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DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
CORSO DI LAUREA GIURISPRUDENZA
LMG/01
TESI DI LAUREA
in
Indice
Capitolo Primo ............................................................................. - 11 -
1.1 Contesto in cui si sviluppa l’accomodation come pratica a garanzia del
multiculturalismo.................................................................................- 11 -
1.1.1 Interculturalismo in ambito giuridico e nelle Costituzioni. ............. - 14 -
1.2 Definizione di “accomodation” e elementi costitutivi. ........................- 16 -
1.2.1 Due casi emblematici: il caso Kirpan ed il caso Multani. ................ - 20 -
1.3 Diritti tutelati dall’accomodation.........................................................- 27 -
1.3.1 Giurisprudenza della Corte di Strasburgo: sentenza Eweida and others
v. United Kingdom, Corte EDU, 15 gennaio 2013 .......................... - 40 -
1.3.2 Obiezione di coscienza e “Freedom to resign” ................................ - 51 -
1.3.3 Caso Hamidovic contro Bosnia Herzegovina .................................. - 62 -
I
Alla mia Famiglia
II
INTRODUZIONE
L’accomodamento ragionevole è un principio fondamentale nel contesto del di-
con disabilità o esigenze particolari. Questo principio si basa sulla convinzione che
la società dovrebbe fare sforzi ragionevoli per adattare le proprie norme, politiche
che può portare a individui e società; è un concetto radicato nel diritto internazio-
delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006 sottolinea l’im-
leggi come l’Americans with Disabilities Act negli Stati Uniti o la Legge 104/92 in
adottino misure ragionevoli per consentire alle persone con disabilità di partecipare
persone con disabilità o esigenze particolari. Questo principio riconosce che le per-
sone sono diverse e che le norme o le pratiche standard non sempre sono adatte a
società.
l’adattamento delle postazioni di lavoro in modo che siano accessibili a tutti. Grazie
III
a queste misure, le persone con disabilità possono lavorare in modo indipendente e
Nonostante i suoi vantaggi evidenti, può presentare sfide pratiche ed etiche. Una
nevole”. Questo può variare notevolmente in base al contesto e alle risorse dispo-
Inoltre, può sorgere il dilemma etico di quanto una società debba andare oltre
come un onere ingiusto o un privilegio per pochi. Questo può portare a controversie
e conflitti.
a livello individuale che a livello sociale. Per le persone con disabilità o esigenze
pendente, di lavorare, studiare e partecipare alla comunità. Ciò può migliorare no-
emotivo e fisico.
una società più diversificata e rispettosa delle differenze. Inoltre, può contribuire
IV
all’innovazione e alla creatività, poiché l’inclusione di individui con prospettive
Nella Scuola: Uno studente con disabilità di apprendimento riceve tempi ag-
giuntivi durante gli esami per compensare le sue difficoltà di lettura. Questo acco-
soluto. Deve essere bilanciato con altri interessi legittimi, come la sicurezza pub-
sempre soluzioni
dentemente dalle loro limitazioni fisiche, mentali o sociali. In un mondo sempre più
V
consente di preservare la diversità culturale e promuovere l’integrazione sociale.
che l’individuo potrebbe incontrare a causa di disabilità fisiche, mentali o altre cir-
costanze particolari.
essere guidata dal rispetto dei diritti di tutti gli individui coinvolti, senza ledere i
può essere utilizzata come pretesto per escludere una persona o per violare i diritti
poranea.
Nella prima parte della tesi, verrà fornita una panoramica sul contesto in cui si
denziando come la tutela della diversità culturale sia diventata una questione
VI
centrale in molti Paesi del mondo.
Il capitolo continua poi con una definizione di “accomodation” e dei suoi ele-
Nella terza sezione del primo capitolo, si affronta la questione dei diritti tutelati
ticolare la sentenza Eweida and others v. United Kingdom, del 15 gennaio 2013, e
tare una soluzione per tutelare i diritti delle minoranze e promuovere l’integrazione
sociale. In conclusione, il primo capitolo di questa tesi fornisce una panoramica del
tali sanciti nel TFUE e nella carta dei diritti fondamentali dell’UE, con un focus sui
messaggi normativi a monte sono i principi e i valori di base sanciti nelle fonti
e le pratiche specifiche che vengono adottate per mettere in atto tali principi nel
VII
contesto pratico dell’UE. I messaggi normativi a monte forniscono il fondamento
Inoltre, viene esaminato il ruolo delle Carte europee della diversità nella ge-
stione e nella valorizzazione della diversità nel diritto dell’UE. Si esaminano i casi
francese, tedesco, belga e spagnolo, accennando alle politiche adottate a livello na-
zionale e regionale per promuovere la diversità culturale e il rispetto dei diritti delle
minoranze.
Infine, il capitolo si conclude con una riflessione sulle implicazioni della ge-
stione e della valorizzazione della diversità nel diritto dell’UE per la promozione
di finanziamento, e come questi sforzi stiano contribuendo a creare una società eu-
sità culturale, con particolare attenzione alle Carte europee della diversità. La tesi
mira a contribuire alla comprensione di questi importanti principi giuridici, per pro-
Insieme, questi due capitoli forniscono una sintetica panoramica delle politiche
religiosa sia un diritto umano fondamentale, sancito dalla Convenzione europea dei
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diritti dell’uomo, pur suscettibile di entrare in conflitto con altri diritti e interessi.
La Corte europea dei diritti dell’uomo è chiamata a bilanciare questi interessi con-
trapposti e a stabilire i limiti entro cui l’ambito protettivo della libertà religiosa si
estende. Tuttavia, ci sono ancora molte questioni aperte riguardo a come tracciare
questi limiti e a come conciliare la libertà religiosa con altre esigenze sociali e di
sicurezza. La pronuncia della Corte nella vicenda Hamidovic segna un passo avanti
zione, ma ancora molti interrogativi rimangono irrisolti. In generale, questi due ca-
pitoli vogliono sottolineare che la tutela della libertà religiosa rappresenta una sfida
per le corti europee, che devono trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti fonda-
educativo. È necessario quindi creare una società europea che promuova il rispetto
propria identità culturale e di partecipare alla vita sociale, economica e politica del
portante per garantire il rispetto dei diritti delle minoranze e la loro piena parteci-
pazione alla vita sociale ed economica. Tuttavia, come si è visto, la sua applica-
zione richiede un equilibrio tra i diritti delle minoranze e i diritti della maggioranza,
IX
europea inclusiva e rispettosa della diversità culturale. La tesi mira a contribuire a
applicati in modo efficace e giusto nella vita di tutti i giorni, per creare un’Europa
X
CAPITOLO PRIMO
PRATICA DELL’ACCOMODATION
versi a seconda del contesto geografico e delle sfide sociali dovute all’aumento
dell’eterogeneità culturale.
ufficiale attraverso il Multiculturalism Act1 del 1988. Questa politica riflette l’im-
portanza della diversità culturale nella società canadese2, composta da una vasta
tutte le culture3.
1
Il Canadian Multiculturalism Act è una legge canadese introdotta nel 1988 dal
Parlamento del Canada in risposta a dibattiti sulla diversità culturale e linguistica nel Paese.
Questo atto è stato promulgato dopo anni di discussione riguardo al bilinguismo e al
biculturalismo iniziati negli anni ‘60, con tensioni tra francofoni e anglofoni. Inoltre, la
questione dei diritti degli aborigeni, noti come le Prime Nazioni, era una fonte di conflitto.
Nel 1971, il Primo Ministro Pierre Trudeau aveva introdotto la Multiculturalism Policy of
Canada, segnando un passo storico verso una politica multiculturale. Nel 1982, la Canadian
Charter of Rights and Freedom aveva confermato l’impegno del Canada verso il
multiculturalismo. Nel 1985, è stata emanata la Broadcasting Policy Reflecting Canada’s
Linguistic and Cultural Diversity, riconoscendo l’importanza dei media in lingue non
ufficiali. Nel 1988, durante il governo di Brian Mulroney, il Canadian Multiculturalism Act
è stato approvato, stabilendo ufficialmente il multiculturalismo come valore fondamentale
della società canadese. Cfr. ‘Canadian Multiculturalism - Background Paper Archiviato il
23 maggio 2013 in Internet Archive.’, Publication N°2009-20-E, 15 settembre 2009,
revisionata il 14 maggio 2013, sul sito del Parlamento del Canada.
2
Piciocchi, C., “L’interculturalismo nel diritto costituzionale: una storia di parole”.
DPCE online, 39(2). 2019.
3
La Carta canadese dei diritti e delle libertà, è una dichiarazione dei diritti incorporata
nella Costituzione del Canada; essa forma la prima parte della Legge costituzionale del
1982. Il suo scopo è quello di garantire diritti politici ai cittadini canadesi, e diritti civili a
- 11 -
Il contesto giuridico canadese rappresenta un importante punto di riferimento per
dico di un concetto che ha anche una dimensione politica, come evidenziato dalla
dese, ma non si trova comunemente nelle decisioni della Corte costituzionale ita-
indigene, che lo avvicinano ad altri Paesi come l’Australia e alcune nazioni suda-
Canada.
sione con il contesto sociale in cui viene considerato. Anche quando diventa un
concetto giuridico, rimane influenzato e definito dalla società stessa. Inoltre, il ter-
chiunque si trovi in Canada, rispetto alle politiche e alle azioni di tutti i livelli di governo.
- 12 -
del contesto in cui è utilizzato4.
zione tra il diritto e la cultura. Essa sostiene che la giustizia giuridica dovrebbe
essere adattata alle esigenze e alle tradizioni culturali delle diverse comunità cultu-
rali all’interno di una società. Questo approccio favorisce la diversità dei valori cul-
turali, la tolleranza e la protezione dei diritti umani e delle libertà individuali all’in-
versità culturale e l’equilibrio tra la tutela dei diritti individuali e la protezione delle
tradizioni culturali.
2. In senso negativo, può essere considerato una minaccia per l’identità cultu-
viduali.
4
Op. cit., Piciocchi, L’interculturalismo nel diritto costituzionale: una storia di parole,
2019.
5
Lanzillo Maria Laura, “il Multicultualismo” in Biblioteca Essenziale, edizione digitale
:ottobre 2015, Editori Laterza, Bari.
- 13 -
Dunque, il significato del multiculturalismo varia a seconda del contesto e della
culturalismo può essere attribuito a vari fattori, tra cui la mancanza di rispetto e
zione di una società inclusiva in cui tutte le culture sono valorizzate e i gruppi cul-
giore consapevolezza delle sfide e delle opportunità legate alla diversità culturale e
6
L’indagine è stata condotta nel progetto di ricerca Multiculturalism Policy Index della
Queen’s University di Kingston , Ontario. Con specifico riferimento al Canada , inoltre il
rapporto L.Brosseau ,M.Dewing, Canadian Multiculturalism Background Paper, Ottawa,
Canada 2018
7
W.Kymlicka , The Three Lives of Multiculturalism, in S. Guo, L.Wong (a cura di) ,
Revisiting Multiculturalism in Canada: Theories, Policies, and Debates, Rotterdam ,2015.
- 14 -
al desiderio di società più inclusive e integrate. L’uso del termine “interculturali-
smo” nel contesto giuridico, poi, specialmente nelle Costituzioni8, indica un cam-
biamento culturale in cui la gestione della diversità culturale è vista come respon-
sabilità non solo dei politici, ma anche della società civile9; nel settore dell’istru-
diversità culturale è vista come una responsabilità non solo dei responsabili politici
del governo (policy makers), ma anche della società civile . Il compito del legisla-
il significato che può derivare da altri valori culturali e norme comportamentali di-
sce significato. Tuttavia, rimane una questione chiave: la diversità culturale richiede
8
Stato interculturale, cfr. Bagni, S. “Lo Stato interculturale: una nuova eutopia?
“.Bologna. 2017.
