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ANSIA SOCIALE E COMPORTAMENTO

GIULIA PARRELLO, 248552

PAROLE CHIAVE: ansia; disturbo; fobia; comportamento; sociale

ESTRATTO

Ad oggi il disturbo d’ansia, in qualsiasi sua forma, è parecchio radicato poiché, esclusi rari casi, è
capitato a tutti provare una particolare sensazione di pericolo e vulnerabilità nel momento in cui si
fa fronte ad eventi ritenuti, dalla stessa persona, importanti, e più in particolare nel momento in cui
si deve dare prova delle proprie capacità, abilità o conoscenze. L’ansia sociale può in alcuni casi
essere considerata normale o anche adattiva poiché riesce anche ad apparire stimolante per il
soggetto che ne è affetto ma può diventare in molti casi anche disadattiva e compromettere la vita
sociale quindi le interazioni con gli altri e perfino le prestazioni dell’individuo. L’obiettivo
principale del mio lavoro è innanzitutto esporre i principali caratteri del disturbo d’ansia sociale,
soffermarmi sui problemi che causa all’individuo sulle prestazioni e più in generale sulla sua vita
sociale e infine approfondire degli studi fatti su questo tipo di disturbo attraverso tecniche studiate
precedentemente in classe quali l’elettroencefalografo (EEG), la risonanza magnetica funzionale
(fMRI) e infine l’imaging a risonanza magnetica (MRI). 175 parole ok

INTRODUZIONE

Nella prima parte del seguente lavoro tratterò gli aspetti principali del disturbo d’ansia sociale
(SAD) come disturbo mentale più frequente che colpisce oltre il 25% delle persone almeno una
volta nella vita. Questo tipo di disturbo ha attirato particolarmente la mia attenzione in quanto
disturbo che ha un tasso d’incidenza maggiore nei giovani. Questo perché i cambiamenti sociali,
ormonali e neuronali causati proprio dall’adolescenza rappresentano un, non indifferente, fattore di
rischio per i disturbi della salute mentale, in particolare disturbi dell’ansia.
ASPETTI GENERALI DEL DISTURBO D’ANSIA SOCIALE

APA: RINALDI, A. Evidenze dell'ansia sociale in fMRI: una revisione della letteratura.

Evidenze dell'ansia sociale in fMRI: una revisione della letteratura

Il disturbo d’ansia sociale provoca problemi più gravi di una fobia poiché va a interferire in misura
maggiore con le normali attività quotidiane dell’individuo. Le persone che ne soffrono spesso
temono una considerazione negativa altrui e più in generale il rifiuto sociale, quindi per questi
soggetti appare difficoltoso affrontare qualsiasi tipo di attività quotidiana che prevede
l’implicazione di altri soggetti; dall’osservazione di casi di ansia sociale si può notare che questo
tipo di disturbo va oltre la semplice timidezza: a livello fisiologico i sintomi possono essere
associati a quelli di una semplice fobia, il battito aumento, si respira con maggiore fatica,
sudorazione eccessiva, senso di nausea; tipico di alcune persone è anche iniziare a parlare
balbettando o provare una mancanza di autocontrollo; mentre a livello cognitivo in cui vengono
coinvolti in particolare sistema nervoso autonomo e sistema endocrino, il soggetto accusa un senso
di pericolo e di allarme causato dal sentirsi al centro dell’attenzione di chi lo circonda, pronti a
giudicare il suo comportamento.
A partire da questi sensazioni di pericolo e allarme percepite dal soggetto, quest’ultimo non fa altro
che peggiorare la sua situazione, “sono le reazioni del nostro corpo a determinare l’emozione che
proviamo” (teoria di James-Lange) Focalizzandosi solo sugli aspetti negativi della situazione che
sta vivendo, il soggetto si ritiene ridicolo e bizzarro nel suo comportamento. Così a questo punto il
soggetto, per difendersi, svilupperà un comportamento evitante di tutte quelle situazioni che portano
all’emergere di tutto queste sintomatologie fisiche e cognitive sgradevoli, dando origine ad un vero
e proprio bozzolo di protezione, che da un lato lo proteggerà dall’ansia ma che, dall’altro, lo metterà
nella condizione di non istaurare alcun tipo di relazione con il prossimo e di evitare nuove
esperienze.

