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HEGEL
Introduzione
Pensiero
Georg Wilhelm Friedrich Hegel
■ Hegel era conosciuto soprattutto per aver introdotto la storia nella filosofia. Fino a
quel momento, i discorsi filosofici si basavano su un vuoto, da un’entelechia dove
raggiungere il senso della verità senza contare sul punto di riferimento che sono i fatti
sociali.
■ Fatti storici come la Rivoluzione Francese hanno segnato maggiormente il discorso
di Hegel, così come il cambiamento di mentalità che regnava nell’Europa dell’epoca.
Concetti come la libertà acquisirono di conseguenza quell’importanza decisiva di cui
Friedrich Hegel fu il rappresentante.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel
■ Allo stesso tempo, e all’interno di questo quadro, sosteneva spesso che la felicità non
deve essere la meta principale dell’essere umano. Gli aspetti più importanti sono la
conoscenza e la ragione. Il suo pensiero è stato come una miccia che ha illuminato e
generato nel tempo un numero infinito di reazioni teoriche e filosofiche. Ha ispirato
nel tempo il materialismo marxista, ha fondato le basi del preesistenzialismo di Søren
Kierkgaard, il concetto metafisico di Friedrich Nietzsche e persino la dialettica negativa
di Theodor W. Adorno. È stato, essenzialmente, quel filosofo che ci ha dato lo
stimolo per pensare che tra noi stessi e il mondo non ci sono barriere, che siamo
artefici della nostra stessa verità. Ha introdotto anche il concetto di dialettica per
spiegarci che la storia e il nostro pensiero sono il risultato del movimento continuo tra
soluzioni e contraddizioni.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel
■ Hegel definiva la ragione come un processo dialettico. Una persona può affermare un
fatto e poi negarlo, per poi superare in seguito questa contraddizione. In questo modo, il
movimento dialettico si sviluppa a sua detta nei seguenti passaggi:
• Tesi: affermazione di un’idea.
• Antitesi: la negazione della propria tesi.
• Sintesi: superare la contraddizione formulata
Pensiero etico-religioso e politico
■ Hegel studia un tema profondamente connesso alla Rivoluzione francese : il tema della
rigenerazione morale e religiosa dell'uomo come fondamento della rigenerazione politica.
Egli è convinto che non si possa realizzare alcuna autentica rivoluzione politica se non basandola
su una rivoluzione del cuore, cioè su quella che noi oggi chiameremmo una "rivoluzione
culturale", una rigenerazione della persona nella sua vita interiore e del popolo nella sua
cultura. Per questo motivo negli scritti giovanili di Hegel non è possibile distinguere in modo
netto da quello politico. Essi formano un'unità inscindibile. L'idea di fondo espressa in questi
scritti è che l'aspirazione dei popoli a una vita migliore e alla libertà deve tradursi in realtà
vivente attraverso la realizzazione di progetti di riforma che spazzino via il vecchio impianto
sociale fondato sulla stabilità delle classi e sulla supremazia del potere nobiliare.
Pensiero etico-religioso e politico
■ Perché questa accada, è necessario che l'ansia di libertà del popolo, così forte nel mondo
interiore degli uomini , produca un nuovo ordine giuridico esteriore, e cioè si incarni
in istituzioni sociali nuove, fondate sull'uguaglianza . Hegel dunque è convinto che la
rivoluzione nelle istituzioni possa avvenire solo come conseguenza esteriore di una
maturazione all'interno della coscienza del popolo.
Cristianesimo, ebraismo e mondo greco
■ Nelle due opere intitolate La Vita di Gesù e La positività della religione cristiana Hegel enuclea
alcuni temi-chiave del proprio pensiero successivo, nonché il passaggio da una prospettiva
kantiana a una prospettiva "post-kantiana".
■ Tra il 1798 e il 1799 , Hegel scrive la più complessa e matura delle sue opere giovanili :
Lo spirito del cristianesimo e il suo destino. Lo scritto ha un impianto storico , attraverso la
riflessione filosofica sulla Bibbia , il testo ripercorre la storia del popolo ebraico, a partire dal
diluvio universale fino alla distruzione del tempio di Gerusalemme e la diaspora .
