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TÌTJD13
CRONOLOGICHE CRITICHE
DELLA STORIA
jHuiliiL
ILLUSTRATE
CON ARGOMENTI D’ ARCHEOLOGIA E DI GEOCRAFIA
PER
IGNAZIO MOZZONI
SAC BELL' DATI 9'. S CIC. DI DIO
4H : SECOLO SESTO 1
l-T" rtir
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Premiati» l.lio-lipcrnOa Afll' Anlorr
nell' l«»la di >an Sfnolo.
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CRONOLOGICHE CRITICHE
DILLI ilHII
ILLUSTRATE
COR AICOREKTI D'AICMEOLOCU E DI CEOCftiFIA ir
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lem* ziti mzzi>ii!i
SAC DEir OM 01 S CIC DI DIO
WiMàSf**
SECOLO SESTO
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Secolo VI
Liti li iteli Irti* (li ii Uty iiflittt Iti '.-.a li D< , i ini pr:t li «fi il [oji atei in
'
t-oJ'nru. ii tiUi beat ir icn I lunati I ’Jccs à in. tu i In iclli llu!i. il qiij fu olili Unni di
«n. 3Ì1ki>lTTQ. ani i siri tu': tafani il Ri pini; : i nllniiil; li icn li ijr.li ?s li ni mai.
« u fttLi piedi jli pdmt qiut tallir»
MENTRE IN ORIENTE
LA SMANIA DELLE DISPUTE RELIGIOSE DAGLI ERETICI FOMENTATA NE' DOMINANTI
PREPARAVA CON GRAVE SCANDALO DEI POSTERI NEL
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.
i.
®csto M
B9IAR* Il E 111
HSveotovtnveroDU
proclamano witocen
I* JiilliIIIJCO pp w '
DOMAMI IV Poimcrr
l<r uUnm alb c i-
DUltr.R 0 .
memorabile pw l»
cv«bniu eroirn dei
veace vi africani con-
tro la pensee tizzone!
di Trasamondo **j.
AMIMI -
presidi' t. Cesario di
Arles: «li cui 48 canti-
disciplinari *«*;
ORLIJRIAI
celebre pe‘Mo« si
('.annoi disciplinari
epe’ ss. V Mcevl. CÌM
v intervennero t»‘).
ILLIRICURO
Molti ««-.ivi, abban-
donalo lo scisma. di-
mandano la comunio-
ne col Papa 1®»1.
Dite POLII ARO.
Conferma patiste di
quelmel/npiilila**1 '.
TA UIMBH »"*'
Eccolo VI 63
X
Prime trarrle
C ~Ì "V (IMPERANTI) delle Vesti (’lerlfftll presse gli antichi Crtstlaal.
"'
<:<CHIEBA'£> -memorabili- Imiti uùvitp* »r i frai tu iodi talli (Imi.
ikinfli i totttnrt il fenwuii tali linai luti inrjjcli talli uniti
Tsooosico dichiara: altra (Irrihile mnwicro ili 3 m. «pot-
parte non toccargli nel- totori nel circo di CP, in causa Poche, ma ineluttabili, sono le testimonianze giunte sino a noi. lo quali
attestato da tulli vescovi orila causa la causa di papa Simma- delle fazioni popolari tra’ coc-
i
accennino all* esistenza di una maniera di vestire particolare al Clero n* i
di s.nirnaoo. Poiché con guneralo co che lo riverenti I*®). chieri verdi a ctletirt t 4»| pruni secoli della Onesa. Montando esso un osarne particolare, le coordi-
pp
orrore fu «lacrima armilo II vescovo nammo cronologicamente nella Nntai7*)- Qui raccoglieremo, come in sunto,
Protegge l'innocenza del La Chiesa Romana tnafllaU dal alquanti monumenti iteli' arte cristiana antica, posti n riscontro di due
d* Aitino. inviato ila r>' Tondorico a Ro-
«auto Pontefice contro la sangue dei suoi figli, urrte» dai
ma. In qualità di vuiJatort m®'; poi, sculture profane, e li illustreremo con apponile Note
mene ««malie fio cui era scismatici, perché devoti al le-
non senza espresso consenso del Papa,
fatto segno •*•>; intanto gittimo pontefice Simmaco ut), 8- I. tari PALLIO, tontiieralo pure guai distintivo filosofico.
vollero i vescovi runnsccri: sui delitti
c li*! Aiuti «t*o dava sfogo Cloiloveo ri- dei Frane hi « assog- e itila TONICI, originaria forma ti itUa Sottana, tome del Camice.
appo, tigli, u anche ciò i«nu giudicar-
alla sua ruhbia contro s. getta la llretogna Mm-irr 143),
no aia. proclamami* (» l'innocenza,
-
Ahastauo circondasi di
fierissimi eretici, quasi
Pcruffui: b'vlnQdtasio
degli Oeatvrti privati, maironaumra- cagnotti al guinzaglio spiegatasi apertamente col finir.
«) Scoltura profana, rappresentante il costume ili un filosofo cinica, il più
li quo' preti, r|wi vi celebrassero nei per lanciarli contro i piu delle guerre coi persiani t3®V austero che dir si possa, perché risultante del solo Pallio (Vedi fiuta R*. & [)-
*; Pittura dal Cimitero ai Callisto •• >. rappresentante lo stesso costume ap-
T
giorni più solenni: Prete Ilo della ti.
Comunione ne" unirai d» .Natale, Pasqui Tionosico udoprasi per Oodovoo muovo guerra all' a- plicato ad un sacerdote cristiano consacrante, bensì col capo coperto. Dove
e Pentecoste. sotto pena di «romunim impedire guerra di b nann Alarico n: dei Visigoti, mi non sema grave ragione il Magistero ecclesiastico volle che il sacerdote fosse
cintato m eterici il Ine* itile rapi- eie* lovoo < un AUnco. ma u<( isolo di sua mano, ne occu- raffi aurato collo vesti della nu austera tra le ««ite filosofiche antiche dap- :
poiché nel secolo II. (al quale più probabilmente appartiene questa pittura)
p .alare e ielle retti ; inni unto «l se- indarno •**). pi le provincia, situate al inez-
colari l'udire Ih Metta Mera nelle [h> zodi delle Gallie •**). segnalan- la Religione di GESÙ CRISTO non serbava altra fuma esteriore che quella
Spedisce contro Clodovoo di una profcjsiono filosofica ; la quale per altro intendeva colla sua propria
mooielir II*). do lo sue vittorie col promuo-
il co. Ibla. i he ne arresta
vere il trionfo dèlti Religion cat- sopranalurale perfezione. a soppiantare la superbia della filosofia pagana
le conquiste, volgendole L'esempio dell' illustre filosofo s. Giustino martire, fa bel suggello a queste
tolica. e colla pietà verso i vin-
a prò del padrone i**|. iM). otturazioni (vedi Nota 7\ $. II).
ti M:i le armi di Tcodonco
Asastasio disfoga la na re d'Italia ne arrestono il corso, c) a: Costumo normale conservalo in quasi tulle le figure virili dipinte
im|iadr»nito«i di Arle«. «-'inol- nelle catacombe nei primi secoli, o scolpite sui sarcofaghi : sono generai-
bile rimiro il Concilio o- t-
ciuncnuo di Calcedoni», trano a |mù estese conquiste nel- mento rappresentale od in semplice Tunica c), o colla sola giunta del Pal-
sforzandosi con artifizi e le Spagne •**). ila d). secondo l'astone loro propria: e però tunica corta a cinta nelle figura
del Buon Pastore, dei Fossori o cavatori delle celle sotterranee, e di altri
Memoria detl'Estenu* raUMC nccvu-
redento di CP a condan-
Il-liaconqu^li aTaudnricoqunM braccianti ; tunica lunga ed ampia in quelle coperte col Pallio Vedasi la
tuli, le prò» ione «pignuole 1*4).
na rio. ma invano **7). Nota H*. g II-
que' novatori, che negano esservuno He Clodoveo si disonora con or-
esempi certi avanti il secolo IH ***! ribili perfidie e crudeltà 13*1. S_ 2 Della PENULA e della CASULA : originarie fori Pianeta.
Disperai i pastori delle primarie « Lo manda a confino •*). -f Clodoveo 1 figliuoli Teisiorìco.
-li il ni. ni dodncniro. ChiMehcrto c Cloto-
ardici, gli altri vi*srnTi cattnliri n- rin no dividanoli regno: d'onde
corrono mn tenerissime lettere alla S. un' diade di mali i®«>.
Sede I pontefici Simmaco e Ormisda
li r «infermano rnn tuli scrittura, cheFa massacro di molti Terribile sedizione del popolo
costituì**! uno uno de’ più ineluttabili fedeli, perché si nfiulano di CP. irritato p«r le ostinale !
monunu-nli contro le U-ruiieivattoni cantare l’aggiunto ere- e crudeli violenze deU'imp Ana-
-le Ilei.!- UH 'ir- -< l-l'-.illi
I I rr ticale alTnsagKi **•; ; ed stasio contro gli ortodossi <®7).
I
sorilievo ritmilo da nn sarcofago del secolo IV. o V I®#). Vedi Nola R.*. $, IV
de le giuste esigenze, v I' astuto vecchio non bastono a
scovo i loro stipe od il. o tpvrlule. ri-
ne scredito i Legati in contenerne l'impeto 1®t*) 4
Del BISSO originaria forma dell odierna Molletta prelahlta.
cordate già nell’ anno 249. J. 3 .
monastiche in Oriente, cui in Occiden- Asastasio di nunro insu- 1 Borgognoni ariani, mercé le
te faceva eco s. benedillo, aprendo i lentisce contro i Legali pio iiumuationi di ru Sigismon-
suoi asili od anime *1 1» irreali l'Aria- del Papa >*7) c (l bratta ijo, c di *- Avito, si convorton.1
na ma de' dominanti no;. di sangue ortodosso •*•(. alla Fede Cattolica 1*2 !
Col pieno trionfo dei Canoni di Calce- Suo tristo fino l-a corte di CP è dal pio Giusti-
doma e colla condanna del nume di A- mi sbarazzala di tulle sozzure
GIUSTINO 1
eario. sono coronati da Pio gli sforzi di ministri eulichtoni 1®*'-U po-
eletto dal Senato Cpt ndo
della s. Sede per la punti della Fedo poli- d» CI' esalto lo Fedo di <jd-
no poco alla Chiosa » to). a) Imagme del diacono S Eupin. tratta da un Dittico d argento, che si
cattolica, e la santità dei sacri Dittici
> 1
7) cednnia *«i|, e quello di Roma,
Principe deludo, mo nur conserva nel tesoro dal battistero di Virente *?<>). modello del Iter* ahlioUo-
Nuovo omaggio oH'autonti papale nel- più che pei grandiosi sp.ltocoli naln sul petto. Vedi Nota R*. £ V
iiUìmi. rendi si
lamassima proclamala da Giustiniano Ministri : procariiati da roToodorico. tri-
caro ai popoli con assai l'i Pittura del Cimitero ili S. Giulio np. rappresentante I' inclito san Lo-
Ciò tradiamo mere catlolieo, che et tarò pudia por In ressnzion dolio sci-
buon governo •**). remo *71). evi gìmt cascante non abbottonato
inli mata dai S ritira tt®). sma orientale *•*).
Al «ingoiar privilegio de' successori di Con replicale lettere os- Monaci della Sciata, con intem- & 4. Del COLOBIO e della DALMATICA, limile all odierna '
5 Pietro nel governo della Chiesa un>- sequiose espone al Papa perante ardore, portano alla s lì Esempio di Dalauliea (tortala sopra la tunica da una figura orante
versalo prestano novello ossequio ve- c raccomanda i Insogni Sede la famosa questione: De lino
i
dal Cimitero di S. Ermete I7li. rappr usuatati nell' atto di ricevere una
scovi c l’ imperatore d' Oriente i*®) delle chiese orientali '«) e mutiate m carme putto '&C; sacra ordininone Vedi Nota R* S V|
JEcsto bel
. v . ..
Secolo Vt. 65
iiMPEBANTH
-•memorabili*-
I sacrosanti misteri della Divinità e Giustino I partecipa alla
dell foreriMM*»* spiegati con alla s Sede l'abdicazione di
vi«xxa<lal successore di a Pietro, per Paulo, indegno patriarca
ammaestrare Fedeli circa la famosa d' Antiochia 994)
1
questione : De I ne e Trinitele in c< Accoglie Tute re dei La- L’ebreo Dunaan. re degli Ome-
porre, sorta oeU'Orientn. e divulgatati ti. nti, famorire 540 cristiani in Ns-
e. a sua richiesta, fit-
pai lutto il MidiINj, Nella stessa
tolo istruire e ballettare, gran Elesban redi Etiopia lo as-
Lettera di pp. Ormisda sta una splen- sale. lo vince, lo danna a mor-
lo incorona *•!).
dida testimonianza del consenso della te, e dato un p*o re agli Omenti,
a recarsi a CP. p*r distor- dorico re imprigionato, e fatto a) 8 Massimiano, altro vescovo di Ravsnna. m solenne furinone, colla to-
nare le misure ili Giusti- decapitare in Pavia M* nica. la pianeta. • il sacre Pallio M9).
so contro «li Ariani *“1
L' rimirane dei Honailen. solenno- SihruUad innocente san-
,
ni dall» t Sede: canoni ffOlMgW mano\ fonte iiretiosa per da Giustiniano, colla morte pure
1 tirinomali scrittori se- Anseimo Tanzo mila-
oiitro 1 Metnipelagnmt .
sono umver- la Giurir ) rudciua Mi). del loro re Giuliano MI). guirono la di lui opi- nese. nel prologo alla
Mlitonle accolti corno dogmatici. |>er-
Priva 1 gentili e gli ereti- Celimcre. detronizzalo lldenco.
nione- .Cosi il eh Cm>. uà traduzione italia-
chi; confermati da pp. Bombii -• :JB M»), Bosisio 3 4 4;. quale, na del libro de Cms-
ci de' pubblici impieghi, e regna sui Vandali in Africa
j|
Marlin **l i. e oli' uso delle Se crete nel- Preparasi a liberar l' A- za fra I Cattolici e Se ve rum, i
come pretende l'illu- cuna d'ingegno, rovi-
la Messa Mi .. ai-cenoàn>> vani monu- fnca dai Vandali *<*). per cura di Giustiniano MB). stre autore degli An- nò ed io passando
:
ne dejKisli vescovi ariani d'Africa con- noni. spronilo un pio rico cui Momlone la Dalmazia, e Be-
i
vertiti. prevedendoli di sassislenca **A) vero alle convertile M7 lisario loglio la Sicilia 33**i-
La condanna con cui Papa Agapito, TzoatÀto fatto morire da Beltsario prende Napoli, e Roma
•enu bisognodi Concili), colpisco l'e- Diiijjf
gli apre le porto; ma entratovi,
I. ItosuaM fi a iter IVSTINYS AVGssIaa Tetta diademata a delira
retico Aniimo patriarca di CP. ed altri tocca gravi rampogne dal Papa, colonne, ietto il quale vede et una figura ttolata
)( Areo totlenlalo da due
capitano di suu armi 3**]
-c eli ri, rifugiatisi sotto l'ali di Teodora pel massacro de'nnpolrtom 3 *1 .. ledente sopra un oggetto Incerto, e pare tenere un romice Ilo netta detira :
Augusta 1 M *), è un fallo che alleata la
Giunsi tao appoggia la
Belisario dà mano all’esecrabile
dtnanti ad etto t ira 3 irrUlo roti a riirota M»)
giurisdizione della s- Sode sullo chioso
condanna papale d'Anli*
N ItsriNVS ET IVSTinioaiM Butti di C, utimo r di Giaolimamo
a’Ononl*. nconoscioto e riverita dallo
moMS La moglie Teodo-
. rivoluzione macchinala dall'em- 9.
r apprettatali di proipettv
ra vi oppone un'anlipana. pia imperatrice Teodora contro
stesse potetti orientali MI). Lo fiera» tipo eht nel n I .ma la figura ilotala mede oopra ss leone ih.).
e fa esiliar Sii vario 3 ««1. a. Silverio papa 33 *). )|
dato da! dotto numografo de Saulc), perché ripugnante in una moneto Cri-
-Wdiacesi. nonc hé dei Bene/leu Tito- pa Sdverio a Ruma, ma talia: disputandosene il dominio,
stiana. ravvisavi nella Ogura ledente topra il leone il unto martire Ignazio,
lari. i- del concorso del braccio tee,tiare Teodora lo previene col palmo a palmo, i Goti condotti da
celebre protettore d' Antiochia MB). Varie particotariU concorrono a confer-
per punire propaganda ereticali *•). farlo morire M«|; rima- Vilige e 1 Greci di Belisario 333 )
mare questo suo giudiiw. In prima lo avere Teodosio 11. un secolo mnani 1.
nendosi per altro scorna-
Bell esempio di pastorale fermezza di Milano ridotta dai Goti e Borgo- rimossa dal suo tetrastilo la stotua della Fortuna d'AnUochia. per traspor-
ta negli empii suoi dise-
Ingiurioso, vescovo di Tour*, da cui re gnoni un mucchio di rovine *tì): tarvi le sacre Reliquie dolio ossa di t. Ignazio Martire, com' é narrato in ftva-
gni. perl'lnstlesa fermez-
dolano e*ig*vn il terzo.fo’ frutti ecrle- Belisario occupa Rovcnna e s> gr.n M7 i. In secondo luogo la particolarità, di essere stalo quell' melilo ve-
za di Vigilio, dopo eletto
taasUri :Se vorrai togliere le cou di impossessa di Vilige; re Teodo- scovo divorata dai leoni, che del sacro suo corpo sole risparmiarono le parti
legittimo papa.
Dui. disvigli il s. prelato. Di» ti pn 1
berto cala pur esso di Francia ai dell'ossa piu dure per il che ben ai spiega come d Martire sieda sopra
del Ino rtgno: olendo ingiurie thè t po- Vrtsct Callo pngione da gran danni d'Italia 333 Coaroe .
un leone, e tenga nella sua mano la pelma del martirio. In Bim. avendo il
veri ette tu devi alimentare co' Imi gra- Belisario :iG»tieleggonai redi Parata muove guerra a Giu- dottissimo Banduno ravvisato, in luogo del ramicello. piuttosto una figurina,
nai. li riempiano coi bottelli uhi miti per ll,! stiniano M4); la Croce di G. C quasi posto in grembo alla figura maggiore sedente tale particolarità bsn
JlSiblUo
.
rari. Re dotano tosto il diidicova salva Apamea SM). appellerebbe zìi’ agnotne greco Teatro, appropriati»! dallo stes so * Ignazio^
91 b
Slesto bel
. .,
Secolo Vt. 67
11 '' -,
I xo
/'>**»»». »?***,* •> Il gran Tempio di A.* Molla In 4'o««antlnopolÌ
IMPERANTI) piu «(tutolo da Giustiniano I udì' anno VS-i,
l'alto memorie itoli' inclito •. Cesano Tonta visito a Monto Cns* L‘ armi di Giustiniano mal reg- rosi splenduti Momriu ijoi ai porgono le forme pm approssimative della cosini*
7
vescovo d' Arles raccoglievi 1' uso de «In»» Benedetto II a lui c- gono a! cono con qudta di To- imri" originale di S SolU. (Doglio illustrale nel decorso della nota «oprare itala
Salmi od Inni cantali sorbe dai Laic snrUUia clemeniatMjnr lib in Italia, e di Gntroe in Per-
si io greco elio in la Uno idioma* 1* dà tosto beRo prove *57) sia ITI)
san Pietro in Vincoli, dal celebre Ara- stione intricatissima, nel- le di Giustiniano in Itotin. r gua
avviluppalo da lagnano» nuovo terreno
4?»,.
tore, suddiacono romano, del sua invi la quali’ fu
- «ne Poema eroico sugli Alti apottoliti
i grandi applausi del notale uditore 1» ongemsto. elio proti- tolda cinge Roma ih stirilo as-
obbligandolo a ripe tome la lettura Un denvi giuoco dello zelo sodi». e »' impadronisce ilei vi-
setto volto 4*7). dogmatico dcll'imperalo- veri spedili da tigdiopp dimo-
re Vedasi la Noto |J* rante nella Sicilia
Si noti come nuli* investire alcun me- Rcplca le suo (Stanze a Prona « «archeggio di Roma :
Menu moni mna il canone zv d' Or- Gicvfivitv» ingolfato nel- Tolda, riprova lini»* •»»). va
leans per le sagge norme stabilito ad le quevU-im religiuse. la- ognor pm statando il domini»
Incremento del pubblico Spedato, fon- ve iu andar ritmata in peg- di Giu-liiuan» in Italia, •irruna
dato in Ltono da ro Cialde berlo »*» gi» gl' interessi rmli M4’. la gu in parto ibi Franchi -
In questo secalo cominciano lo cele- Inni in Ita- 1 Greci comm- inno a ritogliere
Girativi *,mi
bri fondazioni monastiche che. quasi Narscte 4*7). ai Goti vane parti d' Italia 4*v
lia ilei- le lire
que slmili nella Stona della Quinto Si- toti « rimetto causa al raggruppali da lòia, o fortifkali
. b I h Clilemi di M. \ itali" Ita lUirnnii
nodo; essersi in ossa tralUto di per- Concilio del Vescovi *7» ili ultn presUlu 495). LcUton * .
però nulla ostare, sfrondo Pelagio pò Seguendo un abuso dei <j>llà presa dui castello di Con Nell ultimo pa- ratori bizantini
]
thè il richiami • giudizio aò che. dolio re Goti Giratisi**» «' a r- sa. Narscto può hn< al dominio . i
ragrafo della No ev rotavano «o
Fede in fuori, itali coli trottato 4M) rog.i tt diritta » n fe r degli Oolroffoti ia Italia 4'»u Car- A i • U 15* sono do- pra Ravenna hi
maro T otonone dei Ro- c ialine puro i Frane In *» : lutto .
*c.nttc alquanto quel tomi», ad
mani Ponte Ilei 475 j ,
, .. l'Italia e ridotta sotto d doir ini» partir olnrita "liti A He c iati
Itoli' esempio pano pur lro|q»o i suoi
di carità cattolica " Imi lontani per spettanti a quo nuo guerre rati
.
succes-
Magio chioda al palmi» Piar id». che sori non vollero essere altro dal in ighorarne levarti *m :
aio insigne ino re Cobi « danno
comperi colle rendile, della s. Sotto in da meno di lui Prima istituzkioe del lhir.il> di uumonto Lo sue luogo a pensare
)
Collis tanto vesti pel poveri d'Italia 453). Baviera per Ganbaldo padre del- lartne < he tanto rJie realmente
la. eie lire regi n-v Teodolinda ritraggono dello <nl ro|»ror»*i di
Memoria del grande rispetto verso 1»
aule •nguiale di artriti greti, il*
Sucre Reliquie: per quello d«'s». Apo-
stoli Pier no e l**o»o e di altri ss. Mar-
s '
Soli* ( la co- ariti dalla scuola
struiione. di cui • istanti rvapoi»,
tiri. chiesto con ambasciato da re Chil-
e di |kx hi anni tona passavie
dcherto, avendo Pelagio pop* capre v-
Gnirnsuso. in luogo di •MI! '
pero cedi" ozio « l'infln- c»n. i quali più coll oro. rbecol-
,
Eardaggme fomento puro ‘armi, sono alfln respinti àM). Grclevi» vescovo di Ravenna, morto noi Tilt, aveva ordinata l‘ eresiono di
Dell* interna «uà ammim- questa magnifica Chiesa o co marra va li » Mavsitnumi suo successore nel* .
trazione molti gravi a- Cranno npetntomenie ribelle V anni >17. probabilmente coll' intervento dell imperati* Giu-lmiuri» al quale
IU>1 474 re dotano suo padre, e sron- tuttor» obbediva Ravenna «n quell' anno Nella seguente Tavola sono ripor-
tati alcuni musaici tuttora espienti in N Vitale e che riguardano appunto
Mto nell* Bretaans e faltn |>ro- .
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M . .
3Lcsto bel
Anni
ili
E.£.
5fiJ
562
À
Cesto amplio
l
nr dittando
ai, In
siotami in
Del corso del suo ponti- ora vescovo-abate
e restauro del monastero di
»
1 UlRTIRfi
gag»
/«pntig)
gè®
-MARIA-
FI
Erette!
.Sriaiaatirl
nali dai
Spagne »»*)
m
celebrare tee. Mesta'. fos- t 4. IlDIAIio e sue dipeoiknxe. p«r d«l vescovi 1*n ;
sero somministrali in tuU
la le domeniche dalle sa-
». nano ri ». Iti ROIIIRO
TtiTiti 6. COLMIMI, l*»01 LIO.
crestia Lateraimnso WM\ scrive j Cloteinda re- aliale di Corbioa sso consisteva Mila di- già istitutore di
565 Compì pure e dedicò la gina per la conversione illustri colle sue un pruno mona- fesa dei famoai Tre fa-
china de' a*. Filippo e dAltKiinora anano M'' viriti la Galtia. stero in Irlan- piloti. illegittirr.A. e per*
da, passa con scismatica dopo la con-
VBA1UO FORTUITO per umiltà pro- Il celebre porte 13 compagni ad danno della 1/uinJa Ss-
564
prete italiano illustra fonda *»*).
le Gali** con prose e
Venirmo Fort' ovangeliuare
pur* insigne Pitti ueU'ltigliil- nodo
••
i
m
poesie religiose *M '
panegirista di
tera, dove pur
Miai».
L« sa. vergini fonda un' insi- GnrsTtauaoiarKBAToaK.
4. MTICniO RI CP 1 ll;MUM DUCONO Lì la chiama
>rtag.d«fensoru dei T4AMI.Lt gne abnxia U*l tedoiio fonia da alcun
esiliato, per oppn- li i
Hello pia
erelic o afiaelodaeeta
aitione al decr»tn Tre Capiteli, détte un III UHI ARA
565 ehe le gemme, prepara un tditbi.mcui
.
ereticale di Giuste ter liane itone* *»). Ite dell' inclito ornila
». Grecorvo M.
dn hliira incorrutUlwl*
allo ipicador e
». MUTISI»
vittori monui e la madre di lui
del tote,
ii non soggetto n natu-
difensore pur «ano dei ».* SILVIA rali passioni, il Corpo di
d’ Antiochia rin- alla
566 G. C n» aliti In Reaurr^
.
da diadema
Minilo torretta MurinoneUn' Pioli»» 1- tlK'ILXU U CERNE
AFOLURIRK S. MASTINO D A VTIUCR. s. ;
quest anno. muore, baciando a quel- nella Spagna, per b
t S.
d’ Alessandria detta nel site uailiu cin- fomiti* chiuso l'aira speme. di
r Illeso, avviluppala ereuonedi vaneit»>
569 mmMo que bulle Orau&mi sui presso .tuia,
he^oii cattolici ; |>*r**- predice un’ irro- te
/He reca seco rl.i in Ga- la
sco|«
rkebeue del llila. so unsi ti noll'inlricate scisma dei
•-
casi M»).
d* Antiochia esilia-
mondo é4T,. Monasteri di Tre Capitoli, il faste*».,
te dal, lattico Wl| nateci ron altri tre Ser- ttene de* Longo-
Pruni di approvare l'ole- Vergili) *arre tili'bdipafrnrrra/c. por
A. GREGORIO moni sacri, ed un opu- bardi nell* Iant-
«ione di Lorenao in vesco- MTV scolo N* ine particolar- aventi In loro invidia a Roma 65,5
gli e surrogalo .
1
570 vo di Milano, esigo l'«‘-
t L ONORATA mente teneste a Padri»- .
sotto
ptx<MR thcHtar astone : di v. di Milano, in Ge- 7 ette SUI. la llegi -la di s
Vaiala Sino- M, V
S Gre pino pa- Benedette
.iir.-ettara la Faoatoaa.
nova, dov’i-ra fug-
ite e ili condannare i Tri Milano
gito par vaniti no Cm triarca d'AiitK* c|rtt»> veacii vodi
Capiteli; volendo fo*»e dar scismalici, che non
de' Longobardi chia e .-«dillo
571 pur sottoscritte dai nula- autore accettavano la Vaiata
d hi dotti
Sioi.rf.*. persiste nella s»-
Ccnova La sot- URtClRERAI IL
rifutotiti in .
S. MARTINO ». MARTIRO »l ERA lì A Cristo Pancate iieoniaca uitrim-n- lino
dicindiccicannmd»
toscrìve va inr.lv*' ». Gre- gte scorge»! intuì- indirim ai vescovi rac- alte mori*, nel r.HI »»»).
la essa s< iplnsan ***1. •
gorio M. allora Prefetto di xalu alla metropoli culli in laigo In celebre
572 Roma *•>'!. di Draga M4.. sua Collmone di 144 Co-
Mìni» Vasbisa LICORE II *4*'
u chiamata
S. GREGORIO noni, de' quali €H ri- gloriola, ptRiiina it.
Muore ai 13 Luglio ««
passa dal ritiro m''- guardano la disciplina in favoni di Pappe!»
perfettamente
laraaia di oltre IO mesi nasttoo alla catte- del Clero, e H« quella Carnai, ingiuru-
575 canute dalle infeslaUenl dra di Tour» Mi). de' Laici MT).
Longobarde
bella .
sommamente
v. di
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. . . . , 1. j1
Secolo Vt. 69
«lorersi divider- UiU’insiemn, n»n già non 6 per anco stabile ogni cosa Mi mo per poro»
i.
L'inno: V rulla Regia prodeunt. e;im- sa fu quella formi di pa- Il regno dei Gepiill disfatto da
tunato adottalo dalla Chiesa nei stiniano, e restituire il Gran peste affliggo l'Italia w*'
riti festivi della S * Croce.
mal tolto da lui 9**'i.
« Angeli portanti d sacrosanto nomo di Gesù Cristo, espresso colle mi-
La catlumalezut del Clero promossa Spedisce m
Dalia Cin- Il micidialu flagello della pesi-, tuli Rr- li- I \. nurecriots coll.» Croco.
noi concilio di Tour*, in un colla tu- tino . per assumerli- il o la umazione del povero» di-l « ». Il divin Salraliiru seduto *»ipr» un gioito. Simbo1cgg<antc il suo dominio
ra dei toreri: ordinandovi*! eh
1
città prendasi cura do* suoi. Agli l.'tnr. lelire Nametr 4*3
valorosi Norsctc. preludi di pui
con gravi sciagun- per I ILilin «**;.
,
i
« ititin orba. Galla destra purga all' indilo martiro s Vitals
i
cui
iiguiflcat" del nromw celeste to' Angelo Invila il santo martire a riceverla;
un m
talari di Beai ecclesiastici i poi minar titolo di Itarra 4' Italia. ir « un' nllro Angelo sta in allo di presentare a G. C il pio Ecclesia, ve-
longobardi con altri barbui.j I
cala pena di teomumea. da infliggersi avente lo sua sede in Ma- evo di Ravenna, primo fcuKlabiro della liasilica di a. Vitale, di cui offre
lutti aruni ih] id. latri roiiiloUl|
in pieno coro, accompagnala dall- l- r- vi-nnu W4|.
nini! maledizioni del Salmo CV||| &73ì,
dà re Ai »•!>> in Italia *W7i, «-
0 Venezia "*); ii pano la
lutto un'ollre Milano: rispetta-
!
Ucolar modo regolato dai Vescovi. rac- Guerru vivili di questi rn •••**..!
E ucciso dalla moglie. Uè Alberino
colti nel Concilio II di Draga r*7t), p»ga ben cara libar i
l-'-r l*«) sitrova pur figurai» nelle monete o**), seguito da Irò magnali
principe c i ;
paitro dalla su a Kosmumla c» 7
, j
ri vestiti di clamide, e, dalle guardi)' F.'.li noria lo sacri offerte nella so-
1
Lo sciente sacre in un colle arti, lo Gimmo. informodi men- l.oscorrerie de' Longobardi, fu- ì
I nn» professione della coasarrazmoe d illa chiesa di san Vible. Lo pre-i
lettere ed i costumi, minaccialo in Ita- to. associa all* impero ncslo a tuli* l' Italia, anche poi, l de il -anto vescovo Massimiano di llavt iuu, rivestii') di pianeta e del sa-
'
lia di totale deperimento per k scor- riarsi- Co ITA STIVO spoglia monti delle cinese, e |r !
italiano, da essi tutelato, traverserà I» cerdi dati ita Giusmti II chi L>.>iuubardi. fanno sc-irreri-
procella senza rimanere affogalo »*). a Tiberio Cesare Que- nelle Calile, ma *ni» battuti dal
ll' abito imperiale n<»n io. vakroso patrizio N u tr moli ozi •
Agitane ariano, legalo di re Lcovigil- Vurrebbe «occorrere l'I- som polamene che con pronto
lo. disputa col celebre s. Gregorio di talia contro
mes6ione si fossero rassegnati
Longolar- alla loro i
Tour» sul cusU-rn dulie Disine Perso- iti. ma per la guerra coi iw lenza e voghi
dominarvi «94j.
Riddilo al silenzio, gli volga Indi- Persiani pò- far ;>i>o
spettito le spalto ma giunto in patria.
;
o) L imperalnco Teodora, mogli- di Giusbniano, col capo adorno di
••
còlto da grave maloUia. non potó a £ anzi forzato a cederò iva, c nimbato, con nobile corteggio di damo, portante essa
anche Sirmio agli Avari,
Pfrsffu?.’ CropigilHn
io di Carsi cattolico 477). donativi d'uso, nella stessa prue -sunne. Già sin sul limitare
od Unni di Panmxita.che ariano, re dei Visigoti nelle Sua- 1
del tempio, coatra iVii»tinla pei vali pendenti, v pur l'elegante
r assediavano 4*7 contro qac* cmtinni
1 .
saliente, pei «oliti lavacri «Vii.
VI c
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Sesto Irei
t , 1
Secolo Vt 71
Il dorema della Bùmrreiione e prr- f Titraio. avendo eletto Giovanni monaco, dello il dipta- CosUalim>poh;»c© grande Mi
to alla
MAURIZIO malore, eletto vescovo di CP. fa schea 7**]
CiumenU- in hoc cerne. vdeniKm'-nle porti, disegnali e
tuo genero. dr g iv erode mostra di uroliti col fuggire : ma
0 dal Legato pontificai a. Cauro- i
aao M. contro Eulichio vesc. di Cf 73* anrlic di tue virtù 7*1). preso e consacrato, non lardò E dunque l'augusta Madri di Dio
1
nella’ gran cupola di S.* Soli», in un colle figure de' su. apostoli,
.
con cui il Concilio II di Volontà dichia- coi Persiani, taira coll'o- garsi quello di patriarca eeame- campeggia
7M|, e Pietro c Paolo. precisumunU! nella parte che riguarda l' Occidente Ma-
rò Inviolatoli le dooationi «acre del ro CP dagli Avari mito. od universale 7«*i.
ito re Contratto. Chiunque ai alien- nuovo i Frenelli contro
uik-Bitder det WESTUCUEX tragboftn der Sappel noto il aig Salwroberg.l
:
ateo di manometterle. r fiali ntcalrr I Longobardi 734); qua- GII Italiani respirano sotto re i
D'onde l‘ or.casione ili un ardentissimo voto do! cuore: che cioè nel di che
pampent m. anathemite perpetui indi- li pure, creato re l'agonizzante islamismo cadr* per non piu risorgere, venendo scoperti all
Autori dalle vessazioni flol bu- pubblico preziosi Musaici antichi di a.* Sofia, possano qua’ tonti milioni
cai ditini pleciotur. et velali lucrite- talari. 1
Le reattanze de’ Suddiacomi. gii d ii Ai tasi sperde un'armato I Romani rintuzzano impeto: I
so antico nella Chiesa Romana, é pre di Franchi, spedito da re de'liar bari laMigolanli. amianti,
scritta dalla a. Sede ai Suddiaconi di Olitile berlo, di concerto ma sempre indarno^l'irepoMes-
Sicilie 74fl;. eoo Haisixiu Aug 758). sarei di Ilo ma 773)
Al bel testo aeritturele Beotui pupa- spoMi la pia Tendili ro- T> rribile innoniUzinne d'Italia.
:
lessano la vora Fedo coi loro Vescovi, Respinti ili nuovo Fran-
i.nn pesto affliggo l' Itala, e di 1
e col pio re Noce ardo. nel coocdio na- chi. muore 758- | Longo-
coifi'gu**nia ani he grande r»-
.... •' :
Memoria del dorerei circe la Profet- Ammonitone da s. Gaz* Insignii prodigio del vivo san-
atone dello Spinto Santo anche dal Fi- .usui M »• nc rrodiArn il gui-, stillante dal sacro Corpo di
».* Eufc una M > venendo iti Cal-
fiatala (passo da' Dialoghi di s. Osi:. dinoto, ila non impedire
IL corrotto poi d a» Greci 7 t i] lo provale vocazioni 5 ** i-ohm». L* imperator Maurizio
’lfetto di empia
Le conversioni di famiglie ebree a Costa svivi Aug. chiede al e. ne spenmento 0 ne fon-
Jt*ù Cristo, incoraggiato con pater- Papa reliquie di s. Paolo testo la venti 7*1).
na canti dalla *. Sede. (che pero » ir- ap vini indurla >: ». Caren- .
calo. e da «s*o sperare In glie Mi** icroani punlillcii. ed è di questo Dittico, u non duini. anni che n acconterà col Uugatti per allogare
ti a. Sede, coree ad alto distintivo
1
che invano as- lolle luto con II) ia Inglesi, pri- queste -lue Tavole nei Secoli V, •> VI. e non più tordi guanto alla <lc «ri-
„jriflco. da cooce-lersi solamente ai salvezza,
Greci 794), mizie diG. C. in quel regno 7 tiene delle varie rappvusentozloiu sarre, ne Irai tinne» nella Voto 14*. me-
«riti od alle insistenti pre ghiere 74») pettatane dai
ritando esso particolare alUro/moe. si per l' importauza archeologica loro
-
La dottrina cattolica circa >1 Calli' He Aczuuro e f esanco GuUure. maestro delle milizie propriJ. come por la storia dell arto.
Ravenna trattano di in Istria, segnala il cattolico suo
itila Sacre lutatimi, esposta dal gron-
da s. Gaecoaio pp. con pari solidità pace, secondo le premu- zelo per la conversione de'acu* Importatile* Avvertenza»
e chiarena 749). reifatledalPapaJ*»^ inalici 713). Col Secolo VI compirsi per gli studio** dell* Archeologi» Cristiana un tor-
mine circa i Monumenti in genere che si manifesta decisamente imposto
aaenso della s. Sede, solennemente Aciun.ro acconsente al- Cagano, re degli Avari, balle gli dalla stona, dalla geografia, « dall'arte cristiana di quei secoli . laddove
carato necessario, perché abbia va- ine allo pace, che per- eserciti di Maurizio Augusto,
ma
I Monumenti dei secoli posteriori, lungi dall' assimilarsi coi primitivi, en-
lore qualsivoglia Statuto Smodale 7**; altro risolvasi in una tre-
provando l'ire di DIO. per aver
trano anzi III una fase lutto nuova, e loro propria, quale l'invasione dei Bar-
Va ad alimentarsi ogni di più il do- gua di due anni 780) profanato Sacre Reliquie 7M).
bari nell' Occidente, n U conscguente scparuzion-’ ilei due Imperi, nonché
•mio temporale dolio stessa s. Sede, Maurizio copre» d' ese- Terribili sconfitto di Chiami I» decadenza dell' arte, inevitabile fra tonto sciagure, più «-spili (tomento de-
al per l' aumento de' suoi beni putrì* crozione. rifiutando per re d> Sotsaooa. per le anni di terminarono Uui dunque ci «* mestieri dar» una conclusione alla parto al-
montali, come per la ricognizione pub- avarizia di sottrarre alla Teode berlo meno più rilevante dell' Archeologia Cristiana che é l' Epigrafia : * lo fae-
IL re d'Austrasia. C|
blica, e pel giornaliero decremento del- morte 12 ro. prigionieri ciaroo nella Noto |5‘ che raccomandiamo allo studioso toltore
Teodcnco. re di Borgogna 7*7).
l'influenza inpenale in Italia 7»t) di gaarre 797).
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72 Sesto ì>el Secolo Vt.
s .
CITAZIONI
pel
Secolo Sesto
per la
DELLA EDIZIONE
|
pagina 62 del Testo
©peta, c
DELLA EDIZIONE 1
eibutote, ©peto., 3?oj!to citalo, adoperala cA>ulote, X\x|3i> alalo, adoperata 1
Numero
Numero
sona fatti segno alle più crudeli persecuzioni per 11) Conformandosi alla divisione provinciale già
parte de’ scismatici capitanali da Festo patrizio. ordinata da s. Leone Magno : come rilevasi dallo
V emissario doU'impcratorc Anastasio, citato nel stesso S. SIMMACO , Ep. 9, ad Epitc. Cali ib. ib. 226 Il *
Testo, anno 498, serio VII. Vedi ibidem Sectio 78 ih. 217 — 11 Vedansi le osservazioni cronologiche del padre
Il MURATORI, ari. SOS degli Annali </’ Italia Ili
,
.
287 — PAGI nn. 2-4 all’anno 514 del Baroni© , IX. .
140 —
accompagna con savie riflessioni questi fatti: ma 1*2 Scrisse il vecchio imperatore Anastasio al Pa-
F ordine cronologico non apparisce chiaro: par- pa, fingendo zelo cattolico, per la paura messa-
landovisi del visitatore invialo da Teodorico c gli in corpo dalle armi di Vitaliano. Vedi la sua
insieme del concilio Palmare, mentre quello ap- Lettera ad llormisdam, presso Massi. Conc. Coll. Vili 384 C
parliene meglio all'anno 501, c questo al 502. e alla pag. 388, C: nonché la nostra Nola 4.' §. 3.
Riportato dal p. MANSI. Conciliorutn Collodio vili 213 D lo Con istruzioni assai prudenti; come rilevasi
Veramente Tillkmont, Méru. Uacédoine, art. 5 . XVI 073 — dall' Indinilut qui duine est Ennodio, etc. ibld. ib. 389 c
non fa buon viso a questa Difesa pontificalo, per 14 Che giunsero a consolarlo nell' anno 515: vedi
uno stile che, secondo lui, non tiene a quello PAGI. n. 3 all' anno 5!G del Baronio .... IX 170 —
de' precedenti Pontefici. Ma si noti elio V empio 13 Vedi B ARON IO, Annoia, anno 51C», n. 1 . . ib. 1GG —
imperatore Anaslasio aveva troppo gravemente 10 Vedasene tutte le particolarità negli Annali sud-
oltraggiato il Pontefice Simmaco, per non meri- dalli: anno 416, nn. 1-18 ib. 1GG —
tare i tratti forti che vi si incontrano. 17 S. ORMISDA PP. Epist. 10 ad Arilurn Vien-
ANASTASIO BIBL. scrive di s. Simmaco, tedio 81 ni 222 _ nensem, presso Mansi, Conciliorum Coltedio . Vili 409 E
omni armo per Africam , r cl Sardiniam, ad Epi- 18 S. ORMISDA PP. spediva nell’ anno 517 le Let-
scopas, qui in exilio crani retrusl, pecuniam et tere nn. 10, 11, 12, 13, 44,15,16, 17, 18, 19, 20,
restes minislrabat. Vedi pure RUINART, Ilìsloria 21 e 22 riportate dallo stesso Mansi, ibidem ib. 410 —
Persecntionis Vandallcae. p. II, c. XI. . — 281 Vedi pure BARONIO, anno 517, per intiero. .
.
IX 182 —
S.SIMMACO PP. Epist. 7 ad Afro presso Massi
. .
(i) TI a
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segue per la pagina 62 del Testo (Citatiti pel
I
cJlxiiote, ©pcta, 9?<xJko al aio |
"adoperala cAxitote, ©peto., $<xjÀo citalo "^operara
oppure oppure
brrui nate brroi noie
Nella celebro conferenza dell’anno 501, ripor- te in Arles. Vedi MURATORI, Annali d' Italia 1
tata nella Collezione del Massi Le istruzioni sapientissime, colle quali S. OR-
Vedasi il bell'elogio, che dell’ esimie virtù del MISDA PP. aveva accompagnalo la missione di
vescovo Lorenzo in sì gravi circostante, lasciaro- S. Ennodlo, stanno nell’ Indiculus riportato dal
no S. ENNODIO, Serrilo in die. Natoti Laureati i Massi, Conciliorum Collectio
[ossia nell’ anniversario di sua elettale) presso Vi accenna puro ANASTASIO BIBLIOTECARIO,
Gallando, Bibliotheca Veterum Pntrum . . . in S. Hormisda: Sectio 82
c S. SIMMACO PP. Epistola 4 ad Laurenlinm, PACI, n. 5 ali’ anno 515 del Baromo . . .
presso Massi, Conciliorum Collectio Nel resistere alle arti corrompilrici del vec-
Solo ò a dolere, che non siaci giunta la piena Re- chio imperatore Anastasio. Vedi S. ORMISDA PP.
iasione delie sue gesto, che il santo Pontefice, in Episl. Il, presso Massi, Conciliorum Collectio.
fine alla lettera stessa, gli prometteva di voler e ANASTASIO B1BL0TECAR10 in S. Hormisda,
scrivere vedi ibidem
: Seri. 82, 83
Nel 50*2. Vedi il PACI, n. 8 all’anno stesso de- Vedi BAROMO. Annales, anno 517, n. 27.
gli Annali del Duomo dov* è pure una bella Lettera di papa Ormisda
S. Cesario d’Arlcs è uno dei più celebri ve- allo stesso illustre vescovo Possessore.
scovi del Secolo VI. Ne fa l’elogio anche il TIlOYA, ID. ibidem, anno 518, n. 23 c segg. . . .
Storia erti alia. lib. XXXVI, §.16 Vedansi ibidem le note del p. PAGI, n. 4 . .