IN CHE MODO L’ANSIA INFLUISCE NELLE PRESTAZIONI? Tratto dal msd

A questo punto è utile capire quanto realmente un disturbo d’ansia sociale possa influenzare la vita
quotidiana del soggetto ansioso e le sue prestazioni all’interno della vita di tutti i giorni: gli effetti
dell’ansia sulle prestazioni possono essere rappresentati da una curva. Quando il livello d’ansia
aumenta, l’efficienza prestazionale aumenta proporzionalmente, ma solo fino a un certo punto
ovvero fino al livello in cui l’ansia può essere definita adattiva. Se l’ansia aumenta ulteriormente, le
prestazioni si riducono. Prima del picco della curva, l’ansia è considerata adattativa poiché aiuta il
soggetto a prepararsi per una crisi e migliora la condizione fisica. Superato il picco della curva,
l’ansia è considerata non adattativa perché causa problemi e compromette la condizione fisica.
LA PERCEZIONE DEI VOLTI NEI PAZIENTI CON SAD

La percezione del volto in pazienti con disturbo d'ansia sociale: una revisione della
letteratura degli studi con fMRI

APA: BIONDI, S. La percezione del volto in pazienti con disturbo d’ansia sociale: una revisione della
letteratura degli studi con fMRI.

INTRODUZIONE

Abbiamo visto come l’eccessiva preoccupazione dei pazienti con SAD di essere esaminati dalle
persone che li circondano li rende ipersensibili agli stimoli sociali potenzialmente
minacciosi, come le espressioni dei volti altrui che rappresenta fondamentalmente un giudizio per
tali soggetti.
Diversi studi hanno dimostrato come i pazienti con Disturbo d’Ansia Sociale
Utilizzano delle modalità di processamento dei volti differenti rispetto a soggetti sani, in particolare
i soggetti con SAD tendono a valutare come negative espressioni del volto altrui semplicemente
neutre o ambigue.questi studi sono stati condotti grazie a delle tecniche di imaging cerebrale, che
forniscono delle immagini dettagliate delle diverse strutture del sistema nervoso centrale.

METODO
La ricerca è stata sviluppata attraverso la raccolta di numerosi dati provenienti da molteplici articoli
precedentemente selezionati attraverso criteri stabiliti. Successivamente tale ricerca si è sviluppata a
partire da una prima fase di ricerca sistematica degli studi svolti grazie all’utilizzo della risonanza
magnetica funzionale (fMRI) su pazienti con disturbo d’ansia sociale e persone sane durante lo
svolgimento di “face perception”.

SOGGETTI E MATERIALI
La procedura iniziale di selezione degli articoli per svolgere la ricerca si è conclusa con una raccolta
di 19 studi. Il campione totale dato dall’insieme dei campioni di ciascuno studio ammonta a 378
pazienti con Disturbo d’Ansia Sociale e 331 soggetti sani.
I compiti utilizzati nei vari studi sono tutti task di face perception proposti durante o prima della
misurazione tramite risonanza magnetica funzionale. Alcuni studi hanno utilizzato paradigmi
caratterizzati da una prima fase di presentazione di sequenze di immagini di volti seguita da un
compito di valutazione delle varie espressioni osservate, oppure da un compito di discriminazione
dei volti in base al genere.

