Sei sulla pagina 1di 15

CORRELATI NEURALI DELLA DISREGOLAZIONE

EMOTIVA NEL DISTURBO BORDERLINE DI


PERSONALIT: EFFETTO DEL TRATTAMENTO ED
EVENTI AVVERSI INFANTILI
Benedetta Vaiabc
Tratto dalla Tesi di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica (26/09/2012), Universit Vita-Salute
San Raffaele.
a) Dipartimento di Neuroscienze Cliniche, Ospedale San Raffaele, Milan, Italy.
b) C.E.R.M.A.C. (Centro di Eccellenza Risonanza Magnetica ad Alto Campo), Universit
Vita-Salute San Raffaele, Italy
c) attualmente iscritta al Dottorato in Psicopatologia Evolutiva, Libera Universit Maria Ss.
Assunta, Roma.

Benedetta Vai
Libera Universit Maria S.S. Assunta
Scientific Institute Ospedale San Raffaele
Department of Clinical Neurosciences
Via Stamira D'Ancona 20 - 20127 Milan, Italy
Mobile: +39 3335652025
Tel +39/02/26433310
Fax +39/02/26433265
E-mail: b.vai@hotmail.it
b.vai@lumsa.it

Riassunto
Introduzione: Compromissioni nelle abilit di social cognition e di processing emotivo giocano un
ruolo fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento del Disturbo Borderline di Personalit
(DBP). Diversi studi hanno identificato una disregolazione dellattivit di aree frontali e limbiche
durante compiti di social cognition in questo disturbo: uniperattivazione dellamigdala e
unipoattivazione di aree frontali potrebbero rappresentare un correlato neurale del DBP, associato
in particolare alla disregolazione emotiva. Sebbene unalterata risposta funzionale di questo circuito
possa identificare un possibile biomarker per il DBP, nessuno studio ha mai valutato, in termini di
correlati neurali funzionali al processing emotivo, le differenze tra questo disturbo e altri disturbi
psichiatrici, ne leffetto di un trattamento e di eventi avversi infantili (ACE fattori spesso
considerati nelleziopatogenesi del disturbo) sulla risposta neurale.
Questo studio ha quindi lo scopo di comparare le riposte funzionali durante un compito di
processing implicito di emprimenti emozioni negative tra soggetti sani, pazienti affetti da DBP,
disturbi bipolare e schizofrenia, e dindagare leffetto di ACE e di 6 mesi di psicoterapia e
trattamento farmacologico con clozapina a bassi dosaggi sullattivit neurale di soggetti affetti da
DBP.
Metodi: Acquisizioni fMRI a 3.0 Tesla sono state usate per studiare i correlate neurali in risposta
alla elaborazione implicita di volti esprimenti paura e rabbia in 45 soggetti di sesso femminile: 11
controlli sani, 11 pazienti affetti da DBP, 10 da schizofrenia e 13 pazienti depresse con disturbo
bipolare I. UnAnalisi della Varianza a una via (ANOVA) stata effettuate per esplorare le
differenze in termini di diagnosi. UnANOVA a due vie ha invece permesso di valutare leffetto di
due fattori: diagnosi (sani vs DBP) e ACE (alti vs bassi). Infine, unulteriore ANOVA stata
effettuata in 10 soggetti (5 DBP, testati prima e dopo il trattamento, e 5 controlli sani abbinati) per
indagare leffetto del trattamento combinato.
Risultati: I pazienti affetti da DBP hanno mostrato uniperattivazione dell'amigdala rispetto agli
altri gruppi, mentre i pazienti depressi e schizofrenici unipoattivazione di questarea. Inoltre,
pazienti borderline hanno mostrato un carico significativamente maggiore di ACE rispetto a
soggetti di controllo. In entrambi i gruppi un alto carico di ACE stato associato a una minore
attivazione dellamigdala e a una maggiore risposta della corteccia prefrontale dorsolaterale.
Soggetti borderline, tuttavia, hanno riportato uniperattivazione basale dell'amigdala e
unipoattivazione delle regioni prefrontali rispetto ai controlli. Nel DBP il trattamento integrato ha
causato un ampio miglioramento sintomatico, affiancato dalla normalizzazione dellattivit
dell'amigdala.