Hegel nota come il racconto biblico del diluvio universale sia il simbolo di una profonda
"scissione" tra il popolo ebraico e la natura: sentendosi minacciati da quest'ultima , gli Ebrei
hanno reagito con la fede nella potenza del loro Dio, in un atteggiamento di
innaturale allontanamento da tutto ciò che invece è parte integrante della vita umana.
Cristianesimo, ebraismo e mondo greco
■ In altre parole, leggendo il diluvio come un tradimento della natura nei confronti dei suoi figli, gli
Ebrei hanno finito per concepire Dio come Signore salvifico e trascendente rispetto a una realtà
naturale che gli è non solo sottomessa, ma anche "estranea" ; essi hanno pensato Dio (che è tutto)
come contrapposto all'uomo e alla natura (che senza di Lui non sono niente). Riponendo la loro
salvezza in questo lontano Dio trascendente, di cui si ritengono "popolo eletto", gli Ebrei hanno di
fatto scelto di vivere non solo in inimicizia con la natura, ma anche in ostilità con gli altri
uomini. Gli Ebrei sono dunque vittime di "destino" che essi stessi hanno in qualche
modo provocato
■ (N.B. sul concetto hegeliano di "destino" , è opportuno fin da ora fare chiarezza. Hegel interpreta il
destino di un popolo in questi termini : data la realtà storica e naturale , che possiede una sua intima
necessità e una sua precisa logica interna, il destino è la forza con cui la natura reagisce quando
l'uomo o il popolo le si oppongono contro. )
Cristianesimo, ebraismo e mondo greco
■ La "scissione" ebraica rispetto a una natura minacciosa , a popoli considerati nemici e ad un
Dio trascendente sentito lontano e irraggiungibile viene radicalmente messa in discussione da
messaggio di Gesù, la figura fi Gesù è vicina al mondo greco, la cui mentalità è
diametralmente opposta rispetto a quella ebraica. I greci vivono, infatti, in loro rapporto con la
natura in totale armonia e in "spirito di bellezza" , godendo di un sereno accordo con essa: la
loro morale rispetta i naturali desideri umani e i loro dèi sono spesso la "personificazione" delle
stesse forze della natura , nella quale vivono profondamente immersi. Pertanto , se l'ebraismo
rappresenta il momento della scissione dunque dell'infelicità, la grecità incarna il momento
dell'armonia, armonia non solo tra Dio e uomo oppure tra uomo e natura, ma anche degli
uomini tra loro. La religione greca, in quanto fatto pubblico , non separa l'individuo dal
cittadino anzi è fattore di coesione.
Le tesi di fondo del sistema hegeliano
■ Per comprendere al meglio l'idealismo di Hegel è necessario chiarire le tesi di fondo del suo
sistema idealistico :
■ La risoluzione del finito nell'infinito
■ L'identità tra ragione e realtà
■ La funzione giustificatrice della filosofia.
Le tesi di fondo del sistema hegeliano:
Finito e Infinito
■ L'espressione "risoluzione del finito nell'infinito" allude al fatto che per Hegel la realtà non è
un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è
parte o manifestazione di qualcosa di più ampio. Tale organismo, non avendo nulla al di
fuori di sé, coincide con l'Assoluto e con l'infinito, mentre i vari enti del mondo , essendo
manifestazioni di esso, coincidono con il finito. Pertanto il finito , come tale , non esiste,
perché ciò che noi chiamiamo "finito" non è altro che un'espressione parziale dell'infinito
(come la parte non può esistere se non in connessione con il tutto), così il finito esiste
unicamente nell'infnito e in virtù dell'infinito.
Le tesi di fondo del sistema hegeliano: Finito e
Infinito
■ L'hegelismo si configura quindi come una forma di monismo panteistico, cioè come una teoria
che vede nel mondo (finito) la manifestazione o la realizzazione di Dio (dell'infinito). A questo
punto potremmo pensare che l'hegelismo sia una sorta di spinozismo, in verità la differenza tra
due sistemi è notevole: mentre per Spinoza l'Assoluto è una sostanza statica che coincide con la
natura, per Hegel si identifica invece con un soggetto spirituale in divenire, di cui tutto ciò che
esiste è "momento" o "tappa" di un processo di realizzazione.