ID. ibidem, §.32 Tra la fine de! Secolo V ed i primordii del VI,
E quanto al primo esilio sofferto da s. Cesario ossia sotto Zenone ed Anastasio imperatori, ven-
por calunnie politiche, vedi il p. PAGI, n. 2 al- nero lavori storici di Basilio dì Cilicia.
in luce i
l’anno 507 del Baromo Ma nulla più ne rimane; come pure dei 16 Libri
Come rileviamo dalla Storia Micetta presso il da lui scritti contro Giovanni di SdlOpoU. Vedi
MURATORI, Annali d' Italia anno 504 ,
. . . VOSSIO, lib. Il, de Hisioria Graecorum , cap. 22 :
monumenti, sono raccolte dal RUINART, Hi sto- La famosa Apologia di S. ENNODIO sla anche
ria Persecutionis Vanti attrae p. Il, c. li . . nella Collezione del Mansi
Nell'esilio cui era stato condannato da re Tra-! e colle Note del dottissimo p. Smuoroi. Appari-
«mondo nell’ anno 504. Vedi il p. PAGI, n. 7 al- sce scritta nel 502, come, dopo i Bollandoti, fu
1*
anno 405 del Darunio pure d’avviso lo stesso padre Mansi, ibidem
Nell’anno 506. Vedi PACI, n. 4 all'anno stes- Quanto al merito di sì nobile scrittura • So, scri-
so 506 degli Annali Baroniani ve il eh. CARLO TROVA, che parziale troppo sem-
S. REMIGIO,
Episl. %
presso Gallando, n. 2 brò a molti questa difesa d’ Ennodio in prò della
occasione dell’ assedio d’ Arles, per le ar-
Nell’ Chiesa di Roma: pur tutta volta i Vescovi sì dei
mi di Teodorico ; come si raccoglie da CIPRIA- Concilii Romani, c sì delle Gallio, pensavano al
NO scrittore della Vita di S. Cesami», presso Ba- pari di Ennodio: c pregio dell'opera egli è per
ro-mo, anno 508, n. li ora il sapere,non come si mutassero ne’ secoli
Tutti intervenuti al Concilio d’ Orleans nel 511. seguenti, ma quali nel quinto e nel sesto fosse-
Vedi PAGI, n. 12 all’ anno 507 del Baronia. . ro su tal proposito lo opinioni. * Storia <f Ita-
Durante la fiera persecuzione dell’imperatore lia. lib. XXXV, §.17
Anastasio. Vedi la Citazione 128. S. AVITO. Epistola ad Senalores irbis Roma e,
Veramente s. FlsvLano, non meno che b. Elia, presso Mansi, Conciliorum Collectio |
furono accusali da TEOFANE, Chronographia Come osservò il eh. P. BOTTALLA nell’ art. 9
d’aver condannato il Concilio di Calcedoni. Ma de' suo» Studli storici sulla Chiesa t l'Impero, in-
EYAGR10, e 32
Hist. Ecciti, lib. IH, cap. 31 .
seriti nell’ esimia Ciriltà Cattolica, Serie II.
.
|
sostenne il contrario; c con tale ampiezza, che Vedansene le belle particolarità di'seritte dal
ilp. G0AR10 nelle sue Noie a Teofane stesso RUINART, Hlst. Persecut. Venda!., p. Il, cap. 11
mostra propendere per la narrazione di questo CLOOOVEO, Episl. ad Episcopos, presso Mansi
storico. Cosìil BAROMO, Annoici, an. 512, n. IC TILLEMOXT, Mémnires, S. SMrin ....
ed esprofesso il p. PAGI, ibld., an. 4M, n.7e segg. ne dà un sunto, Pel tempo in cui fu scritta, c-ioè
presero Io difese dei due santi contro Teofane; tra l’anno 509 e il 511, vedi ibidem . . . .
e ad essi fecero plauso BOLLANDOTI Vitae i : Lo scritto del santo abate TEODOSIO ò ripor-
SS, Fiacii et Eliae: Julius 4 tato dal Paci, n. 10, all’anno 511 del Baromo.
Sa* Fiavu.no fu esiliato nell’anno 512: vedi Inseriti nella Bibliotheca Maxima ....
PAGI, n. 2 all’anno 513 del Baromo .... S. GREGORIO M, Dialogorum , lib. IV, cap. 40.
e s. Elia nel 515: vedi ibidem, n. 4 . . . . ne fa l'elogio. Vedi purei BOLLANDIST), Maius 31
Come giù in s. Epifanio vescovo di Pavia, così Prendendo occasione da un’adunanza tenuta
in s. Cesario d’Arlcs, l’ariano Tcodorico re d’I- da papa Simmaco nell’anno 513. Nella Nota 6.’ si
talia ammiravano esimie virtù pastorali, le
le parla del più importante tra i lavori del pio e
quali erano la più valida confùlazionc delie ca- dotto BOEZIO ed ò nella conclusione,
; ch'ei lasciò
lunnie', cui venne fallo segno il santo prelato ai posteri uno de’ più insigni esempli di cristiana
presso Teodorico stesso, in quel tempo dominali- modestia, degna dell’ imitazione di ogni più ad-
( 3)
o
E £
oppure rl£U E oppure Fijsi
85 Tic Lhn se tea i -r.ii
brroi itole breoi noie li Vai
dottrinato Teologo. A quel primo lavoro lenner RENEDETTO XIV nell'aureo suo libro: Re Petti
dietro altri trattati teologici, dei quali tutti diede Beatae Yirginis Mariae, cap. 8. §. 28 . . .
— 289 —
un* ampia analisi il p. Remigio Ceiuier, Mistoire E si noti come avendo il Uasnagc voluto ritar-
de» Anteur* sacri* et tedisi attigue*. c. *28, a. ‘2. % 1 XV 565 — dare sino al secolo X l’ istituzione della festa del-
51 Vedi la prefazione di CASSIODORO all' Misto - 1' Assunzione di MARIA V\, la sua opinione fu
ria Tripartita, ed il suo libro: Me divini* Irci io- accolla con generale ribrezzo, e con molta dili-
nibtu, cap. 17, inseriti nella Bibliotheca Mar. XI 1*281 RC gonza confutata dal dottissimo MURATORI, nella
! 52 S. AVITO, Ejiist. ad Hor misti, presso Massi Vili 408 D sua Dissertazione de Rebus Liturgici s. . . .
— 58 —
Vedi PAGI, n. 5, all'anno 51 fi del Baromio . IX 170 — 72 La narrazione di SOFFRONIO sta negli Annali
53 Pubblicali collo altre Opere dell" illustre s. Avi-
.
to nella Biblioteca del p. GALLANDO. . X 697 — 7.7 Vedi la Lettera sinodale del Concilio di Cerasa*
Moriva il beato s. Avito sul fare dell’anno 518,
. .
II. i 585 —
55 Condotta sino ai Consoli dell' anno 519, die
.
IX 39 —
i
ftirono Giustino Augusto ed Eutarico, genero del e TROYA, Storia <f Italia, lib. xxxv, $. 24 . .
If.i 587 —
re Teodorico. Vedi la stessa Cronica di CASSIO- Quanto poi alla predicazione di s. Equizio ino-
DORO, nella Bibliotheca Maxima XI ult. K naco, ma
semplice laico, si noti, che il santo pori-
50 Vedi la Bibliot. del FOZIO. Cader 160, ‘206, ‘207. teflce Simmaco, cui
s. Equizio stesso era stato
Nell’anno 520 anche Pimto mucoso dava in luce perciò accusalo, gli permise di continuarla; on-
uno scritto, riportato nella Bibliot. del Gallando XI 2*27 — - \ de appunto se n'ebbe mirabile giovamento nella
intitolato de Incamatione et Gratta. Vedi ib. ib. viti C 1 Valeria e nelle regioni circostanti.
57 Li descrive, e ne rileva il inerito, CARLO TRO- 77 Vedi PAGI, n. 4, all’anno 512 del Bardsio IX ili —
1
ib. 105 —
la quale fu appunto scrìtta da S. ENN0D10 a no- 79 Nell' anno
SII Vedi PACI, n. 9. all'an. SM. ib.
. .
ib. 78 —
me di S. Simmac-o. sommo pontefice. BARONIO, ibidem, n. 28 ib. 80 —
50 Celebri entrambe per li scritti ad esse diretti E con singoiar compiacenza leggemmo testò nei
vescovo s. Fulohibo. Vedi BARONIO,
dall* illustre giornali religiosi, che, restaurata quell* antica Ba-
Annales anno 504, n. 56 e segg.
, . . IX 50 — dia, stanno per prenderne possesso le monache
CO Principessa ben degna di memoria nei Fasti Domenicane di Getto.
della Chiesa per grandi limosine, per vita auste- 80 TEOFANE, Chronographia I *250 —
ra, c perchè esortava incessantemente i figli e PAGI, n. 6, all’anno 516 del Baro.xio. . . .
IX 175 —
1 nepoti a difendere la Fede Cattolica; alla qua- 81 L’alto fondiario è riferito dal Massi, Cane. Coli Vili 531 C.
di le Note del padre PAGI n. 5 all’ anno 509 abate, morto nel 507. Vedi nota del p. PAGI
lo
degli Annali Raroniani ib. 89 _ agli anni 5(5 c 52*2 del Barusio ib. 536 E
01 Nell’anno 507. secondo l computi dello stesso Ma per riguardo al tempo della fondazione, se-
p, PAGI, n. 11, all'anno 508 del Barorio. . . ib. 8*2 — guimmo l’autorità di S. GREGORIO TURONENSE,
La Vita di s. Sevrrmo fu scritta dal celebre Eu- il quale nella sua Mistoria Francurum, lib. iu,
gippio ricordato nel Testo all'anno 509. cap. 5, inserita nella Bibliotheca Maxima . .
XI 727 E
02 L’abate s. Massenzio è illustre nei fasti della scrive, che fu edificalo dopo clic Sigismondo sue-
guerra di Ctodoveo nell’anno 507. Vedi BARO- cedette al padre Gondcbatdo; ciò che MURATORI,
NIO, Annalet, anno 507, n. 19 ib. 65 Annali <C Italia, mette nell'anno 517 .... 111 324 26
63 Vedi PAGI, n. 8 c 10 all' anno 51 1 del Baromo ib. 102 82 Nell’ Adnotatio chronologica inserita dal padre
0 1 MABILLON, Aria SS. Ordinis S. Benedica . 1 553 MANSI nella sua Collezione dei Concila . . .
Vili 305 CD
65 Alquante notizie sono raccolte e riportate nc- sono poste in ordine cronologico i fallì speltanli
gii Annali del BARONIO, an. 508. n. *20 . . .
IX 77 alla riscossa dello scisma dell' antipapa Lorenzo
00 S.* Genoveffa moriva più probabilmente nel- nell'anno 501 le particolarità del quale ci veri-
l’ anno 512. Vedi TILLEMONT, Mémoires, S. Ce-
;
68 BARONIO, ibidem, anno 514, n. 36. . . . ib. 149 _ siamo allontanali dalla crenologia del p. Paci,
PAGI, ibidem, n. 13 ib. 150 seguita pure dal Muratori nel luogo citato.
00 Vedasi la Relazione che ne diedero a S. Or- 83 Vedi la Citazione 42.
in 217 1*2
misda sommo pontefice gli Archimandriti di san 81 ANASTASIO BIBL Scelto 78
Marone: presso Massi, Coticiliorum Colletti . Vili 4*25 B Post haec etc., cioè dopo gli sforai brutali del par-
l a Chiesa nc fa commemorazione ai 31 Luglio. (ito scismatico, capitanalo dal patrizio Feslo, per
70 Nell’anno 501 vedi PAGI, note al Baro.vio, n. 5
: IX 9 — abbattere il legittimo Pontefice ; sforzi durati pur
71 Vcdansi le osservazioni dell' illustre Pontefice troppo sino all'anno 503.
( 5)
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1 :
DELLA EDIZIONE
||
DELLA EDIZIONE
cibutote, ©peto, citalo, adoperata ciloutote, ©peto, ^jpixjly» citalo, adoperala
Numero Numero
85 Circa l' anno 504, ossia dopo V operato da re oologia, da lui compilata dei concilii di , s. Sim-
Teodorico in favore di s. Simmaco pp. Eadem lem- maeo pp. Lavori certamente eruditi, ma de' quali
penate mette NICEFORO, Hist. Eccl. 1. XVI, c. 35 II 71 B dico bene MANSI
che Viris docili minus
80 PACI, n. 4 all'anno 506 del Baromo. . . . IX 58 — il p. ,
90 TEOFANE, Chronographia 20 4
e MANSI, Conciliorttm Collectio 318
m— Vili
1
2. all' anno 513 ibidem ib. 126 — Vedi PAGI, nn. 10 e 12 all’ anno 507 del Baromo
ib.
IX 67 —
n.
BARONIO, ibidem , n. 9 ìb. 129 — 102 E ciò a dispetto di Doroteo vescovo di Tcs-
92 E non senza grande ammirazione scorsesi Fé- satanica e loro metropolita, comunicante con Ti-
retico Giovanni di Gerusalemme divenire catto- moteo vescovo di CP. Vedi Massi Coiteti. Collectio .
Vili 538 c
lico e confessore per le insinuazioni dell' illustre 103 MANSI, Synodus Vet. Epiri: ibidem . . . ib. ib. E
abate s. Saba. Vedi ibidem. Ibidem , Epistola sinodica ad Hormisdam . .
ib. 404 A
93 Come gli eutichiani, sotto l' empio Anastasio S. ORMISDA PP. Epist. 8 ad Sgnod. Ep. Vet. ib. 405 B
imperatore, ebbero nome particolare di Acefali 101 Nel 516. Presso MANSI, ibidem ib. 539 B
e di Teopaschiti, così cbiamaronsi più partieolar- E nell' anno appresso celebrava»! pure un sino-
mente Seteriani, sotto Giustino 1 suo successore. do a Gironda, disciplinare anch’esso. Vedi ibid. ib. 547 D
94 BARONIO, Amale*, anno 5IG, n. 40 IX 1 <5 — 105 Nel 517. mercé le pie cure di s. Sigismondo
Fu per altro nel 517; vedi PAGI, ibidem, n. 7
. . .
ib. ib.
— re dei Borgognoni, c di s. Avito vescovo di Vien-
95 Ammesso per più probabile, come ritiene il Mti- na. MANSI, Conciliorum Collectio ib. 555 —
RATORI Annali d'Italia, anno 500 IH 281 101! Presso Massi, ibidem ib. 574 D
che Simmaco, riconosciuto legittimo Papa nel 107 Ibidem ib. 579 D
concilio Romano del 499. avesse fin d' allora, c presso Baromo, anno 518, nn. 36 e segg. IX 218 —
secondo
1
.
Vili 579 D
eletto il suo antagonista Lorenzo vescovo di No-
cera, ciscostammo dal sistema cronologico con- Per la Pagina 03 del Tosto
formato dal p. PAGI nelle l'iole al Baromo stesso
ed insento nella Collezione del Massi .... Vili 245 E 109 Come rileviamo da S. ENNODIO, Libcllus apo
e seguimmo 1* ordine dei tempi imposto dal dot- log. prò IV Synodo /tornano, §. 18, nel Massi . Vili 282 DF.
lo Massi sopraccitato vedi ibidem 304 vedi ibidem la nota 28 del p. Sirxomoi.
:
BIBL., che erano 115; vedi Sectio 77. . . . HI 214 semplici panegiristi dell' innocente Pontefice, lo
E con quanta venerazione quei predati italiani si rileva dalla forinola usata dai vescovi nel sot-
trattassero s. Simmaco cel dicono gli Atti stessi toscrlversi alla stessa Sinodo; poiché Lorenzo d
originali. Il dottissimo CARLO TROVA, nella sua Milano pel primo cosi si espresse: Laureai ius cpi
Storia d'Italia ,
lib. xxxv, §. 61 c segg. . . .
ll.i 577 scopa* ecclesiae Mrdiolanensis buie stallilo no
ne tratta di proposito anch'egli, e collo stesso or- stro. in quo totani causam DEI JVDICIO COM-
9G
dine cronologico da noi seguilo
Presso MANSI, Conciliorum Coltectio
Vedi pel teni|>o in cui fu celebralo, ibidem
. . .
.
Vili
ib.
262
305
P GL»
111
MISI MCS, subscripsi. Vedi ibidem
Vedi Epistola S. Ariti Episcopi Vienne Mi* ad
Senatore. s urbis Homae, presso Mansi, ibid. .
ib.
ib.
251
294
AE
C
In questo concilio si dichiarò nullo ed in sussisten- 112 Vedi il decreto presso BARONIO. an. 502, n. 33 IX 25 —
te un Decreto, fatto già sotto re Odoacre, di non E ben notò il dottissimo CARLO TROVA nella
eleggere o consacrare il Papa senza aver prima sua Storia d' Italia lib. xxxv, §. 19
,
. . . . II. i 582 —
consultato il re, o per lui il Prefetto del Pretorio. essere da quella ordinazione derivate molte delle
Presso Massi, ibidem ib. 295 istituzioni religiose del Medio-Evo.
97 la
La data dell'anno 503 ci pare la più probabile 113 Vedi i Canoni 21. 18. 20, 47 Vili 328 B
per il concilio Romano V, convalidata com'è dalla 114 MABILLON, Acta SS. Ordinis S. Benedica .
I 559 18
nota consolare apposta agli Atti: Posi constila! tuo Del resto chi amasse copia di testimonianze io
Alieni, cioè dopo 502; nota, che PAGI, n. 11 proposito, anteriori al secolo IX, può consultare
s
il il
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1 . .
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, .
DELLA EDIZIONE
1 DELLA EDIZIONE II
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Numero
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il ir, Vedi il 1.* canone della Decretale di S. S1MMÀ- MURATORI, Annali il' Italia, anno 507 . . . 111 298
CO PP. ad Caesarium preno Massi .... Vili 212 B 120 CASSIODORO, Chronicon : ibidem .... XI 1368 E
scritta nell'anno 513, come prova. ibidem, il Pagi ib. 213 ri
Le importanti particolarità si possono leggere
e le osservazioni del BARONIO, anno 502, n. 36 . IX — nel MURATORI, ibidem, anno 508 III 302 —
Già per altro ricordammo nel Testo F origino pu- 1*27 TEOFANE, Chronugraphia, anno 504 {511) I 237 7
re de' titoli stabili de' Benefici i, cui accenna il ca- TEODORO LETT. UisL Eccles. lib. Il, n. 2G.
.
— 521 A
—
.
none 6 * di Calcedoni»: vedi anno 455. serio IX. PAGI, n. 2 e seg. all’ anno 510 del Babo.mo . IX 93
116 Vedi le Citazioni 63, 77 78, 80, e la .Nota 10.*
r
128 MARCELLINO, Chronicon, anno 511 e 512 nella
i 1 7 Ecco dove vanno a Unire i lagni che gli av- Biblioteca del padre Gallalo X 352 Rii
versarli dell'autorità papale opposero alle forti TEOFANE, Chronographia 1 240 2
misure de’ santissimi pontefici Fbuce, Gelasio, 1D. ibidem ib. 241 5,14
Anastasio, Simmaco e Ormisda contro la memo- TEODORO LETT. flirt. Eccles. lib. li, n 28. .
— 521 D
ria di Acacio. La s. Sede Romana colse il frutto 129 Cioè le parole Qui crucifinis es prò nobis.
di sua incrollabile fedeltà nel custodire Pallida- misere re nobis, inlrodotte nel Trisagio in onore
Iole deposito, e divenne oggetto di ammirazione della SS.* Trinità, e a questa direttesenza di#-
e di lodo presso tutta la pusterltà mentre Mos- ; Unzione alcuna dall* eretico Pietro Fulluno, e
bornio e i suoi imitatori rimasero colla vergogna condannate perciò nell' anno 478. Vedi il Testo, e
di avere spezzate le lancio loro contro lo scoglio MARCELLINO, Chronicon, an. 512, nel Gallando X 352 DE
ilpiù duro del mondo, perchè contro tal pietra 160 Nel 512: PAGI, n. 2 all'un. 515 del Baronio IX 126 — i
non premieranno mai le porte ff inferno. 161 Vedi PAGI, n. 4 all'anno suddetto .... ib. 130 —
118' Massima fondamentale. Esc chi la pronunciò. 162 * 352 DE
MARCELLINO, Chronicon, an. 414, nel Gallando
fatto imperatore, se ne ritrasse, la sventura è sta- TEOFANE, Chronographia 1 242 3
la di lui; ellanon perdette punto della sua in- 1 3.» La lettera dell' imp. Anastasio a S. Oumjsda pp.
trinseca c naturai verità. Vedi BARONIO, Anna- sta presso Mansi, ConeiUorum CoUeetio Vili 388 C
lei, anno 510, n. 08 ib. 235 — susseguila da un'altra sullo stesso argomento
. . .
. ib. 381 c
Hi» Coll' avere invocato il giudizio di S. Ormisda 161 Nelle istruzioni date da S. ORMISDA ai suoi Le-
sommo Pontefice, circa varie questioni che an- gali e qui citate al n. 13, ingiungeva il Papa, che.
cora rimanevano a decidersi dopo la cessazione ricevuto anzi tutto il Concilio Calcedonese insiem
dello scisma Acaciano. Per le quali questioni ve- colla Lettera di S. Leone M.. fosse poi abolita la
di negli Annali sopraccitati le Note del p. PAGI, memoria dello scomunicato Acacio. Ora essen-
all’ anno 5*20, n. 6 e segg ib. 248 — do tuttavia il nome di costui caro ai Costantino-
e lo stesso MURATORI, Annali d' Italia, an. 520 . Ili 331 — pulitoni, l'astuto vecchio Anastasio si servi della
120 Come rilevasi dagli Atti del concilio Roma- sopraccennata esigenza ponlillcalc per scredi tare i
no U1 presso Massi, ConeiUorum CoUeetio . . Vili 250 AB presso ii popolo gl' incaricati di farla valere, c
Mec aliquid, cosi re Teodorico, ad se praeter rete- cosi guadagnare il popolo stesso a proprio favo-
rentiam de ecclesiastici» negatili perii nere. re. Vcdansi per tutta la narrazione gii Annali
rii Ut condotta di Teodorico in tali congiunture del BARONIO, anno 515, n. 45 LX 161 — ,
dello scisma di Lorenzo antipapa: avendo egli sangue dei 350 Monaci, meritamente ricordali
voluto, che il Senato de'Vescovi chiamati a giudi- nella serie IV del nostro Testo, come Martiri.
cario, si trovasse più libero dello stesso gran Se- i o9 Avendo pur demeritalo coll' empie sue azioni.
nato di Roma. Lib. IX. Epist. 30, presso Gallando XI 122 BC che il trono imperiale fosse occupato dai suoi
‘2*2
il Come rilevasi dalla difesa che ne fece lo stesso consanguinei. Vedanscne gli antichi Autori presso
S. SIMMACO PP. Epist. Apologetica adrerstu Ano- MURATORI, Annali tT Italia ari. 518 ... ,
. HI 325 un.
stasii Imp. libellula fa tn osum, presso Mansi V1U 214 .
D no TEOFANE. Chronographia, anno alesa.* 510 I 253 IH 1
123 L'erudito giureconsulto CARLO TROVA accen- MARCELLINO, Chronicon, presso Gallando . . X 353 AB!
na a questo importante fatto nella sua Storia Consta poi da LIBERATO, Breviarium, c. 19, ib. XII 153 CD
d' Italia, lib. xxxv, $.18 II, 1 580 utt. avero anche V imperator Giustino decretato, che
ed il BAROMO, Annali, anno 504, n. 4-5 . . .
IX 38 — ogni vescovo il quale non accettasse il sinodo
no fornisce varie particolarità edificanti. di Calcedoni», fosso espulso dalla sua sodo.
328
121 Xenaia vescovo di Gerupoli, eulichiano furioso, HI Come osserva MURATORI, Ann. d' It. an. 518 IH Hit.
,
fu appunto chiamato a CP nel 506: vedi la se- 112 Vedi Epistola Justinl ad Hormtsdam che co-
rie VÌI del Testo. miocia: Quanloflagramus, presso Mansi, Cane. Coll. Vili 487 D
125 CASSIODORO. Liber III , Epist. 1. 2. 3, 4, inso- nonché le lettere seguenti scritte nell'anno 519
rito nella BibUotheca Patrum Maxima . . . XI 1128 C E ciò che T imperatore chiedeva in parlicolar
( 5)
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j , ^
oppure oppure
brmi note brroi note
modo, era l’ indulgenza della s. Sedo verso i ve- MARCELLINO, Chron., an. 512, nel Gallando
scovi restii a cancellare dai Dittici sacri i nomi BAR0N10, Annate* anno 513, n. 42 ...
dei patriarchi Eufemio e Macedonio, come repli- Vedi MARCELLINO e TEOFANE citati al n. 132
ratamente esigeva s. Or kisda ; il quale nlfin ce- e MURATOREAnnali d' Italia, anno 514 . .
dette nell' anno 521, come é detto nel Testo. TEOFANE, Chronographia
MARCELLINO, Chron., an. 502, presso Gallando MARCELLINO, Chronicon, presso Gallando .
ANASTASIO BIBL. in a. Somaro, S<ctio 78 X1CEF0R0, Miti. Eecl. lib. xvi, cap. 38 . . . Il
S. ENNODIO perciò ascrive a que' Fedeli la glo- Nell’ anno 517. Vedi lo note del p. PAGL n. 4
ria del martirio Spiti, ad Potutimi, pres&o Ba-
: e segg. all'anno 509 del Baronio IX
ronw, Annalft, anno 502, n. 13 MARCELLINO, Chronicon, presso Gallando .
MURATORI, Annoti d' Italia, anno 502 . . Edificante spettacolo in onore della Fede Cat-
Vedi MARCELLINO, CI\ronì con. presso Gallando tolica, descritto dal Baronio, an. 518, n. 5 e segg. IX
Ma re Teodorico li reprimeva nell’ anno 501, ag- Vedi MURATORI, Anna/i d'Italia, anno 519 111
giugnendo Sirmio a' suol dominii d'Italia. Vedi Il gran BABONIO, Annoici, anno 519, n. 99 IX
CASSIOBORO, Chronicon, nella Biblioteca Max. ]
accusa ì Monaci Sciti di euiichianitmo. Ma il
e S. ENNODIO, Paneg. Theodorici, nel Gallando Cardinal NORIS, Bistorta Pelagiana, Ub. Il, c. 18
La Persecuzione di Trasamondo, quanto certa e Apologia Monachorum Scytharum Ili
per antiche testimonianze, altrettanto è oscura si| nonché NATALE ALESS. Sexultim VI, Dissert. Il V
per le note cronologiche, come pel numero e lej no li purgano con buoni argomenti. Sostennero
qualità dei Martiri e Confessori eh' essa travolse.! nonpertanto con intemperante ardore la loro tesi,
Ma certo cominciava innanzi l’anno 508; e pe- e per Lai parte meritarono biasimo da S. OR-
rò ammettiamo col dottissimo p. RUINART, Bist MISDA, ad Possessorem, che comincia Si-
Spisi,
Persecut. Vandalicae, p. Il, cap. 11, $. 3. . . j
cui rationi: presso Mansi, Condì. Coli n. 70 vili
eh’ essa esordisse coi primordli del regno di Tra- Pubblicala ed illustrala nello Spicilegio Sotes-
samondo, cioè nell’ anno 4%, quando quel prin- mense del p. PURA, Tomo li. Tavola li.
cipe ariano vietò le ordinazioni dei Vescovi, per I Presso DOTTARE Roma Sotterranea, Tav. XLV |
cosi distruggere con sorda guerra il callolicisino; I Presso BOSIO, Roma Sotterranea, lib. HI, c. 48
e che scoppiasse Impetuosa nel 504, allora che Presso DIDRON, Annales Archéologiques . .
i zelanti Vescovi superstiti coraggiosamente si Presso BOSIO, Roma Sotterranea, lib. Ili, c. 65
determinarono di provvedere da sé alle molle chie- Ibidem, Cap. 61
se vedovate dei loro Pastori. Ciò ctie accese Tra-
samondo di feroce dispetto, sicché mandò tosto
Per la Pagina 61 del Tento
a confino molli di que' venerabili prelati. Vedi S. ORMISDA, Epist. ad Justintim Aug. cho co-
PAGI, n. 3, all'anno 504 del Baronio . . . . mincia : Inter ea, presso Mansi, Cono. Coti. n. 79
Vedi RUINART, Hist. Pertee. Vand. ibid.n. 17 collazionata colla Ietterò ad Possessorem, n. 70
Osservazione del sommo MURATORI, nclt'allo c con quella ad huUniantm, n. 77, ibidem .
di riportare in proposito una Lettera di Teodo- Dicemmo con prudente consiglio : vedi perciò le
rico re dei Goti: Annali d' Italia, anno 505 . note del PAGI, n. ttì, all'anno 521 del Baronio
TEOFANE. Chronographia, an. 499 i'506) . . V edi qui pure le note dello stesso padre PAGI,
S. GREGORIO TUR. Itisi. Francor., lib. IL C. 28: n.14 c segg. all’ anno medesimo dei Baronio .
inserita nella BibUotheca Pai rum Maxima . . Socondo i computi del p. MANSI nelle sue con-
TROVA, Storia d'Italia , lib. xxxvi, §. 23 e segg. tronote al p. Paci, ibidem, anno 523 ....
MURATORI, Annali d'Italia, anno 54)7 . . . Nell’anno 521, coinè prova il p. PAGI, n. 3
Come rilevasi dalla Lettera di CLODQVKO stes- all'anno 025 del Baronio ........
so ai vescovi delle GaUie, presso Massi . . . MARCELLINO, Chronicon, an. 525. nel Gallando
TROVA, Storia <f Italia, lib. mn,
§. 27 e sogg. N on si potrebbe avvisar con certezza quello
Dal regno cioè degli Suovi in fuori, e da alcuni che il venerabile pontefice operò per secondare
altri luoghi rimasti in balia de* Romani: ibid. §. 31 le prelese di Teodorico. Alcuni scrivono che Pim-
c MURATORI, Annali tf Italia an. 510 .. . perator Giustino, compassionando i cattolici d'I-
Il perchè Teodorico cominciò nell' anno appres- talia, minacciati della rabbia di quel principe
so 511 a numerare il primo anno del suo regno ariano, restituisse le chiese tolte agli Ariani; altri
Ispanico, o Visigoto. Vedi MURATORI, ib„ an. 511 dicono che san Giovanni papa per nulla si ado-
Non dovea per anche aver bene studiata la però in loro favore. È certo intanto alrncn questo,
legge di Gesù Cristo, benché ne avesse abbrac- ch'egli non soddisfece punto l’ariana prepotenza,
ciata la Fede * scrive in proposito dello crudeli come accennammo nel Testo; dappoiché appena
ambizioni di re Clodoveo lo stesso Ml’RATORL ib. fu di ritorno in Ravenna, Teodorico lo cacciò In un
Moriva Clodoveo nell'anno 511. Vedi le noie carcere, tra le cui pene incontrò morte gloriosa.
del p. PAGI, n. 7 e segg. all' an. 514 del hUNO . Vedi gli Annali del BARONIO c le note del p.
c TROVA, Storia <f Italia, lib. xxiti, §. ull. . Pagi, colle contronote del p. Mansi negli anni 525
Regnarono Teodorico nell' Austrasia, capitale e 52C; nonché i BOLLANDOTI, Maiiu 27 . . vi
Mrtz, Clodouiiro in Orleans, Childeberto nella Era per sé manifesto l’abuso di potere in Teo-
Neustria, capitale Parigi, e CJotario in Soistons. dorico, e più forse nel suo successore Alalarico:
,
scorgendosi dalla lettera di questo al Senato Ilo- senso cattolico quella proposizione, per togliere
mano, la quale sta tra le Opere di CASSIODORO ai Nestoriani ogni pretesto d' interpretare sini-
Epiatolar. lib. Vili, n. 15, nella BitUolk. Mar. XI 1205 C straniente il silenzio della s. Sede.
che 1* alto di re Teodorico era un cornando cui 18(1 Secondo gli ultimi calcoli cronologici del Massi
bisognava obbedire. Si lamenta con ragione il nelle contronote al Bardmo, Annates, an. 535 IX 502 —
Cardinal Baronio (scrive perciò MURATORI) di (90 Morto s. Giovanni papa addi 27 Maggio 535, te
quest'alto di Teodorico, perchè servi di esem- lettere sinodali del Concilio Cartaginese spedile
per le ragioni ivi addotte nella Citazione 34G. E di per questa Legazione le particolarità recate nel
dunque un disaccordo ammesso per non creare Libro Pontificate presso Massi, Condì Coll. vai . 841 D
maggiori imbarazzi, dal momento che tutti gli dove è pur narrala la condanna dello pseudo-
antichi monumenti, chiamano IV e non HI il pon- patriarca Aniimo. Anche MURATORI, inette in
tefice Felice che governò la Chiesa nel 526, o piena luce l* operato dall' intrepido pontefice s.
danno al prelato antipapa Felice sostantivo di Agapito in CP.: Annali d' Italia, anno 536. . . ih 373 —
secondo. Ma questo disaccordo non
il
—
.
lisi Come raccoglie dalla Prefazione apposta ai tronotc al Baronio, ibidem ib. 542
si
Canoni sinodali di Orangcs nel 529 presso Massi Vili 712 A o BOLLANDISTI, Stplemier SO VI 163 —
Vali N0R1S, BUI. Mai. lib. li, cap. SS. •
:
• I 522 — 9.2
1
tosto si estingueva cosi uno scisma che avrebbe teOcc intruso, come vorrebbe Liberato, ina fu
potuto diventare funesto. Vedi ibidem. ucciso da uno sgherro spedilo da Antonina, ino-
181 S. BONIFACIO PP ., Epistola ad Caesarium Are- glie di Belisario, come narra PROCOPIO. testi-
latensem , presso Massi, Concilitmtm Coll. n. 2 Vili 735 I) 1
monio oculare delle costei nefande malvagità,
Vedi il p. PAGI, n. 7 all'anno 550 del Bammo IX 416 — nella sua Hixtoria arcana, cap. 1 IH 16 —
—
ì
ilxr, Vedi BARONIO, ibidem . anno 531, n. 2-5. . ib. 429 Vedi ibidem le note dell’ Alemanni ib. 350 1
j
ISO Vedi MANSI, contronote al Pagi, ibidem . . ib. 431 (i) Che poi la «celleratiMima Antonina fosse, in si
187 Ed è la famosa Lettera di Giustiniano Impera- deplorabile delitto, ministra degli ordini dell un*
tore ad Joannem pp. presso Ma* si. Condì. ColL Vili 795 C pcratrice Teodora, lo attesta PROCOPIO stesso
P autenticità? Ma leggasi la difesa clic ne fa il Silverio moriva addì 20 giugno 538. Vedi PA*
gran BARONIO, Annates, anno 534, n. 29 c segg. IX 482 — S.
Gl, n. 1. all' anno 549 del Biaomo IX 602 —
ISS S. GIO. PP., Epist. ad Justinianum, presso Massi Vili 798 AB 195 VIGILIO PP., EpìtL ad Justinianum, nel Massi, ib. 35
Vedi PAGI, n. 2-4 all'anno 533 del Bahomo IX 459 — ID. Epist. ad Jfennam Cp. ibidem ib. 38
e n. 2*3 all' anno seguente ib. 478 — E chi non ammirerà l’assistenza speciale di Din
Qui il FORlìES, fnxln/c/iohist. theol. lib. IH. c. 16 verso la sanla Romana Chiesa, essendo Vieiho
pretende appuntare di contraddizione le due rii- entrato si vituperosamente c contro le leggi ca-
posto cattedratiche (com'ei le chiama) di Or* noniche nel Pontificato....! secondo ciò che
misda e Giovanni 11, nella questiono dei Mona-
di narra ANASTASIO EllBJ.. presso lo stesso Mosi '
ci Siati cogliAcemeti. Ma invano: poiché Ormisda Veni, scriveva I* empia imperatrice Teodora a
[
non condannò la proposizione De Uno e Trini- Vigilio papa, adimple nobis qtuie prona coturnate
late in carne passo, ma solamente negò di appro • tua promisiiti de patre nostro AntìUmo, et re -
tarla , come dicemmo nel Testo all' anno 521 coca eum in officio suo. Ma Vigilio rispondevale:
per non dare agli Eutichiani occasione di abu* Absit hoc a me Domina Augusta-. Prius locutus
sarne, e cosi raddoppiare i litigi in luogo di ces- sum male et insipienter: modo aulem nudo mo-
sarli. Mutate poi, sotto Giovanni II, le circostan- do libi coturni io, ut reeocem hominem haereti-
J
se, saviamente questo Pontefice approvava nel curn et analbematizatum. Etsi indigna», cica-
_ ( 7 )
.
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segue per la pagina 64 del Tesi» Citatimi pel
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riut *um beati Petri apostoli, quomodo fiterimi smi di cui riboccano, i quali non c' inducono
antecessore* rati, mi a riissimi A {/a petus et SU- perciò a disamare quello stile d'altronde facile
urius, qui ewn (Antbimum) damnaverunt. Ibid. e copioso. Vedi il capo 2 del Prolegomeni . .
ib. v
Vedami lu .Vote del p. PAGI, un. 2 e seguenti l BOLLANDOTI, Acta Sanclorum, Julius 17 IV .
271
all'anno 555 del Baronio X ne dettarono un Commentario storico.
nonché la nostra Nota 7.* al secolo V, $. vi. 215 Lo zelo di Giovanni Massenzio fu si indiscreto
Con lettera di S. ORMISDA, ad Epiphnnium, nel difendere coi Monaci Sciti suoi colleglli la
la quale comincia Multo gaudio: presso Mansi Vili proposizione de Uno e Trinilate in carne, passo,
Re llderico, succeduto al crudele Tra&amondo che confinò coll' eresia e il gran BARONIO, An-
;
nel trono vandalico in Africa, aveva richiamali i nate*, anno 520, n. 22 e segg IX 276
vescovi esiliati nella Sardegna. Vedi PAGI, n. 3 non glie ne risparmia la taccia. Peraltro, dopo il
all'anno 522 del Baronio IX cardinale Noma, difende Giovanni Massenzio da I
Vedi PAGI, n. 19 all’anno 526 del Baronio. . IX jjgs Gli opuscoli del sopraccitato Massenzio sono in- I
É ricordato nei fasti della guerra di Turingia, senti nella Bibliotheca Maxima IX 553
|
accaduta dopo l’anno 527. Vedi SURIO, Junius 8 III 658 ‘214 I sette Libri De gratin et libero arbitrio, det-
e PAGI, n. 16 all'anno 527 del Baronio. . . IX ZSI tati dall' illustre s. Fulgenzio, gli meritarono di
Vedi NORIS, liùt. Pelag. lib. Il, cap. 23 . . I esser chiamalo l' Agostino del secolo setto. Ma
Circa l’anno 530, secondo il p. Henscmnio e il sgraziatamente que' libri andaron perduti. Com-
p. PAGI: n. 10 all' anno 541 del Baronio . . IX pievali P illustre prelato e dottore nell' anno 523,
Nella Dissertazione 1 dei eh. D. Luigi BIRA- come ha dimostrato fra gli altri il p. PAGI, n. 15
GHI sopra l tintoria Datiana, cap. 7.
’ . . . all'anno stesso del Baronio IX 333
è chiarita l'epoca del pontificato di S. Dazio ve- Le Opere poi superatili di S. FULGENZIO ven-
scovo di Milano, dall’anno 530 al 552. nero pubblicate per cura del p. Sirmond gesuita
Intervenuto nel cuncilio di Toledo nell* an- (Parisiis 1623} e di Mansbant (ib. 1684}. Anche il
no 531. É ricordato da S. ISIDORO, de Viri* il- boi lavoro di S. CESARIO D’ ARLES andò per-
lustritelis, cap. 21 duto. Vedi pel tempo in cui fu scritto le note
cd BOLLA N DISTI no trattano ni 28 Maggio
i . VI del PAGI, n. 2 all'anno 490 del Baronio. VIIll 515 . .
Nell' anno 531 o 532: vedi PAGI, n. 8 all'an- |2 1 5 Un libro di tanto inerito ha servilo di pretesto
no 532 del Baronio IX a scrittori moderni per detrarre all' ortodossia
Il p. BOLLANDO ne raccolse le varie Vite super- di Boezio: preghiamo peraltro il lettore di leg-
stiti: Februaritis 20 Ili gere la bella Appendice intorno alla santità di
Vedi BARONIO, Aiutale* anno 529, n. 1 . . IX Boezio, aggiunta dal eh. CIO. OOSISIO alla sua
e le note del p. PAGI, ibidem, n. 13 . . , . ib. dotta Memoria sul luogo del supplizio di Seve-
Peraltro il sommo MAI: Vaticana Caltectio. . III,n rino Boezio. Non crediamo si possano trascorrere
colloca la morie di s, Fcuntio nell’ anno 533: quello pagine edificanti, senza concepire la più
e noi ci conformammo alla sua sentenza. Ab- stima di Boezio come filosofo e corno teo-
alta
biamo una bella Vita di s. Fulgenzio, attribuita logo cristiano. Vedasi pure la nostra Nola 6.*
al celebre diacono FULGENZIO FERRANDO suo 21 G Vedansi le testimonianze di dotti insigni in
discepolo, e riportata dal Gallando. .... XI fine alla magnifica udizione del Libro di BOB.
vedi i Prolegomeni dello stesso, cap. IX, §. 11 . ib. ZIO, De consolai ione Philosophiae (Parmao : ex
Intervenuti nel concilio d'Auvergne nell’ an- Regio Typographeo : eh. bua. he
no 535. e noverati nel Martirologio Romano. E sono i begl' Inni che si cantano nella festa dei
TEOFANE, Chronographia, anno alesa.' 529. I SS. Pietro e Paolo a’ 29 Giugno : ridotti peral-l I
LE QUIEN, Oriens Christ., Palriarch. Cp. n. 35. | Irò ad uso ecclesiastico dalla s. m. di Umano viii . ib. 1
2G9
BARONIO, Annali*, an. 53G, dà mollo particola- 217 L’ illustre gesuita Baldassarr Cordsrio traeva
rità intorno allo zelo di s. Menna, particolarmente dall' obblìo si esimio lavoro, inserito dal GAL-
dopo il trapasso dis.AeAruopp.Vedi nn.72e segg. ix LANDO nella sua Bibliotheca Vet. Pai. . . . I
S. GREGORIO M. Dialogar, lib. I, cap. 9-10 . . II Dispulano peraltro i dotti sul tempo in cui vis-
narra delle loro azioni prodigiose, riportale dal se Giovanni Filopono. Avendolo noi con qualche
BARONIO, nell’anno 537, nn. 10-13 .... IX ragione noveralo fra gli eretici nell'anno 526,
Con s. Gallo d’Auvergpc. già ricordato nel- ricordammo nell’ anno stesso il suo merito co-
l'anno 534: lutti inseriti nel catalogo de' Santi me scrittore ecclesiastico.
del Martirologio Rom., e tutti intervenuti per- 218 11 p. Gallando riporta gli elogi dei dotti, ibidem XI rx
sonalmente al concilio d' Orleans. Bella gloria sopra i72 capitoli di Ac.\rrro, inseriti, ibidem ib. 255
per le chiese della Francia. Vedi presso Marni IX l'elice fiinperatorCiustiniano.se non avesse mai
GALLANDO, Bibliotheca Veterum Patrum. . XI devialo dalla loro pratica osservanza!
riporta gli scritti di s. Ennodio, e nc rileva la 210 Riportale dallo stesso p. Gallando, ibidem ,
singolare preziosità, per le notizie che ci è dato col Testamento di s. Remigio c alcuni versi attri-
attingervi, delle quali rie saremmo altrimenti af- buiti alio stesso santo prelato. Quanto ai Com-
fatto digiuni. Compenso Iragrande pei barbari- menti di s. Giusto, stanno nella Bibliotheca Max
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brevi note tdiirz brmi note :
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220 Pubbli cavai e il padre gesuita COTELERIO: Ho- 257 È incerto l'anno in cui moriva s. Sarsone rama-
aumenta Ecetetiac Graecae III 220 — no, prima medico in Roma, poi sacerdote in Co-
221 La Collezione canonica di DIONIGI IL PICCO- slanlinopoli. Ma nel 537 già doveva esser passato
LO è lavoro di grande importanza. Vedi Pagi, al cielo. Vedi PAGI, n. 4 all'anno 541 del Darorio XI 622 —
n. Il e 12 all’anno 527 del Binomio. IX 385 — e BOLLANDOTI, Junius 27 V 261 —
222 FERRANDO, Ep ad Anatolium presso Gallando
. . .
XI 316 — 25H
i
. . .
IX 466 — 239 S. GREGORIO Tl'R. llistoria Francorum lib. Ili,
Nello stesso anno Ftxo. Ferrando dettava un'altra cap. 28, nella Biblioteca PP. Maxima XI 732 B
lettera, riportata dal sommo MAI: Vaticana Cali. III 183 — SIC EU ERTO, nel suo C/iron icori, colloca
.
il
.
fallo
.
Altri scritti di gran pregio, usciti dalla penna di nell’ anno 540 ma il p. PAGI con miglior fon-
:
questo illustre discepolo di S. Fulgenzio di Ruspa, demento lo assegna al 537 vedi n. 8 all* an- :
sono recati dallo stesso padre Gallando, e illu- no 540 del Baronio IX 611 —
Prolegomeni
strati ne’ suoi XI XIII — 240 PAGI, n. 9 all'anno 539 del Baronio . . . ib. 600 —
223 Presso GALLANDO, Prolegomena, cap. 8 X XVI D assegna al suo trapasso f anno 539. li p. BOL-
224 Riportata dallo stesso Gallando
. .
i lavori sono riportali dal Gallatoci XI 266 — ed illustrato dal eh. P ASSAGGIA De Immacula- :
BARONIO, Annate*, anno 522, im, 22- C6 IX 309 24 4 GIUSTINIANO, de Prarfectus Praetorio
. .
Officio
—
.
Vedansi pure le Note del Pagi, ibidem. Africae, presso Baroni©, Annate *, anno 534, n. 58 IX 490
231 GREGORIO M. Di a lago rum. Ut). Il, cap. 3 il 220 D !24r, Vedi BOLLANDO, Acta SS., Februariiu i. 105 C
E
S.
ciò nell'anno 523: vedi DAAONIO. n. 11
.
.
IX 326 — 210 Meritamente perciò l’autor della Vita di r. Fcl*
. 1
232 S. Siotsiioroo, re di Borgogna , troppo credulo genzio fa risaltare l'esimio merito dell'inclito pre-
alle calunnie della matrigna, aveva fatto ingiù- lato anche per tal parte modello quindi pre- :
Blamente morire il suo Aglio Sigcrico. Ma Tedi- durissimo a tutti Vescovi, ed in particolare a
i
Beante penitenza eh' ei ne feco nel celebre mo- quelli che la Chiesa chiamò dai chiostri a se-
nasiere Agaunense, fu a Dio tanto grata ed ac- dere fra’ suoi principi. Vedi gli Annali del gran
celta, che ne illustrò le reliquie con molli mi- BARONIO, anno 522, n. 15 IX 307 —
racoli. Vedasene le copiose notizie raccolte dal dove la penna risponde perciò con bella editìcazio-
padre BOLLANDO. Acta SS., Malti* 1 . . . .
