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Per l’italiano e alcune varietà regionali si vedano i corpora AVIP (Bertinetto 2001), API
(Crocco et al. 2002) e CLIPS (Albano Leoni 2007).
Il corpus 115
che2. In breve, quindi, una ricerca fonetica sui dialetti, che si basasse
sulla lettura di liste di parole o frasi, non sortirebbe alcun risultato uti-
le.
Considerazioni analoghe riguardano il Map-Task. Questa tecnica
prevede l’interazione di due parlanti con il fine di disegnare un percor-
so su una mappa. I partecipanti siedono a un tavolo in un laboratorio
di registrazione e sono separati da un pannello che impedisce loro di
comunicare visivamente. Entrambi hanno una copia della mappa, ma
su una sola di esse è segnato un determinato percorso. La persona in
possesso della mappa corredata di percorso deve dare istruzioni
all’altro partecipante, affinché questi raggiunga la destinazione presta-
bilita. Il compito è complicato dal fatto che le due mappe non sono i-
dentiche e alcuni oggetti in esse presenti differiscono in numero, posi-
zione e natura. Questa tecnica è in grado di elicitare un parlato relati-
vamente spontaneo, e ha il grande vantaggio di fornire un contesto in-
terazionale molto standardizzato, che assicura la collezione di un ma-
teriale alquanto omogeneo.
Purtroppo, però, questo metodo di elicitazione non è applicabile ai
dialetti italiani. Come è noto, infatti, i dialetti hanno contesti d’uso li-
mitati e sono ammessi soprattutto in situazioni familiari e piuttosto in-
formali3. La tecnica del Map-Task, invece, prevede una situazione
comunicativa alquanto artificiosa e richiede la partecipazione dei sog-
getti parlanti a un compito insolito, per il quale l’uso del dialetto sa-
rebbe avvertito come inopportuno. In effetti, non mi risulta che sia
mai stata tentata un’operazione del genere e, ad ogni modo, i dubbi
sulla sua legittimità sarebbero molto seri.
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Cfr. §3.4.3 e Abete (2008).
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Berruto descrive il repertorio italo-romanzo medio come «una situazione di bilinguismo
endogeno (o endocomunitario) a bassa distanza strutturale con dilalia» (Berruto 1993: 5).
Il concetto di “bilinguismo con dilalia” (cfr. anche Berruto 1987 e 1989) viene introdotto
per meglio descrivere il rapporto sociolinguistico tra varietà nazionale e dialetti, che nella
situazione italiana presenta caratteristiche peculiari, rispetto a situazioni di diglossia clas-
siche (cfr. Ferguson 1959). In Italia, infatti, entrambe le varietà, italiano e dialetto, sono
«impiegate/impiegabili nella conversazione quotidiana e con uno spazio relativamente
ampio di sovrapposizione» (Berruto 1993: 6); mentre però «la gamma di funzioni dell’i-
taliano è aperta verso il basso, quella del dialetto è chiusa, o quanto meno limitata, verso
l’alto» (ibidem: 22).
116 Capitolo IV
Figura 10. Setting tipico delle sessioni di registrazione effettuate in questa ricerca
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Le interviste condotte a Belvedere Marittimo sono state realizzate nelle case degli in-
formatori o nelle piazzette del centro storico negli orari di minore affollamento.
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In pochi casi le interviste si sono svolte al chiuso, nei depositi adiacenti al porto.
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Per il concetto di habitat in senso sociolinguistico si veda Sornicola (2006b: 195-198).
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Per l’importanza di questo punto si veda Milroy (1987: 65-67). Il significato sociale
della relazione di “friend of a friend” è descritto approfonditamente in Boissevain (1974).
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Il raccoglitore, da parte sua, era in grado dopo un breve periodo di “acclimatamento” di
capire la maggioranza degli enunciati prodotti dagli intervistati, riuscendo quindi a portare
avanti la conversazione con naturalezza.
120 Capitolo IV
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Per l’importanza di tale questione e per un approccio “ecologico” ai dati elicitati si ve-
dano Pallotti (2001); Miglietta (2003); Vietti (2003).
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Si veda a questo proposito la critica di Wolfson al mito di un unico stile di parlato ve-
ramente “naturale”, in contrapposizione al quale Wolfson propone il concetto di adegua-
tezza di ciascuno stile a determinate situazioni comunicative (Wolfson 1976: 201-203).
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Su questo punto si vedano anche Bres (1999) e D’Agostino & Paternostro (2006).
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Si veda anche Testa (1995).
124 Capitolo IV
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Per una sintesi critica si veda Sanga (1991).
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I dati che si riportano sono stati estrapolati dal lavoro di tesi di laurea dell’autore (Abete
2005). Per un quadro più dettagliato delle caratteristiche linguistiche e sociolinguistiche
dei parlanti considerati in questo paragrafo si rinvia ad Abete (2006).
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Sull’influenza della lingua di partenza sulla lingua di arrivo nel questionario di tradu-
zione cfr. Sanga (1991: 167).
Il corpus 125
Tabella 12. Percentuali di esiti dittongali prima di pausa prosodica. Dati dall’in-
tervista libera e dal questionario a confronto.
PARLANTI INTERVISTA LIBERA QUESTIONARIO
P1 44% 90%
P2 34% 52%
P3 8% 73%
P4 25% 0%