9
Op. cit., Piciocchi, L’interculturalismo nel diritto costituzionale: una storia di parole,
2019.
10
Il ruolo cruciale dell’istruzione e il suo legame con l’idea di interculturalità sono
evidenziati in documenti adottati dal Consiglio d’Europa quali: Consiglio D’Europa ,
Recommendation Rec (2001) 15 of the Committee of Ministers to member states on history
teaching in twenty-century Europe a favore dell’insegnamento della storia; Consiglio
D’Europa, Recommendation CM/Rec (2011)6 of the Committee of ministers to member
states on intercultural dialogue and the image of the other in history teaching (Adopted by
the Committee of Ministers on 6 July 2011 at the 1118th meeting of the Ministers’Deputies)
sul dialogo interculturale e l’uso dell’altro nell’insegnamento della storia secondaria dove
viene affrontato anche il tema dell’insegnamento della storia come presupposto per
l’interculturalismo educativo nel quale si favorisca la diffusione di materiali che di fronte
agli stereotipi reagiscono con la comunicazione e la comprensione del diverso da sé
attraverso anche il coinvolgimento responsabile di docenti e studenti come appare nella
Recommendation CM/Rec(2009)4 of the Committee of Ministers to member states on the
education of Roma and Travellers in Europe. del Consiglio d’Europa,
- 15 -
razziali.
culturale.
sta traduzione coglie solo in parte la complessità del concetto, poiché si riferisce
La difficoltà di traduzione non deriva tanto dalla lingua quanto dalla difficoltà
nei discorsi delle corti ed è parte di un processo dialogico che può portare all’attri-
11
L’accomodamento, secondo il Vocabolario Treccani, può essere descritto come
segue:
«Si tratta di un termine che indica l’atto di adattarsi o raggiungere un accordo reciproco
tra parti coinvolte in una disputa al di fuori del contesto giuridico, noto come transazione
extragiudiziale. Inoltre, nell’esegesi biblica, l’accomodamento implica citare passi della
Bibbia in modo indipendente dal loro significato originale, applicandoli a situazioni o
persone diverse da quelle descritte nel testo originale. In ambito meccanico, si riferisce
all’accomodamento elastico, un fenomeno che si verifica durante i cicli di isteresi elastica,
comportando la graduale eliminazione di tale isteresi. Infine, in fisiologia e ottica,
l’accomodamento si riferisce all’adattamento dell’occhio o di uno strumento ottico per
consentire la visione chiara di un oggetto, con il termine “accomodazione” utilizzato
principalmente per descrivere questo processo nell’occhio.»
- 16 -
o di un gruppo.
Anche in Europa, esistono casi in cui vengono attribuiti “diritti speciali”, come
menti europei riconoscono anche altre forme di riconoscimento legale della diver-
norme giuridiche standard o il diritto di astenersi dal lavoro o dagli obblighi scola-
sare il velo islamico rientra nella libertà di indossare simboli religiosi, che non cam-
bia a seconda della natura del simbolo in sé, ma è soggetta agli stessi limiti (possi-
un significato specifico12.
12
Op. cit., Piciocchi, L’interculturalismo nel diritto costituzionale: una storia di parole,
2019.. pag 1297
- 17 -
Gli elementi costitutivi dell’accomodamento ragionevole13 sono:
mento.
tendo che la persona che lo richiede sia trattata equamente rispetto agli
altri.
da uno scopo legittimo e non deve essere utilizzata per discriminare o per-
scopo legittimo14.
legale nordamericano che comporta un obbligo legale, anziché una mera preferenza
Pannia P., “la diversità rivendicata: giudici,diritti e culture, tra Italia e Regno Unito.
13
Uno studio comparato” , CISR , centro italiano per lo sviluppo della ricerca, CEDAM.
14
Bruzzone S., “L’inclusione lavorativa egli accomodamenti ragionevoli: prime
riflessioni”, in Bollettino speciale Adapt, 18 maggio 2016, n.7
- 18 -
Nel contesto di richieste legate alla vita quotidiana, come il diritto di indossare
l’obbligo di avviare un dialogo. Tuttavia, gli esiti di tali casi possono variare, poiché
studenti di cibo conforme alle loro credenze religiose non sono sempre garantiti.
Le corti sono chiare nel sottolineare che, di fronte a richieste sincere e serie,
Anche se una soluzione pratica potrebbe non essere sempre possibile, l’obbligo di
Questo obbligo di dialogo non riguarda solo la parte a cui è rivolta la richiesta di
deve essere disposto ad accettare una soluzione compatibile con le sue richieste, se
dolo anche quando non nasce spontaneamente. Questa dimensione potrebbe essere
Emerge una prospettiva più ampia che collega la società e il diritto, il pluralismo
- 19 -
al fine di evitare un senso di inadeguatezza e garantire la sua sostenibilità.
dere a questa esigenza, dando voce alla necessità di creare un terreno comune les-
sicale e concettuale per la pluralità culturale, non solo come compito della politica,
ordinamenti giuridici e identità culturali. Nel 2013, un uomo di fede Sikh è stato
stato accusato in base all’articolo 4 della legge n. 110 del 197515 relativo al possesso
15
Art. 4 legge n. 110 del 1975: «(…) Senza giustificato motivo, non possono portarsi,
fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, bastoni muniti di puntale
acuminato, strumenti da punta o da taglio atti ad offendere, mazze, tubi, catene, fionde,
bulloni, sfere metalliche, nonché qualsiasi altro strumento non considerato espressamente
come arma da punta o da taglio, chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e di
luogo, per l’offesa alla persona (…)».
16
Negri, A., “Sikh condannato per porto del kirpan: una discutibile sentenza della
Cassazione su immigrazione e” valori del mondo occidentale”: Nota a Cass., sez. I, sent.
31 marzo 2017 (dep. 15 maggio 2017), n. 24048, Pres. Mazzei, Rel. Novik, Imp. Singh”.
DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO, 2017(7-8), 246-250. 2017.
https://air.unimi.it/bitstream/2434/547561/2/DPC%20%7C%20Sikh%20condannato%
20per%20porto%20del%20kirpan%3A%20una%20discutibile%20sentenza%20della%20
....pdf
17
Cfr. Op. cit., Piciocchi, L’interculturalismo nel diritto costituzionale: una storia di
parole, 2019. p. 1300. La sentenza suscitò un’ampia risonanza per una delle motivazioni
che conteneva: «(i)n una società multietnica, la convivenza tra soggetti di etnia diversa
richiede necessariamente l’identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società
di accoglienza si debbono riconoscere. Se l’integrazione non impone l’abbandono della
cultura di origine, in consonanza con la previsione dell’art. 2 Cost. che valorizza il
- 20 -
a una sentenza della Corte suprema canadese chiamata Multani, che affronta la que-
stione del Kirpan. Nel caso canadese, uno studente Sikh aveva portato accidental-
causa del potenziale rischio. La Corte suprema canadese ha bilanciato la libertà re-
sonable accommodation”.
stazione sincera della sua fede religiosa e ha stabilito che, essendo Sikh ortodosso,
non poteva indossare un Kirpan fatto di materiale diverso dal metallo. Pur ricono-
fosse stato necessario, sarebbe stato possibile installare metal detector all’ingresso
della scuola e vietare oggetti pericolosi come forbici, compassi, mazze da baseball,
ma non il Kirpan, purché fosse stato indossato in modo sicuro sotto i vestiti dello
pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della
civiltà giuridica della società ospitante. È quindi essenziale l’obbligo per l’immigrato di
conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha liberamente scelto di
inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i
principi che la regolano e quindi della liceità di essi in relazione all’ordinamento giuridico
che la disciplina. La decisione di stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha
consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza ne impone
il rispetto e non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le
leggi vigenti nel Paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società
ospitante. La società multietnica è una necessità, ma non può portare alla formazione di
arcipelaghi culturali configgenti, a seconda delle etnie che la compongono, ostandovi
l’unicità del tessuto culturale e giuridico del nostro Paese che individua la sicurezza
pubblica come un bene da tutelare e, a tal fine, pone il divieto del porto di armi e di oggetti
atti ad offendere».
18
Cfr. Multani v. Commission scolaire Marguerite-Bourgeoys, [2006] 1 S.C.R. 256,
2006 SCC 6. https://scc-csc.lexum.com/scc-csc/scc-csc/en/item/15/index.do
- 21 -
accommodation”19.
usanze religiose non potevano abrogare le norme penali. L’imputato aveva cercato
giurisprudenziale precedente del 2016 che aveva stabilito che il motivo religioso
non poteva giustificare il porto in pubblico del kirpan. Questa decisione ha suscitato
molta attenzione a differenza delle pronunce del 2016, principalmente a causa del
richiamo alla conformità ai “valori del mondo occidentale” da parte degli immi-
porto di coltello era giustificato dalla sua religione e trovava tutela nell’art. 19
Cost.21: il coltello Kirpan, come il turbante, era un simbolo del credo dei sikh e il
ordine pubblico22.
19
Cassazione penale sez. I, 31 Marzo 2017, n.24084
20
Dispositivo dell’art.569 codice di procedura penale, «La parte che ha diritto di
appellare la sentenza di primo grado può proporre direttamente ricorso per cassazione».
21
Art.19 Cost. «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in
qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.»
22
A. Negri, Sikh condannato per porto del kirpan: una discutibile sentenza della
cassazione su immigrazione e “valori del mondo occidentale”, Nota a Cass., sez. I, sent.
31 marzo 2017 (dep. 15 maggio 2017), n. 24048, Pres. Mazzei, Rel. Novik, Imp. Singh, in
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I Supremi giudici hanno richiamato, in termini generali, il fatto che l’assenza di
giustificato motivo è prevista come elemento di tipicità del fatto-reato (Sez. Un.
pen., 9 luglio 1997, n. 7739), ed hanno affermato che il giustificato motivo, richiesto
modalità di verificazione del fatto, alle condizioni soggettive del portatore, ai luoghi
cui il gesto di portare un coltello avrebbe potuto costituire una giustificazione le-
gale. Questo è stato fatto sulla base dell’idea che in una società multietnica, la
Penale contemporaneo.
23
Cassazione penale sez. I, 14/01/2008, n.4498 ARMI E MATERIE ESPLODENTI -
Porto abusivo : « Il “giustificato motivo” del porto degli oggetti di cui all’art. 4, comma 2,
l. 18 aprile 1975, n. 110, ricorre solo quando particolari esigenze dell’agente siano
perfettamente corrispondenti a regole comportamentali lecite relazionate alla natura
dell’oggetto, alle modalità di verificazione del fatto, alle condizioni soggettive del
portatore, ai luoghi dell’accadimento, alla normale funzione dell’oggetto.»
24
CONSIDERATO IN DIRITTO, Cassazione penale sez. I, 01/03/2016, (ud.
01/03/2016, dep. 14/06/2016), n.24739 : Il ricorso è stato accolto in quanto la sentenza
impugnata non ha correttamente interpretato e applicato la legge del 18 aprile 1975, numero
110, articolo 4. Secondo la decisione della Corte, il “giustificato motivo” rilevante ai sensi
di questo articolo non può essere quello dichiarato successivamente dall’imputato o dalla
sua difesa, ma deve essere immediatamente espresso e verificabile dai verbalizzanti.
Inoltre, le ragioni che spingono una persona a portare un’arma fuori dalla propria abitazione
devono rispettare regole comportamentali lecite relative alla natura dell’oggetto, alle
modalità di verifica dei fatti, alle condizioni personali del portatore, ai luoghi dell’incidente
e alla normale funzione dell’oggetto.
Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che il motivo religioso addotto dall’imputato, in
quanto membro della religione Sikh che richiede ai fedeli di portare un pugnale chiamato
“kirpan”, non esclude automaticamente la rilevanza penale del fatto. Questo perché il
motivo religioso è stato dichiarato in seguito al controllo e perché la libertà di culto o di
fede ha dei limiti, come sancito dall’articolo 8 della Costituzione italiana, che impedisce
agli statuti delle confessioni religiose diverse dalla cattolica di entrare in conflitto con le
leggi italiane e con le norme per la tutela della sicurezza pubblica.
Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata e il caso è stato rinviato per un
nuovo esame, tenendo conto dei principi giuridici stabiliti dalla Corte.
- 23 -
convivenza tra individui di diverse etnie richiede l’identificazione di un nucleo co-
mune in cui gli immigrati e la società ospitante devono trovare un punto di riferi-
spetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante. Pertanto, è
leggi del Paese di origine, porti alla violazione consapevole dei valori della civiltà
ospitante.
cizio del culto, a meno che i relativi rituali non siano contrari all’ordine pubblico,
anche nella sentenza della Corte Costituzionale numero 63/2016, che ha sottoli-
credo può essere soggetta solo a restrizioni previste per legge, necessarie in una
società democratica per la protezione dell’ordine pubblico, della salute o della mo-
rale pubblica, o per la protezione dei diritti e delle libertà degli altri. La giurispru-
- 24 -
manifestare una religione se l’uso di tale libertà entra in conflitto con la protezione
dei diritti e delle libertà degli altri, della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Dopo questa decisione, è emerso un ampio dibattito, e talvolta è stato fatto rife-
comparata.
cesso agli aerei e alle aule parlamentari, le considerazioni sulla sicurezza hanno
Nel 2001, G e suo padre B, entrambi seguaci della religione sikh ortodossa, si
trovarono nel mezzo di una controversia legale riguardo all’uso del kirpan, un pu-
gnale simbolico richiesto dalla loro fede. G aveva accidentalmente fatto cadere il
suo kirpan nel cortile della scuola che frequentava. Il consiglio scolastico aveva
accettato quest’accordo.
l’accordo, sostenendo che l’uso del kirpan violava il codice deontologico della
25
Cfr. SUPREME COURT OF CANADA, Multani v. Commission scolaire Marguerite-
Bourgeoys, [2006] 1 S.C.R. 256, 2006 SCC 6.
- 25 -
scuola che vietava il porto d’armi. Questa decisione era stata confermata dal consi-
aveva presentato un’istanza legale presso la Corte di Cassazione, cercando una di-
che il controllo della sicurezza dovrebbe essere ragionevole anziché assoluto. Inol-
tre, la Corte d’Appello aveva ritenuto che il divieto assoluto di indossare un kirpan
zione violava la libertà religiosa di G secondo la Carta canadese dei diritti e delle
libertà e la Carta dei diritti umani e delle libertà del Québec. Tuttavia, questa viola-
La Corte aveva respinto gli argomenti a favore del divieto assoluto di indossare
il kirpan, sostenendo che il rischio di uso violento del kirpan da parte di G o di altri
studenti era molto basso. Inoltre, non erano stati segnalati incidenti violenti relativi
all’uso del kirpan nelle scuole. La Corte aveva sottolineato che, sebbene non fosse
diritto costituzionale.
Infine, la Corte aveva respinto l’argomento secondo cui il kirpan doveva essere
- 26 -
sentenza aveva quindi stabilito che G potesse indossare il suo kirpan a scuola, se-
guendo le restrizioni stabilite dalla Superior Court tenendo conto di quanto conte-
nuto nella Carta dei diritti canadesi a riguardo delle minoranze religiose26.
Se alcuni studenti ritengono ingiusto che G possa indossare il suo kirpan a scuola
mentre non è loro permesso di avere coltelli in loro possesso, spetta alle scuole
adempiere al loro obbligo di infondere nei loro studenti questo valore che è alla
base stessa della nostra democrazia. Un divieto totale di indossare il kirpan a scuola
che alcune pratiche religiose non meritano la stessa protezione di altre 27. “Acco-
l’importanza che la nostra società attribuisce alla protezione della libertà di reli-
gione e al rispetto delle sue minoranze. Gli effetti deleteri di un divieto totale supe-
risultava da una complessa selezione di ciò che poteva essere incluso nel contesto
giuridico e ciò che doveva rimanerne escluso. Questo processo ha contribuito a de-
finire ciò che significa essere un essere umano in un contesto giuridico così come
riportato nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, che ha
26
Canadian Charter of Rights and Freedoms, art. 27
27
In argomento, vedi Ferri, M. “Gli accomodamenti ragionevoli in materia di libertà
religiosa tra giurisprudenza della Corte europea e della Corte canadese”.
http://digital.casalini.it/3108887 2015. p. 321
- 27 -
portato a una controversia tra coloro che vedevano i diritti del cittadino come una
formalizzazione dei diritti naturali e coloro che li consideravano come una trasfor-
Anche in epoche precedenti, come nella Magna Carta del 1215, i diritti degli
attraverso il diritto è comune a molte evoluzioni moderne nella ripartizione del po-
Code civil, al diritto del lavoro, che ha definito l’antropologia moderna basata sul
lavoro. Questo cambiamento non riguardava solo un settore specifico del diritto,
ma ha avuto un impatto profondo sulla fondazione dei rapporti privati e sulle rela-
zioni sociali.
ma è stato mitigato dall’uso del soggetto astratto, che ha consentito di astrarsi dalla
spesso ridotto il soggetto a uno scheletro isolato, separato dal contesto e dalle con-
dizioni materiali.
- 28 -
Per ripristinare l’eguaglianza e costruire un contesto in cui libertà ed eguaglianza
possano dialogare, è necessario passare dal soggetto alla persona, che meglio tiene
conto della vita individuale e delle relazioni sociali. Questo processo porta a una
Nel 1959 è stata creata in Europa una nuova Corte internazionale di giustizia, la
Corte europea dei diritti dell’uomo, che, a giudicare dalla qualità dei suoi membri,
è tra le migliori al mondo e le cui attività future potrebbero avere un profondo im-
patto sullo sviluppo del diritto internazionale. Questa corte è stata istituita in base
alla Convenzione europea per la protezione dei diritti dell’uomo e delle libertà fon-
La Convenzione è stata preparata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Eu-
1953, quando era stata ratificata da dieci Stati membri. Cinque altri Stati l’hanno
terno della loro giurisdizione una serie di diritti e libertà, tra cui il diritto alla vita,
il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, la libertà da tortura, schiavitù e
equo, la libertà da interferenze arbitrarie nella vita privata e familiare, nella casa e
28
Cfr. Rodotà, S. “Il diritto di avere diritti”, Gius. Laterza & Figli Spa. 2012. pp.179-
183
- 29 -
sindacati, il diritto a sposarsi e fondare una famiglia. Questi diritti e libertà sono
tratti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall’Assemblea gene-
rale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, sebbene siano definiti in modo molto
più dettagliato nella Convenzione europea. Inoltre, nella Convenzione europea, essi
zione universale, che era una dichiarazione solenne di intenzioni senza valore le-
gale. In seguito, con la firma di un Protocollo il 22 marzo 1952, sono stati aggiunti
tre diritti aggiuntivi: il diritto di proprietà, il diritto dei genitori di scegliere l’istru-
rispondere se non adempiono ai loro obblighi. In primo luogo, è stata creata la Com-
quello delle Alte Parti contraenti, a cui, ai sensi dell’articolo 24 della Convenzione,
qualsiasi Parte può segnalare una presunta violazione della Convenzione da parte
di un’altra Parte. Questo è il classico tipo di azione tra Stati, in cui un governo può
presentare un reclamo contro un altro governo per mancato adempimento dei suoi
dui che afferma di essere vittima di una violazione da parte di una delle Alte Parti
della Commissione è soggetta a due condizioni: che la Parte oggetto del reclamo
- 30 -
cinque Stati abbiano fatto dichiarazioni simili. Infatti, nove dei quindici membri del
vere petizioni individuali, e questo rimedio è ora disponibile per circa 90 milioni di
europei. Una condizione per il suo esercizio è il previo esaurimento dei rimedi lo-
cali; molte richieste individuali sono state respinte per non conformità con questa
regola. Un altro motivo frequente di inammissibilità è che i fatti oggetto del reclamo
sono avvenuti prima dell’entrata in vigore della Convenzione. Importanti casi esa-
landese e due casi portati dalla Grecia contro il Regno Unito in merito alle misure
d’emergenza a Cipro.
L’Italia avrebbe ratificato la Convenzione solo nel 195529. A causa del diverso
grado di stabilità democratica e del non uniforme livello di apertura nei confronti
del diritto internazionale delle Costituzioni dei Paesi fondatori, non vi era un con-
senso unanime su quale fosse il grado di integrazione a cui avrebbe dovuto ambire
il sistema convenzionale.
della Convenzione da parte degli Stati membri che venne istituita nel 1959 nella
quale vengono definiti diritti e libertà fondamentali che gli stati firmatari «ricono-
È da ricordare, inoltre, che l’art. 14 CEDU precisa che: «Il godimento dei diritti
29
Cfr. Robertson, A. H., “The European Court of Human Rights”. Am. J. Comp. L., 9,
1. 1960..
30
CEDU, Art.1
- 31 -
e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza
cui si inserisce la Convenzione europea dei diritti umani, va inserito anche il pro-
riferimento alla CEDU nelle sue sentenze, e proprio con una sua sentenza del 1969
dichiara che i diritti fondamentali costituiscono parte integrante dei principi fonda-
tutela dei diritti fondamentali è entrata a far parte del panorama europeo non solo a
trattata. All’interno della CEDU l’art. 9 sulla libertà di pensiero, coscienza e reli-
gione stabilisce che: «Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza
31
CEDU, Art.14
32
Corte di giustizia Europea., sent. 12 dicembre 1969, causa 29/69, Erich stauder c.
Ville d’Ulm – Sozialamt, Sentenza in diritto capoverso 7: « Ciascuno degli Stati membri
può pertanto scegliere fra vari metodi di individualizzazione. Così interpretata, la
disposizione di cui è causa non rivela alcun elemento che possa pregiudicare i diritti
fondamentali della persona, che fanno parte dei principi generali del diritto comunitario, di
cui la Corte garantisce l’osservanza.» https://eur-lex.europa.eu/legal-
content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:61969CJ0029 pag. 425
- 32 -
e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come
Il principio di laicità, che si riferisce alla separazione tra religione e stato, è so-
stenuto da diverse disposizioni oltre alla tutela della libertà di religione. Queste di-
stazioni.
nali.
33
CEDU, Art.9
- 33 -
un’educazione religiosa o filosofica ai loro figli, in conformità con le pro-
prie convinzioni.
discriminazione, inclusa quella basata sulla religione, nei diritti e nelle li-
All’interno dello stesso articolo, tuttavia, viene previsto un limite a questa li-
bertà, lo stesso presente anche in molti altri articoli: «La libertà di manifestare la
propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da
quelle che sono stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una
società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell’ordine, della salute
o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui»35.
a influenzare direttamente la questione della laicità nei primi anni ‘90 del secolo
scorso. Questo è stato fatto basandosi sui principi di eguaglianza e non discrimina-
zione, che sono diventati fondamentali per risolvere casi in cui c’era il sospetto di
nienze. Questi principi sono diventati parametri chiave per stabilire se un sistema
Un punto importante è stato il ruolo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
34
Cfr. Alicino, F. “Costituzionalismo e diritto europeo delle religioni”, Cedam. 2011.
pp. 238-239.
