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R. BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE


DI FIHEN'/.E

OPERE BIBLIOOEAFIOHE E BIOGRAFICHE


RACCOLTK dal

Dott. DIOMEDE BONAMICI


di Lirorn*

.Yorembr# i9fi.
isoiro E.vrjoLi

DIZIONARIO BIOGRAFICO
DEGLI

UOMINI ILLUSTRI
SARDEGNA.

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Tlf*«<TlVAf I A «HlUtO ÉfallNA
DIZIONARIO BIOGRAFICO
DEGLI

UOMINI ILLUSTRI
DI SARDEGNA
OtSIA

STORIA DELLA VITA PUBBLICA E PRIVATA

DI TUTTI I SARDI
<ME SI DISTtnSEBO PER OPERE ,
AZIONI ,
TALENTI ,

VIRTH’ E DELITTI

OPERA
Del Cat. D. PASQUALE TOLA
/

Socio corrispondente della Beale Società Agraria di Torino ,


deir Agraria ed EcoffKmica

di Cagliari, ed EnMrrito del Collegio di Belk^Arti^lla Regia UnirersUà di Saiaarì.

• iX»Ì^ms «jt ( Miwi»»*


9tl dittimgmimmr,
Tacit. //lAliirtor* I 11,

VOLUME PRIMO.

TORINO
TIPOGRAFIA CHIRIO E MINA
1857.

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Al

LETTOIU BENEVOLI.

Se laudevole sopra molti altri è l’ uf/lcio dei biografi ,


e

per la pietà che si usa agli estinti col richiamare a nuova


vita i nomi loro, e per l’utilità che ne deriva ai viventi

col porre ad essi dinanzi agli occhi l’ esempio di tante


azioni, divenute per qualunque rispetto di virtù o di vizi,

di verità o di errori ,
memorabili e famose ,
egli è ancora
ufficio pieno di pericoli, il quale procede per lubrico e tor-

tuoso cammino,non cosi perla difficoltà di raccogliere tante


memorie disperse ed obbliate, come per i fallaci e frequenti

deeli vii ,
nei quali si può trascorrere oltre i confini del

vero. Quindi accade assai raramente, che all’altezza del

soggetto risponda la lena e l’ ingegno dello scrittore per- ,

chè, essere giusto verso i trapassati, e nel raccontare le

gesta loro dall’odio e dalla grazia serbar la penna incon-

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, ,

laminata ,
è virtù predicata da ognuno ,
usata da pochi ;

cd oltre a questo, è arduo troppo, e forse più impossibile


che raro lo scrivere le vite altrui in tal maniera che dai
racconti non ne venga a chi scrive ,
o il dispregio o il

biasimo dei contemporanei. Le quali considerazioni non


sarà inopportuno avere accennate brevemente nel mandare
che facci<amo in luce l’ annunziato (i) Dizionario Biogra-
fico DEGia Uomini illustri di Sardegna ,
acciò di non
sembrare troppo confidenti nel merito della nostra scrit-

tura. Però non vogliamo spendervi sopra più parole ,


o
venirne appresso magnificando l’ importanza e la novità

dell’opera, le durate fatiche, le difficoltà vinte, l’arte lunga,

il tempo breve ,
o tali altri e simili motivi pretessendo ,

quasi a prevenire in favor nostro il giudizio dei leggitori :

imperocché modi son questi e atteggiamenti miseri di chi

vuol cattare ,
anziché meritare indulgenza , né si addicono
a qualunque imprenda il difficile ministerio di scrivere

il quale, siccome é solenne e gravissimo, così ancora è


libero e generoso. Agli scrittori ,
che usano talvolta di sif-

fatte arti ,
si può dimandare quale sia la legge che ìm-

(i) La pubblicazione di questo nostro Dizionario hiogrcfico fu annun-


ziata, or volge il quarto anno, nei Ritratti poetico -storici d’illustri
Sardi moderni, pag. 55 (
ediz. di Cagliari 1833), e nelle Riviste del
RiUlcUino Milanese di notizie statistiche ed economiche ec. pag.
(ediz. di Torino, i834 ).

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,

ponga ad essi la necessità di render pubbliche le produzioni


deiringegno loro? Meglio adunque che andarci ravvolgendo
in coleste ipocrite umiltà, ed in vane protestazioni, sarà

pregio dell’opera dichiarare il metodo da noi osservato


nel comporre da tante membra differenti e sperperate un
corpo intero di biografia nazionale ;
perciocché questa è
ragione che gli uomini di lettere possono pretendere da
noi; quelle sono moine ormai conosciute, le quali non
trovano appo i sapienti nè fede ,
nè accoglienza.
E diremo in prima che nel nostro lavoro abbiamo com-
preso tutti i Sardi che in qualunque maniera si distinsero

dall’universale ,
allogando nei diversi scompartimenti di
questo gran quadro biografico i nomi loro, acciò abbiano

tutti nella propria interezza la molta o la poca fama che


meritarono ,
e per il fulgore degli astri maggiori la luce

delle minori stelle non sìa negletta. Quindi e gli uomini


eccellenti per santità e per dottrina ,
e gli uomini chiari

])er opere egregie fatte in guerra ed in pace, e gli uomini


ancora divenuti famosi per errori o per delitti abbiamo
richiamati alla memoria perchè ,
siano fatti specchio a noi

,ed ai posteri ,
e se ne tragga istruzione per fuggire il male
o per imitare il bene eh’ essi operarono. Nel che fare ab-
biamo seguito l’esemplo del valenti biografi d’ogni nazione,

anzi abbiamo servate le leggi stesse della biografia, la quale,

come la storia ,
e storia ancor essa, i buoni e i biasimevoli

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,

fatti, le onte e le glorie, la fortuna e le sventure dei tra-

passati comprende nelle svariate sue descrizioni. E non


pertanto crediamo essere andati in tal rispetto più ratte-

nuti di molti altri scrittori di biografìe i più lodati ,


non
ammettendo nel nostro Dizionario fuorché i nomi di co-

loro ,
i quali , se pur furono scellerati ,
brillarono tuttavia

in alcuni meno infelici momenti della vita loro, o per


istraordinaria forza d’ animo o per magnanima generosità
,

di sentimenti.

Ài nomi nazionali ne abbiamo aggiunti alcuni altri di

uomini illustri, i quali, quantunque non nati in Sardegna


si possono tuttavia chiamar Sardi ancor essi, o perchè
tennero nell’ isola stato e potenza , o perchè in essa vissero
i giórni loro a di lei gloria operando : per la qual cosa
era debito di gratitudine che cosiffatti nomi non andassero
perduti ,
e che memori noi del gran prò che trasse questa

patria nostra dalle fatiche di tante persone venerevoli per

ingegno ,
e per ogni altra pregiata virtù valorose , le ac-

cordassimo nelle pagine biografiche della Sardegna quel-


l’onorato luogo che, per non essere vissute in Italia, non
ottennero ancora nella grande biografìa europea (i).

Le narrazioni abbiam fatte brevi il più che da noi si è po-

(i) Quantunque i nomi di questi stranieri siano rarissimi ,


e non
compresi nel numero degl’illustri nati in Sardegna, tuttavia li notammo
con un asterisco ,
acciò si possano senza fatica distinguere dagli altri.

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9
luto per non aggravare le carte di soverchio inchiostro ,
c

per non corrompere con rettorici ornamenti la semplicità

e la precisione dei racconti biografici perlocchè abbiamo :

rimandato ad apposite note le discussioni istoriche ed ar-

cheologiche ,
e la pubblicazione dei nuovi documenti coi

quali, per benignità di fortuna, fummo in grado d’illustrare


alcuni luoghi della patria storia, e nelle note ancora al>-

biamo racchiuse tutte le altre minute notizie, le quali, o


poteano interrompere l’ordinato andamento della narra-
zione , o sembrare impertinenti alla materia ,
di cui parti-

colarmente scrivevamo ,
avvegnaché in altro rispetto ,
e
per accrescere il sacro deposito delle ricordanze nazionali,
fossero utili assai , e richieste dall’universalità del soggetto.

Degli uomini abbiamo riferito imparzialmente il valore,

l’ingegno, le passioni, le virtù, i vizi, le debolezze, e

quant’ altro sapcvasi e si potea sapere di loro ,


affinchè

ognuno possa raffigurarseli quali furono veramente nella


vita pubblica e nella privata : e delle opere degli scrittori

non ci siamo contentati di ripetere i soli titoli e le diverse

edizioni ,
ma abbiamo fatto l’ analisi e dato il sunto ,
ovun-

que il merito o la rinomanza delle medesime sembrò ri-

chiederlo , portandone quel giudizio che migliore jda nói

si poteva, sapendo assai bene che non di vano apparato


di nomi ,
ma di sincera sostanza di cose vuol essere sod-

disfatto il desiderio e l’ espettazione dei leggenti. La,qual

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,

IO

Catica ,
se come fu improba, e per la paziente lettura di

tanti volumi lunga ed ingratissima ,


sarà ancora stata fe-

lice, renderà piana la via per giungere al vero conosci-


mento della fortuna letteraria della Sardegna.

Un altra diligenza abbiamo usata, dalla quale, senza

grave omissione ,
non avremmo potuto dispensarci. La
storia biografica di Sardegna ,
destinata a rappresentare

tutti gli uomini famosi della nazione ,


e i fasti polìtici

religiosi e letterarii di tanti secoli ,


domandava di essere

autenticata da testimonianze autorevoli ed ìmpanciali. Sa-

rebbe stata esorbitante la pretensione di voler essere cre-

duti sulla nostra parola :


perciò alla fine di ogni articolo
notammo con scrupolosa esattezza gli autori e le carte ,

donde trassimo le notizie e le relazioni ;


sistema che ci
sembrò troppo necessario , scrivendo di persone e di cose
o ignorate ,
o non conosciute abbastanza , ed in un secolo
di critica e di diffidenza. Se non ci fossimo attenuti a
questa legge , avrebbe sembrato a taluni ,
o che scrives-

simo per inspirazione ,


o che le notizie biografiche ci fos-
SOTO state rivelate.
Per orrevolezza ed ornamento dell’opera abbiamo unito
alla medesima aleuni ritratti di Sardi illustri che con molto
dispendio e pazienza cur.ammo di avere, altri ricavandoli
dalfoscimità in cui giacevano per ignoranza ,
o per ingra-
titudine dei posteri ,
ed altri per somma ventura nostra

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, 1 ,

salvandoli dal deperimento ,


nel quale poi caddero mise-

ramente (i). Con la qual diligenza (


per servirci delle pa-
role d’ italiano scrittore (a) crediamo aver usato cortesia
ai morti ed ai viventi acciocché noi , e coloro che dopo

noi verranno sappiano non solo i costumi ,


le patrie ,
le

opere ,
le maniere e l’ingegno dei più illustri fra i Sardi

ma quasi se li veggano innanzi agli occhi ;


e gli animi

gentili che hanno in pregio la memoria degli uomini


grandi sappiano ancora quanto noi c’ ingegnammo con
ogni nostro potere, e con ogni maniera d’onore far pre-
giati ,
chiari ed eterni i nomi e le immagini di coloro ,
i

quali per loro virtù hanno meritato di viver sempre. Pos-

sano quei volti quasi vivi degli avi nostri non solo di-

lettar gli occhi di noi nepoti ,


ma allettar l’ animo vago
d’onore e di gloria ad opere somiglianti !

Finalmente , perchè meglio s’ intendesse dai contempo-

ranei e dai posteri la varia fortuna del patrimonio biogra-

fico di Sardegna ,
abbiamo fatto precedere al Dizionabio

un apposito discorso, non tanto per purgare la patria

(1) Ci è grato il poter profferire in questo luogo un pubblico testi-

monio di nostra gratitudine all’egregio giovane sig. Salvatore Sini di

Grani, ed al sig. Luigi Aspetti di Firenze, i quali con sollecita diligenza

ricavarono dagli originali le copie dei ritratti che ora facciamo di pub-
blica ragione.

(2) Vasari, Opere, pag. t\ò (ediz. di Milano, 1829).

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,

nostra dall’ ingiusta accusa di barbarie che sì spesso le

venne fatta dagli stranieri ,


quanto per richiamare l’ atten-

zione di coloro ,
i quali con arrogante facilità giudicano

degli uomini e delle nazioni ,


sulle cause infinite ,
perse-

veranti ed infelici, che aggravarono per molti secoli questa


gran terra italiana. 11 qual di'scorso vorremmo che da tutti,
e senza studio di parti, fosse letto anzi di trascorrere per

le altre pagine del nostro scritto ; perciocché ,


se in queste

accaderà di vedere la Sardegna or splendente or superba


per la rara e passeggera gloria di alcuno de’ figli suoi , si

vedrà in quello la Sardegna misera e derelitta soffrire con


ammirabile costanza le ingiurie dei conquistatori e dei

dominanti, finché tempo venisse, in cui Principi d’Italia

umani e valorosi reggessero per sempre i suoi destini.

Ecco qual é il nostro lavoro, e quali furono le intenzioni

che ci proponemmo nell’imprenderlo. Se nell’aspro e lungo

sentiero, in cui camminammo solitarii e senza guida negli


anni di nostra giovinezza, avremo alcuna volta traviato, sarà
nostro solo il biasimo ,
come sola di noi sarà la lode ,
se

ne avremo meritata. Ma nessimo questa lode ci contenda


alla quale aspiriamo veracemente, di consecrare con amo-
revole affetto le fatiche nostre alla gloria immortale della

Sardegna ,
patria cara e beata ,
di cui ci onoriamo.

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,

i3

DISCORSO PRELIMINARE.

Cjrave contumelia disse Cicerone alla Sardegna ,


scrivendo nella foga
deir ira sua contro Tigellio , costui essere uomo più pestilente della sua
patria (i) : suonano ancora le acerbe parole, nè dopo il giro di tanti
secoli l’enorme accusa è cancellata del tutto dall’opinione degli uomini.

Pure queir audace lingua di Tullio ,


avvegnaché offendesse il vero
non parlò che dell’ aere e della malignità del cielo sardo ;
e l’ infamata
terra chiamò ad un tempo benigna nutrice di Roma, e lodò in lei la

feracità del suolo ,


la copia dei frutti , la ricchezza dei mari ,
e la felice

opportunità della geografica postura. Ma gli scrittori, i quali non ebbero


nè r odio ,
nè l’ ingegno di Cicerone , e della Sardegna fecero ritratto
più misero, chiamandola barbara ed inculta, e tassando d’ignoranza
e d’ immiti costumi gli abitatori di lei ,
non offesero la terra incapace

per se stessa d’ ingiuria , ma calunniarono iniquamente gli uomini.


Nè gli scrittori solamente siffatte accuse proferirono: però si odono
spesso ripetere da chi fu meno in gradq di conoscere questa grande
isola, specialmente dai viaggiatori, ì quali vanno tuttodì buccinando
questa nostra pretesa barbarie. Di costoro è pieno il mondo; e vi fu
tra essi alcuno più audace degli altri ,
il quale ,
tranne la selvaggina

(i) Effiit. fam. VII a4‘

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,,

<4 DISCORSO

e le femmine, nuli’ altro bene aver trovato in Sardegna per sacramento


afferma va. £ bra diceva egli che ,
mentre a modo d’ infesto vento
discorreva sotto il nostro cielo , di nuli’ altro , fuorché di femmine e
di selvaggine trasse diletto , e uomini veder non voile , dei quali meglio

avria giudicato ,
se vedutili e ausato avesse con essi : nè alla terra

ospitale che raccoglieva vergognò far onta, egli che pur diceasi educato
a gentil costume , e non di remoti ,
o di selvaggi popoli , ma di pio-

polo vicino ed italiano parlava. Se nelle menti di costoro avessero a


consistere i giudizi degli/uomini ,
quale sarebbe in [K>co tempio il senso
morale della grande umana famiglia ?

Pure nacquero ancora in sarda terra uomini ed eroi ,


grand’ ingegni
vi allignarono ,
e se non tutta la gran pianta , alcuna fronda almeno
dell’umano sapere vi crebbe onorata e rigogliosa. £ svegliata e ma-
gnanima è la sarda famiglia , e corse tempo in cui diede ancor essa

prove solenni di generoso sentire, e non ultima delle italiche ancelle


sorge a speranze di gloria c di destini migliori. Però un istesso acerbo
fato che opprime gli uomini umilia talvolta le nazioni. Grande sven-
tura per la Sardegna ,
non essere ben conosciuta ,
ed essere sempre
ingiustamente giudicata !
Ma fra coloro ,
che dissero barbara questa grand' isola italiana ,

quanti son quelli che abbiano esaminato con piazienza le sue condizioni
infelici nei tempi andati ? Quanti ,
che abbiano studiato le cagioni

per le quali essa non seguì mai dappresso il progredire dei lumi ,
e
r incivilimento del secolo ? Sapievano questi perpetui censori d’iina terra
ignorata le infinite dolorose vicende del piopol sardo ? La crudeltà dei
cartaginesi , il disprezzo di Roma , la desolazione vandalica , la stracii-

ranza dei greci imperatori ,


la barbarie dei saraceni ,
l’ ignoranza dei
regoli , 1’ avidità pisana , la genovese avarizia ,
la povertà degli arago-
nesi, la superbia spagnuola? questa lunga Iliade di mali che afflisse
lé terre e gli uomini della Sardegna? Se in tanto perenne infortunio
ogni seme di umanità non si spense, se non mancaropo i generosi
spiriti ,
che vinsero alcuna volta la ruggine dei costumi ,
e la prepo-

tenza dei governanti ,


perchè chiamarci barbari ,
e spesso ancora feroci

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,

PRELI niN AHE. 5

j
nè dir parola che vendicasse tante ingiurie ,
nè far palese al mondo
,
che nostro fu il danno ,
altrui la colpa ;
che nati noi pure alla felicità
^
ed alla gloria, T iniquità dei tempi non ci acconsentì di aggiungerla,

la sospirammo però ,
nè forse invano ,
per tanti secoli ?

Or questo esame che mai è stato fatto dagli stranieri , è quello che
noi faremo prima d’ imprendere la narrazione delle svariate gesta dei
^ Sardi illustri ;
speriamo ,
non sarà inutile ,
nè disgradito. Imperocché ,

se a taluno ,
dopo aver scorse queste pagine consecrate alla gloria

della Sardegna ,
verrà in mente subito e maligno pensiero , e oserà
chiederci : di che andate superbi ? a qtiesta istoria dei mali nostri ci
appelleremo : e forse avverrà che considerando il lettore i tempi e le

vicende ,
per le quali stentammo miseramente la vita ,
o parlerà pia-

mente di noi, o non saracci avaro della generosità del compianto.


Lunga e dolorosa narrazione ci si para dinanzi ,
ma cl conforta amor
santo di patria : e mentre guidati da questo amore anderemo svol-
gendo le epoche più solenni della nostra politica esistenza ,
pel mesto

racconto di tanti miserevoli casi sarà forse minore in chi ascolta della
pietà la meraviglia ;
nè fia giammai che sorgano in avvenire spiriti

intolleranti e superbi, i quali osino insultare alle sventure d’un po-


polo generoso ed infelice.

Nulla diremo dei primi remoti tempi ,


dei quali caliginosa ed incerta

è la storia. Chi può sapere qual fosse allora la Sardegna , o chi vorrà
prestar fede alle fole della greca mitologia? Colonie a colonie, eroi ad

eroi vediamo succedersi, stabilire nell’ isola le sedi loro, e tramandarci


la dubbia memoria di nomi ihustri, i quali, se veramente suonarorfo

in Sardegna, nè gloria nè frutto perenne le arrecarono. Dei tirreni,


dei trojani, dei celti e dei locresi non ci è rimasta ricordanza venina,
tranne i regni favolosi di Forco e di Medusa ,
l’approdo di Enea coi
profughi compagni delle sue sventure, e le sognate origini di città

e di popoli bellicosi (i). I focesi e i lidiani ,


quei di Frigia e di Rodi
e tanti altri pretesi popolatori, non occuparono forse giammai venina

(i) Strabon. Geofra/I lib. V ;


Pausali. </« reò. pkoceens, ,
lib. X i
Solin. /*o/jtthor. cap. io;
Fara de reù. Sard. lib. 1 ,
pag. io8 ( EdU. di Torino ).

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, ,

I G U se U H
I S O

parte del sardo suolo : e se i fenicii e gl’ iberi vi fermarono stabilmente


il piede (i), la sola eredità del nome ci lasciarono, e nelle solitarie

moli piramidali (a) da essi erette un vano monumento della religione

e delle arti loro. Delle greche colonie, quelle d’Aristeo e di Joluo


sarebbono' le sole , di cui potremmo onorarci (3) : l’ agricoltura , la

pastorizia , e le altre utili arti insegnate agl’ indigeni ;


le città ,
le pa-
lestre, i templi edificati rifietterebbono sulla Sardegna la gloriosa luce
di cotante stupende opere ascritte a quei condottieri, se le favole di
Atteono e di Cirene ,
le palme olimpiche di £lèa« l’ ara d’ Atene ,
e<l

i cinquanta talami di Ercole non corrompessero l’ istorica verità (4).

Sicché fra tanti popolatori che nella vetustà dei tempi eroici si dicono
venuti in Sardegna, si può ricordare appena senza dubbianza la colonia
libica condotta da Sardo figliuolo di Maceride, il quale le diede nuovo
e stabile il nome (5) ,
e convertì ad umanità di vita 1 primitivi barbari
coloni.

Fiù certe ,
ma più lamentevoli ricordanze ci sono rimaste dei tempi

(i) Diodor. Sicul. Bihliot. ittor. lih. V ;


Solia, c Pausan. luog. cit. ;
Plin. Slor. nat. III. i3.

( 3 ) I cosi delti Noraghet ,


sopra i quali si è scrìtto tanto dagli archeologi nazionali e forestieri.
Nessuno però, a nostro giudizio, ha trattato meglio questa materia di quello abbia fatto l'abate
Giannantonio Arri illustre Glologo piemontese nella DicAiarazione della lapide Jìtnicia di Nota

l/l Sardegna (Torino, Stamp. Keale i834y in 4*°)> nella quale, dopo aver combattuto TÌtio>
rioaamente la illustrazione della stessa lapide fatta nel 1774 da Qio. Bernardo de Rossi nelle
Ejremeridi romane^ e dopo aver stabilito che la medesima è il ricordo monumentale della mi-
grazione fatta nei secoli più remoti da Saanoa ( il Sardui-pater colonizzatore della Sardegna )
da Lùciu a Tarschick^ e da Tanchich a un luogo della parte meridionale di Sardegna chiamato
Noi ,
che fu forse l' antica Nora ,
ovvero o la regione donde derivò quel nome , di-
il sito ,

mostra con erudite conghietture che i Koraghee sono monumenti d' origine fenicia destinati al
mito religioso della conservszi<Mie del fuoco. Egli trova nelle voci orientali Nur-hag (
fuoco
fervente, ardente) la derivazione della parola Nc^aghee^ e nel vocabolo iVor, che siguìfìca
fuoco, lucerna , lume , la radice di vari nomi di popolazioni antiche e recenti di Sardegna
come Nurà^ A^urci , Nurri A'iura/ninir c Nurallao, La stessa opinione fu da lui confermala
recentemente in una lettera indiritta a M. Quatremère ,
professore di lingue orientali c membro
dell* Instituto di Francia, sopra un' iscrizione latino-fénicia trovata nelle adiacenze di Trìpoli
di Barhcrìa ,
pag. s 8 . 39. 3o ( Parts ,
Iroprim. Royal. i836, in 8.0 piccolo ). La brevità di una
nota non consente che ci diffondiamo nel dare un maggior ragguaglio di dette illustrazioni :

quindi rimandiamo alla lettura delle medesime qualunque abbia vaghezza d' essere istrutto in tal

materia archeologica ,
persuasi , che la soddisfazione che vi troverà il lettore sarà sempre maggiore
di qualunque elogio potessimo noi fare delle fatiche dottissime del benemerito abate Arri.
(3) Diod. Sic. Bibliot. itor. lib. IV ; Pausan. Iiiog. cit.

iS) Georg, lib. IV , Pausan. de reb. eliac. lib. V ; de reb. attic. lib. I.
(3) Pausan. de reb. phocecn». lib X.

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,

PHKl. M N AR I I E.

posteriori. I cartaginesi allettati dalla vicinanza di un' isola vastissima

e ferace ,
dominati dallo spirito di conquista , e spinti dal desiderio

di. accrescere coi traffichi la ricchezza e la potenza loro, occuparono


la Sardegna dalla più remota antichità : ne sono chiare testimonianze
in Polibio, in Diodoro Siculo, in Giustino (i). Ma nè tutta essi pos-

sedettero, nè quietamente la sarda terra, dacché inacerbiti dall’aspro


governo loro gli animi degl’ isolani ,
cimentarono nelle battaglie le

sorti della patria ,


fiaccando per ben due volte l’ orgoglio dei con-
quistatori (a). Però erano sforzi di popolo raunaticcio ,
diverso d’ in-
dole e di lingua, nè per questo, o per altri generosi ardimenti capace
«1* acquistare l’ indipendenza :
grave tornò a premere sul suo collo il

giogo punico, e colle feroci leggi di Cartagine altre più barbare e più
insensate ancora ,
se vera è la fama ,
per lungo tempo la desolarono (3).

Laonde non è meravìglia, se in quel primo po|K>larsi dell’ isola, se nel

conflitto di tante colonie avventicce ed irrequiete ,


non avendo essa nè
capi, nè certe ordinate forme di governo, sia stata faci! preda di una
nazione ricca c commerciante. I cartaginesi la spogliarono ,
finché durò

nell’ obbedienza ;
e quando sollevossi per rivendicare i proprii diritti

la guerreggiarono e la oppressero. L’ obblio dei secoli cancellò dalla


memoria degli uomini le 'azioni magnanime ,
le pugne sanguinose , e
la varia vicenda delle sorti che sarà stata tra gli oppressi e gli opjires-

sori ; e noi posteri ,


ricordevoli soltanto della infelicità ,
cui soggiacque

sotto il dominio punico la terra nostra natale ,


ignoriamo ]>erfino i

nomi degli avi die sostennero la libertà della patria ; nè superbi della

gloria antica, possiam dire agli stranieri : son questi i prodi che rup-
pero gli eserciti di Macheo e di Asdriibalc ;
questi gli croi che pu-

gnando nei rischievoli giorni delle battaglie ,


perirono anzi che vivere
sotto il giogo africano.

(i) Polìb. ìstor. lib. Ili; Diod. Sìcul. Biùlint. star. lìb. XI c XVIII ;
Giubtin. lib. XII.
(a) Giuslino, ò'ior. lib. i8, 19.

( 3 ) Fra queste leggi è rammenUta da Arislolile ,


o qual altro siasi riiitlicn autore del libro
intitolato D* mirahitibui auscuUattontbus ,
quella, con cui i cartaginesi, dopo av»r eslii|talo

liitlc le piante dclF isola ,


proibirono sotto pena capitale la seminagione delle biade. Sltditla
barbarie, se vera, o se T autore del ciUto opusctdo non riferì come legge generale qualche
particolare vendetta presa dai cartaginesi sopra alcune l'Opolazioiii dtdla Sardegna^

rul. /. a

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,,,

i8 DISCORSO

Ai danni della prima conquista vennero appresso i mali della se-

conda, e le ferite crudeli, e i martirii sofferti per le ambizioni straniere.

La Sardegna fu spettatrice impotente delle lunghe gare di due nazioni


rivali , Cartagine e Roma ,
disputantisi colle armi il suo possedimento:
qualunque vincesse, essa sempre tributaria era ,
conculcata e misera,
preda posta in mezzo a mantenere in ira quelle due potenti repub-

bliche (i). Di quali arti ,


di quali beni poteano esser lieti gl*‘indigeni

anzi di qual virtù poteano essere capaci ,


essi che pochi di numero
combattuti ed oppressi ,
doveano coi frutti del suolo natio alimentare
or r uno ,
or l’ altro degli oppressori ? Sorsero , è vero ,
alcuna volta
spinti da estremi mali a furore estremo; ma nulla era dei miseri la

redenzione ; perchè se i cartaginesi perdevano ,


vincevano i romani ,
e

gli uni o gli altri vincessero, i sardi riilniti dalle fatiche erano con-

dannati a servir sempre. Dura vicenda di animi costanti , e di costanti


sventure ! i vinti e i nomi dei vinti miseramente perivano. Prevalse

in ultimo sul punico valore la fortuna di Roma ; e la Sardegna esausta

da tante prede, dolorosa per tante ferite, bagnata di tanto sangue, fu

assoggettata all’ imperio dei superbi dominatori did mondo (a).

Allora cominciò lotta memorabile e tremenda tra un |K>polo misero


che vuol rivendicare la propria libertà, e un popolo bellicoso e felice
che vuole opprimerla. Infinite furono le ribellioni e le stragi. Scipione
Torquato ,
Carvìlio ,
Pomponio dei sardi trionfarono (3) ;
ma il sangue
nazionale sparso a torrenti concitava all’ ira , e chiedeva vendetta.
Sorgeva il feroce Amsicora., nè forse sorgeva invano, -se antico immobii
fato non sostenea la felicità di Roma. E quando quell’eroe alla testa dei

suoi PeUUi ostava intrepido alle aquile latine ; c quando Josto figlio

suo giovinetto cadeva combattendo nel campo della battaglia ;


e quando
il vecchio padre infelice, squarciatosi colle proprie mani 1’ intemerato
]>etto ,
colla pati'ia libertà periva (4) >
forse sardo l’ ardimento

(i) Floro lib. 11. 3; Valer. Massim. lib. V. T4 Polibio, Sior. lih. III.

(3} Eutropio, Breu. stor. lib. 111. 3, c i Fast, capitoi. presso il Sitjoiiio all’anno 5i8.
(3} Sigouio luog. cil. , ed agli anni 619, S'xo \
Zooara lib. Vili.

)
Vcd. AMSICOKA ,
nel proM'iiU Diwonario.

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,

pn li L I M 1 .>1 A n F..
'!)

che alTroiitava tanti perigli ? non era nazionale il coraggio che cimen-
tavi aorti ineguali ? non era patriotica la disperazione che dispre^va
la morte? Sardo era il valore, la virtù era sarda; ma alla Sardegna
sopraatavano ineaorati e crudeli i destini. Il ferreo giogo di Roma più
si aggravava ,
sol perchè un popolo generoso credeasi capace di scuo-
terlo , e osò tentarlo : e appena negli annali superbi della repubblica
latina sorto riconlate le guerre crudeli, le azioni terribili, i soldati e

gli eroi della nazione debellata. Invano il seme della libertà ,


sempre
attutato ,
mai spento ,
metteva radice negli animi indomiti degli alpi-

giani sardi ,
e nelle Uiesi e nelle baiaridi montagne (i) generava de-
siderio di nuova guerra. La guerra movea terribile dall’ inconcussa rupe
del Taq>eo , e prima Tiberio Sempronio Gracco, e poi Metello, deso-
lavano la sarda terra (a) : tremila e più ne avea spenti Torquato : in

un gol lustro, meglio di ottantamila sardi, parte uccisi in battaglia,


parte tratti in dura schiavitù, memorando, ma barbaro fecero di Tiberio

il trionfo (3). Alle calamità della guerra altri mali si aggiunsero ;


J
Ijottiuo, i saccheggi, le raddoppiate decime di frumento, i gravi tri-

buti , e sotto nome di amicizia gli sforzati soccorsi delle città sozie

io spogliamento dei municipii (4).

Insultavano i vincitori ai vinti ,


dicliiarando , dopo tante stragi

pacata la Sardegna ;
quasi fosse pace l’ averla per tanto ten>|>o disertata.

Ma questa che i romani pace chiamavano fu peggiore assai della guerra,

perchè ,
quando essi non ebbero più a combattere ,
con insolente
<lisprezzo i combattuti riguardarono. La Sardegna fu per i romani
terra di conquista ,
stazione militare per frenare i nemici di Roma ,
,

non parte dello stato cui avanzare in civiltà volessero: quindi e grani
in copia ne trassero ,
per lo che granaio c nutrice di Roma fu detta (5)

e tributi ne cavarono ,
varii ,
frequenti ,
maravigliosi. 1 sardi ,
non

(i) Zonan lib. Vili ;


Livio lib XL. 19 ,
c XL 1 . 6.

(*i) Livio lib. XLI. ri; Eutropio, Brtviar. delia »lor. t'om. hb. IV. u 5 ;
Vcllciu PjUtr
lib. II. 8; Siftoiiin Fast, consol. ann. 640.
(3) Livio lib. XXIll. 4 o; lib. XLI. u8.
(4 ) Livio lib. XXIX. i 3 3C; lib. . XL. 18. 19; lib XLI 17.

(6) Vtfler. Maasim. lib. VII. 6.

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,,,

20 DISCORSO
tioinini, ma sdiiavi reptitavano ,
e col nome di sardi venali per hingo

tempo li proverbiarono (i) ;


ma, perchè questi schiavi a servire si

ostinavano ,
e la morte alla servitù preferivano ,
avvilirono eziandio
l’amore della libertà, pessimi schiavi chiamandoli. Pacata la Sardegna
i romani dicevano' ;
e intanto da Roma a Sardegna governanti avari
e crudeli venivano : Catoni ,
e Gracchi ,
giusti ,
umani ,
continenti

n’ ebbe l’ isola due soli (2) : Albuci e Scauri ,


rapaci ed insaziabili

n’ ebbe mólti (3) ; e tra pretori e questori ,


tra consoli e proconsoli

or gli uni ,
or gli altri ,
or tutti insieme l’ esausta terra rifinirono.
Vennero poi i tristi tempi delle guerre civili di Mario e di Siila

di Cesare e di Pompeo ; non la Sardegna ,


ma i romani in Sardegna
variamente per essi parteggiarono : qualunque prevalesse ,
una era

sempre dei sardi la necessità; patir l’ insolenza 'dei vincitori. Qual prò
ne Vtnne’ all’ isola dall* acerbo rivaleggiare degli ambiziosi cittadhii di
Roma ? spogliamcnto e miseria. Marco SCBuro ,
di cui poc’ anzi par-

lammo ,
figliastro c partigiano di Siila ,
profuse il denaio estorto in

Sardegna, durante la sua pretura, per liberarsi dalle accuse dei sardi:
fu l’ oro sardo che corruppe il famoso giudizio ,
da cui egli uscì vin-

citore; l’oro sardo che sopperì alle spe.se di quella superba magione,
in cui egli visse poi ,
non cittadino, ma principe (4). Catqne e Scipione
ligi a Pompeo ,
depredarono i porti dell’ isola ,
ed armi e ferro ne
trassero in copia colla violenza (5) : Cesare ne trasse milizie c vet-

tovaglie per servire alla propria' ambizione (6): e poiché debellò in

Africa le reliquie dell’esercito pompejano, una sola delle città sarde

(7) che fornito avea di viveri il suo rivale multò di centomila sesteiTi

e r ottava parte da lei riscosse di tutti i ricolti ,


e le private fortune

V .

(0 Livio lib. XU. 18.

(2) Livio Kb. XXXIl. 8. 27 ; Valerio Mauìmo lib. IV. 3 PluUrco c Cornei. Nrp. nella vita ; ,

€Ìi Cotone i
Aulo Gellio , JVoiti alt. lib. XV. 12; Plutarco nella vita di C. Gracco.
(3 )
Ciceron. de prot^. cons. cap. 7, divin. in Cnecil. cap. 19. Vcd. BOSTARE nel presente
Dì/ionario.

(4 )
Ved BOSTARE.
(5) Dion. CaM. Star. lib. XLI 1 .

(G) Hùt. de heU, Afr, lìb. XXIV.


(7) L’antica SoLci.

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PRELIMINARE. 31

disertò dei miseri cittadini (i). Sicché tra le vendette delle fazioni,
tra i saccheggi dei capitani e dei soldati , . l’ infelice Sardegna non
quietò mai ,
finché non venne in potere di Ottaviano.
Epoca novella cominciò. allora per lei: il governo degl’imperatori,
se non fu buono intieramente ,
fu però meno acerbo dei precedenti ;

non perchè sparissero del tutto le vessazioni, ma perchè fatta pro-

vincia presidiale d’ Italia (a) ,


ebbe ordinamento e leggi certe ,
eblje
governanti meno ra(>aci ,
e si vide indirizzata a qualche fine di prospe-
rità e d’incivilimento. Fu allora che i municipi! e le colonie dell’isola
tranquille per lunga pace prosperarono; che le città sarde, popolose
e fiorenti per industria e per ricchezze ,
con egregi monumenti , dei
quali ancora rimangono i vestigi ,
si abbellirono ;
che la gran via
militare e le provinciali si aprirono ;
die gli acquedotti , i teatri , i

templi,, e tantig altre superbe opere sorsero, testimonio glorio^ pe-


renne deUa rottiana magnificenza. Fn allora che i sardi a|1a mercatura ,

alle civili arti ,


ed alla milizia intesero ;
che delle umane discipline coi

lumi della nyetropoli ,


e col buon seme delle lettere greche e latine

lasciatovi da Ennio (3) per avanzare in civiltà si giovarono. Allora


vissero^ Famea e Tigeluo .(4) ;
allora gli ordinamenti ,
1 costumi , le

pratiche , le alntudini^ della sarda provincia a quelli della romana


madre in qualche modo si assomigliarono; allora le leggi di Costantino,
di Costante ,
di Giuliano ,
di Yalentiniano e di Teodosio le antiche sue
ferite parte sanarono, parte allenirono. Egli è vero die il feroce Tiberio

r avea prima considerata come terra di esilio ,


e confinatavi una molti-
tudine prodigiosa di ebrei ,
peste vagante e dispersa nel mondo (5) : è
vero ancora che altri imperatori contro gli abitanti della Sardegna già
correnti dietro la luce dell’Evangelio con barbari editti, con strazi più «

liarbari incrudelirono; ma questi mali furono di moho bene occasione

(i) ìlist. luog. cit cap. 98 .

(a) Giannone , Stor, ciV. d«l r-egn. dì Napoli f lib. [. 5.

(3) Cornei. Ncp. nella t^ifa di Catone.


(4) Cicer. Epist. fam. II. i4 * VII. «4 > IX- a5 ,
XIII. 49- 5o. 5i ;
Orazio, Sativ. I, a. 3.

(5) Gli ebrei, ed i seguaci delle superstizioni egizie confinali da Tiberio in Sardegna furono
quattro inila. Tacito, che riferisce il fatto ,
soggiunge colla .nua fìlosofìca precisione : et ,
ti où
gravitatem codi interiuent ,
vile damnum ( Vcd. Tacit Jtmal. lib. II. 85 ).

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o semenza; imperocché, se la Sardegna non ebbe allora nomini chiari
per le civili e per le militari virtù ,
che solo i pagani pregiavano , ebbe
tanti generosi atleti della fede ,
i quali la morte eziandio crudelissima

al culto dei falsi numi preferirono ,


e il nome beato di terra di martiri
collo sparso sangue le meritarono (i). Nè dai martiri solamente deri-
^arono le sue glorie ,
ma nuova a lei ne accrebbero nei primi quattro
secoli della Chiesa gli scritti di un Ignazio ,
di un Lucifero , e di un
F.usehio ,
c nei due .secoli seguenti la pietà , la sapienza e la fermezza
dei due papi llaro e Simmaco (a) : rare però e contristate da iniqui

tempi furono tali glorie ,


somigli.anti a rapida luce di baleno che sfol-

gori nelle tenebre di notte procellosa.

Spento il romano impero, i vandali ,


i goti, i saraceni desolarono la

Sardegna: fra i primi due, e dopò ancora, Tebbero i greci imperatori,

ma passeggera e»l incerta fu la loro' dominazione. Leone imperatore


d’ Oriente la ritolse a Gen.serico, ma non govemolla : il valore di Beli-
sario la tolse a Gelimero, e conquistolla' a Giustiniano (3). Costui la

sottopose al governo del prefetto d’ Africa ,


e alleviò in parte le sue
sciagure facendola partecipe del benefìzio delle leggi imperiali : ma
Turila e i goti feroci distrussero l’opera della sapienza e della nmanità
di Giustiniano (4). I sardi combatterono contro il gotico furore :
però
gU_ sforzi furono vani, e prima questo giogo straniero, e poi, per
le vittorie di Narsete, quello degl’ impervitori greci altra volta portar

dovettero (5). I presidi e i duci ,


lontani per tanto mare dalla sede

dell’ impero, opprimevano a loro voglia i sardi miseri e depauperati.


I.a protezione pontifìcia che gft oppressi imploravano si risolveva quasi
sempre in lettere di compianto ,
e d’ inutili esortazioni alla pazienza :

era lutto e calamità generale. Un’ombra di libertà era ancor viva nelle

parti montuose dell’isola mai debellato; ma era libertà feroce, libertà


di barbaricini ,
e barbara veramente ; costoro ,
prima idolatri ,
poi

(i) Baronio, Annoi, eccUs. tom. VI, ann. 5o4 , mim. 38. 39 .

(’i) Ved. gli articoli corrispondenU a detti sardi illustri nel presente Dizionario biografico.

(3) Vittore» yUent. de pertec. Afric. lib. I; Procopio, de bell, t'ondal, lib. Ica.
(4) Procopio ,
de belL Gothoì*. lib. IH.
(5) AreCn. ile bell. It/d. adv. Goth. lib. IV ;
Procop. luog. ciL j
Biironio ,
Annoi, ectà. alPanVo
bua; Muratori, Annoi. cT lini, all’anno 533.

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r

PBELIMINMIK. a3

cristiani, o nulla o poco per la nuova religione anmiansirono (i):


e laddove le arti pacifiche ,
i pingui campi ,
e le coltivate pianure

faccano gli abitanti più agiati e. meno selvaggi , tutto disertò nei tempi

posteriori il longobardico furore, e la perfidia saracena (a): per lo


che la Sardegna esposta sempre a dolorose vicende ,
presa e ripresa
ad un tempo da tanti ingordi predatori d’ uomini e di province ,
spo-
gliata or dagli uni ,
or dagli altri ,
da futti conculcata ,
inselvaticlil. e

fu inselvatichita dalla ferocia dei conquistatori. Tale fu k) stato suo


misero dalla caduta del romano impero fino al declinamento dell’ ot-

tavo secolo. *

Cominciò il secolo nono; ed ecco la Sardegna dopo tante sciagure


governarsi per la prima volta da se stessa , resistendo con magnanimo
ardimento ail ogni dominazione straniera. Epoca memoranda e felice.,

se coloro, ai quali la nectssità' della difesa comune, e il libero con-

sentimento dei popoli avea recato in mani il potere , o con più forte
animo mantenuto l’ avessero ,
o capaci fossero stati del generoso pen-
siero di ridurre a certa forma di nazione la patria loro ! Ma ,
o fosse
impotenza di resistere ai replicati assalti dei nemici, o fosse intolle-
ranza domestica, o ambizione smodata di prevalere agli altri j ricorsero

essi agli ajuti forastieri ,


e il protettorato pontificio implorarono.
Parlare intendiamo del governo^ dei Rf.gou nato in Sardegna nei
principj del secolo ottavo , allorquando liberata ,
o abbandcmata l’ isola

dai greci imperatori , i pirati ed i mori cominciarono ad infestai'la.

La vita e gli averi insidiavano quei barbari ;


la vita e gli averi i

sardi difendevano; e nei feroci assalti, a, nelle disperate difese, ora gli

assalitori 4 or gli assaliti miseramente perivano. Capi doveano esservi


ebe gl’ imperterriti isolani 4 queste frequenti battaglie conducessero; e

costoro, i quali in principio aveano la sola autorità militare ristretta


alla necessità dei casi e degli eventi, la civile eziandio e la politica,

com’ è n.'itui'ale conseguenza delle cose umane ,


si attribuirono. La

Ve vandaL >
(1) Procop. hell. lìb. ]I.

(*j) Baronio ,
Annoi, eecUe, agli anni 5()d'9Q ;
Murai. Annui. rT ftal, agli anni suild. r<l agli

anni 8 3 8ao. 828.


i . Egùiardoy Annoi. alTauu. Si8 j
fiiuniio Flavio ,
Slur. deidecadim.
dei Hotn» cicca i. lib. 11.

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,,

quale cresciuta e raffermata col potere ,


divenne poi stabile eil anche
ereditaria, e fu coonestata prima col titolo modesto di giudice, poi

con quello più superbo di re. Ma .i gindici ,


o re nazionali , che già
dalla metà del secolo nono con tal nome si appellavano (i) , ligi s|)esso

ai papi ,
alcuna volta nemici ,
mendicando la protezione di Roma o
deU’ Impero, alleati co’ pisani coi genovesi con varia fortuna e con
varia fama per lungo tetppo
^
Augnarono ; e i
,

regni loro per ristrettezza


,

di stati ,
per guerre intestine ,
per barbarie di tempi ,
per ignoranza
d' uomini ,
spinsero in tutto al fondo i destini della Sardegna.

Nè si pensi che i regoli con vera potenza regia imperassero ,


o cl»e

gli attacchi stranieri non impedissero la quiete loro. Perchè i saraceni


sempre alle prese coi sardi desolarono i mari ,
i porti ,
le città e gli

altri luogiii abitati dell’ isola fino al mille ; e do|x> il mille ripresero più

audacia condotti da quel famoso Mcsetò ,


di cui tante rimangono e sì

crudeli le ricordanze. £ cotesto ,


o pirata , o masnadiere, o re africano,
non atterrito dalle minacce di due repubbliche , non domato dalle

sconfìtte che i sardi diedero spesso alle sue genti ,


venne ,
fuggì , e

ritornò più volte a martoriare gli abitanti miseri di più misera terra
lasciando in essa di sua ferocia lunghi e dolorosi i vestigi (a). Fuggi-
vano i popoli atterriti dai lidi e dalle terre più esposte a tali incursioni
i campi ed i lavori campestri ,
gli stessi antichi focolari dei padri loro
abbandonando ,
e negl’ interni alpestri monti si ricovravano dolio fami-
glie, colle gregge e colle masserizie salvate dalla rapacità di quei barbari.
Allora le dolorose voci dei sardi mossero finalmente a pietà i principi

cristiani ;
ma la pietà dalla politica non fu disgiunta ; e se umanità
delle àltnii sventure eccitò animi generosi a sanarle, interesse di do-
minio suggerì ad animi avari di vendere ai difensori dei difesi la libertà.

Bandita fu la croce contro i saraceni ,


e prezzo della vittoria fu posta

fi) Vcd. Epist. dei Papi Leone e Sicolò f.

(‘i) Breviar. della Star. Pitnn^ presso il Murai, ann. ioi 3 1017. inai. ioo 5 . loSo. Nella
Cronica PUmna riportata dal Baluxio ^ Misceli, p. 4^0 ) , é dcscrilU in poche parole la barlMiric
di Muacto anno 1017 ftùt retfereus Mu^ieltit in Sardineam ^ et caepit Ud ci^ìtaUm aedificart ,
:

attfue howines viros in cmee murare cc.

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,,

in mezzo la Sardepia medesima (i) condannata da antico lagrimovole


destino a servir sempre. £ nelle rinascenti vicende delle aggressioni c

delle difese ,
delle guerre , delkt paci e delle mal fide alleanze ,
si vi<le

poi spettacolo misero ;


una nazione afflitta ricever danno da quegli
stessi che amicizia le profferivano; indigeni ambiziosi approfflttare di
sua debolezza ,
per partirsela ;
e due repubbliche rivali ,
dopo varie ed

incerte sorti di lunghi combattimenti, spogliare chi già era presso che

nudo , e pei contendere del possedimento d’ un corpo lacero ed avvilito.

Meglio di tre secoli durò in Sardegna il reggimento dei regoli ,


dei

pisani e dei genovesi; ma reggimento più misero e più rtiinoso di


queste ,
forse non si vide giammai. Diremo pròna dei regoli. Rare e di
poca importanza sono le memorie tramandateci dalla storia sulle ma-
niere del governo loro ,
nè dalle stesse appare che al bene p all’ inci-'

vilimento dei sudditi essi 'intendessero veramente. Leggiamo nelle antiche


carte le donazioni infinite fatte dai giudici alle chiese ed ai monisteri
i vassallaggi giurati, ai papi ,
le alleanze con Genova e con Pisa ,
i pelle-

grinaggi divoti a Gerusalemme ,


a Monte - Gassino ,
a Camaldoli ,
le

remissioni delle decime , e tanti altri atti di generosità e di pietà ;

monumento di sapienza governatrice dei popoli non ne troviamo nes-


suno. E questa al tutto, se ben si considera, la somma delle azioni
gloriose di quegli antichi dinasti sardi, i quali non furono, nè diversi

nè migliori degli altri principi che in quello stesso correr di tempi


dominarono nelle varie provincie d'Italia. Alcuni ve ne furono che a
più alti sensi ed a più retti pensieri l’ animo e la mente elevarono :

tali, per tacer d’altri ,


ricorda la storia Totchitorio li ,
due Giiglielmf
e Benedetta di Gagliari ;
Costantino I , Gonnario , Barisone ,
Gomita e
Mariano secondi di tal nome, e Adelasia di Torres; Gomita II ,
Bariso-

ne, Pietro II ,
Mariano e Ugone lIDdi Arborea ,
i quali, o per giusto
governo ,
o per azioni magnanime e ardimentose , o per fatti e imprese
guerriere grande rinomanza si meritarono (a) ,
ma fu luce e prosperità

(i) Bret'iar, delia Stor. Pisan. alPanno 1017 ; Tronci’) Ànnal. di Pit. alPanno «017 ; Sigonio ,

del regn. iV haL lib. Vili ,


anno 1017 ; FogUet Stor, di GeH. lib. I , aiin. ioi 5 .

(3) Veti, gli articoli rclulÌTÌ ai suddetti regoli od jireseDU Dizionario bìograOco.

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, , ,

passeggera in vasto pelago eli tenebre e di mali : ve ne furono ai)cora


che le arti utili a incremento promossero , e i popoli a retto vivere e
a civiltà di costume con buone leggi indirizzarono ,
come Mariano IV
e la famosa Eleonora di Arborea (i) ;
ma essi costituirono un’epoca

assai .breve , e appartennero ad altro secolo ,


in cui la sarda nazione

gemea sotto H giogo dei conquistatori aragonesi : altri infine ve ne


furono che a grande animo grandi ricchezze e maravigliosa potenza

accoppiarono ;
ma questi o erano stranieri che implicati nelle guerre

d’ Italia , e nelle fazioni guelfe e ghibelline ,


gli stati di Sardegna non
curavano* a uomini barattieri e a vicarii venali accomandandoli ,
come
il re Enzo c Nino di Gallura (a) ;
ò se furono indigeni ,
1’ oro delle
province e della patria in altre contrade traevano, per farvi ostenta-
zione di potere, o per comprare numerosa clientela d’amici, affine di
opprimere i regoli rivali. Dal che si può argomentare ,
che non furono
i regoli nè buoni nè generosi principi, i quali a civiltà di popoli, a
protezione d’ arti , a diffusione di scienze o di lettere pensassero , ma
dinasti di poco regno che ad estendere gli stati propri ,
o a fomentare
le ambizioni straniere ,
o ad arricchirsi unicamente mirarono : e se per
essi , e sotto il reggimento loro la Sardegna non fu respinta all’antica
barbarie dei tempi vandalici « saraceni, beneCcio del cielo dee riputarsi,
anzi che consiglio e virtù degli uomini.
^
j
(i) Vcd. gli articoli corrispondenti a tiU nomi.
(a) Kn*o re dì Torres c di Sardegna ,
nel partire per le guerre d’ lulia ,
accomantlò il governo
de* suoi stati a Michele Zanche drtfdo dì sua madri* Bianca; c ^iiio di Gallura , iiitrallrmito
in Pisa dai guclG ,
dei quali fu partigiano ,
pose il governo della provincia gallureso urllc tristi
iniiiii di Gomita; entrambi furono baratticrì solenni, e di essi scrisse Dante quei faiiioikì versi;
(dii fu colui ,
da cui mala partita
Di’ die facesti per Tcnire a proda ?
Ed ci rispose : fu frate Gomita
. di Gallura ,
vas91 d' ogni froda
Ch* ebbe i nimici di suo donno in m.'ino
• £ fe’ lor si ,
che ciascun se nc loda :

Denar si tolse ,
e lasciolli di piano
SI , com’ e* dice ;
e negli altri ufRci anche
non picciol , ma sovrano.
Barattier fu
Usa con esso donno Michel Zaodic
Di Logodoro ; e a dir di Sardigna
Le lingue lor non si sentono sUnrhc.
Dasti , hiffrn ,
cani. XXII.

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,

1* R F r. I M I N A li F. a?

Or chi può (lire gli stnizi miserevoli che la pisana e la ligure repub-
lilica fecero alla Sardegna? Strazi più barbari assai dei domestici mali
{ìerchè nè amore di luogo natio rattemperavali ,
nè furore bastante
accendeva gli animi pef vendicarli. Più antiche delle genovesi furono le

spedizioni pisane al conquisto dell’ isola : conquisto diciamo ,


non libe-

razione , come andavano le due repubbliche magnificando ; perchè qtial

specie di liberazione fu mài questa, che tolse ai sardi la libertà, e im-


pose ad essi le dure leggi dei vincitori ? Dal primo lustro del secolo
(indecimo cominciò Pisa ad armeggiare contro il saraceno Museto ; ma
furono fazioni di poco moménto. Più memorabile fu quella del- 1017,
'dacché papa Benedetto Vili proclamò la crociata contro i saraceni di
Sardegna , e dacché l’ ambizione di possedere un’ isola così ferace èra

stata accesa dalle promesse del Vaticano (i). Fortunate furono nei primi
incontri le armi liberatrici ;
ma richiamate tosto al continente italiano
dai pericoli che sovrastavano alla patria loro ,
aperto campo lasciarono
al sarà'cino feroce di ricuperare il perduto regno. Allora ì pisani coi

genovesi si collegarono , e nel cominciare del quinto lustro dello stesso


secolo cacciarono per sempre i mori dalla Sardegna ;
allora (
cosa
enorme n>a pur vera, attestandolo le storie di quei tempi) la terra e le
spoglie della conquista le due repubbliche si barattarono (a). Nacquero
dalla brutta mercatanza le invidie e le dissensioni, si venne alle armi,
e dopo trent’anni di mbe, di scorrerie, di guerre spicciolate, le. sorti

pisane con più fortuna ,


non sfortunate al tutto le genovesi , si fissarono
in Sardegna.

Qui appunto cominciarono i nuovi martirii della povera isola. I pisani

fecero le prime prove. Nei luoghi dov’ essi imperarono ,


nè leggi ,

stabile férma di governo introdussero. Alla mercatura intenti, di questa

(>) La Cronica pisana all* anno 1017, rìeonla il fiitto con qucaU* parole : neltempo iti metter
Lamberto vescovo ili Pisa lo Papa con la Chiericia tua mantlò a Pisa a prerlieore la croce in
Sardigna contro alti saracìni lo Cardinale di Ostia ^ al quale lo ditto i>etcovo elio comune. di
Pisa tubrichono di far passaggio , e riteneteno lo confalone vermiglio , quasi loro ti dicesse :

va vendiga la morte di Cristo e fece loro brevilegiata la Sardigna^ e patsonoPi e fenno


y ^ ^

lo grande danno. Vcd. pure la stcìtsa Cronaca agli anni loSo. iiao.
(a) Cronic. Pit. stidd. all* anno ioai.

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,

>.8 Disconso
sola e di null’allro si occuparono (i). Grande profluo essi ne trassero ,

perciocché gli abl>ondanti frutti del suolo sardo sulle navi loro onerarie
ai remoti paesi |K>rtavano, e l’isola fu a P^isa per molto tempo scalo
opportunissimo per il commercio di levante. miniere sarde escava-
rono , e l’ argento ne trassero in copia (a). Nè perciò dal rubare e dal
tormentare si ristettero. Qual fu l;i cosa, o bella o rara, eh’ essi ai sardi
non abbian tolta ,
e trasj>ortatala a Pisa ? Colonne ,
pietre , marmi pre-
/.iosi ,
urne e mosaici ,
monumenti e reliquie antiche della Sardegna

romana ,
gli stessi sacri de]K>siti della religione c della pietà dei sardi

le pisane chiese e i famosi pisani sepolcri abbellirono (3). Ciò che


avanzava all’avidità del comune i privati cittadini si toglievano: e i

cittadini pisani, che dagli stati c dalle terre -sarde traevano le sostanze
j>er accrescere le proprie fortune, quasi mai o raramente, e con avara

povertà ,
le ricclic tòlte dell’ oro colle pitocche elemosine del rame

(0 Un anticbis»iiuo documento ciUto da Chibonk Efidacrico nel Ragianamento HttLi natH^


finzione e commercio della repubìdica di Pisa f pag. loo fìn 109), addimostra T iutcrciae die
prenderaoo i pi<ianh nello stibilìrc le leggi commerciali 'dei luoghi da- eau poaseduli Dell* Uola :

b questo un codice mercantile compilalo nel i3i8, per il porto dì Kallbki ik Sabdiova era :

posjicdiito nel 1^9^ dai fratelli Bali Angiolo e Cav. Girolamo Ronciooi deir antica famìglia dì

Ripafratti , c leggevaai ftcritto nitidameote in carta roembranieca , e adorno d' iniiiali miniate.
Dai frammenti riportati dal detto CniRoaa Epidaubico apparÌACC che il codice fu terminato nel
ii> aprile i 3 iq, e che i consoli del porto di Cagliari si eleggevano in Pna da venti dei principali
mercatanti pisani che si radunavano in S. Michele in borgo.
(ti) 1 pisani escavarono con proHlto le mioiere di argento >
delle quali c ricca la Sardegna:
anzi' esistono roonumcnti comprovanti eh’ essi aveauo stabilito in yiU<t~BccUtiaa (
Iglesias ) una
zecca per coniar moneta. Vcd. Manno ,
Stor. di Sard. pag. 394*95.
Le bcllusime colonne del baltUterio pisano furono tolte dalT isolctta sarda di santa Reparata
{3)
(
odierna isola della testa presso Lougonsardo ). Scrìve Michele da Vico nella sua Cronica
all'anno ii53: Cionettus in Sardiniam pluries iVif, et rsdujcit de sancia Reparata coUtsssttas.
Alcune urne marmoree del Campo-Santo di Pisa furouo colà trasportale dalla Sardegna ( àiem.
if iiL nom. pis. , tora. I. pag. 24^ )• Ue reliquie dclS. martire Elìsio , per tacer d’altre furono ,

tolte ai sardi, e traslatatc alla chiesa maggiore di S. Maria di Pisa nel io63 (Troncì, AnnaL

Pis. al suddetto anno ). Qui dobbiamo notare che le sopraddette notizie ,


ed altre riguardanti la
cscavazione dei graniti sardi nei tempi romani c pisani , comprovate dall'attestazione di Michele
da Vico, del Vasari, del Martini, del P. Vitale e di altri scrittori, furono da noi comunicale
nel i835 al cav. Antonio Mclcbioni , ingegnere delle miniere del circondario di Vercelli , per
preghiera ila lui fiiUaccoe. Le vidimo poi pubblicate in un N o della Gazsetia Piemontese di
queir anuo, e quindi riprodotte nel N.*’ 21, anno V dell’ //iificotore Sardo. Abbiamo voluto
farne questo breve oeirao per correggere T errore corso io quei due fogli pcrìodiei ^ nei quali
si ricordò C Elogio dd Giitota, del Tempesti, stampato in Pisa nel 1792, dovendo dire invece,
Elogio del Giusta, come stava scritto nelle relative annotazioni da noi favorite al mentovato
cuv. Mclcbioni*

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pn r. L I M I > i\ F-. ^0

l'icaiubiavaiio (i). E come infine non bastasse lo spogliarli, la repub-


blica pisana i sartli eziaiulio avviliva ,
con arrogante superbia coman-
dando ,
che nessuno in città o castella al suo dominio soggette osasse
negli stessi onesti ozi e nei giuochi innocenti intrattenersi ,
i quali di
belle giostre e di popolare letizia faceano s|>esso risuonarc le felici mura
di Pisa (a). laddove i pisani non aveano entratura, nè dominio ,
sui>en-

travano i genovesi: costoro, tarli voracissimi erano, che le viscere, le


ossa, le midolle della misera Sardegna si rodevano. Chi può dire i

tributi e l’ofo che Genova ne cavò? Rasta leggere le antiche cronache.


La repubblica 'ligure non ebbe domini! in Sardegna; n’ ebbero molti i

Ooria ed i Malaspina; ma quando essa chiamata dai regoli accorreva


sollecita per difeinlere, o per offendere, esorbitante della difesa o della
offesa cliiedeva il prezzo. Scellerata avarizia! nelle stesse fraterne querele
dei dinasti sardi Getiova mercanteggiava. Bene il seppe Gomita II di

Arborea, che l’otlio per Goiuiario di Torres e jver i |>isani vender volle
ai genovesi: più acerbamente Barisene il seppe, Barisonc ambizioso di

regio diadema ;
e provò quanto amara fosse la genovese amicizia ,
e
come grave pendesse il denaro della repubblica , e quante umiltà e
quanti danni a lui costasst'ro ed a’ suoi popoli la redenzione e la libertà

(3) : i sardi tutti finalmente lo seppero ,


che dalle guerre lunghe e

(l) Bonifaxio Novello della Gbcrardesca conte di DononticOf uno dei più potenti citUuliiii pi^uni

del siio tcNipo f


do|K> aver ricavato dagli stati suoi di Sardegna inimeusc rìccbcazc ,
come apparii>«»c

da documenti riportati dal Maccioni nella erudita Dtjeia dei canti di Donoratico ^ nel- tuoi

tettamento del 19 luglio i338, e nel codicillo del a3 dicembre i34>f laKi entrambi m Pùm ,

|ier generosità iié prima nè dopo usata mai da altri dinatU pisani y losciò ai poveri exi$ienlH>Ui

in de Kallari qua$ nunc po*iidemu$ ^ et


fei7*is noMtri* in Vìli-a Guaisa et Villa Massaacia
tibrae quadringenlai denariorum piaanorum minutovum y e ai frati minori di S. Pranccsco bui
de Sardinta libra» quinque supratcriplae monetae. Ved Maccioiii, i)tj'- dei ctMti di Donot'ut. y

toro. II ,
pag. 85. 8t>. 90.
(3) Negli statuti fatti da Naso di GoaTCLiao e da Biitoo Pacca consoli di Cagliari nei i3i8,
conservati io codice roémbrandcco dcU’arcbìvio Roncioni di Pisa ,
al iium. 61 , si legge : e »iQio»
tenuti deui consoli per Sacramento , e pena livre ^5 di pisani y che quando elli tfedessinoy n
sentissino che in detto castello di Castro (Cagliari) si tnìleste giuocare , o combattere a Maxaa'
SCUDO , incontanente ellino con quelli cittadini che parrà loro y^anderanno alli casiellnnì e ,

opereranno a loro potere che quei giuoco o battaglia non si farcia in alcun moiUt. { Me$mn-.
istor. <r illxtstr. uum. pis. , tom. Il, pag. 35i ). Il giuoco di MA»u-st.DDo tra ima «pcoie di
giostra , la quale eseguivasi nel ponte nuovo di Pùa. £ Pisa uon volle die uoioioi servi giiio»
cassero i giuochi degli nomini liberi.

(3) Ved. gli arUcoli CUMITA 11 RE di ARBOREA , e BARISONE RE t» SARDEGNA

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,

3o DISCORSO
feroci delle repubbliche rivali, fra le quali non fia mai ebe si scordi
quella famosa della Melora , non requie ,
non indipendenza ottennero
ma depredamenti e miserie provarono ,
e peggiore delle calamità il

servaggio. Venne poi tempo , è pur vero ,


che i sardi concitati a furore

si sollevarono animosi contro gli oppressori : e vi fii Ugone III di


Arborea , che nei primi anni del secolo decimoquarto fece dei pisani
memorando macello (i); e vi fu il comune di Sassari che nel declinare

del secolo precedente surse a forme libere di generosa repubblica (a) ;

ma fu tardo e poco durevole il rimedio. liii{>erocchè sovrastavano alla


nazione altri destini ,
e già si approssimava un’ epoca memorabile ,
in

cui, disperse le contrarie fazioni, spelta la maggior parte delle sarde


dinastie ,
e sospinti ad un centro comune tanti diversi interessi dei

secoli preceduti ,
era per sorgere un governo nuovo, più forte, più

pertinace ,
più fortunato ,
il quale dovea dare alla Sardegna novelle
forme di politica esistenza.

Ecco finalmente , dopo aver corsi tanti scabrosi sentieri ,


giungemmo
ai rinomati tempi della conquista aragonese. Reconditi fini di politica

indussero Giacomo li re di Aragona a tìnunziare ai suoi diritti sulla


Sicilia ,
e ad accettare da papa Bonifazio Vili l’ investitura della Sar-

degna (3) : ma quest’ atto solenne di concessione risolto sarebbesi in

vano titolo di sovranità, se triste vicende di tempi, e il valore di un


principe magnanimo non avessero consentito insieme per là riduzione
dell’ isola. L’ infante 1). Alfonso durò con ammirabile costanza tre anni
di battaglie, di assedii e di gloriose fazioni marittime: nel i3aG trionfò
finalmente dei pisani e dei genovesi ,
e recossi in mano le piazze più

(i) Vcd. t'GOSE HI RE di ARBOREA.


(3) La repubblica sassarese ebbe incominciamenlo nel 139^. E dì tal anno, ed in daU del
Aarxo ,
il trattato di aHeanxa da essa atlpulato colla repubblica di Genova. Mei i 3 i 6 pubblicò
i suoi atatuti, i quali acritti origioalnieote in volgare sardo ,
con alcuni frammenti di tradifuonr
latina sopra codice membranaceo, si conservano ancora qual giusto monumento di gloria negli
archivi del comune di Sassari. La repid^blica sassarese fu spenta , meglio dairanibùione di alcuni
cittadini che dai soldati di Aragona, nel i 3 *j 3 Ved. CALDER ARI MICOLO’.
.

(3)
Raynal. ,
Annoi. eccUs. all* anno 1^9$ e 1997. Zurita Annoi de Araf^. ,
lìb V ,
rap. 10
r a8. Ma riguardo alla investitura della Sardegna data da papa Bonifazio Vili a Giacomo re
di Aragona sono da vedere le proteste fatte dal Re di Sardegna Vittorio Amedeo 11 e dalla
,

Reale Udienza deirisola, le prime nel i 5 ottobre 17'if), e le seconde nel 17 maggio 1717,
delle quali daremo più largo cenno nell'artìcolo CATONI GUANTiNO.

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, ,,

r n E LI M1MA n E. 3i

importanti della Sardegna. Ugoiie 111 di Arborea, potente per stati e


per ricchezze; Sassari, città armigera e forte per uomini valorosi, erano
i soli che potessero ostare colle armi alla dmninazione straniera : ma
1’ audace animo di Ugone ciecamente obbediva all’ odio suo contro .i

pisani, e le private ambizioni corrompevano i consigli della repubblica

sassarese : diversi interessi ad un istesso fine traevano. Sassari e Ugone


di genti e di vettovaglie soccorsero chi veniva ad opprimerli, e con

scellerato consiglio pesanti catene alla loro patria colle proprie mani
apprestarono. Chiamavano gli aragonesi amici e liberatori , ma nemici
erano : di padroni i sardi mutavano ,
non di servitù.

Le conquiste di Alfonso furono rassodate dalla politica di D. Pietro

il Cerimonioso. Guerreggiò prima infelicemente coi Doria . ,


poi con
Mariano IV di Arborea ;
ma temporeggiando a seconda degli eventi
e affezionandosi i sardi ,
col chiamarli attorno a sé per rappresentare

i bisogni del proprio paese (i) 'supplì con queste fine arti alla in-

felicità delle sue armi. Mariano però non si ristava/ Diffidente della

amicizia aragonese, ed uso alla dissimulata politica delie corti, in cui


era cresciuto , dotato inoltre dalla natura di spiriti ardenti c di altis-

simo ingegno ,
covava in segreto il profondo pensiero di opprimere
gl’ invasori stranieri ,
e di recarsi in mano la sovranità della patria ;

fors’ ei vi riusciva , se altramente disponendo i cieli ,


'non lo avessero
tratto anzi tempo al sepolcro (a). Ma i suoi generosi spiriti si trasfusero
in Eleonora ,
la quale succeduta a Ugone IV nel governo di Arborea
dimostrò in femminea gonna maravigliosi sensi virili : a costei, se non
fu dato impedire che gli aragonesi mettessero radice nell’ isola, con-
sentirono però gli eventi die serbasse intatti i dominii degli avi suoi,
obbligando Pietro IV, e poi Giovanni I successore di lui, a ricono-
scere l’indipendenza del suo regno. Epoca gloriosa per la Sardegna
fu quella, in cui visse e governò Eleonora: eroina anzi che donna,
seppe costei resistere in guerra a potlerosi nemici, governare in jiace

(i) Sì vuole accennare al primo parlamento nazionale congregalo in Sardegna. Lo prr»iedelte


r istesao sovrano D. Pietro IV nel i355. ( Ved. Uexart , Cap- trur. regn. SuiU. nel Protm.).
(:i) Vcd. MAiUAKU IV HE ui AHBOHKA.

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3a DISCORSO.

con inolio senno i suoi popoli, ai quali lasciò un luoiiumeiito solenne


di .sapienza legisi.atrice (i): però lu'luce che risplendette in un secolo
di oppressione e d’ ignoranza ,
luce passeggera che tosto spensero le

succedute calamità. Imperocché il regno di Martino I dr Aragona non


fu notevole per avvenimenti felici ,
si bene per gli strazi della guerra
combattuta Con varia fortuna contro i visconti di Narbona ,
per la
battaglia famosa di Sanluri che tante ferite c tanto smigue costò alla

Saiidegna, per le mutate forme del governo di Arborea, e per la morte


acerba di Martino re di Sicilia spento da crude! morbo nel fiore degli

anni suoi. Il succeduto regno- di Ferdinando fu breve assai, e privo


al tutto di cose degne di memoria.
Salì al trono Alfonso V, e sembrò che volesse innalzare la Sardegna
a destini migliori : memorabile è il parlamento da lui aperto in Cagliari
nel ,
in cui si diede forma e stabilità allo statuto nazionale, e
tante buone leggi per -la. prosperità dei sardi si stanziarono. Ma le

succedute guerre d’Italia, in cui egli ebbe si gran parte, non con-
sentirono che consumasse la bell’opera incominciata: e se alle italiche
fazioni ,
se alla famosa spedizione contro la reggenza di Tunisi , se alla

ribellione di Micolò Doria che tentava cose nuove nell’ isola ,


sono
dovute tante azioni illustri , e tanti splendidi fatti d’ arme di molli
sardi valorosi ,
da questo universale turbamento però di regni e di
province nacque alla Sardegna altro danno, la gravez;ra e la molti-

plicità dei tributi. Denaro vi voleva, ed in copia, per sostenere tante

guerre, per alimentare tante ambizioni ,


per nutrire tanti odii : denaro
e vittuaglie si chiedevano sempre dalla Sardegna ,
e sempre denaro e
vittiiaglie la Sardegna mandava. Laudavasi nella corte d’ Aragona, negli
eserciti d’Alfoiiso la generosità sarda: ma tutto il prò ai baroni, tutto
il danno ai popoli ne derivava.
Giovanni II chiuse la serie dei sovrani aragonesi : forse cliiudcva

per sempre quella dei suoi successori ,


se meno acerba sovrastava a
l.«onàrdo Alagon la fortuna. Perchè quest’uomo straordinario ed infelice

di tale altezza di sensi fu dotato dalla natura, e così prode mostrossi

CO Ved ELEONORA REGINA di ARBOREiV.

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Pn ELI M N I d U £. 33

nelle battaglie, che se non erano avversi i destini, annientava nella

sua terra natale il potere e l’orgoglio degli aragonesi conquistatori.


Ma contro la virtù sua ,
e conti-o i diritti della ragione pugnarono
insieme i fortunosi eventi delle armi ,
e la viltà dei tradimenti ;
e
r eroe d’ Uras ,
contrastati invano nei sanguinosi campi di Macopsissa

gli allori guerrieri (i), perdette in un sol giorno il regno e la libertà.

Profondamente ripercosse nell’ anima sua superba il ferreo suono delle


cjitene, da cui nelle tristi e solitarie mura di SciAttvA ebbe cinte le

mani pronte e generose : orrore ,


pietà ,
ira lo vinse ,
e rammentandosi
della patria , non bramò più la vita ,
e fu sol lieto di morire (a).

Cosi finiva l’acerba lotta tra’ sardi e gli aragonesi, nella quale final-
mente soccombette l’indipendenza nazionale. Altri tempi succedettero
appresso a favore del dominio spagnuolo. Ferdinando il Cattolico in-
cominciò la novella dinastia ,
e fu il primo che tutta possedette l’ isola

senza guerre, e senza dismeinbi'ainento. Quietarono i sardi per lunga

pace sotto il suo regno ,


ma non furono più felici : il suo governo
fu scemo, così d’utilità come di gloria. Alcuni atti tendenti al rior-

dinamento delle cose ecclesiastiche, l’espulsione degli ebrei, e lo sta-

bilimento del tribunale dell’ inquisizione sono le sole memorie d’ im-


portanza che possano trovar luogo nelle pagine della storia sarda (3).

1 nazionali ,
regnante Ferdinando ,
non ebbero ,
nè incitamenti a
onorevoli, nè ritegni a malvage opere: ammortiti erano gli spiriti, ed
appena nel lungo periodo di nove lustri si udì suonare glorioso il

nome di un sardo guerriero ,


del prode Leonardo Tola ,
non ultimo
tra i valorosi conquistatori del regno di Granata (4).

Più propizio alle guerresche imprese fu il potente reggimento di

(i) Sono famose negli annnli <ìì Sardegna le due battaglie d* Uias e di Macombs combattute
tra i sardi e gli arugoncsi nel i\ aprile 1470 c nel 19 maggio 147B. Nella prima Leonardo ALguti
nijicliese di Oristano seoiirisse ,
ticlTa seconda fu sconliltu dalle armi regie.
(a) Vcd. ALAGON Lrokasdo. *
.

Nello stesso anno i49^i in cui per comandamento di Ferdinando furono espulsi gli ebrei
(3)
da Sardegna , fu stabilito in Sass^iri il tribunalt^ deli' inqiiUiuonc L* i.snia pati gravi danni dal
potere inquisitnrìale (
Ved. Llorcut ,
Stor. trùie. delClnq. di Spagna ,
loiu. 1 ,
jiag. 3i5. 34*>
357. Tr.ultiz. del Tìcozzi ).

(i) TOLA Lko>ahoo.

Ivi. l. 3

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Carlo I die fu il V di tal nome fra gl’ imperatori germanici: imperocché

alle sue spedizioni in Àfrica molti sardi lo seguirono, e questi di ono-


rate ferite e di bella gloria militare si coprirono ,
combattendo contro
i mussulmani feroci : altri le patrie mura difendendo e le cittadi sarde
dagli assalti stranieri, per egregio valore si segnalarono (i). Però il

raro e tristo onore guadagnato da alcuni generosi nei campi delle

battaglie mal compensava i molti mali d’ un intiero popolo sofferente :


invasione straniera (a) ,
distruzione di pubblici archivi , insolenza di

soldatesche -venute dalla metropoli ,


morìa d’ uomini (3) , e peggiore
della morte la crassa ignoranza ,
la misera Sardegna travagliavano. Si
attendeva a riunir parlamenti ,
a drizzar forti e baluardi nei luoghi
muniti dell’ isola ;
a dirozzare ,
ad alleviare , a rendere felice la nazione
non si pensava.
A Carlo V succedettero tre Filippi. 11 secondo del nome ,
che fu
primo a regnare, fece memorabile il suo governo per instituzioiii civili

e militari (4) ;
ma esse furono assai poche j>er un regno di quaranta e

più anni. Nel medesimo le buone colle malvage degli uomini , le felici

colle disgraziate opere della natura si alternarono ;


arte tipografica in-

trodotta per facilitare la diffusione dei lumi coll’ ignoranza , se non


cresciuta, non diminuita; nuovi tribunali instituiti ,
e leggi ottime
sancite con rigori estremi d’ inquisizione (5) ;
abbondanza di frutti colle

carestie, e colla pestilenza; pwltrimeiito della nazione coll’eroismo dei

trecento sardi vincitori della turchesca ferocia nella famosa giornata

(i) V('d. MA\CA Giacopo b Ahcbi.o.


(a) Oltre Taric incurcioDi fatte in Sardegna dai barbaresclù nel i3‘a7 ,
delle quali scrive il

Fara nel IV de rebus Sardois


lib. è memorabile V occupazione di Sassari fatta nellu sìcsmj
,

anno dai Renzo Orsino da Ceri , e la barl>ara di^lruzione eli* essi fecero
franzesi condotti da
dell* archivio municipale. Vcd. Fara luog. cit. ^ e il Sigonio neHa f'i'la di dndrea Boria.
(3) Una delle pestilenze più famose che contristarono la Sardegna , è quella che serpeggiò j>er
tre anni dal iSi'j Uno al i5z9. Vcd. Fara luog. cit. ,
ed il Quesada Pilo nelle Cotunit^ràie
forenti
(^) Meritano particolar menzione la creazione del Supremo Magistrato d'dla Reale Udienza
fatta nel i564 per i lumi ed il senno, di cui sempre rifulsero i suoi membri , c l'e''ezionc delle
torna nel litorale dell' isola ordinata nel 1587 .

(5) L'inquisizione di Sardegna nel fòC'j fu astiinilata nei regoinmenti e nelle proeessiirc alia

inquisizione di Spagua. ( Vcd. Llorcnl ,


op. eil. ioni. Ili ,
paj. G e i3‘i-33 ).

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l'RFI.I MI N ARE. 35

navale Ji Lepuiitu (i). Più breve, ua più luniinosu fu il regno ili Pi-

lijipo 111. Eterna sarà la ricordanza del parlamento ch’egli fece riunire

nel i 6o3 in cui a tante speranze sollevossi Sardegna per esso


1’ aiiflitta
, :

tutti i semi si gittarono di quelle ottime instituzionì , che condotte a


maturità in tempi migliori ,
doveano ricevere da mani più generose
r ultimo incremento; per esso si aprirono la prima volta nel sardo suolo
le fonti benefiche del pubblico insegnamento; per esso cominciarono a
iliradarsi le tenebre dell’antica barbarie, e osò il sapere di pochi muover
guerra alla prepotente ignoranza di molti ,
conculcatori imbecilli dei
dilicuti germi del bene pubblico. Pure ,
chi il crederebbe ? le ire muni-
cipali ,
peste la più mortifera che ammorbale giammai 1’ animo e le

menti degli uomini, la lontananza e la debolezza del governo spagnuolo,


la pervicacia dei ministri che a mantenere invariabili le antiche forme
delle insulari faccende si ostinavano ,
il buon frutto di tante fatiche

infelicemente ritardarono. Sottentrò al regno Filippo IV, e^ tranne il

municipalismo che imperversò, sotto il suo governo, la somma delle

cose pubbliche migliorò in alcune parti ,


in molte altre peggiorò. Volle

Filippo, che le lettere si proteggessero (a), ma stazionarie rimasero;

volle che i costumi ingentilissero, ma all’ingentilimento dei costumi

oppose stolide proibizioni (3). Strana contraddizione di voleri e disvoleri,

tli ordinamenti e di effetti ! Scarsi favori accordati ai nazionali furono

l’avaro premio delia fede e deU’antica generosità dei sardi. I-eggi nuove
non si fecero; le già fatte si pubblicarono (4): alcune cattive, altre
buone , vaa. non eccellenti ,
furono il codice ,
sul quale per lungo tempo

(i) Vcd. Costici. , ffùi. de lùM cos. de Etpan,^ Hb. .II, cap. »8 e 19 ;
Campana, Ittor. del
mondo ,
toro I ,
lib. 11 , pag. tió } TruMii. , Stor. lib. 1 , pag. 1^9.

(a) Una prova della pruteiiooe almeno intlirctU accordata da Filip|K> IV alle lettere, ò rcst*n>

zione dei libri che s* introducessero in Sardegna da ogni gabella. (


Cari. reai. 11 aprile iG&D
caistente nel Reg. della Reale Udienza ).

f 3 > L* Utesao Filippo IV, che vidiiuo nelb nota prccedcutc prob’Uorc delle lettere, proibì in
Sardegna ogni sorla di sceniche rappresculaziuni. Con 6 maggio i6.‘io datala in
carta reale del
Madrid e diretta al cardinale Teodoro prìiici{>e TriuUio vioerè di Sardegna , proscrisse la rap-
presentazione delle commedie nell* isola ,
le quali avrebbero certamente dirozzato i costumi della
nazione ,
e minacciò peno gravissime contro qualunque non osservasse questa sua volontà.

(4 ) Le reali prammatiche furono cooipilalc dal Vico, c pubblicate nel iG 4 o j


i capitoli di
corte messi in ordine dal Dezart ,
c dati in luce uel

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36 DISCORSO
si modellarono i diritti, i doveri, le abitudini, perfino le speranze della
nazione. La peste e la carestia desolavano le terre e gli uomini; le terre e

gli uomini desolati tornavano a desolare il fisco, i tributi, il feudalismo.


Miseri, addolorati, aspettavano i sardi rimedio a tanti mali, lo cbie-

devano, lo meritavano. Ma cbi sarebbe il risanatore? — Tempi infelici

correvano. Carlo li, d’età non legittima, d’ingegno inetto, non go-
vernò i suoi popoli ,
governò per lui 1’ austriaca madre , e per essa i

ministri suoi. La guerra colla Francia, le grandi cure di tanti reami e


di tante province ,
un colosso di regno cadente sotto il peso della sua
stessa grandezza ,
fitcevano i ministri spaglinoli smemorati della Sarde-

gna: se talvolta se ne ricordavano, era per trarne denaro, e per piccoli


interessi che nulla influivano nel bene generale della nazione. Intanto ,

cattivi rappresentanti della maestà sovrana ,


peggiori ufficiali regii , del

potere abusavano ;
e gli animi esasperati degli obbedienti prorompevano
in odii particolari, in fazioni, in uccisioni (i): i mali si provavano ,
il

bene si sperava, ma non appariva.

Con tali dubbiezze, e con tanti sinistri auspizi ,


nuovi tempi e nuove
vicende incominciarono ;
e come avvicinavasi, il momento solenne, in

cui r isola dalle iberiche ad altre mani passar dovea , cosi sembrò che
gli ultimi ahni del dominio spagnuolo fossero a prova più infelici. L;i

guerra di successione al trono di Spagna ,


che si accese tra il duca
d’.\ngiò e l’arciduca d’Austria, produsse in Sardegna la guerra civile:

gli uni per Filippo V, gli altri per CarloTll parteggiavano. Prevalse in
prima la fortuna di Filippo e dei suoi aderenti : nel 1708 la fortima di

Carlo prevalse : dopo nove anni tornò il principe francese a reggere i

destini sardi.. Spagnuoli e tedeschi nel periodo di quattro lustri la Sar-

degna governarono; ma perciocché la guerra fra i pretendenti con varia


vicenda procedeva, vario sempre ,
nè mai lieto fu il governo dell’isola:

qualunque la conquistava, d’essa non si prendea pensiero, incerto se

avesse a |x>»sederla per lungo tempo. Gli spaglinoli aveano dilapidato il

(0 Sotto il rr^rto di Carlo II im|>ervors:irniin in Sanlrgna Ir fuzioui. La pin fainostt fii qu*'IU
deuii .\lagttn e dri (Castrivi. Accaddero sotto il regno mcdesìniò Ir ucciitinni ,
|ht tacci' d* allic
infinite y
del maictu'se di Laconi e del marclicàr viecrr di Sardegna.

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1> fi KL I AI I X XR F. 3?

tesoro pubblico : vennero gli austriaci ,


e le tolsero quanto ancora le

rimaneva di vita: poi tornarono gli spagnuoli ,


e, parte per necessità,
parte per vendetta dei primi dominatori ,
ogni altra reliquia di bene
cancellarono. I popoli ed i magnati divisi in fazioni, traevano ciascuno
il suo prò dai pubblici turbamenti. La fede verso i regnanti era labile
e venale: gli onori, i titoli, gli uffizi per questa bruita fede si merca-
vnno e si vendevano. Famiglie illustri per antichità di prosapia ,
per
nobiltà di sangue, per copia di ricchezze, o declinavano dallo splen-
dore ,
o andavano volontarie in bando ,
se della perdente ;
famiglie
nuove, oscure, misere a subita e niaravigliosa altezza salhano, se della
parte vincente erano. Pessimo esempio ai popoli ,
i quali vetlevano le
frequenti mutazioni di dominio, e si ausavano alle novità ed ai disor-
dini , testimoni essi stessi del come si potea vincere, del come si potea
perdere nel trambusto generale di tante opinioni e di tanti eventi. Ogni
fazione levava a cielo con smodate lodi la sapienza e la felicità del pro-
prio reggimento: ma la massa della nazione che sentiva il peso dei mali,
più drittamente giudicava ,
e con arguto concetto andava popolarmente
ripetendo versi appositi al suo stato, i quali dal dialetto gallurese voltati
nella nostra italiana favella significavano, che qualunque dei pretendenti
fos.se il vincitore, non poteano per lei essere le sorti migliori (i). Final-

mente il trattato di Londra del 1718 impose termine a tante sciagure.


Due soli anni corsero dalla sanzione di quel grand’atto politico, e la

S;irdcgna senti porgersi la mano da un’altra potenza più vicina ,


la quale
dovea fissare per sempre l’ incertezza dei suoi destini.

Ma prima che si volga il discorso alla Sardegna fatta italiana per

consentimento degli uomini ,


come italiana era per benigna disposizione
(U natura ,
non sarà opera da noi perduta ,
se ci fermiamo alquaitto a
considerare la varietà delle sue condizioni sotto il dominio aragonese e
spagnuolo ;
perchè da siffatto esame si potrà con certezza argomentare ,

(1) Pul noi non ha mirldon ,

O vinria Filipptt Chinhi ,

O Caralu iiu{K.’radon.
Framment. tit canz. snrdo-F,olIurtse

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,

qiuli noi fossimo, c di che potevamo essere rapaci, retti per tanto

tempo a volontà ed a senno altrui. Non ignoriamo quanto differenti ,


e

8p(>sso contrarii siano stati in tal rispetto i giudizi degli uomini : per-
ciocché taluni devoti oltremodo, anzi idolatri delle instituzioni cadute,
queste predicarono come le migliori', e giusti e beati chiamarono gli

antichi tempi, nei quali Aragona e .Spagna ebbero impero sopra di noi ;

altri le succedute forme di governo sole dissero buone a felici ,



seppero farsi capaci come in tanta ruggine e vietezza di costumi, e dalla

torpedine ed accidia spagnuola potessero essere partoriti profiaii ordi-


namenti. Nei qual' giudizi, come si vede, si corse da ognuno agli estre-

mi , e si fece violenza alla verità ed alla ragione. E noi che a queste

anzi che all’autorità degli altri ,


servir vogliamo, pretermesse le opinioni

altrui ,
diremo liberamente la nostra ,
contenendo le considerazioni

dentro quei termini che si confanno all’ intrapreso subietto.


Del governo .aragonese una sola gloriosa ricordanza ci è rimasta ,

r institiusione del parlamento nazionale. Memor.abile è l’anno i355 ,

in cui Pietro IV il Cerimonioso fece la Sardegna partecipe di tale

benefizio, di cui già godeva la Catalogna; più memorabile l’anno ,

in cui Alfonso V fece più salde le basi, e più certe diede le forme
al nazionale statuto. Veramente fu opera degna di magnanimo principe
il chiamare i sardi attorno a sé, il volerne udire i bisogni nel convento
periodico delle corti per soddisfarli. I.a legge del generale assembra-
mento degli ordini del regno fu osservata fedelmente dai succeduti
monarchi spagnuoli. Nelle corti, <die cosi più comunemente le chLa-
mavano, i grandi affari dello stato, le necessità dei popoli si discute-
vano ,
le leggi si proponevano ,
si votavano i tributi , e per i tributi

le grazie si addomandavano e si ottenevano. Doveano le corti partorire

la confidenza tra il re e la nazione, il conoscimento degli abusi che


s’introducessero nel reggimento civile e politico, 1’ applicazione dei
rimedii, 1’ ampliazione dei lumi nella scienza del governo, la Gducia
dei sudditi, la potenza e la gloria dei monarchi. Questa l’ insti tuzione,

questi i fini erano ;


e i parlamenti sardi all’ instituzione ed ai fini

giustamente per molto temjK) corrisposero. Decennali le adunanze erano,

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PRELIMINARE. 3q
e nelle adunanze i tre ordini parlamentarii , ai proprii ed ai generali
desidcrii della nazione satisfacevano. Ma poi nacquero le ambizioni
|>articolari ,
e dalle ambizioni gli abusi che corruppero le antiche forme,
e atterrarono le solide basi del bene nazionale. Privilegi ed esenzioni

chiedeva lo stamento ecclesiastico che dei soli vescovi e dignitari! della

chiesa ;
privilegi ed esenzioni lo stamento militare che dei feudatari!
e dei nobili ;
privilegi ed esenzioni lo stamento reale che dei soli

sindaci delle città si componeva. Chi però rappresentava in quelle


corti le altre popolazioni dell’ isola , eh’ erano ,
tranne le città , la

totalità degli abitanti della .Sardegna ? chi esponeva i bisogni loro per
soddisfarli? chi le oppressioni loro per alleviarle? I baroni erano quelli
che i comuni dipiemlenti dalla giurisdizione loro rappresentavano; essi

erano i padri ,
i protettori ,
i tutori delle ragioni dei popoli sottoposti

alla feudale autorità; essi per i vassalli parlavano, votavano, si obbliga-


vano. Egli è pur vero che tali franchigie ridondavano spesso a benefizio

pubblico , preservando i popofi dalle oppressioni dei ministri spagnuoli :

è vero ancora che il difetto di giusta rappresentazione dei comuni


infeudati era meno dannoso per la moderazione dei feudatari! ,
i quali
(tranne pochi e rarissimi esempi) intendevano con magnanima costanza
al bene della patria ,
come appare dagli atti parlamentari! : è vero infine
che questo vizio del tempo, anzi che degli uomini, potea essere sanato
dal progresso dei lumi col miglioramento e coll’ ampliazione di siffatta

instituzione politica: ma gli eventi corsero rapidi ed infi'lici ,


e i danni
si provarono, i possibili e gli sperati beni, alcuni giunsero troppo tardi,
altri non vennero giammai.
Nei parlamenti sardi molte utili instituzioni si sancirono ;
chi può
negarlo? Ma egli è ancor vero, che molte male cose si fecero: le cattive
con le buone si alternarono , e quelle talvolta a queste sopravanzarono.
1 tributi o donativi erano temporarii , ma sempre si rinnovavano questi :

erano gli ordinari!. Gli straordinaVii per le guerre straniere, per i nuovi
b:.sogni dello stato si offerivano: guerre e bisogni ve n’eran sempre. A
nome della nazione si offeriva, ma le offerte erano di pochi, dei vescovi,
dei dignitari! della chiesa ,
dei baroni ,
dei nobili : i popoli ,
anche non

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,

/io D I S CO II s o

volenti, pagavano. I tributi (cosa incredibile per l’enormità, ma vera)


in varii ed infiniti modi si assottigliavano anziché al tesoro pervenissero.

1 vian'è toccavano la prima e più grossa porzione; quindi i figli, i fra-

telli, i nipoti, i congiunti loro; poi i pubblici uffiziali, le donne corti-


giane ,
e un’ infinita turba di ministri subalterni per le fatiche durate
nelle Corti; poi ancora i monisteri e le chiese. Venivano ultime di tutti

le necessità dello stato , e ciò che avanzava dalla scandalosa ripartizione

alle necessità dello stato si concedeva (i). I^e grazie, gli onori, le pen-
sioni sul denaro pubblico si accordavano, non a chi con libera voce gli

interessi della sua patria perorato avesse , ma a chi più ardente por
trarre denaro dalla patria si fosse mostrato: onori, grazie, pensioni con
brutto esempio si prodigavano (a).

Se la costituzione politica era in tal modo viziata, meno corrotte non


erano le forme del pubblico reggimento. Imperocché l’autorità viceregia

non avea confini ;


fu poi moderata , ma non quanto bastasse ; gli altri

uffiziali regii così smodati arbitri! avevano negli uffizi loro ,


che nc
abusavano quasi sempre. distanza dalla metropoli favoriva le prepo-
tenze ,
le avanie ,
le concussioni: i governati lamentavano le condizioni
loro infelici ;
medicina ai propri! mali non trovavano. Le cose sarde
rimasero cosi travagliate per molti anni: più tardi si conobbe il danno ,

e si cercò il rimedio; fu adottato il sistema dei visitatori (3). I visitatori

vennero prima da Spagna: essi doveano sindacare i pubblici funzionarii,


riconoscere gli abusi dell’ amministrazione, riferirli alla corte per cor-
reggerli o per estirparli. Instituzione eccellente, se al fine i mezzi cor-
risposto avessero ! Ma i visitatori venivano alla primaria città del regno
e spesso dalla capitale il piede non traevano: accolti, prevenuti, affiati

(i) Atti (leiparlamenti crtelimti da] conte di Santo-Stefano nel 1678 ,


dal duca di Montclconc
nel 1689 , c dal conte di MontrlUno nel 1699. Voi. I in fol. MS.
(3) Atti dei tre parlamenti suddetti. NelT elenco delle concessioni personali.

(
3 ) L* invio dei visitatori ebbe principio nel
548 , cd ebbe termine nel i68x. Dal i6a8 cO' i

ininciò ad estere uh impiego di semplice furioalità, poiché non vennero piò visitatori da Spagna ,
ma tale uffizio fu raccomandalo come un maggior titolo di onore ai piò distinti impiegali residenti
nell’ isola ,
e talvolta anche ai vescovi. Tra i visitatori spagnuoU inerita special ricordo D. Martino
Carrìllo venuto a Sardegna in tale qualità nel ifiti. K^li è autore di una relazione molto sensata
sullo sialo della Sardegna ai suoi tempi ,
la quale fu slaiupaU in Barcellona nel 161X

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,

PR F. L I M I N A n E. 4'

«lai potenti ,
non iniivuno ,
nè udir poteano le querele dei miseri : a
somiglianza di viaggiatori se ne stavano, in Sardegna ,
e il tempo della

visitazione in festini, in banchetti, in delicato c copioso vivere consu-

mavano; poi alla metropoli ,


o ignari delle cose sarde più di quello che
venuti fossero ,
o ingannati o spesso anche corrotti , si riducevano.
Cosi i visitatori e le visitazioni in vane formalità ,
e poi in titoli più
vani delle formalità si risolvettero.

Or come |H>tremo con


,
giusti colori dipingere i mali tutti del feuda-
lismo? Qui sì che ci tocca premere un tasto assai doloroso. Alcuno
antico esempio di queste concessioni aveano dato i regoli sardi (i);

rinnovate s’ erano sotto altri nomi nelle signorie dei cittadini pisani e

genovesi ;
ma sotto gli aragonesi prima ,
e dopo sotto gli spagnuoli
apertamente precipitarono in rovinosa enormità. £ veramente furono
gli aragonesi che introdussero in Sardegna il reggimento feudatario.
1.’ infante D. Alfonso, che non avea potuto conquistar l’isola tutta,

tìtoli all’intiera conquista pretesseva, confondendo le antiche giurisdi-


zioni, e feudi e signorie a guerrieri, a gentiluomini, a mercatanti, ad
ogni sorta di persone concedendo. D. Pietro il Cerimonioso proscrisse
con prammatiche lo smoderato "sistema d’ infeudare , ma i successori

suoi il divieto infransero ,


e le poche reliquie delle franchigie sarde

bruttamente contaminarono. Essi le feudali concessioni ampliarono a


«lismisura ,
e fra essi no» tenne modo nel vendere, nel concc<lere,-nel

donare Alfonso V detto il Malanimo, per ambizione di nuovi stati,


per alimentare le guerre italiche, nelle quali si trovò 'implicato. I

Cattolici- Ferdinafulo ed Isabella del sistema di alienare le regalie stu-

pendamente abusarono ,
e dal regno loro fino a quello di Filippo V ,
i

monarchi spagnuoli le terre ,


gli uffizi ,
le decime ecclesiastiche (a)

ogni altra non vendibil cosa infeudarono. Era mercato barbaro e scan-
«laloso d’uomini e di libertà: uomini e libertà a suon di contanti si

(i) Narrasi nel Condague crooara di S. Gavino di Torre! che Gonnario II donò in feudo
( ) ,

a itocene Gambclla suo tutore le ville tuttc.> esistenti in fiomangia ,


vasta regione dell’ antico
rt'guo turrìUno.

(a) Una porzione delle decime ecclesiastiche di Alghero fu infeudata a favore dei marchesi
U’ Albis. Non mancano altri esempi situili nella storia del feudalisujo sardo.

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l\X niSCOHSD
vci»devaiio. 1 baroni degli antichi feinpi ,
traendo sempre a loro la foraa

pubblica ,
indebolivano il potere dei regnanti ;
dal che ad essi nasceva

l’occasione d’insuperbire e di opprimere; dalla sii()erbia e dall’oppres-

sione i pianti nascevano e la miseria dei po|H)U (i). Chi mai da tanti
artigli rapei polca mettere in salvo le persone, gK averi, la vita? A chi

gli oppressi poteano ricorrere? Ai ministri feudali no, che ligi ai baroni
erano, e dai baroni a volontà si davano e si toglievano: ai maestrali

delle città no ,
che lontani erano , e dopo molti giudizi le sostanze dei

ricorrenti con abbondanza di legali formule si consumavano: alia me-


tropbli no, che infinita distanza la separava dall’isola, e ì feiidatarii

cogli omaggi e coi doni corrompevano la corte ed i ministri spagnuoli.

Patire bisognava e tacere : servitù piena ed inesorabile faceva i sardi

poveri ,
dolorosi, avviliti. In mezzo a tanta contaminazione d’umanità,
cerchi ora chi può nella Sardegna di quei tempi felicità di vita ,
amore
delie buone discipline, altezza di menti, e lume di lettere.

Nè ai mali presenti le speranze di futuro bene supplivano. Premii ed-


incitamenti ai bene i sardi non avevano ;
e quali essi poteano averne da

un governo, che schiavi li reputava, e come una frazione spregevole


della grande monarchia spagnnola? Gli ufGzi pubblici per antico e dis-

umano costume tutti o quasi tutti erano occupati dagli stranieri. Essi
le sedi vescovili, le eminenti cariche civili e militari, i minori impieghi,
ed i più abbietti occupavano; essi, tutti gli affari dell’isola trattavano,
tutti gli stìpendii dell’erario sardo si dividevano. Alciuii buoni ve ne
erano; ma molti ancora miseri ,
cenciosi, e dal bisogno assottigliati ve-

nivano , e dopo alcuni anni vissuti in Sardegna , i ben pasciuti corpi e


(i) TI Fara, ebr non piò csarre arciiuto d* inimicizia col feudalismo ,
scrÌTcndo nel dcclinari’
del accolo deciraoscsto della infeUcità dei aardi ,
c dello stato misero, cui era ridotta la classe
avicola dalle aTanìe feudali , disse quesU' memorabili parole : M ti eorum ( dei aardi ) Uibores ,

vili ,
et injutta annali liciiatione non depascerentur in diet : et qui Vassalli rfscw/i-
lur, teu potiut vexati a Hamnihut y 'ine.rftM>ili siti , et inexausta ai>aritiay non expilarentur
Sardtnw ipt/t in JhecundUate nomini cederei f Fara ,
Coros^raph, tard. , lib. I ,
fol. a4*
dì Torino). E qui Togliamo arrertiti i lettori clic noi parliamo del feudalismo, qual era «otto
il governo spagnuolo , non quale diventò poi col pn^gresso dell' uinanilà e dei lumi , poiché of-
lénderebl>e il vero chiunque non confessasse che dopo U dominazione spagnuola il feudalismo
aardo, parte per le benefiche leggi del nuovo govento, parte per sentiincnto generoso dei baroni,
diventò più un nome ed una preeminenu ,
che un VTro. dirtUo illiiuiUtu di podestà assoluta.

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,

V 11 K L I M I R R. 43
le borse gravi di pecunia ai domestici lari riportavano. I sardi, esclusi
j)cr sistema dai pubblici impieghi della (iatria loro queste cose per
, ,

essere già ausati al servaggio, con indilTerenza riguardavano: e il volgo,


che facilmente persuadevasi nelle sole menti spagnuole risiedere i lumi
ed il senno, cotesti stranieri d’ogni condizione, di ogni ordine, uomini
credeva di diversa e di più perfetta natura. Ma gli spiriti nobili e
svegliati, che molti ancora fra i sardi ve n’ erano, queste cose vedevano,
e si addoloravano ,
toccando ogni dì con mano ,
come quegli uomini
nuovi alla nazione nel confronto scapitassero, e come con maggior prò
avrebbero seduto essi medesimi negli usurpati seggi della terra natale.

Però tacevano per timore delle vendette spagnuole ,


o in secreto ed a
pochi ascoltanti contro l’abuso predicavano. Durò per lungo tempo
questa oppressione, finché per attutare i clamori che già si manifesta-
vano, si cominciò quasi per grazia a concedere qualche uffìzio ai nazio-

nali ,
ed a chiamarli ancora alle cure dello stato fuori della patria loro.
Ma difficili e rari as.sai furono tali esempi : vi vollero le instanze d’ un

parlamento, acciò un sardo nel consiglio supremo di Aragona potesse


aver seggio (i): vi volle la dura dimenticanza di circa tre secoli, anzi
che i sardi di questo gran patrimonio dello stato partecipassero. Si avvi-

livano gK animi per la certezza di non poter mai giungere agli onori

alle preminenze, alle illustri cariche della nazione privilegiata, e com-


pressi dalla ingiuriosa esclusione ,
o non osavano contendere al bene, o
non avanzavano nel bene l’infingarda mediocrità. Gli uomini, così di

gloria come di cibo si pascono e vivono : ora ,


a qual gloria aspirare i

sardi potevano ,
se ad essi le capaci vie si chiudevano ,
per cui si corre
ad acquistarne? E come dalla Sardegna cosi ingiustamente diseredata

uscir poteano i macstrati ,


i guerrieri ,
gli uomini nelle civili virtù e

nella sapienaa di reggere e di guidare gli altri uomini valorosi ed istrutti?

Nè siavi perciò chi creda ,


che i sardi di quei tempi fossero al sapere

inetti, come andarono taluni calunniandoli, o che dei mezzi d’istruzione,

(i) Ciò accadde nel i6a5 per instanaa delle corti rìonite «otto la vìceregia di D. Giòvanni
Vivus. La MN’lla cadde tiulla peraona di D. Fraocesco Vico, dotto giurisperito Masarcse. Vcd.
Uajuiity Catè. Cur, rvtfm. òurU. ^ MI)- lU Ut. a cap. a c 3.

Dìgìfjzed by
,

cir<^»i avessero nella patria loro per avanzare in civiltà hon si giovas-

sero: imperocché, se la totalità degli abitanti giacca ignara delle mi-


gliori discipline, colpa era dell’avaro governo spagnuolo, il quale fino
a tempi assai tardi nè le fonti , nè i rivoli minori dischiuse dell' umano
siipere ;
ed in mezzo ancora a tanta barbarie molti vi furono degli avi
nostri, i quali d’ingegno, di generosità c d’amore per le scienze non
mancarono. >

Dall’ epoca della conquista di D. Alfonso fino ai primi anni del secolo
decimosettimo non si trova traccia veruna di pubblico insegnamento
introdotto in Sardegna dagli aragonesi o dagli spagnuoli. più crassa
ignoranza regnava nell’ universale. Il clero, che dovea istruire il |K>polu,
era forse meno istrutto del popolo medesimo. Una triste ilipintura dei

sanli tutti del suo tempo ci lasciò I’Arqler. È somma lode, egli scrive
balbetttwc la lingua latina , saper leggere le leggi imperatorie e le

pontificie quanto sia bastante per crescere la roba e gli averi, e ili

Avicenna e di Galeno ripetere oralmente i precetti Crassa ignoran-


za , lusso e superbia regnano nelle città (
i ).

Ma se l’acerbità dei tempi , e la spensieratezza del governo spagnuolo


ai sardi non soccorreva, non mancavano già i sardi a loro medesimi.

Lunghi e malagevoli pellegrinaggi essi imprendevano per desiderio di


sa|)ere, e quel lume che sotto il cielo nativo non trovavano, in altro

cielo ed in estranie terre andavano animosamente cercando. Generosa


virtù d’uomini abbandonati a se stessi ,
che con valoroso cimento dalla
comandata barbarie si redimevano ! Saragozza, Aladrid e Salamanca
nelle Spagne (a); Bologna, Padova e Pisa in Italia (3) vùlero per più

(i) Ai’<]ucr Sigìsm. Snrdiniae hre%» hì*t. et descriptio ^


cap 4^7*
(
9) li P. Giacomo Piiito di Sassari fu professore dì teologia Dell’ università di Samgossa : D.
Pii'tro Frasso Pilo, eD. Pietro Qiicsada Pilo, rinomati giureconsulti sassaresi, studiarono e si
laurearono nella famosa università di Salamanca. Altri esempi di sardi che nel secolo XVI e
XVn andarono ad istruirsi nei pubblici littci di Spagna , sono sparsi nel presente Dizionario.
(3) Studiarono in Bologna verso la metà del secolo XVI il Carcassona giurisperito algherese,
il Sambigiicci, il Sugin-r ,
b’tterati sassaresi, c, per tacer d’altri il rinomalo Gio. Francesco
,

Fara di Sassari, autore diligente di storia sarda. Iit Pisa, oltre quelli ebe si citeranno nelle note

seguenti, studiò il dotto giureconsulto cagliaritano Antonio Canalcs de Vega


( ve«t gli articoli
rispettivi in questo Dizionario ). Qui ci cailc in acconcio di dare una notizia dei mezzi ,
coi quali
multi saldi vivcvuuo iu Italia per impararvi le scienze. Narra il Gasagiu iu uno de’ suoi locuio-

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;,

I> RU 1. 1 M I iN AK K.

d’ un secolo accorrere ai licei loro la sarda gioventù bi'ainosa d'appren-

dere e d’ingentilire; sardi chiari e dotti udirono, i quali, con bella


fama suonar fecero in quelle scuole i nomi loro. Ma Pisa fra le città

d’ Italia fu quella' che nei famosi arringhi dei suo portico letterario

accolse più numerosi i sardi atleti : colà essi la propria classe con distin-

zione costituivano (i); colà la teologia, le leggi, la filosofia c le altre

liberali discipline apprendevano; colà da discepoli fattisi maestri, le

stesse scienze e le stesse arti pubblicamente insegnavano (a). Eterna starà


la lode per la Sardegna ,
se nel risorgere dei buoni studi nella classica

terra d’Italia i sardi ancora in quella rinomata accademia pisana i

buoni studi coltivavano e promovevano.


Lieti intanto dell’ acquistato sapere questi esuli illustri ai patrii lari

si riducevano , e parte per obbligo già sanzionato dall’ uso (3) ,


parte

naii p«r la città dì Sassari ( sUimpato nel iGiG, png. G), che ì re di Spagna tocoorrcviinn i wrdi
ifimonnti in Italia per nigìotie di studi col sussidio di sci, sette, rd anche ulto scudi mciiailt

•econdo la qualità delle persone; ma che ai sussidiali correva INìbbligo di servire da snidali in
Bologna Padova, ed in altri presidtì italiani. Studenti c sohlati ad un tempo, essi facevano
,
in
H servisio milhare una volta la settimana; gli altri giorni impiegavano nello' studio. (<on questi
poveri m«zzì i sardi si ajutavano ,
e molli d’essi fecero felicemente gli studi loro in Italia.
(l) i«* accorrenza dei giovani sardi alla università dì Pisa può riferirsi ai primi aniri del se>
colo XVI ,
poichéquando Cosimo
,
1 de* Medici riordinò nel 154*2 1’ accademia pis:ma , gli sia-

denti di Sardegna costituivano una classe separata, ed appartenevano alla classe cisalpina. La
classe sarda era annoverata in quarto luc^o ,
dopo la tedesca ,
b spagnuula e la fnfncese ;
c nel
i6i6 era tanto numerosa che superava ,
oltre le anzidetto tre classi , la piemontese , la romana
c la loarcbigiaQa* Dalla stessa classe degli studenti sardi emuo delti ceti frequenza i rettori
e vice-rettori delPAcoadcmia ,
i quali, siccoiuo doveano essere ^listiuti per nobiltà di natali,
ricchezza, consìglio costumi e dutlrinu ,
cosi gmlevano di multe utiurìficcnze c privilegi ram-
mentati dal Fabroni. 1 reltun c vice-rettori sardi dclt*accadcmia pisana furono quest’ essi : i54;,
Giovanni Domi ,
di\!Zagliarì; i5ij4, Matteo Ari'\a, di Sassari; i5<)6, Giovanni Dc-Franciscis
i6oi ,
Tommaso Pitouo, di Cagliari; iGi4 Giacomo Carnato; i6i5, Giovanni Tener; 1619,
,

Agoatino Tristagno; i6ao , Gio. Battista T^>la; i65o, Gavino Colloreib, dì Sassari; iG3i, An-
tonio Cano, di Sasssrì 1637 , Antonio Masoni ; 1646, Agostino Mwsola; 1670, Gavino Marea.
(
Ved. Fabroni, tìist, accad. pis , tom. 1 pag. 80, tom. 11 pag. 6, 38 j, ,
toro. Ili

!»g- 673-74-75 );

(3) Ecco i nomi dei sardi che insegnarono in vani tempi neiràccademìa pisana: dal i 5Tm)
fino al i585 insegnò teologia Antonio Baldosio della minore osservanza ;
dal i5C.5 6no al i5(Ì7
insegnò Institiizioni civil» Pier Michele Giaguraedo , di Sassari; dal 1.569 1S73 insegiHi
le stesse iiistitmioni Giacomo Castagnero; dal 1G09 al 161 1 le medesime instiluzioni furonodcUatc
*\» Antonio Cossu ; nel i56o insegnò logica Gio. Domenico Melis minore osservante; dal iGCkj
tino al 1G66 insegnò teologìa scolastica il rinouiat» sassarese Fr Giorgio Soggiu ; ed in unno
incerto insegnò logica Francesco Ansaldo di Sassari (
ved. Fabroni, op. cit. ,
tom. 11 |wg. 4^>
Ìf»7-<>8 ,
)•

(3) Prima che in Sardegna fossero ordinali gli studi pubblici ,


i sardi laureati in legge clic ve ni-
\aiiu d’nltremirr erano obbligati ad insegnare (>er un anno le instiluzioui civili di Giustiniano.

