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IL JAZZ

Il Jazz nasce come musica afroamericana per eccellenza, ma


soprattutto nasce dal dolore del popolo africano.
E' del 1619 la prima deportazione di uomini africani,
letteralmente rapiti dalle proprie case, in America al preciso
scopo di ridurli in schiavitù: l'obiettivo era quello di
impiegarli nelle piantagioni di cotone, di tabacco e di caffè come
manodopera a basso costo.
La schiavitù si perpetrò per più di duecentocinquant'anni;
dopo il 1865, anno in cui terminò la Guerra di Secessione
americana, generazioni di africani erano diventate americane e
conoscevano l'Africa solo attraverso i racconti, i canti e le
danze dei loro parenti più anziani. Dell'antica cultura solo la
religione, la musica e la danza mantennero un legame con il
passato.

Le prime forme di musica nera americana risalgono al periodo


della schiavitù, ai canti di lavoro (work-song o plantation-song):
gli schiavi cantavano durante il lavoro nei campi, sia per
alleggerire la fatica dandosi un ritmo, come facevano in Africa
coltivando la loro terra, sia per comunicare tra loro (cosa
assolutamente proibita, punibile con la morte).
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Una seconda forma musicale, sempre vocale, fu lo spiritual, un


canto di argomento religioso. Anche in questo caso, poiché
"evocare gli spiriti" (vudù o voodoo) dei loro culti di origine
era punibile con la morte, gli schiavi cercarono di integrarsi con
i bianchi, accettando e rispettando la loro religione.
La religione prevalente negli Stati Uniti era quella
protestante, che prevede il canto di numerosi inni; la
partecipazione al culto da parte degli africani, diventati
successivamente oggetto di conversione da parte di grandi
movimenti missionari, portò all'assimilazione di elementi musicali
bianchi. Oltre alle parole, i neri accolsero nelle loro cerimonie
anche molte melodie della musica protestante, ma ne alterarono il
ritmo e l'armonia, adattandoli al loro modo di parlare.

II ritmo è la caratteristica di provenienza africana più


rilevante nel jazz, anche per la sovrapposizione (poliritmia) di
diversi ritmi. Lo sviluppo di queste qualità ritmiche è
probabilmente dovuto all'antica abitudine africana di utilizzare i
tamburi come mezzo di comunicazione, riproducendo messaggi
complessi, anche con due o tre schemi ritmici diversi per la
stessa melodia.
La melodia si affida molto all'interpretazione del cantante e
al fatto che il significato di una parola cambia a seconda di come
viene pronunciata. Anche la musica strumentale è legata a quella
vocale e ne imita le capacità.
Un'altra caratteristica della musica africana che si ritrova
in quella afro-americana è la tecnica del canto antifonale: una
voce canta una melodia, il coro le risponde (il nome deriva
dall'Antifona, parte della messa in cui alle parole del sacerdote
rispondono i fedeli). Le risposte commentano la melodia della
prima voce con versi improvvisati, che durano quanto vuole il
coro.
L'improvvisazione è un altro elemento fondamentale che si
ritrova nella musica afroamericana.
Le prime musiche afroamericane, e più tardi il jazz,
mantengono, quindi,alcuni elementi tipici della tradizione
musicale dell'Africa.

La forma "profana" degli spirituals è rappresentata dai


Blues. Il Blues è sia un componimento poetico, di solito piuttosto
malinconico, sia un modo di fare musica, è una forma vocale e
strumentale. Nasce nella schiavitù ma si sviluppa dopo la guerra
civile, con l'emancipazione degli schiavi: mentre nei work song si
cantava tutti insieme, ora, nelle piccole fattorie, ognuno canta
la propria vita con il suo modo e la sua voce particolari. Il
blues può essere definito in molti modi: oltre che da un punto di
vista strettamente musicale lo si può descrivere dal punto di
vista emotivo come modo di sentire, di comunicare, oppure come
voce di protesta e di denuncia.
Di fatto il Blues è la musica di un proletariato rurale che
diventerà in seguito un proletariato urbano che male si adatta
alla vita cittadina. I versi e le strofe spesso non sono
logicamente correlati: raccontano avvenimenti, pensieri, ricordi,
luoghi, così come giungono alla mente.
Lo strumento che accompagna il Blues è la chitarra che imita
la voce umana. Anche più tardi, nella tradizione jazz, gli
strumenti emettono un suono simile alla voce umana e molti brani
strumentali vengono parzialmente cantati (come fa Louis Armstrong,
grande solista jazz ma formidabile cantante di blues, che inventa
la tecnica "scat" cioè l'imitazione dello strumento con la voce).
Quando si introducono gli strumenti a fiato, il Blues comincia a
cambiare e si fa strada il Jazz.
Quello che è certo è che non si può parlare di Jazz senza
parlare di Blues e, secondo molti famosi jazzisti, il Blues è
l'essenza stessa del Jazz.