I 83 — nc all 'eminente carattere dell’ illustre porporato.
233 È un elogio, che non dee parer punto esage- discepolo tanto umilo dell' inclito s. Filippo Neri-
rato a chi legga la bella Appendice: Intorno alla 217 S. GREGORIO M. Dialogar, lib. IL cap. 8. II 229 cn
lantità di BOEZIO, aggiunta dal eh. CIO. BOS1SIO BARONIO, Annate», an. 529. n. 10
.
IX 405 —
alle sue dotte Memorie, citale al n. 315. Le re- 248 Il dottissimo Cardinal NOIUS nella sua celebre
iiquie dell'illustre filosofo e teologo cristiano ri- Dissertazione de Quinta Sinodo, rap. 1. . . . I 554
posano nella cattedrale di Pavia, dov'è venerato illustrò pure la storia dell' Origenisino; e su le
con titolo di Santo. CARLO TROYA, Storia <T /- trame di que’ studii profondi il p. PAGI informò
talia , lib. XI. Il, $$.8-26 11.11 1007 — pur egli le sue Note agli Annali Raroniani, dovuri-
illustra con belle considerazioni la storia degli que gii accadde di toccare alcuna delle complica-
ultimi giorni di Boezio. Sono pagine, che bisogna tissime questioni origeniane del Secolo Sesto.
meditare, perchè riescono non meno utili che Per amore di brevità, e per maggiore chiarezza
confortanti, anche per intendere l'aureo libro di cronologica, citeremo dunque in proposito il PA-
De Consolatione Philosophiae.
Boezio stesso : GL Vedi nn. 2-5 all’anno 532 IX 441 —
251 Il p. BOLLANDO
nel di 13 Febbraio dà una 249 Il BARONIO, Annate*, anno 535, nn. 75-79, ib. 515 —
Vita di il quale moriva nd 530,
s. Dositi©, se- svolge colle antiche testimonianze i varii errori
rondo n. 10 all* anno 548 del Baronio
il p. PAGI: X 43 — attribuiti a Fitopono, autore 0 promotore anche di
255 La narrazione nel BARONIO, an. 530, n. 22 IX 420 — sopra la
false ideo risurrezione. Vedi per le note
Moriva s. Sara nell’ anno 531 vedi n. 23 . : . ib. 436 — cronologiche il p. PAGI, e le contronote del Mansi ib. 517 —
236 BARONIO, anno 532, nn. 13 e segg. « . . ib. 443 250 Vedi PAGI, n. 4 all’ anno 532 del Baronio . ib. 443
I
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;
tinopoli dovette accadere nel 530, non apparendo Ad Agrecio cioè, vescovo di Antibo {Antipolis),
motivo, che ci obblighi a separare la trattazione perchè, chiamato a dire sue ragioni nella Sinodo
del santo abate circa gli eretici Ario e Ncstorio, di Carpentras, circa l'accusa mossagli d‘ illecita
e circa le novità origeniane, da quella principale ordinazione, ricusò di venire, nonché di mandare
circa le calunnie samaritane contro i Cristiani di altri in sua vece. Vedi la Collezione stessa. .
Palestina, da lui giustilicati alla corte di Giusti- nonché le osservazioni del p. Massi, circa la noia
niano nel 530, come* si accenni» nel Testo, se- cronologica di quella sinodale adunanza . . .
Vedi Raro.’«io. Annate*, anno 533, nn. 2-0. . ) Vedasi il canone 15.* ibidem
i S. GIOVANNI PP. Epist. ad Jusliniamtm, presso I
Ibidem
Massi. Conciliar Colteci io, n. 2: In qnibus ctc.
. .
1
t Oltre alcuni Atti del Goncilio stesso inseriti ib.
Vedi PAGI, n. 5 all’anno 534 del Babosio . . si veilu la Lettera dei Vescovi Africani, spedita
Cioè dell’ empia Teodoro, (autrice dogli eretici a s. Giovassi pp. nel 535. Essa è inserita nel hi
eutichiani, già concubina infamissima , ed ora «tessa Collezione del p. Masm
re vernitiistiina coniuge e consigliera dell' impe- ma fu ricevuta dal successore s. Agapito, il quale
ratore Giustiniano I: ch'egli stesso intitolò cosi rispondeva nell' anno stesso. La Lettera sta ib.
una sua Costituzione dell' anno 535 : presso
in *t 1 sedici Canoni, ibidem
BARONIO, nn. «0-04 I Gli Alti Greco-Latini, ibidem
Nell’ anno appresso 53G, causa lo zelo aposto- Ibidem
lico interposto da s. AcArrro papa. Vedi Uber
Pontificati* presso Massi, Conciliorum Coìlectio
'
lo nel Concilio Calccdonese. Vedausi i computi cro- ‘277 iYWNm ecco le parole del Romano ronte-
est.
nologici del p. PAGI, n. 13, aU’an. 535 del Rinomo llce sani’ Ormisda aH'imperator Giuslino I, NO-\
LIBERATO, Breriarium, c.20, presso Calumo TVU EST, quia proprinm est Palris, ut genera
E ciò nel 537, cioè dopo la morte dell’ eretico rei Filium ; proprinm Filii Dei, ut ex Patre Pa
pseudopolriarca Timoteo. accaduta in quell'anno: tri nasccretur acquali* ; proprlum Spiritus San
vedi PAGI, n. 10 c segg. all'an. 535 del Rarosio di, ut de Patre ET FILIO procederei, sub una
ed anche questo scandalo fu in gran parte fomen- xubslanlia Deitalis. Ibidem
talo dalle brighe dell'empia imperatrice Teodora. Osserviamo col dotto p. PERRON'E, De. IWtt.$.343
Circa l’anno 521. Nel MANSI, Conci'/. Coll. . che niuno dei Greci mosse dubbio o querela
«la la Lettera sinodica scrina dal celebre *. Fut- alcuna contro queste espressioni, dettale da s.
ucszio vescovo di Ruspa, e dirotta a Gio. Massen- Onusta in una Esposizione della Fede cattolica
zio, archimandrita dei Monaci di Scizia, famosi nella quale d'altro parie non avrebbe certo detto
per acerba insistenza nella questione : De ino quel Pfotum est, so non si fosse Imitalo di un
e Trinitate in rame pasto. articolo del dogma cattolico, universalmente co-
Ve danai i documenti netto stesso Massi . . nosciuto e creduto tonto dalla chiesa dell’ Oc-
Ibidem cidente. come da quella d‘ Oriente.
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modis omnibus, libera, sibi tantum, et Deo pia- Oc yxp upue r*i; l
Pupa; eie. il qua
r/sr? Sirf/5*r
eentia. Cosi decreto sinodale di Boiwacio pri-
il l»asso volto letteralmente in Italiano, suona cosi
male di Cartagine a Pietro abate nella provincia « imperocché i sacerdoti dell’antica Roma, at*
Biuoena ; dove il metropolitano Liberato aveva lenendosi costantemente in tutto all* Apostolica
ingiustamente preteso che un costui monastero tradizione, non discordarono giammai l’uno dal*
fosse a lui soggetto. Vedasi il p. MANSI, Conc. Cedi. l’altro, ma bensì mantennero fino al di d’oggi
in (Ine al Concilio di Cartagine, tenutosi nel 525 Vili 630 D la sentenza verace e retta. *
e PAGI, n. 15, all’anno 525 del DABOHIO. . . IX 347 — 28 f CASSIODORO . Epistola ad Joannem Papaia ,
I*e sopraccennate disposizioni vennero poi con* n. 2 nella lìibliotlieca Palmiti Mani ma
: . . XI 1238 —
fermate nel celebre Concilio plenario africano i‘285 S. AGAPITO PP. Epist. ad Episcopo» Africanos.
del 535. i cui Alti sono riportati dal Massi .
Vili 841 — presso Massa, Condliorunt t'attedio, n. 2 . .
Vili 849 CE
a7 » V edansi gli insegnamenti in proposito dei mie* ID. ad JusUnianum, ibid. n. 4
Epistola . . . ib. 831 RE
«tri in Teologia presso TERRONE, De Locis *280 LIBERATO, Breviarium , c. 21, presso Gallasi*» Xll la» E
Theolog.. p- II, SS- 453-457
:
ll,u oDj — MLR ATOMI, Annali d'ikilia, anno 530 . . . III 375 —
‘280 Vedi NOltIS, Disscrt. Ili de Anonimi scrupoli* BARONIO, Annate», anno 33G, nn. 17-53 . . IX 551 —
circa velerei Semipelagianorum sedatore» eviti - 287 Meritino esser Ielle le osservazioni iu propo-
sia ac eradicatis. Quivi si prova, che per cento sito del BARONIO, ibidem, anno 535, u. 29 ib. 503 —
anni, l'opinione dei Semipelagiani sull' iniziativa ed anno 536, n. 31 ... ib. —
della Fede, poti’* liberamente attera difesa, senza ‘288 Vcdansi i Canoni 2.M 7/ e 31 .“del Concilio IH
pericolo del dogma : liriche cioè la s. Sedi? non Orleanese, nell* anno 338: presso MANSI. . . IX 12 A
sipronunziò decisamente, come fece nel WO. Nel *281) S. GRECORIO TUR. De gestii Francorum, lib. IV,
nostro Testo assegnammo ai Semipelagiani Fan- eap. 2, nella Dibliothcca Maritila XI 73.1 €11 !
proibito con una sua costituzione di recitare il o le Note del p. Paci, ibidem. Tzato era figlio
Canone della Messa a voce bassa. K perciò evi* di Damtutze, ultimo radei Lazi. Amando egli ave»
dente che esisteva tal* uso anche nella Chiesa 0- re 1* investitura del regno da mano potente, non
rienlale, come, con buona pace dei giansenisti. menila chi Cataldo re dei Persiani, coni»? il pa*
ha sempre esistito nella chiesa Latina, Che se dre; ma si condusse in CP., e la richiese da Giu*
Giustiniano trovò i piaggiatori, ligi ai suoi ordini. •Alino Augusto, in un col Battesimo. Vedi pura
ne trovò anche altri in maggior numero, che non CARLO TROVA. Storia d'Italia, Uh. XLI, 32. 11, Il 989 —
gli ubbidirono. Vedi LE BIU'.N. Erpliration
de la 29 ‘2 Nell’anno 523: vedi PAGI, n. 4 al Baromo . IV 326 —
Messe, Di ss. XV. Sur f usage de r/rìler en silrnrr •203 1 D., n. 2, all’ anno 524, ibidem ib. 536 —
me partir des prières de la Messe dnns tonte * 29 i Nell' anno 521, che risponde all’ anno alessan*
/« eglise* et dans Ionm Ics sièdes: 111 parlie, art. 5. drino 516 della Cronografia di TEOFANE . . 1 261 3
28.7 Colle famose sue* Professioni di Fede, inviate *205 Vcdansi le Citazioni 178, 315, 316.
ai Romani, per invocarne l'approva*
Ponleliri *2 00 S. GREGORIO TUR., accennala la morie glo*
zinne. Vedami perciò lo savie riflessioni del gran riosa di s. Giovanni pp. nel carcere di Ravenna,
BARONJO, Ann a le», an. 531, tiri. 33 e segg. .
IX 484 vittima dell’odio di re Teodorico, soggiunge:
E si noti, che Giustiniano Augusto, al rinnovarsi Domini aulem misericordia, statim ultimimi su-
d* ogni elezione dei successori di ». Pietro, rio- Iter Regna i in proba m inrogavi 1 : nam subito a
novava l* omaggio al nuovo Papa, com' è a ve- Deo prrcnsstu, plagi s magni» r.rinauitus interiit.
dersi nella Collezione del Massi, tra lo Lettere di xHsrepitque protinus perpetuata gehrnnae f! am-
». Acanto ri». Conriliorum Colt ed io .... Vili 845 C mintis incrudirmi. De gloria Marlgrum, lib 1,
dove sta la Professione di Fede, presentata dal- •ap. 40, nella BibUotheca Mariina XI 812 A
l'imperatore stesso a s. Acanto nell'anno 536, Altre terribili particolarità di line cosi miseranda.
in Costantinopoli : vedi PAGI, nn. 5 e 0 all* an- tono descritte dal MURATORI, Annali d lt ., a. 52C 111 344 —
no 535 del Rasomo IX 503 — Quanto al successore Atalarico, esso era nulo da
e n. 4 all'anno seguente ih. 529 — Amalasuiila figlia di Teodorico sposata ad Eu-
Dove non possiamo dispensarci dal recare un larico. Vedi lo stesso MURATORI, ibidem
,
. . ib. 345 —
passaggio del Trattato di GIUSTINIANO stesso. Ma, essendo ancor fanciullo, In madre, donna dì
coafra Monophysitas, perchè una dello più splcn- gran senno, ne assunse la tutela, ed insieme la
dide testimonianze della perpetua ortodossia dei reggenza d'Italia, assistila, come già Teodorico,
Romani Pontefici: laddove tanti furono pastori Jal celebre Cassiodoro. Vedi ibidem .... ib. 347 —
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Come la caratterizza MURATORI, ibid. an. 537 Le orribili particolarità in PROCOPIO, de Bello
Circa l'anno 538: ibidem Gotthico, lib. li cap. 1
certano di questa nota cronologica. Ibidem . quei popoli son chiamati Abasgi.
TEOFANE, Chronographia, anno aless.* 522 . ì TEOFANE, Chronographia, anno alesa.* 521
I D. ibidem, anno alesa.* 524 MURATORI, Annali <f Italia, anno 529 . . .
PROCOFIO, de Bello Fenico, lib. I, cap. 24. . BAROMO. Annate*, anno 530, nn. 16-45 . .
MURATORI. Annali d Italia, anno 532 . . . i PROCOPIO, de bello Vandalico, lib. 1, cap. 9
PROCOPIO, de Bello Vandalico, lib. I, cap. 10 i Vedine un saggio nel MURATORI, anno 531 .
MURATORI, ibidem. i
Dopo l’incendio della Basilica maggiore di CP.,
PROCOPIO, ibidem. MURATORI, ibidem, a. 533 detta Costantiniana, per opera de' rivoltosi, nel
Liber Pontificaia presso Massi, Conc. Coll.
1
Gennaio 532, V iniperalor Giustiniano npplicossi
Epistola Justiniani Imp ad Joannem pp., ibid. nel mese appresso a far tosto risorgere il secondo
Nell’anno 533; come rilevasi dalla Chronologia tempio, senza paragone più splendido del primo.c
Legum fìomanar. nel Corpus Juris Civili . . col nome di s.* Sofia, ossia della Divina Sapienza.
Le particolarità sono narrate dal MURATORI, Vedasene la descrizione a p. 67 del nostro Testo,
Annali <f Italia, anno 534 . . ì Gli Atti di questa famosa Conferenza sono ripor-
Scrivemmo Teodaato; tale essendo l’ortografia tali dal BARONIO, Annate*, an. 532, nn. 31 e segg.
di questo nome nelle monete: THEODAHATVS. nonché inseriti nella Collesione del Mali . .
convertite; avendo Giustiniano assegnato a tal I PROCOPIO, De Bello Gotthico, lib. I, cap. 5. .
uopo una delle dimore imperiali sul Bosforo. Le particolarità nel MURATORI, Asm. d ii. a. 536
Le particolarità nel MURATORI, Ann. (TU. a. 536 ! BAROMO, Annate*, anno 538, n. 4 e segg.
Vedutisi le osservazioni in proposito del BA- nc dà i relativi documenti. Vedansi peraltro le no-
RON’IO, A n notes, anno 536, n. 103 o seg. . . te cren olo fiche-critiche del PACI, ih, n. 6, e segg.
Vedasi la narrazione del MURATORI colle sue 0 la breve, ma assennata narrazione del MURA-
dotte critiche: Annali tf Italia, an. 537 . . TORI, Anna/i d'Italia , anno 537
Secondo la più probabile narrazione di Pso- ;
Iliade di inali, descritta ibidem, anno 538. .
Moriva Trasamondo nel 523, come dimostra il Anche PROCOPIO lo ricorda: De. Belio Persico,
p. PAGI, n. 2 delle note all'an. 522 del Uabosio . lib. B» cap. 10 I
(12)
1 .
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brrpi notr brevi notr Muri
340 Anche questa immagine è descritta da CIO- ed Epistola ad Aureliantim, ibidem .... IX 361 D
VANNI DIAC. loc. cit §. 81. E ,
fu fatta dipingere riportate pure dal gran BARONIO, al num. 2 e
dallo stesso s. Gregorio M. nel prefalo suo ino- segg. dell' anno 550 de' suoi Annali .... X 51 —
nastero , non per vaniti) , ma per eccitare con 337 Colle due Lettere sopraccitato, dirette ai due
essa monaci alla regolare osservanza, avendo
i
Vescovi Aureliano c Vulentiniano.
sotto gii occhi l' immagine di Colui al qualo ne 358 Quali già il Papa aveva sospeso dalla sua co-
dovevano render conto. La tarala quadrata di- munione, come risulta dalla Lettera scritta da
pinta dietro il capo, era indizio di persona vi- VIGILIO a Valenliniano: ibidem ib. 360 DE
venie; poiché a s. Gregorio già defunto sarei»- Ed il formale decreto di condanna, o di deposi-
besi posto il nimbo. zione dei due diaconi ribelli, è riportalo dal BA-
341 Dai celebri musaici di s. Apollinare in Classe RONIO, Annales, anno 550, nn. 16-35 ib. 55 —
.
—
. .
presso Ravenna, illustrati dal CIAMPINI: Velerà 359 Vedi PAGI, n. 7 e 8, all'anno 550 del Barolo ib. 57
Motiimenla, Parte II, cap. XI, Tav. ‘24 ... II 81 — e il $. VI della nostra Nota 12.*
342 Dallo stesso CIAMPINI, ibld., cap. 9, Tav. *22 ib. 73 — 360 Vedi la Lettera del Clero <T Italia presso Massi IX 154 [ir;
543 No abbiam preso copia dal disegno (atto esc- e il p. PAGI, nn. 7-14, all’anno 551 del Baromo X 65 —
gu ire con molta accuratezza dall' ottimo prepo- Prima Vigiuo papa riparossi in s. Pietro di CP.,
sto D. CIO. BOSISIO, che ne adornò la bella sua poi in s. Eufemia di Calcedonio.
Memoria Intorno al luogo del supplico di Sevi- |3G1 Presso BARONIO, Annales, anno 551 . . , ib. 66 —
rìso Doezio, da noi più volte citala. Vedi ibidem, la nota 11 del p. PAGI.
34 4 BOSISIO, ibidem 7 302 Enciclica riportata dal MANSI, Condì. Coll. IX 50 —
343 SAULCY, Essai de X tunisina tique By iantine ; 365 Come rilevasi dal Costituto di VIGIUO PP. ib. ib. 61 —
Appendice, Tav. Il, n. 1 11 da cui attinse il BAROMO le particolarità della
Rei ite Xumismalique, 1839, Tav. X, n. 2. . .
243 nuova condotta di Giustiniano imperatore e di
340 CAVEDON’l, Ottervaiioni sopra alcune antiche Teodoro di Cesarea , molto ben tratteggiandole
monete Bizantine: inserii© nel Tomo II degli Opu- nei suoi Annali, anno 552, nn. 19 e segg. . . .
X 78 —
scoli Religiosi, Letterarii e Morali di Modena. 364 Pubblicava^ lo stesso Cardinal BARONIO, ac-
3 47 EYAGRIO, Misi. Eccl., lib. I, cap. 16 . . — 2-18 n compagnandolo con sagge osservazioni: ibidem.
.
vaio Vigilio pp. ad Ausano due anni dopo. Vedi ib. ib. 11 B condili ecumenici, si celebrò col contento di Vi-
3 49 Sullo scorcio dell' anno 544, secondo che ar- g ilio pp. Di ciò ne fanno testimonianza prima la
guisce il PAGI, nn. 5 e 6 all’ an. 546 del Baiosio X 14 — Lettera di VIGIUO stesso ad EutyeUium CP . ripor-
350 PROCOPIO, De Bello GoUhico, lib. Ili, cap. 15 II 339 3 tata nella Sess. Isella Quinta Sinodo presso Massi IX 190 c
35 Tre Lettere, riguardanti le funzioni di vicario poi la Lettera dell' imperalor GIUSTINIANO I ai
apostolico, date ad Ausano vescovo d'Arles insiem Padri raccolti in Costantinopoli: vedi ibidem . ib. 182 nc
coll’ uso del Pallio. Stanno sotto i numeri 7, 8, Dippiù si noli, che anche circa la presidenza della
e 9 nel MANSI, Conciliontm Colleetio. . . . IX 41 — Quinta Sinodo, Vigiuo pp. fu con triplice lega-
E nell'anno appresso 546, replicò Lettere dello zione invitato dai Padri stessi a presiederli ciò :
stesso tenore, per investire della stessa autorità rilevasi dalla sopraccitata Lettera ad Eutychlum ib. 190 4
Aureliano, succeduto al defunto Ausano. Vedi nonché dagli Atti della Sessione II ... ib. 191 —
ibidem, nn. 10 e il ib. 46 — Con un Costituto, mediante il quale VIGILIO PP.
352 PROCOPIO, de Bello GoUhico lib. Ili, cap. 16 . li 340 4 confermò pienamente la condanna già fonnolata
BAROMO, Annales, anno 547, n.
,
51, n. 3, all’ anno 517 del Barosio X 23 — Ttuciae, in data dell' anno 556 IX 716 B
555 Nell'anno 548. Vedasi la Nota 12.*, §. IV. 370 PELAGIO L Lettere ad Sapaudum, a ad Chil -
356 Di due lettere inviate a Vietilo. Cuna da s. debertum Regem, presso Massi ib. 723 —
Aureliano d’ Arles e 1' altra da Valenliniano di 37 i Per ciò che papa PELAGIO 1 in quella Pro -
Tomi in Scizia, abbiam notizia dallo stesso papa fetston di Fede, riportata dallo stesso Massi . ib. 728 1)
VIGILIO, Epistola ad Valentinianum, inserita dal non fa parola della Quinta Sinodo, che nelle Gal-
p.Massi negli Atti della Quinta Sinodo .... IX 359 I> lie mal si volea sentir nominare. Si aggiunga
1134
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3 - 1 , 1
collazionato col n. 56, nondiè col n. 20 dell'an- Cielo Ptnquale di S. Vittore di Carla, quale per
no 547 tenuta a calcolo la posticipazione di un
; altro non giunse sin» a noi. Vedi PAGI, n. 13.
biennio, che il venerabile cardimi le presenta nei all’anno 545 del Haromo IX 656 —
suoi Annali, e ci»e fu corretta dal p. Paci. Quanto 311*2 Il p. GALLANDO nell’ Indice alfabetico al tomo XIE 39 — ;
al passo di FACONDO EHMIA.NK.NSK. relativo a s. assegna ad Ibaaco Siro l'anno 548. Ma nei Pro-
Dazio, sla nel c. 3 del suo lib. IV, presso Gallando XI 707 CD Irgomeni non ne produce argomento di prova.
4 7(l anno 545, come argomenta II cantina!
Circa 1*
L'anno rista perciò incerto. Il suo bel lavoro
Rhl.l, ARMINO, De Srriptoribu * EcclctDutirii . VII 205 D sta net Tomo stesso ib. 3 —
oli 1/ edificante narrazione trovasi in S. GRECO* 303 Sono riportati dal p. Gallatomi nel Tomo . XI 665 —
RIO M. Dialogorum, lib. Ili, cap. Il ... .
II 2tH) E Nei Prolegomeni allo stesso Tomo, cap. 13 . . ib. XVII!
— *
nmiehe all anno seguente, n. 2 ih. SS. E sono Commenta rii sopra le Epi gioie di s.
3110 i
v per s. Dazio, ibidem, anno 552, n. 25. . . ib. Si — Paolo, riportati nella stessa Dibliotheca Maxima ib. 142 —
Ti 8 Moriva s. Grece,azio nell’ anno 552, come ar- e sopra F Apocalitse : ibidem 287 —
gomeiilò il padre PAGI, num. 13, all’anno 523 È lo stesso Primasio ricordato nel Testo : an. 554.
( 14 )
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1 A
397 La Lettera sta nella Collezione ii«H Massi. IX 151 D viaccenna, dopo la caduta di re Vitige, nel 540.
Il padre PALI assegnavate l‘ anno Ut. . .
.
Annali Ila romani, anno 546 X 17 4 ‘21 Come raccogliersi dalle «lesse note critiche del
39» Il Librilo v riportato dal p. Gallaar» nel Tomo XI 294 — padre PAGI, n. 14, all'anno 547 del Baromo X 36 —
e dallo stesso jissegnato all’anno 553. ib. li C D 422 Lo argomenta il lodato PAGI, nn. 32, 33 . al-
399 Come gliene dà lode il p. Gallando nel cap. IV,
. . .
1‘
anno 553 degli stessi Annali Baroniani ib. . . 145 —
2 dei firolegomeni al Tomo XII VII AB 4 25 Così PROCOPIO, de Belìo Colth irò, 1. IV, c. 17 li 546 17
dove sono riportati per intiero ib. 79 — e MURATORI nell’anno 551 degli Annali d’ Italia III 426 —
Dall' esordio apparisce, die furono scritti dopo 421 Nell'esimio Dizionari» Teologlro del BERG1ER,
che Pkixasiu fu a Costanlinupuli. dove, ndl'an- alle voci Eutyrhìanlsme e Ja cobite*, sono do»
ih» 553. sottoscrisse al Costituto di papa Vigilio : scritte le particolarità di questa nuova fase del-
conio rilevasi dalle sottoscrizioni «tesse presso l'eutichianismo nel secolo VI.
Massi, Concilionim Colltctio IX toc. CD 423 ViMlansi le osservazioni cronologiche del pa-
400 Hi portato dallo stesso p. Gallami» .... XII 117 — pre PAGI, n. 16 all’anno 558 d**l nAR 0 .no.
,
IX .
582 —
401 Circa l’anno 556; come assegna GALLANDO ib. 191 — 421! Come narrasi nella Nola 12.', §- 1.
Ma il p. PAGI lo porrebbe nel 5C4: vedi n. 0, 127 BARONIO, Annate*, anno 548, nn. 2-6 X . ,
38 —
all' anno «tesso degli Annali Baroniani . . X 227 — Vcdansi le note critiche del padre PAGI, ibid..
—
.
prova il p. PAGI, nn. 9-14, all'an. 544 dd Bardai» IX 646 431 Nell’anno 557, o nel seguente; secondo il p.
407 che accadde anzi (ulto nelle Gallie. Vedi
Gii» MANSI, nelle contronote al Baromo, a. 337 in line ib. 177 —
le Noto dd padre PAGI, ibidem, n. 9. . . . ib. ib. — 432 MANSI, Concilionim Colleetio IX 111 B
408 Ossia avanti l’anno 546, come argomenta lo 435 1 38 emioni del Concilio Orlo-mese IV, ibid. ib. ib. C
stesso p. PAGI, n. 51, all’anno 553 dd Barilaio X 142 — Si noti, die a questo Concilio non intervenne il
MAI1ILLON. Aria SS. Ord. S. Hened. ne dà una Vita I 92 — ; santo vescovo Lumi di Sons intervenuto all'al-
409 PAGI, n. 41 all' anno, 548 dd Baromo. . . X 43 — tro d' Orleans, tre anni innanzi; una sua Lettera
410 Fondato, come si accennò noi Testo, nell' an- a re Ghildcbcrto, riportata dui Gallamm». . . XII 36 —
nn 547. Vedi PAGI, n. Sìall'anno 553 dd Baromo ib. 142 — |
ne rivela la causa, che meglio intende*! dai Pro-
411 Nell’ anno 557, come argomenta lo stesso pa- teijomrni dello stesso p. Gallando, cap. 2, $. 3 ib. V A
—
.
dre PAGI, n. 5, all'anno «tesso dd Baromo. . ib. 176 151 MANSI, Concilionim Colleetio IX 122 K
METAFRASTE cc ne conservò la Vita, inserita ir. 5 Coro' ÒR vedere nello stesso MANSI, Cane. Colt. Vili 619 —
negli Anatecta Gru rea [Paris, 1688, in-4.*) . . I 100 — e per quel di Valenza, ibidem ib. CIO —
412 Già ricordato nell’ anno 313. Vedi BARONIO, Vedansi le note cronològiche del p. PAGI ai due
Annate*, anno 558, n. 16 X 182 — sinodi, tolte dagli Annali Baron., mi. 546, n. 10 X 19 —
1 BOLLAN'DISTI ne danno la bi'lla Vita, scritta dal 430 Vedansi le noto critiche del p. PAGI all’ an-
monaco Cirillo, testimonio oculare di sue edili- 1
no 518 del Baromo, il. 3 ib. 38 —
canti virtù. Vedi Maini, 15 III 232 _ la nostra Nota 12.*, $$. Ili u IV.
e
44 3 Vedi il p. PAGI, nn. lOe 4 1, all’an. 539 del Baromo X 191 — 437 Presso MANSI. Cuiicitiorum Colleetio . . . IX 127 —
414 Presso GALLANDO, Bibliothera Vet. fiat. XII 95 BC 4 38 Ibidem ib. 142 —
Vedi PASSAGLI A. Ile Imiti. Yirg. Conrept.fi. 4300 II 1322 4 439 Ossia per liberare s. Xicezio, vescovo di Tre-
4 5 PAGI, n. 10, all’anno 545 del Babomo. . . IX 641 viri, dalle mulestir, che gli andavan creando al-
cita gli scrittori autorevoli che ricordano un quanti scomunicati: Ibidem ib. 147 A
hilto sì splendalo ad onor di MARIA Vercisr, 410 Per la consacrazione di Caruso in vescovo
rifugio delle anime tribolate. d' Auvergnc Ibidem : ib. lui n
410 Come narra KVAGR10, Itisi Ecclcx. 1. IV, c. 24 — 365 cn Li 41 Ibidem ib. 739 —
417 Nella Sessione Vili, analcmaiismo VI, presso Vedansi. quanto al tempo, lo note del p. PAGI,
Massi, Concilionim Colleetio IX 379 D n. 4, all' anno 559 del Baromo X 188 —
418 MURATORI, Anna// <f Italia , anno 556 . . 111 450 442 Gli Atti nella Collezione del Massi .... IX 137
( 15 )
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, -
Circa la condanna desìi Origenisli, vedane le note sitratta nel proemio della nostra Nola 12.*, fu
del p. PACI, nn. 25 e segg. all'an. 553 dHl Barosio emanala dall’ imperator Giustiniano circa l’ an-
44," Presso MANSI, Corni liortrn Collectio . . . no 545. Vedi PAGI, n. 18, all’an. 538 del Darosio IX
444 Ibidem ) Nell’anno 544, come prova il p. PAGI, n. 3, al-
;
PACI, n. 8, atl’anno 544 del Barolo . . . RAROMO, Annate*, anno 547, n. 26 . . . . X
'
Come reccogliesi dall' annotazioni) apposta al Vedi ibidem, le note del p. Paci.
MS. Valicano di Aratore, e pubblicata dal gran TEOFANE, Chronographia anno alesa.* 539
, 1
BAR0N10, anno 544, n. 2 Vedasi PAGI. n. 6, all' anno 547 del Baeomo X
|
VIGILIO PP. Epist. 7 ad Auranum presso Massi VITTORE TUN. Chronicon, presso Gallasi*) XII
ID. Epist IO ad Aurelianum, ibidem. . . . Alcuni scrittoriammettono che Teodora morisse
I
Presso MANSI, ibidem piamente. Ma vedasi il p. PAGI, n. 12, all’an-
I
11 celebre monastero Kilda riente nell' li-landa, no 548 del Barosio X
fondato da s." Brigida. diede infoiti origine alla Certamente « se è vero tutto ciò che di lei rac-
grande città c contea di Kildar. Vedi BOLLANDO. conta Procopio, dovette ella trovare un gran
Acla SS., Februariut 1 1 processo al Tribunale di Dio » : nota il dottissimo
S. LEONE M„ Ep. HO, ad Maximum Anf.cap. 5 I MURATORI, Annali d' Italia, anno 548 . . . Ili
(orlinone de' Ballerini), parlando de' suoi Legali PROCOPIO, de Bello Gollhico, lib. Ili, cap. 35 11
al Concilio Calcedonese, scrivo : Si quid tane ab Attesa l’ immatura morte di Germano stesso,
hit fralribnt, quo* ad Sanciti m Sgnodnm lice mea generale di grande riputazione. Vedi PROCOPIO.
misi, praeler id qnod AD CABSAM FI DEI perii- de Belio Gollhico, lib. Ili, c. 39 11
IWLLIUS ERIT
orbai, geslutn ette perhibetur , e MURATORI, Annali d' Italia, anno 550. . . HI
PENI T US FIRMITAT1S: quia ad hoc tantum ab Come risulta dallo scritto di VIGILIO PP. chia-
Apostolica tunt Sede directi, ut ertiti* haereti- mato il Costituto dato a Giustiniano nell' an-
,
bus, catholicae esse ni fi dei defentoret. no 553 presso Massi, Conci! iorum Colleclio .
:
IX
Aperte nobit Umilia tribuilnr , cosi PELA- MURATORI, Annali d‘ Dalia, anno 551 . . HI
GIO 11 nell' anno 58G. ut quidqttid illic (cioè nel Nell’anno 551. Vedi PAGI, n. 5, all’ nono 551
concilio di Calcedoniaj extra fidei cauta t de per del Daro.vio X
toni* getHtm est, retractetur. Specialii quippe sy- cd il $. VI della nostra Nola 12.*
nodalium condì iorum causa cit fide*. Quid quid In Pavia, dov’eransi rifuggiti gli avanzi dei Go-
ergo praeler /idem agitar, Leone docente vedi (
ti dopo la sconfìtta toccata dalle armi di Narsete.
Ine. cit.), ostendìlur, quia nihil abitai ti AD IV- Vedi MURATORI, Annuii d Italia, anno 552 Ili .
E senza quest' avvertenza non si spiega il modo Annalet, anno 552, nn. 9-11 o 19
con cui p. e. due gran luminari del Secolo VI, c 553, n. IO e sogg. . ib.
Cassiodoeo e ». Gregorio M., parlarono della Quin- Nell’anno 555, come, dopo il Pagi, tiene an-
ta Sinodo. Vedansi le savie osservazioni del BA* che il MURATORI, Annali d’ Dalia HI
HOMO. Armale* anno 556. n. 2 X Come dalla Cronica di VITTORE TUNONENSE,
;
Vedi la bella Lettera di PELAGIO I a Sapsudo riportata dal Gallardo, anno 555 XII
vescovo d' Arie», tiglio dell' illustre Patrizio Pla- dove Vittore parla dell’esilio proprio, corno con-
cido, sotto il num. XI della Collezione dei Ma.isi ix tinuazione di patimenti già prima sofferti. Cosi
C ome rileviamo dalle Lettere di PELAGIO 1, negli anni precedenti ricorda codesta somma-
n. 10, ad Childebertum regna, presso Kami . jb. ria persecuzione dell imperator Giustiniano. Dove
e n. 11 ad Sapaudum episcopum, ibidem . . ib. per altro il silenzio di Vittore, circa V esilio di
Totlla, uomo, come scrive MURATORI, Annali Vigilio papa, è potentissimo argomento (checché
(T Italia, anno 541 ]|[ ne dica il p. Pagi, n. 23 all'anno 553 del Barolo)
veramente degno di comandare, portava il cogno- a provare, che in ciò non fanno autorità gli altri
me di Baduilta o Radutila, e questo solo si scrittori, quali ne parlano sulla fede di Asarta-
i
legge nelle sue medaglie. sio Birl. Vedi la nostra Nota 12.’, Vili,
S. GREGORIO M. Dialog.. lib. II, cap. 14 e 15 li i Cominciando coll’ elezione di Pelagio I , ma-
E fu nell' anno 542. Vedi ibidem ib. neggiata dall'imperatore a segno, che l' elezione
MURATORI, Annali d’Italia, anno 542 . . ili procedette piuttosto dal suo volere elio dalla li-
e negli anni seguenti. Ma era principe ariano; bera scelta del Clero Remano. Vedi le Note del
e, come già Teodorico, bruttossi egli pure d' il- p. PACI, nn. 10 e seggali’ anno 555 del Rauosio
lustre sangue cattolico. Vedi ibidem, anno 548 ib. E l’abuso fosse rimasto qui. Ma v’ha di peggio.
La famosa condanna degli Origenisli , di cui Poiché bisognò seguitare a comperare con grosse
CIO
1 s . ,
tasse questa approvazione dai Greci imperatori ; 197 La narrazione nel MURATORI, ibid.. anno 553 111 436 -
come rileviamo da ANASTASIO BIBLIOTECARIO, Ma non possiamo menargli buona la conclusio-
in m. Agathone, sezione 146 IV 102 « ne, colla quale volle ammonire il gran Raro-
•171 Vedi M EN ANDRO, de lega firn ibus Rarbarorum sio;punto non reggendo alla critica, come os-
ad Romano,}, 1
nel Corpus Hitloriae Byzanlhinac : servammo nella Nola 12.*, §• 8, la narrazione che
edizione di Bona 1829, cap. — 283 i anch’egli reca d’un pretino esilio di Vigilio re.
come pure MURATORI, Annali (T Italia, an. M8
t
17* Nell’anno 543, secondo PAGI, ibidem, n. 2 642 — collazionato coll'anno 563
il
ib. 458 —
o nel 544, secondo MURATORI, Annali iT Italia
. ib.
Ili 404 — 199 Anzi lo stesso MURATORI tocca nell' an. 555 ib. 445 —
170 Come raccogliesi dalla narrazione de’ vani fatti varie ragioni, por le quali é da pensare, che le
d’anne accaduti nell’anno 544: presso citato condizioni d'Italia deteriorassero immensamente.
MURATORI, ibidem
il
ib. 403 — r»oo Nell’ anno 556 secondo le antiche notizie ac-
:
4SI) PROCOPIO, De Dello Gollhieo, lib. Ili, cap. 15 li 339 3 curatamente esaminate e raccolte dal p. PAGI,
4SI PROCOPIO, ANASTASIO, ed altri antichi scrii- nn. 15-18 all'anno 556 del IUroxio X 171 —
lori presso Mcratoiii, Annali d' Italia, anno 546 III 410 — Vedi pure MURATORI, Annali d'Italia, anno 558 III 453
vedi
I
X ~
Dopo che per lo zelo dell* immnrtale c. Gre- 50‘2 Vedasene lo particolarità raccolte dal MURA-
48 3
conni M. 1' Inghilterra rivenne alla fede cattolica, TORI, Annali rf’ Italia, anni 558, 559 . . . .
III 452
giusta le dato cronologiche del p. PAGI, n. 13, c dal BARONIO, Annales, anno 558 X 178
all* anno 547 degli Annali Baroniani .... X 56 — r.or, MURATORI, ibidem, anno 5G0 III 455
481 Per la voglia di re Tcodcberto di pescar nel
torbido di tante guerre. Vedi gli Autori antichi Per la pagina 08 del Te»to
presso MURATORI, Annali (f Italia, anno 548 . III 417 —
Ma l’ambizioso principe moriva nell’anno slesso. 504 ANASTASIO BIBL. in Vita Joannis pp. Ili, pres-
4 8.7 PROCOPIO. de Bello Gotthlco, lib. Ili, cap. 29 II 397 IR so Massi, Concitlorum Collectio IX 753 A
BARONIO. Annate», anno 548, n. 1
.
48 7 MURATORI, ibid. E quanto alla Liguria ed alla lllst. Francar, lib. V, cap. 20, nella Dibl. Max. XI 750 E F
Venezia, in gran parte occupate dai Franchi, uo- Dicemmo perchè re Centrano areali rac-
corretti,
po è consultare lo stesso Annalista all’anno 548 ib. 418 6 comandati al s. Padre; e nota s. Gregorio Tir.
accostato all’ anno 551 ib. 428 12 nel luogo citato, che il saggio principe obbedì al
nonché al seguente 552 ib. 432 — Papa nel farli rimettere nelle sedi loro, ma catti -
Vedi anche PAGI, n. 4 ail’an. 549 del Baroxio .
X 19 — galìs pritu ilUs, verbi» multi ; ciò che per fer-
488 Circa l'anno 550, come arguisce lo «lesso MI- mo dovette fare a nome del Pontefice stesso.
RATORI, ibidem, anno 551 ni 426 — :,07 S. GREGORIO M. lib. IV, episL 2. . . . . 11 6*9 E
Il fatto importante ci venne tramandato da PRO- E scrivemmo Milanesi : perché, i tiri nobilissimi
COPIO De Bello GoUbico, lib. IV, cap. 17
. . .
ii 5iG 17 ricordati da s. Gregorio M quali illic (cioè in , i
480 Vedasi, in proposito di questo rivincite orienta- Genova] coaeli barbara feritale consistimi, erano
li, la lunga narrazione che nn dà MURATORI, ibid.
ni 426 — appunto i Milanesi fuggiti per U invasione dei
400 ID. ibidem ib. 429 — Longobardi nella patria loro, l’anno innanzi, cioè
Dicemmo nna prima tolta: poiché la decisiva nel 569. Ed in Genova, dopo la morto di s. Oso-
sconfìtta che distrusse il regno dei (lepidi, ac- rato, avevano eletto Lorenzo li; dove in fiuto ri-
cadde, secondo il citato Annalista, nel 506. siedette durante il suo pontificato, vescovo di
401 Vedi PROCOPIO, ed altri antichi autori presso Milano, non in Milano. Vedi TROVA, Della con-
MURATORI, ibidem, anno 552 431 — dizione de' Romani vinti dai Longobardi $. LV — 63 —
402 Lo stesso MURATORI nota questa circostanza
ib.
qual aorta di dominio doyessero più ordinaria- n. 2 all' anno 572 del Barqnio X 295 —
inente esercitare Longobardi sulle provincia ita-
i preferiti pure dal MURATORI, Annali, anno 573 III 486 —
liane, (Li essi invase sedici anni dopo. 509 MURATORI, ibidem, PAGI, n. 2 all' anno 575 X 505
( 17 ) vi e
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s . .
est. Cosi ANASTASIO BIBL. in Vita s. Benedirti, PAGI, n. 8, all'anno 579 del Baronio .... X
presso Massi Conciliorum Cotlertio IX EUSTAZIO, testimonio oculare, presso Baronio,
ed è II solo cenno storico che si abbia di que- Annate Ecclesiastici, anno suddetto, num. 14 ib.
sto santo Pontefice. Nell' anno 579, secondo i computi del p. LE-
Secondo NOHIS, PAGI, e BIANCHINI, seguiti dal QfTIRN, Oriens Christianus : Patriarchae Alex. li
Muratori, ne’ suoi Annali d'Italia, anno 578 . Ili Come raccogliamo dal celebri Dialoghi di 8.
Come notano ANASTASIO B1HL. nella Vito di GREGORIO M.. lib. IH, cap. 31 U
Pelagio 11, presso Massi, Cime. Cotlertio. . . IX 879 BC Clte comandava ai Longobardi. La Lettera di
lite ordinatur absque tassiane principi eie. e S. MCEZIO fu scritta circa anno 563, come o-
l’
PAOLO DIACONO Uist. Longob . lib. IH, cap. 20 ; pina il p. PAGI, n. 6 all' anno stesso del Baromo
Maxima
nella BibUoth. XIII 176 AB ed è riportata nella Biblioteca del Gallando . XII
E chi mai direbbe necessario codesto consenso con tre altre pregevoli scritture dello slesso
per la legittima ordinazione di un Papa? santo vescovo Nicizto ib.
MENAMMO, Excerpta de Legat. Barb. c. 29 I che morì circa l'anno 566. Sinoli che Clotuin-
MURATORI, Annali W Italia, anno 579 . . .
HI da fu la prima moglie di re Alboino morta la ;
i
BARONIO, Annate* Eccles., anno 5831, n. li quale, egli sposò Rosmunda figlia di Cunitnondu,
dov’ è a notare, che, toltane la cronologia, la re dei Cupidi, ucciso da Alboino stesso. Vedasi
quale decsi meglio accordare cogli anni di Tibe- S. GREGORIO TURON., Uistor. Francor., lib. IV,
rio Costantino, quanto narra il grande Annali- cap. 35, nella BibliothecaMaxima XI
sta ottiene dì preferenza il suffragio dei dotti. Il MURATORI, Annali <f Italia, anno 564. .
Vedi lo stesso MURATORI, Annali d'it. an. 579 dopo il PAGI, n. 5, all'anno 564 del Baronio .
Vedine le notizie raccolte dal RIMO nelle sue osservarono essere il celebre Venanzio Forti-nato
noto, inserite nella Collesione del Massi . . . passato nelle Gallio nell'anno 564. Soffermatosi
e dzil PAGI, nn. 3-5 all'anno 560 del Barolo in Poitiers, fu molto stimato ed amato da quei
Il p. MABILLON ne fornii le notizie più copiose: vescovi c dall' illustre Regina, e poi Monaca n.‘
loto SS. Ord. S. Benedirti, Secolo I . . . . R ad scorda. I suor scritti stanno nella BibL Max.
S. Meo ardo fu ricordalo già nell' anno 528. Difensore dei Tre Capitoli, e però caute legen-
Vedasi pel tempo del suo trapasso 11 padre PAGI, dus. Del resto è lavoro pieno di difetti, quan-
n. 11 all'anno 561 del Baronio tunque largamente compensali dalle molte pre-
I TEOFANE, Chronographia, anno aless.* 557. ziose notizie che vi si raccolgono, tolte da scritti
Ma poco durò l'esilio di s. Ecticiiìo, essendo ces- in gran parte perduti. É questo il solo elogio, chel
sato colla morte di Giustiniano, il quale anzi nel potò farne il GARNIER, nella sua Prefazione al Bre-
suo testamento ne avrebbe ordinato il ritorno: viario stesso, pubblicala essa pure dal Gallando
come narra NICEFORO, Uist. Ecci., 1. xvn, c. 31 e nella quale Mino ampiamente svolte le osser-
i
inlesse un bell'elogio di sue virtù. Dovette poi presso MANSI, Conciliorum Colledio ....
essere eletto a succedere canonicamente a s. Ana- Il p. Gallando li inserì nella sua Bibliotheca
stasio, poiché altrimenti non avrebbe sfuggito la Stanno nel Mansi, Conciliorum Colle dio . .
taccia d' intruso. Vedasi perciò il BARONIO, An- Presso P HOLSTF.N'IO, Codex Begularum . .
nate, anno 572, num. 19 É riportata dal MANSI, Conciliorum Coltello
Nell’anno 570, secondo i computi del padre PAGI, n. 4 , all'anno 578 del Baronio . . .