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40 DISCORSO
con accesa volontà ,
coni' è costume dei sn|iieiiti ,
i buoni lumi nella
|iatria diflbiidevano. Dì nobile gara si accendevano gii spiriti ;
e la
nazione, quasi riscossa da fremito ignoto, cominciava a dar segni di
vita. I municipii che già molto innanzi con sforzi costanti e generosi si
erano provati d’introdurre nell’isola il pubblico insegnamento (i), rad-
doppiavano le patriottiche cure loro, e maestri sti|ieiidiavano, e norme
e leggi stabilivano ,
acciò nella povertà delle materne lettere l’ incita-

mento almeno alla gloria letteraria non mancasse (a). Allora ,


quasi
consentendo a questo bene i destini, nel petto di pietosi cittadini il

santo amore della patria terra si risvegliava ,


e prorompendo con empito
maraviglioso creava in un sol punto a prò dell’ istruzione le opere e<l

i |iensieri. Allora il Fontana, il Vico e il Canopolo gittavano colle lar-

gizioni loro le fondamenta d’uno studio generale, e di un collegio di


educazione in Sassari (3). Allora il generoso esempio nell’altra primaria

(i) Fra gli altri il comune di Sataari fin dal i55o avea tCDulu pniUche col veaevvo di Alatri,
rettore dell* accadeuiia rofoana ,
acciò Tcuisae a detta città per fondare uno atudio geocralc , le
«{iiali pratiche furono poi ripreae nel i55G, ma non
produssero elTt'tto. lu detto anno i55o lo
stesso comune diede provvigione un frate dello zoccolo, acciò insegnasse teologia
di scudi venti a
positiva e sacra scrittura , e di altri scudi venti a un frate conventuale , acciò dettasse logica :

ucl i558 atip<*Ddiò con scudi annui un medico, acciò facesse aiiuualiueutc 1’ anatomia di uu
corpo umano, e poi mantenne a proprie spese un orto boUnico con tutte Tcrbe più tscccssarie
alla lìirmacia ;
nel i6a4 accrebbe lu stipendio al dottore Quirico del Rio, il quale addì *ja aprile
cominciò a dar pubbliche lezioni di medicina nella casa del comune (
ms. i/e lut tot. mktmtor,
dt la Qiud. de Sa^r^ cit. anno i5òo ,
iS56 , i55d —> e il Rulo&a ciL dal Sisco, mem> ntt.
tua. li fui. 3 }.

(a) La più antica scuola di grammatica latina era stata aperta in Sassari da un certo Bcmar-
ditto Palombo il di cui nome per 1* eccellenza sua nell’ insegnare , rimase luogo tempo nei
, ,

proverbi. Di costui fu discepolo Sebastiano de Campo (


qoeli’ istesso che poi rispleudcttc per
santità di vita, come si può vedere in questo Dizionario iieirarticulo a lui relativo ) , ed egli
ancora aperse alb sua vòlta una scuola grammaticale. Di queste scuole si prese cura il comune
di Sassari, e le assoggettò a certe leggi anziché venissero i gesuiti ad occuparle (
ma. civ. loc. cit. ).

Delle cure usate dalle altre città dell’ isola, c specialmente da quella di Cagliari ,
sono frequenti
gli esempi nella Storia di Sardegna del Manno.
(3) Alessio Ffmtana, morto in Sassari nel i558, lego alla compagnb di Gesù tulio il auo
patrimonio, acciò fondasse nella sua patria un colb'gio, ed aprUse pubhiiclie scuole d’ insegna-^
iitcìitò. 11 collegio fu fondato nel febbraio dell’aono K'^uente , e le scuole di btioità aperte nel
I.Ì&Ì. L’apertura fu solennizz.ita da coroponimenti poetici io lingua latina, e btinameute dissertò
uno dei nuovi maestri, chiamato Giovanni Navali, contro il quale argomentarono in blosolU
quanti dottori erano allora in Sasciri. Nel i5b3 cominciarono ad insegnarsi pubblicamente nelle
>U’».sc scuole le limane lettere e b lilusofia, e nel la ti'«iiikgu |iositiva e U sacra sciittura,
di cui furono primi prolV'Ssori il P. Beruardinu Fcrrariu e il P. Michele di Gesù (ved. Saccbiui,

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,

PR F. L1 M I fi A H E.

città dell’isola era con nubile emulazione imitato e quasi vinto (i).

Allora iiiGne con più vasto disegno tante sparse scintille si raccolsero

e nelle due università del regno concentrandole , i fari si stabilirono

die dopo tanta oscurità di. trascorsi mari doveano illuminare la nazione
{pi). A questo generale movim«ito , a questo entusiasmo della Sardegna
dovrebbero mirar coloro che la chiamarono barbara , non al poco buon
frutto che poi seguinne : imperoccbè la volontà fu magnanima ,
il fine

generoso; e se gli effetti non vennero tosto felici, tardarono sì, ma poi
vennero, daccbè in tempi meno sfortunati maturò nel sardo suolo la

gittata semenza.

Quali poi fossero le cagioni che i desiderati frutti ritardarono, diremo


brevemente. Prima causa ne furono i maestri, i quali col-'gergo aristo-
telico nella tilosofia ,
colle sottigliezze scotistidie nella teologia ,
col

hUt. Soc Jes pari. 11 Uh. ITI fol 9^, qS, 96 Hh. VI fol.
. ,
IÌh. VII fui. 3.^9 et alib. Vedi , ,

pure FONTANA Aluiio). Nel 1660 il papa Pio IV autorizzò con bolla i PP. della compagnia
di Gesù ad integnare pubblicamente nel collegio loro di Sassari graramatica , lettere umane ,
tilosofia e teologia ;
nel i6ia ottennero la fiicoltà di conferire i gradi accademici |
nel 9 febbraio
1617 ebbero da Filippo IH re di Spagna il privilegio e il titulo-di università a favore di detto
collegio) e nel 18 ottobre i63z altro reale privilegio di Filippo IV, col quale fu ampliato Tiu* \
•cgnamento dell’ università turrìtana ai canoni ,
alle leggi civili ed alla medicina ,
colla facoltà
di conferire anche in dette scienze i gradi accademici ( Mensor. autogr. mss. esist. nell’arcbiv,
cir. di Sassari rìg. alPuniv. turrit. ). Gaspare Vico, altro cittadino sassarese ,
con suo testamento
dcir 8 gennaio 1606 legò i suoi beni ai gesuiti coll* obbligo di accrescere le cattedre dello studio
generale di Sassari ,
e di fondarveuc altre di legge e di medicina. Antonio Canopolu suo con-
cittadino ,
oltre di aver donato a l>enefisio di detto studio generale egregie somme ,
fondò nel
161 ( nella sua patria un collegio di educazione detto CoAopoUno dal nume suo ( ved. luvciic. ,

hÌMt. Soc, JcM.y pari. V lib, XV fui 3i5, c VICO Gaspasb , e CANOPOLO Axtosio ). Final-
mente Pier Paolo Oniano nativo esso pure di Sassari c canonico della caltedralc turrìtana ,
,

lasciata con testamento del 3 màggio i68a la sua eredità ai PP. delle scuole pie , ordiuò ebe ai
fondasse in detta città un collegiu di tale institulo per insegnare, senza mercede, la grammatica
*
e le umane lettere ( ved. ORNANO Paolo ).
(1) Le scuole elementari di latinità ad esempio di quelle di Sassari furono aperte in Cagliari
dai PP. della compagnia di Gesù nel novembre del 1664 ( Sdccbìni , hi*t. Soc. Je$.y part li
lib. Vili fol. 3i<vii ): così pure il primo collegio di educazione ( che fu poi detto dei noiiU ) fu
colà instituito nel i6ai ,
c fu accresciuto poco dopo ^i altre piazze dalla generosità di Ambrogio
Macbin. Antonio Rrondu ,
cittadino cagliaritano , con testamento del iG agosto i 6’j
4 Irgò lire sarde
10,000 a favore dell* Università di studi della sua patria £ il comune di Cagliari fondò il collegio

delle M'uolc pie, destinato per Pistruzione dei fanciulli, nel 09 novembre tG.'|0.

(‘a) Della università di Sassari si è già fatto cenno nella nota 3 a pag. autec. La fondazione
di lla università di Cagliari fu deenrtata nel parlamento K-rdo del i6o3 ,
approvala dal papa Paolo V
con bolla del fi febbrajo 1 Otiti ,
e poi da Filip|K) 111 re dì S|Mgiia con dipbmia del 3i ottobre
16'io : fu a)H.’ita nel i6iG. Gli Aamcnli piuirerirono mille ducati )K'r i primi dis|>ciidi.

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pedaiitisino delio aulorità' nelle leggi, culi' empii'isino nella scienza me-
dica, e col vilipendio delle iininne e delle amene lettere, a ruggine,

anzi che a forbimento, accostumavano gl’ intelletti. Uomini nutriti nelle

contenzioni scolastiche mettevano il sommo della dottrina loro più


nelle parole clic nelle cose, le parole, non le cose, insegnavano, e la

gioventù sarda di barbare grammatiche, di sillogismi, d’inezie, di ro-


morosi nulla nutrivano. Di questa pecca erano specialmente accusali
alcuni maestri più solenni, i quali, oltre il potere c l’autorità che nelle
scuole si usurpavano ,
con modesto abito di mansuetudine ,
e con certi
particolari trovati loro, avendo tra lo mani l’educazione della gioventù,

al monopolio letterario agognavano. Costoro, a voler udire ciò che i

nemici ne dicevano ,
col sordo limare dei non intesi precetti gramma-
ticali l’elasticità delle tenere menti disfacevano ,
e poi gli adulti stan-

cando ,
avviluppando ,
abbagliando con perpetui giri e rigiri , e con
vane apparenze di sapere ,
arte fina e dissimulata usavano per fissare

con ferreo chiodo le lettere nella infingarda mediocrità. Accusa tremen-

da, se vera; iniqua, se falsa. £ che vera non fosse in quei tempi ,
gli

altri maestri, i quali per le stesse vie e cogli stessi metodi nel pubblico
insegnamento camminavano ,
apertamente lo dimostiarono.
Altra causa del ritardato fruito delle introdotte lettere furono i di-

scepoli, i quali, come se non bastasse uscirne dalle scuole con sì poca
suppellettile di sapere, il poco ancora che appreso aveano, in perniciose
e talvolta ridevoli contenzioni disperdevano. Perchè le gare nuinici|>ali
prestavano quasi sempre il soggetto alle scritture, e nelle scritture anche
le più gravi si mescolavano ;
e gl’ ingegni sardi-, i quali avrebbono

potuto intendere con profitto alla cultura delle scienze e delle arti, ogni

nervo loro* mettevano nel disputare di preminenze, di titoli, di vant“


'
cose, di nulla. Peste maledetta furono coleste ire di municipio: nate
nel tempo dei regoli per le tante frazioni di podestà e di dominio , ali-

mentate dal lungo parteggiare dei sardi per pisani e per genovesi , e

fonienUite ad arte dal governo spagnuolo per dominare con più sicu-

rezza nelle domestiche dissensioni, prcHiussero una guerra lunga e cla-

morosa, che, riaccesasi con furore nel 'declinare del secolo deciinosesto.

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PHELItllNAnE.
49
non ebl)6 tregua fino alla metà del secolo seguente. Tante terre, tante
patrie dividevano gii animi: dalle fraterne divisioni i fraterni rancori
nascevano. Uomini di senno , e senza senno in queste vergognose lotte
.si mescolavano : era un abbaruffarsi, un lacerarsi continuo, un ludibrio
misero di persone e di paesi. Bonfant , Machin , Esquirro ed altri atleti
di minor nome in queste pugne pugnarono. Soprastettero a tutti per
clamori ,
per contumelie ,
per numerosi seguaci il Vidal ed il Vico (i) :

|K)cbi e tementi erano i buoni che ne piangevano (a): l’ ira delle parti
inovea a furore la moltitudine , e la moltitudine soverchiava. Ahi stolta
,

rabbia di acciecate menti ! Nè in tanto pazza discordia uomo generoso


nessuno alzò la voce, nè veruno osò gridare ai fratelli, che ima sola è
dei sardi tutti la patria , la Sardegna !
Causa finalmente dei corrotti semi del sapere furono i falsi metodi
d’insegnamento, e la mancanza dei premi! che a nobile contenzione
gli spiriti accendessero; e causa, per dir tutto in breve, ne furono i

pregiudizi dei tempi, e gli errori degli uomini. Che se a taluno, il quale
questa nostra opera andrà leggendo , apparirà essere stata appunto
l’epoca, di cui parliamo, quella che diede alla Sardegna maggior nu-
mero di teologi, di'legisti, d’oratori e di poeti, ponga mente al valore
degli scrittori e degli scritti, e giudichi poi, se la moltitudine dei cattivi

non oppresse la rinomanza dei buoni (3).

Delle arti liberali e delle arti belle non parliamo; chè di queste, a
veder dritto, neppur orma ci è rimasa, da cui apparisca che nella

(i) Ved. VIDAL Saltatoki ,


e VICO F»a»cesco.
(d) Tra que»ti sono ila rammeaUre il I^xart , il quale oel 16^5 parlò con molta moderasionc
delle dWisioni municipali di Sarde^a; il Buragna ( padre) che nel i65i acniae delle oiedeainm
con parole assai discrete; e il Quesada Pilo che nel 1666 declamò generosamente contro una
tal peste.

(3) Tra questi ultimi sono da annorerarsi Pietro DeHtala di Bosa , Giuseppe Dclìtala di Ca*
gliari, Carlo Buragna e Antonio de Io Frasso di Alghero, con alcuni altri i quali coltivarono
con buon successo la poesia c le amene
lettere ( vcd. gli articeli relativi a tali nomi ). deve E
ancora notarsi che le condizioni degli studi sardi “andarono migliorando nei primi anni del secolo

XVIll , che furono gli ultimi del dominio sp:ignuolo. Infatti, il celebre P. Alvaro Cienfuegos,

scrivendo del sasaarese Giovanni Pilo Frasso nel 1716, dice che la Sardegna andava già acqui*
stando fama di dotta in quel tempo , e che molti eccellenti uomini la nobilitavano coi loro studi
€ col loro ingegno ( ved. Pilo Frasso , orna, paneg* in proatm. ).

rol. /. 4

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ÓO DISCORSO
Sardegna spagnuola si coltivassero : per maestri no ,
cke non ne aveva
la Spagna medesima, e da Italia li traeva, o li formava in Italia; per
lI^>uuroellti no ,
che pochi ed informi in questo sardo suolo ne innal-
zarono : non per il gusto nè per l’ amore del bello ,
chè per lungo uso
volte le menti ai sofismi eti agli arzigogoli erano istupidite ed inette (i).

Però stava scritto nei cieli ,


che dopo lungo ed ^erbo patire dovesse
questa grand’isola sorgere ancor essa daU’obblivione,<e partecipare alle
glorie della sua gran madre, l’Italia. Italiano e valoroso Principe fu

quello che nel 1730 la ricevette da Cesare, quasi vedova e derelitta


donna la quale chiedesse mercè di tanti mali. Vittorio Amedeo II la

trovò povera, diffidente, querula dei danni antichi e recenti, .dubbiosa


ed incerta dei rimedii che la novella sabauda dinastia prometteva di

apportarle. Due lustri egli spese nel conoscere le sue ferite ,


e nel ram-
marginarle. Le sanò in parte ,
riordinando l’ amministrazione del pub-
blico erario ,
invitando con pietosi blandimenti i nuovi sudditi alla

fiducia nel governo nuovo, introducendo novelle forme dj reggimento


%
«• ••

(t) Poche sono le notizie rimasteci dei sardi cultoii delle belle arti sotto il dominio aragonese
c spagnuolo, TulUivia raccogliamo in questa nota i nomi degli artisti che vissero in quei tempi
d* ignoranza, c degli altri che florirono sotto il succeduto governo dei Reali di Savoia. Nella
prima metà del secolo XIV vivrà ili Oristano Burtoloniniao Castagnola ,
allievo della scuola di
Giotto ,
vedono ancora in detta città molti dipinti io tavola di buon disegno e^dì mor-
di cui si

bido colorilo 1 quali un quadro di S. Francesco d'Assisi.


,
fra 11 Castagndia per molti argomenti

che non è qui luogo di riportare , deve dirsi nato in Sardegna , c le sue opere sono riferibili
agli anni prossimi alla cacciata dei pisani dalla provincia di Arborea clic fu nel i3a:). Nel i6i6

visse Diego Pinna snmaresc , di cui esistono parecchi quadri a olio dipinti sulla tela, cd uno
spccialrq^nlc nella cattedrale di Sassari, rapprcseutanlc la sacra Famiglia con una giuria, in cui
si vede T eterno Padti: circondato da un coro d^augeU, il quale scende sulle nuhi , c sfolgora di

luce celeste. Nella metà del secolo XVII fiori il Miigiano di Orosci , del quale si conserva un
quadro rappresentante la Vergine purissima nella chiesa parrocchiale di detto villaggio , ed un
altro di bella invenzione sulla dectdlazione di $. Gio, Battista nella chiesa rurale di S. Giovanni,
dello stesso luogo. E verso la fine del secolo medesimo- Pietro Piizzu c suoi figli, artisti caglia-

ritani, i quali lavorarono in marmo col disegno dell’ architetto Spotorno l’ altare maggiore, il

presbiterio c la balaustrata della chiesa calteilrale di Ales. Sotto il Governo sabaudo fiorirono
lo scultore Giuscpi>c Antonio -Lonis di Scnorbì verso la fine del secolo XVIII Anluuio Melis ;

architetto, il quale disegnò e compì nc^ i8oa il bel campanile, c l’oratorio della diiesa parroc-
chiale di Bari ;
e Salvatore Are di Bosa, il qu.ilc edificò nel i8o6 la chiesa cattedrale della sua
patria. Non parliamo dei recenti che sono conosciuti da ognuno, nè tampoco dei viventi, fra i

quali distinguiamo per merito di lode Giovanni Murghinotli dì Cagliari, Endrea Calcassi c Fr.
Antonio Cano di Sassari , cd Antonio Mocci.! di Alghero , pitture il primo ,
e scultori i tre
ultimi, i quali mantengono in onore fra noi le belle urti, falle iinmorUli dal genio di Mkhc-
lagnolo ,
di RafiacUo e del Canova.

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,

PRELIMINARE.
'senza biasimare le antiche, provvedendo alle chiese, all'agricoltura,
alla giustizia ,
inspirando con aniniirabilc pazienza un nuovo (iato di
vita a un corpo addormentito e pressoché già morto. Dopo due lustri

di tante cure generose , la consegnò a Carlo Emmanucle III ,


se non
sanata del tutto ,
pi» atta almeno a ricevere la salutare instaurazione

che le avea preparato.


Il regno di Cario EmmaOiiele III è troppo famoso negli annali della
-Sardegna,
perchè sia senza dubbio fatica vana p tesserne lungo ragio-
namento. Chi è che non* sappia, siccome quel monarca fu il primo
rigeneratore dell’isola? siccome l’eroe di Guastalla accoppiando alla
virtù militare* i talenti politici e l’arte eccelsa di governare i popoli
rifondò sopra salde basi la prosperità presente, e la futura grandezza
\lella sarda nazione? Trovi chi può una parte del reggimento pubblico
eh’ egli non abbia riformata : agricoltum leggi ,
tribunali ,
milizia

commercio, popolazione, studi, civiltà, niente sfuggì alla mente per-


spicace e grande di tanto Re. Sapiente ministro ebbe a consiglierò in
tali riforme, e la sapienza del ministro rispondendo alla risoluta vo-
lontà sovrana, impresse moto a una lunga serie di ottimi ordinamenti,
dei quali ogni altro re di più rinomata e più potente nazione andrebbe
superbo. Popolazione accresciuta ,
arti protette ,
archivi! pubblici insli-

tuiti ,
erario riempiuto con maravigliosa nè mai vista ricchezza, colti-

vazione delle terre migliorata ed estesa ,* leggi civili con ammirabile


sapienza ordinate, e due università di studi nei punti estremi deb’ isola
con regia munificenza erette, acciò rapido ed uniforme per tutti i sardi

si diffondesse il beneheo lume delle lettere, ecco le opere stupende,


per le quali al regno di Carlo Emmanuele III non fia che manchi
giammai la gratitudine presente, la gloria dei secoli avvenire.

Sottentrò alle gravi cure dello stato Vittorio Amedeo III, e già accen-

nava di voler seguire le orme gloriose dc^suo gran padre: ma infelicità

di tempi e maravìgliose rivoluzioni di popoli impedirono il generoso


proponimento. Le stesse , e forse più acerbe cagioni ,
rendettero meno
fortunati i regni di Carlo Emmanucle IV c di Vittorio Emmanuele I.

Però, nè la malignità del secolo che declinava tra le convulsioni politiche

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,


DISCORSO PRELIHIRARE.
per dar luogo ad ^Ilro secolo più famoso per stupenda rapidità di

eventi ,
nè la incertezza della fede e della virtù degli uomini poterono

far si ,
che quei tre monarchi sabaudi non pensassero ancor essi alla

felicità della Sardegna. Il qual concetto magnanimo e profondo , trasfuso

poi per antica eredità di sapienza nella gran mente di Carlo Felice I

consentendolo i tempi più queti, produsse nell’isola un governo di

dieci anni memorando per opere egregie già consacrate all’ immortalità.
Or qui dopo aver descritte poveramente le vicende antiche della patria
nostra ,
ci si offrirebbe più vasto e più solenne argomento di storica
narrazione ;
e gloriosi fatti , e monumenti vivi e stupendi avremmo da
tramandare alla posterità. Sentiamo però non aver lena bastante per
aggiungere cotanta altezza; e venerando l’eccelsa virtù, cui l’ingegno
nostro non arriva, deponìanio sconfidati Ja penna, e campo lasciamo ad
onorate fatiche di più felici scrittori che dopo noi verranno.

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DIZIONARIO
^ BIOGRAFICO

DEGLI LOIfflNI ILLUSTRI DI SARDEGNA.

ABE
ABELLA (Nicoi,b), nato in Aìgliero dute nel patrimonio del fisco aragonese.
c discendente da un'antica famiglia di L'Abclla rifiuti) generosamente un pre-
^Catalogna. Ferrerio de AI>eUa avo suo mio che lo avrebbe arricchito colla ro-
venne in Sardegna nel 1525 con altri vina de'suoi nemici (1) domandò ed :

baroni catalani che seguirono l’ infante ottenne le saline del Fangaccio di Al-
D. Alfonso di Aragona per la conquista ghero : e fu poi sempre uno dei- piii
del regno. Da Ferrerio nacque Fran- onorati e distinti cittadini del suo tem-
cesco ,
e da Francesco Nicolò Abclla. po. L’Abella avea prima esercitato la
Costui si distinse per coraggio e per mercatura: comprò nel 10 agosto 1420
generosiTsussidii dati alle genti regie i salti di Putifìgari e di Rudas, che poi
nella lunga guerra sostenuta in Sarde- rivendette nel 9 novembre 1446 a (ii-

gna dal re D. Alfonso V contro Nicolò lisbrrto Fener cugino


di sua moglie
Doria e i suoi aderenti. Si trovò pre- Maddalena Ferver. ( Ved. Fara lib. Ili
sente alle fazioni di Bonvehi e di Mon- de reb.Sard., pag. 262 , lib.lV p,548.-
telcone , rocche fortissime che il Doria Vico Hist.gcner. de Sard., tom.ll part.
difendeva con costanza pari all' ardore V cap. 41 fol. 149. - Boloiìa Afaniwt
con cui erano assalite. Nell' assedio de memor. aiitig. de Qerd., pag. 31).
del secondo di tali castelli ,
che durò
per tre anni ,
dopo i quali fu ceduto e (i) Martino Boloiia nel ano ma. intitolalo

smantellato nel 1436 Nicolò Abella Manual de memoria» antiguas de Qerdeéa ,


ili
,
cui daremu contezza (ved, fìolug Mari.) riporta
diede sì grandi prove di valore che qiieato fatto onorevole
, Niccolò 'Abella , e
di
il re D. Alfonso volle premiarlo conce- dice averlo tolto dal Viario dì Antonio Sur^
reda , canonico alghereac , che viveva nel iSSo i
dendogli alcune terre già appartenute
il qual Diario poaaeduto dal Bolona peri eoo
prima della guerra agli amici e fautori
.

altri aerini di queat* ultimo diligente archeologo


del Doria, c per dritto di conquista ca- aardo.

t.

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,
,

51 AGO
ACORRA’ ( Fr. Pier AismEA ), re- tomo vcAUquattro oraziani dette in
ligioso mcrcedario dell’onJinc di N. S. epoche c luoghi diversi dal P. Acorrk.
della redenzione. Nacque in Cagliari Tutte insieme addimostrano i molti
c giovinetto ancora vestì 1’ abito mo- lumi dell' autore e le sue cognizioni
nacale nel convento della Madonna'di nelle sacre dottrine ;
ma in quanto allo
Buonaria. Ivi fece i primi suoi studi stile ed agli argomenti ,
vi si vede
c fu lettore per alcuni anni di teologia dappertutto il pedantismo di un buon
scolastica. Trasferitosi quindi a Spagna fraticello che non aveva in nulla assa-
c poi in Italia ,
insegnò con lode di porate le regolo e le grazie dell’ elo-
buon ingegno la teologia nc’ diversi quenza. Gli assunti delle sue prediche
conventi del suo ordine ,
in Girona sono quasi sempre storti ed inconclu-
in Barcellona ed in Roma. Nell' ultima ilcnti : si riconosce Riciimcnte ,
che
di queste città si trattenne per più r autore volca brillare per pregio di
tempo ,
ed attese con ardore alla prc- singolarità ,
ma che non Avendo la ca-
dicatura. Ritornò in patria nel 1685 ;
pacità di riuscirvi , cadde di buona
fu reggente degli studi del suddetto fede ncU’opposto vizio delle stranezze.
convento di Buonaria ,
due volte com- Ne citeremo un solo esempio ricavan-
missario generale c visitatore provin- dolo dall’orazione in lode di S. Satur-
ciale deir ordine mercedario in Sar- nino martire , che fe la ventunesima

«legna ,
poi esaminatore sinodale della della raccolta del Contini. In questa il

diocesi di Cagliari. In questo frattempo P. Acorrà imprende a provare, siccome


'
e Ano agli ultimi anni della sua morte, S. Saturnino celebrava in quel giorno
die dalle jioclie notizie nttiasteci può ( 6 novembre 1680) il compleanno di
dirsi accaduta tra il 1698 e 1699, egli Carlo II re di Spagna ;
siccome il gio-
si dedicò intieramente alle fatiche del vine martire cagliaritano era e dovea
pergamo. Ci rinyingnno di lui molte esser vassallo di S. M. Cattolica , quan-
orazioni panegiriche in Idioma spa- tunque suo martirio accadesse tre-
il

gnolo ,
delle quali ,
dopo la sua mor- dici secoli e57 anni prima della na-
te , imprese a pubblicare la raccolta scita di Carlo II
;
c come In ultimo il
il P. Fr. Matteo Contini religioso mer- regno di questo sovrano dovea esser
cedario , discepolo ed amico
dell’ au- lungo c felice, perche appunto nel di

tore. Però pubblicò soltanto nel 1702 6 novembre del 1680 entrava nell’anno
il primo tomo , dedicandolo a D. Sal- ventesimo dcU’ctà sua ,
e perchè quel
vatore Zatrilla y Vico , nomo letterato giorno istesso era celebrato dal santo
di quei tempi , e fratello dell’ egregio martireSaturnino. Pari all’assunto sono
contendi Villasalto. Il titolo ,
che il le prove ,
le digressioni , lo stile ; la

Contini appose alla sua raccolta ,


è il verità c il buon senso sono intiera-
seguente : El Fesix de Sàedeha. Ora- mente sacrificati all’adulazione ;
e sem-
0oiies postumal del M. R. P. M. Fr. brerebbe leggere gli scritti d’un uomo
Pedro Anàres de yl coirà eie, Caller farnetico ,
se non sapessimo che era
rn Ja emprenta de Onofrio Martin quello il gnsto di quer tempi nel per-
1702. Fol. / in 1.° Contiene questo !
gamo casligliauo ,
e che il P. Aamrà
• »

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ADE
si lasciò di Ijfion grado strascioare dal- di Cagliari. Nel 1219 andò a nozae con
la corrente ,
imitando il genio corrotto Ubaldo di Lamberto Visconti che neU
della nazione che dominava nella Sar- l'anpo precedente avea invaso iljgiu-
degna. Eppure il Contini osò chiamare dicato di Gallura ed alcune terre del
le orazioni dell' Acorrà;. Fenice iarda giadicato di Cagliari. Mariano li ,
il

rinata dalle sue ceneri, ^ssimo con- quale avea i suoi diritti di famiglia al
siglio fu il suo 1 perciocché o non regno gallurese per la legìttima occu-
doveva pubblicare quelle orazioni che pazione fattane molti anni innanzi da
l'autore istesso , mentre viveva , non suo padre Comita U, si oppose colle
volle mai che si pubblicassero; ovvero armi agli usurpatori Laml^rto ed U-
scegliendo le poche che pur vi sono baldo. Papa Onorio 111 accendeva mi-
meritevoli di encomio, quelle sole dar rabilmente alla guerra l’animo del re-
doveva alla luce , per onorare la me- golo sardo, e scriveva in paci tempo
moria del suo maestro. Il P, Acorrà è al comune di Milano, eccitandolo a
altresì autore d’un opuscolo sulla Con- collegarsi con Mariano di Torres per
cezione di M. V. , citato da lui mede- cacciare i due Visconti dalla Callura;
simo , che però non pervenne sino a ma poi , o che gl’ invasori stessi faces-
noi. Altre sue orazioni panegiriche si sero a Mariano proposizioni d’accordo,
leggono sparse in varie raccolte ;
ma o ch’egli non avesse forze bastanti per
si vede quasi in tutte lo stesso spirito reprìmerli, antepose il proprio all’in-
stravolto die le. dettava. Tiittavolta il teresse del papa, concedendo a Ubaldo
*
P. Acorrà ,
giudicato secondo i tempi la mano di sua figlia Adclasia(l). Un
e il paese in cui visse, merita lode per tal nodo roSemiò Ubaldo nella posses-
il SBO ingegno ,
per i suoi lumi ,
e per sione della Gallura , e aprigli la via
la sua costante assiduità allo studio. alla successione pi'u importante del re-
Nelle cronache dcU’ordine mercedario gno turritano. Questa dilfatti non tardìi
è rammentato col nome di teologo ed ad avverarsi. Adelasia regina di Gallura
oratore insigne. (Ved. Fenixde Hard. divenne nel 1 236 regina ancora di
dedic. e iqiprov. 1 2 , 5 4 5. - Orar.,
,
, Torres. Barisone III suo fratello, che
1 pag. 1,5.- Orar. 6 pag. 75 77 , , , era succeduto nel regno a Mariano il,
80, 82, 85, 87. - Ora?. 10 pag. 155. - fu trucidato jn un popolare tumulto;
Or.ie. J4 pag. 215, 216, 221. - Oràc. rpiindi essa riraa.se sola c legitliint

16 pag. 282. - Orar. 19 pn{& 300, Z02. erede dei beni e del regno paterno. Il

- Orar. 21 pag. 329 , 332, 333. - Orar. primo atto di Adelasia fu quello di

24 pag. 592. - Ved. Villasalto, Enganos querelarsi col papa Gregorio IX della

y desrngaiios ec. tom. 1. Lett. del P. violenta uccisione di suo fratello. Il

Acorrà ). ponteflce commise all’arcivescovo' di


«
é
ADELASIA. lUustrc principessa sar-
Mariano re di Torres, c 4 (i) Il Mimaiit nella gua Str*rif diSardegnat,
da, figlia di II
tom 1. pag. racconta che Adelasia crj
di Agiicteo Agnese, fìgliuuia di Gu- vedova allorclic si sposò a Ubahloj ma non av-
glielmo marchese di .Massa c giudice valora eoa. autorità veruna la sua oarranunc.

I by Googit
,

56 ADE
Pisa, che folmlnasse le censore contro sandro continuò a rimanere in Sardegna
gli autori del misfatto: nè pretermet- per stabilire sempre piò la dipendenza
tendo l'occasione che gli si appresen- dei regoli turritani e galbiresi dalla S.

tava diralTermaregli antichi diritti della Sede. Un anno dopo ( 8 aprile 1 337 )
S. Sede, inviò legato a Sardegna un trasferì a nome del papa nella persona
suo cappellano per nome Alessandro, di Adelasia ogni diritto di sovranità
fidato custode ed esecutore ardentis- sulla provincia di Torres; ma pretese
simo de' suoi disegni. Appena Ales- al tempo che Ubaldo e Adelasia
istesso,
sandro pose piede nell’isola< si trasferì cedessero papa U forte castello di
al

alta reggia d’Ardara, dove Adelasia di- Monteacuto. La cessione ebbe luogo
morava tristamente pel dolore dell'uc- nel 14 aprile 1337, e due giorni dopo
ciso fratello. Espose a lei le commis- il legato pontificio fece la consegna di

sioni avute dal ponteOce , ed in un detto castello al vescovo ampuriese,


giorno medesimo ( 3 marzo 1 336 ) ac- che doveva ritenevo a nome della S.
cettò dalla regina di Torres la solenne Sede (3). In tal guisa rimase alla regina
dichiarazione fattagli di riconoscere Adelasia il solo nome di regnante; nè
dalla Chiesa romana il regno turritano Ubaldo vergognava di accedere a~ tali
e i dominii che per via dell’ avo suo atti che oscuravano la recente gloria

Guglielmo possedeva in Corsica ,


in della sua conquista. Maturavano però
Pisa ed in Massa, e di sottomettersi per la principessa di Torres novelli e
intieramente al supremo dominio dei fatali destini. Ubaldo venne a morte nel
papi ,
nel quale doveano ricadere que- 1338. La perdita di sno marito trasse
gli stati, mancando Adelasia senza le- seco la perdita ancora del regno di ^

gittima discendenza. Ubaldo assentì alla Gallura. U papa Gregorio IX ,


sollecito a
dichiarazione di Adelasia , e prestò in-
sieme a lei il giuramento di fedeltà in
cavano questi Tatti : ì primi tre hanno la liit.!
mani del legato pontificio. Costui ge- ,
del 3 marzo ia3G, ed il quarto Taltni del 3
loso del segreto con cui si era pro- mano 1037 Furono scritti nella refsgia o ca-
.

ceduto a tali atti, fulminò le censure stello di Ardara da Gregorio archivista della
contro qualunque osasse, senza il suo chiesa romana ,
e vi Soscrissero cume testi i

vescovi di Bisarcio e di Ampurias ,


1* abate del
consentimenlOrScrirer atto o relazione monistero di Saccargia e frate Orlando mo-
,

dei detto, operato e concordato da lui naco deH’ istesso làniiistero. Suuo ripoijlpti dal

coi regoli di Torres e di Gallura. Non Muratori nel tom. VI Anùquitalum ilalicarum
dissert. 71.
pretermise però di far ridurre in atti
1) Sono qiiallro parimenti sdiplomi relativi a
(
solenni il giuralo vassallaggio di Ubaldo tale investitura c cessione : uno è dclP 8 aprile
e di Adelasia: la storia ce li tramandò 1037 ; altri due del i4 aprile, ed il quarto del
16 aprile dell’ istesso anno. Inoltre con diploma
lutti per attcstarci la debolezza di quei
del 3 maggio ia37 , Adelasia ai obbligò a pagare
principi, quanto felici per acquistare, annualmente alla Chiesa romana quattro libbre
proclivi altrettanto a cedere altrui gli d'argento a titolo di vassallaggio , e rinnovò il

acquistali diritti di sovranità (I). Ales- patto di reversibilità de' suoi stati alla S. Sede
morendo senza successione. Tutti questi alti
furono conchiusi nel castello d'Ardara, e sono
(iJ'SuDo qualtiu i diplomi, dai quali >i ri- liportati dal Muratori toc. cit.

Hi. izf
,, ,

AGÀ 57
trarre il miglior prò da ogni occasione, d’Italia, lasciando vicario del regno
in cui potesse rassodare con illustri turritano Michele Zanche, nomo tristis-

parentadi la sua potenza, scrisse tosto simo, il quale poi, udita la prigionia
alla vedova regina di Torres un’epistola d’Enzo , gli usurpò questo stato. Ade-

consolatoria (1), la confortò a stare di lasia, oppressa dalla propria infelicità,


buon animo, e le propose nella persona mori nel castello di Goceano, o, se
di Guelfo, della nobile famiglia dei Por- vuoisi prestar fede alle cronache sarde
cari di Pisa, un novello marito. Guelfo nel castello d’Ardara (4). (V'ecL Boll.
de' Porcari (2) era ligio alla Sede pon- Boni, di Coquelin , tom. Ili, n. 27. -
tificia: sperava Gregorio con questo MuraL .tiiu. itai^, tom. VI, disserL 71.
mezzo di stabilire per sempre i diritti - Idem, Annal. tTItal. anpo 1238-
che i papi pretendevano al regno di 39-45-47. - Raynaldi, ad ann. 1236-
Torres, e a tutta la Sardegna. Ma i suoi 37-38, num. 16, 19, 23, 68. - Fara,
progetti furono disturbati da altro po- Uh. 2 de reb. Sard. foL 227, 228. -
tente pili ambizioso di luL Federico II Soggio-Vida, de los Mari, tiurit. lib.
imperatore di Germania, udita la morte 3 , cap. 17).
di Ubaldo, spedi messi ad Adelasia, offe-
rendole la mano di Enzo o Enrico figlio AGATONE, vescovo d’una delle an-
naturale avuto da Bianca sua concubina. tiche sedi di Sardegna , che visse nel

Colei non stette in forse di accettare declinare del sesto secolo della Chiesa.
l’offerta di Federigo, e diede la mano Il papa S. Gregorio M. nel 599 diresse

di sposa a Enzo che da suo padre fu ad Agatone e ad altri vescovi sardi


poi elevato alla dignità di re di Sar- ammonendoli a seguire le
un’epistola,
degna (5). Però le splendide nozze e norme che darebbe il metropolitano
la cresciuta regale dignità furono per nelle annuali denunziazioni della Pas-
.àdelasia incominciamento di domesti- qua, e a non dipartirsi dall’isola senza
che sventure. Enzo la spogliò del co- il suo permesso. Agatone è nominato
mando de’ suoi stati, la travagliò con in quinto luogo nella suddetta lettera:
modi iniqui e malvagi, e la racchiuse quindiil Mattel conghiettura che la sua

ed inaccessibile ca-
infine nel solitario sede fosse Bosa o l’antica Usellus. 11
stello diGoceauo già conquistato colle Fara però non assegna ad Agatone
armi «(al primo suo' marito Ubaldo. veruna sede certa, dicendolo sempli-
Dopo ciò, parti Enzo per le gueire cemente vescovo in Sardegna. (Ved.
S. Greg. M., epist. 8, 1. 9, indict 12.
(f) Per il matrioH»io coti Ubaldo, AdclasLi - Mattel Sard. sac. disserL prelim. cap.
era già direnuta parente dei papi lanocemo IH 4, num. 3 e 4. - Marongio, Selectae
e Gregorio IX«
5, Grig. epist. p. L, pag. 107, 108).
(i) Forse questo Guelfo era figlio di Orlan-
dino Ugolino de* Porcarì , al quale nel i 34 -j

papa Gregorio IX diede in custodia le rocclie ^4) La tiicceuione di Adelatia non è ben co-
di Massa e di Potenxolo. Ved. Munit. ital. nosciuta. Però dai diplomi relativi a Enzio si
tom. VI, disaert. 71 . ricava che Adelasia ebbe da lui Elena ,
la quale
(3) Muratori crede ( Àtuùf» ital, tom. 1
11 Guelfo di Donoratico , zio
fu sposala al conte
col. a46 a che ciò accadesse dog>o il ij\o. materno del famoso giudice Nino di Gallura.

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, ,

58 AGO
AGOSTINO. V’escoTo di S. Giusta In un dinasta potente c invidialo. Il re di
Sardegna nel prineiplo del secolo duo- Aragona D. Giovanni 11, abbencbè di-
decimo. Questa nuda, ma certa notizia qiostrasse di stimarlo e facesse sem-
del suo nome ci fu conservala da un bianza di favorire i sucù diritti vedea ,

diploma del 1119 pubblicato dal Map- di mal animo in Sardegna un uomo
iene , contenente una donazione fatta cosi ardito ed intraprendente , padrone
da Guglielmo arcivescovo cagliaritano di tanti stati e di tanti vassalli : quindi
al monistero di S. Saturnino. Agostino maturava in segreto il disegno di op-

sottoscrisse alla medesiina come teste primerlo. Usò a tal Qne vili e nefandi
nel modo seguente Ego episcopus Au-
: artifizi ;
perciocché, prevalendosi del-
gustinus S. Justae consensi et suh- l’opera di Pietro Fortesa cittadino ca-
scripsi. Una tal notizia accresce la serie gliaritano, tentò corrompere l’istesso
dei vescovi antichi di Santa Giusta, e fratello di Leonardo Alagon (Salva-
può dar lume ad altre scoperte negli tore ) ,
promettendogli il contado di
annali ecclesiastici di Sardegna (Mor- Gocnano ed altre larghe riconfpcnsc,
tene y eter. monument. col. 657, 658. se coll'opera sua contribuisse a mettere
-Manno Stor. di Sarà. tom.lI, pag. nelle mani-regie là persona e gli stali

202, 205). delmafdhese di Oristano (1): ma re-


spinta con orrore da Salvatore Alagon
ALAGON (Leovardo), IV’ ed idlimo l’iniqua proposta-, il re D. Giovanni
marchese d’Oristano e conte di Gocea- cercò altri mezzi per venire a capo
no. Nacque in Oristano nel 1136 da D. del suo progetto. Nicolò Carroz viceré
Artaldo Alagon y Lnna, e da donna di Sardegna fu l’istromenlo deU’ingin-^
Benedetta Cubcllo. Educala dai suoi stizia e deU’ainbiziptic del re d’ Ara-

parenti, come si addiceva all'alto suo gona. Gare antiche, e recenti rancori
lignaggio, fu mandato ancor gio\ inetto di famiglia inimicavano gli animi dei
alla corte di Aragona per apprendervi Carroz e degli Alagon ; la mano di
le arti cavalleresche. Leonardo Alagon Eleonora figlia di Leonardo Alagon ,

corris|)osc al desiderio paterno, militò niegata dal padre a DalmazZo Carroz


con onore in varie guerre per i sovrani figlio del viceré, fu reputata ingiuria
aragonesi, specialmente nelle rivolle gravissima ,
dì cui 1’ orgoglio olTeso
di C;ilalogna, e si fece stimare per le desiderava,^ cndttta. Laddove mancava
sue qnalilit e per il siio coraggio. Nel il diritto e la cagione, si usò il potere
1157 tolse in moglie .Viaria di Morillo y c la violenza. Nicolò Carroz abusò del
Liìian, nobile donzella di Saragozza, c primo e nell'altra trascorse agli estre-
nel 1170 diventò marchese di Oristano mi; violò gli ordini,.! patti c le leggi
e conte di Goceano per la morte di
Salvatore Cubcllo suo zio materno (i) La che a questo fine il re D. Gìo-
lettera
che non lasciò successione. Per l’ac- vayDÌ 11 diresse (la Turtosu a Salvatore Alagon
qni.sto di tali fendi, che comprendevano era chiusa da venti uno sigilli; gl* inculcava fra
le altre cose, che operasse quanto din.‘bhcgli a
quasi lutti gli antichi stati del regoli
nome suo Pietro Fni tesa cittadino c consigliere
di Arborea, Leonardo Alagon divenne (li Cagliari.

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5

ALA 5»
clic guarenlivaiio a I^onardo Alagoii gon per signore d’Oristano e degli altri
la paciQca piosscssionc de’ suoi stati: domini! d’ Arborea e di Gòceano, ricusò

crebbero tanto le ingiurie e gli sde- pubblicare nella capitale del regno gli
gni, che si venne Gnalmeute alle atlai. ordini sovrani,e procedendo ciecamente
La battaglia d'IIras, combattuta nel 14 ncH’odio suo contro il marchese, im-
aprile 1470, fu fatale agli Aragonesi: pedì a lui e ai suoi aderenti l’entrala
Antonio Dessena visconle di Sanluri, nel castello di Cagliari ,
e fece staggire
comandante delie armi regie , fu fe- tutti i beni loro. 11 marchese dal suo
rito a morte sul primo combattere : canto, provocato alla guerra, si avvan-
i suoi si disordinarono, c Leonarda taggiò degli errori e delle lentezze del
*
Alagon duce vittorioso delle sue genti, Carroz. Spedi Nicolò di Montagn:r:is di
dopo aver messo in piena rotta il ne- Sassari colle schiere d’ Arborea a cin-
mico, occupate varie terre e castella, gere d’assedio la rocca di Monreale,
fra le quali la rocca di Sanluri e l’altra che cadde in suo potere nel 1475, ed

di Monreale tenuta a nome regio dlt£er- un altro corpo di cinquemila combat-


nardo Montboy gentiluomo catalano, tenti diresse contro il castello di Gi-
corse rapidamente verso 4_^stello di giiari, risoluto di cimentare in guerra i

Cagliari per cingerlo d’assediol$bifut- dubbiosi eventi della fortuna (1). Ma


lito il Carroz dai felici e rapidi successi il viceré Carroz partito in tal frangente

del marchese d’Oristano, e pressato a Barcellona, dié l’ultimo crollo alle


ancora dal re D. Giovanni , propose la sorti infelici di Leonardo Alagon. Le
pace: Leonardo Alagon disdegnò rac- sue instigazioni , e la sua presenza
cordo col suo nemico. Forte per la sua operarono in poco tempo ciò che in
alleanza co’Doria e per la protezione più anni non avea operato la corte di
del duca di Milano, rigettò dapprima Aragona. 11 re D. Giovanni con sentenza
ogni trattativa ma finalmente per me-
: data a suo nome in Barcellona nel 1

diazione di Ferdinando re di Napoli la ottobre 1477 dichiarò fellone il mar-


pace fu conchiusa in Urgelles nel 1 474. chese d’Orislano cu’ suoi figliuoli , fra-
Mediante questa il marchese d’Orislano telli e aderenti, condanuolli tutti alla

rafiermò tutti i suoi diritti, e ne ac- pena capitale ,


ed ordinò la confisca
quistò dei nuovi , obbligandosi pagare dei loro beni. Con altra sentenza del-
al re di Aragona oflanlaifjàla tiorini I l’anno medesimo condannò ad ugual
d'oro. Però essendo uno degli
,
articoli
j
pena il visconte di Sanluri (2). CorstM’i)
della pace, che D. Giovanni 11 facesse ! allora entrambe I èparti disperatamente
proclamare e riconoscere in Sardegna
Leonardo Alagon per legittimo mar- |
(i) A tale disperato partito lo ridussero U
i normità del CaiToz. Era contro lui, non contro
chese d’Oristano, e che fossero a lui
il re d’Aragono, clic il marchese d’ Oristano
restituite le terre e i forti occupatigli sostencTa la guerra quindi nelle bandiere ilei
:

dai regii pendente la guerra ,


fu il me- suo esercito avea fatto scrivere il molto:
sed h'oregi.
desimo cagione di turbamenti e d' ire
(a) Figlio del visconte di Sanluri che mori
novelle. Il viceré Carroz non riconobbe, nella battaglia d'L'ras. Si chiamava Giovanni
ne volle far riconoscere Leonardo Ala- Dessena. ^ % *

~~ì
by Ciii. i^Ic
60 ALA
alle armi. L'oste regia fu rinforzata da dinate, cedettero il campo ai nemici.

numerose soldatesche venute dalla Si- L’ Alagon, dappoiché vide perduta la


cilia: le capitanava lo stesso viceré giornata, raccolse i pochi fidi che an-
Carroz eh’ era gii ritornato da Barcel- cora gli rimanevano, e con due suoi
lona: comandanti minori dell’esercito figliuoli ( Antonio e Giovanni ), con tre
erano Dalmazio Carroz conte di Chirra, fratelli (Salvatore, Giovanni, e Luigi),
Pietro Pujades governatore di Ix>gu- e col visconie di Sanluri riparò con
doro e Angelo Marongio valoroso cit-
,
celere fuga alla città di Bosa.- Caduta
tadino sassarese. Leonardo Alagon era dall’animo dell’ infelice marchese in un
duce supremo delle sue genti. Salvatore sol giorno ogni speranza, altro non
Alagon suo fratello, Artaldo e Ludo- restavagli fuorché cercare in estrania
vico Alagon suoi figliuoli, Giovanni terra la propria salvezza e quella dei
Desseiia visconte di Sanluri, Leonardo suoi congiunti. La raccomandava egli
de Tota , Angelo Cano, Serafino de nell’oscurità della notte a fragile navi-
Montagnans, Brancaccio Manca, e molti glio ed all’ arbitrio dei venti; ma so-
altri gentiluomini sardi soprastavano prastava alla nave capitano mercenario
alle schiere minori. Odio, vendetta, ed infido. Giovanni Saragozza tradì vil-
disperazione incitava gli animi. Si guer- mente l’infelice famiglia degli Alagon,
reggiò prima alla spicciolata, e varie trasportolla a Palermo, e consegnolla a
furono dei combattenti le sorti: ma Giovanni Villamarin ammiraglio della
poi nel 19 maggio 1478 si venne dai flotta aragonese (1): esempio tristis-
regii e dagli arborensi a decisiva bat- simo diumana nequizia , per cui colla
taglia. Erano le ultime prove di due pietosa rimembranza degl' infelici tra-
. potenti eficrati per ambizione di stato. diti sarà eterna l' infamia del traditore.
Memorabile fu quella lotta che di tanto Gl’ illustri prigionieri furono condotti a
generoso sangue insanguinò gli uber- Barcellona, e presentati dal Villamarin
tosi campi dell’antica Macopsissa (Ma- al re monarca aragonese
D. Giovanni. Il

comcr). Ardua, incerta, immobile stette n'ebbe gioia anzi smoderata che gran-
lunga pezza la vittoria: finalmente le de, come raccontano gli annalisti di
armi regie prevalsero. Leonardo Ala- quei tempi pure, dappoiché la fortuna
:

gon e gli altri valenti capitani che lo gli era stata propizia recandogli nelle
seguivano diedero memorabili esempi mani gli stati dhe ambiva, e mosso
di abilità e di coraggio. Però fortuna ancora dalle preci deU’ammiraglio che
fu ad essi nemica. Arialdo Alagon gio- intercedeva per gli Alagon, stimò usare
vine guerriero, animoso figlio di più
animoso padre, lanciatosi arditamente ( i)
Giovanni Sarggozu remandava una polca
appartenente alla squadra dell’ammiraglio Vil-
nel più follo della mischia, cadde vit-
lamarìn; parteggiò prima per il marchese di
tima del suo valore. Molte furono e Oristano il quale nel i475 spedi al golfo di
pietose e crudeli nell’ uno e neU’allro Cagliari due sue galee armate per riprendere
quella del Saragozza ch’era stata predata dalle
esercito le ferite e le morti: ma le ,

genti del conte di Chirra e di Pietro Arrapali :

genti arborcsi sbigottite per l’uccisione ma cambiata cambiò ancor egli di


la fortuna ,

dei capi loro , ansanti ,


rotte ,
disor- fede.

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,

ALA 61

la pietà laddove il rigore pili non gio- movenlo dei miserevoli casi dell’ illu-
vava. Al marchese d’Oristano, ai suoi stre prigioniero. Ma tarda fu quella
ai fratelli ed al visconte di Sao- pietà. Leonardo Alagon, vinto dal do-
luri fece grazia, ma non intiera: conG- lore della propria sventura, cessò di
noUi tutti nel forte castello di Seiativa, vivere nel suddetto castello di Seiativa
carcere antico di prìncipi e di uomini nel 1490. Lasciò cinque Ggli legittimi,
famosi; e minute e severe istruzioni e otto naturali: quattro di questi mo-
sul modo di cnstodirli scrisse nel 5 rirono poi nel castello di Sassari. Co-
settembre del 1476 a Giuliano dell’Ho- spicui legati egli fece nel suo testa-
spedage che n’era il castellano: onde, mento a favore della sua famiglia, agli
se agli Ala^on avea concessa la vita, amie;, alla chiese: ordinò l’ erezione
uulTaltro però ad essi concedeva che di ph monistero in Oristano, e di un
potesse alleviare le loro sventure. La mauspleo per riporvi le ceneri di Sal-
storia accusa in ciò di crudeltà il re vatore Cubello d’ Arborea, dal quale
D. Giovanni: cagione recondita di tanto erano a lui pervenute tante ricchezze
sdegno dicono essere state le nozze di e tanti stati: la stessa splendidezza che
Anna Cabrerà Gglia della vedova con- lo distinse vivendo
,
lo onorò in morte.
tessa di Modica da lui già ottuagenario Antonio Alagon che, mancato Artaldo,
avidamente ricercate, ma invano, per- era il primo de’snoi Ggliuoli, fu l’erede
chè nel tempo istesso le ricercava Leo- del suo nome e della sua fortuna. Como
nardo Alagon per suo Gglio Artaldo ; e
il infelice, ma grande, provò a un tempo
mal soflèrirsi , non perdonarsi giammai r ingiustizia degli uomini e la fatalità
da re vecchio e potente rivalità d’aQctti. del destino : che s’ ei fosse stato meno
Però, qual si fosse il motivo che spin- intollerante dell’una, e più costante
gesse il re D. Giovanni aU’inesorato aU’altro avesse opposto l’animo, vedea
castigo, certo è che il marchese d’Ori- dopo tanti disastri risorgere più glo-
stano provò, lui regnante, le asprezze riosa la fama del suo nome. Perchè di
tutte del carcere. Ferdinando succes- tre anni appena eccedeva il quinto
sore del re Giovanni alleviò gl’ inutili lustro, dacché Leonardo Abgon era
c disumani rigori : generosità d’animo, trapassato, quando le corti celebrate
memoria dell’amicizia antica (1 ) a pietà in Saragozza nel 1518 lo chiarivano
innocente ed oppresso , votavano la
(i) Ferdinando re di Castiglia , dnciiè risse restituzione de’ suoi stati occupati in
Giovanni II, fu mediatore per Leonardo Alagon : Sardegna dal Osco di Aragona, e con
rappresentò più volte al padre I* ingiusta guerra
clic gli si moveva , la disperaxtone cui era stato
giusto ma tardo consiglio onoravano la
spinto e la necessità delta pace. Nella corte sua memoria. (Ved. Aborca, Reynado
aragonese
,

tezione che
si mormorò apertamente
il generoso prìncipe
della pro-
accordava al
del Senor Rejr D. Juan el grande. —
marchese d’Oristano. Che ac Ferdinondo salilo
Argensola, Annui, de Arag . , cap. 64 ;

poi al trono di Aragona sacrificò i propri seii- lib. 1 pag. 585. — Fara, de rei. Hard .

timenli alla politica dello stato , non tacquero lib. U pag. 244 ;
lib. IV pog. 564 Gn. 581.
|>crò
suoi più
gli storici
fidi
contemporanei
dicesse pria di morti'c
,
com*
:
egli

gravavf;li
ai
— Zurita ,
lib. XVIH, cap. 28, 47;
l’tinimo il umore dell* lUegittimo aafuiUo dei lib. XIX, cap. 11; lib. XX, cap. 11 ,

dominiì di Arborea.

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I ,

62 A
15, 17, 18, 24, 27, 32. 3/emor. — Gaspare d’ Arino.- Perb tre giorni dopo
ftrl March, di CWoy. , Dura. 2, 3, 10, fu limitato felTetto di tale dichiarazione,

11 12, 15, 20 , 23, 28, 29, 30, c a vece dell’assoluta libertà accordata
,

31 , 32 , .35 36 38 , 45 , 58 c , ,
a Salvatore Alagon, fu egli coiifmato per
,

nv\\' Alb. getieal. Arca, Prora, de— sempre nel principato di Catalogna
bell, et irUerit. merchion. Ori stari, ms.). dove dopo alcuni anni cessò di vivere.
Ebbe iu moglie Isabella di Besora che
gli apportò iu dote i feudi di Trexmraa
ALAGON (Salvatore), fratello del

precedente. Fa ancor egli distinto e e di Parte tlypis (2), e colla quale


valoroso capitano; ebbe parte in tutte procreò sei figli. 11 primogenito D. Gia-

le fazioni sostenute da Leonardo con- como fu il ceppo dell’illustre famiglia

tro il re d’ Aragona D. Giovanni 11, e dei conti e poi marchese di VMasor.

fu sempre attaccato alla causa del Mar- ( Ved. Metri, dj/l match, di Coscoj.\
chese d’Orislano, al ^uale si mantenne num. 1, 4, 5, 6, 7, 8, 15, 32, e
respingendo, cou disdegno le neli’alb. gencalog. ).
fedele ,

proposte di tradimento fattegli dal so-


vrano aragonese. Si trovi) presente alla ALAGON (Lnci), fratell»dci pre-

battaglia di Macomer, che decise della cedenti , che fu compagno ai medesimi


rovina della (amiglia degli Alagon. Con- in tutte le fazioni militari di Sardegna,
dannalo nel 1477 come ribelle, fu ar- e poi nelle sventure e nella prigionia.
restato nell’anno seguente con suo fra- Sotto il regno di Ferdinando il Catto-
tello Leonardo, condotto a Sicilia, poi lico ottenne la libertà ,
e militò con
onore dietro le bandiere aragonesi c
a Barcellona, e finalmente rinchiuso nel
castello di Sciativa. Dopo aver provato castiglianc. Nel 1518 propose inslanza
per molti anni tutti 1 rigori del carcere nelle corti generali celebrale in Sara-
innocente e masso gozza dall’imperatore Carlo V, preten-
(1), fu dichiarato
in libertà,regnando Ferdinando il Cat- dendo che fosse stata ingiusta la con-

tolico. La dichiarazione è del 13 otto- danna per ribellione contro lui suo ,

bre 493 , ed ha suo fondamento nel


1
padre e congiunti domandò la solenne
:

' processo che per comando regio aveano dichiarazione della sua innocenza c la

formato il reggente Francesco Malet e restituzione dei suoi beni (Z). La do-

(i) Questi le fiirooo reslituìli ucl 1480 insieme

(i) Non poteva scrivere nè parlare alla mo- alla villa di Gesturi eh’ era del marito ,
ma ri-

^lIìc se prima il castcllauo non Icf^scvi le sue maueva obbligata per la sua dote: e cou carta
Irllcrc c se non era presente ai suoi colloqiiii. reale del settembre dell’ istcsso anno il re D.
,

Perchè alcuna volta potesse uscire dal castello Ferdinando le fece restitmte da Brianda moglie
ed entrare nella città di Sciativa ( sempre però del viceré D. Nicolò Cairoz gli ori c gli argenti,

guardato a vista), fu necessaria la mediazione e tutte le altre mobiglie di grandissimo valore

del cardinale di Si«gna, e dell* arcivescovo di già spqucslnitc dal fìsco «a Salvatore Alagon ,
le

Saragozza , D. Alfonso di Aragona figlio natu- quali |>er malvagio costume dei tempi orano state

rale del re Ferdinando, e la fidanza di 0,000 tolte agli oppressi e donato agli oppressori.

(iorini d’oro falla dal vescovo di Vico, e quindi ( 3)


Nel i 4 o 5 i ministridi Ferdinando il Cat-
l'ullra' maggiore di S,ooo fiormì fatta da alcuni tolico, credendo far cosa grata al loro monarca,

guiiiiluommi aragonesi. cstorquirono a Luigi Alagon la rinunzia a tulU

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0, ,

ALA 63
manda era ardita e perigliosa : ftirono nardo Alagon, % abbcnchè fosse mi-
fioniinalidue giudici per conoscere la nore d’età quando scoppiò la rivolu-

causa; messer Marcello da Cesare , e zione Begli stati di Arborea, partecipò


uicsser Alfonso dalle corti generali. Co- non pertanto delle sventure di suo pa-
storo diedero la sontensa nel 19 gen- dre. La politica ambiziosa,di Giovanni
naio 1519 ,
dichiararono Luigi Alagon 11 re di Aragona lo fece comprendere

innocente di crimen lesae , e


condan- nella sentenza capitale del 15 ottobre
narlo il Osco a restituirgli i lieni con- 1477. Fu riuchìuso nel forte di Scia-
fiscatigli , mentre regnava Giovanni n. va dove stette per pi'u anni gelosa-
ti ,

L' imperatore ordinò nel 24 gennaio mente custodito qual fellone, né ottenne
dello stesso anno al viceré di Sardegna, la libertà fuorché colla cessione dei
che leatituisse prontamente tali beni, propri diritti ai possedimenti arhoresi
tb che fii Alagon morì
jcseguito. Litigi fattagli fare dal re Ferdinando, succes-
senza successione. ( Ved. Argensola sore di Giovanni JI, per mezzo del go-
yinnal. de Aragon. ad atm. 1518-19 vernatore di Valenza. Lty^libertà accor-
- Mem. del march, de Coscoj, num. 21 datagli, dopo una tale cessione, rassem-
22, e neU’alb. genealog. ). brava meglio ad esilio, poiché gli fu-
rono assegnati i confini dentro i regni
ALAGON ( Giovassi ). Furono due di di Aragona, Castiglia, Valenza e Cata-
questo nome ed entrambi della stessa
,
logna, ma poi nel 18 settembre 1498
famiglia. Uno é Giovanni Alagon fratello gli fu concessa assoluta ed intera. In-

del marchese d’Oristano, il quale guer- tervenne un anno dopo alle corti gene-
reggiò per la 'casa di Arborea contro rali rannate in Saragozza ,
nelle quali
il re di Aragona D. Giovanni II, e fu fu uno dei membri della camera alta
poi involto nella famosa causa di ribel- che i catalani dicono braccio militare;
lione di Leonardo Alagon, condannato protestò contro la nullità della cessione
a morte , .graziato in appresso della fattagli giurare dal re Ferdinando, cd
pena capitale., e rinchiuso nel castello ottenne nel 1500 la ri^luzione delle
di Sciativa. Soflrl le stesse violenze che corti ,
con la quale quell’ atto di rinun-
erano state usate a suo fratèllo Luigi cia era dichiarato di nessun valore.
Alagon ; fii dichiarato innocente nel 1 Pochi almi appresso mori nella sud-
giugno 1497, e mori poco dopo in Sa- detta città di Saragozza; e fu sepolto
ragozza, lasciando crede delle sue for- nella chiesa di Santa Maria del Filar
tune il suo nipote Antonio Alagon. come aveva ordinato nel suo testamento
L’altro Giovanni Alagon era figlio del del 28 gennaio 1499 (Ved. Fara, lib. II
famoso marchese di Oristano, D. Leo-
'
de reb, Sard., pag. 244. - Mem. del
march, de Coscoj num. 18‘, 21 23, o2, ,

i tuoi diritti nei feudi .di Aragona e negli itati


36,45, e neU’alb. genealog. ).

d’Arborea in Sardegna , • gli* fecero sottoicrì-


vcre una carta , con la quale approvava la scn^ ALAGON ( Ahtonio), figlio di Leo-
lenza data contro di lui e contro Suo padre :
violenza immane , cui «i dava nome di atto pie-
nardo Alagon e di Maria Morillo y Li^
lumente libero dell* iafclicé prigiunc. ùan , marchesi di Oristano c conti di

"
Digiti ' CiOugli
,

64 ALA
<ìoccano. Dopo esseri rimasto per più in quest’anno medesimo ritornò a Sar-
anni rinchiuso nel castello di Sciati va con degna per dare aiuto e consiglio a suo
suo padre, di cui altresì fu l'erede nel padre ,
il quale aveva già rotto aperta
1490, gli fu commutata la prigionia in guerra col viceré Niccolò Carroz. La
confino nel 1496 dal re cattolico D. resa del castello di Monreale accaduta
Ferdinando, e poi nel 1499 ottenne nel 1475 ,
e l’ occupazione di molte
intieramente la libertA^er non perdere altre rocche e terre di proprietà regia
i suoi diritti di famiglia agli stati di Ar- si dovettero a lui nella massima parte.
borea fec» un protesto dei medesimi Aspirò alle nozze della giovine con-
nel 16 settembre del 1520 nel tribunale tessa di Modica, che il re d’ Aragona
del Jutticia Major di Aragona j ma D. Giovanni 11 chiedeva per se mede-
non consegui l’ oggetto di questa sua simo ;
ma percosso in tal tempo dalla
protestazione. Militò in appresso nella sentenza capitale del 15 ottobre 1477,
armala aragonese , diede prove d’intre- si abbandonò intieramente al solo pen-
pidezza nella guerra di Granata; e nel siero di difendere colla propria vita la

1503 combattè valorosamente contro i causa della sua famiglia. Occupò, con
Francesi che assediavano i popolani di numerose bande di armati le terre tutte
Salsas in Catalogna. Fu onorato da di Logudoro; assaltò, ma senza frutto, il
Ferdinando il cattolico , che lo im- castello d’Ardara, e comandò nel 1478
piegò nella sua corte, e mori nel 1504 la fazione di Mores, nella quale fu rotto
nella città di Medina, mentr’era al se- dalle genti capitanate da Angelo .Moron-
guito di quel sovrano. (
Ved. Fara gio , che r obbligò a rifuggirsi nel ca-
ile reb. Sarà., lib. II pag. 244, lib. IV stello del Goceano. Finalmente nella
|>ag. 893. Metri, del March, de Coscoj., famosa battaglia di Macomer, dopo aver
iium. 21 , 23 , 32 , 45 ,
e nell’ alb. compito le parti tutte di eccellente ca-
genealog. ). pitano e di animoso guerriero, mori
gloriosamente combattendo nelle prime
AL AGON(Artaldo), fratello del pre- schiere (1). (
Zurita, Annoi de Arag.
cedente. Era il primogenito dei figli di lib. XX cap. 15 e 18. - Fara, lib. IV de
Leonardo Alagon, e sembrò trasfusa reb. sard., pag. 364 fin. 581. - Vico,
nel suo animo la virtù e la generosità Hist. gen. del rejn. de Sarti., pari. 5
dei sentimenti di suo padre. Educato in cap. 44. - Meta, del march, de Coscoj.
mezzo alle armi , e bollente per gio- nnm.2, 8, 9, 10,11, 12, 13, 15, 18, 20,
ventù, intraprese con ardore la carriera 26,31, 32, 34, 58, 45).
militare. Servì ìn Aragona per alcuni
anni, ed ebbe parte in tutte le fazioni
combattute dalle armi regie per com-
(i) Il Fara ( 1H>. II de reb. Sard. , pag. l44 )
I>rimere i catalani, ma particolarmente ncconU che in quella itrtu baiUglta mori Lcrìo
la sollevazione di Barcellona. Nel 1472 o Ledo fratello di ArUldo Alagon. Peiuo che
ideputati delle corti generali di Ara- Lerio o Ledo «ia il nome sincopato di ^onardo
figlio naturale di Leonardo Alagon ^nottinato da
gona l’incaricarono d’importanti com- quest* ultimo nel suo testamento
( Jfemor. del
missioni presso il re D. Giovanni II, e martf. deCoecoj, num. ).

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A !. A fià

ALAGON(AnT.vt.FK)), diverso cnrdalt'gU d.il re Filippo: nulla la suc-


<-e<lenle, qiiantiim{iie :i|>|i:irtem:sse alla cessione dei suoi ricchi feudi eonee-
stessa illustre famiglia, e diseeiulesse dula dallo sle.sso sovrano alla sua figlia

ilal ramo cadetto dei iiiareliesi di Ori- priiuogeuila(^) per mediazione «li Luigi
stano. Fu \' inarclicse di Villasor c III .XIV re di Francia :
piii dei benefizi
conte di Monlesanto ,
ricchi rendi di regii pole\ano nell’animo del Villasor
Sardegna. Suo padre Blasco Alagon y l’odio ereditario ed antico eoutro il

itoige sua madre Teresa Piinentcl dei marchese di L.aeoiii. Dissimulò j»er al-
marchesi di Bayona lo educarono con cun tempo, c le .irli sue furono co.si
molta diligenza. Artaldo percorse la misurale e felici, che il marchese della
carriera delle armi, c nella medesima Gianmiea viceré della Sardegna lo re-
arrivò per gradi al jwslo di generale putava uno dei sudditi pili zeiaitti dello
'della cavalleria nazionale di Sardegna. stalo. l’eri», le segrete trame deil’.AIagon
Kbbe in moglie .Maria Nicolosa di Bazan furono discoperte ila Vincenzo Baccalar
y Benavides sua cugina, fìglia diKnrico marchese di ,S. Filippo, liiogoteiieiile
«li Benavides, cominendalorc dell’ or- viceregio dell’isoln, il i|iiale consigliava
dine di Calatrava c capitano generale al governo di allontanare dal regm» nn
delle B(]uadre marittime di Sicilia, di potenlc così pericoloso, c di conliiiarlo
Napoli e di Spagna. Fu partigi.ano ze- in Francia. La corte spaglinola
non diede
lante dell’ arciduca <’,arlo contro il re ascolto ai consigli dell’ operoso mar-
di Spagna Filijipo V, e congiurò col chese di S. F'ilippo: o fosse [icrsiia-
«•onte di Montcsjmto suo genero (1), c sionc della fede del Villasor, o spe-
con altri goatiluomini sardi suoi ade- ranza di ridurlo alla fede regia, Filippo
renti per dare la Sardegna in potere V lo elevò al tanto ambito grandnto di
agli austriaci. La sola ambizione spin.se Spagna ;
ma la congiura , nella quale
Artaldo Alagon a un tal partito ;
per- egli avea intinto, era ila troppo innan-
ciocché geloso del grado di grande di zi, e giunse tardo il beiiclizìo. Nel 170H
Spagna conceduto nel 170< dal sml- la Sardegna fu occupata dagli austriaci;
iletto Filippo V a F'rancesco di Castclvi r Alagon ottenne dall’arciduca Carlo ,

inarclicse di Laconi, gi<à c.apitano della che gliernvea promessa. In dignità di


guardia ix‘ale, reputò oITcsa la sua jicr- grande di Spagna, cd ebbe per nove
sona che s’orgogliava per splendore di
nascila, per ontichilìi di titoli c per (3 ) Einmaniu‘1.1 Alagon ,
di cui alla noia anice,
di quest’alt. Nel cnatei presentò un memo-
illustri parentadi. Nulla valsero a riino-
riale a Carlo 11 re di Spugna , rÌDunzianUo a di
verlo dal suo proposito le grazie ac- lui favore i suoi diritti Irglttiiiii al marclieitaio
d' Oristano ed ai contadi di
c di Bo- Goceann
norva: simile fliiunzia era sUiU fullu con altro
(i) Addimandavasi D. Giuseppe do Sylva : era memoriale allo 4csso sovrano da D. Bartulom»
fi-.itcllo del conte di CiriirnU's, il qiitilo eM>o roen Isidoro di Moncayo marclicsc di Coscojucia.
parie nella ribellione della Spagna contro Fi- Qtirsti due memoriali c i duciimeuti clic vi sono

lippo Vf*c fu poi viceré di Sardcgn.i sullo il go- annessi , estratti per le maggior parte dagli ar«
verno austriaco. Emmaiiucla Al.ignn gli appurlù elùvi di Barcellona, spargono molla luce sulla
ili dote il tnarchctalo di Villasor c il coiilado di storia sarda del secolo XV , e sull* antics di-

Moiilesanlo. nastia dei regrdi d’ Al borra.


f ol. !. 5

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,

nfi A I, A
anni lutia l'iiinnotiza che la sua ambi- in tutti i gloriosi fatti d'arme di questo
zione (lesitlerava nelle cose sarde. IV- sovrano, nei quali si distinse per il

rò, ricon«]nislata nel 1717 la Sardej^ia suo valore. Nel 1520 lo stameiito mili-
dagli spaglinoli ,
il Villasor teniendo tare di .Sardegna lo inviò deputato al
l'ira dei vincitori ,
ripari» con celere suddetto imperatore Carlo V' ,
clic si
fuga in Francia, dove mori dopo alcuni trovava in Corogna ,
per l'approvazione
anni, lasciando erede del suo nome c dei capitoli fermati nel p.arlaniento ge-
delia sua fortuna l’ unica sua liglia Eni- nerale celebralo dal viceré D. Angelo
inaniicla Alagon. Prima di queslo visse di Villanova. L’ Alagon usci felicemente

un altro Arlaldo iVIagon ciijite di Saslago, poco dopo morì


dalla sua mis.sione, c
il quale non osiamo aircrmare nù nicgarc senza discendenza (Ved. Dcxarl, Ca-
che fosse sardo, li autore di un Cate- pii. cnr. regn. Sard. in concess. , fol.

chismo spngtìuolo ,
'di ciò che il Cri- 53. -
Memor. del marq. de Coscoj.
stiano deve sapere, credere e operare, A geneaC). Vi fu un altro Carlo
Ih.

con una dichiarazione universale del- Alagon nativo di Sardegna, arcivescovo


la dottrina cristiana. Saragozza. Per di Arborea nel 1 357 il quale intervenne ,

Girolamo Rohles 1384. l'n voi. in 8.“. al concilio tridentino (Ved. Masones,

(
Wd. Flcury, Catechis. star. pag. 49, iM'yrs sinodal. del arzobisp. da Arhor.

30). Peri) troviamo che nello stesso cor- fol. 658 ).

rerdi tempi, cioè nel 1396 il poeta sas


.sarese Girolamo Araolla dedicò le sue ALAG0?ì (
Bi.vcio ). Nacque verso

lime spirituali a Blasco di Arlaldo Ala- il 1495 da Giacomo Alagon 1 conte di


gon conte di Sastago; e leggiamo nella Villasor e da Isabella Bolcr gentildonna
dedica di detto Araolla, che il suo me- catalana. Andò giovinetto a Barcellona,
cenate lo avea richiesto già da alcuni apiirese le arti cavallereselie di quei
anni avanti per Giovanni Agnilera delle tempi , c militò con onore nello file

sue poesie sarde (


Ved. ARAOLLA degli eserciti dell’ imperatore Ciarlo V,

(
Girolamo ). Ved. Vidania Memor. ,
ili cui fu gentiluomo. Si segnalò per
de los condes de Saììtistevan. p. 3."8. valore nella guerra contro Solimano II,

— Memor. del martf. de Coscoj. Ih. A c nella espiign.azione della Goletta e di


geneal. —
Baccalar, Coment, de la Tunisi. Nel 1527 fu inviato a Sassari
guer. de. Espaha , fol. 167-68 , 508 ,
con alcune centinaia di soldati spa-
409. — Botta, Stor. d’Ital., contin, del gnuoli per dare ajuto a quella città che
Guicciard. fin al 1789. Voi. VII, pag. era stata invasa dai francesi condotti
452 fino a 457 ). da Renzo Cesino da Ceri: ma giuntovi
troppo tardi, mentre i valorosi cittadini
ALAGON (CAr.i.o), figlio di D. Sal- aveano cacciato dalle loro mura l’inva-
vatore Alagon e di donna ls,abella di sore ,
fu incoljialo dei disordini com-
Besora. Dopo la morte di suo padre ,
messi dalla sua soldatesca. Ebbe ordine
prese a militare sotto le b.indicrc si»a- di levar tosto le stanze da Sassari, c
gntiolc. Fu una delle guardie d’onore di trasferirsi alla capitale, benché poi

<leir imperatore Carlo V, e prese parte fermasse In sua marcia in Oristano. Nel

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,

A I. A
ì.iii gii Tu ullkliilu il c»maii<l(t di 7(JU nomlualo tenente-generale delle mili-
cavalli, co’ quali scorrendo i lidi Siirdi zie sarde nel capo di (Cagliari. Figiirii

preservò l'isola dalle ])iralerie del fa- nel 16C0 nelle corti generali rassem-
moso Barharossa; e nel 1515 andò d(v brate in Sardegna tlal viceré Caiiiaras-
putaU) dello stamcnlo militare sardo sa,come capo del partito coulrorìo al
alsuddello imperatore Carlo V per la famoso ed infelice marchese di Lacoiii;
conferma dei capitoli stabiliti nelle corti votò, contro il desiderio della nazione,
generali celebrate dal v iccrè Cardona. per lo slrnordinario sussidio di scudi
Fu sua moglie Anna Folcii di Cardona 70,000 da darsi senza restrizione alla
appartenente ad una delle più illustri inqicralrice reggente per le spese della
famiglie di Catalogna, dalla quale ebbe guerra contro il re di Francia-, ma que-
molti figli. Giacomo Alagon suo primo- sta sua coHilotbi gir alieni) gli animi *

genito e 111 conte di Villasor, fissò poi della moltitudine e dei zelanti sosteni-
in Ispagna il nome e la discendenza tori della causa pubblica , i ipiali vin-
licgli Alagon ( Ved. Vico, llist. gen. sero in ])arkuuento il partito dì accor-
tiri rrjr. de Sttrd. ,
parte\ cap. 52. — ,
dare quel donativo, a condizione che
Dcsai't, Cnpit. ctir. rem. Sani, in con- i sardi occupassero prelativaincntc le
cc.fs., fol. 40. — Pelliccr, Mc.nwr. de cariche civili c lo |)rclature dell’isola.
Jn cas. de Alagon. Mnnor. did — Ebbe in moglie Teresa di Girolamo l’i-

marq. de Coscoj. Ih. gcneal. Fara, A — mcntcl marchese di Bayona ,


che fu
dercb.Stird., lib.lA', fol.407, 410-13). viceré di Sardegna nel IC2C. (Ved. l“cl-

licer, Memor. de la cas. de Alagon.


ALilGON (
Biagio ) ,
gcnliluomo ,
— Memor. del marq. ile Cvscoj,, All),
diverso dal precedente ,
il (jiialc fu gencal. — Cossu JVotiz. ,
di Cagt.
suo tritavo. Nacque da Bario Alagon HI cap. 11. — Manno, Star, di Sard.
inarebese di Villasor e primo conto di toni. HI, pag. 310 c 311 ).

.Moutesanto, c da Anna .Maria Boig gen-


tildonna aragonese. Succedette al padre A1..VGON' (
PiKTT.o ) , dotto e pio
nei ricchi fendi di sua famiglia nel vescovo, che liorl sul tinirq del secolo
1G4I ,
o si distinse nella via militare XVII. Ebbe i suoi natali iu Cagliari; fa
cui crasi dedicato dagli anni suoi gio- prima canonico «Iella cattedrale di detta
vanili. Nel 1C43 armò a proprie s|>ese ciltà, poi vescovo di .Impurias, e nel
una compagnia di fanti c un'altra di ca- 1672 arcivescovo d’ Oristano. Mentre,
valli; condusse queste truppe a Barcel- governava questa sede, celebrò sinodo
lona ,
c mescolatele colle soldatesdie nel 1677. In appresso fu Iraslalo all'ar-
regie ,
contribuì egregiamente a com- civescovalo di Palma neH’ isola di .Ma-
primere tumulti scoppiati
ì in Catalogna. jorca dove la singolare sua fermezza
,

Tanta generosità, e il coraggio da lui mantenne il clero nella soggezione a


addimostralo in tale Circostanza gli apri Filippo V, allorché scojipiò la famosa
la via agli onori ed ai gradi maggiori della guerra di successione per la corona di
milizia. Crealo maggiordomo della im- Spagna. Mori Pietro Alagon nel 1701,
peratrice Maria Anna d’.lustria, fu [loi e gli fu successore ncirmcivescovalo

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, — ,

fiS A LH
<li l'almn il l'urlillu. iioiiio assai ilÌM;rso tuna (lervenutagli iu retaggio dui simi
(la lui |)w la fede \(;rso il re Filippo V. parenti, abbracciò nel 1619 rinstilulo
Non bisogna conrondcrio con un nllro della compagnia di Gesù. Fu uomo di
/‘ii-tro j4laf;nn figlio di Sahalore Ala- santa vita e di costumi inmrccntissimi.
gon e d'isabella IJc.sora, il quale par- l>a sua umiltà non conosceva contini :

Icggii) nel H70 per il re di Aragona non contento di esercitare questa Imlla
I). Giovanni li contro Leonardo Alagon virtù nel recinto delle mura d(»mesti-
marchese di Oristano (
>ed. Baccalar. che , beato repulavasi, allorché jvoteva
Vincent., Coinmont. lie la gner. de pubblico: perciocché di-
eserciliirla in
/ìs’ian. Masoncs , Lej cj
fol. 255. — ceva egli niente più ardentemente de-
sinod. ilei jirzohis. de Arhor. fol. , siderare ,
quanto l’ incontro di coloro
C59. —
Soggio-Vida de los mari, tur- di’ erano stati coiujiagni della sua gio-
rit. E per il
ras., lib. Ili, cap. 12. -- ventù nel secolo, onde punire la pas-
.secondo, ved. Ziirila, Anual. deArag. sala vanità dei suoi primi anni. Non
lib. XVIII, cap. 28. -- Memor. del volle mai es.sere ricevuto fra i chierici,
marq. de Coseoj. Alb. genealog. ). contento di rimanere nell' umile grado
di coadjutore spirituale, col quale era
ALAGON ( Giacopo ). Furono due
stato accettalo nella compagnia. Morì
di (|ucslo nome. Uno è Giacopo Alagon in Cagliari nel 5 gennajo del 1621. I

tìglio di Sidvatore Alagon di Arborea suoi concittadini che io ebbero, mentre


e di Isabella Desorn , il (pi.ale nel H92 vivea, iu (qiinione di santo, onorarono
si distinse per azioni valorose nella con straordinario concorso i suoi fu-
guerra di Granala. Di costui racconta iieridi ( Ved. Cordara, /list. Soc. Jes.,
il Fara, che fu provocato a singoiar ten- parte VI, lib. I.X, pag. 519, aun. 1621 ).

zone (hi Ludovi (‘0 Itcllìt. Non riferisce


il motivo di tal disfida: però, narrando ALBERTO. Era arcivescovo di Tor-
egli che il viceré la impedì ,
e che fece res nel declinare del d(Hliccsimo se-
sottoporre a sequestro la villa di Alo- colo. Le notizie più certe che di lui
nastired altre ap[iarten£uti al Bellit, ci rimangono sono eh' egli era monaco
sembra che quei due valorosi voles- benediltiuo, che professi) prima la vita
sero decidere colla spada loro diritti. i monastica in Monte-Cassino , c che
Nel HtH ebbe in dono dalla madre i eletto poi a governare la sede Iuitì-
fendi di Trexenta e di l’arle-llypis. Fu tana, la resse per alcuni unni con molla
I conte di Viflasor c da luì ebbe inco- fama di prudenza e d' iiitegrilii ( 1 ).

mìnciamento l’ illustre casata dei mar-


chesi di questo nome. ( Ved. Fara , lib. (i)Non c improl>al»ilc ebe Alberto arcìvcncovo
ili Tum's Ma Alberto che nel ii53 era
lo stc»»o
IV de reb Sard., fol. 589, 591 , 591.
.ibdlc ile) moniàtero tli 'Dicrgu in Sitnle^^iia , al
AI, ‘innr. del marq. de Coseoj. Ih. ge- A qiiaie Goiiiiario 11 «li Torre» cuiiceMe 1' escava-
iipnl. ). L’ altro é Giacomo Alagon , ziiiiic delie »alinc nella Nurra con piena frati-
clii^ia del dazio de su regnu cioè ihd dazio clic
della stessa famiglia del precedente ,
,

si pattava ai re|i;ctii lurrtUiiii patlront della \nrra.


nato in Gagliari nel 157.5, il quale ri-
donazione h
L* Nilo di ripurt.do «lai Gailul:i
nunciali i feudi paterni c la ricca for- ( //«jt Caìs.y pali. I, fol.

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,,

ALB (i'J

Unadunazionu fatta d:i Alberto nel 1 170 di sua moglie Preziosa di Florrulm o
a (lue nionisterii di Sarde^'iia, la (|tiale Urriibu o Arrnbu, degli altri vescovi
fu piibblù^ita dal Muratori nelle An- suoi sulTraganci (3) c del capitolo della
lichità italiane, e dal Galtola nella chiesa turritaaa , ridusse iu atto so-
Storia Cassi ncse rischiara grandemente lenne la tanto desiderata remissione.
le azioui pertinenti a questo vescovo ed Però, dopo sette lustri, questa re-
alla storia ecclesiastica sarda. Consisic missione medesima fu causa di contese
la medesinia nella remissione di due tra Biagioarcivescovo di Torres e i

censi fatta ai priori dei monisteri di monaci di Nurki. Pretendeva Biagio il


S. l’ietro di Nurki e di S. Gavino; per- pagamento dei censi arretrati mo- : i

ciocché costoro gravati di pagare an- naci allegavano la remissione fallane


nualmente ima libbra d'argento jier la dall’ arcivescovo Alberto. Si ebbe ri-

chic.3 a di S. Giorgio di lìarra/’ie (


o- corso alla sede pontiGcia ,
c il papa
dienio Baracci ) ,
c venti soldi pisani delegò Ricco arcivescovo di Cagliari
per la chiesa di S. .Maria di Gcnor o il quale per mezzo di Gregorio vescovo
Clieinor alle occasioni della consecra- ottensc o otlanense (
che tanto sem-
zionc degli arcivescovi tiirrilani ,
e braci voglia signiflcarc la parola t,u-
deU'arrivo del legato pontifìcio, aveano theusis del diploma ) ridusse le pari i

supplicato Rìn.aldo abate di Monte-Cas- a concordia, che fu scritta in allo so-


sino, che intercedesse pres.so l’arci- lenne nella chiesa di S. ALiria d’Ardara
ve.scovo Alberto per il condono di tali addì 5 maggio 1205. Ma non sono
censi (1). Alberto ne avea prome.ssa (|uesti i soli monumenti, nei r|uali si
a Rinaldo la remissione : ma non la faccia ricordo di Alberto arcivescovo

ridusse ad cQ'etto che dopo la morte tnrritano. un diploma piò antico In


di (piesto abate ,
e precisamente nel contenente la donazione di tre chiese

1 170. In tal anno era egli recentemente fatta nel G3 ali' cremo di Camaldoli
1 1

tornato da Roma alla sua sede (2), c da Atone vescovo di Gratta in Sarde-
memore della promessa fatta a Rinal- gna protesta il donatore di averne
,

do , e pressato dalle inslanzc dei mo-


( 3)
vcMTovi che aitsrnlirono a tal tloBazioiu*
naci , dopo aver ottenuto lassenlimento I

fiirouu, itie&scr Giovanili Saiga vc-Hcovodi Sorru


di Barisone di Laccon re di Ton'cs c
(
Sorrcs ) , tnesàcr (jO<>tatitìiu> de Lolla vosco\o

V di Ploaglie ,
mo.^ser At!»o o Alone vescovo di
(i) Scmiira che nr) ii<^o fos&e ccsvalo il Crasla, iiiessor Zaccaria vescovo d*Utlia (
Olilo-
co 5 Ìiimc ili trasferirsi i lr^ati puntiRcii iiHrisota, ca ) )
mt‘sscr Giuvauni ThcUc%escovo di Gi i-
c rlic ai (liPÌtti r a^li uRizi di tal Ici’aziune fus> itarda ( Giraclensis ,
Gisarcensis o tìisan'ìùensis
srro succeduti gli arcivescovi turrìLini : in op- episcopus ), c incisci Goflredo vescovo di Bosa.
posto non avrebbe potuto r arcivescovo Alberto L* abate del monisloro di S. Pietro di Nurki nel
condonare da se solo il censo dovuto annuai- 11^0 era Rinaldo di Ficarola. L’atto di reiuis-
inentc ai legati del pontefice. sione di delti censi è scritto in lingua sarda da
(a) Questa circostanza si rileva dalle barbare Pancaldo (
Panis-Calidus )
sccretario di Bari-
parole del diploma et ego pusco torrai re fio- sonc re diTorrcs, ed è munito del sigillo gen-
magna in Sardinia ,
le quali ridotte alla sin- tilizio di questo regolo. Nell’ atto simile ripor-
cera lezione sarda suonano; et ego posca tor-
, tato dulGaUola, fra i vescovi consenzienti alla
resi de Romagna in Sai digna eli* c quanto remissione vi è notato ancora Coiuita vescovo
dire; ed io litornai dopo da itoniagiia a Sardegna. d' Liipuria ( AiJipurias )

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,,, , ,

avuti) il foaseiisrt da Allii’rlo arciws- positrice di buoni versi ,


ma essendosi
eovo di Timtvs. Ivd inoltre il Vivianì abbandonalo ai piaceri dell’ amore o
produsse iu liii'C una dona/donc fatta della gola ,
mori della malattia [>edi-
«tallo stesso AIIhm’Io nel 1 17C ;
laonde ,
cularc (
Ved. PI in., II c. 53 - Pausai).,
per la testimonianza di tali diplomi I, V. 11 ; I 3 c. la. - -Aristol., Ilist.
Alberto governò per dodici anni la animai., V ca|). 31 ,
citati da Uober-
eliiesa tiirritana. ( Ved. Jinrnt., yiiiiich. slon ,
Star, dell' ani. Grec. ,
Ioni. I

lini.. Ioni. Il, disseti. o2, col. lO.ól. pag. 180).


- (ìaltola ,
Ist. Cassili. ,
pari. I ,
fol.

127 •, pari. Il, fol. 9"l-,"2. - .Mitlarel., AI.EO (


Fn.vscivSiio ) , fu professore
yipficiid. al toni. IC itegli aunuli ca- di diritto nell’ univei'sitìi di C.agliari
malli., col. 22, 2", 21. - Fara, lib. Il vei'so la metà del secolo Wll. E.ser-
ile rei). Sarti., fol. 21(i. - Vivianì, de citò nel tempo stesso 1’ avvocatura ,
e
prar. jur. pati-., pari. I, lib. Ili, ea[). 2, fu uno dei più valenti legisti sardi dei
fol. 71, num. Gl. - l’u.ssamar, Synnd. suoi lein])i. (’i rimangono di lui jiarec-
dioecfs. lurrit., pa.g. l."6. - .Maeliìn cliie consultazioni legali che con ipielle
de primat. ,
cap. ó.i, fol. 113 ). di altri giurisperiti sardi furono stani-
.
{Ulte in Cagliari nel 1637 in un volume
AI.C.MAN o AI.n.MFO.NE valente ,
in folio col titolo Consilia diversorum
poeta lirico die fiori G70 anni avanti auclonim (
Ved. Allegaz. c consult.
l'era volgare. Alami scrittori prelen- di vari doti. sarà, raccolt. voi. I in
iloiio eh’ egli fosse nativo di l.«acede- fol. - Manno ,
Sior. di Sard. tom. Ili

mone, altri che la sua patria sia stala {>,ag. 175 ).

Sardi in Lidia; ma i più, e fra questi il

Uobcrslon, si accordano neiraffermarc AI.EO (


Fn. Gionr.io ) ,
pio c labo-
che nascesse in Sardegna. Scrisse sei rioso scrittore che visse negli ultimi
Jibri in versi ed una commedia intito- anni della dominazione 'spaglinola in
lala Cnliinbosa, ossia le Immergilrici Sardegna. La sua {latria fu Cagliari.
la quale non pervenne sino a noi. Al- Professò la regola di S. Francesco nel-
«'.niano scrisse le sue poesie in dialetto l’ordine dc’cap{iuccini; fu {«rima lettore
dorico ; l’Iutarco ed Ateneo ne con- di filo.solìa c poi di teologia predicò ;

servarono alcuni frammenti,! ({unii sono con ap{)lauso in varie città del regno,
riportati nella raccolta dei lirici greci c sostenne molte onoriliclic incum-
falla da E. Stefano in continuazione del benze dello stess’ ordine. Lo studio
Pindaro ( 1560 in 16.“), e da Fulvio della storia patria, cui crasi ap|)licato
Orsino nella continuazione del libro fin dalla sua giovinezza. Io condusse
inlilolato Carmina noaem illustriuni gradatamente al conoscimento di molte
t'nemiiiarnm Anlwerpiae 1658 in 8.”).
( antiòlie memorie pertinenti particolar-
Questi medesimi frammenti sono stati mente alle cose ecclesiastiche di Sar-
tradotti in francese nelle Soiràes lit- degna. Lasciò sopra questo soggetto
/e»-«irei(lom 8 pag. 55 ), Aleniano amò due opere manoscritte ,
una intitolala
Megaliistrale domia di S])irilo e com- Sticccssos generales de la islaj rej iio

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,

AL E 71

de Sardi na, e l'tillra Hi si ori a crono- viceré di Sardt^gna , lo bandi dall'isola


logica de Sardfiìa ;
ijuella è iiii’aiii- per essersi mc.scolalo nelle mene che
pliGcnzionc iodigesta di'^li soriMt sto- diedero causa alla uccisione del viceré
rici del Fara e del Vico, con qualclie Caniarassa, dimenticando le is]>ide lane
addizione relativa ni tempi posteriori e il mansueto cordone del suo insti-

a quegli scrittori :
questa è una cro- tulo. Non si sa l’ejioca né il luogo certo
naca che comprende il periodo di 34 della sua morte sembra però che non
;

unni. La prima si conservava aulografa sia stala anteriore al 1684 (Ved. .Manno,
nella biidiotcca dei 1*1’. cappuccini S/or. di Sard .
,
lom, III pag. 493-94.
del villaggio di S. I.us.sorio. Peri» la - La Slarmora , f-'oyag. en Sard . ,
lib.

noncuranza dei eoufraielli che gli so- 1 cap. 3 pag. 69. - Bologna, ^lanual
pravvissero ,
e la rapacilii di molte de inemor. aiitig. de (^crdiììa ins.

mani sccolaresclic , le quali tanto piii pag. 66 ).

volentieri si appropriavano gli scritti


del P. Ateo, «pianto più credevano ALEPUS (
Salvatobf. ). l'no dei più
trovarvi stillato dentro tutto lo sciliile celebri e dotti arcivescovi della chies;i
jialrio ,
furono le cagioni ,
per le quali turrilaiia (1). Fu eletto m'civescovo di
«jiiel codice autografo è stalo smarrito, Sassari dal pontifico Paolo 111 circa
tii conservano alcune copie degli scrini r anno 15.”>9. Intervenne per cinque
del P. Aleo nel convento de’cappuccini anni consecutivi al concilio di Trento,
di Cuglieri ,
ed una nitidissima negli nella quale assemblea fu riverito |ier

archivi regi di corte in Torino, falla la sua dottrina e per la sua pietà.
eseguire dal conte Bugino ministro de- Nella sessione deir 11 ottobre 1531
gli affari di Sardegna Jicl mcinuraliilc disse al cospetto dei padri congregati
regno di Carlo Emmanuele 111. Gli an- un’ elegante orazione laGna in onore
nali del P. Aleo (
perciocché meritano dell’ augustissima Eucaristia ,
la quide
anzi questo nome che quello di storia), orazione é stata pubblicata dal Labbeo.
non sono privi di qualche merito, se Fu egli uno degli oppositori alla lunga
|iuò giudicarsene dagli esemplari giunti prorogazione dei decreti nel secondo
sino a noi c adulterati dagli imlutli e aprimenlo del sinodo ;
sostenne ,
es-
precipitosi copisti. A lui dobbiamo
molle importanti notizie ragguardanti
la serie dei regoli e degli arcivescovi (i) La patria di Salvatore AIcpus non ò an-
cora ben conosciuta. Il Vico e il Sogftio lo
cagliaritani. Però detti annali sono di-
dicono nato in V'.ilctixa : ma non apportano
fettosi per molli anacronismi ,
|>er la documenti in ajipojZ'^io della loro nniraziunc. Ii
pia credulità deU'aulore che prestò nel ViduI alpTina che Ì'o:>sc nativo di (filari. Il
l'ara, clic scriveva o vivente lo sle.wo Alcpiis
suoi racconti cicca fede alle stravolte
o |ioco dopo la di lui morto , lo chiama som-
leggende che circolavano a’ suoi tempi piirementc arcivescovo di Sussitri M.mcando
nella Sardegna , c sopraltutto per la jiorlanlo lioi ili nulizio certe, c tinche la vera
patria doir Alopiii sia iiio^iio chiarita la sua
|>rnlissilà con cui sono scritti ,
olla ,

qualità di arcivescovo turnUuo ci dà diritto a


<]ualc si arroge eziandio la mancanza collocarlo nclU sene dei vescovi uaziuiiaU che
deirordine. Il duca di S. Germano , iliuatrarono la cliicsa sarda.

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.

7'2 All
«ne (leiioidosa lu ilidiiaru'^ionu coa- toni. 8 col. 1096. - Fara lib. 4 de rch.
cìliai'u che cariiUerizzava pia l’o- Sani. fol. 415 , 418. - Malici, Sadt.
pinione (lidia concezione di M. r sacr. , fol. 165-66. - Vidal ,
jintnd.
senza peccato originale ;
perciocché Sard. , tom. I in cpist. praef. - l^lla-
aUcriiiava questa sentenza odendere
,
vicini ,
Istor.del cono, di Trenti, lib.

gli non soddisfare agli altri; poter


uni, 8 cap. 13 pag. 822, lib. 11 cap. 14 pag.
essere un seminario di liti, e suscitare 255 lib. 12 cap. 9 pag. 504. -
, .Arca ,

gli stessi scandali che furono al tempo de Sancì. Sard. lib. 2 pag. 28 ).
della puhhiicazione della sistina ;
e fu
egli ancora che con Agostino Lippo- ALIVF.SI ( Giovassi ). Giurecon-
niano, Claudio Jajo c Bonaventura Pio, sulto del seccia» dccimuscsto ,
nato in
dotti teologi dello stesso concilio ,
opi- Sassari daGiacomo Alivesi o Francesca
nò che nel decreto sulla giustiflcazione Sanuntello, nobili c doviziósi cittadini.
si spiegasse ,
essere l’amore iniziale Scrisse, un trattato legale intitolalo
uno degli per ottenere
atti necessarii traversine forenses , il quale è citato
la gìustijicazionc nel sacramento del- frequentcìncnlc dal Fra.sso Pilo nella
la penitenza. Ritornato l' Alepus alla sua opera De regio patronalu India-
sua «'de, ebl>e varie contestazioni con rnm ,
e dal Qiiesada Pilo nella Semi-
t^rolamo Corrige arciprete della cat- eenturia delle controversie forensi.
tedrale di Sassari, le quali furono de- Gli esemplari di questo trattato dell'
liiiitc da pipa Pio IV. C’Alepus scrisse Alivesi non sono pervenuti sino a noi,
varie operette di ecclesiastico argo- cppcrciò non possiamo fonnarnc*ve-
mento. Oltre r orazione recitala nel run giudizio. Però , se si può argo-
concilio tridentino ,
compose la vita e mentare da alcune consulbizioni legali
l'ollicio dei santi martiri lurritani Ga- in materia civile e criminale scritte
vino Proto e Giantiario (1) , ed una
,
da lui ili lingua latina e spagnuola, le
omelia latina sull’ invenzione e trasla- quali si trovano stampate senza data di
zione dei corpi di detti santi martiri, luogo e d'anno, e inserte in una col-
e sulla consacrazione della basilica di lezione di allegati c consulti forensi
Toitcs ,
la quale è riportala per iu- di diversi giurisperiti sardi (2), si
tiero dairArca nel suo libro de Sanctis può benissimo aITcnnare che l'Alivesi
Sardiniac. (\’ed. \’ico, fiist. gen. del era profondo conoscitore del diritto ,

rejn. de Sard. ,
parL 5 cap. 59. - e scrittore non inelegante de’ suoi
llardniii ,
A et. Cono. , tom. 10 col. 19 tempi. I,’ Alivesi viveva ancora nel
ad 109. - Labbè ,
Condì., toni. 14 col. 1614, giacché nei capitoli di corte,
1057. - Marlene ,
f'eter. monument. commentali dal Dcxarl, si leggono al-
cuni suoi memoriali in data di quel-
(i) III) oflìcio più antico di detti ss. Martiri, l'auno. (V. Frasso Pilo, De reg. patr.
slamjt.ito in Veitcria per relrum de Quarengiii
die Zonuidii MCCCCLX XX Xt' 1 1 ,wi vuluniclto
iii-i6, esiste nella colleziunc dei libri sardi editi (^) Qiiesl’aiilica colleiinnc formante un grosso
c tiiss. posseduta dairautorc del presente Dizio- voluiiir in folio è {ivissciiuLi tlairuulurc «Ji i|uc»
nario bio^ralico. sto I>i'/’.i(mario

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,

ALI 73
/n./. pt r tot. op. ,
c iii'ir iiid. degli e la lode alle azioni che l' opinione
rmt. eil. - (Juesiida l’ilo, Controv.Jhr. pubblica dislinse col marchio eterno
eap. a fui. 58 iiiiiii. 51 ,
cap. 47 fui. dell' infamia. L’.VIivcsi non possedette
532 num. 28. - l)c\art ,
Capii, cui-, il feudo donatogli dal governo spa-
f<-gn. Sarti. ,
fol. 904 , 906 ). giiuolo : ebbe però altre ricompense
che il duca di S. Germano viceré di
AIJVESI ((iiAcoMO). Fu Sassari sua Sardegna gli fece ottenere. Morì dopo
patria ,
e apparteneva ancor esso al- alcuni anni abborrito da tutti , desi-
l'ordine ecpiestre. suo nome c co-
Il derato da nessuno. (Vcd. llelaz. degli
nosciuto nella sarda per una
storia oiiiic. del march, di Lacotii del e.

ili ipielle azioni che p4ù degradano march. Camarassa ,


ms. - Manno ,
la specie umana. Il tradimento da lui Sior. di Sani. lom. Ili pag. 319 tino
usalo a Jaco|H) Arlaldo di Castelvì ,
a pag. 328. - .Mimaut, llist. de Sani.
marchese di (2ea, che nel 1671 grasse toni. 1 pag. 492. - Ved. CASTELVÌ
con linte lusinghe e sotto amichevoli (
Jacopo Arlaldo ). Gazano ,
Sior. di
sembianze a Sardegna, donde era pro- Surd. tom. 2 pag. 223).
fugo per la uccisione del vieerè Ca-
marassa lo resero da' suoi contem-
, AMANZIO (S.) Ved. Tt'RRITAM
|M)ranei c dai posteri contennendo. 11 (.ss. MAnTim).
Castelvì ebbe tronco il capo sul pa-
ti IkvIo, c fu compianto: colui che AMIRATO (
Mariano de ). Illustre
con arti ini<|ue tradillo, fu e sarà sem- gentiluomo sardo, che visse nel prin-
pre esecrato. Il governo spagnuolo cipio del secolo dccimotpiarto ,
e si

ricompensò l'Abvesi del servizio da distinse per la sua destrezza nel ma-
lui reso, consegnando alle forze pub- neggio degli Nel 1321
affari pubblici.

bliche il marchese di Cca, culla con- Ugonc ni regolo di Arborea Io inviò


cessione del feudo di Villanova e Mon- in missione straordinaria presso Gia-
tcsantu, che l'infelice Jacopo Castelvì como II re di Aragona, e gli diede
aveva posseduto: ma i popolani di importanti istruzioni per esibire a quel
Siligo e di Danari ,
villaggi attinenti sovrano la sua alleanza e l’ajuto di
al feudo medesimo, si sollevarono in Brancadoria suo antico confederalo
massa, nè vollero riconoscere per loro onde rendergli più facile la conquista
signore un uomo macchiato del sangue del regno di Sardegna. L’Ammiralo
di nn suo compatriota e dcH'onta della condusse felicemente a termine la sua
viltà: lezione memorabile di giustizia missione: animò c persuase il monarca
e dì onore data da popoli sconosciuti aragonese ad accelerarne l’impresa, e
e spn'zzati a chi dovea insegnare, non non dimenticò i vantaggi del suo si-
aj)prendere da essi che se talvolta ;
gnore e dei suoi amici ottenne da :

il tradimento giova, non però si ad- Giacomo li la conferma e l’ampliazione


«lice ai Iradiinenti il [)rcmio della virtù; della signoria d’ Ugonc negli stati di
e che invano il potere o la volontà Arborea; e per Brancadoria c Barnaba
di chi governa dispensa le ricompense di lui hgliuolì la concessione in feudo

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7i A M .M

(li liille le torre c cnsitdlu possedute dal liranuieo c lungo dominio ,


dall.a

(l;illn faiuiglin loro in Sardegiiu (N ed. gravezza dei Iribiiìi. il momento di


Ziirita, ytnn. <!e y4ra^. lib. VI, ea[). ó8 rompere le detestate eaicne era giunto;
e 45. - Vcd. L'GONE 111 regolo d’ Ar- maiieava soltanto ehi lo aceemiasse.
borea). Amsieora grida il nome di libertà, e
gl' indomiti pellili Sardi il nome di
AM.MOXIO. Ved. QULVTASlO. liberti) ripetono ferocemente. Carta-
Iriginc, sollecitata dai messi della Sar-
AMSICOHA. Famoso capo dei Sai"- degna, nscolU con gioia primi moli i

di-pcllili ( 1 ), riuoinalo nella storia per della ribcliionc, e Asdrubale invia su-
ilsuo odio contro i Romani e per il premo duce di poderosa flotta per
suo coraggio. Abbcncliè Livio, inteso aitare d'arme e di armati i pitnli ]>el-
solamente a raccontare i grandi fatti lili. .Ma fortuna di maro spinge alle
della rejniblilicaromana abbia par- ,
isole Ralcnri le ,
amiche navi
nfe an-

lato appena delle azioni di Amsicora, cora vedono i che Q. Man-


SiU'di lidi,

I)ure dal poco clic ne lasciò scritto lio Tunpiato arriva a Cagliari, c unisce
appare dio il suo amore per la li- le sue alle genti di Q. Muzio. Ven-
bertà, c gli sforzi da lui falli per ri- tiduo mila fanti ,
mille dugciilo cavalli
donarla alla sua patria, gli mcrilarouo sono l'esercito romano. Gli sta incontro
giuslamenle il nome di eroe. Anisi- r oste sarda comandata da Josto li-

eora, feroce per indole , fatto jiiii fe- glinolo di Amsicora. Ardimentoso per
roce dalla vita selvaggia negli asjvri gioventù, impaziente di riUtrdi, Josto
monti e nelle inaccesse foreste ,
è in- non rammenta più i consigli paterni,
solferenle del giogo e della superbia nfcaspetta che Amsicora ritorni con
romana. Uu' occasione egli aspetta di il campo. Of-
altre genti a rìnfoi'zare
scuoter l'uno o di abbassar l'altra; e fre la battaglia c cimenta le sorti : ma
(|uesta gli si apprcscnta. Era l'anno sconfitto dai Romani ,
lascia sull' in-
o37 di Roma : la re)iubblica gnmdava sanguinalo terreno tremila uccisi c
aucora di sangue per le ferite di Canne, ottocento prigioni, e si ritira col ri-
l’oehc soldatesche iu Sardegna stan- manente dell'esercito alla città di Cor-
ziavano: A. Cornelio .Mammula pretore nus (2). Arriva intanto la flotta carta-
dell'isola aQ. Muzio Scevola, imiierilo
delle s.ardc cose, elideva il comando; (a) Capitale (lei sardi polliti. Tolorameo nel
suo llinerni io la colloca tra le cilLà meridionali
iuacerbiti erano gli animi dei Sardi
della Sardegna. Il Fara nella Corof^rafia (lib. II
fol
)
die fosse situata nella regione
pensa
(i) I Sardi ahiUvano Io regioni mon*
pcllili oggi cliiamaU dì Montiverro. Le sco|>erte |x>ste-
dcllu Sardegna. Furono così cliianiati dalle riori hanno ennfermuto le congliietture del Fara ;
P'-llirce colle (piali si coprÌv.ino per dilVnder«i cd c ormai ricevuta archeologi sardi come
dal Ireddo c dall' iiiUuiijieiic delle sl.igioiii. Ne più probahilc 1* opinione «
clic rantica Cornus
parla Cicerone nei fraininrnti dell'uraziune prò stesse nella parte dell’ isola oggi appellata Pit^
vVVvmro Cluvcrio nella v9<m/. ani.
: c An- linuri. Alcuni coiumciitatori di Livio al lih.
tonino ucW Itinerario p 98 Gli alltiali aliiU- . XXIII, cap. scri.ssero; Cornuta caput re-
tnri delle rainjKigne di Cuglivri sono vestili alla pellitorum Surdorum , hodte Corneto
tzionis ,

loggia dei sardi pcllìli. hnuJ procul a muri ad Teriuum Jiumeu. Ma il

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ANC 75
{^illeso, e Amsicora unisce aU'csercito si uccide. (VeiL Livio lib. XXlll ciq>.

iillouto le sue genti. Altra lolla si aj>- 21, 30, 32, 3'!, 40 e 41. - Floro lib.

|>arecehia piii iiieinoramla e più cru- Il cap. 6. - Silio Italico ite secuniio bello
<lele. 11 prode pellita spinge audace- l’un. lib. XII. - .^Ialino Star, di Sani.
iiieute contro Manlio tutto il nerbo toni. I pag. 95 lino a 107. - Mim.aut
delle sue truppe : il console romano J/ist. de Sani. ton\ I pag. 35, 34, 35,
gli va all' incontro, c li due eserciti e lom. Il pag. 365).
si alIVuntano insieme. Memoria delle
iinliclie vittorie, discij)lina, coraggio ANClllTA ( Sai.vatore ) ,
nativo di
anima le romane schiere: odio, ven- Sedini, il quale, dopo aver commesso
detta ,
amore di libertà inlìamma i molti e barbari omicidii per ispirilo
Sardi .alla pugna. Per quatlr’ore si 1659
elferato di parte, fu ucciso, nel
r ombane con vario evento, pende per dando esempio hde di generosità d’a-
<|nallr’ore incerta la vittoria. Prevalse nimo , da cui appare quanto negli
linalniente la fortuna romana: carta- uomini stessi rotti ad ogni mal fare
ginesi c sardi sono rotti e fugati : la sia polente il sentimento dcH'onore ;

ball.-iglia diventa strage. Nel folto della raggio di virtù che brilla talvolta in
mischia cade Josto che primo tra va- mezzo alla fosca luce de’ più enormi
lorosi disperatamente combatte (1): delitti. Francesco Brundanu ,
nato in
periscono con lui dodicimila Ira sardi Sedini ancor esso e capo d’una fazione
e cartaginesi ;
e ventisette vessilli ,
e potente, inimicava all'Anchita per an-
meglio che tremila prigioni (fra i quali tichi odii di famiglia. Mogli, figli, con-
A.sdrubale ,
Annone e Magone) caduti giunti uccisi da ambe le parti erano
in potere del nemico fanno memorabile sangue che inferociva gli animi dei
de' Romani la vittoria. Amsicora con crudi isolani : frequenti e erudeli si

)>ochi cavalli scampato alla strage, corre avvicendavano le vittime e le vendette.


incerto per tutto il giorno che ancora 11Brundanu, condannato a morte e ri-
rimane; e forse ncirindomabile mente cercato col taglione , mena per aspri
volge pensieri di nuova e feroce guerra. balzi vita incerta, solitaria ed ansante.
Ma poiché uno de' suoi lidi pelliti gli Dopo alcuni anni ò scoperto in ermo
apporla il triste annunzio della morte dirupo dai soldati regi che aliavano
di' Josto, non vuol sopravvivere al per le sue tracce. L’oscurità della notte,
Hglio nò alla libertà perduta : aspetta gl’inospiti e segreti sentieri da lui co-
il silenzio della notte e colle sue mani nosciuti lo scampano dall’ imminente
i
pericolo. Fugge da uno in altro luogo,
Cnrneto tloi conìTncntntori di Ijtìo non c.sislc e da uno in altro Inogo le vigili sol-
in Sardc;n». Il Miuiaut (Hist. de Sard.y lom li,
datesche lo inseguono. F,rrando cosi
|
ng. 3Gf> )
crrdc (lic V aulica Contus
dove sta o^gi il villaggio di Padria.
con incerto consiglio arriva (ìnalmcnte
(t) Silio Italico racconta clic il colpo clic ad una grotta che a simiglianza di pro-
(ilLcrrò Josto partìdulia mano di Ennio, il
fonda caverna si apre nel dirupato
<|iialc iiiililavii come centurione nelle fìle rt><
masso d’una montagna: quivi egli crede
mane ( l)e steund. lieti. l'un. ,
lib. XII ,

34a-4.9 ). aver trovato la sua salvezza. Ma ecco

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7(i A >• K
all’iiiolli'.'irsi in qiiull oseiim recesso di età di settant’anni con fama di straor-
belve ,
gli si pura innanzi Sulvntore dinaria virlir Le eronuche domenicane
Aneliila e eiiH|iic nkri incsoruli coni- lo (pialiUeano per nomo di santa vita,
pugni (Ielle sue vciulelle; manca allora e raccontano che il suo corpo è cu-
al liruiulanu il coraggio, nè vedendo .stodito con molta venerazione nella
|MÌi scampo alla propria vita ,
gitia le città S. Raimondo. (Veli Ardi, convenl.
armi per (erra, e chiede dal suo nemico S. Sebast. Sacer. , e l'Archiv. Con-
la morte. Tolga Iddio, ripiglia fero- vent.S. Domiti. Ca/((c. citato dal Sunna,
cemente r Anchila ,
eh’ io macchi ili Festiv. Cult. Introd. nuiu. 43).
tanta itìfamia il mio nome: a morte
io ti cercavo j
ma solo ;
ora .... io ANGELERIO (Qitsto Tiberio). Fio-
cinto d’armati e tu inerme.... l’ uc- rì nei declinare del secolo deeimose-
ciderti saria viltà. Vedi là (e accen- sto, ed esercitò la medicina con molla
nogli i soldati regi che salivano fret- lode di buon ingegno. Il Surreda nel

tolosi per l'erta del monte) quanti si suo Diario citato dal Bologna lo dice
avaiiiano per darci assalto: orsù ri- nato in Alghero da padre siciliano che
prendi Tanimo tao feroce f eccoli le attendeva alla mercatura ; però non
armi... sarà una la nostra sorte , o osiamo afl'ermare che sia questa ,
anzi
qui vincere , o qui morire. E tale fu nemmeno che sia la Sardegna il vero
qual disse ,
perchè nella zuffa colle luogo della sua nascila. Scrisse In
soldatesche Francesco Rruiulanu e Sal- Storia della pestilenza che Serpcggii»
vatore Anchita perirono : uomini effe- in detta città nel 1382-83, e la dedicò
rati è vero, ma uomini generosi. Che a D. Michele .Moncada viceré di Sar-
se la sventura trascinò rAnchita d’uno degna. Nella medesima l’Angelerio fa
in altro delitto, tale però e sì grande una vivacissima descrizione del morbo
è l’atto di ^ irtù che usò al suo nemico, c dei metodi da lui adoperati per gua-
che rimarrà illustre cd eterna del suo rirlo; Eetypa pestileniis
è intitolata :

nome la rimembranza. (Ved. Sum. de status Algheriae Sardiniae anni


cns. var. por el for do Qerdeha fol. LXXXIl et III supra ad il- MD
1C, ms). liistrissimnm D. Micìiaelcm de Mon-
cada regni proregem. Non vide mai
ANELO (Fn. Ma.s.simo). Pio religioso la pubblica luce, ma se ne conserva
dell’ordine di S. Domenico, nato in un testo a penna ,
come riferisce il
(’<agliari circa il 1615. Lesse lilosofìa .Manno (1). (V’ed.Boloùa Man. de meni,
e teologia in vari! (moventi del suo ant. de ^erd. p. 47. - .Manno ,
Stor.
ordine in Sardegna, e poi andò a Spa- di Sard. toin. Ili pag. 268).
gna, dove per la sua prudenza gli fu

(dfidalo il governo di diversi altri con-


(i) Sebbene ciò aflornuamo coirautoriU del
venti nella provincia di A’ragona. Resse dotto islorico di Sardegna ci pare non per-
,

per nove anni 'la casa professa di S. tanto probabile che trovandosi già in quel
Domenico tempo introdotta nrll'isola Tarte tipografica lo
nella città di S. Raimondo ,

scritto dcll’Angrlerio sia stalo pubblicato colle


in Catalogna : colà cessò di vivere in .stdiiipe.

