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LAVORI DI GRUPPO

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GRUPPO DI LAVORO N. 1

LA FELICIT DENTRO, FUORI O CONTRO IL SISTEMA Il concetto di felicit nel pensiero greco antico
Coordinatrice: Discussant: Componenti: Paola Bertoni Giorgio Luppi Fabio Bentivoglio, Elisabetta Bovo, Fulvia De Luise, Massimo Della Rosa, Silvano Livi, Antonio Melchionna, Fausto Moriani, Salvadore Obinu, Francesco P. Tanzj, Rossana Valletta

PREMESSA
Il percorso didattico che proponiamo pensato come introduttivo al primo anno dinsegnamento della filosofia. Esso occupa, o potrebbe occupare, tutto il primo quadrimestre e, secondo la proposta emersa dalla relazione del professor Casertano, risulta, nella sua parte storica, articolato in due momenti distinti: Il primo strutturato intorno allemergere del tema della felicit nella cultura greca dellet arcaica e classica (Omero, orfismo, Solone, tragici). Il secondo, in cui si celebra la nascita della felicit come problema filosofico, composto da una pluralit di apporti che vanno da Eraclito a Democrito per trovare il loro compimento teorico nella riflessione platonica, ricca di suggerimenti e suggestioni ancora attuali. Scopo del percorso infatti quello di suscitare negli allievi la riflessione intorno al problema per poi guidarla, attraverso lesperienza della lettura diretta dei testi, verso una dimensione di maggiore consapevolezza. La prospettiva storica viene, a questo fine, integrata in chiave problematica da una griglia dei differenti concetti di felicit, desumibile dal pensiero antico, a partire dai quali possibile- cos come dal percorso storico- interpellare una ricca selezione di testi, scelti anche in base a criteri di significativit. Loperazione culturalmente e didatticamente pi proficua ci sembrata quindi quella di costruire un percorso che, a partire dagli studenti, li aiuti a definire la map-

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pa valoriale con cui si muovono nella quotidianit dellesperienza per innescare il procedimento tipico della filosofia della domanda-ricerca-risposta-nuova domanda, secondo una direttrice che, partendo dal presente, ci stimoli al recupero ed allo studio critico del passato. Dalle domande nasce infatti il bisogno di comparare il nostro sistema di giudizi a quello degli altri e matura il bisogno di conoscenza e la propensione alla problematizzazione. Obiettivi formativi 1. Favorire la riflessione critica sui problemi etici e sulla pluralit di posizioni assunte dai diversi autori. 2. Educare alla chiarezza e al rigore concettuale. 3. Rendere consapevoli delle implicazioni etiche dei mutamenti sociali. 4. Mostrare una coscienza pi attiva e pi responsabile al vivere nel proprio tempo. 5. Essere disponibili a ridiscutere e, in caso, a rivedere la propria mappa dei valori. Obiettivi cognitivi 1. Individuare e riconoscere i diversi modelli etici degli autori affrontati nel percorso, ponendoli in connessione con il contesto culturale di appartenenza. 2. Utilizzare le categorie interpretative delletica greca del periodo arcaico e classico (utilit, deontologia, eudaimonismo) e trarne stimoli per uninterpretazione di vissuti presenti. 3. Riconoscere nel presente esempi concreti di comportamenti etici appartenenti alle categorie studiate.

Articolazione temporale: n. 25 unit orarie curricolari cos suddivise: 1.Per la promozione della motivazione n. 2 2.Per il percorso tematico n. 20 3.Per la verifica finale n. 3 Metodi: La prassi didattica fondamentale rappresentata dal confronto con i testi. Accanto a questa sono previsti momenti di auto-istruzione guidata dal docente che si configurano come veri laboratori filosofici. Con il sussidio di strumenti quali il Dizionario filosofico, il manuale in adozione, una selezione da testi specialistici, gli alunni, adeguatamente suddivisi in piccoli gruppi, procederanno alla lettura e allanalisi critica di alcuni passi sotto la guida di una scheda di lavoro precedentemente predisposta dal docente. Discussione libera e guidata. Produzione di materiale di riflessione e di ricerca. Strumenti: Libro di testo in adozione Classici della filosofia e della letteratura greca Dizionario e enciclopedia della filosofia Manuali di Storia greca Saggi critici Risorse internet e mappe ipertestuali Lavagna luminosa Verifiche Intermedie: analisi del testo attraverso griglie di comprensione; definizione delle categorie interpretative e del lessico; partecipazione al dialogo. Finali: costruzione di mappe concettuali che tengano conto dello svolgimento del percorso; produzione di un testo scritto che evidenzi in modo ragionato la propria posizione in relazione alle tematiche affrontate.

SCANSIONE METODOLOGICA Caratteristiche del modulo: Unidisciplinare Destinatari: 1 anno dei trienni Identificazione dei prerequisiti: Conoscenza delle linee fondamentali della storia greca dalle origini al IV sec. a.C., con particolare riferimento alla struttura della polis. Conoscenza di alcuni elementari concetti-chiave, indispensabili alla discussione come individuo, societ, comunit, benessere, sorte, pubblico, privato, ecc. Capacit generali di lettura, analisi, contestualizzazione e commento dei testi. Elementari capacit analitiche, sintetiche, critiche.

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Percorso didattico

CHE COS PER VOI LA FELICIT?


Momento motivazionale: attualizzazione e rappresentazioni immediate della felicit Distinzioni nella felicit Felicit individuale Felicit comunitaria/relazionale Felicit degli antichi a) Lorizzonte culturale degli inizi Passione e misura Omero, Iliade, canto I: lamento di Achille alla madre; Odissea, canto XXIV: ritorno di Ulisse a casa; Orfismo: colpa ed espiazione (Empedocle fr. 115); Eschilo, Eumenidi: Atena instaura la giustizia in Atene; Sofocle, Antigone: la sacralit dei valori familiari; Euripide, Baccanti: lesperienza dionisiaca come momento di trasgressione nel contesto della polis. Giustizia e citt: il problema del nomos Solone: (Elegia I-3) : malgoverno e buon governo Nascita del problema filosofico Eraclito, frammenti sullanima e la felicit (frammenti 4 e 45) Democrito, felicit come misura e proporzione (frammenti [8 N.]-3 e 191). b) Platone e la felicit Alcibiade I: lanima e la cura di s Fedone: felicit del giusto di fronte alla morte. La rappresentazione di Socrate come filosofo della virt felice Gorgia: Paradossi socratici. Callicle e Socrate: due modelli a confronto (felicit del fluire e felicit della virt stabile) Repubblica: la felicit per tutti nella citt giusta. Libro 1 - Tesi di Trasimaco: la giustizia lutile di chi ha il potere. Tesi di Socrate: la giustizia servizio dei cittadini. Libro 2 - Richiesta di Glaucone: la giustizia devessere un bene in s e per chi la attua.

