardi, il Podest di Filo la parte sottoposta alla Signoria
di Venezia (indirettamente attraverso Ravenna) si era recato ad Argenta a prendere il sale fatto trasportare
da Cervia per la via del Fossato Zaniolo contra gli ordini superiori e lantica consuetudine; a tale
innovazione ed abuso per ricorso fatto da alcuni Argentani il Governo Ducale si oppose, e con lettera de
Fattori Generali in data dei 28. di Luglio ammiratissimo della novit ne riprese il condescendente Visconte 14.
Un documento del 21 aprile dellanno successivo (1488) attesta che per far fronte ai danni di guerra, era
stata rimborsata ad Apollonio Minoto, Camerlengo di Argenta, la ragguardevole cifra di 372.3.10 lire per

11

Vedi Appendice.
F.L. Bertoldi, Memorie storiche dArgenta, I, Ferrara (per Gaetano Bresciani), 1787; II, 1790; III; parte I, 1815; III, parte
II, 1821; III, parte III (postuma), Ferrara (per Domenico Taddei) 1864; III, parte II, p. 144 e nota 127.
13 Ivi, p. 140.
14 Ivi, p. 142.
12

8
lavori eseguiti alla bastia dello Zaniolo, alla torre di Bando e soprattutto (quasi i 2/3) a Filo per riparare le
case del podest e del notaio15.
Un ulteriore drammatico segnale di malessere nei confronti dellamministrazione ducale si ha nel 1489 e a
farne le spese il Camerlengo appena citato: essendo Camarlingo Ducale in Argenta Apollonio Minotto
uomo assai malveduto per le ingiustizie ed estorsioni sue molte, a cagione di queste irritossi talmente contra
lodio del Popolo, che nel lunedi 26. dOttobre di questanno alcuni degli abitanti luccisero 16.
In quello stesso mese la comunit, evidentemente esasperata, indirizza una supplica al Duca in questi
termini: Vostra S. Illma informatissima de la inopia e povert de quella terra (dArgenta) et si de facultate
come anche de homini il numero de quali non sono 600 al presente ni dopoi la guerra (aggiungendo) che in
dicto numero e homini gie sonno citadini. contadini. e buoni. e tristi, et excepta la decima parte lo resto ha
necessario sudore suo querere panem. Di seguito i supplicanti: Ricordano a V.S. che li due terzi di quella
terra dormeno senza lecto perche al tempo de la guerra li Soldati li portarono in tuscana e altroue rubando e
sforzando17.
Il 1490 e il 1491 - i due anni di pace che seguono sono quelli in cui si pongono le basi di una rinascita
economica ma anche di un recupero dimportanza politica da parte di Argenta.
La ricostruzione postbellica poich di questo si tratta documentata materialmente soprattutto dalla
ripresa delledilizia pubblica e monumentale.
Una delle prime iniziative il completamento dellospedale della confraternita dei Santi Giovanni Battista ed
Evangelista, risalente a prima del 1374, [...] nel quale principalmente si ricevevano, alimentavano, e
curavano i poveri infermi colle rendite de rispettivi beni lasciati daglinsigni memorandi benefattori Giovanni
di Pasquale Scarselli, D. Antonio del q. Tommaso Conti, e Checco (o sia Francesco) di Diolo 18 (trentanni
pi tardi, intorno al 1520, verranno costruiti dirimpetto chiesa e monastero di S. Domenico).
Di ben maggiore impegno , nel 1492, la costruzione delledificio con loggia colonnata alla quale
appartengono i capitelli del gruppo A, come s visto molto verosimilmente la nuova sede del visconte e del
vicario civile. Nel 1506, come si vedr pi avanti, viene ampliata e riparata la sede del camerlengo
estense19.
Forse intorno al 1520 viene edificato un altro e pi imponente edificio con portico colonnato, divenuto poi
sede del Municipio dal quale provengono i capitelli del gruppo C.
Se lipotesi sopra avanzata fosse corretta, un lungo portico sarebbe stato inoltre costruito alla base ai tre
edifici divenuti sede dellArchivio Pubblico, dal quale potrebbero derivare i capitelli del gruppo D.
I capitelli del gruppo B, gli unici sopravvissuti della chiesa di S. Nicol, sembrano derivati dallimpianto
decorativo di quelli del gruppo A, ma con unalterazione delle proporzioni che giustifica una cronologia di
qualche decennio successiva.

Dalla residenza del Visconte al S. Monte di Piet e alla Pretura


Poco si sa ovviamente delloriginaria residenza viscontea dal quale provengono i quattro capitelli del gruppo
A (figg. A1-A4); da una testimonianza del 1531 si deduce che era fornita di un balcone dal quale il visconte
dava lettura delle comunicazioni importanti del duca 20. Un altro documento ci informa che fino a quando le
cariche di visconte e vicario sono state assegnate a due diverse persone, due erano le residenze; nel
momento in cui le due cariche sono state unificate la comunit ha richiesto che una di queste venisse
destinata ad altra funzione21. Nel 1560 infatti fu restituita al Comune la casa che era abitata dal visconte per
trasportarvi il Monte di Piet22 concesso tre anni prima da Ercole II23.
15

ASMo, Memoriali della Camera Ducale, reg. 4785/95 c. 63v; riportato in B. Zevi, Biagio Rossetti architetto ferrarese,
Torino, Einaudi, 1960, p. 569; Filo era stato incendiato dai veneziani il 20 giugno 1483 (vd. nota 177).
16 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 142.
17 Ivi, p. 141.
18
Ivi, pp. 142-3.
19 Vd. nota 73.
20 ...super podiolo consueto Domus habitationis Magnifici Domini Vicecomitis et speciali mandato Magnifici Domini
Alfonsi Zerbinati de Ferrariae Ducalis Vicecomitis Argentae...; Statuta terrae argentae..., cit., pp. 254-6.
21 Pertanto si supplica V.S. che...dando li offitij a una sola persona, una de esse case restino in facult della Communit
qual ni possi disponer a suo beneplacito; cfr. Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 263-4.
22 Magrini, op. cit., p. 25.

Successivamente le legende esplicative delle mappa del 1658 (fig. 5) e di quella pubblicata dal Bertoldi nel
1787 (fig. 6) denominano ledificio Residenza del Governatore. Nella pianta di Argenta del 1767 (fig. 7),
viene chiamato Palazzo del Governatore.
Nel marzo del 1746 il notaio Giovanni Pasti stende lInventario di tutti gli Effetti Camerali esistenti nella terra
dArgenta e suo territorio fatto nellanno 174624, e inserisce in chiusura il suo elegante tabellionato (fig. 10).

Fig. 10
Dallinventario risulta che il palazzo, denominato Apostolico, ospitava anche le carceri e lUfficio Consolare
della Comunit. Ledificio viene cos descritto: Nella piazza...che guarda la porta maggiore della medesima
c il Palazzo Apostolico nellingresso del quale v una loggia su cui fabbricato lo stesso palazzo in
facciata; la qual loggia sostenuta...con colonne di Macigno n cinque e due di pietra in angolo, le
medesime con sue basi e capeli [capitelli] di marmo, ove sono incise le armi....dEste, e ligate con sue bone
catene di ferro, ben selciato di pietra a spina, il tutto ben condizionato, e buona qualit; nel mezzo della qual
loggia v la porta maggiore del palazzo nel centro del portico di questo 25.
Da un lato della loggia era lUffizio consolare della comunit26, dallaltro le carceri27; girando langolo su via
del Pallone era il Monte di Piet, il tutto costituito da un solo edificio 28.
Del tutto incidentalmente apprendiamo che, fino al 1797, nei capitelli delle colonne del palazzo residenziale
dellex governatore erano presenti: larma della comunit chera la prima al levante, quella del visconte
ducale Bartolomeo Pioli chera una colomba che diffondeva raggi allintorno [fig. 11], il diamante impresa del
duca Ercole [fig. 12], larma estense e la spoglia del leone altra impresa desso duca, che vedevasi scolpita
nellultima colonna a ponente. Queste insegne vengono infatti scalpellate (abrasate) il 5 settembre di
quellanno, dai Francesi arrivati ad Argenta 29. Il fatto descritto nella cronaca stilata dal Bertoldi nei tre anni

23

Ivi, p. 24.
Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1/3, Class. 17.
25 Semicolonne in pietra si trovano anche nella villa estense di Belriguardo a Voghiera.
26 In fianco...inferiormente si trova lUffizio consolare della Comunit...consistente in due camere...di giusta grandezza
con sue finestre con suoi vetri...inferriate di ferro...il tutto di buona qualit...; Inventario di Giovanni Pasti (vd. nota 24).
27 Allaltro fianco...nellingresso v...Portico selciato fatto in volto, che seguita in unaltra camera...il guardiano delle
carceri, con una finestra, con sua ferriata di ferro e finestrino con sua ferriata...
Proseguendo a mano sinistra una camera...con due porte...ed un finestrino. A mano destra unaltra carcere denominata
la Galeotta, pur fatta in volto, in qualche parte fatto con attrezzi di giustizia, cio zeppa di legno incastrata de muri e due
porte inferriate. A sinistra desso unaltra camera detta la Larga con due porte inferriate fatta pure in volto con finestra
grande, che guarda la piazza del palone con doppia inferriata di grossi ferri, ed il suo scuro al di fuori con catenaccio di
ferro.; ivi.
28 Seguendo poi lateralmente al suddetto Palazzo vi una fabrica che serve per il Monte di Piet e alla abitazione del
custode del med.mo, che secondo loculare ispezione pare che fosse fabrica tutta unita allo stesso Palazzo Apostolico;
ivi.
29 Argenta entrer a far parte del Dipartimento del Basso Po. Sulla Repubblica Cisalpina a Ferrara vedi: G. Righini,
Giornale del Basso Po, Ferrara, 1962.
24

10
della loro permanenza in Argenta30. La presenza delle armi estensi conferma che la costruzione del palazzo
del visconte era stata patrocinata dalla corte di Ferrara.

Fig. 11

Fig. 12

Procedendo nel tempo si ha notizia che il 4 marzo 1864 ha luogo la Consegna del lavoro di riduzione a due
Botteghe di tre ambienti annessi al locale delle Carceri, e formazione di un nuovo Carcere allinterno dello
Stabilimento, affidandone lesecuzione ad Antonio Bitelli di Conselice 31.
Interessante la lettera del 12 aprile successivo, con oggetto Loggiato del Palazzo della Giudicatura, che il
sindaco Giuseppe Vandini invia al Signor Ingegnere Comunale (Gaetano Guidicini, che sar autore del
progetto per il teatro) in risposta ad una nota di questultimo (N. 114) in cui il primo cittadino sostiene una
diversa opinione in merito al previsto intervento sulla facciata. La posizione del sindaco, riportata in nota
sembra in una qualche misura prefigurare il moderno dibattito tra istanza estetica e istanza storica 32.
30

R. Balzani (a cura di), I diari dellet giacobina. Le cronache di Argenta di Francesco Leopoldo Bertoldi (1796-1799),
Bologna, Edizioni Analisi, 1993, pp. 45-6. Del Bertoldi stato recentemente pubblicato un manoscritto dal titolo: 1804.
Argenta nella Repubblica Cispadana, a cura di P. Bolognesi e R. Moretti, s.l., Walfrido Edizioni, 2013.
31 Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn.
59, Class 37.4, Fasc. 1.
32 Scrive il Vandini: Il loggiato del Palazzo della Giudicatura posto nel centro della Piazza male si addiceva alla localit
in cui giace, ed agli uffici cui d accesso in causa della deformit impressevi dalla volont degli uomini e dal decorrere
del tempo. Il lavoro che ora si sta eseguendo tende a renderlo pi decente, ed allegro, e la disposizione simetrica
richiede una porta finta in prossimit alla vera che se costituisce una colpa ritorna a danno di chi ide la fabbrica in modo
da non permettere il collocamento della porta nel mezzo dello stesso loggiato. Il difetto della finzione pu poi in unepoca
pi o meno lontana togliersi quando meglio collocata la Scala si stabilisca di dare un differente accesso allo Stabilimento
carcerario, assegnando alle carceri una delle due porte riservando laltra per gli uffici della Giudicatura.
A parere del sottoscritto niuna critica pu farsi al lavoro attuale che ha lo scopo di coprire un difetto di vecchia data, e
quandanche una critica fosse fatta non potr mai giungere fino alla S.V. perch troppo nota la fatta opposizione,
perch pu dichiarare che il lavoro stato eseguito per decisa volont del Municipio che ha trovato la propria opinione
appoggiata nel paese, ed avvalorata dal parere di persone dellarte che sono state interpellate in proposito.
Senza addunque togliere il merito alle osservazioni affacciate col foglio a margine e solo per divergenza di opinioni
volendo Ella tenersi alle regole di Euritmia, mentre il Municipio vuole la simetria del Loggiato, si stabilito di addottare la
Porta finta verbalmente si gi fatto conoscere, regolando poi la S.V. linternamento della Porta e il collocamento
dellinferriata alla lunetta a seconda di quanto sar per suggerire larte e la pratica; Archivio Storico Comunale, cartella
Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn. 59, Class 37.4, Fasc. 1.
Ling. Guidicini aveva scritto. Sono frequenti i casi, nei progetti architettonici, di dovere ricorrere al ripiego di ...finte
porte, o delle finte finestre, onde ottenere un simmetrico riparto esteriore dei vani, ma tale riparto non pu versi quando il
numero dei vani pari, come appunto si verifica sotto il loggiato di codesta Giudicataria; ivi. La soluzione prospettata dal
sindaco Vandini sar rigettata e, meno di due anni pi tardi la scala sar spostata (vd. fig. 13).

11

Allanno precedente risale probabilmente un rilievo metrico in matita dello stato di fatto del piano terreno,
prima di intraprendere i lavori per ricavare i due negozi sotto il loggiato, nel quale sono ben visibili le
semicolonne appoggiate ai pilastri alle due estremit della loggia (fig. 13).

Fig. 13
La pianta pi antica delledificio di cui disponiamo per del 1872 (fig. 14); oltre al Locale Carcerario
indicata la posizione del Monte di Piet, sulla piazza che prende il suo nome 33.

Fig. 14

33

Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn.
59, Class 37.4, Fasc. 1.

12
In una mappa di due anni dopo (4 settembre 1874) viene utilizzata per la prima volta la denominazione di
Pretura34. Si tratta della Pianta del piano superiore del Palazzo della Pretura addimostrante la distribuzione
degli uffici di Pretura allegata al Piano desecuzione dei lavori di riduzione e di ristauro del locale per
lOfficio di Pretura di Argenta (fig. 15).