Si dee quindi rettificare il ragionamento del p. S. Lacnonaro fioriva nel secondo anno di Chil-
PAGI, nn. 3-8 all’ anno 581 del Baromo. . . X perioo re di Soissons, che nel nostro Testo rispon-
Già ricordammo questo illustre apostolo dei de al 563. V. BARONIO, Ann., an. 567, n. 22 o seg.
Suevi nel 561, Serie 11. Or egli presiedette al ce- Tutte e tre inserite nel Martirologio Romano.
lebre ConcilioII di Braga nel 572. S. GREGORIO M. ricorda i grandi ineriti delle
Nell'anno 572, come dalle stesse parole di S due zie nell' Homilia xxxvm
Creo omo Turonen&x argomenta il p. PAGI, n. 16 e per la santissima sua madre, vedasi la Vito
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,
dello stesso pontefice b. Grcoobio M. lib. 1, cap. 1 VI 199 Ad ogni modo circa il 562 lo scisma famoso do-
Nella Nota 15.*, ultima di questo Secolo, sono ri* vea già aver preso radice nella chiesa d’Aquilcia.
portate alcune particolarità importanti circa gli 55 Come nota EVAGRIO, Hist. Ecci, lib.TV, c. 39 — 382 B
illustri Antenati del gran Pontefice. collazionalo col cap. 41 — 383 D
544 S. GREGORIO TURONEN'SE, Ilist. Francorum, Peraltro v' hanno argomenti a sperar bene su]
lib. IV, cap. C: nella Bibliotheca Mari ma . . XI 759 FU conto di principe s) famoso vedutisi gli Annali
:
Dove collazionando l’espressione Dixcedenlibn* : del BARONIO anno 563, nn. 3 e segg. . X 23 1
.
—
.
autfin Monachis, renil gens iiia, coi capi 35 e e le note del PAGI, ibidem, n. 5 ib. 235
36 del libro IV, si arguisce , che si la predizio* nonché il testo di N1CEFORO, Il E. 1. XVII, c. 31 il 786 —
ne come l'avveramento di essa, accaddero nei 557 Secondo che raccogliesi dall’esame circa l'o*
primi anni della grande i milione dei Longobar- rigine del titolo patriarcale d'Aquileia e di Grado-
di in Italia, vivente ancora re Alboino quindi Vedasi PAGI, n.3, all'anno 570 del Baro.vio X 284 —
tra l’anno 569 e il 572.
,
III 482 —
515 S. GREGORIO M., Dialogar., lib. Ili, c. 27 e seg. li 337 E 558 MURATORI, ibidem, anno 581
. .
III 509 —
BARONIO, t unni,
anno 579, n. 9 - Kccles., . , X 347 — 559 Gli Alti sono riportali dal Massi: Corte. Coll. IX 773 —
Di questi 80 Mabtibi ricorre memoria nel Mar* Quanto al tempo seguimmo le note di GAKZIA
Orologio Romano addi 2 Mano. LOIAZA, riportate dal Burnì, ibidem .... ìb. 781 A II
540 Nell’anno 580, in cui pur cominciarono per- 51)0 Vedasene le particolarità, ibidem .... ib. 783
—
D
ciò le lotte di s. EaMKaicii.no col padre Grovigli- noi Presso lo stesso Massi, ibidem ib. 790
do ariano, re dei Goti nelle Spagne. Il BARONIO 5 fi 2 Come raccogliamo da S. GREGORIO TUR. ib. 790 BC
nc tratta nell'anno 583, nn. 32*42. .... ib. 385 — 503 Lucente, perchè celebratosi in Lugo. ad invito
.
Vedami quivi le note dei p. Paci di re Teodemiro. Presso Marbi ib. 815 —
547 Vedami paragrafi 372, 471
i e 1393 dell’esimia 504 Riportati dallo stesso Massi, ibidem . . .
ib. 835 —
opera: De Immite, l'irg. Concepì» del P ASSAGGIA. 565 Gli Atti andarono perduti. Ma il concilio fu
548 J*a Tragedia di Cristo Paziente sta tra le Opere celebrato, e si distingue dall'altro concilio di Lu*
di S. Gregorio Naziarzuo. Per le bello Citazioni go tenutosi nel 569, anche perchè a questa se-
comprese nel Testo, vedami i paragrafi 237, 228 conda adunanza fu indirizzata la Collezione ca-
e 329 dello stesso PASSAGGIA. Op. cit. nonn a di 8 Mastio di Braga, ricordata nell' nn-
.
549 Come raccoglie da antiche memorie il gran no 572 del nostro Testo. Vedi ibidem ib. 846 A
BARONIO, Annoles, anno 577, n. 5 . . . . ib. 331» — 560 Vedasene gli Atti presso MANSI, ibidem
. .
.
.
. ib. 8G6 —
550 EDA. De Gestis Anglorum, lib. Ili, cap. 4, prcs-
li 507 Storia deplorabile, per intrighi di re Chi!-
so Baromo, ibidem, anno 565, n. 30 . . . . X 242 — perico , fattosi
gl'
SVB DIE KALENOARVM NOVEMBMVM :,G8 E sono gli stessi die furono già deposti altra
IMP. D. N. N. IVSTINO P. P. AVfi. volta nel Concilio 11 di Gione, dell’ anno 567 ; e
ANN. III. P. C. EIVSDEM INDICTIONE TERTIA rimessi, in seguilo all'appello fattone al Papa, cd
Presso ML’RATORI, Annali (T Italia, anno 5G9 III 478 allacorrezione avutane, nello stesso anno. Vedi
552 Il p. MABIGLON, Velerà Analecta , Dixsert. de Testo, Serie 1; e Massi, Conciliorurn Coll. IX 919 D
Mona stira Vita Gregorii pp. 1 — 499 — 3G9
il
.
ib. 930 —
prova che nrl Monastero di s. Andrea, edificato
dallo stesso s. Gregario M r poscia da lui abi* , Per la pagina 69 del Tento
tato, professava la Regola di s. Rkmoktto.
bì
principio. Fu, è vero, celebrala una sinodo in A- mono importanti, pubblica valisi nel Concilio di
quileia nel 558 da Paolino stesso, corifeo di quel* Tours, riportati nella Collezione del Massi . . IX 790 —
lo scisma ; ma esso risolvesi più probabilmente 574 Yedansi i dieci Canoni del Concilio Bracarcn-
in una pretesa formalità di quell' ambizioso ve- se II ( alibi III) presso Mauri, ibidem .... ib. 830 —
scovo per distruggere l’ effetto dell’ illegittima 575 Espressioni di S. GREGORIO M., Diai, 1. Ili, c. 38 Il 368 DE
sua ordinazione. Vedasi PAGI, presso Mani. . ib. 751 D 570 Su questo proposito, raccomandiamo noi pure
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( 19 )
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i bei lavori dì TULLIO DANDOLO e di OZANAM, di costei EhnigÌHO. Noi preferimmo seguire i com-
encomiali dall'esimia Civiltà Cattolica, Serie II. IV 82 — 1
collazionato con MENANDRO, Excerpta de Lega- etesii*, sacerdotibui interfeclis, ciritalibtu sub-
lionibus Romanorum ad Gente*, cap. 3 — 352 2 ruti* popultsque , qui more segetum ercreve-
Vedi anche MURATORI, Annali d'Italia, an. 56*2
. . .
Ili 457 — ,
580 Lo scandalo deplorabile dato dall'imperatore sii dai Longobardi. Ma se codesta non è tirannia,
Giustiniano nell’anno stesso di sua morte, non era quale sarà? Del resto la critica storica d' oggidì
che una conseguenza naturale della sua stolta circa la dominazione de' Longobardi in Italia,
vanità nel voler farla da Maestro in Teologia. ha corretto le torte opinioni del Magcuavkui ,
giche il p. PAGI, n. ‘2, all’anno 565 del Baromu X 23U — le Opere varie: Milano 1845 e dopo l’ Adelchi,
e MURATORI, Annali (T Italia, anno 565 . .
Ili 462 — ;
o si noli, che V empio editto fu preparato, ma itone de' Romani tinti dai Longobardi, ib. 1844,
non pubblicato, come rilevasi da E V AG RIO, BUI. nonché il suo Codice Longobardo. Napoli 1852 I
buono speranze sull’ ortodossia di Giustiniano, dove sono pure le seguenti ammonizioni: Non
pentito delle sue impertinenze. V. PAGI, ib., n. 5 ib. 255 — rallegrarti mai cf avere sparso il sangue altrui <
58-2 Corno nota MURATORI, ibidem IH - nirendi mate per male. Ti sieno a cuore le mi -
Fu principe cattolico, ma di costumi effeminati. li ile, ma non le amar troppo : so per prova quel
583 Morto? o dimesso dalla sua carica per le ac- che dico. Lascia che ognun goda dei propril beni.
e use portate al trono di Costantinopoli? Vedi e terso i poveri fatti conoscere liberate. « Sa-
MURATORI, Annali d'Italia, anno 567 .. . ib. 470 — reL he desiderabile, scrive MURATORI, an. 578 III 500 —
58 Pare questa la prima occasione in cui questo die a lettere maiuscole stessero scritti questi Do-
titolo fosse dato dagl’ Imperatori Greci ai loro Vi- cumenti no* Gabinetti di lutti i Regnanti.»
carii in Occidente, stabiliti in Ravenna. Vedi MI- 595 EVAGRIO, Hist. EccL, lib. V. cap. 13 . . — 398 BD
—
.
LATORI, ibidem, anno 568 ib. 477 Tibuim fu fatto coronare dallo stesso Ctcsroo 11
585 Anehe nel Testo nostro seguiremo, riguardo ai prima di morire. Vedi TEOFANE, ibidem . . 1 382 11
Re Longobardi, i computi, che. sulle traode di 59(1 MENANDRO, Excerpta de Legai. Barò., c. 29 1 552 !
MURATORI, Annali —
Paolo Diacono, furono seguiti dal dotto MURA-
TORI, Annali cf Italia, anno 569
finché almeno le scoperte di CARLO TROYA, c di
ib. 479 11 397
<T Italia,
o
III 503
42i
ITTI
16
—
580
altri illustri scrittori delle cose d’Italia nel Medio
....
.
M —
—
4 599 PAGI, n. 3, all’anno 564, ibidem ib. 225
Vedi MURATORI, ibidem, anno 560 .... HI 4M — MURATORI, Annali d’ Italia, anno 561 . . . HI 456 —
587 Come raccoglie^ da EYACItlo , llist, Ecciti.
lib. V, cap. 5; e da TEOFANE, quivi tolto ad esa-
601
TEOFANE, Chronographla, anno aless.* 555.
Paci, n. 5, all’ anno 561 del Baroxio . .
TEOFANE. ìbidem
.
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368
201
370
L.
-
17
588 Come lamenta TEOFILATTO, presso Paci, n, 5, E però non é altrimenti vero il detto che cor-
all* anno 571 del Baro.mo X 293 — re comunemente pel volgo date oboium Ite lisa-
—
:
Vedi pure il d. 44 all’ anno 572 ib. 304 rio, quasi che il celebre generale fosse cadulo
589 Ciò che MURATORI, Annali d" Italia Ili 484 — da tanta potenza c ricchezza in estrema pover*
riferisce all' anno 572: dove pur narra
.
il
.
fallo
.
( 20 )
. •
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605 PAOLO DIACONO, JJr gestii Longobardorum fatta, si può dire, sotto gli occhi dell’ Autore.
lib. II, cap. 4 nella {libi tot Urea Maxima . . XIII 168 EG Vedasi per questa nuova divisione LE G01NTK,
606 Queste furono, secondo le conghielturo del Annoici Ixclfiiaxiici Fr ancor, anno 567, p. 41 11 94 —
dotto MURATORI, Annali d' Italia, anno 567 . 111 472 — fi i 0 S. CHEGORIO TURO.Y, UHI. Franconun, lib. IV,
le cause più naturali e probabili dell' irruzione cap. 44; nella Biblioteca Maxima XI 742 Il
dei Longobardi in Italia; non il tradimento di PAGI, n. 5, all' anno 376 del Binomio .... X 333 —
N'arsete, che ii abbia chiamali, per vendicarsi Gl 7 PAOLO DIACONO, testimonio oculare, ci tra-
delle dicerìe contro di lui portate dal senato ro- mandò la storia dell* orribile tragedia, causa di
mano alla corte di Costantinopoli ; come pur altre non meno crudeli presso Muratori, Annali
troppo è fama generale che sia accaduto. E Nar- d’Italia, anno 373. .
:
. .• ni 487 —
noie dovè Unirti il suo governo non per altro che GIS E ciò tpciiaìmente nel primi sette anni del-
per la morie, che lo incolse nell'anno stesso 567, l’invasione Longobarda, cioè dall'anno 569 al
secondo che MURATORI stesso scrìve essere prò* 575, secondo la testimonianza dello storico allora
Labilmente accaduta. E chi non sa quanto pur vivente S. GREGORIO TURONEN’SE: llist. Fran-
tuttodì sien tacili a difondersi, e prender fede nel corutn lib. IV, c. 35, nella Biblioteca Maxima XI 740 GII
,
volgo, le dicerìe di tradimenti segreti, all’ occa- testimonianza preferita a quella di Paolo Diacono
alone di gravi avvenimenti politici? anche dal MURATORI, ibidem, anno 574. . . ib. 491 —
4 45 E
607 K la (anno teatro di lunghe e deplorabili trago* fi il S. GREGORIO TUR., ibidem, cap. 44 e 46 . XI
die: corno si esprime MURATORI, ibid., anno 568 ib. 473 — 1
J
I o EVAGRIO, llist. Ecrtcs., lib. V. cap. 7 . . .
— 592 E di Rouen fece si triste comparsa. Tutti questi
TE0F1LATT0, ibidem in notti ; e ben osservò il intrighi sono descritti da S. GREGORIO TURO-
Miratosi: Annali d‘ Italia, anno 571 .... Hi 484 — NENSE, llist. Frane, lib. ÌV-IX; nella Bib. Max. XI 759 G
quanto tal guerra riuscisse per ben venti anni C25 S. GREGORIO M„ Dialogonun, bb. Ili, c. 38 II 568 DE
funestissima perchè vero seminario di calamità
;
Mox effe ra Langobardorum gens eie. A si ter*
per le Provincie poste fra'duc Imperi combattenti. devastazioni, cd alle insuperabili consegueo*
ribili
614 Secondo la predizione di s. Osmio romito, cir- ze che ne derivarono, debbesi ascrìvere, come a
ca l'anno 569. Vedasi la nostra Citazione 514. An- prima o principal causa, la squallidezza clic anche
elio MURATORI ne parla nell'anno 575 de'soprac* al di d’ oggi presenta al passeggero la campagna
citati suoi Annali ib. 493 — di Roma non ; alla negligenza a trascuratezza del
Ma in quella pagina debb* essere corso un grave Clero e de' Pontefici romani le paterne sotleci- :
errore. « Amato, Patrizio dei Franchi (scrive Mu- (Udini de’ quull furono sempre grandi pel prò-
nitori) accorso contro i Longobardi con quante grosso dell’ agricoltura in quelle deserte campa-
forze potè ; ma etc. Chi è codesto Amato ? Il te- gne, ina sempre in gran parte frustrale dalla mali-
sto di S. GREGORIO TURONEN'SE, //òr/. Fran- zia altrui, e dalle lotte coll'interesse privato.
corurn, lib. IV. c. 56 nella Biblioteca Maxima XI 741 2 <>‘24 Coinè osserva PAULO DIACONO, De Gestii Lan
d'onde il dotto Annalista prese quella notizia. gobardorum, lib. Il, cap. 32; nella Bibl. Marina XIII 112 F
ha semplicemente Jgitur prorumpcrUibut Lon-
: 625 Magna eo anno (580) in llispaniit Christinnii
gobardis in Callias, armatur renani, qui nu- persecutio fuit, multique exiliis dati, (acuitati •
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brevi note
bui privati, fame decocti, carcere mancipati, ter- i Elezione a voti unanimi, ed applaudita da tutti,
(feribili adfecti et diverti» supplica» trucidali
,
fuorché dall'umile Gregorio: il qualo, a declinar
sunt. Così S. GREGORIO TDRONENSE,JTM. Fran- tant' onore, adoperò varie arti, ma indarno. Egli
cor., lib. V, cap. 38 nella Bibliotheca Maxima
;
XI fu consacrato nel 3 settembre: Cumque latibula
Per le note cronologiche, vedasi il p. PAGI, n. 0, fuga e praepararet, capitar, trahitur, et ad beati
all’anno 583 del Baromo Apostati Petti bositicam deducltur, ibique ad
626 Da* CIAMPINl, Velerà mmimenta, p. Il, cap. 9 Pontificali» gratiae offieium consecratus Papa ,
627 Quanto alle gemme, non già quanto al nimbo. Urbi dotti» est. Cosi S. GREGORIO TUR., toc. cit. XI 803
Da* CIAMP1NI, ibidem F. la Chiesa celebra la memoria di questa con-
628
Della cui descrizione ci siamo pure servili per sacrazione nel di suddetto. Vedi BARONIO, to-
l'applicazione dello vario Unte do' citali Musaici : rnito#, anno 590, n. 3 (secondò) X 489
troppo gravi ed insormontabili difficoltà avendoci Il Pontificato Romano toccò nella persona di
impedito di ritrarne di nostra inano, come pure Gregorio I l'apice di sua grandezza, come accen-
avremmo desiderato, si disegni, come i i colori, niamo nell'epigrafe caratteristica di questo Seco-
quando fummo in Ravenna. Del resto i critici lo: o la Chiesa no è riconoscente a DIO, clie ci
dell'artepoco calcolo avrebbero potuto fare dei regalò questo gran Pontefice, la cui storia, dopo
nostri facsimile, ridotti come sono ad una pro- quella del Principe degli Apostoli, può dirai la
porzione tanto minuta. È evidente, che per voler più bella gemma della tiara pontificale. Per noi
dare colle stampe 1* esatto carattere d’ un mo- italiani poi S. GREGORIO M. è fulgidissimo astro
numento. uopo è allontanarsi il meno che sia di vera grandezza nazionale. Quanto al (itolo di
possibile dalle sue originali proporzioni. Perciò Serro del servi di Dio, assunto primamente da
abbiamo pur dovuto ommettere affatto il gratico- s. Gbegorio M., e da lui passato ne' suoi succes-
lato proprio delle pitture in musaico, quando ven- sori, vedansi le Osservazioni dei rr. Maorim nella
gono riprodotto in una scala sufficiente. Prefazione alle Epistole dello stesso S. GREGO-
RIO M., cap. XI: De Epùlolarum inschpt ioni bus II 481
Per la pagina 70 del Testo Quanto poi alla segnalatissima umiltà e modestia
dell'inclito Pontellce, noteremo due soli luoghi
628 (bis) PELAGIO II, Ep. ad AtMachar. nel Massi . degl' immortali suoi scritti. Il primo è un' aper-
6*29 ANASTASIO Bini, in P/lai/lù II. preso Massi ta professione della propria insufficienza, pub-
dove non è cenno dell’anno in cui ciò accadilo. blicamente tolta da S. GREGORIO M. , in Eie-
030 GIO. DIACONO: Vita s. Gregari If., lib. I, c, 32 rhielem, lib. Il, Homilia 2, Jf. I I 1319 DE
(la quale sta in fine delle Opere del Santo} . . e della quale nota il gran BAROMO : Divani li-
riporta la lettera lndiritla per tal oggetto da Pe- bere: pluribux a pud me est eiusmodi coram po-
lagicipp. nel 584, a s. Gregorio, allora nunzio pon- puh farla professi», qunm quaeris ab Eo mìra-
tificio (come oggi direbbesi] alla corte di CP. Per cnla edita : Annale», anno 559, n. 8 . . . - X 579
, la cronologia, vedi MURATORI, Ann. d'Il., a. 882 L'altro luogo appartiene all'anno 591. e sta nel-
I
e MANSI, Conciliorum Coliectio 1* Epistolario di S. GREGORIO M. lib. Il (alias XII).
631 GIO. DIACONO, ibidem, cap. 34 Indict. X (alias VII), ep. 32 (alias 30) ad Petrum H 564
, accenna il ritorno di s. Gregorio M. a Roma, su- Questa lettera, scritta al principat agente dei be-
bito dopo la lettera sopraccitata. Perciò MURA ni della S. Sede in Sicilia, contiene molti ordini
TORI la colloca nell’ anno 585 de' suoi Annali . di limosino. Ma parlando dei proprii bisogni per-
PELAGIO II, Epist. I, li et III ad Eliam , et Epi- sonali, cosi lepidamente si esprime l’ inclito Pon-
scopo» I striar . presso Storsi, Condì. Coliectio telice Praeterea unum nobis caballum miserum,
:
K furono scritte dal diacono s. Gregorio M. come et quinque bono» asino» transmmsti. Caballum
abbiamo da PAOLO DIACONO: De Getti* Longob. ili u in sedere non possum, quia mlser est : ilio
lib. Ili, cap. 20 nella Bibliotheca Maxima . . autem fumo* sedere non possum, quia asini tunl.
E la lem, che chiamasi Libro, b lavoro di al- Sed petimus, ut si no» continere disponiti (ossia:
lo inerito. Il gran BAROMO, Ann., an. 580, n. 27 se volete contentarci) aliquid nobis condignnm de-
loda perciò I’ esimia umiltà dell' illustre diaco- feratis. Dunque S. GREGORIO M. aveva stalle sen-
no, che scrivendo, fatto papa, ai vescovi d' Irlan- za cavalli, od almeno senza cavalli buoni, se ne
da, attribuì, invece che a sé. a papa Pelagio tutto aspettava uno buono dalla Sicilia. Bell' esempio di
il merito di si egregia scrittura: vedi V E/Ustola- povertà, nota il Cardinal Barosio, ed insieme di
GREGORIO M. lib. II, n. 51
rio dì S. . . . . decoro sacerdotale. Annate», anno 593, n. 60 X 551
633 MURATORI, Annali d’Italia, anno 587. . .
3 E quindi le prime cure di s. Gregorio M. si ri-
narra il fallo, ed nggiugne, come neppure Severo, volsero a cessare io scisma d'Aquileia. Vedansi
successore di Elia, rientrasse nel dovere. gli Annali Baron., e le Note, anno 590 (sccundò) ib. 499
K34 s GREGORIO M., Epist.. lib. V, n. 43
* . . . ) S. GBEGORIO M. Epittol., lib. Il, Indictione X,
e presso MANSI, Conciliorum Coliectio . . . 51 (alias 36}, ad universo» Episcopo».
ri. ... Il 614
fi35 S. GREGORIO TURONRNSE, llist. Frane., lib. X, Vedi ibidem, la nota a} nonché il padre MANSI,
c. I : nella Bibliotheca Patruin Maxima . . . contronote al Barosio, anno 592, n. 6 . . . X 528
Moriva Pelagio 11 addi 8 Febbraio. Vedi PAGI 0 11 BAROMO, Annales, anno 592, nn. 9 e segg. ib. 530
n.2, all'anno 590 del Barorio ne descrive alquanti esempli.
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DELLA EDIZIONE |
DELLA EDIZIONE 1
641 BAROMO, ibidem, nn. i6 e segg ib. 532 • quistò il titolo «li Grande, e quello ancora di
reca pure varii esempi! dell' attentissima vigila»- » Apostolo dell' Inghilterra. •
za di S. GREGORIO M. circa la santa vita non solo Gl 8 S. GREGORIO M-, Epistol., lib. VII, Indici. XV,
dei Vescovi e dei Monaci, ma anche dei Laici, epist. 40, ad Eulogium Episcopum 11 888 cn
viventi nel secolo. ID. ibid., lib. Vili, Indici. I, ep. 30. ad eundem ib. 918 A
64 2 BARONIO, ibidem, anno 593, n. 41 e 48 . . ib. 550 — 649 ID. ib ., lib. IX, lnd. Il, ep. Il ad Brunichildern ib. 938 C
S. Gregorio M. dettava questi edificanti Dialoghi che questa regina sapeva mollo bene trar-
Si noti,
ad istanza dei Cherici e dei Religiosi, che vive* re ininganno i buoni, <son una mano edificando
vano con lui famigtìarmente. Essi contengono magnifiche chiese c monasteri, e coll’ altra som*
un numero grande di miracoli, allora allora ope* ministrando esca maledetta a continui odii civili.
che persone pie, in gran parte te*
rati in Italia, e e guerre sanguinose tra' più stretti suoi parenti ;
stimonii oculari di quei Catti, desideravano che e per le quali provocò l' infatuante tragedia, che
fossero insieme raccolti c descritti dal santo e nel 613 toglieva la dal mondo.
dotto Pontefice. Com'egli pure prevedeva, servi 6.7(1 MURATORI, Annali d'Italia, anno 596. . . IH 554 —
quest’ opera alla conversione degl’ ariani Longo- BAROMO, Armala, anno 598, n. 8 e 9 . . . X 623 —
bardi e con tanto maggiore efficacia, di' essi me-
: 651 Mirabile citello dell' emittente santità dell' in-
desimi ne conoscevano per fama ed anche per dito Pontefice; pel qual tratto edificantissimo di
esperienza Accolta pertanto con uni-
la verità. sua Vita, vedi i sopraccitati Annali, a. 599, n. 27 ib. 647 —
versale applauso, fu sempro stimata ad un mo* 659 È fatto, che s. Gregorio M. era mollo piu rie*
do pel corso di nove secoli. Nè ci voleva meno co de' moderni Papi. Per convincersene, basta
per contraddire a tanta venerazione, che l’impu* leggere le lettere, che scrisse ai diversi ammi-
«lonza ereticale del Secolo XVI, non mai sazia di lustratori dei beni della Chiesa romana, divisi in
disfogare la sua bile contro il celibato monastico. quel tempo in ventitré patrimoni, sparsi in Ita*
e le pratiche di cristiana perfezione ; due oggetti lia, Sicilia, Istria, Dalmazia, Uliria e Sardegna. E
pei quali S. Gregorio M. esalta ne* suoi Dialoghi per altri patrimoni papali situali nell'Africa e nel-
una moltitudine di santi personaggi. l'Asia, il solo imperatore di Costantinopoli pa-
643 S. GREGORIO M.. Epistol., L IV (al. Ili) lnd. XII gava annualmente alla Chiesa Romana la somma
i ossia anno 594 :, ep. 4, ad Theodelindam reginam II G84 — di 400,000 franchi. V. ORSI, Storia Eccle*., 1. A4 XX 103 —
collazionata coll’ epistola n. 2 , «id Constantium R04IRBACHE14. BHMre Vnip. de r Etite, L 17 IX 394 —
Episcopum Mediolanensem ib. 683 A li 55 Dopo l'anno 580, secondo lo induzioni del p.
64 4 ID. ibid., ep. 35 ad Vie totem et Columbum Epp. ib. 715 C PAGI, n. 8, all’anno 583 degli Annali Daroniani X 381 —
Nell’anno stesso, eccitava pure il santo Ponte- 654 Nell'anno 581: ibidem, n. 8, all'anno 584 .
ib. 399 —
lice lo zelo dei Vescovi di Sicilia contro alcuni 655 Non prima dei 582: ibidem, n. 10 . . . .
ib. 399 —
avanzi di popoli idolatri in quo' paesi Vedi ep. 8 I BOLLANDISTI ne danno la Vita ai 16 Maggio .
HI 603 —
ad Januarlum Episcopum Calati la uum . ib. 704 D 656 Dopo aver predetto lo stesso viaggio all'altro
M» 15 BAROMO, Annales, anno 595
. .
Sino<li a suo talento , e giudicava lo cause dei PAGI, ibidem, n. 3. all’ anno 589 X 439 —
patriarchi d‘ Antiochia e d' Alessandria, quasi fos* 660 EVAGRIO, Hist, KccJes., L VI. cap. Il e seg. — 417 —
sero suoi subalterni. Presso DAROMO, Anna Ics, PAGI, n. Il allo stesso anno 589 del Baronio . X 471 —
anno 593, nn. 27 e segg X 544 — GGI Nell’anno 591. Vedansi lo ragioni del citato p.
sono descritti gli Atti di s. Gregorio M. contro PAGI, n. 17, all'anno 595 del Baroxio . . . ib. 602 —
Giovanni CP., dai «piali rifulgono la pastorale vi* 662 BAROMO, Annales, lo ricorda nella. 590, n, 54 ib. 508 —
gilanza e fermezza, congiunto a modestia, umil* 1 BOLLANDISTI no danno la Vita, scritta da Gioì-
tà, e carità veramente ammirabili. Il dottissimo mo discepolo del Santo Aprili 22 : ... . Ili 33 c
padre TERRONE scioglie poi con brevi, ma <*al- Nell’anno 601 del nostro Testo, s. Teodoro figura
zanti parole, un' obbiezione che si muove contro di nuovo nella serie IV, vescovo dimissionario.
s. Giacomo M. pel suo rifiuto di chiamarsi pn- 665 PAGI, n. 3, all'anno 592 del Baronici . . X 536 —
triarca ecumenico: Ite Locis Theotog. P. I, n. 608 II, 1 410 — e n. 5, all’ anno 593 ib. 512 —
e segg. Vedi pure Civiltà Cattolica, serie 11 . V 410 — 664 Uopo 23 anni di esilio, come rilevasi dal titolo
047 • Gloriosa risoluzione dell’ infaticabile Pontell* d’ un'Orazione dello stesso S. ANASTASIO, ripor-
• ce, scrive ne' suoi Annali il MURATORI, a. 5% IH 550 — lato dal p. Gallando Prolegomeni al Tomo
: . . XII xvu A
> ed impresa memorabife; ed una di quelle, per Circa la morte di s. Gregorio, e l’elogio di sua
• il santo Ponlefico spezialmente si ac-
le quali santità, vedi lo stesso Gallando ib. XX E
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r.cr> Vedasi S. GREGORIO M.. Epistolarum, libro V, induzioni del PAGI, n.11, alfa. 595 del Baronio
p. X 600 _
Indici. XIII, epist. 17 ad Cyprianum Biaconum II 740 E Abbiamo chiamalo il Toroncnse agiografo insigne.
La Chiesa celebra la memoria di ». Massimiano, volendo con ciò ricordare anche gli altri suoi pre-
vescovo di Siracusa, addì 9 pugno. ziosi scrittiDe Gloria Martyrum et Confetsorum
:
non ID. ibidem, ep. 53 ad Virgilium Ep. Arelat. ib. 780 E — De miraculis s. Martini De Yitis Patrum —
in; 7 Nel 17 Novembre dell’anno 595, come prova e De septern Dormientibnt; tulli inseriti nel To-
il p. PAGI, n. 12, all’anno 595 del Baronio X GOi — mo XI della Bibliothera Maxima Patrum, e slam-
i;c,s Come rsccogliesi dalla Lettera di S. GRECO- pati in un voi. in-fol. dal p. Ben art (Paris, 1669)-
RIO M. a s. Eulogio, scritta nell’anno 595, posta 08 Lavoro di atto merito. Vedanseno notizie criti-
nel lib. V, Indici. Xlil, ep. 43, ad Eulng. et Anast. II 770 — -4
070 Nell'anno 598, secondo il computo de’più aocre- EpistoL lib. IX, Ind. Il, ep. 121, ad Leand. Hi*p. li 1026 E
dilati cronologi, presso Gallando, Prolegomeni XII XVII D G88 1 1)., ibidem , lib. X, Indici. Ili, ep. 33, ad Eulo -
1 . . . ib.
( 24 )
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1 ,
L
704
brevi note
725
brevi note
631
tremuoto, che afflisse Antiochia nell' anno 580 7 ‘2 6 Presso MANSI X 450 —
terrò dell' imperatore Tiberio Costantino. ÈVA- Ibidem IX 911 —
GRIO, Hill. Eecles-, lib. V, cap. 18 402 CI) Ibidem X 455 —
705 Questa traslazione è attribuita da NICEFORO Vedi BARONIO, anno 590, n. 52 (secondò). X 507 —
girini per. Maurizio: Hist. Eccles., lib. XVII, c. 28 II 779 D e PAGI, n. 7, all’anno 593
.
ib. 555 —
V. BENEDETTO XIV, De Fest. B. Jf. F„ c . Vili, §. 29 — 289 — 727 Presso MANSI, Coneiliorum Colleetio . . .
X 459 —
7015 Presso PASS A GLIA, De Imm. Virg. Cane. §. 283 I 226 b) 728 Ibidem ib. 454 D
1D. ibidem , § 294 ib. 238 b) Vedami peraltro le note del p. PACI, n. 10, al-
tu; Lo stesso S. GREGORIO TUR., Ristoriti Franco- l’anno 590 del Baronio X 499 —
rum , lib. X, cap. I: nella Bibliotheea Maxima XI 802 H 729 Canone 2." del Concilio di Saragozza, presso
descrive queste edificantissime Litanie, sulla re- MANSI, Conciliorum Colleetio IX 471 CD
bilione avutane da un suo diacono, testimonio 730 Vedansene gli Atti, ibidem ib. 475 D
di veduta. S. Giacomo M. ordinavale, pontefice e presso BARONIO. anno 595, n. 57 e segg. .
X 591 —
eletto, ma non ancor consacrato. Vedasi la Vita 731 Presso MANSI, Conciiiorum Colleetio . . .
X 478 —
—
!
del Santo, lib. I,cap. 7, §. 6: Opere .... IV 217 6 732 Ibidem ib. 480 i
708 PressoGALLANDO, Bibl. Vet. Patnm . . . XII 283 B 733 Ibidem ib. 482 —
100 MABILLON, Àcta SS. Ord.S. Bened., Secolo II II 13 7 1754 Ibidem. Per altro vedansi le note del p. PAGI ib. 490 c
PAGI, n. 6 e scg., all'anno 385 del Raionio . X 407 — e negli Annali Baroniani, armo 601, n. 11. .
XI 22 —
710 Nell'an. 590, secondo i computi di MABILLON,
Annales Ordini x S. Benedirti, lib. Vili . . . I 192 — Per la pagina 91 del Teeto
accolti pure dal p. Galla,mio, Prolegom. XII XXIV U
e dal p. PAGI, n. 13, all'anno
.
BARONIO, Annales, anno 586 nn. 27 e segg. , X 417 739 S. GREGORIO TURONENSE, Hìst. Francorum,
714 Presso MANSI, Conci liorum Colleetio IX 1019 D lib. IX, c. 15 nella Bibliotheea Patrum Maxima XI 792 D
MURATORI, Annali d’Italia, anno 588
.
.
.
.
.
.
HI 524 — 740 S. GREGORIO M., Epistolarum, lib. I, Indici. 1,
713 Ved ansi gli Annali del BARONIO, e le Note, an- 'anno 590-591), ep. 42 ad Petrum Subdiaconum. II 538 DC
no 590, nn. 35 e segg. (secundò) X 499 — 744 Il lesto è del Salmo CXLIIL 18. Quanto all'e-
nonché la Collezione del Massi X 462 D dificanle esultanza dei Goti merita esser letta
,
716 Vedasi la risposta data da S. GREGORIO M. nel la bella Omilia di S. LEANDRO vescovo di Sivi-
Luglio 592 a Giovanni vescovo di Ravenna Epi- : glia, che comincia: Feslivitatem Itane omnium
stolarum lib. II, Indici, X, n. 40 falias 22) . . ri 608 AB eue sotemniorern festivitatum , novità* ipsa si -
ed il PAGI, n. 12 (secundò) all’a. 590 del Baronio X 501 _ g nificai. K riportala migli Atti del Concilio To-
717 Coma rileviamo da alcune Lettere di S. GRE- letano III, raccolti dal p. Massi IX 1002 E
GORIO M-, lib. IV, Indici. XII (anno 594), Ep. 34 nonché dal gran Baronio, anno 589, n. 12 . .
X 462 —
ad Pantaleonem Praefectum ii 714 C E ben osservò il dottissimo CARLO TROVA, come
(non Episcopum, come per errore scriveva il car- in tal’cpoca avventuratissima pei Visigoti, si ven-
dinaie BARONIO, Annales, anno 594, n. 6 . . X 567 — ne rimutando la liturgia Orientale, con essi por-
fidandosi a tre Codici Vaticani, e ad altri. Il titolo tata nella prima loro invasione, dispogliandola
di Eccellenza non si trova mai dato dal s. Pon- cioè di quanto sentiva d" Arianesimo per tornarla
tcfice ai Vescovi, bensì ai Prefetti civili; lo dà allo stato primitivo. Vedi Storia d'Italia. . .
ri,ii 808 —
quindi a Pantalone, perchè prefetto d' Africa). 7 42 Vedi S. GREGORIO M., Dialogor. lib. IV, c. 55;
718 Presso MANSI, Conciliorum Colleetio . . . IX 931 — Sed ncque hoc silendum existimo etc. . . .
ii 465 6
719 Ibidem ib. 942 — Quella nota cronologica ante hoc triennium, si
720 MANSI, ibidem ib. 946 — riferisce all’anno 590; avendo s. Grzcorio M. scrii-
e nelle contronote al Baronio, anno 589 . .
X 459 <•) ti i suoi Dialoghi nel 593.
721 ID. ibidem IX 947 743 GIO. DIACONO, Vita GregoriiPp., 1. Il, c. 6-10,
722 1D. ibidem ib. 974 in fine alle Opere di s. Gmcorio M IV 47 c
723 Presso lo stesso MANSI, ibidem ib. 971 D Ed il manoscritto autentico dell’Antifonario di
Per la storia, certamente importante, vedami S. Gregorio serbavasi ancora, verso il fine del
BARONIO, Annales anno 587, nn. 2-28.
, . . X 438 — secolo Vili, in un' arca di legno accanto alla ,
e PAGI, note allo stesso, anno 588, n. 4-7 . ib. 449 — tomba dei beati Apostoli Pjrtro e Paolo. Vedi il
724 Concilio nazionale Gotico-Spagnuolo celeberri- Testo, anno 790, serie I. Ma dicemmo: corrom-
mo i cui Atti preziosi sono riferiti dal Massi . IX 978 pendotene presto la primitiva dolcezza, speziai-
( 25 ) vi d
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, ,
brfoi note
mente nelle Galli e. D'onde il folto dttH'irape palo- Anturi era figliuolo di Cleto, morto nel 574. E
reCarìomagno , che dimandò a Roma nuovi isti- fu eletto ro dai Longobardi, per riunire le forze
tutori di canto, per ri formarlo ne' suoi domimi. loro da 10 anni divise fra tanti piccoli Duchi, e
Vedi il Testo, anno 790, serie X. cosi opporle con miglior successo all' invasione
S. GREGORIO M., Dialog. lib. Il, capo ultimo n dei Franchi in Italia, provocata dall' imperatore
Vedami le note degli editori Maurini. ... ib. Maurizio. Ma meglio che coll' armi riuscirono
I D. Epistol., I. V, Ind. XIII, ep. 8, ad Cyprianttm ib. essi coi donativi a rimandare re Childeberto
e lib. Vili, Ind. 1, ep. 115 ad Yic/orem Epìscopum ib. d' ond' era venuto. 8. GREGORIO Tl'RONKXSE,
Ciò che raccoglie dalle lettere del sopracci-
si lltst. Frane., 1. VI, c. 42, nella Bibl. Max. Pai. n
tato », Gaaooaio M., lib. VI, Indict. XIV, ep. 15, accenna il fatto, e lo ritrae MURATORL a. 584
ad Joannem CPn ed ep. 16, ad Mauricium Aug., dopo aver narrato reiezione di re Autari . .
nonché episL 17, ad Theotiitum ib. 8. GREGORIO TUR., ibidem, lib. IX, cap. 25
avendo il santo Pontefice annullato un giudizio MURATORL Annali d’Italia, anno 588 .. .
del vescovo Giovanni di CP., dopo l’appello, porto PAOLO DIACONO, De Gestii Longobard., lib. HI,
al tribunale della s. Sede, dalla parte che aveva cap. 29 e 30, in Bibliotheca Maxima. .
sofferto ingiusta condanna. e presso MURATORI, ibidem, anno 589 . . .
Il DAR OMO, Annales, anno 5%, n. 16 . . X e PAGI, n. 11, all'anno 590 del Barosio. . .
GREGORIO M., Epistolarum lib. IX, Indici. II, • virtù della Regina Teodellsda, benché di nazion
Vedi BAROMO,
Annales, anno 597, n. 16 . . • i Primati Longobardi a venerarla ed ubbidirla
Dove giova aggiugnere,come, scrivendo lo stesso • quale padrona, ma anche lo permisero di eleg-
inclito Pontefice a s. Lba.imio di Siviglia, per de- > porsi un nuovo marito, che fosse degno di
corarlo del s. Pallio nell’anno 599, cosi gli an- • reggere il loro regno. Nò diede loro fastidio,
nunzia il sacro distintivo : Praeterea ex benedi - • che Teodelinda professasse la Religion Catlo-
elione beati Petrl Apostolorttm Principi* Pallium » lica tanta dovea essere la saviezza, la pietà
:
Anche moderni scrittori non vorrebbero am- N. B. transatta anno, quindi nell'anno 592.
mettere, che s. Gregorio M. avesse avuto domi- ! 1 D. ibidem
; 65 ad Mauricium August.
ed epist. ib.
nio temporale. Ma come negarlo, se lo stesso im- collazionala col libro Vili, ep. 5, ad Eusebittm ib.
pareggiabile Pontefice se ne lamenta come di i Tanta era la venerazione dei Romani per le
insopportabile fardello, lutto che rassegnalo lo Sacre Reliquie, ed in particolar modo per quelle
portasse, e lo difendesse ancora, pel bene che ne do* ss. Piktio e Paolo. Merita esser letta la Let-
tornava alla Chiesa? D'altronde come spiegare tera di S. GREGORIO M.. Epistolarum lib. IV
la conce ssìono di un salvocondotto fatta dallo ad Constantinam Augustam .
Ind. XII, epist. 30, ib.
stessos. Gregorio, senz' ammettere in lui un’au- i
Osservazione importante per la storia delle re-
che entrambi i fatti sono
toriià politica? (Si noli, lazioni fra Roma e Costantinopoli, e base ad uno
pur ricordati, ed ammessi, dallo stesso MC. TOM- studio maturo circa
dominio temporale del
il
MASEO nel famoso suo libro: Roma e il mondo, Pontificato Latino sull' antica Roma. Il sommo
dettato contro il dominio temporale dei Papi e MANZONI svolge quest' argomento con mano
confutalo con soda logica dai benemeriti scrit- maestra , applicandolo ai tempi degli ultimi re
tori della Civiltà Cattolica : Serie I . . . . VII Longobardi nel secolo Vili, Discorso storico, c. V. —
!
Per le note cronologiche sulla morte di Ti- A noi parve doverne almeno far cenno sin dal-
berio Augusto, come per altre importanti par- l' anno 595; quando cioè s. Gregorio M. tanto si
ticolarità desunte dagli antichi scrittori , e che adoperava per arredare i progressi de' Longo-
raccomandano ai posteri la memoria di quel bardi, e vincere la gravissima opposizione che
buon Principe, vedi MURATORI, Annali a. 582 111 sempre incontrava nell' egoismo degli Esarclii di
TEOFANE, Chronographia, an. alcss." 575 . 1 Ravenna, vicarii imperiali d' Italia ; a riguardo dei
MURATORI, Annali d' Italia, anno 583 .. . Ili quali l'imperator Maurizio era credulo a tal segno,
GIO. BICLARIEN.SE, tftronfc., presso Gallando XII che non ebbe rossore di trattare il gran Ponte-
PAOLO DIAC. De Gestis Long., lib. HI, cap. 17 fice da semplice. Vedi MURATORL Ann. d'it. a. 595 III
nella Bibliolheca Pai rum Maxima XIII e per intiero la stupenda Lettera di S. GRECO-
e presso MURATORL iàtd-, anno 584 ... . IH RIO M. ad Mauricium Aug. lib. V, Ind. XIII, ep. 40 II
( 26 )
Secolo Vt, segue per la pagina 71 del Testo
II
DELLA IDIZIOSI 1
PkLLA IDIZIOSI I
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765 Lo particolarità nel MURATORI; ibid., a. 598 HI 555 1 Ariana tuttavia manteneva nello file dei barbari.
766 Ibidem, anno 599 ed anno 600 i .
558 — e spezialmente dei Longobardi, piacque a Dio di
767 TEOFANE, Chronographia, anno alesa.* 592 I 432 4 accompagnare la consacrazione della chiesa sud-
PACI, n. 3, all'anno 600 del Babosio .... XI 4 — delta con manifesti prodigii, descritti dallo stes-
341
768 Beila gloria dei Napoletani; di cui ne rimase so S. GREGORIO, Dialogorum, lib. Ili, cap. 30 . II
ricordanza per una sola annotazione trovata dal 779 PAGI, n. 4, aU’anno 593 del Daronio . .
X
MABILLON, e citata dal MURATORI negli An- 781) 1 D. ibidem, nn. 10 e 12. ...... .
p.
nali d’ Italia, anno 581 111 508 — Si noti, che quello strano nome di Cagano, o
769 Vedi 8. GREGORIO M., Ep. I. V, n. 18, ad Jaan. 11 741 — Cacano, non è nome proprio, ma equivalente a
770 Abbiam detto italiani, e non Romani, per evi- Principe o Re; o «'incontra usato nello storie
tare la confusione di due altre distinte condì- degli Avari e dei Turchi e di altri barbari ve-
zioni di Romani giudiziosamente stabilita dal- nuli di Tarlarla a grande rovina dell’ Impero.
l'accurato
,
cioè i Romani Teodosiani, ed i Giustinianei, en- cap. 38, nella Bióliothcca Maxima. .... XIII 182 G
trombi liberi rispetto alla condiziono del grosso scrive: Circa hae.c tempora (anno 611) Rex Ava-
del Romani vinti dai Longobardi. 1 Teodosiani rorurn quem sua lingua CACANIM appellati t...
erano romani delle Gallie viventi sotto la legge Venetiarum fine» ingressus est. In TEOFANE pur
Hoc anno (579) 4 forum Chaganus etc. 1 395
Salica, e col codice Teodosiano, il solo permea- si legge :
so dai Franchi; i Giustinianei erano i romani elio suona In quest' anno il Principe degli Aro-
:
di Roma, Ravenna, Napoli ed Amalfi, luoghi non ri, eie. Del resto codesta voce di Cacano ben
conquistati dai Longobardi, e però retti col co- accenna al famoso Xtm, ossia re dei Tartari.
dice Ciiufintone, perchè addetti all’ impero dei 781 NICEFORO BUI. Ecciti., Hb. XI III. cap. 31
.