- Stabilit (piano di vita) - successione di piaceri - armonia dinamica - Star bene con gli altri

Libro 3 - Separazione tra ricchezza come bene privato e potere finalizato al bene pubblico. Libro 4 - Obiezione di Adimanto: infelicit dei guardiani? Controobiezione di Socrate: modo corretto di impostare il problema della felicit. Costruzione ideale della kallipolis. La giustizia come armonia della cooperazione e virt dellintero. Linee di approfondimento: a) La citt ideale, Atene e la democrazia; b) la felicit dei diversi tipi di uomini.

MOMENTO MOTIVAZIONALE: CHE COS PER VOI LA FELICIT


La questione della felicit e della sua connessione con la giustizia probabilmente in grado di muovere di per s una forte motivazione, soprattutto negli adolescenti. Tale motivazione pu essere indirizzata verso la costruzione di modelli provvisori e largamente empirici in cui gli studenti riconoscano in linea di massima le proprie esperienze di vita e le proprie elaborazioni concettuali. La modellizzazione non dovr tuttavia mai essere forzata, per non soffocare la motivazione personale. Si potranno sollecitare gli studenti: a) a esprimere i propri modi di vivere e interpretare lesperienza della felicit; b) a passare in rassegna modi alternativi di loro conoscenza; c) a discutere e mettere a confronto senza reticenze i diversi modelli di felicit e le conseguenze che ne derivano. Sar necessario innanzitutto porre il problema del rapporto tra felicit e morale (costruendo e utilizzando un primo glossario), per poi passare a evidenziare le differenze antropologiche e culturali tra gli antichi e i moderni. Cos la felicit? Si pu essere felici? conveniente dedicare la propria vita a raggiungerla? Conosci degli esempi di vita felice? C contrapposizione tra la felicit tua e quella degli altri? La felicit collegata con lacquisizione di beni (materiali) o proporzionata alla propria (tua) interiorit? Partire da un dibattito aperto, provocato da una serie di interrogativi di questo tipo, pu facilmente suscitare linteresse degli alunni nei confronti di un tema che potr coinvolgerli non solo cognitivamente ma anche emotivamente.

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La felicit - o linfelicit - rappresenta innanzitutto uno stato danimo, pi o meno condizionato dalle circostanze esterne. Si pu essere felici hic et nunc, senza ricerca consapevole, o necessario dedicare i propri sforzi a tale obiettivo? Le reazioni degli alunni saranno probabilmente molteplici e spesso contrastanti. Lesperienza ci indica generalmente una sostanziale dicotomia tra un atteggiamento debole o scettico, che inevitabilmente riconduce a un significato soggettivo, relativistico e modernamente pragmatico del termine, ed una accezione forte o idealistica, tesa a una visione progressiva e ottimistica della realt. Seguir una fase di creazione di modelli sufficientemente rappresentativi della pluralit dellesperienza e delle scelte. possibile che emergano modelli di felicit di questo tipo: Felicit: Possibilit di soddisfare totalmente bisogni molteplici e ricorrenti. Soddisfazione ragionata di bisogni psichici e corporei. Rinuncia progressiva alla soddisfazione di bisogni non necessari. Il buon carattere, che capace di riorientare in positivo qualunque emergenza esistenziale. Felicit e giustizia: Sono del tutto indipendenti. Chi giusto felice almeno interiormente. Felicit e giustizia coincidono. Felicit pubblica e felicit privata: Si pu essere felici indipendentemente dal contesto politico e sociale. Si pu essere felici solo fuori dal contesto politico e sociale. Si pu essere felici solo se la societ giusta. Avremo cos a disposizione modelli costruiti dagli studenti che troveranno o meno un riscontro nel pensiero degli antichi. Il senso della distanza e della differenza, che in questa fase pu essere trascurato, sar invece adeguatamente recuperato attraverso il percorso storico. A questo punto potranno essere introdotti alcuni testi adatti a suscitare ulteriormente il dibattito, a consolidare lattenzione e linteresse e ad avviare una riflessione pi propriamente filosofica. Per ultimo, si pu far presente che la nostra prospettiva culturale eurocentrica non la sola.

Ad esempio, la tradizione del pensiero orientale antico (dal taoismo allinduismo, alle diverse forme di buddismo) affronta in modo diretto e originale il problema della felicit, soprattutto per ci che riguarda le tecniche concrete di attuazione (es. yoga, meditazione trascendentale, concentrazione ecc.). La differenza principale tra le due tradizioni culturali consiste essenzialmente nel diverso modo di considerare il ruolo della mente razionale, e quindi dello sforzo conoscitivo-teoretico, che secondo gli orientali piuttosto un impedimento al raggiungimento di una dimensione esistenziale pi alta, coincidente con il concetto di liberazione. esistita - e esiste tuttoggi - una lontananza linguistica tra le due culture che non consente una immediata e immediatamente traducibile trasposizione dei termini filosofici, e di essa va tenuto conto. Si tratta di uno spunto di riflessione alternativa rispetto allasse principale del discorso.