RISULTATI
PAZIENTI (SAD) SOGGETTI SANI
Studio Numero M/F Età Numero M/F Età Task
Visione di volti con
Evans 11 4/7 29.0+ 11 4/7 27.9+ diverse espressioni +
et al., 7.5 10.6 valutare positività o
2008 negatività del volto
su una scala da -3 a
+3
Lo scopo di tale ricerca è stato quello di indagare la presenza di aree cerebrali che mostrassero
un’attività differente correlata allo svolgimento di compiti di face perception nei pazienti con
disturbo d’ansia sociale rispetto ai soggetti di controllo sani con cui sono stati confrontati. I risultati
dello studio hanno evidenziato per i pazienti con ansia sociale una maggiore attivazione di alcune
aree cerebrali, come l’amigdala, che ha il compito di organizzare i modelli di risposta motivazionale
ed emotiva, specie quelli legati all’aggressività e alla paura (LeDoux, 19998). L’amigdala nei
soggetti con SAD è stata evidenziata come caratterizzata da un’attivazione esagerata in risposta
degli stimoli sociali ambigui e potenzialmente minacciosi come ad esempio le espressioni di rabbia.

IL DISTURBO D’ANSIA SOCIALE NEI SOGGETTI CON DSA


L'ansia sociale nei Disturbi specifici dell'apprendimento: il ruolo della vergogna e del perfezionismo

APA: FORMENTI, B. L'ansia sociale nei Disturbi specifici dell'apprendimento: il ruolo della vergogna e del
perfezionismo.

Estratto

Il disturbo d’ansia sociale viene ricollegato a molti altri disturbi tranne che al
disturbo dell’apprendimento; mentre da diversi studi condotti in tempi recenti
emerge il contrario. I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) non riguardano
delle difficoltà a livello intellettivo, il quale è nella norma se non addirittura sopra la
media ma i soggetti che ne soffrono spesso hanno maggiore difficoltà nel
fronteggiare l’ansia , possiedono un livello di autostima più basso rispetto del
normale e hanno minori capacità di perseveranza. In particolare il 70% dei soggetti
con disturbo dell’apprendimento soffre di ansia sociale, questo disturbo rappresenta
per loro un grande ostacolo soprattutto in situazioni in cui sono chiamati a compiere
un compito socialmente stressante.

Soggetti
I soggetti di questa ricerca sono ragazzi/e con DSA e a sviluppo tipico (gruppo di
controllo), con età compresa tra gli 8 e i 16 anni e con un QI nella media (maggiore
di 80). Inoltre i partecipanti del gruppo clinico (DSA) e del gruppo di controllo (TD)
sono stati raggruppati per età, genere e QI per essere confrontati tutti sullo stesso
piano.

Metodo
Viene somministrato ai gruppi un compito sociale definito come TSST ossia il Trier
Social Stress Test. Con questo strumento il soggetto viene chiamato a sostenere un
discorso davanti ad una giuria composta da due persone che non gli restituisce
nessun tipo di feedback. Il soggetto aveva a disposizione massimo tre minuti per
preparare un discorso sulla sua festa di compleanno dalla durata massima di 5
minuti, tutto ciò dietro lo schermo di un computer in cui questa giuria alla fine di
questi 5 minuti si disconnetteva automaticamente. Naturalmente la prova veniva
registrata per successivamente analizzare i comportamenti del soggetto.

Strumenti
Attraverso la Social Performance Rating Scale-Modified vennero valutati i
comportamenti sia di tipo verbale quindi la scioltezza, il lessico e l’originalità del
discorso, sia di tipo non verbale ovvero il tono della voce, lo sguardo e se vi era un
qualche tipo di disagio.

Conclusione
Nel seguente studio si è quindi confermata la presenza di una sintomatologia ansiosa
più forte nei soggetti con DSA quando devono affrontare particolari compiti sociali,
ciò può derivare dalla loro poca autostima che li convince di non essere in grado di
svolgere alcun tipo di compito nonostante i risultati dei test dimostrino l’esatto
contrario, poiché le prove vengono svolte allo stesso modo dai soggetti sani.