■ Dire che la realtà non è sostanza ma "oggetto" significa dire , secondo Hegel, che essa non è
qualcosa di immutabile ma un processo di auto-produzione che soltanto con l'uomo e le sue
attività più alte giunge a rivelarsi.
Le tesi di fondo del sistema hegeliano:
Ragione e realtà
■ Il soggetto spirituale (infinito) che sta alla base della realtà viene denominato da
Hegel "idea" o "ragione" , termini che esprimono l'identità di pensiero ed essere, o
meglio di ragione e realtà.
■ Da ciò il noto aforisma : Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale.
■ Con la prima parte di questa formula , Hegel intende affermare che la razionalità non è
pura identità , schema ma la forma stessa di ciò che esiste , poiché la
ragione "governa" il mondo e lo costituisce.
Le tesi di fondo del sistema hegeliano:
Ragione e realtà
■ Viceversa, con la seconda parte della formula, Hegel intende affermare che la realtà non è una
materia caotica , ma il dispiegarsi di una struttura razionale. Quest'ultima si manifesta in maniera
inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell'uomo.
■ Pertanto con il suo aforisma , Hegel no esprime la semplice possibilità che la realtà sia penetrata o
intesa dalla ragione , ma la necessaria , totale e sostanziale identità di realtà e ragione.
■ Da qualsiasi punto di vista guardiamo il mondo , troviamo (secondo Hegel) una rete di
connessioni necessarie e di passaggi obbligati che costituiscono l'articolazione vivente dell'unica idea
o ragione. Hegel ritiene che la realtà costituisca una totalità processuale necessaria , formata da una
serie ascendente di "gradi" o "momenti" , ciascuno dei quali rappresenta il risultato di quelli
precedenti e il presupposto di quelli seguenti.
Le tesi di
fondo del sistema hegeliano: Ragione e realtà
■ kkkkkjjjLe tesi di fondo del sis
■ Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e nel comprendere
le strutture razionali che la costituiscono: Comprendere ciò che è è il compito della filosofia, poiché
ciò che è è la ragione.
■ La filosofia, afferma Hegel, con un paragone famoso è come la nottola di Minerva che inizia il suo
volo sul far del crepuscolo , cioè quando la realtà è già bella e fatta. La filosofia
dunque deve, "mantenersi in pace con la realtà e rinunciare alla pretesa assurda di determinarla e
guidarla . Deve soltanto portare nella forma del pensiero , il contenuto reale che l'esperienza le offre,
dimostrandone , con la riflessione, l'intrinseca razionalità .
■ L'autentico compito che Hegel ha inteso attribuire alla filosofia è la giustificazione della realtà.
Idea , natura e spirito: le partizioni della
filosofia
■ In un suo importante testo l'Enciclopedia dello spirito Hegel affronta la tematica del movimento
che compie lo spirito . Il filosofo ritiene che il farsi dinamico dell'Assoluto passi attraverso i tre
momenti dell'idea "in sé per sé" (tesi), dell'idea "fuori di sé" (antitesi) e dell'idea che "ritorna in
sé" (sintesi). Tant'è vero che il disegno definitivo dell' Enciclopedia può essere definito triade
dialettica.
■ 1) l'idea in sé e per sé o idea "pura" , è l'idea considerata in se stessa , a prescindere dalla sua
concreta realizzazione nel momento . Da questo angolo prospettico, secondo un
noto paragone teologico dello stesso Hegel, l'idea è assimilabile a Dio "prima della
creazione della natura e di uno spirito finito"
Idea , natura e spirito: le partizioni
della filosofia
■ 2) l'idea fuori di sé , o idea "nel suo essere altro" , è la natura , cioè l'estrinsecazione o
l'alienazione dell'idea nelle realtà spazio-temporale del mondo.
■ 3) l'idea che "ritorna di sé" è lo spirito , cioè l'idea che, dopo essersi fatta natura, torna
"presso di sé" nell'uomo.