A)

LORIZZONTE CULTURALE DEGLI INIZI

Se luomo omerico ci pu apparire arcaico, non tanto per mancanza di complessit psicologica, ma perch non riesce a ricondurre tale complessit a una misura unitaria. Egli conosce solo imperfettamente larte di sottrarsi al dominio delle emozioni ed ancora completamente dipendente da un lato dalle proprie passioni e dallaltro dai punti di vista del gruppo sociale a cui appartiene. Luomo dellepoca omerica - nota Eric Dodds - esprime una societ regolata dal criterio di vergogna, che non ha ancora elaborato un concetto di colpa. Lelaborazione dei concetti morali prende avvio con la diffusione di nuove forme di religiosit (misteri eleusini, dionisismo, orfismo) che mutano il sentire delluomo. Con gli orfici si ha una messa a fuoco della coppia concettuale colpa-espiazione. Nasce un nuovo concetto: quello di felicit, ancora legato a unaccezione religiosa, nella difficile convergenza tra giustizia umana e giustizia divina. Nei grandi autori della tragedia attica (Eschilo, Sofocle, Euripide) sembra allontanarsi ogni prospettiva di controllo da parte delleroe sulla propria vita e dunque sulla propria felicit. Leunomia (la buona legge) di Solone comporta una nuova figura di uomo: il saggio-sapiente (sophs) che verso la fine del VI secolo [] lancia la sua sfida alla tradizione eroica (Vegetti, p. 42), proponendo di costruire attorno alla buona legge le condizioni per una felicit collettiva. Alla ricerca di un nuovo parametro, di misura e proporzione, nella gestione delle emozioni, legato il concetto filosofico di felicit che sostanzia il pensiero di Eraclito e soprattutto di Democrito. La prospettiva, qui aperta, dellinteriorit dellanima verr poi sviluppata dal socratismo.

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I TESTI

PREDOMINANZA DELLE PASSIONI E ARET ARISTOCRATICA NELLEROE OMERICO


Omero, Iliade, libro I. Lamento di Achille alla madre Achille leroe. Figlio di una dea ma non immortale, bello, giovane, valoroso invidiato, eppure avvinto alla sua sorte, a quella necessit, a quel destino cui lEllade arcaica incatenava la sorte di di e mortali. Nel campo greco egli personifica la forza e lardire, eppure gli viene ucciso lamico, gli viene sottratta la schiava. Il modello delleroe omerico non felice, perch dominato dalle passioni, preda della morte, privo del controllo sulla propria vita. Nei seguenti versi Achille sulla riva del mare solo piange invocando Teti, sua madre per chiederle ragione della propria infelicit e del proprio dolore. [Iliade, libro I , vv. 348-427, trad. di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 1986, pagine 20-27.] Omero, Odissea, libro XXIV. Ritorno di Ulisse a casa Il protagonista dellOdissea si profila come un diverso modello di eroe greco, dotato di capacit regale di gestire uomini e cose, nonostante il fato avverso. Ulisse, al termine del suo vagare, torna alla sua Itaca, si vendica dei Proci, e pu finalmente abbracciare la sposa e i suoi cari. Eppure non dalla vendetta n dalla morte viene la felicit. Essa viene dalla recuperata pace e dalla ricostruzione della societ tranquilla e prospera dellisola. Qui il volere degli di esprime insieme il desiderio di di e mortali di una vita associata finalmente libera dalle contese che impediscono di produrre frutti di ben-essere. [Odissea, libro XXIV, vv. 415-545, trad. di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino 1963, pagine 676-683]. Esercizio 1. Achille che piange riflette spesso la figura delladolescente che vede spegnersi il suo sogno di onnipotenza e si ritrova infelice. Prova a costruire una situazione contemporanea che possa essere analogica a quella delleroe omerico. 2. Nel brano dell Odissea si fanno patti di pace, analizza il brano evidenziando: Perch la lotta pi non giova alla felicit; Perch i patti di pace sono un elemento essenziale per il raggiungimento della felicit; Quale il ruolo della divinit in questi patti di pace.

3. Spesso lodierna contestazione giovanile pu riflettere la trasgressione dei misteri antichi. Dionisio pu vivere in discoteca Cerca di esplicare perch nella cultura greca queste espressioni di trasgressione non assumevano gli aspetti distruttivi odierni.

LORIZZONTE DELLA TRAGEDIA


Eschilo, Eumenidi. Atena instaura la giustizia in Atene Al termine della guerra di Troia Agamennone viene ucciso dalla moglie e dallamante. Oreste vendica il Padre e viene perseguitato dalle Erinni, dee arcaiche e matriarcali tutrici dei diritti della madre uccisa. Ma Oreste ha agito sotto limpulso dei nuovi di, espressione della nuova societ greca postomerica: di giovani come Apollo ed Atena. E sar Atena a concludere la persecuzione di Oreste col suo voto allAreopago, tribunale supremo di Atene, dove ella instaura lorgano tutore della legge e della giustizia, in una citt in cui esse hanno garanzia, e dove le stesse Erinni, divenute Eumenidi, ossia le buone dee continueranno in nuovo modo ad essere onorate ed ad esercitare il ministero di salvaguardia della giustizia. [Eumenidi, vv. 752-836; 916-1047 trad. di G. e M. Morani, UTET Torino 1987, pagine 602- 619]. Sofocle, Antigone. La sacralit dei valori familiari NellAntigone di Sofocle emergono due atteggiamenti contrapposti dal contrasto tra i protagonisti, Creonte e Antigone. Da un lato il prevalere del nomos, del benessere della citt sopra qualsiasi altra considerazione: la posizione di Creonte per il quale endikos (giusto) colui che devoto alla citt, luomo che cerca il benessere della totalit e sa come governare ed essere governato (cfr. vv.662-669); dallaltro c la risposta di Antigone che - di fronte alla legge della citt che vale per la collettivit sceglie il valore profondo dei valori familiari e d sepoltura al fratello Polinice. Connesso a questo, un secondo aspetto sintetizzato nei versi citati: il rapporto saggezza-felicit, per il quale vale la constatazione che non vi pu essere felicit senza saggezza pratica (to phronin). Cos anche Creonte, che inflessibile fa murare viva Antigone, provocando cos il suicidio del proprio figlio e la morte della moglie che non regge al dolore, esce spiritualmente sconfitto a fronte dellammirazione che la citt dimostra di nutrire per leroina Antigone. Il coro conclude ammonendo che dovere degli uomini non disprezzare gli di. [CREONTE] Questo il mio pensiero; per quanto sta in me non sar mai che i malvagi siano onorati pi dei giusti. Ma a chi vuole il bene di questa citt sempre render onore da vivo e da morto [Sofocle, Antigone, Classici Greci vol. I, Utet Torino 1982, vv. 207-210].