Il Ragtime (ritmo spezzato) fu di notevole importanza per il


passaggio dalla tradizione puramente vocale ad una musica
strumentale melodicamente e armonicamente complessa. Legato al
teatro di varietà degli inizi del XX secolo, il Ragtime è musica
scritta, più formale, meno spontaneo del Blues e veniva suonato,
spesso con grande abilità, al pianoforte. Ma poiché è musica
composta, al ragtime manca una caratteristica che é fondamentale
nel Jazz: l'improvvisazione.
Il maggior compositore e interprete di Ragtime fu Scott
Joplin che ne compose più di 600! Tra i suoi successi: Maple Leaf
Rag (Ragtime della foglia d'acero) del 1896, The Enterteiner, e
Bethena rag waltz.

Scott Joplin

Fin dal 1800 a New Orleans, città della Louisiana situata sul
delta del fiume Mississippi, si poteva ascoltare molta varietà di
musica: l'opera italiana e francese regnava nei teatri; nei
salotti si suonava il pianoforte, bande e fanfare animavano le
vie, i parchi, le feste sul lago. Si cantavano canzoni francesi,
inglesi, tedesche, irlandesi. In città vigeva un rigido sistema di
caste razziali: bianchi, creoli di sangue spagnolo o francese,
neri liberi, schiavi.
A volte gli schiavi suonavano nelle feste da ballo dei
padroni, e vi erano band esclusivamente di neri, istruiti e ben
pagati. Via via la musica da ballo divenne più "nera", subendo
influssi sia interni (Ragtime), sia dai Caraibi.
Dopo il 1890 il sistema di caste crollò: ne scaturì una
fusione tra musica urbana scritta (bande, pianisti) e musica
contadina orale (Blues): nasceva così il Jazz, in origine una
sorta di ragtime per banda contadina orale. In effetti il Jazz non
ha un'esatta data di nascita, ma è certo che fu una particolarità
di New Orleans. Lo stile New Orleans ha caratteri rigorosi, con un
repertorio fatto di marce, rag, canzoni e spiritual e si
concretizza in una orchestrazione del Blues, e in misura minore
del Ragtime, compiuta da formazioni nere (Jazz Band) composte
generalmente da una cornetta (piccolo flicorno) o da una tromba,
un trombone, un clarinetto, un pianoforte (che però veniva
impiegato a scopo ritmico), talvolta un banjo, un basso tuba e un
rozzo strumento a percussione, che acquista però rapidamente la
fisionomia dell'attuale batteria.
I brani si articolano su un rigoroso contrappunto mandato a
memoria dagli esecutori, nel quale la tromba svolge un ruolo
conduttore, il clarinetto ha funzione di controcanto e il trombone
di sostegno ritmico e melodico. Gli altri strumenti compongono la
sezione ritmica, adottando un tempo binario chiaramente scandito e
battuto. I momenti di assolo, inizialmente, sono rari, ma tendono
col tempo a diventare più frequenti.
Il Jazz di New Orleans si esaurì attorno al 1920, subito dopo
l'esodo dei neri verso le grandi città industriali degli Stati
Uniti.