35
CEDU, Art.9
- 34 -
nel condannare la Grecia per discriminazioni legate al dominio costituzionalmente
protetto della Chiesa ortodossa orientale su tutte le altre religioni. Questo privilegio
è stato riconosciuto da una legge del 1939 ed è stato oggetto di critiche da parte di
alcuni studiosi.
gati alla religione musulmana, le denunce alla Corte di Strasburgo hanno assunto
una nuova importanza. La Corte è stata chiamata a definire non solo casi indivi-
duali, ma anche la dimensione collettiva del diritto alla libertà religiosa, come sta-
bilito nelle disposizioni convenzionali. Ad esempio, nel caso “Cha’re Shalom Tse-
mità della macellazione rituale al di fuori dei luoghi autorizzati dalla legge francese.
ropea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) come un sistema giuridico autonomo, con ten-
deve essere interpretato principalmente in base alle disposizioni della CEDU e non
solo a quelle stabilite a livello nazionale. Per quanto riguarda l’articolo 14 della
CEDU, che è stato invocato per contestare la legge statale, il giudice di Strasburgo
ha sostenuto che questo articolo completa altre clausole normative della Conven-
zione e dei suoi Protocolli, ma non ha una validità indipendente ed è pertanto ap-
plicabile solo per la protezione dei diritti e delle libertà garantite dalla Convenzione
stessa.
confessioni religiose, poiché tra i compiti di uno Stato laico, democratico e plurali-
sta c’è anche quello di mantenere la pace religiosa e il benessere sociale, che
- 35 -
implicano il rispetto della salute pubblica36.
Dato che la Corte deve operare in un contesto normativo complesso con relazioni
confessionale dei gruppi religiosi principali per preservare la pace religiosa, ma allo
stesso tempo cerca di tutelare sia la sfera interiore dell’individuo che la sua mani-
e il principio di eguaglianza, tra il diritto alla differenza e la tutela dei diritti umani
fondamentali37.
è centrato sull’individuo come suo primo e ultimo punto di riferimento. Questo non
36
Cfr. Op. cit., Alicino, Costituzionalismo e diritto europeo delle religioni, 2011.. pag.
240
37
Ibidem pag. 253
- 36 -
significa ignorare la dimensione collettiva e comunitaria di una determinata reli-
gione: un individuo può sempre aderire a una religione che lo aiuta ad esercitare la
sociali con connotazioni religiose, poiché ciò facilita l’esercizio del diritto alla dif-
rispetto dei diritti fondamentali, che sono principalmente diritti individuali. Questi
Stato, una cultura o una religione dominante che spesso non tollera il dissenso.
In alcune culture, l’individuo e i suoi diritti possono essere sopraffatti dalla col-
Questo comporta il pericolo di consegnare l’individuo alla cultura, alle sue ge-
La vecchia logica del potere sovrano che non ammette compromessi è una mi-
naccia, e questa logica può essere sfruttata attraverso formule retoriche come “espe-
- 37 -
e il diritto religioso per garantire il rispetto della libertà religiosa. Le autorità pub-
bliche devono permettere agli individui di fare le proprie scelte religiose, ma de-
vono anche verificare che le pratiche e i precetti religiosi siano conformi ai principi
tale38.
Dopo l’entrata in vigore della legge del 15 marzo 2004, che vieta l’uso di simboli
Secondo il CCI, questa legge viola i diritti individuali delle ragazze che hanno
38
Ibidem pp. 72-76
39
CCI, Le bilan de la loi du 15 mars 2004 et de ses effets pervers in
www.islamophobie.net/ pag. 3 « Le principe de laïcité, qui n’a pas d’autre objet que de
garantir la neutralité de l’Etat, la liberté de religion et le respect du pluralisme, a été bafoué
par l’Etat lui-même, au vingt et unième siècle par l’adoption d’une loi d’exception : la loi
du 15 mars 2004 portant sur le principe de laïcité, le port de signes et tenues manifestant
ostensiblement une appartenance religieuse.» trad. « Il principio di laicità, che non ha altro
scopo se non quello di garantire la neutralità dello Stato, la libertà della religione e del
rispetto del pluralismo, è stato disprezzato dallo Stato stesso, nel XXI secolo, con
l’adozione di una legge eccezionale: la legge del 15 marzo 2004 relativa al principio di
laicità, l’uso di segni e abiti che dimostrino apparentemente l’appartenenza religiosa.»
- 38 -
da norme dei documenti approvati da importanti organizzazioni sovranazionali
gruppi religiosi nei Paesi membri, compresa la Francia, come dimostra la giurispru-
religiose per evitare l’applicazione delle regole comuni tra le autorità pubbliche e i
cittadini.
Inoltre, il Consiglio si è riferito alla sentenza Leyla Sahin emessa dalla Corte
e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Carta UE), per ribadire i
9, ma stabilisce anche che queste libertà possono essere limitate da restrizioni legali
40
A riguardo della ratifica della Costituzione Europea che però, a seguito delle vicende
dei referendum francese e olandese del 2005, non è mai entrato in vigore.
41
Corte CEDU, Grande Camera, sent. 10 novembre 2005, n. 44774/98, Leyla Sahin c.
Turquie (che conferma il giudizio emesso dalla Quarta sezione il 29 giugno 2004).
https://www.lawpluralism.unimib.it/api/print?template=template&id=182&lang=it
- 39 -
ha spesso allargato notevolmente il margine di apprezzamento degli Stati membri
La sentenza Eweida and others v. United Kingdom43, emessa dalla Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo il 15 gennaio 2013, è una decisione fondamentale che riguarda
Corte, poiché tutti presentavano questioni simili relative alla violazione dell’art. 9
La sentenza ha introdotto una distinzione chiara tra due concetti chiave: la “li-
distinzione è cruciale perché mette in luce la differenza tra la mera libertà di credere
I quattro casi trattati nella sentenza Eweida riguardavano dipendenti che avevano
42
Op. cit., Alicino, Costituzionalismo e diritto europeo delle religioni, 2011.. pp. 76-79
43
Corte EDU, Eweida and others v. United Kingdom, 15 gennaio 2013
44
Ricorsi 48420/10, 59842/10, 51671/10 and 36516/10, casi in cui la Corte ha respinto
sia l’istanza di un ufficiale di stato civile volta a sottrarsi alla celebrazione di unioni
monosessuali (Ladele), sia quella di un impiegato nel settore dell’impiego privato, che
rifiutava di svolgere attività di consulenza psico-sessuale a favore delle same-sex
couples(McFarlane). Gli altri due ricorsi (Eweida e Chaplin) riguardavano invece
rivendicazioni relative alla possibilità di manifestare la propria appartenenza confessionale
sul luogo di lavoro, indossando simboli religiosi.
- 40 -
sollevato questioni relative alla loro libertà di coscienza e al conflitto tra questa
libertà e gli obblighi imposti dai loro datori di lavoro. La sentenza ha considerato
nel settore pubblico che in quello privato, e se potesse limitare gli obblighi contrat-
rea British Airways, a cui era stato vietato indossare una croce cristiana visibile
sopra l’uniforme a causa delle restrizioni sul dress code aziendale. La compagnia
aveva stabilito che i dipendenti potevano indossare simboli religiosi solo sotto l’uni-
alla norma citata qualora il lavoratore fosse tenuto a indossare determinati oggetti
ghe erano state ammesse per i turbanti e i braccialetti d’argento dei sikh, così come
l’hijab delle donne musulmane46 ma in risposta, non tenendo conto di queste circo-
stanze, la compagnia l’aveva sospesa senza stipendio fino a quando non avesse ri-
alternativa che non richiedeva la divisa o il contatto con i clienti, ma aveva rifiutato
l’offerta.
45
“Nessuna deroga, secondo la compagnia, nel caso della signora Eweida, dal momento
che per la fede cristiana non sussiste obbligo di indossare la croce” riferimento ad A.Borghi
in Sulla libertà di manifestare le proprie opinioni religiose nel luogo di lavoro: brevi note
in merito ai casi Achbita e Bougnaoui, in Stato, Chiese e pluralismo confessionale.
46
Taranto S., Il simbolismo religioso sul luogo di lavoro nella più recente
giurisprudenza europea, in Stato, Chiese e pluralismo confessionale, cit., n.1 del 2014.
- 41 -
danni per discriminazione indiretta, sostenendo che aveva scelto volontariamente
simili, offrendo una cornice giuridica per valutare i conflitti tra la libertà religiosa
dei dipendenti e le esigenze aziendali, gettando le basi per futuri casi legati a questo
tema complesso.
l’ospedale pubblico Royal Devon and Exeter NHS Foundation Trust, che aveva
una politica per le uniformi basata sulle linee guida del Dipartimento della Salute.
Tuttavia, quando sono state introdotte nuove uniformi con uno scollo a V, alla
ricorrente è stato chiesto di rimuovere la sua catenina e croce, che indossava per
trovare un compromesso, come indossare la croce sotto una maglietta a collo alto,
dall’infermieristica.
Il tribunale dell’impiego aveva concluso che in questo caso non vi era discrimi-
nazione, poiché l’ospedale aveva come priorità la sicurezza e la salute dei pazienti,
- 42 -
9, nel caso Eweida il Regno Unito è stato condannato. Gli argomenti presentati dai
richieste della Convenzione in merito all’indossare segni religiosi sul luogo di la-
voro.
Nel caso Chaplin, l’interdizione per l’infermiera di indossare una croce al collo
sicurezza delle infermiere e dei pazienti” e che altre infermiere di confessione cri-
valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza. Inizialmente, la Corte sembra va-
lità”. La Corte ritiene che “i responsabili degli ospedali siano più competenti nel
tribunale internazionale privo di prove dirette”. Questa posizione può sembrare cu-
riosa, poiché sembra che la Corte si affidi ciecamente alle autorità nazionali senza
con l’aumento delle restrizioni imposte dalla Convenzione evidenziato nel caso
Eweida e altri.
- 43 -
l’infermiera ricorrente e deve pesare significativamente rispetto ad altri obblighi”.
La Corte sembra persino suggerire che il datore di lavoro aveva offerto un compro-
nasconderla sotto un camice con collo alto, ma l’infermiera aveva rifiutato, soste-
nendo che ciò non era sufficientemente conforme alle sue convinzioni religiose.
lavoro non avesse proposto questo compromesso. La Corte sembra aver semplice-
Islington48, responsabile dei registri pubblici49. Quando nel Regno Unito è stato in-
trodotto il Civil Partnership Act nel 2005, che ha permesso l’unione civile tra per-
sone dello stesso sesso, l’ufficio di Islington ha deciso che tutti i dipendenti respon-
sabili dei registri dovessero occuparsi anche delle unioni civili50. Tuttavia, la
47
Hervieu, N., “Un nouvel équilibre européen dans l’appréhension des convictions
religieuses au travail”. Stato, Chiese e pluralismo confessionale. 2013. pp. 7-9
48
Uffici pubblici della periferia di Londra
49
Per una caratterizzazione completa della faccenda cfr. Pérez-Madrid, F., “Objeción
de conciencia y uniones civiles entre personas del mismo sexo: comentarios acerca del caso
Ladele vs. Reino Unido”. Revista General de Derecho Canónico y Derecho Eclesiástico
del Estado, 32(3). 2013.
50
Secondo regolamento dell’ente pubblico: «Islington è orgogliosa della sua diversità
e il consiglio si impegna a combattere la discriminazione in tutte le sue forme. L’obiettivo
è che “Dignità per tutti” sia l’esperienza del personale di Islington, dei residenti e degli
utenti dei servizi, indipendentemente dall’età, dal genere, dalla disabilità, dalla fede, dalla
razza, dalla sessualità, dalla nazionalità, dal reddito o dallo stato di salute. [...] Il consiglio
promuoverà la coesione comunitaria e l’uguaglianza per tutti i gruppi, ma si concentrerà
soprattutto sulla discriminazione basata sull’età, sulla disabilità, sul genere, sulla razza,
sulla religione e sulla sessualità. [...] In generale, Islington promuoverà la coesione
comunitaria promuovendo valori e comprensione condivisi nella comunità, basati
sull’uguaglianza, il rispetto e la dignità per tutti. [...] La politica del consiglio è che tutti
debbano essere trattati in modo equo e senza discriminazioni.»