Fig. 15
Dal confronto tra le due mappe si pu rilevare che nel giro di due anni la scala era stata spostata. I vani
sono, da sinistra a destra e dal basso allalto: officio del Pretore, anticamera, sala delle udienze (con
accesso al balcone, centrale), officio del cancelliere, officio del sostituto conciliatore; archivio; Sala
dingresso/ usciere35. Il monte di Piet viene denominato Congregazione di Carit, denominazione che si
ritrover successivamente.
Almeno dal 1878 ledificio sede del carcere mandamentale.
Dellagosto del 1902 il Progetto per la esecuzione dei lavori...per restauro esterno del Palazzo Comunale
della Pretura e del carcere mandamentale. Nella premessa scritto: Lesterno del palazzo comunale
intestato, cio la facciata verso piazza Garibaldi, il fianco prospiciente via Mazzini e lamplio loggiato
pubblico sono stati ristaurati lultima volta nel 1874...; prosegue dicendo che c bisogno di un nuovo
restauro e nellelenco dei lavori si legge: Nei pilastri dangolo del loggiato...le mezze colonne accostate ai
pilastri si rimuoveranno per quanto sar necessario .... Si prevede inoltre il Riattamento delle due mezze
colonne di cotto alle estremit del colonnato, riparando i loro fusti per laltezza di m 1,10 con laterizi
semicircolari della fornace Galetti di Imola, e il Rifacimento o riparazioni degli archivolti in terracotta del
loggiato rimettendo le parti mancanti con laterizi della citata fornace Galetti, tagliati nella forma e disegno
necessari 36. Da uno schizzo probabilmente realizzato in quelloccasione si ricavano le dimensioni, davvero
ragguardevoli, della facciata del Monte di Piet (fig. 16): larghezza del fronte m. 42,20; altezza sotto il
cornicione m 9,70; altezza fino alla cornice marcapiano m. 5,40.
Piante a colori dello stesso si trovano nel volume Congregazione di carit. Argenta. Beni Urbani, Febbraio
1936 XIV37.

34

Ivi.
Ivi.
36 Carcere mandamentale, dal 1872 al 1922, Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 95, Class. 37.4, Fasc. 4.
37 Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1, Class. 3.
35

13

Fig. 16
Il 29 maggio 1909 si effettua un Lavoro di nuova sistemazione delle due botteghe sotto il loggiato del
palazzo della Pretura. Interventi sulle parti metalliche vengono condotti nel 1910. A quella data ledificio
ospitava appartamenti, un negozio di barbiere, la macelleria e i locali della Congregazione di Carit. La
macelleria era nello stabile del Monte di Piet, nella parte di propriet Comunale.
Nel 1928 il locale della cappelleria Cestari viene ceduta al negozio Manzoni che costruisce il magazzino nel
cortile del palazzo della Pretura.
In una lettera del podest del 20 aprile si dice che i restauri della facciata del palazzo del Monte di Piet
(condotti nel 1927) competevano per circa 4/5 alla Congregazione di Carit e per circa 1/5
allAmministrazione Comunale. La parte spettante al Comune riguardava la facciata della Pretura orientata a
ovest. Da un documento relativo al palazzo Municipale (vedi pi avanti) sembra che, nel 1928, almeno gli
uffici della Congregazione di Carit vengano trasferiti in quella sede.
Alla vigilia della guerra cos si presentavano la Pretura e lantistante piazza Garibaldi (figg. 17, 18).
Il palazzo, pur molto danneggiato dai bombardamenti, era rimasto in piedi e la loggia era stata
utilizzata per qualche tempo prima della sua demolizione (fig. 19).

Fig. 17

14

Fig. 18

Fig. 19

Dal palazzo Arnassani Tommasi al Municipio


Dal confronto con le foto danteguerra i sette capitelli del gruppo C sopravvissuti (figg. C1-C6; vedi schede a
p. 23) risultano provenire dalla facciata del Municipio (figg. 31-33) che dava sulla piazza Garibaldi (gi
Piazza Maggiore).
Rispetto al palazzo della Pretura sono pi scarse le informazioni che stato possibile reperire a riguardo
delledificio denominato Palazzo della residenza Comunale nella mappa del 1658 e Residenza del
Pubblico in quella comparsa nelle Memorie, del Bertoldi. Nella legenda della prima inserita una piccola
integrazione per cui la denominazione risulta essere Palazzo Arnassani ora della residenza Comunale.
Nella citata Carta di Argenta del 1767 viene infine chiamato Palazzo Anassani ora Ressidenza Consolare.
Ledificio viene cos descritto nellinventario del notaio Pasti sopra citato (1746): Si trova nella Piazza di
Argenta detta del Pallone un Palazzo...posseduto da Amadore Tommasi come eredi Fortunerio Arnassani,
Giorgio Mesi e Olimpia Zanaresi Manzoni, sempre con portico continuativo di sotto parte con colonne di

15
marmo e parte con colonne di pietre intagliate, che sostentano detta fabrica, nel prospetto della quale nel
capo inferiore si trovano scritte le seguenti parole SERVI ALPHONSIJ II DUCIS AUGUSTA LIBERALITATE
(Alfonso II stato duca dal 1559 al 1597).
Nel 1771 il palazzo, gi sede comunale, viene acquistato dal Comune, almeno in base a quanto scritto dal
Magrini: Questo Comune nellanno 1771 acquist dalli fratelli conte Lorenzo, ed Amatore Tomasi di
Comacchio il palazzo in oggi residenza municipale 38.
Altre informazioni si ricavano nel 1797, secondo anno della presenza francese in Argenta, poich il luned
5 settembre Da uno scalpellino fatto venire dalla nostra municipalit ad Argenta da Ferrara, tutte furono
abrasate le diverse arme o stemmi che erano scolpiti nelle colonne di marmo che sostengono il loggiato e
palazzo della residenza municipale, cherano le armi delle case Arnassani Perini e daltre antiche famiglie
argentane39. La notizia trova conferma nel fatto che tre dei sette capitelli provenienti dal Municipio portano
stemmi, ma abrasi. Gli Arnassani di cui in fig. 20 si vede linsegna nella restituzione grafica del Bandi erano una famiglia argentana documentata dal 1400 al 1685 40. Particolarmente interessante ai fini di questo
studio Bartolomeo (vedi pi avanti), figlio di mastro Nicol, il quale nel 1486 firma unattestazione notarile,
col suo personale tabellionato al margine sinistro (fig. 21) 41.

Fig. 20

Fig. 21

Successivamente: Nellestate del 1862 furono fatte varie modificazioni della parte interna del primo ordine
del palazzo di questa residenza Municipale...42. E nel 1864: ...il Comune fece selciare con marmo di
Verona il loggiato della residenza Municipale... 43. Pi avanti: Sul finire del febbraio 1866 si diede principio
al lavoro di ristauri nella facciata di questo palazzo Municipale. Spostando le finestre dei due piani e col porvi
ringhiere di ferro...44. Infine: Nella facciata del palazzo Municipale fu ieri 4 giugno 1866 collocato a posto le
lastre di marmo che debbono sostenere le due ringhiere di ferro le quali ringhiere furono affisse al muro nel
d 4 luglio45.
Il primo documento successivo presente tra le carte comunali del 26 settembre 1876 (n. 263). Si tratta
della contabilit del Compimento del palazzo comunale di Argenta lato sulla strada della Ripa46, che
comprende il disegno a matita del nuovo prospetto (fig. 22). Ma i lavori devono essere andati a rilento poich
se ne riparla nel 1899.
38

Magrini, op. cit., p. 38. Lautore non segnala per la fonte.


Balzani, op. cit., pp. 45-6.
40 Fontanerio di Arnassano tra i membri del Consiglio Generale della terra di Argenta (1400) e massaro dellOspedale
di S. Maria (1405). Giovanni Arnassani, figlio di Mastro Nicol notaio (1447). Nel 1464 Causezio Arnassani figura come
elettore dei massari dellospedale di S. Antonio e come ufficiale degli Statuti. Seguono: Beltrando Arnassani, figlio di
Causezio (1465) e Bartolomeo Arnassani, figlio di mastro Nicol. Giovanni Arnassani elettore degli Statuti e massaro
generale delle Terra di Argenta, mentre Antonio elettore e ufficiale della stima dei pegni degli ebrei (1508). Nellestimo
del territorio di Argenta, in cui figurano le famiglie proprietarie, compaiono Lancillotto, Cauxeto, mastro Challoxeto e ser
Nicol (1517). Segue Nicol Arnassani, figlio di ser Giovanni (1602). Don Pietro Arnassani rettore della chiesa
parrocchiale della Villa Lavezola (1668) mentre il dott. Fortuniere Arnassari notaio (1679) e ha casa in piazza (1685).
Ringrazio la d.ssa Benedetta Bolognesi per avermi fornito queste informazioni.
41 Argenta, Archivio Storico Comunale, Cartulario della Comunit di Argenta..., cit., c.192r.
42 Magrini, op. cit., p. 57.
43 Ivi, p. 59.
44 Ivi, p. 72.
45 Ivi, p. 77.
46 Argenta, Archivio Storico Comunale, scatola 21 Palazzo Municipale dal 1911 al 1930 (Segn. 22, Class. 37.4).
39

16

Fig. 22
Dal disegno si vede che ledificio era a due piani oltre a quello terreno, con due cornici marcapiano; si
possono inoltre dedurre le dimensioni generali della facciata: larghezza m. 35,60; altezza m 12,30.
Al progetto sono allegati due altri disegni, relativi alla decorazione a bugnato da terra fino alla prima cornice
marcapiano (fig. 23) e quello del cornicione (fig. 24).

Fig. 23

Fig. 24

Molto probabilmente degli inizi del 900 una pianta delledificio 47 (fig. 25) che aveva forma quadrangolare
molto irregolare, con loggiato su Piazza Garibaldi e il fronte pi lungo su via Vittorio Emanuele.

47

Argenta, Archivio Storico Comunale, scatola 21 Palazzo Municipale dal 1911 al 1930, cit.

17

Fig. 25
Il loggiato poggiava su 10 colonne, inclusa quella dellangolo sud, pi una semicolonna addossata ad un
pilastro su quello opposto, oltre il quale la loggia continuava nelledificio attiguo, ma su pilastri. Nel piano di
mezzo sono visibili i due balconi.
Dalla mappa in scala 1:100 si ricavano le dimensioni: la facciata sulla piazza aveva unampiezza pari a m
30,5 (la profondit della loggia era di m 2,90); la profondit del corpo di fabbrica sul lato della piazza era m
10 (pi il portico), mentre su via Vittorio Emanuele era m 7. In unaltra pianta, probabilmente coeva, si vede il
pilastro a nord con due semicolonne ai lati. Unulteriore piant allegata, nellottobre 1915, al Progetto per
limpianto del riscaldamento a termosifone nel palazzo municipale.
Una corposa cartella allinterno della stessa scatola 48 contiene le carte relative ai Restauri Palazzo Mun.le
1926. La delibera che d il via al progetto del 27 maggio 1926. Interessante la premessa nella quale si
precisano gli obiettivi dellintervento: Scopo del progetto uniformare ledificio allepoca degli altri esistenti
nella pubblica piazza; di rifare il cornicione sulla fronte di Piazza Garibaldi per renderlo identico con quello
che tuttora conserva il palazzo sulla via Vittorio Emanuele; di sostituire gli attuali balconi in ferro (uno dei
quali pericolante ed inservibile) con altri in terracotta e marmo; di rifare gli intonachi, ora cadenti, alle
facciate; di sistemare le finestre e di completarle con ornati pure di terracotta; di pulire e di sistemare le
colonne e gli archi delle logge, di rinnovare gli infissi e quantaltro risulta da progetto e dagli annessi disegni
esplicativi.
Le parti in terracotta sarebbero state realizzate su disegno apposito come si deduce dal richiamo: Dato il
lungo termine occorrente per la formazione delle terrecotte, la Giunta, conoscendo gli intenti del Consiglio,
ne ha gi dato commissione alla Fornace Flli. Bosi di Ferrara per cui lecito argomentare che prima del
prossimo inverno sar possibile mettere mano agli importanti lavori di cui trattasi e soddisfare, in tal guisa,
oltre che il voto del Paese, una imprescindibile esigenza di decoro cittadino e di estetica.
La documentazione, antecedente la delibera, contiene i disegni relativi a tre possibili alternative di facciata,
con varianti di tipo decorativo (figg. 26-28), lultima delle quali quella che sar realizzata.

48

Vedi nota precedente.

18

Fig. 26

Fig. 27

Fig. 28
Completano le carte del progetto i disegni delle finestre e dei balconi, con le nuove mensole in marmo 49 (fig.
29).
Una precedente lettera, del 1925, presenta in allegato i disegni dei tre stemmi (fig. 30), rispettivamente del
Comune, della casa reale e del fascio50 che saranno montati in facciata.

49
50

Prot. n. 2995, 31 luglio 1925; sta in Palazzo Municipale dal 1911 al 1930, cit.
Prot. n. 3766, 29 settembre 1925; ivi.

19

Fig. 29

Fig. 30

Due immagini danteguerra mostrano la situazione prima (fig. 31) e dopo la posa in opera degli stemmi e il
rifacimento dei balconi (fig. 33).
Si nota chiaramente che le ringhiere metalliche sono state sostituite da balaustre di marmo. Apparentemente
le mensole che sorreggono i balconi prima del restauro corrispondono a quelle del disegno di fig. 29.
Osservate allingrandimento non presentano per la grande foglia di acanto dei reperti marmorei pervenutici,
evidentemente montati a conclusione del restauro.

Fig. 31

20

Fig. 32

Fig. 33

Dato il costo elevato laffidamento dei lavori per queste ultime opere stato piuttosto laborioso. In una lettera
del 19 maggio 1928 An. VI, firmata dallIng. Comunale Paolo Medini51, si cita lofferta del Prof. Mario
Sarto di Bologna. A proposito dei balconi si dice: ...i balconi verrebbero costruiti in marmo di Verona e
precisamente in marmo Bronzetto per i pilastrini la cimasa e le mensole e con marmo denominato Secchiaio
per i balaustri ed il lastrone di base. Il tutto battuto alla martellina e con le ornamentazioni e fregi predisposti
nel disegno. I balconi vengono offerti a L. 11.000 ciascuno mentre i tre stemmi a L. 5.000 per tutti e tre, pi
3.500 lire per il trasporto e collocamento in opera. Si concorder poi una cifra di L. 8.000 per ogni balcone,
lasciando gli altri costi invariati.
Nel 1929 c infine il disegno di una diversa versione degli stemmi, dei disegni dei balconi e della facciata
sulla piazza.
Nel frattempo (1928) si procede al restauro della facciata su via Vittorio Emanuele (parte ove trovasi la Sala
Consigliare, gli uffici della Congregazione di Carit etc.).
Sappiamo inoltre che al piano terra tre locali erano destinati a negozi, con ingressi sotto il porticato, di
propriet di Aleotti Alfredo (6 agosto 1926) che il comune intende acquistare. Tra 1926 e 1927 vengono
eseguiti lavori per ampliare, restaurare e modificare i locali adibiti ad uso Caff al piano terra della
Residenza Comunale ed affittati al Sig. Tarroni Romildo52. In precedenza cera il caff di Brunetti Secondo
(almeno dal 1896).