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.

Tolti iltT huuir.ilt Stirri Tu II/T

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,

AA <; 77
ANf.ELO o AXCiELIO (Xi< oi.ò). Pie graiiinialicali , e poi lo mandò a Sas-
>ro Ruruiaiino juniorc lo dice nativo sari per coiiliiiuarvi i suoi studi; colà
<li Buccina ;
ma il Dauci nel gran Di- lo accolse I). Gio. Antonio Arras altro
zionario francese e latino afTerma che suo zio materno, pio e dotto eccle-
iinc((ite in Teninda di Sardegna, ^'i.sse siastico ebe fu prima decano della
,

nella prima niciù del secolo XVI ;


catleilr;de turrilana ,
e poi vescovo di
scrisse una di.s.serlazionc per provare Ampurias. Nel collegio Canopoicno ,

4'lie Cicerone è il vero autore dei libri appresso coHocato, intra-


in cui fu in

rettorici ad Erennio, la quale fu inse- prese e terminò gli sludii lilosolici e


rita nciredizionc delle oratorie cice- legali: i minori gradi accademici ot-
roniane sUtinpalc in Basilea nel 1511. tenne con distinta lode di buon inge-
Però il Daiiet non apporla dociinienti gno: e nel 1771 fu addotluralo in legge
in appoggio «lei suo asserto. Se fosse nella R. l’niv creila di Sussari. Ebbe
pnnato clic Buccina è Pisola di Ta- allora desiilerio dì ascriverei alla com-
volava adiacente alla Sardegna ,
l’An- pagnia di Gesii; ma il giovanile ed im-
geliopcr raiitorilàuiicoradel Bnrmanno maturo pensiero fu stornalo dalli zii,

.sarebbe sardo di nazione. E forse si che nel 1773 lo mandarono a Cagliari


potrebbe congbiellurare cognome
clicil per farvi la pratica forense: di questa gli
di -^nj'clio sia una sincope di An^e- fumaestro D. Gavino Nieddu, uè dolio
li-rio; (Ved. Burinan. l'raefat. in Uh. nè indotto giurista di quei tempi, il
Jtrlh. ad Herenn. pag. 37. t Danct quale ascese poi ai gradi piii luminosi
grand Diclionti.fram-. lai. Lit. AX(ì). della magistratura. Fu |>rima ilotlorc
di collegio ,
|H)i professore di legge
AXGIOY ( Giovan AEuua ). In Bono nella università eagliaritana ,
da qual
capo-luogo del Goceano nacque nel seggio passò a quello più importante di
21 ottobre 1731 da Pier Francesco giudice delia reale udienza: ebbe fama
Aiigioy e Margherita Arras, nobili c di dotto ed integerrimo miigistralo. Nei
ricchi possidenti di quel villaggio. Fn 1793 contribuì con partcolari dispendii
il secondo di quattro tigli (1) nati da Sardegna dall invasionu
alla difesa della

tal matrimonio nella sua fanciullezza


: francese: quesTazione gli acquistò po-
rimase orfano di madre, la quale morì jiolarità nella moltitudine, favori e lodi

«li parto in età di trcnt'aimi, e poco dal governo. La can'iera |>olitieu che
dojto gli niaflcò pure il padre, clic nella da Ud punto percorse l’Angioy costi-
sua vedovanza uvea indossalo gli abili tuisce un’epoca memorabile negli An-
Taddeo Arras suo zio
.sacerdotali. D. nali della iSante:;na : legata intima-
materno ebbe cura della sua educa- mente ai falli ed alle vicende della na-
zione lo iniziò prima nei rudimenti
: zione, aH'istorico anzi che al biografo
s'appartiene il descriverla. Ne diremo
(i) Nu’dIò An^ioy suo ro.T(;^iorc fratrllo fu perciò quella {rarte sola che può ri-
.uWluttoriiln in teologia alihracciò lo sUlo er-
,
schiarare imomenti più solenni della
Ht‘>iaslÌ£o, c fu urciprclo della raltrdrali* «• vi'
«.^riu capitolare drlla diuersi di Nuoro allmclic
sua vita. Nel 3 febbraio 1796 il mar-
,

di nuovo riitalùlivasi rpulla sede vcscoriio. chese Filippo Vivulda viceré di Sar-

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, ,

78 A A (i

tli'gnagli confcii ampio potere sul eapo s])inse le sue genti Uno a ()ui.slano, e
sellcntrionulu dell' isola; e perchè alla quivi ferniossi. Spedi messi a C:<gìiari
iiHporlanza della missione corrispon- e dal viceré c dagli stauiciiti chiese
dessero le forine ,
Alternos chiaiiia- l'abolizione del feudalismo.Nuovo, ar-
valo con vocabolo cancelleresco, de- dimentoso era il mo<lo ; nè il governo
notanlc la potcslà suprema nel civile comportollo. Spedi contro l’Angioy che
e nel politico reggimento. L’assedio fermava ancora sue sUinze in Orislanu.

]H)sto olla città di Sassari nel 28 di- E r Angioy ,


non piò pmlrone degli
cembre dell’anno precedente, le tur- eventi ,
nè fidando nei consigli pre-
bolenze indi seguite ,
e lo spirito di cipitosi della moltitudine disordinata
rivolta che già prorompeva dapper- che lo avea seguito, ritornò a Sass;iri

tutto nel Logudoro per abbattere il feu- pochi giorni dopo, dacché n’era par-
dalismo, furono le cause di tal mis- tito. Abbandonò poi l’isola per sempre ;

siouo affrettata e straordinaria. L’An- riparò prima in Corsica, poi in Lom-


gioy ebbe incarico di sedare i tumulti bardia; salutato in Milano il guerriero
di ricliiamaro all’ ordine e alla tran- famoso eh’ empiva l’ Europa del suo
quillità le popolazioni: il go>erno fa- nome e delle sue vittorie ,
si trasferì a
ceva fondamento nella sua attività , Livorno. Saliceli c i generali Belleville
nei suoi lumi ,
nella sua prudenza. Lo c Voubois lo conobbero, e gli furono
S[iirito conciliatore del cav. Angioy generosi. Finalmente, lasciaUi ritalia,
non ebbe forza a comprimere renergìa fermò in Parigi la sua dimora ; colà
dei popoli logudoresi già esacerbati visse privaUimente due lustri c mez-
contro il dominio feiulalc : l’ atto di z'alt co non
mori nel 22 marz;»
iutiero;
confederazione del 17 marzo 1796 , 1808, lasciando eredi del suo nome e
con cui quaranta villaggi del capo set- delle sue fortune in Sardegna tre lìglic
tentrionale giuravano solennemente di
non pili riconoscere, nè voler dipen-
lioni puìtliUcu colle stampo in Sassari i! sc>
dere dai baroni, non lasciava piu luogo
guentc cltigraiiima ;
a rimedii miti o non interi, h' Alternos
J$'mn furens fremìt arma iocerj Macos$ip%ii
lo riconobbe, e s'appigliò al partito di
tnìnistras
avvalorare col suo potere le domande Ni (Uderit^ srrvnt mox doldt
dei comuni confederali. Nel giugno del Spes est qui<ine sUn^ si»es J'tdii nescia: 'J'hrt'ut*
Sequanne et Krid.mo nunciet^ ac J'fuimcsi
1 796 parlida Sassari voler udire ,;
tHumbens hinc Juster meritns Aqtiilonis ad irai
ei diceva, voler sopravvedere per se Punere peijidiae mttrmura discet iners.
stesso ni bisogni delle province logu- Qaique suis mado pentrepuit ventotiitr otit
doresi. I deputali dei comuni, c nume- Se sua praeirefHdi> vondet in aiitra pede.
.titrum quid pluudm inivrsit quid mascuLt
rosi drapelli nazionali lo accompagna- prfìsit
,

rono. La sua marcia rassembrò quella quid Pftryqùi^ qnidve mattare *

di un trionfatore. Ma in .Maeoiner gli Grex bipedutn sero sapiens tUìtinc norerii es


lex
il passo (I): supcrollo,
,
fu contrastato
Ncc posihae retiis ì'*‘tinlas instar rrit,
Oinùiar ! armato ne qua cnnttndat inertt.i>

(i) In Ulc occasìauc t'raticcsi.'j Cal- t/eios semidco ^ setmdeuscc i)eo.

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,

ANS 79

avute dulia sua unione con Anuica Bei- vano per essere ascritti alla coiup.a-

grano, ricca ed onesta feinmina caglia- giiia, fu direttore e maestro. Rinunziò


l'iLina, che gli avea a|)porlato sessiiiila la prima volta al provincialalo per spi-
mila scudi di dote. Di lui già morto rilo di umiltà; ma
la seconda fu co-

.scrisse celebre isterico italiano questo stretto ad acccttaiio. Le sue missioni


concetto: fa uomo tanto più vicino alla ]ier la cpaversione delle anime rima-
modesta virtù degli antichi ,
quanto sero per lungo tempo in rinomanza :

più lontano dalla virtù vantatrice dei le più famose furono quelle del 1C37
moderni (V'ed. Aztini, Tlist de Sard. e IGIO da lui fatte in Alghero e nella
loiu. I, pag. 231-32-Ó3-34. - Miinaut, Gallura. Il duca di Avellano viceré di
tlist. de tsnrd toni. Il, p.ag. 235 lino
,
Sardegna lo inviò nell’ interno deU’isuta
a 241. - Boti:», Star, d’ hai. dal 178!) per spegnere eolia sua voce le funeste
ili appresso, lib. V e VII.). fazioni che la desolavano; il P. Ansaldo
riempi con successo rapostolico suo
ANSjVLDO (P. Gmor.Avo). F.bl>o i ministero: fu angelo di pace che am-
suoi natali in Sassari da Giovanni An- mansò .gli animi, e angelo di pace era
saldo ed EIcna Esgreccio, nobili e vir- chiamato comunemente. I>a |iroviucia

tuosi cittadini, nel 20 gennaio 1598. di Sardegna lo elesse due volle suo
l’ra il maggiore di undici fratelli; fu procuratore a Roma, dove si trasferì
educato con molta diligenza dai suoi nel 1651. iMorì di gocciola nel 2 feb-
parenti e dimostrò sin dalla fanciul-
,
braio 1652 nella suddetta metropoli
lezza uno spirilo di divozione c di let- del mondo cristiano. Mentre v iveva
tura superiore alla sua etìi. Nelle scuole desiderò vivamente di andare ulte In-
gesuitiche, le quali fiorivano nella sua die per predicarv i il vangelo ,
e nel
patria, apprese i rudimenti di gram- morire lasciò fama di santità. Il P. An-
matica c di umane lettere. Per questi dradc scrisse più dilfusamente la sua
suoi studii si allezionò allu'compagnia, vita ( Ved, Andrade , t’arones illu-
marzo
nella quale fu ricevuto addi 31 stres ce. ,
lom. Il, fol. 68 e scg. - P;i-
1613j,Nel noviziato era proposto ai ti'ignani ,
Menotogio ,
cc. pag. 28-29 ,

suoi compagni qual modello di virtù. mese di febbraio ).

Studiò iìlosolia e teologia con lode di


<vttiino ingegno; le insegnò jioi con ap- ANSALDO PILO (EnvNcF.sro). Na-
plauso universale. Ricevuti ch’ebbe gli tivo di Sassari o giuresconsnlto di-
ordini sacri ,
si dedicò tutto allo studio stinto de’ suoi temjii. Apparteneva a
della perfezione cristiana; umiltìi, ora- una delle più illustri famiglie della sua
ziouc, penitenza erano le virtù da lui patria, e visse verso c do)>o la metà
esercitale con maggior zelo: quindi i del secolo XVII. Il Cossu nelle IVotizie
suoi^ eoncitladini lo veneravano qual di Sassari fece dell’Ansaldo un pro-
uomo che a gran passi si avviava alla digio di scienza c di v.alore, e ne for-
santità. Del •collegio gesuitico di Sas- mò il soggetto di strani racconti che
sari fu ministro c rettore; dei giovani il Manno confutò lienissimo nella sua
ntleli che le prime anhic prove face- storia. Peri) dui monumenti che ci ri-

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, n

80 A>T
iii;m;T<)no ,
se non n]>parisrc il mara- materiali per scriv ere le gesta di questo
viglioso raeeontato dal Cossu ,
risiillu siinto martire, contenute nel suo libro
elle r Ansaldo fu -nomo di merito di- De Sanctis Sardiniae. Nel medesimo
stinto. Fcee i suoi studi nell'iiniversilà si leggeva che S. Antioco era medici) di
di Pisa, lanreossi in diritto civile e ca- |)rofessione ,
eh’ era stalo prima mar-
nonico , e nella stessa università pi- toriato nell’ Africa, e poi rilegalo nella
.sana fu pubblico insegnatore di logica. penisola di Solci (odierna s. Antioco),
Scrisse un trattato legale intitolato De una delle adiacenti alla Sardegna nella
jnrìsdictione, il quale à citato dal Krasso parte meridionale. Quivi il santo servo
l’ilo neU’opera sua De regio patronatu di Dio menava in un antro vita soli-
Indiarum. Non sappiamo se il mede- taria e penitente ,
locclii- risaputosi dal
siino sia stato impresso-, ma se ne preside romano che sopraslava al reg-
conservava, non sono molli anni un ,
gimento della Sardegna , mandò suoi
testo a penna che per l’incuria dei j>o- satelliti per obbligarlo ad abiurare la
steri andò perduto. Francesi’o Ansaldo fede, e se resistesse, martirizzarlo. An-
occupò in Sassari la carica di regio vi- tioco dimostrò in questa occasione lulla
cario cli’era tanto importante ai tempi la costanza di un vero seguace di G.
del dominio spagnuolo in Sardegna. Già si disponeva a sotTrire altra volta i

Morto Enrico de Sena governatore di lornienli che gli erano apprestali ditlla

Sassari c Logiidoro, resse il capo set- Imrbarie dei pagani ;


quando messosi
tentrionale col titolo di luogotenente in orazione per ottenere dal ciclo la

governatore. Finalmente nel 168G il forza necessaria per sostenere i .suj>-

comune dì Sassari lo. nominò suo sin- plizi venne meno con prodigiosa e
,

daco residente presso la corte di .Ma- beatissima morte. 11 Martirologio di


drid. (Ved. Fabroni , Hist. accadem. Gregorio XIII, ed il cardinale Baronio
Pisa. tom. Ili pag. 690. - Frasso Pilo, negli Annali ecclesiastici approvano
De rcg. patr. Ind. tom. I cap. 23 fol. gli ulti della sua vita c martirio. La
197 , e tom. 2 nell’/m/. degli Aot. - chiesa sarda fu commemorazione del
Dexart ,
Capii, ciir. regn. Sard. fol. transito diquesto santo martire nel
r»20. - Cossu, Notiz. di Sasf. cap. 12. giorno 13 di novembre. S. Antioco ii
- .Manno, Stor. di Sard. tom. Ili pag. veneralo come patrono nella diocesi
Ì75-76 in noL - ìndie, de las cns. di Cagliari. L’ antico tempio di Solci
memorah. de la Ciud. de Sacer. ms. e quello di Bisarcio sono stati eretti
leL S. ann. 1686). sullo la sua invocazione; primo dalla
il

|>ietà dei fedeli , il secondo da Tor-


* ANTIOCO (S. Mart.). Fu martiriz- chitorio regolo di Torres. Le reliquie
zato sotto l'impero di Adriano, 1 23 anni di S. Antioco furono discoperte nella
dopo G. C. Ne fanno menzione tutti gli penisola di Solci nel marzo del 161.3,
antichi martirologi citali dal Ferrarlo, e Iraslate nell’aprile dello stesso annt>
dal Tillemont e dal Mattel. Nella chiesa alla cattedrale d'Iglesias ( antica D Ut
solcitana esisteva il codice niano.scrilto Jù-clesiac). .Scrisse la vita di s. Antioco
della sua vita ,
dalla i|uale l'Arca tolse i
|
martire, oltre l'Arca suddetto, il i‘.

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, , ,

AQn 81

Dimns Serpi nella Cronica dei santi Cocns nel suddetto anno 1667, voi. I

di Sardegna (
Vcd. Ferrar. ,
in calai. in 4.°. fC dedicala a donna Giovanna
Ss. hai. - Tillcmont, Mémoir. pour de .Moura, figliuola del mentovalo mar-
Servir à l’histoire des six premiers chese di Gislel-Rodrigo. Il P. de Aquena
si'eeles. - Maltei ,
Sard. saer. cap. 6. aveva altresì com|>osla una relazione
- Fara ,
de reb. Sard. lib. I fol. 140, istorica della miracolosa immagine di
111. - Piolo, de dir. crucif. loin. I N. S. di Montserrate venerata nei Paesi-
fol. 139. - Arca, ile Sancì. Sard., lib. I Bassi ,
intitolandola Mjsterioso Moni-
pag. 9 fin. a pag. 31. - Serpi, Cron. serrate ;
ma prevenuto dalla morte non
ile los sant, de Qerd. , lib. 1 pag. 8 potè darle compimento, e rimase ine-
fin. n pag. 27 ). Il P. Pioto nell’opera dita per testimonianza del medesimo
de Christo craciji.vo ( toni. 1 png. 415 )
Forcada ( V’ed. Forcada Scrmon de ,

jiarla di un altro S. Antioco (se pure N. S. de Bolduque in epist. praefix. ).


non è l’rstcsso), del quale nel 1614 Non bisogna confondere questo con
fu ritrovala nell’ antica liasilica di S. altro P. de Aquena chiamato fr. \'in- ,

(Ialino di Toircsla seguente iscrizione; eenzo dell’ordine de’ predicatori ,


nj-
S •
ANT.';"». livo ancor esso di Sassari ,
il «piale fu
il fondatore del convento di S. Dome-
AQUF.NA ( Fa. Gavino de ) ,
dotto nico intra muros «Iella suddetta città
religioso francescano dei minori con- (
Ved. Diago, llist. uirag., fol. 294
ventuali, nato in Sassari verso il 1600. col. 4. - Vico, llist. gen. de Sard.,
Falli gli studi riiusolìci c teologici, si pari. 5 fol. 7. - Archiv. Conv. S. Doni.

a|)])licò particolarmente alla predica- Calar. - Sanna,' Pesi. cult. ee. , n. 33).
tura, nella quale si acquistò nome di

V aleute oratore. Fu predicatore di corte AQUENZA MOSSA (Pietro). Nacque


di Filippo iV re di Spagna. Il marchese in Tempio, città primaria e cap«»-luogo
di Ciastel-Rodrigo ,
già viceré di Sar- della Gallura ,
da parenti agiati «li

degna ,
di cui il P. de Aqiicua si avea •civile condizione «l«qx) la metà «lei

acquistata la confidenza lo condusse


,
secolo XVII. La prima istruzione di
seco nelle Fiandre spagnuole ,
allor- lettere ricevette dai PP. delle scimle
ché fu nominato governatore dei Paesi- pie, i quali aveano aperto pochi anni
Bassi c del contado di Borgogna. Colà innanzi pubbliche scuole di latinità

il P. de Aquena cessò di vivere nel nella sua patria, e sifTaltamcnle inna-


1667. Abbiamo di Ini varie orazioni moro.ssi dei maestri e delle lezioni
[lanegirichc pubblicate colle stampe: la loro, che vesti l’abito del Calasauzio,
pregevole é quella in onore della
|)iìi ricevendolo dalle mani medesime del
famosa .Madonna di Bolduipie, chiamata provinciale dell’ ordine in Sardegna :

de la Ihdzura ,i\a lui delta nello stesso ma poi si mutò di volontà , c ritornò
anno della sua morte , voltala in terza alla casa paterna. Dopo «picsla diser-
rima castigliana da frale Anseimo For- zione giovanile studiò medicina ,
c in
eada dell’ ordine di S. Benedetto ,
e «(iiesta fac«)llà fu athlolloralo nella R.
stampala in Bruxelles coi tipi di Pietro l'niversilà di Sassari. Ebbe a maestro
yol. I. 6

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. .

82 Al 'C

Gavino Farina rinomato medico df mata comunemente medicina legale.


quei tempi. L’arte sna esercitò in L’ altra opera sua più conosciuta è
varii luoghi dell’isola, ma specialmente quella intitolata Tractatas de febre
in detta città di Sassari. Amore dello intemperie, sive de Mutaciones vul-
studio, desiderio di acquistar lumi ed gariter dieta regni Sardiniae , et ana-
esperienza nella medica palestra lo logice aliarum mundi partium } in
trasse fuori della sua patria per eru- varios sermones divisus , veterum et
dirsi nelle più colte città d’Italia. Pisa, modemorum medicorum doctrinis il-
Roma, Firenze vide per alcun tempo; lustratus etc. Matriti ex typographia
in Pavia jiih lungamente solTermossi. Emmanuelis lìuiz de Murga ; anno
Dall’Italia veleggiò alla Spagna , dove 1702, un voi. in 4.°. È divisa in otto
si acquistò nome di flsico valente. Fu sermoni, e dedicata dall’autore a I).
protomedico generale di Sardegna ,
Fernando Moncada, duca di Montolto
ed archiatro onorario dei re cattolici e principe di Patemò, figliuolo di quel-
Carlo li e Filippo V. De’ suoi scritti due r istesso duca di Montalto , al quale
opere sole ci rimangono. La prima fù il Farina aveva dedicato il suo medi-
stampata in Madrid nel 1696, ed ha per cinale patrocinium. Q soggetto di que-
titolo: De sanguims missi.one libri st’opera è il medesimo che molti anni
quibus accedunt fragmentum ad doc- avanti avea già trattato il Farina con
triiiamde venae sectione pertinens ,
felice successo, e potea per avventura
atque historia quaedam de veneni sembrare inutile una nuova trattazione
cxhibiti suspicione. In questa operetta, sopra la stessa materia', se l’Aquenza
che può dirsi la migliore dell’Aquenza, sul bel principio non avvertisse i let-
egli imprese a combattere le dottrine tori,ehe gli esemplari dell’opera del
del famoso Porzio contro i salassi, Farina erano divenuti rarissimi al suo
e fondato negl’invariabili fondamenti tempo , e che il ripetere alla gioventù
dell’arte attaccò di fronte il pernicioso medica di Sardegna i prineipii e le le-
sistema e i fallaci argomenti di quel zioni del dotto archiatro sassarese ,
novatore (1). Le due accessioni, o ap- r ampliarle con nuove aggiunte , e cor-
pendici, sono piuttosto consulti che reggerle laddove fossero mancanti, era
scritti polemici ;
e come in entrambi opera, non che utile , necessaria. Però
traspare la profondità delle sue cogni- com’egli riuscisse in tale assunto noi
zioni, così nella seconda aggirantesi non .vogliamo giudicarlo : diremo sol-
sul preteso propinamento di veleno, tanto dell’ opera sua quel tanto che a
si riconosce la sua perizia nella im- noi imperiti dell’arte è dato conoscere,
portante parte della medicina, chia- lasciando ai medici intatto il diritto di
meglio e più ampiamente giudicarne.
Lucantonio Porzio aroalSUno, fzmoao me-
(i)' Tratta l’Aquenza in otto sermoni del-
dico dei suoi tempi. Fu professore di medicina r origine delle qualità e -degli eliciti
,
in Roma dal 1690 in appresso. Fra le tante sue
dell’ intemperie sarda, delle varie opi-
opere ve n*ha una intitolata Erasistratus siVe
de tanguinis mistione i questa che l’Aquenza
,'
nioni dei medici sn tal materia ,
e del
prese a comhatterc. metodo da adottarsi per guai'irla. Più

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, , ,

ARA 83

ingegnosa che vera sembra relimologia e (


cosa strana ma pur vera ,
perchè
domi’ egli vuol derivalo il vocabolo in- era canone medico de’ suoi tempi )
temperie quasi significasse una ma- altri sono i medicinali che prescrive
lattia in tempore veniens perchè si pe’ ricchi ,
diversi quelli che consiglia
contrae quasi sempre in certe deter- pe’ poveri: la salute era un capitale
minate sthgioni che sono l’ autunno e che gl’ l[tpocrali del secolo XVII ven-
restate; nè vera, uè ingegnosa è l’al- devano a peso d’oro. Finalmente il
tra che l’Aquenza vuol trarre dal me- sermone ottavo contiene i precetti più
todo di vita dei suoi compalriotti che salutari per preservarsi dall’iiilempe-
chiama intemperanti ^uia Sardi in- rie, e fra i medesimi l’ autore loda
,

temperanter rieunt; derivazione ingiu- come buono Tacolo composto cou


assai
riosa alla patria ed all’antore medesimo, radici di giunco odoralo. Lo stile ado-
il quale ,
se non si fosse piaciuto nei perato dall’ Acqenza nello stendere que-
sofistici abbindolamenti delle novità sto suo trattato pecca in alcuni luoghi
etimologiche, la piii sensata derivazione di stentata' ricercatez^ p in alcuni, di-
della intemperie avrebbe ritrovato nei scende sino al trivio del più barbari
libri del suo maestro, che dalle varia- latinismi. Così p. e. quando egli ri-

zioni della temperatura atmosferica ri- corda ch’esercitò in Sassari la sua pro-
peteva la vera origine di tal vocabolo. fessione ,
scrisse con franca bonarietà :

Il sermone secondo si aggira sulla de- dnm Saceris medicinam facerem\ ben
finizione, sui sintomi, e sulla natura dissimiglianle in tal rispetto dal suo
dcU’inlemperie, che l’autore colloca nel maestro Gavino Farina che scrisse con
numero delle febbri maligne: il terzo, tanta eleganza di pura latinità. Però
sul modo con cui la malattia si contrae, la materia contenuta nella sua opera
c sul motivo per cui è, chiamata febbre il modo chiaro ed ordinato con cui
endemica di Sardegna quivi ad esem- :
l’ha trattata ,
e l’amore della scienza c
pio del Farina dà mia succinta idea dcir umanità che vi traspare in ogni
geo-topografica dell’isola per istruzione pagina, meritano all’Aquenza un seggio
dei medici sardi. I sermoni quarto e fra i più benei^rili scrittori nazionali.
quinto trattano delle cause dell’ intem- Più ancora si rende stimabile dai po-

perie c della diagnosi di tal morbo: il steri per la riconoscenza che tributa
sesto, dei segni prognostici che l’ac- alla onorata memoria del Farina clic
compagnano. Il sermone settimo è de- iuiziollo nei secreti della scienza , c
dicato intieramente alla descrizione del per la pietà religiosa clic si vede im-
metodo curativo : l’autore riprova il pressa ne’ suoi scritti. Morì l’Aquenza
salasso e commenda molto i vessica- in Cagliari ,
ma s’ignora l’anno preciso
torii e le copiielte : raccomanda come della sua morte. Siccome jicrò dal 1705
utilissimi i composti farmaceutici (1), non si ritrovano più sue notizie ,
può
conghietturarsi che circa quel tempo
(i ) In questo luogo l’Aquniu ricorda il none mancasse ai viventi. Forse la sua sa-
di Giacomo Pconzo ch’esercitava la medicina in
Alghero; uomo dottissimo , com’ei lo chiama, lute afiicvolila dai lunglii studi ,
come
e acerrimo oppositore dei composti iàrmaceuUci. ci stesso lo scrive nella citata opera

,
Cooglt
,,


ì

81 Al A
(Ivirintcmpcrle, gli diminuUa vita che nelle pubbliche scuole della sua pa-
consacrò felicemente all’onore e all’u- tria: quindi applicossi tdlo studio della
tilità della sua patria. (Ved. Aqnenza scienza del diritto, nella quale fu ad-
Mussa, Traci, de feb. intemp. in epist. dottoralo. Ebbe a maestro il suo con-
praef. in Monit. in proem. Serra. 1 cittadino Gavino Sambigucci sottile e ,

pag. 6 e 6 ,
Serra. 2 pag. 9, 15 , 28 splendido ingegno tolto acerbamente
30 38 , 46 , 57 : Serra. 5 pag. 70 fin. ne’ suoi verdi anni alla patria: com-
,

a pag. 81 c 85: Serra. 4 pag. 101: Serra. pagni nella letteraria palestra ,
e ,
ciò

5 pag. 122: Serra. 6 pag. 130, 131 che secarle raramente, amici suoi fu-
132: Serra. 7 pag. 136, 157, 167, 172: rono il Vidini, il Figo e il Suguer, gio-
Serra. 8 pag. 183, 186, 190). vani poeti sassaresi che sarebbero sa-
lili ad alta rinomanza, se la morte non
ARAOLLA (Girolamo). Nato in Sas- li avesse prevenuti nella giovinezza
sari o nei primi due lustri, o verso loro: ma sopra ogni altro gli fu ami-
la metà del secolo XVI. La sua fami- cissimo Giovanni Francesco Fara, in-
glia era in quei tempi una delle ono- signe e primario storico della Sardegna,

rate del paese: perciocché in antiche del quale si darà contezza. L’ Araolla
inemoric si legge che un Francesco nella sua prima gioventù fu dedito
Araulla fu nel 1531 castellano di Tor- ai piaceri, e menò vita solazzevole e
res, e che un altro Girolamo Araolla svagata: ma poi, fatto senno col cre-
(se pure non fu l’islesso (1)) era pri- scer degli anni , abbracciò lo stalo ec-

mo dei consiglieri del comune dì Sas- clesiastico


;
fu ordinato sacerdote , c

sari nel 1544. Però, mancata nei ni- poco dopo ottenne una sedia canonicale
poti la virtù degli avi loro, o perchè nella cattedrale di Rosa. La tranquillità

nel perpetuo avvicendarsi delle sorti e l’agiatezza del nuovo stato lo posero
umaqc fortuna e stato si trasmuta ,
in grado di attendere a’ suoi predileUi

cadde poi la casata dell’Araolla dall’an- sludi, e di coltivare la poesia, per la


tica onoranza all’umile condizione con- quale avea sortito dalla natura le più
tadinesca, nella quale *nc serba ancor felici disposizioni. 11 primo saggio clic

oggi la memoria il corrotto nome ver- ci diede alla luce ,


è un poemetto in ot-
nacolo di Araodda. Studiò il nostro tava rima sarda sulla vita e martirio dei

Girolamo le umane lettere e la filosofia Ss. martiri turritani, stampato per la

prima volta 1582, e poi


in Gigliarinel
in Mondovi 1615, un voi. in 16 (2).
nel
(i) È certo die il nostro Araolla ,
prima di
abbruedare lo stilo ecclesiastico , fu implicato Il titolo è questo: Sa vida, su mani-
per molli anni nelle cure secolaresche , come
apparisce dalle sue poesie : quindi non ò impro-
babile che il Girolamo Araolla ,
primo dei con- (s) W edizione di Cagliari è di Franrosco
tìglicrì del comune di Sassari nel i544> *ùi lo Guurncri costipi di Nicolò Candles : Tcdizioiie
stesso Girolamo Araolla di cui parliamo al pre- di Mundovi è di Gio. Toimu.tso dd Rom>ì a
sente i c che Francesco Araolla castellano dì
il spese di Biirnaba Gazdla clic hi dedicò a Don
Torres nel i53i sia stato forse il di lui padre: Fmnccsco Scarni di Castrivi. Di questa secoiida
non osiamo aflermarlo ; ma la oonghicttura non edizione iiiutuloviiiiaiia |>ftrla il MuJau ,
ma erra
à al tutto priva di fondamento. lU’ir aiinn ^ dicendola falla ticl lO'zS.

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ARA 85
ria et morte dessos gloriosos marlircs cò’ quali S. Proto esorta il giovinetto
Gavina, Brotha e Giannan\ Contiene Gianuarìo a star saldo nella fede ; ro-
244 stanze, ed è scritto in pretto idioma bustissimi gli altri, co’ quali questi due
lAgudoresc, ||
quale l'Araolla si sforzò generosi atleti venuti al cospetto <lcl

levare a grado Ri onoranza, adoperan- tiranno lo incalzano con vittoriosi ar-


dolo ed arric-
negli scritti letterarii gomenti per convertirlo alla vera cre-
chendolodi nuove voci ad esempio delle denza; e sublimi e piene di profondi
altre lingue, specialmente dell’italiana pensamenti sono le stanze nelle quali
e della spagnuola. Questo egli aOerma è rafùgurato S. Proto che nel silenzio
essere stato sempre il suo divisamebto, del carcere istruisce il neofito Gavino
dacché vide i nazionali andar in traccia nei principali misteri della cristiana
di lingue forestiere per scrivere i con- religione. La moglie di Calfumio nel-
cetti loro ,
né essersi alati giammai l’atto di porgere un velo a S. Gavino,

a far uso della lingua sarda ,


bella ,
avviantesi al supplizio ,
é descritta in
ricca ,
armoniosa ,
e capace quant’altra
tanilonc qui appresso tre stanze originali.
mai di progressivo pulimento. V’olcrne
Sa vida, su maniriu et cruda morte
perciò dare il primo esempio, adat- De SOS ires gloriosos advocados
tandola a un poema eroico; sperare Qui triumphant corno in sa celeste Corte
imitatori che in tempi più felici vestis- Pro su qui inogue istesint tormentados ^

Si mi dat logu su Pianeta et sorta


sero di più belle forme i materni par- Chi SOS spiritos m* istent sossegados ^

lari ;
ora egli vendicare l’antica ingiuria Promiito in rima ntiara de cantare
deU’obblivionc; s’ci venisse meno o De Gavina de Bt-othu et Gianuare.
,

Xasquer non podet de me cosa alcuna


reggesse alla prova, i posteri giudi-
Digna de laude senta su favore
cassero. E i posteri danno e daran Tom Re de tottu a quia sn sole et luna
y ,

sempre lode aH’Araolla d’essersi le- S' inchinant , sende de issos su fattore :

Concedimi in sas atteras cusC una


vato a cotanto fUosofico concepimento ,

Chi connosca dae te grada o Segnorey ,

in un’età sconoscente della santità na- De tesser cinta tela in nnvu stila ,

zionale delle lingue, e deU’intima col- Quale reqnirit delir.adn fila.


leganza d’esse colle lettere e con ogni Et si in sas almas faguer movimenta
Det casta santa istoria liìgdmosay
altra umana suo poe-
civiltà: sicché il
Si dent a tic principia et fundamentu
y ,

ma bello facile armonioso per la


, , ,
Sas gracìas in sa manda de ogni cosa ;

poesia, acquista pregio maggiore per la Qui senta te nizunu intendimentu


Podet y nè fngUer limha o versa o prosa :

lingua con cui lo scrisse. Risplendono


Però snodala tue , et s* intellettu
nel medesimo immagini affatto nuove, Avviva quanta est alta su soggetta ec. ec,
*
comparazioni assai felici, o soprattutto ViaSIOVI ITALIANA.
una spontaneità di verso e di rima che I. Dei tre generosi atleti Gavino , Proto
,
e
Gianuarìo;. di questi croi della fede che or
nasconde in certa guisa al lettore l’ari-
cantano il beato osanna lassù nel ciclo , io diri>
dità del soggetto. La proposizione del le gloriose gesta ,
il martirio , la crudcl morte ,

poema c l’ iuvocazionc é di un'elegante se ventura felice ,


e beniguiU di stollo arriderà

semplicità, che maggiore non può de- al canto mio.


Qual però havvi cosa che io dir possa e sìa
II. ,
siderarsi (1). Bellissimi sono i versi
degna di laude, se tu non m'iiiti , o re dell'uni-
(i) Crctliamu far cosa grata ui lettori ripor- verso? tu, cui s' incltinanu riverenti il sole c
|

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,

8G ARA
late verecondo o pietoso atteggiamento, pertntto calure d' immaginazione ,
ro-
e nmovc co! suo parlare tanti e sì sva- bustezza di pensieri, proprietà e grazia
riati a/Tetti, clic non pub farsi dipintura di dire, e una certa nativa venustà dì
di femmina commiserevole delle altrui locazioni ,
la quale pub meglio sentirsi

sventare nb più vera nè più bella : e che esprimersi. Sono divise in canzoni,
la transizione con cui l’Araolla can- capitoli , epistole e sonetti : alcune
tando le future glorie della famiglia bavvene scritte in lingua italiana e ca-
Sabellica ,
della quale S. Gavino è erc- stigliana ,
ma le più sono dettate in
duto un rampollo ,
passa a lodare il lingua sarda. L’autore le dedica a D.
cardinale Sabelli vivenic ai snoi tempi, Bittgio Alagon primogenito di Artaldo
è lauto ingegnosa c felice clic sarebbe Alagon conte di Sastago ,
di cui si
degna di qualunque gran poeta. Hav\i parlò altrove (1). Le prime due can-
insomma in questo poemetto tanta zoni in oliava rima , intitolate Della
copia ,
tanta varietà di bellezze poe- miseria umana, e della Incarnazione,
liclie da renderlo degno di stare al sono scritte con molta maestria: quella
confronto di altri poemi di tal genere è una dipintura animala delle infelicità
lodati generalmente io Italia. Ma non di questa vita ,
di cui il Manno riportò
fu questo il solo saggio dato dall’A- i tratti migliori nella sua storia (;2) ;

raolla delsuo valore nel coltivare le la seconda è un cantico di lode per


muse sarde. Le rime spirituali da lui rincarnazione del Verlto, c per i ma-
pubblicate nel 1597 (^/Uinas diversa! ravigliosi efl'etli di questo augusto mi-
s/>iritu,iles. In Calaris, Per Jnnnne stero. Nelle tre epistole in ierza rima,
Maria Oa/cerinii-, un voi. iii-16) fqpno scritte dal |K>cla a D. Antonio Camos,
maggior fede del suo squisito sentire al conte d'Elda viceré di Sardegna, e

in materia poetica , c della profonda ad un gentilnunio di cui tace il nome ,


cognizione ch’egli aven del cuore umano. descrive con molla vivacità di espre.s-
Perciocché in queste rime traspare da- sioni e con pari nobiltà di. concetti i

vizi del suo tempo (5), la volubilità e


ta luna , adoraTiitotì qual sol ,
d*caaì c di ogni
altra mortai cosa arbitro c creatore ?
(i) Vc<l. AI.,\GON (Autazdo).
Deb ! tu
(z) Munno , Slot, di Sarti. tom. U1 , pzg.
concedimi , o sommo Iddio , lena c favore ,
,

acciò possa con stame si delicato ordir


si gran
(3) Parlando l'Araolla della prcsiinluoaa igno-
tela ,
c ornarla di bello ,
nò mai udito ^loetico
stile.
raiiz^i di alcuni ccclcaiaatici del suo tempo cero ,

come si esprime
tit. E .se mai fìa che il canto mio
;
, c la
pie-
Lit vifUs cun tu cndJu inffualdrapadu
tosa istoria clic andrò narrando, muova coloro
Su Segnare piebanu et su rettore
che vedran mici versi a religioso compianto ,
Qu^ in se malesti spuzat de preladu :
a me non già , ma a tc solo
,
benigno Signor
del ciclo saranno
Et si tu Irattas maneu de dottore
, vendute grazie di si buou
fniltu-: perebò ( Qui per disgrasta non Vhas in memoria )
tu principio sci c fondamento
Ti tenet prò quentu annos su rancore.
deiruniverso morale , uè senza
può il voler tuo
mente umana coiiccjùr pensiero, nè lingua mor-
Citi non direbbe tolto questo concetto da
quello già espresso da Dante nella Pivina com-
tale proferire accento. Sciogli dunque o Si-
,
media, Parad. c. XXI V. i3o a i3G.:* Tanto è
gnore il mio labbro al canto , c avviva si col
,
vero che somiglianza di tempi c di vizi inge-
tuo santo lume l' intelletto mio clic aggiuogei ,
nera in tutti i paesi gli stessi concetti c le me-
possa l’altezza del graa subbietto.
desime censure.

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, ^ ,

ARB 87

r ingiustizia della fortuna, la dolcezza Ma innova in me lo spirto ,


e facci cosa »

Che degno eia di quello eterno dono ,


delle lettere, e la tranquillità della vita
Per il cui mezzo in del poi si riposa.
Però dove l’Araolla fa più viva
privata. , Mori l’Araolla dopo il 1595 c prima
,

mostra della sua immaginazione poe- del 1615 (1). Fu uomo di molta pietà
tica, è nel capitolo daini intitolato La religione; visitò l’Italia in età già
e*
visione-^ bello e filosofico canto, in cui matura o forse anche già declinante
,

figurando il poeta di vedere le ombre


alla vecchiezza (2). Conobbe il bello
onorate del suo antico maestro Sam- di Dante , del Petrarca , del Tasso c
bigucci, e dei compagni generosi della degli altri sommi poeti italiani e si
,

sua gioventù e de’ suoi studi , s’intrat- studiò d’imitarli nelle sue rime sarde:
tiene con esse in ragionamenti pieni per ciò solamente se mancasse ancora
,

di dolcezza e di senno. In questo ca- di merito originale è uno dei poeti


,

pitolo trasparisce tutta l’anima dell’au- nazionali che più onorano la Sardegna.
tore nobiltà de’ suoi affetti e il
,
la ,
(Ved. Araolla, rid. mari, et mori, de
vigore di una fantasia accesa dalla ri-
membranza di giorni più sereni e più (i) L’Araolla viveva ancora nel i5g6, perebò
felici; non si può leggere senza sen- in data del i5 gcnnajo di tal anno è la lettera
preposta allo sue rime spirituali con cui lo
tirsi vivamente commossi; l’Araolla ,

dedica a Biagio Alagon. Che fosse già morto nel


versò in quel canto tutte le bellezze apparisce da un sonetto di Quirico Gas-
i6i5 t

un cuore profonda-
tutte le soavità d’ saggia ,
che leggesi nella edizione motidoviniana
mente tenero ed appassionato. Nè deb- del poemetto sulla vita c martirio dei Ss. Martiri
turriUni : nel medesimo il poeta deplora la per>
bono aversi in dispregio le rime ita- dita dcir Araolla conseguenti versi:
liane di questo egregio poeta; che
0 èstere muse che di verdi allori
sebbene a lui non fosse familiare la yi cingete la fronte in Elicona ,
tuttavolta seppe vestire Venite a pianger meco or eh' i sepoUo •
italica favella,
Non men degno degli altri d'alti onori
con dignità e con semplicità di forme Merita la castalia alma corOHa , ^

i suoi pensieri laonde non andrebbe


; Purché vosco C abbiate y il sacro volto.
errato chi affermasse , che non disdi- .
(a) Dalla citata epistola del i5 gennajo iSqG,

rebbero a poeta italiano i seguenti versi; scritta dall’ Araolla a Biagio Aiagon ,
si rileva

che alcuni anni prima egli si trasferì a Roma


La quarta deUa vita età passai
e che per tal motivo non potè ordinare nel
Per onde travagliose in barca Jrale , volumetto, che allora dava alla luco, le sue rime
Dormendo ahimèl senza destarmi mai* sarde , delle quali lo avea richiesto ArialJo
Alagon padre di Biagio^ Fra queste rime oravi
E altrove ,
volgendosi a Dio c implo-
sicuramente il capitolo della Visione y nel quale
rando la sua pietà ;
Gavino Sambigucci rivolto al suo antico disce-

Quel ciglio di pietà sempre cortese polo gli parla in questo modo :

AfiW, e raccolga questa traviata Sa barba irsuda , et testa , et fotta canu


dima che al suo contrario sempre intese. Ti vido corno , el ignorai a mie ;
Se il tempo addietro ^ e se questa giornata dhi mundu transitoria , cegu e vamu
'rutta si spese in Jtir opra di ragna , Vbrsiovs iTALiABA. Or comc può essere che
Spesa in meglio uso sia V altra avanzata. tu non mi riconosca , giacché ti vedo grave

Sì dal cor natee quest' acqua che bagna d'anni, colla barba già ispida, c colle chiome
Gli occhi miei tristi y e face intorno un Jiume ,
canute ? Ahi ! mondo pur troppo dimentichcvolc
E con caldi sospir f alma si lagna ec. che vai follemente in traccia di cose vane e
Non guardar > Signàr tnioy qaalfui^ qual lo/io, fuggitive.

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, ,,

88 ARB
SOS gloriosos martircs cc. - Bimas e per le suo sventure. Il duca d’Angii),
divers. spirit. nei luoghi cit. Ind. de fratello di Carlo V re di Francia , la
las cos. memor.de la Ciudad.de Sacer. richiese per sua sposa nel 1378 , u
mandò per tal line suoi ambasciatori i

ARBOREA (Beatoice ni). Figlia di a Ugonc 1\\ Ugone però non volle con-
Mariano IV ,
e di Tiiiibora o Timbor- cedergliela, uè stringere alleanza con
gcta Roccaborli, regoli di Arborea. Fu lui, avendolo riconosciuto poco os-
maritala ad Aimcrico visconte di Nar- servante dei palli, e perchè non igno-
bona appartenente a una delle piu illustri rava i segreti maneggi del duca d'Augi<>
e antiche famiglie di Franeia. Beatrice culla corte di Aragona per togliergli lo
fji madre di Guglielmo visconte di stato. Benedetta fu barkiramente tru-
Narbona, uno dei pretcnsori al giudi- cidata col padre nella sollevazione del
calo di Arborea dopo la morte di Ma- popolo di Oristano accaduta nel 3
riano V' ultimo regolo di quegli stali. La marzo 1383. Vi furono diverse princi-
guerra che poi s’accese tra Guglielmo, pesse dello stesso nume e della stessa
Brancalcone Boria e il re di Aragona famiglia; Benedetta di Nicolò di Arbo-
per la sucecs.sionc a delti stati, c che rea, che fu maritala a Bernardo Villa-
fu una delle piii memorabili sostenute marin avo di Giovanni Villamai’in am-
in Sardegna ,
derivò dai diritti che miraglio delle galere di Giovanni 11

quesLa illustre principessa trasmise a re di Aragona, di cui parlammo altrove


suo tiglio Guglielmo, i quali erano a lei (1), la quale viveva nel 1381-82; Be-
pervenuti da Mariano IV per la estin- nedetta di Giovanni di Arborea c di
zione delle due linee primogenite di Sibilla Monc.ada ,
sposala a Giovanni
Fgonc IV e di Eleonora regina di Ar- Carroz ascendente di quel Nicolò Car-
borea (Ved. Zurila, yfnnal de vi rag., roz viceré di Sardegna, infausto istro-
lib. X, cap. 86, 87. - Vico, Ilist. geti. mcnlo delle sventure del marchese di
del rej de Sani, part 5, cap. 28
tt. Oristano ;
e la madre di quest’ ultimo
e 31. - Mem.
del march, de Coscoj. chiamata pur essa Benedetta di Arbo-
.Ilb. gcneal.'). Alcuni hanno confuso rea, figlia di Leonardo Cubcllo di Ar-
Beatrice con Bonaventura di Ugonc III borea c di Quirica de Tana, o, come
di Arborea ,
la quale fu sposala nel altri vogliono ,
di Costanza Salluzzo
1380 a Pietro di Exerica nipote di D. clic andò a nozze con Artaldo .Alagon
Giacomo II re di Aragona. Il re D. Al- y Luna signore dello stato di Sastago.
fonso IV si trasferì espressamente da Benedetta principessa del giudicato ca-
Tori osa a Valenza per assistere alle sue gli.aritano s’ intitolò ancor essa Bene-
nozze (Ved. Zurita, op. cit., lib. VII, detta diArborea (2) ( Ved. Chronicon
fol. 95, 99; lib. Vili, cap. 57. - Fara, Regiens. riport. dal Murai. - Rcr. ital.
Ih rei). Sani., lib. Il, pag. 241). script. tom. XV’lll. - IVolif. et c.rtraifs

des matìHScr. de la Btbliolh. du Roi


ARBOREA (
Benedetta di ). Unica
figlia di Ugonc IV regolo di Arborea, Vcl. ALAGON
(i) (L«oi.à»do).
famoso nella storia per la sua potenza (i) VcU. UENEUETTA.

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, ,

ABC 89
lom. ! ,
p. 311 ,
SCO. - Cossu ,
Descr. venuto che il giudizio di Giovanni di
delta Sard. pag. 16 c 85. - Arlmrea appartene.sse al re ili Aragona
Zuritn ,
Annal. de Arag. ,
lib. VII! col diritto di appellazione al pontclice ;

cap. 59; lib. X, cap. 31. - Vico, Hi$t. ma l'ambizioso Mariano non adempì a
gcner. del reyn. de. Sard. ,
parte V ,
questo, come a veruno degli altri pat-
cap. 28. - Pelliccr, Memor. de la casa ti. Giovanni ,
travagliato dulie disgrazie
de A lag. - Me.m. del marq. de Coscoj. domestiche ,
morì in carcere col suo
A Ih. geneal. ). figlio Pietro circa l’anno 1376. Gli so-
pravvisse Benedetta ,
di cui parlammo
ARBOREA (
Et.EOsoRA ot
) Vedi in altro luogo , la quale fu padrona di

ELE0N0R.4. Busa e maritossi a Giovanni Carroz ;


,

ed un’altra figlia sposata a Nicolò An-


ARBOREA (
Giovanni di ). Figlio tonio di Galeotto Doria ( Vcd. Pari.
di Egone HI e di Benedetta, regoli di MARIANO IV regolo di Arborea e i
Arborea. Fu educato nella corte di monumenti ivi citati. - Fara, lib. Il,
Aragona dove era stato mandato dal da reb. Sard., fol. 211. - Memor. dal
,

padre insieme col fratello Mariano per 'marq. de Coscoj. Alb. geneal. ).
apprendervi le arti cavalleresclie. I so-
vrani I). Alfonso IV e D. Pietro IV il ARCA (Proto). La patria di questo
Cerimonioso lo ebbero fra i più cari scrittore è stata discoperta dal Siscu
della corte loro ,
c gli accordarono nelle sue dotte ricerche intorno alle
molti privilegi. Ebbe in moglie Sibilla antichità sarde. AITerma egli nelle sue
di Ottone di .Moncada, nobile donzella miscellanee, che da memorie esistenti
di Catalogna. Fu possessore di molte a suo tempo negli archivi del comune
ricchezze. La città di Bosa ,
e i castelli di Sassari ,
appariva che il suddetto
di Moiitcaciito e di Terranova in Sar- Proto era nato in questa città da An-
degna gli obbedivano. Nella guerra di tonio Arca ,
distinto cittadino di quei
Majorca fu prode , e illustrò con ma- ! tempi, verso il 1510(1), e che si con-
gnanimi fatti il suo nome ma l'odio e : servava negli stessi archivi uu esem-
j

r ambizione di Mariano IV fratello suo plare assai nitido della storia partico-
gli furono cagione di molte sventure. lareda lui scritta sulle vicende della
La .storia non ricorda l’ origine delle guerra sostenuta contro il re di Ara-

diseordic fraterne : narra soltanto che gona da Leonardo Àlagou marchese di


nel 1352 .Màriano fece' imprigionare
Giovanni col suo primogenito Pietro (i) Se li deve credere alla dìncoperU del P.
di Arborea , che occupogli violente- SiscOf la di cui diligenza è stata encoruiala dal
Mattci nella «Sart/ima sacra potrcmuio aTanzai*c
mente le terre tutte e il castello di ^

la coogbietturache l’Antoniu Arca padre di Proto


Monteacuto , e che invano il re di Ara- da lui nominato sìa ristesse Antuuiu Arca, di
gona D. Pietro IV richiese più volte cui parla il Fara (
lib. IV de reb. Sard. , r<i|,

che fosse messo io libertà. Nel trattato 4<>&), il quale nei fu luandato a Genova
dal comune di Sassari per l’acquisto delle iir»
di pace del 1355 ,
conchiuso tra il re-
tiglicrie ,
di cui furono luuniti nello stesso auiio
golo Mariano e il re D. Pietro, fu con- i furti dell’ isola Piana e del poi tv di Toircs.

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, , ,,,,

90 ARG
Orislano. suiIdcUa Btoria è ms. , ed aggiungendo alle vile alcune appen-
ha per titolo: De bello et intcritu mar- dici che meglio rischiarano le gesta
chionis Oristanei è pregevole per il ;
dei santi sardi. Il primo libro contiene
lume che dilTonde sopra alcuni fatti par- le vite dei santi martiri Saturnino
ticolari della suddetta guerra ; ma gli Antioco ,
EGsio ,
Polito ,
Lussorio ,

esemplari rarissimi, che oggi vanno per Ciscllo, Camerino ed Eusebio, con una
le mani degli archeologi sardi ,
sono appendice sul martirio di questo santo
stali corrotti in tal guisa dai copisti vescovo. Nel secondo si leggono quelle
che appena può rinvenirvisi la verità dei santi Gavino Proto e Gianuario ,

da chi è bene istrutto nelle memorie di S. Simpliciovescovo , e del ponte-


patrie (1). Di Proto Arca non ci per- fice S. Ponziano ; ed uu’ altra appen-
venne altra notizia per cni siano me- dice sulla prima invenzione delle re-
,

glio conosciuti la sua persona e i suoi liquie dei santi martiri turritani. Le vite
scritti (Ved. Sisco ,
Miscellanee mss., dei Ss. Simmaco ed Uario papi sardi
tom. Ili ,
fol. 52 ). dei Ss. Lucifero e Giovenale vescovi
di Cagliari e di S. Giorgio vescovo di
,

ARCA ( Giovanni ). Nacque in Ritti Snelli sono descritte nel terzo libro :

cospicuo villaggio deir antica diocesi in questo vi sono varie controversie


di Gnltelll; l’anno della sua nascita si sulla santità del predetto S. Lucifero
ignora ;ma può alTermarsi che nascesse Sui vescovi africani confinati in Sar-
verso la metà del secolo dccimosesto. degna da Unnerico c Trasamondo re
Abbracciò lo stalo ecclesiastico , visse dei Vandali, sulla traslazione del corpo
per alcuni anni in Cagliari , e fu nomo di S. Agostino vescovo d’ Ippona ,
c
drmolta pietà come apparisce dai suoi
,
sulla vita eremitica dei Ss. Nicolò e
scritti. Abbiamo di lui un'operetta in- Trano. Alcuni cenni sul martirio dei
titolata De Sanctis Sardiniae libri tres, Ss.Ebano, Priamo , Luciano e Felice,
nella quale raccolse tutte le memorie ed un calendario dei santi sardi danno
di alcuni santi c martiri sardi ,
ovvero termine all’opera dell’Arca. La mede-
martirizzati in Sardegna. L’ autore la sima è scritta con pura dizione latina ;
dedicò a D. Alfonso Lasso Sedeno ar- però l’autore niente altro aggiunge a
civescovo di Cagliari , e fu impressa quanto il Fara avea scritto prima di

in quella città nel 1598 co’ tipi degli lui ,


fuorché le circostanze di alcuni
credi di Gio. Maria Galccrin, voi. 1 fatti non bene accertali, tolte dalle an-
in 1 6. La maggior parte di queste me- tiche leggende ohe si conservavano nei
morie si leggeva in antichi codici mss. :
monisleri c nelle chiese di Sardegna.
l’Arca le riunì, c ordinoUe in tre libri, Giovanni Arca lasciò inoltre due ope-
rette mss. , una intitolata Naturalis et
(i) Un esemplare di questa istoria da noi esa-
minato nel i8j 7 ,
fra gli altri infiniti errori moralis historia de rebus Sardiniae, e
di cui era pieno , notara le battaglie di Uras e l’altra De Barbaricinis libri duo
( Vedi
di Macoiuer negli anni i/|88 c 1490. Cosi l’ igno-
ranza degli amanuensi corrompeva 1’ epoca e i
Arca, De sanct. Sard. in epist, praej'.,

fattidella famosa guerra arborensc , descritta in praejat . ,


in monit. ad leet. ec. -
con tanta csallczza e verità da Proto Arca. Manno, Star, di Sard., tom. Ili pag. 4 93 ).

Digiti. :
t .1
, , , ,

ARD 91

ARDAULI Tommaso - ARESI


( Gio. Domenico ). Nato
(
Fn. di ) ,
pio
religioso francescano dell’ ordino dei secondo rAlegamlto, nel 1605 in Ter-
cappuccini. Nacque ili Ardauli piccolo zidano o Terzignano terra ora distrutta
villaggio del capo meridionale dell’i- in Sardegna nella diocesi diT.agliari
sola. Occupò i posti più distinti del suo (2).Fu ammesso nella compagnia di
ordine nella provincia cagliaritana: fu Gesù addì 4 otUvbrc 1622 , e fatti gli

prima maestro del noviziato, guardiano studi filosofici e teologici , ottenne nel
e dcfinitorc ,
e poi eletto provinciale : 25 giugno 1659 il grado di coadjiitore
fu altresì (jualiHcatore del santo uffizio, spirituale. Infiammato da santo amore
ed esaminatore sinodale negli arci- per la salute delle anime desiderò ed
vescovati di Cagliari c di Oristano e ottenne licenza di andare alle missioni
nella diocesi d’.\les. Scrisse un qua- del nuovo-mondo. Diego Partì col P.
resimale ,
varii panegirici ,
e trentatrè de Bobadiglia alle isole Filippine colà :

sermoni per l'immacolata Concezione s’impiegò con apostolico zelo nella con-
di M. V. , col titolo ìdeas sjrmbolicas versione degli infedeli e nella istru-
de la immaculada aencepeion de la zione dei neofiti cristiani : I’ esempio
Madre de Vios Maria siempre Fir- del P. Bobadiglia accresceva con forti
gen ec. Barcellona , por Pedro Esca- stimoli la carità del P. Aresi ; egli non
der. 1756; nn voi. in 4." (1). 11 P. Ar- tardò ad esserne la vittima. Un indiano,
<lauli li lasciò inediti : però i sermoni intollerante della santità c delle cor-
furono pubblicati dopo la sua morte rezioni del P. Arcsi, lo trafisse prodi-
per cura di Fr. Gio. Crisostomo da Ca- toriamente con un’asta addì 10 aprile
gliari provinciale dei cappuccini. I me- 1645. Gli annali della comptignia di
desimi sono pregevoli per l’ordine, Gesù lo annoverano fra i generosi atleti

per la chiarezza, per l’armonia dello uccisi per la fede di G. C. ( Ved. Ale-
stile per frequente felicità di concetti
,
gambe ,
Mori, illustr. parte III ,
fol.

e di argomenti e soprattutto per la ,


616. - Patrignani ,
Mrnologio ec. tom.
sacra erudizione di cui risplcndono. II
,
pag. 101 , aprile ).

Fu r Ardauli un religioso di esimia


pietà ;
predicò inces.santemente finché ARI. Ved. BOSTARE.
visse con applauso dei suoi coetanei
e mori verso il 1755. Le cronache mss. ARQUER ( SiGiSMOsDO ) ,
letterato
del suo ordine profondono molte lodi cagliaritano, nato nel principio del se-
alla sua memoria ( Vedi Ardauli , Ideas colo XVI (5). Studiò la teologia c il

sjmb. sudd. e le approv. dell’ op. ).

(u) La terra di Tcrzìdatio non si trova not.ita


(i) Questi sermoni in lode della Madonna che nella Corogra/intnFda del Fara. FurtM^I’Alegambc
Tautore intitolò El Marialt formavano il primo fu tratto in errore ,
e forse la patria del P. Aresi
dei volumi da lui scritti : gli altri due erano fu Arcidano o S. Nicolò di Arcidano» piccola
El Santoralf cioè i panegìrici^ et Qnaresmal. ^ villaggio esìstente nella diocesi d’Ales.
Ignoriamo se gli ultimi due volumi siano siati (3) Dalla conclusione del capitolo III della
^ impressi {robahilmcnte però videro ancor essi la
:
storia deirArquer, apparisce chVgli la scriveva
pubblica luce ^ perchè furetno sottoposti alla re- essendo viceré di Sardegna D. Antonio CarJona,
visione assieme ai sermoni. cioè dal i533 al Oro sup)>onendo ancora

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,

92 A iQ
diritto civile 0 canonico ,
e fa laureato i vizi del clero sardo gli trasse a<l-
in ambe fucoltii. Scrisse una compen- (losso una crudele persecuzione ,
di
diosa descrizione della Sardegna , ebe cui fu vittima infelice. Accusato come
intitolò*: Sardiniae brevis hiìtoria , et luterano all’ inquisizione Spagna di ,

dcscriptio ,
tabula corograpliica insu- fu incarcerato in Toledo nel 1562 ,

ìae ac metropoUs illustrata. E divisa e dopo nove anni di lenti rigori fu


in sette capitoli. Nei primi due descrive arso vivo nella stessa città ncW'Autn-
la posizione geografica ,
I’ ampiezza ,
da-Jc del 4 giugno 1571. La suddctla
la qualità delle terre e le produzioni descrizione islorica ò corredata di una
naturali dell’ isola; nel terzo riporta le carta gcogrnlica della Sardegna c di
varie dcnominazìoiii antiche dalla Sar- altra carta iconograGca della città di
degna , e dh un rapido cenno dei varii Cagliari. Il libro dell’Arqucr fu inserilu
dominii ,
ai quali fu sottoposta; gli altri dal .Munster nella Cosmografia che pult-
due capitoli contengono la descrizione blicò in Basilea nel 1558, c poi dal
di Cagliari c delle altre città del regno; Simon nel voi. Il lìerum Sardoanun
il sesto ò dedicato intieramente a far schptores stampato in Torino nel 1788
conoscere la lingua sarda c le altre (
Ved. l’Arquer neli’op. cit - LIorent,
varie lingue parlate iu Sardegna allor- !st. crii, della ìuquis. di Sp. , tom. Ili,

chfc vivea r autore ;


il .settimo ed ul- pag. 117 e 118 ).

timo capitolo contiene le notizie dei


macstrati ,
leggi ,
religione ,
indole c ARQCER (PtEu Giovanni), legista,
costumi dei sardi di quel tempo. Lo nativo di Cagliari. Diede una seconda
stile dell’ opera è quale si conviene al edizione dei. capitoli di corte (che .sono
genere descrittivo però in alcuni luo- :
i decreti e le risoluzioni del parlamento
ghi hadeH’agrestc, ed è corrotto da bar- generale di Sardegna) già pubblicali
barismi. L’Arqucr è esattissimo nella alcuni anni avanti da Francesco Belli!;
descrizione delle produzioni naturali li accrebbe dei sommarli marginali che
della Sardegna : ma in tutto il libro fa mancavano nell’ edizione precedente
,

un misero dei costumi sardi


ritratto così c vi aggiunse gli atti delle corti cele-
che sembra il censore anzi che il nar- brate dai viceré D. Giovanni Coloma
ratore delle cose della sua patria. Bia- c D. Michele Moncada. Il titolo della
sima il lusso e r ignoranza dei suoi collezione è scritto in catalano , come
coetanei; i medici e i legisti chiama lo sono gli stessi capitoli ,
ed è il se-
ingordi c poco studiosi; e dei preti guente : con del stament
Capitols de
scrive : mujorrm dant operata prc- militar de Sardenya ec y de non .
,

creandis Jiliis quam legendis libris anadits y stampats los capitols dels
(1). Questa sua libertà nel censurare parlaments respcctivament celebrats
per los scnors Don Jean Coloma y
clic TArquer tlcndcssc questo scrìtto all* dà di D. Miguel de Moncada ec. En Caller
Trilli unni , la di lui nuscitu cade sempre tic!

principio del suddetto secolo XVI. versa dalla misera descrizione del cloro ra;*lia-
(i) La narrazione dcll'Arqucr, abbcnchc sem- ritano Tutta nel iSGi dall* arcivescovo Antonio
bri a taluni alquanto esagerala , non é perù di- l’urragucs di Caslillcjo.

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, ,

AKR 93

Per Francesch Guarnerio ec. 159L di grammatica ,


abbracciò l’ inslilulo

Voi. I in fol. Non è improbabile cbe delle scuole pie ,


nelle quali studiò lo

qubslo sia lo stesso Anjucr, il quale umane lettere ,


la Olosotia e la teologia.

nel 1564 flgura come avvocalo liscale Dettò poi dogmatica c morale come
in una prammatica riportata dal Dexarl professore nel seminario arcivescovile
Ved. Arqucr , op. sudd. - Dexart, di Oristano. Del collegio del suo ordine
( 1 ) (
Capii, cur. regn. Sani. fol. 262, 267 ). di detta città fu rettore per tre anni :

quindi passò a reggere il noviziato e


collegio di Cagliari: e finalmente
ARRAGALL (Dieco di). Visse nella il

nel 1811 fu eletto provinciale delle


prima metà del secolo XVIL Fu go-
vernatore del capo- di Cagliari e della scuole pie in Sardegna. Nelle umane
Gallura , insignito dell’ordine di S. Gia- lettere non ebbe gran nome : delle di-
scipline teologiche fu riputato scien-
como ,
e per tre volto onoralo inleri-
nalmcnte delle funzioni vicercgali nel- tissimo. Diede alla luce un opuscolo
r isola col titolo di presidente. Nel 1637
intitolato: Le Profezie che rimirano
comandò le truppe nazionali spedile a ilfinimondo decifrate contro i vani
Oristano dal niarchesc di Alnionazir vi-
inlcrprctamenti dei moderni chiliasti.

ceré di Sardegna, per opporsi ai fran-


Cagliari nella Stamp. reale. 1809.
V’ol.1 111-4.“" DedicoUo a Giuseppe Bardi
cesi capitanali da Enrico di Lorena
conte di IlarcourL In tale incontro egli amico suo e teologo distinto del suo
diede segnalate prove del suo coraggio tempo. Si propone l'autore di com-
battere la fantastica opinione di alcuni
e della sua abilità obbligò i francesi
;

moderni chiliasti , i quali vestendo di


a retrocedere, e molestandoli nella ri-

tirata loro e impegnandosi con essi nuove forme l’anlico erróre di Cerinto
,

in una zuffa sanguinosa riuscì a cac- e dei milleuarii credevano a un regno


,

inlicramenle dai lidi sardi e a di mille anni che i giusti avrebbero


ciarli
in terra dopo la morte dell' anticristo
liberare la città di Oristano. Mori in
Cagliari sua patria addi 1 agosto 1646, e prima del giudizio universale. Quindi

onorato dai Suoi concittadini e pre-


prendendo a sviluppare quanto a tal
riguardo può ricavarsi dai libri dei pro-
mialo generosamente dal re di Spagna
feti di S. Matteo di S. Paolo e dell’
(
Ved. Canales , Jnvas. de la arm. , ,

Ajiocalisse descrive i segui più ma-


J’raiic. ec. pag. 11 ,
42, 43 ). ,

nifesti che dovranno precedere al giorno


Gh'seppe finale i prestigi per
dell’ anticristo
ARRIU ( P.
Antonio ). ,

sedurre le genti lamorte di Elia c


Nacque in Guspini piccolo villaggio ,

i primi studi
di Enoc le sette coppe d’ oro ram-
della diocesi d’Ales. Fatti ,

mentate da S. Giovanni nella sua vi-


(i) Questa conghiellura è avvalorala dalli
sione i mali di Gog e la sconfitta
coincidenza di tempi : nè si può equivocare in
i
,

tal rispetto colprecedente SioiiMoiDO Aaquai, dell’ anticristo medesimo, e la morte


inciitrc I'Abocm incarceralo in Toledo nel i56a che gli sarà data daH’arcangelo S. Mi-
c colà rimasto fino al i57i, non può essere lo inoltre le diverse opi-
chele. Riporta
stesso AaqtJE» avrocato Qscale in Cagliari nel
nioni di alcuni padri della Chiesa l'i-

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, , , ,

94 ARR
guardo epoca precisa , in cui arri-
all’ S. Gcnesio esistenti nelle terre del
verà il giorno estremo di tutti i viventi dominio loro condizione di tal dona-
:

e spiega le profezie che hanno rela- zione era, fra le altre, che Riccardo
zione all’ultima venuta di Cristo , giu- abate di quel monistcro, ne fondasse
dice dei buoni o dei malvagi. Tutta uno simile negli stati cagliaritani ,
io
questa materia è contenuta in due par- cui si osservassero le stesse regole di
ti , ciascheduna delle quali è divisa in S. Benedetto. L’ atto di liberalità di
tre sezioni dovea contenere ancora
;
Arzone fu confermato nell’anno mede-
una terza parte , nella quale il P. Arriu simo da suo figlio Costantino, il quale
combatteva tutti gli argomenti dei chi- lo accrebbe di altre otto chiese e di
liasti ; ma questa rimase inedita. L’au- quella di S. Saturnino coll’ubbligo della
tgfe fa mostra in quest’opuscolo della fondazione di pn secondo monistcro.
sua erudizione nelle sacre carte ; tratta Ugoue arcivescovo di Cagliari sanzionò
la materia proposta con molt’ ordine , le suddette donazioni , e finalmente

precisione c chiarezza , e nel combat- Guglielmo successore di Ugone le ri-


tere gli errori altrui usa di una equa- confermò nel 1 aprile 1119 alla pre-
bile moderazione, la quale è molto rara senza di Pietro cardinale e legato pon-
negli scrittori. Lo stile non è curato tificio , e dei vescovi di Bisarcio e di

gran fatto ;
ma dee considerarsi ch’egli Santa Giusta , dopo avere nel giorno
scrive piuttosto come controversista istesso consecrato con solenne pompa
che come dissertatore ,
e che forse il la mentovala chiesa di S. Saturnino.
soggetto dello scritto non è atto a ri- Mariano ossia Torcliitorio 11 regolo
,

cever» tutte le grazie del dire, li padre dì Cagliari, approvò Ip conferma fattane

Arriu si acquistò ancora per le sue da Guglielmo. Gli atti tali donazioni «ili

virtù nome ed onoranza di uomo pio. sono rijiortati dal Mortene e dal Ma-
Mori in Cagliari nel 1816 (Ved. Arriu, billon. Ne fanno ancora menzione il

op. sudd. Le Profez. che rimir. il fini- Mittarelli e Costadoni negli annali ca-
mondo. - j4rchiv. conv. S.Joseph schol. maldolesi; ma confondono Orzucco con
piar. sac. ).
Arzone, e di due persone ne fanno
una sola , e un solo regolo cagliaritano
ARRVBBU ( Preziosa de ) Ved. BA- (Ved. Marten. , eter. script, et mo-

RISONE li. > nument. tom. I col. 522-23-28. — ,

Mabillun ,
Itin. ital. - Miltar. e Costad.,

ARZONE. Regolo cagliaritano. Suc- Annoi, camald. , toni. Ili ,


lib. XXV’
cedette a Onroco ossia Orzoccorre e fol. 143 e 147 ).
,

illustrò ilsuo nume ]>er la sua libe-


ralità verso ì monaci camaldolesi. La A'THEN (Pietro de). Fu lo stipite
pi il antica notizia che di lui abbiamo dell’ antichissima ed illustre famiglia
appartiene 1089, nel qual anno egli
al degli Athcn o ÀUicne di Torres ( 1 )
e la sua moglie Vera donarono al mo-
(i) Gli AUtpn erano congiuali di sangue coi
nistero di S. Vittore di Marsiglia le
regoli di Torres i nomi di varii personaggi di
:

chiese di S. Giorgio di Decimo c di f|uc0U iiuoìglia si leggono in diversi diplomi dei

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, ,

ATO 95 •

e si distinse per generose largizioni monaci nel 1150 o 1153 (2). I dotti
fatte al monistero di Monte-Cassino. Mittarelli e Costadoui nelTillustrare gli

Visse nel principio del secolo XII , e anzidetti diplomi furono tratti in errore

fondò nel 1113 il monistero di S. Ni- sulle persone dei regoli di Torres che
colò di Trulla nell’antica diocesi di vi sono nominati } suppongono elio il

Sorra o Sorres, il quale fii poi uno Barisone , di cui parla la donazione di
de' più ricchi e più rinomati che l’c- Giovanni Sargio, sia lo stesso Barisone,
remo di Camaldoli possedesse in Sar- il quale nel 1182 fu tanto generoso
degna (1). L’atto di fondazione è del verso Monte-Cassino ,
come apparisce
28 ottobre (Lunae 17 feria quarta), dalle corte pubblicate dal Muratori :

accettalo daGuidone priore di Camal- ma è fuor di dubbio che il Costantino


doli ,
e soscritto ,
oltre il donatore e del diploma di Pietro de Athen ò
sua moglie Pedulosa, da Costantino e Costantino 1 , e il Barisone col Co-

Marcusa, regoli di Torres, e da altri stantino suo flgliuolo, rammentati nel


congiunti di Pietro Athen. Papa Onorio diploma del vescovo di Sorra, sono
li confermò nel 1125, a favore dei Barisone lì e Costantino II ,
regoli lutti
camaldolesi la donazione della chiesa di Torres. ( Ved. Mittar. Annoi, camald.

di S. Nicolò di Trullas: e Giovanni tom. V fol. 34, 65 ,


150, 163 e 302:
Sarga o Sargio, vescovo di Sorra, la lom. III lib. TiXV fol. 152-53-54 e ;

riconfermò e l’ampliò colla donazione neU’appcndice foi. 241 c 42. - MuraL


di altre tre chiese a favore degli stessi Antiq. ital. tom. Il fol 1051 , 1053 c
1061. - Mansi in supplem. ad collect.
re turrìtani pubblicati dal Gattola ,
dal Martenc concil. - Gattola Hist. Cassin. jpart 1
,
c dal Mittarclli. NclP atto della donazioue latta
nel a4 maggio iiao da Gonnarìo 11 di Torres
foL 428 , 156 e 353).
a favore dei monaci cassinesi, sottoscrivono come
testi questo mcdesinio Pietro Atbcn, di cui par- ATONE. Vi furono due arcivescovi
liamo y suo figlio Costantino, e i fratelli Ito-
questo nome. Il piu antico
turritani di
corre e Mariano de Athen. Circa il ii53 Gomita
de Athen colla moglie Muscuniona donò agli stessi
è Ato Azzo o Alone , il quale con-
,

monaci la chiesa di $. Michele di Therrìcellu fermò bel 1112 , o più probabilmente


la qual donazione fu confermata d^l di lui figlio nel 1116, come opinano il Miltarelli e
Costantino di Athen , col consenso del suddetto
Costadoni ,
le donazioni delle chiese
re Gonnario li ( Vcd. Gattola , Ànnal. Cosssn.,
I>;irte 1, fol. i56-5^, 343-44 > 4^4*^3 ). di S. Maria di Saceargia, e di S. Pietro
(i) 11 monistero di Trullas era governato da
un monaco che soprastava agli altri col titolo
di vicario. Non dispiacerà agli archeologi sardi (a) Nell’ archivio del monistero di S. Michele
che qui annotiamo i nomi di alcuni di detti del borgo dì Pisa, nel libro intitolato; Bona
vicarii e del tempo, in cui governarono, onde SardinWf è riferita 'all’anno iii3. 11 Baroncini
illustrare vieppiù la storia monastica sarda del nelle RicordM%i<aii la riferisce al 1 134- Noi ]»crò
medio evo. Vicarii del monistero di S. Nicolò crediamo doversi riferire al i iSo o al 1 153, per-
di Trullas, laS^, Andrea monaco camaldolese chè v’ intervenne Barisone 11 re di Torres, il
ligliodel conte di Sassari ; JiUuM comilis' de quale non cominciò a regnare che in uno dei
Saisari\ iaC3. Andrcotto di AlbcrtcKo suddetti due annL Le altre tre cliiese donate da
Stefano laboj Bartolommeo; 1284 * Psolo priore Giovanni vescovo di Sorra , furono quelle di
e abate. Al monistero di S. Nicolò di Trullas S. Pietro di Arkenor ,
di S. Pietro di
obbediva quello di Asela. c'/ela e di Santa Maria di

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«

ftO ATO
,di Scano da Costanlìno 1 re di
falle che Alone II celebrò concilio provin-
Torres da Marciisa Gunale ai mo-
,
*e ciale nel 1156. (Ved. .Mittarcl. c Costati.

naci camaldolesi. U diploma in cui è Annal. camald. lom. Ili lib. XXV’ fol.
contonula questa conferma, è di molta 144-45-46, c 150; e neirAppeiidice
importanza per iscliiarire i privilegi fol. 2.’j.’5— 34 c 35. — Gattola ,
Ilist.

de’ quali l’ordine di Camaldoli godeva cassili, puri. I fol. 344 ,


424 e 427. -
in Sardegna , e le esenzioni che al Malici ,
Sani. sacr. Eeeles. Turr. fol.

medesimo erano state accordate dai 161. - .Mansi Ss, Condì. Collect. toni.

prelati dcinsola (t ), Dellostesso Alone XXI 6!M e 92. - Vieo, Wst. gen.
col.

si fa menzione in una carta pubblicata dei ri-yn. de Sard. pari IV cap. 15. -
«laiGattola negli annali di Monte-Cas- Passamar A’) nod. dioces. tiirrit. pag.
,

sino, la quale contiene una donazione 136. foggio, f' id. de los mari, turrit.

fatta ai monaci camaldolesi da Forato nls. lib. 4 cap. 9).

di Gilliil e da Susanna di Torres. E


finalmente è ricordato il suo nome nel ATONE. Diverso dai due prcicedenli.

diploma del 1120 , con cui Gonnario Era monaco camaldolese, c fu vescovo
Il re di Torres profonde a favore dello p Castra in Sardegna nel de-
di Castro

stesso ordine di Camaldoli le cliiesc clinare del secolo XII. L’n aulico mo-
e le possessioni: generosità regia che numeulo appartenente all’ anno pisano

fu applau<lita‘ c confermata da papa 1164, che corrisponde aU’anno roma-


Cjillislo n. L’altro Alone o Azzone II no 1163, ci ha conservato il nome e
succedette a Pietro di Cannetta suc- le gesta di questo prelato (2). Donò

cessore di Vitale Tola nella sede tur- egli in quest’anno medesimo a Gre-

ritana. La pih antica memo/ia che di gorio priore dell’eremo di Camaldoli e

luiabbiamo, appartiene al 1147. Inter- ai suoi successori le chiese di S. Sa-

venne in quest’anno alla solenne con- turnino di Usolvìsi ,


di S. Maria tli

secrazione della chiesa di Santa Maria Anela, e di S. Giorgio di Analeto,


di Bonareado, e soscrisso all’alto della
fondazione di quel monistero fatta da (i) Consiste in un dipKvma , U di cui copia

Barisonc regolo di Arborea. 11 Vico fu trasmessa


^ Sardegna nel ttiuG al P. Egidio
Maruciiiì preponilo generale della coiigivgaziotiu
seguito dal Malici e dal Mansi afferma di Camaldoli., e poi pubblicata |ncl 17 ^^ dal
Mittarolli neir appendice al tom. IV degli an-
nali camaldolesi , col. an, La data del
(t) L*ntto fu Bcrllto <la Oddnne nella cbìc&a diploma stuubr» dover essere quella dell’ aiiiio
di Santa Maria di Saccai^ia, presenti i rescovi iiG3 ,
sia perehi^ vi c notata l’ indizione XII ,

di IMoughe , di Bisarcio » di Ampurìaa e di Ol- la quale comiiieiò nel mese di 8<eUciiibre di detto
tana. Atnne escuta i monaci dalla prestazione anno ,
sia perchè vi si fa menzione di Pietro
dt-lle decime per le loro possessióni , e dalla cardinale diacono di S Eustachio , il quale nel
gitirìsiliziunc dei suoi vescovf suflragatiri : fra le itG3 fu promosso da papa Ale.ssaiidro 111 .il

altre condizioni vi è questa ; clic il superiore collegio dei cardinali preti ,


come si legge nei
dei monisieri di S. Pietro dì Scano e dì Santa collellori delle vite dei cardinali di S. Chies.i.
Maria di Saccargia non possano essere destinati L’erudilissioo P. Guido Grandi nell* appeiulice
da altri, fiiorcliè dal priore generale di alla lettera sulle Pandette Pisane in noi. ad
(
maidnli. Il dipiptua é luumlo del sigillo dclfar- monument. t
)
alTcrma aver cglìposscduilu questo
civescovo Alone. diploma.

by C'Mìgle
-

AVE 97
esislcnli nella sua iliocosi. Le condi- si hanno documenti certi nè delle
aioui che appose airutto di questa sua sue gesta, uè del suo juartirio. Il Pa-
liberalità, provano la poca disciplina pebrochio Appendice agli atti di
dei monnei di quel tempo: perciocché S. Lucifero cagliai'itano ne fa meuzio-
erano queste ^ che il monaco rettore di ne, e riporta a Uil proposito ro|)iuioiic

dette chiese usasse la dovuta riverenza del Bonfant Doi>o di lui il Mattei ne
al vescovo di 'Castra; che si presen- ricordò il nome nella Sardinia sacra,
tasse al capitolo ad sanctum chrisma ma lo collocò nella serie dei vescovi
eonficimdum, -et ad .^desiarum con incerti ad esempio di quanto aveano
secrationes-, che intervenisse alla festa fatto prima di lui l'Ansizio e i dotti
della chiesa titolare della diocesi ;
che Maurini, il primo nella Germania sa-
ricevesse onoratamente il vescovo nel cra, e i secondi nelìaGalliacristiana
tempo della visita pastorale ;
e che (Ved. Machin Defens. sanct. B. Lncif.
pagasse al legato pontiGcio ,
sempre Calar, nel catalogo dei vesc. cagliar. -
che venisse in Sardegna o fosso di pia- Vidal Annal. sard. tom. II, col. 239. -
cimento del vescovo, il 4ti|o tributo Papeb. in append. ad act, S. Luci}',
di una libbra d’argento. Gu^elmo Cu- calar, et ad diem a8 mali ini. ss.
^
pcro nelle nnotazioni alla vf& di beato pràé^r. - Malici, Sard. sac. Eccles.
Benigno abate generale di Vallombrosa calar, fol. 69).
*
parla di Raimondo Castrense vescovo
in Sardegna, e uno dei successori di AYMERICH (Giacomo)! Illustre gen-
Atone nel secolo decimoterzo ; però tiluomo cagliaritano, il quale si di-
ignorando egli che in Sardegna esi- stinse moltissimo per la sua fermezza
stesse il vescovado di Castra, opina nel parlamento ragunato in Cagliari nel

che Raimondo fosse nativo di Castro, 1481 dal viceré Ximenc Perez sotto il
patria castrensem, e che occupasse regno di Ferdinando il cattolico. In
una delle sedi sarde. Se la narrazione queir assemblea rAymericlf sostenne
del Cupero merita fede ,
il nome di con energia le petizioni dello stamenlo
Raimondo accresce la serie dei ve- militare ,
e attestatosi con idtri gen-
scovi castrensi messa in^luce dal tiluomini sardi del suo parlilo, riclaniò

Mattei (Ved. Mittar. e Costad. Annui, eflicacemeule la conservazione degli


camald. tom. W, lib. 51, fol. 18, 19, antichi privilegi. Ebbe quindi a con-
c neU’append. col. 22, 23, 24. - Cu- tendere col suddetto viceré ; lo che
pero, tom. IV, fol. 344. • Maltei &jrd. produsse in appresso molli eccessi e
ioc. eccl, castr. fol. 210). commozioni di popolo , c cagionò il
richiamo del Perez dal governo del-
AVENDRACE (
S. Vescovo c Maiv- l’isola. L’Aymerich acquistò per un tal
itoe). 1 monumenti della chiesa ca- fatto una rinomanza tutta nnzion.ile
gliaritana citati dal Machin lo dicono (V’ed. Zurila, Annal. de A rag lib. XX,
successore di S. Bonifacio martire nella cap. 55. - Fara, Dcreb. Sard. lib. IVf
sede ve^,ovile di Cagliari; il Vidal lo fol. 588. - Desarl, Capii, cur. regn.
fa succedere a S. Clemente. Però non Sard. in proocni. ).

t'oL /. 7

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,

98 ATM
AYMERICII (Pietro). Fu chiaro in coraggio in tutte le fazioni sostenute
armi , e visse verso la metà del secolq. dai sardi contro |c stjuadre francesi
dccimoseslo. Nel 1553 protesse coll® comandate da Enrico di Lorena conto
sue genti i vasti littorali della Gallura di Harcourt ,
le quali invasero la città

dalle incursioni del famoso corsale di Oristano nel 1637. Comandava l'Ay-
Dragut c di Ferdinando Sanscverino merich una compagnia di cavalli (2).
principe di Salerno comandante delle Nella fazione del 26 gennaio di detto
galee francesi. E nell’anno seguente si anno dimostrò molla intrepidezza nel
acquistò nome di valoroso per la bella combattere: perciocché passato a nuoto
azione di Porto Ficario, in cui egli sotto il fuoco nemico il fiume Tirso,
solo con pochi cavalli impedì lo sbarco raggiunse Tantiguardo delle truppe na-
delle genti nemiche, e le obbligò ad zionali ,
e puntando fra i primi nella
allontanarsi dalle marine sarde. Pietro mischia contribuì coll’opera sua alla
Ayinerich intervenne poi al parlamento vittoria di quella giornata, che costò
celebrato dal viceré conte d’Elda, e ai francesi settecento morti ,
oltre i

nel 1575 andò in Spagna deputato feriti e i prigioni, e le artiglierie ca-


dallo ^ameuto militare per farne ap- dute in potere dei sardi. Silvestro Ay-
])rovare i capitoli dal re Filippo IL merich, del quale si parlerà in altro
Lasciò un figlio chiamato Melchiorre, luogo, fu suo figlio (Cauales de Vega,
il quale fu altresì deputato dal sud- Invas. de la arm. frances. pag. 4 1 ,

detto stamento nel 1605 presso il re 42, 43 e 44. - Bernard CharL ,


Ilist.

di Spagna Filippo III. Vi fu un altro de lauit XIII 8 , art 5 cit. dal


lib. 1

Pietro Aymerich religioso mercedario, Manno , Sarà. tom. 3 pag.


Stor. di
nato in Sardegna ,
di coi la cronaca 294. - Cassa Notiz. di Cagl. cap. 11).
s]>agnuola del sacro militar ordine di
N. S. della Redenzione fa un grande AYMERICH ( Sn.vTATRo). Ved. CA-
elogio. Visse tra il finire del XV e il STELVr (Agostino e Jacopo).
cominciare del XVI secolo, studiò fi-

losofia e teologia nel famoso collegio AYMERICH (Gamuele) Ved. ibidem.


di Navarra in Parigi ,
e fu impiegato in
importanti negozi del suo ordine nei AZANAGA o ASSARAGA, (chia-
conventi d'Italia. Ma delle opere che mato da alcuni scrittori HASSANAGA’
la stessa cronaca dice pubblicale da e HASSAN-BACHA), famoso pirata na-
lui, non abbiamo veruna contezza (Ved. tivo di Sardegna, il quale, rinegata la
Fara, De reb. Sarà. lib. IV, fol. 415. fede di G. C., abbracciò l’islamismo.
- Dexart ,
Conepss, Cap. Cur. regn. Barbarossa altro pirata pi'u famoso di
Sarà. fol. 61, 62). lui, al quale per alcun tempo fu com-
pagno nei ladronecci e nei pericoli di
AYMERICH ( IcaAzio ). Gentiluomo more, lo fece accettare al servizio di
di molto valore vissuto nei primi anni
(») Nella medesima si distinsero i fr.'itelli
del secolo XVII (1). Diede prove di Mara , i quali pugnarono va-
(.soncAs nobili di
(i) Era (ignore della TÌlla di Hara-Arbarci lorosamenlc nella fazione del 26 gcnnajo 1C37.
c fu primo conte di Villamar. f

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,

AZE !>n

Solimano FI imperatore dei lurclii. So- contro di lui, s’impaiiionirono della


limano gli affidò nel 1511 il eomando ^ua persona, e lo inviarono carico di
militare di Algeri , come raccontano il catene a Costantinopoli ,
rapjvresen-
Surioe il Facello citati dal Fara. Egli, tando a Solimano II, ch’egli col soc-
prevalendosi delle forze eli' erano in corso degli arabi di Couco volea farsi

suo potere, desolò per lungo tempo re di Algeri. Colà terminò di vivere i

le coste di Sicilia, di Sardegna, d’Ita- suoi miseri giorni nei ferri e nell’ab-
lia, e di Spagna; per lo die l’impera- biezione della schiavitù. Forse questo
tore Carlo V si mosse in persona da Azanaga fe quell'istesso sardo riuegato,
Genova con poderosa Gotta per assal- gran corsale e terrore del mari sardi,
tarlo: ma questa impresa andò fidlita di cui parla il P. Serpi nella Cronaca
per il naufragio che disperse le navi, dei Santi di Sardegna ,
il quale nel
e obbligò Carlo V a ritornare in Ispa- 15S6 assaltò con uua grossa galeollu
gna. L’infelicità ditale spedizione riac- gli abitanti della penisola di S. Antioco
cese la ferocia di Azanaga il ,
quale trovandosi presente a quell’assalto il

sdegnato col re di Couco per il soc- padre del medesimo cronista. Però non
corso di tremila arabi, d’armi e di bisogna confonderlo con altro 'sardo,
munizioni da lui dato a Carlo V ,
si che dopo aver professato la legge del-
pose alla testa di tremila turchi, e lo r alcorano, fu bey di Tunisi nel se-
assediò nella città in cui eresi forti- colo deciniosesto , di cui ved. l’ailicolo.

ficato. Costui ,
l'cdendo di non poter MORAT (Ved. Fara, lib. IV, Ve reb.
resistere lungamente, domandò la pace Sard., fol. 412. - Serpi, Cron. de los
e l’ottenne , mediante lo sborso di una Sanct. de Qcrd. ,
lib. I ,
pag. 26. -
considerevole somma di danaro, e la Laugicr de Tassy, llist. de rojraume
consegna in ostaggio del suo figlio d'Alger, pag. 146).
llamet-bcn-cl-Cadì. Poco dopo, le due
nazioni si riconciliarono, e fecero al- AZENl (Guastino c Ai.dobrandino).
leanza insieme: questa fu confermala Distinti e valorosi sardi capi della
dal maritaggio di Azanaga coHa figlia lega antirealisla in Sardegna verso la

del re di Couco che fii condotta in Al- metà del secolo deciinoquarto. Segui-
geri. Tale unione richiamò a quest’ul- rono costantemente le parti di Ma-
tima città molti arabi , ai quali Azanaga riano IV regolo di Arborea, di cui
accordò infiniti favori, e fra gli altri erano amici e congiunti (I), e lo ala-
(|ucllo di potersi liberamente provve- rono coll’opera loro a combattere le
dere d’armi, le quali essi compravano armi di D. Pietroil Cerimonioso re di

con incredibile avidità. I soldati turchi, Aragona. Nel Claó intervennero alle
gelosi di tal concessione, e temendo corti generali convocate in Cagliari

che Couciani potessero servirsi in


i

danno loro delle armi accordategli si , (i) Pietro tic Arene tloHa nirtlcsim.! faiinglìj

ainiuulinarono, e chiesero da Azanaga ili Guatiliiio c AltMfraudhio 8otlo»crÌMC cuirir


*
U'blc nel i4 inailo i355 Patto di ernSueijiaziuiiL*
che la l'ivocicsse: ma egli non avendovi •li Uguiic IV regolo di Arborea (Ved. Mtmor.
voluto aderire , sollevatisi in mussa j
ilei marq. di Cwcoy. ,
iiuui.

Mitili by GtK>gIe
,

100 AZU
dallo stesso re D. Pietro, il quale ve cimento (3) d’età a tutti di gagiiardia
:
,

li avea con Icllere. In qucU’as-


invitati e di SMDO non ccdò a veruno: se non
scmblea Unto famosa furono gitute le vinse i provetti ,
sostenne con essi
prime fondamenU della costituzione onoratamente la prova. Attese alla pra^
politica della Sardegna (Ved. ZuriU, tica forense
,
prima in Sassari fino al

Annoi, de Arag. lib. Vili , cap. 58 ; 1774 ,


poi in Torino lino al 1777. Tre
lib. IX, cap. 47; lib. X, cap. 1. - Fara, anni non intieri lavorò come applicalo
De reb. Sarà. lib. Ili ,
fol. 293. - Madao nell’ uffizio generale delle regie finan-
Dissert. sulle Sard. ant. EpisL ded. ze, e nel 23 maggio 1780 fu nominato
pag. 12. - Manno, Stor. di Sard. , tom. vice-intendente generale della città c
ili, pag. 88. - Mimant, Hist. de Sard., contado di Nizza. Le cognizioni da lui
tom. I, pag. 353). acquistate nel diritto commerciale gli
aprirono la via a maggiori impiegiii :

AZLNl (Domemco Alberto). Nacque nel 1782 fti destinalo giudice legale
in Sassari da Giannantonio Azuni fa- del consolato di Nizzii-murittima, c
coltoso e onesto cilUdino nel 3 agosto nel 1789 ebbe titolo e grado di sena-
1749(1). Lasua prima educazione non tore. Visitò in tal anno le principali
fu diversa da quella che nel tempo suo città d’ Italia ,
contrasse amicizia con
ricevevano i. fanciulli di civile condi- varii letterati (4) ,
conobbe il Jorio in
zione. Studiò grammatica e umane let- Napoli, e censurò il suo codice marit-
tere nelle scuole pie della sua patria : timo (5). Fornito il suo viaggio, pose
il P. Francesco
di queste gli fu maestro mano alla compilazione di un codice
Angelo Tealdi , nomo , per quanto i di leggi per la marina mercantile dei
tempi lo comportavano, di dottrina non regii stati: Vittorio Amedeo 111 re di
volgare. Nella regia università di Sas- Sardegna gliene avea dato comanda-
^^pari imparò la filosofia e lo leggi ,
e mento: nell’ottobre del 1791 rassegnò
consegui fino alla laurea gli onori tutti

dell’ accademia (2). Nel 1772 fu uno Furono Pier Luigi Fontana profes-
(3 ) essi ,

dei concorrenti alla cattedra di digesto sore d'instituzioni civili; Giovanni Pinna Crìspo

nella università turriUna c Nicolò Bonaventura dottori del collegio lega-


vacaU : eletti
le ,
e Francesco Giuseppe Spano Manconi.
ingegni ebbe a competitori nell’arduo Fra questi ebbe amicissimo l’avvocato
(4 )
Carlo Fea dotto archeologo piemontese , il quale
(i) Il padre dell’ Azoni eaercitò con fortuna gli dedicò l’ opera sua intitolata : Miscellanea

r arte farmaceutica. Avea casa e officina nel JUologicOy critica ed antiquaria y stampata in
vicolo che i sassaresi dicono di Santa Chiara* Homa nel 1790 in due grossi volumi in 8.0.
lo questa umil casa y
ora posseduta dagli eredi Jorio era nel 1789 membro del tribu-
( 5 ) 11
di Francesco Querqui già secretano del comune nale commercio di Napoli^ Del suo codice
di
di Sassari, ebbe nascimento il nostro Domenico marittimo scrive il Colletta : La qual opera
Alberto, uno dei più grandi ingegni che abbia compiuta per fatica di Michele Jorio , ed in
prodotto la Sardegna. quattro volumi pubblicata , non autenticata
(a) Ecco le date dei tempi , nei quali coosegtil dal re , e negletta poco appresso per domesti-
i gradi accademici : la agosto 1767 magistero che agitazioni e per la guerra y si tenne a
di Gitjsoda c d^arti: i4 agosto 1769 baccalau' documento del buon volere ,
o come studio e
reato ili leggi : 25 aprile 1771 prolitalo in leggi j regola nelle cause commerciali Stor. del reatn.
(
29 gennaio 1772 laureato in leggi. di Nap. y tom. 1 , lib. II, pag. 110).

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, ,,

•AZD 101 .

la sua fatica al ministero sardo retto oltremonti a grande rinomanza. Imper-


in quel tempo dal conte Graiieri : ma ciocché , avendo in essa sviluppato
sopraggìuiisero le politiche vicende l’ origine e i progressi del diritto ma-
d’ Italia che ne impedirono la pubbli- rittimo presso tutti i popoli antichi e
cazione. Occupato nel 1792 il contado moderai, stabilito i principii di ragiodu
di Nizza dalle armi francesi, cominciò e di equità sui qiuli dcniio essere ba-
l'Azuni a provare gli avversi colpi della sate le leggi relative al commercio, so-
fortuna. L'emigrazione c la confisca dei stenuto vittoriosamente la teoria della
beni apportatigli in dote da sua moglie libertà dei mari,
de mari libero e
furono il primo frutto ch'ei colse dalla combatiRto le opinioni del Lampredi
prepotenza straniero. Cercò asilo in e del Galliani sul commercio dei popoli
Toscana, e vel trovò per umanità delle neutrali in tempo di guerra e sui do-
leggi e dei ministri del gran Leopoldo : veri dei principi neutrali verso i guer-
pure da quel soave toscano nido ane- reggianti, ottenne il suffragio dei dotti
lata al ritorno nella patria terra. Do- e fu riguardalo quasi precursore di una
mandò impiego in Sardegna ,
e gli fu scienza ,
la quale cominciava allora a
negato ; i ministri del sabaudo monarca scaturire dal fonte iuesauribile del di-
all’ esule sardo rescrivevano ;
suppli- ritto pubblico. La celebre instituzioiio
casse gli stamenti rassembrati in Ca- del consolato di mare da lui rivendi-
gliari; ma gli stamenti sardi dissero cata in tal opera a onore della repul>-
a lui ingrate c avare parole *, aver egli blica di Pisa gli fruttò nel 1796 la ‘

da più anni la patrio abbandonato ; nel cittadinanza pisana, c il sno sistema


Piemonte aver speso la sua gioventù, sul diritto marittimo fu citato con lode
le sue fatiche; nel Piemonte adunque 10 tutti i tribunali di commercio d' Eu-
co’ subalpini alle cariche dello stato ropa: la sua fama fu tale, che Bouchcr,
concorresse. Visse allora per cinque professore di diritto commerciale u
anni povero e ignoto; Modena ,
Trieste marittimo nell’ accademia di legisla-
e Venezia vide più volte ,
ma Firenze zione di Parigi ,
scrisse di lui : vouloir
fu stanza gradita dei suoi studi. Colà entreprendre d’écrire après M. Azuni
recò a termine il Sistema universale sur une pareillc matière , c’fist sans
dei principii del dicitto marittimo di douto faire une entreprisc au-delà de
Europa, seconda c più lodata opera au droit marit
ses forces ( Instit. .

sua (1), la quale levollo in Italia e cap. 52, §. 1850, pag. 458 ). Puro
poco mancò che si bella scrittura nou
(t) Ne «ODO state fatte cinque edizioni e tre
rimanesse per sempre nell’ oscurità :
Tcrsioni. La prima nel suo originale italiano vide
Firenze nel 1795, voi. due in 8.0 la
la luce in :
l’autore, privo di pecunia, cercò sardi
seconda con addizioni ìnTricstenel 1796. Sopra che sopperissero alle spese della edi-
questa fu fatta la traduzione francese , c la terza
edizione in Parigi da Dijon nel 1798, voi. due
in 8.0. La quarta lu eseguita dallo stesso autore lima fa tradotta in inglese c pubblicata in Fi-
che 1* ampliò notaìiilmcnte e la fece pubblicare ladelfia nel 1809 in un grosso volume. iik

in Parigi nel i8o5 in due grossi volumi in 8.0, Prima di quest’ opera avea l’Azuni dato alla luce
Rcnouard intilo-
co’ tipi di Antonio Agostino ,
11Dizionario ragionato delia giurisftrudenia
laudula Dt'OÙ mariume de V£un>pe- (^ucst’ ul- mei cantile, Nizza 17GC. Voi. IV iu 4 '*

xi by L.OugU
, ,

102 AZI!
zione; di questi ,
elihc lodatori pochi, Dodici •inni di gloria pubhiica negli
derisori molli ,
ajulatore veruno. Pre- impieghi grande impero francese
gò, scongiurò in Livorno un Vincenzo non lo distolsero dai gravi studi e
Uarruccio suo concittadino che atten- dall’amenitìi delle lettere. Le opere che
deva a commerciali speculazioni , larga pubblicò dal 1795 Gno al suo ritorno
ricompensa c laude promettendogli in Sardegna sono molle e tutte pregia-
se lo aitasse
,
per l’ opera generosa : te. 1 termini di un articolo biograGco
ma uomo letterato a uomo mercatante ci obbligano a farne breve e rapido
parlava ,
nè fece frutto con lui. Se il ccnno.NcI 1795 pubblicò in Firenze una
inarclicse Manfrcdini ministro del gran- dissertazione sull’origine della bussola,
duca di Toscana non soccorreva alTA- letta da lui in qaeU’ac04idemia reale
jpini mancava forse per sempre alla
,
delle scienze nel 10 settembre dello
sua gloria e alla pubblica luce un la- stesso anno. 11 Zntta la ripubblicò in
voro di tanta importanza. Due anni Venezia nel 1797 in un volume in 4.“:

dopo la pubblicazione di quest’ opera ampliata poi e voltata in lingua fran-


andò a Parigi. Nel 1800 fu uno dei cese d.allo due volte
stesso autore , fu
membri della commis.sionc creata dal ristampala in Parigi nel 1805 e 1809
governo consolare per redigere il co- coi tipi di Jcnncliomme c di Normant
dice marittimo e commerciale della (5). In questo scritto imprese l’Azuni
Francia (1 ) , quindi del corpo-legisla- a provare che i francesi furono i primi
tivo , e ueir istesso anno ebbe la citta- inventori dell’ ago calamitalo accor- ,

dinanza francese. Nel 1805 fu creato dando a Flavio Gioja di AinalG il solo
giudice , e sei mesi dopo presidente merito di averlo perfezionato. I prin-
della corte imperiale d'appello di Ge- cipali argomenti di tale assunto li ri-

nova. Nel 1810 ebbe il titolo di cava- cavò dal poema Pro-
di Guittone di
liere deir impero ,
e fu decorato dell’ venza scrittore del secolo duodecimo
ordine imperiale della riunione (2). dal Vesoro ( Trésor ) di Brunetto La-
Finché durò in carica sotto il governo tini (4), dalla storia gerosolimitana
francese, fu l’aihico c il protettore dei scritta verso il 1200 dal cardinale di
sardi e deleommcrcio loro. La pesea Vilry ,
e dall’esaUo racconto di Ugone
del tonno rinnovata dai liguri in Sar- di Bercy contemporaneo di S. Luigi IX
degna è dovuta al suo patriotismo.

