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ANALISI

DELLA
CONVERSAZI
La conversazione è una attività dialogica co-prodotta da due o piu
interlocutori, che alternativamente assumono i ruoli di parlanti di turno
(o parlante corrente) e di destinatario (o ascoltatore),
ONE
Definizione di
conversazione
Attività dialogica in cui due o più partecipanti (interlocutori) si
alternano a parlare, adattabile a un’estesa gamma di situazioni e
contesti (amichevoli-conflittuali, occasionali-abitudinari, faccia a faccia,
mediati ecc.), caratterizzata da una considerevole variabilità per quanto
riguarda la durata (da pochi minuti a ore), i contenuti, il registro (più o
meno formale o informale) e le finalità perseguite (v. Sacks et al., 1974).
INDIC
E

Ordine
Peculiarità
conversazionale
Origini (assunti di base; Interessi recenti Note conclusive
(globale e locale;
metodo)
meccanismi)
ORIGINI ANALISI DELLA
CONVERSAZIONE
L’analisi della conversazione (AC) è un approccio sociologico allo studio
del linguaggio in uso e delle interazioni sociali, sviluppatosi negli anni
’60 in California (UCLA), a partire dai lavori di Harvey Sacks, Emmanuel
Schegloff e Gail Jefferson  manifesto 1974

Incontri fondamentali per lo sviluppo dell’AC sono stati quelli di Sacks


con i sociologi:
Goffman

Garfinkel
Goffma
n
Ha condotto ricerche presso le isole Schetland
Teoria drammaturgia

le persone “recitano” copioni/script per gestire impressioni e la


presentazione di sé. Ogni interazione ha luogo all’interno di una specifica
cornice contestuale (frame) e segue regole sue proprie, ossia si svolge
secondo specifiche sequenze di azioni
Diversamente dagli studiosi di AC, Goffman

a) non utilizza dati reali


b) si concentra più sugli aspetti connessi alla salvaguardia
della faccia degli interlocutori che non sull’interazione in sé pe sé

(Schegloff 1988)
Garfinke
l
Ha introdotto l’etnometodologia presso l’Università della California.

Ordine sociale = esito interazioni comunicative quotidiane = il risultato


delle azioni e dei discorsi costruiti collaborativamente dagli individui.
Goffman  si focalizza sulle “regole dei giochi” sociali,

Garfinkel  si focalizza sulle contingenze, ossia sugli eventi imprevisti. Gli


etnometodologi hanno focalizzato la loro attenzione proprio sulle violazioni
dalla norma, che sono diventate oggetto di interesse anche per gli analisti
della conversazione.
PECULIARITA’

• Assunti teorici  Ordine = risultato di ciò che gli interlocutori fanno


• Obiettivi analisi  descrivere come si raggiunge l’ordine mediante le
attività di co-costruzione
• Dati utilizzati  registrazioni spontanee, dati ecologici
• Preparazione dati  trascrizione
• Metodo analisi  induttivo
Quindi

• Attenzione nei confronti della struttura complessiva
dell’everyday talk;

• Esame dei dettagli conversazionali (es. sovrapposizioni,


interruzioni, silenzi, esitazioni)  fenomeni non accidentali;

• No interesse per categorie di azioni linguistiche entro cui ricondurre la


ricchezza delle azioni svolte dalle persone coinvolte nell’interazione
Assunti teorici e obiettivi
• Assunti teorici 
• conversazioni = eventi ordinati e regolari;
• ordine e regolarità = risultato di ciò che i conversanti fanno a livello globale e
a livello locale

• Obiettivi  descrivere:
• ordine e regolarità delle interazioni sociali
• come vengano perseguiti mediante le attività di co-costruzione ad opera degli
interlocutori.
Il metodo
Prima di parlare del metodo  occorre distinguere, citando
Pallotti (1999) tra:

• fenomeni  eventi, avvenimenti che occorrono nel mondo reale,

• dati  rappresentazioni di quegli avvenimenti (raccolte


mediante audio o videoregistrazioni, con fina- lità di ricerca)

• trascrizioni sono invece le rappresentazioni di


quelle rappresentazioni».
Fenomeni dati trascrizioni

I fenomeni sono diversi dai dati registrati,


Dati registrati sono diversi dalle loro trascrizioni
Raccolta dati in contesti
ecologici
Esclusivo interesse dei ricercatori AC per i dati di esecuzione