LArcipretale e Collegiata di S. Nicol


I due capitelli del gruppo B (figg. B1-B2; vedi schede alle pp. 22-23) provengono presumibilmente, per la
somiglianza con quelli visibili nelle foto anteguerra, dalla chiesa di S. Nicol (figg. 34-35), denominata
Chiesa Cattedrale di S. Nicol e S. Nicol Arcipretale e Collegiata, rispettivamente nella mappa del 1658 e
in quella pubblicata dal Bertoldi. Sul piano stilistico costituiscono una versione pi tarda dei capitelli del
gruppo A; tale cronologia sarebbe avvalorata da elementi della parete absidale esterna - le strette lesene su
cui si impostano coppie di archetti ciechi lobati (fig. 36) - molto simili a quelle della fiancata sud di S.
Domenico, costruita intorno al 152053, la quale mostra, secondo alcuni, ascendenze rossettiane. Questo
probabilmente per limpianto dellabside ma anche per le lesene che reggono archi ciechi e scandiscono, ad
esempio, la fiancata e il transetto sud di S. Nicol a Ferrara, edificio da Bruno Zevi assegnato a Biagio
Rossetti e datato al 149954. La facciata (fig. 37) appare invece stilisticamente pi tarda, caso tuttaltro che
infrequente.

51

Prot. n. 1560; ivi.


Lettera del 10 dic. 1927, Prot n. 4210; ivi.
53 Lo sostengono: D. Bandi, Memorie storiche dellantica terra di Argenta, Argenta 1869, p. 47; Giglioli, op. cit., p. 132.
Una diversa indicazione cronologica sostenuta dal Magrini, secondo il quale la chiesa stata ingrandita nel 1500 circa
e riconsacrata il 4 ottobre del 1577; op. cit., p. 83. Vd. anche Argenta, note storico turistiche, Argenta, Associazione Pro
Loco, 1978, pp. 26-7.
54 B. Zevi, Saper vedere lurbanistica, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1960, fig. 40 e relativa didascalia.
52

21

Fig. 34

Fig. 36

Fig. 35

Fig. 37

Un insperato contributo ad una pi precisa datazione venuto dalla citata cronaca del Bertoldi: Luned 5
settembre [1797] - Non fu perdonato a quelle [armi] cherano nelle colonne in San Nicol, ma ancor queste
furono scarpellate. Quella della prima colonna a mezzogiorno era larma Golditori col nome di sopra Bartolo
de Golditori 1545: sbarra in mezzo e di sotto tre stelle. La seconda era della famiglia Arnassani [fig. 20] colla
marca BR (Bartolomeo Arnassani). La terza era della famiglia Quieti consistente in un leone rampante con
libro aperto fra le zanne ed una sbarra a traverso[55] come palesa liscrizione rimasta Antonius de Quietis.
La prima a settentrione era parimenti larma Golditori col nome sopra rimastovi Ludovicus Golditori 1543; la
seconda era larma Mattioli come indica la marca B.M. (Bartolomeo Mattioli) rappresentante un castello di tre
torri e fascia a traverso, e indi un leone in atto di correre. La terza era unaquila a mezza vita collali aperte
con uno scudo in cui era impresso un P, arme, a parer mio dellantica famiglia Pasini 56.
Come si pu rilevare linterno della chiesa e in particolare le colonne dovevano essere state erette nel quinto
decennio del secolo, collocazione del tutto coerente con le caratteristiche rilevate sul piano stilistico.
Di un altro edificio monumentale, in uso allarcivescovo e difficile da identificare, ci informa il citato inventario
del 1746: Si pone anche per notizia ritrovarsi dentro la terra dArgenta alla parte inferiore per la via
Marchesana un Palazzo antico...ora goduto da Mons. Arcivescovo di Ravenna, quale per ritrovarsi chiuso
non s potuto [visitare] ....malcondizionato ed in pessimo stato 57.
55

Una fascia trasversale si intravede nello scudo del capitello B1.


Balzani, op, cit., pp. 45-6.
57 Inventario del notaio Giovanni Pasti, cit.
56

22

Le informazioni fin qui presentate hanno consentito di individuare tre delle colonne provenienti dal palazzo
Arnassani, poi destinato a sede comunale, e due di quelle un tempo collocate nel palazzo del visconte, in
seguito divenuto Pretura. Grazie a ci stato possibile riposizionare quattro dei capitelli sulle colonne di
pertinenza, realizzando in tal modo una sorta di ricostruzione parziale e simbolica delle logge dei due edifici,
inaugurata il 12 aprile del 2014, nel 69 anniversario del bombardamento del 1945 (fig. 38). Di fronte a chi
osserva sono posizionate tre colonne e i relativi capitelli del palazzo comunale sopravvissuti; sulla destra
due colonne e un capitello provenienti dalla Pretura. Le minori dimensioni dei primi mettono in evidenza la
differenza di scala che esisteva tra il palazzo di una famiglia cittadina abbiente e quello del visconte.

Fig. 38

Schede tecniche dei reperti


Lesame dei capitelli provenienti dai crolli bellici consente di individuare quattro tipi diversi tra loro (A, B, C,
D).

A - N. 4 capitelli di ordine composito, attualmente collocati: 1 riutilizzato come acquasantiera (dx)


della cappella dellospedale (fig. A1), 2 riutilizzati come acquasantiere nella chiesa di S. Nicol ad
Argenta (figg. A2-A3 ), 1 nella ricostruzione parziale del 21014 (fig. A4).
Dimensioni: circonferenza misurata immediatamente sopra lastragalo, cm 134,5 (pari ad un
diametro di cm 42,8, che corrisponde a quello del collarino della colonna); altezza 43/44,5;
dimensioni dellabaco, quadrato, cm 53,5/54,5.
Descrizione: capitelli di ordine composito, voluta ionica sui quattro lati, abaco modanato, echino
liscio, calata con foglie di acanto stilizzato agli spigoli che sorreggono le volute e, in alcuni casi,
stemma al centro (i 2 utilizzati come acquasantiere in S. Nicol e quello nella cappella dellospedale,
tutti abrasi).
Lesemplare della cappella dellospedale fornisce la datazione, in unepigrafe incisa alla base della
calata: BARTOLAMEI . PIOLI. VICE / CO . ET . VICARII . 1492.
Losservazione delle fotografie anteguerra consente di ipotizzare che i capitelli siano 4 dei 5 del
portico della Pretura (fig.17). Agli stessi stato possibile associare due delle colonne pervenuteci.

B - N. 2 capitelli, anchessi di ordine composito, ora cos dislocati: 1 montato sopra una colonna nei
giardini pubblici di Argenta (fig. B1) e 1 riutilizzato come fonte battesimale nella chiesa parrocchiale
di Filo (fig. B2).
Dimensioni: circonferenza misurata sopra lastragalo, cm 133,5/137 (diametro 42,5/43,6); altezza cm
56,2/57; dimensioni abaco, quadrangolare, cm 67x65.
Descrizione: capitelli di ordine composito, simili a quelli del gruppo A, a parte una voluta molto meno
espansa che conferisce loro una forma pi snella, e la composizione vegetale a tre foglie presente al
centro della calata, su tre dei quattro lati; sul quarto lato presente: nellesemplare ora a Filo uno
scudo lobato al centro del quale una croce latina in rilievo, in quello ora ai giardini uno scudo

23
simile dove per il rilievo abraso (ne rimane una piccola porzione in cui sembra di riconoscere
linizio di una fascia obliqua, che richiama le due sul campo dello stemma con leone rampante che si
trova nel frammento di colonna riutilizzato nellaltare laterale destro in S. Nicol). 58
Dal confronto con le fotografie danteguerra si pu sostenere che i capitelli siano 2 dei 6 (?) della
distrutta chiesa di S. Nicol (figg. 34-35).

C - N. 7 capitelli, sempre di ordine composito, conservati rispettivamente: 1 nellufficio del Sindaco


(fig. C1), 2 trasformati nelle basi degli altari laterali di S. Nicol (figg. C2-C3), 3 nella ricostruzione
parziale del 2014 (figg. C4-C6), 1 in collezione privata. Un altro, molto danneggiato e documentato
da una foto a fianco della porta daccesso di casa Ghetti, stato successivamente rubato.
Dimensioni: circonferenza, misurata al di sopra dellastragalo, cm 122 (corrispondente ad un
diametro di cm 39); altezza da 48/50 cm.
Descrizione: capitelli dordine composito; voluta ionica sui quattro lati, abaco lobato, modanato, con
al centro una corolla a quattro petali; echino liscio; calata con foglie di acanto di raffinata resa
naturalistica agli spigoli, al centro stelo di acanto fiorito nel quale, in tre casi (lesemplare ora
nellufficio del Sindaco, quello utilizzato come base dellaltare minore destro in S. Nicol e quello in
collezione privata), inserito uno scudo di famiglia, ora abraso; in quello dellaltare laterale sinistro
gli stemmi sono due, in posizione opposta (in quello anteriore nello scudo compaiono le lettere L A
P; la A sormontata da una piccola croce). Le infiorescenze sono di due tipi diversi, contrapposti.
Rispetto ai capitelli dei gruppi A e B la struttura molto pi articolata, la forma pi snella e il
trattamento della decorazione pi raffinato.
Losservazione delle foto depoca consente di accertare che questi capitelli sono 7 dei 9 del palazzo
Municipale (figg. 31-33). Agli stessi stato possibile associare 3 colonne intere e due spezzoni, tra i
materiali recuperati dalle distruzioni di guerra.
Allo stesso edificio appartenevano due mensole (vedi schede E, qui di seguito; figg. E1-E2).

D N. 2 capitelli, di ordine composito conservati rispettivamente: 1 ora adattato ad acquasantiera


(sx), nella cappella dellospedale (fig. D1), 1 in collezione privata.
Dimensioni: circonferenza misurata alla base, 115 cm (diametro cm 36,6); altezza, cm 41;
dimensioni dellabaco cm 59x59.
Descrizione: capitelli di ordine composito; voluta ionica riconoscibile solo sul fronte e sul retro (ai lati
le volute sono rivestite di foglie dalloro); abaco modanato; echino ovulato; calata costituita dalla
sommit di una colonna scanalata, rudentata.
Diversi dagli altri anche nelle dimensioni, non risulta fossero stati impiegati negli edifici di cui ai tre
gruppi precedenti.
La documentazione fotografica anteguerra non ha consentito di individuare ledificio di provenienza
ma solo unipotesi, per esclusione: potrebbe trattarsi del portico antistante l Archivio Arcivescovile
(fig. 3) o Archivio Pubblico, come viene denominato rispettivamente nella mappa del 1658 e in
quella pubblicata dal Bertoldi.

Allo stesso gruppo di materiali appartengono: due mensole (E); due stemmi ovali di pertinenza ecclesiastica
(F).
E N. 2 mensole (fig. E1). Una delle due mensole spezzata in due frammenti.
Dimensioni cm 121x35.
Descrizione: profilo ad S orizzontale (a volute contrapposte).
Decorazione: sulle facce laterali costituita da una cornice ad ovuli al margine superiore, da una
gola sottostante e da due infiorescenze a quattro petali entro le volute; sulla faccia rivolta verso il
basso scolpita una foglia di acanto orientata longitudinalmente verso lesterno, con lestremit
arricciata al di sotto della voluta (fig. E2).
Quasi certamente costituiscono due delle quattro che sostenevano i due balconi in facciata del
palazzo Municipale (fig. 32). Risalgono al restauro della facciata del Municipio condotto tra il 1926 e
il 1929, documentati da un disegno in scala di ottima fattura, anche se assai sbiadito (fig. 29). La
somiglianza con le mensole che sorreggono il balcone dangolo di palazzo Strozzi-Bevilacqua a
Ferrara (fig. E3), fanno pensare che siano state queste il modello per il progettista.

58

Si tratta evidentemente di uno stemma nobiliare (il leone rampante tra laltro - una delle imprese estensi) o di
famiglia.

24

F N. 2 stemmi ovali di pertinenza ecclesiastica


F1 - Dimensioni: cm 66x89.
Descrizione: scudo polilobato (fig. F1); campo diviso in due da una fascia trasversale orizzontale;
immediatamente sopra la fascia sono tre stelle a sei punte, al di sopra sinistro e destrocherio
incrociati tra i quali inserita una croce; sotto la fascia sono i monti Chigi. Alla sommit dello scudo
collocata la tiara papale, al lati della quale sono visibili le mappe della chiavi di S. Pietro (incrociate
sotto lo scudo), i cui occhielli spuntano lateralmente; tra i due occhielli pende una corda terminante
con due fiocchi.
Si tratta evidentemente di uno stemma papale, riferibile ad Alessandro VII (1655-1667), al secolo
Fabio Chigi. Gli aspetti formali sono sostanzialmente compatibili con questa datazione.
F2 - Dimensioni: cm 48x64.
Descrizione: nel campo di uno stemma lobato (fig. F2), delimitato da ampie volute e completato da
una croce sulla sommit, un muro di grandi pietre squadrate, sormontate da una fiaccola accesa
(?). Lo stemma sovrastato dal cappello cardinalizio, con le due corde che scendono ai lati
descrivendo le volute consuete.
E lo stemma di un cardinal Legato, forse Girolamo Spinola legato apostolico a Ferrara dal 1678. Le
caratteristiche stilistiche sono compatibili con una realizzazione tra la seconda met del sec. XVII e
la prima di quello successivo59.
E attestato che, con larrivo dei Francesi ad Argenta nel giugno 1796, il 26 del mese vengono
rimosse dagli edifici pubblici le insegne del potere pontificio dalla Pubblica Residenza, dal Palazzo
del Governo e dallArchivio Pubblico60; ricollocate il 3 luglio vengono definitivamente rimosse nella
notte tra il 10 e l11 agosto61.
Nel 1797, il 13 febbraio, la volta di quelle stavano nella facciata di S. Nicol 62. Seguono quelle
(pontificia, del legato e del vice legato) che ornavano, tre a destra e tre a sinistra, il palazzo della
Municipalit: dopo essere state coperte di gesso (3 marzo 1797) 63, vengono portate a terra (19 e 20
luglio 1797)64. Il 21 luglio vengono poi rimosse quelle dalla facciata dellUfficio Arcivescovile in
piazza, anchesse in precedenza coperte di gesso (nelloperazione una si era spezzata) 65. Il 24 e il
28 luglio vengono infine tolti o coperti con colori a olio altri stemmi, tra i quali quello della comunit
scolpito nella lapide a memoria del terremoto e voto del 1624, in S. Nicol 66.
Difficile ritenere che i due stemmi pervenutici facessero parte di quelli atterrati il 3 marzo 1797 dal
palazzo Comunale, come testimoniato dal Magrini67; non si esclude invece siano quelli ritrovati il 6
novembre del 1899 in una escavazione effettuata dal Consorzio Idraulico nella fossa Manica 68. Non
si tratta in ogni caso di due dei tre visibili nella facciata del Municipio in una foto danteguerra (fig.
33), di soggetto diverso e risalenti al restauro del 1926-29, dei quali conservato il disegno a colori
(fig. 30).

59

E lipotesi avanzata dal Magrini, op. cit., p. 188.