(3) L’edizione del i8o5 è dedicata dalTAzunt


(i) Vignon presidente del trìhunnlc di com> al principe Gioachino Murai; quella del 1809
incrcio, Gornetiu giudice del Irilninalc drappello alfamoso matematico La-Placc : entrambi fu-
di Parigi, Boursicr, ViUl-Roux Couloni e
, rono protettori ed encomiatori del suo merito
Mourgtic ,
nomi onoreroli alla Francia , furono letterario.
gli nitrì membri di tal coininUsionc.
(4) Brunetto Latini maestro di Dante , essendo
() In quest* anno medesimo il corpo legisla- in Francia verso la fìnc del secolo XIII , scrittsc
tivo di Parigi accettò dairAzuni Ìl dono dei in francese il suo Tazsoa poi lo tradusse in
;

due volumi du Droit marùime tie V Europe , italiano c fu impresso per la prima volta in
ordinò farsene onorevole raenzioiie nel processo Venezia dal Srssa nel i535, con questo titolo:
verbale, c che fossero riposti nella biblioteca Tesoro di metser lìruneUo Latini y maestro
nazionale. del divino poeta Dante.

D''..'ii!Zod by C: ii
, ,

AZU 103
re di Francia. La gloria di imn gmperta dicolo sullo dottrine già screditato del
tanto utile alla navigazione no(H^teva dottore tedesco riguardo alle antichità
togliersi così facilmente agl'italiani per arabe e cinesi (2). Altre scritture di
concederla agli stranieri. Azuni fu lo- minor mole ma ,
di non minore impor-
dato in Francia dai più celebri scrit- tanza, pubblicò l’Azuni in quello stesso
tori di quel tempo ,
e.fra gli altri dal correr di tempi Mentore perfetto
;
il

Sonuini continuatore e illustratore della dei negozianti. Trieste 1797, un voi.


storia naturalo di BuQbn (Vcd. Buffon in 4.“ ; Contultation pour M. le marq,
Star, notar. Addiz. al tom. XV, p. 100) ;
d’Franrla. Paris 1801 due edizioni ,

ma in Italia e fuori sorsero ingegni per Mémoirc pour les cour-


in 8.° e in 4.*;

combattere la sua opinione (I). Merita tiers de Marseille. Paris 1803, un voi.
particolare menzione Giuseppe Hager, in 4.“; Appel aa gouvernement des ve-
dottore tedesco e scrittore rinomato di xations exercées par le corsaire fran-
varie opere ,
il quale in una sua Me- gais /'Aventurier contro des négociam
moria sulla bussola orientale ^ Stam- liguriens. Géncs 1806 , un voL in 4.";
pata in Pavia nel 1809 mentre cercò -, Observations sur le poéme du Barde
di abbattere i fondamenti sopra i quali de la forét-noire de M. Monti. Génes
TAzan^ avea innalzato un nuovo mo- 1807, un voi. in 8."; Origine et progrès
numento alla vanità nazionale dei fran- de la législalion maritime. Paris 1810,
cesi, si sforzò provare che l'invenzione un voi. in 8.*. Però fu lavoro di maggior
della bussola nautica è dovuta ai cine- lena e di pih grave soggetto la sua
si. La Uager fu aspra e vi-
crìtica dell’ Storia di Sardegna. Il saggio ch’egli ne
rulenta : ma non
meno impetuosa la fu avea dato nel 1799 ( Essai sur l’histoire
risposta dell’Azuni il quale in una let- ,
géographique , politique et nalurelle
tera che sta in fronte alla edizione pa- du rojaiime de Sardaigne. Paris ches
rigina del 1 809 ,
diretta al conte Mos- Leroux libraire, un voL in 8.°), ab-
cati letterato insigne e direttore gene- bcnchè fosse stato encomiato dai gior-
rale dell’ istruzione pubblica nel regno nalisti francesi (3)
,
non era opera da
d’Italiadimostrò l’insussistenza delle
,
lodarsi nè per l’esaltczza istoricanè ,

opposizioni hageriane , c sparse il ri- per la correzione tipografica. Quindi


imprese ad ampliarlo e correggerlo
confortandolo a questa nuova fatica il
(i) Uno fu Capmany nella sua opera intito- Sonnini, lòdato naturalista francese e
lata QuestioncM crilicas sabre variai pimtos
:
prediletto amico suo; e nel 1802 pub-
de hiitoria f
stampata in Madrid nel 1808.
L^altro Flaminio Yenansoo, che scrìsse de Cin- blicò in Parigi colle stampe dei fratelli
yention de la bussole nautii^ue. Naples chcr.
Ange Trani. 1808. Vul. 1 in 8.«>. Ma gli argo-
menti del Capmany e del Venanson non reggono (3) L* Azuni ebbe pure qualche contesa let-
al paragone degli altri messi in luce dal Gri- teraria cui P. GaubiI a proposito della sua opera
maldi , dotto scrittore napoletano , il quale in ìntitulatu: Ilistoire de l'‘a$tì'a$iomie chinoise.
una dissertazione inserita nel tom. HI degli atti (3 )
Vedi Magasin enciclopètlùfuc du premier
dcir accademia dì Cortona provò vittoriosa- pluviose f
ami. VII, nura. 17. Decade pAi7 us<>-
ftienle clic la invenzione della bussola nautica 'phitjue de 10 niVose , ami. VII, mini. 10. Pn-
è dovuta a Flavio Giuja di AjuuUì. bUciste du ai pluvioset ann. VII. Moniteur tc.
,

104 AZD
Lcvrault in due f^ssi Tolnmi in 4." Giacinto Sonando. Un fbscìc. in 16.°)

la storia sarda (^flisloire gcographique le qualisebbene calde di sdegno, non


poUtique et naturelle de Sardaigne ). eccedettero i conUni della moderazione

K dì\isa in due parli. La prima com- c della urbanità letteraria (1). Però,
prende la descrizione lO]>ogralìca c sta- se di pochi nei ed inesattezze avea il
listica deir i.sola , e il racconto delle P. Napoli menato tanto rumore e se ,

sue vicende dai lcm[>i più rimoti delle vera era la fama, che altri a lui infon-
i'olonic venule per abitarla Uno al desse nel fiele la penna pcrchà at- ,

1796: è preeedula da una earta geo- tristavalo la celebrità del nome azu—
gralica levala sull’ originale ch’esislcva Diano, è da maravigliare come lo scrit-
in quel tempo ne’ regii archivi di Pie- tore del Diritto marittimo, splendente
monte ,
il quale fu comunicato all' au- di tanta gloria europea ,
abbia voluto
tore dal conte Prospero Balbo, illustre perdere il tempo nel confutare le cen-
letterato piemontese ,
e ambasciadore !
sure di un fraticello, più pio che savio
«lei Ite di governo
Sanicgna presso il cultore delle lettere. Perchè di tali cen-
francese è terminala da un quadro
: sure avvenne ciò che suole accader
statistieo del commercio c delle Gnanze sempre esse furono dimenticale
: ,
e la
sarde e da un progetto di riforma clic
,
storia dell’ Azuni ,
letta con piacere dai
r Azuni nei caldi movimenti del suo contemporanei e dai posteri dacché ,

amor patriolieo credea necessaria per fu esaurita la prima edizione parigina


la felicità dell’ isola. La seconda parte del 1802 , è Stata tradotta ili tedesco
è dedicala tutta per intiero alle pro- e ristampata in Strasburgo anno
nell’

duzioni naturali della Sardegna : l'au- medesimo (due voi. in 8.° ) (2). Quando
tore descrive con molta precisione gli r Azuni scrisse la storia, camminò in
animali ,
i minerali c i vegetabili ,
dei una via per lui allatto nuova e in terra
quali r isola abbonda ;
c aggiungendo straniera ,
in cui mancò dei sussidii
qualche lume allo co.se già delle dal archeologici indispensabili per chiun-
Celli sopra questo, materia ,
si giova que imprenda tali lavori. I suoi studi
nella parte mineralogica delle laude- sull' economia pubblica , e sul diritto

voli fatiche durate per illustrarla dal commerciale lo richiamarono bentosto


Belly c dal Napione ,
il risultato delle a spendere più utilmente le sue fatiche.
quali era stato inserito dal Balbo nel Le memorie sui viaggi marittimi degli
tomo IV degli alti dcU’accademia delle
scienze di Torino (
anni 1788-89 ). La
(i) L* Azuni non era uomo che sofTcrifisc le
storia soeda dell’ Azuni fu acremente ingiurie UdIo meno quaudo s* ingiuriiiva In
,

censurata nel 1814 dal P. Tommaso Na- pjtrÌ4. Le ossenrazioni da luì fatte sopra un
poli nelle sue Note illustrative della articolo del Moniiore francese del i6 settembre
i8i3, estratto da un^opera di M. Galt viaggia-
descrizione corografico-storica della
tore inglese , il quale avea fatto un quadro
Sardegna (Ved. NAPOLI P. Tommaso): tristissimo della Sardegna ^ sono tuli* altro ebe

r Azuni rispose al suo cavilloso c pe- letterarie ( Vcd. Ob%eì'vationt sur un article co.
Génfs par fi. tìonaudo. i8f3 Fascio, i in i6^.
tulante censore con alcune osserva-_ (i) L* edizione parigina fu esaurita con i aoo
zioni polemiche ( Genova 1816. Per csempluri: con altri 1300 T edttione tedesca.

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, ,,

ÀZD 105

(Mémoires^ pour ter- destinali a fissare la patria c il tempo


anlictii marsigliesi
ojagcs maritimcs in cui visse Pitea; a schiarire le sue
vir à l'hisloire ctes t
osservazioni astronomiche, i suoi tanto
des anciens na%*ìgateurs de Marseille,
celebrati viaggi nelle coste orienU^i c
{'ìénes chez Sonando i8i3, un voL in
{Re- occidentali dell’ Europa bagnate dall’
4.»); le riccrehe sulla pirateria
cherches pour servir à l histoire de la Oceano, nel littoralc d’Italia, nella Si-
cilia c in Levante e le indicazioni da
piraterìe , avec un précis des moyens ,

lui date sul flusso c riflusso del mare ;


proprcs à l'extirpationdes pirates bar-
barcsques, Génes chez yé, Ponthenier e lìnalmciite a confutare il Bayle c il
Gossclin , i quali ucl Dizionario, sto-
1 Wft, un voi. in 4.*) ; e il sistema uni-
rico e critico e nella Geografia greca
versale sugli armamenti dei corsari
analizzata si sforzarono a dimostrare
(
Systénie universel des armemens en
favolosi viaggi e racconti di Pithéas.
coarse et des corsaires en tems de
i i

guerre, stiivi d'un précis des moyens


La seconda, più che opera di lei leva-

propres ò ditninuer les dangers de la


to è una spontanea c generosa mis-
,

sione che la lìlaiitropia dcll’Azuni as-


navigation des neutres, Génes 1817,
snnse a favore dell’ nmanità. Indirizzi)
par H. Bonaudo, un voi. in 4.“) sono
egli il suo scritto alle Potenze marit-
scritture di tal fatta che addimostrano
time d' Europa e dopo aver dato un
la profonda perizia ch’egli aveà del di-
sunto dell’origine c dei progi-e.ssi della
ritto marittimo e del diritto pubblico
pirateria nei varii popoli della terra
delle genti La prima (1) contiene pre-
della illegittimità delle preilc fatte dai
ziose notizie isteriche sull’ arrivo dei
pirati e del danno che ne deriva alla
focosi alla Gallia meridionale , sulla ,

libertà e alla sicurezza del commercio,


fondazione di Marsiglia-, e sull’ incivi-
disccude a parlare dei pirati barba-
limento, commercio, colonie, religio-
reschi, della vergognosa schiavitù, cui
ne ,
scienze e belle-arti di quella fa-
Un ragguaglio minuto condannavano tante vittime infelici e
mosa repubblica. ,

propone i mezzi per estirparli intiera-


delle scoperte e delle opere di Euti-
mente. L’ anima sensibile dell’ Aziini
mene navigatore marsigliese contem-
traspare da ogni pagina di quest’opera:
poraneo di Pitea (Pithéas) forma il

V r erudizione vi è rammorbidita dallo


soggettò del capo dell’ opera. Tutti
stile , che or vibralo , or dolce c com-
gli altri capi iiuo al XII ed ultimo sono
passionevole corrisponde egregiamente
al soggetto: i suoi voti furono coro-
(i) Nella seduta pubblica del io luglio i8o3f
natida felice successo, c il giiùlo della
tenuta dall* accademia di sdonze e belle, arti di
Marsiglia ,
TAzuni lesse una memoria intitolata umanità gemente determinò inflnc le
Notice sur les voyages maritimes de Pithéas Potenze europee ad annientare l’idra
navigateur et eoimvgraphe de Marseitle. Dopo sistema universale sugli ar-
piratica. Il
alcuni anni V ampliò , c la diede alla luce nel
i8i3 sotto il titolo di Menv^rie per servire alla mamenti in corso ec. (1) è come un
storia degli anticìù navlgatnri di Marsiglia , t
dedicandola al conte Duosi celebre ministro di (f) QiicstVpera ^ dedicata dairAzuni al cav.
giustizia c grazia, nel regno d'Italia sotto Tiin- D. óiacumo Pes di ViUamariua, allora %icciè
pero napoìcoMÌcb^ di Sardegoa.

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,,

106 AZU
corollario ,
e puh considerarsi una se- c no fece eseguire una seconda edi-
conda parte delle ricerche sulla pira- zione in Livorno nei torchi di Glauco
teria. Imprende l’ autore a fissare i Masi nel 1822-23, quattro voi. iii-4.'’ (1).
confini ,
oltre i quali non possono esten- Scrisse ancora l’ Azuni molte consul-
dersi in tempo di guerra i diritti delle tazioni legali che rimasero inedite: fra
nazioni belligeranti; nodo gordiano, che queste, una per gli assicuratori del bri-
nei perpetui avvolgimenti della politica gantino francese la Sainte-jinne pre-
inviluppò gl’ ingegni piii dotti in ma- dato dagl’ inglesinel suo ritorno da
teria di diritto pubblico. L’ Azuni si Damista ; nè videro mai la pubblica
accinse coraggiosamente a svilupparlo ;
luce una sua dissertazione sullo stìttf
espose il sistema generale degli arma- naturale dell’ uomo , e la traduzione
menti in corso e dei corsari ,
le leggi francese delle opere dell’insigne conte
e gli obbiiglii ,
ai quali i corsari sono Carli napoletano ,
eh’ egli con molla
astretti ,
i diritti dei belligeranti ,
i diligenza avea recalo a termine. Nel
doveri delle potenze neutre ,
e i mezzi 1814, in cui Genova vide sventolare
per dimiiinirc i danni commerciali delle sulle sue mura le bandiere inglesi ,

nazioni neutrali in tempo di guerra. La r Azuni cessò dalle funzioni di presi-


libertà, con cui espone i suoi priucipii dente della corte d’appello e fu ridotto
basati sul giusto e sull' onesto e sull’ a stato privato. Visse per quattro anni
imprescrittibile diritto universale delle vita più prossima all’indigenza che alla
genti ,
lo rendono degno dei maggiori mediocrità ,
c sopperì ai propri! biso-
cucoraii.I.o scritto è corredato delle di- gni colla vendila di una parte della sua
chiarazioni diplomatiche fatte nel 1780 ricca biblioteca. Però fu tale la costanza
e nel 1800 dalle potenze del' nord dell’ animo suo in tanta avversità di
sulla scorta delle quali 1’ autore pro- eventi , che superò colla propria ge-
pone una convenzione generale di tutte nerosità r ingratitudine e l’ ingiustizia
le potenze marittime. Le dottrine messe dei suoi similL Nel 1 agosto 1818 il

in luce Azuni in tante diverse


dall’ Re di Sardegna lo nominò giudice le-
opere si leggono riunite nel suo Di- gale del consolato di Cagliari, c nel 19
zionario universale ragionato di giu- maggio 1820 presidente della biblio-
risprudenza mercantile eh’ egli pub- ,
teca di quella regia università degli
blicò per la prima volta in Nizza di studi. Uomo letterato ,
nelle cui mani
mare nel 1786 (cpiattro voi. in 4."). Di ricadeva allora la somma tutta delle
questo Dizionario, conosciuto univcr-' cose sarde ,
registrava nelle provvi-
saimcnte in Europa , e più riputato di gioni regie solenni c splendidi cncomii
quello che avea scritto il Savary
,
ci dell’ illustre autore del diritto maritti-
dispensiamo dal ragionare perchè ogni ,
mo : era giusta laude che un sommo
nostro encomio non aggiungerebbe all’

altezza del suo merito. L’ autore lo (i) Rccenlemontc è stata falla in Genova una
corresse, lo arricciò di nuovi articoli terza edizione del suddetto Diu'o/utrtOf con note
cd aggiunte dclTavvocato Giuliano Ricci, iH34t
di un suppicihcnto c di una tavola ana-
quattro voi in-8.o. (Vcd. Gau. di Genova a4
litica disposta per ordine di materie maggio 1834 4'^}’

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,

AZU 107
ad altro sommo rendeva ;
era esempio il Moltcdo , il Moscati , M. Gi àbcrg
raro di generosità tra letterati. Riempi llemso, autore del rinomalo Saggio
r Azuni decorosamente i doveri dei storico sugli scaldi , o antichi poeti
nuovi impieghi ; e operoso sempre c scandinavi , e M. de Sainte-Croix au-
amante del bene della sua patria, pub- tore dell’ istoria Della tsotenza navale
blicò nel 1820 un lodato opuscolo in- dell’Inghilterra. Dal 1777 (ino al 1810
titolato Della pubblica amministra- le accademie e le socicL'i letterarie più
zione sanitaria in tempo di peste famose d'Europa lo scrissero nell'albo

( Cagliari dalla Tip. R. un voi. in 4.“)


deimembri loro (5); nel 1818 l’acc.a-
(i) ’, c concepì 1’ utile pensiero della demia agraria ed economica di Ciigliari.
redazione di un Giornale scientifico di Fu uomo di acuto ingegno, di vasta
Sardegna da lui annunziato nel 1821 '
erudizione , e di carattere inflessibile
ma che poi non fu recato ad atto. Nel cosi nella prosperità ,
come nella sven-
5 maggio 1825 gli fu concesso onorato tura. Proclive all’ ira , non solTri le in-

riposo, e nel 24 gennajo 1827 cessò giurie dei pedanti ,


c le ricambiò con
di vivere in Cagliari , lasciata erede di acerbe parole nelle sue lellcraric con-
sue sostanze .Maria Carpi , c dei mss., tese : però fu ira d'uomo educato nella
parte più preziosa dell’ eredità sua ,
la umanità delle lettere. La religione
biblioteca dclToniversità degli studi di venerò sempre ,
e trovò in essa i con-
Sassari : il suo corpo fu deposto in forti maggiori della sua vita. Aulico dei
umil tomba nella chiesa di N. S, di sardi c della .Sardegna ,
lo fu più della
Ruonaria (2). L' Azuni ,
dnchè visse ,
fu sua terra natale ,
per cui è stato acep-
onorato oltremare a oltreraonti per la sato di nostalgia. Nell’ età giovanile e
sua estesa dottrina in materia di diritto nella provetta coltivò le muse c amò
pubblico c commerciale. Insigni lette- le femmiue. La givlanteria Toccupò tal-
rati e uomini famosi di stato lo ebbero volta più che si convenisse a cultore
caro ed amico : ricordiamo ,
oltre il severo di gravi studi. Ebbe moglie Ma-
Fea e il Balbo , T Andreossy , il Son- mala fede. Delle accennate opere inedite, alcune
nini ,
Murai ,
Manfredini ,
La-Place ,
•ODO acrìttc in idioma francese, altre in italiano.
Facciamo voli, acciò i mss. suoi siano conservati
(l) È dedicato a $. A. B. il principe Carlo con più religione dalla università della sua patria.
Felice di Siivoja duca dei GeacTCMp allora vi* ( 3 ) Griramobili d^Alessandria ; la R. Società
cere di Sardegna» 'Agraria di Torino; rAccademia Aruntìca; l’Ac-
(a) 1 mas. da lui legati airunivenitii di Sas- cademia delle scienze di ^^apoli; i Dissonanti «li
Mri aono i acgucoli : il Codice di legislazione MtHlcna, rAccademia dei Gcorgofili di Firenz<‘,
marittima per gli siati di S. M. sarda cumpi* la Sunzisna e la Arcadica di Trit'stc
;
il Liceo

Idto nel 1791. Dissertazione sullo stato naturale d*arti di Parigi, di scienze c d’arti di Mar-
delFuomo: altra sui pericoli derivanti dulia li- siglia; la Società marsigliese dell’Afrìea inte-
bertà della stainpa. Discorao per la pace marit- riore, di cui fu bibliotecario e presidente
;
IWc-
tima universale c perpetua : altro per la crea- cademia di belle lettere ,
arti ,
agricoltura c
zione di un tribunale di prima instanza in Ge- commercio di Marsiglia ;
quella di legislazione
nova. Osservazioni sul progetto di un codice di Parigi; FAccadeniia imperiale delie scienze,
di commercio di terra e di mare pel regno d'I- lettere cd arti di Genova; l’Italiana delle scienze;
Ulia. Considerazioni sugli oziosi e nirndici in la Virgiliana di Mantova; l’Ateneo dì lingua

Sardegna. Progetto per redìGcazione di un nuovo francese; la Società di emulazione di Caiiibrai;


lazzaretto. Suirarreslo personale dei debitori di la Società delle KÌeuze di Gottinga.

' hy Google
, ,

108 AZU
rianna Maddalena di Pietro Lauro ricco Vorig. de la bass. , p. 135, 137, 138,
negoziatile tii Mursitrlia ,
il quale perì 167 c nelle letL al Moscati, pag. 245. -

vittima della rivoluzione francese: l'amò Id. Notic. sur les vojag. marilien. etc.
]>rima ,
non fu amato da lei ,
e non Introd., pag. 12 e p. 121, 125, 146,
amante poi abbandonolla: discendenza 173. - Id. Reclierch. sur la pirat. eie.
di tìgli non lasciò veruna. Nella vita pag. 113, 147. - Id. Systém. univ. des
domestica non fu felice: nella pubblica armem. etc., pag. 34, 90, 125 ).

ebbe varia la fortuna. La gloria lette-


luminosamente in terre
raria lo cinse B
straniere non si ammorzò chè non
; ,

potea , ma non gli rifulse nella sua BACALLAR (Andrea). Distinto teo-
patria : invidia e viltà d’ animo di al- logo e prelato ,
nativo di Cagliari. La
cuni coetanei suoi osò talvolta inso- prima sua educazione ricevette in
lentire contro lo scrittore delle leggi Roma nel collegio germanico ed unga-
marittime venerato nei due mondi e rico governato dai gesuiti: abbracciò
;

il grand’ uomo già declinante per vec- in gioventù lo stato ecclesiastico, fu


cbiczza ai giorni estremi , taceva e com- decano della cattedrale della sua pa-
miscrava non se stesso ma altrui. tria, e poi nel 1578 creato vescovo di
, ,

Però , dacché fu morto, stette immo- Alghero, dalla qual sede fu promosso
bile la fama di tanto uomo che a se ,
nel 1604 all'arcivescovato turritano.
stesso apportò splendore ,
alla Sarde- Coltivò lo studio delle scienze divine,
gna celebrità. Di lui e dei suoi scritti e delle lingue orientali, delle quali af-
dettò articolo pieno di grave senno ferma il P. Vidal fosse dottissimo. Tra-
r della Sardegna (1).
illustre storico dusse in latino le opere greche di S.

Se ora noi attentammo scriverne pa-


ci Giovanni Damasceno; ma non si ha
role dettate da patrio amore, fu argo- notizia che cosiflatt^a traduzione abbia
mento di buon volere , fu dovere di veduto la pubblica luce. Fu prelato di
lùografo , non desiderio nè forza di molta pietà, c promosse l’ incremento
aggiungere a tanta altezza (V'cdL Azuni della religione e delle lettere nelle due
Droit mari lime etc. ^vertiss. in not,, diocesi suo governo. Es-
aflidate al

tom. 203, 374, 309, 380, 444,


I, pag. sendo in Roma
1588 fece opera
nel
467, 493, 456, 500; tom. II, pag. 45. col P. Claudio Acquaviva per la fon-
hi. Osserv. polem., pag. 15, 51, 59, dazione di un collegio gc.suitico nella
60. - lei. Tlist. eie Sarei., tom.I, p. 266; città di Alghero, applicando al mede-
tom. Il, pag. 306. - Id. Disse rt. sur simo per dotazione i lasci fatti dal
decano alghercsc Gavino Carrobira
AZUNI nella Bingrajìa drgU
fi) Vrci. art
(altri leggono Sarrovira c Sarrovita),
itolùmi iUusiri Delie scienze, lettere ed arti del
secolo XVllI, c dei contemporanei, compilala e da Elcna dì Antioco Bcllit (2). Nel
dj letterati italiani ,
c pubblicata per cura del
prufcsAorc Emilio daTipaldu Venezia. Tipografìa (^) Elcna Bcllit avea legato grandi somme di
Aivùnpuli, ib35, voi. I, fascic. Aiiiorc di danaro ai PP. della compagnia di Gesù \ queste
tale artìcolo^ il barone D. Giuseppe Manno, scrit- erano stitc impiegale per l' edificazione di un
toio della Unto appluudiU Sloi ia di Sardegna. cullegio in Busdcbi, il quale fu soppresso nel

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B AG 109
1606 celebrò sinodo provinciale tarri- oeggio delle più ardue faccende di stalo
tano, che rimase inedito. Morì in Sas- e per i suoi talenti ed erudizione nello
sari prima del 16 lo. Alcuni scrittori lettere. Nel 1707 Carlo U re di Spagna
sardi lo hanno confuso con Vincenzo gli affidò il comando militare della Sar-
Bacallar, prima decano della cattedrale degna, creandolo governatore del capo
cagliaritana, e poi vescovo di Bosa di Cagliari e di Gallura (1). Cadde il

nel 1613 o nel 1624 (Ved. Passamar suo comando in tempi diflìcili c mal-
Const. et decret. sjrnod. dioec. turrit. augurati, perciocché la famosa guerra
pag. 138. - Vitalis, Annoi. Sard. part. di successione al trono dei re catto-

I in epist praeflx. - Mattei , Sard. sac. , accesasi in quel tempo tra Filippo
lici

fol.168, 175. - Cossu, Notiz. di Cogl. Borbone duca d’Anjou e Carlo arciduca
cap. 12. - Soggio-Vida, De los Sanctos d’Austria avea diviso la Sardegna in opi-
mari, turrit. ms. Ub. Ili, cap. 10, 13, nioni cd in partili. Alcuni torbidi mani-
15. - Cordara, Hist, Soc. Jes., tom. II festatisi nella Gallura a favore dell’arci-
in Sne). duca, obbligarono il governo sardo a
mandarvi nel 1 708 il Bacallar in qualità
BACALLAR (
Vikcenzo). Da Paolo di luogotenente generale. Quest’uomo
di Vincenzo Bacallar, e da Giovanna insigne,
che non smentì mai il suo co-
Maria Sanna gentildonna sassarese nac- raggio e la sua fede per Filippo V, si
que in Cagliari nel 6 febbraio 1669. guadagnò l’affeUO di quei popoli
, sedò
L’avo suo discendeva da un'antica fa- i tumulti, e obbligò i faziosi a rifuggirsi
miglia, la di cui nobiltà fu chiarita in Corsica.Però avendo scoperto che
con sentenza del parlamento sardo del le tramo contro il governo s]>agnuolo

1 634 , ed occupò la carica di tesoriere avevano origine in Cagliari , chiari il


generale del regno. Paolo Bacallar San- viceré dei conciliaboli colà tenuti da
tuccio padre suo fu governatore di Sas- molli gentiluomini sardi (2), e consi-
sari e del Logudoro fino al 1692. Della gliò che fossero allontanati dall’isola.
sua prima educazione poche notizie ci I suoi sospetti non furono creduti , né
sono rimaste però sappiamo che fu
:
ascoltati i suoi consigli;
l’occupa- ma
iniziato nelle lettere, e poi mandato in zione di Cagliari fatta dall’ ammiraglio
Ispagua , dove cominciò per tempo ad Lake in quell’anno medesimo, e la suc-
istruirsi nel mestiere delle armi e negli cessiva sommessione di tutta l’isola
affari pubblici. Egli si acquistò grande al dominio anstriaco addimostrarono
riputazione per la sua abilità nel ma- esser questi solleciti, c quelli veri. 11

Bacallar ,
veduta la patria soggiogala

|584. Nell’anno medesimo il comune di Alghero


utlcnne dal papa e dal re di Spagna l’aggrega- (i) QuetU carica corrùponde alla odierna di
zìone del legato Bellit alla eredità Carrobira. generale delle armi del rvguo.
Con tali fondi sorgerà nel i584, per opera dei (a) PrimeggiaTano fra queati Artaldo Alagon
l’I*.Leonardo Olires ,
Melchiorre di S. Gio- marchese di Villasur , Antonio Genoves loar-
vanni , Luca Canales e Tommaso Mellone il chese della Guardia Michele ^ervellon mar*
,
collegio gesuitico di delta città. (Sacchi , Hist. dieso di ConquUtas Giuseppe de<Sylva conte
,

Soc. Jet. ,
pan. V Uh. ly fot. 193 - 93 ). di Monicsanto ,
c Gaspare CamÌ 9 er.

i)y C--;OgIe
,

HO BAG
<(a nuova potenza, si appigliò al par- ilcomando a Domenico Loi, valoroso
«tito di abbandonarìa.Andato in Ispagua, sardo segnalatosi per opere egregie
ottenne dal re cattolico in ricompensa nelle guerre d'Italia e di Catalogna. Ac-
della sua rcdellù e dei suoi servizi il cadevano qnesti’fatti nel 1710. Però,
titolo dimarchese di S* Filippo (1). riuscita vana la spedizione contro la
Da questo punto la sua carriera fu un Sardegna per i motivi medesimi pre-
sèguito di azioni leali e gloriose. Nel veduti dal marchese di S. Filippo , e
1709 propose a Filippo V il progetto che sono ampiamente riferiti dalle sto-
di ricuperazione della Sardegna; andò rie di quei tempi, egli toniò a Genova c
a Parigi' per sollecitare i soccorsi che quindi a Spagna, dove fino al 1715 fu
Luigi XIV avca promessi; e quindi seguace costante del monarca cattolico
Genova per concertare coi
trasferissi a nella prospera e nell' avversa fortuna.

duchi di Uzeda c di Medina-Celi mini- ,


Dopo un anno di vario e incerto guer-
stri residenti delle due corti di Spagna reggiare, gli avvenimenti politici d'Eu-
e di Francia, il tempo e i mezzi della ropa ralTermarono sul capo di Filippo
spedizione. Dopo lunghe e inutili confe- V la corona di Spagna. Vincenzo Ba-
renze scopri gli artiliziosi raggiri di quei callar fu allora inviato in qualità di am-
due famosi uomini di stato ,
chiari il basciatore straordinario alla repubblica
gabinetto spagnuolo delle sccrete intel- di Genova. In questa novella carica non
ligenze loro col conte Thaun governa- servì al governo spagnuolo meno util-

tore generale austriaco nella Lombar- mente di quello che lo avesse servito
dia, cpropose nuovi modi per colorire ]>er lo innanzi. Messo a parte dal car-
il suo progetto. Ma fosse debolezza dinale Àlberoni (3) del segreto della
,

di Filippo V, ignoranza o inganno dei spedizione contro la Sardegna, secondò


suoi ministri ,
gli avvisi del Bacallar con mirabile celerilà gli ordini del mi-
non fecero frutto , e gli fu invece ordi- nistro e della sua corte. Partì dinuovo
nato che spingesse avanti l’impresa. Il nel 1717 per la Sardegna, dove il suo
Bacallar costretto a prevalersi dell'o- nome, i talenti, l'autorità, la memoria
liera inflda di Uzeda e di Medina-Celi
non mancò a veruno dei suoi doveri; H^ggimento Bacallar. (Vcd. Bacallar Coment,

ma sacriGcando i proprii agl'interessi


de la guer. de Espaiia tuin. ll|>ag. la, i3). ^
Enirnanuelu Bacallar mori ia «u iufantilc.
dello stato, armò un reggimento a spese (i) L’avviso della spedizione fu dato dal car-

comuni con Felice Nin conte del Ca- dinale Albcroni al marchese di S. Filippo ccu
lettera del 9 luglio 1717. Ampli poteri gli si
stillo, affidandone interinalmente (2)
concedevano, meno il comando militare affidalo
al marchese di Lede , cui però ti ordinava che
(i) Fu ancora gniD cavallerizzo di Filippo V oprasse in tutto secondo i consigli del Bacallar.
e alcalde della gran torre di Sardegna. Pure il cardinale Àlberoni ,
principio e causa
(a) D’ordine di Filippo V duca di Uzeda
il di tanto commovimento , in un memoriale o
nominò colonnello di quel reggimento D. £m- manifesto, con cui volle giustificare la propria
inanuelc Bacallar figlio del marcheae di S. Fi- condotta ,
colpa del marchese di S.
ascrisse a
lippo : trovandosi però egli prigione di guerra Filippo una tale spedizione, alTcrmando clic una
in Barcellona , ne fu affidato il comando inte- letterada lui scritta da Genova nel 39 maggio
rinale a D. Domenico Lot. Dal nome del suo 1717 alU corte di Madrid avca determinato il
l'omaiidanlc quel corpo di truppa fu chiamato le Filippo V a turbare la uculuralità d’Italia.

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B AC 111

delle sue azioni e i suoi amici opera- mente scritto da lui per le conferenze
rono per la ricuperazione dell’ isola ,
che allora si tenevano in Gcrlruidem-»
più che non fecero le stesse armi spa- berg, nelle quali crasi progettalo di dure
gnnole. Ritornato nel novembre dello la Sardegna all'elettore di Baviera: ma
stessoanno alla sna ambasciata di Ge- questa opiuionc non ha vcruu -fonda-
nova, il marehese di S. Filippo vi di- mento. Mentre attendeva a compire la
morò lungo tempo, alternando le fun- gran missione clic gli era stata affidata,

zioni diplomatiche colla coltura delle mori d’apoplessia neU’Aja addì 1 l'giu-
lettere: se queste gli diedero rinoman- gno 1726 (3). Le opere di lui che ci
za, lo appalesarono quelle un abile sono rimaste meglio che qualunque nar-
uomo di stalo, e si conciUò coll’onestà razione dimostrano i suoi talenti ,
il

e colla fermezza del suo carattere la suo carattere , le sue virtù ; perciocché
stima del governo che rapprost-nlava. dalle, medesime apparisce che il Ba-
Importanti e difficili negozi gli furono callar coltivò le lettere più per rulililà
commessi dalia corte spagmiolu nel dei suoi simili , che per la sua gloria, o
1724, per lo che trasferissi soventi a che se ne giovò, per dire il vero, non
Parma c a Milano, c sostenne quasi in- per onorare se stesso o per servire
tero il peso degli alTari di Spagna in alle proprie ]>assioni, dicendolo altrui.
Italia. Luigi Borbtme suecessure di Fi- La prima che fu stampata in .Madrid nel
lippo V lo confermò nella stessa aiu- 1702 e poi ristampata in Genova nel
basciata di Genova: quindi Filippo V 1719 , è la Monarchia degli Ebrei
risalilo al trono, da cui pochi mesi {Monarchia IJebrea. Por Don Vicenle
avanti era volontariamente disceso, lo Bacallar y Sanna. etc. En Genova,
destinò nel 1725 inviato slraordin^ 1719, por Matieo Garbizza. Volumi
rio presso la repubblica di Olanda (1). quadro in-8.“). È la medesima una
Trasferitosi all’Aja, trattò colla stessa parafrasi dei sacri libri dei Giudici,
abilità i grandi aOàri che in quel tempo dei Re e dei Paralipomeni, scritta con
si discussero tra i ministri delle alte purgato idioma castigliano, adorna di
Potenze e degli Stati generali. Fu fama figure e di sentenze alte a istruire i
che il libro intitolato Description géo- principi nel governo dei popoli (4).
graphique hiHorique et politiqius du
rojaumedeSardaigne, ristampato nel- Nel tom. II del graa Dizionttrin casti-
3)
(
l’Aja nel 1725 (chez Jean y an-Duren, glùinoi notato, che nel i luglio 1716 la reale
Accademia spagnuola ebbe notizia della morte
un voi. iu-16) (2) fosse stalo apposita-
del marchem di S. Filippo accaduta neirAja.
i Quindi errò il Felice, dicenduto morto in Ma-

(i) L« rcpabUica di CenoTa diede solenne drid nell'anno medeaimo , ed errartggo parimenti
teiltiBQotaiasa delia atiou che professava al mar> gli autori dei Vizionano itorieo atampato in
chete di S. Filippo, ccrtificaiidoDe il re di Spa- Caco nel 1783, che dicono accaduta la lua morie
gna per mezzo del miniitro genovete residente in Genova.
inMadrid. Con tali ius{ncii egli partì alla nuova (4 ) Il Bcaufort nella sua lodata opera Le
amboMdate di Olanda. grande porte-feuiUe politique ec. fu della Mo-
(a) Lo ateato libro era stato aUmpato in Fran- narchia ebrea del Bacallar il seguente giudizio;
cia nel 1714* È pià conoaciulo sotto il titolo il marchese di S, Filippo conosciuto per ia
La Sarticigiu paranjrmpha da la paix. sua aihbasciata ha scritto un’opera che fu Ira-

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, ^ ,

Ili B AC
l/aulDre la «1c<Iicì> al principe delle falli accaduti in Europa dal 1699 6no al

Asturie Luigi Ferdinando Borbone, e 1725, l’esposizioue sincera delle guerre


la divise in Ue libri. 1 primi due com- che furono combattute dopo la morte
prendono la storia del popolo ebraico di Carlo li per la successione alla mo-

stìlto il governo dei giudici e dei re; il


narchia di Spagna, i trattati, le alleanze,

falli d Israele dal le tregue, le paci seguite tra le diverse


torio la narrazione dei
regno di Ocoila Ono alla distruzione corti, quanto insomma di più memo-
della monarcliia ebrea (1). La seconda rabile accadde nella cosi detta guerra

è parimenti tolta dalla storia dei libri


di successione. E divisa in ventisette

santi , ed è un poemetto in ottava


libri, ciascuno dei quali corrisponde

rima castigliana, intitolato I^s dos To- ad uno dei ventisette anni corsi dal
bias. Madrid, 1709, 1746(2). Laterza 1699 al 1725; è scritta con molta pre-
cisione e verità, e, ciò che deve piu lo-
e piu conosciuta di tutte le altre , è la
storia della guerra di successione , darsi, con una franchezza di cui spesso
ossiauo i commentarii della guerra di
mancano gli storiù contemporanei ; nel

Spagna (Conientarios de la guerra de


1719, che comprende venti libri. La quarta ed
Espaha e historia su rejr de Phelippe ultima fu fatta nella stcà»a cillà di Genova da
y el animoso'), della quale si fecero Matteo Garvizza in due voi. in > 4'^* com-
Essa comprendo prende libri, e quantunque non abbia data
molle edizioni (3). i
di tempo, è però del porche contiene i
fatti a tale anno relativi , e fu riveduta dairuu*

Joiui in /ranetti, td imprtiia sotto il titolo toro. Quc»t’ ultima edizione è la piti compita ,

di Munxrchij ebrea , la ijhiiU è sparsa di mas- perchè corretta ftull’originale dalle molte mende
sime dettate da una fina politica, ed allo stesso occorac nelle edizioni precedenti 11 Mandavo
tempo criitiana, ma profuse con troppo di ab- tradusse in francese i libri storici del Baculiar
bondanza e di prolissità (Vcd. Ofer. cit. nella col titolo Mémoires pour servir à Vhislaire
iutrtidtiz,). <r Esporne soia le regne de Philippe par
(i) Antonio La-Barre de Beaumarchaii.pro-
di D. yincent Bacallar eie- Amsterdam ijSG,
feajore c traduttore rinomalo di molte opere quattro voi. in-ia. Esiste pure una traduzione
la volli in francem , c la diede alla luce in latina dci’priMii sei libri dei Commentarti del
Ajo nel 1707 in quallro voi in-ia. Nel 1746 marchese di $. Filippo col titolo De foetlera-
ne fu falla un’allra edizione in Madrid nel ino tot'um cantra Philippum y Iliapaniarum regem
orifinale spagnuolo da Gabriele Rainirez, il quale h<Uo commentaria auctore fincentio Bacallario
,

la dedicò a D- Agoslino Gabriele de Monlcjano ecL Genuae^ anno ,


un voi. in-3^, la quale
del re, dircllore perpe- fu creduta dello stesso Bacallar 1 ina
y Lusiindo, conaiglicre il vero scrit-

liio della R. Accademia della Storia, ed acca- tore di tale traduzione fu Giulio Cessare Brusati
demico della R. Accademia apagnuola , due voi. della compagnia di Gesù ,
amico del marchese di
in-4.e. Questa edizione ò corretta di molti er- S. Filippo che seguì in Olanda, come dimostrò il
rori delle Ire precedenti , ed accresciuta di due ch.**o P. Guido Ferrari nella vita latina dello
dissertazioni del N. P, Agoslino Cabnet bene- stesso Brusati pubblicata nel tom. XXXll della
dilliuo sopra le dieci tribù d'Israele. HaccoUa calogeriana e nell’opera Opusculo-
y

(a) Il marchese di S. Filippo coltivò pure rum coUectio, Lugani 1771, con questo titolo,
con buon successo le muse sarde. Il Madao ri- Julii Cae$ari$ S. J.vitOy Guidone Ferrarti*
porta una sua canzone nelle Armonie de’ Sardi, ejusdem societath auctore. Vcd. Mazzucchelli
pag. G6. Scritt. iPltal. voi. 11 p. IV pag, aa36. Il Bru-
(3) La prima edizione fu falla in Genova nel per questa sua traduzione
sati si acquistò tal
1711 in un voi. in-fol. , la quale comprende sol- credito, che i suoi superiori penMrono fin d’al-
tanto i primi dodici libri. La seconda in Ma- lora di destinarlo al carico di storico del suo
drid, in due vot in-4.°. La terza io Genova nel ordine.

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. .

RAG 113
qual rispcUu il celcUro SfriUorc ik'lle ma non videimliblicalofuorch!! il (triiuo
Hi\>oluzioni d’Italia proferist'c questi tomo, avendo egli cessalo di vivere nel
coinuiontarii alle nieiiiorie del mar- I72(i(3). Fu nomo religioso, ma non
chese ili Torey (1). Il marchese di S. pregiudicato; lalwirioso, attivo, intra-
Filippo, testimonio c parte egli stesso prendente, e di una onestà di c.araltere
degli avrenimcnli che rcciUava ,
non che fu encomiala dai suoi coetanei e da
servì all’adulazione, ni: all'invidia; im- coloro che doj)o la sua morte scrissero
passibile, come la storia medesima, di lui. Ebbe moglie e tigli a lui non
scrisse con penna imparziale degli dissimili; ma per la morte del suo pri-
amici e dei nemici, e retribuì a eiascuno mogenito .senza discendenza, il titolo
la lode o il biasimo che meritava. Era di cui Filippo V lo aiea onorato, ]iassò
questo il suo carattere : nell’ intitolare al ramo cadetto di sua famiglia (1).
a Filippo V l’opera sua, egli scriveva (\'ed. Dexaii, Capit. cur. regn. Hard.
queste memorabili parole nè t tuoi ; fol. 451. - Burana, Bai alla peregr. etc.
benefizi, o eccelso Principe, ne la mia parte 11, pag. 90. - Denina, Bicolli:
gratitudine guidarono la mia penna, rfV«a/ja,lib. XXIV, cap.I e ll.-.Massala,
perchè debito è tleW istorico dalla Sonet. storie, tlclla Sarti., pag. 181,
grazia e dall’odio- serbarla inconta- 182. - Botta, Stor. d’Ital., continua:.
minata. I suoi comracntarii corrispon- del Guicciard., tom. Vili, pag. 54, .53;
dono perrcttamcnle a si nobile prote- e tom. VII, pag. 431 e 437. - I-a Ct<J'
sta; quindi egli è stato lodato, non du Cahin. des Princes, eie., toni. XI,,
tanto per il mudo, quanto per roncslà pag. 178, 261 , 423; toni. XLV, jMig. 32.
sua e per la libertà dello scrivere. Vin- 33, 511 e 348. - Fcllcr ,
Diciionn.
cenzo Bacallar è uno degli scrittori histor. etc. tom. 11 pag. 21 1. - Bacallar.
^
sardi che abbia meritato la rinomanza, Coment, du la guer. ite E.\pana, fol.
ili cui l’onora laposterilìi. .Mentre visse, 263 , 310 , 316 , 387 , 408 , 409 ,

ebbe riputazione ili letterati^ iu Spagna 410 c 412> .

parlicoiarmcnle, dove suoi lumi c le i

sue azioni erano più conosciute. Nel 23


novembre 1713 fu ascritto alla reale costipi di Francesco del Hicrro nel 17:16 in sei
volumi in-fulio.
Accadoinia ;q>agniiola preseduta dal
(3 ) D. Agostino Gabriele de Monlcjano, di-
marchese di ViMena: lavorò cogli altri rettore perpetuo della R. Accademia deirislorìa
membri alla composizione del gran IH- spngmiola, disse nclFacradeinia IVlogio fuiielue

zionario della lingua castigliana (2); del roarcliesc di S. Filipim. ( Vcd. Monart h.
ebrea ,
cdtz. di Madrid del 174^, toni. 1 ,
nella
dedica).

(4) Vincenzo Bacallar ebbe una sorella


13 .

(i) Noa è dÌT«r»a ropitnonc manifestata sulla chiamata EnimuiiueU, che fu maritala a D. Giu-
verilà ili questi Commenturii dairautorc della sepj>c Pilo di Sassari ; cd una figlia di nome ^
iiibliothèi^u* miUtaire f hUloriifue tt fnMtùfue^ Giuscp|>a, clic fu data in uioglit* a 1 ) Francesco
per lo clic può leggersi quanto egli scrive nel Amai Tolti barone di Sorso, alla di cui casata
tum. Ili pag. e seguenti rigiianlo alla fa- pervenne per tal modo il marchesato di S. Fi-
mosa battaglia di Almanza dcscritUi dal ui^rchcM.- lippo. D. Francesco Amat Tola, bisavo «lellhit-
di S. Filippo. (tuie barone dì Sorso D. Vincenzo Anastasio
(a) Questo Dizionario fu stampalo in Mailiiil Amai di D. Luigi nunzio pontifìcio pre.H^o I.1
,

foj. I. 8

c;. ,.i<
, , ,

tt4 6 AL
(*) BALDO, lo stesso eh» Ubaldo, BARBA ( P. Giovanni ). Nacque in
regolo di Gallura , successore di Man- Sassari nel 1583. Michele Barlra |>adre
fredi. Governò quella provincia verso suo fu segretario del tribunale dell’ in-
la metà del secolo XL Non contento quisizione in Sardegna negli anni 1575
de' iiiuiti del suo stato , turbò quello e 1576. Fatti in patria gli studi ele-
dei suoi vicini ,
e volendo estendere il mentari di grammatica e di umane let-
suo dominio tentò occupare colle armi tere , vesti r abito della compagnia di
una porzione del regno turritano. Go- Gesù nel 1598. Si .distinse nella me-
mita 1 re di Torres si opi>ose colle sue desima per la vivacità del suo ingegno,
forze olla tentala invasione ;
ordinò per la dolcezza del carattere e per il

le sue geuti, e ne aflidò il comando a suo valore oratorio. Diede alla luce
sua sorella Georgia ,
la quale per co- varie orazioni sacre c prediche morali,
raggio e per sensi virili sopraslava al secondo la testimonianza del Ribade-
suo sesso. QuesU^«roina jKtslasi in .
neira; e scrisse ancora un libro de
campo raggiunse Baldo co’suqi armali, rhetorica il Sisco afferma aver
, di cui
gli offri battaglia ,
lo sconfisse e lo veduto un esemplare. Cessò di vivere
condusse prigioniero al castello di Ar- nel 1614 nel vigore della sua età, e

dara. Le cronache sarde consultale dal mcnli'c ì suoi concittadini aspettavano


Vico fanno rimontare il regno di Baldo frutti m.aggiori dei suoi studi. Gli an-
ai principii del secolo scsio : ina egli nalisti della compagnia di Gesù lo an-
è stalo vittoriosamente confutalo dui noverano fra i pregiati scrittori del loro
Gazano c dal Manno nelle storie loro ordine (
Ved. Ribaden. ,
Bibl. script,
di Sardegna. Il Fara riporla sulla fede soc. Jes. fol. 420. - Aleg. e Sotwcllo,
degli antichi monumenti sardi gli stessi Bibl. script, soc. J., fol. 420. - Sisco
^ ,

falli ,
ma non assegna al governo di Misceli, mss. lom. Ili ,
fol. 52 r.“ ).

Baldo epoca certa. Non bisogna confon-


dere questo Baldo o Ubaldo con Ubaldo BARISOXf I re di Torres. Gli annali

regolo di Gallura e marito di Adclasia cassincsi'lo chiamano re di Sardegna.

di Torres.Vcd. ADELASlA. (Ved. Con- Fu principe generoso e dedito alla pie-


dag. Sard. presso Fara, lib. II, De reb. tà. Nel 1062 scrisse a Desiderio aWe
Sard., fol. 230. - Vico, Hist. gener, del di Monte-K^assino pregandolo che in-
,

reyn. de Qerd., parte III, cap. 19, num. viasse al regno turritano alcuni suoi

16. cap. 27 e 28. - Gazano, Star, di compagni per fondarvi un monistcro;


Sard., lib. Ili, c,ap. 4. - Manno, Star, di e acciò la preghiera non riuscisse vana,
Sard., lom. II, pag. 147 sino a 150). l’accompagnò col dono di due palili
V» di molto valore. Leone Ostiense, minuto
*
raccontatore dei fasti del suo monislero,
«
R. corte dì Napoli(*), di D. Giuseppe c di donna
leva a cielo questa liberalità di Bari-
Madd 4i|ena Amat , marchesa di S. Maurizio ^ sene (1). Desiderio che fìi poi papa
,
mori in Sassari sua patria nel 1783.
» (*) // so/nmo ponujice Gregorio XVI lo creò
( ) n P. Gasparo BorrctU nella dissertaxione
I

recentemente cardinale prete di S R. Chieea. corografica de Italia medii aeui pretende clic
^ NoU dcirEditorc. sia stala sup]x>sta all’opera di L^oue Ostirnac

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R A R Ilo
soUu nomo di Vittore III ,
non esitò lu varii altri diplomi portiiieiili ai re-
a secondare le brame di un regolo così goli posteriori di Torres si fa menzione
IKitèiite ;
spetH tosto alla volta di Sar- di questo Barisone. 11 Muratori opinò
degna Ademario abate che ,
in appresso che il suo regno avesse principio nei
fu cardinale di santa CJiicsa , con altri primi anni del secolo XI. Il Tronci, il

undici monaci ;
ma costoro ,
soprag- 1*. Berreta e ilGazano riferiscono le
giunti presso all’isola del Giglio dai sue gesta al 1164; ma è manifesto
pirati pisani, furono spogliali, e ripa- r errore loro ,
mentre il Barisone vi-
rarono per diverse vie al monistero ,
vente in tal anno non potrebb’esscrc
da cui erano partiti (1). Barisone, in- fuorché Barisane II re di Torres , ov-

sofferente dì tale ingiuria ,


ne chiese e vero Barisone di Arborea incoronato in
ne ottenne per mezzo di papa Ales- Genova re di Sardegna. IlFara, primo
sandro U la riparazione dal comune di fra gli storici sardi ,
clic non conosceva
Pisa , c dopo due anni vide arrivare le carte pubblicats dal dotto archeo-
c accolse onoratamente nei suoi stati logo modenese e dagli amialisti cassi-
gli altri monaci inviatigli da Desiderio. Dcsi ,
riferì con buon giudizio ì fatti

Le chiese di ranta Maria di Bubalì e di questo Barisone altanno 1064 (Vedi


S. Elia di Monte-santo furono destinate MuraL , Antiq. ilal., tom. I, dissert. 5,
per la fondazione del nuovo monistero:
coloni ,
schiavi ,
poderi gcncrosA-
oscuro <fuoH im ilUt ora futi tenebra et pauru
;
mente donati dal re turritano servirono gramle presse erat mihi cc, Inlcr-
tuminty.... et
]>er dotarlo ;
e il nome del dona- venn# a quest’alto Mariano nipote dì Barisone
tore chiaro per autorità e per ric- c socio suo nel regno di Logudoro ;
rennante
,
domno Bavossone et nepote ejus dommo Ma-
chezza di dominio ,
fu maggiormente rianus in renna tfuo dicitur ore : dal che ap-
illustrato da tale alto di liimralìtà che pare che il padre di Mariano premorì a Burì-
gl' istorici cassinesi tramandarono con sone , e che costui fu triUvo di Gonnario 11
di Torres certo argomento per convalidare la
molle lodi alla memoria dei posteri (2).
;

narrazione delle cronache sarde riguardo agli


ascendenti di quest* ultimo regolo. Quale poi
fosse padre di Mariano 'premorto a Barinone, se
il

lanarrazione a riguanlo di Barisone re di Sar- Andrea Tanca, o Gonoario C , o Torchilorio,


degna ; ma il battola nella Storia catsinete , è un punto non ancora dilucidato nella storia
parte 1 ,
fui. >5^ fino al fui. 167 ,
ne sosUcuc sarda del medio evo. Diremo altrove la nostra
rautenticità. opinione , e come possa concordarsi la genea-
(1) Ademario co* suoi undici monaci area logia di Gonnarìo il riferita dai cronisti sardi
preso imbarco sopra una nave di GacU , e por- colla genealogìa dello stesso regolo risultante
tava con seco molti codici » ornamenti sacri c dui diploma del giugno 1147 riportato dal
reliquie di santi. 1 monaci cassinesi di Lucca Muratori ,
Antifj. ital.^ tom. 1, «lissert. 5, col.
lo aiutarono a ritornare a Monte Cassino co* a u48. E
alla donazione fatta
ritornando
suoi compagni (Vcd. Gattola luog. cit.). nel 1064 da Barisone I di Torres, aggiungiamo

(a) La carta di donazione ha la data del to64 i che dalla medesima si ricava, che Sant’ Elia di

è scrittacon caratteri lon;;obardici » c riportata Monte-santo era un antico monistero , c Santa


dal Muratori c dal Gattola. Nicila scrivano del Maria di Bubalis una basilica. 11 diploma è inu-
palazzo reale di Barisone , che nc fu l’estenso- uito del sigillo di Barisone I col ritnitto del
re , venuto alla conclusione della medesima , dtmatnrc da una parte c colla leggenda BA-
,
domanda scusa se sarà trovala mal scritta , pro- RESONE REX dall’altra. Lo rtj>orla il Gatlolu
IcsUndo che scrisse aflrcltaUinculc c quasi all’ nella |>arte II delle access. all’Ist. cassili. , tav. V.

Diqitir -:! by Googli


, ,
.

116 BAR
col. 216, 218 V lom. 11, diusert 32, nelle sue forze ,
le quali egli voltò iin-

col. 1058. - Idem, licr. ital. script., mantinenti contro Barisone di Arborea;
tom. X e tom. IV ,
lib. Ili ,
cap. 23 la distruzione di molle terre ,
il de-
21, 26. - Tronci, Annoi, pis. ad anii. predamento e il servaggio di alcuni dei
1161. - MiUar. e Costad., Annoi, co- suoi nemici furono il frutto ch'egli rac-
mald., loia. Ili, lib. XX\% foL 113, colse daH'impeto e dalla celerità delle
118-19. - Galtola, llist. cassin., parte 1, sue mosse. Dopo due anni di vario e
fol. 153 e 157 ,
e nelle accesa, al. incerto guerreggiare ,
Barisene di Ar-
parte 1, fol. 174-75. - Fara, de reb. borea implorò r aiuto della repubblica
Sarà. , lib. U ,
fol. 234. - Gazano diGenova , la quale mescolandosi di
Star, di Sard. lib. Ili , cap. 7 ).
buon grado nei litigi dei regoli sardi
per trarne suo prò ,
indusse i due Ba-
BARlSONE 11 re di Torres. Nacque pace che fu Ormala nel 1166.
risoni alla
da Gonnario 11 e da Dcna di Gunalc, Condizioni principali erano che tra ,

o de Ttiori nella prima metà del se- Barisone di Torres e la repubblica di


colo XII. Regnò prima in unione di suo Genova fosse lega offensiva e difensiva;
padre, il quale volle istruirlo per tempo che Barisone impedisse ai pisani il Iraf-

nella saggezza governatrice dei popoli Uco nei suoi stali ; che pagasse alla

(1); ma dopo la rinunzia di Gonnario repubblica alleata duemila di annuo


lire

allacorona fatta verso il 1150 (2) co- tributo ,


e che somministrasse armi e
minciò a re.gnar solo nella provincia soldati ai genovesi , se rompessero
turrilana. Il suo regno fu turbato da guerra al comune di Pisa. I palli erano
continue guerre , le quali egli sostenne questi ;
ma Barisone nel secreto dell'a-
gloriosamente per difendere i diritti nimo suo serbava fede e amicizia ai
della sua famiglia. Nel 1164 prese le pisani , odio ai genovesi. La solleva-
armi in difesa di Pietro suo minor fra- zione di Ollaiia Succeduta nell'anno me-
tello ,
al qnale nel tempo stesso con- desimo ,
e r uccisione della maggior
trastavano la corona di Cagliari Salucio parte delle soldatesche pisane obbli-
e Barisone re di Arborea. La fuga di garono Barisone a giustiflcarsi cogli
Pietro alla reggia di Torres e l'usur- antichi suoi alleati ed amici. Si trasferì
,

pazione del regno cagliaritano fatta da a Pisa con Pietro suo fratello regolo
Salucio irritarono ranimo di Barisone. di C agliari , intervenne al parlamento
Ragunò sotto gli antichi vessilli il suo tenuto in l>orgo di S. Michele, e tiopo
esercito, e spingendo con celerità la aver chiarito che i massacri di Oltana
marcia contro l’usurpatore, lo costrinse non erano opera sua, ma dei genovesi,
a discendere dal trono e a cercare fuori giurò fedeltà alla repubblica ,
offrì alla

del regno la sua salvezza. Una tal vit- medesima il donativo di lire seimila ,

toria lo rese più audace e coundenle e rinnovò l'obbligo dei tributi che i

regoli di Torres pagavano per l'advlie-


tro al comutie di Pisa ,
onde consecr
(i) Risulta dal cilatu diploma del 34 itiugiiu
1147. vaisi con tal prezzo la di lui alleanza.

(3) Ved GONN.VBIO 11

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,, ,

BAR 117

(1 ). Dopo questa convenzione Barisonc in guerra che in pace ,


spese il rima-
rimase paciGco padrone dei suoi stati 'nentc de’ suoi giorni in opere di pietà.
c rivolse liitic’ le cure a far godere ai Scelse il suo ritiro nell’ antico moni-
suoi sudditi i frutti della pace le cro- stero di S. Giovanni di Messina , già
;

nache sarde raccontano che fu gene- fondato dall’ava sua Marcusa Gunaìe,
roso c magnanimo ,
e che osservante regina di Torres ,
dove dopo alcuni
delle leggi egli stesso, obbligò i suoi anni cessò di vivere, con fama di prin-
popoli .ad osservarle. Nel 1181 la pace cipe meno amante di gloria che di
fu turb.ata da nuova guerra col regolo di virtù. Lasciò figli , Costantino 11 c Su-

Arljorea Bernardo Cacciapoli c


: Ugone sanna di Lacon che fu maritata ad
di S. Felice, inviati pisani, ridussero i Andrea Doria , antenato di quell’altro
due regoli a breve tregua ;
ma insof- Andrea Doria , che nel secolo XVI
ferenti essi del riposo delle armi loro diede fama immortale al nome geno-
ricominciarono le ostilità le quali non vese (4). (Ved. Breviar. pisan. anno
,

cessarono fino all’arrivo della fiotta pi- 1165. - Foglietta ,


anno 1166. - Gat-
sana capitiinata da Alberto Gualandi (2), tola, Annal. cassin. part. 1 fol. 155.

che obbligò i due regoli a fermare - Cronac. sard. pag. 195. - Fara, Co-
per sempre stabile la concordia. Ba- rograph. sard. lib. Il fol. 7\, e de reb.
risonc regnò tranquillamente fino al lib. n fol. 226-27. -Cronic.cisterc.
1 186; ma la morte di Preziosa di Or- lib. V’III cap. XXIL - Vico , Hist. gen.
ruhn o Arruhu, moglie sua, lo affiisse del rejrn. de Sard. ,
part IV cap. XV.
in tal modo che determinò di rinun- - Soggio ,
F^id. de los mhrt. turrit.

ziare alle cure dello ^tato. Riuniti i


lib. Ili cap. XVII).

magnati di Torres (.l), cedette i diritti

di sovranità a favore di Costantino BARISONE III re di Torres ,


figlio

suo figlio che regnò poi sotto il nome di Mariano II e di Agnete di Guglielmo,
di Costantino 11 e scendendo volon- regolo cagliaritano. Nel 1233 succe-
;

tariamente dal trono 'che per tanti anni dellc a suo padre nel governo degli
(3)
avea illustrato con azioni gloriose si stati turrilani ;
ma non avendo ancora
l’età necessaria per regnare ,
gli fu
costituito un consiglio di reggenza, al
(i)Da molti dìplorai pitiani sì ricava clic quale soprastava sna sorella Adelasia
r annoo craso di lire cento e le dodici paja di
(5). Breve e scemo di illustri fatti fu
falconi , al di cai pagamento si oMiligò Bari-
Bone
il sno regno : sappiamo soltanto che
II nel iiG6, erano un tributo antico dei
regoli di Torres verso la repubblica pi»;)na (Vedi nello stesso anno, in cui ascese al trono
Maccioni , DÌJesa dei conti di Donorntico ).
(a) 11 Gualandi avea il comando militare della
(lotta : i consoli visconte Bulgarino e Burgense (4) matrimonio tli Susanna con Andrea
sopraslavano a lui come rappresentanti deirau* Doria nacque Daniele paJi'e di Barisonc , Guan>
torità della repubblica. Uno, Nicolò c Pctrino Doria signori della Nurra,
La cronaca sarda fra i nomi dei magn.'iti secondo la testimonianza del Fai*a.
recita quelli di Itocnrrc fratello di Barisonc, che (5) La cronaca sarda nel rocilare questo fallo
edificò il castello di Montivcrro ,
di Antonio non registra i nomi delle aitile persone clic co-
di Costantino e dì StcTuno Fara. slihiivano tale reggenza.

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,

IIR BAR
de’ suoi maggiori ,
confermò alla re- linea femminina ,
la quale cominciò a
])ul>blica di Genova le concessioni a regnare con Adelasia morella di Bari-
lei fatte da Mariano c da Gomita II avo soue. (Vcd. Croiiac. sarà. pag. 207. -
suo : intendeva in tal modo a raffer- Fara, de rch. Sard. lib. II fol. 227. -
marc le antiche alleanze della sua fa- Raynal., anno 1236 num. 26. - Mattei,
miglia ,
per rendere più stabile il suo Sard. sacr. cap. § 3 nnm. 11.- Ga-
11

dominio. Ma fosse destino , o cattivo zano , Star, di Sard. - Carta del 1 233
governo de* suoi ministri , una tal po- cit. dal Manuo, Star, di Sard. tum. 11
litic.T poco giovò a’ suoi interessi. Sas- pag. 315-16 in nut.).
sari, borgata popolosa che già crescea
sulle rovine di Torres ,
fu insofferente BARISONE regolo di Cagliari. Ved.
del .suo governo; essa diede principio BENEDEITA.
ai moti della ribellione ,
la quale di-
latandosi rapidaiiientu fece levare in BARISONE regolo di Gallura, figlio
massa i pòpoli della provincia turri- di Coslaiiliuo 11 ,
giudice della stessa
lana. Barisonc, re fanciullo ed incapace provincia ,
e di Elena di Laccon. E
di raffrenare la moltitudine ,
ne fu la noto per la sua pietà e per le sue lar-
vittima : egli fu trucidato dai sassaresi gizioni. AlcuniQssanonel 1171 il prin-
dopo tre anni e tre mesi dacché era cipio del suo regno; ma Ano al 1173
stato salutato re di Torres. 11 suo corpo non si ha documento certo della sua
fu sepolto nella chiesa di S. Pantaleo esistenza. In quest’anno egli confermò
di Sorso (1). U Mattei ed il Gazano la donazione fatta da suo padre al nio-
scrissero ch’egli fu ucciso dai .sarza- nistero di S. Felice di Vada, e le lar-
ncsi. Colla morte di Barisene III s’c- gizioni di Benedetto (2) a favore della
stinsc la dinastia dei regoli turritani chiesa di S. Maria di Pisa; e volendo
c fu trasfuso il potere sovrano nella imitare Tesempio de’ suoi antenati donò
all’opera del duomo pisano alcune bor-
gate (3) esistenti nei conGni del suo
Era tradizione rìceruta come Tcra dagli
(i) regno. La cronaca sarda, consultala dal
archeologi aardì che una lapide aopolcrale esi- Soggio recita molti falli pertinenti a
,
stente nella suddetta chiesa di S. Pantaleo di
Sorso ricordasse con apposita iscrizione , quella
essere la tomba di Btirìsooc 111 re di Torres.
Dobbiamo alla cortesia del teologo Salvatore (3 )
Bcn(><lrtlo cm raccoglitore delle elemosine %

OggianOf già pievano di quellii chiesa, la copia per r openà di S. Maria di Pisa.
esatta di tale iscrizione ;
ma dalla medesima , (3) Il diploma parla della donazione di alcune
crediamo potersi argomentare il monumento della corti: e queste corti che sì leggono frequente-
erezione o dotazione di una parrocchia anzi che mente donate dai regoli sardi, erano luoghi po-
il ricordo della miserevole morte dì Barisone. polati ,
o almetto terre frequenti dì casolari ahi*
La riportiamo per intiero, acciò ne faccia ognuno tati Mai servi e dalle ancelle attaccate alla gleba.
<|ucl giudizio che gli sembrerà migliore, Il Tronci che riporta la donazione fatta da Ba-

ECIA E. EIT. risonc nel ii;3, riferisce che l’alto è scritto


VBE lA. ETCO. in lingua più barbara che tarda , e che vi è
PV '
apitane. appeso il sigillo di piombo , raflìguninte da un
ANTRONIMA lato il capo di Barisone, e dall’altro colla

iV? AA. V. IS leggenda BARVSONE REX GALLVRL

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UZ, ,/a .
Tuv. IV//.

Si'?; :n'.y.

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,.

BAR 119

Rarìsone di Gallura , le dis<K>rdie in- piu antiche e più potenti dell’isola (2).

tesline del suo regno, la guerra mos- La natura lo avea dotalo di spiriti al-
sagli da’ suoi nemici e la sua fuga al tieri ; r educazione ricevuta da suo

regnò di Arborea. Però mancano i do- padre , regolo potente e ambizioso ,

cumenti certi che confermino la Tcritii accrebbe la superbia del suo carattere.
di tali narrazioni (1). Barisone morì Però,com’è costume di principe, sapeva
verso la fine del secolo XU : gli sopra- ancora l’arte di dissimulare. Quindi, fin-
visse Elena donna sua , ed una figlia ebè regnò Gomita ,
dimosb^ umani e
la quale probabilmente è quella prin- quieti pensieri; e toglleIulo8^per donna
cipessa di Gallura die Lamberto Vi- Peregrinadi Lacon sna congiunta, lieto
sconti nel 120S o 1205 si tolse per di poca e generosa prole, (3) accen-
moglie. (Ved. Tronci Afem. Pis. anno ,
nava che sul trono degli avi suoi re
1173. - Mittarelli e Costad. Armai ,
saria stato amante della pace e della
Camald. tom. Ili lib. XXIX pag. 300. felicità del suo regno. I primi atti del

- Cambiagi , Star, di Sard. Bb; IV. - suo governo corrisposero aU'aspetU-


Gazano ,
Star, di Sard. lib. ili cap. zione de’ sudditi : la religione , di cui

VllL - Manno ,
Slor. di Sard. tom. 11 si dimostrava zelantissimo ,
occupava
pag. 265-66). tutti i suoi pensieri ; altari e chiese
riedificati ,
e beni e ricchezze protu^
BARISONE ,
re di Sardegna ,
nato ondo accrescere il culto (4), eranO'M^
da Gomita li e da Elena Orvu , regoli \

di Arborea. È altrimenti chiamato Pa- (i) Il Mittarelli e Costadoni (^dnnal. eamald.


rasone , e si acquistò una celebrità in- tom. IH, Itb. X.X1X., fol. ^99 e 3oo) lo chia-
mano Burasoiic do Serra giudice e podestà di
felice nella storia de’ suoi tempi. Il
Arborea anche in quc.sto caso BarUouc appar-
:

Sismondi pretende ch’egli fosse crede terrebbe a una delle antiche famiglie sarde che
della famiglia Sardi di Pisa ,
una di costituì la terza dinastia dei regoli arborcnsi.
Colla quale osservazione non intendiamo aver
quelle che nel 1050 conquistata arcano
sminuita la nostra venerazione per il dottissimo
sopra i saraceni c divisa la Sardegna; Sismondi tanto benemerito della letteratura ita*
ma non adduce monumento veruno che liana. *

avvalori questa sua singolare opinione, (3) Dalle nozze con Peregrina di I«acon nac-
quero Pietro e Barisone , secondo la testimo-
cui ripugnano le più certe memorie
nianza del Fara ^ lib. U
de reb, Sard. , foi. a3S.
della storia sarda, dalle quali si chia- (4) Nello stesso primo anno del mio regno si
risce che Barisone apparteneva alla dichiarò protettore della chiesa di S. Maria di
Bonarcado; la dotò con generosità regia, e la fece
famiglia Lacano o Laccon , una delle
consecrare eoa splendido apparato. 11 diploma
autografo della donazione fatta da Barisone a
due donazioni faUe nel
(i) Nella prima delle detta chiesa nel xi47 esisteva nell’archivio di
ii8a da Bariaone re di Sardegna al monistcro S. Michele del borgo di Pisa : il Mittarelli lo
di Montc-Ca.ssìno , aottoscrivc come teste — pubblicò Dell’appendice alloro. Ili degli Annali
Judtx Paratoti dt Gallai Caratar de Mìli: camaUloléti ^ col. 44^'44 > ^ quindi il Gazano
dal che potrebbero argomentare due cose :
si Star, di Sard. ,
lib. Ili ,
cap. 7. Alla chiesa fu
1.0 che Barisoae di Gallura yivea nel ii8a; poi annesso il roonistcro di Bonarcado che sul
a.o che la narrazione delle cronache sarde ri> finire del secolo XII c principio del Xllf pas.st»
guardo alla sua fuga in Arborea non i a) tutto alla soggezione del famoso monìstero di S. Ze-
da rìgettarsi come falsa. none di Pisa. Vcd. OMODKO.

ni. ic.r -ji ’ijyli


,,

1 -iU R A R
goiiicnli di principe che alle opere (la gran tempo premeva ncH’animo ili

piolosc aggiunger volease la Tirlìi ,


rara rcndccsi padrone della Sardegna lo an-
e difficile, diben regnare. Ma Io studio gustiava potentemente: egli vide per
di sembrare quello che non era fu so- lunga pace riposare i regoli delle altre
verchiato dall’impeto della natura. Ba- province; credette questo il momento
risone mal celando con arte rindoie più propizio a’ suoi disegni ,
c corse
sua ambiziosa, fu poi flagello de' popoli arditamente colle sue genti ad occupare
e dei re vicini : turbolento ,
inquieto, gli stali altrui. Felice ne’ primi incontri,
ardente di gloria , sali per pochi istanti ruppe l’armata di Pietro, regolo di
in cima delle umane grandezze ;
pre- Cagliari , e lo costrinse a rifuggirsi
eipìlonne ,
e fu segno ,
anzi ludibrio suo fratello
nella reggia di ; ma Bari-
miserevole della fortuna. Vedovo di sone di Torres , raccolte le reliquie

Peregrina, ìngraddì con illustre paren- dell’esercito cagliaritano e rinforzatolo


tado la sua potenza. Nel 1156 andò a di nuovi combattenti , usci a campo
nuove nozze con Agalbursa nobile don- contro il nemico comune , e obbligan-
zella diCatalogna nelle cui vene scor- ,
dolo a retrocedere, volse a danno del-
reva l’antico sangue dei re di Castiglia l’assalitore le sorti della guerra. Per-
( I
) ; ri(;ovuto dai legati l’ anello della dente ma non , usò la politica
vinto
fidanzata ,
fatti ad essa ricchi doni e laddove nap bastava. Memore
la forza

promesse (2), strinse tra splendidi de’ benefìzi che i genovesi aveano ri-
festeggiamenti fambito nodo. Però, nè cevuto da Gomita II, e conGdente nel-
di tranquillo stato si accontentava, nè r alleanza loro ,
stimò esser giunto il

di quieti pensieri era capace il figlio c tempo di prevalersene con fruito. Spedì
successore di Gomita. 11 desiderio che alla repubblica secreti messi, manife-
standole il suo disegno, c profferendole
(i) AgHll>iirsa crtt fi|;lia dì O. Ponzio di Cor- protezione ne’ suoi stali, se lo alasse
vera e di Malcalda di Raimondo-Bcrcngiicr conio
a riuscirvi: e i messi di Barìsonc cogli
di Barcellona cognata di Alfonso VÌI re dì
Castiglia. oratori genovesi trasferitisi sollecita-
(a) L*atto del fìdanzamento fu sottoscritto in mente a Pavia, gli ottennero da Fede-
Oristano nel 3i ottobre 1157 (stìl. -pts corrìsp.
rigo Barharossa il diadema di re di
al ii56 ). Pellario dì Guatando e Upone di
Gerardo presentarono a Barìsonc Panello della
Sardegna (3) promettendo per lui a
,

fidanzata ; e Barìsonc donò a lei le ville di San Cesare perpetuo vassallaggio, un’annuo
Teodoro, dì Bidoni e di Oiralili con ampie tributo, c lo sborso di 4,000 marchi
terre ,
vigneti ,
prati , selve,
stagni , armenti
d’argento. Invano i pisani riclamarono
schiavi ed ancelle. Il donatore permetteva ai
suoi eredi il riscatto dei beni donati, purché contro quest’atto di concessione; Fede-
un anno dopo la di lui morte pagassero a Agal- rigo nso a vendere c rivendere a snon di
bursa ventimila soldi di moneta lucchese. In-
contanti le province dipendenti dallo
tervennero a tal atto , olire Pcllario e Ugonc
Goffredo di Marsiglia , Bonifacio di Volta, Ber-
trando -di Girona , Bulzio , Marzocco , Contii- (3) Gli oratori ohe andarono a Paì^a per
lino, Tepertoe Boccio, legali c procuratori d. l (-liit'drrc dairim|HM'alor Federico Ì1 titolo di re
conte di Rarcellon.'i avo nial«*rno di Agalbursa. j»cr Bdrisonc di Arbttren, furono Ugonc vescovo
E riportato per intiero nel Meni, del maif|. di di S;int;i Giu!<t:i ,
Filip|to Giusta c Biioncavtilla
Cosco) ,
niiiii. 39. Knirprio. Farj lil> Il dv Sard, ^
fol


bv Googli-
.

BAR 121
imperio ,
annulli) la preceiicntc inve- magìne di ro , ma di re uon aveiulo
slitura della Sardegna (I); e Barisone, nè le ricchezze nè il potere , ostenta
inebriato del nome regio suonatogli per le vie di Genova la nuova dignità
ilolccmcute airorcrehio ,
al)bandonati sua , e riceve dai più distinti cittadini
tosto gli stati ,
veleggiò alla volta di sardi il giuramento di vassallaggio. In-
(icnova, dove pose piede nel 29 giugno tanto i pisani ottengono da Barbarossa
1 164, ricevendo dalia repubblica amica rinvestitura dell’isola a loro favore :

rare dimostrazioni d'onorànza (2). Ma collegati cogli altri regoli sardi deva-
mentre egli va c ritorna da Pavia, di- stano gli stati di Arborea; e Bari-
eliiarato re dellisola intiera nel 2 agosto sene affidalo alla custodia de’ prtmarii
dello stesso anno (5) ;
mentre con so- cittadini genovesi ,
quasi a Gtolo di
lenne pompa è incoronato dalle mani prigione onorata ,
condotto e ricon-
stesse di Cesare (4), maturano con ra- dotto per due volte da Genova a Sar-
pidità i destini che volgeranno in lutto degna , dopo aver vagato inutilmente
la sua letizia. I pisani ap|>ronìttano della per tutti i porti dell’ isola ,
consuma
sua assenza per far lega cogli altri re- quattro anni ira le incertezze e le umi-
goli sardi ,
e preparansi alla guerra : liazioni ,
spettatore impotente e di-
egli ,
astretto da Federigo allo sborso sprczzato delle gare pisane e genovesi
dei 4,000 marchi d'argento, obbligato (6). Finalmente, conchiusa nel 1168
a contrarre enormi debiti colla repub-
rebbe a Sardegna , F annuo cenao di marchi
blica di Genova e a ricevere da essa d’argento e il aussidio di lire 100,000 in caso di
le condizioni della prestanza (5) ;
im- guerra del comune; dotare col reddito di
due ville
(
corri ) la fabbrica di S. Lorenzo di
Genova , edificare in quella città casa regia e
(i) Nel ii5a F imperatore Federigo avea con- talvolta soggioniarvì ,
cedere alla repubblica 1

ersao F isola a Guelfo duca di Spoleto suo zio. castelli di Marmilla c di Arcolento , concedere
(a) I genovesi, appena Barisone fu dichiarato in Oristano spazio capace di cento case per i
re di Sardegna , spedirono le loro navi per mercatanti genovesi ,
riconoscere F arcivescovo
IraApnrUrlo a Genova : i consoli stessi dtOla di Genova legato pontificio e primate di Sar-
repubblica uscirono ad incontrarlo al ano arrivo. degna ;
3.0 non potere la repubblica trattar pace
(3) Barisone andò a Pavia , dove dimorava co’pisani il tuo consentimento , c dovergli
, senza
r imperatore Federigo Barbarossa ,
per ottenere essa somministrare otto galee ,
conirarrcndo alla
la investitura del nuovo regno. Lo accompa- metà delle spese. L'atto dì tal convenzione è
gnarono quattro oratori c due giureconsulti del i6 settembre 1164, ed è inserito in una
genovesi che furono Lanfranco Alberigo, Pic- lettera di Federico Federici diretta a Gaspare
c.imiglio, Guglielmo Doria, GìonaU del Campo, Sdoppio, in cui narra le cose notabili della
Bi,:otto e Guido Laudensc. repubblica di Genova, p. 39, 4o, 4** riporta

(^) Fu incoronato nella chiesa di S Siro con ancora FUgbelli neWftatia sacra , toin. IV.
un ricco diadema che il comune di Genova fece (G) I impera-
pisani nel ii65 ottennero dall’
lavorare appositamente per luì. tore Federigo nuova investitura della Sardegna ,

(5) Chcrto cancellarlo riporta nei snui annali con cui furon*>annullatc le concessioni anteriori
il dialogo avuto da Barisone con Federigo per fatte al conte Guelfo e a Barisone di Arborea

otlenere la dilazione del pagamento dei 4<>oo nel ii5a c 1164. Barisone parti per la Sardegna
nurchi d^argcnlo. Non avendo ottenuto la mora, nel 1 165 e 1 1G8 , scortato sempre dai genovesi ;
ilregolo d’Arhorea contr.nsse debito di quella ma non avendq ricavato dalle tasse dei suoi
e di altre egregie somme verso il comune di popoli le somme , di cui era debitore ,
fu ri-
Genova. Conveniva ) i.o pagare alla repubblica condotto a Genova e custodito gelosamente 6no
il denaio preso in pre.slanza , to.stoch^ ritomc- al i I
^ I

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,, ,,
,

122 B AS
la (tace con Barisone di Torres ,
la- 1186 cessò di vivere, portando al se-
sciali per ostaggio in mano de’ geno- polcroil nome vano di/te , e il peso

vesi la consorte ed i Agli ,


soccorso delle sciagure che contristarono la sua
generosamente dai 'Sudditi arboresi vita (2). Principe eccellente ,
se l'am-
che impietositi dallo stato suo infelice bizione di pili vasto regno, non gli
si obbligarono pagare al comune di corrompeva l'animo, o se airambizione
Genova le egregie somme da Ini tolte sapeva far servire la fortuna; ma l’im-
in prestanza ,
ritornò nei 1171. a’ suoi peto di quella nocque a questa non :

antichi stati, dopo sette anni dacché seppe moderar l’uaa , non dominare
n’ara partito ,
stimolato da smodata l’altra quindi d’entrambe fu giuoco
;

ambizione, avido di regno e di gloria misero e vRtima infelice. (Ved. Murai.


maggiore. La politica da lui adottala ,
Antiq. ital. tom. U , disserL XXXll ,
dopo essere rientrato ne’ suoi dpminii, col 1050, 1061 , tom. V, disserL LXV,
corrispose al suo carattere ambizioso, coL 453-54. - Lo stesso , Rer. ital.
ed all’animo irrequieto non domato script. \.om. VI lib. II col. 1126. - Bre-
dalle disgrazie. Ora in pace , ora in viar. pisan. ann. 1165 col. 176. - Fo-
'guerra coi regoli suoi vicini, cacciando glietta, ann. 1164 col. 270. - Giusti-
da’ suoi stati ora i pisani , ora i ge- niano, An/tal. di Genoi/., anno 1164.
novesi ,
incerto, fluttuante nelle riso- - Sigonio ,
De regn. hai. lib 111 coL
luzioni ,
si governò per dieci anni 769 ,
e Kb. XIII col. 771. - Gattola ,

senza dignità , senza prò e senza fede Star, di Moni. Cass. parL I fol. 157.
regia. Due volte riprese le armi contro - Mutar, e Coslad.
,
Annoi, eamaltl.
i regoli di Cagliari e di Torres ;
due tom. Ili lib. XXIX num. 32 , e nell’ap-
volte i consoli pisani l'obbligarono alla pcndicc num. 286. - Biograf. univers.
pace : questa fu ralTermata per sempre tom. IV pag. 306. - Memor. del march,
nel 1181. Innestando ai prOprii vizi di Coscoj., num. 39. - Gazano , Star,
l’amore, o la sembianza della religione, di Sard. Ili cap. VIL - Cghelli
lib.

fondò nel 1175 nella città di Ori.stano hai. sacr. tom. IV in Arch. lan. num.
uno spedale somigliante a quello di 27. - Ottob. Scrib. A musi. gen. Kb. II
Stagno presso Pisa, e nel 1182 il mo- fol. 293. - Tronci Memor. Pis. anno
,

nastero di S. Nicolò di Gurgo (1). Nel 1165 , 1171 ,


1174 e 1184 pag. 113.
- Fara, De reb. Sard. lib. Il fol. 197).

(i) Ntl ii8q Bnriftone donò a Montr-Cassìno BASTELIGA o BASTELGA Frak-


(
la clùcfla di S. Nicolò di Gurgo o Urgen , e
nello «te»o anno confermò tal donationc , Tara*
CESco), nato in Massari nel declinare
pliò con molti prÌT«lc|p , c dotò la chiesa di del secolo XVI. Fu segretario del tri-
ampie terre c di schiari per lavorarle. Fondò bunale dell’inquisizione in Sardegna,
in attiguità alla medesima un monistcro, e ri-
chiedeva che fosse abitato da dodici monaci »
quattro dei quali almeno fossero letterati e ca- col 10.^9 )
tom. V )
dissert. 65 , col. t

paci di occupare le sodi vescovili ,


e dì trattare e dal Gattola ,
Acccsm. alla $lor. cats.y parte I

^li affari del suo stato nella corte romana e ìra- fol. 067:
V<'rialc. I diplomi relativi sono riportati dal I

(3) Il Siamondi scrive erroneamente die Ba-


Muratori) Antìq. ital, ^
tom. II) disscrt Sa, 1 ripone muri in carcere.

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, ,

nEL 133
ed eltho molto contenzioni coi ministri e pubblicò nel 1 579 gli atti dei diversi
delle curie secolari del regno per causa parlamenti celebrati in Sardegna col
d'immunità e di privilegi ,
per lo che titolo Capitoli db cori del ettament
nel 1613 fu incarcerato dai suddetti militar ec. En Caller 1572. Egli -com-
ministri ;
ma il re di Spagna ,
ricono- prese in questo suo lavoro tutti i ca-
sciuta la sua innocenza ,
lo fece met- pitoli fermati nel parlamento sardo ,

tere in libertà. Scrisse io idioma spa*- da quello riunito nel 1421 da D. Al-
gnuolo la relazione dell' invenzione fonso re di Aragona , Ano all'altro con-
delle reliquie de' Ss. Martiri turritani, >ocato dal viceré D. Alvaro Madrigai.
la quale fu stampata in Barcellona nel Delle corti aperte in Cagliari nel 1355
1615 un voi. in-l.°. La medesima è
,
da D. Pietro il Cerimomoto , gli atti

un diario esatto , ma troppo minuto delle qualisono scritti in lingua latina,


delle circostanze relative a tale sco- il non raccolse i decreti perchè
Bellit ,

l>erta , ed abbonda di racconti poco com’egli afferma , non contengono gra-


sensati, i quali dimostrano meglio la zia,concordato o privilegio veruno, ina
pia credulità che il buon criterio del- solamente esortazioni a fedeltà e vas-
l’autore. (Ved. Dexart, Capit.cur. regn. sallaggio. Questa compilazione ìi cor-
Sarà. fol. 706. - Manno, Star, di Sarà. redata di un repertorio delle materie
tom. Ili pag. 495 in not). e di un sunto de’ decreti fatti nei par-
lamenti dei viceré Celoma e Moncada
BASTELIGA Makc’Antomd), fra-
(P. non compresi nella medesima. Il Bellit
tello del precedente. Fu prima am- coltivò ancora eon lode la poesia,
mogliato con Anna SanateUo , ma ri- come appare dal capitolo della ^isione
maso vedovo di lei , e senza prole ,
del suo amico Girolamo Araolla. Morì
vesti l'abito della compagnia di Gesù. nel finire del secolo XVL (Ved. Bellit,
Scrisse molte poesie latine , e fra le Op. cit - Manno ,
Stor. di Sard. tom.
altre un libro di odi saffiche in lode Ili pag. 472. - Mimant, Hist. de Sard.
della immacolata concezione di M. V. tom. I pag. 270). Visse prima di lui
ch’egli dedicò a papa Urbano Vili, e un’altro Bellit chiamato Antioco ,
il

che oggi èdivenuto rarissimo (1). (Ved. quale nel 1544 fu governatore di Ca-
Sisco ,
Memorie mss, ,
tom. Ili fol. stello Aragonese ,
restaurò le fortifi-

52 r.'). cazioni di quella città, e contribuì col


suo valore a comprimere l’audacia di
BEI.LIT (Fmscesco), il più antico Dragutto, famoso corsale barbaresco,
ricoglitore e compilatore di leggi sarde. che in quel correr di tempi infestava
Nacque in Cagliari, fu laureato in dritto, i lidi sardi. Fu poi governatore di Sas-
sari e del Logudoro, protesse le let-

(i) Urbano Vili detto prima Mafleo Barberini tere e la pubblica istruzione introdotta
amò le belle lettere ed i letterati ,
c compose in Sardegna dalla compagnia di Gesù
eccelleoti versi latini nei quali imitò felice^'
,
chiamatavi da Alessio Fontana, e Iti
mente Orazio. Dal che deriva maggior lode al
BasUliga avaido egli intitolato T opera sua a padre di Elena Bellit generosa bene-
,

chi era io grado di ben giudicarne* fattrice della stessa compagnia. (Ved.

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,

124 BEN
Manno ,
Star, di Sarà. toni. Ili pag. denza. I pisani aveano ottenuto da lei

SCI, - Saccliini ,
ffist. Soc. Jes. parL la concessione della roccia soprastante
Il lib. VI fol. 229-30, part V lib. IV alla città di Caglittri : edificarono quivi
fol. 192-93). I castello di Castro ,
col i]uale tenendo
in soggezione la città ,
poteaiio dettare
BENEDETTA, principessa caglliiri- a Benedetta la legge che loro piacesse.
tana, figlia di Guglielmo
I marchese di La ridussero prima con blandimenti a
Massa, e di Adelasia del conte Guido, giurare vassallaggio alla repubblica, e
Suo padre ,
dopo le vittorie ottenute a ricevere dal console pisano nuova
nel regno di Arborea ,
e la prigionia investitura del suo regno ;
quindi tra-
di Pietro I regolo di quella provincia scorsero alle violenze; per lo che ac-
la diede in isposa a Barisonc o Para- cortasi ,
ma troppo tardi ,
della infida
sone 4li lui figlio primogenito ; con amicizia dei suoi alleati,, c inabile per
siflalta politica ,
mentre ralTermb i di- se medesima a resistere alle forze dì
ritti di quesl’unica sua figlia negli stati una repubblica cosi potente implorò ,

cagliaritani ,
apri alla discendenza di l'aiuto dei genovesi , del re di Torres
lei la speranza di succedere negli stati c di papa Onorio 111 (2). Ugolino ve-
altrui. Benedetta cominciò a regnare scovo d’Ostia e legato pontificio intimò
nel 1215, c fu riconosciuta per legit- ai pisaniche richiamassero il loro eser-
tima sovrana dai magnati ecclesiastici cito da Sardegna, e demolissero il ca-
c secolari del suo regno. Uno dei primi stello di Castro: però es.si non ubbi-
atti del suo governo fu di prestare dirono ; e solamente in virtìi del lodo
omaggio alla Chiesa romana (1) ,
e di del 1217 acconsentirono alla rimes-
contrarre alleanza colla repubblica di sione della rocca in mani del papa.
Pisa, onde consolidare il suo potere; Unurio 111 mantenne Benedetta nella
ma l'ambizione dei pisani la fece pen- divozione verso la S. Sede la investì ;

tire ben tosto deir amicizia loro, e la un'altra volta nel 1224 degli stati ca-
ridusse ad uno stato di servile dipen- gliaritani , e facendole giurare solenne
e perpetuo vassallaggio ,
la fece tribu-
Ct) L’ atto dionuggio di Bcnodctla c di Pa- taria della Chiesa romana (3). Benedetta
resone BÌ consorra udì* archivio della Chi<‘.<ui
romana. 11 catalogo delle carte eHÌ9tci>ti in detto
archivio pubblicato dat Muratori
( Àntiq. itnl, , (3) La lettera che in questa occasione Bcnc-
tom VI, diiMcrt 71, col. 7^), nella col. 118 ilclta indirizzò a papa Onorio IH , è riportata
ha la aegiicutc citazione: Homaginm Pavagson dal Raynaldi ad ann. lai^ pag. c seg.
,

marehionis Mastae ét judicit knlaritani ^ et Dulia medesima appariscuno tutte le solennità ,

Henedictae ej'nt uxoria , praestitum Episcopo colle quali nel iai5 Benedetta avea prestato
kttlaritano , recipienti vice nomine Inno-
et Tumaggio alla S. Sede ^ e il vescovo cagliaritano
centii papae , et eanctae romnnae EccUsiae. ic avea conceduto a nome del pajia la investi-'

Actum in villa Skanigliae (forse castello S. Igia) tura del regno di Cagliari.
in palnUo Episcopi katarilani , anno Donimi (3) L* atto c del 3 dicembre iaa4 ‘
lo riporta
MCCXV ,
quarto decimo calendas decembrit ^ il Murai., Antiq. ital. , tom. VI ,
dìsscrt 71 ,
rum bulla plumbea dicti ducis. Il castello di col.
7 , 8. Tra le altre condizioni ,
Bencilctta
S. Igia sorgeva nel sito ove era Pantica Cagliari : si obbligò per sò e suoi successori nel regno
anche oggi nel sobborgo di Slampacc
rsi.^tc il cagliaritano a riconoscere il su|^ciuo dominio
luogo dello Sarta Cilla. della Chiesa romana ,
a (wgarc 1* annuo ccuso

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, ,

BEN 125
era allora già vedova di Parasonu. Non mento di donazione da lei fatta nei

si conoscono gli ulteriori atti del suo principio del suo regno alla chiesa di
governo , nè si può bene accertare , Sant’ Antioco di Solci è riportato dal
se dopo la morte di Parasene sia pas- cavaliere La-Marmora nel suo Fojage
sata a seconde nozze , come si ricava en Sardaigne : essa s’ intitolò talvolta
dalle cronache sarde (1). Però si può principessa ( yuighissa ) di Arborea «

affermare con certezza che nel 1234 forse per le ragioni di suo marito Pa-
Benedétta avesse già cessato di vive- rasone a quegli stati ( Ved. Muratori
re perciocché in tal anno papa Gre-
,
Annal. d'ital., all’anno 1217. - Lo
gorio IX diede in custodia a Orlandino stesso, Antiq. ital., tour. VI, disserL
Ugolino de’ Porcari la rocca di Massa 71 ,
coL 7 a 24 , col. 75. - Tronci
e il castello di Potenzolo già 'apparte- all’anno 1217. - Raynal , all’ann. 1217,
nuti a Guglielmo marchese di Massa nnm. 86 , 90 ,
97. - Fara , lib. II dè
e giudice di Cagliari., siccome devo- reb. Sard , fol. 235. - La-Marmora ,
.

luti alla Chiesa romana (2). Benedetta ojrag. en Sard, pag. 46 , 91 , 93 ).

largheggiò in opere di pietà : un fram-


BENEDETTI (.Matteo de’), distinto
giureconsulto, nativo di Cagliari. Fiori
(H libre 30 di argento ,
e a far prestare dai
magnali del suo regno il giuramento di fedeltà nei primi anni del secolo XVII.e scrisse
alla S« Sede, cui doveano pervenire gli siati molte consultazioni legali in lingua la-
cagliaritani se spegnevasi la legiuiina discen-
,
tina, dalle quali appare la sua pro-
deuza di Benedetta.
(i) Le cronache sarde danno a Benedetta tre
fonda perìzia nella scienza del diritto.
mariti ,
Pietro ,
Parasene e Torebitoriu ; ma la Della sua vita non è pervenuta a noi
esistenza loro non è conciliabile col periodo di notizia veruna : de’ suoi scritti ci ri-
tempo, in cui vìsse e regnò Benedetta, li Manno
nella sua classica storia di Sardegna ( tom. U mangono 26 responsi làtini io un voi.
,

pag. 3o6'7'8 in not ), opina che Parasene solo ,


in fol. (3), stampati senza data di luogo
non altro veruno, sia stato marito di Benedetta. c d’amio nei quali egli si sottoscrive
,
Le ragioni da lui addotte sono molto conclu>
MafluKus de’ Benedetti J. C. catari-
denti\
e Gnchè altri archeologi sardi doq spar-
gano maggior luce sopra questo intricato perìodo tanus. Però dalla materia contenuta in
della storia sarda ,
soscriviamo ancor noi alla può argomentare con
detti responsi si
opinione del sommo istorico nazionale.
molto fondamenta che ì medesimi siano
(a) È Guglielmo 11 figliuolo di Be-
questo il

nedetta il Fara
di cui parlanolih. tl reù.
stati impressi in Cagliari nel principio
, (
&ird ) cd il Mauno {Stor. di Sard. , tom. Il, del secolo XVIL Morì il Benedetti in
pag. 3a3 ) Ma se nel 1334 la rocca di Massa
delta città addi 17 marzo 1635.
e il castello di Potenzolo erano devoluti alla
Chiesa romana, Guglielmo II era già morto , o
avea cessato di regnare , c quindi rimane dubbia BENEDETTO, vescovo di Dolia, ri-
la narrazione del Fara , il quale fii conrìociarc nomalo negli annali cassinesi per la
il suo regno nel i*ì 39, giovandosi delPauturìta

degli annalisti pìsauL Tuttavia noi speriamo


santilii della sua vita. Fu prima monaco
conciliare il racconto del primario istorico di beiicdiilino e poi creato vescovo do-
,

Sardegna col fatto risultante dal citalo diploma licnse da papa Urbano IL Pietro dia-
muratoriano del 1334 , e ciò sulla scorta dei
nuovi documenti che produrremo a suo luogo (3) Esiste nella biblìutcca sarda dell’ autore
( Vcd. GUGLIELMO li > di questo Duiouorio biugraUcu.

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,,,, .

IM BER
couo nelhi Cronica cassinese e nei li- nel 1750 vestì l’abilu della compagnia
bro dei Miracoli recita i prodigi ope- di Gesù. Applicatosi agli studi ,
di-
rali da questo venerabile servo di Dio, mostrò una rara felicità d' ingegno ,
del quale fanno altresì menzione il ma soprattutto una inclinazione alla
inarlirologio di Monte-Cassino, i Bol- poesia ed alle lettere amene, che lo
ed
landisti il Mabillon. Nel 2 maggio distoglieva spesso dagli studi più gra-
1112 donb la chiesa di Santa Maria vL Insegnò rcttorica nel collegio di
d’Arco colle terre, vigneti e orti an- Piacenza dal 1761 fino al 1764. Col.à
nessi al monistero di S. Saturnino di levò fama di letterato e di culto poeta
Cagliari dipendente da quello di S. Vit- e prosatore ; quindi la sua scuola fu
tore di Marsiglia, di cui era abate Od- frequentata da molti giovani che ac-
done. 11 Bonfant e il Machia lo collo- correvanb in folla ad ascoltare le sue
cano erroneamente nella serie degli lezioni ; Clemente Bondi , leggiadro
arcivescovi cagliaritani. Non deve con- poeta italiano è stato uno dei suoi
fondersi con altro monaco Benedetto discepoli. Nel 1765 fu chiamato a Sas-
che flori nello stesso correr di tempi sari per ristaurare gli studi già vieti
nel regno turritano ,
e fu priore del deU’anlica scuola spagnuola. Operatori
monistero di S. Pietro di Nurki. Costui, della salutare riforma erano Carlo Em-
regnando Gonnario II, ottenne dall’ar- inanucleIII re di Sardegna e il conte ,

civescovo Pietro de Canctu la chiesa Bogino ministro degno di tal monarca.


di S. Maria di Barache e l’ affigliò , Al Bcriendis fu aOldata la cura delle
alla suddetta di S. Pietro di Nurki. 11 classi inferiori della latinità e delle
diploma relativo è riportato dal Gat- umane lettere ; le governo per Ire anni
tola ( Ved. Marlene , Veter. monum . col Uiòto di prefetto ,
insegnando egli
lom. I , col. 628-29. - Arnol. , Wion i iprecetli della Ialina e della italiana
in lign. vit . ,
tom. II ,
lib. IlL - PieL eloquenza. Ebbe la gloria di operare
diac. de Sancì. Moni. Cass cap. , , o6. in si breve tempo una rigenerazione
- Lo stesso , Chron. Moni. Cass . , lib. scolastica, disawezzando le menti gio-
IV ,
?ap. 7. - Lo stesso Lib. de’mir
, . vanili dalle antiche dot trine, c accostu-
cap. 43. - Pinto ,
de Chris, cruci/. mandole alla intelligenza d’ una nuova
toin. I ,
fòl. 441. - Maltei ,
Sard. sac . lingua e al vero bello delle materne
fol. 11 1. - BoIIand., tom. HI, febbr. fol. lettere italiane. Cuo dei mezzi da lui
40. - Mabillon ,
Annal. secol. VI , parte messi in pratica per operare tal riforma
I ,
fol. 625. - Gattola ,
Sior. cassili. furono le accademie pastorali (1), nelle
parte 1, fol. 181 ,
196 e 148. - Bon- (piali addestrando i giovani a dar pub-
fant ,
Triwnpho de los sancì, ec., lib. blico saggio degli studi fatti nell'anno
Xlll ,
cap. 39. - Machia De Primat. , scolastico, li condusse insensibilmente

Calar . , lib. 11 ,
fol. 60 ). all’ uso di una lingua che dovea j>re-

(*) BEIRLB^'DIS (A^GKIX)), nacque (i) Quella che diedero in Saasari i suoi sco-
];iri nel 1766 fu multo I<hUU dal conte Bog ino
in Vicenza nel 22 dicembre 1735. Non
(
Ved. Manno , 6’ior. di Hard. » loiu. ÌV pag.
,

avea ancora compiuti unni 17, quando 3 04 in noi. ).

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, , ,

.81 :R 127

cedere alla riforma generale del pub- che fu propria c quasi naturale al poeta:
blico insegnamento. Nel 1768 fu uo- perciò i sono forse
capitoli e le stanze

minato prefetto delle regie scuole di i suoi componimenti migliori, sebbene

Cagliari,
professore di eloquenza ita- pecchino in alcuni luogiii di troppo
liana, e poi preside del collegio dei frequente arguzia di coucelU. La fan-
nobili. Essendo tasia , stanze in ottava rima , e L’in-
in quest’uffizio ,
cessò
di vivere nel 1792. fermità, capitòlo scritto colle stessè
La sua morte fu
disgraziata , perciocché precipitò da terminazioni che Alessandro Sappa
uu’altana dello stesso collegio , ed il avea usato nel suo capitolo La co-
suo corpo si sfracellò rompendo con scienza , abbondano di pregi poetici.
impeto sulla rocca sottoposta. Fu uomo Bellissimo è uno de’ suoi sonetti per
religioso e faceto ad un tempo; amò i dolori di M. V. che fu tradotto in

i giovani ,
e fu pazientissimo nell’ in- verso elegiaco latino dal P. Giacomo
segnarli. Ebbe amici» in Italia ed in Picozzi della compagnia di Gesù , e
Sardegna moki letterali: il suo carat- inserito colla traduzione nelle Ana-
tere dolce ed ingenuo , il suo conver- creontiche pubblicate in Milano da
sare, che condiva sempre di sali veneti, Francesco Ppgliani nel 1794. 11 Par-
10 faceano stimare generalmente. Fu naso italiano del 1763 pareggiò i versi
accademico Immobile di Alessandria scritti dal Berlendis per le nozze del

(1783), e pubblicò in diversi tempi conte Brizio della Veglia colla dami-
variè poesie , le quali sono state rac- gella Nicolis di Brandizzo ,
per ischie-
colte e date alla luce nel 1784-85 tezza di grazie poetiche, ai piu lodali

(Torino dalla Stamperia Reale) dal- di Anacreonte (2): ma le tragedie man-


,

l’abate D. Gianfrancesco Simom ih tre cano affatto di merito ; se non vuole


volumetti in-1 2 (1). Ilprimo comprènde ascrivcrsegli a lode la difficoltà da lui

le stanze , i capitoli e i sonetti ; il se- superata nell’averle congegnate, senza

condo le liriche; il terzo le tragedie.


Nc riportiamo qui un saggiq acciò .i let-
(3) ,

Questi componenti sono pregevoli per tori poasano giudicare ancor e&si dopo il giudi* ,

la spontaneità del verso e della rima zig non sempre inappellabile del Parnaso italiano.
Un Amorin che pcsea? '

e per una certa morbidezza di stile, *


Clic saprà far ?... vediamo.
Tien V una mano al mento
(i) I) Bcrlcndit coltivò pure la poeaia latina , Con P altra all’ opra è intento ;
aebbene abbia in ijucaU scritto pochiissimo. Ai* Una face ha per esca ;
portiamo qui. un suo curiosissimo epigramma Ha un turcasso per ainp.
sulle viete gare municipali tra Sassari e Cagliari,
Che saprà far ? vediamo.
..