I dati reali sono molto più ricchi di dettagli rispetto ai


- dati creati a tavolino
- reports di psicologi e sociologi (osservazione classica)

Le registrazioni possono essere riascoltate, ma non hanno ovviato ai


limiti propri dell’osservazione classica.
Questioni da
affrontare
Questioni da affrontare:
Etiche e legali  connesse al diritto dei partecipanti di essere
informati, di essere tutelati nella propria privacy, di ritirare il proprio
consenso all’utilizzo dei dati
Tecniche  legate al
• posizionamento della strumentazione,
• tempi della registrazione
• cosa scegliere di registrare e considerare naturale o spontaneo;
• presunta influenza delle strumentazioni
Secondo Wood e Kroger (2000, p. 70), una soluzione

potrebbe essere quella di chiedere ai partecipanti

«a general permission for recording without the need to be informed in advance


about the particular occasion on which it will take place or they may consent to
routine recording without requiring that they be informed about the particular
sections that will be used for analysis»
Preparazione dati  la trascrizione

Alla fase di raccolta del materiale deve seguire la trascrizione 


un’operazione complessa.

Inoltre, come affermano anche gli analisti della conversazione, la


trascrizione, pur rendendo possibile l’analisi dei dati, non ne costituisce
un suo reale sostituto.
Tra i sistemi di trascrizione, maggiormente diffusi e utilizzati dai
ricercatori che si occupano  sistema convenzionale di tipo
fonologico ideato da Gail Jefferson che tenta di
riprodurre/rappresentare, in modo semplice, non solo parole, ma
anche fenomeni conversazionali quali, ad esempio, sovrapposizioni,
pause, enfasi, risate, esitazioni ecc.

http://www.sscnet.ucla.edu/soc/faculty/schegloff/
transcription module
[…] La singola parentesi quadrata indica, nei turni in progressione di due (o più) parlanti, il punto di inizio e di fine del parlato
in sovrapposizione.
[[ La doppia parentesi quadrata indica una partenza simultanea.
(.), (..), (…) Uno, due o tre puntini, collocati tra parentesi rotonda, indicano micropause di silenzio – sia interne al turno di un singolo
parlante sia tra turni di parlanti diversi – rispettivamente inferiori a 2 secondi, comprese tra 2 e 3 secondi, superiori a 3
secondi.
(0,0) I numeri tra parentesi rotonda indicano una misurazione approssimativa, in decimi di secondo, delle micro-pause di
silenzio.
(parole) Le parole incomprensibili o dubbie vengono trascritte tra parentesi rotonde
((commento)) Glosse e commenti del trascrittore, relativi ad esempio al contesto, vengono scritti tra doppia parentesi rotonda.
::: I due punti indicano allungamento di vocale o consonante. Più numerosi sono i due punti, più esteso l’allungamento.
, La virgola è un marcatore di continuazione, utilizzato per indicare il tono sospensivo.
? Il punto interrogativo indica il tono interrogativo.
! Il punto esclamativo indica il tono esclamativo.
. Il punto fermo indica il tono conclusivo.
mati- Il trattino indica il taglio, la troncatura di una parola in progressione.
PAROLE Il maiuscolo viene utilizzato per le parole pronunciate con un volume alto (ovviamente rispetto alla base-line del parlante
nella conversazione che si sta trascrivendo).
°parole° Le parole pronunciate con volume basso vengono incluse tra due pallini alti (il simboli del grado)
parole Le parole (o le porzioni di parola) pronunciate con enfasi vengono sottolineate. A volte l’enfasi è segnalata anche dal
parole grassetto.
>parole< Parole e porzioni di testo incluse tra i simboli di più grande di e di più piccolo di indicano discorso accelerato
<parole> Parole e porzioni di testo incluse tra i simboli di più piccolo di e di più grande di indicano discorso rallentato
= Il segno dell’uguale indica allacciamento di parlato, privo di pause. Si utilizza quando tra la fine del turno di un parlante e
l’inizio del turno dell’interlocutore non ci sono pause udibili. Si utilizza, altresì, in presenza di lunghe sovrapposizioni,
all’inizio di ciascuna linea di uno stesso turno di uno stesso parlante, per indicare il mantenimento del piano, ossia per
segnalare che gli interlocutori continuano ad occupare il turno simultaneamente, per più linee successive.
.hh Respiri udibili.
(h) Risate simultanee al parlato.
 La freccia breve è utilizzata per indicare la linea o il turno in cui il fenomeno indagato si manifesta.
“parole” Le virgolette di citazione sono utilizzate per il discorso riportato.
Trascrizione  gradino imprescindibile nel processo di analisi.