Greci. Ben nota il TROYA, che tanto i Romani TEOFILATTO, presso PAGI, n. 14, all anno 593 X 564
tivi, in mezzo ai Romani vinti dai Longobardi. tratta di favola cotesto infame mercato. Ma, ol-
Ma che quivi come stranieri, con un
vissero treccbè trovasi attestato dal Venerabile REDA, e
dritto particolare di peregrinità, che alla Lon- da GUGLIELMO MALMESBURIENSE, i bui., si sa.
gobarda chiamare Gtiargangi. Ed è a qiuv
li fece che un tal uso snaturato durò sin oltre il seco-
sto tanto famoso Diritto, che convien sempre por lo XI. Vpdi Concilio di Enham (1008) e di Londra
mente, nello svolgere la storia d’ Italia del Medio- (1102) sotto s. Ansimo di Cantorbery, ibid. .
evo, perchè in esso sta la chiave principalissi- 78" Dicemmo ritmi narri : perché giA la beile Cat-
ina, pernon confondere Romani stranieri , o i tolica era stata predicala nell’ Inghilterra, e se
Guargangi, col grosso della nazione romana con- ne conservavano traccia. Ma oh quanto deboli l
quislala dai Longobardi, la quale rimase (si noli E S. GREGORIO M. si risolvette a si bell’ opera.
bene) sempre serva della nazione Longobarda, dopo averne pregustato le consolantissime pri-
dall’anno cioè 575 in cui, secondo il Trota so- inizio, facendo appunto comperare por
suo con-
precedalo ($. 21), i Romani disisi fra ciascun to alcuni di quei giovanelli inglesi sui mercati
Longobardo, tennero fatti tributarii di ciascuno, di Francia por ferii educare liberalmente in Ro-
aino 774, in cui Desiderio, ultimo re dei Lon-
al 013 Vedi Ep. 1. VI. Ind. XIV, n. 7 ad Candtdum
.
gobardi, caduto nelle mani di Carlo Magno, an- Vedi anche PAGI, n. 7, all'anno 595 del Dvaoaio
dò a morire fuori d'Italia. o BARCiSIO, anno 596, n. 10
GIO. DICLAR. Chronicon, presso Gallasi» 784 Avvenimento consolantissimo dell anno 597
771
.
XII 367 DE
Dialogorum 31 descritto dai benemeriti BAR0N10 e PACI.
.
S. GREGORIO M., ,
lib. Ili, c. II 348 B
CIO. BICLARIEN5E, ibidem, anno 5/ MI’ irapo- s. GREGORIO SI. ne divise la gioia anche col-
: Epist
rator Maurizio, 586 dell' E. V., presso Gallasi» xn 367 AC l’illustre s. Eulogio patriarca d’Alessundria
nin
77." TEOFILATTO, preso P,si, n. 4. all'anno 587 X 440 lib. Vili. Indici. L epist. 30, ad Eulngium Alar
771 TEOFANE, Chronogr., anno alesa.* 581 (587) .
1 411 9 785 Meritando perciò gli elogi c le azioni di gra-
TEOFILATTO, presso Mitratosi, Annali, a. 588 III 525 zie dell’ immortale PonteOco S. GREGORIO M.
77 »%
S. GREGORIO k, Dialogorum, lib. Ili, cap. 19 324 E Ibidem, lib. IX, Indici, li, ep. 113. ad Gulfarcm
776 II
592.
MURATORI, ibidem, anno 1589 HI 529 780 TEOFANE, Chronographia, anno aless.
777 S. GREGORIO M., ne’ primi giorni del suo pon- PACI, n. ì all'anmi «no del Biaoaio ....
t meato, fece venire dalla Sicilia grandi carichi Circa il nome di Cagano , vedasi quel che no-
ma, e della rimanente Italia vedasi Ep istolarum : RATORI, Annali f Hallo, anno 600 ... .
lib. I, n. 2. ad Juslinum praetorem Siciliae . 11 488 B 788 Como fu detto nella Nota 13., §. V.
778 Nell' anno 591 il gran Pontefice s. Gasooiio ri-
donava al cullo cattolico la chiesa di s. Agata
in Suburra, già appartenente agli ariani Goti, fin*
cliè ne durò il dominio in Italia. Ora per con- SECOLO VI.
fondere vieppiù l partigiani che l’empia eresia
. Si
( 27 )
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NOTE
al
Secolo Sesto
Noie I, 2,
1 Importanza della Negala di Fede- proposta Giovanni Silenziario, Saba, Teodosio, ed altri monaci insigni loro
da papa Ormi»da agli Orientali. Meritano seria con- coetanei, avevano comunicalo, od immediatamente, o per mez-
zo dei loro patriarchi, con Eufemie, il successore dell'empio pa-
siderazione le espressioni contenute in questo nobilissimo do-
triarca Acaeio, morto nella condanna della s. Sede; il cui nome
cumento della santa Sede, relative alla sua primazia, istituita
esso Eufemie ricusava di togliere dai Dittici, per ragioni elfo-
da Gesù Giusto nella persona di s. Pietro, e riconosciuta in lutta
gii credeva plausibili. Qui dunque s'accorge il lettore, che sia-
pienezza ne' suoi successori dalla Chiesa universale deH'oriente
mo entrati nello spinalo della intricala difficoltà: come mai
e dell* occidente : Prima salta, cosi s. Ormisda, est rectae /f dei
i mentovali servi di Dio (la cui santità non si può altrimenti
regulam custodire, et a conslitutis patnrn mtllalenus devia-
re: quia non potest Domini nostri Jetu Christi praetermitti sen-
mettere in dubbio, essendo stata riconosciuta dalla Chiesa Ro-
lentia rticentis : Tu es Petrus, et super hane j/etram aedifica -
mana, che ne celebra la memoria ne’ suoi tasti), abbiano potuto
essere e mantenersi tali, e tali consumare la preziosa loro vita,
ba ecclesiam meam. Hate quae dieta sunt, rerum probantur
mantenendo comunque siasi una comunione vietata dalla santa
effeclibus; qcia n sei* apostolica immacolata est sekper ser-
Sode, la quale non ammetteva ai vincoli della sua unità quei pre-
vata rclicio (1). Parole di tanto peso, le quali, oltre allo stabi- v
lati, che non avessero condannalo la memoria di Acaeio I No-
lire qual dogma di fede il Primato di s. Pietro e de’ suoi suc-
cessori, altamente ci predicano l’ infallibilità delle definizio-
vatori non mancano in vero di valersi di tali esempi, per giu-
stificare la separazione loro dall' unità detta Chiesa (4). Ed il
ni loro, vennero accolte e sottoscritte da tutti vescovi anche i
Tillemont, inclinato alle dottrine dei Giansenisti e dei Ques-
orientali, e dai loro antesignani, i patriarchi di Costantinopoli;
nelliani. non ebbe rossore di sostenere in tale incontro, che
perchè non sia chi dubiti, scriveva il celebre vescovo Bossuet,
anche fuori «Iella Chiesa cattolica possano darsi veri santi e
che quella formolo fu approvata da tutta la Chiesa cattolica ;2).
martiri della fedo (5). Ma con troppa solidità e pienezza esami-
Che poi l’ infallibilità dei romani Pontefici, immacniata religio,
fosse nominatamente intesa nella regola di fede di s. Ormis-
narono ed abbatterono quest’ erronea dottrina i Bollandisli (6),
perchè noi abbiamo a darei pensiero di una difficoltà tuli’ af-
da. e perciò aceolta c sottoscritta da tutta la Chiesa, lo prova
fatto apparente. Mentre perciò rimettiamo il lettore, bramoso di
il dottissimo Ballerini (3), e chiara apparisce tanto dal contesto
conoscere a fondo la questione, alle pagine dei dotti agiograli,
di si prezioso documento, quanto dallo circostanze storiche
ci limitiamo ad osservare in primo luogo, che critici autore-
che lo provocarono cd accompagnarono. Che se poi si ponga
voli, quali Natale Alessandro, Pagi, Le Quicn, Ballerini, ed il
mente alla circostanza principalissima, elio cioè il Papa intese
eh. P. Dottala (7) sono ben lontani dall' imprimere sut nome
con quella Pegola di fede di proporre una pietra di paragone,
del patriarca Eufemie la taccia di scismatico, datagli dal Barn-
a! cui tocco ogni vescovo, bramoso di rannodare o di confer-
nio (8) ; c che però ì prelati illustri seni di Dio, sempre condan-
mare suoi legami di comunione colla santa Sede, doveva, me-
i
nando la memoria di Acaeio, hanno potuto comunicare col
diante la sottoscrizione propria, provare la sua fede, e chiarire il
successore Eufemio. come con un vescovo zelantissimo per la
desiderio di sua eterna salute: Prima saltisi non si potrà che
fede di Calccdonia, comunicando nel tempo slesso col Romano
compiangere la sorte degli odierni scismatici orientali, che,
Pontefice. In secondo luogo osserveremo, che non fu poi sem-
chiudendo gli occhi atto splendore di si preclari monumenti
pre la santa Sede tanto rigida nell* esigere diritti della Chiesa,
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tuo, camme parleni kt taiuls Péra (9) : cn sorte qu' en y «lo- da' tempi forse di Acacio CP. (12) parole memorande, che
•
;
meurant, cornine nous faisons, sana quo rien ait été ca palile de onorano puro in atto grado profondi sludii dell’ illustre giu-
i
nous cn dislraire, nous sommee le corps, qui a vu toinbor à reconsulto, e li raccomandano all’ attenzione dei posteri, coti
droile el à gauche tous ceux, qui se soni separé» eux mémos... tanto maggior calore, quanto si sa che un ingegno si elevato fu
Vana cet tutto tabi? attachement à la cha ire de saint Pierre, dapprima travolto esso pure nella corrente dell'incredulità vol-
nous somincs giudèe par la promosse de Jhcs-Chuist (IO). • teriana in mezzo a cui nacque e fu educato ; nò divenne pro-
A questa gran massima, che costituisco il perno dell' autorità pugnatore della verità anche circa il Pontificato Latino, so
episcopale, si provi come a pietra di paragono anche la santità non dopo le più mature riflessioni, che furono appunto il frutto
e l’eroismo dei servi di Dio, o si dica puro senza timore di di lunghi e profondi studii.
errare, che solo nell' rii violabile comunione colla Cattedra di s.
Pietro potranno essi cogliere il premio dei loro combattimenti
4. I.ft rausa di H, Siili maro pp. giudicata <1*1
per la purità della Fede e della Morato cristiana. clero d* Italia o delle Galli*. Trattandosi di un fallo
storico d'alta importanza, perchè toccante le relazioni che strin-
fi. Funeiite «onurguonzo drl NrUn» Avariano. gono al Romano Pontefice, tanto i vescovi del mondo cattoli-
Molto ed importanti sono le riflessioni , clic offre la storia co da lui dipendenti, come i principi temporali, ii cui braccio
delio scisma di Acacio di Costantinopoli, particolarmente nel- può muoversi od a favore, o contro della veneranda sede e
le sue relazioni col Pontificato Latino, ossia coi successori di persona di lui ; ci crediamo in debito di chiarire viemmeglio
san Pietro nella cattedra Romana. Ma ninna è più sentita di il dello brevemente nel Testo, in proposito della causa di Papa
quella, che tocca la maligna influenza delle conseguenze, pur Simmaco, accusalo calunniosamente di adulterio dai partigiani
troppo funestissime, che la superba ostinazione di quel tristo del scismatico patrizio Festo, per soppiantarlo, e surrogargli
prelato tramandò come retaggio a molti de' suoi successori. l'antipapa Lorenzo. Dichiareremo perciò in quattro distinti pa-
Chiunque infatti si rechi a studiare alquanto a fondo si deplo- ragrafi lo quattro proposizioni annunciate nel Testo stesso.
rabile scisma, ben s‘ avvede ebe la sua maligna influenza I. C(W» CEAEflALE ORRORE fi) DAPPRMA ACCOLTO UH VESCOVO VI-
non cessò nell'anno SI 9 colla condanna del nome di Acacio ; SITATORE. Teodorico re, per credenza Ariano, assediato in Ra-
ma lasciò la semenza velenosa delle discordie che valsero a cor- venna dai seguaci dell'antipapa Lorenzo, accusatori del vero
rompere nuovi legami di cattolica unione, tante volte ne' se- papa Simmaco, che dicevano colpevole di orrendi delitti, ac-
1
coli posteriori rannodati dallo zelo do romani Pontefici, e quasi condiscese alle impertinenti loro dimande, e spedì nell' an-
subito dopo disciolti dalla mala fede e dall* ambizione di tanti no 501 un Visitatore a Roma nella persona di Pietro, vescovo
degni successori di Acacio. Ned è a farne meraviglia, quando si di Aitino presso le lagune venete. Lasciamo che questo pre-
ponga niente al carattere ed alla natura dello scisma qual era lato, giunto in Roma e tosto guadagnato dai scismatici, nep-
inteso dall'empio ed ipocrita cortigiano. Acacio infatti, spìrito pur una osservasse delle condizioni, che la prudenza di re
inquieto e sottile, erasi fatto l'adulatore svergognalo si del- Teodorieo aveagli ingiunte, a fine di non offendere i Cattolici ;
l'imperatore Zenone, e delle basse sue passioni, come della ple- poiché non andò a rendere i dovuti ossequi a Simmaco, nè
be di Costantinopoli, per avere si l' uno che V altra docili stru- si recò a visitare la Basilica di san Pietro ma primo suo pen-
:
menti alle ambiziose sue mire, di rendere obbedienti a Bizameio siero quello fu di arrogare a sé l’ amministrazione dei titoli e
tulle le chiese d'Oriente. Nel che se la pervicace sua scaltrez- dei patrimoni! della Chiesa Romana, con ciò esacerbando alta-
za non giunse a raggiungerò l'ultimo intento, riuscì nonper- mente gli animi de* Cattolici. Già era per sè un'ingiuria grandis-
tanto a pittare quelle semenze di lunghi udii elio separarono sima alla Sede Apostolica, la destinazione d'un vescovo Visita-
il mondo Latino dal Greco del Basso Imperio. £ cosi le tristi toro, ad effetto di presedere all’esame, ed al giudizio delle azioni
conseguenze del fatale suo scisma si fossero arrestate al solo di Simmaco. Lo scorgiamo dagli stessi Atti superstiti della Ter-
impero greco. Poggio fu, come giudiziosamente osserva il dot- za Sinodo noti' anno SOI, dove si rende giustizia alla dimanda
tissimo Carlo Troya nella sua Storia d' Italia (il), che anche le di Simmaco, perchè anzi tutto cessasse questo scandalo: Vt Vi-
razze de* Barbari convertiti al cristianesimo, e massimamen- sitator, qui cantra rctigionem, cantra statata veterani, contro
te gli Slavi, adagiaronsi nella fede Bizantina, spezzando cosi regala s maiorum , a parte cleri, rei ab aligttiinis laicis, fuerat
vieppiù l’ unità della Chiesa universale, confermata dalle per- postutatus, ex ordinatione «n tistitum, sicat decebat sunctum
secuzioni patite dai cristiani, e dal sangue sparso in tulio l’Or- propositum, prima fronte cederei (13). E lo conferma la so-
be nomano da lauti martiri : allora appunto che gli infelici lenne condanna sinodale, perciò toccata allo stesso Visitatore,
ed i perseguitati votgeano lo sguardo a Roma Cattolica, speran- che fu qualitlcalo subito per Invasore della santa Sede, come
done aiuto per l' efficacia non più delle legioni vincitrici, ma ce no ammaestra Anastasio Bibliotecario: Facta Synodo, pur-
sì della parola c dell' insegnamento. Gontultociò, c malgrado gatur a crimine {Beatiti Symmachns), et damnatur Petrus Al-
le ostinate riscosse de’ successori suoi all’ ambizioso scopo, in- tina*, invasar Scdis Apostolicae (14).
darno Acacio si confidò di fondare sotto gli auspicii di Zenone II. No?» SE?»ZA ESPRIMO CONSESSO DEL PAPA VOLLERO VESCOVI I
una Cattedra, che comandasse alle genti; P orgogliosa opera cor osmi sin delitti tfroKKU. A cessare lo scandalo inaudito
sua. ristorala dopo alquanti secoli da altri suoi imitatori, non di un vescovo Visitatore, che, spalleggiato dalla temeraria c
riuscì universale giammai, ovvero Cattolica; ella cadde, al ca- sacrilega audacia de' scismatici, obbligava il legittimo ed in-
der dei Cesari Bizantini, sotto il ferro dei Turchi e tosto quel : nocente Pontefice a starsene quasi prigione nella basilica di
Primato tramutossi lungi dal Bosforo, benché I* Acaciana Cat- s. Pietro, s'avvisarono i Cattolici di ricorrere a re Teodorieo,
tedra di oggidì ritenga il nome deU’antica in Costantinopoli, a- pregandolo voler far decidere quella lite da un numeroso con-
spettando conforti ed anche splendori dalla virtù di non Ottoma- cilio di vescovi del suo regno. Papa Simmaco, trovando oppor-
ne scimitarre. Dove piace aggiugnere quello che il celebre scrit- tuno questo spediente, ne scrisse egli stesso al Principe, impe-
tore napoletano, non senza gran ragione, scriveva all' amico gnandolo a scrivere ai Vescovi, che senza indugio se ne venis-
Concioli nel 1B49 : «La gloria, la giustizia, la necessità del Pon- sero a Roma. L’ Ariano prestò ogni opera a questa convoca-
tificato Latino è stata l'idea cara della miavita; per questa zione, ed ammonì i Vescovi, che appunto erano da lui chiamati,
idea ho patito schemi ed ingiurie ... e non pochi amici ho perchè egli non voleva immischiarsi nei negozii della Chiesa.
perduto. Ma continuo il mio cammino, « son rassegnalo alta Ricevuti i Vescovi tali ordini, quei dell'Emilia, della Liguria e
necessità, che gli studi» severi e leali, debbano essere egual- della Venezia (i quali venendo a Roma dovettero passar per Ra-
mente odiati dai parlili (stremi ... lo studio unicamente per venna, e recarsi ad inchinarci! sovrano), arditamente lo di-
amor delio studio, ed amo il Pontificato Latino per sé stesso, mandarono: a che mai li avesse fatti muovere sì di lontano, soli,
non meno che in odio del Pontificato Greco, scismatico fino come li vedeva, infermi di corpo e logorati dagli anni ? E Teodo*
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Secolo VI.
Nola 5,
Prelati, protestarono subito die non lui, ma Simmaco doveva suoi inferiori, e conchiudendo, non appartenere al gregge di
convocare it Concilio, essendo questo un privilegio per diritto domandar conto del suo Pastore, ma bensì al Giudice supremo,
divino annesso al principato della cattedra di s. Pietro; ned os- CRISTO Signore. E quando, dopo i primi rumori, giunse pur
servi esempio, che alcuno de’ suoi successori fosso mai slato nelle Gallie la forma del decreto, promulgalo sull' affare di Papa
sottoposto al giudizio di prelati minori. Della qual libertà nel Simmaco dai Vescovi d'Italia, quo’ santi prelati non mutaron
rappresentargli i diritti dellaSede Apostolica, quel potentissimo punto linguaggio Benché, scrive s. Avito, esso decreto renda
:
principe ariano non solamente non si offese, ma nè pure dcl- degno di venerazione il consenso di sì numeroso Concilio, non-
l’ altra, con cui i medesimi Vescovi lo richiesero di far loro dimeno siamo d'avviso. che Simmaco, accusato ne' tribunali del
ostensibili le lettere, colle quali, secondo che egli asseriva, lo secolo, doveva piuttosto dall' unione dei suoi colleghi atten-
stesso Simmaco aveva richiesto d' inviare i Vescovi a Itoma
lo dere la sua difesa, che il giudizio della sua causa. Quantun-
per la celebrazione del Sinodo; poiché Teodorieo ordinava che que 1‘ arbitro del cielo abbia predetto, che saremmo stati sog-
tosto fossero ad essi presentale. Tutte queste particolarità sono getti alle potestà della terra, quando disse, che compariremo
attinte agli Atti della Terza Sinodo riferiti dal Mansi (15). Lo dinanzi a’ Principi ed a' Re: contuttoché non è facile ad inten-
perchè, ammirando il dottissimo benedettino p. Luigi Tosti dere in qual modo, ed in virtù di qual legge il Superiore possa
un coraggio apostolico degno dei più bei tempi delia Chie- essere giudicato dagl'inferiori. Ed appunto a ciò sembra aver
sa, ben osservò, che quei Vescovi italioti venivano dai san - avuto riguardo lo stesso venerabil Concilio, quando la causa,
tuarii, e non dalle reggie ; come meritamente aggiunse a lodo elio quasi temerariamente (e sia ciò detto, salva la riverenza)
di Teodorico, che quel Principe, avvegnaché eretico, aveva perù aveva impreso ad esaminare, alla fine rimise al divino giudi-
senno da uomo (16). Dopo le quali cose parca manifesto, che zio. Per La qual cosa, tanto come senatore romano, quanto ce-
it concilio, per la causa del pontefice Simmaco, avesse dovuto rne vescovo cristiano, vi scongiuro di non aver meno a cuore
adunarsi col pieno di Lui consenso. Eppure vescovi, giunti i
lo stalo della Chiesa, che quello della repubblica, e di non amar
che furono in Roma, c riuniti nella basilica di Giulio, non si meno nella vostra Chiesa la Sede di Pietro, che nella vostra
tennero nelle coscienze loro abbastanza tranquilli, restando città la capitale del mondo. Negli altri vescovi, se qual-
neiranimo loro una grande incertezza sulla rego-
tuttavia fissa che cosa vacilla, ò facile porvi riparo; ma se si revoca in dub-
ingerenza loro in un tanto aliare. Ed ecco che,
larità dell’ bio l' autorità del Papa di Roma, non è un vescovo partico-
menlr' erano per dar principio allo deliberazioni, lo stesso lare, ma l’episcopato stesso che vacilla. Ben snpele tra quali
romano Pontefice presentossi al Concilio, e dichiari» che quella tempeste dell' eresie conduciamo la nave delle Fede. Se con
convocazione, era stata fatta di suo consenso, e che perciò egli noi temete questi pericoli, fa d'uopo, che voi pure con noi
stesso dava ai vescovi congregati tutta V autorità di procedure vi uniate per la difesa del supremo nocchiero. Chi presie-
in quella causa (17). de alla cura del gregge, renderà conto al Signore della ma-
III. Ed ancur dopo ciò, senza fiiUMCAMt, ma proclamandone niera del suo governo. Dd rimanente non appartiene allo stes-
L' tNN0CE*ru, ne lasci a roso il giudizio a Dio. Rassicurati pertanto sogregge, ma al giudice di chiedergliene questo conto (19). •
i Vescovi dallo stesso Pontefice Simmaco, ch'egli era quello Quante riflessioni, osserva il dottissimo Cardinal Orsi, si potreb-
che II aveva convocati, il primo loro atto fu di rimettere il Pon- bero fare su questa Ietterai Di queste belle parole : • Se il Ro-
tefice) stesso nel pieno suo grado da cui lo avoar» tolto gli sci- mano Pontefice vacilla, non è un vescovo, ma è V episcopato
smatici: poi neppur vollero esaminare le accuse contro di lui che vacilla: • e deU’altre: • Negl’insulti del capo sentivamo il
prodotte, ina lasciarono al suo solo arbitrio di rispondere ni pericolo del nostro stato» è troppo chiara conferma la quoti-
richiami degli avversar». Le molte arti dei scismatici, nemici diana esperienza (510). Del resto osserveremo coi benemeriti
del legittimo Pontefice, giunsero, è vero, a paralizzare per un scrittori della Civiltà Cattolica, come questo fatto celeberrimo,
certo tempo le giuste e sante disposizioni dei Vescovi raccolti appartenente alla storia della Chiesa francese, mette in aper-
in Roma e se ne può vedere negli Atti atessi la ben dolo-
:
to quanto falsamente e calunniosamente alcuni scrittori anche
rosa istoria. Ma alla fine la costanza dei prelati cattolici vi poso moderni, s’ostinino a qualificare per consueludiui ed usi anti-
un argine, e, pronunciata questa sentenza: Essere papa Sim- chissimi della Chiesa gallicana, alcune opinioni c sentenze surte
maco, secondo tutte le umane apparenze, immune dalle colpe nei tempi, in cui il poter civile voleva supraslare ai Vescovi del-
imputategli dai suoi nemici, e peri», rimettendolo quanto al ri- la Francia a preferenza del Papa, per poi arrivar egli a governar
manente al divino giudizio, dover egli essere reintegrato in quella Chiesa in vece dei Vescovi. Corto è, che ai tempi di Simma-
tutti i suoi diritti fu reso consapevole del fatto l'ariano re co, l'episcopato francese non ammetteva, che it Concilio fosse
Teodorico, il quale, approvandolo pienamente, proferì senten- superiore al Pontefice; poiché al solo udire che it Concilio Ro-
za degna di eterna memoria : • Negli affari ecclesiastici non gli mano aveva giudicato il Papa, trovò suo debito protestare con-
toccare altra parte che la riverenza: NVc aliquid ad se praeter tro tanta violazione delle leggi fonda mentali della Chiesa (21].
HE VEREX Ti AM de ecclesiaslicis negatiti perlinere (18); sen-
tenza di cui il Tosti precitato ben dice, che avrebbe a scol- 5. La ('bietta orientali* prraefpiitala dall'ima
pirsi sulla corona di tutti i Re della terra. paratore A nattlaiil», od 11 PonliHralo Romano.
IV. E AD ONTA DI TANTE PRECAUZIONI, | VESCOVI DELLE GaLMR L’orribile persecuzione con cui l'imperatore Anastasio trava-
MOSSERO LAMENTO COR QUEI ITALIA PER ESSERSI, COMUNQUE SIASI,
L»' gliò per molti anni la Chiesa orientale, di cui demmo nel Te-
eretti a giudici del Papa. Abbiamo vedute le precauzioni prese sto i sommi capi, ha dato occasione e sviluppo a si preclari
dai Vescovi d* Italia per non offendere la santità di pp. Simma- monumenti, che ci sentiamo in duvere di coordinarli insieme in
co e fu per suggellarle con perpetuo monumento, che adotta-
;
questo luogo, affine di rilevarne l'intrinseco carattere, riputan-
rono ed inserirono nel numero de' loro solenni decreti l'Apolo- doli noi in modo singolare importanti alla causa del Pontifi-
getico d’ Ennodio, nel quale è stabilita con tanta forza l' indi- cato Romano, ne' cui fasti antichi ì moderni Greci scismatici
pendenza del Romano Pontefice da qualunque umano giudizio. o rifuggono dal metter mano, o se l' applicano, lo fanno col
Pur nondimeno il solo confuso rumore giunto nelle Collie, che solo intento di sfigurarne per mille arlillzii il naturale signi-
si fosse* in un Concilio giudicato Papa Simmaco, fece trase- Studii storici sulla Chiesa e l’ Impero del eh. P. Rot-
ficato. Gli
colare que' santi ed illustri prelati, che caddero nella più gran- tnlla,da noi più voile citati, ci serviranno di guida e scorta in
de costernazione, come se gl' Italiani avessero osalo scuotere questa breve ma importante escursione isterica.
i fondamenti di tutto V episcopato, e svellerò i cardini della 1. Stato deplorabile della Chiesa orientale begli assi 51 1-518.
Chiesa. Commisero perciò al celebre s. Avito vescovo di Vienne, Lo scisma Acaciano (o di Acacio, vescovo di CP.}, comincialo
)
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segue la \ota il,
gli ortodossi divorava l’empio imperatore Anastasio; in quan- strae lamine ; da lui il soccorso necessario agli estremi bi-
to che gli ortodossi, tenendo ferma la supremazia e la centra- sogni nei quali si trovano So» qui infirmitele novae prae-
;
lità di Roma, contrastavano indirettamente alla superiorità o r arieationis patrie nostri (AcacUCP.) deiidmur, ad tuoni cla-
parità almeno di potere e dignità, cui aspiravano in tulio i do- ma mus bcatitudinem ... festina in auxilium nostrum ...festina
minanti d’ Oriente. Ivi infatti le primarie cattedre erano non et noti tardare ad Orientis aurUium. Egli il verace medico
solo vedovale del legittimo pastore cattolico, ma quel cho è delle anime, ed a lui discoprono le ulcerose piaghe di che tutto <;
peggio, occupato da eretici, veri lupi rapaci. Depoeto e confina- coperto il corpo della Chiesa d' Oriente, c lo scongiurano tene-
lo ad Eueailc san MacAsJonio. l’eretico monarca aveva insedialo ramente a correre presto a salvarla ; Quia non est ulcus aut
a Costantinopoli Timoteo, prete disonorato per la malvagità dei macula, ncque plaga t amene, sed tolum ulcus est a pedibus usque
costumi, e venduti) per promessa a tutti i capricci dell'impe- ad caput... vos iato boni medici, et ittius veri medici (Chris ti)
ratore. In Alessandria, cattedra apostolica, ma da tanti anni rei bonorum discipuiorum eius certissimi piantatorcs , festina te
contaminala dalla pece outichiana, sedeva Giovanni Niceota, ad curata. A lui finalmente dirigono la furinola della fede or-
il quale non solamente aderiva a lutti i voleri imperiali, ma todossa, perch' egli, siccome dottore supremo della Chiesa, la
dava anzi loro fomento e stimolo. All'illustre e generoso Fla- suggelli colla sua approvazione. Ecco in quali sensi scriveva
viauo, cacciato esso pure dalla sede patriarcale di Antiochia o nel secolo VI la Chiesa orientale, quando V eresia c lo scisma,
confinato a Petra, imperatore aveva surrogato Severo, il più
l‘ quasi fiera tempesta, sconvolgevano tutta quella cristianità.
arrabbialo e crudele fra gli eutichiani d’ allora. Gerusalemme, Sensi allatto conformi a quelli, che si manifestarono nei secoli
cattedra essa pure delle primarie d’ Oriente, vide l’ intrepido precedenti, sin d 'allora che un'iniqua deposizione avendo colpi-
suo pastore s. Elia, vittima dello più crudeli persecuzioni del- to nella tumultuanti! Chiesa di Corinto due ecclesiastici, non
T empio monarca, abbandonare quella sede per trascinare nel- ebbero già questi ricorso all' inclito apostolo Giovanni nella vi-
1’ esilio la vita che gli rimaneva ed essergli surrogato dalla
; cina Efeso,ma sibbene a Clemente successore dii. Pietro nella
volontà del principe r eretico Giovanni, il solo che fra tanti chiesa Romana. E documenti di tanto peso, perchè sono di-
intrusi ladroni rinsavisse, ed aprendo il cuore alle insinuazioni menticali dai Greci scismatici? Deh almen li conoscano e li
de’ ss. abati Saba e Teodosio, confermasse al cospetto di tutta meditino bene i cattolici, o gl’italiani in ispecie, per saperli a
Gerusalemme il concilio di Caicedonia, e giurasse di morire per tempo opporre alle miserabili obbiezioni del clero greco non
esso esempio nobilissimo di coraggio pastorale, ma che punto
; unito, e provvedere, meglio clic non pensano, alla grandezza
non valse a ratlenero che le cose della Chiesa orientale non del Vaticano e di Roma.
precipitassero alla rovina; che anzi accendeva vieppiù furiosa III. 1/ ipocrita Anastasio fa a.sch‘ esso ricorso al Papa. Chi
la rabbia cocentissima onci* era divorato il cuore del monarca, l' avrebbe detto ? Dopo che i vescovi cattolici perseguitati eb-
nel vedersi deluso di aver collocato sulla sede di Gerusalemme bero ricorso al Pontefice Romano per invocare aiuto di lumi
un uomo, eh* ei credeva fatto a seconda de’ suoi disegni. Ora e di conforto in si gravi distrette indi' esso il perfido per- :
da que’ primarii pastori molti vescovi minori dipendevano, un secutore, veduto addensarsi sul capo un nembo tempestoso che
buon numero de’ quali era stato allacciato dalle trame degli minacciava schiantarlo, si rivolge a Papa Ormisda per distor-
eretici; altri erano curvati sotto il poso delle minacele im-
s‘ narlo; e le negoziazioni intavolale in quella congiuntura col
periali ; ed
pochi che rimanevano fedeli all’ ortodossia, che
i Romano Pontefice, mentre ci rivelano nella più sconcia ma-
inai potevano essi far di bene, isolati com'erano, e derelitti ? niera l* ipocrisia dell’ eretico imperatore
, ci porgono nuovi ar-
II. I vescovi dell' Ometti:, fedeli all* ortodossia, r astio ricor- gomenti per avvalorare i principi! di dritto pubblico ecclesia-
so al Para. In sì gravi distretto, destituiti d' Ogni esemplare stico, cui spesse volte appelliamo nel nostro Testo, e che si
conforto che dalle sedi patriarcali scendesse a sostenerli nella mantennero intatti, anche sotto
le pressure dello scisma Aca-
generosa confessione dulia fede, i vescovi cattolici ebbero ri- ciano, nell' impero orientale; ecco come. Mentre l'Episcopa-
corso alla s. Sede Romana. Ammirabile disposizione della Pro- to cattolico dell' Oriente ricorreva lacrimando al Pontefice, i
valenza, che con sapientissimo divisamente forniva alla sua popoli, irritati fino al fondo dell' anima dalla mala fede di Ana-
Chiesa un centro di unità incrollabile, al quale avessero potuto n
stasio, si fi irono aU’armi. Vitaliano, scila di nazione, e mae-
coll’ andar dei secoli far ricorso i perseguitati pastori , colle stro altura delle milizie, si melleva alla lesta dei sollevati ; ne
pecorelle loro affidate, perchè da quel centro uscisse la pa- armava in tre giorni un corpo di sessantamila, e riuforzuva-
rola confortalrice che confermasse i fratelli nella fede di Ge- lo con grande moltitudine di L'nni o di Uutgari. Dopo avere
sù Cristo. Ed oh con quale affcl lo i pastori delle chiese orien- sconfitto un esercito di sessantaciuque mila uomini, e messo
tali, fermi alla custodia del minacciato deposito, rivolgono al in ferri Ippazio figliuolo dell’
imperatore e condottiero di quel-
Romano Pontefice le voci e i sospiri loro? Essi scrivono a nome lo, si spinse trionfatore fin sotto le mura di Costantinopoli ;
ro (221. Confessano apertamente, che il romano Pontefice oc- seggio l’ ortodossia della Fede. Anastasio, impotente a frena-
cupa la Cattedra di Pietro apostolo S/cut docuil beata* glo-
: re colla forza il vincitore, adoperò ogni mezzo per condurlo
riosorum Apostolorum princeps, cuìus cathedram Beatitudini all'inganno. Riusciva di folto ad allontanarlo da Costantino-
irne credìdit Christus optirnus postar ; ch'egli è l'universale poli; poi gli cacciava improvvisamente alle spalle una feroce
pastore di tutta la Chiesa, al quglc sono conte le maligne arti armata pur batterlo a sterminio; ma essendo stato, dopo san-
del demonio; Fion enim ignora* eius (satanaiy ingenium qui guinosissimo combattimento, sgozzato dallo stesso Vitaliano
quotidie a sacro dùciate tuo Petra doceris OYES CUBISTI PER l'effeminato Cirillo che la comandava, e passate le truppe sotto
TOTl'M ilADI TABI LEM MLWDIM CREDI TAS TIBI PASCERE le bandiere dolio Scita, questi vittorioso piombò di nuovo
non vi, sed sponte coactas; che a
lui è stato dato il pieno po- sulla capitale dell’impero. Allora Anastasio fu costretto a man-
tere di legare e di sciogliere; non in ligando tantum potestat dar supplichevole il senato ad implorar la pace da Vitaliano:
est libi data,sed in sott endo quoque diu vinctos ad imitationem giurava, richiamerebbe alle sedi patriarcali Macedonio e Fio*
magistri ; e se ne professano sincori figliuoli fi devoti, come a viauo, convocherebbe ad Eraclea un concilio generale, cui pre-
padre affettuoso e tenero verso la sua prole Tu a/fectuosus : sedo&se il romano Pontefice, perchè fosse esaminata la causa
in filiis pater etc. Dopo Dio, da lui chieggono con umile dei vescovi deposti e ristabilita la sincerità della fede ; sarebbe
preghiera di essere illuminali e condotti nella via della fede ; egli in avvenire il sostenitore dell' ortodossia, il punitore degli
Ornnes post Dettm tuae lumen t isitaitonis et assumptionis op- eretici. Venivano queste promesse giurate dagli stessi senatori,
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Secolo Vt.
soglie la Vota 5,
da Cristo agli Apostoli, ed in modo speciale a Pietro, da cui quindi preso alle strette, e conio attanagliato dalla ineluttabile
la Chiesa di Dio ripete la sua forza e stabilità: Nunc antem autorità dei romani Pontefici da un lato, e dall'altro dalle armi
current de robis tua vis opinio, ad memorlam nostrani boni- minacciose di Vitaliano, clic fece il tristo ! Ebbe ricorso alle
totem patemae affectionis addurit, ut ilta requiramu» quae vecchie sue arti ipocrite, in ci»’ era apertissimo, e trovò la ma-
Deus et Salvator mister sane tot apostolo» diritto sermone do- niera di eludere si quella che queste, aprendosi libero campo
cvit, ac mar ime beatum Petrum , l.S QUO FOHTiTUDlSEX a’ suoi ereticali macchina menti. Ki ben s'accorgeva, die il ri-
ECCLESIAE 8UAK COMSTITUIT (SS). Aggiunge lo scaltro ipo- gettare una sola delle proposle condizioni, lo avrebbe chiarito
crita, che per comporre i passati dissidi! e ricondurre l'Oriente eretico agli occhi sospettosi ed attenti del popolo bizantino ;
all'unità della credenza, sarebbe necessario un concilio; pre- ma sapeva pure che il popolo mal soffriva che si seppellisse nel-
ga quindi il Papa a voler prestare l’opera sua al buon riuscì- P anatema il nome anche di Acado; U respingere perciò que-
inculo della sospirata riunione; e promette dalla parte sua il sta condizione, mentre gli varrebbe da un lato 1‘ affetto dei
telalo adempimento dei desidorii c della volontà del Pon- bizantini, manderebbe dall’altro a vuoto raccordo promesso
tefice. K quando Papa Ormisda, rispondendo amorevolmen- colla Sede Apostolica. Il partilo gli pareva acconcio ; eccolo
te alla lettera dell' Imperatore, annunxiavagli che non potrebbe dunque carezzare con ogni maniera di doni e di gentilezze
assentire alla convocazione di un concilio ecumenico, prima gli inviali apostolici; tenerli a bada con lunghe tergiversazio-
d' averne conosciuto e ponderalo le ragioni (il) : Anastasio ni; poi licenziarli senza nulla cnnchiuderc, fuorché consegnan-
diè presto opera a soddisfarlo, e pregò il Pontefice ad inter- do loro una lettera per Ormisda, capolavoro d'ipocrisia o di
venirvi coi Vescovi più illuminati neIJc cose della fede (25). menzogna. In essa protestava la sincerità della sua fede, la sua
Or ci rivolgeremo audio qui ai Greci scismatici d’ oggidì, e venerazione pei decreti calcedoni», la piena adesione dell'ani-
direm loro: Vedete un imperatore, il quale perseguitava diret- mo suo ai capitoli del Pontefice ; avrebbe pur egli accettato an-
tamente l'ortodossia, riconoscere nonpertanto come non fosse che quello che riguardava Acacio ; ma nel rimuoveva la per-
nella sfera delle sue pertinenze sentenziare intorno alle dottri- suasione , che quella condanna avrebbe potuto diventare in-
ne della fede, ma si apprenderle dalla Chiesa ; riconoscere che centivo a lagrime voli scandali per l'Oriente (20).
P unità cattolica non potrebbe in venni modo ottenersi so non V. TORNATE VANI LE TRINE SOLLECITUDINI PONTIFICALI, S. ORMISDA
sotto l'autorità e la dipendenza della Sede Romana confes- ;
REPLICA I SCOI SFORZI CON ZELO PATERNO MA SEMPRE CIRCOSPETTO.
sare finalmente, che nessun Concilio generalo ha forza e valore Nell' anno 515 nulla dunque se ne fece; e come accennammo
nella Chiesa, se non sia almeno assentilo o riconosciuto dal ro- nel Testo, la prima Legazione di s. Orrnisda tornò vana; ma
mano Pontefice. Anche questi son documenti ineluttabili, che neppur l'Imperatore Anastasio colle subdole sue arti por ingan-
non debbono nè possono essere dimenticati da voi, ma si me- nare la S. Sede, vi guadagnò punto che anzi pose il colmo
;
ditati con tutta coscienza, per derivarne quelle salutari conse- alla misura delle sue iniquità, c Dio alla fine liberò la sua Chie-
guenze che I* intimo loro carattere naturalmente suggeriscono. sa da si pessimo sovvertitore. Prima peraltro s. Ormisda dove-
IV. Il Papa phockdk co.v si.voolab fbomkza i circospezione. va esaurire tutte le paterne sue cure per ammollire quell’ ani-
Era antico costume, che il Romano Pontefice, trovandosi im- mo indurato, e il fece con soavità e dolcezza così temperato
pegnato in alcun affare di allo interesse cattolico, ricercasse da pastorale circospezione, che le insidiose pretensioni del prin-
del loro parere i vescovi dell’ Occidente, convocandoli a Ro- cipe non valsero a farle degenerare in pusillanime debolezza.
lua, o minandoli in Sinodi particolari. A quest' uso edifican- Respinte perciò le maligne insinuazioni dei Legati imperiali,
te giùaccennammo nel Secolo V, Nola fi.', III. Come allo- $ che Anastasio aveva spediti a Rmua, scriveagli nel 51 fi con
ra san Celestino, così pertanto adesso sant' Ormisda, consul- affollo di tenerissimo padre (30). Poi gli spediva nel 517 una
tati prima i vescovi dell’ Occidente raccolti nei sinodi pro- seconda Legazione, condotta dallo stesso s. Ennodio, per cui
vinciali ed in un conciliu Romano (26), spedi a Costantinopoli mezzo gli indirizzava altre Lettere, non meno tenere e com-
una legazione composta di cinque autorevoli ecclesiastici, tra moventi delle prime (31). Collo stesso affetto scriveva il gran
i quali splendeva per autorità c per dottrina s. Eanodio, ve- Pontefice ai Vescovi ortodossi deU’ Oriente, ed al popolo, ed ai
scovo di Pavia, accompagnandoli con una istruzione detta monaci di Costantinopoli, confortando tutti alla costanza nella
Indiatila (27), la quale è uno do’ più validi documenti a far fede (32) ; altre ancora ne spediva ai vescovi trascorsi nell’ere-
prova luminosissima della bontà, della prudenza e diremo an- sia, ed allo slesso Timoteo, esortandoli amorevolmente alla di-
cora del valore della cristiana politica della Sede Apostolica. rittura detta credenza (33); consegnava ad Ennodio una pro-
In quello scritto s. Ormisda non consentiva all'imperatore la fession di fililo (34), alla quale doveva sottoscrivere chiunque
chiesta convocazione del concilio di Eraclea, se prima non bramava di comunicare eoo Roma (quella stessa di cui rile-
avesse sottoscritto icapitoli a lui spediti per mezzo dei Lega- vammo l'alta importanza nella Nota 1.'}; ed allo stesso Legalo
ti; e prometteva il suo intervento al sinodo, qualora si fossero spediva poi Lettere d' istruzione, per facilitargli la strada al-
adempiute h? proposte condizioni. Doveva Anastasio (e con lui la sospirata riunione dell' Oriente (35). Ma indarno. L'empio A-
tutto il clero orientale) in virtù dei detti capitoli, accettare il naslasìo ricusò recisamente di sottoscrivere il libello presen-
concilio di Calcedonio, e la celebre Lettera di s. Leone, ed ana- tatogli da Ennodio; poi, a somiglianza del suo predecessore,
tematizzare i nomi non solo di Nestorio, di Eutìcheto, di Dio- si adoperò scaltramente affine di corrompere con doni i legati
scoro. di Eluro e del Fullone, ma anche del suo favorito patriar- apostolici, o trovatili costanti e fedeli alla loro missione, li cac-
ca Acacio. Gli esiliati per ragioni ecclesiastiche dovevano esser ciò con insulti dal suo cospetto, c li foce gettare in fondo ad
rimessi al giudizio della Sede Romana, la quale sentenzierebbe una nave pericolosa al navigare, perchè derelitti d" ogni con-
perentoriamente ; ed alla stessa s. Sede sarebbe portata la cau- forto u raminghi, potessero a stento scampare la vita. E sic-
sa di quei Vescovi i qual» fossero tradotti come rei d’avere come la forinola della fede recala dai Legati andava in giro
Di Google
Uote al
Vita 6,
por Io città dell’ impero, e raccoglieva numerose «iscrizioni, turaumana, da lui assunta per nostro amore, essendosi assog-
così egli die’ nelle furie, e scrisse apapa Ormisda una lettera non forzato o violentato, ma spontanea-
gettato Egli stesso,
in cui stemperò tutto il veleno che avea per lo innanzi studiato mente e volontariamente, a tollerarne le affezioni, i dolori, e
di celare in cuore, significandogli oltraggiosamente ch'egli non la corruzione a lei proprie. Noi cattolici ciarrestiam qui col-
avrebbe pigliato altronde la legge, che da sé stesso (36}. le conseguenze di questa ineffabile degnazione di Gesù Cri-
VI. Fw* infrucr deu’ ekpio Anastasio. Ma P orgoglioso prin- sto. Ma gli eutichiani andavano innanzi, o direm meglio so-
cipe cadeva nel disprezzo della plebe e dei senatori deirimpero, fisticavano a modo loro dicendo, una delle due o Gesù Cm-
:
i quali lo chiamavano spergiuro, intanto ch'egli non arrossiva sto prese umana carne,
tal quale 1* ebbe Adamo dopo il pec-
di difendere la sua condotta, affermando: esser lecito a Principe calo, e ne inferivano die doveva essa pure andar soggetta
il mentire per ragione di stato: Haberi legem, quae imperato- al peccalo; o l'assunse di tal natura qual era in Adamo avan-
rem in necessitale constitutum peierare ac mentici tu beat (37). ti la sua caduta, e ne concludevano che non
poteva tal carne
Laonde il tristo esempio provocava gli eretici a più furiosa per- nò patire, nè morire. Ora il nostro Boezio, a sventare que-
secuzione dei Cattolici; e le devastazioni, grinceodii, i sac- sti sofismi, saggiamente distingue in Adamo tre itati,
due
cheggi, le prostituzioni, le stragi più crudeli segnalarono gli dei quali estremi , ed uno quasi mezzano fra essi. Primo na-
ultimi due anni di quell'empio regno. Se non che l'ira divina, to fu quello avanti il delitto; in esso Adamo non era sogget-
che versami dapprima sopra il capo dei due malvagi patriar- to alla morte, nò si era per anco contaminato con alcun
chi Timoteo di CP. e Giovanni d’ Alessandria, non tardò a spe- peccato ma poteva essere in lui la volontà di peccare. Se-
;
gnere la vita dell* infame Anastasio ; e la sua morte fu prece- condo stato quello, nel quale Adamo avrebbe potuto tramu-
duta e seguita da sì terribili circostanze, che universalmente tarsi, se si fosse mantenuto fedele ai comandamenti ricevuti
apparve manifesta la vendetta del cielo: tanto che non solo da Dio. In tal nuovo stato &i sarebbe in lui aggiunta questa
non ebbe gli onori imperiali, ma l'ignominia egli insulti lo felice particolarità che non solo non avrebbe peccato o
, ,
accompagnarono al sepolcro: C»m ignominia absque consueti» voluto peccare, ma neppure lo avrebbe potuto. Terzo stato
erse quii» ad tumulum dncitur (38) ; e quando si trattò di dar- fu quello dopo il peccato, al quale per necessità ne consegui
gli un successore, molli erano i nepoti e pronipoti di Ana- la morte, e dippiù il peccato stesso, e la volontà del peccato.
stasio, e grande era la loro potenza e ricchezza; ina l’odio e Di questi tre stati due estremi sono, come ognun vede, il
i
I* avversione eh’ egli si era guadagnato con tante crudeltà ed secondo cd il terzo; poichò nel secondo, che fu soltanto pos-
empietà ftiron tali, clic riversaronsi sopra lutti i suol parenti, sibile, ma per nostra somma sventura non si verificò, ci
sì che ognun d'essi rimase escluso dal trono imperiale; c venne sarebbe stata la felice impeccabilità, ossia il non poter pec-
a quello innalzato un vecchio soldato di bassissimi natali, ma care; e nel terzo, al quale ora noi soggiacciamo, è il pecca-
di gran pietà c di eccellenti costumi, il quale pose ben tosto to e la volontà del peccare. Il primo stato apparisce dunque
termine all’ eresia, e ad uno scisma che aveva colmalo di quasi mezzano duo estremi, poiché si collogò con
fra questi
tanti mali la Chiesa d’ Oriente. esso la possibilità di peccare e di morire. Premessa questa
accurata distinzione, osserva Boezio che Gesù Cristo prese
<1. Importante tlintinzione con rul II celebre in sò stesso nel farsi uomo un elio di proprio da ciascuno di
Hevcrlno Doezlo llln«trò II dogma della pa«- questi tre stati. Perocché, scrive egli, lo aver egli vestito un
Mlhllltù UMNunta dal %'erho umanato. Nell’anno 313 corpo mortale, per fugare La morto dal genere umano, dee
san Simmaco papa tenne un’ adunanza, cui intervennero tutti apporsi a quello stato che fu in Adamo stato di pena inflitta
alla sua colpa, ciò dì’
i vescovi che si trovavano in Roma, e le persone più distin- è proprio del terzo stato fra i sopra-
te del clero e del senato, fra le quali cranvi 1* arcidiacono mentovati. Il non aver Gesù Cristo avuto volontà alcuna di
Giovanni, e Boezio. In quest' adunanza fu letta una lettera peccare, fa parte dell’ altro stato, al quale Adamo sarebbe per-
che supplicavano il sommo Pontefice a
dei vescovi orientali, venuto , se non avesse ceduto colla sua volontà alle insidie
voler indicar loro termini precisi coi quali potessero pro-
i
del serpente, cioè allo stato secondo. Resta dunque lo stalo di
fessare il dogma deUc due nature Cesù Cristo, contro gli
in mezzo, quale fu descritto pel primo, e nel quale trovossi Ada-
Eutichiani, che con erronee restrizioni impugnavano questo mo quando non era per anco soggetto alla morte, ma la sua
dogma. Boezio, in mezzo alle clamoroso dispute di quell’ as- volontà avrebbe potuto meritargliela col peccato. In questo
semblea, si tacque, riservandosi di esaminare con maggior stato Adamo fu late, che mangiava, e beveva, c digeriva i cibi
comodo, e con più maturo studio la delicata questione. E dopo presi, cadeva nel sonno, e ad altre cose soggiaceva proprie del-
seria considerazione, animato, com’era, da vivo zelo di sos- l'uomo, ma che non recavan seco veruna penalità mortale.
tenere la purità della fede cattolica, e di concorrere dal Or queste cose tutte è certo che Gesù Cristo se l' ebbo poiché ,
canto suo a por riparo ai mali, die cagionavano alla Chiesa mangiò, bevette c provò in sé stesso quant’ era proprio del
le eresie di Eoliche c di Nostorio, compose il celebro suo corpo umano; sibbene il bisogno del nutrimento, del son-
trattato teologico intorno alla natura divina ed umana di Gesù no ecc., non fu da lui provato per necessità, ma per potestà:
Cristo, dimostrando essere Egli vero Dio e vero Uomo. De- ossia, perché volle provare tale bisogno quale lo provò il
dicò quest’opera all' arcidiacono Giovanni, dm fu dappoi som- primo uomo. Ecco quanto Gesù Cnisro degnassi assumere in
mo Pontefice, pregandolo che levasse, od aggiugnesse, o cam- sé slesso del primo stato di Adamo. Da ciò apparisce mani-
biasse nel suo scritto ciò che avesse meglio credulo (39). festo, secondo Boezio, come Gesù Cristo fosse Uomo perfetto.