11quale non è compreso nelle poesie pubblicate Zitto... non lo sturbiamo .

dal Simon : Questo che il suolo infiora


Hìne Cnlaris rupes inttr scopulosaque saxa È un ramo della Dora...
Hinc Sacer ucc/iVi surgii amoena juga : Che si , ebe il predatore
DmIùii Catari nat^es , portustfut ministrant , Di Baizio il cor vi pesca ,
Ast Saceri ciAlue cuncta ministrai ager. • E di BazioisA il core...
àiagnae ambae : ast illi natura^ an parcior istiy Tratti entrambi a quell’ esca ,
Nae*nis iitriquealiquisycommoda utriijuesua. Colti entrambi a quelPamo..»
Quiddieam? Euge Sacer; defectus toUiturartiSy Zitto non lo sturbiamo.
,
Naiiu'ue vitiutu tuUere nemo poiest. Bcrl. toni. Il Lir, pag. 119.
,

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128 BER
veruii episodio d’amore, clic è uno Dilllcili c importanti faccende gli fu-
degli elemeoli più iinporlauli della rono commesse dal suddetto poiile-
macchina tragica: quindi nelle due sue Qce , le quali egli .trattò con molla
tragedie , intitolate Sardi liberata e S. prudenza , per lo che si acquistò fama
Saturnino, gl’interlocutori mancano di di pastore non meno pio che operoso
passione, l’azione è languida, sforzato per l’incremento deU’autorilà aposto-
il verso ,
nè vi è quell’inviluppo di lica. Anzi che si dipartisse dall’ isola

accidenti atto a destare nei lettori o per andare a Roma , fu delegato per
negli spettatori il terrore e la pietà. ridurre a concordia il vescovo ed il

Però dee dirsi a sua lode ,


ch’egli le capitolo di Arborea ,
e quindi nel suo
compose per gli alunni del collegio di ritorno gli furono concesse ampie fa-
cui avea la cura; e che sarebbe riuscito coltà per esigere gli annui tributi do-
eccellente , se avesse voluto o potuto vuti alla Chiesa romana dagli
altri ve-

applicar l’anùno ad altri soggetti capaci scovi sardi per impor termine alle
,

di azione tragica e di nodo drammatico. querele insorte tra i regoli di Sardegna,


L’abate Berlendis fu onorato, dopo e [>er consigliarli sulla scelta di uno
morte da’ suoi amici e discepoli ; ele-
,
sposo da darsi alla principessa ere-
gie sonetti ed altri versi furono scritti
,
ditaria del trono di Gallura. Biagio
in sua lode un’orazione fhnebre Ialina
: accoinpi felicemente le dategli incuiii-
colla traduzione italiana detta per le benze però , allorché trattossi di ri-
;

sue solenni esequie fu stampala in Vi- cevere da Guglielmo regolo di Cagliari


cenza nel 1794 , e poi ristampata nel il giuramento di fedeltà per cui In-
,

1 807 da Francesco Andreola in un voi. nocenzo III Io avea altresì delegato ,


in 8.“ (1). (Ved. Cabali. Bibl. script, ebbe a vincere gravissime dilHeollà.
soc. Jes. , supplem. 2 pag. 12. - Bcr- Purché Ubaldo arcivescovo di Pisa, o
lendis. Poesie sudd. pag. 76, 119. - geloso o insoffereute degli ampli po-
Manno ,
Sior. di Sard. tom IV pag. teri conceduti da papa Innocenzo al-

227, 252, 302, 304 e 305 in noL). l’arcivescovo turritano (3), crasi alfret-
tatu a precederlo , e Guglielmo , che
BERNARDO. Ved. OMODEO.
nrehiefutenpi turrilani nonit martii indici. 6.
BIAGIO. Illustre prelato della chiesa Incarnai. Dtun. anno l'jox pont^caltu l'ero
turritana il «piale tiorl nei primi anni D. Innocentii PP. Ili anno 6.
,

(3) Dalle erudite note del P. Maroachi alle


del secolo XIII. Creato arcivescovo da
cpUtule (li papa Innocenzo 111 ( uot 4 epist.
papa Innocenzo III circa il 1199, partì 9 y
Hb. Ili ),
ai rileva che Parcivci^OTÒ di Pisa
,

poco appresso a Roma per essere coii- tippcna seppe V elezione di Biagio c la delega-
zione fattagli dal pont(‘fice se nc dolse altamen-
secralo: colà rimase lino al 1203 (2). ,

te ,
quasi fossero stali lesi i suoi diritti ,
che
{lerò il papa gli risjK>sc : Mihit simile pisanae
(i) L’oraziooe Ialina fu acritta c dcUa dall’a- ecctesiae privilegiis contineri. Ma dopo nel iao4
bate Francesco Carboni. 10 stesso papa scrisse a Biagio che prcstissc il
(a) Ciò appare da un diploma riportato dall’ dovuto ossequio airurcivcscovo di Pisa, allorché
Cgbelli ,
tom. I , noni. 33 , col. 85i , nel ijiialr visiterebbe in Sardegna le chiese soggette alla
sì legge dalum Latcriwi per manum Blmit
: sua icg.iziouc. '

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,

B1 A 129

aveva giuralo in sue mani il vassal- sardi contendenti colle armi per au-
laggio alla Chiesa romana ,
ritlulò di torilh didominio, può essere riguar-
rinnovare in mani di Biagio lo stesso dato come un lavoro di politica in ,

giuramento. .Ma Biagio ,


non volendo cui Biagio abbia avuto la massima parte.
cedere i suoi diritti all’arcivescovo di Le contenzioni avute da Biagio coi
Pisa con ,
tal veemenza scrisse al pon- monaci di S. Pietro di Nurki per gli

tefice l’operato ,
che Innocenzo lo di- annui tributi che solcano corrispondere
chiarò nullo ed insussistente ,
c fatti all’arcivescovo di Torres sono ampia-
gravi rimproveri a Ubaldo ed a Gu- mente descritte nel diploma del 5
glielmo ,
ordinò a quest’ultimo che maggio 1205, riportalo dal Gatlola
giurasse nuovamente in mani deH’ar- nella Storia diMonte-Catsino (2). La
ci vescovo turritano (1). La confidenza sua morie pnò fissarsi nel 1216 , c non
che il papa ripose nella prudenza e è improbabile che la medesima sia

nei lumi di Biagio di Torres è attcstata stala cagionata dalle vessazioni e dalle

da molti monumenti ecclesiastici. Si ingiurie di cui lo caricarono in Cagliari

legge infatti, che nel 1201 Innocenzo i pisani in odio della legazione o mis-

111 lasciò in di lui arbitrio il rimedio sione pontificia da lui esercitata con
tla adottarsi per le nozze di .Mariano I lauto zelo (3). ( Ved. Gallola ,
Hist.
e di Giusta, regoli di Torres, con- cast. parL I fol. 427. - Mansi, Su/>fdem.
giunti fra loro con vincoli di consan- ad Condì, veneto. - T,abb. lom. II

guineità ,
e che lo stesso incarico gli col. 789. - Innoc. PP. ,
Epist. Ediz.
fu dato nel 1212 per nilegittimo ma- Baluz. ,
tom. I lib. 329 pag.
I epist.

trimonio di Guglielmo regolo caglia- 183 ,


e tom. II lib. XIV epist. 102 103
ritano con Adelasia del conte Guido': pag. 554. - Decretai, lib. II tiL XXIV
ma la delegazione più onorevole per De jurejurando cap. XXII. - Gonzalez
lui e ch'egli riempi felicemente fu lom. II pag. 584. - Ughelli toni. I num.
, ,

quella avuta dal pontefice nello stesso 33 col. 851. - Ilem ,


Decretai. lib. Il

anno 1212 per comporre i gravi sdegni lit. XXIV De prae-fcripi. cap. XVII. -

dei regoli di Cagliari e di Arborea; c llaynal., Cont. degli annoi, di Baron.


i) matrimonio di Parasone con Bene-
(a) Vcd. ALBERTO ,
dovo uMiìamo parlalo
detta ,
figli entrambi dei due dinasti dcir allt> di concordia cuiilcniilu in tal dijiloiua.
E da notare clic il nrcdcnìino fu di^^tcso nella
cliicsa di S. Maria d'.trdara dipendente dall’ar-
(i) Da questo fallo c (J.iIIe olire raìssiuni , eivescovo turritano ubi prò concilio conrene-
,
delle quali Itiaeio fu unomtu dal pap.v ,
alenili rtmms.
MP^omeDtano eh* e^lt ubbìa eaercitatu le funzioiti
(3) Benedetta principessa di Cagliari, clic scri-
(li puiitificio in Sardegna. Lo niega il
reva nel laij a papa Onorio 111 la Iniera
I*. Mattci fondalo sulla iiarru/.iuiic di Abruiuu pubblicata dal RaynaliU ^nuiil. go pag. qj8),
,
Uzovìo: ma la nullità del giuramcnlo di Gu- parlando di Biagio scrisse le seguenti parole
;
gliclrno dichiarata da Iiiiiocciuo 111 c la ria.
, nonne memariac magiaro lltasio turritano ar-
iiuvazioae da lui ordiituluDe in iiiant di Biagio chiepiscopo in apostolicae scitis obsetftiio t/aon-
ingenerano lui dubbio riguardo all’esercizio della ad
ilaat Calarint venienti prò eo tjuotl ere-
,
legazione degli arcivescovi pisani in Saidegna, dehatur ab ipsis ( cioè d.ii pis:iui
) apottolirae
al tempo aliJicDo di Biagio di Tom*, die non
sedie legatus f multas injuriaSf ac mortis minas
può asseveraiiLemculc esserne pollalo giudizio neqaiter intulcntnt, '

Fot. l.
9

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130 BIA
uU'auno 1:205 nuni. 68, all'anno 1205 plaudite per la felicità do’ concetti c
num. 66, e aU'aunu 1204 num. 78 pag. per la purità della lingua ,
quanta in
202 ). que’ tempi ne comportavano le scuole
sarde : anzi fra i poclii ,
i quali nella
BIANCO (Pietro). Da Francesco di metà delle scorso secolo si studiarono
Pietro Bianco e da Francesca Quasina, di collocare fra noi in onorato seggio
onorati c distinti cittadini ,
nacque in le italiane lettere, merita lode il Bianco
Sassari nel 21 ottobre 1754. Avviato d’essere stato uno dei migliori. Ai
per tempo da’ suoi genitori nella cai^ principi sabaudi ,
Maurizio Giuseppe
riera degli studi ,
diede saggi d’ in- duca di Monferrato , c Placido Bene-
gegno molto precoce e di memoria detto conte di Moricna ,
fu carissimo
prodigiosa, per lo cbc superò nelle (1). V’ittorio Emmanuclc I re di Sar-
classi di gramatica e di umane lettere degna lo propose al papa Pio Vii per
tutti i suoi compagni. Ebbe maestro la vacante chiesa di Alghero ,
di cui
in questo ultime il P. Gemelli ,
pro- fu consecrato vescovo nel 1805. In-
fessore di eloquenza neU’università di dole mansueta ,
giusti4t' o>ai corrotta
Sassari, noto in Italia pe’ suoi scritti, da mondani rispetti , amotn della ve-
il quale solca dire di lui, essere già rità , zelo della religione Girono le
maturo dì senno in età giovanile. Ap- virtù che piu risplendcttcro nel suo
plicossi quindi alla filosofia o alle episcopato. La sua pietà non conobbe
teologiche discipline ,
delle quali ot- confini :
parco nel vivere modesto ,

4enne la laurea mentre compiva ap-


,
negli abili c nelle suppellettili dome-
pena li sedici anni. Nel 1773 ebbe la stiche, intendeva costantemente al sol-
cattedra di eloquenza latina c la pre- lievo delle famiglie indigenti : agl’ in-
fettura delle scuole regie ,
e nel 12 fermi ,
se poveri pagò del suo finché
,

aprile 1785 fu nominato professore di visse ,


tutto di che abbisognassero per
tisica espcrimentale nella regia uni- la salute. Destinato con bolla pontificia
versità della sua patria : succedeva in del 7 giugno 1820 delegato aposto-
tale ullizio al Gagliardi ,
dopo il lu- lico per gli ordini regolari di Sardegna,
minoso esperimento del pubblico con- estirpò le male erbe dei chiostri senza
corso da lui sostenuto onorevolmente. scandalo c senza passioni: la prudenza
Nel 1786 ottenne la penitenzicria della e la carità erano le sue consigliere nei
cattedrale turritana , e nel 1 800 fu vi- negozi più ardui. Dell’ umiltà sua ar-
cario generale della diocesi di Sassari. gomento sarà perenne il divieto da
La sua vita letteraria può dirsi com- lui fatto di scrivere il suo nome nella
presa nel periodo di cinque lustri marmorea cappella ,
che pur sorgea ,

trascorsi dalla sua destinazione alla


(i) Una delle orazioni migliori del
Bianco c
cattedra di eloquenza a quella del la funebre da composta in un sol giorno ,
lui
reggimento ecclesiastico della diocesi c detta nella cattedrale turritana per le solenni
turritana fu in questo periodo di
:
esequie del Coute di Moricna. Sono ancora sue
le iscrizioni latine incise nei monuinenli sr|iuU
tempo che egli predicò incessante-
erali di detti Principi di Satuja csislciili in
mente, c pubblicò molte poesie, a]i- Sassari e iu Algbero.

Digilizedb) t.jOOglc:
Taf /\

Af itftutm f0i*

.KCS':^:E'D ^SG'P^ di-

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BIO 131

lui viveiilc ,
per gencrosilù sua nella il ministero del conte Bogino ,
c per
cultudrulu (li Alghero. Morì in .Maconier, ultimo veghicre reale della città di
villaggio della sua diocesi, nel maggio Sassari. Le opere che
di lui abbiamo
1 827, incidrc attendeva alla visita pa- sono per maggior parte mss. Lo
la

storale nel 6 giugno 1829 furono tra-


: medesime consistono: 1.“ in un grosso

sportate le sue ossa alla suddetta cat- voi. in fol. di Allegati foremi 2." in :

tedrale ( 1 ). Lasciò mss. molte orazioni un Bepertorio legale di materie civili


panegiriche un quaresimale un’ora- e criminali 3.“ in un Sommario di
:
, ,

zione funebre ,
e multi compuoiincuti notizie patrie che hanno principio dal
poetici, alcuni de’ i|uali si lcgguu<> ili 1318 c terminano nel 1750 (un voi.
varie rac(X)ltc pubblicate iu diversi in fol.) annotato nel margine del primo

tempi. Se mano esperta ,


guidata da foglio con questa rubrica Alanual de

amor patrio, le riducesse iu im 'opera, memorias antiguas de Qcrdtha por


e le facesse di pubblica ragione ,
el D. Martin Bolona (2). Quest’ul-

avremmo apcresciutu il patrimonio let- timo ms., o sommario voglia chiamarsi,


terario della Sardegna. o zibaldone di notizie antiche di Sar-
« degna, é molto pregevole per le mi-
BIORE (A^DREA w). Ved. Cl'BF.LLO nute ed esatte memorie che vi sono
( Lkos.vboo). raccolte. 11 Bologna le avea ricavale
dagli archivi della (àllà di Sassari, dove
BOLOGNA (M.tRTiKo), dotto giure- si conservavano tante preziose carte ,
consulto ,
nato iu Sassari negli ultimi le «piali furono miseramente disperse
anni del secolo XVII. Laureatosi in nel tumulto popolare del 1780. Nel
diritto nella università di studi della medesimo é citalo frequentemente il
sua patria ,
percorse prima la via del Diario del canonico algherese Antonio
foro, nella quale superò tutti i coetanei Surreda , c molli antichi diplomi an-
del suo paese : la fama della sua dot- lograli di detto comune di Sas.sari, che
trina legale vive ancor oggi fra i suoi piò non esistono. 11 Sisco , altro di-
concittadini ,
i quali non ricordano il ligente archeologo sassarese, di. cui
Bologna senza aggiungere al suo uoiiie si jiarlcrà altrove, amico e confidente
l'idea di un profondo c consumato le- del Boloùa ricorda spesso nelle sue
gista. Gli scritti suoi legali editi ed Memorie mss. il di lui nome e questo ,

inediti, che ancora esistono ,


giustili- suo Manuale O Sommario di cose
cano la opinione pubblica che si avea patrie. Gli scritti edili del Bologna
di lui, perciocché attestano quanto egli sono: 1.“ mia Relazione tlella seconda
fosse perito nella giurisprudenza. Fu invenzione dei Ss. Martiri twritani,
assessore |ncl criminale della R. go- stampata in Sassari nel 1739, un voi.
veruazione , poi messo a riposo sotto in-4.° : 2.“ alcuni Responsi o Memo-

(i) (1 canonico niglicrcsc dottore Pasquale (


2) Li tre citali mss. del Bologna formano
GiiliburiU recitò iu Ulc circostanza una runi- parte della biblioteca sarda posseduta dalPaulorc
fociidfvoic orjzionc funebre sUiupuU nel iS'ìq ,
di questo Dizionario biogralico : itucdcsinii sono
co’tit*i della Acdova A^ali. scrini in lingua spagnuola. «

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,

132 BO L
riali, rigiiartlanli la causa di spolio iii- 27 legni da guerra ,
il Bologna si ri-

tcolata dal capitolo diAlghero contro meritò in ogni incontro la fiducia del
il tarritano ,
dopo
morte dell’arci-
la suddetto momirca, il quale gliene diede
vescovo Bcrtolinis, i quali furono im- -solenne e pubblico attestato , allorché
pressi in Roma dal Bernabò nel 1757. nel 1785 sulla nave capitana di S.Gioa-
Martino Bologna ebbe in moglie Fran- chino lo trasportò colla sua reale sposa
cesca di Antonio Bartolommei segre- Maria Carolina d'Austria da Livorno
tario del comune di Sassari. Morì circa a Napoli. Alle eccellenti qualità dello
il 1775, e non lasciò discendenza. (Vcd. spirito univa il Bologna quelle (’cl

Turrit. seu Algar. praetens. spolii. - corpo: d'aspetto vivace, e aggraziato


Manno, Star, di Sard. tom. Ili, pag. nel discorso, conservò fino agli ultimi
495 in not.). anni di sua vita un carattere di doci-
lità che lo fece stimare da’ suoi coe-

BOLOGNA (Gmot-AMo) nato in Ca- ,


tanei. Morì nella suddetta città di
gliari da D. Paolo Bologna e donna Napoli nel 28 gennajo 1787, e con
Cecilia Ventimiglia nel principio del testamento del 26 dello stesso mese
secolo XVIII. Fu prima educato nelle ed anno institul erede de’ suoi beni
lettere nel collegio del nobili ,
ed ot- i’aolo di Giambattista Bologna fratello
tenne il grado di maestro di lilosolìa suo ,
il quale scrisse un compendio
e d'arti liberali in età di quindici anni; della Storia di Sardegna che rimase
ma essendo di cervello un poco bal- inedito. Il suo Ciidavere ebbe onorala
zano e dedito alle sregolatezze ,
ab- sepoltura nella chiesa di S. Caterina
bandonò lo studio c la sua patria ,
e fuori di Porla-Chiaja. ( V’ed. Madao ,

andossene al reame di Napoli per in- Uisscrt. sulle sard. autick. foL 63 ).

traprendere la carriera militare. Quivi,


trovandosi in luogo straniero, e nella BONFANT ( IhoMa), teologo e giu-
necessità di procacciarsi onorata sus- rista cagliaritano del secolo XVII. E
sisten^ ,
cambiò affatto d’indole c di conosciuto per opera che diede alla
l’

costume. Si ascrisse sotto mentito nome luce intitolata Triumpho de los santos
,

al servizio della marina militare ,


e del rey-no de Qerdtha, dedicata a Fi-
diventò in breve tempo uno de’ più lippo in re di Spagna (Cagliari ,
nella
distinti ufliziali nella flotta napoletana. stainp. Galcerin, pcrBartolommcoGob-
1 suoi meriti ,
il coraggio e la fedeltà lictli 1635, un La mede-
voi. in fol.).

lo elevarono ai gradi più ragguarde- sima ò uno strano mcscuglio o raccolta


voli. Sotto Carlo VI re di Napoli fece voglia chiamarsi delle iscrizioni disco-
CA)noscere suo vero casato, e fu no-
il perte con antichi depositi d’ ossami
minalo capitano di vascello Ferdi- : nella basilica di S. Saturnino di Ca-
nando annuendo alla proposta del
IV’, gliari dal 1615 fino al 1626. È divisa
celebre ministro Acton lo promosse ,
in tredici libri , in ciascuno dei ({uali

nel 5 settembre 1784 alla eminente r autore descrive la vita dei martiri c

carica di vice-ammiraglio della squadra dei confessori la memoria dei quali


,

napoletana. Comandante supremo di egli suppone essere ricordala da tali

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,,

BON 135
iscrizioni. Il primo libro b preceduto l’andar dietro allo medesime , o il vo-
da un breve sunto delia storia di Sar- lerne fare l’analisi compiuta: basterà
degna , e delle varie dominazioni , alle il dire che il Bonfant, quasi dal primo
quali fu sottoposta fino alla morte di nascere della religione cristiana sia
G. C. ;
dal qual pnnto ,
aprendosi il stato contemporanco di tutti i secoli
Boiifant la via alla trattazione del suo della chiesa e testimonio oculare dei
argomento (acconta Tarrivo a
,
Cagliari fatti che .succedettero ,
descrivo minu-
degli apostoli S. Pietro e S. Paolo tamente il nascimento, le gesta, i mar-

quella di S. Giacomo e di alcuni dei tini c lamorte di tanti seguaci di G. C.


discepoli di G. C.; la predicazione loro, non conosciuti jicr la massima parte
il primato allora fondato della chiesa nei martirologi, inventando nomi, fis-
cagliaritana, e il martirio soflerto nella sando date certe , e riferendo minute
stessa città dai primi credenti. Gli altri e stravaganti particolarità che tolgono
dieci libri contengono tante vite, iscri- ai suoi racconti quella fede istessa che
zioni ed elenchi di santi martiri ca- egli volea conciliarli (1). Nulla curante
gliaritani fino ad allora sconosciuti della cronologia e della critica ,
con-
quante furono le famose persecuzioni fonde le epoche e i fatti: ovunque nelle
contro il cristianesimo dall’ impero di iscrizioni da lui prodotte ritrova le ini-

Domiziano fino a quello di Dccio. Il ziali B. M., crede aver trovato un nuovfv
capo Xll del libro XIll ò destinato in- martire cagìiaritano. La novità non è
tieramente a provare la santità di Lu- quella che lo spaventa ; egli improvvisa
cifero arcivescovo di Cagliari ,
e quella sul punto una leggenda circostanziala
dei ve.scovi suoi successori. Il capo del suo novello atleta cristiano, e se-
XLIII, ch'è l’ultimo dello stesso libro, guendolo per tutte le fasi della sua
contiene il seguito del sommario della vita , non lo abbandona finché non lo
storia sarda fluì tempo dei vandali fino
a quello del dominio aragonese, e ter-
(i) Chi potrcb)>e p. c. tener le risa ,
,qiianilo
mina colla confutazione di quanto il
il Bonfant riferisce con (pravità isterica siccome
,

P. Piuto nvea scritto riguardo all’antica S. Pietro apostolo partito d* Africa per andare

città di Torres nel toni. I lib. Ili tit.


a Roma ap|»rodò prima all' isola di Solci , c
, ,
<{uindi a Cagliari alferrando la spiaggia dirini>
IV della sua riputata opera de CUristo ,

petto a una cliicscUa che fu poi intiloluta di


Crucifixo. Chiunque si faccia a leggere N. S. del Porto} come trovali là S. Clemente
l'opera del Bonfant rimane incerto, se c S. Bonifacio, lodò le opere loro, e particolar-
mente quella di aver convcrtito alla fede Emilio
egli scrivesse da uomo di senno , o
uomo d’anni 57 , c Ciridone cavaliere cagliari-
veramente per farsi giuoco dei suoi tano; tolto ciò che fece, pendente la sua dimora
lettori perciocché tante sono le stra-
;
in Cagliari ;
c come infine c dove c quando se
vaganze , gli errori , le puerilità , le nc partì per continuare il suo viaggio ? Clii non
direbbe che il Bonfant si fqssc trovato presente
invenzioni , delle quali ridonda chu a tutte le operazioni di Pietro o per lo
, S. ,

reca maraviglia come abbia potuto esi- meno die gli sia stato compagno nell' itinerario

stere tempo cui scrivessero e dall’Africa sino a Roma? Da que.slo sol<» pasno
f in si
si argomenti il rimanente dell’ opera ex angue :

si pubblicassero colle stampe SitTaltc


liisce leonem (
Vcd. Bonfant , J'riufnftho ec. ,
faiiciullaggini. Sarebbe fatica perduta fol. 4-^1 3 Ibi. )

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, ,,.

134 B ON
abbia collocalo in quel monumento e discernimento quanto era caduto in
sotto- quella pietra In cui è scolpila mente all’ autore di quel nuovo marti-
riscrlzioncche prende ad illustrare. rologio ; ma essendosi opposta la reale
udienza per sostenere diritti suoi
Cosi cominciando , seguendo e termi- i

nando il suo libro, trovò il mezzo di contro le pretese dell’ inquisitore ,


il

sereditare l’argomento medesimo cui libro fu pubblicato nel 1635. Cinque


egli si era proposto dare una classica anni dopo l’ inquisizione di Spagna
cui era stalo affare si di-
importanza. Quindi non è da ripren- riferito l’ ,

dere di asprezza o di eccessiva seve- mostrò troppo indulgente , ordinando


rità il .Muratori , se essendogli venuto
che in alcune parti solamente fosse
fra le mani il Triumpho del Bonfwit,, emend.'ilo il Triumpho del teologo ca-

iiiancogli la pazienza, e con poche ma gliaritano (2); ma più savio consiglio

tremende parole ne portò il giudizio sarebbe stalo quello di condannarlo


che meritava libro dicendolo di Uil a perpetua dimenticanza essendo la ,
,

fatta che tulio dovria essere cancel- chiesa sarda abbastanza illustre per le
,

lato con un sol tratto di penna una ,


gloriose gcsLi di tanti santi, e per il

ìitura dclendus. Non dissimile fu l’opi- sangue di tanti veri martiri della fede -,

nione de.gU altri sommi critici di quel e il voler accrescere lo splendore con
secolo fra i quali il Barberini, l’Ol- misero- invenzioni era opera non meno
,

stcnio, il Papcbrochio, il Maniachi e ridevole che dannosa. Però a discolpa


rrglielli, rallcnutisi dall’ esaminare e del Bonfant deve dirsi ,
che il luogo
dal dar credito a una scoperta cotanto il tempo e le circostanze, nelle quali

ricca di santi novelli, che confondeva scrisse, concorrevano tulle a rendere

e moltiplicava in infinito i sacri dittici il suo libro quale lo abbiamo descritto;


della Chiesa (1). In Sardegna medesi- perciocché la relazione della scoperta

ma, allorché il Bonfant volle pubbli- fatta dall’ Esquivel nell’ antica basilica

care la sua opera trovò increduli più di S. Saturnino (3) avea esaltalo gli
,

che testimonii delle sue narrazioni. spirili, non che Sardegna, anche in
in

Girolamo Femandez da Otero, inqui.si- Italia (4) ;


e arrogendosi a questo en-
lore dell’isola, chiedeva di riconoscere
lo scritU) anzi che si desse alla luce Madrid
(a) I ticcrcti (lririnq11i.sl7.ionc di ri-

sospetlaudu non vi fosse raccolto.Senza guardo alla ciiirntlazioiic {^Espurgo) del libro del
Bonfant m>iio del 9 giugno iG.{0 c la gennaio i(>j 1

(i) Il Papcbrochio parlando di questa cbimo> (3 )


La relazione della sSCoj>ertn di tali depositi
rosa scoperta di martiri scriveva : tium Urijctetuin f.dta da Francesco Esquivel arcivescoTO di Ca-
/ìgmenla considero , aliquarulo incidit formi- gliari a papa Paolo V fu sUuipata in Napoli ucl
dare , nt simitis alìt/ius somniator aetatc* 1C17. Ln voi. in 4-“
omnium in Sardinia martyrum , quorum no- (4) Nessuno ignora
le favole bresciane, c tinto
mina r'el corpora rrpcriit , prò libito itin de- altre invenzioni fabbricate in Italia in quoU'i-
scripseril in aliqno commentariolo , coque vul- slcssu correr di tempi ,
delle quali parla con
fuccm praetuterit epilnpìiiomm auetoribus. molla critica il Papcbrocliio. Pcn> cade in ac-
E niKlìclli scrivendo al siitldollo Papciirorliio euneio F annoiare che i piai^rntini , secondo
chiamò tali t5cri;;ioiii gratis adìiwerilae. Nuli nfrrlscc Pier Maria Campi nella Storia cecie-
occorre far parola degli altri critici, coDCor> i^nsliea di Piaerma ^ domandarono con mollo
rendo tutti nella stessa opiaiulic. 1
preghiere ed ollcuncro dai cagliariUiii venti

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, , ,,
,
,

BON 135
tusiasmo generale lo gare dì mnnici- Papebroch. , in Append. ad act. Luci/',
jialitii
,
dalle quali erano acciccnli gli calar., tom. V, iium.118 e 129, e
ingegni sardi nella prima iiiclìi del lom. Ili aprii., pag. 212. - Mamachi
secolo XVII, il BonranI, invasalo dall' tom. 2, Orig, et antiq. christ., fol. 261.
uno e soslenilore delle altre, come - -Muratori, tom. V, Antiq. med. aev.,
rilevasi dalla stessa opera sua ,
cre- disscrt 58, pag. 17. - òimpi ,
Star,
dette benefizio di fortuna, o privilegio eccl. Piacent. ,
lib. VI, tom. L - Dexart
del ciclo la copiosa messe di tanti Capii, cur. regn. sard. fot 711-12 ).
nuovi martiri, che polca levare in cima
la sua terra natale. Ouindi se il dovere BONFIL (Gio. Vincenzo), nacque in
di biografo ne stringe a faro del suo Castello aragonese ( odierno Caslcl-
7Wofj/b questo giudizio, non taceremo Sardo ) ila onesti parenti negli ultimi
nemmeno che s’ egli avesse applicato anni del secolo XVI. Studiò teologia in
a soggetto migliore il jiroprio ingegno Sassari ,
ma applicatosi con
più grande
e r erudizione sacra di cui si vede impegno morale teo-
allo studio della
cl« non mancava, avremmo avuto in logica, diventò In breve un eccellente
lui uno scrittore ,
il i|uale jioteva con casisti^ Abbiamo di lui un’opera inti-
più onore essere utile alla Sardegna. tolata Canones censcientiae , un voi.
Scrisse ancora il lionfant ,
secondo la in-4.", ch’egli dedicò a D. Andrea Manca
lestimonianza del .Malici ,
la difesa del arcivescovo lurritano (1). È divisa in
primato ciigliarilano con questo titolo: .selle libri ,precede un breve
ai (]iiali
lirevt tratado del priniado de Sar- .saggio dei trattali morali de actibus
df-na y Correga en favor de los Ar- lìumanis et de jieccato. Il primo libro
zobispos de Caller (Cagliari 1637, un si aggira sulla materia dei contratti
voi. in fol.). A noi non fu dato rinvenire
un tale opuscolo, se pure non è l’islcsso
che forma parte del citato Triumpho (i) Di quest’opera del BonfìI non è stata fatta
menzione da veruno degli $criltorì sardi. L’esem-
de de Snrdcha disteso in
los saulos
plare posseduto dall’autore del presente Dizio-
più ampie forme ma il titolo mede- :
nario manca della data del luogo e del tempo
simo e r argomento di tal trattato ci in cui fu stampato : però 1’ edizione non può
essere anteriore al iG44« nò posteriore al i6i>6,
induce a credere che non dillerirù di
perchè dedicata V opera a D. Andrea Manca
merito dall’ opera precedente. Morì il
eletto arcivescovo lurritano nel j3
giugno i644»
|{onfuiil in Cagliari addi 2 agosto 1657 c giàmortQ nel aG giugno iGSG, in c|ji gli suo
ccdeUencirepiscopato Onofriu Gervida. È molto
(
Veti. Malici ,
Sarti, sac. in praefat ,
curiosa la dedica fatta d.^! Bonlìl al suddetto
fol. XI. - Lo stesso, op. cit., fol. 40, arcivescovo: nella tnedcsiroa, dopo aver tessuto
41.- Itulland. ,
PraeJ’tU. in vit. Ss . un lungo elogio delle virtù e del merito letto

lom. 1 febbr. cap. V, e nel Supjdem. rario del suo mecenate, si volge a parlare della
,
8iia illustrecasata, la quale, senza più nè meno,
apolog. agli alt. bolland. , art 2. -
fa discendere per linea retta da Muzio Sccvola
famoso nella storia romana per il tentato assas-
corpi di santi tnarliri rinvenuti nclU basilica sìnio di Porsenna quindi parla di molti uomini
di S. Saturnino ,
cioè tre nel ,
cìih|iic nel ciliari pru<lotli in diversi tempi dalla stessa fa-
e do<lici nel iC47> con nuvaiiU altre miglia. Ed ecco UDO dei tanti esempi del come
Mgni reliquie. r adulazione guasti gP ingegni.

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, ,

136 B0N
dello ultimo volontà o della restituzio- per secondo l’ antoriLà del Vi-
la fedo

ne ;
il de ecclesia, et
secondo tratta dal ,
Machin Bonfant ed altri scrittori
,

ecclesiasticis ; il terzo de voto reli- ,


delle cose ecclesiastiche di Sardegna.
gione et juramento} il quarto de do- Dai medesimi è chiamato Bonifacio II

minio, subjectione et tj'ranno; il quinto per distinguerlo da un altro vescovo


e sesto, dei sagramenti e delle censure dello stesso nome rammentato da una
ecclesiastiche-, il settimo fìnaiinentc , di iscrizione sepolcrale ritrovala nell’an-
varie materie morali disposte per or- lica chiesa di S. Lucifero (1), che g*i

dine alfabetico. A detti libri succede accennali scrittori fecero conlcmporj-


un sommario delle clausole solite ap- neo di S. Pietro apostolo c disccpiio
|K)rsi nelle di.spcnsazioni dalla peni- di G. C. Però la sana critica c gli ir-
tenziaria c dalla datarìa romana , c i gomenli, dei quali si giovarono il Pa-
decreti emanati nel 2 luglio 1587 dalla pcbrochio e il Malici , dimostrano aJ
sagra congregazione dei regolari. Seb- evidenza che il Bonifacio della iscri-
bene la natura (kdl’opcra esigesse uno zione lucifcriaiia non può dirsi co*
stile piano e didascalico ,
non è però certezza vescovo cagliaritano ,
c nem-
priva di merito la clocuzion^latina meno anteriore al Bonifacio vcscofo
adoperata dal Boutìl in questo suo li- e martire successore di Avendrace
bro; ed b soprattutto da lodarsi l’or- mancando la lapida' della indicazione
dine ,
la precisione c la chiarezza delle del tempo c della sede. Non è impro-
sue idee ;
dal clic si argomenta clic babile ( supponendo vera la iscrizione
l'autore fu uomo di mollo ingegno c di messa prima in luce dall’ Es<]uivel )
non mediocre dottrina, c che a>rcbbe che il Bonifacio I, di cui parlano Ma-
maggiormente illustrato la sua patria, chin e Boiitaut abbenchè vescovo di
,

se avesse dato alla luce gli altri scritti altra sede non sarda , morisse tattavia
che l’autore degli anagrammi latini in in Sardegna in tempi posteriori a Bo-
lode di lui, i quali si leggono in prin- nifacio Il perciocché potea essere uno
,

cipio dell’opera, bramava diventassero dei tanti vescovi africani esiliali in


di pubblica ragione. La suddetta opera Sardegna al tempo della persecuzione
del Confi! fu rislampaUi nel 1651 sotto vandalica ,
e forse quell’ istesso Boni-
il Cnto nome di Tkoiti.o Ai,abio chierico facio vescovo di SanaR‘r intervenuto
barnabita ,
il quale si credette trenta al concilio congregalo in Cartagine
anni dopo fosse un P. Gavino Carla nel 484 da Unncrico re dei vandali, il
della compagnia Gesù ; errore cer-
di quale si vede notato cogli altri vescovi
tissimo , come dimostreremo a suo sardi e delle isole Balcari, che furono
luogo ,
parlando di questo scrittore presenti allo stesso concilio. Ma il

gesuita del secolo XVll Vcd. Bonfil


(
(i) La suclilctta iscrizinnr rìporlati (lall’Esqiii-
Canon, conscient, ).
vcl nella relazione della invenzione dei vanii
marliri ca|;liaril.iiii ,
fot S.J , i del tenore se-
BONIFACIO. Fu uno dei più antichi jjnente: UIC lACET B. M. BUVU'ACIV.S
EI'ISCHRI.STI UtSCII'. gi i Vl.MT AINN.
vescovi della chiesa caglinrilaiia , suc-
PLVS. MIKV.S LX UEgVlEVir UN PACE
cessore di Avendrace e marlirizzato V. CAL. lA.’SV.vn.

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, , , , , ,

BON 137
prctcntlere eh’ egli fosse disecpolo di i mutivi che indussero Bonito a ralTrc-
(i. e. ,
vescovo di Cagliari , e quindi nare nella sua diocesi i monaci cassi-
anteriore al Bonifacio, di cui parlia- ncsi : aveano essi tant’ oltre estesa la
mo , è una conghicttura che manca potenza loro e l’ indipendenza dai ve-

alTatlo di probabilità. Non si hanno di scovi, che nelle chiese dei monistcri
Bonifacio U altre sicure notizie ( V'cd. amministravano i sagramenti per mezzo
Vital, yinnal, Sard., ad ann. 35, col. di chierici soggetti alla sola autorità
216. - Machin ,
Dejens, sanct. beat. monacale ,
e pcrccvcndo decime ,
ed
Lucif. in Calai, archiep. - Bonfant esercitando molli altri diritti ,
turba-
Triumph. de los sanct. de Qerd., pag. vano r ordine della gerarchia eecle-
45. - Papcbroch. ,
in Append. ad act. srastica. U concilio di I-aterano, cele-
Lucif. calar. pag. 225. - V’ict. ,
A' it. brato nel 1 1 79, avea proibito nel canone
persecut. ajric. lib. IV. - Finto ,
de settimo un abuso cosi scandaloso. Bo-
Chris, crucif, tom. 1, fol. 440. - Matt., nito, che viveva ancora secondo la

Sard. sac. fol. 40 , 56 , 69 ). vcrisimilc conghiellura del Maltei, fu


sollecito a mcllcrc in pratica le prescri-
BONITO. Altro vescovo cagliaritano zioni conciliari ;
ma lo stesso papa
che vi.sse nel declinare del secolo XII Alessandro III
,
volendo mantenere i
dellaChiesa. Succedette a Costantino, e privilegi dei monaci che sembravano
fu uno dei più zelanti .sostenitori della già annullali dal decreto del concilio
giurisdizione vescovile contro gli at- laleranensc , scrisse nel 25 febbrajo
tentati deimonaci , i quali comincia- 1180 una lettera ai vescovi di Sarde-
vano Gn da quel lempo ad usurpare gna , acciò lasciassero pacilicamcnle
in Sardegna i diritti pertinenti, al clero godere ai monaci le beate loro esen-
secolare. La generosità dei predeces- zioni e prerogative (1) ( Ved. Marlene
sori di Bonito , arricchendo oltre mi- e Durand.,./ c/cr. monament., tom. 1,
sura i monaci cassincsi , li avea fatti col. 653. - Ilarduin, Condì, coll., toni.

dimenticare sovente della quietee della VI, parte II, col. 1676. - Gattola, Jli.'it.

povertà dei chiostri. Bonito cercò di Cassili., parte I, pag. 430. - Malici,
rafl'rcnìu’li , di ridurli all' obbedienza Siird. sac. fol. 88 ,
89. - Machia ,

che gli negavano ,


e di restituire alla Def?n primal. archiep. calar, in
.
Calai.'
sua sede molti beni che sotto incerti urehiep. ).

titoli di donazioni antiche arcano in-


giustamente usurpati. Muniti di privi- BORRAS, cittadino cagliaritano, di
legi e di esenzioni abituati a non ri-,
cui s'ignora il nome. Fu gran partigiano
conoscere la giurisdizione episcopale,
furono insoGcrenti delle giuste pretese
(i) Rìferiaroo qarstì fatti a Bonito, «Finendo
di BonitO; ebbero quindi ricorso a papa r opinione del Mutici che |o crede vìssuto fini»
Alessandro III , il quale per mezzo di al tempo di cui parliamo. Gli annali cccle»iastici
di Sardegna tono conscnzicuti a tale opinione
Villano arcivescovo di Fisa li ridusse
perciocché non si conosce verun succcs.wrc di
a concordia col vescovo cagliaritano
Bonito fino airunno ii83, in cui Ricu gover-
nel 1163. Forò non erano questi soli nava la sede cagliariUna.

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,

1Ó8 DOS
nel tempo della fa-
(Iella (^asa d’ Austria figliastro di Siila, per governarla in qu.a-
mosa gticrra di successione alla corona iità di pretore, esercitò sopra i sardi
di Spagna. Eblm parte nei piano che ogni sorbi di concussioni. Sostare, in-
il marchese di Qifuentcs propose nel sotTcrentc del suo cattivo govenio, si
1 708 alla corte di Vienna per l’ inva- parli secretamente dall'isola ,, inten-
sione della Sardegna. Partecipe delle dendo a un tempo di liberarsi dalle
eongiiirc che per tal Gnc si tramavano avanic dell' ingonio pretore e di por- ,

nell’ isola dai fautori di Cario d'Austria, tare a Roma le doglianze de’ suoi con-
si trasferì con altri sardi, bramosi come cittadini. M. Scauro lo fece uccidere
Inidinuova dominazionc,alla vicina isola per via. Un tal delitto accrebbe l'odio

di Corsica per rannodar meglio le sue dei sardi, contro di lui: Gnila la sua
c(jrrispondcnzc col ^ifuentcs: quindi pretura, lo” accusarono (anno 700 di
sbarcato con una banda di armati nei Roma) di concussione, del depreda-
lidi della Gallura ,
fece sollevare la mento dell'isola, e déllVissasinio di
maggior parte di quella provincia ,
e Bostare. Publio V^alerio Triario ,
gio-
proclami) Cm-lo austriaco re di Sarde- vine c animoso oratore ,
Lucio Mario
gna ,
atterrando dappertutto i vessilli e Quinto Pacuvio della famiglia Claudia
spagnuoli. Fu largamente ricompensato sostennero per i sardi l'accusa contro
di questo suo zelo: ma durato avendo Scauro ;
i due ultimi ebbero dal senato
assaipoco in Sardegna il dominio te- l’ incarico di trasferirsi a Sardegna per
desco, non potè il liorrùs giovarsi gran ricevere le deposizioni dei tcslimonii
fatto dei premii compartitigli dalla corte ma por noanii «Bdarono temendo che ,

di Menna, e al ritorno degli spagnuoli nell asseoB» loro Scauro comprasse col
ncirisola fu costretto a riparare in danaro 1' assoluzione dei suoi delitti.

terra straniera, dove poi cessò di vi- La madre di Bostare e Ari suo secondo
vere (1 ) ( Vcd. Bacallar, Coment, àe la marito ,
presenti entrambi in Roma
guer. de F. spana, fol. 509 ,
prima ediz. rendettero più clamorosa l'accusa. Ma
Gcnov. - Sisco, flfemor. mss. tom. III.- Scauro, alla verità opponendo l'intrigo
Manno, Storia di Sardegna, tom. IV, e la corruzione di coloro che doveano
pag. 32). giudicarlo, profuse l’oro di Sardegna
per trionfare de’ suoi accusatori. Publio
BOSTARE. Illustre cittadino di Nora, Clodio Pulcro M. Marcello , M. Cali-
,

antichissima città di Sardegna , di cui dio , M. Cicerone, M. Messala cQ. Or-


rimangono ancora i vestigi. L'eloquente tensio furono i suoi difensori: la ce-
mordacità di Cicerone fece pervenire lebrità dei tre ultimi oratori rcndellc
sino a noi la memoria del suo nome. famoso quel giudizio dal quale Scauro ,

Allorché arrivò a Sardegna M. Scauro, non usci salvo fuorché per la rino- ,

manza del nome paterno , e per la pro-


(i) Dicesi, ma non osiamo afTerraarlo , che tezione del gran Pompeo (2). Il giudizio
D. t^asqiialo Bonàs, tenente generale c coman-
ftante supremo ilella reale marina najrolitana (i) M. Scauro, già pretore ili Sarilegna, chhc
nel ij84, fosse figlio u discendente del liorràs, in inngtic una figlia di Sccvola ripudiata da
di cui parliamo. l’oippco, il quale avea avuto da lei alcuni figli.
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•kì''k ipp>1*ToJh
f vyrrnMr’r’'r,ì
A V 1.0 .<* 1 ^ '>^!-;!T-

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,,, ,,

BOX 139
ebbe Uioffo in senato nel 2 settembre BOXA ( Giacomo de ) Vcd. CANO
del 700 di lloina. Cicerone, non avendo (
Frascesco ).

l>uono ragioni per difendere il suo


cliente ,
ricorse ai mezzi die gli soni- BOYL ( Francesco ). Naoijue in Al-
ininistravano il suo cn^dito c la sua ghero ,
Imlla e forte eillii di Sardegmi
eloquenza ;
si sforzi) rxmibaltere l’ ac- nel 1593 da Pietro Boj barone l di Pii-

cusa dell’ assassinio di Boslare impu- tiligari (3). Fatti in patria gli studi
tato a Scauro ,
facendone con arguto e elementari di grammatica, fu mandato
artiGzioso molleggio radere il sospetto a ('.agliari dai suoi genitori per appa-
sopra Ari (1); disse male dei sardi e rarvi le discipline lilosoliehe ; dimo-
della Sardegna con quelTaudaco licen- rando ili questa città, si rendette frale
za, di cui usano gli oppressori contro nel reai convento dei mereedarii di

gli oppressi ^ e poi volgendosi a tes- Biionaria: nel medesimo compì il eor.so

sere le lodi dei Metclli e di Emilio di fdosolia c di teologiacon lode di


padre di ScauTo, coiichiuse chiedendo Imono e svegliato ingegno. Ma veden-
r assoluzione dèi triste uomo che di- do , che la Sardegna era un cnnqio
fendeva (2). Roma, orgogliosa del suo troppo ristretto per poter acquistare
potere, e usa a non punire i de|>reda- i lumi dei quali bramava arricchire
,

tori delle città e delle province giu- la sua mente, si trasferì alle Spagne,
,

dicò a favore di Scauro : ma il nome dove percorse una carriera pili vasta
di postare ucciso per difendere la sua c più luminosa. Fu prima collegiale in
patria,
quantunque kivendii-ato ,
ri- Alealà ,
poi reggente degli studi della
marrà glorioso per sempre nei fasti [iroviiicia di Aragona, e quindi per
della Sardegna ( Ved. M. Tuli. Cicer. dodici anni cattedratico di teologia in
Opcr., toni. Vili, fol. 4."a lin. 485. - Saragozza e Barcellona; due volle
in

Valer. Maxim., Vili. 1. 10. - Quiiitil. commissario e visitatore generale del


\'ll. 2. - Cicer. ,
Epist. ad Q. frat. suo ordine in Catalogna ,
commenda-
1. 3. 111. - Epist, ad Aule. 13. IV, IC. tore del convento di detta eillìi di Sa-

XIV ). r.agozza, c finalmente visitatore di al-


cuni conventi di Spagna dipendenti dal

(i) Cicerone riferisce in drUa orazione, che


re cattolico. Nel1627 il reai consiglio
Ari ebbe una prima moglie mollo ricca ma mollo di Ar.agona presieduto dal marchese di
vecchia} che cost|i non era già moria dì sui- Monte-Claro lo propose al re di Spa-
cidfo , come Ari vociferava in Rtun? , ma falla
gna per una pensione di 200 ducati
Klrangolare dal marito } e che Ari , toltasi in
appresso la madre di fioslarc da lui amata dap- la quale non ebbe effetto, e nel 1629

prima , fece uccidere dai suoi tticarii lo $U»so rendette importanti servigi al monarca
BosUrc. I biografi francesi , malo interpretando
cattolico in Famplona ed in Tiidela di
il senso di quest* aringa ciceroniana ,
scrivono
che Scauro fu bccumIo dai sardi per avere usalo Navarra. Il suo nome era conosciuto
violenza contro Ari , la di cui moglie egli de-
siderava ardcutcmciitc ( V. /7ói^rop/i. u/iiV. cc.
toni. 5i, arL Scaurut M. KmilJ). (3) Piclro Boyl era figlio di altro Pietro
(a) Cicerone medesimo, scrivendo a Allico, e iliCostanza di Oirulamo Ulives gentildonna
confessa che difendeva una causa ingin.vta. '^asvarcsc.

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,

140 BOY
Taiilaggiosamente in Spagna ,
dove at- cui egli era confinato. I.o divido l'au-
tese con fervore alla prcdicaUira. Ma- tore in diciolto capitoli ,
nei quali tratta
drid lo avea udito piu volte orare dai partitamente della invenzione della sta-
suoi pergami con mollo applauso ,
per tua di N. S. del Pache ( del Poggio )
lo die fu nominato qualificatore della accaduta in un colle distante due leghe
sii/)rema dell' inquisizione, e predica- da Valenza ;
della fondazione e anti-
tore di corte di Filippo IV. Gli sla- chità del monistero dei mercedarii ivi
menti sardi, rasscmbrali in Cagliari nel seguita; delle donazioni fatte al me-
1C3I aveaho supplicato il re di desti-
,
desimo dai re e da varii grandi di Ara-
nare Fr. Francesco Boyl ad una delle gona ; dell' ordine cavalleresco fond.a-
mitre che vaclicrebbcro in Sardegna ;
tovi , dal quale poi ebbe origine quello
i|uesla petizione fu appoggiata nel 1G52 di Montcsa ; delle gesta di S. Pier No-
dal reai consiglio di Aragona e dopo ,
lasco suo primo fondatore (2) , c degli
alcuni anni rinnovata dagli stessi sta- nomini illustri che vi ebbero la tomba.
raeiiti sardi (1); ma non fu esaudita Sostiene nel capo nono che S. Fulgenzio
fino al 1655, in cui papa Innocenzo X, vescovo di Ruspa c gli altri vescovi
accedendo alla proposta fatUine dal africani esiliali nel 493 io Sardegna da
siuldetto re Filippo IV, lo creò vescovo Trasamondo re dei vandali fecero pas- ,

di Alghcto sua patria. Era questo un saggio nel monistero di N.S.tfef Pache :

premio delle sue virtù e insieme un quindi da alcune parole di Possidonio


trionfo di’ egli riportava sopra i suoi nella vita del santo vescovo ruspense
nemici ;
perciocché T invidia gli avea vuol inferire , che il monistero da lui
creato degli emoli nella stessa corte cditicato in Caglisiri coll’ ajuto e con-
i quali .screditavano la sua persona e senso diBrumasio vescovo cagliaritano
le sue dottrinee nel 1630 era stato
;
sorgesse nel luogo istesso ,
in cui ora
da Madrid, e avea riparato nel
esili.ato sorge il reai convento di Buonaria ;
ar-
celebre monistero di N. S. del Pache gomenti tutti per magnificare le glorie
nel regno di Valenza. Quivi , godendo del suo ordine. In questo medesimo
della solitudine religiosa, scrisse il suo libro, che il Boyl dedicò alla città di
libro intitolato N. S. del Pache , Ca- 'Valenza, difende la santità di Lucifero
mera AngcUcal de M. SS. Patrona arcivescovo di Cagliari ,
e censura il

de la insigne Ciadail jr rejrno de V a- Baronio per averne troppo liberamente


Icncia ec. ( nlencia por Silvestre ,
' parlato ne’ suoi annali ; alla quale ap-
ICsparsa 1631 , un voi. in -f.”), il quale
pendice aggiunge, quasi a complemen-
è una relazione islorica e discussione to ,
una breve e non inelegante descri-
critica a un tempo del monistero ,
in zione latina della Sardegna.
I.’ autore

dimostra in questa sua opera molta


perizia della storia profana ed cede-
(i) Il socondo niFniorI:ilc degli staracnti sardi
t sotloscritto D. Angelo Zatrillas canonico
d.t

cagliariUino per lo stamento ecclesiastico c da (a) Qticsla dtgrCBsioito sulle gesta di S. Pier
,
D. AITonso Gnaibcs marchese di t^aliuas |K*r lo Nolascn fu cieduta da Inlimì iiii^opcrcltu sepa^
stamento militare. raUiucutc pubblicala dal U»yl.

Oigiiizod by Google
,

BÒY \\\

siastica, scgnalaracnlc di riuella di Spa- stata desolata ;


fece preziosi doni alla

gna pt'cca però lal> olla di vanita c sua chiesa (2), c chiamò in Alghero i
:

frali della redenzione per fondarvi rat-


di adulazione per i polenti del suo
tcmiK) (I), e lascia travedere una fri- inale convento loro. Sostenitore acer-
vola animosità contro il cardinale Bel- rimo dei diritti della sua sede , fu vit-
larmino ogniqualvolta gli accade ragio- tima
1. del suo zelo per difenderli (.')).
2.
nare delle di lui jrarlicolari opinioni. Morì in Cagliari nel 165G, e fu sepolto
1,0 stile dell’ opera non è senza qual- nella chiesa del rcal convenlo di Buo-

che eleganza sebbene l’ autore se- ,


naria. Lasciò fama d’uomo virtuoso c
,

guendo il costume di quei tempi , sia molto dotto. Le opere sue mss. sono:
° la difesa della santità di S. Lucifero ;
qualche volta oscuro per le studiate
trasposizioni delle parole ,
e per la ° un grosso volume di commenlarii
agli atti apostolici 5.“ un’opera maria-
stentala costruzione dei periodi. L’altra j

opera edita del Boyl è nna collezione na; 4.° alcuni discorsi e prediche mo-
di dieci panegirici in lingua castigliana rali. I-igli stesso cilii soventi questi suoi

da lui delti in tempi diversi in varie opera di N. S. del Pache


scritti nell’ ,

città della Spagna ,


specialmente in dicendoli già compiuti per darli alla

Madrid ; la intitolò dal numero delle luce ma prevenuto dalla morte non
-,

orazioni Sacra decima primteia potè eseguirlo. Marco Boyl suo fratello
, y
evangelica (Madrid, en la emprenta primogenito fu chiaro per armi e per
reai 1645 un voi. in-4." ). La mede- lettere; un memoriale in istampa, da lui
,

sima se si riguardi il secolo ,


in cui presentato nel 1622 alla corto spa-
,

visse l’autore, ed il gusto della unzione gnuola ne rende la piu ampia testi-
)

spagnuola allora dominante nell’ora- monianza ( Ved. op. cit di N. S. del


toria sacra , non è priva di merito , Pache , cap. IV pag. 18 ; cap. IX e X , ,

pcrchÌ! non corrotta dai ghiribizzi, pe-


(a) Ncirepùlolariodci vescovi csislcnlcncirar-
rifrasi stranezze e talvolta scurrili- uua
, ,
chiviu della cattedrale dì Alghero, si legge
tà ,
delle quali faeeano pompa gli ora- li ttera del Boyl datata in Madrid li 7 marzo

tori di cjuci tempi. Francesco Boyl i653 ,


colla quale partecipando al capitolo Al-
garcsc la sua destinazione al vescovado Ufl/a tua
sostenne gloriosamente per tre anni le disposizioni da lui prese per
patria manifesta le
mire dell’episcopato ; al primo suo ar- ristorare i danni sofferti dalla città neiruUima
rivo nella sede ristorò con molta gene- peste. Egli donò alla cattedrale la preziosa ^loyVr,

così delta di corallo la quale contiene qual-


rosità i danni che la sua patria avea , ,

che reliquia di martìri , e si espone ancor oggi


soUcrto per rullima peste ,
da coi era alla venerazione dei fedeli : la medesima era
stata donata al Boyl dalla duchessa d’Alba , ed
ha annesse varie indulgenze concedute da papa
Clemente Vili. *
(i) Fra le altre cose fa cadere inopportuoa-
mcnlc il difcorsu sopra i suoi anteuati Pietro (3) Morì nel i656 in Cagliari ,
^ove erasi
c Filijipu di Buyl già viceré di Sardegna, c trasferito per rìclamarc contro 1 * appellazione
incUc multo impegno per provare che GolTrcdo che il canonico alghcresc Matteo Fonte Barnaha
bouil cardinale francese, ricordato dal Ciacco* l*imia paroco di Bolutana aveuno interposto da
nio come uno dei seguaci dell’ antipapa Bene- un suo giudicalo al niclropoiitano lurritaiio
detto, era spagnuolo di nazione , c a|)parteocva come riferisce il Quesada Pilo nelle sue Co/t-
alla sua stessa fuuiglia di Boyl. jhremi.

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, ,,

U-2 BOY
pag. 47, 48 ; cap. XI, p. 51 ; cap. XllI, incontri ,
che l'obbligarono due volte
pag. 83. - A/cm. de los estam. de Sard. ad abbandonare la patria. Viaggiò in
- Aleni, de D. Alarcos de Bojrl, 1622. Italia, e poetando, ed insegnando nelle
- yirch. dei march, di Piitif. lom. I, private case ai fanciulli gli elementi
iium. 18 19. - Arcìùv. della catted. della lingua latina procacciossi i mezzi
,

ili Alghero cpist. dei vescovi. - Matt. di vivere. Per alcun tempo ebbe im-
Sard. sac. ,
fol. 176-77. - Boll, dell’or- piego in Roma nella segreteria del
dine di N. S. della Alerc. , pag. 300. cardinale Borghese; poi andò a Napoli,
- Seggio , id. de los mari, turrit. , e contrasse amicizia con Domenico
lib. Ili cap. Xlll. - Quesada Pilo, Con-
,
Rossetti, celebrato improvvisatore di
trov.forens. , cap. XXVUl pag. 291 ,
versi italiani ,
cui fu iucilanieuto a tra-
num. 40 ).
sferirsi Sardegna per darvi saggio
in
della lodata arte sua (I). Però non mai
BOYL (V'iTTOBio). Vcd. PILO-BOYL- costante in un proposito, ma vario
sempre , e seguendo nel suo vivere
BRANCA (Sebastiano). Poeta nazio- piu le immagini che la realtà delle
nale assai conosciuto in Sardegna per cose, trasse il rimanente de' suoi giorni
te sue rime in lingua sarda ed in dia- misero ed infelice. Fu poeta c men-
letto sassarese. Nacque nel 1738 in dico (2). Amò come amano i cultori
Sassari^da Girolamo Branca , legista delle muse : la moglie clicebbe , egli
ed avvocato non ignoto del suo tempo, non scelse ,
ma gli fu data. Mori nel
e da Maria Deirio donna di civile con- 1812 in Mores, cospicuo villaggio del
dizione. Educato dai parenti nella pictA capo settentrionale della Sardegna ,
c nelle lettere ,
dell’ una c delle altre dove negli ultimi anni di sua vita crasi
fu amantissimo. Studiò gramatica e le ricovTato. Le poesie inedite da lui la-
altre classi minori di latinità sotto l'in- sciale sono molte e di vario metro ,
segnamento dei padri delle scuole pie; sarde, sassaresi e italiane: esse riem-
giovinetto d'anni quattordici fu creato pirebbero due grossi volumi ,
se di-
maestro di UlosoGa e d'arti liberali ; ligente mano guidata da amor patrio
nel 1755 ottenne il prolitato in leggi.
Lo studio del diritto, cui crasi rivolto
(i)L* avvocalo Dooicaico KosseUt si acquistò
per necessità d'intraprendere una car- in Sardegna grande rinoinanta collo }Kicsic ita-

riera ben tosto coll'ari-


lo disgustò lìauc da lui iiuprovvi&.tU. Di queste tic sono
,
sUlc pubblicate alcune colte stampe , fra le quali
dità de’ suoi precetti. La mente sua
la tragedia di S. Gavino, cd ima cantica in
creata per coltivàrc le muse era pronta, terza rima per la espugnationc militare del vii>
vivace e versatile quant'altra mai : al laggiù di Tirsi ( Sassari 1800 ).

(a) Bitraeva la sussistonta , dando per mer-


elle si aggiungeva indole subita ed av-
cede lezioni di grammatica ,
di belle lettere c
> ditata, ed animo cosi proclive all'ira, di lilosoHa. Quando mancava-
questi mezzi gli
ebe spesso degenerava in furore. Non no, componeva prediche morali c panegirici che
corretto nè temperato dalle sciagure poi vendeva a non pochi oratori sacri dei suoi
tempi , i quali s* inorgoglivano come di proprie
o dagli anni, ebbe per questo suo ca- delle fatiche altrui : vizio antico, già notato da
rattere impetuoso sinistri c miserevoli Esopo, c die si riproduce in tulli i tempi.

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.ooglc
} , ,

BR A 115

in un sol corpo le raccogKesse ,


e le In altra canzone volendo consolare ,

facesse di pubblica ragione. Le italiane una gentildonna, cui era sialo ucciso
non hanno gmii pregio ; ma le logu- il marito, comincia con un sentimento,

doresi , o scritte in lingua sarda ,


e antico si c comune ,
ma espresso con
pili ancora quelle da composte nel
lui molla naturalezza:
suo patrio dialetto, sono di un merito V a/fannu ^ lu dulori
singolare. Spiccano in esse la natura- Si pò ciamà virtù s' è muderaddu :

L* oniti chi nasci muri


lezza del verso ,
la sponlaa^^à della ,

Cussi li chi vibintu ,


rima, la bellezza e talvolta la novità OtTun moda , o di Vallru zi murimti (a).
dei concetti , e soprattutto una deli-
Altrove protesta alla sua donna, che
catezza , o meglio direbbesi una fe-
non accetterà da lei ,
fuorché iutiero
stività di stile pieghevole ,
colorito e
il suo cuore :

arguto ;
insomma quale in una
tale ,

lingua ancor rozza mezzo italiana e Lu cori


,
Par antà Lé vi va' tuttti:
mezzo latina, corrotta da barbarismi e Prt/Jini nixun tributa
, ,

neologismi non saprebbesi desiderar


, È dibiddu a lu mt pettti ;

migliore. Delle sue 359 canzoni sarde Lu lo cori f lu lo ajprttu ,

S' eddu è luttu ^


intrct^utnilu :
c sassaresi che a noi fu dato di esa-
è partiddu , leniddilu ,
minare, riporteremo alcuni tratti. Nella Parch' eju non li C azztltu (3).’

canzone 32 esprime ottimamente lo t

stato di abbattimento a cui lo avea ri- mio ,


dimi che traggo giorni miseri e dolenti ,

dotto l’amore sfortunato verso una e che il chiedere ,


sol per saperlo, come vìva
un infelice, vana e barbara curiosità. Però
è
donna che nulla curavasi della sua
le dirai ancora che il destino , quantunque cni»
]>assioue. Finge il poeta che costei dcle , da cui sono oppresso , cmroi caro , poiché
mandasse a chiedere di sua salute parte dalla mano dì lei... da quella mano che

risponde con questi versi in porrìa beare sol ch'ella il volesse un mondo
<^d egli , ,

intiero. Ma no... Le dirai invece che lassù in


dialetto sassarese: cielo maturano le vendette per le anùtte insen-
sibili ed incostanti} c che troppo è noto a lei
Dlvìlu a qiià C ha mandmliiu lo stato mio infelice , perchè sia inutile che or
Chi stogffu conC edita sà ne dimandi , fìngendo pietà che non sente.
Chi è sufirìjluu priffu/uà (a) VsasioKB iTAUAiiA* Qualunque affanno,
Cottili stili un disdicciaddu, qualunque dolore , per crudele ed acerbo ebe
sia , s' è moderalo dalla ragione , può chiamarsi
E poco appresso; virtù. L'uomo è nato per morire... Quanti abi-

adoni gustosu tiamo quaggiù , o tai*di o tosto , tutti per vie


Dilli chi
Lu distinti più tiranti ilivcrsc e in modi varii, morremo tutti.
,

SiInetti da la so rnnnu (3) Vbbsioiii itàlupa« Non può dirsi che si


Chi un mondu po' Ja* dicciosti.. ..
ami daddovcro, se il cuore non sì dà intiera-
Dilli chi in lu Celu i»* ha mente a colui che li ama... A me ( o donna
yindetta pa C incustanti del mio pensiero) tu non dèi veramente nè

K lu chi eddn sa bastanti amore nè afTctti , chè bea so non meritarli.


Chi è sttpeijluu pri^untà (i). Però , se , pietosa qual sci , vuoi libcrauicolc
darmi il tuo bel cuore , o mcl darai tutto , e
avrommclo caro , c mi farai beato ma s’ è
(i) Veb5io»r iTALiAiTA. A coloi , clio pcr mo diviso con altri , licntelo pure , ché P amore
ti luundu j
a coki cLe ben sa qual sia il viver vuol tutto, e non sì parte.

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, ,

ni BKO
L lìiialmciilc nella raiizonc 198, espri- BRONDO ( F. Asnoco ), religioso

iiiemlo il dolore di onesta donzella mercedario ,


nato iu Cagliari verso la

tradita dal suo amante , mette in bocca metà del secolo XVL Fu uomo di molta

di lei queste parole : pietà e di qualche dottrina : dimorì)


molti anni nei conventi di Spagna e
Im fetU i hi prumUli
Ah chi sm\a fedii d’Italia : laureossi in teologia nell'uni-
Ahà lirannu si vedi versità di Pisa ,
ed occupò in Sardegna
Chi rra fedi chi fingi primi posti del suo ordine
;
i
, di cui
Si vedi chi prilindi
Dammi f ridda murtalt :
fu commissario generale. Abbiamo di
Si cunnojii eh* era tuli: lui un Commentario sopra i tre primi
Abà nigà no tu poi , c;ipi dcirApocalissc, di cui parla con
Parchi di V inganni toi
lode il Boyl nel suo libro di N. S. del
dggiu bastanti tignali (i).
èliche, che fu stampato in Roma nel
L’armonia ed il libero andamento di 1612 col seguente titolo: Commenta'
questi versi non può essere gustato riorum paraphrasnm, conceptuiiinipte
,

fuorché da coloro che conoscono per- praedicabiliam ac dispai ationum in


,

fettaineute il dialetto sassarese e la Apocaljpsim


,
un voi. in fol.; cd una
difficoltà di ridurlo a tutte le soavi
relazione istorica della fondazione del
inllcssioui deiracceiito e della poesia. convento e della miracolosa imma-
Sono versi di uua bellezza e di una sem- gine di N. di Buonaria, scritta
S. in
plicità originale quali tradotti in
, 1 , idioma castigliauo,cd intitolata: [listo-
altra lingua ,
perderebbero molto del ria y milagros de N. Senora de line-
pregio loro nativo meritevoli però
:
riayre de la Ciudad de Caller ( Ca-
che passino, col nome deU’autore che gliari 1595, due voi. iu 12.), la quale
lidettò , alla memoria della posterità. é citata frequentemente dal Contini e
Le poesie vernacole sono monumenti dal Tola. L'u altro libriccino sulle in-
tradizionali del gusto ,
dell’ indole e dulgenze concedute alla confrutcrnila
del carattere delle nazioni : esse se- di N. S. della Mercede, da lui pubbli-
gnano con tracce incancellabili i diversi
cato in Cagliari nel 160'f (in 12.“), può
gradi ,
per i quali è ]>assata la lingua
considerarsi come una parte o conti-
e la civiltà de’ popoli. E il Branca dee nuazione di delta relazione istorica.
annoverarsi fra i pochi buoni rimatori .Mori il Brondo nel convento di Bmv
che innalzarono aH’eccellenza poetica noria della sua patria nel 1619, c la-
la lingua sarda ed il dialetto della sua sciò tal fama delle sue virtù, che ])cr
patria. più anni, dopo la sua morte, fu vene-
ralo qual santo dai suoi concittadini
Era questa la fede che
(i) VcBsioirB iftÀLiAifA.
( Ved. Bojl ,
N. S. de Pache, cap. 9,
promettevi?.... Ahi! fede iufcdelUstnia Ora
ben veggio o crudele che m* ingannasti che :
pag. 42. - Tola ,
Thes, cscond. de la
, ,

liiigcvi amarmi per lasciarmi poi barbaramente relig. christ. pag. 11. - Contini, r~e-
ferita. Come
lue menzogne.
potrai negarlo ?
. Le promesse
Ho discoperte le
tue se no sono ite
nid. de JY. S. de Buca. pag. 79. ,

al vento : ora non posso più dubitare che sci
Manno, Storia di Sardegna, tom. Ili,
un traditore. piig. 465 ).

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.

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,, ,,,

BRO 145
BRONDO (Antonio). Vi furono due suo esilio, e sursc poi un mouistero
nobili cagliaritani di questo nome ;
diventato famoso pel nome del suo
Antonio Brondo , nato nel 1 maggio fondatore. Siccome S. Fulgenzio scrisse
1569, e morto nel 1625, il quale fu in Sardegna la maggior parte delle sue
promotore insigne dello stadio delle opere, e colla predicazione, e cogl’in-
lettere nella sna patria, al qual fine segnamenti fece risorgere le chiese
legò all’università cagliaritana una rag- sarde andate in decadimento per l’in-
guardevole somma
danaro per fon- di fluenza dei dominatori ariani , cosi una
dare nuove cattedre d’insegnamento gran parte di merito deve attribuirsene
(testamento 16 agosto 1624); e An- a Brumasio vescovo cagliaritano ,
il

tonio Brondo marchese di Villacidro quale ne fu il promotore e cooperatore


uno dei congiurati per la famosa ucci- (Ved. Barou. ad ami. 504, n." 56, 37,
sione del viceré Camarassa, il quale 40, 41, 42, 54 ,
e seg. - Ruinart, ffist.
mori ili Cagliari nel l669,(V'ed. Rdaz. pers. vandal. pari. II. cap. XL n.“ 22. -
ms. degli amie, del march. Laconi e del Vldal, Annoi. Sard. in epist, nunciip.
incerò Camarassa, - Manno ,
Slor. di - Fara, De reb. Sard., lib. I, pag. 106.
Sard . ,
tom. Ili, pag. 514 , 319, 453 ). -Mattel, Sard. sac., fol. 79. - Pinto ,

f>e Chr. crac., tom. I, fol. 441.- Fleury


BRCMASIO o PRIMASIO. Fu .succes- Stor.eccles., lib. X.XX, n.“61. - Serpi,
sore di Lucifero 11 nella sede cagliari- Cron. de los sant, de Sard., lib. IV,
tana, e fiorì nei primi anni del secolo pag. 189, 190. - Marongio, Selcct. S.
VI della Chiesa (1). È illustre negli an- Greg. P, /. epistol., pag. 43).
nali ecclesiastici suo nome per l’ono-
il

rata accoglienza da lui fatta a S. Ful- BURAGNA Nacque


(Gio. Batti.sta).
genzio vescovo di Ruspa, c agli altri ve- iu Alghero negli ultimi anni del secolo
scovi africani esiliati da Trasamondo re decimoscsto da Marcantonio Buragna
dei vandali nel 504. Brumasio fu gene- cittadino chiaro per nobiltà di sangue
ro.so di ospizio e di soccorsi a quegli e per doti d’ingegno (2). Avviato da
animosi difensori della fede ortodossa. suo padre nella carriera degli studi!
Kinulando egli la )>ictà del sardo S. vi fece in breve tempo molti |>rogrcs.si ;

Simmaco, il quale sedeva in quei tempi sicché compiuto il corso di filo.sulia

procellosi nella cattedra di S. Pietro applicossi alla scienza delle leggi, nella
sacrificò le rendite della sua chiesa per quale fu laureato. Intraprese quindi la

assistere gli esuli africani, e concedette via del foro, l’unica che in quel correr
ni medesimi un ampio ed acconcio di tempi era aperta in Sardegna a chi
luogo presso la basilica di S. Saturnino, non abbracciasse lo stato ecclesiastico,
dove |)cr alcun tempo visse S. Fulgen-
zio con quaranta e più compagni del (a) Marc'Anlonio Buragna noliilc alglicrcac,
,

fu pos$css4irc di molte ricchezze : csi-Hlono aucoi


(i) Il P. Ruinart In cliiama ancora nilateo: oggi io Alghero vasti Icuiiiirnti clic conservano
«' il VùUl, seguendo il suo ro&Uiiiic , scrive il nume del ino casato : egli coltivò con IihIc
cli’cra dotUssiino ,
grand’oratore, e cagliaritano I ti poesia vernacola e le muse castiglianc iii.i
;

di nasciti*. uoU ci rijoasuo nioauni«iMi edili del >uo sapc*re.

roi. L J (>

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,, ,

nf) Bl’R
e pur lui liuti lìssù la sua diiiioi'a in Ca- reclusione, non avesse trovato mezzo
gliari, città principale dell’isola, dove di evadersi, ùigannando con mentite
ordinariamente si addensava la mag- vesti di fraticello la vigilanza dei suoi
gior mole degli alTari forensi. Esercitò custodi. Profugo ed incerto di se me-
l'avvocatura con lode di buon legista desimo , si rifugiò prima in Roma
(
I ) vennero affidate importanti
;
gli dove ottenne protezione dal conte di
commissioni in servizio del governo Oliate, oratore del re cattolico presso
c ,
intervenuto ai parlamenti nazionali la corte poiililìcia; e poco dopo, es-

celebratisi al suo tempo ,


contribuì sendo stato il suo protettore nominalo
coll’opera e colla voce a facilitare le viceré di Napoli, Io seguì nel regno , e
offerte di sussidii e di donativi a fa- fissò la sua dimora in delta città. Colà
vore della corona. Nominato consi- trovò Giovanni Dexart conginnlo suo ,
gliere del comune di Cagliari , spiegò illustre giureconsulto cagliaritano , di-
in tal carica lutto il suo zelo per l’or- stinto per senno e per dottrina fra gli
dine per l’incremento della cosa
e altri membri del maggior consiglio di
pubblica; si adoprò a correggere gli Santa Chiara ,
il quale gli fu cortese di
abusi introdotti neU’amministrazione ; ospizio c largo di.sussidii: sicché ve-
e stese uno scritto molto sensato, in dendosi al coperto delle persecuzioni
cui manifestando gli ececssi che si dei suoi corapairiotti ,
chiamò a Napoli
commettevano dagli agenti del governo la moglie e il figlio ,
che dopo Li fuga
a pregiudizio del patrimonio regio sua erano rimasi in Cagliari, ansii delia
disse molle Però offen-
ed utili verità. sua sorte , addolorati, ed in povertà di
dendo queste alcuni dei suoi contem- domestica fortuna. Però, dotato dalla
poranei ,
la sua libertà nello scrivere natura di spirili altieri ed ardenti
,
mal
ablreneliè trovasse encomiatori nel rcal sofferiva di essere stato astrettoad ab-
consiglio di Aragona, diede motivo ad bandonare la patria, e ritenendo fitte
una persecuzione violenta che gli fu nell’ animo le ricevute ingiurie , acca-

mossa in Sardegna. Calunniato di falsi gionava di crudeltà i suoi persecutori,


ed enormi delitti, fu chiuso in duro c con mordaci parole inveiva contro di
carcere per ordine del duca di Moulallo loro. Locché risaputosi dal duca di
viceré dell’isola, e sarebbe rimasto Moulolto , ne fece gravi querele col vi-
vittima dell’udio dei suoi nemici se ,
ceré di Napoli, dolendosi ohe ad uomo,
dopo due anni di barbara ed ingiusta qual era il Buragna, reo di molti e
gravi eccessi ,
non solamente si desse
(i) Da una carta reale del i3 giti(^no iG44 •
ricetto in quegli stati, ma si accordas-
diretta da Filippo IV re di Spagna al duca dì sero da lui favori e distinzioni. U conte
Avellano viceré di Sardegna si ricava ebe in
,
di Oiiate sacrificò volentieri il Buragna,
Lil anno
Buragoa attendeva ai patrocinii fiv
il

rensì si parla di una disputa insorta


poiché vi povera ed ignota persona, all’odio del
,

tra lui c Farcivcscovo di Cagliari per 1* estra- viceré di Sardegna ; ordinò che fosse
zione violenta di un chierico dalle carceri ec-
posto in carcere , e ve lo ritenne per
clesiastiche ,
c dei modi acerbi ,
coi quali il
multi mesi, finché, fatto certo dcll'in-
Biiragna stendeva i suoi scritti: del che l’ar-
rivrM'ovo era.si doluto col monarca Apaemiolo nneenzn di lui , e mosso dalle preci

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(iella moglie e del figlio ,
s'iudussu ad motore il celebre capu-iaz/.aro .Musa-
ac(X)rdargn colla liliertà il favore, di cui niello, ossia Tommaso Auiello, la «piale
prima gli era stato benigno. Dopo tante il Buragna dedicò a Filippo IV re di

sventare ,
eominciò a respirare il Bu- Spagna in occasione delle sue nozze
ragna aure più liete ,
ed a percorrere con Marianna principessa d’Austria.
nel reame di Napoli la via dei pubblici Essa ha per titolo Balalla pcregrinu
impieghi. Fu prima uditore regio del entreamor y Jidelidad con portentoso
tribunale di Catanzaro nella Calabria triumpho de las armas de Espana etc.
ulteriore, poi avvocato fiscale di quello En Mantoa Carpentana MDCLI, un
di Cosenza nella citeriore ,
e finalmente voi. in 1°. È scritta in forma di dialogo,

uditore di quello di Lecce nella pro- divisa in due parti e queste suddivise
,

vincia del Tronto. Nell’esercizio di tali iu capitoli che l’autore chiama attaques
impieghi fu integro ,
ma acerbo ; per- (attacchi). Finge il Buragna di essere
seguitò i con ferocia che con
rei più interrogato di ({nei calamitosi avveni-
severità; e fu per tal juotivo, mentre menti da una gentildonna ,
e quindi
riempiva in Cosenza le parti del Osco li racconta minutamente dalla loro ori-
regio , chiamato a Napoli per render ra- gine , intarsiando il racconto di molte
gione di sua condotta. Visse quattro anni riflessioni morali e talvolta astratte
iu Lecce adempiendo ai doveri del pro- secondo l’abuso vigente iu quei tempi
prio uffizio; ma poi, fatto inabile ai la- nelle storie spagnuole: i capitoli con-
voro per grave morbo e per vecchiezza, tengono partitamente gli accidenti e
ottenne onorato riposo, e si ritirò colla le giornate della rivoluzione. Dal lato
famiglia in Napoli, dove, dopo alcun della verità la storia del Buragna è
tempo, mori di atritide nel 1670. Nelle pregevolissima ,
essendo egli stato te-

tempeste che conturbarono la sua vita, stimonio oculare delle cose che scri-
e nell’esercizio dei pubblici negozi il veva: non cosi dal lato dell’ordine e
Buragiia non lasciò mai di coltivare le dello stUe, perciocché le frequenti di-
lettere. Ci rimangono di lui le opere gressioni, le considerazioni morali, e
seguenti: l.” alcuni dialoghi suli’Euca- le tante altre inopportune materie che
rislia, iutitolati Bamillele expiritual vi sono allogate, siecome nuocono alla
{^Mazzolino spirituale. Napoli, 1662, chiarezza dei racconti, così ne rendono
un voi. in 8.°): i medesimi non sono disaggradevole la lettura ,
dovendosi
affatto privi di merito; ma le dottrine rintracciare i fatti in mezzo a un pelago
che vi si coutengotio, sono superGciali di preamboli e di dottrine platoniche,
e non corrispondono all’argomento. nulla confacenti al soggetto della storia.
2.“ Un opuscolo intitolato El ministro Una cosa rimarchevole nel libro del
acrisolado,&c.r\\Xo da lui in risposta alle Buragna è l’impegno da lui assunto
imputazioni che gli erano state fatte in magniflcare i soccorsi di gente e di
mentr’era fiscale in Cosenza ,
onde danaro inviati in quel tempo dalla Sar-
mettere in chiaro la propria innocenza: degna a Napoli per comprimere la ri-
.ì.“ La storia della sollevazione acca- volta; dal che appare che nè ringiii-
duta in Napoli nel 1617, di cui fu pro- nc la lunghezza
slizia dei suoi rocfnnci.

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, ,, ,,,

M8 BUR
(lull’csilio gli avcano spento neirauiuio scrive nella sua viU: Saius est Catolus dipa-
rti quae civùat Sardiniae est', nune disierà
l'amore della patria (1). La storia di ,

dieta anno reparata» smlutis i632. È nianifeaio


i

cui parliamo, può cousiderarsi come che Susanna


il ^poteva immaginarsi come
incompleta , sebbene contenga i prin- patria del Buragna un luogo più che un altro
della Sardegna , • obe laddove avesse ignorato
cipali avvenimenti della rivoluzione na-
quello prééÌBO d<^a «ua nascita , o lo avrebbe
poletana; attesoché lìtntore dovea pub- chiunatogcncrìcametitc sardo ^ ovvero lo avrebbe
blicarne la terza parte che poi non fu
,
detto nato in Cagliari, perciocché l’esperienza

data alla luce. Il Buragna ebbe in mo- ne insegna che gli scrittori forestieri riferiscono
spesso alle capitali gli uomini delle
i fatti c
glie Maria Cavada, da cui gli nacque
province ad avendolo pertanto
essi sconosciute :

Carlo Bnragna, chiarissimo poeta e let- chiamato specifìcamcntc algherese y ne nasce di


terato del secolo dccimosettimo (Vcd. conseguenza averlo egli udito dallo stesso Bu*
ragna , mentre vìvea. Inoltre scrìsse il Susanna
Buragna, Baiali, peregr, eie., parte II
questa vita, dopo tre anni non compiuti dalla
pag. 318-19-20. - j4ttaq. Ili c nel- morte del Buragna , c cpiindi in tempo , in (mi
Vepist. dedic. - Susanna , De vii. et non dicendo il vero, polca essere o smentito^
o corretto dai contemporanci , e specialmente
script. Corel. Buragn. - Massaia, Dits.
dalla madre del medesimo Buragna , la quale
sul progresso delle scienze e delle probabilmente non era ancora trapassata , per
lettere in Sard. , pag. 11,14.- Manno quanto ne dà indizio V accennala vita. Si dirà
Stor. di Sard., tom. pag. 494 522).
Ili,
che il Susanna fu tratto forse in errore da ciò,
eh’ essendo nato in Alghero il padre di Carlo,
suppose esservi nato ancora il figlio : ma questa
BURAGNA (CaiU-o), figlio del pre- osservazione è distrutta da quanto il Susanna
cedente nato in Alghero e secondo soggiunge a riguardo del nostro poeta: purr
, ,
lulhuc duetus a patre Calarim circostanza ebe
(2) nel 1632, e morto
;
altri, in Cagliari
addimostra nello scrittore ,
che la riferisce
notizia certa ,
non conghicttura ,
o supposizione
della patria del Buragna. Per la qual com ,

(i) Con «ingoiare finezza parla il Buragna antonicntando co’ canoni di sana critica desunti
delle divisioni municipali di Sardegna , le quali dall’autorità di un autore sincrono cd intimo
erano ancor vive mcnir* chiama
ci scriveva : le del poeta ,
si dovrebbe fermare per certo clic
semplici questioni di privilegi c di preminenze; il Buragna nacque in Alghero. Però J’esistenza
ma coicsU gara di emulazione non aver mai delle citate Jedi ò un fatto positivo che sembra
spento nell* animo dei sardi I* unità dello spirito a prima giunta distruggere qualunque argorocn*
nazionale, citando in esempio le congreghe dei tazionc. Delle Jedi di cresima non disputiamo
parlamenti, nelle quali lino solo e concorde era perciocché queste esistono negli archivi eccle-
seiBpre il volere di tutti per il bene della patria data del 3o maggio 1640
siastici di Cagliari in
(a) Carlo Buragna è chiamato alghcrcsc da anno in cui il Buragna ( Cario } dimorava real-
tutti gli scrittori che parlano di lui c delle sue mente col padre in quella capitale ; ed altronde
poesie. Il primo che lo disse nato in Cagliari nulla influiscono nel merito della qncstione ,
fu il cavaliere D. fiodovico Baillc (discorso per potendo qualunque essere nato in un ikiogo, c
V avvenimento al trono di S. M. il He Carlo cresimato in un altro ;
ma sopra quelle del
Felice 1 Genova 1821 „ nota C), fondandosi battesimo facciamo le seguenti osservazioni :

sulle Jètii del suo battettmo e della tua eretima I." che essendo annotate sotto il 2 dicembre
etitlenli nei libri della chiesa prima%iaU di 1634 ,
posticiperebbero di due anni tutti i falli
Cagliari; alla quale opinione sembra essersi uUrìbuìli al Buragna alcuni dei (juali c fra
, (
acquietato il Manno ,
nicgandogli la concilia* questi le eloquenti e calde instanze presso il

(finanza algborrsc {Stor. di Sard. ^


toro. Ili, viceré di Napoli per la liberazione di suo padre,
pag. 53 1 in noi. Però noi dubitiamo tuttavia
). gli stodi fliosofìci da «è solo intrapirrì, F assidua
dì questa sua nuova patria ; cd eccone le ra- lettura dei libri di Platone e dei^assici greci
gioni. Carlo Susanna amico o coclaiiro del Bii-
, e latini cc. ec ), se hanno del roaravìglioso in
ragna, col quale ebbe fraterna dimestichezza, un giovinetto di sedici anui , avrebbero forse
, ,

BUR 119
in Napoli nel 1679.11 suo nome è chiaro professore di lingua Ialina ;
u liramo.su
in Ualia per la parto éaihi presa. nel di erudirsi nelle lellere greche ed ita-
risorgimento della Tolgitre poesia ,
e liane ,
pose mente ad apprendere le
per Famore con cui coltivò le amene lingue ,
studiandole nei classici autori
lettere. 1 primi studialo aliaJllosofia delle due nazioni : de^a prima ebbe
fece in Sardegna tdh od 1648 and<> ;
iniziamento chi ira monaco basiiiano
a raggiungere in Napoli il padre suo, nativo di Cipro ,
il quale teneva in
il quale si era colà ricovrato, dopo Napoli pubblica scuola di lingua greca:
essere fuggito clandestinamente dall'i- della seconda ei fu maestro a se stesso.
sola. In detta città rifece gli studi gram- Ferò ardendo nell’animo suo sopra ogni
maticali e la rettorica sotto la disci- altra labrama di filosofare corse sol- ,

plina di Giuseppe Destito di Calabria lecito a que’ luoghi ed a quelle aule , ,

nelle quali tahmi faceano professione

«ìeìl* incredibile io un giovine imberbe d’ anni d’insegnare la filosofia ,


beato ripular.-
quaUordici , che tanti ne avrebbe avuto il Bu- dosi di averlo i destini condotto a tal
rogna , secondo le dette fedi , nel tempo di quei
paese, in coi potrebbe per l’eccellenza
fatti attribuitigli: ed alle maraviglie, che son
rare a succedere non si debbono aggiunger dei maestri penetrare ne’ più reconditi
,

gradi che le accostino air impossibile ;


o.o ebe recessi dell’umano sapere. Ma ben tosto
quelle fedi^ delle quali noi pure possediamo la ebbe a sgannarsi del creder suo, mentre
copia autentica , sono di un Nicolò Carlo , c
vide che in riva del Sebeto non meglio
quindi portano la precedenza di un nome che
Carlo Buragna non ha mai , nè si sa perchè non che sul Tirso suonava la filosofica fa-
avrebbe mai usAto , se gli fosse stalo dato ve- retra, e che in quel suolo, e sotto quel
ramente, quando invece il primo dei nomi im-
cielo ancora il pcripatcticismo contami-
posti nel battesimo è ordinariamente quello ,
con cui si sogliono le persone addimandarc ; nava gl’insegnamenti: laonde volto ogni
3.0 che se il Nicolò Carlo battenato nel a di- suo studio alle discipline platoniche ,

cembre 1634 fosse lo steMo Carlo crèsimato nel


delle quali poi lo fecero più amante le
3o maggio 164^ , nelle seconde fedi che si an-
notano costantemente colla scorta delle fedi
lezioni di Tommaso
Cornelio (1), col-
battesimali non si sarebbe trasandato il nome tivò con ardore le matematiche, e affa-
di Nicolò ;
ohe per conseguenza , lasciando
4*'^
ticandosi da se solo nel difflcile arringo,
la Buragna in AlghefH nel iG3a
nascita di Carlo
c attingendo nei migliori fonti greci e
come Susanna, c gli argomenti crìtici
scrìsse il

sopra addotti lo persuadono , non vedesì perché latini ,


giunse a tal grado di sapere ,

il Nicolò Carlo nato in Cagliari nel a dicembre che si acquistò fama di valoroso scien-
1634 non debba essere un altro Gglio di Giam-
ziato. Quc.sta gli creblK! grandissima
battista Buragna , il quale poi morisse in età
infantile. Nelle quali considerazioni , se ci siamo dacché apri in Napoliuna scuoto gra-
alquanto diffusi , non è perchè amiamo il Bu-
ragna nativo più di un luogo che di un altro, (i) Udì Tommaso Cornelio, dopo il suo ri-
essendo egli sempre sardo di nszione , cd una torno da Catanzaro c da Cosenza , dove avea
dei sardi tutti la patria, vogliam dire la Sar- seguito il padre. Il Cornelio si aveva acqubtato
degna; ma perchè è uffizio di biografo l’andar gran fama io Italia : insegnò prima la (iloiofia

rsttcnuto nel decidere ,


anzi di togliere ad un in Bologna, Padova e Roma ;
_poi in Napoli,
paese qualunque la gloriosa possessione di due nella qual città diede pubbliche lezioni di fisio-
secoli. Proponemmo pertanto le noslre dub- logia e di matematica. Egli fu seguace costante
biezze ,
ctdt animo risoluto di arrenderei ild delle teorie di Descartes , del Gassciidi c del
argomenti ed a giudìzio migliorì. Galileo.

-
‘r.Ddby Cooglt-
-,

1 ;>o Bl'R
luila, ulta quul« accorrevano gli studiosi blicato ,
dupu la inurte sua ,
da Carlo
di maggiori speranze , e dacché buon il Susanna ,
erudito giureconsulto napo-
seme delle sue lezioni, accompagnalo letano ,
al quale nella più parte siamo
da fi’c<pienti e dotte scritture ,
faceva debitori dei ricordi della sua vita (2).
crescere più bella e più rigogliosa la Di^KCSte sue rime parlando il Crescim-
gran pianta lilosofale che egli inlcndea bcui ,
il .Mazzucehelli ,
il Giornale dei
a sgombrare dagli sterpi delle quisqui- letterali d’Italia, e gli autori della Bi-
glie aristoteliche (l). Nè la gravità delle blioteca napoletana ,
ne fanno i più
scienze lilosolichc distolse la sua mente alti encomii ,
affermando , il Buragna
dairamore delle muse ,
il quale in lui uno essere dei ristoratori della volgare

si polca dire ereditario; perciocché il poesia, uomo di giusto e delicato sen-


padre e l’avo suo le aveano felicemente tire ,
e letterato di somma profonditi)

coltivate.La poesia volgare italiana dee in ogni scienza. Soprasta però a tutti

a lui parte non poca del suo risorgi- per altezza di nome il fumoso Giambat-
mento: imperocché, sebbene le rime tista Vico ,
il quale penetrando col
del Buragna non abbiano l’impronta di grande acume della sua metafisica nelle
originaKlii per cui vanno distinti dal- midolle delle arti c delle scienze e,
,

runivcrsalc i maestri sommi nell’arte ,


formandone una affatto nuova ,
parto
sono però 'ripiene di nobili sènsi , e miracoloso del terribile ingegno suo ,

vestite di ottimo stile , o ciò che più come severamente giudicò di ognuno
monta , informale di lilosofìco plato- così ancora sentenziò del Buragna. Lo
nismo, di cui egli stesso era informato chiama , è vero , dottissimo ; ma poi
intieramente. D suo Canzoniere fu pub- soggiunge aoea riportata la maniera
:

lodevole di ben poetare


^
ma f avea
(i) Gli scrìtti pubblicati dal Bura^a, mentre ristretta in troppe angustie dentro
iutegnava filosofìa in Napoli , secondo riferisce la Giovanni Della
imitazione di
il Siis;inna sono seguenti; i.o Commwntorii
,
i
Casa , non derivando nulla o di de-
lul Timeo di Platone i a Note sulle sezioni
coniche di Apollonio Pertico e sui frammenti licato o di robusto dai fonti greci
,

di At'chimede ; 3.» Ti'attato dei iuo$%i ed in- o latini , o nei limpidi ruscelli delle
tert^alli musicali. Inoltre dalla prefazione latina
rime del Petrarca , o nei grandi
del Biiragna in Ubrum de rerum naturaci che si

legge nella raccolta delle sue poesie stampate


torrenti delle canzoni di Dante (3).
nel 1783, i manifesto ch’egli avea scritto con
metodo afiUtto geometrico una grand’opera filo- (i) Le poe«ie italiane et! alcune latine di Carlo
;iofìca, la quale sarà probabilmente quell’opera Buragna furono itampate in Napoli nel 1783 ,
medesima ebe il Buragna intendeva pubblicare per Salvatore Castaldo (un voL in-4-° ). Le pub-
jtcr il rìordinaniento della filosofìa, come aflenna blicò Carlo Susanna, il quale vi aggiunse una
il Suaanna, al quale acrivendo Tommaso Donzelli elegante vita latina dell’aalore dedicata a Fran-
tlicevn queste parole: unum acini velim, vir
ìwc cesco Ntcodemo, erodilo legista c letterato. Al-
cruiliiissime ,
eorum nempe^ qune ad te scripsi cune di dette poesie lUliane furono poi inse-
notitiatn ,
non solum ex Duragnae scriptis rite nella Scelta di sonetti e di consoni dei

(
parla degli seritli fìlotofìci
tfuorum partes ) , più eccellenti rimatori <T ogni sec<Ao. Venexia
aliquot quasi compietae exstant , verum etiam 1739, presso Lorenzo Baseggìo ; quarta edizione j
ex ejusdem sehedis quibusdam , quae Jragmen- nella quale il Buragna é cbiaiuato natim> di
torum loco haberi JUcile pussuni , me decerpere Alghiera. '

dtbuisse. (3) Malgrado il giudizio del grande metafìsico

Digitizf.
. ,

IH R 151

Ma questa opinione dui Vico non smi- di Capua 0 Pirro SchnltiMÌ ,


uoniiiii di

nuisce la gloria letteraria e poetica del patria e di rinomauza italiana (2) : la

Buragna; che anzi dee riputarsi non quale amicizia , se onorollo ,


non fu
poca lode Taverne nwrìtalo alcuna dal niCBO onorata da lui, che, chiarissimo
creatore della Scienza nuova. E se il ed acuto ingegno, versato nelle filoso-
Buragna non mancava acerbamente alla fiche discipline, di queste e delle ita-

vita o meno incurante degli scritti


,
liane muse fu illustre ristoratore. Nè
proprii , poneva mente a purgarli da dalla mente fu diverso l’animo suo ;

quei difetti ch’erano inseparabili dalla perciocché a intemerati costumi accop-


età sua ,
dalTinsoflerenza giovanile e piò amore verso la religione, religione
dalla varietà delle materie da lui ab- versoi parenti, umanità verso tutti. Gli
bracciate ,
sarebbe forse stalo uno dei onori ebbe in non cale (3) : ambi la

lumi maggiori del suo secolo. Ma le gloria sola delle lettere (4). Però l’ar-
scritture e gli anni suoi ebbero triste dore eccessivo nel coltivarle gli troncò
ed immatura vicenda; quelle quasi tutte la vita, che splendida c bella arrivò ap-

perirono, ò rimasero incomplete (t): pena alla metà del suo corso. Oppresso
questi furono troppo brevi per la sua da lunghe e pertinaci fatiche, dalle qual i

gloria e per quella d’Italia. Ebbe il Bu- non lo poterono disturre né consigli
ragna , finché visse , amici chiari e po- nè preghiere degli amici , contrasse il
tenti; tra gli altri Francesco Maria Ca- Buragna la diflicoltà del rc9t>iro che gli
raffii principe di Belvedere , Leonardo cagionò una tosse catarrale; questa lo
andò a poco a poco consumando, finché
italiano ,
a noi sembra , ac non andiamo errati, nel 3 dicembre del 1679 rendette l’a-
che il Buragna in alcuni suoi sonetti abbia imi-
nima a Dio in età di 47 anni. Prima di
tato la finezza dei concetti p<rlrurche.<ichi : cosi
p. e. ,
allorché finge vedere il sembiante della morire , parlò ai compagni della sua
sua amata: giovinezza ultime e solenni parole ;

a Ed improvviso agli occhi mici s’ofltfrae


vedersi già prossimo al termine dei
Di celeste splendore il bel sembiante
a Fuor d*ogni uso mortai cinto cd adorno, giorni suoi; aspettarlo con animo ilare
a AUor verso i bei rai 1 * anima aperse e tranquillo : essere necessità di na-,
a L'ali amorose , e me freddo e .tremante
tura , beneficio degli Dei la morte :
u Lasciando , obliò quasi il suo ritorno,
in sembra aver voluto imitare quegli
tali versi
sventura per i codardi , ma per i ge-
altri famosi del Petrarca :

M Deh perchè tacque ed allargò la mano


!

» Ghè al suon di detti si pietosi e casti (l) Buragna prepose un’epistola ai ragio-
Il

» Poco mancò eh* io non rimasi in cielo. namenti medici di Leonardo di Capua, i quali
Sebbene il gustare il bello e il soave delle furono poi stauipati in Napoli nel i6Si c 168^
rime del Petrarca è concesso a chiunque abbia in 4.”-
umano senso e squisito ^
1* imitarlo , a nessuno. (
3) Il Susanna riferisce che il Buragna rirnitù
(i) Non esistono più le sue opere filosofiche, costantemente gl’ impieghi pubblici olfertiglì dal
le quali forse, meglio che le poetiche gli meri- cardinale di Aragona ,
e dal marchese di Arena.
tarono tanta fama di grande ingegno \
e peri Buragna fu annoverato fra i primi mem-
( 4 ) Il
ancora no poema latino in verso eroico , diviso bri dell’ accademia de^V Investiganti la quale ,

in tre libri, nei quali il Buragna avea cantato surta in Napoli per opera principalmeute del
le lodi della Sardegna ( Vcd. Susanna , nella marchese d’ Arena , peri nello stesso suo nascere
vita di Buragna). con detrimeuto grandissimo delle lettere.

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, , , ,

152 BIS
nerosi Jinc di tramagli e di ambascio, 98. - Mazzuccli. ,
Scritt. iPItal., voL II,

principio di beata ed eterna vita. K parte IV ,


art. Buragna. - Ammonta ,

ciò (letto |»l;ici(lanienle spirò.'Fu il Bii- Rapporti Parnas. Rapp. /, pag. 4, 5.

ragna grande di coq)0 , Im-IIo di aspetto - Giomal, dei lett. d'Ital. tom. XXIV
e aggrazialo nei modi: il tìso aveva pag. 30. — Nicodem. , Addiz. alla
sempre cosj>arso di pallore, argomento Bibliot. napol. del Toppi, pag. 151. -
delle lunghe veglie, e dello studio in- Massaia, Dissert. sul progr. delle lett.

defesso; naso prominente ma incurvato in Sard. , pag. 10, 15. - Lo stesso ,

con onestii; occhi scintillanti del fuoco Memor, star, della vita di Giuseppe
che gli ardeva nell’ anima. I discorsi Deiitala pag. 8,. - Manno ,
Star, di
condiva con sali e con facezie, che mai Sard., tom. Ili, pag. 481 e 531 fino
disavanzavano l'nThanilà;- parlava elo- a 540. - Poesie di Carlo Buragna. -

(pientemenle, sapea molto, e modesta- Susanna ,


Tita del Buragna).
mente nascondeva suo saj>ere. NeJ
il

villo Afparco; nelle vesti nh splendido, BUSQUIS (Azzone), valoroso con-


ni: trascuralo; nelle azioni tutte conti- doltierc d’armi, che fiori sotto il regno
nentissimo. Fu caro mentre visse
, , di Mariano IV regolo di Arborea. F.gli

.agli amici suoi ; ai posteri non lo ò con Pietro de Serra nvea il comando su-
menoY>er la dolcezza delle sue rime. premo delie genti di quel famoso dina-
Il Manno riporli» nella Storia di Sar- .sta sardo, ed ebbe parte in tutte le im-
ilegna alcuni traili delle sue poesie; prese guerresche fatte in Sardegna nella
noi ne aggiungeremo un altro, accii» inelh del secolo XIV. Allorché Mariano,
i lettori possano riconoscere per sè cambiando sue armi
politica, rivolse le

stessi i belli c soavi modi del suo contro il re di Aragona, Azzonc .scorse

poeUire: con numerose bande di armati l’isola


intiera , c fronteggiando con molta abi-
t'afjn utìfnni ,
cke co* giocontlì accenti
lità c pari coraggio le armi regie sot-
aure addt*lcivi t ffuéste selve intorno ,
la
,

Come orle note del tuo canto adorno * tomise al dominio di Arborea le piazze
Tacciono y e suonan sol meste e dolenti! più importanti dcH’isola, e tentò l’cspu-
JC non pur queste ji liete e ridenti
Campagne un tempo , ove pians;endo io torno.
piignazione di Cagliari e di Sassari. Fu
Cangiate in vij^a son , ma il cielo e il giorno egli ,
che nel 1354 diresse l’assalto
Deir usato sereno e lume spenti. contro quest’ ultima città, trovandosi
E questo ftuma in uton flebile e roco alla lesta di una divisione di oUoroiln
Par che si lagni e dica ; ahi ! che sparita
È la nostra soave e chiara luce, combattenti ma benché vi facesse
;

K a me , cui noli sé che qui pttr conduce , prove di valore, e v’impiegasse tutta
Quanto io rimiro in si diserto loco la perizia militare di cui era fornito,
Par che pianga e mi chieda : ella è gita ?
fu costretto a ritirarsi sopralTallo dal-
(Ved. Scelta di sonetti e canzoni, ec. r esercito ar.ngflncse comandalo da
parte II, pag. -158 fino a IGI. - Vico, Bernardo Cabrerà generale del re D.
Princip. della, scienz. nuov. V it. .tcritt. Pietro IV, Lisciando uccisi e feriti sul
ila se medes. pag. 25. - Crcscimbeni. c,impo mille e cinquecento dei suoi
Star, della. volg.poes.,\\\ì. Ili, ari. 97, soidali. Prese però diverse altre ca-
, ,

CAB 153

stella ,
e sforzando in rarii incontri le Esercì prima rarvocatusi • si distinse
truppe nemiche e bande capitanatele nel foro ,
seguendo onne del padre
le

da Gherardo della Gherardesca contedi suo ,


il quale tra i legisti del suo tempo

Donoratico , obbligò quest’ultimo a ce- ebbe fama assai grande ; ma poi dis-
dere le fortezze da lui virilmente difese. gustato delia vita secolare ,
abbracciò
Corse fama che le medesime venissero lo stato ecclesiastico ,
anelando di con-
in mano di Azzone per tradimento del secrarsi a più utili e piu solide fatiche.
generale pisano, imputato ancora di Fu dottore di collegio nella regia uni-
segrete con Mariano di
intelligenze versità e canonico nella cattedrale ca-
Arborea: la morte di Gherardo, acca- gliaritana: sostenne per più anni il ca-
duta pochi mesi innanzi , dava como- rico di assessore del tribunale eccle-
dità ai baroni catalani , che aspiravano siastico d^e metrt^poli di Cagliari e
alla concessione dei ricchi feudi da lui di Oristano, e lasciò impresse, mentre
|K)Ssedati (I), di accusarlo di fellonia. viveh , luminose tracce del suo sapere
E il re D. Pietro lo chiari tale nel 1355, nel diritto civile e canonico (4)> Ebbe
applicando a profitto del fisco arago- familiarità ed amicizia cogli uomini più
nese ì suoi vasti dominii nel regno ca- dotti deU’ethsiia, ma specialmeófe col
gliaritano: esempio inandito di sentenza Berlendis e coll’abate Gio. Francesco
e di confiscazioue in odio di dii reo Simon, valenti letterati, che onnraCono
non era , o era incapace di difendere cogli scritti loro la Sardegna e l’ Italia.
la sua innocenza. (Vcd. Zurila, Amai, Coltivò pnn amore l’ eloquenza sacra
de Arag., lib. VII! cap. LVUI. - Mac- e fu neBaiqcdesima riputato eccèllente
cioni. Difesa dei conti di Danorat., U Cabras, fioche rimaSlhtAvita, e
tom. L - Mimaut , Hist. de Sard. tom. anni ancora dopo la sua morte

I pag. 190 e 351 ). vate a cielo ,
quam uomo dottissimo
e sommo oratore , se non primo a tutti

C non secondo a nessuno. Però le ora-


zioni sacre pubblicate recentemente col
CABRAS ( Astonio ). Da Vincenzo suo nome ,
danno argomento a giudi-
Cabras intendente generale di Sarde-
gna , poi nominato presidente nella Caboni nei Ritratti
Il - tiorici
('3)
K.* Camera dei conti in Torino ,
e da afferma che ci rìroangoDO anòora pf%3Ìote me-
Moria Catermii Ronchi nacque nella morie della somma pcrixia ed eccellenza del Ca-
bras in queita Dohiliasima parie dell* umano sa-
città di Cagliari a di 8 aprile 1761.
pere \
soggiungendo che per acume ,
dirittura e

A sodezza dì raziocinio, per aeltezza cd oriliiia-

mento d’idee e per casliti e proprietà dì latina


,

(i) Gerardo o Gherardo dvlla Ghcrantcaca elocuzione sembra trasfaso nelle medesime lo
conte di Donoratico pouedeva la acata parte del spirito dei sommi maeiiri del diritto romano.
regno cagliaritano in comunione con suo fratello Egli desiderò che fossero riaiiile in un sol corpo
Bernabò, il quale con UaUmento del 3 i gen- c fatte di pubblica ragione e lo meriUrano ;

naio i 35o lo instituj tuo crede nei dominii di forse piò dei panegirici e ditcorei sacri, dei
Sardegna. La carta è riportata dal Maccioni quali quel bencyolo amico nostro non scnlÌTa
nella difesa dei conti di Douoralico, tom. Il, diTcrsaniente da noi (Caboni, Rìtpat. poetico-
pag. 11G-17-18. star. ,
pag. 67 ,
68 ,
Cg).
, , ,

154 CAD
(»rlu molto inferioro alla fama ( 1 ). Esse scrìtti , dei quali ilCabras quattro ap-
sono intitolate Panegirici e discorsi pena sceverava che riveduti e cor-
sacri del canonico Antonio Cabras retti potessero attentarsi a discendere
cagliaritano ( Cagliari presso Carlo nella dilUcile arena del mondo lette-
Timon ,
1 833 ). Questa raccolta divisa rario. Merita d’ altro verso il (ìabras
in due volumi in 4.° , che appena po- elogio e gratitudine dai sardi per essere
trebliero formarne uno discreto , con- stato uno dei rigeneratori della lette-
tiene dieci panegirici ,
quattro discorsi, ratura nella sua patria ,
mercè la ge-
u due orazioni , una delle quali fu detta nerosa diOusìone dei buoni libri ,
i

dall’autore nei funerali per Maria Ade- quali prima dì lui , o erano scono-
,

laide Clotilde di Borbone regina di sciuti, o apprezzati da poclii. La qual


Sardegna. Sono brevi eccessivamente cosa se fu benefizio dei tempi che già
,

c mancano di quel nerbo oratorio che volgevano al meglio , fu anche opera


distingue i buoni dai mediocri dicitori, sua , e di altri letterati sardi di quella
(ìli argomenti sono piuttosto accennati età ,
i quali intesero con virile animo
che sviluppati ;
perciocché hanno rare a far partecipe la Sardegna delle clas-
e deboli le prove , nè rinfrancate da siche glorie dell’ italiana letteratura. A
quella erudizione delle sacre scritture tanti pregi d’ingegno accoppiò il Ca-
c dei PP. della Chiesa ,
che improntar bras molte e non comuni virtù; reli-
deve di una fisonomia caratteristica co- gione ,
continenza di costumi ,
pietà
testi parti della sacra eloquenza. L’au- evangelica verso gl’ infelici. Dotato dalla
tore serve spesso più all’ immagina- natura di straordinarìi talenti ,
onorò
zione che al raziocinio , è indulgente a gli altrui con animo sconoscente di
se medesimo ed al borito ingegno suo bassa invidia ;
animò i giovani allo
nelle frequenti e talvolta inopportune studio co’ consigli e coU’esempio ;
apri
descrizioni; nel qual rispetto, se piac- loro la sua ricca biblioteca, nella quale
que ai contemporanei ,
egli non pensò spese la maggior parte del tempo e
forse che scrivesse pe’ posteri. E tale dei suoi averi ;
e zelò il risorgimento
per l’appunto era animo suo^ come l’ del buono e del bello letterario nella
aflorma nel preambolo lo stesso edi- sua patria con queU’amore che ha ra-
tore dei suddetti panegirici ,
il quale dice nella carità universale dei suoi
però , violando la religiosa osservanza simili. Mori in Cagliari sua patria addì
( Vcd. Cabras, Pa-
«lei volere o dell’ intenzione dei tra- 6 giugno del 1816
passati, pubblicò alla rinfusa quegli rsegir. e discor. sac. - Caboni , 'fìitr.
poetico-stor. pag. 65 fino a 71 ).
(i) L* anonimo. ricozlìtorc dotte orazioni del
Cabras avrebbe meglio provveduto alla di lui
gloria letteraria se avesse pubblicato le mi-
CADELLO (FaANr..” Ignazio). Nacque
,

gliori ed unito alle medesime le allcguzioiii e in Cagliari negli ultimi anni del secolo
,

sentenze lutine clie lasciò mss. , le quali gli XVII da Diego Cndello c Caterina Rugiu
avrebtiero procurata un seggio distinto tra i
nobili e virtuosi cittadini , e fu uno dei
lodati oratori e i dotti giureconsulti. In tal
rispetto il Cabras meritò veramciitc la Taiua clic
più riputati legisti che abbiano vissuto
acquisi ossi. id suo tempo. Percorse jirima la car-

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, ,,,

CAD 155
riera aceadeuiica e poi qnella del foro sessioni del magistrato e del governo,
nella quale avendosi acquistate fama sia che i litiganti lo richiedessero ,
sia
di. eccellente giurisperito, fu chiamato che il rappresentante regio volesse
in età ancor giovanile ad occupare emi- giovarsi dei suoi consigli. A tante rare
nenti cariche di magistratura. Nel 20 doti della mente accoppiò .il Cadello
luglio'1726 il Re di Sardegna Vittorio eocellenti qualità di cuore ,
modestia
Amedeo II lo creò giudice criminale ,
bontà ,
amore saldo e in-
generosità ,

e nel 15 giugno 1743 Carlo Emanuele definito per la religione. Ebbe tre mo-
III giudice civile del supremo magi- gli , che furono Marianna Borro Anna ,

strato della reale udienaa. In tali lumi- Maria Ripoll ,


e Angela Cadello gen-
nosi impieghi dispiegò l’ abilità sua tildonne cagliaritane le due prime non :

e la recondita dottrina di cui era for- gli lasciarono prole : dalla terza ,
che
nito nella scienza delle leggi; per lo era cugina sua ,
ebbe cinque figli
(1)
<;he le sue opinioni in materia di dritto fra i quaU Saturnino , letterato distinto
ebbero ,
lui vivente ,
e dopo la morte dei tempi e del paese, in coi visse,
sua, lunga e gloriosa rinomanza. Le e Diego Gregorio che fu poi cardinale
sentenze da lui scritte in purgata lingua prete di S. R. Chiesa. Francesco Ignazio
latina esistono tuttavia ,
Irìàono riguar- Cadello morì in Cagliari nel 9 ottobre
date dai giuris|)eriti saerdi come ma- 1763. Le sue spoglie mortali furono
gistrali : la tradizione ricorda il Cadcllo deposte nel sepolcro gentUizio di sua
come uno dei giudici più celebri che famiglia, esistente nella chiesa di santa
abbiano seduto negli orrevoli scanni RosaUa dei frati del zoccolo , #ccoft
della reale udienza. Indefesso nello sta- datoglida quei rcliglesi in segno di
dio ,
e sollecito nell’esercizio dei pro- riconoscenza per le tante generóse lar-
pi'ii doveri ,
contrasse per le ardue gizioni ,
colle quali li avea sovvenuti
durate fatiche abituali incomodi e repli- allorché edificarono il loro convento.
cate infermità, che lo rendettero inabile Non bisogna confondere D. Francesco
a progredire nella carriera, in cui per Ignazio con D. Giuseppe Cadello co-
tanti anni risplendette luminosamente. gnato suo ,
il quale circa il tempo me-
Fu nominato reggente del supremo desimo fu uno dei più riputati magi-
consiglio di Sardegna; ma rinlìacchita strati dell’ isola (2) , e lasciò nome di
salate ,
e la tranquillità del vivere pri-
vato alla quale andava lo determi- (i) Furono Saturnino , Diego, Ignatio
essi
, ,
Antioco ( poi marchese di 5 Sperato ), e Ca- .

narono a non accettare un posto di


terina maritata a D. Litterìo Cugia giudice delia
Messo a riposo con prov-
tiinta altezza. reale udienxa, G. croce dell’ordine maurìàaoo,
visione del 21 maggio 1760, il sud- e presidente del consolato.
(a) Era figlio di D. Antioco Cadello e di
detto Re Carlo Emmnnuclc 111 attestogli
Donna Anna Cugia. Occupò le cariche di udi-
con solenne encomio 1’ alto concetto tore di guerra e di sotto-intendente generale ,
,

che si avea meritato colla sua integrità dalle quali nel 6 giugno 174^ fu promosso a
quella dì avvocato fiscale patrimoniale e quindi
c co’suoi lumi , provvedendo con raro ,

nel 9 dicembre 1747 alPaltra di giudice crimi-


c forse unico esempio, che ritenesse nale della reale udienza.. Fu egli il primo acqui-
il diritto d’intervenire e di votare nelle sitore del feudo di S. Sperato )
ma iM>n avendo
c ,, ,

15G CAD
consumato legista ,
e scritture piene di nella carriera deìl’alta magistratura (2);

dottrina die conservano ancora dalla


si questi peritissimo nella scienza del
famiglia dei marchesi di S. Sperato diritto ,
e ritracntesi con animo gene-
dei quali fu egli principio ed autore roso dalle' eminenti cariche pubbliche
(Ved. Simon. , Luti, sopra i celeb. giu- per vivere nel beato consorzio delle
recons. stp-di. -Manno, Star, di Sard. lettere (3). Apprese il giovinetto con
tom. IV ,
pag. S39 2al. - y4ppl. patì,
,
maravigliosa prontezza i primi rudi-
p. mons. CadcUo , pag. 8 ). menti del sapere ;
studiò la filosofia e
le leggi , ed in quest’ ultima scienza

CADELLO (Diego Gregorio), prete addottorossi nella regia università della


cardinale della S. R. Ghicga ,
ed uno sua patria. A nessuno fu secondo nei
dei più zelanti e pii prelati che illustra- talenti e nell’ applioazione allo studio :

rono la Sardegnamegli ultimi anni del sorpassò i suoi compagni tutti nella
secolo scorso, e nei primi del presente. modestia e nella picl:i. Vesti ancora
Nacque in Cagliari addi 12 marzo 1785 imberbe gli abiti clericali : fu prima
dal preoedente D. Francesco Ignazio, abate delle chiese di S. Nicolò e di
e da donn'Angela Cadello, illustri per S. Giovanni di Sinis ,
quindi canonico
nobilU di sangue , per ricchezze , e per e poi nel 1788 decano della cattedrale
virtù. Rimasto orfano del padre iu età di Cagliari ;
vicario capitolare nel 1797
infantile ,
fu con somma diligenza edu- (4), e nell’ anno seguente creato ar-
cato dalla madre e da due suoi zii ma- civescovi della sede cagliaritana. Ri-
terni (1 ), bramando essi che allo splen- trasse nella sua persona ^
c nel governo
dore della nascita, e agli altri doni del suo gregge gli esempi apostolici
della fortuna accoppiasse la coltura dei primi secoli della Chiesa. Umile
dell’ intelletto. Esempio solenne in tal nelle azioni ,
continente nel vivere
rispetto aveagli lasciato il padre suo, benigno con tutti ,
fu modello di virtù
e porgeagli ancora il maggior fratello ;
sociali e religiose. Dei poveri più {ladrc
quegli già consumato e mancato ai vivi che consolatore , correttore amorevole
delle umane fralezze ,
estirpò il vizio,
non censurò le persone; amò tutti con
hiUo moglie, chiamò alla successione nel mede-
simo i 6gli di sua sorella Angela Cadello ma- carità evangelica e fu amato da ognuno.
ritata al cugino Francesco Ignazio Cadello.
U. Saturnino , di cui nella nota precedente ,
; ma essendo
il primo a succedergli egli morto
fu (3) D. Fi’aqccsco Ignazio Caccilo fu giudice de-
senza prole ,
pervenne il feudo al vivente mar- cano del supremo iii.'igistrato della reale udienza
chese D. Elìsio, primogenito di D. Antioco fra- di Sardegna ( Vcd. 1’ art. prcccd. ).
tello aadetto del suddetto L). Saturnino. (3) D. Saturnino Gadello marchese di S. Spe-
(i) D. Giuseppe Cadello primo marchese di ralo fu prima professore di ilirillo civile e poi
S. Speralo ( ved. 1* art. prccecL D. Salva- censore della regia università degli studi di
tore Angelo Cadello pio e dotto prelato, il quale Caglhiri. Fu uomo di molta eradizione nelle
nacque in Cagliari nel aa maggio 1696, fu prima profane lettere.
cancelliere regio apostolico, quindi vescovo di (4) Era stato ancora vicario generale della
Ampurias nel 17 settembre 174(1 nella quale stessa diocesi sotto 1’ arcivescovo D. littorio
dignità morì nel 1764 , dopo reoUduc anni di Filippo Melano di Poriula ,
quindi trasLlo alla
glorioso ^istopato. sede di NuVjfa.
.