La migrazione dei neri al Nord portò con sé anche molti


musicisti di New Orleans.
Il Jazz veniva spesso portato al Nord sui battelli che
risalivano il Mississippi, che assumevano orchestre come
intrattenimento di bordo. La'meta di molti musicisti fu Chicago,
attorno alla quale si creò una scuola da cui emersero molti
protagonisti, soprattutto bianchi.
Lo stile contrappuntistico e d'insieme delle formazioni di New
Orleans cedette il passo a uno stile in cui dominava la
performance del solista (grazie anche ad una nuova generazione di
musicisti più preparati tecnicamente), mentre iniziavano ad
emergere figurazioni ritmiche più sofisticate di quelle di
derivazione bandistica.

La figura principale del periodo fu Louis Armstrong. Egli,


noto anche con il soprannome di Satchmo o Pops era nato a New
Orleans nel 1901. Trombettista e cantante, fu uno tra i più famosi
musicisti jazz del XX secolo e tra i più raffinati autori e
interpreti di canzoni ancora oggi eseguite in tutto il mondo
(basti ricordare What a wonderful world).
Suonò nelle Band e sui battelli di New Orleans, e
successivamente nella città di Chicago,dove si unì alla Band di
Joe "King" Oliver, la più importante di Chicago.
Dopo la crisi del 1929, Armstrong si stabilì a New York, dove
iniziò una serie di tour nel paese. Nel 1964, registrò una delle
sue canzoni più famose, Hello, Dolly!, che scalò le classifiche
musicali e che faceva parte della colonna sonora del Musical
omonimo.
Armstrong era celebre in tutto il mondo e mantenne la sua
agenda sempre piena di impegni e di tournées fino a pochi anni
prima della morte, avvenuta a New York nel 1971.

Louis "Satchmo" Armstrong

Questi anni videro anche la nascita dell'industria


discografica: nel 1920, la cantante blues Mamie Smith incise Crazy
Blues, che vendette un milione di copie, facendo esplodere il
settore delle incisioni dedicate ai neri, i cosiddetti race
records (registrazioni razziali), trampolino di lancio per molti
musicisti e cantanti di blues, come Bessie Smith, a cui si sono
ispirate in seguito le più famose cantanti jazz, considerandola la
loro guida.

Nel decennio che seguì (1930-1940), che sarebbe anche stato


chiamato L'età del Jazz, il Jazz aumentò la sua popolarità,
affermandosi come musica da ballo e dilagando negli Speakeasy, i
locali in cui si vendevano clandestinamente liquori, vietati per
legge.
Si formarono allora le prime Big band - si ricorda quella di
Fletcher Henderson, che vide tra le sue file anche Armstrong - che
trovavano ottime opportunità commerciali nelle grandi sale da
ballo.
Tutti si erano accorti del Jazz, lo ascoltavano e ne
parlavano,
tanto che esso perse la sua connotazione di musica esclusivamente
dei neri.

Intanto la radio cominciò a diffondersi presso il grande


pubblico, portando nelle case il suono delle grandi orchestre
Jazz, che le emittenti trasmettevano dal vivo, quali quella di
Benny Goodman (cui la stampa attribuì il titolo di "Re dello
Swing"), di Artie Shaw, di Duke Ellington (la cui orchestra animò
per anni, con un repertorio innovativo ed estremamente originale,
le notti del famoso locale chiamato Cotton Club), Cab Calloway,
Count Basie, Glenn Miller e le voci di Billie Holiday e Ella
Fitzgerald. Il successo di questi programmi fu accompagnato dal
diffondersi di nuovi balli, quali lo Jitterbug e soprattutto lo
Swing che finirono per dare al periodo il nome di "età dello
swing".