Osservazioni conclusive

All’interno della tabella sottostante vengono riportati i tre aspetti analizzati nel test,
ovvero i comportamenti verbali, i comportamenti non verbali e la performance
totale svolta dai partecipanti nel compito sociale. Sia per quanto riguarda i
comportamenti verbali che non verbali come si vede dalla tabella non vi sono
notevoli differenze tra i due gruppi mentre per quanto riguarda la media della
performance globale, quella del gruppo sperimentale è lievemente inferiore a quella
registrata dal gruppo di controllo.
Variabili DSA GRUPPO TIPICO
M F M F
Comportamenti 1.84 3.48
verbali 14.50 14.10

Comportamenti 14.30 2.67 5.10


non verbali 16.00

Performance 4.10 6.08


28.80 29.50
Globale
L’ansia sociale nei DSA
L’ansia sociale nei DSA Il disturbo d’ansia sociale ha numerose comorbilità con altri disturbi. Come viene riportato nel
DSM 5 (APA, 2013) è spesso associato ad altri Disturbi d’ansia, Disturbo depressivo, Disturbo evitante di personalità o
Disturbo di dismorfismo corporeo. Nei bambini invece viene riportata una frequente comorbilità con spettro autistico o
mutismo selettivo. Nonostante il gran numero di disturbi associati tra questi non è riportato il Disturbo specifico
dell’apprendimento. Se invece andiamo ad analizzare la sezione dedicata ai Disturbi specifici dell’apprendimento
all’interno del DSM 5 (APA, 2013) tra le numerose comorbilità troviamo anche i Disturbi d’ansia ma intesi a livello
globale, non vi è una menzione specifica per il Disturbo d’ansia sociale. A questo proposito, la compresenza di questi
due disturbi è stato oggetto di studio di un gran numero di ricerche negli ultimi 20 anni (Rostami et al., 2014; Willcutt et
al., 2011; Eisembreg et al., 2001; Kavale & Forness, 2014; Nelson & Harwood, 2010), per cercare di delineare un
quadro clinico sempre più definito. Soggetti con un disturbo dell’apprendimento più o meno grave, in realtà, come
viene riportato in svariati studi, presentano elevati livelli di problematiche emotive, come relazioni interpersonali
povere, minore competenza sociale, depressione, comportamenti particolarmente aggressivi, molto più considerevoli
rispetto ai coetanei che non presentano disturbi di questo genere (Eisemberg et al., 2001; Maag & Reid, 2006). L’ansia
sociale risulta essere presente nel 70% degli studenti con diagnosti di disturbo specifico dell’apprendimento (Nelson e
Harwood, 2011) e rappresenta per loro purtroppo una lotta continua che devono affrontare ogni qual volta devono
compiere un compito socialmente stressante. Una meta-analisi ha riportato, tramite la raccolta di dati quantitativi di 152
studi, che il 75% dei ragazzi con un disturbo dell’apprendimento presenta anche in associazione difficoltà nelle abilità
sociali, a differenza dei campioni di controllo costituiti da soggetti normodotati (Kavale & Forness, 1996). Sembra che
già durante i primi studi, risalenti al 1970, fosse stata 33 confermata la presenza di un deficit nella abilità sociali in
studenti con un disturbo dell’apprendimento e che questo possa avere delle ripercussioni negative in ambito accademico
e sociale degli studenti stessi. Guardando le cose invece dal punto di vista dei coetanei, viene riportato che questi ultimi
descrivano i ragazzi con disturbo dell’apprendimento poco socievoli, spaventati del contatto con gli altri, ansiosi e