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CAD 157
7clò la rclitrioiie ,
ma non fii iulollu- 1799 il Re di Sar-
del suo .sapere. Nel
ranln; rispcitu lu aiitorilh secolari, lua degna Carlo Kmmanucle IV lo decorò
non fu servile: a chi il conobbe sembrò delle divise maggiori del sacro ordine
che volesse ricopiare in se stesso le mauriziano ;
c nel concistoro del 17
virtù eminenti del santo vescovo di gennaio 1803 papa l’io V’II lo ascrisse
Ginevra. Si raccontano fatti stupendi al Siterò collegio cardinitlizi» (1). È
della sua carità. A un familiare della fama eh’ egli si nascondesse atterrito ,

sua casa che maravi{,diavasi , |>erchè


,
didl’ annunzio di tanta dignità , di cui
gli sembrava avesse ecceduto nel soc- si reputava immeritevole ma perciò :

correre ai bisogni di una famiglia nu- appunto la meritò maggiormente. Quat-


merosa ,
disse con senso di profonda tro anni sopravvisse al ricevuto onore
commozione ;
hai forse letto negli della porpora ,
che risplendelte nella
evangelii , che Dio abbia misura nel sua persona ,
non j>er eminenza di no-
sodiUsfare alle necessitàdegli uomini? me, ma di virtù, àlorì in Cagliari nel 5
Non vi fu alTare per più arduo ,
per luglio 1807, lasciando di sè desiderio
più intricato che fosse ,
ch’egli non lo ai coetanei, ai posteri fama immacolata

recasse a termine con ammirabile de- del suo nome. Institui crede dei suoi
strezza. Laddove lo scandalo minac- beni il seminario tridentino diCiigliari,
ciava di prorompere ,
egli accorreva nel (piale gli fu cretto un monumento
sollecito e ricopriva gli errori altrui col marmoreo dal suo successore 1). Nicol)»
manto evangelico ilella prudenza. In- Navoni, che ne volle perpetuata la me-
terrogalo da un suo conlidcule ]>urehù moria colla seguente iscrizione scritta
castigasse leggermente un sacerdote dal canonico cagliaritano Francesco
creduto reo di grave fallo ; perchè l’intor.

rispose, ci ha preceduto in questo mi-


nistero un gran pastore eh’ è G. C.
r non leggo nelle scritture ch’egli fa- (i) Non (graverà ai Irltorì che qui riportiamo
la risposta f.itUi al cardinale («utlollo da Napo-
cesse perire veruna delle sue pecorelle.
leone Buunapurte allora |innio,console di Fran-
Tale iiisomma ei dimostrò nel su-
si cia, cui egli per iiisinuAKioiie della Corte di

blime seggio cui era pervenuto , che Sardegna area partecipato la sua clcTaùonc
,
all* onore della porpora. Eccone il tenore:
sarebbesi detto vero uomo apostolico,
o formatosi nelhi scuola vivente dei di-
Momifur U CarMnmL yotre élèvalion au
scepoli del Redentore. La sua dollrina catdinalat a Jait un x>èritable plaUir. Ce
ni*

non fu minori; ma egli non volle mai choix qui /hit Celoge du dticernemenl du Saint
Pére, ne ie Jait pas moine det vos tatens et
che a[>parisse ,
perchè stava in cima
de vo$ verlus, Je tuis tensible anx témoignages
di tulle le virtù sue l’ umiltà : pure il
q'ue tfouM me donnei dan$ rette occasion de
catechismo da Ini ordinalo per la sua %>otre attachement patir ma penonne, et fen
diocesi le imsloruli ]>icnc di unzione prqfìie aver bien du ptaiiir patir t'ouj assurer
,
de man ajfectinn et de toule mon estime. Ecrit
evangelica e Umle erudite scritture so-
à Saintd^Umd le mardi a messidor , ann, ii
pra gravi negozi della sua chiesa en-
BuoiAraaTa.
comiate nelle sacre congregazioni di
Roma, SODO mnnumeiili incontrastabili PorUlis.
, ,

158 CAI
DIPACO • GABI'.OBIO '
CADflLtU dai quali Sassari era dipendente. Il Cal-
POMO * kAHAt.1
s ‘
n ‘
B iMiessrTBno ’
ciroikali
derari conobbe l’ opportunità del mo-
ABCHIKFIXCOBO *
kJU.ARITA>0 mento. Mandò a tal fine ambasciatori
SKRU *
BT * cons * HIIIMATl a Genova , i quali concordate col po-
,
Vino * A *
8ACIU4 ’
AGIRATI18 * VTBAI^VB ‘
IVRIAPiUO
destà , anziani e consìglio di quella
B«:i:tBAI>ST • UIBClPUIlA *
APPUIMB •
IRSTIIVCTU
coMiTATB •
PHvoKMiA *
>:(^\'irATit ’
pnv:ci.Aiio repubblica le condizioni dell’alleanza
IM * PAVPBHBli * AD>'l.lCrO> '
KM!IUU« (2) , gli riportarono l’alto solenne del
LIUCHALITATK '
AB '
llirAkTIA '
Er^ViO
nuovo reggimento , con coi dovea es-
\IT.E * IBTEURO *
IBBUCBkTI
l/VOD sere governata la sua patria. Quindi il
8RMIRAEII * MVIVS * PATMMOMVM Calderari può dirsi il fondatore della
«VA •
il Kr.eniTATB avxit repubblica sassarese, la quale si man-
l'RVGI ’ Al»OLr..SCr.NTlHVS * EX *
OPPIDIS
Vltl.AMlK ‘
RVaAMIKIS ‘
«KHAAVIAMBA
tenne salda fino al tempo della con-
PflIÙ.EVO 8VO * ‘
8ACEBUOTIO quista della Sardegna fatta dai re di
TUUTAMERTO * VUCAriA Aragona. suo nome
Il
,
rimasto finora
EO • CKE8T •
ALKK8IA '
ET *
IH * «ORTCVI *
OUMIMI
nella oscurità dev’ essere annoverato
IH *
KPEH ' OIOECEVEOS * IHxTITVEMUtt ,

HOC ’
HOAVMEBTVU tra quelli degli altri lodati fondatori
CV lUATC delle repubbliche italiane del medio evo
PV4MVMH) ‘CASTEI.LIO * ECCLES * PEIHAT CABOHICO .

(
V’ed. Manno ,
Star, di Sarà., tom. il,
&EMIAABI1 ’
PBACkiUE
DECRCV IT pag. 361-62-63-64-65 ).
Ml*OI.AV6 * STAVOAUfA*
ARCHIEIMXCUPV PUIMA8
PECDECEAXOHI
S *
CAMBONI (PreTRo). Visse verso la
. *Vo * PVATOItl * BOXO
fine del secolo XIV , e fu uomo di sin-
A •
*1 * UCCCXXV •

golare prodezza e di provata fedeltà


( Ved. Cossi! ,
/Vo/, di CagL - Manno
verso i re dì Aragona. Si trovò presente
Star, di Sard , , tom. IV ,
pag. 238. -
a tutti i combattimenti sostenuti dalle
Caboni ,
lUtr. poetico-stor. pag. 21
armi regie contro quelle di .Mariano IV
fin. a pag. 28 ).
regolo di Arborea, pugnò da valoroso
in tutte le fazioni militari di quei lem-
CALDER ARI (Nicoi.0), illustre ca-
pi ,
e fu ricompensalo dai sovrani ara-
pitano del cornane di Sassari sai finire I

del secolo XIII. Egli fu autore princi-


pale della famosa conTcnzione stipulata (a) Gli ambasciatori spedili a Genova dal
comune di Sessarì furono cinque Torpìno
nel 24 marzo 1294 tra il suddetto co- Ennuaca, Biagio Mannato, Guaiitino Pilalbo
,

,
mune e quello di Genova, in virtù della Leonardo de Campo e Gascono Capra. L’ atto
quale Sassari cominciò a reggersi a da essi stipulalo nel palazzo Doria con Giacomo
Bonuomo cancelliere sindaco e deputato del
forma di repubblica ad esempio delle ,

podestà, anziani, consiglio c comune di Genova,


altre città libere d’Italia (1). Miclicle esiste nciParcbivio ducale di delta città, e fu
Zanche , ucciso da Braucadoria ,
avea pubblicato per la prima volta dal Manno (
Stor.
di Sard. toro. Il pag, 36i in not. Esiste
chiuso la serie dei regoli di Torres, , , ).

ancora nell* archivio del comune di Sassari il


codice in pergamena degli antichi statuii ed or<
(i) Anziaoi del conA^lio di Sa^iciri erano in dinautcnli della repubblica sassarese pubblicali
lai anno Denclonc Paia ,
Toigodoiio Corda c nel i3i6j scritto in volgare sardo, con alcuni
(jimitino Loit'dli. rranimenli di traduzione latina.

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{>'• ,6 •
*Vi / t, .'m.t /'m \//y.

5^ .

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, , , ,,, ,

genesi con luiiiiuosc distluzioui'. 11 Zu- deciinosesto. Nacque in Sassari nel


rita ne fa onorata meiuoria nei suoi 1526 da onorati e virtuosi parenti. Ap-
annali (
Fara ,
de reb. Sarà. lib. Ili prese la grammatica e le umane lettere
pag. 306. - Ziirila, Aniutl. de Arag. ,
da Bernardo Palombo celebrato mae-
lib. X, cap. IV ). stro delle scuole sarde dr quei tempi

(1). Fu modesto ed intemerato nella


CAMERLNO ( S. Mart. ). Nato ed sua fanciullezza; accomunatosi poi con
edueatoin Cagliari nella fedo di G. C., cattivi compagni, declinò per alcun
fu fatto uccidere nel 304 dal preside tempo dalla via del bene però chia- :

Delasio sotto la persecuzione di Dio- mato da Dio con singolarità di modi'


cleziano ,
nel giorno medesimo in cui alla perfezione cristiana, il buon gio-

fu martirizzato S. Lussorio. S. Camerino vinetto rientrò fra breve nel diritto sen-
era impobere, allorché gli fu tolta bar- tiero, e, vestito l’abito chiericale, si
baramente la vita dal preside romano : fe’ sacerdote. Nel nuovo stato da lui

i fedeli sepelltrono il suo corpo nel abbracciato fu seguace e modello delle


luogo dove ora è la chiesa di S. Luci- più belle virtù. L’Annunziata , piccolo
fero ,
come si ricava dal codice ms. oratorio dello spedale di Sassari, acco-
del martirio di S. Lussorio. 11 martiro- glieva ogni giorno le sue ferventi ora-
logio romano ,
i ed altri
bollandisti zioni; ivi assisteva con carità agl’ in-
scrittori ecclesiastici annoverano S. Ca- fermi ,
ed esercitava gli atti della più
merino fra i generosi atleti morti per sincera pietà, spogliandosi del suo per
la fede ,
ed approvano gli atti dei suo darlo ai poverelli. La vita penitente ,
e
martirio ,
la di cui commemorazione le opere di misericordia da lui eserci-
cade nel 21 di agosto ( Ved. Martir. tate con tanto zelo a sollievo dell’uma-
roman. presso il Baron. - Bolland. nità, gli acquistarono tal fama, che già
ad diem 21 aug. - Cupero, tom. IV nella sua patria era riguardato come
augiist. p. 416. - Fara, de reb. Sard., santo. Salvatore Alepus arcivescovo
lib. I, p. 144. - Arca, de Sancì. Sard., turritano lo inviò alia corte di Madrid
lib. I ,
pag. 74, 75> 76. - Serpi ,
Cron. per trattare col re cattolico, e col con-
de los Sant, de Sard. lib. Il, pag. 99, siglio di Spagna gravi negozi della shu
100. - Finto, de Chris, cruci/., tom. I, chiesa: cgfi acconipìcon molta lode ralli*
fol. 440. - Gazano , Star, di Sard . datagli missione: ritornato in patria, ed
lib. 1, cap. VI. - Manno, Stor. di Sard., offertogli in premio un ricco bencfizlD
loiu. II, pag. 16. - Mattel ,
Sard. sac. lo ricusò generosamente, anelando alla

fol. 44 ). quiete del semplice sacerdozio ed ai


consueti uflicii di pietà. Questa in lui
CAMPO (LEONAnoo de). Ved. CAL- non fui sterile, ma operosa aprì pub-
:

DERARl. blica scuola di grammatica e di lettere


umane che insegnò per ])iù anni senza

CAMPO ( P. G(0. Sebastiano de ). mercede: sopperì in tal guisa ai bisogni


VY'nerabilc servo di Dio, vissuto e
morto in opinione di santità nel secolo (l) Veti, Diacoi'^o piA.lìJuiUMl'C.

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160 CAM
della sua patria, in cui difelUiTa il pub- touio Portuglicse, uno dei fondatori dui
blico insegiutniento dei fanciulli (1). collegio di Sassari (5). Datai momento
Ma comindata in Sassari per opera del la sua vita fu esempio solenne di virtù,
Fontana la pubblioa istruzione, cessb il di abnegazione di se medesimo, e di
De-campo dalle sue iezioai, e bramoso asprissime penitenze : martire volon-
d’istruirsi egli stesso nelle scienze rio dei patimenti, sosteneva qualunque
teologiclic, parti nel 1562 pjir Valenza dura fatica, visitava incessantemente le
onde appararle. La nave, sulla quale carceri, gli ospedali e gli abbietti tu-
aveva preso imbarco, fu predata dai gurii degl’infelici. Mai chiedeva novella
barbarcsclii, ed egli condotto in Al- delle cose che accadevano; morto per
geri , denudato e venduto sul pubblico il mondo, egli viveva soltanto per con-
mercato per quattro anni la più
,
soflrl solare i suoi simili, e per santificarsi :

barbara scliiavitii. Puro in tal misero cadde una volta il discorso sopra una
stato non mancò di operare per G. C. ; c^pagna poco distante dalla cittò,
costante nei patimenti e nelle tentazio- dove solevano andare i suoi confratelli,
ni, sostenne con
amorevoli consigli i per rinfrancarsi, dalle gravi cure del
compagni del suo inforlnnio; i vacil- ministerio loro, ed egli, come di cosa
lanti riconfermò nella fede (2), i deboli mai da lui saputa, ne fece le maravi-
animò alla generósa pazienza deU’evan- glie ; lo che similmente si racconta di
gclio. Liberato dal servaggio, non sì to- S. Bernardo. Dio lo rimunerò di laute

sto rivide i domestici lari, che ridusse ad virtù , conipartcndogli io vita doni so-
atto l’antico pensiero di ascriversi tra pranaturali; imperciocché narrasi clic
i Agli di Sb Ignazio : nel 1566, e nell’cL’i facesse molte predizioni com|irovalc
sua di quanint’anui fu ricevuto nella dall” evento (4); che risanasse prodi-
compagnia: «bbc a nuestro nelle dure giosamente molli infermi (5); c clic

prove del novizialo il P. Francesco Àu-


(3) P. Portoghese scrivendo , multi anni
Il

dopo morte del P. de-Campo , al P. Salva-


la
(i) Uscirono da questa acuoia dui de*Campo tore Pisquedda , il quale raccoglieva i fatti della
Giovanni l’aggio e Gio. 4*iclro di Antonio Car- sua vita per tramandarli alla memoria dei poste-
dino cittadini sassarc^g, i quali abbracciarono ri, lo encomia come un santo, c domanda
poi l’inslilìuto delta compagnWdì Gesù: il primo qualcana delle sue reliquie ( Veci* Juvcncy nel
si laureò nell’ unfvcrsàtà di Gandia ,
fu rettore cit. iuog. ).

dcl'OoHcgio gesuitico. di detta città e di quello (4) Tra le annovera U se-


sue predizioni si

di 9*rccllona ; quindi primo provinciale doli’ or- guente : Filippa di Ccrvcllon gentildonna sassa-
dine in Sardegna ,
allorché questa provincia fu rese ebbe certe nuove della morte di suo marito
separata da ^clla di Aragona ;
e intcì^caulo Bernardino di Ccrvcllon conte di Sedilo , ac-
alla sesta òoagrogazione generale della compagnia caduta come dicevari , nella guerra di Milano.
in Roma, vi, ai distinse per maturità d’ ingegno Interrogato il P. dc-Campo disse ,
ifon esser
e per acCbrteaa di giiidùio : il secondo feoe morto ,
anzi non passerebbero pochi giorni clic
chiaro il suo nome nella provìncia di Toledo, sarebbe in patria. E cosi fu com’egli avea predetto.
c poi visse « mo4. santamente ne) collegio im- (5) Ad una femmina tornò 1’ udito col
pia
periale di Madrid ( Yed. Juveieg, HiH, $oc. segno della croce coll’ istcsso mezzo risanò
j

Jet . ,
parte V ,
lib. XXV ). perfottamente in una sola notte Gavino de-Cainpo
(a) Di queatu numero furono Giovanni Cor- fraUllo suo, stalo barbaramcDlc ferito da sicarii:
della e Gavino de lo fraaso sardi ambidue , c I oerusici che lo aveano abltandonato come in-
fin ricco racrcalontc genovese. curabile, rimaMro pieni di stupore.

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, 1 ,.

C AN 161
operasse in nome del Signore altri fatti secolo XVli. Ricevcllc la sua prima
iiiaravigliosi ,
registrati nel processo educazione in Sassari , e poi trasferi-
autentico della sua vita e miracoli for- tosi in Italia per desiderio di appren-
mato dopo la sua morte dall’arcive- dere la scienza del diritto, vi dimorò
scovo turritano D. Andrea Bacallar ( 1 ). alcuni anni ,
e hioreossi neiruniversità
Finalmente dopo una lunga vita di edi- pisana. Ritornato in patria, fu prima
ficazione, consunto dagli anni e dai professore d’ una delle cattedre legali
patimenti, mori in Sassari nel 6 agosto dell’ università di Cagliari ,
poi asses-
1608 con filma straordinaria di santità. sore del tribunale del patrimonio regio,
Il corpo suo fu religiosamente custo- nella qual carica succedette a D. Gio-
dito dopo molti anni , riposte le ossa
: vanni Carnicer ,
e finalmente uno dei
in un’urna nella cappella di S. Pietro giudici della reale udienza. Innanzi di
martire (2), con breve iscrizione latina, |)ercorrere la via dei pubblici impieghi
che ancora esiste, fu perpetuata la me- dello stato esercitò con lode l’avvoca-
moria dersno nascimento e della sua zione ;
intervenne in qualità di avvo-
morte. Scrissero la vita sua il P. Salva- cato dello stamento ecclesiastico al
tore Pisquedda, che poi lo imitò tanto parlamento riunito nel 1631 da Giro-
nella santità ,
il P. Diego Ue-pinto ,
il lamo Pimentel marchese di Vayona e
P. Nieremberg ed altri dotti scrittori viceré di Sardegna, e si distinse in
dellacompagnia di Gesù. U P. Fr. Elia tale assemblea per la profondità del suo
Fiammingo scrive del P. De -campo sapere. Fu amico di Giovanni Dexart
queste parole :
piissime obiit cum cer- altro e pKi famoso legista cagliaritano
tissima sanctitatis opinione, et /am tot (3), e lo emulò nella gloria del foro
miracula per eum Deus operalur ut ,
e delle lettere ; godette pure dell'ami-
peculiari libro describenda sint. (Ved. cizia del Facebineo professore di dritto
Juvency , Hist. Soc. Jes., parte V, lib. nello studio pisano, e famigerato scrit-
XXV ,
fol. 852 fin. 854. - Nieremberg, tore 'noie opere legali
di il quale ,

y aronef illustr. ec. tom. IV, pag. 88 onorò del nome di dotto giurecon-
l’

fin. a pag. 112. - Patriguaui, Menol. sulto. Ebbe fama d’ integerrimo magi-
tom. Ili, pag. 63 fino a 66. - Elias, De strato , e morì in Cagliari nel 1659.
legation. eccles. triunphant., tom. I, Abbiamo di lui varie opere: l.° alcune
lib. II, cap. XXXI). consultazioni legali ,
scritte in lingua,
latina, c stampate in Cagliari in diversLi.
CANALES DE VEGA ( Antonio ).
tempi (1628, 1629, 1630, 1651 ),
Dotto giureconsulto cagliaritano del le quali formano un voL in fol. ;
2.°

quattro centurie di decisioni della

(i) H processo sulla vita c miracoli del P. Sc- reale udiènza di Sardegna ( Cagliai'!
Iwstiano I>v-campo fu formato ad iustanza del
P Giovanni Garruccio vicario provinciale della -'h » *
compagnia di Gesù in Sardegna , e quindi tras- Canaics era
( 3 ) 11 attresì congiunto del Drxart,
messo all’ arcliivio romano. avendo tolto in moglie una aiia cugina. LV’pislola
Esiste nella chiesa di Gesù Maria di Sas- panmctica preposta ai capitoli di corte del Dexarl
sari. ediz. del
( 1645), è del Cunales.
rol. /. 1

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,, ,

162 CAN
1642, un voi. in fol. 5." un commen- quasi mai o raramente esprime la pro-
tario latino sul codice giustinianeo pria: però questo vi ha di buono tali m
da lui pubblicato mentre re^eva la scritture ,
che riporla con bell’ ordine
cattedra di dritto nella regia università e pari chiarezza le dottrine diverse
cagliaritana (1); 4.“ alcuni discorsi In degli autori, facendole succedere l’.una

lingua spaguuola sullo materie portate all’altra,secondo che furono anteriori


a discussione nel suddetto parlamento 0 posteriori lo che equivale alla storia
;

del 1651 ; Discursos jr ayuntamientos delle vicende del diritto e degl’ infiniti

sabre la proposicion hecha à los tres assottigliamenti , ai quali lo ridussero

Bracos ec. en las cortes del ano 1651 le interpretazioni dei legisti. I discorsi

cc. ( Caller por Bartholomè Gobetti relativi al parlamento del 1631 hanno
1631 un voL in 4.” ) ; 5.® una relazione qualche merito dal lato della materia
,

in spagnuolo dell'invasione di Oristano die vi si tratta, non però dello stile.

fatta nel 1637 dai francesi capitanati Nei primi quattro parla l’ autore della

da Enrico di Lorena conte di Harcourt; origine delle corti ,


ossiano fUrlamenli
Jnvafion de la armada francesa del generali ,
dei donativi ,
della necessità

Argohispo de Bordeus jr monsiur En- dei medesimi ,


c dell’obbligo che corro
rique de Lorena conde de IIarchour ec. agli ecclesiastici di concorrere cogli

Caller , por BarUiolomè Gobetti , 1637, altri stameuti (^bracos) della nazione
(
un voi. in 4.“). D merito di queste opere a sostenere i pesi dello stato. Il qninto
del Canales non è in tutte lo stesso. Le e sesto versano sull’ utililà della pace

legalisono scritte con pura latinità, ma e danni della guerra ,


sulla necessità

ridondano di sovcrebio citazioni; vizio della forza pubblica , e sul miglior modo

più dei tempi che suo: addimostrano di corrispondere gli annui donativi.
che r autore era molto versato , non Negli altri sei propone il Canales la

tanto nella scienza, quanto nelle diverse creazione di una sala criminale della
opinioni degli scrittori di diritto roma- reale udienza ,
l' esclusiva collazione

no -, per lo che , limitandosi quasi sem- degli impieghi e dignità dell’ isola a
pre a far conoscere le sentenze altrui favore dei nazionali ,
la formazione di

una squadra marittima in conformità


alla risoluzione delle corti del 1624 ,
Non può dtibiUrri che il Canale# abbia
pubblicato il suddetto commeutarto. Nella bi« r erezione di un monte o erario pub-
blioteca sarda dell* autore di questo DizioBarìu blico per sopperire ai bisogni dei co-
biografìco n'esiste un frammento in istampa , il
loni addetti all’ agricoltnra ,
e la con-
quale formava parte di tutta 1* opera , cd è
notato come siegue ; Codicis iiber duodeetmut. servazione dei privilegi accordati alla

De erogatione miUtarts annonae.Til. XXXVIll. nazione sarda dagli anteriori parlamen-


11 titolo ò compilo e sottoscritto nel fine Jn- :
Questi discorsi sono intarsiati di
ti.
lofijiJi Canale» de f^ega U. J- D. E preceduto

dal sommario delle materie che vi si trattano, molli preamboli e digressioni piene di
e nella introduzione del titolo medesimo l’ au- erudizione inopportuna. La relaziono
tore cita c si riferisce al titolo de anni» ci- dell’ invasione francese del
, islorica
vilibu» del precedente libro XI. È stampato in
nar-
colonna manca però 1 637 è una breve e circostanziata
; della data del t^mpo e
del luogo dell* ediaione. razione degli accidenti di tal fazione :

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, ,,

C>N 165
è scrina coll'ordine di una cronaca, 11 Canavera, il quale vi dettò |>er più
e nuli' altro vi è da lodare fuorché la anni la teologia scolastica. In tale uffi-
verità scrupolosa dei fatti. Quindi gin- zio ,
ed in queUo studio , già fatto per
dicato in complesso questo autore dalle opera di tanto Principe un generale
diverse opere da lui date alla luce, convegno degli nomini più dotti d’ Eu-
merita il nome di erudito legista , di ropa., egli brillò per singolarità di ta-
oratore e storico non buono, e di pro- lenti , per copia di erudizione , e per
fondo conoscitore dei veri bisogni della costumi ornati di molta virtù : giovine
sua patria ( Ved. Canales , Cons. Jur. d’anni stette a paro del vecchio senno
var. Lo stesso , Panaeres ad cap. cur. colà raccolto per far rivivere a miglior
regn. sarà, del De^rt. - Dexart , loc. vita le lettere subalpine. Fu oratore
cit. in proaem,, num. 15, e foL 46, 67 ordinario dello stesso Duca, e predicò
e 553. - Cossu ,
Notìz. di Cogl. , cap. avanti a lui ed alla sua corte tre avventi
11. - Madao, Dissert. sulPant. Sard., e tre quaresime nella sala grande del
pag. 15 ). palazzo ,
nella chiesa della Consolata
e nella metropolitana di S. Giovanni,
CANAVERA ( F. Giovanm ). Nacque Raccomandato con caldi uffici dal sa-
in Iglesia illa-Ecclesiae) antica e ri- baudo regnante alla corte di Roma e
nomata città di Sardegna nell’anno 1535 di Spagna , fu creato nel 1 agosto 1572

(1). S’ignora quali fossero i suoi geni- vescovo d’Ales nella sua patria. Poco
tori ,
e quale la prima sim educazione: visse nell’ alta dignità
,
alla quale lo
gli scrittori degli annali dell’ ordine aveano elevato i suoi meriti ; percioc-
serafico di S. Francesco affermano che ché consunto dalle fatiche dei gravi
egli fuminore conventuale. Studiò teo- studii morì nella sua sede addì 7 mag-
logia con molto prolitto, ed accop- gio 1573 in età di trent’otto anni (2).
piando all’ ingegno , di cui fu dotato Lasciò mss. ventidue ragionamenti sid
dalla natura , una indefessa applicazione simbolo degli apostoli ed alcuni com-
nello svolgere i sacri volumi della scrit- menti sulle pistole di S. Paolo ripieni
tura e dei padri della Chiesa , diventò di molta dottrina , e stesi con purgata
uno dei più eccellenti teologi ed ora- lingua italiana(3). Il Canavera ebbe due
tori del suo tempo. Emanuele Filiberto fratelli ,
insigni ancor essi [>er lettere
duca di Savoja , allorché dopo la metà e per pietà ;
Nicolò , che fu prima ca-
del secolo XVI pose mano a restaurare
(a) IfC siiddcUc notJxie
si rìcavaoo dti una
gli studii già decaduti nel Piemonte
,
lotterà del i5 da Nicolò
ottobre 1576 scrìtta
tra gli altri v/alcnti professori stranieri Canavera fratello dì Giovanni al Duca di Sa-
(b lui chiamati alla regia università di voja Emiuanuclc Filiberto , la quale è ripurlala
dal Gazano nella itorìa di Sardegna
Turino , vi trasse con larga provigione ( tom. 11
pag. i63 )
(3) I ragionamenti sul simbolo degli apostoli,
(i) L’ autore delle uccejiibni alla storia se- compresi in un grosso volume iu fol. , sono
rafica del Gonzaga stampate in Veuezia nel j6o3 posseduti dal cav. D. Lodovico Bullle dilìgente
lo rliiama Oioraniii Cascarcra ed il Mattei cd erudito raccoglitore di anticb ila sarde. Egli
;

che ignord la sua patria ,


lo nomina Giovanni »i proponeva di pubblicarli col l<stampc; e la
Gannabcra. patria aspetta ancora da lui uc taibenefuio.

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, , ,,

I(i4 C N
nonico d’Ales e poi tcscovo di Alghero stiomun dell' Angles (1 ) ( Cagliari nel
uei primi anni del secolo XVII, e Marco 1575 ,
un voi. in 8." ) ,
le quali per ni-
caaoDÌco parimenti della cattedrale di tidezza di caratteri e per correzione
Ales, il quale nel 1614 fondò in Iglesias tipografica possono stare al poro di
sua patria un mouislero di religiose altre edizioni italiane e francesi della

francescane ( Ved. Astorga, Indicai, stessa età. Mori il Canelles nella sua
ballar, seraph. parte li ,
pag. 239 sede addì 9 aprile 1586 ( Ved. Mattel
nnm. 1 1. - Rodolf., Star, serqf'., lib, li, Sard. sac., fol. 202. - Soggio, Fid. da
fol. 235< - Gonzaga, Star, sera/, , pari. las mari, turrit, , lib. Ili ,
cap. XV. -

I, |>ag. 73 - Gazano, Star, di Sard,, tom. Gemelli , Rifiorim, di Sard. , lib. I

II pag. 163. - Mattel, Sard. sac., fol. cap. V. - V^eruazza ,


Lezioni sopra la
,

175, 272. - Manno, Star, di Sard,, stampa , pag. 9 e 10. - Manno ,


Star,
tom. Ili ,
pag. 428 ,
456-57 ,
462. - di Sard. , tom. RI, p. 445-46. - Cany
Cibrario, Notiz, top, la star, dei Prin- Coslit. synod, de lios, ,
pag. 307 ).

cipi di Sav., pag. 59 , 114 ).

CANNETO (PiETnODi), arcivescovo


CANELLES (Nicoi,ò). Illustre prelato turritono del secolo XIL Gli scrittori
nativo d'iglcsias, benemerito della Sar- del)C' cronache sarde recitano eh’ egli
degna per essere stato il primo che Il suo nome è di
era nativo di Torres.
introdusse nella medesima la tipografia; molla importanza nella storia eccle-
nacque da Francesco Canelles, uomo siastica di Sardegna , non tanto per la
onorato iicr nobiltà di sangue e per copia dei fatti degni di memoria, aven-
distinti servizi militari. Egli era cano- docene le anticiie carte camaldolesi
nico della chiesa cattedrale e vicario coRsenati pochissimi , quanto per sta-
della diocesi di Cagliari, e poi nel bilire il numero e la cronologia degli
1577 fu creato vescovo di Rosa. L’in- arcìveseovi turritani di questo nome ,

troduzjone della stampa da lui fatta e il tempo certo ,


in cui governarono
nell’ isola contribuì olla maggiore dif- una tal sede. Pietro di Canneto era già
fusione dei lumi ,
ed al comodo che poi
(i) Fr. Giiiicppe Angles minore osscrrenlo
ebbero gli scienziati sardi di far impri-
crii »Utu iirofcMore di teologia dogmatica , prima
mere in patria le opere loro. Non si sa
in Valenxa sua patria poi in Salamanca , dulia
,

l'anno certo dì tale introduzione; però qual città venuto in Sardegna Delia qualità di

da quanto ne scrìsse il Gemelli , e più commissario generale del suo ordine , dettò teo-
logia in Cagliari per alcuni anni e pubblicò
ampiamente dopo di Idi, il Vernazza,
,
suddctto-libro eh’ ò un commento sul quarta
,

il

sembra che ciò accadesse nel 1566. libro delle Sentenzé di Pietro Lombardo cbia^
Direttori della tipografia Canelles fu- mato comunemente il Matztra. dtllt
L* Angles era seguace della scuola scotistioa , c
rono Vincenzo Sembenino di Salò fino
tale si addimostra in tutte le questioni del citato
al 1576, e Francesco Gnarner di Lione commento, che dall* autore é dedicato ad An-
fino al 1589 ,
i quali diedero alla luce tonio Perez famoso cd infelice ministro di Fi-

pregevoli edizioni : le più accreditate


lippo 11 re di Spagna ,
non vittima ,
ma segno
memoniudo degli odii e delle perseòuziooi «Iella
sono ì' Omilia XLV di Cesario Are- inquisizione spaguuola ( Ved. 1’ opera suddcUa
lalcnsc, e i Flores theologicarumquac- t'ioret ihcolof^icavurn cc.

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,

CAN 165
insignito. Ael sacerdozio nel 1115; è 1134, ottennero nnn decisione, la qua-
rnniiiieiilato il suo nome in un diploma le , mentre valido la concessione di

di lai anno ,
con cui Pietro, Iloeorre Pietro di Canneto, dichiarò la dipen-
e Mariano di Atlicn donano ai monaci denza delle chiese donale dalla chiesa
caniaUlolesi la chiesa di S. Nicolò di madre di S. Gavino di Torres. Nel 1 136
Trullat in Sardegna (1); |>erò non era c nel 1139 Pietro di Cannello compa-
asceso ancora agli onori dell’ episco- risce altra volta per assentire alle do-
pato come recitano erroncaiucntc al-
, nazioni fatte ni camaldolesi da Gistan-:
cuni inonnincnti del monistero l-'ontis- lino di Athen illustre cittadino turrita-
lioni. La prima volta che si legge chia- 110 ,
e da
Ugone vescovo di Oltana (3);
mato arcivescovo turritano è in una ma da tal' anno mancano aflatto le sue
lettera di Uberto arcivescovo di Pisa memorie. In un diploma di Giovanni
scritta nei 1134 ( 1 135 indiz. Vi , stil. Sarga o Sargia vescovo di Sorres in
pisan. ), dalla qnalc si rileva ch'egli Sardegna , appartenente al 1 1 50 o al
era anteriormente insignito di questa 1153 (4), h nominato un Pietro arci-
dignità. Succedette a Vitale Tuia nel vescovo di Torres ; ma può conghiet-
governo <iella metropoli di Torres ,
fu turarsi che co.stni fosse altro prelato
chiaro per alti di pietii e di irenelicen- diverso da Pietro di Canneto (5) , mid-
rji ,
c donò generosamente al monistero
di S. Benedetto di Monte-Cassino le
di S. Manu d'Ardara , famosa per i rarìi con •
chiese di S. Giorgio di Barraci e di
ciliì che vi furono celebrati.
S. .Maria di Ennor o C/iennor. Il clero (3) Ugone vescovo di Oltana donò la chiesa
turritano e gli altri vescovi siiflraganei di S. Pietro in OUm, 11 diploma è riportato dal
MittarelK nell’Appendice agli annali camaldolesi.
riputarono lesi i diritti loro dalla ge-
(4^Ahbenchè il libro intitolato Bona Sardi-
nerosità di Pietro di Canneto ; prete- niae esistente nell’ archivio del monistero di
sero invalida tal donazione, mancando S. Michele del borgo di Pìm annoti questa

essa del cunstmiimenlo del sinedrio donazione nell’ anno iii3, e il Baroncini la
riferisca al ii34y ò però indubitato che non
ecclesiastico della basilica di S. Gavino
può appartenere fuorché al iiSo o al ii53,
di Torres ,
dalla quale erano dipen- perché v’intervenne o vi consenti Barisonc 11
denti le chiese donate, e portato Tairare re di Torres. Vcd. ATHEN (Piarao di) noi. 3.
(5) 11 Mattel ( Sard. Sac. , fol. i5o-5i ) sup-
a discussione nel concilio provinciale
ponendo che il Pirrao arcivescovo di Torres,
celebrato in Ardara (2) nel detto anno mentovato nel diploma di Giotahvi Sasga o
Saicio, sia 1* istesso Pibtbo di CaviraTO , di cui
(i) Il diploma è rìporUko dui MìtUrollì negli ai fa ricordo nei diplomi anteriori del ii36 a

annali canuildolcsl, cd ha la duU del otlubrc ii 39, né potendo conciliare la sua esistenza
1 1 13. dopo la metà del aecolo Xll colla esistenza di
luogo d’ Ardara, nominato frequente-
(a) 11 Attobb 11 e di ÀLsaaTo altri arcircscovi tbr-
mente nei diplomi del medio evo, era rantica riUni negli anni 1147 e ii64i prete a combat-
residenza dei regol» di^l'orrcc ,
i quali datavano tere 1’ opinione del Miltarelli e del Coatadoiii
gli atti del governo loro ori eattello ,
o nel che riferiscono il diploma del vescovo di Sorrra
regno t/uod ^ieitur Àrdar. Abbandonato ila easi al ti53. Però gli argomenti da lui addotti non
verso la fine del tecolo Xlll cominciarono a sono abbastanza fermi ; imperciocché Barisone
risedere nella città di Torres. 11 paese d'Ardara 11 di Torres era primogenito di Gonnarìo II
venne a perire circa quel tempo medesimo ;
cd regolo della stessa provìncia ( Ved. BARISONE
oggi esiste soltanto fra le antiche riivioe la chiesa 11 di Torrea) , e quindi Pietro regolo di Ca-
, , ,,, ,,
,

166 C AN
grado die il Vico ed altri scrittori sardi riblle ed Incgualo. Il suo colaggio, o
protraggano governo di quest’ultimo
il quello ch’egli seppe inspirnrc ue’suoi
nella sede turritaiia fino al 1155 (Ved. compagni lo salvò da una rotta certa
Fara , de reb. Sard. lib. II , fol. S16. e gli recò in mani la vittoria. Fogni)
- Gattola, Star, di Moni. Cass., parte con molta intrepidezza , e prevalendo
1, p. 156, 353, 425. - Miltar. e Costad. la disciplina de’ suoi soldati al numero
Situai. camald. , tom. Ili, fol. 152-53, ed al disordine dei barbareschi, li ob-

c ueVÌ ^ppend. col. 235 , 241 , 379. - bligò , dopo un feroce combattimento
Mansi, Sappi, ai condì, venet. - Labb., a salvarsi colla fuga nelle navi loro ,

tom. II, fol. 425. - Vico , Hist..gen. de essendo rimasi cinquanta di essi uc-
Sard. , parte VI cap. V. - Mattei ,
cisi sul campo e molti feriti. Dei sardi

Sard. sac., fol. 150, 151. - Passaraar furono morti cinque , fra ì quali Gia-
Sj'itod. diaeces. turrit. ,
pag. 136 ). copo Soggio di Sassari. Il Cano, avendo
toccato nel combattimento una gravo
GANG (Francesco), valoroso citta- ferita ,
fu costretto cedere il comando
dino sassarese vissuto nella prima metà dei forti dell’ Asinara e dell’lsola'^riaiin
del secolo XVL 11 comune di Sassari a Giacomò Boxa, genero di Serafino
di
si prevalse dell’opera sua in molti dif- di Carvia uomo potente per nascita
ficili incontri di guerre interne ed es- e per rìccliezzc , al quale poi fu sur-
terne. Nel 1527 si coprì di gloria nella rogato dal comune di Sassari Bernar-
fazione del 20 aprile sostenuta contro dino Casogia. Francesco Cano avendosi
i pirati barbareschi nell’isola dell' Asi- acquistato per tale azione la fama di
nara (antica .diiuiria). Si trovava egli eccellente guerrìcro,fu armato nel 1541
alla testa di soli cento uomini d’arme del cingolo equestre dall’ imperatore
allorché sorpreso da 400 turchi sbar- Carlo V nella città di Alghero. Appar-
cati improvvisamente in quei lidi ,
fu tenne alla stessa famiglia Angelo Cano
obbligato ad accettare una pugna ter- di Sassari , il quale rendette ai re di
Aragona importanti servigi in guerm
gliari n<Mi era suo maggior fratello , come tup" cd in pace; pcriocchc il re D. Alfonso
pone il Mattei
;
nè vi è ragione concludente
gli accordò la -baronia di Coguinas ed
per affermare che il Giot>anni Sorga , donatore
o ampUatorc della donazione di S. Nicolò di
ii castello Doria con reali privilegi del
TruUa$ , sia diverso dal Giovanni vescovo di 24 giugno 1438, e 4 aprile 1443. Co-
Sorres ebe soscrissc nel 1147 alla donazione del staiebbe in moglie Violanta , sorelli)
predetto re Gonnario 11 Quindi ai potrebbe
Francesco di Cenlelles, uno de’ piu
.

di
conghictturarc che il Pietro chiamato arcivescovo

semplicemente nel diplonu di Giovanni Sargia itlnstri baroni catalani del suo tempo
sìa diverso dal Pietro di Canneto ricordato nei dal quale comprò, nel 7 giugno 1439
diplomi anteriori , e in tal modo sarebbero con-
le ville di Muros , Ossi , Csini , lUeri
ciliate le contrarie opiuioni del valente scrittore
della Sardegna taera^ e dei dotti annalisti ca-
ed Uri ,
baro-
allora appartenenti alla
maldolesi. Nè la congbicUura mancherebbe di nia d’Osilo. (Ved. Fara, De reb. Sani.
probabilità e di valide ragioni rìsutUnli da altri
lib. IV fol. 404, 405 e 412. - Manno,
antichi diplomi }
ma noi non facciamo che ac-
Sior. di Sard. pag. 258. - Vico Uist.
cennarla , nè vogliamo entrar giudici in Unto ,

,
senno. gcn. de Sard. parL VII fui. 21, 22).

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,

CAN 167

CANO (Antomo). Nacque In Sassari Fara D» rti>. Sarà. lib. IV fol. 551-
,

negli ultimi anni del secolo XIV, ib- 55. - Vico , Hist. gen. del reyn. de
l>raccib lo stato sacerdotale e pcr- Sard., jjart. V cap. XLIII fol. 163. -
,

Soggio , id. de Ini mari, turrit. lib.


Teniie per i suoi meriti alla eminente
dignità delTepiseopalo. Fu prima par- Ili cap. X e XiV. Indie, mi. de lai
roco della Tilla di Giare ,
nel quale
473 , nnm. si ). Il Mattri tyet gU dubitato
udlzio attese con zelo alla predicazione della caiatenza di questo arciveacovo e aoapottò
,

ed alla cura delle anime ;


ipiindi fu non lenza motivo che il Pietro Antouio del
eletto abate di Saccargia, e nel 1136, Wadingo fosse una ztcaaa persona con Antonio
Cano. Noi siamo in grado di arralorare Tero-
vescovo dell’antica sede dì Bisarcio (1). dite congbictture del dotto P. Maltei colla scorta
Da questa fu promosso nel 22 ottobre di alcuni frammenti del sinodo celebrata nel

1418 alla sede arcivescovile della sua i5oi da Pranccaco Pellicer arcivescovo di Sas>
sari nell’ aula del palazzo arcivescovile dai
patria, la quale governò per molti anni
»

quali si ricava che la suddetta donazione fu falla


con fama di singolare prudenza e di da Antonio Cano arcivescovo turritano. E poi-
esimia pietà. Alfonso V re di Aragona ché ci toccò parlare di questa congregazione
sinodale tenuta dal Pellicer della quale non è
10 onorò del titolo di oratore della sua ,

menzione da veruno dei sardi scrit-


stata fatta
corte. Celebrò nel 1463 un concìlio tori ne diremo quel poco che risulta dai citati
y

provinciale, i di cui atti andarono per- frammenti il sinodo fu aperto nel marzo c
numero protrano 6no al giugno del i5oi ^ lo presiedette
duti ;
aumentò il dei canonici
Francesco archiepitcoptu elee tue t$irriianentis
e dei razionieri della chiesa lurritana, etsastarensù $ e v’ intervennero , oU;‘e i ca>
c scrisse in rime sarde un poemetto nonici e benefìciati turritani che vì sono no-

sul martirio di S. Gavino di Torres minati, molti paroci e canonici di altre diocesi,
c fra gli altri Petrus Corso canoniass et “viea^
11 quale fu stampato dopo la sua morte
quamplures olii presbiteri ,
rius Ptoracen . , et
senza data di luogo. Fu egli che donò diaconi , eubdiaconi , clerici benefìciati et non
ai frati francescani della minore osser- ben^eiati , et persoìiae ecclesiasUcae diaecetis
et provintiae turritanen. et sassàrensis in mul-
vanza la chiesa c il monistero già ab-
tiludine copiosa y
exeepto quod per diaecetim
bandonato di S. Pietro di Sirchis o Zer- othanen. et eastrens. nuUus Juit nec se co/»-
,

chts fuori delle mura di Sassari ,


la qual paruit. Nella aesaione del a3 marzo fu esami-

donazione fu poi causa di aspre contese nata la donazione di Antonio Cano presentata
nel loro Mare magnum dai frati della minore
tra i frati dello zoccolo e rarcivescovo
osservanza di Sassari ;
e i canonici e i paroci
Francesco Pellicer per riguardo agli della atessa città protestarono contro la invali-

emolumenti delle sepolture ed altri di- diti della medesima : nell’ altra del 5 maggio
si stabilirono pene (Amtro i canonici e i paroci
ritti pretesi dal. capitolo turritano ,
e
non intervenienti agli anniversarii delle rispet-
dagli altri paroci della città (2). (Ved. tive chiese ^loTO, e ti diedero alcuni provvedi-
menti contro coloro ebe non pagassero decimai
(i) Nel tempo del luo gorerno fu unito alla decimarum si commissario della santa crociata :
mitra biaMTcbierue il priorato di S .Niculò di altre tre intiere sessioni furono impiegate per
Butulc con bolla di papa Eugenio IV. minacciar prima , e poi fulminare in eflctto con-
(3)
Il Wadingo conimiae due errori nello tro il governatore di Sassari l’ interdetto eccle-
•crirere di quetta donazione }
il primo ,
cbia- siastico, ritenendo egli incarcerato un Serafino
raando la cbicM donala S, Benédtiio ìH Sert^ui Carvia chierico tonsurato. Per ora basti questo
extra muros #acerenaef ; il accondo iieiratlri- cenno di tali frammenti sinodali posseduti da
buire tal donazione a un Pier* Antonio arci- noi , dei quali ci occorrerà altrove far più lungo
Teacovo turritano ( Wading ,
tom. XIV ad ann. discorso.

Sy (jOOgl
, ,

1G8 CAN
cosas memor. de la Qiad, de Sac. - fondatore (1); legò lire sarde settanta-
l’assamar, Sinod. Dioecr.s. turrit. pag. mila, ordinando fossero messe a frullo
157. - Sisco Memor. mst., tom. Ili
,
per dotare annualmente orfane donzelle
fol. 52. - Manno Stor. di Sard. tom.
, sassaresi -, e fece altro lascio di lire
Ili pag. 525. - Mattel ,
Sard, sacr. fol. ventimila a favore dell'uiiiversità tur-
165 e 217). Vi fu un altro Antonio ritana ,
pel di cui stabilimento fu egli
('.ano o Cani diverso dal precedente. uno de’ più caldi e solleciti promotori.
Si rileva da memorie antiche che era Il collegio di educazione per la gio-
nativo di Iglesias, e che visse nella ventù studiosa fu aflidato da lui alla di-
line del secolo XVI e primi anni del rezione dei padri della compagnia di
seguente : scrisse molti allegati forensi Gesù. Morì in Sassari nel 1621 , anno
in lingua latina ,
alcuni dei quali sono medesimo della sua traslazione , la-
inserti nella raccolta pubblicata dail’A- sciando fama di prelato non meno pio
leo nel 1637, Cagliari, un voi. in-fol., che generoso. ( Ved. Cordara , Misi,
col titolo : Consilia diversorum au- soc. Jes. parL VI lib. VII fol. 384. -
,

ttorum. (Ved. Manno, Slor. di Sard. Passamar , Sinod. Dioeces. turritan.


lom. Ili pag. 475). pag. 138. - Soggio ,
l'id. ms. de los
mari, turrit., lib. Ili cap. X. - Sisco,
CANOPOLO Antonio ). Da Fran- (
Memor. mss. tom. IV fol. 33 c seg. -

eeseo Canopolo corso di nazione , ,


Matlei, Sard. sacr., fol. 168 e 251 ).

povera ma onesto uomo il quale da ,

più anni avea fenuata in Sassari la sua C.4XY (F. Nicoli)), deU’ordine di
dimora , nacque in quest’ ultima cittii S. Domenico nato in Iglesias verso
, i I

verso il 1540. S'ignora il luogo in cui 1675, e chiaro per il suo sapere in
fece i suoi studitempo in cui si ,
e il materie teologiche. Resse per più anni
sagri) presbitero. Però sappiamo che gli studi conventuali
,
prima nella sua
fu prima paroeo di Bitti ( de Bini patria e poi in Cagliari ; fu due volte
marmo), e quindi nel 1578 creato ar- provinciale del suo instituto in Sarde-
civescovo di Arborea. Resse questa gna, esaminatore sinodale della metro-
sede per ventisei anni con fama di molta poli cagliaritana ,
e qualificatore del .

dottrina e probità, e nel 1621 fu eletto santo uflizio. II P. Rrciuond afiicrma che
arcivescovo turritano. Varie iustituzioni fu valente oratore , e teologo de’ piii

da lui fatte e promosse nella sua patria distinti del suo tempo. Creato vescovo
per rincremcnto delle lettere, rendet-
tero chiaro il nome suo negli annali L’atto di fondazione di detto collegio è
(t)
della Sardegna. Introdusse in Sassari del aa gennaja 1619. Co) medesimo , riordi'
Dando il Canopolo le disposizioni che area date
la tipograOa nell’anno 1616 ,
impiegò
per lo stesa’ oggetto con precedenti aiti del 9
egregie somme per la fondazione di dicembre 1611 e 19 dicembre 1616, fondò venti
un collegio di educazione nella stessa piazze gratuite i
dodici delle <piali a favore degli

città il quale esiste ancor oggi ed alunni della diocesi di Arborea ,


una per un
, ,
chierico di Eitti, cinque per giovani saasaresi
è chiamato Canopoleno dal nome del e due per studiosi dell’ istda di Corsica ch’era
,

la sua patria d’ origine.

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•^\
<PÌ.«.V feV45t,'i’’c2;r?'©5!’.f5)

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,

CAO 169

di Bosa nel 1727 riformi) la &m diocesi CAO (Co.sTA»TiKo), Ih uomo di ski-
dagli abusi e dalle praticlic supersti- golaro pietà ,
edificò in Trastevere di
ziose che si erano radicale pcrOno nel Roma presso alla porta settiniana mt
clero, e celebrò od sinodo molto ripu- ospedale a benefizio dei poveri nati in
tato per le sane dottrine, c per le buone Sardegna c lo dotò di molti beni. Rui-
,

regole di governo che vi sono registrate. uato questo edilìzio al tempo dell’ in-
Il medesimo fu stampato ip Cagliari nel vasione di Roma (atta dal contestabile

1729 in un volume in-folio» {CitUer ,


di Borbone , i suoi beni furono appli-
en la emprenfa de S. Domìnio , por cati nel 1529 al nuovo ospizio degli
Fray Dominio Moscai). Soli otto anni spagnuoii eretto nella stessa città ,
nel
sopravvisse alla pnbblirazione di detto quale perciò i sardi ebbero frccpicnti
sinmlo perciocché la morte sua ac-
;
inqùeglii ; quindi nel principio del se-
cadde in Bosa nel A marzo 1757. (Vcd. colo XVIIl tali beni furono separati
Bremond e Bullar 0. P. tom. VAfol. 710. dolio spedale spagnnolo e consegnati
- Constif. sinod. del obis. de Bosa , fol. al nuovo governo di Sardegna.
509. - Mattel ,
Sard. sacr. fui. 205).
CAO ( Ana-stasio ) , non meno insi-
CAO (Ii.ARio), illustre sardo nato gne di Costantino nella pietà ed emulo
in Cagliari e vissuto in Roma nei primi d'ilario padre suo nel perorare presso
sei lustri del secolo XI. Lasciò di sè la corte di Roma la liberazione della
onorata memoria per Io zelo ardente , Sardegna dal giogo saraceno ,
fu ver-
con cui si adoperò presso il papa Be- satissimo nelle lettere divine ed uma-
nedetto Vili per la liberazione della ne ,
eppecò risgiiaicdato dai papi con
sua patria dal barbaro giogo dei sara- molta stima. La memoria di questi tre
ceni, e del re pirata Mi sato o Mli.skto,- sardi che fecero chiaro il nome della
il quale impadronitosi nel 1017 di quasi patria loro fu perpetuata dalTiscrizione
tutta la parte meridionale della Sarde- fatta apporre nel 1068 da Benedetto
gna , vi commetteva crndellà inaudite. Cao sulla tomba clic racchiudeva le loro
Le sollecite instanzed'llarioCao ]U'esso ceneri nella chiesa di S. Crisogono :

un papa già per se stesso inclinato a essa era del tenore seguente :

bamlir la croce contro gl' indomiti sa-


raceni , non tornarono vane narrano ;

le istorie di quei tempi , siccome Be- UIC •


nepvuTTf •

rOHATANTINVa ‘
CAO CALARITANVA
*

nedetto Vili eccitò il comune di Pisa


O’M ‘
IIILARO ’
PATRB ' ET * AElHTAOIO FRATBB '

per mezzo del vescovo d’ Ostia legato QVl * HOaPlTALE ’


PBO * SAEDlBliB ‘ riàVPBUIPVB
suo,
onde si rompesse guerra contro PVVOAPIT
evi •
CDBS • ATTEIBVIT ’
ET * CEJf*T» APPLICVIT
Musato e -, la guerra fu rotta ,
vi eb- .

DILAEI *
PBECIBVS * SAEmplAII
bero parte i genovesi ,
e sorti lieto flnc
A '
lARACCIIIt
colla piena sconfitta del re saracipo. PAPA AIEEEAEI * CTBATIT
Bario Qao ebbe due figliuoli Costan- ARAtTASlVA PVIT LITTEEAEVM
' PEE1TI»»IIIV« * *

;
rOMTlPICIEYS * CAEV« ' ET PIETaTE CLAETS ’ '

tino ed Àtanagio. EEAEOlCTIt ’ CAIVA ’


ANASTA«U '
PlLlVA
PO»MT '
ULXVm *

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, , ,,

170 CAO
( VeA Cron. ptt., all'anno 1017. - Lo- Mentre
stessa chiesa altri preziosi doni.
renz. veron., lib. IH, pag. 124, presso non era ancora cardinale perpetuò nella
Muratori Ber. ital. script. tom. VL
, chiesa di S. Crisogono la memoria del
- CiacGOnio it. rom. poni, et S. B. padre, dello zio, e dell’avo suo ( ved.
,

E. card., tom. I, tol. 418 , 419. - Vit- r art preced. ) ; dal che appare che la
torellipresse il medesimo. - Piazza sua elevazione al cardinalato fu- poste-
Op. pie di Bom. lib. 11 cap. XVL - , riore al 1068. Mori in Roma nel 1087
Fanncci Troll, delle op. pie eccles.
, , sotto il pontificalo di Vittore HI e fu
,

lib.IV , cap. X. - Manno, St. di Sard., sepolto nella suddetta sua chiesa tito-
lora. 11, pag. 174-75-76 ). lare. Annibaie e Quintilio Cao della
stessa famiglia, vendutisi chiari nella
CAO ( BENEDETro ). Figlio d'Anasta- milizia sotto i vessilli dei re di Aragona,
sio , nato in Cagliari
, e fattosi chiaro rinovarono in santa Prassede nel 1333
per sue pietose gesta sol declinare
le il monumento che ricordava le gesta
del secolo XI. Condotto ancor fanciullo del cardinale Benedetto Cao (2), il

aRoma da suo padre, il quale colti vava quale diceva io questo modo :

con lode di buon ingegno le migliori


discipline ,
fu educato da lui con assi-' I.

due premure, ed iniziato nella vìa ec- . KirtDlCrvII • PRgO« •


CARrt •

clesiastica TIT ’ MVITi • «niRI •


FBCIT
, la quale potea schiudergli
fT» * FUBTmCATV *
DOM *

il passo ai pili alti onori del sacerdozio. ÓKECUMI *


PAP« ‘
TU *

Benedetto corrispose all’aspettazione It.


ed alle cure paterne , si fece stimare tmmcTra * cao ^ calaritaxts.
ANAltTAMI
nella corte di Roma per il suo ingegno,
’ PILir*
PRESS •
CARO * TT * HTIT8 * FIERI FECIT ’

e per le eccellenti qualità dell’animo


ATB * POMTIFICATT * D *
CRECORtI
suo, e diventò in breve tempo uno dei PAP.E •
tu •

papa Gregorio VII. Fu questo


favoriti di
(3) Sopra lai moiHjmenlo erano acuite |c armi
pontefice che lo elevò alla dignità del
gmtilixie del cardinale Benedetto Cao consi-
cardinalato Sotto il Utolo di S. Prassc- stenti in una torre con due delfìni rd un» co-
de, nel qual seggio, comecbè elevato, lomba. Da ciò argomentarono alcuni scrìltorì
sardi che sant’ lUro papa fosse della famiglia
il Cao non smentì punto 1’ altezza dei ,

sarda dei Cao , perciocché m legge in Anastasio


propri! sentimenti ,
e la nobile educa- bibliotecario ch’egli donò alla basilica di San
,

zione da Ini ricevuta. La generosità Giotrani Laterano ossia BaUisterio costantinia-


con coi adomò no una torre con due delfìni di argento cd
la chiesa titolare della
una colomlia d’ oro.» cd alla chiesa di S. Lo-
dignità sua, è rammentata dagli scrittori renzo martire una torre d’argento con due
topografi diRoma cristiana imperoc- : delfìni. Ma osserTa opportunaincrite il dotto
ché sappiamo dai medesimi eh’ egli Andrea Vìttorclli ,
che ciò piutloaio proverebbe»
avere il cardinale Cao, sardo di nazione» di-
ornò di marmi il portico ed il sepolcro
segnale le anni sue sulle oblazioni di un pon-
di santa Prassede (1), e che fece alla tefice sardo ancor esso oltre cbf si (ècero
^

doni simili alle chiese ili Roma da altri pa]ù


() Nel portico e nel lepolcro di unta Prai- non sardi , come rirerìscc lo stesso Anastasio
•" leggeTano le Mgoenti ùcrìùoDÌ ripor- (
Viltorclli »
Àddiz. al Ciaccon »
tom. 1 ,
fui
Ule dal Ciacconio ; 418-19 all* ann. 1084).

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,

CAO 171
MIC * aei^TiMt.iT L’ altro ò Francesco Cao , ano dei no-
BRueniriTii • caivs * »:4i.a»itì!IT.«
bili sardi che congiurarono nel 166S
AK.V^TASII •
ni. • PAFAI» •
CARI) ’
TIT *
8 ‘
t>BAXIDtf
CRKATTA * X .• ORCO VII ' la morte di Emmanuele de los Cabos
OMIT * AH * DUM M1.XXXTII
'
matcliese di Camorassa e viceré di Sar-
QriIITILir* ET AMIIlBAL DE * CAII8

quale dopo varii accidenti
* '

degna , il
gri PRO
' RRCIRVf* ARACOTiliC * llt RARniRIA ' *

TICTORIA» * <;pRTRA * PI8AEO#


ricordati dalla storia sarda di quei tem-
CMRI88n*A8 •

CL0RI08R BEPORTARVHT ' pi, mori neU’isoletta Rossa, una delle


AP.PTI.CR%M «OC * CRRTIl.1 * *TO •
adiacenti di Sardegna, vittima del tra-
*
IRSTAVRARVRT * MIXCRXXIll
dimento di D. Jacopo Alivesi ( Vcd.
Vcd. i inonuniciili cilalt nel prece- I monwn. cìt. nell'art. llar. CostanL e
(
dente articolo d' llar. Costaol. o ÀoasL AnasL CAO. - Manno ,
Stor. di Sard.,
CAO). tom. UI, pag. 314-26-21-22. - BeJaz.
mss. degii amie, dei march, di Laconi
CAO (
Francesco ). Vi furono dne e di Cornar, ).
sardi di questo nome ,
ajnbidue nativi
di Cagliari. Il più antico ò Francesco CAO (GmoLAMo). Nacque in Cagliari
Cao, uno dei camerieri secreti di papa negli ultimi anni del secolo XVL Kicc-
Alessandro VI, il quale fu caro a quel vette la sua educazione letteraria m Ro-
pontefice e rinnovò nel 1501 nella chiesa ma dove essendo
, ,
abbracciò lo stato
di S. Crisogono in Boma i monumenti ecclesiastico. Al suo ritorno in Sarde-
che ricordavano le gloriose gesta di gna fu fatto professore di diritto nella
alcuni uomini insigni della sua famiglia, università degli stùdi ,
e quindi cano-
fra i quali il più illustre fu Bcdedctto nico nella chiesa cattedrale della sua
Cao cardinale prete di santa Chiesa (1). patria Scrisse alcuni libri di storia pa-
tria in lingua latina che doveano servire
(i) È riporlala dal Ciacconio la iacrixionc
di contiuuaaione all’opera del Fara in-
iDRrrooreR con cui FraiicpSco Cao rtcr rinno>
,
titolata Sardois , e compren-
De reb.
Tato nHla chiosa di S. Crisogono le altre già
consunte dal leinpo che ricortlavano i C»tti il- devano i fotti accaduti in Sardegna dal
lustri dei Cao i la medesima diccTR in questo 1557 Gno al 1640.1 medesimi rimasero
raotlo
inediti, e forse andarono perduti per
:

Hanrmrmorìom priori lapide vem»tateah$wnpto


sempre, poiché degli scrittori nazionali
Ì'*ronciicn9 Cajaà calaritàmts
/Uexandri yt tiuJbic.HlarhiM nessuno ne fa ricordo , ad eccezione
Geniilihu» *uie renwarii MDL del Sisco nelle sue Memor, miscellan.
Prima dì lui Aodrea Cao della stessa famiglia ms. ). Di detti libri storici del Cao fa
(
arcidiacono cagliaritano » era stato cameriere Boi^izieri , par-
onorata menzione il
segreto di papa Martino V. Lasciò un ms. sugli
uomini cKiarì della sua casata « il quale nel i8o3 lando della beata Lucia Zatrillas gen-
era poasedoto autografo da D. Pasquale Cao tildonna cagliaritana, fondatrice del ce-
canonico della cattedrale di Cagliari {\ .Compari, nobio dei servi di Maria nel villaggio
poet. per la pronioz. alla tac. porp. del card
Questo medesimo di Cuglieri. Le scritture edite del Cao
CadeUo , pag. Qi nella not. ).

Andrea Cao nd i4i4 P<^*^ Caterina di


marmorea sulla tomba di Fa- iniportaaU servìzi alla repubblica pisana. Vi fu
Pisa una lapide
brizio e di Tullio CaO) uomini chiari della sua ancora un (àioranni Cao, di cui parleremo
quali sTcano renduti io guerra altrove.
stessa casata, i

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, ,

172 CAP
sono; un'oranone sulla Pentecoste
l." contro lo genti di Nicolò Doria II re
da «1 cospetto di papa Gre-
lui recitata D. .Alfonso, volendo ricompensarlo dei
gorio XV Btentre era alunno del se-
,
suoi servigi , lo armò cavaliere nel 1 459
minario romano ;
Dti Sancii Spiritus ( Ved. Fara, De reb. Sard. ,
lib. II, fol.

adventu oratio ad SS. D. JV, Grego- 229 i


lib. IV, fol. 349. - Vico, llist.
t'iiun XV P. HI. hahita a D. Hyero- getter, del rejn. de Sdrd. , parte V ,

nimo Cao calaritano sem. rom. com>. cap. IV. - Manno, Star, di Sard., tom.

( Romae 1623 )
2.° un dramma sacro
;
11 ,
pag. 361 e seg. ;
tom. Ili p. 196 ).
,

sulla solitudine di S. Ignazio'Loyola in


Monserrato (
Roma 1623 ), il quale è CAPCXEDO ( Asdbéa )
Ved. VICO
divenuto rarissimo. Siccome gli accen- ( Pietro de ).

nati due oomponimenti furono scritti


dai Cao e mandati in luce mentr' eru CARBONI (Frai»ce.sco), valente let-
ancora scolare , non andremo errati se terato e oratore ,
ed uno dei piu tersi
'*credercmo che sotto il suo nome sia poeti latini che l’Italia abbia avnto nel
venuta in pubblico molla fatica dei suoi declinare dello scorso, e nei primi anni
maestri , massime nell’ orazione sulla del presente secolo. Nacque in Bon-
Pentecoste detta alla presenza di nn nannaro, piccola terra del capo setten-
pontefice (
Ved. Sisco , Mem. misceli. trionale della Sardegna distante da
lom. IV , fol. 6. - Cosalis ,
Diz. geog. Sassari dodici miglia italiane, nel 12
star. stai, degli slot, di Sard. voi. 111. marzo 1746. Lorenzo Carboni c Maria
pag. 184-65 ). Marongio lo allevarono con molUi di-
ligenza, e fatto adulto, lo mandarono
CAPRA ( Guascono ) ,
cittadino sas- a Sassari per appararvi i primi rudi-
sarese fattosi chiaro negli ultimi anni menti del sapere nelle pubbliche scuole
del secolo XIll per l’ onorevole mis- dei PP. della compagnia di Gesù. Nelle
sione riempiuta felicemente a vantaggio medesime studiò grammatica ed umane
della sua patria. Fu uno degli amba- lettere con tali indizi di ottimo inge-
sciatorimandati dal comune di Sassari gno, che già dimostravano l’uomo ch’ei
per trattare 1' «lleanza del comune di sarebbe stato nell’ avvenire imperoc- :

Genova, e segnò in tal qualità il famoso ché, e scioglieva con mirabile facilità i
atto di federazione del 24 marzo 1 294 ,
più intricati nodi grammaticali, e pren-
in virtù del quale Sassari si costituì in deva sommo diletto nello scrivere in
forma di repubblica alleata ed amica poesia latina, ricopiando ne’ suoi com-
della repubblica genovese. Discendeva ponimenti relcg.Tnza dei sommi m.'ie-
da lui Valentino Capra valoroso citta- stri
;
lo clic faceva con tanta franchezza,
dino sassarese che illustrò il suo nome ebe sarebbesi detto nato e cresciuto
nell’ assedio del castello di Montelco- nel consorzio delle muse romane. Le
ne ,
e nella precedente espugnazione quali doti d’ingegno unite al candore
del castello di Bonvebi , nella quale si dell’animo suo gli conciliavano l’amore
distinse per il coraggio c per la fedeltà dei precettori; amore che il Carboni
sua, militando sotto i vessilli aragonesi ricambiava con generosa gratitudine.

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e AR 173
Giovinetto d’anni diciotto, si ascrisse làltosi sacerdote, si abbandonò tutto
nel 1763 all’ordine lojolitico ,
nel allo delizie della letteratura. Nelle regie

quale attese altra volta agli studii di scuole di Alghero insegnò grammatica,
grammatica e di amena letteratura. In- e poi retloriea; colà. ideò, e recò a
segnò poi la latinità delle dassi infe- termine il suo poema de coraliis (2).
riori nelle scuole gesuitiche di Sassari; Lo stesso uffizio esercitò quindi nelle
quindi fu inaudato a Cagliari per inse- regie scuole di Cagliari, e nel 1788 fu
gnarvi la retloriea. Colà si fece ammi- nominato professore di eloquenza Ia-
rare per i snoi talenti, e soprattutto lina in quella università dal re di Sar-

per l’eccellenza sua nel poetare latina- degna Vittorio Amedeo IIL 11 Carboni
mente. Però il Berlendis ,
prefetto in corrispose in tal inq>iego all’espeUa-
quel tempo delle scuole .della compa- ziono che si avea di lui; insegnò cou
gnia di Gesù, mentre lo diceva inar- diligenza le lettere latine, ed oH’ inse-
rivabile nella purità della lingua del gnamento aggiunse moltiplici e pregiale
Lazio, si doleva di perchè mancava
lui produzioni si in verso, che in prosa,
di pazienza nel comunicare ai discepoli le quali accrebbero splendore- alla sua
i suoi concetti, e riguardava con in-
,
fama. Però ,
quanto più allo saliva
contentabilità forse eccessiva le produ- il nome suo, tanto più si addolorava
zioni latine dei giovani studiosi. Nel r invidia, temendo non arrivasse a tale
1772 diede allà luce i primi due libri altezza da non poterlo poi aggiungere

de sardoa intemperie, poema che gPi co’ suoi eolpi: quindi fu sollecita ad

fruttò la lode e l’estimazione dei dotti assalirlo colla voce e cogli scritti,

(1), e nell’anno medesimo fu mandato, accusandolo di liberi pensamenti , e


a Sassari per intraprendere il corso di tendenza alle novità peliticJie. La
degli studii lilosolìci: ma erano scorsi opuscolo pubblicato nel MDCCLXCIl
appena alcuni mesi dal suo arrivo in daU’aàale Onesimo Odolta (Qnto nome
quella città, quando venuta a compi- d’autore incerto) col titolo La divo-
mento l’abolizione della compagnia di -'pne. degli abati Matteo Maddau e
Gesù, fu costretto a rientrare nel se- Francesco Carboni , fu il precursore
colo. La nuova vita e gli amici snoi, della guerra ebe si volea muovere al-
cb'crano molti e distinti. Io consiglia- l'egregio cultore delle muse latine ,
il

rono ad applicare per alcun tempo la quale assorto intieramente nelle delizie
mente alle discipline legali, delle quali dei suoi studii, a tutt’ altro pensava
però si disgustò subito; per lo che fuorché alla tempesta che gli si adden-

sava sul capo. E, cosa incredibile! ma


(i) It conteBogino ministro famoso di Carlo pur vera, quella colpa medesinta, di
Emiuabucle III compiacquesi grandemente , die
uno dei primi frutti
cui si menava rumore contro il Carboni
della riforma letteraria ,

operala da lui nelle scuole sarde ,


fosse un poe- e rauUco suo confratello, liaspariva da
metto di tanta clcganu e purità ucitu dìaìone
latina ,
e che ne fosse autore un giovine qual
era il Carboni appena uscito dalla diseipliua (a) Fece Ictiiira di queito poemeUo neU’cMcre
acolaatica dei nuovi maeairi Ved. Maiiuo, Slvr, afcgrcgato al cullegìo di beUe-iirli uclla regia
(
di Stard., tom. Ili, pug. UDÌvci9Ìtà degli studi di Cagliar».

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,

171 C AR
ogni pagina di quell’ insulso libercolo, zato dai più celebri latinisti di quel
in cui r autore censurando la versione secolo si avvide per la prima volta
, ,

del Ritmo eucaristico, e l’accademia siccome oltremare ripulavasi eh’ egli


letteraria data dagli allievi della scuola j
sedesse in cima delta bell’arte di poe-
carboniana, versava negli animi della tare latinamente. Eppure il grand’uomo
gioventù il veleno della miscredenza era slato ignaro nè ancora si |K‘rsna- ,

(1). Pure il Catullo sardo, che tanto deva dei suo valore ; tanta modestia a
nome dovea dare alla tèrra natia, uomo tanto sapere ei eongiuogeva! e gli emuli
di pietà sincera ,
di quieto vivere ,
e suol ,
i quali aveano creduto di umi-
nemico anzi che fautore delle opinioni liarlo , riconoblJero allora che mal si
sregolate dei novatori ,
fu la vittima di guerreggia contro il genio, se creato
tal calunnia. Vero è che purgossi e che dal supremo facitore delle menti umane
rilusse più chiara la sua innocenza ;
ma per soprastnre plebe degl’iDddfU alla

disdegnoso del cimento ,


cui fu sotto- e dei pedanti. Visitò il Carboni le città
posta la sua fede , non volle più salire illustri d' Ausonia, c dovunque trovò

su quella cattedra, dalla quale erano amici ed encomiatori; nè gli amici suoi
scorsi, quasi torrenle rigeneratore della furono volgari , ma di tal tempera, che
gioventù studiosa, gl’ insegnamenti e delle glorie loro Italia tutta risuona (3).
i precetti ,
ed esule volontario ne andò I

in Italia ,
dove lo avea precorso la fama djir immortale Melchiorre Cesarotti , come ri-
onorata del nome suo. Fu io questa-" sulta da Una lettera autografi posseduta da noi

classica terra, che ricevette il Carbonf scritta nel *j


9 aprile dal Thiébaut segrc-
Uri(> perpetuo di detta accadeinia al conte di
le giuste laudi del suo merito lettera-
Vargas prcsìdeiile della inedcsinia. Il Carboni
rio ; perciocché onorato dai dotti ovun- occupò il posto lascialo vacante nella terra classe
que passava ,
ascrìtto fra i memM di dellSccademi.1 da Tommaso Val]>erga di illuso,
distinto letterato piemontese , divenuto anche
molte illustri accademie (2) ,
e carèz-
assai chiaro per le lodi U'ibutategli dairiuiinur-
talc .\Uleri ;
e fu il quarto dei pniposli cd am-
(i) Il citato oposoolo di Okmiho Odolli i messi :
altri furono Matteó Soldati profes-
gli
'

un cumulo d’ luvetiivc ,
e di ridicoloMgglui sore dibdtc lettere nel collegi di Pistoia ^
contlt> li due ex-geiuiii sardi Matteo Madau c Francesco Gemelli già professore di eloquenza
{Francesco Carboni per la versione del lìiimo nella regia università dì Sassari , Bernardo La-
et^mrùiico fatta dal primo in lìngua sarda ed viosa poeta genovese , c Audrca Zunnoni biblio-
in dialetto caglUnUno ,
e per gli endecassiUabi tecario del liceo di Paen^. Le accademie di
latini del secondo sullo stesso soggetto. Ma piCt Fossano e d’ Imola, e i* arcadica di Roma sono
particolarmente vi è preso di mira il Carboni , '

le altre alle quali il Carboni fu ascritto.


,

e 1’ accademia data dai suoi allievi nella chiesa (3) Nessuno ignora come suonino chiari iti
di santa Croce in Cagliari. <
Italia i nomi di Camillo Zampieri , di Giovanni

(a) Distiaguiaroo dalie altre le accademie ales- Battista Roberti , di Angelo Fahroiii , di Giulio
sandrina ,
bolognese ed italiana. Il segretario Cesare Cordara , di Clemente Sibiliato , di Gi-
di quest* ultima nel partecipargli la sua aggre- rolamo Ferri , di Giusi‘p|>e VernazKi , di Filip|*t>
gasione ,
gU acriveva : Jo mi congratulo colla Eixulani , di Giuseppe Solari , c di Melchiorre
accademia per CaequUio che va Jaeendo nella Cesarotti. Essi tutti furono amici del Carboni;
vostra persona del primo latinista del secolo ec. più intimo il Roberti ;
più aniiiiiralore dei suoi
Ed a lode del CarlKiui soggiungeremo che la pregk il Fabroni che dcdicogli la vita dclì*itn-
proposta di aggregarlo all* accademia italiana fu luorCale Ttrahosthi. Il Chinrtmusnti vescovo
fatta dal Solari ,
dal conte Antonio Cerali ,
c d’iiuola, lo predilìgeva cou amoic palcroo ;
e
CÀR 175
E quando ritornato ai patrii lari ,
Bes- piu libertà, comprò un poderetto, in
si'DK piccola terra finitima alla natale cui le ore quasi tutte del giorno spen-
,

di Boiinannaro, elesse per sua dimora, deva nel comporre e nel meditare (1).
snida mantenne l'amicizia per quei som- Lontimo dalle cure familiari, delle quali
mi ;
con frequenti epistolàri ricordi avea lasciato H governo a due sue so-
rinfrancandola. Non a ciò inducevalo relle ,
egli sì rimaneva negli ozi del suo
ambizione di migliore stato o altro pri- Tusculano, scrivendo agli amici, ri-

vato interesse, perciocché nei letterati spondendo ai giovani letterati che lo


amava il sapere, non il potere. Solenne richiedevano di consigli, tutto immerso
prova ei ne diede , allorquando Grego- nella lettura dei classici scrittori del

rio Barnaba Cbiaramouti , già vescovo secolo di Augusto. In tale beata vita
d’Imola ed amico suo, fatto papa sotto gli scorsero molti anni ,
nei quali non
nome di Pio VII, lo invilò ad andare a smentì mai la religione ,' la pietà, la

Roma tra i suoi familiari ,


proflercndo- santità del suo ministero. Però nella pri-
gli l’orrevole carico di segretario pon- mavera del 1817 tocco da febbre per-
tificio delle epistole latine. Chi non niciosa, che lo molustògravemeute per
avrebbe ambito di occupare un posto più giorni, si avvide essere già maturo
di tanta importanza , in cui laminosa-
mente risplcndettero i Bembi ed i Sa- (i) Il Carboni ebb« ,
come tutti i poeti, la
SUB selva e il suo fonte prediletto » presso it
DOLETi? Pure Carboni inebriato dalla ;

il ,
quale inspirato dalle nuee cànUva gli ozi beali
dolcezza delle lettere ,
e dalla tran- della viti campestre, L’ epigramma eh’ egli in-
quillità del privato vivere, noo^si lasciò titolò De fonte Nigelli / è uno dei pio belli ebe
uscissero dalla sua penna lo riportiamo per
smuovere da tale invito , e rendute :

intiero ,
acciò qualunque non conosca le opero
grazie quante si poteano al supremo delC^rbon^ veda il modo suo di poetare.
gerarca , rimase nel pacifico stato della
Sic libi hamadrjradum quaecumque his
aurea mediocrità. Visse cosi il restante praesidei agris ,

dei suoi giorni , scrivendo c poetando Et quawumque sub hoc fiumine nympha
Ialinamente: e perchè potesse farlo con laiet y

Sic faveat semper y


frondente sub arbore y

nec le
Laedant tempora sicea canis ,
aestivi
4<)(tiiDOstrollO| allorché fu assuntoci pontificato
Il iUbiliato icriveva al Carboni; ellaviettem*-
O ductus qui vertice moniis
fftns aèrei
Laberis undisono laeta, per arva pede.
rùnmentt annoverala tra i più emendati e tersi
plurima te eircum ramis feticibus arbor
scrittori detv età nostra ,
ette in Zampieri ,
in
Creseit et umbriferas expUcat usque comas.
V'erri f e poco fa in J^igtiore perdette assai. .

Dine (ecum ntusae gaudent mutare lycaeum


MarsÀale ebbe a dire in sinistro senso che vi ,

Phaebus et aonium deserit ipig nemus :


era la Sardegna in messo a Tivoli ; io dirò
eh* è la Sardegna in mesto al Tevere ec. L’
Cum quibus et nos aeslivtsm laenire calorem
Su€$cimus.y atque tibi fiorea seria damus;
culaiii diceTagU : ella meritava di vivere ai
FaHintus aut vacuar studio venatibus horas
tempi di disgusto e di Mecenate. E il Roberti ,

Sive agiles nulla ducimus arte choros.


nel tuo aureo liliro della probità naturale lasciò
Urbis ameni olii spectacula : dulcia divi
scritto: oltt't ad altre composizioni varie y un
ilaec mdti deni cunctis olia temporibus.
poemetto in versi castigatissimi delCab. Cai>
BORI , ben significò quanto ivi ( ini Sardegna ) Questo epigramma può essere paragonato per
si pregi la puiità di Lucrezio e t armonia dt la sua elegante scmpUciU ai più delicati versi
l'irgilio. / di Catullo.

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,, ,

176 CAR
il momento di stia partita ; quindi ctiin- al ricoglitore ,
c da on breve commen-
mati i conforti della religione ,
e questi tario sulla vita e scritti carboniaui or-

ricevuti con ammirabile serenità d’ani- dinato con molta sensatezza dal cano-
mo , cessò di vivere nel 22 aprile di nico Einmanuelc Marongio. Nulla me-
quell'anno medesimo in età d'anni 71 desima sono compresi i Faleuci latluf,

un mese e giorni ^eci. Le sue spoglie^' i De Sardoa intemperie De


poemetti ,

mortali furono sepolte nella parroe- Coralliis(ì), De eilremaChristicoena


cbiale chiesa di S. Martino in Bessude ; e De corde Jesu (3) ; le poesie sulla
modesta è la tomba che le racchinde ;
Eucaristia e sul Ritmo eucaristico at-
ma il nome deil’ nomo che le informò tribuito a S. Toqimaso (F Aquino (4);

e che vi sta scolpito per mano degli gli cpigrammlcgliendccassillabi scritti

amici suoi ,
mantiene viva in esso una dairautorein tempi diversi, alcuni dei
dellememorie più illustri dulia Sarde- quali non erano stati pubblicati per lo
gna. Sono molte le produzioni edite inuanzi; le orazioni Ialine De sardorum
del suo ingegno; non minori le inedite
e le perdute; fra queste mancò alla (a) I poemi de Sardoa intemperie et de Co*
ralla» sono scritti io versi esametri quello è
gloria delle lettere latine un poema in
:

diviso in tre libri »


due dei qu«li furono BUm-
verso eroico scritto per Napoleone Bo- pati in Ca^liarì nel 1773 , • poi tutti tre in-
naparte allorquando quell’ eroe delle sieme colla traduzione in versi italiani ilei cav.
,
Giacomo Pinna nel 17^4 Sassari: questo »i
battaglie ridonava alla Francia la reli-
rompone di due soli libri: fu prima atainpato
gione bandita dairaoarchia; perciocché in Cagliari^el S780 ,
c poi ristampato iu Ge-
fu arso da lui quando vide il suo pro- nova nel «olla tr^u/ione italiana del ca-
nonico Raimondo Valle. Del poemetto sopra i
tagonista volgere insoknte le anni con-
Coralli sinrive il Cibrario (, A oliste sulla stor,
tro mansueto vicario di G. Cristo. Xe
il
dei Princ. di Sa%». , pag. 133-23 } , eh* è degno
altresue poesie furono pubblicate in di essere paragonato coi più^Jetici la*>ori del
variitempi , e ristami>ate piu volte :
Fracastoro e del Fida*
(3) ]l poema de extrema Chriati coena fu
recentemente le strinse in un volume prima ataropato in Cagliari nel I7b4i c poi
e pubblicolle valente letterato sardo ristampato in Genova nel 1803 colla traduzione

( 1 ) col
seguente titolo Sdectiora t ran
:
Giuseppe Dclilala
in versi italiani falla dal cav.
di Alghero. L* altro poemetto de Corde Jesu
cisci Carbonii carmina nane primum
è stato per la prima volta pubblicato in Cagliari
in unum collecta,opus cum latinis ora- nel 17^4*
tionibus de sardorum literatuta ( Ca- Le Effemeridi romane nel dar ragguaglio
(4)
degli endccassillabi del nostro Carboni mila
roli 1834, un voi. in 4 .” ). La raccolta
Eucaristia (niitn 3o» 1783 361ugl. ,
pag 238),
ò corredata dalle solenni tcslimoiiianze li paragonano* coi versi eatulliaoì , c scrivono
di lode fatte al Carboni da [tarccchi il- fra le altre lodi che Catullo cristiano non
;

lustri letterati e giornalisti italiani da avrebbe potuto esprimersi diversamente. Se ne


;
fecero tre edizioni la prima ò di Cagliari nel
:

due epistole latino di Stanislao Caboni seconda di Torino


la e la terza pari-
1781 ; ;

menti di Torino nel 1784. (^lest* ultima fu Jc-


(i) Il canonico della cattedrale di Sauarì dicaU dall* autore a D. Bt'riianlinu Pcs MJfP't
c-viv. D. Einnaanucic Maron^io, boiicincrito della «ardo ilkistrc per natali ,
e cuKoro diligente
Mrdii letteratura per ((li eruditi coininenUrii delle lettere latine ,
di eui il Ferri scriveva al
tulle PisioU di 6. Gregorio AL da lui dati alla Carboni : tvie et Bernardino tuo ,
tma nostro ^

luce. f/ui tam lutine scribit j


salutem multam a me»

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, , > ,

C A K 177

hiuraturn , e l' elogio funebre ilell' ab. gli clidccassillabi. avea gran
Il ('.ai'boni

Angelo Bcrleudia ,
scritti dal Carboni fantasia poetica suo criterio era
;
il

mentr'era professore di eloquenza nella perfetto ,


la memoria prodigiosa con :

regia università cagliaritana. Di tanti c questa si rendette padrone di lutti i


sì svariati componimenti non si pub tesori della lingua latina: perciò i suol
fare un'analisi compiuta, onde {tortarne versisono elegantissimi e quasi inimi-
esatto giudizio però dei poemi cre-
: tabiliper le grazie dello stile. Le muse
diamo il migliore «|uello sulla intem- italiche ebbe in pregio , ma esse non

ficrie.-, d^gli epigrammi, quelli in lode ’


amarono lui quanto egli amulle. Acer-
di Napoleone, dcirammiraglio Nelson, bamente giudicò delle sue poesie ita-
lidia repubblica Ligure ,
e dell'Angioy liane chi ,
disse die dovriano essere

(1); e di tutte le altre poesie latine condannate a perpetua oblivione; per-


ciocché se non brillano per sublimità
(•) \cll*urtirolo AN(ilOY a1i)>iamo riporLito
d’estro ,
per novità d'immagini , o |>er
rt’pigramnia »crilto in lo<lc di lui dal Carboni:
non sarà discaro ai lettori clic qui riportiamo veneri di, lingua ,
sono però di uua
gli altri tre por la rcpabblica ligure , per Na- semplicità che le può far stare al pari
|i4»loone e por telson y dai quali sì trac argo-
delle poesie di tanti altri rimatori ita-
im'iitu (>cr aficriuarc clic 1* autore n.on fu nò
repubblicano, nò napoleonico , coinè lo calun* liani dello sutirso secolo: {leccano, è
iiiaruno i ucinici suoi , ma solamente poeta am- vero, di soverchie leziosaggini, e tal-
miratore cd encoimalorc di lotte le m>rta '
di volta di ghiribizzi arcadici ma era
'' ;
eroismo.
• I. Db RbP. Ao JoSRr|l^lt
queste il peccalo universale che infet-

At’BiAM BlI’tiOrM mi'CEM. tava la poesia del suo tempo, nò dopo


imptfria imp^riis,
rrgith regna , urbihus nrit-i il Frugoni mancò la genìa dei vali i
,
Mitt'cns Jum
terra Murs fremii aique mari ,
quali dicendosi inspirati dalle muse
Vrbs regina ira» fera in arma nienlum
HiJtt
y
bellnm quis fiu'or e^it ? aii.
et in ebbero più cura dello rime eòe dei
tpsa i^ganteos eie risii lujMler ansui concetti. Portiamo quindi opinione die
Heìn jttita invita veait ad arma manxi.
i versi italiani del Carboni non .deb-
.

Il Ad
HiACISTHI M TtrKRUHLM TArsiRBirsiiiii
A9TMT1TBU, Db NAtHlUtOSB clC.
I

bano aversi totalmente in dispregio


|

ludiiperxitoritm dotnitorem inapina parentem c che fra i medesimi ve ne siano


(:2) ,
ìndepiuraiis regibus exciJia ,

(*ui *ua virtori .Insonides jant sceptra merenti (‘a) Le piinripali poesìe ilsiHane del Carboni

yratteigeuae ante pedes \ant piìiuere sua , sono le seguenti : I. La sanità dei letterati y
Mireiur •fuivis /tira dare jtu'a , daturum poemetto in versi sciolti , di cui si fecero tre
Mifx Tunai y ac Tìuimesi mosque Uary silw- edizluui la prima è del 1774
: dedi-
y

itidis cala (lair autore al teologo Francesco Demurtas


Tu liil mirevis qui Moiri Ih acmthe minoi'tm rettore di Ploagbc la seconda del 1777 in Tu-
;
, , y

Liio semidrum ^aup<»le*nia Jove. rino dndicaU al cav. D. Giuseppe Aragonez ;


111. Ad Nbt.SONKM. la terza d* anno incertoin Livoriib ;
II. Sonetti
i'entimauutn vir sumnie y Gj gen cum truJere anncreoniici dedicati alla coutessa Valenza Ra-
y

cario dicati. Se ne fecero due edizioni : la prima è


Poséis y
quis libi non pareat unimano ? di Torino nel >774 t la seconda del PiaUoli in
Luevtsm jura mari dtiiUt-my MtUtque tremeuj.ini Sassari nel 1770. 111 Poesie italiane e latine.

isequana cuplivù non iierealur aquis ? messe in luce dal dullure Gio. Andrea Carboni
**
Jluec bure domùis reguai domttui'ibui delF autore. Sassari 1774 t per (iiiiseppc
fratello
y

una Piattoli. Voi. I in 4 -*’ IV La coltivazione della


DfxUra cui sese conferai iosa Juvu. 1
rosa. Sa.i6aii 1776.
l ol. I I

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,

178 CAR
alcutir, i quali nvl presente splendore lateologia e la giurisprudenza: però
della poetica Eredità tramandataci da neppur queste mancano -di eleganza di
Dante e dal Petrarca, possono essere stile e di nobiltìi di concetti ,
e nelle
lotti con -piacere (1). Delle onuioni medesime riluce soprattutto quell’ infl-
latine ,
la piii latina è quella in lode uito amore, da cui il Carboni era com-
di Angelo Berlendis, in cui traspare preso verso la sua patria. Tradusse
mirabilmente l’ anima appassionata e ancora il nostro poeta le Egloghe mi-
riconoscente del Carboni Terso il sno litari del Curdara versi esametri Ia-m
antico maestro: più utili la quarta e la lini, celandosi sotto il nomo étNwldo
quinta, colle quali eccitaudo i giovani udfronio (2) ;
pubblicò con nitida
alle studio delle lettere ,
propone la edizione il Tobia, ossia il poema sul-
eloquenza come una delle arti che deg- l’educazione del conte Camillo Zam-
giono essere coltivate con ispeciale pieri, intitolandolo al principe Filippo
amore « e la formazione di un’accade- Ercolani ,
onor di Bologna c d’Italia
mia letteraria qual mezzo potentissimo
per accendere gl’ ingegni a nobile emu- (3) Sono discordi i bibliofili sul vero autore
della traduzione latinadelle Egloghe militari
lazione di Siipere. Le altre due sulla
del Cordara. Il Carrara
( Diuon, degli uom,
letteratura sarda sono meglio transunti illustri
)
Luigi Maria BuccbcUi ( Pit. del Cor-
,

storici che orazioni,- perciocché ver- dara, stamp. in Venez. nel iSo4)» e Mauro
Boni Pref. al tom. IV delle opere del Cord. )
sano sul nudo ricordo dei sardi, i qaali (
aflcrmano ,
essere tal versione dello stesso Cor-
nei tre secoli che precedettero a que- da m ^i^ndo in conferma tre lettere da lui
,

sto hostro- coltivarono con successo scritte air erudito Francesco Cancellieri. £ il

n Caballcro ( Bibliot. script. Soc. Jes. ) , U quale


avea scritto che il traduttore di tali egloghe era

(i) Ecco uno squarcio di una sua anacrcon> il Carboni , ritrattò poi la 8ua.opinionc , dicen»
tica j»cr il SS. Natale. Le parole sono messe dolc tradotte dal Cbrdara medesimo. Pure il
in bocca delle f^irià del Cristianesimo. chiarissimo Saverio Maitei fece pubblicare in
O dì felice ! Napoli la suddetta traduzione col none di Fran-
Liete diccano , cesco Carboni , al quale ancor noi Pattribiiia-
Qual nova grazia mo. Forse andremo errati ; ma ebe il Cordara
1 campi spirano non sia veramente il traduttóre latino delle sue
£ i fior per tc ! egloghe italiane , si argomenta chiaramente dalle
Ogni pendice prime ed ultime parole di A’iWhfo Ajronio
Di nuovo aumentasi nell* Avviso ai lettori : Italas viri cl. Jutii
" Unor , più lìmpidi Caesarit Cordarae eclogas latine redditurus ,
1 fonti movono non veHfum verbo curari interpres Jidus. Ali-
L’argenteo piè. ifuid scilicei addidi de meo..... IHe ( Cordara )
To , r aspettato me probet aureus latinitatis cuUor, cujus senta
Da tutti i secoli ,
^ Intinis , ut potai , Jormulis expressi pauUo
fbrtento al cupido fìdentior. Poco modestamente di sè avrebbe
Guardo degli uomini sentito il Cordara , che pure era modestissimo ,
Esponi alfìn \ se tali parole avesse scrìtte del proprio valore
£ al basso staio , nelcomporre latinamente. £ se questo non fosse
In cui giaceasi un argomento per attribuire la suddetta tradu-
Dolente e mìsero ^ zione al Carboni anzi che al Cordara medesimo ,

Pria P uman genere nc andrebbe di peggio o 1’ umiltà di ^lest' ul-


Tu arrechi fin cc. limo, o anche la sincerità al cospetto del pub-
Casso.v. , Poes. ital .
, p. blico lelUrariu.

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, , ,,,,

('
A R 179

(Cagliari, nella Stamperia Reale 1778, meno di quello clic gli veniva dall'al-
uii vul. iu-4.° grande), e diede alla tezza del proprio ingegno. La religio-
luce alcune poesie latina del Roberti ne , che venerò sempre gl’ inspirò la ,

(t^liari 1780) , e le elegie di Kran- maggior parte delle sue poesie ; aman-
cesco Maria Zaaotti in laudem D. M, tissimo deirinstituto, cui crasi ascrìtto
/ (ediz. unica). Le poesie latine del nella giovinezza, allorché Pio VII reiii-
('.arboni furono avidamente lette ed en- tegrollo ,
desiderò di rientrarvi , ina
comiate in Italia ;^nr.i taluno dei poeti vecchio e impotente mori prima che
italiani reputato al suo tempo fra i mi- potesse soddisfare all'ardenza della pia
gliori ricopiò nelle sue rime alcuni dei brama. Fu di carattere ingenuo , d’ani-
concetti espressi latinamente da lui con mo facile e mansueto, disiuteressato
molta eleganza: tale fu, per tacer d'al- compa.ssionevole, generoso. Di corpo,
tri Clemente Rondi , il di^ui sonetto
,
nò grande nò breve oltre l’onesto, avea
{ler nozze che comincia Gnor degli
,
: ilare il viso , ampia la fronte , e gli
orti una vermiglia rosa ec. , è una occhi sci'ntiUanli del fuoco che urdc-
vera traduzione del dilicato cndecas- vagli nella mente. Della sua persona
sillabo carboniano per lo nozze del fece questo ritrailo il Zampieri in ele-
conte di Brusasco con Paola Fansson gante epigramma latino: e quando il
dei marchesi di Clavenzana: Rosam bulino italico ritraeva ,
lui vivente , la
comparo liliumqsie tponsis ec. La vita immagine sua, la giusta laude dei coe-
di Francesco Carboni fu limpida e glo- tanei facea incidere a piò della mede-
riosa: tentata nel suo principio dagli sima queste parole : doctàe Sardi niao
avversi colpi di fortuna ,
gli scorse poi deciisnovellami libero dettato del Ro-
.sempre lieta e contenta, perche , onorevole al Carboni e alla Sar-
ritrat- berti
U)si in tempo dai pubblici negozi , ei degna ( Vcd. Carb., Select. carm. 1834,
la consacrò tutta alla coltura delle let- 3 lino a 40, 43, 50 , 53,
fascia teli, pag.
tere. Ebbe in patria i nemici; ma li 56, 58, 65, 68,78, 91,137,153-54,
oppresse tutti colla grandezza del nome e nel fascic. Ili, pag. 3, 35, 42, 55,
suo ebbe amici molti in Sardegna e
; 67 ; fascic. IV e V', pag. 11 , SO, 81, 35,
in Italia (1)
;
e fu amato e li amò tutti 36, 38, 4fr, 4i, 55, 57, 78, 81, 83,
con caldissimo amore. Meritò gli onori, 104 ; fase. M
pag. 3 c seg. , pag. 27
,

ma ricusolli (2) nou ambizioso nem- ,


38, 55, 72, 83. - Beri., Poes., toin. I,
\
pag. 98. - Rondi , Poes., tom. Il , pag.
(i) Oltre gli aeceaDali più lopra, furono amici
168. - Butta, Star. d'Ital. coiitin. del
del Carboni Gtoaiini Anlooto Cosmi , Alberto
Maria Solinaa y Faustino e Lodovico Badie , dt> Guicciard. ,
tom. X, p.ag. 93, - Manno,
stinti letterati sardi , e fra gli esterni il Bcr- Star, di Sard. tom. IV , fteg. 319-20.
Icndis Mazzarì Zaccaria, Guiducci,
,
il ,
il il
- Cosseddu, De laudib. acad. calar,,
il Giovenatzi ,
e la famosa letterata bolognese
(«lotilde Tambroai. Rimangono inedite le lettere
pag. 35 , 53 e nella nota 36. - Zam-
:

familiari latine scritte da Km addetti amici suoi. pieri , Poes. ital. e lat. e nel Tobia
(a) Non pertanto non potè ricusare la citta-
Iclt. dedic. - Galloni Riir. poet. star.
,
dinanza ed' Imola fattagli offrire dal conte Ca-
|

[). 29 flu 33, - Cordata ,


Eglog. mi Ut.
luillo Zaaipierì , e da Gregorio Barnaba Cbia-
Ediz. di Cogl
j

raiiionli allora vescovo dì 4uclla cilU. ! ,


p.vg. 35. - Caballcro

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, ,

180 C AR
JtiblLot. script, soc. Jes. , supplem. 1, collegio fuudulo dal cardinale .Ubornoz
pag. 121 ;
supplem. U, pag. 21 , 22. - per gU spagnuoli, tra i qtiali erano
Robert ,
Poes. lat. c nel Prob. naiur. sempre annoverati i sardi. Fioriva in
lutroduz. ). quel tcffifm l’università di Bologna per
fama di professori eceellonti in ogni
CARCASSONA (
A:<ton’ Angelo ) parte dcU’aimano sapere, e vi accorre-
dolio ghirecOnsulto sardo ,
nato in vano da tutta Europa giovani studiosi: i

Alghero (1) nel principio del secolo nè itCarcassona fuiSsolo sardo,il quale
deeimosesto. S’ignora quali fossero i vi si recasse per amore dell^ ottime
suoi genitori ,
e i primi sludii fatti discipline : altri ancora , mossi da po-
da ini: però dadl'opera sua, di cui par- tente stimolo di erudirsi , vi accorsero
leremo in appresso , si ricava eh’ egli solleciti in queil’ istesso correr di- tem-
apprese nella sua patria i rudimenti pi, fra i qu^M [ler dirne d’alcuni, furono
grammaticali e le umane lettere , e che Gavino Sugner, Gavino Sambigucci, c
studiò in Cagliari la lilosoGa peripate- poco appresso Giovanni Francesco
Dimorò in detta città per qualche
tica. Fara, ingegni splendidissimi che ono-
tempo, dove attese a coltivare la giu- rarono la pai ria loro (4). Ascoltò Àu-
risprudenza (3)v ma difettando l'isola ton’Angclo le dotte lezioni di Mariano
<li buoni maestri e di pubbliche scuole Socino il giovane, il quale occupava
d'insegnamento, si ttasferì in Italia nello studio bolognese la prima cattedra
\erso il'ló'iO, onde appararvi meglio di diritto civile , e colla dottrina degli
la scienza del diritto. Bologna fu la insegnamenti, e colle valorose scrit-
città ch’ei scelse per la sua dimora, e ture legali empieva l’Italia della fama
vi ebbe onorata e comoda stanza nei del nome suo. Giovossi mirabilmente
il Caroassona dei precetti dì tanto mae-
Sebbene irCaroassona acììc ^dJizioni ìii
(i) stro e nell’emulazione del tirocìnio
,
rommefitarit «li GiaBoae del Maino sul titolo
scolastico concorrendo con inlìnìti gio-
de Àctionibut si qualifìchi gciicralinentc sardo
con questa rubrica: Ànt. dng Carcanona $ar- vani di vario paese all’acquisto di so-
(liu , tuttavìa è indibitato ebe nacque in Al* lide cognizioni nella romana giurispru-
filerò mentre in un luogo delle citate sue
,
denza, diventò in breve tempo uno
otldizioni nomina spccialiiicntc la sua patria ^
scrivendo et aaeptus promittuntur ampUores
:
degli scolari piu eeccllenti che uscis-
dotea... . uL vidi in ciuitate nostra Algherii sero dalla scuola del dotto professore
Vcd. op. cit fol. 3^0 )-
( ,
sanese. Sostenne in Bologna replicati
(a) Tuttavia si può conghietlurarc cb* egli
fosse o figlio f o fratello di Bernanlo Carcas* pubblici esperimenti (5), nei quali fece
aona cilUdino algbercsc , il quale fu armato
«Mvalicrc dall**Ìrapcratore Carlo V nel 1637. (4) Ved. il Discorso proUiDinarc, c gli articoli
Da Bernardo dUccodevano gli autiebi marchesi FARA SAMBIGUCCI, , SUGNER.
di S Saverio 5 j Dei medesimi fa frequente ricordo il Car*
(

( 3) Ciò si rileva da un altro luogo della citata cassona nell’ opera de Actionibus ma spcciul-
;
opera ( pag- 397 ) ,
in cui parlando l’ antorc monlc d’ uno jicl quale argomentarono contro
,

della pro<(uzionc dogli inslnimenti da farsi nei di lui lo stesso rettore dclP università e del
giutlizi civili,dopo la citazione, soggiunge: collegio degli spagnuoli in Bologna , e dotto
ptrmt vidi saepiut practicuii in curia illustrisi giovane romano: Hanc opinùmeni egu Hounniac
simi pnt-regis regni Surdiniae. dispulandit substirnsi puhLce ,
et Jiùt mihi a

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, , ,

C AR 181

mostra bellissima del proprio ingegno, è arricchita dei trattati di Giovanni


difendendo talvolta opinioni difficili e Crìspo Montano, di Adamanzio Dionisio,
nnove, ed allontanandosi dalle sentenze del Piacentino, e di Ludovico Gomez
dei precedenti scrittori di diritto, die- snllo stesso titolo. La terza è parimenti
tro i quali ai correva dai più con cieca di Venezia nel 1582 (un voi. in-fol.); e
servilità.Ma la maggior prova data da la quarta di Franefort nel 1609 (un voi.
lui del suo valore nelle discipline le- in-fol.). Le addizioni del Carcassona

gali allorquando prcndoudo a illu-


,
fu sono distinte dalle altre con un * e ,

strare t commentarli dèi famoso Gia- sottoscritte nella fine, 0 colla semplice
sone del Maino sul titolo giustinianeo parola Sardus , o con queste altre :

De àctionibus già postillati da Bene- Anta. Ange. Carcassona sardus. Le


detto di Vada ,
accrebbe quell’aureo medesime sono scritte con molto acu-
libro di tanta recondita peregrina me ,
e con profonda cognizione del
giurisprudenza, che nulla più lasciò a diritto ,
per lo che si vede spesso
desiderarsi in tal rispetto dai cultori l’autore allontanarsi dalle opinioni già
della sapienza delle leggi romane. Di ricevute degl’interpreti che lo prece-
questa illustrazione 0 nuovo eommen- dettero ,
e sostenere con mirabile c
tario del Carcassona si fecero quattro felice ardimento tesi e sentenze allatto
edizioni, le quali sono oggi divenute nuove; però non va mai disgiunta dalle
aarissime. la prima fu fatta in Lione'^ sue osservazioni la modestia ; percioc-
nel 1556 -col titolo ^ Lectura super ché, dopo aver combattuto le opinioni
titulo de uiotionibus in Institutiones contrarie, e stabilito la propria con
Jiutinianiemendata per Antoni um
,
saldezza di monumenti e di ragioni
Angelum Carcassonam sardun. Item termina quasi sempre per protestare
termini actionum, per Joann. Crispum la sua arrendevolezza al giudizio dei
Montanum (nn voi. in fol.), la quale migliori: esemplo raro di moderazione
è dedicata datl’autore suo maestro al negli scrittori, massime in quelli di
Mariano Socino. Ijy seconda è del 1 574 diritto ,
usi ad armeggiare per le leggi
pubblicata in Venera coi tipi di Fran- e colle leggi e in mala voce d’uomini
,

cesco ~e Gaspare Bindoni sotto diverso e cavillosi. Ricorda il


irritabili, tenaci

titolo: De actionibus. ì'ituias Insti tu- Carcassona in moltissime di queste


tionum Justtniani ect. commentariis V. note il nome di Socino, da cui egli
Jasonis Majmi exceltentissimi Juris aveva imparato la giurisprudenza ,
e
Interprelis ,
ejusdentque additionibus commenda il sapere di lui, e la va-
et D. Benedicti de
apestillis adis stità dell’ingegno suo: rammenta .an-
fórosemproniensis , et a D. Antonio cora e cita in molti luoghi uii’allva
,

Carcassona sartia auctis etc., un voi. opera legale, ch’egli medesimo aveva
in-fol. ) (1). Questa seconda edizione .scritto sulla materia civile, dei dritti
e azioni derivanti dallo scioglimeitto
maf^nijìco tane uniyteniiatit el coHegii hìspa-
tiontm ì eciore , ac a quodam doctissimo scho~ (t) Da qncsU edizione sono ricavate le cita-

Iftve romano areumenlatum ( Veti. oi>. cit. , zioni dei vari! luoghi delF opera del Carcassona
fol 3i4) l'c^ièlrali; in (jticst’ ai iìcolo.

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, .