Conclusioni: I risultati suggeriscono che l'iperattivit dell'amigdala potrebbe dicriminare soggetti


con DBP da altre condizioni psichiatriche. Per quanto riguarda gli ACE, una maggiore attivazione
nella corteccia prefrontale dorsolaterale suggerisce la richiesta di un controllo cognitivo maggiore
sulle aree limbiche che ha portato, dopo un trattamento clinicamente efficace, a una
normalizzazione della reattivit dell'amigdala agli stimoli avversi. Cambiamenti di misure fMRI di
attivit cortico-limbico potrebbero essere di rilevanza clinica nel DBP e potrebbero fornire
marcatori biologici affidabili per l'efficacia del trattamento.

ABSTRACT
Background : Impairments in social cognition skills and emotional processing play a key role in
the development and maintenance of borderline personality disorder (BPD). Several studies
identified a dysregulation of limbic and frontal areas during social cognition tasks. A greater
activation of amygdala and hypoactivation of frontal areas may represent a neural biological
underpinnings of the disorder, associated with emotional dysregulation, might suggest an inefficient
mutual modulation of frontal and limbic areas. Although abnormal renpose in fronto-limbic
circuitry may identify a possible biomarker for BPD, no previous study explored the differences, in
terms of functional response to emotional stimuli, between this disorder and other psychiatric
conditions nor the effect of treatments and of adverse childhood experiences (ACE - factors often
considered in the etiopathogenesis of the disorder) on this circuitry. Thus, this study is aimed at
comparing the functional brain responses, during emotional processing, of healthy controls,
borderline, bipolar depressed and schizophrenic patients, and at investigating the effect of ACE and
of 6 months of psychotherapy and pharmacological treatment with clozapine, an atypical
antipsychotic, on neural activity in BPD.
Methods: A 3.0 Tesla fMRI acquisition was used to study the neural correlates of the passive view
of emotional fearful and angry faces in 45 female subjects: 11 healthy control (HC), 11 BPD
patients, 10 subjects affected by schizophrenia and13 depressed females with bipolar I disorder.
Firstly, a One-Way ANOVA was used to explore the differences in terms of diagnosis.
Furthermore, an ANOVA with two factors: diagnosis (BPD vs. HC) and ACE (high vs. low) was
performed. Finally, another ANOVA was performed in 10 subjects (5 BPD, tested before and after
treatment, and 5 matched controls) to explore the effect of the combined treatment.
Results: BPD subjects showed an hyperactivation of the amygdala compared to other groups,
whereas depressed and schizophrenic patients a reduced response. BPD patients showed a
significantly higher burden of ACE compared to HC. In both groups higher ACE were associated
with a lower activation of amygdala and hyperactivation of dorsolateral prefrontal cortex.
Borderline subjects, however, reported a basal increased activity of the amygdala and a reduced
response of prefrontal regions compared to HC. Integrated treatment caused a broad symptomatic
improvement, paralleled by a normalization of amygdala activity in BPD.
Conclusion: Results suggest that the hyperactivity of the amygdale may differentiate BPD from HC
and other psychiatric conditions. Concerning ACE, a greater activation in dorsolateral prefrontal
cortex suggests a request for a higher control on limbic areas which resulted, after successful
treatment, in a normalization of amygdala reactivity to aversive stimuli. Changes of fMRI measures
4

of cortico-limbic activity might be of clinical relevance in BPD and might provide reliable markers
for treatment efficacy.