preoccupati (Taklavi, 2011). Questa sintomatologia ansiosa e il conseguente evitamento delle situazioni stressanti
potrebbe essere dovuta alla bassa percezione di competenza che presentano questi soggetti. A questo proposito
Zisimopoulous e Galanaki (2009) hanno dimostrato che soggetti con diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento
presentano livelli di percezione di competenza inferiori rispetto ai coetanei senza diagnosi, quindi ritengono di non
avere le capacità per poter affrontare i compiti e le prove che gli vengono proposte di conseguenza reagiscono con
l’evitamento e il ritiro sociale (Bruefach & Reynold, 2022). Altri studiosi, inoltre, ritengono che l’isolamento sociale di
cui si parla non sia dovuto solo a questo, ma sia anche la conseguenza della stigmatizzazione che la nostra società ha
attribuito ai disturbi in generale (Berga, 1996; Green et al., 2005; Shifrer, 2013). Uno studio recente di Bruefach e
Reynold (2022) ha confermato quanto detto fino ad ora, ossia che studenti con un disturbo dell’apprendimento hanno un
rischio maggiore di isolamento sociale, considerando tutte le misure esaminate dallo studio, come per esempio numero
di amicizie, la presenza di connessioni sociali; ma, allo stesso tempo, confermano anche la presenza di stigmatizzazione
all’interno della scuola che comporta inevitabilmente minori amicizie (O’Driscoll et al., 2015), conflitti interiori
(Sentenac et al., 2011) e sentimenti di non appartenenza (Wagner et al., 2007). Poiché la presenza di ansia sociale in
ragazzi con un disturbo dell’apprendimento è diventata sempre più frequente e poiché gli studi a questo proposito si
sono intensificati notevolmente è stata anche studiata una possibile metodologia che possa ridurre l’ansia sociale che si
manifesta in questi pazienti (Rostami et al., 2014). Si tratta dell’Acceptance and Commitment therapy, un metodo
inventato da Steven C. Hayes, un professore dell’Università del Nevada negli Stati Uniti nel 2005. Questa tecnica si
basa sulla terapia cognitivocomportamentale e ha l’obiettivo di lavorare sulla flessibilità mentale, ossia aiutare il
paziente a capire che i comportamenti che mette in atto sono nocivi per la sua salute mentale e di conseguenza fisica.
Deve quindi essere aiutato a capire che si tratta di caratteristiche sue, di cui solo lui è responsabili e che deve trovare il
modo, con l’aiuto del terapeuta, di adottare strategie per gestire questa difficoltà. Con questa metodologia il paziente si
sente libero di poter 34 esprimere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni senza giudizi o critiche, perché li affronta con
l’aiuto dello specialista e di un’altra decina di persone che soffrono della stessa problematica. Questa tecnica viene
utilizzata spesso con persone che soffrono di depressione (Kanter et al., 2006 in Rostami et al., 2014), abuso di droghe
(Gifford et al., 2004; Hayes et al., 1999 in Rostami et al., 2014), psicosi (Bach et Hayes, 2002 in Rostami et al., 2014)
ed ora è stato dimostrato che ha effetti benefici anche con ragazzi con DSA, i quali hanno imparato ad accettare i loro
problemi e hanno trovato il modo di gestirli riducendo così la loro ansia. (Rostami et al., 2014)
ARTICOLO SPERIMENTAL: PERCEZIONE DEI VOLTI DEI
PAZIENTI CON SAD
La percezione del volto in pazienti con disturbo d'ansia sociale: una
revisione della letteratura degli studi con fMRI