Difficile trascrivere tutti i dettagli presenti nell’interazione originale o in


quella registrata

In ciascuno dei passaggi che va dagli eventi originali (fenomeni)  alla


registrazione degli stessi (dati)  alla trascrizione si verifica una, seppur
minima, perdita di dati.

Fenomeni dati trascrizion


i
Inoltre, chi trascrive può optare per una trascrizione larga (solo parole) stretta
(anche i dettagli) (Pallotti,1999)

Problema osservazione selettiva (problema comune ai metodi di osservazione


naturalistica) non viene completamente eliminato dalle registrazioni
meccaniche, ma semplicemente posticipato al momento in cui il ricercatore
trascrive i dati (Ochs, 1979).
Ripetere l’ascolto e/o la visione del materiale originale sembra essere una
prassi altamente consigliata, che conduce spesso alla scoperta di ulteriori
dettagli, che possono essere sfuggiti ad una prima trascrizione.
Il font  Il carattere grafico maggiormente impiegato per la trascrizione è il carattere
Courier (dimensione 9) che, diversamente da altri font, ha lettere di uguale dimensione che
occupano pertanto uno stesso spazio (la lettera «i» ha la stessa dimensione della lettera
«m»); ciò rende più facile l’allineamento nei casi ad esempio di turni in sovrapposizione:
Organizzazione spaziale  Per la trascrizione di conversazioni tra adulti si
predilige il formato verticale detto «a copione». Quando si trascrivono le
conversazioni tra bambini o tra adulti e bambini si preferisce impiegare una
trascrizione su più colonne.

Numerazione  Non solo gli estratti e i turni, ma anche le righe della trascrizione
vengono numerate progressivamente. L’obiettivo è quello di rendere più agevole
in fase di analisi il riferimento ai dati
Analisi
dati
Analisi ha come obiettivo  identificare regolarità strutturali (e
deviazioni dalle stesse) nella manifestazione di un fenomeno
conversazionale,
Le fasi:
(1) selezione di una collezione di esempi di un particolare fenomeno,
occorso in più conversazioni
(2) presentazione di estratti in cui il fenomeno indagato si manifesta
(3) analisi degli estratti e
(4) identificazione di regolarità strutturali.
Analisi degli estratti  la
pertinenza osservabile
L’analisi degli estratti (3) si effettua mediante commenti analitici di tipo
qualitativo operato riga per riga, seguendo il principio di pertinenza
osservabile  si considera, ad esempio, umoristica solo la sequenza in
cui gli interlocutori ridono in seguito ad una battuta del primo parlante
o problematica l’espressione su cui il parlante stesso o l’interlocutore
agiscono delle riparazioni.
Analisi degli estratti  questione di
sequenze
1.Mother: Do you know who’s going to that meeting?
2.Russ: Who?
3.Mother: I don’t know!
4.Russ: Oh, probably Mr Murphy and Dad said Mrs
5. Timpte an’ some of the teachers

(Terasaki, 1976:45)
La richiesta della madre (linea 1) poteva essere interpretata sia come una genuina richiesta
di informazione, sia come un preannuncio. Il figlio Russ la interpreta come un annuncio
(linea 2) tanto che le domanda: Chi? La madre (linea 3), rivelando di non sapere chi
parteciperà, mostra che l’inferenza effettuata da Russ non è corretta.
Identificazione di regolarità e
devianze
Esempio  Galatolo et al. (2016), hanno identificato in apertura di
chiamata, la presenza di un fenomeno ricorsivo e altamente
strutturato: le parasitic apologies  scuse fatte dal chiamante o dal
chiamato en passant, sussidiarie rispetto all’attività principale. Tali
scuse sono costituite, perlopiù, da 2 componenti:
1. la scusa (ad esempio, mi dispiace) e
2. la ragione per cui ci si scusa (ad esempio, per non averti chiamato
prima).
In pochi casi compare anche terzo componente:
3. la motivazione (ad esempio, sono uscito tardi dal lavoro).
Negli esempi analizzati, sia chi si scusa che chi riceve le
scuse contribuiscono a rendere le stesse en passant. Generalmente infatti