■ Ovviamente questa triade va intesa non in senso cronologico ma in senso ideale. Infatti ciò
che concretamente ma in senso ideale. Infatti ciò che concretamente esiste nella realtà è lo
spirito (la sintesi) , il quale ha come sua coeterna condizione la natura (l'antitesi) e come
suo presupposto il programma logico rappresentato dell'idea pura (la tesi).
Idea , natura e spirito: le partizioni
della filosofia
■ A questi tre momenti strutturali dell'Assoluto , Hegel fa infatti corrispondere le tre sezioni in
cui si divide il sapere filosofico:
■ 1) la logica , che è "la scienza dell'idea in sé per sé" , cioè dell'idea considerata nel suo essere
implicito e nel suo graduale esplicarsi.
■ 2) la filosofia della natura , che è "la scienza dell'idea nel suo alienarsi da sé".
■ 3) la filosofia dello spirito, che è "la scienza dell'idea, che dal suo alienamento ritorna in sé".
La dialettica : I tre momenti del pensiero
■ Dalla citata distinzione dei tre momenti del pensiero si può evincere la contrapposizione
individuata da Hegel tra intelletto ragione in senso stretto.
■ L'intelletto è un modo di pensare "statico" , che "immobilizza" , per così dire , gli enti,
considerandoli soltanto nella loro reciproca esclusione.
■ La ragione è invece un modo di pensare "dinamico" , capace di cogliere la concretezza del
reale dietro la fissità imposta dalle determinazioni intellettuali. In quanto dialettica, la
ragione nega le determinazioni astratte dell'intelletto , mettendole in relazione con
le determinazioni opposte; in quanto speculativa, essa coglie l'unità degli opposti realizzandone
la sintesi.
La dialettica: Intelletto e ragione
■ La Fenomenologia dello spirito è un'opera filosofica di Hegel, pubblicata nel 1807 per la
prima volta. In quest'opera Hegel tenta di tratteggiare lo sviluppo della coscienza dai gradi
più semplici di livello particolare sino a quelli più elevati di livello universale. Il fenomeno
della coscienza è tanto individuale quanto collettivo. C’è un’attenzione ad una prospettiva
diversa e più ampia dei fenomeni culturali in genere, caratterizzata dalla processualità e da un
orizzonte collettivo.
■ Hegel parla spesso di “spirito del mondo” ad indicare la dimensione intellettuale che
abbraccia tutta la realtà nel suo complesso. La coscienza è sempre calata nel suo contesto
storico. Ritiene che la coscienza individuale debba ripercorrere tutte le tappe della
coscienza universale. Per questo fissa dei punti fermi sul progetto pedagogico: deve far parte
del nostro bagaglio culturale tutto ciò che l’uomo ha conosciuto, appreso e scoperto dalla realtà
in cui viveva nel corso dei secoli.
La fenomenologia dello spirito: introduzione
■ L'intero ciclo della Fenomenologia si può vedere riassunto in una delle sue figure
particolari, ovvero la "coscienza infelice". La coscienza infelice è quella che non sa di
essere tutta la realtà , perciò si ritrova scissa in differenze , opposizioni o conflitti dai
quali è internamente dilaniata e dai quali esce solo arrivando alla coscienza di essere
tutto.
■ La fenomenologia, prepara e introduce il singolo alla filosofia: cioè tende a far sì che
egli si riconosca e si risolva nello spirito universale.
La fenomenologia dello spirito: introduzione
■ La prima tappa della fenomenologia dello spirito è dunque la coscienza, intesa come ciò
che si rapporta a un "oggetto" , ovvero a qualcosa di percepito come "esterno" e "altro" da
sé. La coscienza si articola a sua volta in tre momenti: certezza sensibile, della percezione e
dell'intelletto .
■ La certezza sensibile è la forma di coscienza più povera , poiché non rende certi che di
una indeterminata e generica cosa singola, ad esempio di questo albero, di questa casa in
quanto presenti qui e ora davanti a noi, e non, come potrebbe sembrare, dell'albero o della
casa in quanto tali. Pertanto , quella che a prima vista appare come la massima
certezza possibile è, in realtà forma di conoscenza più astratta e indeterminata.