L’eccessiva preoccupazione dei pazienti con SAD di essere esaminati dalle persone che li circondano li rende
ipersensibili agli stimoli sociali potenzialmente minacciosi, come le espressioni dei volti altrui. Diversi studi in
letteratura mostrano come i pazienti con Disturbo d’Ansia Sociale utilizzino modalità di processamento dei volti diverse
rispetto ai soggetti di controllo sani con cui sono stati confrontati (Gentili et al., 2009). In particolare, sembrerebbe che i
pazienti con SAD abbiano la tendenza a valutare come negative espressioni del volto neutre o ambigue (Winton et al.,
1995). Questa tendenza a concentrare l’attenzione sugli stimoli potenzialmente minacciosi, come espressioni del volto
neutre, di rabbia o più in generale severe, riflette la possibilità che i pazienti con SAD abbiano anche dei bias attentivi
proprio verso questo tipo di informazioni sociali, tanto che tendono a ricordare meglio espressioni di un certo tipo
piuttosto che volti sorridenti, come osservato dallo studio di Stein et al. (2002). Queste peculiarità osservate nei pazienti
con SAD per quanto riguarda la valutazione degli stimoli sociali, ed in particolare le espressioni dei volti umani, hanno
trovato un loro riscontro in vari studi di neuroimaging. In letteratura, molti studi di neuroimaging si sono occupati di
studiare i correlati neurali della percezione degli stimoli sociali nei pazienti con disturbo d’ansia sociale e la maggior
parte di essi si è trovato in accordo sul ritenere che i pazienti con SAD mostrano dei pattern di attivazione neurale
diversi rispetto ai soggetti di controllo sani, sia in regioni limbiche che hanno a che fare con la risposta emotiva, come
l’amigdala e l’insula, sia in regioni corticali come la Corteccia Prefrontale e l’Area Fusiforme Facciale (FFA), per lo più
legate all’attenzione e alla percezione. Il fatto che nell’attivazione neurale insolita dei pazienti con SAD non siano
coinvolte solo aree cerebrali strettamente legate alla risposta emotiva, ma anche aree più legate alla cognizione (le quali
mostrano un’attivazione più 8 debole), ha permesso di ritenere che la differente elaborazione degli stimoli sociali in
questi pazienti dipende sia da alterazioni nella risposta emotiva che da deficit nei processi percettivi e attentivi (Gentili
et al., 2008). Considerando l’importanza del ruolo dell’amigdala nei processi emotivi, questa è una delle strutture
maggiormente analizzate negli studi di neuroimaging su pazienti con SAD. La maggior parte di questi studi ha trovato
un’attivazione esagerata dell’amigdala nei pazienti con SAD come risposta specifica a stimoli sociali (Kraus et al.,
2018). In particolare, da quanto riscontrato in letteratura, sembrerebbe che l’iperattivazione dell’amigdala in compiti di
face perception si osservi per lo più in risposta all’elaborazione di espressioni neutre o arrabbiate, e con meno frequenza
in risposta a volti allegri (Stein et al., 2002; Birbaumer et al., 1998). L’ iperattivazione dell’amigdala è affiancata anche
da una ipoattivazione di alcune aree della Corteccia Prefrontale coinvolte nella regolazione delle risposte emotive; per
cui l’esagerata risposta di paura e ansia che si osserva nei pazienti con SAD di fronte a stimoli sociali ha a che fare
anche con un deficit del controllo corticale dei processi emotivi (Binelli et al., 2016). Un’altra struttura su cui è stata
posta particolare attenzione dai recenti studi di neuroimaging è l’insula, area che sembra essere coinvolta nelle risposte
di paura nei disturbi d’ansia (Paulus et al., 2006). L’insula mostra un’attivazione maggiore nei SAD rispetto ai HC in
compiti di face perception con volti arrabbiati (Straube et al., 2005) e questo suggerisce che anche questa struttura,
come l’amigdala, svolge un importante ruolo nella percezione di stimoli sociali potenzialmente minacciosi nei pazienti
con questo disturbo. Infine, un’altra area cerebrale particolarmente coinvolta nei processi di percezione sociale è la
corteccia cingolata anteriore (ACC). L’ACC è la parte del giro del cingolo che ha a che fare con il controllo sulle
risposte emotive (Làdavas et al., 2020) e vari studi che si sono occupati di indagare i correlati neurali dell’ansia sociale
hanno riscontrato una maggiore attivazione di questa struttura nei soggetti con SAD confrontati con HC nel
processamento di volti con espressioni negative (in particolare per rabbia e disgusto) rispetto a volti neutri (Straube et
al., 2004; Amir et al., 2005)
ARTICOLI DI REVIEW SCHEDA 1 : ASPETTI PECULIARI DEL DISTURBO