- 44 -
Signora Ladele si è rifiutata di presiedere tali cerimonie civili per persone dello
stesso sesso, sostenendo che ciò era contrario alle sue convinzioni religiose. L’isti-
guito ha deciso di esonerarla dalla celebrazione delle cerimonie delle unioni civili,
sia tra persone dello stesso sesso che tra persone di sesso opposto, pur richiedendo
che svolgesse altre mansioni amministrative legate alle unioni civili. La Signora
propria unione con il diritto della dipendente a manifestare la propria fede religiosa
fede religiosa della Signora Ladele era forte, ma che non aveva manifestato la sua
che la decisione del Regno Unito era congruente con tale margine.
nell’articolo 9 della CEDU nel suo primo comma, ma non è menzionato nel secondo
- 45 -
comma che riguarda i limiti. Pertanto, hanno sostenuto che la libertà di coscienza
anche evidenziato che al momento dell’assunzione della Signora Ladele non esi-
steva la legge sulle unioni civili, quindi non si può parlare di obiezione di coscienza
tardiva, e che il Civil Partnership Act non vieta espressamente l’obiezione di co-
della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) riguardo al caso della Signora
scienza riguardo alla registrazione delle unioni civili omosessuali. Ecco un rias-
vemente al fatto che in alcuni municipi britannici era stata permessa l’obie-
Partnership Act. Inoltre, non considera il fatto che gli enti locali non erano
civili, quindi la Signora Ladele avrebbe potuto essere esonerata da tale man-
51
A favore del rigetto del ricorso della Signora Ladele si sono espressi cinque giudici
su sette,
mentre la dissenting opinion è stata manifestata dai giudici restanti: De Gaetano e
Vucinic.
- 46 -
in vigore, rendendo quindi l’obiezione iniziale fuori luogo.
senza pregiudicare i diritti delle coppie omosessuali, dato che altri impiegati
sto avrebbe potuto essere evitato senza pregiudicare i diritti delle coppie
omosessuali.
posizione tra la libertà religiosa della dipendente e il diritto alla non discri-
tuale.
52
In breve, l’articolo 9.2 dovrebbe principalmente proteggere l’obiezione di coscienza,
mentre la libertà di coscienza in senso stretto (ovvero la formazione dei propri
convincimenti personali) è già protetta dall’articolo 9.1 della CEDU. Questo è
particolarmente vero se si considera che non sarebbe accettabile ammettere comportamenti
basati sulla libertà di coscienza che vanno contro i principi fondamentali dello Stato di
- 47 -
adottasse una logica basata sulla tutela dei terzi, potrebbe creare incertezza
rispetto alla protezione dei diritti dei lavoratori e dei datori di lavoro in casi
siderare in modo più approfondito il contesto specifico del caso e adottare una lo-
gica diversa basata sulla protezione dei diritti dei lavoratori e dei datori di lavoro,
relazioni omosessuali a causa della sua religione, aveva accettato di lavorare con
gli è stato chiesto di offrire consulenza sessuale a una coppia gay. Questo era in
stato licenziato.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto anche questo caso, sottoli-
neando che il ricorrente aveva scelto volontariamente di lavorare in una società che
diritto.
53
Sorda, E. “Lavoro e fede nella Corte di Strasburgo. Note a margine della sentenza
Eweida e altri c. Regno Unito”. In Forum di quaderni costituzionali (Vol. 14). 2013. pp.
17-22
54
Ancora per una intera trattazione delle cronache del caso cfr. Op. cit., Pérez-Madrid,
Objeción de conciencia y uniones civiles entre personas del mismo sexo: comentarios
acerca del caso Ladele vs. Reino Unido, 2013.
- 48 -
accoglieva tutte le coppie e non consentiva ai terapisti di scegliere i propri clienti.
Tuttavia, all’interno di una opinione dissidente relativa al caso della Signora La-
dele, è stata espressa una critica al ragionamento della Corte rispetto al caso di
McFarlane. I due giudici dissenzienti sostengono che entrambi i casi avrebbero do-
vuto essere esaminati non tanto in termini di libertà religiosa, ma di libertà di co-
nelle condizioni di lavoro che contraddiceva le sue convinzioni, McFarlane era pie-
McFarlane, l’ha fatto in modo mitigato, preferendo bilanciare la libertà religiosa del
ricorrente con il diritto alla non discriminazione dei clienti omosessuali. Tuttavia,
secondo l’opinione dissidente, questo caso sarebbe stato più adatto per una pacifica
In conclusione, l’analisi dei quattro casi e delle decisioni della Corte Europea dei
- 49 -
Diritti dell’Uomo (CEDU) presenta alcune osservazioni chiave:
altri interessi. Tuttavia, in alcuni casi (terzo e quarto), potrebbe averlo fatto
2. Vizio logico nell’uso del margine di apprezzamento: Nei casi del terapista
dine pubblico, ma piuttosto dalla protezione dei diritti dei terzi, senza un’ar-
gomentazione stringente.
che dovrebbe essere solo uno degli elementi del ragionamento. Questa è una
libertà religiosa.
- 50 -
di un individuo deve essere basata sulla sua importanza soggettiva, indipen-
sembra non avere esaminato in modo adeguato tutti gli elementi di fatto dei
mente la relazione tra le tutele del lavoratore, del datore di lavoro e la natura
In definitiva, la sentenza Eweida avrebbe potuto essere un caso guida per la li-
bertà religiosa nel rapporto di lavoro, ma alcune decisioni della CEDU hanno la-
sciato aperti alcuni dubbi e potrebbero aver mancato l’opportunità di stabilire prin-
avrebbe potuto sfruttare questa occasione per fornire orientamenti utili sia alle Corti
Quando la Corte, negli ultimi due casi citati, ha messo in opera un vaglio di
proporzionalità tra obblighi assunti nei confronti del datore di lavoro per regola-
menti preordinati e giusto sindacato sul diritto del lavoratore di aver rispettato il
55
Op. cit., Sorda, Lavoro e fede nella Corte di Strasburgo. Note a margine della
sentenza Eweida e altri c. Regno Unito, 2013. pp. 24-30
- 51 -
proprio credo e la propria coscienza, ha ripercorso tutti gli elementi della fattispecie
“While the Court does not consider that an individual’s decision to enter into a
contract of employment and to undertake responsibilities which he knows will
have an impact on his freedom to manifest his religious belief is determinative of
the question whether or not there been an interference with Article 9 rights, this is
a matter to be weighed in the balance when assessing whether a fair balance was
struck.”56
tutela del servizio pubblico essenziale coinvolto e il fatto che il datore di lavoro
l’obbligo di fedeltà che il dipendente ha assunto sarà valutato in base alle sue qua-
56
EDU, C. (2013). Eweida and others v. United Kingdom. Retrieved 07/08/2023 from
http://www.articolo29.it/decisioni/corte-europea-dei-diritti-umani-eweida-e-altri-c-regno-
unito-decisione-del-15-gennaio-2013/ par. 109
- 52 -
danneggiare il rapporto contrattuale e la capacità professionale del lavoratore.
questi casi non costituisce una violazione del principio di non discriminazione sta-
dalla Direttiva 78/2000/CE del 27 novembre 2000. Questo perché la nozione di di-
scriminazione include ora anche pratiche discriminatorie per effetto, ma nel con-
opportunità per tutti i membri. Pertanto, una differenza di trattamento non costituirà
dovuto alla natura privata del datore di lavoro coinvolto. Di conseguenza, la respon-
bligo positivo dello Stato di proteggere i diritti [del ricorrente] in materia di libertà
nale legato a una politica di uguaglianza che non discriminava le coppie di clienti
57
Valente, V., “Tutela della coscienza, tra freedom to resign e indeclinabilità delle
funzioni pubbliche”. Stato, Chiese e pluralismo confessionale. 2016.
58
Op. cit., EDU, Eweida and others v. United Kingdom, 2013. Par. 108
59
Ibidem Par. 110
- 53 -
in base all’orientamento sessuale60. Anche se la dottrina del “freedom to resign” è
stata abbandonata, la Corte può comunque tener conto di questo fatto per valutare
posizioni che coinvolgono un’etica basata sulla religione o sulle convinzioni. Tut-
tavia, è alquanto curioso che alcune persone si oppongano alla libertà di un datore
allo stesso tempo si rallegrino del fatto che il datore di lavoro confessionale goda
di una libertà analoga. In ogni caso, anche in questo caso, la decisione di non stabi-
lire una violazione è stata basata sulla “ampia discrezionalità” concessa alle autorità
lavoro che desideri implementare la sua politica di offerta di servizi senza alcuna
discriminazione”62.
Alla luce della cautela del ragionamento europeo, è importante evitare di trarre
conclusioni affrettate. Optando per “affidarsi alla discrezionalità del legislatore na-
zionale per risolvere queste delicate questioni”, i giudici europei “hanno evitato di
60
Ibidem Par. 109
61
Ibidem
62
Ibidem
63
McCrea, R., “European Court of Human Rights Decision in Eweida and Others v.
UK”. UK (January 31, 2013). 2013.
- 54 -
riconosca individualmente a un dipendente pubblico il diritto di rifiutare di cele-
brare l’unione di una coppia dello stesso sesso per motivi religiosi. Tuttavia, questo
meccanismo ha un forte limite convenzionale: la sua attuazione non può portare alla
negazione dell’efficacia del diritto riconosciuto a livello nazionale alle coppie dello
quando uno Stato ha stabilito questo diritto nel suo ordinamento giuridico, una
donna è stata privata dell’accesso all’aborto a causa di ostacoli pratici, come l’in-
questo senso, se uno Stato riconosce a tutte le coppie il diritto al partenariato civile
stato civile rispetterà la Convenzione solo se è concepita in modo che ogni coppia
riconosciuto sotto l’articolo 949. È vero che ci sono molte differenze tra il caso
64
Il caso di Bayatyan contro l’Armenia è stato affrontato dalla Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo (CEDU) e ha coinvolto il richiedente, Vahan Bayatyan, che ha rifiutato di
svolgere il servizio militare in Armenia a causa delle sue convinzioni religiose. La
decisione della CEDU in questo caso è significativa in quanto riguarda la protezione del
diritto all’obiezione di coscienza ai sensi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
- 55 -
internazionale identificato nel 2011 a sostegno della soluzione riguardava solo il
esempio, la Corte avrebbe potuto collocare questi casi McFarlane e soprattutto La-
bero potuto essere stabiliti, soprattutto nel caso Ladele, in cui i giudici avrebbero
potuto fare affidamento sull’idea che gli ufficiali di stato civile rappresentano lo
come lo Stato deve intervenire in maniera imparziale nessun individuo può presu-
mere che proprie ideologie, che siano religiose o di altra natura, seppur in obiezione
precluse.
Un’altra scelta, sebbene più difficile, era disponibile anche alla Corte per giusti-
chiaramente che il rifiuto di concedere pari diritti alle coppie dello stesso sesso viola
questo terreno dei valori che l’antagonismo delle posizioni appare più evidente.
- 56 -
In un periodo in cui l’uguaglianza dei diritti a favore di tutte le coppie è oggetto
terreno dei valori che non le riesce sempre bene ma l’opacità del ragionamento mo-
rale e giuridico dei giudici maggioritari rende la loro soluzione meno chiara, inde-
bolendola di conseguenza66.
al sistema sanitario, dove il predetto diritto deve essere contemperato con la premi-
nente tutela della salute, come risulta dall’art. 32 della Costituzione italiana e
un’azione che contravviene alle sue convinzioni morali o religiose. Questo diritto
può essere problematico quando entra in conflitto con leggi o norme stabilite dallo
morali.
66
Op. cit., Hervieu, Un nouvel équilibre européen dans l’appréhension des convictions
religieuses au travail, 2013.
67
Nel 1972 il legislatore intervenne con la Legge n. 772/1972 per la disciplina
dell’obiezione di coscienza in materia di servizio militare, per la soluzione del conflitto tra
libertà di coscienza e il dovere di servire la Patria anche prestando il servizio militare ai
sensi dell’Articolo 52 della Costituzione Italiana.