Premessi questi cenni, che onorano l'ortodossia di Boezio, anche riguardo all’umana carne da lui assunta, senza dover
e la sublime fede di tanto filosofo , ed insieme la sua spec- ammettere le sofisticherie degli eutichiani, o per negare la
chiata modestia, recheremo l'annunciata distinzione teologica, sua passibilità, o per ammettere la volontà del peccare.
con cui l’ accuratissimo scrittore, verso la fine dell’aureo suo Ma non entriamo nell’ altrui messe. I maestri in Teologia
libro (40), illustrò il dogma della passibilità assunta da Gesù dogmatica ne trattano esprofesso nello svolgere il mistero
Cristo, e. come osserva il dottissimo p. Terrone (41), contri- dell’ Incarnazione; a noi basti lo avere illustrate le nostre pa-
buì non poco a sciogliere i falsi commenti degl' eretici euti- gine del Secolo VI con un preclaro monumento di dottrina
rhiani. É sentenza comune fra i teologi, confermata con sodi teologica, tramandatoci dalla penna laicale di un uomo di sta-
argomenti tratti dallo sacre Scritture o dai ss. Padri, che G§- to. Che se puro alcuno vorrà con tutto ciò apporci a colpa,
rù Cristo sopportò patimenti proprii della nostra inferma e Il d'aver qui toccato di tal materia cc nc scusi un vivissimo
i ,
corrotta natura, non già per una legge soprannaturale e stra- I desiderio che ci arde in cuore: quello di pur vedere ancho
ordinaria e come per miracolo, ma sibbene i>er necessità na- II nell' Italia nostra (il solo paese forse che ne sia mancante)
turale, cioè secondo la condizione propria della nostra na-
||
una scuola laicale veramente cattolica, in cui si rinnovino i
( 6 )
L-'ivjiu, Google
Secolo Vt
\ola 7,
belli esempi! dell' antico Boezio. Perocché fino a tanto che il quale, per verità non
di quelle addotte dal sig. Gay, si è dato
i scrittori e i dotti Italiani, salvo ben rare eccezioni, studie- gran pena di recare citazioni minutamente precise.
ranno il cattolicismo non altrove clic nel Sarpi, nel Macchia- Secolo I. Non sappiamo che Gesù Giusto Signor nostro pre-
velli,nel Giannunc, noi fiotta ed in altri somiglianti autori,
scrivesse ai suoi Apostoli costume di abbigliamento veruno:
laChiesa cattolica lungi dal trovare in essi figli devoti, valenti
pure ordinò qualche cosa. Volle che i suoi discepoli portassero
difensori de'suoi dogmi, c savi estimatori della sua disciplina,
solamente i sandali, ed una sola tunica calceatos sandali», et ne :
scritture, che non increbbero all' arcidiacono e poi sommo varii trattatisti vorrebbero vedere la veste fatta per la cele-
Pontefice Giovanni, Boezio ebbe voce ne' secoli seguenti d'es-
brazione del divin sacrificio, pare più probabile elio non fosso
sere stato il precursore, se non il padre, di quella cho si ap-
più che un semplice mantello da viaggio; poiché V Apostolo la
pellò Filosofia Scolastica del Medio Evo... In tutti i suoi scrit-
ridomandava da Roma al suo fedel Timoteo dopo quattro anni,
ti si ravvisa l' ingegno, che accoppiar sapeva con felice col- che l'aveva lasciata presso Carpo in Troade: ricerca che certo
leganza le sublimi aspirazioni di Datone ai precetti della ra- non avrebbe lant' oltre dovuto protrarre, so si fosse trattato
gione severa di Aristotile (42). • di vestimento indispensabile alla celebrazione de' divini mi-
steri. Ci bastidunque affermare, che dai monumenti super-
stiti del primo secolo nulla più si ritrae se non so avere il
?. Te«<ini«ninnze del primi Mei Secoli del-
divino Maestro ed i ss. Apostoli risecato ogni superfluità dalle
la C'IileMa cirro le Ye«ll rlorlrall e lllurglrhr.
vesti di costume clericale : conclusione nonpertanto, la quale
Il dotto sig. Vittore Gay, giovandosi delle pubblicazioni da' pre-
deesi accogliere con tal riserbo, da lasciare tutta la virtù e
cedenti Trattatisti; De re restia ria, istituiva, non è guari alcune
lutto il rispetto alla Tradizione circa le sacre Vesti, die, per isti-
ricerche (43} cho trovammo in molla parte accurate, per
,
tuzione Apostolica, laChiesa usò sempre nella celebrazione dei
iscoprire tra il barlume di una tradizione non ben definita, i
divini misteri, come già osservammo nella Nota 22.* al Secolo 1.
germi di una legge sullo Vesti del clero cristiano, colla quale si
collegassero gli ordinamenti e i costumi, clic realmente s* in- Secolo IL In esso troviamo per monumenti positivi illu-
contrano formulati, c sanzionati sin dai primi secoli della Chie- stralo il Colobio quale insegna particolare dei Vescovi, o di-
sa. Certo questa sapientissima sposa di Ceisto, anche pel co- chiarato F uso del Pallio quale distintivo speciale di cristiana
.
stume esterno de' suoi ministri, ha dovuto adoperare nella gui- filosofia, nonché quello della Penula, propria indistintamente
sa stessa, che per tulli gli altri segni defi‘ esteriore suo culto. di tutti i Cristiani, tanto oberici che laici. Da monumenti nega-
Ella li prese cioè dalle cose slosse del mondo in cui surso, e li tivi poi apparisce esclusa la Dalmatica dal costume pubblico
elevò d’ una maniera speciale a significare il sublime pensiero, dei Gherici. E prima riguardo al Colobio, ne truviam memoria
cui ella intendeva co’ suoi preziosi ammaestramenti. E però, ele- nella celebre Lettera di S. Rio 1 a s. Giusto di Vienne da noi
vando le cose volgari ad un senso misterioso, i suoi simboli citata nell’anno 150 del Testo, serie I: • Rivestito del Colobio
divennero tanto più facili ad esserci appresi o ritenuti dalle dei Vescoti. fa di adempiere collo spirito di Dio il mìnislcro
turbe dei fedeli, quanto più nell’alto in cui si sviluppavano, che tu hai ricevuto » cosi scrive il Rumano Pontefice al santo
tendevano sempre ad affrancarsi da quei cambiamenti, cho il prelato (44). Il Colobio è descritto nel Testo, pag. 63, lettera l)
gusto ed il capriccio andavano introducendo negli usi laicali di insieme colla Dalmatica: ma il Colobio aveva più corte le ma-
ciascun secolo. Laonde fino al tempo in cui i laici, ossia le per- niche. Se non che. trattandosi di sopravveste, la quale, sotto
sone non consacrate al divin culto, abbandonarono, col cam- lo stesso nome, trovasi nel Secolo II usata comunemente anche
biare le forme del loro abito, l' antico costume di vestire, fino dai laici, non è facile determinare in che differisse il Cotobio
allora, diss’io, tanto il costume laicale, quanto il clericale, par- proprio dei vescovi, di cui fa cenno san rio I. Basti dunque
vero confusi sotto una medesima classificazione. Ed abbiam riconoscere nell' espressione del Pontefice ta memoria di un
detto sembrarono perchè in realtà, chi ben consideri lo te-
: parlicolar costume episcopale. Dal Cotobio in fuori, non trovia-
stimonianze pervenuteci sin dai primi secoli, trova che di fatto mo alcun monumeulo certo, che ci ammaestri di altra veste
fu mantenuta una distinzione nei ministri della Chiesa, circa clericale usata nel Secolo II. Densi è ribadita la regola, stabi-
il loro modo proprio di vestire. Percorriamo dunque breve- lita già dal Vangelo, di un distintivo tra i fedeli e gli infedeli,
mentii ta tradizione di ciascun secolo: limitando per altro le o, per parlare con espressione più propria del secondo Seco-
nostre ricerche a testimonianze meno copiose, ma più solide. lo, tra chi dalle tenebre del gentilesimo passava alla filosofia
( 7)
s
ÌXoU al
sffruo la Sola 7,
c profession cristiana e chi rimanevasi in quelle. Rileviamo in* di di, l'uso di portare vesti corte: la Chiesa, con molla discre-
falli da Eusebio storico, da Folio» e da s. Girolamo (45), che il zione e sapienza volle che i suoi ministri non vi $» conformas-
celebre filosofo Giustino, falto cristiano, non cessò mai dall' in- sero punto ; ma continuassero a portare le antiche vesti ro-
dossare il pallio degli asceti, del quale si serviva per predicare mane, usate da s. Cipriano: con che vennero a continuare quello
la parola di Dio. F. questa particolarità ci spiega, perchè, presso particolari forme, che poi rimasero esclusivamente riservale al-
i Gentili, la vista del santo martire Giustino col suo pallio filo- l'esterno costume dei prelati. Multo più esplicita «I importanti?
eolico, equivalesse alla vista di un filosofo cristiano. E come è perciò la testimonianza che si ritrae dalla Vita di s. Stefano pp.;
s. Giustino,cessi pure Atcnagora. che nell’ anno 17G dottava una poiché ordinò, come accennammo nel Testo, all'anno 256, che
bell' Apologia del cristianesimo, divenuto cristiano fi prete, non non si usassero vesti sacre nè dai preti, nè dai leviti, se rton nella
lasciò di portare il manto dei filosofi: religionem ehrixliannm chiesa, cioè nelle sacre funzioni-, d'onde la famosa sentenza
in ipso quoque tribone professa» est , scrive Filippo Sideta (46). di san Girolamo: Retigio alterum habitum habet in ministerio,
Inondo mentre il Pallio potevasi nel secolo II riguardare quasi alterimi in usu ritaque communi (58) ; decreto e sentenza, che
un distintivo particolare di que' gentili, che, abbracciando il manift’slaintuitc confermano tu Tradizione, ricordata da prin-
cristianesimo , professavano di osservarne con austerissima cipio, che cioè nell'augusto sacrifizio della Messa sì usavano,
perfezione le severe massime a più edificante ammaestramen- sin dai tempi apostolici, vesti proprie c riservate.
to dei loro antichi correligionari» idolatri; la Penula inve- Secolo IV. Ne' monumenti superstiti, oltre la distinzione tra
ce, era l'abito più comune e ordinario de' cristiani in genere, il costume dei Cherici e quello dei Laici, implicitamente ac-
tanto laici, quanto cherici: Pensate voi, che Dio non esaudisca certala da molti luoghi di antichi scrittori, e di cui ne abbiam
quei che pregano colla Pbmila ? cosi rampognava Tertulliano, dato un cenno all' anno 550 del Testo, serio IX , trovasi nel
avanti l’anno 200, que' Fedeli, che, prima di entrare in chie- Secolo IV ricordata più d’una volta una («ria distinzione an-
sa. deponevano la penata (47). Finalmente un monumento ne- che circa il colore degli abili ecclesiastici. Sono poi nomi-
gativo , ma significante, circa la Dalmatica, viene» suggerito natamente rammentate varie vesti già sopra descritte, come
da un passo di Lampridio, il quale segnala come singolarità il Pallio filosofico, distinto dal Birra, la Casula, e la Tunica
questa, d’avere l'imperator Comodo portato la dalmatica (48): non talare, portate da persone ecclesiastiche. E prima circa
d'onde la conseguenza, che perciò la dalmatica non era punto il colore delle vesti, apparisce clic erano estranei, almeno al-
usata pubblicamente dai cherici, come il pallio c la penata. l'uso addottalo generalmente, tanto il color bianco che il nero.
Abbiam detto pubblicamente : perchè in realtà cotal forma di Poiché leggiamo in Socrate (53), che lo vesti bianche, usate
dalmatica doveva essere portata dai vescovi, almeno nelle da Sisinnio vescovo, apparvero una gran singolarità a chiun-
sacre funzioni, atteso che il Coìoblo , di cui parlammo più so- que gliele vide indosso: c ne fecero lo meraviglie, come di
pra, non è altro che una dalmatica con maniche più corte. cosa affatto inusitata negli ecclesiastici in generale. Ma non
Secolo III. Nominatamente sono ricordati di nuovo il Pallio meno insolito doveva essere in allora il color nero : poiché lo
filosofico, il Colo hi o c la Dalmatica ; ed è descritto il completo stesso Sisinnio risposo ai censori : « Di grazia, in qual luogo
costume del vescovo s. Cipriano, nonché proibito l'uso delle trovale voi scritto, elio un vescovo debba usare di veste nera
Vesti sacre, per usi non esclusivamente sacri. Da ciò si vede, (afra)? • E ciò accadeva in Oriente. Ma anche nell’ Occidente
ebe la distinzione tra il costume dei Cherici c quello do’ Lai- il giovine prete s. Nepoziano, nipote di s. Eliodoro, vescovo
ci, si fa nei Secolo III mollo più esplicita, abbenehè durassero di Aitino nella Venezia, trovava nell'aurea lettera di s. Girola-
ancora le stesse forine di vestire tanto negli uni corno negli mo sui dorcri delta vita ecclesiastica l’avvertimento di schivare
altri. Il Pallio filosofico è dunque ricordato da Eusebio storico, tanto gli abili bianchi, t iro quelli di duolo (ossia neri) : Veste
corno un distintivo di Eraetio prete d’ Alessandria; il quale Pt'LLAS aeque devila ut CASDIDAS: dove quella voce pullas
prima di appartenere al olero usava di veste vulgnre (49). Della ha il significalo di duolo, attribuitogli da Cicerone, quivi citato
Dalmatica e del Colobio fa menzione s. Eutichiano pp. nel de- da s. Girolamo (54). E quanto al color nero, troviamo notata da
creto, che abbiamo citato all'anno 275 del Testo: ma nell' atto s. Sulpizio Severo come singolarità, per altro edificante, in
d' ingiugnere ai Fedeli, che non si desse sepoltura ad alcun s. Martino di Tours, eh’ egli portasse «no tunica grossolana e
Martire senza l' una o l'altra di quelle vesti, non lascia intra- un lungo mantello XERO (55). Ciò rispetto al colore. Quanto alla
vedere s' elleno fossero d'uso esclusivamente ecclesiaslien. An- forma delle vesti, particolarmente ricordate nel Secolo IV, ri-
che Ario, il famoso eresiarca, essendo prete d’ Alessandria, por- corre anzi tutto una distinzione tra il Pallio c d il Birra ; poiché
tava il Colobio: e s. Epifanio, lasciò scritto di lui, che di quello nel concilio di Gangres, da noi citato all'anno 540, è condannato
rivestito, incantava rol suo linguaggio e colle sue maniere (50). chiunque, portando per ispirilo di austerità il Pallio de' filosofi
Ma le due più esplicite testimonihnxe circa la distinzione del creduto in diritto di condannare quo* Ce-
(nsa/SflXatóv), si fosse
costume clericale dal laicale nel Secolo III, le s’incontrano nella dei!che usano del semplice mantello o birro (faps;}. o di al-
vita di S. Cipriano in., o in quella di S. Stefano pp. Nella prima tra vestecomune ed abituale (56). Cosi pure rispetto ai Birro, lo
è chiaramente descritto il costume, portato dal santo vescovo troviamo usato da sant' Agostino e dal suo clero (57). Anche
di Cartagine, fuori dello sarre funzioni : un lacernum birrum, la Casula ù ricordata varie volte. K prima ne troviamo esem-
specie di mantello tomo, una dalmatica, e una tunica di lino, plo nell'immagine di s. Vincenzo dipinta nel Cimitero de' ss.
ecco le tre vesti delle quali fanno menzione gli Alti genuini Marcellino c Pietro, riportata nel Testo, pag. 63, tett. r). Anche
del martirio di san Cipriano riportali dal Ruinart(51). E però s. Agostino la rammenta, e nota, che. avendola un pover' uo-
non senza grave ragione, molti doti» ne inferirono, che l'abi- mo perduta, non gli era rimasto con che provvedersene di
to strettamente prelatizio qual è usato oggidì dai Cardinali, un 'altra (58). La Casula c la Tunica non talare sono pure indos-
dai Vescovi c dagli altri prelati, e che si cumpone prima della sate dalia figura o} riportata nel Testo a pagine G3; ed il sar-
Monella rossa o paonazza, poi della Mantelletta dello stes- cofago, sulla cu» fronte sta scolpila in bassorilievo questa ima-
so colore di quella, ed in fine del Rocchetto bianco, perciò che gine dì Cherico tonsuralo orante . può appartenere alla fine del
tengono molta somiglianza colle tre vesti particolari indos- Secolo IV, od ai primi anni del V.
sate da s. Cipriano colio stesso enfine, si mantenne sempre Sr.r. 01.0 V. I monumenti superstiti accennano anzi tulio a
uguale nell'uso ecclesiastico esterno. Noi lultavolta non ose- Vesti candide perla celebrazione del Divin Sacrifizio; e con-
remo affermare clic s. Cipriano portasse un abito esclusivamen- fermano anche in tal tempo la distinzione del costume cleri-
te proprio dei vescovi c riservato per essi, stantechè le tre cale, sotto il nome di Habitus religioni», qualificato da due par-
vesti particolari sopraccennate erano allora di uso comune coi ticolarità: la tonsura de’ capelli ed il vestilo; troviam per altro
laici. Bensì diremo che, introdurendosi nel Secolo V e nel VI, raccomandata dalla s. Sede la cura di mostrare la santità della
per le incursioni dei barbari, e particolarmente dei Longobar- professione ecclesiastica non tanto negli abili, quanto e molto
, -,
Secolo VI.
segue la Noia 7,
più nei coglumi. Ed anzi tulio» per ciò che spetta alle Vesti
j
in cui Mia erano venute tutte le provincie dell’ Impero Occi-
candide, leggiamo nella Vita di s. Giovanni Crisostomo, come, dentale. Ma i pasturi della Chiesa, vedendo che le vesti corte
|
sentendosi egli vicino a morire, chiese candide petti per ce- non rispondevano punto decenza, e gravità prò-
alla dignità,
lebrnre il tarilo sacrifìcio: c di esse si rivesti, dopo aver de- prie del clero, trovarono tutti d'accordo nel ritener l’uso
si
viamo menzione di un costume clericale, detto Habitus reli- contrarietà dei proprii ai costumi de' Longobardi. E però aven-
gionis, nella Vita di a. Germano, fatto vescovo d'Auxerrc nel- do cominciato nel Secolo VI a manifestarsi una più farinaio
l’anno 419. Egli era stato noverato fra i cherici da sant' A- dissomiglianza esteriore, nel vestilo del Clero, fedele alleanli-
malore suo predecessore, c ciò mediante due particolari fun- che tradizioni, e quello dei Laici, che le abbandonarono, indi-
zioni: nella prima venivagli recisa la capigliatura nella secon-
; io più esplicito clic non per In innanzi, apparisce pure il lin-
da era spoglilo dei vani ornamenti secolareschi, e ron onoro guaggio dei monumenti contemporanei , relativamente al-
riveslilu dell'abito elencale, llabilu religioni*, come si esprime ì’ Abito ecclesiastico. Troviamo perciò comandi, divieti, o
il* testo di Costanzo, autore della sua vita, presso il Surio (80). concessioni formali di questo o quel modo di vestire; e con
Lo stesso si praticò con s. Cesario, celebre vescovo d'Arics, sue- il costume ecclesiastico dal secola-
termini più precisi distinto
ceduto nel 502 a s. Eonio, quando ancor giovinetto di soli ot- re.E prima troviamo prescritte Vesti proprie di Cherici, e no-
t’ anni, chiese al suo vescovo, che gli si tagliassero i capelli, c minatamente la Veste talare. Il concilio d’Agde, dell’anno 506,
se gli cangiasse l'abito, per poter essere cosi consacralo al ingiunge difalli ai Cherici di portare vesti e calzature proprie:
servigio di Dio (61). Di Tanica comune ai Cherici. coll’ aggiun- Vesiimenta rei calceamenla , nisi qaae religionem deceant
la della tonsura, fan menzione gli atti del Concilio Irlandesi», Clcricis uti, rei habere, non liceat (65). 8. Martino, vescovo
già dialo nell' anno 457. Ambidue poi i distintivi sono pre- di Rraga, autore di una famosa compilazione canonica, pub-
scrilli dal santo vescovo Patrizio, sotto pena di scomunica: blieata nell'anno 572, esprime nel canone 66.* la precisa ob-
li laidi conte rii no tur, et ab Ecclesia sfilare tur (62). Nè meno bligazione dei Cherici di portare la Veste talare: Et secun-
chiari, benché non altrettanto espliciti, sono i distintivi altri- dum Aaron tafarem restati induere, ut sint in ha ài tu ordi-
buiti da s. Sidonio Apollinare vescovo di Germani al suo ami- nato (66). Troviamo poi ingiunti ai Cherici tro particolari di-
co Massimo, che aveva abbandonato il mondo, per entrare nella vieti, quelli cioè del saio, o sago ( veste corta , o giacchetta
milizia sacerdotale: Mullum ab antiquo dissimilis incessa, ha- da soldati, indizio di guerra, opposta alla toga , indizio di pace!.
bitu; viro gradus, pttdor, color, sermo rcligiosus (63). I.a distili- della porpora, e di ogni costume barbaro Nel 581 il concilio .
lio ftlosollco una santità, la quale doveva consistere più prò- * ditere praesnmat (67). Nel 589 il concilio di Narbona proibì
priamente nei costumi c nel contegno degli ecclesiastici. Di ai Giierici l'uso della porpora, perchè ad iaclantiam pcrlinel
fatto avendo i vescovi delle Provincie di Narbona e di Vienna mundialem, non ad rellgiosam. dignitatern (68). E il sommo
nelle Gallie abbracciato il costume dei monaci orientali, di • pontefice san Gregorio Magno, questo sole di nazionale gran-
portare cioè un pallio grossolano, stretto da cingolo, amieti pai- I dezza fece, e mantenne il divieto, che fosse usato nella sua
lio et htmbos praecinctt : il pontefice s. Celestino, colla Deere-
j
casa tutto clic avesse sentilo di barbaro, sia nel modo del ve-
lale da noi citata all' anno 428. ne ti biasimò, come di cosa * slire, che del parlare (69). Quanto poi a speciali conce** ioni :
contraria agli usi antichi: Unite hic habitus, loro scrive, in ’ nell’anno 513, essendosi san Cesario d’ Arie* portato ad Li-
rcclesiis Galliantm, ut tot annornm lantorumque. pontifìcia», in *
mina Apostolonirn, tra altre dimostrazioni di affetto che
l’
alterata ha bit um consuetudo verla tur* fìiscernendi a plebe, rei ricevette dal sommo Pontefice Simmaco, ebbe facoltà pc’suoi
ecteris, sumus dottrina, non reste : conversa tione, non habitu; diaconi di vestire le dalmatiche, come i diaconi della Chic»
mentis putitale, non catta (64). Dov* è evidente, che il Pon- sa Romana (70). Nè meno esplicite che i comandi c i divieti,
letico accenna ad un certo qual costume particolare, anlerior- sono le espressioni, le quali si riferiscono agli usi dovunque
nenie seguito dai vescovi in generale, e consacralo dalla co- vigenti, del costume clericale nel Secalo VI, affatto distinto
stante loro pratica; ond' ammonisce prelati delle Gallie a
i dal laicale. San Gregorio, celebre vescovo di Tour*, caduto,
non voler alterarlo, per adottare altri usi, ch'ei taccia di sin- ancor laico, in grave malattia, faceva»! portare alla tomba di
golarilà, perchè più proprii ad illudere, che ad edificare i fe- s. Elidio, ed ivi prometteva di vestire 1* Abito clericale, qua-
«Jeli Budes ergo fi detium mentes ad laìia non debemus indù-
: lora fosse guarito (71). Di Veste clericale è pur memoria nel
cere : docendi enim polio» sunt, quarn Itidendi, nec imponendum l'ordinazione sacerdotale di Meroveo, tiglio di Chilperico. ncl-
eomm est octilit, seti mentlbus infundenda praecepta sunt (ib.). J l’anno 577, come di obbligo per chi entruva nella milizia ec-
Nò, come ben vede il letlore, è da sottoscrivere all'opinione desiasti ca (72). Perciò s. Marcolfo ricevette egli pure nell'an-
di quei dotti, che da questo luogo di s. Celestino vorrebbero no 590 V Abito clericale dalle mani del beato Possessore, ve-
dedurre in modo assoluto, clic nei primi secoli il costumo di * scovo di Coutances (75). Troppo poi ci dilungheremmo, se voles-
vestire fosse uguale tanto nel cherici. che nei laici. Le riferite simo tutte recare in mezzo le memorie, che s* incontrano,
j
parole dell' inclito Pontefice non costringono ad un significo- circa Abito clericale nelle opere e nella Vita del glorioso pon-
I'
to tanto assoluto ; ma mettono in guardia V allo clero contro telice s. Gregorio Magno. Ma per dirne alcun die, leggiamo
le novità . colte quali si voleva alterare la pratica di tanti nelle sue Lettere, aver egli penilenzialo il cherico Paolo, per-
anni e di tanti prelati ; e quindi provano l’antichità d' un che, deposto il suo abito, tornò a vita laicale (74) ; ed aver rim-
determinato costume proprio del clero, consacrato dagli usi proverato quegli altri, che venuti aU'flèifo ecclesiastico, in esso
precedenti: costume peraltro non tanto assolutamente distia- non vivevano, come dovevano vivere (73). Nella Vita poi del-
lo, quanto oggidì. Non era difatti ancor giunto il momento, l'illustre Pontefice chiaro si non
legge, che tutta la sua famiglia
in cui la Chiesa avesse riputato espediente prescrivere nelle si componeva che di soli cherici, e che tutti erano vestiti alla
vestì una decisa diversità di forme, come ha fatto nel romana, che è quanto dire con abito lungo edistinto dal laicale,
Secolo VL Qui ci arrestiamo colle nostre ricerche. Peroc- e tutti parlavano la lingua di Roma: fiulhts Pontifici famuìan-
ehè a quest'epoca, come dicemmo da principio, i laici in gene- tium a minimo usque. ad matrimoni, barbarum quodlibet in
j
relè abbandonarono il costume romano, per sé grave c digni- sermone, rei habìlu prae ferebai sed togata, Quiritum more,
:
toso, e cominciarono a vestir corto, alla maniera dei Barbari, I seu trabeata Latinità*, suum Lattimi in Ipso Lattali palatio
(9) VIb
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Xlote al
Vola 8,
COMUNE. La figura Acquale sta nella pagina 63 del testo, è una uso in ogni età, e presso tutti i popoli antichi. Perciò il Divin
antica scoltura romana, il cui disegno fu riprodotto negli An- Maestro limitò alla semplice Tunica l' abbigliamento povero
na/* archeologici, che si vanno pubblicando dal Didron (78). e modesto de' primi banditori del santo suo Vangelo. E ehi tras-
Nella Nota precedente abbiam parlato più volte del Pallio filo- corra le numerose pitture de' Cristiani primitivi, riportale nel-
sofico pagano, usalo pure dai più celebri filosofi, od asceti cri- l’aureo volume del Bosio, troverà la tunica costantemente
stiani, coinè distintivo loro proprio. Dui no daremo particolare usata qual veste comunissima in tutte le figure sopra di essa:
illustrazione per una migliore intelligenza dei passi sopracci- indossandosi le altre seguenti forme di soprabito, cioè il Pal-
tati. Essendo clic molti punti dell’ antica (Rosolia pagana ven- lio, la Penula o Casula, il Bino, il Colobi e la Dalmatica.
nero purificati o perfezionati al fuoco dell'eloquenza di un Giu- La Tunica era di Uno, come quelle di s. Cipriano, e di s. Gi-
stino martire, di un Atenagora, e di un Tertulliano preti, illustri rolamo (81); oppur di lana, come se fermio reciprocamente
apologisti della tìlosofìa del Vangelo presso gl’ idolatri, cosi lo inviale i vescovi Goncardo c Lullo (8*2); odi qualsivoglia stoffa
fu non meno il loro abito ordinario, ossia il pallio filosofico. grossolana, coni' è descritta da s. Sulpicio Severo quella usata
Esso era quadrangolare, c tessuto di semplice lana nera, o ben dal grande s. Martino (83) ; sempre nonpertanto senza ricerca,
oscura (nigrum ani pulitini) ; e tale lo portarono tanto i filosofi e senza lusso; anzi più sovente di colore oscuro, come porta-
pagani, quanto gli asceti cristiani, per lutto il tempo, che se ne vaia s. Girolamo Mos quia serica veste non utimur, monachi
:
conservò l’uso. Arrivava sino a terra; e mentre l'antico pallio dei iudicamur . . si tunica non canduerit, statini illud e trivio:
.
Greci si abbottonava alla spalla c si gettava addietro, quello degli impostar et Graecus est 84) ; e con lui pressoché tutto il cle-
asceti non aveva fermagli, e ricopriva tutto il corpo, senza osser- ro; laddove i Laici preferivano il color bianco. Questa Tuni-
vi attaccato. Talora ne facevano passare una parte sotto la spal- ca, ricordata dai Padri e dai Concilo de' primi secoli, fu con-
la destra per lasciar libero il braccio, portando il pallio sulla fusa dopo il secolo VII eoi Camice (in latino Alba', portato
sinistra ; tal* altra, girandolo attorno al collo, ne avviluppavano abitualmente dal clero, anche oggidì, nelle sacre ofilciaiure:
del tutto le spalle e le braccia. Era uso dei Illusoli, che lo porta- senza per altro negare alla sottana nera, attualmente usala dai
vano, di andare a capo scoperto e piedi nudi solo aggiugnendo : cherici. il privilegio di aver derivalo aneli’ essa la sua forma
una tunica, essa pure di colur fosco, qual’ era quella portata modesta e decorosa dall'antica Tunica, potendosi considerare
da a. Girolamo, che perciò fu più volle preso per un filosofo, il Camice come la Tunica stessa antica, riservata per il solo
e trattato da impostore, come se ne lamenta, scrivendo a Mar- uso delle sacre ofilciaiure.
cella (79); ond’è che mal si appose il p. Mamachi quando scris- HI. Della PENULA, originaria forma della PIA MUTA. L'uso
se. che la tunica degli asceti era bianca (80). Il fin qui detto della Penula non dovrebbe rimontare più in su dei tempo, in
valga pel Pallio, considerato come distintivo dei filosofi, e per- cui s. Paolo apostolo venne a Roma, cioè non prima dell'an-
do detto filosofico, in quanto che essendo 1* esterno distintivo no 36 ; poiché sotto f imperatore Augusto non se ne trova men-
di un parlicolar genere di vita grave ed austera , modellata zione, ed il primo a ricordarla, dopo f Apostolo, è Marziale,
sulle nonne delta sapienza allora più in voga, i filosofi pagani poeta della seconda metà del secolo I. Era dunque un soprabito
lo usarono per i primi, c molli continuarono a portarlo, an- corto, stretto, e serrato tuli' intorno, ossia col solo collare per
che dopo essersi convertiti al cristianesimo c sull’ «empio ; passarvi il capo, o munito di cappuccio appuntalo. Il giovi
loro lo portarono pure molti nitri cristiani. Ciò premesso, il uomo disegnato nel Testo, pag. 63, fig. e), tratto da una scul-
Pallio filosofico dovasi distinguere dal Pallio comune, od usuate, tura romana antica, pubblicata negli Annali del Didron (85).
ossia da quel manto che, nella stessa forma , era usato co- ne porge un «empio ; e f uso fu comune anche ai cristiani,
munemente dal popolo; ma clic peraltro nelle antiche pitture, secondo le testimonianze riferite nella Nola precedente. Dalli*
scolturo e monete, apparisce abbottonato quasi sempre alla antiche memorie si rileva, che v erano Penule di varie qualità.
spalla, o molte volte gettato addietro. E mentre il Pallio filo- Ve n' erano di pelle di animali, col loro color naturale, e servi-
sofico, oscuro e grossolano, copriva il corpo seminudo cd in- vano a chi viaggiava, per difendersi dalle intemperie. Altre era-
colto, perchè luti' al più difeso da una semplice tunica: il no tessute di lana, a pelo lungo c bianco, e servivano per
Pallio usuale al contrario, ora di un tessuto ricercalo, e, nei ripararsi dal freddo e dalla pioggia nelle città; dove sì porta-
personaggi civili, di color di porpora, c più o meno adorno, vano pur nell' estate, ma lavorate col pelo raso e con tessuto
secondo il grado e la condizione di chi lo indossava sopra le fino. Quanto al colore di queste Penule estive, il più comune-
altre sue vesti, anch’esse più o meno ricche ed ornate. Di qui mente usato in Roma era il bruno, ma nelle Gallio, il rosso
HO)
. , .
Beco la Vt
segue l.i Nola 8.
Roma manti fasci t vestUur, Caììia ruflt: di lui. In appresso diventò oggetto di lusso per fa varietà delle
Ri placet hic pueris, militibusque color Unte e pegli ornamenti ond’era arricchito: Birrorum pretia st-
scriveva Marziale (86). Come ognun vede, la forma dell’ anti- atuì ambitionemque declinante scriveva tassiano (99). I oberici
ca Penula s’ accosta a quella della Casula, tanto die le si pos- pertanto, nell' adottarlo essi pure, gli conservarono fa natia
sono dire identiche mollo più perché la Penula cangiò ben
;
semplicità. Bensì lo' adoperavano o nero, o bruno ; ma il color
presto di forma , e divenne, secondo Buonarruoti . un manto rosso doveva essere il più comune stando all* espressione
,
talare, ricercato dalle persone più distinte, e del quale trovia- usuale di lacerna birrus, birro rosso (dove la voce lacerna
mo prescritto l’uso ai Senatori, con legge inserita net codice è sostantivo, e significa la veste medesima del birro: ed il qua-
Teodosiano (87).Lo perchè qualche Trattatista: de Re Vestia- lificativo birrus trae origine dal greco truppa; (color di fuoco),
rio, confuse insieme Penala senatoriale colla Casula. Per-
la al contrario del birrus sostantivo, derivante dal greco faps»
ciò appunto è d’ uopo distinguerle, e trattarne a parto. significante la vesto appunto di cui parliamo). Al Birro poi si
IV. Della CASULA, nò prossima forma originaria della PIA- aggiungeva un grande cappuccio appuntato , il quale preser-
NETA. La Casula era pur essa una specie di sopravveste lai- vava la lesta e le spalle dalle intemperie, e si levava a pia-
cale. chiusa tutt' intorno, comune indistintamente, nei primi cere; d' onde particolarmente si appalesa l’originaria somi-
sei secoli, ai cristiani ed ai pagani. Quanto al Clero, non pare glianza che ha col Birro antico l’ odierna Monella, fornita
che avanti il regno di Costantino M, ne facesse uso partico- essa pure di cappuccio: la quale, accorciala secondo fa for-
lare, poiché non ci accadde di trovarne esempio nei monu- ma primitiva del Birro . è usata anche al dì d' oggi nei varii
menti dipinti della Roma Sotterranea, anteriori a queU’iipo- ordini prelatizii quale insegna particolarissima di giurisdi-
,
ca. E gli esempli recati nel Testo, pag. 63, lett. f), «}, sono zione ecclesiastica.
di tempo posteriore. Bensì rileviamo da sant’ Agostino, che VI. Del COLOBIO b della DALMATICA. Sì 1’ uno che l’altra
sotto il semplice vocabolo casula, poteva»! intendere un ve- erano tuniche, in questo solo differenti tra loro, che il Colobio
stilo abitualmente usato dai cristiani. Parlando egli di quei riusciva alquanto più corto c stretto, particolarmente nelle ma-
smemorati che non hanno cura della bontà e purezza dell' ani- niche. Passando queste vesti nell’uso ecclesiastico, il Colobio
ma, mentre d'ordinario ne mostrano tanta per altri oggetti si può considerare come l’ indumento sacro de' Suddiaconi
caduchi, e da poco, quali la villa, la moglie, il vestilo, lo scar- che ab antico chiamasi Tunicella, appunto perchè più stretta
pe indica il vestito col semplice nome di casula
, » Quid :
della Dalmatica propriamente detta, la quale, conservando lo
enim est iniquius /tornine, qui multa bona habere tuli, et stesso nome, divenne fa veste particolare dei Diaconi. Per al-
bonus ipte esse non culi * Indignai es qui ha beat, qui non rii tro nell’uso d' oggidì, non si fa più differenza fra le due ve-
esse quod vis habere. Nttmquid enim rii habere viUam ma- stidel Diacono e del Suddiacono : e solamente tale differenza
lam* Non uliqtte, sed bonattt. Numquùt ttxorem malam ? Non, apparisce nelle due sottovesti sacre che indossano i Vescovi
sed bonam. Nttmquid denique casula* malam, nttmquid rei quando celebrano pontificalmente. Esse infatti sono realmen-
caligata malam * Quare solata animata malam * (88} ». Che te due dalmatiche, ma l' una si chiama minore ossia Tunica,
poi anche ì vescovi facessero uso della Casula, lo rileviamo 1
e 1* altra maggiore , o Dalmatica. La qual Veste, prima che
dal testamento dt s. Cesario d' Arles , morto nell' anno 54*2 diventasse propria esclusivamente del Clero, fu in uso presso
, |
dove leggesi, che il santo metropolita ne usava una, falla di molli popoli, e distinta dal Colobio. Anzi il Colobio apparisce
stoffa volutala, ma grossolana {89}. Così la Casula di s. Per- ancora più antico della Dalmatica : esso scendeva a mez-
petuo, vescovo di Tours, era di seta, ma comune (90). Le quali za gamba, lasciando scoperto l'avambraccio, ed era d’uso
clausole, ma grossolana, mà comune , apposte dagli scrittori più comune, essendoché le vesti talari, con maniche lunghe,
alla casula dei due santi prelati, dinotano apertamente che ai venivano considerate quasi segno di mollezza , o perù riser-
tempi loro, cioè nel secolo VI, la casula era un oggelto di lusso. vale alle femmine. Vedemmo nel Testo, Serie I, come p«pu
Infatti Giovan Cussi ano nel Quinto Secolo dipingevala come Eutichiano, assunto alla Cattedra Romana nell' anno 975, or-
veste ricca troppo e sontuosa, per convenire all’ umiltà e mo- dinò che i corpi dei Martiri dovessero essere vestiti del Co-
destia dei monaci (91). Era perciò usata bensì anche dal clero, lobio di porpora, prima che fossero seppelliti. Non già eh’ esso
ma motto semplice , eziandio nel colore ; come ne abbiamo Colobio s'avesse dovuto formare di tutta porpora, come il de-
esempio nel padre di s. Gregorio Magno, nel costume eli cui, creto fascerebbe supporre: ma ordinava soltanto che si ador-
descrittoci da Paolo diacono, e quale noi abbiaiii tentalo di nasse di duefascie porporine, dall’alto al basso, e nei lembi
esprimerlo in figura, a pag. 65 del Testo» lettera a), la casula dello maniche, come appunto vederi in molte figure oranti
è bruna e senza ornamento veruno. dipinte nelle Catacombe. Desse vestono un Colobio, e più ge-
Ma qui fu detto che la Casula è forma originaria della Pia- neralmente una Dalmatica, come veste di forma più grave e
neta da Messa, più che non fa Penula , descritta nel prece- più decorosa. Fu l’ impcrator Comodo che introdusse in Ro-
dente paragrafo. Infatti l’attuale Pianola ritiene tuttora l’anti- ma I* uso della Dalmatica nell’ anno 190 e nel secolo Iti ;
ca appellazione latina di Casula : soltanto che in vece di scen- venne adottata dai cristiani e dal clero. A motivo quindi della
dere coi lombi sino alle ginocchia, come 1” antica, fu ridotta somiglianza della Dalmatica col Colobio, già d* uso molto an-
a mo’ di scapolare, per lasciare le braccia del sacerdote cele- teriore, ella restò confusa con quello; come- appunto rilevasi
brante libere nel movimento: al qual uopo, l’antica Pianeta da da ». Epifanio, scrittore del Secolo IV, il quale, parlando dei co-
Messa si sollevava ai fianchi, sino sopra le spalle, dove si racco- stumi degli Scribi ebrei, scrive : Quippe rum siolis, sire resti-
glieva e sì fermava, durante l'azione sacra del divin sacrificio. menti genere quodam uterentur illi, quod DM.MATICAS AVT
V. Bel Dittilo, originaria forma della M07.ZETTA. Il Birra COLOBIA ajrpellare postumus, quae lalioribiu ex purpura si-
era un mantello che si portava sopra la tunica, 0 talvolta anche gni* erant intesta eie. (93). Fra le parli del vestito di Gor-
sopra la toga, od abbottonato al petto come nella figura u diano, padre dell’inclito s. Gregorio, ovvi pure la iMlmatica :
p. 63 del Testo, o sciolto e cascante come nell’altra i), od an- e ciò prova, che nel Secolo VI rasa faceva parte del comune
che rilevato sulla spaila, quale si scorge ne' due personaggi, che abbigliamento ecclesiastico anche esterno poiché la troviamo
;
fiancheggiano la figura r.). Dapprima il Birro fero parte del co- usata dallo stesso suo figlio, già fatto Pontefice, ed anzi dello
stume militare, e perciò era corto e stretto: ma una volta 6tesso color castagno, come quella del padre suo. Vedasi il
adottato dai cittadini, le sue forme tanto crebbero, che servi a Testo, pag. 65, lettere a)* »}.
coprire tutta fa perenna, e si venne adoperando a riparo dalla VII. Osservazioni sul costume monastico. Nella vignetta ca-
piuggia c dal vento, non altrimenti che il moderno terraiuolo. ratteristica di questo secolo, abbiamo contraddistinto l’in-
Tessuto perciò di lana spessa o grossa, prima si usò portarlo clito s. Benedetto ed i suoi monaci colla cocolla monastica. Non
in color naturale, e però bianco sotto Augusto, cd anche dopo già che ci siamo avvenuti in esempio di pittura o di scoltura
l , ,
Moie al
\ola 9,
tanto antica, che rappresenti una forma d’ abito monacale si adoperò nel prevenirne in tempo i dissidii, E notammo nel
propria o precisa. Ma gli esempli meno antichi, che l'arte ci Testo nostro, come papa Innocenzo I richiese perciò, nell' anno
ha tramandalo ,
per ciò che si collogano colle particolarità 412, Aurelio primate di Cartagine, elio facesse sinodiche ricer-
lasciateci da scrittori del Secolo V c VI, acquistano indubi- che sul tempo della celebrazione della Pasqua nel prossimo
tato valore di certosa storica, per quanto riguarda il costume anno 414. in cui il Canone Pasquale andava a zoppicare, stando
monastico invalso nell' Occidente. Infatti, già nel secolo V il ai calcoli e cicli propri! dei Latini. Cosi pure notammo, come
celebre Giovanni Cassiano, ricorda la Cocolla come distintivo nell'anno 441, l'immortale ponici! ce s. Leone Magno consultò,
tutto proprio dei Monaci: Cuculia namque perpetri,t, tuque ad sul Giclo Pasquale del prossimo anno 444, il patriarca d' Ales-
cenicis humerumq uè demissis conflnia , qui bua tantum capita sandria s. Cirillo, e poco appresso Paseasino, vescovo di Lilibco.
rontegant, indesinenter diebu» utuntur, ac nodibus (94). Nel Or bene, dotti uomini, in Oriente c in Occidente, procura-
secolo VI poi abbiamo la Regola monastica primitiva dello rono di tradurre in perpetua norma quest’ importante og-
stesso s. Benedetto, che nel capo LV tratta espressamente De : getto della ben regolata celebrazione della Pasqua , creando
r esitarti» et calciatili fratrum. Rimettendosi il prudente e Canoni Pasquali invariabili, mercé dei quali, trovato un lai
caritatevole Institutore al giudirio deir abate del Monastero per numero d'anni, ne avesse dovuto risultare, colla rinnovazione
quanto appartiene alla qualità dello vesti Vestimento fratri-
: del loro giro, o ciclo che dir vogliamo, una norma facile e si-
bus, secundHm locorum quaUtatem, ubi habitanU tei aentm cura, per stabilire in qual giorno ogni anno dovesse cadere la
temperiem, dentur; soggiugne, rispetto alla forma: .Ve* autem celebrazion della Pasqua. Oggidì, che le cognizioni astronomi-
mediocribus locii saffi cere credimiti monachit , per singulas, che sono giunte a si alto grado di perfezione, tali esami rie-
CUCVLLAM et TURI CAM ; cucullam in hieme rillosam , in scono cosa alfa Un elementare. Ma in que' tempi esigevano
acttatc puram, aut vetuslam, et SCAPOLARE propter opera. 10 studio di lunghi calcoli, e diffìcili ; ed il grande dottore s.