- chi si scusa  lo fa al primo slot conversazionale disponibile, mentre la


conversazione sta procedendo o si sta facendo altro;
- chi riceve le scusa  formula minimi riconoscimenti (ad esempio, ah
ok), rapide assoluzioni (ad esempio, non preoccuparti, non importa)
oppure non replica.

Sia le scuse, sia le repliche alle stesse tendono a non essere elaborate e, al
contrario, assumono, in questo contesto, il carattere dell’urgenza.
L’analisi vuole dunque identificare

• il modo in cui gli interlocutori contribuiscono alla co-costruiscono


dell’evento di volta in volta indagato (nel caso delle scuse, sia chi si
scusa sia chi riceve le scuse contribuisce a rendere l’attività dello
scusarsi un’attività sussidiaria rispetto all’attività principale in corso)

• le regolarità strutturali (nel caso delle scuse, la scusa si compone di


norma di due componenti – scusa + ragione – e la risposta è minima o
assente), e le sue devianze (talvolta compare un terzo elemento, vale a
dire la spiegazione).
Analisi è
dunque
• Empirica  perché non ricorre a teorie di riferimento e/o a categorie
entro cui ricondurre i fenomeni osservati

• Induttiva  parte dai dati e ritorna ai dati


raccolta e trascrizione dati

selezione di una collezione


di esempi

analisi condotta caso per


caso

generalizzazioni

ritorno ai dati per ulteriori


verifiche
Le strategie di
analisi
Oltre all’analisi di sequenze, cioè di estratti in cui un certo fenomeno compare (cfr. punto 3), gli studiosi di AC
sono interessati a (cfr. Fele 2007: 133-142):

1. individuare le strutture di base della conversazione


2. scoprire e analizzare specifiche attività
3. analizzare le sequenze
4. effettuare confronti longitudinali
5. eseguire analisi dell’eccezione;
6. effettuare analisi comparate
7. compiere analisi di casi singoli
ORDINE CONVERSAZIONALE
Analisti della conversazione e focus sui meccanismi funzionali a:

 Raggiungere ordine
 Ristabilire ordine
Organizzazione complessiva
• Fase di apertura
• Fase centrale
• Fase chiusura
Generalmente c’è cooperazione in tutte le fasi.
La cooperazione = esito di complesse attività negoziali, “trattative”, che
i conversanti mettono in atto relativamente alla gestione
- dei contenuti
- dei ruoli conversazionali (ad esempio, narratore-ascoltatore) ed
epistemici
Organizzazione locale
I meccanismi di gestione locale dell’interazione

• turn-taking  presa del turno


• repair  riparazione messi in atto dagli interlocutori in risposta ad
eventi considerati problematici

Essi agiscono a livello di turni e sequenze conversazionali.


Turno conversazionale

Il turno conversazione (TC) è una unità che

• non corrisponde a un’unica struttura (parola, enunciato, frase)


• non corrisponde a una sola tipologia di azione linguistica (domanda,
affermazione, ordine ecc.);
• può avere dimensioni variabili  una o più TCU
1 TC = 1 TCU Ciao

1 TC = molteplici TCU + TCU + TCU +…


Ciao Elisa. Che piacere vederti, come stai?
TCU e
PRT

• TCU  enunciati, identificati perlopiù su base prosodica


e intonazionale, che compongono un intero intervento del parlante.