1 Introduzione
Compromissioni nelle abilit di social cognition sono state proposte come meccanismi
fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento del disturbo borderline di personalit (DBP)
(Bateman & Fonagy, 2003; Bender & Skodol, 2007; Levy et al., 2006). Il DBP caratterizzato da
un pervasivo pattern di impulsivit e instabilit emotiva e relazionale. In particolare, fenomeni di
disregolazione emotiva potrebbero sottendere ad alterazioni del funzionamento sociale tipici di
questo disturbo, come per esempio l ipersensibilit e liperreattivit a segnali di minaccia o rifiuto
(Linehan, 1995).
Al fine di guidare il proprio comportamento e regolare il proprio stato emotivo nel contesto
sociale risulta essenziale la possibilit di dedurre, con precisione e accuratezza, lo stato mentale
altrui, per esempio da segnali esterni quali le espressioni facciali. Non sorprendente quindi che il
riconoscimento delle emozioni sia stato ampiamente studiato in diverse condizioni. Sebbene alcuni
studi neghino la presenza di anomalie nel riconoscimento delle emozioni nel DBP (Minzenberg,
Poole, & Vinogradov, 2006), la maggior parte dei dati sembra suggerire una particolare
suscettibilit e tendenza a interpretare espressioni facciali ambigue come negative (e.g. (Fertuck et
al., 2009; Scott, Levy, Adams, & Stevenson, 2011). Ci potrebbe essere associato alla percezione
soggettiva dei pazienti di rifiuto, di minaccia e di abbandono. Per comprendere meglio questo
meccanismo, il disturbo e la sua sintomatologia, diversi autori hanno investigato i correlati neurali
durante compiti di processing emotivo nei soggetti borderline, mostrando un quadro di
iperattivazione dellamigdala e di ipoattivazione prefrontale, orbitofrontale e della corteccia
cingolata anteriore (ACC) (Donegan et al., 2003; Minzenberg, Fan, New, Tang, & Siever, 2007).
Strutture corticali, come la corteccia dorsolaterale prefrontrale (DLPFC) e quella ventromediale,
esercitano un ruolo inibitorio sullamigdala, modulandone lattivit funzionale. La difficolt di
inibizione di unamigdala iperattiva potrebbe essere il correlato neurale di aspetti tipici del disturbo
quali la disregolazione emotiva e limpulsivit. Questa disfunzione sembra particolarmente evidente
nel DBP per emozioni negative quali rabbia e paura (Bland, Williams, Scharer, & Manning, 2004;
Levine, Marziali, & Hood, 1997).
Alterazioni della risposta funzionale del circuito fronto-limbico sono state indentificate in diversi
disturbi psichiatrici (e.g. (Benedetti et al., 2011; Pezawas et al., 2005; Versace et al., 2010).
Considerando che uno dei pi recenti obbiettivi delle neuroscienze applicate alla psichiatria quello
di identificare marcatori biologici (biomarker), in grado non solo di rilevare la presenza di
condizioni psicopatologiche, ma differenziarle anche precocemente tra di loro. Uno degli scopi di
questo studio quello di investigare differenze nellattivazione di aree nel circuito fronto-limbico
durante processing di volti emotivi in soggetti affetti da DBP, disturbo bipolare I in fase depressiva,
6

schizofrenia e soggetti sani. Da notare che la diagnosi differenziale tra DBP e il disturbo bipolare e
loro relazione di spettro frequentemente oggetto di discussione (Akiskal, 1992; Levitt, Joffe,
Ennis, MacDonald, & Kutcher, 1990; Paris, 2004; Paris, Gunderson, & Weinberg, 2007).
In passato numerosi modelli eziopatogenetici e di trattamento si sono posti nei confronti del
disturbo borderline in unottica lineare e deterministica, vedendo come particolarmente rilevanti il
ruolo di fattori ambientali quali labuso o un ambiente infantile trascurante e connotato da
aggressivit. Attualmente lipotesi pi accreditata che il DBP, come per altro quasi la totalit dei
disturbi psichiatrici, sia lesito di una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali,
secondo una modalit polifattoriale, circolare e non lineare (Maffei, 2005). Sebbene lalta frequenza
di eventi avversi infantili (ACE) e le alterazioni funzionali e strutturali a livello neurale siano
empiricamente dimostrate nel DBP, il rapporto tra tali fattori risulta comunque poco studiato in
questa popolazione. Un altro obiettivo dello studio quindi quello di indagare leffetto di eventi di
vita stressanti subiti durante infanzia su correlati neurali di processing emotivo in soggetti sani e
pazienti affetti da DBP.
Infine, studi recenti hanno evidenziato lefficacia di interventi farmacologici, in particolare con
antipsicotici atipici (come la Clozapina) nel trattamento del DBP, in termini di miglioramento
sintomatologico generale e del funzionamento globale (Benedetti, Sforzini, Colombo, Maffei, &
Smeraldi, 1998; Chengappa, Baker, Kreinbrook, & Adair, 1995). Alla luce di tali dati, ci
proponiamo, infine, di indagare la presenza di eventuali variazioni a livello di risposta neurale nel
DBP in relazione al trattamento farmacologico e psicoterapico.