182 C AR
del matrimonio. In quale perù non 23. - Massaia', Dissert. sul progr. delle
pervenne sino a noi (1). Considerate scienze in Sard, ,
pag. 11. - Manno ,

in complesso le addizioni del Carcas- Star, de Sarà., tom. IH, pàg. 475.).
sona sono pregevoli assai per la dot-
,

trina , poco per lo stile imperocché : CARDELLO (Andrea). Ved. PENO


egli ne fu slmeumnte anzi clw no, come (Pietro de).
tutti quasi t postillatori ; si diffonde
talvolta più che conveircbbesi nel pro- CARICA (Pietro), valoroso sardo,
durre, illostrare ,
o accennare le leg^i il quale nel 1i^2 militò onoratamente
ora favorevoli, ora contrarie sopra nno sotto i vessilli aragonesi nelln guerra
stesso argomento ,
dal che ne deriva napoletana. L’intrepidezza da lui dimo-
altro danno in chi legge, la dubbiezza ; strata nei più ardili cimenti delle bat-

e se noi disse per ferire la ingorda taglie gli iHaritò il privilegio di gene-
genia dei legulej e dei curiali, da un rosità di cui OnoroUo Alfonso V re di
luogo di dette note ne avremmo cer- Aragona, armandolo cavaliere. Discen-
tezza ch'egli, nello studio delle leggi, deva da Ini Giovanni Cariga cittadino
meglio che alla- gloria intendesse al sassarese , il quale , come afferma il
guadagno (2). Non abbiamo di lui altre Fara , fu chiaro per virtù bellica , per
notizie, e s’ignora il luogo e il tempo umanità di costumi e per«agadlà di
di sita morte. Non bisogna confonderlo mente. Nel 1541 il comune di Sassaai
I

con un altro Anton’AngcIo Carcassona lo inviò olla citIS di Algliero per osse-
giureconsulto sardo, di coi si hanno tre quiare l’impcralore' Carlo V che aveva
allegati forensi stampati in Cagliari nel colà apiurodàto con poderosa flotta de-
1589, 1593 e 1697 Ved. Carcassona stinata aH'espugnazione di Algeri in
(
Op. cit. fol. 5 , 46
112 , 157 179 , ,
Africa. Poi nel 1556 ebbe -H .comaiulo
193,203, 208, 267,268, 270, 289, supremo di tutta la cavalleria logudo-
297, 312, 514, 318. - Fabroni, Star, rese , colla quale scorse i Ktorali di
dell’ A
cead. pisana , tom. I , parto II Sorso ed altri luoghi dell’isola ,
onde
cap. VI, pag. 259 in not. - Simon, Let. accorrere soUecit^in difesa delle altre
sopra i celeb. giuresc. tard. ,
pag. 22, genti d’arme che la città di Sassari
aveva inviato ai lidi di Gallura per im-
pediae lo sbarco de’ turchi costoro :
,
(i) La medcsinisi era nn oommentario sun.i dopo aver inutilmcute tentalo l’espu-
legge prima fl*. toluto Matrimonio. Kc parla spe-
gnazione di Calvi e di Bastia in Cor-
cialmente al fol. a 68 ,
^ 70 , e la chianin
ripetitione ( repetitionem ) , Io cKe equivale ari sica, minacciavano d’invadere la parte
illustrasione era già cnmposta- allorché chio- settentrionale della Sardegna.
( Ved.
;

sava il Maino sulle azioni^ e prometteva allora


Fara, De reb. Sard., lib. IV, foLSóO
di darla tosto alla luce. ,

(a) Chiosando il Maino nel luogo , in eni


412 e 415. - Cossu,, iPopzie di Sas.s.
riporta te varie opinioni degli interpreti sulla cap. XI. - Manno, Stor. di Sard. tom.
divisione delle azioni ecco come il Carcassona
,
Ili, pag. 555 371-72).
si esprime : t«neas npinioaem quam volueris ;
quia hujuimofii diteeptatio non est de pane
quaeretuhi (
Carcass. op, cit. ,
fol. 3i3). CARNICER (Francf..<!oo) , cittadino

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,

CAR 183
ctigiiariUno ,
cke fu segretario del co- nati consulti o responsi ieg.vli ,
scrisse
mune della sua patria. Scrisse in idioma un opuscolo sul primato dell’ arcive-
castigliano la relazione del voto e del scovo di Cagliari ( Breve diteurso del
sacramento fatto nel 1632 dalle corti primado de ^erdena y Cor^ega en
di Sardegna per difendere la Conce- favor de-l arqopispo de Caller, un voi.
zione immacolata'di M. V., e -la fece di in-4.“), stampalo in Madrid nel 1616,
pubblica ragione nell’anno medesimo : il quale è anzi una diatriba, che una
essa ba per titolo : Pubblico t'oto
y dimostrazione contro la citth rivale di
jufamento en favor tta la puri stima Sassari. Morì
il Carnicer nella sua patria

concepeion eie la Virgen ec. Eu Caller. addi 7 novembre 1636 (V’ed. Consult.
Por Bariholome Gobetti 1632 (un voi. ed alleg.for., un tom. in-fol. - Desart,
in 4.°). L’autore la dedicò a D. Gaspare Cap. cur. reyn. Sarde, fol. 553).
Prietu vescovo di Alghero •'presidente
del regno: alla medesima va unito il CARNICER (Fu. -Tòmmaso), religioso
discorso pieno di nazione e di dottrina, dell’ordine di S. Domenico ,
nato in
che recitò in tale occasione Fr. Am- CagliarincHa prima metà del secolo
brogio Macliin arcivescovo di Cagliari. decimosettimo. Vesti llabito dei pre-
Il Massaia credo erroneamente che il dicatori nel 1658 e nel 5 novembre
Camioer scrìvesse e pubblicasse lasud- dcU’anno seguente ne professò l’ insli-
.^letta relazione in lingua latina. Il -iMattei, tuto. Ebbe a maestro del noviziato il P.

scrivendo del Carnicw,lo chiama Wrum Giacomo Roca suo concittadino, morto
nobilitate , doctrina, pietateque con- in opinione di santità, sotto la cui di-
spicuum (Ved. Camicer , op. sudd. - sciplina si perfezionò nelle virtù reli-
Massaia , Dissert. sul progretto delle giose. Studiò filosofìa e teologia con
lettere e delle scienze in Sardegna ,
grande applauso. Fu eminente nella
pag. 13.- Mattel, Sard. seie., fui. -66.). scolastica, professore nella regia uni-
versità cagliaritana ,
e reggente degli
CARNICER (Giovanni). Dotto giu- studi del suo ordine. Essendo stato
reconsulto cagliari^o, di cui alibiamo prima priore did convento di Cagliari
varii responsi legali ed aUegali forensi, e poi vicario generale della congrega-
scritti in lingua spagnuola, e stampati zione di Sardegna , si meritò i piii
per- la maggior parte in Cagliari nel grandi encomii per la prudenza, coll.i
1631 (in-fol.). Esercitò in gioventù l’av- quale esercitò tali uffìzi. Elevato nel
vocatura, c fu poi primo assessore
il 1696 alla dignità episcopale, gli fu data
del tribunale del Regio Patrimonio, la a reggere la sede di Alghero, nella
qnal carica, che aveva occupato molti quale brillò per la sua dottrina e per
anni innanzi per nomina fattane dal ottimi ordin^enti, coi quali riformi!
gli

procuratore reale, gli fù conforta nel qucHa diocesi. Nel 1701 celebrò sinodo,
1620 con provvisione regia. Il Carnicer il quale è pregevole per la saviezza
ebbe successore in tale impiego il ri- delle leggi e per il molto lume di
nomato giurista Antonio Canaics de scienza teologica, di cui' ridondano i

Voga suo concittadino. Oltre gli accen- suoi atti. 11 Carnicer fu zclantissinio

Digitized b) Cooglc
,

181 CA K
promotore deHa diffusione degli ordini dell’artiglieria di Sardegna i soldati
regolari e speeialmente del domeni- spagnuoli destinati a sostenere nel ca-
eano in Sardegna. Nel 1701 assistè in stello di Cagliari il fuoco nemico. Ri-
persona alla fondazione del eollegio dotta l’i.sola a potere degli austriaci,
della compagnia di (ìcsìi in Ozieri, e il tìarniccr fu rimunerato dall’arciduca

nel 1708 ridusse ad effetto la fonda- Girlo dello zelo midimostrato per- la

zione di un convento di predicatori sua cau.sa colla carica di consigliere


sotto l’invocazione di S. Salvatore nel nel suprehiodi Aragona; s’ignora perii
Morì nellafittà di
villaggio di Pathida. s'eglì ne prendesse realmente il pos-
Alghero; e quantunque s’ignori l'anno sesso, mentre i [Militici rivolgùneuti e
preciso della sna morte, è però certo le guerre posteriori avendo fatto trion-
che la medesima seguì dopo il 1711. fare Filipfio V dei suoi nemici ,
la Sar-
Non dee coufondersi con B. Tommaso degna tornb alla sua olibedienza , ed i

Carnicer, ilomenff'ano ancor esso, che piirtigiani del cessato governo furono
fu maestro nel noviziato a S. Vincenzo esclusi dagl' impieghi ,
al quali' erano
Fcrreri, e col quale il nostro Fr..Tora- stali elevali (Ved. Commeiit. de In
iiiaso era liigato per vincoli di paren- giter, de Esfiahn de Bncallar, ìo\. 310,
tela (Ved. Cosso, lYollz. di Cagliari, oli, 516, 109. - Mimaiit, Hist. tir
cap. XII. - So^io ,
fida de los mari, Siirdr, tom. II, pag. 124.- - Manno .

lurr., lib. Ili, cap. Xlll. - Sanna, Fesliv. Ut. di Sard. tom. IV , pag. 54, 39, 1 1 )>
num. 16. - .Mimant,//t'j/.
cult, iutrod.,

de Sard., tom. II, pag. 668. - Manno, CARTA (


Asoei.o) ,
legista sardo ,

Star, di Hard., tojn. Ili, pag. 167). vissuto nella prima metà del secolo
docknosettimo. Abbiamo di Ini vari!
CARN1CF,R (Ga.spare), fratello del consulti legali in spagnuolo ed in latino

precedente. -Fu uno dei fautori più ze- scritti con' molta profondità di dottri-
lanti deH’arciduca Carlo all’epoca della na , nei quali si firma (piasi sempre
guerra di successione per la corona di coll’aggiunto di Forhs clie dovea essei-e
Spagna, sostenuta da quest’ultimo con- il cognome di sua^madre. I medesinri
tro Filippo V. Prevalendosi egli della furono stampati m (Cagliari nel 1611
carica d’mtendentc del regio demanio, (in-folio). In tempi posteriori vi fu un
c di maestro ragioniere del tesoro di altro Angelo Carla , dottore parimenti
Sardegna ,che ocoupava per conces- nella scienza (bd diritto ,
cittadino c
sione di Carlo II pose in opera tutti
,
canonico cagliaritano, il (piale fu va-
i mezzi ch’erano in sno potere, onde Icute oratore, e diede alla luce molti
ridurre l' isola aU’obbedienza verso gli sermoni, iir lingua castigliana. I mede-
austriaci. A tal fine ebbe segrete intel- simi si leggomt sparsi in varie raccolte
ligenze col conte di t^.ifuentes, coll’am- di panegirici di altri oratori sardi del
mirnglio I>ake, e con molti gentiluomini suo tempo. Portiamo però opinione che
sardi, caldi partigiani del principe te- la migliore di tutte le sue orazioni sin
desco ,
c nel 1708 fece ribellare al quella in lode di S. Tommaso d’Aqiiino
conte Mariani comandante supremo stampala in Gagliari nel 1720 da Raf-

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,,,

C AR isr.

convento di
fucilo Gclaliort coi tipi del quali è suddiviso in capi. Nel primo
S. Domenico. (Vcd. Carta Ang., Orar. tratta l’ autore del sagrainento della
sudd. - AUeg. e cons. forens; nn tom.). peiiitonza e del modo c |>ratica deU’am-
.1 ministrarlo : nel secomio sono partita-
CARTA (P. Gavtno), iwic<htc in Sas- mente s|Megnti i precetti del decalogo
sari da onesti parenti nell’anno 1604. e ilella Chfe.sa, e le infrazioni contro i

l'atti gii studi elementari di grnmnK'»- medesimi: nel terzo è particohirincnle


tica e di iwnane lettere, abbracciò nel svihqqtata la materia dei contraili e
1 690 r insUtulo di Sant’ Ignazio nella dell’usura ; nel quarto cd nltimo ò con-
ancora fresca elA di sedici anni. Dopo tenuta una breve sinegazlone dei sii-

aver professato i quattro solenni voti graincnti della Chiesa e delle censure
della compagnia insegnò noMn univer-
,
ecclesiastiche. L'opera è scritta in ca-
sità della sua patria la-ieologio morale stiglìano ,
con siile piano ,
ma nm tri-

per tre anni , e quindi là dogmatica per viale 0011 bell’ ordine ,
o con molto
un decennio con somma lode d’ingegno apparato d' dottrina , come piiò giudi-
e di dottrina. Resse per qualche terfipo carsi dalle citaaioni marginali che vi

il collegio di S. Giuseppe di Sas.sari sono sparse in abbondanza Un tal li-

e si fece stimare per la giustizia e per bro , appena fu pubblicato eblie ,


'un
la prudenza del sue governo. Mandato fclìcissiino incontro perciocché dava
,

a Roma dalla provincia di Sardegna per facilità alle persone dedicate per do-
assistere alla decima congregazione ge- vere del ministerìo loro alla direzione
nerale , vi fu ammirato per i suoi lumi delleanime di trovare raccolte nel me-
e perla sua pietà ,
come scrivono gli desimo tutte quelle norme, le quali
annalisti della compagnia medesima. Al non possono acquistarsi fuorché coHa
suo ritomo in patria si dedicò intiera- hmga e paziente lettura di molti autopi.
mente alle opere di pietà*, dirigendo Quindi , esauriti gli esemplari della
nel diritto sentiero le anime dei fedeli prima edizione che uscirono in luce ,
e richiamandovi quelle che ne fossero senza il nome dell' autore , ne fu falla
traviate. AU’ardcuta zelo per la' salute nnà semionda in Sassari nel 1649 nella
dei suoi simili accoppiò il P. Carta tipografìa Scano Casteivì , collo stesso
una modestia singolare, percioechh alla titolo della precedente , ma con alcune
Guida per i tònfessori scritta da lui aggiunte fattevi dal P. Carta medesimo,
e stampata mentre vivea non volle , il qiiole celò un’altra volta il nome suo:
mai che si apponesse H nome suo. Il l’ editore Gio. Gavino Segne la dedieii
titolo originale delta medesima è que- a I). Andrea Manca arcivescovo turri-

st 'esso, dui a de confe.Mores prneticaec. tano un voi. in-i.° piccolo ). Una terza
(
En.'vacer 164fl, un voi. in 4." ;
operetta' eiiizione se ne fece nel 1681 (E’n Sacer
di picroia mole ,
ma di molto merito ,
por Antonio Beati en la emprenta de
essendovi racchiuse le più sane dot- Geronimo de Casteivì ,-un voi. in-4.“ ),
trine dei teologi sn tal materia, le quali la quale è più ricca delle due prece-

si reggono sparse in pih voinmi. È di- denti essendo acerescinta dell’ indice
,

visa in quattro trattati ,


ciascuno dei delle proposizioni condannate dai papi

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, ,

18G C A R
Alessandro VII cd Innocenzo XI e da ,
BonGI ,
c coir edizione più antica già
uns Pfonna^Examen y coiifessonario) citata a suo luogo ,
in cui egli se ne
olile ai penitenti per fare un retto e qualifica autore ,
nè si legge in venni
minuto esame dei proprii peccali j ri- luogo il nome di TeoiGlo Alario ,
e col
cavata dalle dottriné contenute nella testimonio di una lettera autografa del
stessa Guida. È dedicata dall’ editore 6 maggio 1646 da noi posseduta ,
e di-
a Fr. Antonio di Vergare arcivescovo retta dall’arci vescovo 1). Andrea .Manca
metropolita di Sassari ,
e nella mede- a Gio. Vincenzo BonGI in Castello-ara-
sima fu impresso per la prima volta il gonese ,
con la quale ,
rendule grazie
nome deU'aulore ,
it- quale era già man- all’aulure della dedica fattagli dell’opera
cato ai viventi (1). In questa terza edi- sua encomia il suo sapere e le sue
,

zione alfermò il Beati nel prologo ai virtù. Senza di ohe , sarebbe stato an-

letlom , che il P. Carta fu altresì autore cora da maravigliare, come iLBiba'dc-


d’un trattato morale sulla coscienza iu- ncira, e quindi i suoi conlinualon Ale-
titolalo Cano/ier de eonsciencia, scritto gambe e Sotwello , nello scrivere del
in linguit latùia, e pubblicalo nel 1651 P. Carta nella ponderosa biblioteca loro
sotto nom(tdi Toojilo .<4 laria chierico dei PP. dello, rampagnia di Gesù , non
barnabita (un voi. in-4.");il qual trat- avessero fatto cenno veruno di questa
tato ,
dice il Beati ,
sebbene apparisca opera anonima del P. Carta ; essi che
impresso in Lione di Francia coi tipi pur menzionarono l’altro suo opuscolo
Boiilìliani ,
fu però stampato veramente ! anonimo Giùa de confessores e che le
in Sassari nella tipogroGa di donna notizie degli scrittori sardi della com-
Margherita Scauo di Castelvl. Ma qui pagnia ricevevano da Sardegna , dove ,

il Beali 0 fu tratto ,
o volle trarre specialmente in Sassari, non potea es-
altrui in errore ,
perchè i’ edizione dei sere ignorata la composizione di questa
Canoni di coscienza ( Caiiones con- altra opera più importante ,
se fosse
seientiae) del~1651 fatta sotto nome stata del Carta veramente. Poco so-
di Teofilo Alario coi supppsti caratteri pravvisse il seconda pub-
P. Carta alla
<lella tipografìa Bonfiliana è una sem- blicazione della sua Guida per i con-
ristampa dell’ opera di Giovanni
|)lice fessori. La pestilenza che afflisse la città
Vincenzo BonGI da noi già citata , al- di Sassari nelbi metà del secolo XVH ,
lorché ci toccò parlare di quest’autore, eccitò la carità cristiana c lo zelo'senza
come apparisce dal confronto di am- limili da cui egli era compreso f onde
bedue le edizioni. Per qual line o per ,
consecrarsi con ardore all’ assistenza
(juali accidenti l’ opera del BonGI sia dei sGoi concittadini desolati dalmorbo
stala ristampata sotto finto nome d’an- micidiale. Mentre esercitava con am-
fore e di tipi stranieri ,
noi non possia- mirabile attività questo snblirae b pie-
.ino indovinarlo : bensì possiamo gua- toso uffizio ,
fu egli stesso-' vittima del
rentire la proprietà dello scritto al conbigio nel 9 agosto 1652 in età di
48 anni. La morie sua fu una vera per-
(i) In quPAta terza impressiono si fa conno
dila per la terra in cui sortì i natali,
tii «Uro sei ediziom di qiiosl* opera fatte nelle
Indie occidentali (
Vt-d. Proloffo al lector ).
poiché, oltre foperctla già mentovala

[ _ .-:d liy GnngK


, , , ,

C A R 187
avea composto un erudito commentario pub congliietturare clic la rocdcsiiiia
sulle tre parti delia Somma di S. Tom- accadesse dal 1655 al 1657. (Ved.
maso, e si disponeva a renderlo di Carla Leonifrdo, op. sudd. ).

pubblica ragione, allorché piacque all’

arbitro delle sorti umane di chiamarlo C.ARTA-ISOLA (Fr. Gio. Stefano),


n vita migliore (
Ved. Ribadaneyra ,
religioso della minor osservanza , na-
AIcgambe e Solwello, Bibl. script, soc. tivo di C.aglinri,
il qnale coltivò con
Jes. fol. Gaia de con-
284. - Carta ,
buon successo la filosofia , e nella
fcss. nel prol. e nelle approv. - Manno, medesima si fece un nome coll’ inse-
Star, di Sani, tom. Ili pag. 465 ). ,
gnamento pubblico, e cogli scritti da
• lui dati alla lice. Nacque nel 18 di-

CART.4 (
Fb. Leonardo), frate dello cembre 1743 da Salvatore Carta e
coccolo vissuto nella prima mcti^-del Teresa Isola, onesti citlwlini, e gli fu
.secolo XVII. Fu lettore di teologia, due inqrosto il nome di Vincenzo , il quale
volle provinciale del suo Ordine nclhi cambiò poi coll’altro di Gio. Stefano
provincia di S. Saturnino di Cagliari nel vestir l'abitn dei frati dello zoc-
c qualificatore del santo ufllzio. Scrisse colo, che fii nel 1760; e nel coevento
in lingua castigliaha la vita di Giovanni di S. Mauro dcRa Sua patria , dopo
Duns Scoto, chiamato comunemente aver fatto nel secolo il corso di Jmlle
il Dottore Sottile, e da alcuni il Ma- lettere. Studiò' filosofia hel cenobio di
riano , per aver virilmente difesa nei S. Rosalia di Cagliari, teologia nell’al-
suoi scritti la purità originale dì M. V. tro di'S. Giovanni evangelista di Ori-
La medesima è intitolata: Vida y ad- stano ,
c fu pòi mandato dal generale
mirahle dotrùia del V. D. S. P. F. deirordine a) convento di .Mantova, nel
Juan Duns Escalo ec. En Caller, en quale studiò nuovamente la filosofia
in emprenta de D. uintonio Galcerin. secondo i nuovi metodi introdotti in
Por Onofrio Martin 16o7, un voi. Italia. Nel 1772 si presentò al con-
in-4.°. È dedicata a donna Maria de corso filosofico nel convento di Cre-
(!^stro figlia dei conte di Lemos vi- mona, ed essendosi distinto fra i com-
ceré di Sardegna ;
ed oltre la narra- petitoripor prontezza' ed acume d’in-
zione dei fatti pertinenti albi vita dello gegno per sodezza di raziocinio , c
,

Scota contiene la difesa de' snoi scritti per facilità ed eleganza di dire nella
0 della sua dottrina dalle imputazioni lingua latina ,
fu nominato lettore di
che gli furono fatte da molti scrittori filosofia per gli studi del convento di
posteriori, specialmente da Paolo Glo- Cagliari dove attese per un decennio
,

rio e da Abramo Bcovvio. H Carta scrisse all’ insegnamento de’ suoi confratelli.
quest’opera negli anni estremi della Ottenne poi la laurea dottorale’, che i

.sua vecchiezza, e vi profuse in copia frati dell’osservanza chiamano con pa-


1 tesori dell’erudizione sacra e profana. cifico vocabolo giubilazione e fu desti-
L’edizione di cui parliamo fu fatta per nato visitatore della provincia del suo
cura di fr. Giovanni Maria Carta nipote ordine in Sassari, nella quale però non
suo ,
dopo la di lui morte ;
laonde sì potette portare a compimento la sua

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, ,

1S8 C AR
missione per l’ ardenza dei parlili che extypographcnf'incmtii Ursini tfiOO,
dividevano i cliioslri in tante colonie dne rol. in-8.°. La logica è divisa dal-
nemiche. Nel 19 agosto 1804 fu aoda- fautore in due parti. Nella prim,i, dopo
inato provinciale della provincia caglia- un breve discorso sull- indole e sulla
per un triennio
ritana, la quale governi) utilità di tale arte comincia la tratta- ,

con )>rudenui e con umanità straordi- zione della ideologia , nella quale al-
naria. Predicò Qon npidanso dei suoi lontanandosi dalle viete classificazioni
mnciltadini , e in mezza alle fatiche delle nostre idee fatte dagli antichi sco-
dell 'evangelizzare e del governare non lastici ,
le riduce tutte a tre differenze
ahlumdonò mai i suoi preditetU stuiRi principali ,
derivanti o dalla loro ori-
(ìlosotìci. Mentre leggettia filosofia nei gine, o dagli oggetti rappresentati ,
o
recinti tlcl chiostro ,
concorse fi pub- dal modo con cui ci si rappresentano ;

blico esperimento por la cattedra di quindi parla dei segni espressivi delle
logica e metafisica nella regia univer- idee, dei vocaboli, dei giudizi intorni
sità di Cagliari , la quale gli fu conforta e di tutte le altre operazioni intellet-
(^on sovrana [>rovvisione del 3 marzo tuali per di cui mezzo si può avere
,

1780^ e ritenne fino alla sua morte ( I ). una chiara ed esatta c«)gnizioae delle
K il primo dei professori sardi, il quale cose j poi della. dialettica e dell’ arte
abbia pubblicato i suoi trattati scolastici di sillogizzare , di cui.spiega le formolc
a vantag^o della gioventù studios%(S), e le regole principaH ;
e per ulUmo
c per tal rispetto merita d' essere en- dell’ argomentazione , e dcH’ analisi e
('omiato. Abbiamo di lui la seguente della sintesi, metodi classici.% primarii
opera ; Diahscticae et ntetaphjrsicae per decòmporre e ricomporre gli og-
compendiosae institutiones. Ifeapoli getti che vogliamo intimamente cono-
scere. Stabilite queste basi , passa Fan-
(i) Concorse ancora alP opposizione per la torc alla seconda parte ,
in cni prende
cattedra di teologia morule doUa stessa iinÌTcr- logica
a disimtare della verità ,
del
sità f c ssbljcne non ottenesse il siilTragio della
falso, delLa dubbiezza, e dell'ignoran-
(-lezione y
si distinse fra gli altri cuinpctituri.

(^) Qualuiicpje isoDoscc il metodo d’insegna- za ;


combatte i pirronisti ,
gli scctici
mento delle nostre scuole , desidera che tale c gli accademici paria dell'ovideuza e
;
riempio sia seguilo dui valenti professori di
dei suoi diversi gradi, dei segui esterni
scienze c d* arti dello due università del regno \

dui clic ne deriverebbero due otliinc cunat» cd interni dulie verità fisiche e morali ;

gnciizc: la migliore Utruzioue della gK^enlò, e stabilisce i canoni di critica per i


,
costretta adesso a perderjc nella copiatura dei
quali può essere l'autorità degli uomini
Irittufi un lempo prt-zìosu clic potrebbe impie-
garsi piti vantaggio nell’ istrusiouc e ncHe considerata qual saldo testimonio del
conferenze ;
a.» la maggior copia di scritti Ict- vero. La metafisica è divisa in tre prin-
verrebbe a crescer gloria
lerarii c scioulillci clic
cipali trattazioni : la prima comprende
allaSardegna. Meritevole perciò di ciicoiuio noi
\' ontologia, e vi si discon'c degli enti
reputiamo il chiarissimo professore della regia
università di Cagliari doliorc D. Sebastiano HI generale, dell’ essenza ,
natura, di-
Dcidda y il quale si accinge a pubblicare colie visione c qualità loro : la seconda è
>|j(iij>c le su.? litituzioni latine tli logica e me-
destinata per intiero aUa disquisizione
M/iJieo, c plaudiajuu siuccramciita' alla nobiltà
(Ud SII ) conce tto. della teologia naturale ,
e vi è slabi-

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C AR 189

lila con viUoriosi argomenti l'esistenza che a grandi promesse tengan dietro
di un ente supremo, iulinito, creatore gli cfi’utti , cosi addivenne al P. Carla,
di tutte le cose ,
avente la perfezione il quale nò eKsse cose diverse, né tutte
infinita di tutti gli attributi divini : la disse Jc cose scritto da quei solenni
terza finalmente contiene la psicologia, maestri nell’arte di filosofare. E se noi
in cui sono sviluppate con molla chia- 10 commendiamo per essersi allonta-
rezza le dottrine Ulo^lìche riguardanti nato aleun poco dal gergo barbaro «d
l’anima umana', la sua spiritualità, l’iin- inintelligibile delle antiche scuolenon ,

niortalità, la sua sede, ed il comniorcio possiamo però lodarlo per essersi ,

iiiUnio col eorpo ,


ed inoltre le diverse 9^bito iaebbiiato- a tal segno, che po-
teorie relative alla volontà ed alla li- nendo o facei^^ almeno seiNbnmto di
bertà degli uomini. Tanto nelle insli- porre in non cale le faticlie dei sommi
luzioni logiche, quanto nelle metafisiche ingegni , ne vennd in tanta luce di mo-
l’autore osserva religiosamente l’antico derna filosofia , dicendo ardita c su-
metodo scotaslico ;
per k> che dopo perba parola che poi non attenne. Le
aver stabilito nelle particolari materie instUuàioni elementarLd’etica ( Ethices
cadenti in discussione le proposizioni sive moratis p/iilosofthiae compendio-
da lui credale più vere ,
espone in sa* instiiutiones ) da lui fatte di pub-
lunga filza gli argomenti contrarii ,
e blica ragione in Cagliari nel 1803 avan-»
prende parlitamente a combatterli. Lo zant^ quelle della logica e della meUi-
stile dell’opera è commendevole, per- fieica'par1’ ordine e per lo stile-;
ma
ciocché vi traluce, se non tutto il lume, una pecca gravissima nuoce all’assuutu
qualche scintilla almeno della buona e autore perché laddove si crede-
dell’ ,

purgata lingua latina; ma por riguardo rebbe dà leggere gli scritti di un filo-
all’ ordine ,
ed alla sostanza ,. poco si sofo ohe ragioni sull’ onestà naturale
allontanò il P. Carta dai trattatisti filo- delle azioni umane ,
si trova invece un
sofi chè lo precedettero , anzi pecca trattato di teologia morale. 11 P< Carla
talvolta ancor egli di peripateticismo, morì in Cagliari, sua patria, nel 9 agosto
ruggine antica-, di cui non potea essere 1 809 in età d’ anni 06. Lasciò un altro
dispoglio affatto e per la condizione monnmento del suo sapere nel Deca-
dei tempi e del luogo ,
in cui scrisse ,
logo spiegato a’ suoi paesani ec. ,
il

c per la scuola monastica dond’ era quale fu stampato nel 1784. (V'ed. Carta-
H disc/orso che precede alle men-
uscito.' Isola ,
Instit. log. et metofih. in prae-
tovate instituzioni _^mbra promettere mon. ed in tutte le trattaz.).
(pialche nuova teoria o ritrovato filo-
sofico ,
giacche l’ autore protesta con CARVIA (
Co.sT.AOTiNO DI ) ,
illustre

molta fidanza non aver egli serv ito


,
cittadino dell’ antica Torres ,
cd uno
all’ autorità nè di Socrate né di Pla- ,
dei più generosi benefattori del famoso
tone, nè di Aristotele, né di Lcibnizio, luonisteiro di .^lonte-t^ssino ,
durante
né di WolGo, ma esser ito innanzi da 11 governo dcH’ubate Gerardo. Fu con-
sé solo ,
interrogando ,
esaminando , £tnguinco e conlcmporaiieu di Costan-
filosofando ; ma come è difficile assai tino I regolo turritano ,
c <|uindi visse

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, , ,

I!)0 CAR
nel principio ilei secolo XII. A lai tem- CARVIA (SeàAFiNO m). Ved. CAftO
po ,
e poco dopo il 1112, si deve (
Ekancesco).
riferire la donazione di & Pietro di
Sinibranos fatta d» lui ai monaci cas- G.AS.XGIA ( Bermardiso). Ved. GANG
siuesi ,
c poi confermata nel 1147 da (Fkancesco).
(ìonuario U re di Torres (1). Di tal
dsuazione parla con profuse lodi Leone G.VSAGIA ( .Michelangelo). Nacque
diacono nella continuazione degli,annali in Sassari nel 1578 da Francesco Gti-
di Leone Ostiense ,
ed il Gatlola nella sagia ricco .possideute , e da Maria
storia di Monte-Cassino. Ebbe inmoglie Piquer ebe apparteneva ad una delle
Georgia de Zzori o de ^itori la quale famiglie piii distinte di detta città. Stu-
gli fu compagna ,
come nella vita cosi diò la teologia o poi le leggi ;
quindi
nella generosità ; ne*furono encomiali fattosi sacerdote ne andò in ispagnu ,

e n’ ebbero il consentimento dal re bramoso di apprendere colà il meglio


(ioslanlino di Lacou (i), e dalla regina che si potesse le anzidetto discipline.
Marcusa , dall' arcivescovo hlrrilano Mentre dimorava in Madrid , la città
Atotie o Azione e da Nicolò vescovo di Sassari lo elesse per sno sindaco, o
di Ampiirias (S); ed i monaci donalarii df[>ulatu presso quella corte,, nel qnale
non tralasciarono di registrare i nomi ullizio non solamente dimostrò abilità
loro tra quelli degli uomini cbiarj per nel maneggio degli affari, ma inoltre
pietà religiosa ( Ved. Leone osL , lib. mia estesa cognizione delle materie
IV cap. LXVTL - Murai Rer. .Ual.
, ,
ebe gli toccò di trattare. Diede alla luce
scri/Jt. > lom. IV. - Lo stesso ,
Antiq. tre luugbissimi Memoriali in lingua
ital . , lom. 1 , disscrt V ,
cok 245 a easligiiana, il primo -de’ quali fu slam-

248 i toin. Il , dips. XXXU , col. 1050


[>ato ib Madrid nel 161'5; gli altri due
a 1 061. -Gatlola, Stor, cazi/n., parte I, mancano di data di tempo e di luogo,
foL 1 ao ma SODO sicuramente posteriori. Nei
medesimi il Gasagia trattò partitamente

(l) Nrl vÌAggìo dìi lui fjUo « Ptole8tÌDa , sof- lutti gli oggetti elle formavano il punto
funnoui ili Muutc-Caasiuo. Colà nel al giugau principale della sua deputazione ,
ma
11I7 cuiiferniù tutte le dunaziuiii fatte e quel
lUQoistero dai suoi ascendenti c consanguinei
in particolar modo quello della fon-
fra le quali è ricordata quella di Coatantino di dazione di una università di studi nella
Can-ia c di sua moglie Georgia. sua |>atria, dimostrando con argomenti
(a) La carta di doiiaziuiic di Costantino di
(licui di senno , non che l’uUlità , la
Carvia fu scritta da Costantino Matrona per
ordine do donna Gottanùno de La^on re di
Torres. ìlei 16 , col quzic il vescovo Nicola conferma
1 1

(3) Sebbene nel diploma si parli semplice- le precedepti largizioni fatte ai caroaliiolesi
mente di Nicolò vescovo, senza indicazione di dilli’ arcivescovo turrilano e nell’ altro dello
;
sede, crediamo tuttavìa clic egli sia il medesimo stesso anno riguardante la conse^azione della
Nicolò vescovo di Antjnirias o AiFlumeny del cbìcsa della SS. Trinità di Saccàrgìa (Ved.
quale nello stesso correr di tempi sì fa ricordo Gattola Stor. cattin. parte I, -
, , fol. 4'>4-07
in altri antichi diplomi; in quelli del iiia‘« Vlittar. e Costali. , donai. cnmaUi , toni. Ili ,
del l'jo contenenti varie donazioni di Goiinario
I
lib. XXV , Vico, ilùt.^en. de Surd.
fol. 144. -
,
di Torres a favore di Muate-Cassiiio in quello loin. Il [iurte VI, cap. |8 ).
; ,

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, ,

GAS 191

iioocssilù assoluta di tale iiistiUizìonc. CASTALDO o GASTALIK) (F. Tom-


Però in dcUi suoi scritti mal nasconde MA.so). Nac(]ue in Alghero nel 1596 (to

l’autore lo sjiirito di municipalismo, da jiarenti genovesi (1), i quali si erano


cui era posseduto ;
pcriocchò ,
a vece stabiliti in delta città per ragione di
di ragioni ,
si leggono spesso in quei mercatura. Fu educato nelle lettere , e
/l/c/nona/t lunghe e clamorose invettive quindi mandato a Cagliari [ler prose-
contro la città rivale di Cagliari, e dis- guirvi gli studi : colà si rendette frate
quisizioni inopportune sul primato del- di S. Uomenico ael 161 1 , c compì il

r arcivescovo turritano, tema pcqjcluo corso di filosofia e quello di teologia,

delle scritture e degli scrittori sardi di nei quali diede luminosi sa^r di buon
({Ilei tempo. Ebbe Michelangelo' un fra- ingegno. Trasferitosi quindi in Italia «

tello chiamato Quirico, il quale studiò fece mostra del suo sapere in varii
in Italia ,
e coltivò con qualche successo conventi del suo erdine , per lo che fu
la poesia italiana. Le sue rime si leg< nominato reggente degli studi generali
gemo sparse in varii libri di altri au- di Bologna: governò il cenobio dei
tori sardi ,
ma sono rarissime. Ripor- predicatori di detta città per un bien-
tammo neirarticolo di Girolamo Araolla nio : poi fu elevato alla carica di vi-

un suo sonetto per la morte


tratto del cario generale dei conventi di Lom-
di quel famoso cultore della muse sarde, bardia ,
e finalmente fu proclamato
dal quale può conoscersi il modo suo {vrovinciale c commissario geneivilo
di poetare. (Vcd. Casagia, Memorial. dell’ordine domenicano in tutto il re-
1 e Memor. Il pag, 2, 5, 6 , e Me- gno di Napoli. A siflatti onori che |>o-
mor. IH. Ved. pure ARAOLLA (Gin.). teano dirsi domestici 'gli si aggiunsero
ancora gli esterni ;
imperocché ebbe
CASALABRIA (Frakcesco), citta- {irima Timpiego d’inqpisitore di Man-
dino sassarese che fu chiaro in armi tova , e quindi di qualificatore ,
con-
e visse nella metà del secolo XVI. Nel sultore e commissario generale della
1553 arruolò a. sue spese fanti e ca- suprema inquisizione di Rpiba. Mentre

valli ,
e protesse i vasti litterali della occupava tali luminose cariche , diede
Gallura dalle incursioni del famoso cor- alla luce la sua famosa opera De po-
sale Dragut ,
e di Ferdinando Sanse- testate angelica (Roma 1650, quattro
verino principe di Salerno, comandante voi. in-foL) ,
la ijuale è un’erudita ed
delle galee francesi. NeU’anno seguente ampia esjiosizioa»^ della dottrina to-

si acquistò nome di valoroso per la mistica su tale materia. Per conoscere


bell’azione di Porto- Ficario ,
ii^ cui quale sia il merito della medesima ,

colle poche' genti che comandava im- basterà riportareil giudizio die ne fu

pedì lo sbarco dei nemici ,


e dopo fattoda Faustino Giordano teologo in-
breve combattimento obbligolli ad al- signe del secolo X\1I, il quale cosi
lontanarsi dalle marine sarde. ( Ved. scrive dei Castaldo : De angelis more
Fara , De reò. Sani. , lib. IV fol. 415.
ti
- Manno, Stor. di Sani., tom. lU pag.
( i) Erano naliri d’ AIasmo nella riviera di
261 ). Genova.

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,

I9i C AS
angelico... quasi angctas disserti, dif - governo per motivi che non occorre
fieultalcs non adhuc discassas exa- qui riportare fu rimandato con poco
,

gilat , et Uvei dijjicilia et altissima onore condizione privata , da cui


alla
arcana , ita dearticulat et distinete per subita furtuua era salito a tanto
f/erlractat , ut ea qaibus intelleclus alto seggio. Educato dai genitori con
humanus quasi noctuasoli comparatur, molta cura ,
do|>o aver corso per gli
pervia retldat ,‘utriusfjue Thomae ler- stadii minori dei rudimenti gramma-
tius l'homas vestigia imcquene, can- ticali e delle umane lettere ,
si applicò
dore sljli , doctrinae profunditate et alle fdosoQche ed alle teologiche disci-
simul claritutc , ut qaem olim aca- pline : in quelle non vinse la medio-
demiae pluret docentem adinirotae crità ,
in queste fu reputato eccellente.
J'uerinl , nane tcribentem suscipiant. Conseguita la laurea nel 1796 , fu ag-
Uedtcò il Castaldo questa sua opera a gregato iiclTanno segnente al collegio
Emilio Altieri ebe fu poi papa sotto dei teologi della regia università di
il nome di Clciueutc X ,
il quale vo- Cagliari poco appresso si fece sacer-
;

lendo ricomiMuisarlo delle sue dotte dote. Resse per molti anni in qualità
fatiche ,
lo creò vescovo di Burges in di pastore la parrocchia di V’iUapozzo;
Fiandra nel 26 agosto 1672. Dopo aver quindi fu canonico prebendato della
governato quella sede per quattro ausi cattedrale ,
membro del magistrato di
con molta prudenza , inori pieno di riforma sopra gii studi ,
e preside del
ineriti e di virtù nella suddetta città ,
seminario dei chierici della diocesi
ed ordinò nel morire, che corpo suo il Nel breve periodo di sua
cagliaritana.
fosse sepolto nella chiesa dei frati do- vita, che aggiunse appena i ciuquan-
menicani. (Ved. Àrchiv. Convent. S. Do taquattro anni ,
e dacché fu sagrato
mcn. di Cagt. nel lib. dei pi;ofess. - alla chiesa , attese con incredibile ar-
Fontana, Z>e pastor. eccles. tit., \07 dore alla predicazione. 1 suoi Udenti
num. 4. - Castaldo -, De potest, angel., i mudi convenevoli del porgere e del
tom. I iieU’approv. - Massaia, Dissert. dire gli acquistarono graaiu presso la
fui progr. delle scicn. e delle lett. in moltitudine : si correva in Cagliari a
Sard. ,
pag. 15. - Sanaa, Festiv. cult, udire i suor sermoni come a quelli
introd. luim. 56). degli oratori più rinomati : i suoi j>a-
negirici erano nella bocca di tutti ,
e
CASTELLI (Rai JWUDo), distinto ec- con molte lodi si celebravano; la qua-
clesiastico ,
il quale .si acquistò ,
vi- resima da lui detta nel 1 821 nella cat-
vendo ,
multa riputazione iielTuratoria tedrale di Cagliari levò fama di lavoro
sacra nei primi anni del presente se- stupendo ,
per cui le fatiche sue con
colo. Nacque in Cagli.vri nel 20 gen- sonetti ,
con canzoni e con altre va-
naio 1777 da D. Antonio Castelli e nità poetiche furono encomiate. Ma i

donna Luigia Sanna. 11 padre suo se- sapienti altranacnte giudicavano , e se


dette per alcun tempo fra giudici del i onoravano con giusta lode nel Castelli
supremo magistrato della reale udienza; il così detto incesso oratorio , e gli
ma avendo demeritato la fiducia del aggraziati modi della sua (>ersona c

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, J

CVS 193

deHa sua voce ,


non lodavano così le perbissiino e talvolta inloUerabile. .Ma
urazioiii sue, le «{oali d'un grave pec- di questa o malattia, o slcmpèralura
cato si risentivano ,
di ricchezze tolte dello spirito, taluno, come raccontasi,
a prestanza, e di forme straniere. Pochi -cl>be a guarirlo in modo accidio mo- ,

luonumcuti a noi rimasero del valente strandogli identiche le fonti ,


donde
oratore cagliaritano, uè |>ossiamo perciò erano scaturiti alcuni de' suoi sermoni,
allèrmare se veri fossero o esagerati dei quali ei inaggiormenle inorgogliva.
però dsAl' Elogio sacro di
tali giudizi: Ebbe copia di rieehezze cccicsiasticbe,
Francesco di Girolamo (Cagliari ,
J!. ma non corolle ,
perloeehè mori iu

1808), dall’ Ora wo//e per la B. F. povera forluua ,


e povera lasciò una
dilla Mercede (Palermo, 1809) e sorella che gli sopravvisse. L'ultimo
dnirahra Orazione per V avveniinetUo de’ suoi giorni fn il 10 gennaio 1851.

ul Irono del re Carlo Felice 7 (Cagliari, (Ved. le Oraz. swldcUe').


), si può' argomentare che forse
nella sostanza non andarono errati i CASTELVl’ (Acos UNO di ) mardiese
censori dei sermoni castclliani. Ma se di Caconi e visconte di Sauluri ,
famoso
«jiiesta fa pecca , e gravissima non ,
per le sue riccliezzc , per i servizi reu-
si deve contendere al Castelli il giusto duli alla patria, e per le sue sventure.
merito di aver sap.uto innestare uo’suoi Nacque iu Cagliari nei primi anni del
discorsi sacri le ImjIIczzc forestiere , e secolo dccUBosctlimo da D. Francesco
di avervi aggiunte le prO]>rie colla va- di Caslelvi marchese di Laeoul, e da
rietà '
delle descrizioni ,
colla copia Francesca Lanza figlia del principe di
dell'erudizione , e uoU'ordine lucidis- l^ilravia in Sicilia (1). Riqiaso iu età
simo che risplende nelle sne idee ; mollo giovane erede di una ricca for-
merito e raro assai , poiché
diflicile

nella libera comunanza dei gran patri- malcrno sangue sìcìluno , olire i nio-
(t) Il
immeiitì da noi cilati alia fine dill* articolo , c
itioiiio leUeriuio, non chi bene intende
attestalo da un poeta contemporaneo, il quale
c bene si giova, ma chi non sa c mena caiitandu )e lodi di D. Giovanni di Casidvi,

scandalo, è accusalo di furto o di ra- fratello prìniMgcuUo di I). .Agostino ,


M.T̻ae
queste parole:
pina. Ai talenti oralorii andarono unili
Bica la Triaacria a tu Castìtto unidot
nella persona del Castèlli molti altri Sus ptéernaUs da
pregi lettenirii e non comuni virtù 4 Dbutala , Cima dal Mónta fiora , p. i9, ,
if>.

coguizioni istorichc, ntrlizia estesa dei Quatto ]>. Giovasiai di Caslelvi , di cui cantò
il }K>eU suo conccttadino, nacque in Cagliari ,
classici scrittori tutte le nazioni
e si segnalò per valori nella guerra di Catalogna
amore allo studio ,
lilieralilà verso i
nel 164 ^ (
e ndraono acguente levò a proprie
|Miveri ,
generòsilà cogli amici ,
urlia- spese un reggimanto di settecento cavaMi ,
del

nità e facezie onestissime nel vivere quale fu culoonello. Fu gentiluoflM» di camera


del re di Spagna Filippo IV , c cav.*^ deirur-
civile ma un vizio
:
,
e vizio grandis- dine di Alcantara. Ebbe due mogli; la prima
simo, se vera corre la fama, taK pregi era figlia del marchese dì Villasor, uno dei più

contaminava, la vanagloria di se me- illustribaroni di Sardegna; e la seconda addi-


nandavasi Francesca di Borgia , figlia del prin-
desimo ,
la quale in siiTatta guisa oc-
Aolice del
( Ved. Soto-Rcal ,
cipe di Squillace.
cupava l'auinio suo, che lo faceva su- csciar, Unag. dt lo» Casttlv. pag. 4^7' ,

f'ol. /. I

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, .

194 GAS
luna e di molli feudi ,
accrebbe con dei nuovi ( 1 ).
La proposta di tali
magnanime ed onorate gesta Io splen- condizioni fu causa di molti ed infelici
dore del suo nome e della sua famiglia: turbamenti. Il viceré Camarassa si fece
imperocché^ oltre la virtù bellica, per nelle corti un partito, di cui era capo
cui si distinse nei 164^ e nel 1648 fra .Viartìno Alagon marchese di Villasor
i cavalieri sardi nella guerra di Cata- (2), tra il quale ed
il Castelvi erano

logna, nella presa di Monzoue, e nei state quindici anni prima ininùstà e
falli d’ariue accaduti in Palermo, ebbe fazioni di famiglia; marchese di La- il

il corredo di tutte le virtù cittadùie coai resistè dal suo cauto, e nelle con-
decoro, affabilità, zelo m'dcnte per la greghe e nei consigli pronunziò libera-
prosperità della Sardegna ,
profondo mente il voto suo, scevro uguàlinente
conoscimento degli affari di stato, ma- d'adulazioue che di ambizione. Le qua-
gniloquenza, e fermezza ammirabile lità eminenti, la fermezza e lo spirilo
nelle risoluzioni. Intervenuto alle corti nazionale da cui egli era animata ,

generali convocate ed aperte in Ca- fecero prevalere nelle corti la sua opi-
gliari nel 1666, diede prova solenne nione : egli stesso fu eletto sindaco
dell’ altezza dei suoi sentimenti e del presso la corte di Madrid dove ,
trasfe-
suo carattere. Costituito per antico di- rissi- nel febbraio 1667 per offerire a
rittoprima voce ossia capo dello sta- nome della nazione gli addiuandati
mento militare che si compone di tutta straordinari sussidii, ma co’ patti fer-
la baronia e nobiltà del regno, trattò mati nel parlamento. Colà giunto ed
gli ardui negozi discussi in quella li- accolto con distinzione , espose con
mosa assemblea con uno spirito d'im- generosa libertà i bisogni della sua
parzialità e di disinteresse, che fu patria interessò a favore della Sar-
;

ammirato ed encomiato dai suoi con- degna alcuni dei membri del consiglio
temporanei. Però quando si venne a supremo di Aragona per olezzo di
discutere la materia dei sussidii che Giorgio Castelvi suo stretto congiunto,
la corte di Spagna chiedeva al parla- il quale vi occupava la luminosa car-
mento, egli si trovò nella dura neces- rica di reggente; disse, perorò, c nulla
sità di contraddirecon tutte le sue forze omise per riuscire all’importante og-
alle domande del governo spagnuolo, getto della privativa tanto desiderata
e si pose alla testa del partito di op- dai sardi. Ma dopo un anno e mesi
posizione. 11 Castelvi acconsentiva che d’inutile dimora iu Madrid prevalsero
si dessero a Marianna d’Austria, reg- l’autorità e i suggerimenti dei ministri
gente della monarchia s|>agnuola nella spagnnoli; la Sardegna non ottenne ciò
luinorennità di Carlo II, straordinarie che addimandava, ed il Castelvi ritornò
sovvenzioni di danaro per sopperire a Cagliari nel 20 maggio 1668, dolente
alle spese della guerra colla Francia;
ina insisteva , acciò il gabinetto di (i) Uno di questi era la prirativa colUtioRC
tlcllo cariche civili e prelature dell* isula a favore
Madr id guarentisse alla nazione sarda
dei sardi ;
domanda e desiderio antico della
gli antichi privilegi, c uc accordasse nazione.
(i) Vcd. ALAGON ( Bugio ).

Digilized i
^ vjoogic
,,

GAS 195
dell'esito iiifelicc della sua missione. vietalo amore per Silvestro Aymerich,
Il parlainculo, clic durava ancora ,
lo bello di cor|>o ,
giovine di cUi e di
vide comparire altra volta alla testa dei consiglio: c gli umopi suoi, pria na-
bràccio miliiàre, in cui andò sempre scosti, poi aperti, conlrislaQuno ruuiiiui
crescendo il numero di quelli che nic- del Castclvi, uomo di fede c di costumi
(;arono i chiesti sussidii: le discussioni antichi, il quale non tollerò in lei pen-
divennero più clamorose, e il viceré sieri men casti, violatori del talamo
Ganiarassa, provati inutili lutti i mezzi conjngale. Però non valse ragione
da lui posti in opera, onde ricavare laddove predominava violento fuoco di
denaro dall’isola, si appigliò al parlilo alfelti il marchese di
: Lacoui provò
di discioglierc le 'coni. I nobili o il amari i giorni estremi del viver suo.
popolo ,
irritali da una risoluzione cos't Air infelicità domeslita si aggiunse
violenta, mormorarono del Camarassa l’ ultima delle sventare. l..a notte del
comed’uomotestereccioesuperbo: egli 20 giugno 1668 Agostino di Castelvl
dal suo canto cOutraccainbiò i nobili c il peri miseramente in Cagliari, vitti ma del
po[iolo con aspre invettive ed insolente ferrò degli assassini (2). Compianta
disprezzo. Irt questo mezzo il marchese dolorosa, vendicata fu la sua morte ,
di Lacoiii, rilucente di gloria pubblica, di cui lafama nè tacque, nè disse li-
c chiamato dai" sanli pailrc della pa- beramente gli autori. Se di (jitel sangue,
tria , scambiò la lieta colia triste for- che scorse nelle vene d'uno dei sardi
ili. la. Francesca Salriilas (1) donna sua, più generosi , fosse reo il Camarassa
iiorcute d'anni e di bellezza, arse di o l'Ayiaerich, è uno dei giudizi più
dilflcili riserbnii alla storia di Sardegna.

0) Franccfca di Gìamljatll&U Zatiill.is o Sa-


Krcde del suo nome o della sua giuria
trill.ts cuntt: di Cuglii-ri c inurclicse di liirU'- fu Franceseo di Caslelvi'Uiiieo figlio
fuentes, era nipote ,
pria che moglie di U. Ago- ehc sopravvisse a tanta sveutura. Nato
ktiiio di Ca»lelvì ,
itereiocchè nacque dalla sorella
di lui Anna Maria di Caalelvi y Lanca. Uopo
ruceiaioiie di imo nrarito amlò a seconde lioaze (u) Ci piace riportare (n questo luogo il so-
con Silvestro Aymerìch, dal qual nialriniimiu litilo casiigliano scriUu {ht tal iiiuilt? sitilcnta
nacipie Gabriele Alilonio iDarcbiise di Sieleraen- da U. GiUkCppe Dcliula Caslclvi »
poeta sisaulu
les (
V'cd. S.ATK1LL.\.S l''i,a»cEscA ). E qui ili S.irdc(;iìa nel secolo XVll.
vogliamo avverlito il leltorc , che selihene nel K%te que adntirannt fnert«
,

rilcrirc gli autori dell’ omicidio dei marchese L<ìs iUuos de lùM mas feroxes virntOM ,

ili Lacoiii Ecgiiitiaina la opinione già abbracciata (tue JiiriosoM utrotes ^


f
itagli storici sardi, rirundcndoile la causai negli Jìstrot^o té quifienfn de la miterle ;
aiuoli della Salriilas colrAymericb , c ripelenilii Està torre sobervia a quieti la uterle,

dal limtc medesimo i casi iiifiiìci di Giaeopo /4rniò de pedernnl en sus cimienlos ;
Artaldo Castclvì m.ircbesc di Gea ,
tiittivollii Hu ndu $ut fuevtes durai Jundamentos
non mancano documenti che racciatio diibilare Dluuco donde la tana el tira aderte ,

di tanta cDorinilà.Eercbc dai medesimi si ricava Va al iilao ardiente de traidora t>ala


che D. Antonio Mulina e D. Giuseppe Kspanol- Se mira demolida en el arena ^ -

^ino, liscalc il primo c reggente 1’ altro della Postrada a su crueltlad loda su ^ala.
udienza di Sardi gna, ebbero parte, almeno Sin perdonar a la menor Abnena ,
indiretta ,
in tale assas.>inio j
c ebe di questo ,
se Humo iHìmita f
%'iro fuego exhala i
non allcgrossi , non pianse nemmeno il viceré O' dolor , ò tormento à muerte , ò
, fr na.
Canurassa ( Vcd. CASTELVl’ Giozcio ni ). UcLiTALàl ,
Cima del Monte Para .
, p.

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,

196 GAS
eragli da Giovanna di Giovanni Dexart duta nel 1638. Non bisogna confon-
sua prima moglie e fu poi uno degli ,
derla ' con Isabella di Castelvi , altra
uomini più riputati nella corte di Carlo illustre donna sassarese, la quale visse
Il , e di Filippo V re di Spagna (Ved. nello stesso correr di tempi , e nel suo
SotO-Real , Notic. del linage de lo* testamento del 19 maggio 1642 ordinò
Castelli es fol. 4, 5, 6, 7. - Helat. ms. la fondazione di un altro collegio per
degli arnie, del march. Laconi e del i PP. della compagnia di Gesù , l’ere-
march. Camarassa. Mimaut, Ifist. de - zione di un monistero di femmine sotto
Sard., toip. I, pag. 492. - La-Manm., l’invocazione Ali S. Maria Maddalena, e
F’ojage eri Sard. , pag. 60. - Manno ,
la fabbrica d’un ospizio per i frati dello
Sior. ili Sard. tom. Ili , pag. 310 fln.
,
zoccolo. Costei che fu tanto profusa
314. - Contini, neìVepist. dedic. del nelle opere di liberalità, ebbe marito
Fenix de Sardena dell’ Acorrà ). 0. Giacomo Manca barone d’ Usiui c
di Tissi, rimase vedqva di lui ,
e an-
CASTFXVr (Paolo di) Ved. CEA data a Valenza di Spagna nel 1645 ,

(Maroiese di). morì due anni dopo in quella città. Il

suo corpo fu trasportato a Sassari, e


CASTEL Vr (Margherita di), illu- coHocato nella tomba in cui riposavano
stre c pia matrona sassarese, cLe visse le ossa del marito, com'essa avea or-

nel declinare del XVT e nel principio dinato nel suo testamento (2) ( V'ed.
del XVII secolo. Apparteneva alle an- Ainucano, IVot.test. delZ jebbr. 1627

tiche e doviziose famiglie dei Fran- e 19 maggio 1642. - Sisco, Mem. mss.,
cisco, Ledo e Cedretlas, e fu maritata tom. U, fol. 21 , 22 ).

a un nobile dì Castelvi ,
il quale b
lasciò vedova in età molto giovane. ,CASTELVr (Fram;esco di). Vi fu-
Dopo la perdita di suo marito conse- rono due distinti personaggi sardi di
crata essendosi intieramente alle pra- questo nome. Il più antico è I). Fran-
tiche divote ,
ebbe nome di femmina cesco di Castelvi, il quale applicatosi
virtuosa ed amante della vita contem- alla milizia percorse uua carriera assai
plativa. Con suo testamento del 3 feb- luminosa. Fu prima capitano di cavalli
braio 1627 legò il ricco suo patrimonio borgognoni, e poi generale della ca-
per la fondazione del collegio gesuitico valleria nazionale di Sardegna: mentre
di S.Giuseppe in Sassari (1). Il me- occupava questa cufica, si fece pn nu-
desimo fu ediGcato con sontuosità quasi me assai chiaro per la coraggiosa vi-
principesca dopo la morte di lei acca-
(a) Don Giacomo Manca barone Usini e
di Timi fu sepolto nella cappella della Mailonaa
(i) Il vasto locale del tu Jdetto collegio edi- dcilv gracic di S. Pietro di Sircis in Sassari
, ,
fìcato con molta sontuosità ,
fu poi destinato per dove marmoreo monurocnlo ebe ricorda
esiste il

l' univarsttàr degli studi di Sassari ,


c per la la sua memoria. Da canto al medesimo si legge
legia fabbrica dei tabacebi. Vi è annessa una riscrùione sepolcrale con cui ò rammenUta
,

liclla chiesa intitolata a S. Giuseppe , la quale la fedeltà conjiigale dMsabclla di Castrivi, la


oggi serve di oratorio agli studenti di detta quale come fu indivita in vita cosi volle essere
,

università unita in morte al suo marito.

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C AS 197

gilanza, con cui impedì lo sliarco dei Colà il Castelvl intraprese la carriera
f^rancesie degl'inglesi collegati, cbe delle armi, e pervenne dai minori ai
costeggiavano nimichevoliucutc con più alti gradi della milizia nelle file

poderoso naviglio le marine sarde. Nel degli eserciti spagnnoli : quindi fu


1658 fu creato cavaliere dell'abito dì nominato capitano della compagnia di
S. Giacomo. Era Qglio di D. Giacomo di Borgogna, destinata a custodire la per-
Castelvl, quinto visconte di Sanluri e sona del re sotto il monarca cattolico
,

primo marchese di Laconi ,


per la ere- Carlo n. Abolita però nel 1704 una
zione di questo contado in titolo mar- tale carica ch'era delle più eminenti,
chionale fatta a suo favore nel 1605, Filippo V successore di Carlo lo in-

e di D. Anna Aymerich dei conti di nalzò alla digiiitù di grande di Spagna.


Villamar. Tolse per moglie in Palermo promozione destò invidia in
Siffatta

Francesca Lanza figlia del principe di Artaldo Alagon marcliese di Villasor,


Latrayia, dal qual matMraonio nacque altro gentiluomo sardo disèendente dal
fra gli altri D. Agostino di Castelvl ramo cadetto degli antichi marchesi di
marchese di Laconi e visconte dì San- Oristano. Superbo egli della sua na-
luri ,
ucciso a tradimento in Cagliari mal sofferiva l'ingrandimento del
scita,

nel 20 giugno 1668. L'altro più recente marchese di Laconi da sì lieve ca-
:

e più conosciuto, è D. Francesco di giono nacquero nell' isola i più grandi


Castelvl marchese di Laconi, vissuto commovimenti. Imperocché il Villasor
dal declinamento del XVII al princi- insofferente della promozione dell'e-
piare del secolo XVIIl. Nacque in Ca- mulo suo, nè vedendo mezzo di so-
gliari nel 1660 dal suddetto D. Ago- prawanzarlo , si attestò col conte di
stino di Castelvl e da Donna Giovanna
,
Montesanto , colla famiglia dei Sylva
di Giovanni Dexart illustre giurecon- originaria di Spagna , e con altri gen-
sulto sardo. Dopo la violenta morte di tiluomini sardi, e concepì l'ardito di-
suo padre lo ebbe in tutela per dispo- segno di far cadere la Sardegna in po-
sizione del testamento paterno D. Bal- tere degl'imperiali. Gli accidenti della
dassare Dexart suo zio, al quale però, guerra furono favorevoli suo pro- al

per iniquo vóto di D. Giuseppe Espahol getto; l'isola fu occupata nel 1708 per
Niilo reggente della cancelleria di Sar- l’arciduca Carlo dalle armi austriache,
degna, nemico dell'ucciso marchese di e il Villasor colse il frutto della sua
Laconi, fu levata temporariamente la vendetta (1). Però il Casleivì rimase
tutela affidala a D. Eiumaniiele Deiitala costante nella fede verso Filippo V.
appartenente alla fazione contraria ai Seguace suo nella prospera e nell’av-
('•aslolvì. Il Dexart riclantò nauti la corte versa fortuna, lo accompagnò nel 1706
spngnuola i suoi diritti e quelli del quando partì da Madrid, e gli fu presso
suo pupillo. Reintegrato nei medesi- nel 1709 quando rientrò vittorioso in
mi, attese con sollecitudine alla edu- quella capitale. Fu uno dei principali
cazione del giovinetto commesso alle consiglieri e dei promotori più zelanti
sue cure, e lo mandò poi in Ispagna
per apprendervi le arti cavalleresche. (i) Veti. ALAGON (Artaldo).

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,

198 CAS
della spedizione progettata per il riaQ- Castelv., fol. 4,5,6.- Castclvl, Mcm.
qiiìslo della Sardegna, ed approvata a Marian. d'yluslr., fol. 4).

da Luigi XIV re di Francia. A ^ fine

Filippo V lo nomini) viceré dell'isola., CASTEL Vr (Giacopo Artaldo di),


ed egli si trasferì nel 1710 a Genova marchese di Cca , signore di Siligo ,
per assumere il comando delle forze .Mcilogu eMonte-Sanlo (1). È famoso
destinate per tale impresa. Preso im- nella storia di Sardegna per la parte
barco sulle navi colà allestite ,
veleggiò da lui presa nell’uccisione del viceré
alla volta di Porto-Torre s ; ma giunto Cajuarassa , c per il tragico line con
alle allure deU'Asinara, e avuta la no- cui terminò i suoi giorni. Nacqne in
tizia della capilolazinne fatta cogl’ im- Cagliari nel 1606 da I). Paolo di Ca-
periali dal conte del Casliglio nelle
' slclvì cavaliere dell'abito di S. Gia-
pianure di Tcrranma, riunì un gran como ,
chiaro per m)biltà di sangue ,

consiglio militare, nel cpialc fu lunga- c per servizi rcndiili alla patria nel-
mente discusso, se dovesse portare si l'emineutc carica di procuratore rcjile,
innanzi la spedizione, ovvero riscrbarla e da donna .Mariauna de Ixer gentil-
a tempo migliore. Varie furono le opi- donna di Valenza (2). Fu educato con
nioni e le sentenze; ma prevalse infine molta diligenza ,
e dimostrato avendo
quella de' più ,
i quali vedendo fallita sin dalla fauciullczza particolare incli-
l'impresa in uno dei punti più im[>or- nazione per la milizia, fu avvialo nella
taiiti , e consapevoli d' altra parte dei medesima ,
e vi si distinse per gene-
solleciti armamenti che si facevano rosibà d’animo e prontezza di mano.
dall'Austria, votarono per l’abbandono Nelle guerre di Fiandra ,
di Lombafdia
della medesima. 11 marchese di I.aconi c del Monferrato dimostrò il suo co-
fu costretto a uniformarsi alla neces- raggio in varii sanguinosi éombatti-
sitìi degli eventi : ritornò a Genova e meiiti ;
per la qual cosa nel 1637 fu
|M)ia Madrid, dove, dopo alcuni anni a lui alliJato il supremo comando delle
cessi) di vivere ,
lasciando nome di
uomo incorrotto nella fede, magnanimo «^(i) Non dee oonfondeni con altro D. Giacopo
nei prosperi e costante nei casi avversi di Caatclvl ,
di cui fa ricordo il Dexart ( Cup.
cur. rfffn, Sard.y fol. 109).
della fortuna Ved. Soto-Rcal , Notic.
( (a) Questa notizia si ricara da una sentenza
del asciar, linaj. de los Castelv. , fol. 3 della reale udienza di (^gliarì in data 3 o luglio

4,6.- Bacallar, Comment. de la guer. i6zo , colla quale furono guarentiti a D. Paulo
di Castclvi li scudi mille di annuo reddito che
da £.<!>, Jla, fol. 166, 167, 168, 236, all* ept>cadi suo matrimonio con D. Marianna
408, 409, 410. Mimant, HUt. de
- de Izcr aveagli promesso D. Giacomo di CasUdvi
Snrd., tom. II, pag. 75 6n. 78 ; pag. marebese di Laconì padre suo , ipotecando per
sicurezza del fattogli assegiiaincuto il villaggio
143 fin, 151. - Manno, St, di Sird.,
di Villanova Muute-santo. Kd eeco 1

origine
tom. IV, pag. 1 fin. 54. - Botta, Star, dei diritti del ramo cadetto dei marchesi di
d' hai. contin. del Guiccinrd. fino al l«acoDÌ sopra lasuddetta signoria di Munlc-

1789, voi. VII, pag. 432 fin. 437. - santo. La sentenza eoo due allegali forensi sopra
la stessa materia, stampali in Cagliari nel 1609 ,
F.squirro, S-inct. de Coll., pag. 549. - esiste nella biblioteca sarda dcir«utore di questo
Soto-Rcal ,
IVotic, de la fam. de los Dizionario biogralìco.

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*

CAS 199

truppe nazionali appellate in qne’ tempi sto ,


non di sna sorto avvenire addo-
Terzo di Sardegna, ed ebbe grada e lorossi , égli che generoso ne’ campi
seggio distinto nel consiglio di gaerra delle battaglie ,
integro c magnanimo
creato dal re cattolico per gli stati delle in pace ,
sconosciuto avea sempre i

Fiandre spagnnole. Dopo la morte di delitti ,


abborrito i tradimenti. Inutile
sno padre, ottenne la carica di procu- e tardo pentimento! Il gabinetto. di
ratore reale , e ne esercitò le funzioni Madrid spedi in Sardegna con alti
fino al 1668. Nel 1456 fu governatore, poteri Francesco di Tutavilla duca di
riformatore ed aliemos viceregio nel S. Germano (2) il Castelvl conobbe il
:

capo di Sassari e Logudoro. Tanta proprio periglio ,


e vedute inclinar le
gloria di azioni virtuose , e tanto splen- cose all’eccesso del rigore , ripose-nella
dore di cariche pubbriche fu oscurato Vagò per due anni
fuga la sua salvezza.
dall’ enormità di' grave delitto: impe- con animo irrequieto ed incerto, prima
rocché , volendo egli' vendicare la per i luoghi popolati , stipato d’ armi ,

morte di D. Agostino di Castelvl mar- e di bravi, poi solo con un fido com-
chese di Laconi , suo stretto congiunto, pagno di sue sventure per gli ardui
persuaso che morisse per incitmnento monti del Goceano e per l’erme sco-
di D. Emmannelè de los Gobos viceré scese rupi della Gallura. Speranza di
di Sardegna, intinse incautamente nella più benigne sorti rattenevalo ancora
congiura ,
in cui ginrossi di togliere a in Sardegna; e la speranza gli crescea
quest’ultimo la vita. L’assassinio del nell’animo per gli avvisi di Giorgio di
viceré fu consumato nel 21 luglio 1668. Castelvl suo maggior fratello ,
il quale
Il Castelvl ,
acciecato dalla .falsa per- sedeva nel supremo consiglio di Ara-
suasione dell’impunità , aggirato dalle gona, per le alleanze potenti colle fa-

arti di Francesca Satrillas vedova del miglie più illustri dell’ isola ,
per la

marchese di Laconi (1), animalo dagli studiata lentezza e per il compro fa-

altri congiurati e dalla potenza de’ snoi


aderenti e del suo casato, ebbe la de-
bolezza di gloriarsi di tal misfatto : ma fi) Mtrùnna d*Austria reggente della monar-
chia spaglinola per Carlo II coaferì al duca
quando finalmente fu certo che non il ,

di S. Germano autorità amplissima con carta


Camarassa, bensì l’Aymerich era stato reale data in Madrid nel 19 agosto ,
onde
l’omicida dcU’iafelice Agostino 'di Ca- procedere con estremo rigore contro gli nccisori
del Camarassa , derogando a tal fine ad ogni
stelvl ,
caddegli dagli occhi la fatai
legge o privilegio che potesse impedire il edere
benda, e tardi riconobbe l’inganno che corso delle forme giudiziarie. Il duca arrivò a
spinto avealo a tanto eccesso : di quo- Cagliari nel a 5 dicembre dello stesso anno , e
nel giorno seguente prese possesso della carica
viceregia. Creò subito due consultori
, che
fu-
(i) A «mante Silvestro Aj-
costei cd «I suo rono D. Giorgio Cavsssa giudice della reale
mcrich imputossi principalntcntc PncdAÌonc del udienza , e D. Giovanni di Errerà uditore del
marchese di Laconi. Ved. CASTELVl* ( Aco- reai consiglio di S. Chiara di Napoli , ed un
ST150 di) «satrillas (Fbavcbsca). Vedasi avvocato fiscale neìla persona dì D. Stefano
però il da noi detto a questo proposito in una Antonio Aleraan. Costoro redintegrarono i pro-
delle note relative all* articolo di D. Agostino cedimenti contro il marchese di Geo e gU altri
di Castelvl. complici del suo delitto.

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200 C AS
vore (l('i crimiDali proccdinionli (I). notte del 27 maggio
gli sventurati. I,a

l’eri), (Inrehè vi«lc cambiali gli eventi, 1671 copri colle tenebre sue azione
e risoluto e inflessibile il viceré oo- memorabile ed esecranda. Giacomo Ali-
vdloscnlcnzinre con inesorata giustizia vesi corse con armati a sorprendere
contro i colpevoli (2), abbandonò nel nella profondilh del sonno le vittime
maggio <lel 1670 l' infausLa terra, in della sua missione venale ; il rumore
cui erano continuamente aliate te orme delle armi ,
il calpestìo de’ soldati sve-
sue fuggitive ,
c riparando prima in gliò i dormenti ,
che sorpresi , atter-
Corsica ,
poi in Provenza ,
fermò la riti ,
confusi ,
diedero di piglio allo
sua dimora in Nizza , stanza , se non spade e si difesero disperatamente.

gradita ,
almeno sicura al viver suo. Francesco Gao, Francesco Portogliesc
Ma ignoto e fatai destino premeva l’in* e SiKestro Aymcricb perirono da forti ;

felice vegliardo. Un anno appena era il vecchio marchese di Cea , rìserbatn


scampato ai pericoli dell’arresto, c re- a più crudele destino cadde sotto la ,

spirava in estranio suolo aure di li- (orza con un fido servo suo (Lucifero
bcrtii ,
quando il più infame de’ tradi- Ganzeddu), il qnale non volle mai ab-
menti losirappò dall’acquistata salvezza. liandonarla Condotto in miserando
Male arti e mene scellerate di uomo spettacolo per i luoghi principali del-
pei’vcrso (Ved. ALIVESl Giacomo) lo l’isola lo videro Sassari e Alghero r,
,

trassero altra volta in Corsica e di ih e gli altri paesi più cospicui del regno
ad uii’isolctta adiacente alla Sardegna carico di catene , accerchiato da sor-
(/to/u fìóssn), persuaso dal tristo clie dida sbirraglia, dal più alto delt’anticn
10 tradiva, che pronte sorgerebbero a sua gloria cadulò al fondo delle umane
sua difesa le braccia sarde ormai stanche sventure. Dodici giorni durò la marcia
dell’esoso dominio spagniinlo: e le ferale al decimoterzo ch’era il 9 di
:

persuasioni coonestavano desco ami- giugno arrivò a Cagliari dove il cupo ,

cale, studiala franchezza di modi, fal- silenzio die regnava mentre egli tra ,

lacia vile dì blandimenti ,


qnant’altro folto stuolo d’armati traversava le pub-

insorama sa far nequizia per opprimere bliche vie ,


e la mestizia dipinta sul
volto de’ suoi concittadini ,
lo avvisa-

(i) prìmi procedimenti, corroUi dall* oro e


1
rono dell’ estrema sorte die lo atten-
dalla potenza della Satrìllaa, tcntlerano a 8talil> deva. Però ,
nè l’appar.ito funesto con
lire che il viceré Cainaratsa avcMe fuUo urcidere
coi fu consegnato a severa custodia, nò
11marcKenc di Laconii ma coll’ arrivo del duca
di $. Germano ti annullò quel proccMO , e fu
la certezza di dover (icrire fra breve,
cottruUo r altro , dal quale rìtiiltò quali fottero gii fecero chder dall'animo l’antico co-
i veri autori delle uccitioni del Laconi e del |
raggio costanza estrema egli oppose
:

CamaTHSta. E qui ripetiamo ancora di averti


ad estrema sventura. Intanto le ultiine
preteiile la nota all’articolo di Adottino dì
Castelvi ,
nella quale parlammo della causa del- .
forraalitù si succedettero rapidamente.
l’ omicidio del marcliese di Laconi. Si le^f^a
'

Riconosciuta la sua persona gli fu


,
inoltre 1* articolo di D. Giorgio di Ca»telvi.
Iella la sentenza del 18 giugno 1669,
(q) Uno di questi fu Francesco Capai, con-
'

dannato al supplizio della ruota con sentenza con cui era stalo eondannalo a morie
del feMirjjo iG;o. j
come reo di crimcit tesae furungli ;

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, , ,,

GAS SOI

accordate ventiquattro oro di tempo 66, tra lugubre. cortèo d’inesorati mi-
|>er difendersi ,
e due avvocali per nistri Giacopo Artaldo di Gasteivì
,

perorare la causa sua. Costoro protesta- più incanto che reo , -ma sopra gl’ in-
rono con due lunghi memoriali contro felici infelicissimo , sostenne dura ed

l'ingiustizia dei procedimenti, cbiedet- ultima prova, la morte (3). (Ved. Bu-
tero copia des’ carichi del processo per ragna Batalla peregr. eut. amor ee.
,

rilevarne il cliente loro, citarono leggi, parte U, p. 85 e 86 - Esquirro, Sanct.


prammatiche ,
capitoli di corte.... pie- de Caller, p. 550-51 , 663. - Tarrit.
tosa fatica ma vana -, chè nulla otten- stipprets.pro.RR. PP. ord. praéd. eie.
nero , e tra i clamori e le proteste ,
Saceris eonlr, ven. sodalit. SS. Rosarii
trascorse il fatai termine intieramente; ejusd. eitfit. nel sommario uum. 9. -

Nel 1S giugno 1671 il duca di S. Ger- Relaz. ms. degli omie, dei march, di
mano col voto di Giorgio Cavassa suo Laconi e di Camarassa. - Manno, Star,
consultore sentenziò che si eseguisse di Sard., tom. Ili, pag. SU e 314
contro l’infelice marchese di Cea la fin. 322.
pena capitale cui era stato condannato.
Udinne il Gastelvl la lettura con am- G.\STELVr ( Giorgio di ) , fratello
mirabile e quasi incredibile costanza; del precedente, nato in Gagliari e vis-
e composto a serenità l’animo , e ri- suto nel secolo XVll. Si distinse nella
cevuti da due pietosi consolatori (1 ) i carriera militare ,
la quale intrapreso
conforti estremi della religione ,
s’av- mentr’era ancor giovinetto. Le- prime
viò eòraggiosamente alle cinque ore campagne fece col principe Filiberto
dopo il mezzodi del 15 giugno 1671 di Savoia, ammiraglio delle flotte spa-
al luogo del supplizio. Colà giunto gnuole ; e poi ,
preso il comando delle
non aspettò che altri lo sorreggesse ; sclùere sarde ,
chiamate il Terzo di
ma bendatisi con intrepida mano gli Sardegna , andò » guerreggiare nello
occhi, sottopose il capo venerando e Fiandre. Ivi intervenne a molti assedi
canuto allo stromento micidiale che e battaglie campali con molta sua gloria
troncogli la vita. Strana e miserevole e dei soldati che governava. Fatto pri-
v icenda delle sorti umane ! In quel gioniero dai francesi ,
intinse nella
luogo , in quella piazza medesima congiura dei magnati di quel regno
laddove fanciullo di anni dodici avea
assistito tra splendidi festeggiamenti Del medesimo fa relazione I’Esi^uìito
rìts nobillà.

a un torneo so.stenuto dal fiore della nel lib. V del SiavcABio db Callbb ; e nella
pag. 6o3 descrive I* entrata nel torneo di Don
sarda baronia (3 ) , ora vecchio d'anni
Paolo di Castelvl e di Don Giacopo Artablo
figlio suo.

(3) Sembra scritta per la tragica morte di


PP. Giuseppe di Villa-Mayor e GioTsnai
(i) I
Giacopo ArUldodi Castelvl la canzone (ca/icion
Gamìa della compagnia di Gesù.
funebre ) che si legge fra le poesie castiglianc
(a) Tra le feste che si fecero i» Cagliari nel
del Dclilata ,
la quale comincia :
novembre 1618 per la traslazione delle reliquie
dei Si. Martiri cagliaritani dall’ antica basilica O tu Euterpe , el fuaegto accento

di S. Saturnino al santuario della cattedrale, vi ritenta» de mit voses destempladas ec.


fu un magiii6co torneo sostenuto dalla più fio* (Dblit.| Cimo del Monte Parn .
, p. 4o5).

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,

302 CAS
e bI esiM a impetrare potenti sossidii drld, cd Insignito dell' Illustro ordine
dal re di Spagna ma essendo stalo
; dì Alcantara, La sua vecchiaia fu con-
scoperto, fu esposto a gravissimo pe- tristata dalle sventure della sua famiglia
rioulo , e potè a mala pena salvarsi colla in Sardegna, e dalle viplenti morti del
fuga. Rientrato io Ispagna ,
spinse con marchese di Lacoui suo cugino , e dei
calore le sue instanze percliè si desse marchese di Cea suo maggior fratello!
ausilio ai congiurati francesi ,
e con- I ministri spaguuoli lo accusarono di

tribuì efficacemente alla insurrezione parzialeggiare per i suoi aderenti, dopo


del principe di Condè. Quando scop- l’assassiuio del viceré Camarassa, ac-
piò la ribellione di Napoli ,
Filippo IV caduto in Cagliari nel 1668 il cardi- ;

re di Spagna lo spedì a quel regno con nale di Aragona, il conte di Pegua-


D. Giovanni d’ Austria suo figlio natu- randa , il conte d' Ayala , ed il mar-
rale , e vi compì felicemente la sua chese d’Aytona, stretti per parentela
missione. In tempi diversi fu cooimessa al Camarassa ,
furono L principali au-
alla sua fede la custodia del duca di tori di tale accusa. 11 Castelvi rìcam-

Guisa ,
e del principe di Lorena nei biollacon accasa più acerba , e forse
castelli di Segovia e di Toledo; di tanti più vera ; espose a Marianna dAustria,
gloriosi servizi fu preQiiato colla carica aver essi interesse di occultare la ve-
di reggente nel supremo consiglio di rità dei fatti , e di liberare la memoria
Aragona Però, dopo averla soste-
(1). del Camarassa .dalla macchia dell’ as-
nuta per molti anni col decoro cor- sassinio del marchese di Lacoui ;
però
rispondente alla eminenza del posto esser certo ,
che Antonio di Mulina
rinunziolla spontaneamente,, ed ab- avvocato fiscale, e Giuseppe EspaHuI-
bracciò lo stato ecclesiastico. Spese gli Niuo reggente della), cancelleria di Sar-
ultimi anni della sua vita in opere di degna , erano stali i promotori di quel-
pietà ;
fu eappcllano maggiore del reai r omicidio ;
soggiunse le circostanze

convento delle monache scalze di Ma- tutte delle vessazioni usate contro i

Castelvi ,
c dei favori Scandtdosameute
(i^ Le notizie fio qui riportale delle azioni accordali agli assassini-, si richiamò al
iniiìLiri di Giorgio di Custclvi le abbiamo rìca>
processo costrutto in Cagliari dalle due
vate dal Dizionario ^cografìco~»torico~*tatisti-
sale della reale udienza eh’ era stato
co ec. degli Stati di S. il Jle di Sardegna ,

(
ili, p. 187, art Cagliari'); quelle che
tuT. artilìziosamente soppresso ;
protestò
siegijouo si leggono nel Memoriale , di cui fao contro .la calunnia degli amori della
ciaino parola nella seguente nota di questo-mo-
Satrillas coll’Aymerich ,
inventata da
dcsiino articolo. £ poiché cl accadde parlare
del Dizionario geogra/ico - storico - statistico quegl’ indegni ministri regi per far ca-
degli stati sardi , mentre applaudiamo al gene- dere sopra i Castelvi il sospetto della
raso coucelto dell* egregio professore Goflredo
uccisione del Camarassa ;
e chiese la
Casalìs ,
il quale con tanta copia di lumi ne va
portando innanzi rendiamo 6on
la compilazione formazione di una nuova giunta in .Ma-
,

pari amore i dovuti encomit al diligente ed eru- drid, la quale esaminasse per se slcs.sa
dito nostro connazionale P. Vittorio Angius
i testimonii, esibendosi di far deposito
delle S. P. , dalla cui penna uacirono finora
tutti gli articoli dello stesso Dizionario relativi
di seimila ducati., e di somma mag-
alle città cd ai villaggi della Sardegna. giore ancora per le spese della nuova

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, ,,
, ,

CAS 203
procedura (1 ). Fra questo un argomento CASTRA o CASTRO (Costautino di).
della fiducia ch’ei riponeva neirinno- Nacque in Sassari, o fu arcivescovo di
ceuza dei suoi congiunti, perciocebè Torres verso la fine del secolo XI.
ogni sospetto cessar dovea, dacoiiè Alcuni scrittori sardi pretendono che
sotto gli ocelli della stessa corte spa- cgllfosse prima vescovo di Rosa antica,
gnnula ,
e da persone integre ed im- e che ivi facesse edificare la chiesa di S.
parziali volea il Casteivì si rinnovas- Pietro, foodando l’opinione loro nella
sero le indagini criminali. Ma nu de- iscrizione che si legge in detta chiesa,
stino , o un potere arbitrario spingeva e eh’ è riportata dal Fara nella Coro-
violentemente ad altro lato i moti della granfia di Sardegna (2). Altri però , e
giustizia : il gabinetto spagnuolo ,
ag- fra questi il Mattel ,
inclinano a credere
girato dalle arti dei potenti fautori dei il Costantino vescovo di Rosa diverso
('amarassa ,
prevenuto dal duca di S. dall’arcivescovo turritano, e ne trag-
Germano che procedeva in Sardegna gono argomento dall’ordinazione del
meglio con furore che con animo quieto secondo fatta in Capua dal papa Gre-
ed impassibile , avea già decretato la gorio VU nel 1073: perciocché dicono
morte del Gea fratello infelice di Gior- che tale ordinazione non avrebbe avuto
gio di Casteivì. morte gli fu data
I..a luogo, se Costantino di Castra fosse
ucl 15 giugno 1671 ; e poco dopo se<> stato prima vescovo di Rosa , c quindi
guillo alla tomba Giorgio di Casteivì già ordinalo. Si potrebbe osservare
avendo implorato inutilmente quella che coincidenza dei tempi e la per-
la

giustizia , che pur dicesi esser dovuta fetta somiglianza dei nomi non lasciano

a tutti gli nomini ( Ved. Diz. geogr. luogo a dubitare, che il Costantino edi-
star. slot, ài Sard. voL III pag. 187. ficatore della chiesa di S. Pietro sia lo
- Casteivì , Meni, a Mar, d'Austria. - stesso Costantino che poi governò la
Soto-Real , Not.de linage de Castelli sede turritana; e riguardo alla ordina-
pag. 7 ed alL ). zione fatta da papa Gregorio, non sa-
rchile nemmeno improbabile che la me-
CASTILLO (Conte dei.) Ved. NIN desima non sia stata nn’ ordinazione
Feuce). nuova ma la semplice collazione del
,

pallio: però lasciando tali discussioni


agli scrittori delle cose ecclesiastiche
di Sardegna, ci limiteremo a ricordare
(i) Questi fatti t molti altri relativi alla uc-
cisione del marchese di Laconi e del rìcerc
le poche, ma illustri azioni di Costau-
Camarassa aono minutaiucnte esposti in un me- Fu egli ordinalo in Capua
liuo di Castra.
moriale presentato da D. Giorgio di Casteivì a nel 1073 dal pontefice Gregorio VII.
Marianna d’ Austria reggente della monarchia
spaglinola nella minorennità di Carlo II. Detto
La sua destinazioDC al governo spiri-
memoriale fu stampato in Madrid nel 1670 , e
sparge molta luce sopra le vicende seguite in
Sardegna , dopo tali omicidii ; per lo che non (a) È quoto il tenore della medeaima :

è fucile libcrure il Camara&sa dalla taccia di SCO * cosTArriRva de * castra *

aver fitto uccidere Don Agostino di Casteivì * PISCOFVS * PRO * AMORE * DEI
murchese di LaconL BAKU SCCLBSUII ' 201F1CARB ’ FECI
*
.

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234 CAT
(ualc della cliicsa di Torres fa accum- lib.II De reb. Sard., fol. 216-19. - Vico,
pagiiato da una missione onbrévole che Star, di Sard. ,
parte IV ,
cap. XIV. -
10 stesso papa gli diede per le cose Passamar ,
Synod. diipces. turrit. in
temporali di Sardegna. 1 regoli delle calai, archiep. - Seggio , f’’ ida de los
quattro province dell’isola aveano lun- Ss. mart.'tiirrit. ms., lib. HI, cap. 9e 1 5.

gamente abusato della potenza loro ; - Mattei ,


Sard. sac ,
fol. 1 46-47 , 1 93).
fattisi indipendenti dall' autorità della
sede apostolica, non pìil le osserva- CiVTAYNA (F. Gaviso). Nacque in
vano l’antica fede; dal che n'erano già Sassari da Paolo Catayna e Mariangela
derivate molle assurde pratiche, Cd il Verde, cittadini virtuosi e di civile con-
totale rilassamento della disciplina nel dizione, nel 1608. Giovinetto d’anni
clero sardo. Costantino di Castra ebbe diecisette si consacrò alla vita mona-
l'incarico di richiamare i quattro su- stica, vestendo l’abito dei frati carme-
premi dinasti sardi aH’osservahza delle litani nelconvento di Cagliari. Non
antiche consuetudini, di rimettere in andò guari che i suoi talenti e l’ inde-
onoranza il potere pontificio già sca- fessa applicazione allo studio lo ren-
duto in Sardegna dal suo primo splen- dettero distinto in queir ordine reli-
dore ,
e di preparare in tal guisa al gioso: per la qual cosa fu chiamrlo a
legato apostolico che papa Gregorio ,
Roma, e colà ed in altre città d’Italia
aveagià destinato d'inviarvi, la via più insegnò con lode la GInsoGa e la teo-
agevole per conchindere felicemente i logia. Nel 1641 fu proclamato provin-
gravi negozi ,
su i quali doveano aggi- ciale di Sardegna ,
ed a tale nffizio gli
rarsi le sue conferenze. Tale missione si aggiunse quello di consultore del
fu da lui adempiuta con molta prudenza santo uffizio ,
ch'era in quei tempi una
e pari feliciti!; perciocché i regoli di delle distinzioni più onorevoli ,
alle
Sardegna si sottomisero prontamente qyali aspiravano i teologi di chiaro
aH'autorità della Chiesa romana, ed il nome. Però , ritornato poco dopo a
vescovo di Populonia che fu poi man- Roma, ebbe l’impiego di priore nel
dato in Sardegna coll’onore della lega- convento romano ,
quello di segretario
zione pontificia ,
trovò spianate tutte g(;nerale del suo ordine, e di assistente
le diUicoltà ,
e potette operare senza della provincia di Sjtagna. La fama del
contrasti tutte le riforme ordinate dalla suo sapere era sfata divulgata oltre-
Chiesa romana. I monumenti relativi mare e oltremonti: laonde Filippo IV
alla missione di Costantino di Castra re di Spagna lo propose nel 1663 per
esistono in varie epistole scritte a Ma- la vacante sede vescovile di Bosa, e ne

riano, Onroco, Orzoccorre, e Costan- ottenne l'approvazione da papa Ales-


tino regoli sardi dal suddetto papa sandro VII. Illustrò quella chiesa con
Gregorio VII. ( Ved. episL sudd. presso alti moltiplici di savio reggimento; ce-
11 Mansi, Ss. Condì. IVov. et amplìs. lebrò nel 1665 sinodo diocesano ,
il

Cnllect. ,
tom. XX, col. 84,94, 322-25. quale fu stampato in Sassari neH'anno
- Baronio, jinnal. eccì. all’ann. 1073.
- Fura, Coro^r. sard ,lib. II, p. 69, e nel

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.

Toìfr tiix. I^to^r iit- Starti /Uvxvm

Pt^KO A,^r€t ili» «iin- Tt>rtnt>U* P F»ftn

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,,,,

C AT 20 r>

spfpicnle (1), c dojw aver riempilo il P. Daniele di S. Maria, bibliograU e

ueU'cccelsa carica d’ inquisitore gene- cronisti dell’ insigne ordine carmelitico

rale dell'isola le arduo funzioni annesse (Ved. Villiers, Bibliolheca carmeiit.

a tal ministero , fu creato arcivescoyo tom. I, pag. -S. Maria (Daniel a),
dulia sua patria nel 16 novembre 1671^ Specul. carmel. tom. U, pari V, lib. Ili

Otto anni sopravvisse al cresciutogli pag. 929. - Soggio ,


i'ida de los Ss.
onore dell’ episcopato : li spese tutti mari, turrit. ms. lib. Ili ,
cap. X e XV.
neirediGcare coll’esempio, e ncll’iii- - Mazzari, Orar. fu», per mons. Pilo
struire colla voce i fedeli commessi al pag. 27. - Mallei, Sard. sac. foL 169 ,

suo governo. Zelante del cnlto e del 204).


grave decoro della religione, fu pro-
fuso neH’adornarc a sue spese di sacri CATELLA Ved. GIANUARIO.
arredi la chiesa cattedrale di Sassari,
e la basilica dei santi martiri di Torres CATONI (GuANTi.No), cittadino sas-

(2): r uffizio di delti martiri appro- sarese, famoso nella storia di Sardegna
vato dalla chiesa romana, ottenne da, per le sue azioni militari e politiche
Paolo 11 e da papa Clemente X che si ,
e per la parte da lui avuta nella som-
estendesse a bitte le terre soggette alla messione dell'isula intiera al dominio
monarchia spagnuola (3). Dotto nelle del re di Aragona. Visse nel principio
scienze diviiié ed iiinane, amò gli -uo^ del secolo XIVa, c fece chiaro il suo
mini dotti del suo' tempo, c ne coltivò nome per azioni generose (4), e per la
l’amicizia.Però gli fu caro sopra ogni saggezza dei consigli ,
coi quali cercò
altro Cavino Farina concittadino e con- di giovare agl’interessi della sua patria.
giunto suo, il quale illustrò con erudite Amico dei Doriaedei .Malespiiia, .sopra-
scritture mediche il proprio nome , e suo tempo per autorità e per
stette nel

quello della sua fiatria. Il Calayna mori ricchezza agli altri cittadini sassaresi

in Sassari nel 1679. Della vita di lui, (5). Fu nemico inqilacabile dei pisani
(3)
e de’ suoi che rimasero inediti,
scritti

tranne il SinnAo diocesauo di ilota , (4) Il Fara ricorda il privilegio aingulure di


cui godeva il Catoni , di procedere in pubblico
scrivono amplissime lodi il Villiers e
accompagnato da trenta uomini d'arEne ; premio
concedutogli per la geucro»ità delle tue gesta.
(5 ) Dii monumento apografo da noi posseduto
(i^ Constùutiones et tlecrHa jedita in Diae- relativo ai primi due lustri della repubblica
cesana sjrnodo civitatis Hoganensit cc. ah Jl- sassarese ,
di cui daremo contcna altrove , ri-
histv.mo et liea.mo D. F. Gavino- Catajrna cc. corda il nome
Guaniino Catoni con quelli
di
«S'acrri , ex tj’pograf}hia Ilieronj^mi de Cattelvi di Pietro Caso di Villano , e di Mariano Pava
apud Antonium Seque. i6(>6 'voi. I in 4 ® )• depatati dal consiglio maggiore del comune di
(a) La aacrcslu di detta basilica fu eretta con Sassari per la concordia da stabilirsi col pie-
denaro proprio dclT illustre prelato vano e cogli altri bcncliziati del clero sassarese
La carta reale data in Madrid nel G set- riguardo alle decime ed agli craolumenli cb'cssi
tembre 1673, con la quale Carlo II c Marianna pretendevano dai cittadini. L'aUo di tale depu-
d'Austria sua madre concedettero l'implorata tazione c della concordia indi seguita é scrilto
estensione, esiste nell' archivio della cattedrale iu latino , coutieuc preziose notizie riguardo
Nel seguente anno 1G74 fu confcr-
tiirritaiia. all' interno reggimento della repubblica ,
c fu
iiuta dal hcncpUcito di papa Clemente X. scritlo e coDcbiuso nell* anno, iu cui era

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206 C AT
a|>erto faTorcggiatore dei genovesi ,
siglio il profferirsi volontariamente ,

e custode severo della iadijteadenza S|>erando ( ma vanamente ,


come poi
del suo paese. Però quando vide pe- giustificò l’evento) de-che la libera

ricolare qucsl’ultima, i cittadini inabili dizione produrrebbe il mantenimento


a sostenerla ,
e pronti i genovesi ad delle proprie leggi , l’ indipendenza ci-
impadronirsi del supremo potere, me- vile, e l’acquisto di nuovi favori. Per
glio che vederla serva di dinasti deboli 10 che, vinto da lui il partito nel mag-
ed avari ,
amò che piegasse il capo a gior consiglio, inviò nel 1323 all’in-
re chiaro e potente. La necessità dei fante D. Alfonso un segreto messaggero
tempi gli suggerì tali pensieri; percioc- (Michele Pera) profferendogli l’ubbi-
ché Giacomo re di Aragona , ch’era
II dienza e Taiulo dei sassaresi. Alfonso
stato investito da papa Bonifacio Vili accettò r offerta, inviò subito a Guaii-
del dominio della Sardegna (1), riuniva tino un legno armato per la guerra , ed
nel porto di Maone una flotta poderosa inculcogK che appena udirebbe rarrivu
destinata a conquistar l’isola, e coman- suo ncU’isola, gli si appresentasse cogli
dante supremo della spedizione nomi- altri suoi aderenti (2). L’infante ap-
nava lo stesso suo figlio D. Alfonsi». prodò, doiH) alcuni mesi, ai lidi sardi;
Previde il Catoni , che la repubblica 11 Catoni coi deputati del coinnae di

sassarese non avria potuto sostenere Sassai'i, coi Doria e coi Malespina si

lunga pezza rimpcto del conquistatore; trasferì subito al campo fli Hotci ,
giui-ò
quindi a vece di una resistenza inutile, fedeltà al principe aragonese a nome
cui avrebbe tenuto dietro Toppressione della sua patria, ed ottenne a di lei fa-
ed il servaggio, giudicò miglior con- vore eolia conferma dei recenti la con-
cessione di nuovi privilegi (3). Quimli
d(*Htà ecapo della medesima noòiUs vìr Otto-
unitosi cogli altri suoi concittadùii alle
bonus Buccanigra potettas Sassi prò jbreia truppe aragonesi, contribuì coU’o|>cra
comunis Januae. Egli rsxil eousilium inter sua a stringere più efficacemente l’as-
aniianos et eonsiliatores co/i«<7iV mujoris sonu
catnpanne et voce praeconis more solito con-
sedio di Villa-Ecclesia che i pisani
gregatos cc. difendevano con disperato valore ; tale
(i) La dipendenza della Sardegna dall* allo ardenza dimostrò nelle fazioni di guerra
dominio e feudalità della S. Sede non fu rico-
DoaciuU dai Monarchi sabaudi. Vittorio Amedeo
indi seguite, che fu sempre riputato
11 prote;!itò altamente per mezzo del marchese
^
Fe^rrcro d’ Ornica suo ministro pleuijxitcnziario (a) Tale notizia sì ricava dalla relazione che
in Rttfiia contro V asserto int^estitura di papa l’ infante D. AlfunM) scrisse a suo ))4iilrti Don
Bonifazio VII! I e dichiarò di aver ricevuto e Giacopo 11 dal campo dì SoUl nel giugno
voler riUnerc regno di Sardegna libero ed
il i3'a 3) la quale è riporUila |kt iutiero nel me-
esente da ogni dominio tem/sorale dei papi. moriale del marchese di Coscojiiela ,
tiuiii.

La protesta fu redatta nella Venerìa Reale y e (3) Molti privilegi avea oUenuto il comune
soUoscritU da quel sovrano addi i5 ottobre 1726 : di Sassari dai re di Aragona D. Giacomo 11,
il marchese d* Ormea la rimise in Roma all’ar- col diploma del 7 maggio i3a3. Questi furono
civescovo di Nazianzo segr. di stato di S. Santità. aiupUali ed accresciuti con nuovi privilegi dal-
La reale udienza di Sardegna fece la medesima r inHintc D. Alfonso , con diploma spedito nel
protrata nel 17 maggio 17 ^ 7 ,
quando furono campo di Salci addi 4 luglio dell’ anno mede*
sottoposte all’ exequatur le bolle poutifìcic per simo : ambidue sono riporUti dal Vico nella sua
la uomiua regia ai bcnciai concistoriali del regno. storia di Sardegna.

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7Wa Bify^r f/i .C//V rc,„.\7X.

(Oimm SS'^IFKE

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,,

CA V 207
principale istnimento deHe vittorie ot- di Aragona , il quale avendo accordalo
tennte nell'isola dall' infante D. Alfonso. ai sardiuna nuova costituzione politica,
Poco però il Catoni rimase in tanta obiomò a quell’assemblea i signori più
fede, poiché, o non credendosi rimu- potenti dell’ isola per alTezionarli al suo
nerato abbastanza dei servizi da lui nuovo dominio ( Ved. Zurila , ArnuU.
prestati al re di Aragona, o vedendo de Arag., lib. VI, cap. 45; lib. VII,
che la sua patria perdeva intieramente cap. 10; lib. VOI, cap. 58. - Fara,
sotto la nuova signorìa l'antica libertà, He reb. Sard. , lib. IQ , fol. 250 , 300.
che i sovrani aragonesi avevano pro- -Mem, del march, di Coscoj., num. 40.
messo di guarentire, ovvero prevalendo - Vico, Ilist. gen. del rejn. de Sard .

nell'airimo sno le prime amicizie geno- pari V, cap. 7 e 9. - Seggio , f^ida de


vesi, si attcstò altra volta coi Doria e loi mari, tiirrit. ms, lib. Ili, cap. 17. -

coi Malespina ,
fece entrare nei suo Manno, St. di Sard., tom. Ili, pag. 17,
partito la famiglia dei Pala, una delle 22 , 49 , 50-, 88. - Miulant, IJist. de
più potenti del comune di Sassari, e Sard., lora. 1, pag. 230 , 353).
scapestrò dall’ obbedienza che aveva
giurata pociii anni avanti. Ma non potè CAVADA (P. Luigi), dotto religioso
lunga pezza resistere alle armi di Ara- delle scuole pie ,
nativo di Urani ,

gona queste dopo breve guerreggiare


:
cospicuo villaggio situalo nella parie
prevalsero ; ed egli non più cittadino sellenlrionalc della Sardegna ,
il quale
di repubblica, non più amico o vas- seconda metà del secolo XVII.
fiorì nella

sallo di prìncipe conquistatore, andò Era giovinellQ , allorché si ascrisse tra


esule dalla sua patria e ricovratosi i chierici delle scuole pie. Insegnò pri-
,

nella reggia di Arborea, in quella ter- nui con molla diligenza i poveri fanciulli
minò suoi i giorni ,
lasciato crede delle sccondo^le regole del suo iuslitulo; poi
virtù e del nome suo Bartolo Catoni, ddlò hlosoGa e leologia nelle scuole
fìglio non degenere da tanto padre. del suo ordine con gran lode di buon
Bartolo o Barzolo (che cosi è pronii- ingegno. Applicatosi con ardenza allo
scuaincnte appellato) crebbe caro ed sludio dell’oratoria sacra ,
alla quale
amico ai regoli Mariano ed Ugone IV si sentiva partieolarmcule iucliualu ,

(1); fu uno dui più ardenti capi del


fece nella medesima si gran proGlto
partito anti-realista in Sardegna e nel che diventò uno dei più buoni oratori
,

1355 intervenne al famoso parlamento del suo tempo, e predicò per lo spazio
convocalo in Cagliari dal re D. Pietro di quaraut’anni con zelo « con applauso
straordinario. Le continuale fatiche del
(t) Bunolo Catoni nel i4 laarzo i355 pergamo non lo impedirono daU’cser-
alU •olc'iine cmancipasioae di Ugonc IV di Ar*
cizjo di molli onorevoli uHici che so-
borea ,
fatta da Mariano IV regolo di ({«logli tUli
Ve(L Memor. del marq di Cotcoj. y num. t^o). stenne : imperocché fu superiore di
(
Non osiamo afiormare che questo , di cui |«r- varie case professe, e provinciale delle
liamo, sia lo stesso Barsolo Catoni che arca in
scuole pie in Sardegna ;
poi nel 1694
feudo le ville di Binieea e di U/tìJmi , c U città
di GaUeUino nel giudicato di Gallura ( Vcd.
provinciale e commissario generale
Fani, de reb. Surd. f
Uh. Ili, fol. 3oo). delle medesime nella provincia di Si-

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, ,

208 CAV
cilia ;
le governò con prudenza e man- ed^l quaresimale che predicò nella cat-
tenne in tnltc la regolare disciplina e tedrale di CagtiMl nel 1667 (2).
I primi

r esatta osservanza delle regole , più sono tutti compresi nel primo tomo ,
coir esempio che coll’ autorità. Inviato e sono sessanta il quaresimale è con-:

in Ispagaa per soddisfare ai desideri! tenuto tutto nel tomo secondo. Si negli

di autorevoli personaggi che doman- uni ,


come neU’altro l’autore fa pompa
davano lo stabilimento delle scuole di mólta erudizione sacra e profana,
pie in quel vasto regno ,
egH trattò un e di tale novità negli argomenti ebu
alTarc cosi importante con motta abUità, non è sempre felice. Però osserva co-
c lo avrebbe portato a. felice compi- stantemente r ordine nelle prove ,
la

mento , se la morte dell' eccelso prin- chiarezza nei concetti e nello stile, il

cipe D. Giovanni d’Austria , di cui si quale è lucido, scorrevole, armonioso;


avea conciliato la benevolenza , non e soprattutto I’ applicazione continua
avesse riaperto il campo ai nemici del delie dottrine scritturali e dei padri
]>ene i>er armeggiare contro i proseliti della Chiesa all’ istruzione dei fedeli
del Calasauzio. Andò quattro volte a ed alle regole del retto vivere (3). Alli-i

Roma per il capitolo generale , e si sessanta panegirici scritti dallo stesso


fece stimare per i suoi talenti e per autore duveaiio dar materia a un terz<i
le sue virtù. Nell’ultimo di tali viaggi volante ; ed oltre questi , lasciò mss.
che fece nel 1698 ottenne dal generale Conferente e sermoni domestici , <•
R. Gio. Francesco di S. Pietro il per- sermoni politici e poftolari scritti pa-
messo di rimanersi nella capitale del rimenti in lingua castigliana , i quali
mondo cristiano ,
onde ridurre a ter- rimasero nell’ oseurllà. 11 Cavada fu
mine la correzione e la riunione dei uomo pio , zelante della religioiie , e.

snoi sermoni e panegirici che Gn dal caldo promotore dei progressi del suo
1675 l’altro generale scolopio P. Giu- iustituto. Ebbe con molli fainUiarilà
seppe della Visitazione gii avea ordi- uomini dotti del suo tempo, e fu te-
nato di dare idia luce (1). Sei anni egli nuto in pregio da ragguardevoli prin-
impiegò in tale fatica ,
dentro i quali cipi ecclesiastici e secolari ,
fra i quali
pubblicò l’opera intitolata Idea» sacrai primeggiarono il suddetto D. Giovanni
panegjricas En Roma
jr morales ,
ec.

1701 1704. En la emprcnta de u4n-


,
(i) L'Horanj ciU un’altra edùione ilrll’np<'r.i
tonio de lìossis ( due voi. in fol ) la del Cavada fatta in Sardegna nel iliyi. Mui |>eii-
,
siarao che quell’ illui>trc acrìltorc sia cadulu in
qnale contiene i panegirici detti da lui
errore, mentre nella ediaionc rom.ina del i-oi
in moltiplici occasioni di feste religiose e 1704 non ac ne fa cenno, anzi dalla lue.le.
ùma lì argomenta che aia stala quella la priina
volta ,
in cui i acrqioaì del Cavada usciruim
(i) Rifcrìscc lo otciso P. Cavalla nel prologo alla luce.
'

Hcl tomo I delle sue trite mere ch« nel 169^ (3) Lt’ opera del Cavada ebbe cosi felice in-
SI disponeva per partire a Barcellona , onde dare contro , che appena nc fu pubblicato il prìiiKs
alle stampe T accciinuU opera ]
ma che Ì1 pen- volume , il generale delle scuole pie provvidi'
siero gli fu impedito dalia sua promozione al che foMC trmlotto in lingua italiana. Però igno-
provincialato ed alla visita delle case professe Iìamo , se tale disposizione sia stata recata ad
delle scuole pie in Sicilia. 1 détto.