La fenomenologia dello spirito: la coscienza
■ Svelando i limiti di questa esperienza conoscitiva, Hegel intende criticare tutte le forme
di sapere immediato. La certezza sensibile, si limita a sentire l'oggetto nella sua unicità e
immediatezza. L'unica cosa che rimane costante nelle conoscenza sensibile è il "qui e
ora" di un determinato oggetto.
■ Il passaggio dal sapere immediato al sapere mediato si realizza con la "percezione",
la quale esplicita quella distinzione tra soggetto che percepisce e oggetto percepito che
era implicitamente presente nella certezza sensibile. Nella percezione il generico
"questo" , che si cercava di afferrare con i sensi , diventa la "cosa" percepita dall'io o
sostanza a cui ineriscono diversa proprietà.
La fenomenologia dello spirito: la coscienza
■ Hegel intende dire che gli oggetti non sono che insieme di proprietà che la conoscenza "unifica" o
"colleziona" : l'oggetto non può essere percepito come uno, nella molteplicità delle sue qualità,
se l'io non riconosce che l'unità dell'oggetto è da lui stesso stabilita. In tal modo l'oggetto si
risolve interamente nel soggetto. La coscienza dell'oggetto è coscienza di sé quale centro
unificatore dei dati dell'esperienza.
■ L'intelletto, infine, per Hegel consiste nella capacità di cogliere gli oggetti non come tali, ovvero in
base alle qualità sensibili che sembrano costituirli, ma come "fenomeni" , cioè solo come
risultati di una "forza" che agisce sul soggetto secondo una legge determinata. Accogliendo la
lezione kantiana, Hegel ritiene che l'essenza vera dell'oggetto, che è ultrasensibile, non si
possa cogliere mediante l'intelletto. Pertanto , poiché il fenomeno è soltanto nella coscienza e ciò
che è al di là del fenomeno o è un nulla o è qualcosa per la coscienza , la coscienza a questo
punto ha risolto l'intero oggetto in se stessa ed è diventata coscienza di sé , autocoscienza.
La fenomenologia dello spirito: l' autocoscienza
■ AUTOCOSCIENZA è l’uscire dalla propria individualità perché il soggetto viene considerato nel
rapporto con gli altri. Questa sezione si muove non più in un ambito puramente gnoseologico, ma
sociale, storico, religioso.
■ SERVITU’ E SIGNORIA :
■ Necessità di un reciproco riconoscimento tra le autocoscienze, io ho consapevolezza di me solo
quando sono riconosciuto da un altro, quindi l’autocoscienza postula l’esistenza di altre
autocoscienze che le permettono di essere tale. L’uomo è autocoscienza solo se riesce a farsi
riconoscere da un’altra autocoscienza, si potrebbe pensare che questo reciproco riconoscimento sia
attraverso l’amore, come sostenne Hegel da giovane, ma capisce che esso non insiste sul carattere
drammatico della separazione tra le autocoscienze, l’io si concepisce solo in relazione con un
altro, è però un rapporto conflittuale, di sfida per l’indipendenza.
La fenomenologia dello spirito: l' autocoscienza
■ STOICISMO E SCETTICISMO
■ L’indipendenza raggiunta dall’io rispetto alle cose, la frattura tra soggetto e oggetto ha
una sua concretizzazione nella storia del pensiero filosofico, cioè nella storia della coscienza umana:
lo stoicismo
■ stoicismo predica l’autosufficienza del saggio da ciò che lo circonda, non nega la realtà esteriore, ma
se ne rende indipendente: frattura uomo-realtà. L’autonomia dalla realtà qui affermata è però una
libertà interiore falsa, astratta, perché quei condizionamenti esteriori permangono.
La fenomenologia dello spirito: l' autocoscienza
■ Con lo scetticismo si passa dal distacco alla negazione del mondo esterno; alla
negazione della realtà e della possibilità di arrivare a conoscere la verità. Lo
scetticismo è un atteggiamento di sfiducia nei confronti della capacità della ragione
sospende l’assenso su tutto ciò che è comunemente ritenuto vero e reale.