3 Materiali e metodi
3.1 Campione
Il campione, interamente composto da donne, costituito da:
11 soggetti che hanno soddisfatto i criteri diagnostici per il Disturbo Borderline di
personalit secondo il DSM-IV (APA;1994) ;
13 soggetti che hanno soddisfatto i criteri diagnostici per il Disturbo Bipolare
secondo il DSM-IV (APA;1994), che non hanno fatto uso di Sali di litio negli ultimi 6 mesi.
10 soggetti reclutati che hanno soddisfatto i criteri diagnostici per la Schizofrenia
secondo il DSM-IV (APA;1994).
Sono presenti nel campione 11 donne sane, costituenti il campione di controllo, reclutate nella
popolazione generale.
Il reclutamento dei pazienti avvenuto mediante arruolamento consecutivo, presso il
Dipartimento di Scienze Neuropsichiche dellOspedale San Raffaele Turro di Milano, in base alle
7

segnalazioni del medico curante, il quale valutava, secondo giudizio clinico, il rispetto dei criteri di
inclusione.
La presenza di codiagnosi sullasse I, la presenza in anamnesi di traumi perinatali, perdita di
coscienza, epilessia, traumi cranici, interventi neurochirurgici, ritardo mentale e malattie organiche
a carico del sistema nervoso centrale, costituivano criterio di esclusione dallo studio.
In seguito alla descrizione dello studio i soggetti hanno firmato un consenso informato. Il
comitato etico aveva precedentemente approvato il progetto.

3.2 Valutazione Epidemiologica e Clinica


Lo studio ha previsto la raccolta delle seguenti variabili dinteresse:

et;

valutazione degli eventi infantili avversi tramite Risky Family Questionnaire


(RFQ, (Taylor, Eisenberger, Saxbe, Lehman, & Lieberman, 2006);

Risky Family Questionnaire


LRFQ un test autosomministrato atto a valutare lambiente avverso infantile, non strettamente
ed esclusivamente inteso come abusante. Ai soggetti era chiesto di valutare aspetti del loro
ambiente familiare dai 5 ai 15 anni su una scala likert a 5 punti (1= raramente o mai, 5= molto
spesso o sempre). Il questionario costituito da 13 item che indagano se il soggetto, in quel periodo
di tempo, si sentito amato, appoggiato e gradito; se stato insultato, umiliato, minacciato; se ha
ricevuto espressioni fisiche damore (come carezze); se stato spinto, afferrato, spintonato, colpito
o schiaffeggiato; se stato abusato verbalmente o fisicamente; se ha assistito a litigi o violenze tra i
genitori o membri della famiglia; se ha vissuto con abusatori di sostanze; se ha vissuto in un
ambiente familiare ben organizzato e gestito e se i genitori lhanno accompagnato e seguito nella
crescita.

3.3 Acquisizione Bold fMRI


Le immagini funzionali sono state acquisite tramite una sequenza gradient eco EPI con un
tomografo a 3 Tesla (Gyroscan Intera, Philips, Paesi Bassi) utilizzando una bobina SENSE a 6
canali per il capo. Per ogni soggetto si sono ottenute in questo modo 124 immagini assiali T2*
pesate, parallele ad un piano passante tra la commissura anteriore e la commissura posteriore. Esse
sono state ottenute grazie ad una sequenza ecoplanare di impulsi (TR = 3000 ms; TE = 35 ms; flip
angle = 90; campo visivo = 230 mm; numero di fette = 25; spessore della fetta = 5 mm; grandezza
8

della matrice = 80X80 ricostruita fino a 128X128 pixels). Il tempo di acquisizione per ogni
registrazione corrisponde alla durata di 6 minuti e 11 secondi.
Nel corso della medesima registrazione, utilizzando lo stesso magnete, sono state acquisite
immagini anatomiche assiali T2 (TR = 3000 ms; TE = 85 ms; flip angle = 90; campo visivo =
230X230 mm; turbo factor 15; spessore della fetta = 5 mm; grandezza della matrice = 512X512)
per escludere lesioni cerebrali.