- 57 -
diritto all’obiezione di coscienza e l’interesse pubblico alla legge e all’ordine. Que-
chiari per garantire il rispetto delle leggi e dei diritti degli altri cittadini.
sione attenta sia sul diritto all’obiezione di coscienza che sulla libertà di coscienza,
cercando un equilibrio che rispetti entrambi all’interno del quadro legale esistente.
In ambito dei diritti, si affronta non solo la questione della libertà rispetto all’au-
torità, ma anche i moti della coscienza e come ciascun individuo si identifica ri-
scienza, all’interno dei diritti fondamentali, solleva la questione del vivere insieme
specifiche, ad esempio, per il servizio militare. Tuttavia, manca una legge sufficien-
temente flessibile e una chiara definizione di obiezione nel contesto della Costitu-
zione italiana.
L’obiezione di coscienza può essere suddivisa in due categorie: quella che non
influisce direttamente sui diritti altrui e quella che invece li colpisce. Quest’ultima
- 58 -
dell’obiezione a praticare l’aborto, la somministrazione di farmaci contraccettivi e
dell’aborto farmacologico68.
stabilito dalla legge e un obbligo della sua coscienza, sceglie di adottare comporta-
dividuo.
prattutto in ambito sanitario, crea conflitti tra diverse libertà, in cui l’autonomia del
versi.
lontaria della gravidanza (IVG). Qui, si deve trovare un difficile equilibrio tra la
68
Di Lauro, P. “Obiezione di coscienza e aborto farmacologico”. 2015.
- 59 -
tutela della salute della donna e la libertà del medico di seguire la propria coscienza,
anche se in conflitto con le richieste legali della paziente. La legge 194/78 ha disci-
L’articolo 9 della legge 194/78 specifica le attività da cui gli obiettori sono eso-
di cosa costituisca oggetto di obiezione può risultare complessa e ambigua, con in-
terpretazioni contrastanti.
tario e agli ausiliari, ma la sua interpretazione varia tra i giudici ordinari e la giuri-
sprudenza amministrativa. Mentre alcuni sostengono una visione ampia del diritto
dell’obiettore.
La legge 194/1978, nota come “legge per la tutela della maternità e l’interruzione
un aborto (art. 9). Tuttavia, questa disposizione solleva una serie di questioni in
legale di porre fine alle loro gravidanze, e dall’altro, i professionisti medici hanno
- 60 -
Per comprendere se l’obiezione di coscienza abbia una base costituzionale, è
alcuni studiosi ritengono che l’obiezione di coscienza possa essere radicata nella
libertà di coscienza sancita in vari articoli della Costituzione italiana, come gli arti-
Tuttavia, c’è anche chi sostiene che la Costituzione italiana non riconosce espli-
effetti, il quadro costituzionale italiano non contiene norme specifiche che creino il
per esistere come diritto. In altre parole, il diritto all’obiezione di coscienza esiste
l’esercizio di tale libertà deve essere disciplinato dalle leggi nazionali. Gli Stati
- 61 -
membri devono trovare un equilibrio tra il diritto all’obiezione di coscienza e altri
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una sentenza che rappresenta
una novità nel contesto giuridico sovranazionale europeo. Nel caso Hamidovic v.
Il ricorrente aveva subito gravi conseguenze, tra cui l’incarcerazione, a causa del
caso in cui la Corte europea ha accolto istanze provenienti da una minoranza mu-
La sentenza solleva diverse questioni importanti. In primo luogo, se essa sia coe-
rente con la recente giurisprudenza riguardante i simboli religiosi nello spazio pub-
nizione del caso, andando oltre l’approccio comune della Corte europea, che di so-
di genere, come nel caso S.a.s. c. Francia, in cui la Corte europea aveva assolto la
69
Corte europea dei diritti dell’uomo, Hamidovic c. Bosnia Herzegovina, IV sez., n.
57792/15, 5 dicembre 2017.
70
Corte europea dei diritti dell’uomo, Ahmet Arslan e altri c. Turchia, II sez., n.
41135/98, 23 febbraio 2010,
- 62 -
Francia per aver impedito a una giovane donna musulmana di indossare il velo isla-
mico all’università. Tuttavia, le questioni relative alla neutralità dello spazio pub-
La Corte europea ha rilevato un’ingerenza statale nella libertà religiosa del ri-
della CEDU. Questo indica una volontà più incisiva da parte della Corte nel garan-
tale.”
rispetto ai casi riguardanti il velo islamico in Francia e Turchia, così come quelli
stione della discriminazione, che è presente anche in questo caso. La Corte tende a
sostanziale. Tuttavia, in alcune sentenze, come nel caso Izzettin e altri c. Turchia71,
toria72.
dell’uomo ha esaminato la conformità delle azioni dello Stato nei confronti del ri-
senza indossare il copricapo religioso della sua fede musulmana della minoranza
71
Corte europea dei diritti dell’uomo, Izzettin e altri c. Turchia, [Grande Camera], n.
62649/10, 26 aprile 2016
72
Nardocci, C., “Oltre il velo: la Corte europea dice sì al copricapo musulmano in
un’aula giudiziaria, ma supera la rigida prospettiva della State Neutrality: a margine di
Hamidović c. Bosnia Herzegovina”. Osservatorio costituzionale, 2018(2), 101-120. 2018.
- 63 -
dei Wahhabi/Salafi. L’autorità giudiziaria di prima istanza aveva espulso il ricor-
rente dall’aula, lo aveva condannato per oltraggio alla Corte e gli aveva inflitto una
multa di circa 1955,83 euro, decisione confermata in appello con la sola riduzione
ricorrente, sostenendo che non vi era violazione degli articoli 9 e 14 della Conven-
zione europea per i diritti dell’uomo. Tuttavia, aveva indicato un problema con l’ar-
Il ricorrente si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sostenendo che
l’ingerenza statale nel suo diritto alla libertà religiosa non era giustificata ai sensi
Il governo ha ammesso l’ingerenza nel diritto alla libertà religiosa del ricorrente
ma ha sostenuto che vi era una base legale per l’azione del giudice, poiché si basava
all’autorità giudiziaria una discrezionalità ampia nella gestione del processo. Inol-
tre, l’azione del giudice aveva lo scopo legittimo di proteggere la laicità dello Stato
senza il suo copricapo religioso, portando alla sua espulsione dall’aula e a una con-
danna. Il ricorrente ha sostenuto la violazione dei suoi diritti alla libertà religiosa e
- 64 -
alla non discriminazione, mentre il governo ha difeso l’azione del giudice in base
Corte europea dei diritti dell’uomo è stata chiamata a decidere sulla conformità di
La Quarta Sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo ha esaminato le la-
sensi del primo paragrafo dell’articolo 9 della CEDU, ma tale ingerenza poteva es-
sere giustificata solo se aveva una base legale adeguata e ragionevole ai sensi del
secondo paragrafo. Il governo bosniaco aveva sostenuto che il divieto era previsto
dall’articolo 242, § 3, del codice di procedura penale nazionale e che poteva essere
giustificato per preservare la laicità dello Stato e la neutralità dello spazio pubblico,
nendo che il divieto aveva una base legale accessibile e prevedibile nei suoi effetti,
alcuni giudici hanno sollevato dubbi sulla flessibilità con cui la Corte ha interpretato
- 65 -
legalità. La Corte ha sottolineato che ogni interferenza nei diritti convenzionali deve
avere una base legale e che la norma deve essere formulata con precisione per orien-
pliando la misura in cui una limitazione ai sensi del primo paragrafo poteva dirsi
prevista dalla legge. Questo approccio potrebbe avere implicazioni significative per
sibile della base legale solleva dubbi sulla coerenza con il principio di legalità san-
73
Ibidem
- 66 -
CAPITOLO SECONDO
lavoro possono apportare alle loro politiche o ambienti di lavoro per consentire ai
dipendenti con esigenze diverse di svolgere il loro lavoro in modo efficace. Questi
Gli accomodamenti possono variare in base alle esigenze dei dipendenti e alle cir-
costanze del luogo di lavoro, come modifiche alle attrezzature, adeguamenti fisici,
un onere eccessivo per il datore di lavoro, che può scegliere di non effettuare tali
modifiche se ciò avesse un impatto negativo sulla produttività o sui costi aziendali74.
74
Basaglia, S., Cuomo, S., & Simonella, Z. “L’organizzazione inclusiva: Pari
opportunità e diversity management”, EGEA spa. 2022.
- 67 -
dipendenti di svolgere il proprio lavoro in modo efficace, eliminando le barriere
religione sul luogo di lavoro. Tuttavia, alcuni Paesi, come l’Olanda, hanno adottato
ragionevoli, originariamente previsti per le persone con disabilità, anche alle per-
sone che desiderano manifestare la loro religione o altre caratteristiche protette dalla
legge antidiscriminatoria.
minatorio è avanzato in molti aspetti, ma sembra non essere adeguato per affrontare
75
Basaglia S., Cuomo S., Simonella Z., L’organizzazione inclusva. Pari opportunità e
diversity management. Editore: Egea, 2022. Collana: SDA. Leading management.
76
Ferrari, V. “Funzioni del diritto: saggio critico-ricostruttivo” (Vol. 207), Laterza.
1987. 91
- 68 -
ragionevoli solo per le persone con disabilità e non affronta direttamente la que-
stione dei motivi religiosi, soprattutto nel settore privato. Ciò solleva interrogativi
specifica, in particolare per quanto riguarda l’uso di simboli religiosi da parte delle
la diversità, inclusa quella religiosa, nei luoghi di lavoro. Tuttavia, ci sono due sfide
persone di religione islamica e a episodi di odio verso di loro. Inoltre, c’è una dif-
ficoltà nel bilanciare il diritto di manifestare la propria religione sul luogo di lavoro
Corte di Giustizia dell’Unione europea non offre chiare soluzioni per affrontare
questo conflitto.
luoghi di lavoro, specialmente nei Paesi con istituzioni nazionali poco accoglienti
77
Bello, B. G., “Accomodamenti ragionevoli basati sulla religione tra diritto
antidiscriminatorio e diversity management”. Stato, Chiese e pluralismo confessionale.
2020.
78
Frisina, A. “Razzismi contemporanei: le prospettive della sociologia”, Carocci. 2020.
79
Intesa come differenziazione tra gruppi umani come derivanti da fattori biologici.
80
Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
- 69 -
religione islamica81.
gli attori coinvolti, tra cui datori di lavoro, sindacati, organizzazioni della società
reciproco82.
La funzione di orientamento sociale del diritto si riferisce alla capacità del diritto
di fornire una guida comportamentale per i membri della società83. Il diritto agisce
come un quadro coerente e universale per le decisioni delle persone in varie situa-
zioni sociali.
sia coerente e uniforme nelle sue regole e principi, mentre la pretesa di universalità
implica che il diritto debba essere applicabile a tutti i membri della società, indi-
che diventano cruciali nel contesto delle istituzioni europee e nella formulazione di
norme, politiche e misure di diversity management che devono tenere conto della
81
Op. cit., Basaglia, Cuomo and Simonella, L’organizzazione inclusiva: Pari
opportunità e diversity management, 2022.
82
Op. cit., Bello, Accomodamenti ragionevoli basati sulla religione tra diritto
antidiscriminatorio e diversity management, 2020.
83
L’esperto inserisce la funzione di orientamento sociale tra le tre principali funzioni
del diritto, insieme alla risoluzione dei conflitti dichiarati e alla legittimazione del potere,
poiché queste funzioni non possono essere ulteriormente semplificate o ridotte. Op. cit.,
Ferrari, Funzioni del diritto: saggio critico-ricostruttivo, 1987. p. 91
- 70 -
diversità culturale e sociale della popolazione.