Quanto al colore, il santo non si dà pensiero, salvo che la Ambrogio ben c'invila, nel passo sopraccitato, a saperne grado
stoffa sia infìnta e grossolana De quorum rerum omnium CO-
: a chi. applicandovi»! con paziente costanza, veniva a capo di
LORE aut gmssitudine non causscntur monachi : sed quale» stabilire alcun clic di preciso. S. Cirillo Alessandrino fu perciò
incentri pozsunt in provincia qua degunt, aut quod vilius rom- 11 primo ad iuiaginare un Canone, ovvero Ciclo, di 95 anni ed ;
po rari possit (B5). Dal contesto dunque del passo di Giovan- ecco come vi si condusse. Gli Alessandrini, secondo che rile-
ni Cassiano, collazionalo colle particolarità accennate da s. Be- vasi dal citato lesto di s. Ambrogio, avevano adottalo l Aureo '
nedetto, raccoglie»!, che il costumo di vestire dei Monaci di numero 19 (detto perciò dal Concilio Riceno in lingua greca
Occidente, componevasi di Tunica, o di Scapolare (volgarmen- Enneadecaeteridis elio suona decemnoraìe). Gli amichi La-
te detto Pazienza), munito di Cappuccio, eliti è propriamente tini invoco usavano nelle loro chiese l'Aureo numero 8, cioè il
I* odierna Cocolla. Coll’ andar poi del tempo , si disse cocolla giro, o ciclo, di anni 8 : e con questo credevano di essere
monastica l' ampio vestimento corale, adottato dai Monaci di guidali sicuramente, nel determinare le Lunazioni di ogni
s. Benedetto, il cui uso dura anche al di d'oggi. anno, ed aver certa nuche la celebrazione della Pasqua, do-
po il giorno 14.' della Luna di Marzo; nè volevano acconciarsi
11. NI dirittura 11 Cirio Pawqaalr di Dlonljfl 11 a sostituirvi il numero decemnovale degli Alessandrini , per-
Piccolo. Ricordammo nel Testo ( all' anno 525, serio IX ) ché in quel ciclo non vedevau chiaro, tanto come nel loro,
come i Padri del Concilio di Nicea, conoscendo quanto ncl- spezialmente pel ritorno delle ferie lunari, ch'eglino nel loro
T Egitto fossero coltivali gli sludii astronomici, allidarnno per- cielo di anni 8, trovavano più chiaramente indicato. S. Cirillo
ciò al patriarca d' Alessandria la cura di compilare le Tavole pertanto, volendo rispettare l’ eccellenza proclamata dai Latini
Pasquali, affinché ogni anno lo nuliiicassc per Lettera al Ro- Dal loro Ciclo, risolvetted’ incarnarlo coll’ Aureo numero ales-
mano Pontefice, il quale poi le trasmetteva ulte altre Chiese: sandrino, ossia col giro di anni 19; ed avvisòdi conseguire
intendendo 318 venerabili Padri di provedere con tale dis-
i
1*
intento propostosi, creando il nuovo Ciclo di anni 95, circi
posizione alla Iteri ordinala o simultanea celebrazione della cominciò coiranno 437. con che pervenne sino al 551. 11 nuovo
maggior solennità del cristianesimo, por tutto il mondo, al- Ciclo di s. Cirillo fu accolto dai suoi Alessandrini, ed osserva-
lora appunto, che il Ubero e pacifico esercizio della religione to con grande riverenza; ma non valse già a togliere di mezzo
cristiana crasi dappertutto felicemente stabilito. S. Ambrogio, tulle le questioni Pasquali. Come non le tolse del tutto Vit-
vescovo di Milano, rende grandi elogi a questa sapientissima tore d'Aquilania col suo Ciclo di 532 anni, compiutosi la pri-
leggo dei Padri di Nicca, e piace riferirli colle stesso sue ma volta nel 559, e non più oltre rinnovato, se non da po-
parole :• Non mediocris esse sapientiae, diem celebranti* chissime Chiese. Sopravvenne l' abate Dionigi il Piccolo, no-
definire Paschalis, gcriptHra diritta noi i ostruì , et tradititi me caro nei Fasti della Chiesa, il quale, pregatone dai vescovo
maiorum, qui conveniente* ad Synodum Nicaenam, inter ilta Petronio, compilò un nuovo Ciclo, o direni meglio, rinnovò
fidei, ut vera, ita admiranda decreta etiam super celebritate
, il Ciclo di s. Drillo, facendone un altro succedaneo a quello:
Por altro, ad onta di quella determinazione, e malgrado i blicamente annuncialo alle Chiese d' Occidente, e quasi tutte
maggiori lumi , di cui si credevano Torniti gli Alessandrini lo hanno ammesso ; fra le quali la nobilissima di Ravenna lo
nello astronomiche ricerche lunari, \' ebbero ne* secoli ap- fece scolpire in tavola marmorea, ad uso del suo numeroso
presso varie questioni , tra le chiese d' Oriente e quelle d' Oc- clero, che ancora possiede e tien caro questo insigne monu-
cidente, circa il giorno proprio delia solennità Pasquale; mal mento, col quale ci reputammo avventurali di adornare le
accordandosi col Giclo Alessandrino di 19 anni, i Cicli pro- pagine del nostro Testo. Ma v* ebbero alcune Chiese le qua-
pri! dei Latini. Ma la santa Sede, questo centro ammirabile li preferirono l'altro Ciclo soprammenlovato di Vittore d’ A-
di unità cattolica, che riguardò mai sempre come una delle quitania, rinnovandolo perciò,dopo l'anno 559. in cui ven-
sue precipue cure anche quella , di custodire un Canone Pa- ne a terminare il primo periodo di anni 532, cominciati col-
squale, e di vegliare perché fosse universalmente osservato, l’anno 28 dell'Era Volgare, assegnato da esso Vittore alla
Digiti;
; .
Set ola Vt
Nola IO,
Redenzion della Croce. Fra le Chiese poi che continuarono a gnificano Embolimci, dalla voce greca sv.fr'ìju.s: (mete interca-
;
clo di Vittore d’ Aquilania, por viemmeglio promuovere l' uni- giò mai sempre gli studii anche più dilllcili ed astnisi, dove il
formità e la concordia anche nella compilazione dei Calendari. diletto è in tutto sacrificato all'utilità, raccolta talora più dai
Premesso queste notizie, che riguardano l'origine e l'im- posteri, che dai contemporanei.
portanza del Ciclo Dionisiano, chi porti lo sguardo sopra la
tavola marmorea da noi disegnata a pagine 73 del Testo, tro- IO. §. Benedetto, e la «uà Regola Monastica.
verà anzi tutto segnate due croci alle sommità del Disco. Sono tante lo obbligazioni che la società europea deve all'in-
Queste riguardano il Ciclo Lunare di 19 anni, rispondente olilo ordine di s. Benedetto, che non ci potemmo dispensare
appunto all'Aureo numero alessandrino, posto per base del dal l'assegna re a questo celebre Istitutore un posto distintissimo
Ciclo Pasquale tanto da s. Cirillo, quanto dall* abate Dionigi, nella Storia da noi compendiala, facendolo figurare in fronte
LVnoe PRI + MYS a questo Fascicolo, come fulgidu caratteristica del Secolo VL
Là comincia il Ciclo Lunare c di là percorrendo il Ciclo stesso, Dotti scrittori osservano, che da per tutto dove fazione cat-
nelle sommila dei raggi a destra, si scontrano le note L \nae tolica non incontrò ostacolo, la civiltà europea é stato il lento
H LVnac 111, e via di seguilo, sinché si ghigne all'indicazione
,
lavorio del millenio compreso tra il quinto ed il quintodeci-
LVjum f XVII mo secolo; il quale appunto per averne cólto il frutto più ma-
(Si noli che quella strana forma di G, inferiormente allun- turo, fu secolo gigante, ricco di grandi uomini c di grandi co-
galo. equivale al numero romano VI, e fu adottala dallo scul- se, in lutto meraviglioso (98). Or chi può descrivere l'immen-
tore, per diminuire nel Ciclo l'ammasso degli I. necessari! per sa, parte, che in quel lungo e lento lavorio prese il benefico
esprimere con numeri romani le quantità VI, VII, Vili e V 1 1 11
istitutobenedettino ? Quante volte non dovrein noi da qui in-
Colla Luna dunque XVII del Ciclo deceinnotate comincia il nanzi ricordarne i preziosi meriti? Consociammo dunque al-
Ciclo Pasquale di Dionigi
e perciò sotto quell' indicazione
; si l'inclito s. Benedetto, ed alla preziosa sua Regola, questa Nola,
leggono immediatamente queste due righe: per illustrarne il carattere e le influenze tanto benefiche. Ed
anzi tutto merita si riferiscano l bei sentimenti e concetti, coi
UT I* DF XllH* NÒ* ÀP-
quali il celebre scrittore italiano che fu Carlo Troya tocca dei
Annoi prinuis. Luna decimaquarta, Xonis Aprilis (5 Aprile).
primi esordii monastici dell’ ordine Benedettino. - Quivi (cioè
TÀS- III- ìli' AP- LV- xx-
nei monti di Subìaco, prima solitudine di s. Benedetto) soven-
Pascha terlio Idibtts Aprilis, Lttnae (dtes} rigesima [H Aprile).
te combattè contro sè stesso, e vinse ; quivi apprese a calcar le
Ch' è a dire, che nell'anno 533, primo del Ciclo Dionisìann,
superbie della terra, ed imparò arcane dottrine, mercè le qua-
e succedaneo a quello di s. Cirillo, il giorno XIV della Luna di
li un lume interiore gli balenò nella mente, incognito affatto a
Mano cadde nel di 5 Apriie, e la Pasqua, da celebrarsi dopo
cbi vive fra' travagli e gli avvolgimenti del secolo. Era quel lu-
quel giorno, secondo le prescrizioni del Concilio Nicolo» cadde
me, che gli facea discernere, di quanta utilità nel suo tempo
perciò nel dì II Aprite, vigesimo giorno delta Luna di Marzo.
fosse f aprir nuovi, e più curii e lidati asili alle affilile gene-
Lette cosi, ed intese, le indicazioni die riguardano la cele-
razioni ; alle anime ardenti, combattute dalle smisurate ambi-
brazione della Pasqua nell' anno 532, non si devo già progre-
zioni. a cui non basta il mondo: acuti dolori dell'età, quando
dire la lettura verticalmente nel raggio stesso, ma passare* a
minava la fortuna Romana, e maniCcsUivasi per ogni dove la
quello prossimo, a destra, il quale porta in cima l'indicazione :
vittoria da' Barbari. Asili aperti a' Cattolici
, che abbon ivano
LV XVIII dall'Arianesimo de' dominatori d' Occidente, ma soprattutto
iMnae decimutocUivus a'Romani, che rimpiangevano f antica gloria del nome loro,
Sotto questa indicazione si leggerà per conseguenza :
e speravano di trovare in un chiostro più liberi sensi, con uu
a.v ii- ì;- xiin- k ÀP- m- reggimento, che più s'accostasse a' pai rii loro costumi, oche
Attuta secundus, Luna XIV, ViliJiatend. Aprilis (25 Marzo) meglio sapesse preservarli dalla rampollante barbarie, l'iù cari
PaS 1
vi- K- AP* LV XVI doveano apparir questi rifugii a chiunque si ponesse nell' ani-
Pascila serto Katendas Aprilis, Lunae (dite) X VI (27 Marzo) mo di (arsi perdonare i grandi delitti con le grandi espiazio-
La Pasqua dell'anno 533 cadde perciò nel giorno 27 Marzo, ni della vita. Riferisco i fatti e f opinioni del quinto secolo non
deciinoseslo delia Luna di quel mese: il giorno decltnoqunr- del nostro (99)• E ben dodici monasteri aveva eretto s. Be-
.
to della Luna, cadendo in quell' anno nel di 25 del mese stesso. nedetto intorno alla sua cella di Subiaco, per soddisfare alle
Collo stesse norme si continui a leggere le indicazioni dimanrie de’ molti che chiedevano porsi sotto la sua direzione.
seguenti, o si riscontreranno, percorrendo ogni linea orizzon- Ma, uscito nell'anno 528 da quella solitudine, perchè f invidia
talmente, le stesse indicazioni che nella pagina 72 del Testo di que’ monaci inceppava la soda santificazione da lui inte-
vennero disposte verticalmente, nella tabella sottoposta al Ci- sa. con pochi compagni pnssù a Cassino nel territorio di Napoli,
clo marmoreo ; finché percorse tutte le diecinove indicazioni c sulla cima di quel monte eresse un monastero, che divenne
del I Ciclo dccemnorenale, si ritorna al raggio iscritto ben presto celeberrimo. Nel tempo stesso dovette egli compiere
E?m# t xvi i l’aureo volume della sua Regola, la quale mira soprattutto a dis-
Qui si discende alla quarta linea, e si comincia il secondo Ciclo : tribuire, come accennammo nel Testo, la vita giornaliera dei
CT* U* 'PAS- monaci fra la preghiera, il lavoro de’ campi, e relativamente an-
secundus
Cyclut Pascha . che lo studio. Il gran Torquato Tasso comincia uu poema sulla
Esso ha principio precisamente colf anno 551 : e qui pure, per- vita del santo Istitutore (che poi non lini), con questo parole :
correndo da sinistra a destra tutte lo indicazioni cho por- « La pura vita in solitari! chiostri,
tano la stessa iscrizione di Ciclo II. Pasqua, si riscontrano E della vita la severa legge.
i giorni della Pasqua nei 19 anni die corrono dal 551, al 5419 : Che diede il primo Padre ai padri nostri,
e così di seguito gli altri tre Cicli decemnovenali, finché si giu- Ond' ogni ed ogni crror corregge;
affetto
gno all'ultima linea circolare, presso la Croco, dio sla nel E sprezzandosi V òr, le gemme c gli ostri.
contro del Disco marmoreo. La miglior parte di seguir s'elegge,
In quella linea sono espressi gli anni Comuni, e gli Interca- E miracoli io canto, e
i santi esempi, i
lari, quelli collo lettore CM, questi code altre FU: lo quali si- Perpetua memoria al variar de’ tempi. •
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; .
Uotc al
Noie II, 12,
Ben disse il sommo poeta: E della vita la set era legge ; cipe nuove leggi alla Chiesa, ma solamente raffermò gli an-
poiché la Regola di a.Benedetto, nel suo primo tlore, era di tichi canoni, o con sue leggi speciali, quasi supplemento a
fatto rigorosa, ma acconcia all' indole degli europei, ed insieme quelli, se ne fece intreprele ; e ciò sempre al solo intento
ai loro bisogni, ed al clima loro. Chi vuol conoscerla nella sua di professarsi vindice dell* antica disciplina , coin’ egli stesso
interezza, la troverà nella Biblioteca del Gallando (100). Ma per dichiara nel suo rescritto al . vescovo Daciano, capo del con-
dime alcun che. Benedetto ammetteva i postulanti, senza dis- cilio Bizaceno : * Semper noslrae sereniteli cura fuit serran-
tinzione di condizione, anche i fanciulli che gli venissero pre- due retustatis, maxime disciplina*, quam nurujttam contem-
sentali dai parenti loro. Gli adulti, che desideravano Carsi mona- pximus, nini et in me li tu augeremus. . quia constai esse eoe- .
ci,erano provati per un anno, passato il quale, e perseverando lilus crmstitutum. quldqtiid apostolica deccmit auctori tot Jfot . .
nel proposito religioso, posti nell' oratorio, ai cospetto della tutores sumus ve tastati* et vindice* •{ìttS). Le cose dunque pre-
congregazione intera, promettevano stabilità nel genere di scritte da Giustiniano in materia ecclesiastica, vennero prese
vita abbraccialo (col quale collegavasi la continenza, e la po- dai canoni, o dai costumi già adottati nella Chiesa ; egli stesso
vertà) ed insieme promettevano l' emendazione dei costu-
; lo attesta in più luoghi, e spezialmente nella Novella 83: Si
mi, e la perfetta obbedienza. Parte delia notte vegliavano per vero, ecdtsiasi icum sit deli cium, egea* castigatione ecclesia-
l'oflicintura detta di vigilia, od allo albeggiare davano cornin- stica et muleta, tiro amabili* Episcopo* hoc discernat, nihil
ciamento alle lodi ciò spazio mediano fra questi due ofllcii comm unicanlibus dar issimi* pr or incide indicibili, yeque enim
consacravano alla meditazione ed alla lettura. Alla preghie- valumut talia negotia omnino se ire civile s indice s, ueundum
ra del mattino succedeva ii travaglio manuale di alcune ore; sacra* et divina* regulas, QVAS ETIAM NOSTRAE SEQVI
dopo di che si rifacevano a due ore di lezione, e nel pome- SON HEDIGXIXTVR LEGES (104). E fu tanto inappuntabile nel
riggio ripetevano il corporale esercizio della mattina. Per al- suo rispetto per gli antichi casoni l' imperali»' Giustiniano,
tro i monaci sacerdoti (poiché la Regola ammetteva anche che, avendo anche promosso con nuove leggi l'ecclesiastica di-
sacerdoti alla professione, ina in lutto ad essa soggetti, conio sciplina, la Chiesa le accettò, e le approvò, convalidandole colla
i laici, ed obbedienti all'abate, il quale non era punto neces- sua sanzione; chè altrimenti sarebbero rimaste senza alcun
sario fosse prete) non passavano l’età loro occupandosi molto come dimostra nel luogo sopraccitato il padre Alessan-
valore,
in operazioni coloniche. Più presto adoporavansi a crescere dro Natale. Dicasi lo stesso degli altri Imperatori, che pre-
in sapienza, e nello scienze divine, e si esercitavano nelle sa- cedettero e seguirono Giustiniano primo; come pure delle leg-
cre discipline del vangclico ministero. Astinenza dalie carni, gi dei Franchi, dei Longobardi, ed altre, secondochè ampia-
custodia grande del silenzio, niente avere di proprio, c niente mente ha dimostrato il dottissimo cardinale Gerdil (103). Or
ricevere senza la permissione dell* abate, nò mai uscire dalla mentre quegli antichi legislatori stavano saldi nel principio,
cinta del monastero, erano tutte potenti salvaguardie della che le leggi vennero aggiunte ai canoni, che dire di certi mo-
regolare osservanza. La disobbedienza verso i superiori, e le derni burocratici, i quali pretenderebbero che questi debbano
mancanze alla regola, erano punite, secando la gravezza e fre- servire a quelle * Cbc diro di quelle inique disposizioni, che
quenza loro, coll' ammonizione privata, colia correzione pub- da questo abuso ne derivarono, e ne derivano tuttodì, dovun-
blica, coll'esclusione dall'orazione, o (bilia mensa comune, que il potere civile mira a rovesciare quelle venerande norme
eoi digiuni, eolia flagellazione, ed in fine coll'espulsione. Il go- di diritto pubblico!
verno supremo del monastero tira affidalo allibato, che doveva
essere eletto dalla maggioranza. Sua prima cura, quella di ve- 19. Famosa lite del Tre Capitoli. Già nel Seco-
gliare all* osservanza della Regola sul cui buon andamento :
lo IV fervettero molte liti sull’ Origenismo : ed accennammo
doveva interrogare ed intendere il parere degli anziani, ed an- nel Tosto, sulla line del secolo stesso, serie 1 e 111 , quanto
che talvolta di tutto il capitolo. Peraltro dopo udita l'opinione di mal animo s. Anastasio papa accogliesse la pericolosissi-
di ognuno, la somma della decisione slava in lui, e tulli a lui ma versione del Periarcon d’Origenc, fatta da Rufino, partigia-
sottostavano in ogni prescrizione, aiutandolo nel suo oflleio no origenista ; e come s. Girolamo opponesse a ciucila un'al-
un prevosto e va rii decani, così chiamati perchè presiedevano tra versione, per mostrarne gli errori. Ora rautorità della s. Se-
a dieci monaci. de giunse ad imporre un fumo a quelle prime liti ; anzi, perla
lina Regola, improntala di tanta saviezza, riuscendo cara ed formule condanna degli errori d’ Origene (ricordata nel Testo
accetta ai Romani Pontefici ed ai Vescovi, fu ben presto abbrac- stesso, anno 501), c più ancora pel sopraggiugnere delle gra-
ciata da molti monasteri; e, vivente ancora il santo Fondalore, vissime contese de' Pelagiani, de’ Nestoriani e degli Eulichiani,
portavanla in Sicilia s. Placido, o nelle Galtic s. Mauro. Diffusa quelle liti rimasero lungo tempo sopito. E non si sarebbero per
poi mano mano in altri paesi, essa divenne si può dir comune avventura mai piu riaccese, se non avessero trovato alimen-
a quasi tutti i Monasteri dell' Occidente (101). to nella smania del potere civile d’ immischiarsi nelle que-
stioni religiose. Poiché fu appunto coll’ avvenimento al tro-
ff. Come t«i debbano arroglirre lo lejtffl di no orientalo di Giustiniano primo, che i partigiani d' Orige-
4>laHllnlano I relative ad oggetti eeelenlaMtici. ne rialzarono il capo: e nell’anno 527 (vedi serie settima del
Dichiariamo meglio ciò che in brevi termini dovemmo annun- nostro Testo':, capitanati dal fanatico Nonno, alquanti monaci
ciare nel Testo, trattandosi di malcria troppo importante, per della Palestina cominciarono a menar rumore, sostenendo
tollerare in pace cl»e possa essere mal intesa e peggio ado- non solo Origene, ma eziandio certi errori di lui, spezialmente
prata. Immaginatevi I 1 celebri Codici degl' imperatori Teodo- circa la preesistenza delle anime ; errori . che , sebbene re-
sio Il c Giustiniano I, nonché i famosi Statuti dei re Franchi pressi dallo zelo dì san Saba e di san Teodosio, non cessarono
sono tanto pieni dì ordinazioni disciplinari, di carattere tutto di propagarsi per tutta la Palestina, suscitandovi contese e
ecclesiastico, che gli odierni burocratici. Calli sul taglio giu- tumulti- Giustiniano imperatore, avvisatone dunque dai mo-
soppino e Icopoidino, si reputerebbero lontani le mille miglia naci di reità dottrina, da Pelagio rappresentante della Sede
dalla taccia d' intromettersi, come in que’ secoli, negli affari Apostolica nella sua corte, e da Menna vescovo di Costanti-
di Chiesa. F.ppure chi’l crederebbe! Parlando di Giustiniano, nopoli, pubblicò un editto nell’ anno 543, in cui venivano con-
già meritamente rimproverato d’enormi eccessi, per aver o- dannati Origene e molti errori contenuti no' suoi libri (100).
sato d’ intromettersi in materia di fede, nondimeno, circa le È ben vero che sottoscrissero quest’ editto imperiale lo stesso
sue leggi, toccanti la disciplina ecclesiastica, lo stesso .Nata- Menna, e quanti erano vescovi in Costantinopoli, nonché i pa-
le Alessandro osserva, apparire ingiuriosi verso di lui quanti triarchi Zoilo d* Alessandria, Efrem d'Antioehia e Pietro di Ge-
asseriscono, essersi egli usurpata alcun* autorità ecclesiasti- rusalemme; anzi approvollo pur egli il sommo pontefice Vigi-
ca; attesoché, nota egli (109) , non impose già questo prin- lio, secondo che abbiamo da Liberato diacono (107). Ma fu ap-
( 14 )
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, .
punto questa condanna, che diede occasione alla famosa lite pitoli. Il romano pontefice Vigilio, benché a malincuore, accet-
dei Tre Capitoli, che qui dobbiamo brevemente esporre, alme- tò t'invito imperiale e condusse a Costantinopoli, dove fu ac-
si
no pe* sommi suoi capi, poiché ad essi, per miglior chiarezza colto con singolari onofi. Interpellalo dall' imperatrice Teodora
rimandiamo talora il lettore dal nostro Testo. sulla restituzione degli Acefali (da lei in particolar modo fa-
I. La Liti dm Tre Capitoli re suscitata dagli Originimi. voriti), e da Giustiniano imperatore, intorno alla condanna dei
Toccata, come s’è detto, dai partigiani Origenisti rotta so- Tre Capitoli, il Papa non prestò orecchio nè a quella , nè a
lenne. e scorgendo essi disperate le coso loro, suscitarono una quuslu anzi, condannati «li nuovo gli Acefali, privò per cin-
;
nuova lite che fu detta dei Tre Capitoli per la ragione se- que mesi della sua comunione Menna , vescovo di Costanti-
guente. Teodoro vescovo di Cesarea in Cappadocia, grande nopoli. perchè aveva costretto molti vescovi a sottoscrivere
fautore degli Origenisti e degli Acefali, ovvero Euticbiani, e all'editto di Giustiniano contro i Tre Capìtoli; ed appena nel*
però nemico capitale del concilio Calccdoncsc, allo scopo di l anno 548 consenti, che la causa dei Tre Capitoli fosso de-
vendicare Origene, e di deprimere i difensori del prefalo Con- ttoli* da settanta vescovi, convenuti sinodalmente in Costan-
cilio generale, persuase all' imperatore Giustiniano, potersi tinopoli. E siccome i vescovi erano di diverso parere, volle
facilmente comporre un accordo fra gli Eulichiani ed Cat- i il Pontefice che fossero a lui presentate le sentenze di cias-
tolici , quando fossero stali colpiti di condanna : 1/ Teodo- cheduno; dopo di che, giudicando che si potevano condan-
ro, già vescovo di Mopsuestia, ed i suoi libri, coi quali pre- nare i famosi Capitoli, senza detrimento del Concilio di Cal-
ludeva all' eresia Nestoriana ( come accennammo nel Testo, cedonio, nell'anno stesso consegnò a Menna di Costantino-
anno 421 serie VII) ; 2.* la lettera d' Iba di Edessn a Nari
, poli un decreto, conosciuto col titolo di Giudicato , nel quale
di Persia, nella quale lodavasi Teodoro di Mopsuestia, e si condannò i Tre Capitoli, salva in tutto la riverenza dovuta al
metteva in cattiva vista s. Cirillo Alessandrino 5.* gli scritti
;
Concilio Calcedonese (HO).
di Teodorelo di Cirro contro gli analematismi dello stesso pa- V. fimosi digli Occidentali, li Giudicato di Vigilio destò nel-
triarca s. Drillo. Non è a dire quanto l’astuto Teodoro di Cesarea l'Occidente gravi turbamenti. Erano conosciute le arti maligne
si arrabattasse per far condannare questi Tre Capitoli ; sem- di Teodoro di Cesarea, e molti temevano, che 1' autorità del
brando a lui, che se fosse in ciò riuscito, avrebbe implicitamen- Concilio Calcedonese fosse ad ogni modo intaccala. 1 vescovi
te fatto proscrivere lo stesso Concilio di Calcedonia, nel quale dell' Illirico non vollero riceverlo. E nell' Africa l'opposizione
i prefall vescovi lba e Teodorelo erano stati ricevuti e ri- fu sì violenta, che Facondo, vescovo di Ermiane, apertamente
messi nelle sedi loro, peraltro dopo avere detto anatema con- rigettò la comunione del Pontefice, lo accusò di tradimento,
tro Nestorio e la sua eresia,e dopo avere abbracciati decreti i e scrisse dodici libri in difesa dei Tre Capitoli ; ed altri vescovi
e la definizione di Fede del Concilio Efesino; ma non più In spinsero l’audacia, fino a pronunziare anatema contro lo stes-
là. Poiché rispetto agli Berilli d'iba c di Teodorelo, non è al- so Vigilio. Che più ? Nella stessa Chiesa Romana i duo diaconi
trimenti vero quello che scrive Liberalo diacono (difensore dei Rustico e Sebastiano si separarono dalla comunione di Vigilio,
Tre Capitoli, e perciò da leggersi con cautela), che il Concilio e,con lettere spedile In ogni parie, lamentarono un preteso
Calcedonese avesse approvalo la lettera d'iba, e perciò le lodi tradimento, commesso, secondo essi, da Vigilio, contro il Con-
di Teodoro di Mopsuestia, in essa contenute; il Concilio si cilio Calcedonese.
pronunciò soltanto intorno allo persone, ina non ne discusse VI. Vigilio ricorri ad un Concilio Generale, da celebrarsi
punto gli scritti, e però uè li approvò, nè li condannò, come con pari numero di viscovi Grkci r Latini. Per comporre tanti
mostrarono i sommi critici Noria e Pclavio (108). dissidii e per frenare timori e i «Subbi! degli Occidentali,
i
II. Giustiniano imperatore condanna i Tri Capitoli. L'astuta papa Vigilio trattò coll'Imperatore per la convocazione di un
proposta di Teodoro di Cesarea trovò simpatia presso l'im- Concilio universale in Costantinopoli. E intanto ritirò dalle numi
peratore Giustiniano ; tanto clic nell'anno 544 diè fuori il suo di Menna suo Giudicato, vietando sotto pena di scomunica
il
primo editto col quale prose rivevansi i Tre Capitoli soprac- ogni disputo circa i Tre Capitoli, lino alla celebrazione del
citati, secondo che accennammo nel Testo. 1 patriarchi orien- Concilio. Molli furono i vescovi Greci convenuti a Costantino-
tali, o per amore, o per forza, sottoscrivevano all' imperialo poli, ma pochi i Latini. E siccome il Pontefice aveva convo-
decreto. Ma Stefano, succeduto a Pelagio nella rappresentanza cato il Concilio in grazia particolarmente degli Occidentali
del Romano Pontefice presso Firn ponitore, vi si oppose aper- non volle incominciarlo coi soli Greci. Giustiniano allora, im-
tamente ; come vi resistettero poi papa Vigilio, e tutti in ge- paziente di ritardo e stimolato da Teodoro di Cesarea, fece
,
neralo ì vescovi dell' Occidente. Non già che i Tre Capitoli non un soeondo editto contro Tre Capitoli (anno 551). Ma Vigi-
ì
si potessero a buon dritto condannare: ben lo meritavano; lio,mal soffrendo questa imperiale usurpazione minacciò ’i ,
perocché Teodoro di Mopsuestia aveva contaminali suoi i vescovi di scomunica, se vi assentivano ; con che tirassi ad-
scritti con empi errori, che non furono mai da lui ritrattali; dosso tonta ìndegnazione da parte del principe, che fu co-
negli scritti di Teodorelo, l' illustre a. Cirillo appariva quasi un stretto a ripararsi segretamente in Culccdoola, nella basilica
eretico, mcnlreehò N estorto era lodalo a cielo, e veniva racco- di sant'Eufernia. Pure la sua costanza la vinsi*. Giustiniano ritirò
mandata la sua ortodossia nella lettera poi del vescovo lba,
; il suo editto, e lasciò al futuro Concilio tutta la cognizione della
tacciava» s. Cirillo di eresia A ppol lina cistica, c tutta iti ge- causa. Vigilio poi, rientrato in Costantinopoli, acconsentì alla
nere la sua dottrina v' era qualificata come ereticale. Ma quel celebrazione del Concilio generale, ma coll’ espressa condizione,
che temevano gli Occidentali, era, che col pretesto della con- che v* intervenissero tanti vescovi Latini, quanti erano i Greci.
danna di questi Capitoli, avesse a soffrire danno l'autorità del VII. Si cslidra il Concilio senza l' accennata condizione.
Concilio Calcedonese (109). Essi avevano dunque scoperto il La condizione richiesta da Vigilio non fu rispettala da Giu-
tranello del perlldo Teodoro di Cesarea. stiniano. Troppo crasi egli impegnalo e riscaldalo in tale que-
III. Trovata orrosiziosi sella s. Sedi, Giustiniano ricorri stione: Principe, il quale (come ben osservò il Muratori, nel-
ad dna Sinodo. L' opposizione degli Occidentali commosse l' im- l'anno 546 de’ celebri suoi Annali d’Italia), non contento del*
peratore Giustiniano ; c ben conoscendo, che senza V autorità l'uffizio d'imperatore, voleva, contro il tenore delle sue pre-
della Sede Apostolica, non gli sarebbe riuscito di venirne a prie leggi c dichiarazioni, farla anche da Dottore, da Vesco-
capo ebbe ricorso al solilo spcdienlc di un Concilio, da te-
, vo, e da Papa : dimenticando, clic l* autorità delle cose e dottri-
nersi in Costantinopoli al quale perciò invitò anzitutto papa
: ne sacre era stala conferita da Dio, non giù ai Principi seco-
Vigilio ed i patriarchi, sotto colore di condurre all’unità della lari, ma si bene a san Pietro c a* suoi successori, ed ai Ve-
Chiesa gli Acefali, ma in realtà, per conseguire la condanna- scovi della Chiesa Cattolica. Volle dunque si cominciasse il con-
zione dei Tre Capitoli. cilio ai 4 Maggio 555, malgrado non fossore presenti che pochi
IV. Papa Vigilio richiama a «ila causa,! condanna i Tri Ca- vescovi Latini.Intervennero ccnlusessantacinque padri; ma
( 15 )
,
ÌXotc al
segue la Xola 12,
no discussi i famosi Tre Capitoti, e provato potersi colpire quali dimostrava il male grande eh' era lo scisma, e quanto
di anatema anche i morti. Nelle sessioni VII e Vili, letto pu- giustamente fossero stali condannati i Tre Capitoli, senza pun-
bicamente quanto il Romano Pontefice Vigilio aveva operato to ledere l'autorità del Concilio di Calcedoni. Ma quei ve-
contro i Tre Capitoli , il Concilio portò sentenza deliniliva scovi persistettero nella loro ostinazione; finché piacque a Dio
contro Capitoli stessi, e fini l'ultima sessione con 14 anul«v
i di benedire nuovi sforzi adoperali in ciò «la Gregorio Magno.
i
matismi, nei quali vennero condannati Teodoro di Mopsue» Il santo Pontefice giunse ad impedire colta sua prudenza, che
stia od i suoi scritti, i libri di Teodorelo contro Cirillo, e la Teodolinda, regina dei Longobardi in Italia, cadesse in quello
lettera d* Iba a Mari, nonché Ario, Eunomio, Macedonio, À- scisma, a che l' inducevano per molle guise i partigiani che
pollinare, N estorto, Euliche, ed Origene. la circondavano ; lo perchè, confermata essa nella comunione
Vili. VuilLIO rtMSCE COLL‘APrBOV.4HR K CO* FERMARE II. CoSCIUO. cattolica, prima i vescovi dell' Istria Prudenzio e Pietro, poi
Intanto il Pontefice aveva rimesso all* Imperatore uno scritto, Firmino di Trieste, rigel tato lo srisma. st*gnalarono il ritorno
chiamato Costituto, nel quale dolevasi, die non si fosse adem- anche degli altri prelati all’unità della Chiesa.
piuta la condizione da lui apposta alla celebrazione del Con- X. Si cii'STiricA la cotdotta tu papa Vie ilio sella lite dei
cilio; e condannando tuttociò che negli scritti di Teodoro di Tur Capitoli. <5e in tutta questa questione, si fosso manto-
Mopsuestia, nella lettera d* Ria, e nei libri di Teodorelo. fosse nulo nelle parli cuntcìidenti saldo il principio fon«lamenlale,
contrario olle dottrine del Vangelo, degli Apostoli, dei Conci- che guidò Vigilio pupa, o da uoi accennalo nel Testo, all’an-
ni, e della Sede Apostolica, voleva perii si perdonasse alla me- no 553, serie IX non trattarsi cioè questione di Fede, ma
:
moria di Teodoro, perchè morto da lungo tempo, e non con- di persone e però la condanna dd Tre Capitoli non impli-
dannato in vita sua; a nulla fosse innovato circa Teodorelo care ingiuria veruna al Concilio di Calcodonìa: non sarebbero
ed Iba, perchè, essendo siati entrambi restituiti alla sede lo- giunte le dissidenze all* estremità , cui giunsero. Il Pontefice
ro dal Concilio Calcedonese, non si dovevano assoggettare a Vigilio, nel farsi a trattare questa questione, reputava*! a buon
nuova inquisizione. Ma cito ? L* Imperatore non presentii al dritto in terreno libero ; e però regolavasi col prin«*ipk>, che
Concilio questo Costituto : fosse a bella posta, per impedire in controversia libera, da qualunque parte questa pendesse,
la condanna dei Tre Capitoli, o fosse per non averlo ricevu- non urtava per nulla nel sacro deposito della Fede; ed in
to se non dopo finito il Concilio, la cosa rimane incerta. Non Udo sentenza si trovarono d' accordo anche i pontefici Pela-
pertanto papa Vigilio, malgrado il suo rifiuto d'intervenire gio Il e s. G regi trio Magno. Perciò papa Vigilio si mostrò più
alle sessioni. Confermò dopo tempo,
qualche anno
lieti' stes- propenso a difendere, e ad approvare i Tre Capitoli, di quello
so 553, il Concilio «li CP„ perciò che » Tre Capitoli erano stati che a condannarli. Si npp«>so quindi alb prima loro condanna,
meritamente condannati, senza ingiuria alcuna del Concilio e vi si oppose vigorosamente, non appena usci da Costantino-
Calcedonese. E quel che narra Anastasio Bibliotecario, ed poli codesta novità. Che so dalla detta linea di condotta si allon-
altri molli dopo lui —
essersi Vigilio rifiutato a principio dal tanò col suo Giudicato, Jo foce per impedire lo scisma, cui
confermare il Concilio V, e perciò averlo Giustiniano esiliato; molli Orientali mostravamo corrivi. Ma quando conobbe che
finché poi, vinto dal tedio dell’ esilio, e dal desiderio di resti- da tali ofllcii di pastorale moderazione verso gli Orientali,
Roma, s'iiulussc ad approvarlo
tuirsi a —
è tale narrazioni*, che erano derivate nell'Occidente ben più gravi emergenze, delle
non reggo alla «‘ritira, come provò il cardinale Noria, nella ce- quali troppo più avrebbero abusalo gli avversarli Vigilio re- :
lebre sua Dissertazione sopra la Quinta Sinodo. Confermarono vocò il Giudicato, c fece ritorno alb prima linea della difesa
poi medesimamente lo stesso Concilio V (di Costantinopoli dei Tre Capitoli, e tenne fermo in «pielb. Ciò ameremmo si
generale romani Pontefici Pelagio. Gregorio Magno, ed
11) i notasse bene: perocché, senza tale avvertenza, non può che
altri lór successori, di maniera che fu riconosciuto da tutte suonar male quel cenno dio s’ incontra noi Testo, all’ anno 550,
le chiese come ecumenico. Serie I ritira il Giudicato. Avvisando dunque opportuna a
:
IX. Scisma dell’ Istbia , detto dei THE CAPITOLI. Uomini calmare gli animi, cd a ricondurre la concordili. In celebra-
dottissimi, come Natale Alessandro, il Cardinal Noria, e l'abate zione di una Sinodo in Costantinopoli, Vigilio vi si determinò
Palma, dimostrarono essere il Concilio generale V, celebre sotto volentieri ; nè fu contrario al Concilio, se non allora die s' ac-
il nome di Quinta Sinodo, veramente ecumenico, e per tale corse quanto si lavorava di braccia per estorquere ai prelati
ricevuto dalla Chiesa i faumsi
; Tre Capitoli essere stali in ripugnanti una condanna da essi non voluta. Di die avendo
quello giustamente condannati, e senza ingiuria alcuna del Con- per sospetta quell' adunanza, non volle prendervi parte ; anzi,
cilio Calcedonese; inoltre, non potersi apporre a papa Vigilio in un particolare Costituto, espose con gravi prole La sua sen-
colpa all una di errore, o di turpe incostanza in tale contro- tenza contro la condanna dei Tre Capitoli, qual* ora promossa
versia. Malgrado ciò, v’ebbero molti vescovi nell’ Occidente, condanna pronunciala dal
dagli Orientali. Finalmente, intesa la
che temettero ancora di fare ingiuria al Concilio di Calcedonio, Concilio, non vi appose tosto la sua sanzione, ma solo dopo
accogliendo la Quinta Sinodo. Tutlavoita, non impugnandola maturo esame: quando cioè si convinse, che la riverenza do-
essi con ostinazione, nè perciò rompendo la comunione col no- vuta al Concilio Calcedonese, non era per nulla menomata da
mami Pontefice, e coi vescovi che f ammettevano, ina conser- quella condanna, la qual’ era d'altronde richiesta da gravi ra-
vando il vincolo del la unità; inoltre essendosi in esso concilio gioni, militanti, come fu dello, contro gli scrini di Teodoro
trattato una causa di persune e non già di Fede: i Papi usarono di Mopsuestia. d’ lba’di Edc*sa, e di Teodorelo di Cirro. Ben
perciò con quei prelati di tal quale economia ed indulgenza, fin- quindi osservarono dotti critici, che se con maturità di giudizio,
ché avessero da per ri* abbandonalo l’errore di fallo, nel quale e senza spirito di parte, sì fosse esaminata tutta la condutla
versavano. Nè molto lardarono a rimettersi sul buon sentiero, di Vigilio papa in sì spinosa questione, quelli che ne abusaro-
0 ricevere il Concilio V, come gli altri Concini ecumenici. Solo no per appuntarlo , certamente avrebbero alinea temperato
1 vescovi delle Venezie e dell’ Istria si ostinarono nella difesa le troppo inconsiderate espressioni in che si diffusero TU).
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,
Secolo VI.