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[CREONTE] Quale legge divina ho trasgredito? E allora, perch guardare ancora agli di, e chi chiamare ancora in aiuto? Un atto pietoso mi ha dato fama di empiet. Se davvero gli di approvano quello che succede qui, questa sofferenza mi far riconoscere la mia colpa; ma se la colpa di quegli altri, mi basta che soffrano gli stessi mali che mi infliggono contro giustizia [vv. 922-928]. [CORO] Non chiedere niente. Luomo non ha comunque mezzo di scampare alla sorte fissata [vv.1337-8]. [CORO] Essere saggi condizione prima di felicit. Nostro dovere non disprezzare gli di; le grandi parole degli orgogliosi richiamano grandi colpi sopra di loro e insegnano in vecchiaia la saggezza [vv. 1347-1352]. Euripide, Baccanti: lesperienza dionisiaca come momento di trasgressione nel contesto della polis. Mentre in Grecia si afferma lordine etico-politico della polis, lassunzione dellanima come figura centrale dellorizzonte morale e religioso che si forma pi a margine che al centro della struttura cittadina, novit inaudita e momento di trasgressione. Senza entrare nello spinoso problema della origine storico-geografica dei culti non-olimpici (la religione olimpica sar strutturale alla polis) baster richiamare che essi rappresentano movimenti dal carattere sostanzialmente unitario (orfismo, dionisismo, pitagorismo, Eleusi) universalmente presenti nella cultura greca. Essi oppongono un rifiuto alla polis e alla religione che essa ha integrato e pi in generale alluniverso della politica e ai suoi valori violenti. Luniverso politico quindi percepito come radicalmente incapace di condurre luomo alla felicit. Le Baccanti ne sono lesempio pi efficace. La lezione di Dioniso eversiva: indica una via, che a differenza di quella della polis, non fa differenza di ricco e povero, cittadino e straniero e schiavo o libero, uomo o donna, purch santamente iniziata abbian la vita al Mistero del Dio. Il delirio, lorgia dionisiaca,al pari dellascesi rinunciataria, si oppongono allordine istituzionale. Qui non pu mancare il riferimento ad una orgia contraria, ma ugualmente sfrenata, quella nella quale, nellAntigone si invoca unorgia di leggi una furia di controllo civico, poliziesco diremmo oggi non allontanandoci dalla terminologia della tragedia, capace di frenare lopposta orgia della trasgressione (cfr. Vegetti, p.79). Felice luomo iniziato ai divini Misteri, che rendendo santa la sua vita, portando il tiaso con anima ebbra e tra i monti ai Bacanali partecipa, santamente purificato, prendendo parte alle orge di Cibele, la Grande Madre, e che, portando il tirso si orna di bende per servire Dioniso (Euripide, Baccanti, 65-82. Ed. Les belles Lettres, Parigi, 1964, pag. 245).

LA SAPIENZA ANTICA
Empedocle di Agrigento, Le purificazioni. Secondo lo storico Erodoto la teoria della trasmigrazione delle anime sarebbe stata importata dallEgitto. Non sappiamo se ci sia vero; sappiamo invece con sufficiente sicurezza che tale teoria: a) fu divulgata da principio in Magna Grecia dalla setta mistica degli Orfici e forse dalla stessa scuola di Pitagora, b) fu inserita nel quadro di una dottrina religiosa. Secondo gli orfici lanima di chi aveva vissuto in modo puro diventava divina dopo la morte, e andava ad abitare tra i beati, spezzando la catena delle reincarnazioni. Tra le pi antiche testimonianze dei miti religiosi orfici e pitagorici vi quella di Empedocle di Agrigento. Riportiamo un passo tratto dal suo poema religioso Purificazioni: Empedocle. Frammento 115 Vi un oracolo di Necessit, antico decreto degli di, eterno, suggellato da vasti giuramenti: Se qualcuno abbia macchiato le sue membra di sangue criminoso o [associandosi a Contesa], abbia peccato giurando un falso giuramento, essi, demoni dalla vita longeva, tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando, e rinascano nel corso del tempo sotto le forme di esseri mortali dogni specie, mutando i penosi sentieri della vita. Limpeto delletere li spinge nel mare, il mare li rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi del sole splendente che a sua volta li scaglia nei vortici delletere: ogni [elemento] li accoglie dallaltro, ma tutti li odiano. Anchio sono uno di essi, esule dal dio e vagabondo, perch alla Contesa furente ho prestato fede. Secondo Empedocle il nostro mondo condizionato da due forze primordiali: Amicizia e Contesa. La prima una forza di amore che porta gli elementi naturali cos come quelli spirituali a unirsi e armonizzarsi, la seconda viene vista come tensione distruttiva che genera disunione. Chi cede allinflusso di Contesa e si carica di peccato deve espiare la colpa attraverso lesperienza del dolore. Per questo motivo il testo di Empedocle fu un riferimento importante per i primi autori cristiani, uno dei qua-

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li - Ippolito (III d.C.) - ci ha riportato il frammento precedente, dandone anche una suggestiva interpretazione. Ippolito, Refutationes, VII, 29.11 Queste sono le parole con cui Empedocle parla della propria nascita: Anchio sono uno di essi, esule dal dio e vagabondo. Egli chiama dio lUno e lunit in cui era prima di essere scisso dalla Contesa e di nascere in queste molteplici cose che sono conformi allordinamento cosmico della Contesa. Aggiunge infatti: Alla contesa furiosa ho prestato fede. Contesa furente, sconvolta, instabile chiama Empedocle il demiurgo di questo universo. Questa infatti la condanna e la necessit delle anime che la Contesa strappa dallUno e [con le quali] costruisce e opera. Dice infatti Empedocle: Coloro che abbiano peccato giurando un falso giuramento, tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando. Chiama beati coloro che dal molteplice, ad opera dellAmicizia, sono ricondotti allunit del cosmo intelligibile. Questi dunque dice che vagano e Nascendo sotto ogni forma di creatura mortale nel corso del tempo, mutando i penosi sentieri della vita. Dolorosi sentieriEmpedocle dice che sono i passaggi e le trasformazioni delle anime nei corpi. Questo ci che egli chiama penosi e mutanti sentieri della vita. Infatti le anime passano di corpo in corpo,trascinate e punite dalla Contesa, senza che ad esse sia consentito di rimanere nellunit [originaria] Dice appunto: Limpeto delletere li spinge nel mare, il mare li rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi del sole splendente che a sua volta li scaglia nei vortici delletere: ogni [elemento] li accoglie dallaltro, ma tutti li odiano. Questa la punizione con cui li punisce il demiurgo, come un fabbro che lavora il ferro e dal fuoco lo immerge nellacqua: fuoco infatti letere, da cui il demiurgo tuffa le anime nel mare e suolo la terra Le anime odiate per le raccoglie Amicizia, che buona ed impietosita per i loro lamenti e per la costruzione disordinata e miserabile della furente contesa. A causa di questo ordinamento della mortifera Contesa questo universo frammentato ed Empedocle invita i suoi discepoli a tenersi lontani da tutti gli esseri animati. Eraclito di Efeso, frammenti sullanima e la felicit. Sembra difficile interrogare Eraclito di Efeso sulla felicit. Egli fu chiamato lOscuro per la severit dei suoi pensieri, oltre che per il loro senso talvolta impenetrabile. La leggenda narra che egli depose il suo libro sullaltare di Artemide, come do-