Evidenze dell'ansia sociale in fMRI: una revisione della letteratura

Aspetti peculiari del disturbo Il SAD è caratterizzato da ansia intensificata, aumentata vigilanza sugli stimoli sociali
negativi e una propensione alla percezione di minaccia sociale (Robinson et al., 2012). Nonostante questo disturbo sia
indicato nel DSM-IV-TR come fobia sociale, il DSM-V adotta la terminologia disturbo d’ansia sociale, poiché i
problemi che da esso derivano tendono ad essere molto più pervasivi e a interferire in misura maggiore con le normali
attività rispetto ai problemi causati dagli tipi di fobie. Le persone con SAD temono la valutazione negativa e il rifiuto
sociale, con preoccupazioni solitamente incentrate su pensieri di umiliazione e imbarazzo (American Psychiatric
Association. APA, 1994; Clark e Wells, 1995; Foa et al., 1996). Per le persone che soffrono di SAD appare difficoltoso
affrontare quotidianamente ogni genere di attività dove siano implicati altri soggetti; si tratta di un disagio che va oltre
la semplice timidezza: - a livello fisiologico l’individuo presenta la tipica sintomatologia peculiare del disturbo fobico:
tremori, palpitazioni, sudorazione eccessiva e rossore sul volto; il respiro tende ad aumentare in modo repentino e si
associa spesso a dolori allo stomaco, fino alla nausea o alla necessità di andare al bagno. Alcune persone al momento di
parlare iniziano a balbettare, o ad avere la sensazione di una mancanza totale di controllo (DSM IV TR, 2000). - a
livello cognitivo il soggetto riferisce di un vuoto mentale e di senso crescente di allarme e pericolo: il soggetto si
percepisce al centro dell'attenzione di chi lo circonda, pronti a giudicarne il comportamento; A partire da questi
elementi, si osserva l’instaurarsi di una serie di immagini e pensieri negativi su come si evolverà la situazione, che non
faranno altro che peggiorare il senso di allarme e di paura provato. La persona riesce a focalizzarsi esclusivamente sugli
aspetti negativi della situazione che sta vivendo, ritenendosi ridicolo e bizzarro nel comportamento: il tutto avviene
senza che il soggetto possa esercitare il benché minimo controllo sulla sua persona, nonostante possa essere
consapevole di come tale reazione sia del tutto esagerata (Northumberland Mental Health, 2000). Il soggetto, per
difendersi, sarà portato a sviluppare un comportamento evitante di tutte quelle situazioni che portano all’emergere di
tutto questo cocktail fisiologico e cognitivo sgradevole, dando origine ad un vero e proprio bozzolo di protezione, che
da un lato lo proteggerà dall’ansia ma che, dall’altro, lo metterà nella condizione di non relazionarsi con il prossimo e di
evitare nuove e stimolanti esperienze, proprio a causa del fatto che un paziente affetto da ansia sociale trascorre
un’esistenza molto ritirata, benché difficilmente lo stesso lo ammetta. (Turner et al., 1994). Con il tempo si
rafforzeranno le convinzioni di non essere all’altezza delle situazioni, di essere una persona debole o incompetente, di
non essere in grado di controllare i sintomi ansiogeni nelle situazioni sociali, determinando sostanzialmente il
consolidamento di una certezza per l’individuo, certezza per cui in contesto sociale “l’ansia prenderà il sopravvento e
tutti rideranno di lui”, condizionando e deteriorando completamente la qualità di vita dell’individuo affetto. Alcune tra
le paure più comuni sono il parlare in pubblico, prendere la parola in riunioni o davanti alla classe, incontrare persone
nuove e rivolgere la parola a figure investite di autorità (Ruscio, Brown, Chiu et al., 2008). Risulta evidente quindi
come questa patologia abbia un impatto negativo sulla qualità della vita, con prospettive occupazionali ridotte, status
socio-economico e una ridotta probabilità di coinvolgimento in relazioni a lungo termine e di intraprendere una
gravidanza (SAD; American Psychiatric Association, 2013). Coloro che soffrono di ansia sociale spesso hanno
occupazioni lavorative molto al di sotto delle loro capacità a causa dell’estrema paura sociale: si sentono rassicurati
rassegnandosi a un lavoro non gratificante, ma che richiede una minore esposizione ai rapporti sociali, piuttosto che
affrontare ogni giorno quel tipo di situazioni.

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