3.4 Paradigma di Attivazione Cognitiva: Emotional Faces Paradigm


Come task dattivazione si utilizzato il paradigma di processing emotivo implicito sviluppato
da Hariri et al. (2002). Ai soggetti sono state presentate immagini raffiguranti volti umani con
espressioni di rabbia o paura, divise in 4 blocchi da 6 figure, e forme geometriche divise in 5
blocchi da 6 figure.
I soggetti avevano a disposizione una pulsantiera con un bottone destro ed uno sinistro; il
compito consisteva nel riconoscere quale dei due volti o figure situati nella parte inferiore dello
schermo era uguale a quello situato nella parte superiore, premendo il bottone corrispondente.
Ogni figura veniva mostrata per quattro secondi intervallati da una schermata totalmente nera
della durata di due secondi.
Gli stimoli venivano proiettati in modo casuale su di uno schermo nero e mostrati ai partecipanti
allo studio tramite un piccolo specchio posizionato al di sopra della bobina.
Prima dellinizio del compito veniva testata la capacit dei soggetti di schiacciare il bottone,
veniva inoltre attuata una brevissima prova di lettura per vedere se limmagine era a fuoco e se i
soggetti erano in grado di vedere in modo chiaro le figure. La durata dellintero test era di circa 6
minuti e trenta secondi.

3.5 Analisi Statistica


3.5.1 Analisi a Livello Individuale
I dati ottenuti sono stati analizzati con SPM8 (Statistical Parametric Mapping; Wellcome
Department of Imaging Neuroscience, Institute of Neurology and the National Hospital for
Neurology and Neurosurgery; London, England).
Le immagini sono state riallineate per correggere movimenti del capo, normalizzate in base ad
un template EPI standard, basato sullencefalo di riferimento dellIstituto Neurologico di Montreal,
e sottoposte a smoothing spaziale per facilitare il confronto tra soggetti.
Le risposte emodinamiche evocate sono state modellate in base ad una funzione delta adattata ad
una funzione di risposta emodinamica e alla sua derivata temporale, nel contesto del modello
9

lineare generale. Infine, per ogni soggetto, stata generata unimmagine media per ogni condizione
(Volti, Forme); queste immagini sono state poi contrastate (p<0.001) in modo da isolare le
regioni coinvolte nella processazione dei volti connotati emotivamente.

3.5.2 Analisi di secondo livello


Per testare le differenze di gruppo nelle regioni di interesse, le immagini individuali sono state
inserite in analisi di secondo livello.
Unanalisi preliminare (One Sample T-test, p<0,05) ha permesso di identificare una maschera
dattivazione, che stata utilizzata in tutte le analisi successive. La maschera include: amigdala,
corteccia cingolata, insula, corteccia dorsolaterale prefrontale (DLPFC; BA 9, 46) e ventrale
prefrontale ( BA 10,11).
In seguito sono state effettuate diverse Analisi della Varianza (ANOVA):
1. UnANOVA a una via stata effettuate paragonando soggetti borderline, bipolari,
schizofrenici e controlli sani (soglia p<0.001, non corretta);
2. Unulteriore ANOVA a due fattori: diagnosi (pazienti DBP vs controlli) e ACE (alti
RFQ vs bassi RFQ) ha permesso di valutare leffetto degli ACE. Ciascun gruppo
diagnostico stato diviso in due sottogruppi usando la mediana come valore discriminante
tra punteggi alti e bassi al RFQ. Soglia di significativit p<0.05.
3. Infine stata effettuato unANOVA in 5 soggetti testati prima e dopo 6 mesi di
trattamento e in controlli associati per et e scolarit (p<0,001).

4 Risultati
Soggetti sani (et:35.1111.11; RFQ:19.724.56), pazienti affetti da DBP (et:35.768.9;
RFQ:466.32), disturbo bipolare (et:44.77.44; RFQ:15.868.4) e schizofrenia (et:35.48.9;
RFQ:29.1114.18) non mostrano differenze significative per et. I pazienti con DBP mostrano per
un carico di ACE (RFQ) significativamente maggiore rispetto agli atri gruppi (ANOVA, p<0,0001;
post hoc di Bonferroni p<0.02).

4.1 Controlli, soggetti affetti da DBP, disturbo bipolare e schizofrenia


I 4 gruppi differiscono tra di loro per la risposta funzionale nellamigdala sinistra (MNI
coordinates -20 -8 -10; Z=4.70; p<0.000). I soggetti DBP mostrano uniperattivazione di questarea
rispetto agli altri gruppi, soggetti depressi e schizofrenici mostrano invece unattivazione minore
rispetto ai soggetti di controllo.

10

Fig. 1 Differenze significative nellamigdala sinistra tra controlli, soggetti affetti da DBP, disturbo
bipolare (DB) e schizofrenia (SZ).