no votivo, con il sottinteso che solo la dea, non gli uomini, avrebbe potuto comprenderli e apprezzarli. Eppure, se li si legge con attenzione, si possono raccogliere degli elementi importanti per la formazione del concetto filosofico di felicit: per esempio che il piacere un criterio mobile su cui non si pu fare affidamento (frammento 1), che al di l dei piaceri fisici esiste per gli uomini un piacere pi intenso: quello della gloria, della fama, del sentire parlare di s (frammenti 2 e 3). Tuttavia questo piacere non si collega pi, come invece accadeva per gli eroi di Omero, allimpresa guerresca e al vigore fisico, bens alla sapienza e alloperazione eminentemente mentale del dire e fare cose vere (frammenti 4 e 5). Con ci Eraclito si distacca dal modo comune di considerare la vita e propone un nuovo ordine di valori. I frammenti 611 introducono un concetto che sarebbe stato destinato, nella storia del pensiero, a rivoluzionare il criterio di felicit: quello di anima (psych). 1. Diverso il piacere del cavallo, del cane e delluomo, al modo che afferma Eraclito che gli asini preferirebbero il foraggio pi delloro: infatti un cibo migliore delloro per gli asini (Diels-Kranz 22 B 9). 2. Se la felicit consistesse nei piaceri del corpo, dovremmo dire felici i buoi quando trovano da mangiare (Diels-Kranz 22 B 4). 3. Una sola cosa scelgono i migliori contro tutte le altre: gloria perenne di [uomini] mortali. I pi invece si saziano come le bestie (Diels-Kranz 22 B 29). 4. Esser saggi la massima virt e la sapienza consiste nel dire e fare cose comprendendole secondo la natura (Diels-Kranz 22 B 112). 5. Ununica cosa la sapienza, comprendere la ragione per cui tutto governato attraverso tutto (Diels-Kranz 22 B 41). 6. proprio dellanima un logos [pensiero] che accresce se stesso (Diels-Kranz 22 B 115). 7. Per quanto tu vada, i confini dellanima non riusciresti a trovarli, ancvhe percorrendo ogni via: tanto profondo il suo logos (Diels-Kranz 22 B 45). 8. Per le anime piacere o morte diventare umide (Diels-Kranz 22 B 77). 9. Luomo, quando ebbro, condotto da un fanciullo imberbe, senza comprendere dove va, perch ha unanima umida (Diels-Kranz 22 B 117). 10. Secco splendore lanima pi saggia e migliore (Diels-Kranz 22 B 118). 11. Il carattere per luomo il suo daimon (Diels-Kranz 22 B 119). [traduzione di Heidegger: La dimora abituale per luomo lapertura per la presenza dellinabituale]. Esercizi 1. Dopo avere cercato su un buon dizionario il significato della parola relativismo, spiega perch la concezione espressa nel frammento 1 pu essere definita relativista.

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2. Nella complessa concezione di Eraclito vi sono dei piaceri che possono essere considerati umidi e dei piaceri che possono essere invece definiti secchi, parallelamente vi sono delle anime umide e delle anime secche. Prova a spiegare questa opposizione tra umidit e secchezza cos come si esprime nei frammenti 8-10. Democrito, frammenti sulla felicit I frammenti etici di Democrito precisano la tematica di Eraclito circa lorigine non corporea del vero piacere: egli parla esplicitamente dei beni dellanima da anteporre a quelli del corpo. Per Democrito, in continuit con la sua dottrina gnoseologica e cosmologica, letica poggia sullequilibrio e sulla ricerca della misura nelle passioni. La felicit sta nel rifiuto degli eccessi nella rettitudine e nel saper rapportare proporzionatamente i desideri alla loro stessa realizzabilit, nella consapevolezza che i piaceri dei sensi e i beni estreriori non procurano eudaimonia. 1. La felicit non consiste negli armenti e neppure nelloro. Lanima la dimora del daimon (Diels-Kranz 68 B 171). 2. Chi preferisce i beni dellanima sceglie ci che ha pregio pi divino; chi preferisce i beni del corpo sceglie beni umani (Massime di Democrate [8 N.]-3). 3. Gli uomini non sono resi felici n dalle doti fisiche n dalle ricchezze, ma dalla rettitudine e dellavvedutezza (Massime di Democrate [15 N.]-6). 4. Per gli uomini la felicit nasce dalla misura nei piaceri e dalla proporzione della vita; ogni difetto ed eccesso sono facili mutare in peggio e ingenerare grandi turbamenti nellanima. E quelle anime, che sono mosse tra gli estremi opposti, non sono ben ferme n sicure []. Bisogna non cercare tutto quel che vediamo, ma contentarci di quel che abbiamo noi, paragonando la nostra vita con quella di coloro che si trovano in condizioni peggiori, e stimarci fortunati pensando quanto essi sopportino e quanto migliore del loro sia il nostro stato. E se tu effettivamente ti atterrai a questo modo di considerare le cose, vivrai con animo veramente tranquillo e respingerai da te durante la vita non poche funeste ispiratrici, quali linvidia, lambizione e la malevolenza (Diels-Kranz 68 B 191). 5. Allanima appartengono la felicit e linfelicit (Massime di Democrate [9 N.]. 6. Colui che commette lingiustizia pi infelice di chi la subisce (Massime di Democrate [48 N.] -11). 7. Bella in tutte le cose luguaglianza; leccesso e il difetto invece non mi sembrano tali (Massime di Democrate [51 N.]-68) 8. A tutti coloro che si dedicano ai piaceri del ventre e che passano i limiti nel mangiare, nel bere o nei piaceri dei sensi, sono concessi piaceri di breve durata e che non superano il poco tempo del mangiare e del bere stesso, mentre molti sono per loro i dolori. Infatti essi tornano sempre a sentire questo inesauribile