■ indipendenza come negazione della realtà diventa qui consapevole : passo in avanti
della coscienza; lo scetticismo è per sé (consapevolmente) ciò che lo stoicismo è in
sé (inconsapevolmente) Lo scetticismo dà luogo ad una condizione contraddittoria
insostenibile. Questo esasperato atteggiamento negativo verso la realtà nega l’esistenza
di una verità. Hegel usa contro lo scetticismo la stessa argomentazione di sant’Agostino:
già la frase “non esiste nessuna verità” si propone come verità, giungendo così ad
un’insostenibile contraddizione, ad un paradosso
La fenomenologia dello spirito: l' autocoscienza
La contraddizione implicita nello scetticismo diventa esplicita nella coscienza infelice. La coscienza
passa nella figura della “coscienza infelice” perché turbata dalla contraddizione tra la negazione della
verità in generale e l’affermazione di una verità particolare, essa assume la forma di una separazione
radicale tra uomo e Dio, tra coscienza e verità.
NB: lo scetticismo a cui si riferisce è anche quello religioso di Pascal per cui “tutto è vanità”
■ Lo scettico che non crede in nulla e che nichilisticamente nega consistenza a questa vita è in
realtà intimamente religioso, perché sulla nullità della creatura si basa l’infinità di Dio. Si raggiunge
quindi una coscienza religiosa. Questa opposizione tra uomo e Dio, tra finito e infinito, che
corrisponde alla “collocazione” della verità, produce nella coscienza una lacerazione che genera
infelicità la religione è un momento del progredire della consapevolezza, che però non è ancora
matura
La fenomenologia dello spirito: l' autocoscienza
■ In effetti, per poter strappare alla natura i suoi segreti, per conoscere in modo sempre
più scientifico la natura che la circonda, la ragione deve sì osservare i fenomeni
naturali, ma con l’obiettivo di formulare teorie, leggi che – pur mostrando il modo di
essere delle realtà naturali – non sono ricavabili induttivamente dall’esperienza, ma si
avvicinano progressivamente alla forma razionale del concetto.
■ Il concetto, quale oggetto adeguato alla ragione, non è più considerato dalla
autocoscienza come un qualcosa di apriori, come tende ancora a fare la coscienza
comune, non ancora in grado di conquistare il sapere assoluto della visione
scientifica del mondo
La fenomenologia dello spirito: la ragione – ragione attiva
■ L’unità fra ragione e realtà non può più, dunque, essere ancora ingenuamente considerata
come un qualcosa di dato e di contemplabile come l’osso del cranio, oggetto d’indagine
della frenologia, ma si tratta di qualcosa che deve sempre venir realizzato attraverso
un rapporto dialettico nel quale la ragione tende a realizzarsi nella realtà, che a sua volta
viene progressivamente razionalizzata. A questo scopo, però, la ragione non può più
limitarsi alla pura e passiva osservazione della realtà, attitudine ancora più religiosa che
realmente scientifica, ma deve apprendere a produrre consapevolmente se stessa mediante
la propria attività in quanto ragione attiva, capace di divenire reale, contribuendo
così attivamente a razionalizzare il mondo.
La fenomenologia dello spirito: la ragione - individualità
in sé e per sé
■ Alla tappa della Ragione osservativa e a quella della Ragione attiva, segue quella denominata
l’INDIVIDUALITÀ CHE È A SE STESSA REALE IN SE STESSA E PER SE STESSA. Anche
questa fase si realizza in tre momenti successivi:
■ il regno animale dello spirito e l’inganno. Agli sforzi e alle ambizioni universalistiche della virtù
succede l’atteggiamento dell’onesta dedizione ai propri compiti particolari (familiari, professionali,
ecc.). Il termine “animale” indica proprio che la vita dello spirito viene risolta nella cura dei propri
compiti o affari. L’“inganno” sta nel fatto che l’individuo tende a spacciare la propria morale
individuale, che esprime in realtà un interesse particolaristico, per universale. Lukacs ha visto in
questa figura la traduzione filosofica della mentalità, dell’individualismo borghese;
La fenomenologia dello spirito: la ragione - individualità
in sé e per sé