Domenica 26 giugno [1796] Susseguentemente...furono levate le armi del regnante pontefice Pio VI, del cardinal
Pignatelli legato di Ferrara e del cardinal Carafa protettore della nostra comunit, che stavano sopra lingresso della
pubblica residenza; quella del legato che stava sopra lingresso del palazzo del Governo; le altre del medesimo e del
vice legato monsignor Michele della Greca che stavano sopra lingresso dellarchivio pubblico; e parimente si
decancellarono quelle del papa, del legato e vice legato cherano dipinte a mezzogiorno sul muro della torre della
piazza; Balzani, op. cit., p. 23.
61 Ivi, p. 33.
62
Ibidem.
63 Ivi, p. 37.
64 Ivi, p. 43.
65 Ibidem.
66 Ivi, pp. 43-4.
67 Ivi, p. 38.
68 Ivi, pp. 187-8.
60

25

Fig. A1

Fig. A3

Fig. B1

Fig. A2

Fig. A4

Fig. B2

26

Fig. C1

Fig. C3

Fig. C5

Fig. C2

Fig. C4

Fig. C6

27

Fig. D1

Fig. D2

Fig. E1

Fig. E2

28

Fig. E3

Fig. F1

Fig. F2

Cronologia e comparazioni stilistiche


Dallosservazione diretta dei materiali si pu dedurre che i primi tre gruppi di capitelli (A,B,C; alle pp. 22-23),
riconducibili rispettivamente alla Pretura, alla chiesa di S. Nicol e al Municipio, non provenissero in origine
dallo spoglio di edifici precedenti ma, in ragione della sostanziale omogeneit degli apparati decorativi e
delle dimensioni, fossero stati realizzati appositamente, in una bottega dambito ferrarese. Potrebbero fare
eccezione i due capitelli del gruppo D (vedi schede a p. 22), diversi da tutti sia nelle dimensioni, che nella
decorazione, particolarmente raffinata, per i quali non disponiamo peraltro di riscontri fotografici.
Il gran numero di elementi marmorei provenienti dagli edifici argentani non deve stupire in quanto del tutto
consono allimportanza che il centro ha avuto fin dallalto medioevo per essere stato, a fasi alterne,
avamposto occidentale della chiesa di Ravenna in territorio ferrarese e nodo strategico per i traffici
commerciali sia di Venezia che di Ferrara.

29
Nellepoca di cui ci stiamo occupando Argenta sede di una podestaria estense. Nel 1445 un anno prima
della sua morte il marchese Leonello vi fa costruire la residenza del Camerlengo69. Si tratta di un palazzo
prestigioso, con un loggiato in marmo: per le sole colonne, comprese basi e capitelli, viene spesa la cifra
ragguardevole di 92 ducati doro70, che si aggiungono ai 50 corrisposti al tagliapietre per il reperimento dei
materiali a Venezia71.
Scrive in proposito la Sambin de Norcem: Argenta non costituisce la sede di unazienda agricola, bens una
podestaria di notevole rilevanza, che conserva una certa dose di autonomia istituzionale e soprattutto una
grande faziosit, fornendo al signore buoni motivi per impiantarvi un edificio che fornisca un solido punto
dappoggio, in grado di segnare concretamente oltre che simbolicamente la presenza del signore sul
territorio72.
Dopo mezzo secolo - probabilmente anche a seguito dei danni subiti durante la guerra del 1482/1484 nel
1506 qualche intervento al palazzo si rende necessario e a sovrintenderlo chiamato Biagio Rossetti 73,
architetto dei duchi Ercole I e Alfonso I. Altre spese sono documentate negli anni 1516, 1572, e 1580 74.
Tra il 1581 e il 1593 sono invece attestati invii di arredi, biancheria e apparati tessili e di cuoio poi riportati
a Ferrara - in occasione di visite di personaggi di riguardo75. In particolare il 3 giugno 1593, per la venuta del
cardinale di Verona, Agostino Valier, vengono consegnati ad Ercole Guastalino per la Camerlangaria di
Argenta: Apparamenti de razzi per il salotto, pezzi 8 / Apparamento de razzi per la prima camera, pezzi 6 /
Travaca di damasco morello con franza doro e di seta fornita [...] 76. Una dotazione, ancorch temporanea,
di 14 arazzi, oltre ad apparati di seta, testimonia dellimportanza dellospite ma anche delledificio che lo
accoglieva77.
Nel 1474 il cronista Ugo Caleffini include Argenta tra le Castelle del duca in Romagna, insieme a Lugo,
Fusignan, Conselexe, Bagnacavalo, SantAgata e Massa di Lombardi78. Qui lanno successivo vengono
ospitati: Pino Ordelaffi signore di Forl (il 18 ottobre); Giovanni Francesco Gonzaga, figlio del marchese di
Mantova Ludovico, diretto a Napoli (il 23 novembre); Caterina, figlia del Signore di Mirandola (il 7-8
dicembre)79. Caleffini menziona il castello fino al 1488.
Difficile dire se questo costituisse un edificio diverso dal palazzo.
In ogni caso nel 1512, quando nel corso della cruenta contesa per il possesso della bastia dello Zaniolo,
tra Ravenna e Ferrara, il duca Alfonso I viene colpito da un pezzo di pietra spezzatasi da un merlo che lo
lascia a terra tramortito, viene trasportato ad Argenta, dove si riprende solo dopo tre giorni 80.
69

In quellanno infatti registrato un pagamento ad Alvixe tagliapreda de dare ad XIII de marzo ducati cinquanta doro
contati a lui per andare a Vinegia a comprare prede de marmoro per bisugni de el palazo da Argenta che fa lo illustre
nostro signore [...] (Archivio Gonzaga, Conto Generale, b. 3, f. 59v); cfr. M.T. Sambin De Norcem, Le ville di Leonello
dEste. Ferrara e le sue campagne agli albori dellet moderna, Venezia, Marsilio Editori, 2012, p. 28 e nota 9, p. 197
(Appendice, Argenta, Doc. 1).
70 Si tratta di: quatro collone de preda viva cum le sue basse et chapiti, tre collone ena capiti et zenza le basse e
quatro para de mezi capithi et meze basse; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale.
Testimonianze archivistiche. Parte I, dal 1341 al 1471, Ferrara, Corbo editore, 1993: p. 252, doc. 535h; pp. 368-9, doc.
682oo; p. 253, doc. 536f; p. 374, doc. 683gg; p. 333, doc. 654b; pp. 482-3, doc. 821a; cfr. M. Folin, Le residenze di corte
e il sistema delle delizie fra Medioevo ed Et Moderna, in F. Ceccarelli, M. Folin (a cura di), Delizie estensi. Architettura
di villa nel Rinascimento italiano ed europeo, Firenze, Leo S. Olschki, 2009, pp. 96-7 e nota 48. Dai quattro semicapitelli
e semibasi pu essere dedotta una conformazione ad angolo della loggia.
71 Vedi nota 68.
72 A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, III, Ferrara 1850, pp. 448-9; ivi, pp. 28-9 e nota 11.
73 Il 31 dicembre 1506 per un piccolo ampliamento e numerose riparazioni registrata una Spexa fata in palazo dal
Signore dove sta al camerlengo in Rezenta de dare adi dito lire centosesantacinque de marchesani per lamontare de li
infrascriti lavoreri che nno fato li diti camerlengi in dicta caxa, come apare per una sua scrita sotoscrita per man de
Mistro Biaxio Roseto, el quale fo mandato de comesion dal fatore a vedere dita fabrica [...] (ASMo, Camera Ducale
Estense, Munizioni e fabbriche, reg. 47, Memoriale, c. 147v; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e
rinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo II: dal 1493 al 1516, Ferrara, Corbo editore, 1997, p. 640,
doc. 785 aa); cfr. A Marchesi, Delizie darchivio. Regesti e documenti per la storia delle residenze estensi nella Ferrara
del Cinquecento, Tomo I, dimore suburbane ed extraurbane, Ferrara, edizioni le Immagini, 2011, p. 5.
74 Ivi. pp. 5-7.
75 Ivi, pp. 7-9.
76 ASMo, Amministrazione dei Principi, reg. 253, Libro de le andate di Sua Altezza [Il duca Alfonso II], c. 60; ivi, p. 9.
77 Sullimportanza e sulluso di tipo politico della collezione estense di Arazzi vedi: N. Forti Grazzini, Larazzo ferrarese,
Milano, Electa, 1982.
78 Ugo Caleffini, Croniche, a cura di F. Cazzola, Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria. Serie Monumenti,
vol. XVIII, Ferrara 2006, p. 92 (c. 31v).
79 Ivi pp. 125 (45v), 130 (c.47 v).
80 Fu portato cos tramortito Alfonso in Argenta [...] non si rihebbe, e torn mai in se, se non a fatica dopo il terzo
giorno; Paolo Giovio, La vita di Alfonso da Este Duca di Ferrara scritta dal vescovo Iovio (Tradotta in lingua Toscana, da
Giovanbattista Celli Fiorentino), Firenze 1553, pp. 101-3.

30

A partire dalla data accertata per almeno uno dei capitelli (1492), e dalla qualit assai elevata di tutti i
manufatti, lindagine stilistica sullintero gruppo non pu che partire dal raffronto sistematico con quelli messi
in opera nei grandi cantieri di Ferrara in quel torno di tempo: dalla scala coperta per il Palazzo Ducale
Estense (1481) di Pietro Benvenuti, ai palazzi progettati da Biagio Rossetti (Strozzi-Bevilacqua, 1494;
Rondinelli, 1500; Constabili 1500-1506?; Montecatino,1514), alle chiese nelle quali il suo intervento , in
varia misura, sostenuto (S. Francesco, 1494; S. Maria in Vado, 1495; abside del duomo,1498; S. Nicol,
1499)81. La comparazione sembra premiare questipotesi.
I capitelli del gruppo A (figg. A1-A4) provenienti dalla sede del visconte/vicario (successivamente divenuta
Pretura), riprendono uno dei due modelli pi diffusi in ambito ferrarese tra gli ultimi decenni del XV secolo e i
primi di quello successivo. Il prototipo bene esemplificato in numerosi esemplari che si trovano in via S.
Romano, ai numeri civici dal 91 al 117 (fig. A7), e agli inizi di Corso Martiri della libert (fig. A8).

Fig. A7

Fig. A8

I due capitelli provenienti dalla chiesa di S. Nicol (gruppo B; figg. B1-B2) si rifanno allo stesso prototipo, con
una piccola variante: nello spazio tra le foglie di acanto angolari vengono inseriti sia stemmi o elementi
simbolici, sia elementi floreali. Questa variante presente in palazzo Strozzi-Bevilacqua, nella loggia
esterna (fig. B7) ma anche nel loggiato interno (fig. B8), e sul lato destro del portico in facciata di palazzo
Rondinelli (fig. B9).

Fig. B7

81

La cronologia quella di Bruno Zevi in Saper vedere lurbanistica, cit., pp. 324-30.

Fig. B8

31

Fig. B9

Fig. B10

Esemplari simili, anche se di fattura pi dozzinale, si vedono in corso Porta Reno (fig. B10), nei portici del
duomo (fig. B11) e in Corso Martiri della Libert (fig. B12).

Fig. B11

Fig. B12

Da successive e/o diverse elaborazioni dello stesso impianto derivano i capitelli provenienti dal portico del
Municipio di Argenta (gruppo C; figg. C1-C6): labaco si assottiglia, i margini assumono un andamento
concavo e al centro compare uninfiorescenza a quattro o cinque petali; lechino presenta a volte
decorazioni a piccole foglie o a ovuli; nella calata il trattamento delle foglie di acanto angolari si fa pi
naturalistico e raffinato; al centro della calata sono presenti o uno stemma, di varie forme, o una formazione
floreale.
E un modello assai bene esemplificato nei seguenti capitelli visibili a Ferrara: nei colonnati interni di S.
Maria in Vado; sul lato sinistro del portico di palazzo Rondinelli (figg. C7-C8); nella loggia della Piazzetta

32
Fig. C7

Fig. C8

S. Anna (fig. C9); nei portici del Duomo (fig. C10), in un edificio al numero civico 28 di Corso Ercole I dEste,
e nello scalone di palazzo Ducale, progettato nel 1481 (fig. C11).

Fig. C9

Fig. C 11

Fig. C10

Fig. C 12

Straordinaria anche la somiglianza con i capitelli della loggia sulla facciata ovest del monastero di S. Maria
in Porto a Ravenna (fig. C 12), riferimento cronologico certo in base alla data di costruzione delledificio
(1496-1508). Pi elaborati e con iconografia pi complessa sono quelli della facciata est (detta Loggetta
Lombardesca), la cui costruzione (1503-1518) avviene a cavallo della guerra tra Ferrara e Ravenna (15111512).
I capitelli del tipo D (figg. D1-D2), certamente i pi raffinati dellintero nucleo, e di dimensioni pi contenute,
presentano due viste frontali e due laterali, dovute al fatto che le volute ioniche non sono disposte in
diagonale ma sono allineate con due lati opposti dellechino.
Trovano anchessi riscontro in esempi ferraresi dellepoca, rispettivamente: i capitelli delle lesene esterne e
dei colonnati interni di S. Francesco; quelli delle lesene esterne dellabside del duomo; quelli di palazzo
Constabili, sia nel loggiato al primo piano (figg. D3, D4), sia nella pentafora della facciata su via Porta
dAmore (fig. D5). Si trovano inoltre a Ravenna nel portico di S. Apollinare nuovo (fig. D6), assegnato
genericamente al sec. XVI.

33

Fig. D3

Fig. D4

Fig. D5

La voluta ha inoltre, sui fianchi, una forma pressoch cilindrica in S. Apollinare (fig. D6), mentre ad Argenta e
in palazzo Constabili sagomata nella forma di un balaustro, ad andamento speculare rispetto al centro
(balteo) e rivestito di grandi foglie; queste sono lanceolate ad Argenta (fig. D2) mentre a Ferrara si alternano
con foglie dal margine sfrangiato simili a quelle dellacanto.
Lo stesso trattamento si trova nei capitelli (non compositi ma ionici) del portico interno di palazzo
Montecatino (figg. D7-D8).

34

Fig. D6

Fig. D7

Fig. D8
Una versione successiva (1533-1536) rappresentata in un disegno di Philibert de LOrme (Lione 1414
Parigi 1570), realizzato per la chiesa di S. Croce in Gerusalemme a Roma: sui fianchi la voluta ha sagoma a
curve concave contrapposte, divisa in pi sezioni, con le foglie di rivestimento di una sezione orientate
ortogonalmente a quelle della sezione contigua82.
Capitelli simili sono infine presenti in Corso Martiri della Libert (fig. D9), nei portici a fianco del Duomo (fig.
D10) e nello scalone di palazzo Ducale. Ci che li differenzia da quelli indicati sopra la disposizione delle
volute ioniche in diagonale, che d origine a quattro facce simili tra loro.

82

Il disegno conservato nelle Collezioni reali inglesi.

35

Fig. D9

Fig. D10

Interessante la presenza, nella loggia delledificio di Corso martiri della Libert, dei tre modelli di capitello
di cui ai gruppi A, B e C di Argenta, visibili nei tre esemplari seguenti.