desiderio degli stessi piaceri e, appena conseguono quel che desiderano, nellistante fugace il piacere se ne gi andato, e non ne viene loro alcun altro vantaggio eccetto il breve godimento; e di nuovo subentra il bisogno delle stesse cose (Diels-Kranz 68 B 235). Esercizi 1. Individua i termini-chiave inerenti allarea semantica di felicit e piacere, sottolineandone le gradazioni di significato e le loro reciproche differenze. 2. Confrontando i frammenti di Democrito con quelli precedenti di Eraclito, individua le affinit e le dissonanze nella loro concezione etica. 3. Rintraccia allinterno dei precedenti frammenti il significato di anima come forza attiva, capace di generare felicit o infelicit. 4. Anche riferendoti ai brani di Empedocle e Ippolito, nonch al fr.11 di Eraclito, prova a spiegare il senso dellaffermazione di Democrito secondo cui lanima la dimora del daimon.

B)

PLATONE E LA FELICIT
1) Socrate come modello di virtuoso felice

A. La cura di s Bisogna occuparsi di se stessi per interiorizzare il bene, senza disperdersi in attivit che possono procurare il successo, ma non la stabilit interiore e la stima di s. NellAlcibiade I, Socrate individua nel giovane Alcibiade una potenzialit naturale che potr svilupparsi solo in un ambiente educativo protetto, al riparo dallinfluenza negativa della societ competitiva; chiarisce cos il significato della cura di s come cura dellanima e rifiuto dei falsi beni esteriori. Alcibiade I, 127d - 131c. B. Socrate, la felicit dellanima raccolta in se stessa Il saldo possesso della virt permette a Socrate di mostrarsi come un esempio di felicit compiuta di fronte alla morte e allingiustizia subita. Nel momento che precede la separazione tra anima e corpo - la scena si svolge nel carcere poco prima che Socrate beva la cicuta - Socrate radicalizza lidea che lio si raccolga nellanima e indica nel distacco dai piaceri del corpo la via del filosofo alla cura di s. Ne risulta un modello di felicit centrato sullautonomia interiore (autonomia dai beni, dagli altri, del dominio della fortuna e dalle ingiustizie) . Un modello che solo dal punto di vista esteriore pu apparire perdente: il paradosso tragico del giusto infelice si trasforma nel paradosso filosofico del perseguitato felice (la virt premio a se stessa) Fe done 80a - 81a.

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C. Paradossi socratici La paradossalit della tesi socratica trova ulteriori sviluppi nel confronto tra Socrate e Polo nel Gorgia: se lingiustizia il massimo male, fare ingiustizia produce la massima infelicit; nelle gerarchia degli infelici, lingiusto che resta impunito occupa il vertice, perch pagare la pena almeno in parte liberazione dalla colpa. Socrate costringe Polo ad ammettere tutte le implicazioni della tesi che la virt il massimo bene per lanima; il vizio che la spinge allingiustizia appare come una malattia che ne incrina lequilibrio; il paragone con la medicina suggerisce che larmonia interiore sia condizione di salute e dunque di felicit Gorgia 478c - 479d. D. Due modelli contrapposti di felicit Nello scontro di Socrate con Callicle nel Gorgia, appare la contrapposizione radicale tra due modelli di felicit: quello di Callicle esprime laspirazione edonistica pura ad una vita di piaceri che si susseguono in un fluire di sensazioni; quello di Socrate esprime laspirazione alla stabilit e alla pienezza interiore con limmagine (di matrice pitagorica) dellorcio pieno di liquidi preziosi, contrapposta allimmagine di stoltezza degli orci forati, in cui possiamo riconoscere la felicit di Callicle. Entrambi i modelli vengono ribaltati in modo caricaturale nello scontro tra i due personaggi. La felicit di Socrate per Callicle una vita da morti o da pietre; la felicit di Callicle per Socrate quella del caradrio, luccello che mangia mentre evacua e non raggiunge mai uno stato di piena soddisfazioni. Appare la prospettiva di uninconciliabilit assoluta tra luomo che ambisce alla vita con i suoi mille desideri e luomo padrone di s, pago della sua virt. Dietro di loro si profila lo scontro tra il permissivismo e ledonismo democratico (che per Platone lo stile di vita di una citt corrotta e ingiusta) e il paradigma della citt giusta, che Platone costruir nella Repubblica. Nel Gorgia, Socrate appare vincente sul piano della virt, ma incapace di farsi ascoltare da chi abituato e definitivamente sedotto dai piaceri. Gorgia 493D-494C. 2) La proposta platonica forte: la felicit per tutti nella citt giusta La Repubblica ripropone nel libro I lo scontro radicale tra una prospettiva di felicit individualistica (edonistica) e quella di una virt capace di garantire in modo stabile la felicit. Trasimaco, avversario di Socrate, mostra gli effetti e le implicazioni di una logica privatistica applicata al potere politico: la giustizia diventa lutile di chi ha il potere, espresso e sancito dalla legge. La risposta di Socrate, che propone unimmagine virtuosa e tecnica della politica come servizio ai cittadini, rischia di apparire poco remunerativa per i singoli e dunque poco attraente per chi dispone delle qualit per emergere. Le obiezioni di Glaucone e Adimanto, gli interlocutori ben intenzionati di Socrate (membri della parte migliore della citt), spingono Socrate a costruire, in esplicita contrapposizione alla citt esistente, le condizioni teoriche di una citt giusta, un espe-

rimento della ragione in cui la felicit dei singoli, dei migliori e dei peggiori, possa essere armonizzata con la felicit dellintero, cio al bene pubblico. Repubblica IV 419A-421C