4.2 Effetto degli eventi avversi infantili e della diagnosi


LANOVA mostra leffetto significativo di entrambi i fattori (diagnosi e ACE) sullattivit
dellamigdala (MNI coordinates -26 2 -20; Z =1.93; p<0.05) e del giro frontal superiore (MNI
coordinates -34 48 26; Z=2.93; p=0.02). In particolare, un maggior carico di ACE associato,
indipendemente dalla diagnosi, a una minore attivazione dellamigdala (fig.2) e una maggiore
riposta nel giro frontale superiore. I pazienti affetti da DBP si distinguono da soggetti di controllo
per una maggiore attivit basale nellamigdala (fig.2) e una minore risposta nella DLPFC.

Fig. 2. Effetto della diagnosi e degli ACE nellamigdala sinistra.


11

4.3 Effetto del trattamento combinato


I soggetti affetti da DBP presentano una maggiore attivit basale nellamigdala rispetto ai
controlli sani, tale iperattivazione si normalizza dopo 6 mesi di trattamento integrato (MNI: -16 -8
-14; Z= 3.84; PFWR=0.012).

Fig. 3 Effetto del trattamento nellamigdala sinistra (single subjects plot).

4 Conclusioni
Uniperattivazione dellamigdala sembra contraddistinguere soggetti affetti da DBP da controlli
sani e pazienti depresse e schizofreniche. Una maggiore attivit in questarea potrebbe non solo
identificare un correlato biologico sottostante a deficit specifici in abilit di social cognition,
rilevanti nello sviluppo e nel mantenimento del DBP, ma costituire un endofenotipo di sintomi
quali l'impulsivit e la disregolazione emotiva.
Nello studio si evidenzia, inoltre, come i soggetti borderline siano contraddistinti rispetto ai
controlli da uniperattivazione della amigdala e unipoattivazione della corteccia dorsolatelare.
Questo dato, oltre a essere coerente con la letteratura (Donegan et al., 2003; Minzenberg et al.,
2007), potrebbe suggerire uninefficiente modulazione reciproca di aree frontali e limbiche e in
particolare un deficit di inibizione delle prime sullamigdala. interessante notare che i soggetti
borderline mostrano non solo una maggiore attivazione amigdaloidea, ma anche un maggior carico
di stress infantile rispetto ai soggetti sani, tale dato coerente con la letteratura (Herman, Perry, &
van der Kolk, 1989; Stone, 1981; Zanarini et al., 1997). Gli eventi di vita infantili avversi correlano
inversamente con lattivit dellamigdala in entrambi i campioni, anche se lattivazione di
questarea rimane comunque significativamente maggiore in soggetti borderline. Questa
12

correlazione sembra avvalorare lipotesi che liperattivazione di questarea sia un correlato neurale
del disturbo, considerando inoltre i legami che la disregolazione del circuito frontolimbico potrebbe
avere con la fenomenologia borderline, in particolare in riferimento allimpulsivit e alla
disregolazione affettiva. Alcuni studi hanno mostrato come gli eventi avversi infantili condizionino
lattivazione dellamigdala in risposta a stimoli emotivamente connotati, mostrando che un pi alto
carico di eventi stressanti durante linfanzia associato ad una diminuzione dellattivit
dellamigdala (Benedetti et al., 2011; Taylor et al., 2006). Soggetti provenienti da famiglie a rischio
mostrano una tendenza a processare i volti arrabbiati/paurosi come potenzialmente meno minacciosi
rispetto a coloro che invece sono cresciuti in ambienti maggiormente protettivi. probabile che i
soggetti con alti ACE siano sufficientemente avvezzi alle espressioni facciali negative da esservi
abituati in termini di risposta implicita (Taylor et al., 2006); unaltra ipotesi che la ridotta attivit
dellamigdala e una maggiore attivazione corticale possa riflettere una riduzione difensiva della
risposta emotiva a questa tipologia di stimoli, al fine di evitare risposte di coping attive (Taylor et
al., 2006). Un ambiente familiare caratterizzato da un parenting conflittuale e disfunzionale
associato inoltre a un maggior rischio di sviluppo di patologie sia fisiche sia mentali nel corso della
vita (Felitti et al., 1998). Secondo il modello di Repetti, i deficit nelle abilit sociali mediano la
relazione tra dallambiente infantile avverso e lo sviluppo di patologie psichiatriche (Repetti,
Taylor, & Seeman, 2002).
Infine in termini esplorativi si confrontata lattivazione di soggetti sani e di soggetti borderline
prima e dopo un trattamento di 6 mesi, con clozapina e psicoterapia di gruppo e individuale svolta
in regime di Day Hospital. I risultati evidenziano come, a fronte anche del miglioramento
sintomatologico, lattivit dellamigdala tende a normalizzarsi a seguito della terapia. Questo
sottolinea l'importanza di un intervento integrato sia psicofarmacologico sia psicoterapeutico, il
quale probabilmente agisce attraverso meccanismi di modificazione e riorganizzazione neurale,
suggerendo inoltre ancora una volta limportanza di una disfunzione del circuito frontolimbico nel
disturbo borderline di personalit.
Un limite di questo studio sicuramente lesiguit del campione che pu aver limitato la
significativit dei risultati e non aver permesso di correggere alcune analisi per confronti multipli.
In conclusione correlati funzionali della attivit cortico-limbica durante compiti di processing
emotivo potrebbero essere di rilevanza clinica nel DBP e potrebbero fornire marcatori biologici
affidabili per una diagnosi differenziale precoce e la valutazione dell'efficacia terapeutica.