• PRT (Punto di Rilevanza Transizionale) Punto finale di ogni TCU


1 TC = 1 TCU

1 TC = molteplici TCU + TCU + TCU +…


Ciao Elisa. Che piacere vederti, come stai?
Presa del turno

del parlante
Eteroselezion successivo
e e/o
dell’azione
Meccanismi del turn- successiva
taking
di se stesso/a come parlante
Autoselezion successivo
e e
dell’azione da compiere
Eteroselezion
euò essere esplicita o implicita (Lerner 2003).
P

Esplicita:
- sguardo (facile il fallimento);
- pronome personale;
- uso del nome o di altri termini di designazione;
Implicita
Sebbene secondo le tesi di Sacks e collaboratori, almeno nel contesto
delle lingue anglofone, solo il 5% del totale flusso dialogico proprio di
ogni conversazione viene pronunciato secondo modalità non lineari,
non rispettando cioè la regola del parlare uno dopo l’altro, altre
ricerche (cfr. C. Bazzanella, 1994) hanno mostrato come siano
frequenti le anomalie nel passaggio del turno dall’uno all’altro degli
interlocutori in base alle quali si generano sovrapposizioni,
interruzioni, silenzi (ad esempio in ambito psicoterapeutico non è raro
che terapeuta e cliente scelgano di rinunciare alla presa del turno
rimanendo in silenzio), partenze simultanee, indugi ecc.
Parlato non
lineare
Schegloff (2000, 2002) distingue le sovrapposizioni in

- non problematiche
- problematiche
Sovrapposizioni non problematiche  i parlanti sembrano non registrare
l’evento, continuando ad esempio a parlare in sole production,

Sovrapposizioni problematiche  i parlanti registrano l’evento


e ricorrono a pratiche di risoluzione, che solitamente consistono nel:

• ripetere (riciclare) l’inizio del proprio turno


• ripetere parte di quanto detto dall’interlocutore
• usare una generica espressione di richiesta come “huh?”
Più in generale, ogni forma di riparazione successiva a una
sovrapposizione ne sottolinea la problematicità, il carattere
potenzialmente distruttivo per l’interazione.

OVERLAP RESOLUTION DEVICE  componente integrante


dell’organizzazione del turn-taking

Obiettivo  ristabilire l’ordine


Le sequenze conversazionali
Unità di organizzazione delle conversazioni, di ordine superiore rispetto all’unità di
turno  sequenza conversazionale, ossia concatenazioni tipiche e ricorrenti di
elementi.
Casi più semplici  sequenze complementari, dette anche coppie adiacenti del
tipo
- saluto/saluto;
- domanda/risposta;
- offerta/accettazione.

Mentre i saluti, come altre formule rituali, sono collocati in posizioni fisse
della conversazione; altri tipi di coppie adiacenti si collocano in posizioni variabili
Le sequenze complementari
Sono di norma:

• prodotte da parlanti diversi;

• organizzate in una prima parte e in una parte complementare;

• tipicizzate (ad esempio l’offerta richiede sempre un’accettazione o


un rifiuto);

• generalmente anche adiacenti


(4)
1.Madre: Sì, è una specie di macchinina e sopra
2 cosa c’è? Sopra la macchina cosa c’è?

3.Figlio: C’è una bambina.

4.Madre: Com’è la bambina? (.) Com’è? di che colore


5 ce li ha i capelli?

6.Figlio: Gialli!

Frammento (4) organizzato in 2 coppie adiacenti di domanda + risposta


Le caratteristiche delle coppie adiacenti sono:

• la complementarietà;

• l’ordine (l’ordine tra due componenti non può essere invertito. Es. una
risposta deve seguire una domanda e non precederla);

• il collegamento discreto (data una prima parte, solo alcune seconde


parti possono seguire, sono ammesse e vengono effettivamente
prodotte)
Preferenza
È strettamente legato al concetto di sequenza complementare quello di
 preferenza (cfr. Bilmes, 1988) secondo il quale non tutti i
completamenti possibili della prima parte di una coppia si equivalgono;
esistono infatti:

• Alternative preferenziali
• Alternative non preferenziali (linguisticamente marcate)
Alternativa preferenziale
Variano in relazione alla prima parte della coppia complementare:

• invito  accettazione piena è quella che viene data immediatamente dopo


l’invito (tanto che una pausa temporale che precede l’accettazione rende
quest’ultima una accettazione sì, ma riluttante);
• valutazione  valutazione data in pieno accordo con la prima (un accordo solo
parziale, in genere, precede un’opposizione: sì, sono d’accordo con te però…);
• Complimento  mitigazione dello stesso o da un disaccordo (da parte del
soggetto che ha ricevuto il complimento), spostamento del referente (A: “Ottimo
lavoro”, B: “Ottimi strumenti, piuttosto”) o restituzione (A: “Complimenti!” B:
“Merito tuo”).
• Autosvalutazione  disaccordo da parte dell’interlocutore
Non sempre la seconda parte di una sequenza complementare è adiacente
rispetto alla precedente; può accadere, infatti, che fra la prima parte e la
parte complementare si diano delle sequenze inserto.