GIUSTIZIA E FELICIT . AFFRONTIAMO LA PARTE CENTRALE DEL PERCORSO PLATONICO, PRESENTANDO UN BRANO INTRODOTTO E COMMENTATO PER LO STUDENTE

Nel libro III Platone indaga il tema della giustizia dello stato, in rapporto a una societ caratterizzata da un notevole sviluppo delle produzioni, degli scambi, dei bisogni e dei conflitti. In una societ di tal genere centrale il ruolo dei guardiani-governanti, che devono essere scelti non per la ricchezza, n per i nobili natali, ma soltanto sulla base di precise inclinazioni verificate durante il processo educativo, e attraverso un sistema di esami. Platone definisce un modello di governo che ha nel sapere il suo discrimine, al punto di affermare - con grande scandalo degli aristocratici ateniesi - che i figli di governanti possono essere assegnati allartigianato, e i figli di artigiani, se meritevoli, al governo. Il libro si conclude affrontando il problema del rapporto tra potere politico e ricchezza privata. Per Platone fondamentale che essi siano divisi: i governanti non potranno neanche entrare sotto un tetto ove ci sia oro e argento, perch la condizione per operare per il bene della citt sta nel fatto che chi governa non deve essere coinvolto per nessun motivo e sotto qualsiasi forma in attivit che configurino la realizzazione di un interesse privato. Questa, per i governanti, la sola via per salvare se stessi e la citt. Inizia quindi il libro IV e si apre con una riflessione sul tema della felicit, che oggetto della nostra ricerca. A questo punto entr a dire Adimanto: - come ti giustificherai, Socrate, se uno obietta che non fai punto felici questi uomini? E ne sono loro stessi la causa, perch sono loro i veri padroni dello stato, ma non ne ricavano alcun profitto; altri, per esempio, posseggono campagne, si costruiscono case belle e spaziose adeguatamente ammobiliate, offrono privatamente sacrifici agli dei e sono ospitali e possiedono proprio quello che or ora dicevi, oro e argento, e tutti i beni di cui di solito dispone chi vuole essere beato. E invece i tuoi uomini, si potrebbe obiettare, sembrano starsene l nello stato, come ausiliari a mercede, senza fare altro che presidiare. - S, ammisi, e inoltre lavorare solo per il vitto e, a parte gli alimenti, non guadagnare una paga come gli altri, tanto che, se verr loro voglia di andare allestero a proprie spese, non potranno; n fare i generosi con etre n permettersi ogni altra spesa che vogliano, come spendono invece coloro che passano per fe-

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lici. Questi gravi capi daccusa, e molti altri consimili, tu li lasci da parte. - Ebbene, fece, aggiungiamoli pure! - Tu domandi come ci giustificheremo? - S. - Secondo me, dissi, troveremo la risposta cammin facendo. Diremo che non ci sarebbe affatto da meravigliarsi che anche cos costoro fossero molto felici. Pure, noi non fondiamo il nostro stato perch una sola classe tra quelle da noi create goda di una speciale felicit, ma perch lintero stato goda della massima felicit possibile. Abbiamo creduto di poter trovare meglio di tutto la giustizia in uno stato come il nostro, e, viceversa, lingiustizia in quello peggio amministrato; e di poter discernere, attentamente osservando, ci che da un pezzo cerchiamo. Ora, noi crediamo di plasmare lo stato felice non rendendo felici nello stato alcuni pochi individui separatamente presi, ma linsieme dello stato. Subito dopo esamineremo lo stato opposto a questo. Cos, per esempio, supponiamo che, mentre siamo intenti a dipingere una statua, si presenti uno a criticarci e affermi che alle parti migliori della figura non applichiamo i colori pi belli,adducendo il motivo che gli occhi, che costituiscono la parte migliore, non sono colorati in vermiglio ma in nero; ci sembrerebbe di rispondergli bene con queste parole: Ammirevole amico, non credere che noi dobbiamo dipingere gli occhi tanto belli che non sembrino pi occhi, e cos per le altre parti. Devi osservare invece se, colorando ciascuna parte con la tinta conveniente, rendiamo bello linsieme. Cos anche ora non costringerci ad assegnare ai guardiani una felicit tale da renderli qualunque altra cosa che guardiani. Sappiamo anche noi rivestire gli agricoltori di abiti fini, tuffarli nelloro, invitarli a lavorare la terra per diletto; sappiamo anche noi far coricare al posto donore, accanto al fuoco, i vasai per bere e mangiare, mettendo loro vicina la ruota da vasi, ma con la facolt di lavorare secondo la voglia che ne abbiano; e in simile modo rendere beati tutti gli altri per fare felice lo stato intero. Per non ci devi dare di questi consigli: se ti obbediamo, lagricoltore non sar pi agricoltore n il vasaio vasaio; e non ci sar pi nessuno che mantenga il suo posto, condizione questa dellesistenza dello stato. Ma per gli altri la questione meno importante: per lo stato non affatto un male grave se dei ciabattini si fanno mediocri, si guastano e pretendono di essere ciabattini anche se non lo sono. Se per dei guardiani della legge e dello stato non sono veri guardiani pur sembrando di esserlo, tu vedi bene che mandano in piena rovina lo stato tutto e che, daltra parte, soltanto da loro che dipendono la buona amministrazione e la felicit. Se dunque noi facciamo dei veri guardiani che non nuocciono minimamente allo stato, e se il nostro contraddittore invece fa felici alcuni agricoltori e banchettanti come in una festa, ma non in uno stato, egli intender certo parlare di qualcosa di diverso da uno stato. Si deve dunque esaminare se dobbiamo istituire i