La funzione di orientamento sociale del diritto indica che il diritto non è solo un
essere influenzate da variabili diverse, tra cui il potere di coloro che interpretano il
significato delle norme stesse. Di conseguenza, il diritto può essere soggetto a in-
certezza e cambiamenti a seconda delle dinamiche sociali e dei conflitti. Nel conte-
di una coerenza complessiva del sistema giuridico. Tuttavia, i principi generali del
lante rispetto alle politiche e al diversity management basato sulla volontà indivi-
duale. Il diritto non può dettagliare ogni aspetto della vita sociale, poiché i cambia-
menti sociali spesso superano la capacità delle norme giuridiche di adeguarsi rapi-
quanto è un sistema flessibile che può essere aggiornato in risposta alle nuove sfide
dei giudici. In altre parole, il diritto può adattarsi ai mutamenti culturali e sociali,
84
Cuomo, S., & Mapelli, A. “Diversity management: gestire e valorizzare le differenze
individuali nell’organizzazione che cambia”, Guerini e associati. 2007.
- 71 -
rimanendo un punto di riferimento per la società.
85
Corte giust., 17 luglio 2008, Coleman, causa C-303/06, in cui la CGUE considera la
connessione oggettiva tra il fattore di discriminazione e il soggetto discriminato più del
fatto che quest’ultimo sia caratterizzato da tale fattore (nel caso in oggetto si tratta di una
lavoratrice madre di un figlio disabile); Corte giust., 16 luglio 2015, Chez, causa C-83/14,
che estende la protezione ai casi di discriminazione indiretta per associazione con persone
di origine rom.
86
Considerando 3 della Direttiva 2006/54/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio,
del 5 luglio 2006, riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità
di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (Gazzetta
ufficiale n. L 204 del 26 luglio 2006, pp. 23-36).
87
Corte giust., 10 luglio 2008, Feryn, causa C-54/07, punto 2, in cui questa Corte
afferma che integra una discriminazione la dichiarazione del datore di lavoro di non voler
assumere “persone cosiddette ‘alloctone’” al momento dell’annuncio di lavoro, perché
inibisce la possibilità di candidarsi da parte di soggetti che si riconoscono in tale
caratteristica.
- 72 -
leggi antidiscriminatorie e le preoccupazioni delle imprese e delle istituzioni ri-
una maggiore protezione dei diritti umani e nella promozione di politiche di acco-
rivolti a tutti i membri della società e servono come guida per prevedere le conse-
Affinché le norme giuridiche siano efficaci, devono essere chiare nella formula-
zione e diffuse in modo comprensibile per tutti i cittadini, garantendo così la capa-
88
Op. cit., Ferrari, Funzioni del diritto: saggio critico-ricostruttivo, 1987. pp. 141-145
89
Ibidem p. 125
- 73 -
è più considerato come un singolo ente autorevole ma come un insieme di
coinvolge una serie di attori esterni, tra cui esperti, lobby, organizzazioni non
parti interessate.
tempo, fungendo da “creativi del diritto” che tengono conto delle realtà mu-
90
Ibidem pp. 132-133
91
Ibidem
92
Lamorgese, A., “L’interpretazione creativa e il valore del precedente nella
giurisdizione ordinaria”. Federalismi.it. Rivista di diritto pubblico, italiano, europeo, XVII.
2018. p. 5
93
Op. cit., Bello, Accomodamenti ragionevoli basati sulla religione tra diritto
antidiscriminatorio e diversity management, 2020.
- 74 -
o dibattiti parlamentari. Tuttavia, le intenzioni non dichiarate possono essere
testo giuridico all’interno del quadro più ampio delle leggi e delle politiche.
e delle loro diverse visioni94. Tuttavia, le intenzioni del legislatore dell’UE possono
lità95.
pali:
94
Favell, A., & Guiraudon, V., “The sociology of the European Union: an agenda”.
European Union Politics, 10(4), 550-576. 2009.
95
Ad esempio, nel caso delle direttive 2000/43/CE e 2000/78/CE, il Memorandum
esplicativo chiarisce che la necessità di tutelare i soggetti dalle discriminazioni sulla base
dell’origine razziale o etnica derivava sia dal persistente razzismo nei Paesi membri, sia
dalla necessità di prevedere degli standard minimi di tutela in vista dei futuri allargamenti
dell’UE
- 75 -
1. Parità di opportunità e standard minimi di protezione96: La direttiva
ropei nel contesto dell’occupazione e del lavoro. Questo significa che nes-
forme di discriminazione.
gionevoli” che gli Stati membri devono fornire per consentire alle persone
sono essere apportati per soddisfare le esigenze specifiche delle persone con
disabilità.
La direttiva offre anche una certa flessibilità agli Stati membri. Questi possono
mento delle tutele esistenti a livello nazionale. In altre parole, se uno Stato membro
96
Proposta per una Direttiva del Consiglio che stabilisce un quadro generale per la parità
di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, (COM(1999) 565 final),
25 novembre 1999, p. 5.
97
Proposta per una Direttiva del Consiglio che stabilisce un quadro generale, cit., p. 7;
cfr. Proposta per una Direttiva del Consiglio che attua il principio della parità di
trattamento, cit., p. 2.
- 76 -
ha già standard più elevati di protezione contro la discriminazione, la direttiva non
voli solo per le persone con disabilità, trascurando altre categorie di persone, come
quelle basate sul genere o sulla cittadinanza. Questo ha limitato la portata delle di-
sone continuavano a essere escluse dal mercato del lavoro e dai servizi. Pertanto,
mentre le direttive hanno cercato di trovare un equilibrio tra le esigenze delle isti-
tuzioni europee e della società civile, hanno trascurato la necessità di fornire acco-
modamenti ragionevoli per altre categorie di persone che richiedevano tutele mag-
giori.
mezzo appropriato” per garantire che tali informazioni siano ampiamente diffuse.
coinvolgere una varietà di attori intermedi98, tra cui operatori giuridici, ONG, me-
da sola non è sufficiente per garantire una piena tutela contro le discriminazioni.
Gli Stati membri dell’Unione Europea (UE) hanno la possibilità di andare oltre i
98
Op. cit., Ferrari, Funzioni del diritto: saggio critico-ricostruttivo, 1987. p. 128
- 77 -
discriminazione su base religiosa o su altri fattori. Inoltre, le imprese e gli enti pos-
discriminatorie.
fine di eliminare o ridurre le barriere che impediscono a una persona di godere pie-
namente ed effettivamente dei suoi diritti. Queste misure possono variare a seconda
Quello che è stato sottolineato è che gli accomodamenti ragionevoli non dovreb-
bero essere limitati solo alle persone con disabilità, ma dovrebbero essere estesi
Nel contesto dell’UE, diversi attori giuridici, tra cui organismi di parità, giudici,
scriminatorio più efficace e rispondente alla società. Questi attori collaborano per
- 78 -
iniziative come il “litigio strategico,” l’advocacy e la persuasione morale.
Tuttavia, i mass media e i social media svolgono anche un ruolo importante nella
sinformazione e gli stereotipi negativi sui gruppi più vulnerabili della società.
essere sia enti pubblici che aziende private. Questo viene fatto attraverso la sotto-
99
La Carta di Roma — Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati,
vittime della tratta e migranti. Retrieved 12/08/2023 from
https://www.cartadiroma.org/cosa-e-la-carta-di-roma/codice-deontologico/.
100
Cfr. https://ec.europa.eu/info/policies/justice-and-fundamental-rights/combatting-
discrimi nation/tackling-discrimination/diversity-management/eu-platform-diversity-
charters_it.
- 79 -
del proprio ambiente di lavoro.
a Paese per tener conto delle specificità culturali e normative locali, ma l’obiettivo
tra i dipendenti. Questa diversità può riguardare diversi aspetti, come l’origine et-
personali.
menti utilizzati per attuare le politiche di gestione della diversità all’interno delle
sione in tutti gli aspetti dell’ambiente di lavoro. Questo può includere politiche di
formazione per sensibilizzare i dipendenti alle questioni legate alla diversità, pro-
101
De Vita, L., “Il diversity management in Europa e in Italia. L’esperienza delle Carte
delle diversità”. 2011.
- 80 -
svantaggiato a causa delle proprie caratteristiche personali.
Il Diversity Management (DM) è emerso negli Stati Uniti negli anni ‘60, paral-
lelamente al movimento per i diritti civili. Questo periodo storico ha portato all’at-
Negli anni ‘80, molte aziende americane hanno iniziato ad abbracciare iniziative
storico e sociale rispetto agli Stati Uniti. Tre principali spinte hanno favorito la dif-
zioni europee.
- 81 -
politiche contro le discriminazioni razziali e hanno presentato evidenze di
management anche nelle loro operazioni europee. Queste aziende hanno ri-
Paese, tenendo conto delle diverse culture e delle esigenze locali. Questo approccio
cipalmente come risposta alle questioni razziali, in Europa si è adattato per affron-
tare una gamma più ampia di differenze, comprese quelle legate alla religione,
102
Ibidem
- 82 -
La gestione della diversità all’interno di un’organizzazione è di fondamentale
importanza poiché può portare a una serie di benefici che migliorano la qualità dei
zione al fine di individuare gli orientamenti coerenti con la prospettiva del Diversity
e le strategie commerciali.
valore aggiunto che può essere utilizzato per creare innovazione e valore. Questo si
- 83 -
soluzioni come lo smart working.
3. Ruoli: Gli individui devono essere valutati per la loro capacità di influen-
zare i risultati anziché per il loro potere sulle persone. Questo richiede che
l’apprendimento. I processi devono essere definiti in modo che ciascuno possa co-
struire il senso del proprio lavoro in funzione delle richieste dei clienti, promuo-
vendo l’orientamento verso gli altri e la gestione dei conflitti. I sistemi di gestione
del lavoro, rendendolo inclusivo e accessibile anche per le persone con disabilità.
werment a tutti i livelli, con una leadership che promuova l’interazione e il valore
delle differenze. La motivazione deve derivare dal senso e dal valore del lavoro
in modo significativo.
103
Ibidem
- 84 -
prevenire la perdita di capacità lavorative. Ogni individuo ha la responsabilità di
aziendali. Questa prospettiva è emersa negli Stati Uniti negli anni ‘90 e si è poi
cipali tendenze: l’aumento della presenza delle donne nel mercato del lavoro, la
dell’immigrazione.
pay gap dell’11,5%. Inoltre, sempre più lavoratori immigrati, soprattutto da Paesi
al di fuori dell’Unione Europea, sono presenti nel mercato del lavoro italiano. Que-
settori, tra cui edilizia, meccanica, ristorazione, agricoltura e assistenza alla per-
sona. Il loro peso nel mercato del lavoro italiano è cresciuto in modo significativo
anche nelle posizioni esecutive e tra i lavoratori più giovani. Ad esempio, nel settore
dell’assistenza alla persona, l’80% della forza lavoro è costituito da immigrati. Que-
sti cambiamenti nel mercato del lavoro sottolineano l’importanza della gestione
della vita media, che ha portato a una presenza più ampia di persone di diverse età
forma sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità avviata alla fine degli
- 85 -
anni ‘90 ha incrementato l’attenzione su questo aspetto. Tuttavia, in Italia, solo il
16% delle persone con disabilità tra i 15 e i 74 anni è impiegato, in contrasto con il
40% in altri Paesi dell’OCSE e il 49% della popolazione totale. Molti dei lavoratori
con limitazioni funzionali riscontrano difficoltà legate alla salute o alle loro disabi-
Nonostante siano state introdotte leggi e strumenti culturali per ridurre la discri-
minazione nei confronti delle persone con disabilità e della comunità LGBT in Ita-
Inoltre, mentre la ricerca italiana si è gradualmente estesa per includere altre di-
mensioni della diversità organizzativa oltre al genere, come l’età, l’origine e l’espe-
menti di analisi e intervento che possono essere applicati anche ad altre forme di
diversità organizzativa.