13

Bibliografia

Akiskal, H. S. (1992). The distinctive mixed states of bipolar I, II, and III. Clin Neuropharmacol,
15 Suppl 1 Pt A, 632A-633A.
Bateman, A. W., & Fonagy, P. (2003). The development of an attachment-based treatment program
for borderline personality disorder. Bull Menninger Clin, 67(3), 187-211.
Bender, D. S., & Skodol, A. E. (2007). Borderline personality as a self-other representational
disturbance. J Pers Disord, 21(5), 500-517. doi: 10.1521/pedi.2007.21.5.500
Benedetti, F., Radaelli, D., Poletti, S., Falini, A., Cavallaro, R., Dallaspezia, S. (2011). Emotional
reactivity in chronic schizophrenia: structural and functional brain correlates and the
influence of adverse childhood experiences. Psychol Med, 41(3), 509-519. doi:
S0033291710001108 [pii] 10.1017/S0033291710001108
Benedetti, F., Sforzini, L., Colombo, C., Maffei, C., & Smeraldi, E. (1998). Low-dose clozapine in
acute and continuation treatment of severe borderline personality disorder. J Clin
Psychiatry, 59(3), 103-107.
Bland, A. R., Williams, C. A., Scharer, K., & Manning, S. (2004). Emotion processing in borderline
personality disorders. Issues Ment Health Nurs, 25(7), 655-672. doi:
10.1080/01612840490486692 JWBH86CF1WLT5XK1 [pii]
Chengappa, K. N., Baker, R. W., Kreinbrook, S. B., & Adair, D. (1995). Clozapine use in female
geriatric patients with psychoses. J Geriatr Psychiatry Neurol, 8(1), 12-15.
Donegan, N. H., Sanislow, C. A., Blumberg, H. P., Fulbright, R. K., Lacadie, C., Skudlarski, P.
(2003). Amygdala hyperreactivity in borderline personality disorder: implications for
emotional dysregulation. Biol Psychiatry, 54(11), 1284-1293. doi: S000632230300636X
[pii]
Felitti, V. J., Anda, R. F., Nordenberg, D., Williamson, D. F., Spitz, A. M., Edwards, V. (1998).
Relationship of childhood abuse and household dysfunction to many of the leading causes of
death in adults. The Adverse Childhood Experiences (ACE) Study. Am J Prev Med, 14(4),
245-258. doi: S0749379798000178 [pii]
Fertuck, E. A., Jekal, A., Song, I., Wyman, B., Morris, M. C., Wilson, S. T. (2009). Enhanced
'Reading the Mind in the Eyes' in borderline personality disorder compared to healthy
controls. Psychol Med, 39(12), 1979-1988. doi: S003329170900600X [pii]
10.1017/S003329170900600X
Hariri, A. R., Tessitore, A., Mattay, V. S., Fera, F., & Weinberger, D. R. (2002). The amygdala
response to emotional stimuli: a comparison of faces and scenes. Neuroimage, 17(1), 317323. doi: S1053811902911791 [pii]
Herman, J. L., Perry, J. C., & van der Kolk, B. A. (1989). Childhood trauma in borderline
personality disorder. Am J Psychiatry, 146(4), 490-495.
Levine, D., Marziali, E., & Hood, J. (1997). Emotion processing in borderline personality disorders.
J Nerv Ment Dis, 185(4), 240-246.
Levitt, A. J., Joffe, R. T., Ennis, J., MacDonald, C., & Kutcher, S. P. (1990). The prevalence of
cyclothymia in borderline personality disorder. J Clin Psychiatry, 51(8), 335-339.
Levy, K. N., Meehan, K. B., Kelly, K. M., Reynoso, J. S., Weber, M., Clarkin, J. F. (2006). Change
in attachment patterns and reflective function in a randomized control trial of transferencefocused psychotherapy for borderline personality disorder. J Consult Clin Psychol, 74(6),
1027-1040. doi: 2006-22003-005 [pii]
10.1037/0022-006X.74.6.1027
Linehan, M. M. (1995). Understanding Borderline Personality Disorder: the dialectic approach.,
New York: Guilford press.
Maffei, C. (2005). Borderline Personality Disorder: from clinical heterogeneneity to diagnostic
coherence. Personality Disorder, Wiley Chichester(A cura di : Maj M. et al.,), 189-197.
14