Nola 15,
13. Dello Siili* Bizantino introdotto nell» eo- vine di quella antecedentemente stabilita da Costantino Ma-
Hlruzionc del Templi 01 m<I*b»I. gno con forma basilicale, secondo che il Canina ha mostralo
Nella Nola ‘26.* al Secolo IV, ragionammo del Magistero ec- nc’ precedenti Capitoli del suo insigne lavoro. Procopio, tra lo
clesiastico circa l’ erezione delle prime Basiliche cristiane. Ora molte opero edificate dallo stesso Giustiniano a tempo suo,
che siamo giunti col nostro lavoro ad un’epoca, nella quale il descrive anche questa, importantissima fra tutto (114). Antonio
dominio degl* imperatori bizantini lascia traccio profonde ed di Trailene fu l’archilelto principale ; a lui si aggiunse Isidoro
incancellabili di loro sterminala influenza, persino nelle que- di Milelo;e lo stesso Giustiniano prese tanta cura, affinché l'o-
stioni religiose dipuro carattere flemmatico, è ben facile im- pera riuscisse veramente magnifica, che non risparmiò tesori:
maginare, se dovevano essi con maggior forza imprimere un o ben ne dovette impiegare d'immensi.
carattcro loro proprio anche all’ architettura cristiana. G ben III. Osservazioni tvi carattere originale di tal* costì p-
ve lo improntarono. E lo stile, che dai loro lavori prese a chia- xioNE. Alle particolarità che ci sono indicale dagli antichi sto-
marsi bizantino, è il primo fra i molli e varii metodi di strut- rici bizantini Procopto ed Evagrio (113), intorno al grandioso
tura c di decorazione delle chiese, invalsi mano mano nel Me- tempio dì S.' Sofia, vennero aggiunte altre notizie da Paolo
dio Evo, che sia surto a disputare fa preponderanza dello sti- Silenziario, dal Du Cange, e dal Texier. Ma ben avverte l’ar-
le cristiano primitivo, di cui Roma conserva tuttora si splen- chitetto Canina, che, attesi gl' impedimenti che vietano poter
didi esempli. Importando dunque di mostrare, quanto code- prendere esatte misure, non si sono ancora ben determinate
ste forme, introdottesi in appresso, disconvengano a quel pri- tutte le parti dell' edilizio appartenenti alfa costruzione origi-
mitivo programma ecclesiastico non crediamo di poter me-
;
nale. Di qui la ragione , per cui nel Testo accennammo , di
glio avvalorare la nostra tesi quanto coll'autorità dei dotto Gav. porgerne soltanto le forme più approssimative. Tutlavolta le
Canina i cui studi! sullo varie forme dei nuovi metodi di
;
riscontrammo sopra un recentissimo lavoro che con edizione
architettura, applicati alle chiese nelle varie parti del mondo, splendidissima pubblicò il signor Salzenberg prussiano (114).
danno al suo giudizio quel valore, clic fa copia, e la diligen- Del resto, da quanto venne descritto dallo stesso Procopio,
za delle sue Ricerche snlf Architettura più propria dei Tem- e dagli altri scrittori delle cose bizantine, come altresì da
pii Cristiani, glihanno meritamente acquistato. Alle pagine quanto sussiste tuttora , benché rivolto ad altro uso , sì co-
pertanto di cosi pregiato lavoro, e più particolarmente al capi- nosce, che l'edilizio fu basato sopra un’area quasi quadrata.
tolo X della Parte 11, attingemmo noi le notizie esposte in que- Vedasene, a pagine 67 del Testo, I* Icnografia. Se pertanto si
sti paragrafi: affinché, avvalorate dai due esempi, recali a pa- considera bene la parte media di tate edilìzio, si trova, che
gine 67 dui Testo, sieno un passo (innanzi nella storia del- partecipa esso, sotto certo aspetto, della disposizione propria
1‘ architettura
cristiana, che, nel nostro Testo, progredisce per delle basiliche antiche, notandovisi fa ripetizione delle tri bo-
brevi cenni, di conserva colla serie cronologica dei fatti. ne, o calcidici , nelle estremità, come sta indicato nei precetti
1. RaGIOSE DELI.' INTRODUBSI LO STILE R1ZANTLN0
TEA L’ ALTEE ,
vitruviani; poiché ai lati, protratti in linea retta, ed elevati
FORME DI COSTEUZIONE E DI DECORAZIONE DEL MEDIO-EVO. SÌCC0U1C precisamente a due ordini, come nelle anzidetto basiliche, si
coll’ inoltrarsi nell’ epoca che suol denominarsi del Medio-
, \
congiungevano due absidi. Ma poi Rivedono praticali nei fati
Evo, si venne successivamente a perdere la conoscenza del- stessi grandi vani di varia forma, in sostituzione delle navi
le belle istituzioni, stabilite dagli antichi nell’ arte di edificare, minori, proprie delle comuni basiliche antiche, e delle chiese
c vennero anche a mancare sempre più i materiali, appar- antecedentemente edificale dai cristiani. È poi singolare il mo-
tenenti agli antichi editlzii, di cui si servirono i Cristiani per do con cui venne formata la copertura di tutto l'edilizio ; poi-
costruire le prime loro chiese: così s’introdussero neH’arte ché invece del soliti soffitti in piano, vennero innalzate grandi
stessa quei tanti e s) diversi metodi, che per fa loro varie- volte di tutto sesto. La quale forma d'archileUura, avverte il so-
tà, e por non essere stali soggetti a ben ordinate prescri- vrallodalo Canina, che si rendeva originale sì nella parziale dis-
zioni, non si poterono ancora ben determinare, nè distin- posizione, come nella struttura delle grandi volte, c nei grandi
guere con denominazioni tanto proprie, che sieno comunemen- archi che sostengono al di sopra diverso colonne con altri pic-
te approvate. Tratteremo nei seguenti secoli delle particolarità coli archi, come altresì nella decorazione delle colonne c degli
proprio ad altre forme di stile. Intanto notiamo questa prima altri ornamenti in essi praticati. È poi da siffatto edilizio che
fase di decadimento, segnato dallo stile Orientale, che più co- si suol derivare comunemente l' introduzione della forma cosi
munemente diecsi bizantino (da Bisanzio nome antico di Co- detta a
croce greca, e delle volte emisferiche, costituite a guisa
stantinopoli) ; ma gli intelligenti dell* arte chiamano greco po- di cupole, che in seguito s' innalzarono sulla parte contrale
ne che gl' Imperatori, stabiliti in Costantinopoli, concedevano mitìye basiliche cristiane. Il signor Canina non si fermò a ra-
a quella regione, influì aneli* essa, senz* avvedersene a fomen- gionare della considerazione in che si debbano tenere le ac-
tare la decadenza dell’ arte. Perocché gli ediftzii che si eri- cennalo disposizioni; perché alla fin fine furono esse approvate
gevano di nuovo, non venivano già composti con marmi tolti dall'uso che nc venne fatto ben di sovente. Bensì, dopo quan-
ila altre fabbriche, come si praticò in Roma ai tempi di Co- to egli s‘ è proposto dimostrare colle sue Ricerche suir ar-
stantino Magno; ma sibbene si erigevano con marmi lavo- chitettura più propria dei Templi cristiani, il valente archi-
rali espressamente : con che l’ occhio e fa mano dell’ artista, letto trovò necessario di far conoscere, che, colle disposizioni
ognor più svezzandosi dalle ben modulale forme elio l'arte ro- architettoniche dei Tempio di S.* Sofia si deviò non poco dalle
mana del secolo d' Augusto aveva impresso nc‘ suoi materiali di pratiche stabilite dai Cristiani nell' edificaziono delle prime
costruzione i s'andavano sempre più scostando dall' osser- loro chiese, le quali sì adattavano tanto bene alle primitive
vanza del precetti antichi, e perciò si venivano introducendo istituzioni ecclesiastiche. Primieramente in tale nuova dispo-
quelle particolari pratiche nell'arte dell' edificare , che pur sizione vedesi tolta una grande comodità che si aveva nelle
troppo la spinsero all* ultimo decadimento. Molte ed impor- basiliche, ed era quella di non lasciare alcuna parte nascosta
tanti sono le notizie colle quali il eh. Canina andò preparan- allo sguardo dello spettatore da qualunque parte si stesse ; in-
do lo studioso lettore a tali sue conclusioni. A noi basti aver- fatti colla introduzione dei grossi piloni, per sorreggere le gran-
ne accennalo i sommi capi di volte, e colla protrazione dei bracci laterali nell’indicato dis-
li. La chiesa di S.* Sofia, primo mummbnto caratteristico posizione, si vennero a formare diversi vani parziali, che fanno
dello stile bizantino. Il monumento più insigne, che stabilì come da sé, per essere ad essi tolta affatto la vista del sacro
un tal genere singolare di Templi cristiani, è la chiesa di san- rito, che si celebra nella tribuna collocata nell'estremità supe-
ta Sofia, riedificata da Giustiniano 1 nell'anno 532, sulle ro- riore della parte media. Si tolse ancora, colla introduzione di
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tale forma, il modo di poter convenientemente effettuare le poi anche la chiesa di s. Vitale molta parte dell'antica decora-
separazioni volute dalle primitive istituzioni eodestasMebe zione in musaico. Il Ciampini la dichiarò; c stilla scorta sua
quantunque si fossero praticali alcuni portici superiori, per le ne demmo noi pure un bel saggio a pagine 69 del Testo.
donne. Perciò gli edilizii eretti sull' indicata disposizione, quan- Net Secolo IX daremo il disegno dell’ altro importante
do si considerino, com* è di ragione, net rapporto con un monumento di architettura bizantina, di' è il tempio «li Aquis-
primitivo programma, creato dal magistero ecclesiastico an- grana, fatto edificare da Carlo Magno; e nel Secolo X ador-
tico, debbonsi certamente giudicare meno convenienti all' un- neremo il Testo colf esempio di tutti il più ragguardevole
ito dei riti sacri latini, che li costrutti sulla precisa forma ba- la gran Cattedrale, già Cappella Ducale di s. Marco, in Vene-
silicale; laddove quelle forino stesse si trovarono poi adattate zia, la più stupenda u nobile imitazione di s.* Sofia.
al culto posteriormente introdotto dai Idrobi ; poiché la detta
chiesa di s.* Sofia servì appunto di modello alle principali loro 11. Hi dichiara I* Insigne Diedro Sarro rii ur-
monche**. La quale osservazione del cavatier Canina è ben me- ne» della Chiesa Cattedrale «li Milano, a pagine
ritevole di considerazione, per conservare agli edilizii cristiani 71 del Testo abbiamo riportato la parte anteriore, ossia la
un carattere loro proprio, e da non poter essere confuso
tale prima Tavola di queste nobilissime coperture di sacro codice,
con quello attribuito ad altro genere di templi. avvertimelo che ne abbiam ridotta la dimensione ad una nona
V. Us casso sulle decorazioni is musaico scoperte is So- perle dell’originale. Ora è nostro debito dichiarare lo belle rap-
fia ai CP. Il cav. Canina non fa menzione di sorta dei preziosi presentazioni sacre che ci rendono estremamente caro questo
musaici, coi quali fu decorala La chiusa di &: Sofia, ad imi- insigne monumento di toreutica sacra, pel legame e l'accor-
tazione di quanto usavasi nelle antiche basiliche cristiane. Nè do veramente edificante eh’ esse offrono colle rappresentazioni
l’erto sarà chi voglia fargliene carico: posti gl* impedimenti della pittura e scoltura degli antichi Cristiani, delle quali ador-
da lui provali, anche solo per prenderò ««alto misure di quet- nammo le Tavole dei primi cinque secoli della nostra Opera.
T edilìzio, riservalo, com* è, al culto di Maometto. Or bene i Nel mezzo è dunque situata una ricca Croce di oro puris-
musaici ci sono ed assai belli ma gelosamente sottratti allo
: simo, «i gommata, quali sappiamo erano in uso, sino dai tem-
sguardo del popolo con velature. E ne dobbiamo la scoperta pi di (Àistantino Magno. Le gemme si sono in parte puntute.
all’awedulezia ed all'abilità del prussiano Saizcnberg. Era que- Il pio ed erudito Bugatti {al cui dotto volume togliamo in
sto in Costanti riopoti, quando una inano di muratori stava riat- gran parte queste illustrazioni 117) dubita, che questa Croce
tando le pareli di quell'immenso edilizio. Accortosi del tesoro non sia antica quanto le Tavole ; e sospetta che tanto essa,
artistico che nascondeva» sotto i copiosi velami, ne tratti'» col quanto l'Agnello d’ore, fregialo a smalti, della seconda Ta-
signor Fossati, architetto della Corte, ii quale, informatone il vola, tifino stati sovrapposti posteriormente. Noi siamo di
Sultano regnante, tanto seppe dire, che se non tosse stato il diverso parere, e riputiamo contemporanei agli eburnei an-
timore d* un' cepola ione di fanatismo nel basso popolo a trat- che i lavori in oro la sovrapposizione loro , con ingombro
;
tenerlo, avrebbe quel principe ordinato che i musaici venis- di parte dei sottoposti ornati in avorio, non sembrandoci
sero scoperti al pubblico. Però il Saizcnberg volle farti cono- ragione sufficienti' per assegnarli ad epoca più rimota; tanto
scere al mondo. S’ infinte manuale muratore, e sapendo col- più che sì la Croce, quanto f Agnello, sono di tonno ancora
l‘ oro, a tempo e luogo, ben sostenerne le parti, tanto fece, che eleganti, quali in più bassi tempi non si sarebbero per av-
se li portò vìa belli e disegnati a colori ; e li pubblicò nel 1H5! ventura condotti. Sullo la Croce scorgasi scolpito un Monti-
con tutta la parte architettonica dell'edilizio, in un magnìfico celli», dal quale sgorgano quattro fonti, rappresentanti i qual-
linopel ossia Antica costruzione monumentale Cristi aria di Co- stre, ai quali accenna il dotto Bugatti;. Al grande s. Cipriano,
stantinopoli (Berlino, a spese di Ernst e Korn). Desiderosi per- fiorente nel secolo Ut, si attribuisce questa interpretazione :
tanto di dumo almeno un picco! saggio preferimmo le sempli- bine (cioè dalla Croco, su cui consumavasi il sacrificio del-
ci tracce superstiti d‘ un’ imagine, rappresentanlo la Madre l'Agnèllo di Dio) egredienlìa quatuor Eiaiigelii flumina . per
di Dio (Mjynjp Hrrv), che il Saizcnberg dà in puri contorni, e universum mandimi regenerationis ere hunt lavacrutn (116).
senza colorito alcuno; e ne adornammo la pag. 71 del Tosto. Dietro Croco (conio pure nell’altra Tavola dietro l’Agnel-
la
VI. La chiesa di s. Vitale ts Ravenna, moka introduzione lo} vedasi una porta, fiancheggiata da due colonne, e ornata
dello stile bizantino in Italia. Colle stesse forme della chiesa da due voli ap]»esi all’ epistilio, i quali cadono con belle pie-
di s.* Solia, fece pure Giustiniano riedilicare altre chiese in gature lunghesso le duu colonne, dietro tu quali sono annodati.
Costantinopoli, ed in altro parti d’ Oriente, com* è a vedere Orto io stilo di questo è mollo imperfetto. Ma ben nota il
presso Procopio (115). Ma quello che pili importa al caso no- Ilugatti (§ jux), clic non sarebbero ri usiate- tali nei secoli bas-
stro, fu colf influenza degl' imperatori residenti in Costanti- si; d'altronde la «ingoiar leggiadria dì quei veli ce ne com-
nupoli. e col concorso degli artisti greci, formali nella scuota pensa ad oltranza, sicché debba dirsi questo bel lavoro pro-
ivi stabilita ,
che s' introdusse anche in Italia una consimile prio di tempi cortamente più felici, quali i secoli V e VI, ma
architettura di chiese, come cu uè resta irrefragabile monu- non dopo. Il significato «li quella porla, adorna di veli, è no-
mento in s. Vitale, nella città di Baverina, divenuta la sede bilissimo; riportandosi un'antichissimo costumi*, imposto dalla
degli Ksarchidopo la morte di Giustiniano I ; la «piale chiesa fu legge Mosaico, di coprire con cortine il luogo sacro, detto
appunto costrutta, durante il suo regno, da Giuliano Argenta- Santo dei Santi, c il divin Tabernacolo, anche nel Tempio di
comesi contesta con motti documenti, raccolti primamente
rio, Salumone, a quello sostituito ; ed inoltre si accorda con altri
dal Fabbri, e quindi dui Kantuzzi (116;. monumenti contemporanei, come coi cortinaggi dei Musaici
Nel Testo, pag. 67, disegnammo l'icnografìa e la scenografia di Ravenna, c più ancora con quelli dei Dittici consolari. Nella
di questa chiusa, tanto notevole per la ricchezza e la varietà Liturgia Ambrosiana si conserva anche oggidì fuso di rico-
dei marmi ond’ è decorata. Ci duolo peraltro che le strettezze prire la tribuna dette chiese e le colonne del maggior Altare
del Testo stesso ci obbligarono a preporzioni troppo minute, con veli, volgarmente detti Padiglione; il qual uso dovette
«tulle quali non ci potemmo dispensare, anche per non alleni- certamente essere comune, noi tempi antichi, anello nelle
re la corrispondenza delle dimensioni della chiesa di s. Vitale chiese di rito Romano, poiché ne abbiamo preclarissime me-
con quelle dì s.* Sofia. Ma essa puro, tanto per la celebrazione morie, citale aneto' esse dat bugalli. Attualmente per altro il
del sacro rito ,
quanto por f intervento dei fedeli , si presta rito Romano prescrive solamente i veli al Tabernacolo, quan-
ancora meno di quella di s.* Sofia; poiché levata «piai’ è ad do vi si conserva la Divina Eucaristia.
otto gran facce, presenta a un di presso le stesso disconve- Risponde all’eleganza della rappresentazione di mezzo, ed
nienze osservale dal sig. Canina nei tempii rotondi. Conserva al significato simbolico dei quattro fiumi sgorganti dal Mon-
(« 8 )
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Eccolo VI
segue la Noia 14,
dell’allra Tavola, i quali ci offrono le imagini degli Evange- l'annn 5G dell’ E. \\ e però l'artista ha qui seguito un co-
listi e degli animali simbolici , clic dal Secolo V in poi si stume a lui più vicino, o direm meglio, quale per avventura
costumò di alternare nel pubblici monumenti sacri di scot- I* apprese dalle copio delle pitture cimiteriali primitive; collo
tura e di musaico: o delle quali ne abbiam dato un saggio stilo dello quali molto ben si accordano queste care rappre-
a pagine 57 e 59 del Testo. Qui poi lo scorgere replicala- sentazioni sacre, fattale debite eccezioni, tanto per la diffi-
niente rappresentati gli Evangelisti, prima nelle mistiche fonti coltà maggiori* dello scolpire in avorio, quanto per la deca-
sgorganti dalla Croce, poi negli animali simbolici che stanno denza dell' arte in genere.
in alto ed una terza volta in figura umana, è indizio mani-
,
La seconda tavoletta rappresenta la guarigione del Parali-
festo, che le due preziose Tavolo servivano di copertura ad tico, c la terza la risurrezione di Lazzaro. E si questi, come
un Evangeliario, il principalissimo ed il più venerato dei Co- l’argomento dianzi spiegato, ricorrono frequentissimi, e iden-
dici di Sacra Liturgia: presentandoci esso, come nota il Car- tici, nelle pitturo cimiteriali primitive, quando se ne tolga il
dinal Bona, il tipo di Gasò Cristo stesso, che in quello parla nimbo al capo del Redentore, che in quelle non s' incontra
a noi; lo perchè nell'ottavo Concilio generale fu decretato, mai; e qui pure non fu costantemente usato.
che si prestasse eguale tributo di adorazione al Libro de’ SS. Non cosi gli argomenti delle tre tavolette alla destra del
Evangeli!, come all'Iinagine di Gesù Cristo; e nei Condili si riguardante. Questi non ci accadde di vederli nello celle o nei
usò di collocarlo sopra un trono elevato (119). vetri cimiteriali; e però sono d’ interpretar inno alquanto ar-
Ma veniamo allo otto istorie sacre, rappresentate in al- dua. In tutte scorgesi il Divin Salvatore (anche in quella di
trettanti spartimenti contornati ciascheduno dalla sua propria mezzo, ove stassi seduto a cena,
perchè riconoscibile alla lun-
cornicetta. In alto sta l’ adorazione dei Magi, in alto di offri- ga zazzera quale in tutte queste scene sacre distingue in
la
re i loro doni al Divino Infante, seduto sulle ginocchia della parlicolar mudo l'adorabile suo capo dalle capigliature di
SS.* sua Madre, il quale alza la destra per benedirli. Si noti, tutte le altre ligure cho ne fanno parte). Ma prima, chi fieno
che il nimbo, segno qui di divinità, appostosi Divin Pargo- quei due che gli stanno ai lati, e cosa ricevano dalle divine
letto in questa prima rappresentazione , non è ripetuto in sue mani, noi sapremmo spiegare. Certo quel che ricevono
tutte le altre sottoposte, le quali pure sono storie personali è cosa di gran pregio, se le mani sono coperte collo stesso
di Cimò Cristo. Ciò è segno di antichità, ma non tanto, quanto loro pallio, o con altro velo; e però non si apporrebbe il Bu-
quella delle pitture dei primitivi Cristiani suite pandi cimite- galli a pensare, ohe sieno due discepoli che ricevono il pre-
riali e sui vetri poiché in quiete, come si può vedere nella
;
mio delle loro virtù, simboleggiato da una corona. Anzi dal
Roma Sotterranea del Bosio, non s'incontra mai il nimbo ap- riscontro di altri insigni monumenti, in parte dottamente
posto a Gesù Cristo, o ad altri personaggi; e se appena ne ap- spiegali dallo stesso Rugati i, i due discepoli sarebbero santi i
parisce traccia, non si falla a giudicarle almeno posteriori ai Apostoli Pietro e Paolo ; nè troviamo clic opporre al dotto
tempi di Costantino. Ma non è neppure un'antichità che tras- preopinante. — Segue nella tavoletta sotto una Cena. E qui
corra oltre il secolo VI ; perocché posteriormente non avreb- Il sopraltodalo Bugatti si difonde in varie interpretazioni, tutte,
be»! mai ammesso it nimbo, neppure alla Divina Madre. Co» si noti bene, tendenti a spiegare alcuna delle Cerne celebrate
ciò si conferma la sentenza del Bugatti , accennala nel Te- dal divin Redentore, durante la sua Predicazione. A noi pare
sto che cioè debbasi allogare ii lavoro di queste care Tavole
: che qui si tratti non di scena storica, ma simbolica, non al-
eburnee nel Secolo V, o tuli* al più nel VI. trimenti che nella sacra rappresentazione di Gesù Cristo do-
All’ adorazione dei Magi, rappresentala superiormente, ben cente, da noi citata a pagine 29 del Testo lettera D. sccundò). :
corrisponde al basso della Tavola, come osserva il pio dottor Come là mal s'apporrebbe cbi volesse dire che è Gesù Cristo
Bugatti, la manifestazione di Gesù Cristo nelle nozze di Cana disputante coi dottori, perchè vi apparisce in aspetto tutto
di Galilea, per mezzo della conversione dell' acqua in vino. giovanile; cosi qui, non è d’uopo lambi carri il cervello, come
Due misteri, celebrati anticamente in tutte le chiese, insieme fa il Bugalti, a volerci trovare espressa una dette Cene stori-
col Battesimo di Gesù Cristo, in uno stesso giorno, detto del* che di Gesù Cristo con nessuna dette quali si accordano In
:
l'Epifania, dal greco rsrujawi*, apparizione. Spiega dottamente circostanze e gli aggiunti espressi qui dall'artista, come lo
il Bugatti la forma dei vasi e delle anfore; a noi basti un stesso dottissimo interprete riconosce. Tuli' affatto simbolica
cenno sul modo con cui l'artista dispose i personaggi di que- riteniamo pertanto questa Gena, o signilicativa della Divina
sta scena evangelica. Il Salvatore (e qui non ha il nimbo) Eucaristia, figurata tanto nel Pesce mistico che ria in mezzo
tiene verga nella mano destra, segno di sua onnipotenza :
la alla mensa, ed è una delle magmi di Gesù Cristo stesso lo più
i
gliocchi rivolti al divino Taumaturgo : e dietro Lui, due sem- delta SS. Eucaristia , svelataci dal simbolo del Pesce. La pre-
.
brano parlari; insieme ; e possono significare lo sposo el’Ar- senza poi del figurato, ossia dello stesso Divin Pastore (rico-
cMtricìino, il quale, come narra s. Giovanni, avendo già gu- noscibile, come già notammo di sopra, alla lunga capigliatura),
stato il nuovo vino, ed ignorando il miracolo testé operato lungi dal ripugnare all' evidenza delle figure, viemeglio anzi
dal Salvatore, fece con esso le meraviglie, perchè avesse ser- lu raccomanda, essendo Egli stesso cho colla destra addila ai
bato un vino casi generoso, sino a quell’ ora. commensali le mistiche spedo del Pesce e del Pane , quasi
Or veniamo alle sei tavolette minori poste ai lati della voglia dire: mangiate, queste sono le mie Carni.
Croce, e cominciamo da quelle che sono alla sinistra del ri- Ma d' interpretazione più difficile è l'ultima delle tavolette)
guardante. Nella prima superiore, Gesù Cristo risana due cie- cho ci resta a spiegare. Scorgesi Gesù Cristo, seduto sopra
chi: e di ciechi da Lui illuminati, in tre distinte ci rcostanze, un globo stclLuto, in atto di benedire o di favellare ad una
fa menzione l’Evangelista S. Matteo: due cioè nell' atto di dunna, motto ben ravvolta e coperta col pallio. Ella allunga
entrari: in sua casa in Cafarnao (IX, 27) ; altri due sull’ usci- la mano destra, quasi voglia Lasciar cader qualche cosa nel
re dalla città di Gerico (XX. SO) ; ed altri indeterminati nel ceppo sottoposto. I)uu ligure d* uomini le stanno dappresso,
tempio di Gerusalemme (XXI, 14). Si noli, che i due ciechi, in de' quali uno pare commosso e compunto, l' altro invece, sem-
questa nostra tavoletta, portano tunica e penula, ed hanno i bra in atto di partirsi come disdegnato. Il Bugatti, con felice
calzari fasciati ai piedi ed alle gambe. La penula distìngue*! ispirazione, pensò alla povera Vedovella del Vangelo, che of-
dal birre, perdi' essa è tutta chiusa, e originariamente assai ferì le due moneluzzc e le pose nel gasofilacio; di che n’eb-
( 19 )
Db
,
lìotc al
IVota 15,
he distinta lode dal Divino Maestro, il quale, secondo narra tivi ai quali lavori attignere quelle certe e ben maturate no-
;
e toccò anche qui nel vivo 1* ipocrisia de' Farisei. Sottoscri- Tutta volta, rispetto all' Epigrafia cristiana antica, slamo or-
viamo dunque assai di buon animo alla bella interpretazione mai al possusso dei primi frutti di un lavoro veramente clas-
del dottore ambrosiano. sico, o tale, che soddisfarò i desideri dei dotti, e servirà di i
I». Iiuporlantr conelnnfonc della l'arte Ar- certissima guida per addottrinare chiunque con amore vi
,
ehcoloftlen trattata nel primi Sei Secoli. spenda intorno il suo ingegno. Il lettore, che ricorda te va-
rie Note da noi apposto alla parte epigrafica dei primi sei
Quanto avremmo desiderato di chiudere con una Disser-
tazione, di carattere tutto analitico, le singole trattazioni ar-
Secoli, già ricorre col pensiero al nome del eh. Cav. Giambat-
cheologiche sparse nei nostri primi sei secoli, a fine di gui- tista De Rossi, romano. Onde che, lasciando d' intessere elo-
dare quelli tra nostri lettori, quando per sò parlano
gi di paròle, latti, siamo lieti di sot-
i
i i quali non sono addentro nelle
questioni d'antichità cristiana, ad una cognizione più
toporre due importanti saggi da noi tra-
aj giudizio dei dotti
esatta
d' una parte sì importante dello scibile umano ? Ma pur trop- scelti nella Prima Parte
della grande Opera epigrafica del som-
aperto agli studiosi. Ciò dipende in gran parte, se non in tutto, è l’ illustrazione di un Epitèlio che si riferisce agli antenati
dalla scarsezza di di san Gregorio Magno. Quando la leggemmo testò la prima
uomini addottrinati die vi si occupino in-
torno. E volta, provammo tale un senso di compiacenza e di soddisfa-
chi potrebbe mai pretendere in fatto, che sì diffonda
l’amore zione, che non dubitiamo sarà pure provato da chiunque sia
alle archeologiche discipline, e se ne moltiplichino
gli studiosi, se,iranno poche eccezioni , niuna scuola , siam
bramoso di siffatto nozioni. Ma molti sono nel classico lavo-
per dire, ne diffonde gli elementi, nè nei Licei, nò nelle Uni-
;
1
ro del De Rossi gli anni anepigrafi. No scegliemmo pertanto
versità. o quello che più ancor ne addolora uno anche tra quelli, ed è il 410, contrassegnato noi nostro
, nei Seminarii
diocesani , e negli slmili dei Regolarii , come ne Testo, serie XI, con questo doloroso avvenimento Presa, sac- :
movemmo cheggio, e incendio di Roma per man dei Goti. Or bene si ve-
già lamento nella Nola lG/al Secolo II? Dal quale
diretto di
uomini bene addottrinali manifestamente ne deriva, die i mo- drà quale sapientissimo ragionamento vi faccia sopra il De
numenti Scoperti rimangansi senza chi ne li illustri; o quando Rossi ; a noi sia lecito apporre in carattere corsivo più mi-
pur sorga chi li dichiari separatamente, del riordinare nuto, alquante parole di semplice schiarimento, circa il me-
peral-
tro anche quelli sotto un punto di vista analitico, todo seguito dal eh. Autore, perchè ci parvo giudiziosissimo.
non se ne
discorra. Poiché non esistono ancora classici lavori, AaU talli) il De Rotti accenna la dola , poi il numero progrettlro del-
i quali
almeno possano dirsi veramente compiuti, nò circa V /’ Itcriùone. iodi U Iteri noni tiene, o copiale colla pia scrupolosa fedeltà da-
Archi-* gli tutti originali, appare tratte dai Cadici, i* da altre copie : avvertendo be-
tettura, nè circa la Pittura e la Scollura
de' Cristiani primi- ne. che te et Ut•no frammenti originali, quelli ri tona intercalali in lacrimilo
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,,
. ,
Secalo VI
segue la \ota 13,
Poi, tempre ralla tinta (ritira impalata , trae dal Ut Paul tarmate tius hoc nomine Romanus pontifex ad apostolicam sedem
anche le variatiti delle edizioni lepraecennalt. adscendit, unum tantum decennium interceda bis aulem ;
Varietotes qua» in anlhologiarum libris deprehendi, re- anni» Felicem diaconi munere in Romana ecclesia functum
• censore nihil iuvat. Primaria auledi opngrapha in primis
esse, sollemnis eius aetatis mos, ut o diaconi» potius quam
» varianti in v. I Smet. IUS MF.A mSCEDENS — 2 SmeL LA* c presbytoris Romanus pontifex eligeretur, palam deraon-
• CnniMIS ; Dos. Sirrn. VITENTKMQ. —3 Sirm. OCT.; Aldus strat. Atque iste Felix, eo certe tempore diaconus, ille ipse
• DVLCIS. et qui. SS —
5 Aid. in altero exemplo DP V KAL,
cuius soutonliam rcclisrimain esse postea videbimus. Qua
re posila, qui* non pcrspicit levitata, qui anno 472 e legno s
. Dos. Sirm. DP HAI/ SEPTEMB, Vallic. DEP
DP...KAL,
hoc elogium Petroniae coniugi scripsiL et anno 481 Pattlain
• KAL SEP ; Aid. in priori exemplo AGINAMO, in altero . .
• ni 472 consule, in commentario 84G, quac opus sunt, di- itaque quìdquid lucis hanc in rem bistorta alfert , id pro-
• cam. Nunc de insigni hoc monumento, do tota nempe Imo posito meo mirum in modum conducit. Praeterea Paulam
• epitaphioruin serie, diligenter exponendmn. « clarissimam feminam alter titulus nominai in Ostiensis itom
Petronia scilicet levitae, id est diaconi, coniux, horurn basilicae pavimento olim situs (121) ; quam 0 senatoria Gro-
» Olii Paula datissima (emina et Gordianus puor, ac demmo gorii magni, atque adeo Felicis tertii stirpo, facile fuisse,
• A emiliana sacra virgo, uno omnes in tumulo conditi, non commode jam intelligirnus. Alia dernum nubi arguiuenta
• aliicerte sunt, quam Gregorii magni Romani pontitlcis suppelunt, in eandom, quarti asserui, sentenliain conspiran-
• majorus, senatoria et pontificia nobilitato illustre*: quod tia; ea tamen brevitatis nunc gratia praeteroo ; conicclurae
» praeclarum inventum, unde tanti UUus pontificia bistorta enim meati veritatein satis valida indiciorum complexione
• aliaque monumenta plurimam lucem accipient, nomini me lectoribus me probasso existimo. »
• non persuasurum piane confido. Ipse enim Gregorius, dia- * llis aulem positi», iam liquet, de Gregorii magni malori-
logorurn lib. IV, capite 16, et homilia in Evangelia 38, tres bus, et de Joannis diaconi parum firma hoc in re auctorita-
• patri suo Gordiano sorores fuisse significai, easque sacras le, Bnroniutn n-ctu iudì casse et Maurinis putrì bus. qui Joan-
;
• tirgincs, Tharsillam, Gordianam. Acmilianam; quae Felici* ni diacono lìdem adscrere, Baronii autem judicium elevare
> Romani antistitis atavi sui neptes urani. Atqui hoc satis jam aditisi sunt, rem haud fcticiter cestisse. Joannt» enim Fe-
» indicii est, ut intclligamus monumenlum, do quo disputo, ad licem hoc nomine quarturn Gregorii atavum appellai (122);
• caru gontern, unde Grugorii palur Gordianus, et Gordiana at Baronius, cum oomperisset ab huius Felicis ad Grego-
> atque Aemiliana acnitac origine»! traxorunt, pertinere; quip- rii aetatem vix paucormn annorum spatiuui intercedere
• pe quod Gordianum quemdam puerum, et Aemilianam sa- eundom praeterea non Romanum, seti Samnitem natione
• cr:un virginem simili iunclos exhiboat. Hoc porro non leve praedicari, Joannem diaconum erroris se convicisse cen-
» indiciuin tot aliis argumentis (Irmatur et illustratur, ut do suit, etFelicem tertium aetale ac patria Gregorii atavum
• eius tritate dubitare plano non posso censeant. Naia sivo manifesto indicari pronunciava (123). Maurini centra pa-
• tempus in hoc lapide consignatum perpendos, sivo locum, tri», antiqui scriptoris testimooium liaud temere spemen-
in quo positus est, sive quaedam huic contigua epitaphia. dum, Samnitem Fdicis quarti patriam cum Romana eius
respicies, conjcct uranimeam omni ex parte probabilcm, stirpe commode conciliari, temporum demum rotione», id
• imo certam et luculcnlam esse facile agnosccs. » quod praecipuum controversine caput erat, in Baroniann
• Quod bujus elogi! tempus social, ab excunte anno 472, quidem sentcntia planius explicari, sed cui» Joannis quo-
quo Petronia obiit, ad iucuntoin annuiti 483, quo Felix ter- que narratione aliquo congruere pacto posse contende-
,
llotc al
segue la Xola lo,
• lata epilaphia eum ipsis Gregorii magni vevHs et cum lem* » scriptorìbus incertìssimum visual: plerisquc veterum Risto*
» porum rationibus composti! ssent, Joannis diaconi ouctorila- • ricorum anno 410, aliis (quorum Unum non multa auctori*
» lem minus reveriti certe essent, eiusque errorem a Da renio » las est) proxlme praecedenli anno 409, Urbis excidium con-
• sagaciter dctectom et cmendatum esse uUro agnovissenl. • sigiiantibus (131;. Quam
postremain sententiam tanta argu-
F con flirtili «rùiimo dife ta del gran Barimi» chiude ii [te Botti la tua
• mcntorum vi Paglus assemit et inculcavi! ut voterei» et ,
ili utlr azione del quadruplice EpUafio , onde tpargeii tanta luce tagli ante- • contraria») opinione!» ex omnium jam animi» evcllendam
nati dell' inclita Pontefice S. Gregaria M Alle gaali dalle onermiOMi fa eco • securus pronunciarli (135). Sed ejus argumentalioneni dis*
ma' allea Epigrafe che ti Ugge m m» [Htlieo Contatore dcll'mtigne biblioteca di • cussi! et prò veterum bisloricorum fide egregie pugna vit
Marna, manometto peraltro, edmodo olfatto tirano accomiato a rappretenlare
in
Garzoniii»; cujus dissertai iones in Idatii cbronicon non ita
S Gregario IT.: t CMUOHVS OtmSIIL MERITI». 1 (el) MONI» MGMVS VN-
• pridein edidit P- F. X. de Ram V. C. Lovaniensis reclor ar-
DE Gexvs DVCIT Si MMX « COMSCKNOIT IWNURRM. OwM'nile geni» diKit mt-
• cliigymnasii (136). Ncque Ilio Incus est, quo totani hanc lilem
uifetlamente accenna al Pontefice Mattia» Felice III, aro del grande Gregorio l.
Ora all riccio un gai delirili o di [sermoni di certa dola, faccia legni-
‘ • ab ovo itcruni ordiar atque disceptem. Unum juverit locto*
la r mtigne ragionamento sopra l’anno anepigrafe 410. Bit» *' intitola : • ribus in mentem revocasse: Urbern Romani ab Alarico non
Commcnlatio de anno -110. • bis, sed ter oppugnatalo et obsidione cinctam esse, quam
• 409 Itoiuanaruin iuscriptiomim , quae cerlam tempori» nolani • tinnì obsldionein Urbern in Alarici potestate fuisse. Qui prl-
• pere jam rariores ilhie liunt, jam earum series incerto el pertaesus IJrbem improviso adortus est, eamque cepit et rni-
;
• ambiguo gradu procedi! el crebro interrumpitur atque anni» • sere diripuit mensi* Augusti die XXIII. Atqui Tertulii con*
;
praescrtim, qui fatalein baite epocbam propius atluigunt, sulatum anno 410 adsignandum esse Idatiani fasti no» do*
• ani nullae sunt, aut vix ullac? Nani annis 411 el 412 vix » cent (159); quo itera anno Urbern captam et direptam ve-
duo aul tria recte adalgnarl epilaphia possunt (128); an- » teres historici testantur et Garzonius asserit ac comprobat;
nis 413, et 414. follasse nullum ; annis 415, 410, 417, 418 vix • quam »ententiam Romanaruni inscriplionum serie* adeo
• singulis singola (129); anno 119 Iria, anno 420 salis corte nul- » continuai, ut de ea dubitar! jam omnino non posse inilti
» lurn (130); anno dcinutn 421 ninnino nullum. Cujus lata su- • vldeatur sane manifestum. Nani anno 409 epitaphia vidimus
• bitae mutatici»» causa» in ejus tomporis historia esse quae- • Romae posila, et Honorii ac Tbcodosii consulatu» atque ira-
• ronda» nemo negaveril : ncque crii certe, cpii non suntiat perimn rite ac legitime signiiicaiitia ; quae, dum Attalus
• magnani aliquam renili} conversione»! ac perturba Uonem » umbratilcin egit in Urbe imperatorem, scribi certe non po-
• liac veterum monumentoruin inopia et interruptione por*
» tuerunt. Quod si conccdendum fortasse est cum Pagii sen-
• tendi ac signilicari. El sane ipso anno 410. veterum liislo- > lentia conciliari illa epilaphia posse, quasi Attaliana co
» longc lutequo disperso», eosque in Africani usque, Aegyp- bel singularis quaedam Acclanensi* titilli notatio, bis verbi»:
» tum. Asiani palante» pervenisse (132); is facile inlelligil, ip* - DEP* !>* XII KAL AVGVSTARVM ITERVM* POST- CONS' IIO-
» suitiquoque urbana rum inscriplionum quasi inlerilum tot . NORI Vili E TIlIVDOSi- 111 AVGG (140).
• lanlisque calamilatibus debori ; ncque ulli tum Romano Ometto ragionamento ti raccomanda da ti: rkr ha bisogno di elogis F.
• civi id otii daluni ut epitupliia scribenda et lapidi inci- perd eoe comandasi anche da si l' oegaisit dell’ insigne Optra de I eh. Ite kasst.
,
la quale formerà epoca negli intuii t rii erarii della repubblica Cristiana. F.di -
• denda curare potuerit. •
itone poi degna, in tulle tue parli, della capitale dell’ Orbe Cattolico, e del-
« Qua re cognita, magone cuidam contro versiae ftnern mo
V iuguslo \i>M« di PIO IX. mi l ' intitola tanta ripose atte» -Jone, diligeuta.
» inipositunim existimo. Illud cnim valdo tnirutn, net: sine e scrupolosa esattezza V tutore ; r tanta magnificenza di tipi, di carta, e di
• causa, Muraturio accidit (133), latitai- rei geslae, quali» Rorua- esecuzione il tiy. foleiueri. tipografo pontifici».
( 22 )
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Secolo VI.
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EUSEBIO, /Ustoria Ecctes., lib. IV, cap. tl
Presso MASSI, CmcUiorum Colieclio .
FOZIO, Ribliotheca, COd. 135 - .
Vedasi fra gli altri NICOLE, De rimiti de f E- TERTULLIANO, De Ora! ione, cap. 1*2 . . .
glise, lib. II, cap. 10 LAMI’RIDIO, Itisi. Augg. in Comm odo (v. le Note).
TILLEMONT, Mémoires, Eupheme, art. 10 .
FUSE U IO,llisloria Erclcs., lib. 6, c. 19 . .
BOSSI’ ET, Instruction Pastorale sur Ics pro- Sl'LP. SEVERO, presso Diuaom, lue. cit.
messe s de VEglise, g 32 (ediz. di Argentina 174*2) Conciiitm Gang reme, canone 1*2, presso Massi
3 S. AGOSTINO, Sermo 336, g. 13 V 1389
CARLO TROYA, Storia cT Italia, I. XXX, §. 3 ID. pressoDumo*, loc. cit. Vedi Citazione 88.
Presso TREVISANI, Rreri noli ite della Vita, Presso BARONIO, Annales, anno 407, n. 9 . VI 524
c delti Opere di Carlo Téùya, Napoli 1858, . SERIO, Yita S. Germani, 51 Luglio. ... IV 4*28
ORSI, Storia Ecclesiastica, lib. XXXVII, c. 15 XVI 506 GIO. DIACONO, Vi la S. Cregorii M. I. 11. c. 13,
Vedi I* esimia Civiltà Cattolica, Serio II . .
in fine alle Opere dell' inclito Pontefice . . .
Presso MANSI, ConcUiorum Colieclio . . . S. GREGORIO M., Epist. I. IV, n. 27. ad Juanuar.
Questi Capitoli fan seguito al prerato Indiculus II).ibidem, n. 22, ad Constant ium ....
AnastasU ad Uormisdam
Epistola .... CIO. DIACONO, Vita S. Gregorii M. L II. c. 13,/A I
IV I 49
S. ORMISDA PP. Ep. 6. ad Anastasium . . TOMASSINO, Velai et nova Ecdesiae Disc t pii -\
1D. Epistola 11, ibidem ........ ib. 412 na, parte t, lib. Il, cap. 16, g. 8 I I I 371
ID, Epistola 14, ibidem ........ Ib. 416
ed Epistola 16, ibibem ib. 118 DIDRON, Annales Archéologitfttes
ID. Epistola 13, ibidem . S. GIROLAMO, Epist. 58 ad Marcellam, g. 5.
ed Epistola 1*2, ibidem MAMAClll, Origine s Christianac, 1. lll.c- 7, g. 2
II
j
151
11033
plizio di Bevemmo Boezio: Appendice. . . . Code x Theadosianus, lib. XIV, liL 10, I. I .
BOEZIO, Opere (ed. di Basilea 1570), De dua- & AGOSTINO, .Senno 108
bus naturis et una persona Christi .... Presso Barosio, anno 508, n. 21
PERRONE. De Incamalione, g. ‘285 ... Presso i Boli. acuisti, Aprilis 8
CARLO TROYA, Storia (T Italia, l XJ.II, g§. 8 • ‘26 GIO. CASSIAMO, De Coernb. Inst. lib. I, c. 7
7 ID. ibidem.
DIDRON, Ann a Ics Archéol. Y/tements sacerd. S. EPIFANIO, Uaeres XV, De Scribis . . .
1
e Tomo II, pag. 38 e 151 GIO. CASSIAMO, loc. cit. cap. 4
,
DELLA EDIZIfin"[|
©
t- (Aiutate, ©pet a, 5?aJÀo citalo, adoperata c/loulote, ©petit,
Qafro citalo, adoperata H
© Numero
brini note
Test # '-HI
brevi note Cilau tomi
14
95 S. BENEDETTO, Regala Monachortnn , cap. 55 117 BUGATTI GAETANO, Memorie Storico-Critiche
presso Gallando, Blbliotheca Vet Rat nini . . XI SII DD intorno le Reliquie ed il Culto di s. Celso, con
104 Presso Natale Alessandro, loc. cit. 120 V. ibidem, inscript. GOL 602, 604, GOfi; cf. com-
105 GERDIL, Trattato del Matrimonio (Ediz. Rom.) XV 190 — meni, ad inscripl. 603.
If 150 V. inscripl. 611, 612.
ino Presso Babonio, Anna Ics, anno 538, n. 29 .
IX 578 — 151 1UERON. prol. in 1. 1. in Ezeeh. opp. ed. Vallarsi V 3 —
107 LIBERATO, Breviarìum, cap. 23, presso Gal- 152 HIERON. proL in lib. Ili, in Ezeeh. 1. c. . ib. 79 —
lindo, Blbliotheca Vet. Rat XII 159 CD 155 Annali d' Italia, an. 409, edit. Rom. . . . Ill,i 51 —
108 NOR15, Dissertatiti de Quinta Sgnodo . . . I 550 — 154 V. praeserlim PETAVll'M, De doctrina temp..
109 Vedi FACONDO ERM. Pro Defensione Trium Co- lib. XI, 50, ed. Veron II 208 —
pitulor. 1. IV, c. 4, presso Gallando, Bibl. Vet. Rat. XI 707 D el 71LLEMONT, Risi, des Emp.-Uonoré. note 29 V 811 _ i
no PAGI, n. 8. all’ anno 547 del Raroxio , . . X 32 _ 155 Criticaad BARON. an. 410, nn. 1-13.
U 1 Vedi la Prefazione del p. SIRMONDO ad Facun-
—
150 IDAT1I episcopi chronicon corrcciionibus ,
HO KABUKI, Sacre Memorie di Ravenna. FANTCZ- CLARINI, Ricerche intorno ad Celano 165 —
ZI, Monumenti Ravennati dei Secoli di mezzo. ex ulroque MOMMSEN, I. R. N. n. 1292.
5. La Chiesa orientale perseguitata dall imperatore Anasta- 13. Dello Siilo Bizantino introdotto nella costruzione dei Tem-
sio, ed il Pontificato Romano- pli Cristiani.
fi. Importante distinzione con cui il celebre Severino Boezio il- 14. Si dichiara un insigne Dittico Sacro eburneo della Chiesa
lustrò il dogma della passibilità assunta dal Verbo urnanalo. Cattedrale di Milano.
7. Testimonianze dei primi sei Secoli della Chiesa circa lo Ve- 15. Importante conclusione della Parte Archeologica, trattata
sti clericali e liturgiche. nei primi Sei Secoli.
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