Appendice
Argenta nella guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484). Le testimonianze dei cronisti
Argenta contesa da Ravenna e Ferrara
La carica di visconte (vicecomes), segnalato nellepigrafe (fig. 1) del capitello di cui alla scheda A1 (p. 22),
rimanda allelevazione del territorio di Argenta a Contea83 avvenuta nel 1160 ad opera di Federico
Barbarossa - che fa rientrare il territorio diocesano a nord del Primaro nel dominio territoriale
dellarcivescovato di Ravenna. Argenta entra a far parte di un comitato castrense che ne fa un baluardo
difensivo delle forze imperiali contro le mire espansionistiche del vescovo di Ferrara ed probabilmente da
questo momento che larcivescovo si fa rappresentare ad Argenta da un visconte 84, investito di ruolo politico

83

A. Vasina, Romagna medievale, Ravenna 1970, p. 85 e nota 36..


I primi vicecomes sono attestati nel 1141; ad Argenta nel 1179 (G. Rabotti, Dai vertici dei poteri medioevali: Ravenna
e la sua chiesa fra diritto e politica, dal X al XIII secolo, in Storia di Ravenna, III, Venezia 1993, pp. 129-68, pp. 151-2). Il
visconte tenuto a prestare giuramento allarcivescovo, in nome del quale esercita le funzioni di esattore delle imposte e
di giudice. La concessione comitale viene confermata da Enrico VI il 10 dicembre 1195 (J.F. Bhmer, Regesta Imperii,
Hildesheim-Graz-Kln, IV, 3, n. 125; ivi, p. 152 e nota 209), con un diploma il quale demanda allarcivescovo tutte le
funzioni pubbliche, con il pieno dominio sugli uomini e sulle propriet: et cum omni iurisdictione, cum Pado, ripis,
piscariis, paludibus, stratis, viis, pascuis, silvis, et publicariis universis a principio comitatus Argente usque Ravennam;
Fantuzzi, op. cit.,V, p. 288 (AAR, perg. n. 323); cfr. A. Vasina, Argenta...cit., p. 16 e nota 39. Da documenti di poco
successivi la contea di Argenta risulter comprendere le localit di Sandolo, Maiero, Portomaggiore, Porto Verrara,
Ripapersico, Consandolo, Grassallo, Bando e Cavagli; ibidem.
84

36
e di funzioni amministrative; in cambio gli venivano corrisposti un terzo dei proventi dellattivit giudiziaria
(bandi, placiti e malefici) e una parte dei dazi del porto (collecta portus)85.
Pi di tre secoli dopo (il capitello datato 1492) lo scenario politico radicalmente mutato. Vediamo le tappe
pi significative del percorso che ha portato al nuovo assetto istituzionale.
A partire dalla fine del XII secolo e fino a buona parte del XIV Ravenna perde sempre pi terreno nella
contesa con i Ferraresi; gli Argentani non riescono ad inserirsi per rafforzare la loro autonomia e restano
sottomessi allarcivescovo anche se, gi nel 1198, compare per la prima volta il Comune (Communis) in un
documento ufficiale86.
Dal canto suo dallinizio del XIII la chiesa di Roma riprende il programma di recupero delle terre che erano
state riconosciute alla sua sovranit, a partire da quelle dellantico Esarcato, prima in Romagna e poi nel
Ferrarese. NellArgentano la Santa Sede ufficialmente sostiene la posizione ormai incerta della chiesa
ravennate; nello stesso tempo per rafforza i rapporti con gli Estensi, visti sempre pi come i rettori ideali di
queste terre87. Nellanno 1200 uno degli scontri militari pi aspri tra Ferrara e Ravenna, che si conclude con
la sconfitta dellarcivescovo, ha luogo proprio ad Argenta88: Salinguerra Torelli vi giunge in aprile, a capo di
un potente esercito, lassal, e dopo averla presa la guast e mise a sacco 89. Secondo Augusto Vasina da
tali eventi bellici il centro cittadino doveva essere uscito totalmente distrutto, visto che negli anni successivi
una intensa ricostruzione edilizia d origine alla struttura urbana che sarebbe durata nelle sue linee
essenziali per tutto il tardo Medioevo90.
Nel corso del secolo i costi per il governo e la difesa della comunit diventano pi onerosi delle rendite
percepite, mentre i suoi possedimenti sono invasi dalle forze comunali di Ferrara. La situazione finisce per
indurre Ravenna a cedere alle richieste degli estensi e caldeggiate dai papi, cio affidare per alcuni anni ai
signori di Ferrara lamministrazione dei beni e dei diritti della chiesa ravennate nellArgentano, dietro
versamento di un censo annuo. E la situazione che porter gli Estensi a diventare i governatori di Argenta
per decisione papale91. Gia nel 1212 larcivescovo Ubaldo affida ad Azzo VI dEste la custodia del castello di
Argenta92.
La chiesa di Ravenna conservava tuttavia le sue propriet e i proventi relativi: in un documento del 1217 si
attesta, ad esempio, che in valle Bozoleti (distretto di Argenta) presso il fiume Sandolo si pescavano
capitoni, lucci, tinche e anguille, destinati allabbazia ravennate di S. Andrea Maggiore che ne era
proprietaria93.
Alla fine del secolo Argenta soffre le conseguenze delle politiche contrapposte della Santa Sede - che, dopo
aver stabilito la sua sovranit sulla Romagna voleva aprirsi un varco verso Ferrara con lintento di imporre il
suo dominio sulla stessa citt e della signoria estense - che intendeva utilizzare Argenta come passaggio
per estendere il suo dominio a sud, con lobiettivo di pervenire alla formazione della Romagna Estense 94
(Romandiola). E qualche decennio pi avanti, nel 1332-1334, il nostro centro si trova ad essere ancora una
volta teatro dello scontro: si consuma infatti qui la memorabile sconfitta delle truppe papaline del legato
Bertrando del Poggetto95.
Il dominio degli arcivescovi finisce per assumere un carattere sempre pi fittizio: alla chiesa ravennate resta
formalmente il possesso dellArgentano, ma il vicario estense che vi risiedeva per gli arcivescovi aveva di
fatto quasi tutti i diritti pubblici e i poteri politici nelle sue mani ed operava ormai in piena autonomia 96. Non

Il primo vicecomes ricordato nei documenti dovrebbe essere Ridolfo, nel 1179, al quale seguono ventidue altri fino a
Johannes de Concoretio, nominato nel 1314; ivi, p. 16 e nota 40.
85 Risulta da un documento del 18 maggio del 1217, col quale Arcone (Arcon) viene investito del Vicecomitatu Argente
et toto suo districtu et comitatu. Linvestitura avviene ad Argente sub porticu domus Curie extra Castrum, a nome
dellArcivescovo Simeone, alla presenza dei cardinali della cattedrale di Ravenna, del presbitero di Argenta e della
maioris partis hominum Argente; AAR, perg. n. 4790, edita in Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 106-7.
86 Ivi, pp. 40 e 46 (nota M).
87 Vasina, Argenta..., cit., pp. 18-9.
88 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 40, 56; ivi, p. 31, nota 49.
89 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 56-7.
90
Vasina, Argenta..., cit., p. 31, nota 49.
91 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 133, 147-51; ivi, pp. 20-1.
92 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 85-6; ivi, p.32, nota 54.
93 Fantuzzi, op. cit., II, p. 336; ivi, p. 30, nota 44.
94 Ivi, p. 22.
95 Ivi, p. 23.
96 Ivi, p. 23 e nota 65. Lo studioso rimanda a Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 33-4.

37
solo: il Bertoldi attesta che nel 1341 Pietro de Caravachi era Vicario Terrae Argentae pro S. Romana
Ecclesia97; quindi non pi per larcivescovo di Ravenna.
Un documento del settembre dellanno successivo mostra che il visconte ormai diretta emanazione dei
signori di Ferrara. Si tratta degli Statuta noviter compillata super civilibus causis 98, letti e pubblicati in
consilio generali terre argente sub logia dicti Comunis de mandato nobilis et potentis militis domini Zilioli de
palazollo vicecomitis dicte terre argente pro magnificis et illustribus dominis dominis Obizone et Nicolao
fratribus...99; nel documento si fa poi menzione del vicario,100 che non va confuso con il suo omologo
ecclesiastico (vicarius curie argente) al quale viene riconosciuta la facolt di essere informato sui termini
delle cause civili fino ad un certo livello di gravit 101.
Restituita nel 1344 dagli Estensi alla chiesa di Ravenna, su ingiunzione di papa Clemente VII, Argenta viene
successivamente data in affitto agli stessi per 6 anni, dietro corresponsione di un canone annuo di 2.000
fiorini doro. Se vede declassato il suo ruolo politico, Ravenna ci nondimeno gestisce con grande
oculatezza il suo patrimonio, come dimostra la fiscalit delle disposizioni contenute nella concordia stipulata
nellottobre del 1364 tra larcivescovo Petrocino, da un lato, e il Comune e gli uomini di Argenta dallaltro102.
La concessione in affitto agli Estensi viene confermata pi volte, ma non sempre il pagamento veniva
effettuato correttamente. Ottantanni pi tardi (29 maggio 1421) il marchese Niccol III e larcivescovo
Tommaso Perondoli stipulano pertanto un nuovo contratto: larcivescovo costituisce il signore di Ferrara (e i
suoi figli legittimi e naturali) vicario della chiesa di Ravenna nella terra dArgenta, in cambio di un canone
annuo di 200 ducati doro; a condizione che i contraenti non si ingeriscano nella giurisdizione spirituale ed
ecclesiastica in modo alcuno, e nelle sue possessioni e Decime, ne suoi Capsoldi, canoni, proventi &c.; 103.
Nel frattempo, in unepoca imprecisata tra 1344 e 1364, erano stati fissati i termini della dipendenza
istituzionale del visconte e degli altri ufficiali dai signori di Ferrara, prescrivendo non solo il giuramento di
osservanza delle leggi da parte loro ma indicando altres la gerarchia delle fonti degli statuti stessi che
faceva capo, in ultima istanza, ai marchesi104.
La disposizione ripetuta nel 1421, nei Modi et ordines servandi per vicarium, ma modificata nel senso di
fare riferimento al corpus del diritto civile e alle consuetudini locali 105, forse segno di una maggiore
autonomia raggiunta. Il Bertoldi riporta latto con quale nel 1427106 il marchese Niccol (III) diede altra
prova dellaffezione, con cui riguardava la nostra Patria deputandole colle rispettive patenti in data dei 28. di
Dicembre Ridolfo Carmelli in suo visconte, e Pietro Pinotti in vicario suo muniti di tale facolt...107

97

Bertoldi trae linformazione da un atto del notaio Francesco di Benvenuto Costantini; ivi, p. 34 e nota 38.
Statuta terrae argentae..., cit., pp. 42-52. Si tratta dellunica edizione a stampa degli Statuta vetera concessi ad
Argenta dagli Estensi; le prime 80 carte contenevano gli statuti veri e propri del XIV secolo; le successive 56 gli statuti e i
decreti in aggiunta alle leggi municipali emessi dai marchesi e dai duchi di Ferrara, da Niccol III ad Ercole II (14151552). Nel 1781 il manoscritto, ricordato in un inventario del 1525, doveva essere ormai scomparso; cfr. G. Rabotti,
Notizie sugli archivi comunale e notarile di Argenta, in Studi Romagnoli, XIX (1968), Faenza 1971, pp. 133-80, p. 148,
nota 43
99 Statuta terrae argentae..., cit., p. 51.
100 Ivi, p. 53. Il 28 succesivo annotato: Ego Bassianus notarius supradictus Ambasiator Comunis Argente missus
ferariam pro parte dicti domini Vicecomitis et Communis Argente. ad illustrem dominum dominum Obizonem dei gratia
Estensem et Anchone Marchionem super reformandis et approbandis dictis Statutis et ordinamentis....Et ad maiorem
firmitatem scripsit dicto domino Vicecomiti quo ipsa statuta et ordinamenta observaret et observari faceret in omnibus et
per omnia sicut scripta sunt; ivi p. 52.
101 Ut homines argente...super brevibus causis expensis et sumptibus non graventur, Statuimus et ordinamus quod
vicarius curie Argente possit cognoscere de quacumque questione usque ad quantitatem quadraginta solidorum
ferarinorum...Et omnia precepta facta per dictum Vicarium usque ad dictam quantitatem ad banchum Juris vel extra
dictum banchum valeant et teneant tamquam si in iuditio facta essent; ivi, p. 54.
102 Il documento composto di ben dieci capitoli che trattano nellordine di: decime, valli, casali, investiture e conferme,
alienazioni, successioni, decadenze, licenze di vendita, immunit del camerario (chamarlengus) e dei cinque castaldi
(chastaldiones) arcivescovili, di cui tre dislocati ad Argenta, uno in villa bandi e uno in villa buchaleonis; ivi, pp. 31-42.
103 Bertoldi III, parte II, pp. 104-5 e nota 44.
104 Vicecomes... debeat... ius et iustitiam omnibus exibere secundum formam ipsorum statutorum, provisionum et
consuetudinum. Et ubi deficerent, secundum ius commune, et plus et minus arbitrio dicti domini marchionis"; cfr. Rabotti,
Notizie..., cit., pp. 145-6.
105 Primo habetis inter homines et habitatores terre et visconterie nostre Argente reddere ius cuilibet petenti secundum
statuta et ordinamenta dicte terre, et ubi statuta et ordinamenta deficerent, secundum dispositionem iuris civilis, et
secundum consuetudinem dicti loci (Bertoldi, op. cit., III, parte III , p. 53); ivi, p. 146, nota 35.
106 La data diversa da quella (1421) indicata dallo stesso per le patenti destinate ai due funzionari; Bertoldi, op. cit., III,
parte III, p. 54, nota (*).
107 Ivi, III, parte II, p. 107.
98

38
Dalle mansioni elencate nelle rispettive patenti108 risulta che il visconte aveva principalmente il compito di
provvedere alla sicurezza, anche armata, del centro cittadino e del territorio di pertinenza 109, mentre il vicario
assicurava il rispetto delle leggi110. Il visconte costituiva evidentemente la prima carica, cio il rappresentante
del signore di Ferrara ad Argenta, una sorta di governatore della piazzaforte; ci confermato dal compenso
annuo corrispostogli dal Camerario: pi del doppio di quello spettante al vicario, anche in ragione dei
collaboratori di cui doveva avvalersi, tra i quali cinque uomini armati, e due cavalli.
Bartolomeo Dioli (o de dioli), il cui nome figura sul capitello del 1492, pertanto, a quella data, lultimo dei
visconti di una serie che ha inizio nella seconda met del XII secolo, ma che non pi, come in origine
rappresentante dellarcivescovo di Ravenna, bens dei signori di Ferrara; il capitello ci fa poi intuire che egli
quasi certamente cumulava anche la carica civile di vicario.
Finalmente nel 1501 Si giunse...ad un compromesso fra le parti che port gli Estensi, divenuti nel frattempo
duchi ad essere investiti del titolo di vicari di Argenta...non pi degli arcivescovi ma dei papi 111. Il colpo viene
inferto alla chiesa di Ravenna da papa Alessandro Borgia (padre di Lucrezia che lanno successivo sarebbe
andata sposa al futuro duca Alfonso I) per fini dinastici; segnale che il dominio pontificio si andava
estendendo alla Romagna e da Ravenna verso il Ferrarese. Da questo momento Argenta sul piano civile
far parte, senza soluzione di continuit, della legazione di Ferrara e poi del Ferrarese, mentre sul piano
ecclesiastico continuer fino al presente a far parte della diocesi di Ravenna 112. Un ulteriore avvicinamento