Benny Goodman Artie Shaw


Duke Ellington

Billie Holiday Ella Fitzgerald

Attorno al 1945, da un gruppo di giovani musicisti che si


ritrovano a tarda ora nei locali di Harlem alle jam session
(''sedute marmellata" in cui si riunivano casualmente per suonare,
musicisti che spesso non si conoscevano neppure), nacque uno stile
jazzistico nuovo. Questo stile che, con una parola, ricordava il
suono di due note, venne prima detto Rebop, poi Bebop o
semplicemente Bop: Be-Bop fu anche il titolo di un brano inciso
dal trombettista Dizzy Gillespie nel 1945, che si può dire segni
l'inizio ufficiale del movimento.
Il Bebop aveva un nuovo approccio al trattamento armonico dei
brani, tempi velocissimi, ritmica non convenzionale e, per la
prima
volta dalla nascita del Jazz, scarsissimo riguardo alla
ballabilità
e commerciabilità della produzione musicale. Per questo motivo fu
ed è considerato uno stile jazz puramente nero.
I pionieri del genere furono il sassofonista Charlie Parker e
il citato trombettista Dizzy Gillespie. Nel breve periodo in cui
suonarono assieme, i due formalizzarono e resero popolare lo stile
che avevano inventato, documentato in una serie di incisioni
storiche. Altri protagonisti del bebop divennero allora: il
pianista
e compositore Thelonious Monk, il sassofonista Sonny Rollins e il
batterista Max Roach.

Dizzy Gillespie Charlie Parker

· La reazione agli aspetti più estremi dello stile bebop


iniziò già alla fine del decennio 1940 e si concretizzò in uno
stile che prese il nome di cool jazz, di cui fu massimo interprete
il trombettista Miles Davis, con Gerry Mulligan, Lee Konitz, e i
pianisti Lennie Tristano e Dave Brubeck. Nonostante le prime
incisioni fossero state fatte a New York, molti musicisti che
avevano preso parte al movimento cool si trasferirono in
California, tanto che questo stile venne chiamato anche West Coast
Jazz. Lo stile
cool privilegiava i tempi ed i registri medi e creava atmosfere
rilassate: gli strumenti ritmici erano usati in modo soft. Era uno
stile che riscopriva il contenuto melodico del jazz, che il
vivacissimo bebop aveva messo in ombra.
Come il bop, anche il cool jazz piaceva soprattutto a un pubblico
di nicchia, tranne per rari episodi, come ad esempio il brano Take
Five che, scritto dal sassofonista Paul Desmond ed eseguito dal
quartetto di Dave Brubeck, avrebbe scalato le classifiche alla
metà del decennio successivo.

Miles Davis

Negli anni Settanta alcuni musicisti jazz sentirono il


bisogno di allargare i propri confini.
Era l'epoca degli strumenti elettrici, chitarre e tastiere. Molti
cercarono la direzione più commerciale, ma Miles Davis prima,
Herbie Hancock, Weather Report e molti altri poi, crearono una
nuova musica ispirandosi al funk, al rock e al soul, dando vita a
nuovi generi come il jazz-rock o fusion o jazz elettrico.
L'incontro tra jazz e rock avvenne nelle strade, nelle
manifestazioni per i diritti civili e contro la guerra, nelle
università occupate. La fusion è caratterizzata da sonorità più
morbide e leggere, più vicine alla struttura armonica di un brano
pop piuttosto che di uno jazz.
La fusion diventa la forma prevalente del jazz, riuscendo ad
accostarsi ad una strumentazione tipicamente rock di strumenti
elettrici, tastiere e strumentazione elettronica.
Molti critici ritengono che le prime incisioni fusion siano Hot
Rats di Frank Zappa (1969) e In a Silent Way (1969) e il doppio
album Bitches Brew (1970) di Miles Davis.
Tra i protagonisti che seguirono, uno dei gruppi più
rappresentativi di questo genere furono i Weather Report di Wayne
Shorter e del tastierista austriaco Joe Zawinul, band
caratterizzata da un jazz-rock ibrido. Ma a definire nel modo
migliore il termine fusion è il celebre Spectrum di Billy Cobham,
primo album fusion con un chitarrista rock, Tommy Bolin.
A metà degli anni '70 il genere raggiunge una grande diffusione
con il violinista francese Jean Luc Ponty e il celebre chitarrista
Carlos Santana.

Herbie Hancock
Wayne Shorter

Jean Luc Ponty


Carlos Santana

Molto tempo è passato dalle origini di questa musica, i suoi


iniziatori sono scomparsi, ma il Jazz è sopravvissuto,
diffondendosi un po' ovunque, soprattutto nel Nord Europa (Olanda
e Danimarca) e spesso contaminandosi con le musiche locali.
Pur rimanendo una musica per un pubblico appassionato, sono nate
numerose rassegne internazionali, come l'Umbria jazz, che
riscuotono una grande partecipazione di pubblico, di solito
giovane e preparato.

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