Levinson, per tale ragione, preferisce sostituire al concetto di


coppia adiacente quello di rilevanza condizionata (cfr. Schegloff, 1968)
Non solo sequenze complementari

• sequenze inserto;

• presequenze (pre-offerte; pre-annunci…)

• post-sequenze (la riparazione)


Le sequenze
inserto
3F: Che me metto?
4M: Che vòi?
5F: Che dici, che me posso mette’ stasera?
6M: E do’ devi anda’?
7F: Al Lola.
8M: Perché non te metti il vestito nero
9. quello con lospacco, che te sta
10. proprio bene?
Le pre-
sequenze
• pre-offerte e pre-inviti del tipo  Che fai stasera?
• pre-annunci  «Volevo raccontarti…»
• pre-chiusure  turni generalmente vuoti come “Va be’ ” aventi
la funzione di negoziare concordemente la chiusura
• pre-richieste  “Sai dov’è il mio giornale?”
Le post-sequenze

Le più comuni sono le riparazione  che servono a gestire


l’interscambio quando eventi problematici si affacciano sulla scena
interazionale. Solitamente si distinguono in base a chi le avvia e chi le
conclude
La riparazione
• Autoriparazione

• Riparazione sollecitata

• Riparazione richiesta

• Eteroriparazione
Autoriparazion
e
(9)
12.Flora: Al-, all’inizio era stato proprio tragico,
13  perché lui non voleva, voleva proprio
14 lasciarmi, era intenzionato, non voleva
15 manco vedermi!
Riparazione
sollecitata
(10)
3.Figlia: Che me metto? [T1]

4.Madre: (entrando in camera) Che [T2]


vòi?
5.Figlia: Che dici, che me posso mette’ stasera?
[T3]
(11)
1.Terapeuta: Professione [T1]

2.Figlio: Professione?
[T2]
3.Terapeuta:
Sì, atti[vità
4.Figlio [T3] [Eh, dunque, professione:,
: 5. ero al terzo anno di medicina.
Il turno riparabile può apparire al destinatario:

- non udibile;

- non comprensibile  [Non capisco quello che vuoi dire]

- disconnesso  [Non riesco a cogliere la pertinenza argomentativa]

- Inappropriato  inadeguato;

- scortese  come nel caso, ad esempio, delle richieste di un bambino non


accompagnate dal “per favore” cui fanno seguito solitamente gli inviti alla correzione
da parte di un adulto
Riparazione
richiesta
(13)
33.Lucrezia Mi sarebbe piaciuto nel tempo
: 34. sapere, cioè come si dice? [T1]

35.Simona:  Rimanere amici? [T2]

36.Lucrezia No. Mi sarebbe piaciuto,


: 37. sapere: ogni volta come [T3]
comportarmi.
Eteroriparazione
(12)
1.Madre: è una specie di macchinina e sopra
Sì, 2. c’è?cosa
sopra la macchina cosa c’è?

3.Figlio: C’è una bambina.

4.Madre: Com’è la bambina? (.) com’è? Di che colore ce


5. li ha i capelli?

6.Figlio: Gialli! [T1]


7. Madre: Si dice gialli: o si dice biondi:? [T2]
 [T3]
8. Figlio: Gialli
!
9.Madre:  No:. Si dice biondi! [T4]
Obiettivo delle riparazioni

Ristabilire l’ordine
INTERESSI RECENTI
Da alcuni anni, un gruppo di studiosi di Analisi della Conversazione sta
focalizzando il proprio interesse sulla questione della gestione
epistemica delle conversazioni.