108

Le facolt alluno ed allaltro conferite, e gli ordini prescritti ad essi per lesercizio delle onorevoli loro cariche si
leggono nelle rispettive loro Patenti registrate nel Codice originale de nostri statuti alle pagine 7. tergo, ed 8., e dalle
parecchie altre de loro successori, le quali parimente si hanno nello stesso membranaceo Codice, la costante
continuazione apparisce dalle facolt medesime sino alla devoluzione del Ducato di Ferrara alla santa Sede (1598); ivi,
p. 151, nota (F). Ledizione a stampa degli Statuta non riporta i Modi et ordines servandi per vicecomitem et vicarium del
1421, editi invece dal Bertoldi (vd. note 106-107); Rabotti, Notizie..., cit. p. 148.
109 Per il Visconte Rodulfum de Carmellis il marchese Nicol prescrive quanto segue.
Modi et ordines seruandi per te vicecomitem predictum...sunt infrascripti, videlicet
Primo quod tu vicecomes debeas tenere claues portarum, et pontium terre predicte Argente, et omni die de mane et
sero ipsas aperiri et claudi facere horis congruis et debitis...".
"Item quod debeas die noctuq. intendere et intendi facere solicite ad bonam et vigilem custodiam nostre predicte terre
....
"Item quod non debeas recipere uel tenere intra terram predictam aliquas gentes armigeras equestres uel pedestres sine
litteris nostris...".
"Item quod abeas compellere omnes stipendiarios et Capitaneos Castri et fortiliciorum portarum et pontium ad
soluendum terrigenis terre predicte...".
"Item quod debeas tuis expensis continue tenere unum Militem socium e quatuor alios famulos bene armatos, ex quibus
famulis duo continue assistere debeant Camere nostre pro agendis ispsius Camere. Item tenere debeas tuis expensis
continue duos equos".
Item quod debeas habere pro salario tuo et omnium premissorum quolibet mense a Camerario nostro in Argenta libras
triginta quatuor m..
Item favere debeas Camerario nostro et aliis uffitialibus nostris ibitem circha consecutionem Iurium nostrorum, et circha
exactionem datiorum gabellarum uel collectarum prout fuerit oportunum.
Tibique vicecomiti predicto debeant terrigene et diocesani, ac stipendiarij, et gentes armigere deputati et in futurum
deputandi ad custodiam ipsius obedire in his que sunt status et honoris nostri; Codice degli Statuti esistenti nellArchivio
Comunitativo, p. 7 verso; edito in Bertoldi, op. cit., III, parte, III, pp. 52-3.
110 Per il vicario Petrum de Pinotis il signore di Ferrara prescrive quanto segue.
Modi et ordines servandi per vos d.num vicarium nostrum antedictum...sunt infrascripti, videlicet
Primo habetis inter homines et habitatores terre et visconterie nostre Argente reddere ius cuilibet petenti secundum
statuta et ordinamenta dicte terre, et ubi statuta et ordinamenta deficerent secundum dispositionem Juris Ciuilis, et
secundum consuetudinem dicti loci.
Item debetis delinquentes punire secundum criminum qualitatem prout dictant statuta et ordinamenta dicte terre ac
condanare et absolvere prout Ius et iustitia suadent et requirunt....
"Item fauere debetis Camerario et alijs ibidem officialibus nostris circa conservationem Jurium nostrorum et circa
exationem Datiorum, gabellarum uel collectarum prout fuerit oportunum".
"Item debetis non exire territorium Argente sine licentia nostra".
Item habetis observare et observari facere statuta, ordinamenta, et consuetudinem dicte terre.
Item debetis tenere continue unum famulum expensis vestris.
Item debetis habere qualibet mense pro vestro salario libras Quindecim m. a Camerario nostro in Argenta.
Item habetis obedire continue litteris omnibus nostris et obseruare decreta, et concessiones nostras, et nostris mandatis
singulis obedire; Codice degli Statuti esistenti nellArchivio Comunitativo, p. 7 retro; edito in Bertoldi, op. cit., III, parte III,
pp. 53-4.
111 ASMo, Archivio Segreto Estense. Sezione Casa e Stato. Inventario, a cura di F. Valenti (Min. dellInterno. Pubbl. d.
Archivi di Stato Archivio di Stato di Modena), Roma 1953, p. 231; cfr. Vasina, Argenta..., cit., p. 23 e nota 66.
112 Ibidem.

39
alla corte ducale si verifica nel 1518 quando gli statuti di Ferrara vengono qui adottati come fonte
sussidiaria113.
Ovviamente viva rimane la questione legata alle estese propriet della chiesa di Ravenna. Agli inizi del XVI
secolo opposte pretese vengono avanzate da papa Clemente VII e dal duca Alfonso I. Nel 1520
larcivescovo ravennate Nicol Fieschi esige che i proprietari di terre, case, cavalli e boschi che non avevano
osservato quanto stabilito dalla vecchia concordia di corrispondere la somma di mille fiorini doro alle casse
della Mensa Arcivescovile, oltre a devolvere alla sua chiesa i rispettivi fondi esistenti nellargentano. Questo
solleva ovviamente le proteste degli enfiteuti interessati finch, il 25 agosto 1525, viene stipulata una nuova
concordia tra Giacomo Alvarotti, ambasciatore del duca di Ferrara, Consigliere Ducale, Sindaco e
Procuratore degli Argentani, e larcivescovo di Ravenna Benedetto Accolti 114, nella quale si stabiliva che la
comunit argentana doveva pagare 800 scudi e che a tutti i possidenti di beni immobili di ragione direttaria
della Chiesa di Ravenna era richiesto di rinnovare le loro investiture; cosa che fin per interessare ben 574
degli enfiteuti e livellari della Mensa di Ravenna nel territorio di Argenta, sia a destra che a sinistra del Po,
tra il 1525 e lanno seguente115.
Ma anche la raccolta delle decime doveva presentare qualche problema di riscossione se, nel 1541, si
perviene alla Notificazione sui pagamenti delle decime da farsi allarcivescovo di Ravenna, pena la
scomunica, e supplica degli Argentani avverso tale notificazione 116.
Lentrata in scena di Venezia: gli antefatti
Agli inizi del XV secolo il tentativo di allargamento del ducato estense verso nord provoca la reazione di
Venezia che infligge a Ferrara una prima sconfitta nel 1404. I contrasti dovuti al controllo della produzione e
del commercio del sale si aggravano nel 1475 . I disgusti scambievoli tra la repubblica e il ducato si
accentuano ulteriormente tra il 1480 e il 1481; finch il 2 maggio 1482 il Senato veneto dichiara guerra agli
estensi117. Ercole, a differenza dei suoi predecessori Leonello e Borso che erano riusciti a mantenere
rapporti soddisfacenti con la potente Repubblica Veneziana, aveva mostrato subito segni di insofferenza
verso quelli che erano indubbiamente privilegi goduti da Venezia; prima di tutto il visdomino, tollerato dagli
Este ma odiato dal popolo. La questione del sale deve invece essere stata sovrastimata dagli storici in
quanto il suo contrabbando era attivit antica e naturale per la gente di Comacchio e del delta 118.
La contesa tra Ferrara e Venezia ha aspetti sia di rivendicazione territoriale (il polesine di Rovigo) che di
concorrenza commerciale, perseguiti attraverso il controllo dei punti strategici sul Po di Primaro. Tra questi
figurano ovviamente Argenta e la bastia dello Zaniolo 119, una fortezza dislocata a due miglia di distanza, alla
confluenza tra lomonimo corso dacqua, il Santerno e il Po di Primaro, nei pressi di S. Biagio, che costituiva
uno dei tre capisaldi (gli altri erano Stellata e Bondeno) della difesa militare di Ferrara. La cura delle
strutture difensive di questi due presidi era costante. Si veda ad esempio quanto fatto in occasione della
guerra con Venezia del 1404120. In particolare la conquista della bastia era fondamentale per penetrare nel
ducato dalla parte della Romagna in quanto vi convergevano tutte le strade dallo stato pontificio; altrettanto
importante era per il controllo del traffico commerciale sul fiume, al punto che Nicol III nel 1403 vi aveva
fatto collocare una catena per la riscossione del dazio 121.

113

Rabotti, Notizie..., cit., p. 146 e nota 35.


Concordiae Instrumentum inter Venerabilem Mensam Archiepiscopalem Ravennae ex una, et Communitatem ac
Argentae Partibus ex altera; Rabotti, Notizie..., cit., p. 157, n. 3, cc.4-18.
115 Bertoldi, op. cit., III, parte III, pp. 22-4.
116 Documento conservato in copia del XVIII secolo; Rabotti, Notizie..., cit., p. 156, n. 5.
117 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138.
118 S. Mantovani, La Guerra di Ferrara (1482-1484), Tesi di Laurea in Antichit e Istituzioni medievali, Universit degli
studi di Bologna, Facolt di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Storia indirizzo Medioevale, Anno Accademico 19981999, Sessione III, Relatore Prof. Anna Laura Trombetti Budriesi, pp. 305-8 (dalla Conclusione).
119 Eretta nel 1395 da Niccol III, era stata rasa al suolo dai veneziani nel 1404, ricostruita nel 1425 era stata messa a
dura prova dalla guerra con Venezia del 1482-1484; C. Zaghi, La Bastia dello Zaniolo baluardo estense (puntata
seconda), in Gazzetta Ferrarese, Anno V, 3 luglio 1927; cfr. F. Renzi, San Biagio dArgenta (1060-1945). Storia di un
paese tra la Romagna e Ferrara, Cesena, Societ Editrice Il ponte Vecchio, 2009, p. 38 e nota 38, pp. 43-4 e nota 49.
Nel 1487 sar fortificata da Biagio Rossetti (Documento del 21 aprile 1488; ASMo, Memoriale della Camera Ducale, reg.
4785/95, c. 62v); cfr. Zevi, Biagio Rossetti ..., cit., p. 191. Si trova rappresentata in una cartografia veneziana del XV
secolo (ASVe, Savi ed esecutori alle acque, Serie Po, Disegno 177); cfr. Renzi, op. cit., p. 40 (vedi la fig. 35).
120 Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 95-7.
121 Ivi, pp. 36-7, nota 33.
114

40
Due atti notarili del 1458 lasciano presumere che la fortezza avesse forma triangolare; era infatti munita di
tre torri (fig. 39): una vecchia, una grande e quella del cantone verso Filo122 (a est). Paolo Giovio la
descrive circondata a torno a torno di mura e dargini, a uso di castello; parla poi di bastioni e di merli 123.
La sua descrizione della fossa Zaniola rende inoltre efficacemente la situazione idrografica: Questo un
ragunamento dacque tanto profondo, e tanto largo, che ei non pu passarsi a pi, ne a cavallo; ed fatto da
una quantit di fiumi che scendendo per le valli del Apennino, e facendo nel piano alcuni stagni, sboccan di
poi, per opera e industria de paesani, nel Po o nelle paludi vicine 124.

Fig. 39
Anche Argenta era considerata un baluardo da difendere. Nel 1466, ad esempio, Borso con una lettera del 2
marzo indirizzata ai Consoli e al Consiglio cittadino sollecita la fortificazione delle mura verso il Po (a
meridione) che erano vetuste125. Il Bertoldi dal canto suo menziona la presenza di una Rocca, che ipotizza
costruita nel 1252, semidistrutta da un fortunale nel luglio del 1467 e completamente rovinata nel 1472 126.
1482
Tra la fine del 1481 e gli inizi dellanno successivo le avvisaglie di un possibile scontro armato con Venezia
si fanno sempre pi frequenti.
16 marzo - E documentato lOrdine de fortificare Arzenta. Riporta il Caleffini: Al d dicto fureno
commandato tuti li contadini de Ferrara ad Arzenta, perch havessero a cavare de dreto et intorno lo
castello de Arzenta del duca nostro, uno ramo del Po per redurlo in forteza, che non era 127.
Ai primi di aprile, il venerd santo, alcune barche veneziane entrano a Codigoro e, mentre la popolazione a
messa, gli equipaggi fanno razzie e partono con una nave carica di masserizie e vari capi di bestiame 128; il
122

I due documenti erano conservati nellArchivio Comunale di Argenta, prima della seconda guerra mondiale; cos
attesta A.F. Babini, in Dalla Bastia dello Zaniolo alla Bastia di Ca di Lugo, Piacenza 1959, I, pp. 265-7. Alla bastia
probabilmente ispirata la fortezza di una miniatura del Breviario di Ercole I, ora alla Biblioteca Estense Universitaria di
Modena (Lat. 424=MS.V.G.11, c. 29v).
123 Paolo Giovio, La vita di Alfonso..., cit., pp. 95-6.
124 Ivi, p. 68.
125 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 122.
126 Ivi, pp. 122-3. Sullesistenza di questo castello non c certezza, nonostante le notizie riportate dallo storico Girolamo
Rossi.
127 Ugo Caleffini, p. 367 (c. 124v).

41
giorno dopo alcuni contadini ferraresi - se la notizia vera - andati a comprare del frumento nel territorio
della Repubblica, vengono scacciati e durante il ritorno si impadroniscono di una imbarcazione veneziana a
Vaccolino129.
15 aprile - Il senato di Venezia d ordini perch venga organizzata una flotta di 50 galeoni, 100 ganzaruole,
200 barche, molte barbotte e 20 biremi; al comando della flotta viene nominato il patrono dellarsenale,
Damiano Moro130.
I veneziani fanno poi arrivare truppe nel padovano e preparano le bocche da fuoco.
Ercole dEste dal canto suo, per accelerare la produzione di cannoni non esita a sacrificare anche le
campane delle chiese che non ge ne rimase se non uno per campanile 131. Le fortezze vengono fornite di
artiglierie per lo suspecto de la guerra 132.
Verso la fine di aprile le difese approntate dagli estensi sono tuttavia ancora inadeguate: le fortificazioni in
pi parti carenti, negligente la guardia da parte dei soldati 133, scarsa la biada per i cavalli134 e i soldati
scontenti degli alloggiamenti135.
28 aprile Anche ad Argenta i preparativi non sono adeguati alla bisogna se il duca di Ferrara ordina al
Regimini Argentae (composto del visconte, del vicario Ducale e del camerlengo) et Consulibus di fornire la
zona di vettovaglie e artiglierie136.
La dichiarazione di guerra
3 maggio - La guerra contro Ferrara137 viene bandita a Venezia, in piazza S. Marco sopra la pietra del
Bando138, con una lettera dogale datata il giorno prima.
Le ostilit iniziano immediatamente: i veneziani attaccano la Rocca di Melara, il polesine di Rovigo,
Comacchio, fino al basso ferrarese139.
Dal punto di vista strettamente militare lattacco ad Ercole si prepara su tre fronti: da nord, dal Padovano
verso il polesine di Rovigo, da Est, dal Po e infine da sud, dalla Romagna 140. Per quanto riguarda
questultimo fronte si decide di far penetrare la flotta attraverso il Primaro141.
Lo stesso giorno del bando giunge a Ferrara il duca dUrbino, Federico da Montefeltro, che ha accettato
lincarico di capitano generale della Lega (sia Ercole che Sigismondo dEste, bravi soldati, non avevano
tuttavia rivelato spiccate doti di condottiero). Dopo aver controllato Ficarolo e Stellata Federico arriva alla
bastia dello Zaniolo142.
12 maggio - Una lettera scritta dal duca Ercole ai Regimini Argentae et Consulibus, raccomanda di
guernir di bombarde, e spingarde i soliti luoghi [...] di far ben guardare il Paese; e di costruire un bastione a
lo incontro de la Bastia del Zaniolo.