Minzenberg, M. J., Fan, J., New, A. S., Tang, C. Y., & Siever, L. J. (2007). Fronto-limbic
dysfunction in response to facial emotion in borderline personality disorder: an event-related
fMRI study. Psychiatry Res, 155(3), 231-243. doi: S0925-4927(07)00062-5 [pii]
10.1016/j.pscychresns.2007.03.006
Minzenberg, M. J., Poole, J. H., & Vinogradov, S. (2006). Social-emotion recognition in borderline
personality disorder. Compr Psychiatry, 47(6), 468-474. doi: S0010-440X(06)00050-2 [pii]
10.1016/j.comppsych.2006.03.005
Paris, J. (2004). Borderline or bipolar? Distinguishing borderline personality disorder from bipolar
spectrum
disorders.
Harv
Rev
Psychiatry,
12(3),
140-145.
doi:
10.1080/10673220490472373 6RNMQUVU66LH5YJK [pii]
Paris, J., Gunderson, J., & Weinberg, I. (2007). The interface between borderline personality
disorder and bipolar spectrum disorders. Compr Psychiatry, 48(2), 145-154. doi: S0010440X(06)00107-6 [pii] 10.1016/j.comppsych.2006.10.001
Pezawas, L., Meyer-Lindenberg, A., Drabant, E. M., Verchinski, B. A., Munoz, K. E., Kolachana,
B. S. (2005). 5-HTTLPR polymorphism impacts human cingulate-amygdala interactions: a
genetic susceptibility mechanism for depression. Nat Neurosci, 8(6), 828-834. doi: nn1463
[pii] 10.1038/nn1463
Repetti, R. L., Taylor, S. E., & Seeman, T. E. (2002). Risky families: family social environments
and the mental and physical health of offspring. Psychol Bull, 128(2), 330-366.
Scott, L. N., Levy, K. N., Adams, R. B., Jr., & Stevenson, M. T. (2011). Mental state decoding
abilities in young adults with borderline personality disorder traits. Personal Disord, 2(2),
98-112. doi: 10.1037/a0020011
Stone, M. H. (1981). Borderline syndromes: a consideration of subtypes and an overview, directions
for research. Psychiatr Clin North Am, 4(1), 3-24.
Taylor, S. E., Eisenberger, N. I., Saxbe, D., Lehman, B. J., & Lieberman, M. D. (2006). Neural
responses to emotional stimuli are associated with childhood family stress. Biol Psychiatry,
60(3), 296-301. doi: S0006-3223(05)01435-6 [pii] 10.1016/j.biopsych.2005.09.027
Versace, A., Thompson, W. K., Zhou, D., Almeida, J. R., Hassel, S., Klein, C. R. (2010). Abnormal
left and right amygdala-orbitofrontal cortical functional connectivity to emotional faces:
state versus trait vulnerability markers of depression in bipolar disorder. Biol Psychiatry,
67(5), 422-431. doi: S0006-3223(09)01418-8 [pii] 10.1016/j.biopsych.2009.11.025
Zanarini, M. C., Williams, A. A., Lewis, R. E., Reich, R. B., Vera, S. C., Marino, M. F. (1997).
Reported pathological childhood experiences associated with the development of borderline
personality disorder. Am J Psychiatry, 154(8), 1101-1106.

15

Potrebbero piacerti anche