Sebbene l’Italia stia affrontando le sfide legate alla gestione della diversità orga-
zioni si verificano in vari aspetti della vita, inclusa la sfera lavorativa, con un au-
muni e solo quelle legate all’età diminuiscono, non di rado la discriminazione ses-
- 86 -
diritto antidiscriminatorio sia a livello nazionale che comunitario, a causa dell’ac-
cumulo di diverse fonti normative nel corso dei decenni e della significativa giuri-
23 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE hanno fornito una base giuridica rin-
Le direttive sulla discriminazione del 2000 hanno affrontato nuovi fattori discri-
minanti come razza, origine etnica, religione, convinzioni personali, disabilità, età
Questi sviluppi hanno portato a una nuova concezione delle politiche di pari op-
portunità che mirano a valorizzare tutte le differenze tra le persone, da etnia, reli-
104
Trattato di Amsterdam che modifica il trattato sull’Unione europea, i trattati che
istituiscono le Comunità europee e alcuni atti connessi - Versione consolidata del trattato
che istituisce la Comunità europea. Gazzetta ufficiale n. C 340 del 10/11/1997 . Articolo
13 (ex articolo 6 A):
“Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell’ambito delle competenze da
esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della
Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i
provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o
l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze
sessuali.”
https://www.europarl.europa.eu/about-parliament/it/in-the-past/the-parliament-and-
the-treaties/treaty-of-amsterdam
105
Attuazione del principio della parità di trattamento tra gli uomini e le donne per
quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le
condizioni di lavoro.
106
Scopo della presente direttiva è quello di istituire un quadro per la lotta alla
discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro
fornitura, al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di
trattamento tra uomini e donne.
- 87 -
coinvolgendo molteplici attori, dalle istituzioni territoriali alle parti sociali, per
Per migliorare l’effettività del diritto antidiscriminatorio, sono stati creati orga-
natorie.
Il nuovo approccio europeo alla lotta alle discriminazioni non si limita alla crea-
bina strumenti di “hard law” e “soft law” e promuove azioni preventive oltre che
modo efficace.
107
DECRETO LEGISLATIVO 9 luglio 2003 n. 215 - Attuazione della direttiva
2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e
dall’origine etnica.
- 88 -
Antidiscriminazioni Razziali) con l’obiettivo di garantire la parità di trattamento e
il rispetto dei diritti contro ogni forma di discriminazione basata sulla razza o
sull’origine etnica. L’UNAR ha esteso il proprio campo d’azione per includere altre
età, disabilità, orientamento sessuale e identità di genere, in tutti i settori della vita
organismo o di far convergere gli sforzi di diversi organismi specializzati per con-
missione Europea, poiché dimostra l’impegno degli Stati membri nel superare le
norme minime stabilite dal diritto comunitario per sviluppare in modo significativo
Negli anni ‘90 è emerso un aumento delle iniziative volte a combattere le discri-
all’interno del mercato del lavoro europeo, come dimostrato da un rapporto del
- 89 -
1996 dell’European Foundation for the Improvement of Living and Working Con-
lore della pelle o l’origine migratoria, così come agevolazioni per le famiglie dei
lavoratori già assunti dall’azienda. Tuttavia, questa ricerca ha anche rivelato un ge-
nerale disinteresse da parte dei datori di lavoro, dei tecnici e dei sindacati nei con-
fronti di questi problemi, indicando che la diversità non era una priorità aziendale
in quegli anni.
in entrata nel mercato del lavoro in alcuni Paesi europei. Nel 1995, le parti sociali
europee hanno firmato una dichiarazione a Firenze per la prevenzione della discri-
minazione razziale e della xenofobia e la promozione del trattamento equo sul luogo
di lavoro.
zione basata sull’origine o l’origine etnica. Ciò ha spinto gli Stati membri a modi-
luogo di lavoro.
sità come un valore aziendale, vedendo nella gestione della diversità un nuovo van-
nagement che rispondono alle sfide legate ai cambiamenti demografici, alla globa-
- 90 -
Tuttavia, è importante notare che il dibattito sul Diversity Management spesso
deve tener conto delle dimensioni istituzionali, politiche e sociali del contesto in cui
sempre allo stesso modo ovunque, ma deve essere adattato alle specificità del con-
norme sociali e le esigenze dei diversi gruppi coinvolti. La gestione della diversità
diverse risposte alla diversità culturale e all’immigrazione nei vari Paesi. Alcuni
108
Op. cit., De Vita, Il diversity management in Europa e in Italia. L’esperienza delle
Carte delle diversità, 2011.
- 91 -
una prospettiva più ampia e una collaborazione tra attori istituzionali e non istitu-
sociale e diversità.
zazioni, sia private che pubbliche. Chi firma la Carta si impegna volontariamente a
rio mira a sensibilizzare sia gli stakeholder interni (come i dipendenti) che esterni
ganizzazione109.
sity Management nelle organizzazioni europee, sia private che pubbliche. Questi
109
Ibidem
- 92 -
contesto politico, sociale ed economico in cui viene implementato.
Le Carte sono considerate una “via europea alla diversità” e mirano a ottenere
l’azienda110.
rare il Diversity Management come un asset strategico. Nel 2010, ha finanziato una
Piattaforma di scambio delle Carte europee della Diversità per promuovere la di-
ha fornito un forum per la condivisione di idee e buone pratiche tra i promotori delle
menti utili per la politica, come studi, linee guida e report di valutazione, per ap-
ropa.
110
Op. cit., Bello, Accomodamenti ragionevoli basati sulla religione tra diritto
antidiscriminatorio e diversity management, 2020.
- 93 -
2.3.1 Le Carte della Diversità: i casi francese, tedesco, belga e spagnolo.
diversità delle risorse umane. Inoltre, le imprese aderenti pubblicano una sezione
sulle politiche di diversità delle risorse umane nel loro rapporto annuale.
si impegnano a seguire le linee guida contenute nei sei articoli della Carta, che com-
nazione nella gestione delle risorse umane, riflessione della diversità della società
nei vari livelli aziendali e promozione dell’uguaglianza e della diversità tra i colla-
boratori.
111
L’idea di lanciare la Carta della diversità è emersa in seguito all’interesse suscitato
dal rapporto “Les oubliès de l’ègalitè des chance” di Yazid Sabeg, pubblicato per l’Istituto
Montaigne. Questo interesse ha portato al coinvolgimento di alcune grandi imprese
nell’Association Française des Entreprises Privées (AFEP) nella redazione del documento.
- 94 -
coordinato da IMSEntreprendre pour la Cité112, un’organizzazione affiliata a CSR
Europe che lavora con 230 aziende sui temi della responsabilità sociale d’im-
presa113.
della diversità in Europa, con un focus sulla sensibilizzazione delle piccole e medie
112
Les entreprises pour la citè. https://www.reseau-lepc.fr/
113
La CSR è definita dall’Unione europea come «integrazione volontaria delle
preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei
loro rapporti con le parti interessate». Nella Comunicazione della Commissione europea
per una nuova strategia sulla CSR 2011-2014 (comunicazione n.681 del 25 ottobre2011) ,
essa viene ridefinita come «responsabilità delle imprese per l’impatto che esse producono
sulla società». The European Business Network for Corporate Sustainability and
Responsibility. https://www.csreurope.org/
114
Era, nel 2006, una sorta di presentazione itinerante della Carta in 22 località diverse
della Francia.
115
Era un’iniziativa francese creata per promuovere l’occupazione nelle zone urbane
svantaggiate e affrontare il problema della disoccupazione in queste aree. Il nome
“Quartiers Libres” significa “quartieri liberi” e rappresenta l’idea di liberare questi
quartieri dallo stallo economico e sociale in cui si trovano. L’iniziativa fu stata lanciata dal
governo francese con l’obiettivo di mobilitare le imprese, le associazioni locali, i servizi
pubblici e i residenti per creare opportunità di lavoro e sviluppo economico in questi
quartieri. Tra le attività svolte nell’ambito di “Quartiers Libres pour l’Emploi” vi sono la
creazione di luoghi di lavoro, la formazione professionale, la promozione
dell’imprenditorialità, la mobilità professionale e la creazione di reti tra le imprese e le
organizzazioni locali. L’iniziativa è ancora attiva in Francia e rappresenta un esempio di
politica pubblica volta a combattere la disoccupazione nelle zone urbane svantaggiate
attraverso la mobilitazione delle risorse locali.
- 95 -
organizzazioni aderenti attraverso un questionario e ha dimostrato risultati positivi
sul luogo di lavoro in vari campi, tra cui genere, nazionalità, religione, abilità fisica,
organizzazioni aderenti si impegnano a creare una cultura aziendale basata sul ri-
spetto reciproco, a utilizzare metodi di gestione delle risorse umane che valorizzino
versità e dell’inclusione sul luogo di lavoro. La Charta pubblica anche dossier te-
matici su diversi aspetti della diversità e dell’inclusione sul luogo di lavoro. L’or-
denkt Vielfalt in NRW, coinvolgendo giovani per discutere e proporre idee sulla
Un sondaggio online tra le organizzazioni aderenti rilevò che queste erano mo-
- 96 -
dell’implementazione del sito web ufficiale. Le Risorse Umane hanno svolto un
ruolo importante nelle grandi imprese e nelle pubbliche amministrazioni per la ge-
stione delle politiche di diversità. Le PMI del settore privato si sono dichiarate più
zione, possibilmente grazie alla loro maggiore flessibilità e minori ostacoli buro-
cratici.
tivo grado di soddisfazione per il raggiungimento degli obiettivi della Charta, indi-
diversità.
La Carta della Diversità di Bruxelles Capitale di Regione è stata creata per pro-
rapporto che ha evidenziato elevati livelli di discriminazione nei confronti dei la-
zione in vari aspetti della gestione delle risorse umane, riflettere la diversità della
società nel personale e comunicare il loro impegno per la diversità. Le aziende ade-
renti possono ottenere un’etichetta della diversità se sviluppano un Piano della Di-
versità approvato dal comitato della Carta. Questo piano implica un’analisi detta-
cifici.
venienti da diverse aree, con l’obiettivo di riflettere le sfide reali dei territori in
- 97 -
termini di diversità. Questa Carta promuove l’idea che la diversità è un valore po-
coordina il Charter de la Diversidad, con il sostegno del Ministero per le Pari Op-
portante che le aziende aderenti a queste Carte traducano questi impegni in politiche
La Carta della Diversità spagnola offre diverse opzioni alle imprese e alle orga-
nizzazioni per dimostrare il loro impegno verso la diversità, tra cui la sensibilizza-
zione dei dipendenti sui principi di pari opportunità e rispetto della diversità, la
della conciliazione tra lavoro e vita familiare, e il riconoscimento della diversità dei
loro impegno per la diversità a una serie di stakeholder, compresi dipendenti, for-
Più di 670 imprese e organizzazioni, tra cui importanti nomi come PSA Peugeot
Citroën, DKV, Orange, e Allianz, hanno aderito alla Carta della Diversità spagnola.
- 98 -
seminari, incontri e webinar sulla responsabilità sociale d’impresa e sulla diversità,
cietà spagnola, fornendo loro strumenti, risorse e reti di supporto per sviluppare
scrittori. Essa offre linee guida, corsi di formazione e facilita lo scambio di infor-
mazioni e buone pratiche tra le diverse Carte della Diversità in Europa. La Piatta-
laggio tra le diverse Carte della Diversità, consentendo loro di apprendere recipro-
camente dalle iniziative e dalle azioni promosse dalle altre Carte. Questa coopera-
versità.
delle opportunità legate alla promozione della diversità e dell’inclusione sul luogo
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di lavoro; facilita il collegamento tra le Carte della Diversità esistenti e quelle emer-
chiave nella promozione e nello sviluppo delle politiche e delle pratiche di gestione
della Diversità.
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