128

Francesco Olivi, Cronaca, ms. Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea, Cl. I, 641, copia, c. 19r; Ugo Caleffini, p. 367
(c. 124v); cfr. Mantovani, p. 74 e nota 5.
129 Bernardino Zambotti, Diario ferrarese dallanno 1476 sino al 1504, RIS, XXIV/7, Bologna, Zanichelli, 1937, p. 102;
ibidem e nota 6.
130 ASVe, Senatus Secreta, reg. 30, cc. 80v-81r, 15 aprile 1482; ivi, p. 64 e nota 6.
131 Diario ferrarese Diario dallanno 1409..., cit. p. 98. Dal Libro inventario de monitione dellanno 1482 risulta che ben
128 campane vennero prelevate dalle chiese (C. Mont, Storia dellartiglieria italiana, p. I, Roma 1934, p. 247); ivi, p. 48
e nota 2.
132 A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo I: dal
1472 al 1492, Ferrara, Corbo editore, 1995, p. 206 (doc. 404/b); ibidem e nota 3
133 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, Antonio da Fogliano ad Ercole
dEste, 24 aprile 1482; ivi, p. 53 e nota 1.
134 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, Antonio da Fogliano ad Ercole
dEste, 27 aprile 1482; ibidem e nota 2.
135 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, Antonio da Fogliano ad Ercole
dEste, 28 aprile 1482; ibidem e nota 3.
136 Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 133-4; D. Bandi, Memorie storico-cronologiche di Argenta, Argenta 1868, p. 18.
137
Marin Sanudo, Commentarii della guerra di Ferrara tra li Viniziani ed il duca Ercole di Este nel 1482, Venezia 1829, p.
11; cfr. Mantovani, pp. 74-5 e nota 8.
138 Marin Sanudo, Le vite de Dogi (RIS, XXII, coll. 405-1252, Milano 1733), col. 1215; ivi, p. 74 e nota 7.
139 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138.
140 Mantovani, p. 62.
141 ASVe, Senatus Secreta, reg. 30, cc. 138v-139r, 14 ottobre 1482, ivi, pp. 145, 146 e nota 1.
142 Ugo Caleffini, p. 375 (c. 127v); ivi, p. 78.

42
Mentre fervono i lavori i veneti entrano improvvisamente nel Primaro con le loro navi, al comando di Vittore
Soranzo, prendono il castello di S. Alberto e, forti di aiuti venuti di Romagna, si accampano a Filo 143.
Gli attacchi sferrati contro Argenta
Dai primi di ottobre Ercole a conoscenza dei preparativi nemici per attaccare la bastia dello Zaniolo e
Argenta144.
29 ottobre PRIMO ASSALTO AD ARGENTA. Da Filo i veneziani muovono verso la bastia: li fronteggiano le
truppe della Lega di cui facevano parte i ferraresi - che vengono respinte e presi in gran parte, molti
ammazzzati, e li loro capi dagli Stratioti furono portati al capitano, il quale per cadauno delle teste, secondo
la consuetudine, dette agli Stratioti un ducato145. Viene conquistato un bastione di legno sulla riva del
Primaro, di fronte al Fossato di Zaniolo, mentre il territorio fino ad Argenta subisce scorrerie. Fiutato il
pericolo Sigismondo dEste raggiunge immediatamente Argenta, dove vengono fatti pervenire altri rinforzi,
anche da Milano, al comando di Gian Pietro Bergamino146.
Bernardino Zambotto cos descrive il primo assalto Ad Argenta: Lo bastion del Fossa de Zaniolo fu prexo a
forza per quelli de larmada de Veneciani, che hera per Po. E Herano sexanta fra barche e fuste e haveano
200 cavali lezeri e 500 fanti. E cus li nostri li quale facevano dicto bastione, forno prexi e altri morti; e se
messer Nicol da Corezo non havesse facto armare li homini de Argenta con 40 homini darme, che lui
havea, et altri provixionati, Arzenta seria sta prexa hozi, perch se ge ritrova poche fantarie; ma il duca,
intexo tal caso, mand subito due squadre de homini darme milanexi, e messer Sigismondo Da Este ge
and in nave con fantarie, e altre provixione fu facte per defendere dicto castello, il quale h la chiave del
Stato de Ferrara, e se ge mand molte artiliarie 147.
Pi dettagliata e vivace la descrizione del Caleffini: se scoperse una grandissima armata de la signoria
de Vinesia a SantAlberto, suso la quale se dise essere dodicemila persone suso, che fureno galere sotile,
borbote, fusti, barche armate et altri fusti de nave, suso la quale armata erano da 500 in 600 on pi
stradiotti148 a cavalo, li quali stradiotti sono turchi asassini da strata et malandrini de Turchia... La quale
armata in quella nocte vene suso per Po per venirsene ad Arzenta et al fossato del Zaniolo, per tuore la
bastia del Zaniolo et Arzenta et la Romagna...ma non li and facto perch, havendo questo per spia inteso el
magnifico messer Nicol da Corezo, per lo duca Hercole mand subito volando a domandare aiuto al duca
predicto, ma non potr cuss presto, che la nocte predicta li stradiotti smontono in terra et corseno qui suso
le porte de Arzenta, et preseno et amazono molti di homeni darme del dicto messer Nicol, et fanti nostri de
l, et a tuti, a tuti taiono le teste, et quelle in capo de le lanze portoreno a li provedeturi de larmata sua, per
avere uno ducato per testa taiata149. E prosegue: Ma il zorno sequente, che fu il mercori 30 del dicto mese,
li ambasaturi de la Liga, che erano in Ferrara, gli mandoreno volando tredice squadre de zente darme, et
forsi tremila fanti...cum tre squadre de balestreri a cavalo... Et cuss zobia a d 31 dicto andoreno zoxo ad
Arzenta di nostri sete altre squadre et fantarie in quantitade...Vegneri a d primo de novembre fu mandato ad
Arzenta octo nave cariche da fantarie [...] Sabato a d 2 de novembre andoreno ad Arzenta de Pietro
Bergamino da Milano, conductiero de quel Stato, sete squadre de zente darme et molti fanti... 150.
La vittoria di Venezia ad Argenta venne immediatamente rappresentata (1482-84), con la doverosa
magniloquenza, da Jacopo Tintoretto in un famoso dipinto collocato nel soffitto della Sala del Gran Consiglio
in Palazzo Ducale a Venezia (fig. 40).

143

Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 134


ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, Ercole dEste a G. Trotti e C. Valentini, 9 ottobre 1482;
cfr. Mantovani, p. 146 e nota 3.
145
Marin Sanudo, Commentarii..., cit. p. 46; ivi, p. 148 e nota 1.
146 Ibidem e nota 5.
147 Bernardino Zambotti, p. 115.
148 Soldati di cavalleria, provenienti da Albania, Grecia, Bulgaria e Dalmazia, che Venezia organizzava per contrastare le
incursioni turche.
149 Ugo Caleffini, p. 447 (cc. 152v-153r).
150 Ivi, pp. 447-8 (c. 153r).
144

43

Fig. 40
6 novembre - Sigismondo dEste esce da Argenta con una decina di squadre di fanti e attacca il campo
nemico presso S. Biagio. Nel corso dellazione militare i soldati ferraresi si danno ad azioni di ruberia 151.
Lepisodio interpretato in modo diverso dai cronisti. La versione pi attendibile che lesercito della Lega,
vinto il nemico, si sia dato ad un disordinato saccheggio al quale Sigismondo dEste non sia riuscito ad
opporsi152.
Con larrivo della flotta veneziana, forte dei terribili stradiotti, Sigismondo e i suoi vengono accerchiati. Gian
Pietro Bergamino riesce a fuggire salendo su una imbarcazione, ma molti affogano. Sigismondo fugge a
cavallo fino ad Argenta, seguitato da alcuni Stradioti insino suxo il ponte de Rezenta, dove fu talgiato in pezi
uno il quale anchora volea intrare in Rezenta con sego correndo, molte fantarie forno prexe e tutti li homini
darme svalixati153. Sigismondo a questo punto fa tagliare il Po presso S. Biagio 154.
1 dicembre - La bastia dello Zaniolo si arrende per la pusillanimitade de li nostri155; la quale perdita de
grandissimo danno a Ferrara, Ferrareze et la Romagna156.
A questo punto la tenuta di Argenta fondamentale per Ercole e gli alleati della Lega. A dar manforte era
arrivato, a fine novembre il fratello di Ludovico il Moro, Sforza Sforza, il quale, mentre provvede a riparare i
danni subiti157, compie diverse azioni vittoriose contro i veneziani.
12 dicembre [Sforza] cum la sua gente amaz pi di cento inemici et rupegli due barche armate in Po et
ferine anche molti de loro; e di nostri fu morto tanto uno et feriti da sete in octo158. Episodio simile si ripete il
14159 e 15160 successivi.
151

Bernardino Zambotti, p. 116.


Mantovani, p. 150.
153 Bernardino Zambotti, p.116.
154
Ugo Caleffini, p. 449 (c. 153v).
155 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, lo stesso a G. Trotti, 21 dicembre 1482; cfr. Mantovani,
p. 163 e nota 8.
156 Ugo Caleffini, p. 464 (c. 159r).
157 A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo I: dal
1472 al 1492, Ferrara, Corbo editore, 1995, p. 286 (doc. 404/g, 24 dicembre 1482); cfr. Mantovani, p. 172 e nota 11.
158 Ugo Caleffini, p. 471 (c. 161r).
152

44
24 dicembre - Lo Sforza conquista e distrugge un baluardo veneziano al Fossato di Zaniolo 161. Luomo
darme resta comunque di malavoglia ad Argenta perch le fanterie, alle quali non viene corrisposto il soldo,
vogliono andarsene162.
1483
20 gennaio - Don Alfonso di Calabria, viene a controllare le difese di Argenta: El [...] duca de Calabria,
questa matina a ore 16, se part da questa terra [Ferrara] con pochi di soi e se ne and a Rezenta in
bucinthoro, per provvedere a quello loco, come non vengi a le mano de Veneciani, li quali hano il suo
campo drio a la rivera de Filo con larmada de Po e fa quello che possono per havere Rezenta, perch
vegneriano subito a Ferrara, trascorrando tuto il Polexene de San Zorzo, il quale ne d le victuarie, e poi
seguitaria el proverbio vechio da notare sempre: Chi ha Rezenta, la Stellata e Bonden, ha Ferrara per il
fren163.
26 gennaio SECONDO ASSALTO AD ARGENTA. I veneziani attaccano le mura di Argenta, dove erano al
comando lo Sforza e Gian Pietro Bergamino che li respingono infliggendo gravi perdite 164.
Scrive Bernardino Zambotti: Li soldati de la Signoria de Venexia che stavano in la vila de San Biaxio,
vneno a Rezenta con grande impeto a pedi e a cavalo, e prxeno per forza certi repari e bastione facti fora
de la tera. E volgendo loro venire con schale a le mura de Rezenta, perch el conte Piero Bergamino e
Sforza Veschonte da Milano, Conducteri strenui e animosi, li havevano lassati venire a studio cos aprovo de
le mura e de la terra per fracassarli, subito comenzno con tuta la zente herano dentro a trare fora con
balestre, spingarde e artiliarie, e ne amaz grandissima quantit de li inimici li quali fuzando forno
perseguitati da li nostri soldati insino in li soi allozamenti, e lo bastione nostro fu requistado con laude, a
danno loro165.
Pi partecipato il resoconto che ne fa il Caleffini: Domenica a d XXVI de zenaro 1483, domente chel
fusseno andate da octomilia persone de li nostri nemici che sono ad Arzenta per un gran riforzo, cum scale
et altri ordegni per pigliare, se poteano, li bastioni nostri facti l et cuss repari per sua commissione de
Sforza, videlicet facti per sua commissione, per potere poi, quando quelli havesseno havuti, fortificarseli et
doppoi pigliare el castello de Arzenta, lo quale de facili haveriano havuti quando havessero havuti dicti repari
et bastioni. Et che Sforza ne havesse havuto notitia, se misse in ponto cum Zampietro Bergamino,
conductiero del Stato de Milano, secrete cum le sue zente dentro a la terra, havendo tunc mandato da
seicento altri di suoi fanti in uno boscho per tore in mezo dicti inemici, como fece ut infra. Et tandem,
havendo gi li inemici posto le scale a li repari et a li bastioni che dicti Sforza et Zampietro gli haveano
lassati metere, et etiam intrare parte dentro da li repari, et che etiam havessero gi posto le bandiere de
Sancto Marcho suso dicti bastioni et repari, insieme cum tute le loro zente et cum il populo, et foreno adosso
a li inemici insieme cum li 600 altri, per modo che li inemici se retrovoreno in mezo. Et qui insieme
combateteno dal le 15 hore a le XXIII vel circa, che larmata che si ritrovava in secho l per Po, che era tunc
basissimo. non gli pot dare alcuno sucorso. Et post multa, finita la bataia, se ritrovoreno assai di nostri feriti,
di quali poi luni per tempo vene como ne erano morti cinque (m.s.: Morti 400). Et de li inemici ne fureno morti
da li nostri da quatrocento in suso, et feriti a morte in quantitade et non fu preso alcuno per pregione, perch
el Sforza lhavea ordinato, ma che per lo fillo de la spada tuti li inemici fusseno mandati, como fureno (m.s.:
Armata rota). Et ultra questo epsi Sforza et Zampietro asaltono la dicta armata de venetiani l, et s li rope in
mile parte in Po una galea et due fuste et molte barche, per modo che tuti che gli erano stati dentro se
anegoreno l in Po...Li quali morti arzentesi / cum sei carri le feceno condure ad sepelire per una parte, et
per una parte gietono in Po, che andassero a portare novelle a venetiani 166.
Leuforia per i successi militari nasconde una situazione di grave penuria di viveri, legata anche al via vai di
truppe. Tanto che a fine gennaio lo Sforza lamenta: Nota che de questo mexe ogni giorno ariva zente

159

Ivi, p. 472 (c. 162r).