John Heritage (2012a, 2012b; 2014), in particolare, è dell’idea che lo


sviluppo sequenziale (e dunque l’ordine) di una conversazione si
realizzi, non solo in virtù delle azioni linguistiche impiegate dai parlanti,
che richiedono adeguati completamenti da parte degli interlocutori (cfr.
i concetti di sequenza complementare e di preferenzialità), ma anche in
base alla gestione dei ruoli (status) e delle posizioni (stance)
epistemiche assunte dagli interlocutori nel corso dell’interazione.
Epistemic
status
Epistemic status  ruolo conoscitivo che parlante e/o ascoltatore si riconoscono
reciprocamente in relazione a specifici domini di conoscenza.

Tali attribuzioni - che vengono rappresentate su un immaginario gradiente


epistemico che procede da posizioni K+ (more knowledgeable), fino a posizioni K-
(less knowledgeable), passando per posizioni intermedie - sono effettuate
- in base all’accesso conoscitivo che il parlante ha rispetto a una informazione;
- ma hanno a che fare anche con i diritti e le responsabilità di conoscere che
differiscono da persona a persona.

Il fatto che due individui accedano contemporaneamente a una stessa


informazione, ad esempio, non è di pe sé garanzia di una “epistemic equality” (cfr.
esempio medico-paziente)
Epistemic
stancestance
Epistemic = manifestazione concreta di queste attribuzioni, gestite
momento per momento attraverso i turni di parola. L’epistemic stance riguarda il
modo in cui i «parlanti posizionano se stessi in termini di epistemic status in e
attraverso la costruzione dei turni di parola” (Heritage, 2012b: 33, trad. it. mia).
Sebbene ci sia spesso congruenza tra status e stance, talvolta tale pertinenza
viene a mancare perché il parlante può:

• resistere, sovvertire o rinegoziare l’espistemic status che gli è stato assegnato


(Mondada 2013: 600);
• dissimulare il suo status epistemico utilizzando stance «to appear more, or less,
knowledgeable than they really are» (Heritage 2012b: 33).
Ovviamente [1] e [2] sono solo alcuni esempi relativi a situazioni in cui gli
interlocutori vivono una chiara disparità epistemica e hanno l’obiettivo di
bilanciarla.
In altri casi, la disparità iniziale:
- potrebbe non esserci ;
- potrebbe non essere riconosciuta come tale dai partecipanti
Nonostante i limiti di una analisi condotta su conversazioni
caratterizzate da una riconosciuta disparità epistemica tra interlocutori
e la necessità di ampliare la tipologia di corpora analizzati, i concetti di
epistemic status e di epistemic stance sembrano ben promettere circa
il loro possibile utilizzo nella comprensione dell’organizzazione
sequenziale e delle dinamiche interazionali interne alle conversazioni.
In un piccolo corpus di conversazioni di troubles talk (Riccioni et al. 2014)
l’analisi delle dinamiche epistemiche ci ha permesso di mettere in luce una
chiara correlazione tra gli interventi di richiesta esplicita di un consiglio
(che equivalgono da un punto di vista epistemico all’assegnazione per sé di
un ruolo epistemico K- e all’attribuzione all’altro di un ruolo complementare
K+) e l’allineamento nel turno successivo alla formulazione del consiglio
(indipendentemente dal fatto che esso sia formulato in modo mitigato o non
mitigato). In altri termini, la negoziazione dei ruoli sembra agire
sull’accettazione del consiglio più di quanto non faccia la sua mitigazione.

ARTICOLO DA LEGGERE (su Mitigation and Epistemic Stance). COSTITUISCE


PARTE INTEGRANTE DEL PROGRAMMA PER TUTTI GLI STUDENTI. TROVATE
IL FILE NELLA SEZIONE TEAMS «FILE»
NOTE CONCLUSIVE
Studi AC non solo legati all’everyday talk e limitatamente a scopi
descrittivi. L’AC viene infatti applicata anche all’analisi del linguaggio in
uso in contesti istituzionali, come ad esempio, nei contesti:
• psicologici e psicoterapeutici (vd. Peräkylä, 2003, 2014; Peräkylä
et al., 2008);
• medici (vd. Maynard e Heritage, 2005; Gill e Roberts, 2014; Robinson
e Heritage, 2014);
• scolastici (vd. Gardner, 2014);
• giudiziari (vd. Atkinson e Drew, 1979; Galatolo e Pallotti,
1998; Komter, 2014).

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