guardiani per far loro godere la massima felicit possibile; o se, guardando allo stato nel suo complesso, si deve farla godere a questo; e costringere e convincere questi ausiliari e guardiani e cos pure tutti gli altri a eseguire meglio che possono lopera loro propria; e se, in questa generale prosperit e buona amministrazione statale, si deve lasciare che ogni classe partecipi della felicit nella misura che la natura le concede. ( Platone, Repubblica, IV, 419a - 421c). Ricostruiamo i principali significati del testo letto. Nel brano riportato,Adimanto obietta a Socrate che dei governanti siffatti saranno infelici, perch non potranno trarre alcun vantaggio personale dal governo della citt. La risposta di Socrate importante perch, attraverso di essa, Platone fornisce indicazioni circa il metodo con cui condurre una ricerca razionale. Lobiezione di Adimanto non corretta da un punto di vista metodologico: egli pretende di giudicare la felicit o linfelicit del singolo, astraendolo dallorganizzazione sociale. In primo luogo, osserva Socrate, non sarebbe strana uninclinazione naturale di alcuni a sentirsi felici anche in una condizione di vita morigerata. Certamente chi vive in una citt dove il denaro apre tutte le porte, se non avr denaro si sentir infelice; non per questo, per, possiamo dire, in assoluto, che non aver denaro linfelicit. In una citt che ha tolto prestigio e potere alla ricchezza privata e dove si educano i fanciulli a realizzare le loro migliori inclinazioni, concepibile che quanti non posseggano ricchezze, possano essere comunque felici; anzi lo siano in modo migliore, perch pi adeguato alla loro natura. Si tratta di educare tale natura in una cornice appropriata di valori. Lobiezione di Adimanto, inoltre, non tiene conto che la felicit, pensata al livello della citt, deve riguardare la citt nel suo insieme, e non le sue singole parti. Lidea di custodia-governo esige che coloro che esercitano tale funzione lo facciano esclusivamente nell interesse della collettivit, e non in vista di un interesse privato. Compito di una ricerca razionale identificare il contenuto logico dell idea, indipendentemente dalla sua realizzabilit pratica. Ci non significa che lidea inutile: essa infatti il criterio di valutazione oggettiva della realt. Lidea rivela se una realt veramente tale nella pienezza del suo essere. Linee di approfondimento A. Per unanalisi del rapporto tra la citt ideale di Platone, lAtene storica, la democrazia: 1. La critica di Platone alla democrazia in Repubblica VIII 558C (la citt democratica e anarchica e variopinta, priva di criteri di qualit, piena di desideri incontrollati); 2. Lapologia della democrazia nel discorso di Pericle, riferito da Tucidide (La guerra del Peloponneso, cfr. percorso testuale: Atene la citt ideale);

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3. Il mito fondativo della democrazia, espresso da Protagora nel Protagora (321C323C: la virt politica un dono di Zeus a tutti i cittadini; la giustizia legittimata dal consenso). B. Per unanalisi del rapporto tra felicit della citt e felicit dei singoli nel lambito della funzionalit della citt ideale: 1. Il tema della simmetria tra anima e citt nel libro IV della Repubblica (424 AB, sul ruolo delleducazione nello sviluppo delle migliori disposizioni natuali; 433BD, sulla giustizia come valorizzazione delle capacit individuali; 441C-442B, sul rapporto tra la virt dellintero e quelle delle parti; 443C-444A, sullarmonia dellanima come modello di giustizia e di felicit); 2. Lanalisi dei piaceri propri di ciascun tipo di uomo nel libro IX della Repubblica (580D-583B).

2) Subito dopo il brano che hai letto e analizzato, sugli otri, la pietra e il caradrio, Callicle e Socrate continuano a discutere. Qui di seguito riportato il loro dialogo. Ma senza indicazioni degli interlocutori e disordinatamente. Metti ordine e assegna le battute: Sono forse io che lo porto a tali conclusioni, mio caro, o piuttosto chi sostiene senza ritegno che felici sono coloro che godono, in qualsiasi modo godano, e non distingue fra i piaceri, quali siano buoni e quali siano cattivi ? Come prima cosa dimmi se vivere felicemente anche passare la vita a grattarsi quando si ha la scabbia e la voglia di grattarsi, se ci si pu grattare senza impedimenti. E se ha voglia di grattarsi solo la testao c bisogno che ti faccia altre domande? E dico che il vivere felici consiste nel provare tutte le altre voglie e, trovandosi nella possibilit di farlo, nellappagarle traendone piacere. Allora ti dico che anche colui che passa la vita a grattarsi dovrebbe vivere piacevolmente. Considera, o Callicle, che cosa risponderesti se qualcuno ti facesse questa domanda a proposito di tutte le parti del corpo, una dopo laltra. E se piacevolmente, allora anche felicemente. E stando cos le cose, insomma, la vita dei dissoluti non forse terribile, brutta e infelice ? Certamente. O avrai il coraggio di dire che costoro sono felici purch abbiano in abbondanza ci di cui sentono il bisogno ? Non ti vergogni o Socrate di portare il ragionamento a tali conclusioni? 3) Gli esercizi che seguono riguardano il brano che hai letto tratto dal IV libro della Repubblica di Platone. 1.A chi attribuiresti la tesi che essere felici vuol dire trarre vantaggio dalla citt che si governa ? Socrate Adimanto Possibile opponente esterno 2.Secondo Platone, quali di questi beni ricevono i governanti dello stato ideale? Ogni bene necessario per essere felici Soltanto il vitto O viaggiare allestero o pagare cortigiane 3.Lobiezione della statua ben dipinta serve a chi la introduce per: Sostenere la prevalenza della parte sullintero Sostenere che parti belle sono solo in interi belli Sostenere la prevalenza dellintero sulla parte

VERIFICA FINALE
La preparazione degli alunni potr essere saggiata attraverso una verifica finale con esercizi del tipo qui proposto 1. In Platone, Gorgia 493d - 494b, c limmagine degli otri. Stabilisci un parallelismo tra limmagine platonica e le rappresentazioni dei tipi di vita. Immagine SOCRATE avere molti orci avere orci sani e pieni di diversi liquidi preziosi e di difficile ottenimento tranquillit di chi ha orci pieni Procurabilit potenziale dei liquidi Difficolt di ottenere i liquidi Otri forati e logori Riempimento senza fine degli otri Il caradrio CALLICLE Avere gi riempito gli otri La pietra Versare negli otri quanto pi liquido possibile Tipo di vita e felicit

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4. Scegli una delle due possibilit che ti sono offerte e poi una delle tre allinterno di quella scelta: I guardiani sono felici a) individualmente b) in rapporto allintero stato c) allinterno della loro classe. I guardiani sono infelici a) individualmente b) in rapporto allintero stato c) allinterno della loro classe.

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