Ivi, p. 473 (c. 172 r).
161
Ivi, p. 479 (c. 164r).
162 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, Ercole dEste a G. Trotti, 31 dicembre 1482; cfr.
Mantovani, pp. 172, 173 e nota 1.
163 Bernardino Zambotti, pp. 132-3.
164 Ugo Caleffini, p. 497 (c. 171r) (400 morti).
165 Bernardino Zambotti, p. 133; cfr. Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138.
166 Ugo Caleffini, pp. 497-8 (c. 17r-v).
160

45
darme de la Liga a piedi e a cavalo in succorso nostro, ma ge h gran caristia de victuarie; non se manza se
no pane de mixtura, il fromento se vende soldi 25 il staro, ma non se po avere se no milgio e fava 167.
29 gennaio - TERZO ASSALTO AD ARGENTA. ...essendose iterum li inemici nostri de l apresentati per tore li
repari de Arzenta heri et li bastioni, Sforza e Zampietro del Bergamino et le nostre zente darme et fantarie
et il populo de Arzenta insieme uscirono fora et foreno a le mane cum dicti inemici tutto el zorno, insino a le
sei hore de nocte cum lanze, schiopeti, archobusi, saetame et altre arme inastate et spingarde et bombarde
et passavolanti. Et tandem, a la fine de la bataia, fureno trovati di nostri feriti et morti da setanta. Et de li
inemici se ritroverono apresso 500 de schiopeti quasi tuti et feriti in quantitade. Sich questa fu una gran
bataia168.
Per partecipare a questazione erano stati inviati da Ferrara 600 fanti spagnoli et catellani quasi tuti lanzaroli
schiopetieri et balestreri169.
1 febbraio - Viene anche Sigismondo dEste con 400 fanti perch se era inteso che li inemici nostri ad ogni
modo voleano per uno reforzo tore Arzenta cum la bataia 170.
4/5 febbraio I veneziani tentano ancora di tore el bastione nostro ma vengono respinti; i ferraresi fanno
rispettivamente 70 e 32 morti tra i nemici171.
20 marzo - Tra i tanti lasciti della guerra si lamentano anche i furti delle truppe amiche, come conferma una
lettera del commissario estense di Argenta che difende i suoi soldati dallaccusa di aver sottratto bestiame
agli abitanti di Gualdo172.
2 aprile - Ancora pi violente erano le razzie dei nemici che facevano scattare rappresaglie tra belligeranti,
come risulta dalle seguenti testimonianze: Siando venuti 22 fanti veneciani a sacomano insino verso
Cogomaro, dal lato de San Lazaro, robando le caxe vode, forno presi e amazadi da Guizardo Riminaldo
ferrarexe, capitano de balestreri a cavalo, e ne mexe tredexe teste de cho de le lanze a li balestreri, in
vendetta de tredexe homini di nostri da la Massa e da Codegoro, li quali li Veneciani li havea facti impicare
pochi zorni fa, habiandoli ritrovati andare a guadagno, como fano li soldati 173.
3 aprile - Naturalmente la storia non si ferma li: La zente de Veneciani trovno quatro contadini de la vila de
Saletta e li amazno e ligno le teste loro al colo de uno altro contadino haveano prexi e li condusse insino
aprovo li ripari del Barcho con le mane ligate de dreto, a ci nonciasse a Ferrara che se herano vindicati de li
homini amazati il zorno inanti174. Il seguito non noto.
Al dramma della guerra si aggiunge quello della peste: Nota che de questo mexe ogni zorno moriva qualche
persona de peste in Ferrara, ma per la paura de la guerra ognun staxeva fermo in Ferrara e lo fromento se
vendeva soldi 34 il staro a li pistori, et a li altri soldi 36 marchexini, e male se ne poteva havere. Pur ne
veniva de Puia [Puglia] per la via de Pixa e de Fiorenza, e da Modena. E nota chel seria sta del fromento a
sufficientia in lo paexe, sel Signore non avesse dato la tratta a Veneciani e altri zintilhomini de portarlo a
vendere a Vinexia!175.
25 aprile Ultime azioni militari: Li Veneciani vneno da la bastia del Zaniolo con barche per le vale verso
Bolognexe e bruxono la bastia del Farinaro e la prexeno, che non hera guardata per non essere de
importantia176.
20 giugno - Segni di stanchezza si manifestano sia nelle truppe veneziane che in quelle della lega. A questo
si aggiungono gli effetti della peste e di altre malattie. Quando una flotta della lega entra in Adriatico il senato
d ordine di spostare verso Ravenna la flotta e lesercito veneziani che stazionavano presso la bastia dello
Zaniolo. Le truppe lasciano quindi Argenta mantenendo alcune imbarcazioni di piccolo cabotaggio (fuste) a
difesa della bastia, non prima di aver incendiato Filo e altri villaggi. Scrive il Caleffini: ...larmata de venetiani
167

ASMo, Archivio Segreto Estense, carteggio principi estensi, ramo ducale, principi regnanti, 67, Ercole dEste ad
Eleonora dAragona, 31 gennaio 1483; Bernardino Zambotti, p.133; cfr. Mantovani, p. 185 e nota 8.
168 Ugo Caleffini, p. 500 (c. 172r).
169 Ibidem.
170 Ivi, p. 501 (c. 172v).
171
Ivi, p. 502 (c. 173r).
172 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, L. Gualenghi ad Ercole dEste,
20 marzo 1483; cfr. Mantovani, p. 197 e nota 2.
173 Bernardino Zambotti, p. 152.
174 Ibidem.
175 Ivi, p. 140.
176 Ibidem.

46
et zente darme, che erano in campo suso quel de Arzenta del duca de Ferrara et de Fillo, brusoreno tuto,
tuto la villa del Fillo et de quelle ville l vicine, et poi se ne fuzino lassando la bastia del Zaniolo fornita de
fantarie et victualie a suo nome177.
24 Giugno Larmata veneziana torna unultima volta ad Argenta, ma solo in parte perch le acque basse
del Po impediscono la navigazione178.
1484
Una pace sofferta e tuttaltro che duratura
Tra la fine del 1483 e gli inizi del 1484 la stanchezza alligna nei i due schieramenti e riduce le azioni militari
da entrambe le parti.
5 marzo - Papa Sisto IV scrive a Venezia dichiarandosi desideroso della salvezza della Repubblica e della
pace universale179. Il fatto sancisce la volont dei contendenti di por fine al conflitto, senza che ci siano
almeno ufficialmente - un vincitore e un vinto. In aprile hanno inizio le trattative di pace180.
22 luglio - Viene concordata una tregua181.
25 luglio - La domenica successiva la notizia viene letta pubblicamente a Ferrara 182.
7 agosto - La pace vera e propria viene firmata nellosteria delle Chiaviche, a met strada tra i campi di
Bagnolo e S. Zeno183.
8 agosto La pace viene resa pubblica in citt.
Scrive Zambotti: A d 8, la domenega. Se divulg per questa citade che lhera concluxa la pace fra la
serenissima Liga e la Segnoria del Venexia, e che il Polexene de Roigo e soe pertinentie remanevano a la
Segnoria predicta, con pacto che loro restituiscano le altre terre e forteze a lo illustrissimo duca nostro, e le
terre le quale ha prexo la Liga siano restituide a la Segnoria de Venexia. E tale paxe rende la Excellentia del
duca nostro de malavolgia, perch la cognosce essere ingannata e abandonata da la Liga, la quale ge avea
data la fede de farge havere tutto quello ge havea tolto la Segnoria de Venexia, e che seria liberata da la
obligatione lhavea con Veneciani; e al presente se ritrova essere dannificato lui, li citadini e tuto il paese de
doxento milia ducati, con perzeda e morte de zintilhuomini e soi citadini e destructione de caxamenti e
bruzamenti de vile, con guera continua de ani dui suxo il Ferrarese, in Romagna e Rezana, maxime per la
perzeda de Montechio. E perh tal paxe non la voria soa Excellentia e mancho li citadini, li quali ancora
voriano pi tosto la guerra duresse che seguisse tal pace dannoxa e ignominioxa. Ma, cognoscando la
Excellentia del duca che bixogna stia a la determinazione de la Liga, la supporta con quella sapientia e
prudentia che h necessaria in tal acto, bench soa segnoria potesse per altro modo calcitrare: de che ne
reporta laude aprovo tuti li Signori dItalia et anche per tutto il mondo 184.
20 agosto - Venezia restituisce ad Ercole: Adria, Ariano, Comacchio, Melara, Castelnuovo, Ficarolo,
Castelguglielmo, la bastia di Zaniolo185, la Riviera di Filo e altro186; Argenta resta in mano estense; il polesine
di Rovigo rimane a Venezia la quale viene inoltre reintegrata nei privilegi goduti a Ferrara in base ai vecchi
trattati187, non ultimo la presenza del visdomino188.
22 settembre - Sconfortato Ugo Caleffini registra lo stato della citt: Guera, carastia, fogo, morbo, aqua. Et
tutavia el staro del bono frumento se vendeva 42 bolognini [costava 8 soldi marchesani nel 1481 189] et non
era strafozato, et quel de Puglia marzo et che puza 34 bolognini, sich guerra, carastia et pestilentia ne
cingie da ogno canto, et pochissimo ordine se ritrova in Ferrara, in la quale se ritrova grandissimo populo
177

Ugo Caleffini, p. 555 (c. 191r).


Ivi, p. 557 (c. 191v).
179 ASVe, Senatus Secreta, reg. 32, c. 13r, lettera del 5 marzo 1484; cfr. Mantovani, p. 263 e nota 2.
180 Ivi, pp. 264-5.
181 Diario ferrarese dallanno 1409...cit, p. 117; ivi, p. 291 e nota 4
182 Bernardino Zambotti, p. 155.
183
Mantovani, p. 298.
184 Bernardino Zambotti, p. 157.
185 ASVe, Senatus Secreta, reg. 32, c. 78 r-v, 13 agosto 1484; cfr. Mantovani p. 301 e nota 4.
186 Bernardino Zambotti, p. 158; ivi, p. 299 e nota 1.
187 Mantovani, pp. 298-9; vedi la ricca documentazione a p. 299, nota 1.
188 Il funzionario torn a Ferrara ai primi di novembre; Bernardino Zambotti, p. 161; ivi, p. 304 e nota 1.
189 Ugo Caleffini (10 marzo 1481), p. 346 (c. 117r).
178

47
stare, che non ha potuto andare fora suso el polesene de Figarolo et de Ferrara per la guera, ch ogni zorno
atorno la giesa di Angeli havemo li inemici. Sich Idio ce aiuti tuti, perch mai, mai Ferrara non fu in tanta
calamitade et affanni.
A questo bisogna aggiungere che, nel corso della guerra, il territorio del ducato era stata colpito per ben tre
volte da forti scosse di terremoto.
Scrive, in conclusione, Mantovani: Una guerra di oltre due anni, lunga, violenta e dispendiosa non port a
grandi sconvolgimenti territoriali, perch il solo polesine di Rovigo pass sotto Venezia, mentre i territori che i
vari contendenti si erano strappati tornarono ai precedenti possessori. Numerosi personaggi famosi erano
morti durante le ostilit [...] Le popolazioni avevano patito sofferenze, violenze, saccheggi, non solo dal
nemico, ma anche dai loro soldati e dagli alleati. I diversi stati giunsero allagosto 1484 in condizioni difficili o
precarie, stremati dallo sforzo bellico e dalle spese, desiderosi solo di giungere alla pace. Probabilmente
nessuno si aspettava un conflitto lungo e di cos vasto raggio, ma questa forse la storia di ogni guerra. A
voltarsi indietro molti dei regnanti e dei loro consiglieri si pentirono forse delle loro scelte190. Venezia
dovette sopportare praticamente da sola lenorme peso della guerra, ma la lega dovette fronteggiare quello
della discordia tra alleati191.
E Luigi Simeoni cos riassume il significato della pace di Bagnolo: corrispondeva pi che alla situazione
militare alle condizioni interne dei vari Stati italiani fra i quali lunico veramente saldo era Venezia che, pur
con dure sofferenze, poteva continuare pi a lungo degli altri governi la guerra, mentre essi avevano, pi o
meno, ragioni per temere che il suo prolungarsi potesse avere dannosi effetti sulla posizione personale degli
uomini che ne dirigevano la politica192.
La guerra aveva stremato le forze dei contendenti. Venezia, che era la vincitrice morale festeggi; altrettanto
non fece Ferrara ed Ercole I, che si sent tradito e scrisse al visdomino Giacomo Trotti: non avemo razone
de alegrarse de questa pace193.
La situazione si sarebbe di nuovo intorbidata lanno dopo, quando Lodovico Sforza, detto il Moro, figlio di
Francesco I, duca di Milano, alla morte di Ferdinando re di Napoli (25 gennaio 1494) avrebbe provocato la
discesa in Italia di Carlo VIII, re di Francia con un grande esercito 194.
Il primo dicembre 1501 papa Alessandro VI Borgia, padre di Lucrezia andata sposa ad Alfonso dEste il 29
dicembre dellanno precedente, conferma con una breve al duca linvestitura di Argenta (insieme a Lugo e
S. Potito), approvando in tal modo la cessione gi fatta dallarcivescovo di Ravenna a Nicol III, nel 1421 195.
Dopo meno di un decennio nuove nubi si sarebbero addensate su questo territorio, che avrebbe visto
Ferrara, appoggiata dai francesi, combattere le truppe papaline alleate di Ravenna insieme agli spagnoli, in
uno scontro cruentissimo che si sarebbe concluso l11 aprile del 1512 con la capitolazione di Ravenna,
lasciando sul terreno tra 8.000 e 9.000 morti 196.
Ma questa unaltra guerra197!

190

Mantovani, p. 305.
Ivi, p. 307.
192 L. Simeoni, Le signorie, Milano 1950, vol. I, p. 555; ivi, p. 300 e nota 1.
193 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, lo stesso al medesimo, 10 agosto 1484; ivi, p. 301 e
nota 2.
194 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 143.
195 Ivi, III, parte III, p. 6.
196 P. Zattoni, Pasqua di sangue 1512. La battaglia di Ravenna: una tappa significativa nella rivoluzione militare del
Rinascimento, in Studi Romagnoli, LXII, Cesena, Stilgraf, 2011, pp. 233-61, pp. 249-50. Vd. anche: E. Baldini, N. Cani,
P. Compagni, Pasqua di sangue. La battaglia di Ravenna 11 aprile 1512, Ravenna, Longo editore, 2012; C. Giuliani (a
cura di), La Rotta di Ravenna del 1512 e larte militare del Cinquecento nelle collezioni antiche della Biblioteca
Classense, Ravenna, Longo editore, 2012: Marcellus Palonius, Clades Ravennas, con la traduzione inedita di Ippolito
Gamba Ghiselli, Della rotta di Ravenna, Ravenna, Libreria Antiquaria Tonini, 2012.
197 Se ne parla in questo stesso sito: La residenza estense di Ospital Monacale. Un gioiello del nostro Rinascimento,
prossimo al collasso.
191

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