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, , , , , , ,

CEA 209
d'Austria ,
e Gaspare dì Carpeiia ve- gevano d’ assedio quella fortézza con
scovo di Sabina ,
cardinale di S. R. C. quattro mila uomini : la difendevano i

e vicario di Roma sotto il pontificato sassaresi con istraordinario valere; ma


di Clemente XI, al quale dedicò la finalmente erano sul punto di abbau-
mentovata opera sua.(l). Agli onori douarla ,
se non fossero stati rincorali
domestici accoppiò gli esterni ; per- da Goffredo Cervellon , il quale arrivalo
ciocché fu per tutta sua vita esamina- in tal frangente con nuovi rinforzi,
tore sinodale della diocesi di Cagliari trovò mezzo di penetrare nell’ interno
qualificatore del santo uffizio in Sar- della rocca. Egli diede in tale occasione
degna ed aggiunto allo stesso tribunale l'esempio di una disperata difesa ,
la
in Sicilia. Grave d’anni,e di meriti mori quale durò un’intiera giorm^ta: sostenne
in Cagliari in età di 77 anni ( Veci con intixpidezza il fuoco nemico ,
ab-
lloraiiy. Script, scholar. piar. toro. I, benchè il castello fosse povero d'arti-
parte I ,
pag. 356-57. - Cavada ,
Ideas gUeria ;
e mettendosi alla lesta de' più
sacrai ec. nel dedicat tom. 1 e U nei ardimentosi ,
fece un’ improvvisa sor-
prolog. e nelle approvaz. ). tita, e cosi gagliardamente assaltò il

nemico, cbe obbUgollo a levare il campo


CEA (MancHESE di). Ved. CASTELVl’ ed a sciogliere l'assedia U Cervellon
(Giacopo AETAUX)). si acquistò per tale azione una bella
rinomanza militare. ( Ved. Fsira , De
CERVELLON (Goffredo), valoroso reb. Sarti. ,
lib. IV fol. 405. - Vico ,

gentiluomo cagliaritano cbe fiori nel Hist. gen. de Sarà. pari V cap.
principio del secolo XVI. Militò prima LI. - Ribera ,
Geneal. de la famit.
in qualità di semplice soldato sotto i de los Cervellon. - Guicciardini ,
Star,
vessilli del re di Aragona; ma fessen- et hai. lib. XVIIL - SigòD. ,
In vii.

dosi distinto in varie fazioni di guerra, Andr. Doriae lib. 1 cap. XI. - Bclcar.,
specialmente io quella di Navarra nel Rer. gallic. comment. lib. XX ).
1512, Ferdinando il cattolico lo pro-
mosse a più elevato grado nelle file CERVELLON (Girolamo), Dato in
del suo esercito. Nel
1527 si copri di Sardegna da D. Filippo Cencllon e
gloria per la bella difesa del Castello donna Raffaella Alagon nd 1463. In-
Aragonese da lui fatta con altri valenti traprese la earrierà militare., c nella
capitani del suo tempo. 1 Francesi strin- medesima si distinse per coraggio
per fedeltà e per generosi sacrifizi

(i) Però nell’ interno del tuo animo egli in-


delle proprie sostanze. Militò con lui
drizxò quelle lue fatiche a più allo e senio il figlio suo Filippo Cervellon natogli
segno ,
come si rileva seguenti distici che da Anna Ferrera gcnlildoiina di Cata-
si leggono in fronte al tojn 1 della ciUUs opera 2
logna il quale
,
sopravanzando l'età
Quas dicat ,
alma Tiiat ,
Ludwicus corde col valoresi fece un nome assai chiaro
,

tr^orme»
nelle guerre di Sicilia e di Navarca. 11
Protulit ideai quia corde gerii.i le
Ergo rogai supptex Ludovicus , corde Ubenti re di Aragona Ferdinando II li rimu-
Exeipiai , hilari quas. libi corde ditai. nerò entrambi con generosità regia , e
fot. I. >4

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,

210 CER
tra le altre concessiooi ,
accordò ad F'u uomo amante di novità poUtiebe ,

essi ed alia discendenza loro il feudo torbido ,


intraprendente , ambizioso ;

di Samazzai in Sardegna col titolo ba- perlocebà sotto la viceregia di D. Bel-


ronale ,
rammentando nei diplomi le tramo de losVeles fu mandalo in bando
azioni gloriose, delle quali aveano fatta dall’isola,' c sotto quella del marchese
prova nei campi delle battaglie. Eilippo di Castel-Rodrigo fu confinato nella
ebbe nel 1528 il comando della caval- Gallura per ordini espressi della corte
leria leggiera di Sardegna, e nello stesso di Madrid. Tuttavia governò due voile
anno fu mandato a Sassari con molte sol- la Sardegna in qualità di presideute ;

datesche spagnuole e nazionali j>er di- laprima nel 1656-57, ia seconda, ma


fendere quella provincia dalle invasioni per pochi mesi , nel 1668 , dopo la
nemiche (1). Uscirono dalla smessa fa- famosa uccisione del viceré Camarassa,
miglia molti illustri personaggi ;
nitri nella qual circostanza si comportò lo-
perciocché, oltre Gofiredo Cervellon, devolmente ,
quantunque i principali
di cui nel precedente articolo, furono autori di quel misfatto fossero a lui
chiari ancora i seguenti. — CERVEL- coDgiuuti per parentela e per amicizia.
l.ON (Giovanni), nato da Girolamo del Fu sua donna Vincenza di Casteivì ,

suddetto E'ilippo Cervellon barone di dal qual matrimonio nacque CEIRVEL-


Samazzai e da Girolama Castelvl y Ca- LON (Michele), più conosciuto sotto il

valler , il quale diede prove di straor- nome di marchese della Conquista, il

dinario valore nella memorabile bat- quale fu uno de’ più zelanti partigiani
taglia di Pavia ;
per la qual Cosa l'im- deU’arciduca Carlo all’epoca della fa-
peratore Carlo \ con diploma dato mosa guerra di successione per la co-
in Mantova nel 19 aprile 15.50 accor- rona di Spagna , e. contribuì- colla sua
dogli il raro privilegio di sormontare influenza e colle sue riccbelze a far ca-
colla corona reale le armi sue genti- dere la Sardegna in potere degli au-
lizie. Costui ebbe in moglie Isabella striaci nel 1708. Di costai scriveva il

Barbcran ,
e non lasciò discendenza. celebre marchese di S. Filippo al vi-
— CERVELLON (Beiutardo Mattia), ceré di Sardegna, che bisognava allon-
tiglio di Bernardo conte di Sedilo c tanarlo dall’isola e confinarlo in Francia;
di Filippa Piccolomini gentildonna sa- ma egli seppe dissimulare cosi bene
ncse ,
il quale militò per molti anni le sue intenzioni , che fu creduto fe-
sotto i vessilli spagnuoli con fama di dele a Filippo V fino al momento, in
eccellente guerriero. 11 re cattolico Fi- cui ,
entrate in Cagliari le armi tede-
lippo IV lo rimunerò de’ suoi servigi sche ,
si levò la maschera ,
e si di-
creandolo governatore del castello di chiarò apertamente per i novelli do-
Cagliari e della provincia di Gallura, minatori. Delle tre mogli da lui avnte
fu l’ultima Angela di Francesco Pilo
(i) Filippo Cervellon ebbe in moglie Isabella di Sassari barone di Putifigari. ( Ved.
Gessa y Alagon j intervenne c votò nel parla-
Diplom. del 22 m.iggìo 1507, 28 fel>-
incnlo di Valenza , perché originario di quella
provìncia, come riferisce Gaspare Escolano nella
brajo 1513, 23 aprile 1515, riportali
sloria del regno di Valenza , parte 11 pag. (>.^a. dal Ribcra , Oeneal. de la j'amilL de

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,, ,

CES 211
Cervell. - Vico, Hist. gen. del reyn. Mari, roman. presso il Baron. - Bol-
deSard., V,cap. LU. -Dexart,
pari. laud. ,
ad diem 21 august. — Fara, />e
Capii, cur., fot. M9 e 1265. - Esco- reb. Sard., lib. 1, fol. 144. .- Arca, De
lano, Hist. del reyn. de alene., part V Sancì. Sard., lib. I, pag. 74, 75, 7G. -
Il,Ub. VIU,cap.I, pag. 642.-Bacallar, Serpi ,
Cron. de los sant, de Sard. ,

Coment, de la guer. de Epana , pag. lib. Il, pag. 99 100. - Fiuto, De Christ.
310. Relax, mss. degli omicid. del cruci/., tom. 1, pag. 440.- Mattei, Sard.
march, di Laconi e del march, di Ca- sacr., cap. III. - Gazano, Stor. di Sard.,
marassa. - Mimaut , Hist. de Sard. lib. I, cap. VI. - Manno ,
Stor. di Sard.,
tom. Il, pag, 124. - Manno, Star, di tom. II, pag. 16).
Sard., tom. Ili, pag. 251-62, tom. IV,
pag. 34). (*.)CETTI (Francesco), distinto ma-
tematico e uaturalista, vissuto in Sai-
CESELLO ( S. MARTIRE ). Nacque e degna nel declinare del secolo XVIII.
fu educato in 43agliari nella fede di Nacque in Como nel 9 agosto 1726.
G. C. Benché fosse fanciullo e vivesse Studiò la gramatica e le umane lettere
in città pagana piena di vizi e di
una nelle scuole della sua patria -, poi nel
seduzioni, non si lasciò smuovere dalla 13 ottobre 1742 si ascrisse alla com-
vera credenza , in cui era stato secre- pagnia di Gesù, della quale nel 2 feb-
tamentc allevato. Risaputasi la sua re- braio 1760 professò i voli solenni. La
ligione dai satelliti di Delasio preside felicità del suo ingegno-, e l'applica-

romano, che governava la Sardegna zione costante allo studio lo rendet-


sotto r im)>ero di Diocleziano ,
fu con- tero in breve tempo uno dei soggetti
dotto al suo tribunale ed eccitato ad più ragguardevoli per do|trina che
abiurarla. Resistette il santo fanciullo l’instiluto di S. Ignazio avesse nella
alle lusinghe del tiranno ;
c quando provincia di .Milano. Sep|)c in lilosoliu
riuscita vana ogni blandizie ,
fu sotto- ed in teologia quanto basta per distin-
posto ai tormenti ,
li sostenne con ' guersi dalla moltitudine dei Glosolì e
maravigliosa costanza. Iddio fece co- dei teologi volgari; ma nelle matema-
noscere in lui quanto [tossa nei veri tiche seppe assai i
e le coltivò per più
credenti la grazia celeste. Non potendo anni con felice successo. Nel 1766 na-
Delasio rimuovere Cesello dalla fede vigò alla volta della Sardegna , e fece'
cristiana ,
fecegli troncare il capo nel parte di quella dotta colonia d'uomini
21 agosto del 304 dopq G. C. Ebbe sapienti, di cui parla il Roberti (1) ;
compagni nel martirio i Ss. Lussorio colonia trapiantata nell’.isola per il
c Camerino. Il suo corpo fu sepolto seuuo di Carlo Emmanuele III e del
dai fedeli in un luogo vicino a Cagliari, conte Bugino famoso ministro suo
dove poi fu edificato il tempio di S. onde rigenerarla nelle scienze c nelle
Lucifero. Il marti^'ologio romano ed i arti. La università di Sassari- fu quella

boilandisti approvarono gli atti della cui toccò in sorte la persona del Celti,
sua vita e beata morte con quelli del
lucntovalo marlirc S. Lussorio. (Vcd. (i) Nel tratUto della Probità naturale.

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,

213 cr.T
il quale vi occupò la cattedra di ma- stimola cosi potente, progredì alacre-
tematica dal 1766 fino al tempo di sua mente nei lavori , e si affrettò a man-
morte. Insegnò con applauso ,
e fece darne al suo mecenate i primi saggi
allievi di ottime speranze ;
ma poco consistenti nel campioni di marmi a
potettero giovarsi delle sue lezioni campagne di
varli colori scavati nelle
perciocché il sistema del pubblico in- Basa e 1769 scoperse
di Silanos. Nel
segnamento in rispetto alle scienze nei dintorni di Alghero il calcedonio
esatte trovavasi allora in tal condizione bianco , e nello stesso anno trovò il
nelle due università del regno ,
che diaspro verde nelle adiacenze della
ristretto ai primi elementi ,
iniziava i mentovata città di Besa , i di cui saggi
giovani, iniziati abbandonavali *,
nè oc- mandati in Toscana furono trovati assai
casioni nè lucri , nè peemii oOerivà
,
preziosi (1). Intanto egli recava a com-
a qualunque bramasse addentrarsi nei pimento alcune parti della Scoria na-
difllcili misteri delle scienze calcola- turale della Sardegna , le quali poi
trici. Ma questa che può chiamarsi in- diede successivamente alla luce in tre
felicità de’ tempi ,
e progredir lento volumi in-8.° , «taiilpati in Sassari nel
e sistematico de’ lumi , fu per altro 1774, 1776 e 1777 con nitidissimi ca-
motivo una ventura per il Getti ,
la ratteri dal tipografo e librajo Giuseppe
quale poi si rifuse in vantaggio della Piattoli. U primo volume contiene la
Sardegna ; imperocché quaAto meno descrizione dei quadrupedi, ed è {>re-
egli dovea distrarsi per insegnare le ceduto da una carta geografica e da
matematiche ,
tanto più abbondavagli una breve descrizione della Sardegna,
il tempo ]>er istudiarc le cose naturali in -cui l'autore promette pubblicare la
dell’isola,^ che intendeva ridurre a sto- Storia dei fossili tardi : il secondo
ria ordinata. A tal fine intraprese lunghi tratta degli ucccl/i (ornitologia): il terzo
e frequenti viaggi uell’ interno' della degli anjibii e dei pesci (ictiologia) ,

Sardegna ;
la traversò tutta in tutti i ed è dedicato a IX Giuseppe Maria
versi e negli angoli più remoti, visitò Pilo vescovo d’Ales e di Terralba (2).
le varie sue regioni ,
esaminò con di- Quest'opera, abbenchè sia incompleta,
ligenza le sue produzioni terrestri e fu sommamente lodata in Italia ed ol-
marine, e raccolse tanta copia di ma- tremonti per la novità delle relazioni,
teriali ,
quanta era suiliciente per dare per la chiarezza dello stile, c soprat-
le primarie e più esatte nozioni in tal tutto per l'esattezza delle osservazioni
materia. 11 conte Bogino , eccelso pro- e por il buon giudizio dell’autore nelle
tettore de’ buoni ingegni e delle utili sue ricerche. Noi non diremo che il

intraprese ,
lo confortò con ogni sorta
d’ incitamenti a star saldo nell’opera ( I
)
Oltre ciò il Getti nelle sue escursioui m\ pj
segnato quattro colonne di -diaspro della l'4U-
incominciata; uè di lodi nè di pecunia ,

gbezu di palmi ciascuna, e ne riferì al


gli fu avaro ,
e lo accomodò di abili Ministero che lo encomiò grandemente.
artisti che lo aitassero nelle sperienze. (?) Al suddetto terzo tomo è aggiunta uua
sensata epistola italiana del Getti diretta al
l’cr la qual cosa il Getti sentendosi ,
,

commendatore D. Silvio Alli Maccaraoi ,


inti-
aggiunto alla propria inclinazione uno Deir uto iieUti propria nobilià.
tolata
CHE 215
Celti abbia soddisfotto intieraraeule questi pochi cenni co’ quali onoriamo
alla curiosità dei dotti uataralisti ;
che lasua memoria; perciocché nostro io
ben sappiamo rimanere ancora un va- reputiamo, vissuto essendo tra noi, e
stissimocampo da percorrere a chiun- se la calla ebbe in Italia , ecco ajl’ 1-
que illustrar voglia la storia naturale talia lo ridoniamo, riempiendo col sno
della Sardegna : ma giudicando i lavori nome il vuoto delle pagine eterne con-
del sapiente di Como, avuto riguardo secratc airimmortalilà dc’felici ingegni
al tempo in cui visse ,
alla scarsezza che uscirono dal suo seno. (Ved. Ca-
dei mezzi ed alla diflìcoltà degli espe- ballero. Biblici, script, soc. Jes., sup-
rimenti,non dubitiamo affermare che plcmenL li pag. 27. - Celti ,
Storia
0 |>era degna di alto en-
abbia scritto natur. di Sard. - Mauno, Stor. di Sard.,
comio. È ben vero che egli lavorò in tom. IV pag. 262 , 302, 306 e 307).
vergine suolo , e che le dovizie natu-
rali gli abbondavano per poterne trat- CHERCHI (Stefamo de) Ved. PENO
tare felicemente ;

regolando col (
PlEniO DE ).

senno il proprio ingegno, pose prima


la mano ad illustrare le parti più im- CllIANO ,
regolo cagliaritano , di-
portaoli della scienza cl^ coltivava, e sceudeote da Benedetta e da Gugliel-
schiuse ai dotti che vennero e verranno mo limarchese di Massa dai quali ,

dopo di lui una miniera di ricchezze, gli pervenne la sovranità in quella pro-
in cui potranno utilmente scavare i vincia. La sua patria è incerta ,
ma noi
curiosi osservatori ddia natura. Mori incliuiamo a crederlo nato in Sarde-
il Celli in Sassari nel 1779 mentr’era gna, dov’ebbe stato e potenza traman-
in sul compiere l’opera sua, accre- datagli dai suoi maggiori. Visse nella
scendola della descrizione dei fossili seconda metà del secolo XUl ,
e si
e degl’ inferri (1). Como benemerito acquistò una celebrità infelice per la
della Sardegna, in cui visse quasi tutta miserevole morte, a cui lo spinsero
la vita sua Studiando iusegnando
, ,
i suoi nemici. Cominciò a regnare nel
promovendo colla voce e coll’esempio 1253 ;
ma breve fu il suo regno ,
e
l’emulazione del sapere ; e sì belle doti turbato dalla guerra disastrosa da lui
d’ingegno informando colla religione, sostenuta contro Guglielmo regolo di
co’ costumi venerati,. colla dolcezza del Arborea. Usciva Guglielmo dalla fami-
carattere e colla piacevolezza de’ modi, glia dei conti di Capraia ; amico e fau-
che derivava in lui da un intimo squi- tore dei pisani avea ottenuto nel 1250
sito senso di umanità. Degno pertanto gli stati arborensi già posseduti da
della riconoscenza de’ sardi tutti, e di Cornila III ,
ed una porzione degli stati
cagliaritani. Inebriato dalla sua fortuna,
(
i) QucAtc due parti importanti della storia ambizioso per indole e sostenuto dalle ,

naUiralc di Sardegna sono state riempiute dalle


forze della repubblica pisana ,
aspirò
dotte osservazioni del cav. Alberto La-Marmora,
Giuseppe Gene ,
r del professore i quali si pro- a più ampio regno
quindi cominciò;

pongono di pubblicare fra breve i risultati dello ad inquietare nei suoi dominii il regolo
loro illustri fatiche. Chiano , il quale attendeva a governarli

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, ,
,

pacìCrani4‘nle. I glierardesciii ìstiga- pochi armali all’ escrcHo pisano pure :

runo Guglielmo a rompergli più aperta volendo allontanare la guerra dai suoi
gucira ; 'percioccliè avendo essivOtte- domini! ,
usci <M)n deboli forze a
nuto tre anni avanti dal comune di combattere gli aggressori ,
sperando
Pisa rinvestitura del regno di Cagliari, piu nella virtù propria e in quella dei
non aveano potuto esercitarvi la so- suoi soldati, che nella fortuna delle
perchè Cliiano avea fatto pre-
vranitìi, armi. Li due eserciti si riscontrarono
valere r antichità dei suoi diritti. Una nella pianura di saula Giliia cosi chia-

causa cotanto ingiusta obbligò Cbiano mata -dal castello di questo nome , o
a prendere le armi per respingere gli si mischiarono subito in ordinala bat-
aggressori ;
ma poco felice nei primi taglia. Si combattè con valore da ambe
combattimenti ,
fu astretto a cercare le parti ; ma il numero dei comballcnli
soccorsi forestieri. Nel 25 maggio 1256 pisani prevalse al coraggio di Cbiano ;

strinse alleanza colla repubblica geno- le sue genti furono disordinate c messe
vese (1 ): i patti di tale amicizia furono in fugii ed ; egli stesso cadde in mano
gravosi per lui ; cedette agli alleati il dei nemici ,
i quali ,
usando barbara-
castello di Castro (2) , eh’ era l’ ante- mente della vittoria, lo condannarono
muralc del suo regno accettò in isposa ;
a morire (4). ^{l castello di Castro, e
una nobii donzella genovese della casa molG altri luoghi del regno cagliaritano
dei Malocclli ,
c vinto 'dalla necessità vennero 4osto in potere dei pisani; e
dei tempi e delle circostanze, si av- avrebbero preso ancora il castello di
venne a tutte le altre condizioni im- .santa Giliia , se i genovesi non lo

postegli dalla repubblica , di cui com- avessero soccorso in temjio (5). Cbiano
prava i favori. Mediante una tale al- soffri con animo intrepido l’ ingiusta

leanza potè dapprincipio mantenersi morte datagli dai suoi nemici ,


e tra-
negli stati suoi e far fronte al nemico mandò i suoi diritti a Guglielmo 111

il (piale non cessava d'impiietarlo ma ;


il quale comiuciò a regnare nello stesso
Guglielmo d’Arborea' unite ,
le sue alle anno 1256 (6). (Ved. Foglietta all’anno
genti dei gherardeschi , e messosi in
campo con poderose forze , andò ad dr ChianO' perdetUro il tempo nel combattere
(3) oUu navi pisane \
c quando , predate queste ,
assalirlo dentro il suo regno medesimo. spedirono altre armate, il regolo di
navi
Cliiano aspettava da Genova nuovi soc- Cagliari avea perduto h battaglia e la vita ( Fara
corsi (5) nè potea opporre fuorché cp cit. ,ao3 )..
fel.
,

(4) Il Fara , seguendo Tautorità del Breviario


pisano , dice accaduta la morte di Cbiano nel
(0 alleanza di Chiano cni genovesi è con- ia58 ( Op cit. , fol. a35 ).
lonuU in due atti del io aprile c i5 maggio (5) II castello di sant* ^gio o Giliia , fu poi
ii5C y
dei quali per la prima volta diede con- occupato nel ia58 dalle truppe inviatevi da papa
tezza il Manno nella storu di Sardegna ( tom. II Alessandro IV , eletto arbitro delle contese tra
pag. 3i6 in not. ). la repubblica di Genova e di Pisa.
(i) Il Castello diCastro fu consegnato da (6) Guglielmo ITI fu soprannomato Cepolia.
Cliiaiio a Oggerio Scoto c Giovanni Panzano , Il Fara lo dice zio di Cbiano ma dai monu-
o Raiuaiio , legati della repubblica di Genova menti citali dal Manno ( iS’tor. di Sard. y tom.
Fara , de rcb. Siinl. , lib. Il , fol. i3S ). pag. 3a4-a5-aG-a7
) appare ch*cra suo cugino.
( Il

Le ua>’i spedite da Genova in soccorso Cliiauo lo instilui crede dei suoi stati assieme
, , ,, ,

C li 1 215
1256. - Bartolomni. Scrib. annoi, di Cagliari. Fu nel suo tempo il più po-
Gen., libv VL - Cafiaro, lib. VI all’ann. tente sostenitore del partito guelfo ,
e
1256. - Breviar. pis. airanno 1258. - perciò sempre in guerra coi ghibcUini
Tronci Annal. pis, 12W, - Fara
, ,
ai quali recò cavissimi danni. La po-
De reh. Sarà lib. 11,, fol. 203. , ,
tenza della sua famiglia accrebbe con
235-56. - Mimaut , Hist. de Sard. illustre parentado ;
perciocché si tolse

tom. 1, .pag. 157-58. - Manno, Star, in moglie una figliuola del conte Ugo-
di Sard. tom. Il , pag. 324-25-26 ). lino della Gherardesca (2) ,
famoso
nella storia per la crudele e lamen-
(*) CHIANO, o GIOVANNI, regolo tevole morte datagli dall’ arcivescovo
eli Gallura. Usci dall’ antica e nobilis- Ruggieri ,
piu famoso per il terribile c
sima La
fiimiglia dei Visconti di Pisa. pietoso canto dettato dall’ira deU’esuIe
storia non ci ricorda i suoi genitori prime azioni sue in Sar-
ghibellino. \jc

(1); però sappiamo che fu fratello di degna appartengono al 1257. In lai anno
Federico V’isconti arcivescovo pisano, i pisani si rendettero padroni della
e che possedette il giudicato di Gal- rocca cagliaritana , e distrutto il regno
lura ,
e la terza parte del giudicato di già posseduto dai marchesi di Massa,

4 lo divisero in tre parti tra le famiglie


più potenti della repuLblica. Chiano
al fratelloRinaldo con tesUroento del 23 aet>
n’ebbe per sè una porzione , nella quale
tembre 1253. Rinaldo trasfuse in lui i suoi diritti
con testamento del 27 luglio xa56. Con dona- furono comprese molte terre e castel-
zione dello stesso anno in data del 28 ottobre la,
e i forti di Chirra e di Ogliastra.
Agnese fìgliuola di Guglielmo I regolo di Ca- Quindi nel 1258 capitanò la squadra
gliari c vedova di Mariano li re di Torres ,
pisana mandata all’isola per combat-
cedette a favore del medesimó Guglielmo Ili .

le sue ragioni sul marchesato d> Massa e sul ,


tere i genovesi ,
e si distinse nell’as-
regno cagliaritano. sedio del castello di santa Gillia; per-
(1) In quanto al suo padre sì può sospettare
ciocché alla guerra movealo e dovere
che fosso quell’ Ugolino Visconti nominato nel
diploma del 1238 ,
pubblicato dal Lami nella di cittadino ,
e interesse dei nuovi stati
storia della chiesa fiorentina, p. Oltre la che la repubblica gli avea conceduti.
congruenza del tempo potrebbe ^^onghictturarsi
Di questi rimase pacifico possessore
dal nome , poicliè sembra clic Nino o Ugolino
di Gallura abbia avnto il nome dell’ avo suo
sino all’ estredio di sua vita. Nel 1274
come Giovanna figliuola di Nino portò ri nome fu cacciato da Pisa ;
strinse amicizia
dell’avo Chinno o Giovanni, di cui parliamo. coi fiorentini e coi lucchesi e impa-
,
La madre poi di Chiano apparlenne probabil-
mente alla famiglia pisana detta Jiocea , giacché
Ammirato Star. fior. lib. IH ,
ann. 1288 ,
che precede ai fa chiaro Ter-
(2) Dalla nota
( ,

pag. 73 ) , e Bernardioo Daniello ( Comment. rore del Siamondi , il quale afferma che Chiano
ai cant. 33 déii* Inf. ài Dante ) passando della di Gallura ^|^sò la sorella , non la figlia del

madre di Nino di GaHuca , la dicono figlia del conte Ugolino della Gherardesca , c che Nino
conte Ugolino della Gherardesca , e maritata successore di Chiano nel regno gallurese mori

ad uno della famiglia Visconti della Bocca , senza figli ; perciocché ,


oltre le autorità alle-

eh’ è il Oliano Visconti regolo gallurcse.. Il Fara gate y i Dante rendettero immortale il
versi di

de reb. Sard lib. Il pag. 23i Io dice della nome di Giovanna figlinola di Nino e di Beatrice
( . , )
famiglia Scotti, seguendo T autorità di Gio- (
Ved- Sisroondi , Biot;r. univers. , art. UooLmo
della Gherardesca e Nuo di Gallura).
vanni Villani.

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, , , ,,,

216 CHI
dronitosi del castello >di Montepopoli Del dominio dei conti di
dita difesa
dopo alcuni mesi cessò di viTere. La- Donaratico (2), è provato In modo
sciò Agli, Lapo che mori poco dopo
di lui ;
Ginevra che fu maritata a V'anni
lasciò iodecito qual dei due nomi dovesse col-
signore di Ripafratla , uno dei più ri- locarsi nel IIQ9 fra i regoli di Arborea, o quello
nomali dinasti pisani del suo tempo ; di Cbiano, o l’altro di Tosorato degli Uberti
( 5tor. di Sard.f tom. 11 pag. 356, 36o).
e Nino o Ugolino che gli succedette
(q) Il diploma fu spedito nelb città di Pisa
nel regno di Gallura ( Ved. Malevolti addi 12 febbraio iSagi La cartapecora originale
Ist. senes., parte li, lib. lU, ann. 1270. esisteva neirarchtvio dei conti della Gberardesca,
e la pubblicò Maccioni nella asddettà difmta
- Rondoni ,
Star. pit. ms. lib. X. - il

dei conti di Donoraùeo t tom. II pag. 81. Trat-


Dalborgo , Dissert. VIH top. la star-
tandosi di UQ documento che rischiara la storia
pis. - Matld , Hist. eccl. pis. tom. U di Sardegna e del quale non si è fatta men-
,

princ. - Memor. ìstor. d'illast. nom. zione da veruno dei nostrwerittori


in , n*rifcruino

le parti più importanti , non comportando la


pis., tom. II, pag. 3, 4, 5, 13, e tom.
brevità di una nota ebe Io riportiamo per intiero.
IV pag. ,
1 19 e seg. - Guid. de Corvo). Ludovicut Dei gratta romanorum imperator ec.
press. il Murai, lier. ital. script., tom. Jacominae uxori Tedicii comìth de Donoratico
gratiam $uam Sane nobis expotuitti , quod
XXIV, col. 684. - Breviar. hist. pis.,
condam nobilis vìr Johannes judex drboreae
all’ ann. 1 239. - Villani ,
Stor. fior. olimmariciutuksdecetsit abtque tiberis mascu»
lib. VII ,
eap. 45. - Maccioni , Uif. dei lis legiptimis^ relieta €x te tunc uxore sua

conti di Donorat. tom. I pag. 113). una dumtaxat postuma , quae vocata est Jo~
,
hanna et que in infantili etau post obitum
,

dicii patris sui diem clausit extremum .. Vieto


CniANO o GIOVANNI, diverso dal Johanni non extitit aliquis de agnaeione sua
precedente; regolo di Arborea e ap- legiptimus nieeessor Et posilo , quod , ut
dicitur Marzanus filius naturaiis dieti /o-
partenente alla famiglia dei Serra, nella ,

hannis ipsa bona impetraoerit a bone memorie


quale mantenne per molto tempo la
si Henrieo romanorum imperatore.... nihilominus
sovranità di cpiella provinda. Fu A^io sunt nobis et ipsi imperio aperta et devoluta
prò eo quod dictus Marzanus (a'oé Marianus)
di Mariano II, e succedette a suo pa-
deesset de Ugiptimo suceessore.,.., et de ipsis
dre nel regno nel 1299. L’autorità del bonit non est nobis fatta Jideliias et quia
Tronci, il quale nel detto anno e nel etiam Ugsrus (
cioè Ugonut ) qui nune dieitur
seguente fa regnare in Arborea Tosoralo dieta bona detìnerst est rebeltis nosier et de
,

jure in diclis bonis non potest succedere quia


degli Uberti cittadino pisano, fece du- ,

est bastarduM ec. Datum Pisis, Anno Domini


bitare a molti del regno e scrittori milUsimo trecentesimo vigesimo nono, indi-
dell’ esistenza diGiovanni o Chiano ctione duodecima die duodecimo mensis
,
fe-
ricordato dalie cronache sarde , e col-
bruarii , regni mostri «c. Di questo diploma —
fanno menzione il Lami nelle Aggiunte alle
localo dal Fara nella serie dei regoli croniche di Leone Urhevet pag Boa , ed il
,

arborensi (1): ma dal diploma che fu Targioni nel tom. Il dei yiaggiy pag. ao8.
Dal che si vede che per definire quale dei due
pubblicato per la prima volta nell’cru- ,

dovesse collocarsi nella aerie dei regoli arbo-


, o Tosorato degli Uberti ,
renai o Chiano ossia
( I
) Il Hanno ,
Kbbone non aTOose di Cbùno GioTanni Serra , non era neceasaria l’ inspira-
maggiori notiiic ,
olire i’ indkaoione datane dal zione divina , come con inopportuna mordacità
Fara , ri aitejine con ottimo giudizio dal negarne scriveva il Mattei. Deus nuUus vidit eppure
;
resistenza, e rispettando Faulorità delle antiche il dubbio sembraci definito Vcd. Mattei
( ,SartL
cronache e dei primario storico di Sardegna sac. ,
fol. 3z ).
,

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,

CUI 217
incoatraslabile l’esistenza e il regno di li ritenne con virile animo, e ben sep-
Chiano ,
e si ricavano inoltre notizie pero i pisani quanto all’accusa d’ille-
certe della sua persona e de’ suoi di- gittimità della persona di lui seguis-
scendenti , le quali risch'itf^o mirabil- sero amari gli effetti (Ved. UGONE 111).
mente queir intricato periodo di storia Non potendo adunque niegarsi che il

patria. Con tal diploma Lodovico il Chiano o Giovanni Serra ricordato ,

Bavaro concede a Giaoomina moglie di dalle cronache sarde regnasse io Ar- ,

Tedicc della Gherardesca conte di Do- borea, rimane adesso a concordare tal
noratico tutti i beni feudali e allodiali narrazione, con quella del Tronci e
lasciati in Sardegna da Giovanni giu- degli altri annalisti pisani Noi non sia-
dice di Arborea SUO primo marito ;
mo alieni dal conghiettnrare che Chiano
questi perchè Chiano in morendo la-
,
regnasse per breve tempo fino 1299;
al

sciò Giacomina incinta di una postuma che, morto poco dopo le nozze sue con
chiamata Giovanna la quale premorì ,
Giacomina, i domioii di Arborea fos-
alla madre ;
quelli ,
perchè ,
mancato sero dati a Tosorato degli Ubcrti dalla
Giovanni, mancò la discendenza ma- repubblica pisana ,
la quale vantava
scolina dei Serra ,
e non esistendo sempre i suoi diritti nei giudicati di
agnato di quel regolo', gli stati di Ar- Sardegna ,
dopo la seconda divisione
borea erano devoluti al romano impero. fattane nel 1250 ;
ma che Mariano III
E quantunque M
orzano (è manifesto figliuolo naturale di Chiano , ottenuta
l’errore, -e deve leggersi Mariano, che dall’ imperatore Arrigo l’investitura dei
fu poi Mariano III) figlio naturale di feudi paterni, regnasse ,
come regnò in
Giovanni ne avesse ottenuto l’ investi- effetto, e quindi, trasmessa la sovra-
tura dall’imperatore Arrigo VII, stimò nità *a Ugone III figlio suo bastardo ,

tuttavia Ludovico che gli si apparte- impedisse a Tosoralo l’esercizio^ del-


nesse H diritto di disporne, sia per l’il- Tautorità confortagli dalla repubblica
legittima discendenza di Mariano , sia di Pisa. In tale supposizione Tosorato
perchè non avea curato prestare il giu- sarebbe regolo di solo nome e di vano
ramento di fedeltà. Soggiunge l’impera- titolo, come lo furono nel giudicato
tore in quel diplomo, dover esser valida di Cagliari i conti della Gherardesca,
la concessione sua a favore della moglie finché regnò la dinastia dei marchesi
di Tedice sebbene Cgone (l’f/^enu
,
di Massa estinta in Chiano, o in Gu-
del diploma crediamo si debba leggere glielmo III regoli di quella provincia ;

Ugonus) ritenesse in atto gli stati di e Mariano e Ugone, terzi di.questo no-
Arborea, e li governasse con sovrano me ,
furono i veri regnanti che domi-
potere, perchè, oltre di essere bastardo, narono in Arborea, e che trafimisero
era ribelle all’impero. Vana liberalità, tal dominio ai loro discèndenlir Chiano
parole vane di principe che concedeva Serra lasciò due figli naturali; Andrea,

altrui cosa non sua; imperocché nè la di cui non si ha altra contezza fuorché
vedova di Chiano ebbe mai la posses- il ricordo fattone dal Fara coll’autorità
sione dei beni accordatale dal Bavaro, delle cronache sarde, e Mariano (il

nè Ugone perdette i suoi stati; che anzi Marzanus del diploma testé citalo )

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, 1 ,,

218 CII

il ((naie succcdellc al padre nel regno più esimie virtù. Abbiamo di lui un

cui nome di Mariano Non bisogna


III. volume di Orazioni sacre stampate in
confondere Chiano regolo di Arborea Cagliari nel 1787 (Stamperia Reale,
con altro Chiano o Giovanni della stessa*^ un voi. in'8,“^, ch’egli dedicò aU'arci-
famiglia. Costui fa figliuolo di UgonelII, vescovo Melano suo mecenate. Sono
e morì miseramente nel 1376 (1) (Vcd. scritte con qualche eleganza di stile
Fara, De reb. Sard. lib. Il, foL 240. e con molta buona scelta di argomenti
- Vico, ffist. gerì, de Sard. pari. IV ,
e di prove. L’autore non si divaga in
cap. 32 , 34 ,
37. -- Trònci ,
Armai, esordii studiati ed inutili, in vane di-
pis. all’ann.1299, 1300. - Maccioni gressioni, o in materie per lo più estra-
Difesa dei conti di Donorat. lom. 11 nea al soggetto che tratta, ma si fissa

pag. 81 82 , 83. - Mem. del march,


,
nel medesimo e lo svolge con tutta
di Coscoj .
,
alb. geneal. - Manno, Stor. maestria, corredandolo di autorità tolte
di Sard. ,
tom. 0 ,
pag. 356 ,
360. - dalla scrittura e dai padri della Chiesa ;

Mameli ,
Costit. di Eicon. foL 167 ).
per lo che non esce mai dai limiti
dentro i quali dev’essere contenuta
CHIAPPE ( GmsEPPE ) ,
teologo ed l’oratoria sacra; virtù laudevele in tutti»

oratore, nato in Cagliari verso la metà ma in lui specialmente che visse e pre-
del Secolo XVni e morto nei primi anni dicò in tempi, nei quali l’abuso delle
del secolo seguente. Studiò con ap- figure,
delle descrizioni, e del mimico
plauso nella sua gioventìi , fu membro declamare cominciato avea ad inon-
e poi prefetto del collegio teologico dare i pergami d’Italia, ed a rendere-
nella regia università cagliaritana ,
e l’arte del ben dire un’arte di teatro e
percorse nell'ordine gerarchico della di romanzo. U Chiappe coltivò ancora
Chiesa nna carri^ assai distinta. Vit- la poesia -, ma ipiesta, più per diletto
torio FilippoMelano di Portala arci- proprio, che perchè fosse poeta vera-
vescovo di Cagliari conosciuto l’in- ,
mente (2). Ebbe amici molti ,
fra i

gegno di lui e la bontà dc’snoi costumi, quali il Carboni che gli dedicò la tra-

lo prese tra i suoi famigliari, e dimo- duzione latina delle Egloghe militari
strogli, finché rimase al governo di del Cordava. Fu uomo religioso, con-
quella sede, particolare benevolenza: tinente ed amorevole degl'infelici che
lo nominò canonico della cattedrale di soccorse con generosità. Il suo nome
detta città, e gli diede importanti e dif* è ricordato con molta lode dai suoi
incumbenze, nelle quali il Chiappe
ficili concittadini (Ved. Chiappe, Oraz. sacr.
fece buona prova del suo accorgimento Cordare e Carboni , Egloghe
siidd. -

c della sua prudenza. Reggendo l'arci- milit Raccolt. poet. per


. , E. il card, &
Tcscovato di Cagliari il cardinale Diego Cadello ).
Gregorio Cadello ,
il Chiappe fu suo
vicario generale ,
e meritò gli elogi di (a) I versi lUliani del Chiappe si leggono
quel grand'uomo, vero modello delle sparsi in alcune raccolte poetiche , e special-
mente in quella che fu pubblicata in Cagliari
per la promuzionc alla sacra porpora dui suddetto
(i) Vcd. ARBOREA (
Giova»m di). arcivescovo Cadello.

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,, ,

CIU 219
GIR ANO, o ZIR ANO (F. Francesco) , sero sospetto di lui ,
e credettero che
religioso claustrale, nativo di Sassari, avesse segrete intelligenze cogli altri

che fu martirizzalo in Africa per la cristiani. Pare andò salvo da tal tem-
fede di G. C. nei primi anni del secolo pesta, nè ancora era giunto il momento
XVll. Vesti l’abito di S. Francesco nel in cui Dio avea destinato di glorificarlo
convento di S. Maria di Betlemme della colla palma del martirio. Da Algeri andò
sua patria, nel quale fu ascritto al nu- a raggiungere l’Aguirre che viveva in
mero dei sacerdoti, ed esercitò per Couco rispettato dai Mori e accarezzato
molti anni l’impiego di procuratore (l). dal bej di quella provincia , il quale
Circa il 1600 volendo riscattare dalla avendo a trattare alcuni aOàri dei cri-
schiavitù in cui gemeva già da dieci stiani d’ACrica col suddette re di Spagna
anni Francesco Serra dello stesso
il P. Filippo III, volle prevalersi dell’o-
ordine suo ,' al quale inoltre era con- pera del Girano. Parti il P. Francesco
giunto per vincoli di sangue e di patria sopra una nave moresca ; ma imbattu-
comune, ottenuta licenza' dai superiori, tosi per via coi pirati algerini, fu tra-
andossene in Ispagna, e di là in com- dito dai marinai e consegnato a quei
pagnia del P. Matteo Aguirre della barbari che lo ricondussero ad Algeri
minore osservanza, che Filippo 111, re carico di catene. Presentato al tiranno,
suo legato in Africa
cattolico inviava fu eccitato, prima con blandimenti, e
navigò Colà ritrovò
alla volta di Algeri. poi con minacce , ad apostatare dalla
il oppresso da tutti i mali della
P. Serra vera religione e ad abbracciare l’isla-

schiavitù; ma mentre faceva opera di mismo;, ma resistendo il buon servo


liberarlo, cadde egli stesso nelle mani di Dio a tutte le tentazioni, fu prima
dei barbari , i quali per certe lettere gittato in orribile carcere, e poi con-
che gli scriveva dalla provincia di dannato a morire. Nel 19 gennaio del
Couco (2) il suddetto P. Aguirre, prc- 1603 fu Condotto al supplizio , e la
specie del martirio , con cui gli fu tolta
la vita , è una delle più crudeli ed atroci
(t) Esistono ancora in detto oonvciito alcune che abbia inventato la ferocia dei ti-
ricevute ed appuntauoni autografe del P.ilirano:
ranni ;
imperocché fu scorticato vivo
<ii queste arca dato contesta il P. M. Sanna
minor couvcntuale, scrìvendo nel 174^ P. Se» nel cite rassomigliò la sua niorte a
ratino Pagai posLulatorc generale dell* ordine quella d’uno degli apostoli c discepoli
dal che
Barezzi
sì vede che cadde in errore Barezzo
chiamando il Zirano frate francescano
,
di G. C Ma non perciò venne meno
della minore osservanza ( Cron. delV ord. dei al Girano la costanza dell’animo e la
frat. min. ,
parte IV ,
lib. X pag. 1:177 ^ )*
fiducia nell’ ajuto celeste ;
che anzi
Anche il P. Stsco nelle sue memorie mss. colla veduto con ilare viso ^apparecchio del
»corta di dette carte originali confala T errore
del Barezzi.Il VVadinga scrive semplicemente
suo martirio e nel mezzo dei tormenti
,

che Zirano era frate minorila ( Syliab fratr.


il cantando le lodi del Signore generoso ,

min. qui prò fide interempc. junt ). atleta della fede rendette la beata anima
(a) Couco , secondo il Bavdrcnd , era una
piccola reggenza d’ Africa distante sessanta miglia
circa dal mare ,
e situata tra le reggenze dì monte La-Mjrtìnii}ro nel loia. Ili del suo gran
Algeri e Bugia. Della medesima scrive ampia- Diziotuuio geografico.

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,

sua al Creatore , cinta dell’aureola dei dell’ ufficio, e cadde in disgrazia dello
martiri del cristianesimo. 11 suo corpo stesso imperatore. Gtonato, abbenchè
fu segretamente sepolto dai cristiani percosso da un colpo cotanto improv-
dimoranti in Algeri ,
i quali scrissero viso e terribile ,
non si perdette di
compendiosamente gli atti del suo mar- animo, persuaso essendo della propria
tirio in una lamina di piombo che col- innocenza giustificatosi quindi con
:

locarono nell’arca medesima, in cui de- prove solenni dalla calunnia che gli si

posero le sue spoglie mortali. Tra gli apponeva , e dimostrata la falsità del-
esteri il Barezzi, e tra i nazionali il r accusa , ritornò in grazia del Pogo-
dottore Antioco Strada canonico d’Igle- nato, il quale lo fece ammettere al
sias scrissero la vita del P. Cirano-(l). terzo concilio di Costantinopoli , che
Ed il P. Mattel nella sua Sardinia sacra fu il sesto ecnmenice (3), riunito nel
ne riporta le parti più meritevoli di 680-81 per combattere l' eresia dei
memoria. (Ved. Barezzi, Cronich. del- monotelisti. 1 padri conciliari aveano
l’ord. dei Fr. Min. , part IV lib. X dubitato di ammetterlo nella loro as-
pag. 1277 e seg. - Strada, Relaz. del semblea ,
sospettando che fosse vera
mari, del P. Girano sardo. - Wading., la sua reità ;
ma poi ,
accertati dallo
Biblioth. script, ord. Min, in syllab. stesso imperatore della innocenza di
J'ratr. qui projide interempti sun(. - lui ,
gH diedero luogo nel concilio ,
al

Mattel ,
Sard. sacr. ,
fol. 141-42). quale sottoscrisse per sè , e come af-
fermano alcuni ,
anche per i suoi snf-
CITONATO ,
illustre vescovo della fraganei (4). Ritornato in Sardegna
chiesa sarda, il quale governò la sede
cagliaritana nel declinare del secolo ai padri del concilio coaUntinopoHtano si rìleva
VIL Costantino Pogonato imperatore eh* era at^to calunniato come macchinatore di
d’ Oriente lo ebbe in molta stima ; ma novità contro la sicurezza dello stalo : cuìm Ci -^

tohalus de quibutdam capitulù accuiotu»


poi , essendo stato accusato come au-
sity quae spectant od obtistendtimy Uun noitro*^
tore di segrete trame contro la si- servitutiy tum Dei amatrici reipublicae nostrae ;
curezza dell’ impero (2) , fu privato cumque ea falsa demo/istrata si/tt ec. ( Vcd.
gii atti dei cono» costoptinop. Ili presso l’Ar-
duino tom. lU * azion. XVIII , col.
,

(i) La relazióne del martirio del P. Francesco P. Mattel ( SartL sac.y fol. 83 ) lo dice
Il
(5)
Girano ,
scrìtta dal dottore Antioco Strada e il secondo cosiaotinopolitano ; ma h indubita-
st-impata in Torino nel i6o5 , è una traduzione tamente il terzo, essendosi anteriormente cele-
della stessa relazione scrìtta originalmente in brati in Costantinopoli altri due ooncilii , uno
spagnuolo e stampata in Madrid nelFanno pre- nel 38i che fu il secondo generale , e I’ altro
cedente. Un^ altra relazione italiana dello stesso nel 553, che fu il quinto ecumenico. Il Mansi
martirio fu stampata in Sassari da Giuseppe Ss. Cane. no\>. et ampi. eoUsct. , tom. XI }
(
Gentolani nel 1737 A complemento delle no*
.
ne riporta gli atti sotto il titolo di concilio
tizie riguardanti la persona del P. Girano diremo
costantinopolitano terzo.
eh* esiste ancor oggi in Sassari la sua casata , La forroola, con cui Citonato sottoscrìsse
(4)
ma in umile condizione ; ed è con pronunzia al concilio à riportata diversamente dall* Ar-
,
vcrnacòla appellata di Zieamo. primo cit. col. i44^ )
duino e dal Mansi: il ( op.
(a) Non si ricava dalla storia ecclesiastica quali
la scrive in ifucsto modo : Citonatus indignus
fossero le accuse particolari contro Citonato ; episcopus ecclesiae calaritanae insulne Sordi-
ma dallp parole dette dall' imperatore Costantino
niae me et sjnodo quae sub me est
f>ro , , ,

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, ,, ,
,

eoe 221

ordinò Novei.i .0 per vescovo di Torres, - Serpi ,


Cron. de los sancì, de Qsrd.
prevalendosi dell’autoritÀ e del favore lib. IV, pag. 191, - Marongio, Select.
di cui godeva presso il preside o duce S. Greg. , r. I epist. , pag. 114 ).
che governava la' Sardegna per l’ im-

peratore d’ Oriente : tale ordinaiione COCCO DE IlARO (


Pier Dieco )
fu riputata arbitraria e di nessun va- distinto giureconsulto sardo, vissuto
lore da papa Giovanni V ,
il quale ri- nel declinare del secolo XVI ,
e nei
chiamò ad osservanza T antico privile- primi anni del seguente. Scrisse varii
gio, di cui erano stati rivestiti 1 vescovi allegati e consultazioni legali in latino
turritani ,
dipendenti nell’ ordinazione ed in spagnuolo, nei quali non è molto
loro direttamente da Roma; privilegio, commendevole lo stile ,
ma profusa la

il quale ( come accade di tutte le pre- dottrina ,


e profonda la perizia dell’au-
rogative ) era prima caduto in disuso tore nel diritto romano. Furono stam-
fu poi rimesso in vigore sotto papa pati separatamente , ed in tempi diver-
Martino I , e quindi nuovamente infranto si. Il professore Ateo ne riunì parecchi
da Citonato ,
bramoso ,
collie i suoi e li inserì nella raccolta intitolata Con-
predecessori ,
di estendere 1' autorità silia diversor. auctorum. Corali 1637,
del suo episcopato. Di questo vescovo un voi. in fol. (Ved. Alco , op. sudd. -
cagliaritano non ci rimangono altre no- Manno, «Star. (fi’ Sard., tom. HI, p. 475).
tizie. Si può congliiettnrarc ma non ,

affermare che sia lo stesso Citonato


,
COCCO F. Fulgenzio )
( ,
religioso
quel vescovo Sardiniensij al quale ,
dell’ ordine di N. S. della Mercede ,

negli atti del concilio quinisusto, cele- nato in Cagliari verso la metà del se-
brato nel 691 ,
fu lasciato spazio per colo XVll e morto nella stessa città nel
apporvi la sua soscrizione ( V. AuasL,
1690. Fu distinto teologo ed oratore ,

liibl.in vit. Joann. F, lom. IV, ediz. occupò le cariche di lettore e di vi-

Blanch. ,
pag. 119. - Arduin, di-l sitatore generale dei mercedarii in
come, costantin . ,
tom. Ili ,
col. 1455 ,
Sardegna ,
e governò per molti anni il
1442, 1699. - Mansi, Ss. Cane, uov, reaiconvento di Buonaria della sua pa-
et ampi, coliect tom. XI , col. 654. . ,
tria.Viaggiò per istruirsi in Italia
- ChrisL Lup. Dìssert. de I sjnod., ,
y Spagna, Francia, Fiandra e Germania
tom. Ili
,
pag. 48 ,
ediz. del 1724. - e fece tesoro di cognizioni ,
special-
Mattel , Sard. sac . , fol. - Piato
83 84. ,
mente nell’istoria, nella quale fu ripu-

De dir. crucif. tom. I, pag. 441. - tato versatissimo. Abbiamo di lui due
Fora ,
De reb. Sard . , lib. 1 ,
fol. 132. opuscoli; uno intitolalo 7/ijio»7a de
liuenayre ,
nella quale .racconta diffu-
ùmiliter obsì^navi dal che a^procnla il M’Hleì
\
somentc la fondazione del convento
che soscrìvo«>c per i suoi fuflraganei il secondo :

1 m traduce dalF originale greco in questi termini:


di tal nome in Cagliai'! ,
ed i prodigi!
Citonaiu$ misericordia Dei episcopu»' sanctae operati in varii tempi dalla miracolosa
eeclesiae calarilanae insulae Sardinioe deji- effigie della Madonna che si venera
nUns subscripti i nella qual formoU non si parla
nè di sinodo , nè di vescovi dipendenti du Ci-
.sotto un tal Ulolo (un voi. in 4.");
tonato ( Mansi op. cit , col 65^ ).
,
l'altro, Genealogia del excellentissinio

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,

ÌÌ2 eoe
conde de Egmont, stampalo in Madrid nella brama d’ istruirsi , che percorso
nel 1678, in cui con molta erndìzione con lode di ottimo ingegno il tirocinio
istorica rimonta all’origine dell’ illustre filosofico e legale, si addottorò nel
ed antica casata di detto conte , il quale dritto civile c canonico nella regia uni-

fu viceré di Sardegna, e seguendo la versità .cagliaritana. Avea conseguito un


sua cfiscendenza per tutte le diverse tal onore pochi mesi appena ,
quando
ramificazioni in Aragona e in Catalo- nel cominciare a iniziarsi nella via del
gna , dimostra con larga copia di do- foro, addimostrò la sua gran perizia
cumenti lè gloriose alleanze dalla me- nelle leggi romane., alle qualiaccop-
desima contratte , e il suo parentado piando lo studio indefesso nelle leggi
con Carlo 11 re di Spagna. Entrambi li patrie ,
sorpassò ih breve tempo tutti

suddetti opuscoli sono citati dall’ Acorrà i coetanei suoi. Né molli anni consumi»
e dal Contini scrittori sardi che fiori- nella palestra dogli strepiti forensi ^

rono poco' dopo di lui ( ’V^cd. Cocco y poiché acquistatasi co’ suoi talenti e
Manca fr. Fulgenc. op. cit. - Acorrà, ,
colla profonda cognizione del diritto ce-
Fenix de Sarà. pag. 333. - Con- lebrità di nome in tutta l’isola, fu chia-

tini, enid. miragl. de N. S. de Bue- malo dal governo all’orrevole carriera


nayre pag. 74 ).
,
dell’alta magislratnra, in cui coprì gl’iiu-

pieghi più luminosi : tuttavia a questi


COCCO (Leonardo Gavino ), famoso pervenne per. gradi , non per salto, e
legista Sardo, ed uno dei magistrati più preceduto sempre dal merito che rara-
illuminati che abbia vissuto nell’ isola mente si accorda colla fortuna. Fu prima
nella seconda metà dello scorso secolo. assessore del magistrato della R. go-
Nacque in Ozieri nel 25 ottobre 1724 vernazione di Sassari, quindi per lun-
da Monserrata Demurtas vedova di ghissimo tempo avvocalo fiscale del pa-
Gavino Cocco il quale nel morire la
,
trimonio del Re, e poi nel 1793 pro-
lasciò incinta di quest’unico figlio, per mosso all’eiiiiiventc carica di reggente la
lo che nel battesimo al nome di Leo- R. cancelleria del regno. Nessuno me-
nardo gli fu aggiunto quello del padre, glio di lui ne dìsimpegnò le ardue e lu-
con cui poi si chiamò sempre. Fece minose funzioni scienza somma de-
;
,

gli studi elementari di grammatica nella coro, afTabililà; e nelle circostanze che
sua patria ; quindi trasferitosi a Cagliari il richiedessero, fermezza inalterabile e

per impararvi le umane lettere e la generosa furono le virtù principali che


filosofia ,
visse per più anni in istolo egli fece risplendcre in tal ministero.
di mediocrità ,
lontano egualmente dai Sotto il regno di Vittorio. Amedeo UI
comodi e dal bisogno. Attese il bupn ebbe la massima {>arle nei grandi lavori
giovinetto agli studii con ammirabile fatti in quel correrdi tempi per la rigene-
costanza ; perciocché l’ amore del sa- razione della Sardegna, nò vi fu ordina-
pere ,
di cui ardeva" incessantemente , mento novello, in cui egli non abbia ar-
lo alieni» da ogni divertimento giova- recato lume co’ suoi consigli si raiii- ;

nile che potesse distoglierlo dal-cor- nicnlano ancora con lode le fatiche da
rere alla sua meta. E tanto andò innanzi lui spese per migliorare il reggimento

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, . ,

COM 223

(Ielle primarie città deirisola, le quali Sardegna ( Ved. Manno


risperiti della

decadute dalle frauchigie antiebe e Slot, di Sani., tom. IV pag. 316 ). ,

dalle libere. forme amministrative, co-


stituivano un <^<)s informe e discorde COMITA 1 RE DI TORRES. Ved.
di contrarii interessi municipali. À lui GONNARIO 1.

è dovuto nella ma^ior parte il riòrdi-


nainento civile ,
economico e politico GOMITA II RE DI TORRES, nacque
della Sardegna, il quale cominciato con da Gonnario II e da ^jena Gunale o
ottimi auspicii dal suddetto re Vittorio de Tbori verso la metà del secolo XII.

Amedeo lU fu poi recato sotto il regno Succedette pel 1191 a suo nipote Co-
di Carlo Emmannele IV suo successore stantino morto senza prole , e con-
II

a felice compimento. 1 suoi nemici (cbè tinuò a mantenere nella famiglia dei
i grandi uomini ne hanno sempre ) lo Laccon, (mi egli apparteneva, l’antica
accusarono d’ ambiguità nel carattere ;
dinastia lurritana. Reggeva gli stati di
e (piando negli sconvolgimenti politici Ogàno (odierno Goceano) e di ./in-
del 1793 i novatori non poterono trarlo glona , quando i magnati di Torres lo
al partito loro ,
dissero che il Cocco acclam'arono re di (piesta provincia.
li alimentava tutti per elevare la prò- Cominciò a regnare in tempi procellosi,
l>ria fortuna sulla rovina di ognuno. ed in mezzo ai disordini cagionati dal
La sua promozione posteriore alla ca- cattivo governo del suo antecessore,
rica di reggente giustificò apparente- il (piale avendo oppresso tirannica-
mente tali accuse ;
nò si pose mente mente i sudditi , e sostenuto contro
alla c(mdizione difficile dei tempi-, nei Guglielmo regolo di Cagliari una guen-a
(|uali, per evitare il naufragio, erad'nopo infelice avea perduto una porzione
,

volger la prora laddove in tanta con- de' suoi stati. Cornila appena salì sul ,

trarietà di venti potea la nave essere trono, applicò l' animo a ristorare i
portata a salvamento. Per(>, fosse (|ue- danni derivati dal regno precedente ;
sla politica ,
fosse indole del Cocco trattò con dolcezza i popoli esacer-
il non essersi egli dichiarato abbastan- bati dalle anteriori vessazioni di Co-
za ,
come si addiceva alla lealtà di un stantino ,
e fece alleanza co’ genovesi
niacslrato poco dopo la
,
gli fruttò (1), onde potesse all’occasione valersi
giubilazione da ogni impiego. Spese il contro i nemici suoi dell’aiuto dì quella
rimanente dei suoi giorni in opere di potente repubblica. La felicità di tale

pietà ,
perciocché egli era eminente- negoziato gliene fece intraprendere
mente religioso. Morì in Cagliari nei un’altro dimaggior importanza col su-
primi anni del secolo presente ; e nel detto re Guglielmo , il quale non ces-
morire ,
fece alla compagnia di Gesù sava d’inquietare con frequenti scor-
tra gli altri legati l'egregio lascio della

sua Geromeas. Sebbene non


villa di (i) li Manno (Star, di Snrd. (ora II pag.
abbia pubblicato colle stampe lavoro aSa )
Tu il primo a dar contezza d’uoa carta del
ligi esistente nell’ arcliivio ducale di Genova ^
suo veruno, rimase però e rimane tut-
nella quale è contenuta l’alleanza di Coinita It
tavia in fama d'uno dei piu’ogrcgi giu- di Torres colla repubblica (jcnovcsc.

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, ,

224 COM
rerie i suoi domioii ;
quiodi ,
essen- sede pontificia, di cui era intieramente
dosi aperte le trattative della pace, devoto. Gomita feoe altresi chiaro il
questa fu conchiusa iu virtù del ma- nome suo per opere di pietà.
insigni
ritaggio di Mariano ,
primogenito di Nel 1205 fondò famoso monistero
il

Oomita ed erede presuntivo del trono di S. Maria di Paulis


o de Padaiis
di Torres, con Agnese o Àgnete seeon- deU'ordine cisterciense (1): nelfanno
dogenita di Guglielmo, e mediante la medesimo sanzionò la fondazione di
restituzione del castello di Goeeano ,
altri due monisteri (2) dell’ordine di

il quale nell' ultima guerra èra stato Gamaldoli fatta da Maria de Thori zia
perduto da Costantino 11. Ma se tal sua , matrona illustre per generosità e
pace gli fece per alcun tempo quietare per ricchezze; e nel 1210 riconfermò
le ormi, non tardò molto a riprenderle con atto solenne la sanzione regia ac-
contro uii altro nemico coraggioso ed cordata ai predetti monisteri. Ebbe in
intraprendente (he minacciava più da ,
moglie Sfiella di Arborea, da cui gli
vicino suo regno. Fu questi Lam-
il nacquero .tre figli Maria Preziosa e
, ,

berto di Pisa, il quale, approGttando Mariano, il quale negli ultimi anni di


deHa morte di Darrussone regolo di sua vita fu da lui associato al regno
Gallura, e della debolezza dellunica per istruirlo neU’arte di governare, e
figlia da lui lasciata erede del trono dopo la sua morte regnò solo negli
invase nel 1203 qnel giudicato. Gomita, stati di Torres e di Gallura sotto nome
nemico dei pisani , ardente fautore di Mariano IL Gomita, se si presta fede
dei guelfi ed eccitato da papa Inno-
,
alle cronache sarde, cessò di vivere
cenzo 111 ,
si accordò cogli altri regoli nella sua reggia di Torres nel 1212
sardi per proteggere le ragioni della dopo aver regnato venti anni con faina
principessa di Gallura: però, essendo di principe saggio e generoso (Ved.
tornati vani i mezzi di conciliazione Fara, De. reb. SartP . ,
lib. II, fol. 227.
da lui proposti a Lamberto, il quale - Rajnald. all’ann, 1203, num. 68. -
nè si curava degli anatemi del Vati-
cano, nè desisteva dall’ardito progetto (i) La fondaiione di tH monutero fatta da
Coaiita dovca euerc di molta importanza f poiché
di estendere oltre gli stati galluresi la
Pietro vescovo di Sorrcs stimò parteciparla ai
sua potenza ,
ebbe ricorso alla forza
più distinti 'magnati del suo tempo con un'epistola
e cacciò dal seggio l'usurpatqre. Inno- latina pubblicata dalMartene e dal Durand. Esi>
cenzo III lo rimunerò di tale azione Maria di Paulis ,
ste ai)Cor oggi la chiesa di S.
presso cui si vedono le rovine dcirantico mo*
concedendogli il governo della signoria
nistero.L'una e l'altro erano situati nell’ antica
di Gallura, la quale, aggiunta agli stati diocesi di Sorfes; ma il Vidal y confondendo

suoi creditarii di Torres gli accrebbe sempre i luoghi ed i nomi, li dice situati nella
,

diocesi di Cagliari. L’ abazia di S. Maria di


potenza o splendore. E quantunque i
Paulis ò rammentata come una delle più ùnpor-
pisani , volendo proteggere Lamberto, tanti di Sardegna negli annali monastici del
tentassero varie volte spogliarlo del medio evo. Pie fa pure menzione il Luhino nell»
suo novello dominio, egli seppe mau- Motitirt delle abbazie d ’ Italia ,
pag. 270.
(a) Furono questi intitolati di S. Maina c di
leuerlo colla forza c colla politica Orrea pierhinna ed esistevano
,
S. Giusta di y

protestando di ritenerlo a nome della nella diocesi Ainpurias.

'
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, ,,
,

COM 225

Mattel, Sarti, sac fol. 34,35, 231. - del march, di Coscoj. Geneal. de los
. ,

Jiinoc. II I epist. 80 ,
lib. Il ;
epìst. 117, Jutfs. de Arbor.').
lib. X, ed rpist. 101 ,
lib. XIV ,
tom. 11,

cdiz. Baluz. - Martcne e Durand., ^et. GOMITA II RE DI ARBOREA. Nacque


monum,, tom. I, col. 800. - Mittarelli, da Gonnario Lacano nel Qoire del se-
uimu‘1. camalli . ,
tom. IV , fui. 200. - colo XI , c , morto senza prole Gostan-
Manno ,
Star, di Sarà , toni. Il pag.
.
,
tino I suo fratello primogenito ,
fu
282 , 300 , 303 ,
304 , 315. - Soggio , chiamalo per diritto di successione alla
ida de los mare, turrit. ms. ,
lib. Ul sovranità. Giò accadde nel 1131. Primo
cap. XVll. - Napoli ,
Note diffus. ed pensiero di Gomita fu di raCTermare il
illusi r. della descriz. corogr. di Sarti. suo regno con alleanze illustri e po-
pag. 144). tenti. A tal Gne contrasse amicizia colla

repubblica genovese; donò alla mede-


GOMITA 1 RE m ARBOREA. Fu al- sima vaste terre; miniere d'argento, e
triuienti chiamato Gomita Orvu ,
e borgate iutiere nei suoi ed usò
stali;

succedette nel regno al suo genero On- con lei altri favori di generosità per
roco 11 morto senza prole. Le notizie cattivarsi il suo favore e Tajuto delle
che di lui ci rimangono, sono scarsis- sue armi (I). L’ambizione di più vasto
sime , e le registrò il Fara nei suoi regno', da cui era posseduto, gli sug-
Annali sulla fede degli antichi codici gerì tali mezzi ,
co’ quali sperava di
sardi da lui consultati. Dai ihcdcsimi riuscire nei suoi progetti. Emulo d>
si ricava che Gomita fu uomo pietoso Gonnario II re di Torres, appena sali
ed amante del giusto ;
eh' ebbe due sul trono di Arborea, concepì l’ardito
tiglio. Maria sposala a Orzocorre, ossia disegno di spoglbrlodei suoi stati; ma
Ouroco II suo antecessore , ed Eleua dissimulando con arte il sno pensiero,
moglie di Gennaro o Gonnario Lacano attese a maturarlo in segreto, ralTor-
suo successore nel regno. Il Peliccr zandosi prima coll’amicizia dì una re-
il Vico , ed il Salazar fanuo menzione pubblica non meno ambiziosa di lui.

di Gomita I riferiscono la sua morte


, Il trattato conchiuso coi genovesi por-
senza discendenza mascolina, e come tava, tra le altre condizioni, ch’essi lo
per tal motivo gli succedesse Gonnario aiuterebbero alla conquista del regno
Lacano, xseWa. di cui famiglia rimase poi
per lungo tempo il trono di Arborea.
(i) Di'iralloanxa di ComiU II colla repub-
È incerta l’epoca del regno di Gomita;
blica gODuveso uvea fatto uienziuDC il Fara Dm
sembra però che possa riferirsi ai prin- reb, S<ird. ,
lib. 11 fui. 19^)1 riferendone le

cipii del secolo XII. (Ved. Fara, De condizioni principali consistenti nella donazione
delle oiinicre dì argento cb*csì&tono nella regione
reh. Sarti., lib. Il, fol. 237. - Pelicer
di Parte Mtsntis., c dell.t chiesa di S. Pietro di
Memor. de la cas. de Alc.gon. - Vico, Cltiro (forse deve leggersi icario esistente negli
)
Ilist.gen. del reyn. de Sani pari. IV, .
,
tati di Arborea Quindi il Manno ( •S’ior. dì
cap. XXXIV. - Salazar En -la cas. de Sard.y tom. II pag. a5i) nc diede più speciaU
,
contezza , riferendo gli atti di tal lega slipalati
Lara, part. I, fol. 206. - Manno, Star, nel ii3i in Oristano ed in Cabras, i quali
di Sarti. tom. Il pag. 222. - Memor. ,
esistono Dcir archivio ducala di Genova.
• Voi. l. l5

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,

S26 COM
turrìtano, e che, compita la medesima, rea ,
abbenchè S. Bernardo scrivendo
sarebbe ceduta loro una porzioue di a papa Eugenio 111 lodasse i provve-
quegli stati. Ottone Gontario, console dimenti del cardinale ,
ed eccitasse il
e legato della repubblica, ratiGcò con pontefice a confermarli colla sua auto-
Gomita gH atti della lega, e già tutto rità. Però o
sia che Eugenio trovasse
,

era disposto per assaltare gli stati di modo Gomita a pensamenti


di ridurre
Gonnario quando costui , avuta notizia
,
più quieti Q sia che Gonnario non
,

delle trame che si ordivano , si pre- volesse o non potesse occupare gli
parò alla difesa. Spedi pronti messaggi stati di Arborea , dei quali era stato

a Pisa ,
ricercando di aiuti la sua an- investito da Baldovino , Gomita conti-
tica alleata, e nel mentre messe in nuò a tenere il regno, e lo tramandò
campo le sue genti ,
disposto a cimen- intatto al figlio suo Barisone, il quale
tare le sorti della guerra. Questa non poi fu tanto famoso per ardite imprese
tardò ad essergli dichiarata ,
e conain- e per solenni sventure. Il governo di
ciò subite con alcuni fatti d’anni ,
nei Gomita è notato negli ninnali cister-
quali furono varii e vicendevoli i van- ciensi come un sèguito di vessazioni e
taggi e i danni. Si combattè con varia e d’ingiustizie (2), e Gomita medesimo
fortuna per tutto l’anno 1145; nel se- come principe avaro e ambizioso senza
guente ,
Baldovino cardinale ed arci- misura pure 'non mancò il suo regno
;

vescovo di Pisa tentò di ridurre Gomita di esempi di pietà , fra i quali le cro-
alla pace ; ma una delle condizioni es- nache monacali non dimenticarono di
sendo la restituzione delle terre da lui registrare le spese fatte nella chiesa
ingiustamente occupate negli stati tur- di S. Nicolò à'Urgtn, o di Gorgo, la
ritani ,
alla quale egli non volle mai quale edificata primamente da Costan-
acconsentire, furono sciolte le pratiche, tino I ,
fu poi ridotta a perfezione dalla
e si ritornò un’altra volta alla guerra. sua generosità (3). Ebbe in moglie Elena
In questa si mescolarono colle armi di Orvu ,
come si legge nelle cronache
Gonnario e di Gomita quelle di Genova sarde; nacquero da tali nozze Anastasia
e di Pisa , nè si sarebbero quietate cosi e Barisone ,
il quale col trono di Ar-
presto, se Baldovino, usando del ri- borea ereditò l’ambizione paterna ,
o
medio estremo tanto temuto ai suoi cominciò a regnare nel 1 1 47. Gomita U
tempi, non avesse fulminato l’anatema
contro Gomita rimovendolo dal trono (a) Ecco corno Angolo Manrique annalÌKta di
,
Cistorcio descrive il regno di Cornila II : erat
di Arborea, e sostituendovi in sua vece
in insula Arbortnsisjudex ^ cui libitum prò
Gonnario di Torres (1). La corte di fusto prò aequo utile , neque se judicem po^
y

Roma , che non era estranea ai proce- puUs concessum^ sed sibi populos datos veiut
dimenti di Baldovino non si dichiarò
in praedam , jiutitiam prò arbitrio inrerten-
,
dam existimabat,
apertamente contro il regolo di Arbo- È quesU* la »tessa chiesa dì S. Nicolò
(3)
éhfrgen o di Gurgo ,
prcsao la quale il famoso

Barisone re di Sardegna edificò un ricco mo«


(i) Il morì poco dopo
cardinale Baldovioo nistero da donalo colla chiesa annessa» r
lui
in Sardegna , accoodo il racconto del Tronci con vasti lenimenti ai monaci cassinesi nel iiRjt
( Ànnal. pis, all' anno ii38 e ). ( Vcd. Murai., Àntiq. iial. ^ disscrt. XXXll ).
, , , ,,

COM 227

se vuol prestarsi fede al Vico, col ti- principe generoso ,


anzi profuso verso
tolo di re di Arborea usi) ancora quello i monaci del suo tempo. Imperocché
di re di Sardegna (Ved. Fara, De reb. in dette costituzioni si narra, che Go-

Sard., lib.U, fol. 196 , 237. - Muratori, mita donò r egregia, somma di tremila
Aniiq. itali, dissert. XXXll. - Tronci e bisanti all’ eremo camaldolese ,
onde
Foglietta a/i'n/m. 1131, 1146.-Giustin. provvedesse al mantenimento di otto
Anna/, gen. Ub. II. - Manno, Sior. di monaci ,
i quali ,
se si può conghiel-
Sard., tom. U, p. 224-25-26-27 , 231. turare il motivo di tanta liberalità
- Manrique, Annoi, cisterc., tom. 11, doveano forse essere o sudditi , o di-
cap. II, Dum. 1 aliano. 1146. - S. Bem. pendenti da Gomita 111. Il nome del
epist. 243, tom. I, col 243, ediz. Ma- donatore non polca essere dimenticalo
billon. - Vico , f/ist. gen. de Sard. , nelle cronache monacali ,
e quello di
parL IV' cap. XVUl. - Mattei , Sard.
,
Gomita è registrato con altri nomi di
sac. foi. 30,31.- Metnor. del march, papi ,
di cardinali, di patriarchi , ve-
di Cosca). , A Ih. geneal. ). scovi ,
baroni e magnati ,
ai quali i

monaci accordarono l’ ambito titolo di


GOMITA 111 BE DI ARBOREA. È benefattori (Ved. Fara ,
De reb. Sard.
cliiamato nelle cronache sarde Gomita
de Serra ed il suo regno è notalo
,
diGerardo iotitolato: Conétitutiones Girardi
g

dopo quello di Pietro li ^ |>erb è in- prioriicamaldultmi$ anni nunc prtmum


editae ex veteri cadict S. Eratmi camaldu-
certo l’anno in cui cominciò a regnare. Unsù. Ivi nella prima pàrte e nel cap. ,

Alcuni scrittori pretendono che il suo de Venejactoribus recomendandit ti legge; he^


governo sia1253 anno duralo fino al nefactore» enim notlro» intéiUgimus dominxim
,
papam cardinale* patrìarchas^ arckiepisco^
in cui il trono di Arborea si vede oc-
^ ^

poti epìscopo*... baronerf patrono*... etbonae


cupato da Guglielmo conte di Gapraja ; memoriae jttdicem Comitam , sfui tria miilia
altri poi che lo abbia continuato Gno bjrzantiorum prò odo reclusi* ad eremum ca-
maldulentept jamdudttm tranrmitit. 11 Cornila ,
al 1265 cioè Gno al principio del
,
di cui parla Gerardo , non può essere fuorché
regno di Mariano II. Ma qualunque sia il Coroita III di Arborea, perciucclic la dona-
la vera di tali opinioni, è fuori- di zione dei tremila bisanti si dice jamJudum facia^
lo che indica la vicinanza del tempo della do-
dubbio eh’ egli regnò in Arborea ,
e
nazioue al tempo ,
in cui scriveva 1* autore di
che appartenne alla dinastia dei Serra dette co*titaziofii. Ora scrivendo Gerardo nel
,

la quale cominciata con Pietro 4 man- IQ78, non potea dire fatta da poco tempo tal
tenne per due seMii circa gli stali donazione , se la medesima non appartenesse a
Gomita 111, che regnò , come abbiamo veduto,
arborensi ,
nè si estinse che in Ugonc o fino al iz53 o fino al ia65; giacché vcrun
,

IV ,
di cni diritti si trasfusero nella
i altro regolo sardo col nome di Gomita visse in

famosa Eleonora. Di Gomita 111 non tempi più vicini a Gerardo ; c Gomita II di
Torres che fu uno dei più prossimi alla di lui
ricordano le storie sarde fatto veruno
età, non protrasse il suo regno oltre il Dia ,

d’ importanza ; ma una memoria re- e quindi fu anteriore a Gomita III di Arborea


gistrala nelle costituzioni di Gerardo dì oirca un mezzo secolo. Abbiamo voluto dif-
fonderci alquanto nella ilhlstrazlone di questa
priore di Gamaldoli (1) lo addimostra
memoria di Gomita , perché non é a nostra
notizia che ne ahlria fatto cenno vcrun altro
(i) La tuddclU memoria è rcgistiaU ori libro scrittore nazionale.

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, , , , , ,,

228 CON
lib. II, fol. 240. - V'ico, HUt. gerì, de quindi è sottoposta al calde ,
ai geli

Sard. parte IV ,
fol. 86. - Manno ,
ai venti ,
alle pioggie olle nebbie , ,

Star, di Sard. tom. 11 ,


p. 325 , 360. come il gleba terrestre , -validando tali
- Mattel , Sard. iac , fol. 30. - Mem. . proposizioni col risultato delle spe-
del marq. de Coscoj. Alb. geneal. - rienie telescopiche fatte dal Cassini
Mutar. Armai, camald., tom. V, fol.
,
dal Maraldi ,
dal Keplero, dall'llalley
137 e tom. VI ne>W' Append. fol. 240 ). e dall’ Eulero ; coi secondi prova che
r esistenza di questo pianeta ,
e delle
GOMITA DI GALLURA. VeA GO- varie parti che lo compongono a so-
MITA U RE DI TORRES. miglianza della terra, sarebbe indegna
della Provvidenza, se la luna mancasse
CONCAS (
Fratelu ) Ved. AYM&- di abitatori fondando il nerbo delie
,

RlCll ( Ignazio ). sue ragioni nell’ analogia y ed in quel


gran principio neulouiano, diedi cause
CONGIU (
Raimondo ) Ved. DETTO- simili debbano essere somiglianti gli
RI ( Gio. Maria ). effetti. E vivo ,
elegante ,
preciso lo
con cui tratta un tale argomento
Stile, :

CONQCEDDA(P. Angelo), religioso non pub dirsi che le prove siano con-
scolapk) nativo di Nuoro ,
il quale si cludenti ,
perciocché si aggirano in-
distinse negli ultimi anni dello scorso torno a un Soggetto più di congruenza
secolo nello studio delle scienze lilo- che di dimostrazione : però non può
soQche. Fu professore di fisica espe- negarsi nemmeno che metta la sua opi-
rimentale e membro del collegio teo- nione in tanto aspetto di probabilità
logico nella regia università di Cagliari. da indurre quasi il lettore a credere
Succedette nella cattedra al P. M. Al- ai suoi ragionamenti. Se il Conquedda
berto Marcili nel 1790, ed insegnò con avesse vissuto in altro paese ,
in cui
applauso per molti anni. Abbiamo di fosscgli abbondata la copia dei mezzi
lui alcune dissertazioni edite 'sopra per studiare con profitto la scienza ,

varii soggetti di fisica : la migliore ,


sia cui crasi dedicalo ,
sarebbe diventato
per r erudizione , sia per la chiarezza eccellente fisico ed astronomo ( Ved.
clic per la latinità , è quella intitolala Conquedda ,
Graz, siuid. - Massaia
De planeticolis (
Caroli ,
ex typ. Bern. Diss. sul progr. delle scienze in Sard.
Titard. 1790 , in 4.®) nella quale im- ,
pag. 22. - Cosseddu , De calar, accad.
prende a provare che la luna è abitata, laud. pog. 58 ).

seguendo l’ opinione del Keill , del


Riccioli, e del Varenio. Gli argomenti C0NQUIST.4 (Marchese della) Ved.
dei quali si vale per stabilire il suo CERVELLON (Girolamo).
assunto ,
sono di due specie ,
vale a
dire ,
di osservazione c di analogia. CONTERÀ’ ( F. Salvatore ) ,
reli-
Co’ primi stabilisce che la luua ,
come gioso francescano , nato in Sardegna ,

lutti gli altri pianeti ,


ha la sua atmo- e vissuto nella prima metii del secolo
sfera ,
i monti ,
i fiumi ,
le valli ,
e -WII. Coltivò con successo le divine

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,

CON S29
e le nolane lettere ,
e si applicb par- revole carico di reggente degli studi.
ticolarmente allo studio della poesia Occupò distinti posti in religione , e
latina ,
in cui diede meltiplici saggi fu due volte segretario del visitatore
del suo ingegno. Le poesie latine del generale dell’ordine mercedario in Sar-
Conterà si leggono sparse in parecchie degna. Fece di pubblica ragione nel
raccolte poetiche pubblicale in Madrid 1702 le orazioni postume del P. Pier
ed Spagna , dove l’au-
in altre città di Andrea Acorrà col titolo FI Fenix de
tore avea fermato il suo soggiorno. Le Sardeha (l) , e dedicolle a D. Salva-
migliori però sono quelle che nel 1620 tore Zatrilla y Vico con una epistola
diede alla luce nella suddetta città di assai diffusa ,
in cui ,
tessendo la storia
Madrid co’ tipi di Tomniaso Giunta in delle glorioAc gesta degli antenati di
lode di I). Faanccsco Girolamo Leon quel suo mecenate ,
in adu-
si profonde
distinto giureconsulto, ed autore delle lazioni verso le famiglie sarde più po-
rinomate Decisioni Talentine, il quale tenti del suo tempo. Scrisse ancora la
fu suo mecenate , e lo difese dalle relazione isterica della fondazione del
persecuzioni mossegli dai suoi confra- convento e della chiesa di N. S. di Buo-
telli. Egli nelle sue poesie si sottoscrive naria ( Compendio historial do la mi-
in questo modo : Fra Salvator Con- lagrosa venida de N. S. de Bucnajrre
terà Snrdus ordinis sancti Francisci a su reai combento de mercenarics
(1) \’ed. Conterà j4d praeclar. vir.
,
calzados de la ciiidad de Caller CC. ),
D. Frane, liier. Leo eie. poetici lusus ). e la.pubblicò in Napoli co’lipi di Febeo
Mosca nel 1704 , un voi. in-16.".
CONTINI ( F. Salvatore ) Ved. V’I- divìsa in dodici capi ; nei primi due
DAL ( F. Salvatore ). l’autoredà un succinto ragguaglio della
storia generale di Sardegna e descrive ,

CONTINI ( F. .Matteo ) ,
religioso particolarmente la città di Cagliari ;

mercedario nativo di Cagliari, il quale negli altri dicci tratta dilTusamciilc


visse nel declinare del XVU e nel prin- della fondazione dell’ordine merceda-
cipio dello scorso secolo. Fu valente rio, di quella del convento di Buonaria
teologo e mediocre oratore inscgnii di Cagliari, della miracolosa invenzione
;

per molli anni la teologia scolastica della statua della Madonna che si

nel rcal convento di Bnon.aria della sua iicra nella chiesa annessa allo stesso
patria ,
e nel medesimo sostenne dal convento , e dei proiiigi dalla mede-
1704 fino al tempo di àua morte Tono- sima operali in varii tempi a beneGzio
dei credenti. Lo scrittore di detta rcla-
(i) Ci nacque prima il socpvlto che colrsto
I
zionc abbondò di buona fede ,
e mancò
frate Conterà non fosse diverso dal tanto co-
I
affatto di critica; fatti da lui raccon-
i
nosciuto fr. Salvatore Vidal ,
uso a cambiarsi
cosi spt'ssu il nome ma non avendo trovato
I tati ,
hanno tutti del maravigiioso
se
;

nelle opere di lui vorun luogo, in cui ahbu non hanno però quel grado di certezza
fattoconno di questo nome , e dal quale risulti che la sola autorità della Chiesa può
che lo abbia usato , giudicamnio notarlo sopa-
ratamente, fìnebò si abbiano lumi maggiori sulla
sua persona. (i) Veti ACORRA’ (F PiBB Ardiib ).

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,, ,

S30 COR
accordare. Si vede che il buon frati- del collegio ad approvare le sentenze
cello avea nell’ animo il desiderio di morali proposte dal candidato per
far prevalere alle glorie degli altri or- r ottenimento di si nobile uffizio. Le
dini religiosi quelle del proprio insti- sentenze preposte da bAcmo furono
tuto ;
ed il tempo e .
le circostante ,
quest’esse : animi bona sunt fides , li-

nelle quali scrisse ,


favorirono le sue bertas, amicitiaJ! instrumentum prin-
pie intenzioni. Detta relazione ò dedi- cipatiis et imperii sunt boni amici :

cata dall’autore a donna Maria Sanjust nulla pestis major quam fraadolens
contessa di S. Lorenzo ( Ved. Acorrà amicai ; tacitae inimicitiae pernicio-
El Fenix de Sarti. - Contini ,
Comp. fiores sunt quam' apertae : nimia lau-
historial ec. ). datio adulatoria est ,
ideo reprehen-
sibilis : ne ohliviscaris Occepti sed ,

. CORACIO (Cisio), cittadino caglia- flati ec. ec. Quindi siegnono l’ appro-
ritano ,
il quale fiorì cent' anni circa vazione , e le soscrizioni degli auguri
prima dell’era volgare. Partito a Roma fra le quali quella di Cisto Coracio ;

dalla sua patria ,


ed iniziatosi nei mi- ego jiulenus Moriconius senator ul- V
steri della religione pagana tanto andò ,
terranus Madappium Ibachium sena-
avanti nella cognizione delle materie torem genuensem magistrè muncre di-
religios^T, politiche ed economiche , se- gnum judico item ego Lucius Thur-
:

condo le leggi e gli usi degli etnici sianus senator /esulensis ,


dorchetes :

che fu ascritto al collegio degli auguri et ego Menius Sisius civis mutinensis ,

ed ebbe seggio fra i dorcheti, ossia augurum dorchetes: ego Ctstus Cosm-
prudentissimi di quel sinedrio. La sua civs civis Cmràllita S.SKDVS: ego Esar
memoria ci fu conservata da un monu- Vulterranus collegii praef. confirmo.
mento messo per la prima volta in luce Anno Ethr. co. od. o. cclxxxi (1916). '

da Curzio Inghirami co’ frammenti delle Siffatto documento compreso nel libro
antichità ctrusctie da lui pubblicati quinto di detti frammenti di antichità

(
Et/truscarum antiqiùtMuin fragmeii- etrnsche non è stato finora citato da
ta ,
quibus urbis Eomae aliarumque , veruno dei sardi scrittori ,
e richiama
gentium primordia, mores, oc res ge- a vita una memoria onorevole per la
stae indicantur , a Curtio Ingiùramio nazione, perciocché anche tra i romani

repertae Scornelli prope FuUerram. non erano ascritti al collegio degli au-
Franco/, anno salutis mocxxxrti (1) ). guri,
secondo la testimonianza di Ci-
Nel medesimo, in cui trattasi della cerone ,
fuorché coloro'^ i quali si di-
elezione di Madappio Ibachio senatore stinguevano dall’ universale per costu-
genovese in maestro degli auguri , Cisio mi e per dottrina. Non ignoriamo che
CoRAcio concorre cogli altri dorcheti tra gli archeologi del secolo XVII nacque
grave contesa sull’ autenticità di tali
( I
) Un esemplare di detta edizione che o(;gì frammenti ,
e che l’ Inghirami fu da
è divenuta assai rara esiste nella biblioteca della
,
taluni accusato d’ impostura ma oltre
:

regia università di Cagliari ,


come per lettere
che la scoperta fattane nell’ alta mon-
nmanistime ne accertò il P. Vittorio Angius
delle scuole pie. tagna di Scomello presso Volterra di-

by tjOugk
, ,

COR
cesi constatata da molte antorevoU te- r entrarvi il nome di Gio. Crisostomo
stimonianze' ,
a noi basta che tra i di- con cui mutò l’altro di Anton Giuseppe
fensori della genuinith dei medesimi che gli era stato imposto nel battesimo.
siaTi, a pib di molti altri , il
Moratori Si distinse tra i suoi confratelli nel
uomo come ognun,
sa ,
ohe non potea percorrere la palestra filosofica c teo-
si di leggieri essere preso a gabbo in logica in questa non fu secoodo a nes-
:

tali materie. E confortati da un’antorità suno ;


ma nell’ insegnare alla giovenfù
di tanto peso ,
collochiamo tra i sardi i principii grammaticali della lingua
illustri il nome dell’ augure Cisto Co- latina ,
nell' istruirli con amorevolezza
RAo» ,
disposti non pertanto a ritrat- e con zelo nei precetti dell’ eloquenza
tarci , ogniqualvolta sia dimostrata ir- superò i maestri tutti del suo tempo.
revocabilmente r apocrificità del mo- Creato prefetto delle scuole pie , si
numento ,
di cui parlammo (
Ved. In- dedicò intieramente alla direzione dei
ghir. ,
Ethrusc. antiq.fragm., lib. V ). giovani studiosi , e tanto fece coll’ in-
segnamento coir esempio
, colle con-
,

CORDA (
Torgodorio )
Ved. CAL- ferenze accademie (2) , che po-
,
colle
DERARI ( Nicolò ).
trebbesi aflhrmare aver cominciato per
lui e da lui un’ era novella ,
se non ri-
COSSEDDO Gio. Crisostomo ) ( P.
formalrice al tutto ,
promovitrice al-
(1). Nacque in Alghero nel 21 settem- meno di metodi migliori. Per lo che
bre 1759 , da Salvatore Cosscddu e cresciuto in fama il nome suo, fu prima
Maria Vittoria Bardine onesti cittadini. ascritto al collegio di belle arti
,
e poi
I primi studi fino alla grammatica fece nominato professore di eloquenza ita-
nelle pubbliche scuole della sua patria : liana' nella regia università di Cagliari

poi chiamato a Cagliari da un suo zio (3). Coltivò l’oratoria sacra e le muse
materno, che avca seggio fra i cano- nelle quali , se dir vogliamo delle ita-

nici di quella cattedrale , studiò colà liche , non pas^ la mediocrità e perciò ,

le umane lettere ,
nelle quali diede fu arcade col nome di Nicastejénonio-,
prove frequenti del suo buon ingegno. se delle latine ,
fu culto ,
c diligente
Ala non andò guari che innamoratosi ,
verseggiatore. Abbiamo di lui varii
della vita letteraria ed operosa dei figli componimenti poetici in questo genere:
del Calasanzio , e mosso anche dal de- i principali sono 1 .° la parafrasi in :

siderio di maggior sapere ,


abbracciò esametri latini del salmo di Davidde
quel regolare instituto, assumendo nel-
(z) Tra accademie merita special
le suddette
menzione- quella data da* suoi scolari nel 1798.
(i) Le notizie riguardanti la riU privata e Nella medesima furono cucitati dai giovani varii
pubblica del Coueddu
tono vtatc con molta
,
ci componimenti poetici dì diverso metro in lingua
cortesia comunicato dal cbiartMimo teologo Car- italiana c Ialina i quali nello steuo anno furono
,

mine Adami di Alghero , al quale ci piace qui dati «Ila luce dalla reale stamperia di Cagliari,
toitimoniare la nostra gratiUidino ,
essendo egli e dedicati all* arcivescoro D. Diego Gregorio
uno di quei pochi » i quali usano dotta dili- Cadello. •

genza nel salvare dalla oblivione le memorie (3) Fu inoltre vice-preside del collegio dei
oaorcroU della patria loro. nobili.

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, , ,

232 COS
Domine probasti me deU'aUro Exur- elocuzione poetica, specialmente i salnii
gac Deus, c del Cafilieo di Debora mor di Davidde c il caulico di Debora; ma
dettato sulla libera esposizione fattane egli servì troppo letteralmente al lesto,
dal P. (ìiacinto Uintz dotto domenica- che voltato in altra Imgna , senza ve-

no ,
professore di sacra scrittura e di runa libertà di parafrasi , perdette la
lingue orientali nella imiversità caglia- sua bellezza originale ; e il Cosseddu
ritana (Carati ex typograpbeo regio non scp|>e o non volle aggiungergli
1 803 ) ;
2.° la traduzione in distici la- modi o bellezze nuove contento di ,

tini del salmo 79 Qui regis Israel sulla aver provato la sua perizia nel com-
versione Hinlziana (Cagliari 1805, dalla porre latinamente. Però se egli ab- ,

stamp>eria reale) (1) ;


3." la parafrasi in bandonava la troppo severa legge di
versi esametri di alcuni capi del libro seguir sempre le orme altrui , e se-
di Giobbe; In nliquol lobi capila pa- gnava con piò risoluto e franco le pro-
raphrasis (Curali, ex typ. regia 1806); prie ,
riuscito sarebbe eccellente ; che
4° l’orazione inaugurale da liii delta la natura lo avea dotato di vivida fan-
nel 1804 neH’universilà di Cagliari jMjr tasia ,
e collo studio de’ classici poeti
la solenne apertura degli studi scola- crasi rcndulo padrone dei tesori della
stici ,
la quale è intitolala De Carati- lingua romana. Alla cultura delle let-
tanne academiae laudihus pcrcioccbè tere accoppiò il Coseddu bontà d’ani-
destinata specialmente a richiamare alla mo singolare, pietà religiosa ,
eostumi
memoria tanti illustri scienziati che intemerati. Lo studio non lo distolse
Corirono in quella università. Fu fatta mai dal puntuale eseguimento dei do-
di pubblica ragione nel 1807 ,
e dedi- veri del proprio stato ; per lo che ,
cata dall'aiiture all’ accademia italiana ,
mentre viveo , si acquistò lode e be-
poco innanzi ascritto
alla quale era stato nivoglienza dai suoi coetanei. Morì in
per volo unaiiirae e spontaneo dei suoi Oigliari nel 14 dicembre 1815 in età
membri. È questa una delle migliori di 56 anni ( Ved. Parafrasi ed oraz.
produzioni latine del Cosseddu impe- : inaiig. suddette ).
rocché le citate parafrasi e versioni
quantunque abbiano il merito di schietta COSSO (F. Tom>ia.so), religioso do-
e franca latinità, nella quale l’autore era menicano nativo di Grani , cospicuo
versatissimo ,
mancano però di quella villaggio del capo settentrionale della
morbidezza di stile ,
di quella venustà Sardegna il quale fiorì nel principio
,

d’ immagini ,
<lì quel lepore catulliano del secolo .Wll. Terminali nel chiostro
che soli possono far piacere i compo- i suoi studi ,
lesse con mollo applau.so
nimenti di tal genere. I soggetti .scrit- la filosofia c la teologia in varii con-
turali che imprese a tradurre ,
erano venti del suo ordine. Stampò nel 161 4
veramente suscettivi d’ immagini e di un volumetto in lingua castigliana siill.v

divozione del .santissimo rosario (/ò>-


(i) Lo aUsto Mimo è atnto tradotto in versi sario de A. dividido en ciuco li-
lìrici italiani dall* abate Gìo. Maria Dcltori
che fu amico del
brns ec.Dennva, por loseph Paroni, un
teologo c letterato d̻tinto,
CosAoddii. utd. in-] 6), il quale è pieno di unzione

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,,

cos S33
erangclica , e di copiosa dottrina scrit- rendette utile alle miro del governo ,
il

turale (Ved. Sanna, Fesùy.cult.inirod., quale intendeva efficacemente in quel


num. iì ).
correr di tempi all’incremento della
•V prosperità nazionale della Sardegna. Le
COSSI! (Gu'sf.ppe) , uno dei piii la- scritture agrarie e georgiche date alla
boriosi c l>eneracriti scrittori sanli del Cossu furono da Ini composte,
luce dal
secolo XVIU. Nacque in Cagliari nel 13 mentre occupava il censurato , e la
ottobre 1739 da Gioanni Battista Cossu maggior parte per commissione del
cittadino sassarese ,
il quale professi) ministero ,
il quale volca che si diffon-
la medicina, e da Anna Fulgheri one- dessero nel popolo sardo le utili co-
sta femmina cagliaritana. Mancò il pa- gnizioni prospcratrici dell’ agricoltura
dre ai viventi del 12 ottobre 1770 ;
la e dell’industria. E di tanti lavori ,
so
madre nel 29 aprile 1778. Fece i primi durò gra*vi fatiche nell’ imprenderli ,

studi di grammatica latina di belle ,


ebbe larghe le lodi e le ricompense
lettere ,
e di fdosolia ,
e poi laureossi perciocché fu decorato della dignità
in diritto canonico e civile nella regia equestre, e delle militari insegne del-
università della sua patria. occupò r ordine mauriziano, ed ascritto per
per alcun tempo delle materie forensi onoranza all’ ordine senatorio della
con lode non piccola di buon ingegno, reale udienza dell’isola. Fu socio di
ma poi dedicatosi intieramente all’ame- varie accademie italiane, delle agrarie
nità delle lettere, ed allo studio della di Torino edi Brescia, e dell’ imperiale
storia patria e della scienza agronomi- patrioUca di Milano. La reale società
|

ca , impiegò le sue dotte veglie a bene- |


agraria ed economica di Cagliari l'ebbe
fizio del sno paese nativo. Acquistossi |
fra i primi suoi membri c fondatori.
pertanto fama d'uomo profondamente Messo a riposo negli ultimi anni della
istrutto in tali materie ,
la quale per- sua vita ,
viaggiò in Italia pur alcun
venuta al «onte Bogino , allorché nel tempo. Vide Napoli ,
Roma ,
Torino ,

1770 poneva mano a riordinare ed a Genova ,


Pisa e Firenze : in quest’ ul-
cementare sopra fondamenta più salde i tima città conobbe molti uomini dotti
mouti nummari e frumentari di Sarde- e fu ascritto aU’accademia dei Georgo-
gna , deteriuinollo a destinare il Cos- flli. Dopo aver percorso una carriera
su a segretario della giunta generale cotanto luminosa, ch’egli illustrò coi
creata in Cagliari per sopravvedere suoi talenti e colle sue virtù ,
cessò
airaqdamcnto della novella instituzio- di vivere neHa suddetta città di Cagliari
ne la nuova carica rendea più lumi-
: addi 10 dicembre del 1811. Le opere
nosa il titolo di censore generale ac- da lui lasciate sono molte ,
e di vario
cordatogli da quel famoso ministro. genere ; le agrarie e le georgiche in
Attese Cossu con instancabile attività
il maggior numero ;
e fra queste può
alle arduo incumbenze del suo uffizio, essere considerata come la principale
e trattando tntt^gli affari a lui com- quella che versa intorno alla coltiva-
messi ,
più collo zelo di cittadino che zione dei gelsi e propagazione dei
col dovere dell'iiomo stipendiato ,
si filugelli in Sardegna. È divisa in due

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-,

234 COS
Tulumi in-4.° ; il primo è intitolato verchia prolissità dei medesimi , che
Moriografia sarda ,ossia Catechismo riempiono senza bisogno , ed a danno
gelsario (Cagliari 1788), e tì si tratta della chiarezza e della memoria ,
dae
della natura e delle diverse qualità del grossi volumi in-4.“. Lo stile è piu tri-
moro, dei vivaj e seminarii dei gelsi viale che didascalico, scorretto in molti
dell’innesto, del trapiantamento, delle luoghi ,
e nudo alTatto di ogni grazia ;

malattie ,
e della sbrucatnra di questi le lezioni sono buone , ma peccano
alberi secondo ha per titolo Serio
: il spesso di ripetizioni c di superfluità.
grafia sarda , ossia Catechismo del Mai in quei dialoghi nna digressione
filugello ( Cagliari 1789 ) , e vi si ra- piacevole che ti rinfranchi dalla lunga
giona delle diverse specie dei bachi noia d'udire tante minuzie e tanti pre-
da seta , delle maravigliose trasforma- cetti ;
mai un’ allusione istorica o mi-
zioni di tale insetto, delie diverse qua- ; mai insomma alcuna di quelle
tologica
lità delle sete ,
delle influenze atmo- varietà, di quegli episodii felici che
sferiche su i filugelli ,
della prepara- rendono così belle ed istruttive le scrit-
zione degli ovoli, del modo di costrnire ture di tal genere , cominciando dalle
e di dirigere le bigattiere ,
del nutri- severe lezioni di Socrate e di Platone
mento e governo dei bachi ,
delle ma- fino all’ arguto e spiritoso dialogizzare

lattie loro ,
della crisalide dei bozzoli di Fontcnelle. Chi mai potrebbe imma-
e dei rimedii corrispondenti , e per ginare , che Cosso dopo aver inti-
il ,

ultimo dei metodi migliori pel ricavo tolato la Seriografia al bel sesso co- ,

c per la conservazione della semenza minciasse il primo dialogo , intratte-


dei filugelli. Entrambi i catechismi-sono nendo la sua bella discepola nelle novità
scritti in forma di dialogo ,
ed in dia- ^ e dell’ abbon-
del raccolto dei grani
letto cagliaritano, colla traduzione ita- danza del bestiame lanuto e cornuto?
liana a fronte (1 ). Nei medesinu è rac- Si dirà che lo richiedeva il soggetto
colto qnanto meglio sapevasi in quei dell’ opera maestro cavò a
,
e che il

tempi di tali materie: il Cosso ne com- il suo cartolaro


dirittura dalia scarsella

pilò i precetti dàgl’ infiniti catechismi per sfoderare tutta la sapienza sero-
francesi ed italiani che già esistevano. grafica. Sia cosi se pur vuoisi. Ma , e
,

E da lodare il metodo dei dialoghi da la bellezza dei cieli ,


e la voluttà della
lui usato per rendere piu facile l'istru- primavera, e la dolce libertà delle cam-
zione ;
ma è da biasimare per la so- pagne, e l’amore iStesso , il delicato
e soave amore che poteva introdursi

(i) La moriografia h dedicata al conte Tbaon senza scandalo fra le liete occupazioni
di Sant’ Andrea TÌcerè di Sardegna ,
ed alla villerecce , non potenno forse aprir
giunta generale dei monti di aoceorio la strio-
;
meglio la vìa ad un argomento geor-
grajia al gentil aetto. Entrambe aono ornale di
alcuni rami rappreaentanti le principali opera* gico ,
capace di tutte le bellezze della
xioni agrarie ed economiebe della coltÌTazionedoi ualura e deU'artc? E chi havvi d’animo
gelsi ,
e deN’alleTarocnto dei bachi da aeU; e vi
così selvaggio , che prqsso a gentil don-
sono aggiunte circolari del governo, e pastorali
di vescovi emanate in quel tempo , onde pro-
na non si scordi per un momento della
muovere ili Sardegna un tal ramo d'industru. severità della scuola, se pur fosse pla-

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, ,

COS 535
tonica 7 Si poterano insegnare le cose commendato per aver stretto in una
istesse, ma più piacevolmente; e furono breve istruzione i precetti varii sparsi
invero molto discrete le sarde veneri nelle opere degli accennati scrittori
e le ancelle dei suoi tempr, se anno- e soprattuUoper aver diffuso nella sua
iate dalla grettezza del suoi dialoghi patria r importante notizia dei lavatoi
non gli fecero le male grazie e i musi il primo
delle sanse, dei quali avea dato
torti sul viso. Di argomento georgico cenno il marchese Grimaldi nel suo utile
sono parimenti altri tre opnscoli del trattato sopra la manifattura dell'olio ;
Cosso intitolati Del cotoniere nrbo-
,
: perciocché in tempi posteriori , nè da
reo ( un voi in-16.® Firenze senza ,
noi molto discosti , quel buon seme
indicazione d’anno ), Discorso sopra i
dovea prodarre ottimi frutti , c pro-
vantaggi che si possono trarre dalle pagare nell’ isola nn ramo d’ industria
pecore sarde ( un voi in-8.® Cagliari per lo innanzi sconosciuto. 1 Pensieri
1787 ) ,
e Istruidime olearia ( un voi. sulla moneta papiracea (Torino 1798),
in-8.° Torino nèh stamp. reale 1789 ). eU Saggio del commercio della Sar-
Quest' ultimo è diviso in due parti ; degna ( 1799 senz' indicazione di luogo
nella prima l’autore, dopo un breve e di anno ), altre operette del Cossu ,
ragguaglio storico della piantagione appartedgono propriamente alla scien-
degli oliveti in Sardegna, discorre delle za economica ; e vedesi eh’ egli pub-
varietà ,
c delle diverse specie degli blicava iu tal rispetto i pensieri altrui
ulivi ,
del modo di propagarli e di col- anzi che i propri!: ma il Cotoniere ar-
tivarli ,
e dei differenti metodi per boreo , ed il Discorso sulle pecore sarde
guarirne le malattie ; nella seconda sono due opnscolclti di grande impor-
tratta dell’utilità del frutto procedente tanza , tendenti entrambi a far appli-
da tale pianta ,
dei suoi usi diversi care i coloni sardi a nnovi rami d’ in-
delle proprietà dell’ olio ,
dei modi di dustria agricola , ed a migliorare le

estrarlo e di conservarlo ,
e del tempo razze pecorine dell’ isola. L’altra pro-
più propizio per il raccolto delle olive. vincia, che il Cossu prese ad illustrare,
Vi è aggiunta a guisa di appendice una è la storia , e la geografia della Sar-
tavola ,
in cui sono raffigurale le di- degna della prima diede due saggi
;

verse costruzioni di macine d’ olio al- nelle Notizie compendiose sacre e pro-
lora in uso in Sardegna il modello di ,
fane di Cagliari e di Sassari (1):
un lavatoio per le sanse e l’ altro di ,
della seconda nella Descrizione geo-
un nuovo frantoio d’ ulive proposto grafica della Sardegna (Genova 1799,
nel 17$7 dal Paoletti segretario della per Agostino Olzati, due voi. in-4.“ ).

accademia economica- di Firenze. I..a


suddetta Istruzione olearia è ricavala (i) Le noUxie delU citU di Cagliari furono
•Urapate pnma io Cagliari nel 1760, poi nel
nella massima parte dal Rifiorimento »

1799 in Genera dal tipografo Olzati con molte


della Sardegna del Gemelli , e, dalla giunte e correzioni ,
c finalrnenlc un’ altra volta
operetta del cavaliere Andrea Manca in Genora dallo «testo Olzati nel 1801 ,
un voi.
ìn«^.o. Le notiiie detta città di Sassari furono
Arca
dell’ intitolata Agricoltura di.
,
date alla luce dalla stamperia reale di Cagliari
Sardegna. Però il Cossu dev’essere nel 1783 in un volume in-.^.«.

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, , ,

236 GOS
1 snggi storici sulle due priiaarie città disgradali per la mancanza del primo
dell’ isola furono scritti dall’ autore a fonte istorico ,
la credibilità ,
e meri-
richiesta di Cesare Orlandi di Perugia, tano quasi in complesso il giudizio che
per inserirli nella Descrizione delle ne fece il Manno nella sua storia ,
al-
città tf Italia , e delle sue isole ad- lorché toccò di un fatto particolare ,
giacenti ch’egli dovea- pubblicare : chiamandolo una nMiata di farfalloni.
sono divisi per capi ,
e trattano della Pure l’ Orlandi si ebbe a ventura il

situazione ,
estensione ,
popolazione ricevere così digesto le notizie delle
origine reggimento politico fiumi e
, ,
due città più cospicue della Sardegna
sorgenti , edilizi sacri e profani, pro- e tali le inserì nell’opera sua : ed ampio
duzioni e commercio ,
fatti storici me- certificato si legge neh fine delle No-
morabili , uomini illustri ,
distanze por tizie di Cagliari , con cui si attesta
liractriche ,
e linguaggio proprio degli da quel comune la verità dei fatti rac-
abitanti delle due città. Lo stile, con cui contali, dal Cossu , quasi non d’istoria

sono scritte ,
è al dissotto del medio- si discorresse , ma di faccende muni-

cre : sebbene in qualche rispetto pos- cipali che abbisognassero della legit-
sano essere utili ,
specialmente dove timità dei bolli. Più felice certamente
tratta l’ autore della topografia e della fu il lavoro delle stesso autore sulla
statistica ,
debbono però esser letti eon sarda geografia. Il primo volume coui-
’dimdenza laddove discorre dei fatti pren«lo 1’ idrografia , ossia la descri-
storici, e degli uomini chiari per gesta zione del litorale dell’ isola ;
il secondo
onorate; perciocché nei primi uon curò la corografia antica e moderna (2).
nè critica ,
nè cronologia , accumulò
PrimA dol Cos<u , varii autori nazionali
(a)
senza discernimento le notizie certe
e forestieri aveàno scritto delle coso geografiche
colle false ,
le probabili colle incredi- e corografiche di Sardegna. Tra i tiaziotiali ne
bili , e cadde in molli e frequenti er- di^ro alcuna cosa il Vico e il Vidal , e di
rori (1); e per riguardo ai secondi,
proposito il Fara nella sua operetta ras. De i/i-
e nella 0*rn^rafin $ardnx tra i forestieri,
.accettò , senza severo esame ,
tutte le prc.tcindendo da Ptidou)eo e da Antonino , il

relazioni inventate dall’ ambinone e Coroiielli noir/fo/.trto ,


l’Echard nel Di%ionavio
dalla vanità, e divulgate dall’ignoran- g^ì^rafìco ,
il Cluvcrio nella Sardinia anttfftta ,

il Zeiitcr nella carta deir/fa/iVi antica , il Loter


za , celebrando azioni, delle quali non
nella carta di Stirdcgna e di Corsica , il Jaiivier
esistono monumenti degni di fede , e nella caria tC hatia ed il Dell'Ule nel suo
^

fatti talvolta assurdi ed immaginarii. Àtlante. Si aggiungano a qiie.sti il Michclot e


Breinnnt nelle loro carte idrografiche ^ il Rnuge
Per la qual cosa i suoi racconti sono
nelle carte geografiche e neW Atlante dei yorti
e rade del Mediten'aneo ,
ed il Carrillo nella
(i) Sarebbe opera Funga e perduta il notarli sua retatone ilelie cose dt Sardegna. Inoltre il

tutti. Basterà il dire che talvolta traspone t fatti Suiisonìo nell' Atlante pubblicato in Amsterdam
da un secolo all’ altro ) che confonde sovente nel i()5n Gorgoglione nel suo P'»rtol<$no ,
, il

le persone; e che in tanto traraestio di date e il G.<tantì nella Geografia tf Italia il Lipp nella ^

di anacronismi , fa vivere e regnare Alfonso V Guida dei ncgotianii , il Borduiiio ed il l*or>


nel i3a7 , sebbene non fosse nato ancora; vìvere cacchi nel loro tsolario\ lilialmente l’Azuiii
e regnare uel del quale forse nella Si otia geografica yoliiira e naturale
in tal anno non esistevano più le ceneri (
Ved. cd il Napoli nella compendiosa descriiione e
tulio il rap. II drile Ao/i;ie di Coi^Unfi ). nella carta geografica di Saniegna. Altri bivori

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,,

cos 137
V idrografia è divisa in quattro parti; seconda i>arte o volume della Drtcri-
ciascnUa di queste suddivisa io sezioni, zione geografica è tolta nella massima
che sono trentadue in tutto: nelle me- parte dalla Corografo del Fara , che
desime è compresa la descrizione del però non è mai nominato dai Cossu.
litorale sardo da mezzogiorno a levan- Quantunque sia scritta con pessimo stile
te, e da tramontana a ponente dell’iso- autore medesimo non disdegnò
elle 4’

la. È corredata di tre carte indicanti i chiamare stile marinaresco sebbene ,

piani del golfo di Cagliari ,


di Porto- in molti luoghi manchi d’ ordine e di

Palntas , di Porto-Longone , e di alcuni chiarezza, tuttavia merita encomio il

altri situali a tramontana verso lo stretto generoso divisameuto del Cossu il ,

della Sardegna, estraUe dall'^t/anre quale con tale opera fece conoscere i
del Roux che pubbli^ossi per la prima lavori inediti del Fara sopra siffatta
volta nel 1764 : mancano le altre carte materia , e spianò la via a coloro che
idrografiche che l'autore avea promesso lo seguirebbero dappresso ,
onde trac-
dare successivamente. La corografo 6 ciare meno imperfettamente la carta
partita in cinque capi principali , ed geografica della Sardegna (1). La parte
ogni capo in articoli suddivisi poi in poiitografea dell’ isola ,
nella quale
paragrafi. Il primo contiene la divisione 10 stesso autore avea descritto il siste-
territoriale della Sardegna , e la descri- ma del politico reggimento ,
e il com-
zione delle popolazioni oggi esìstenti mercio interno cd esterno della Sarde-
e delle già distrutte ,
che formavano gna con un’appendice sullo stendardo
,

parte dei quattro antichi giudicati del- azionale ,


non vide mai la pubblica
r isola : il secondo si aggira sulle pro- luce ;
ed il poco che se ne discorre
duzioni delle classi terree, e sul regno daU’antovc nella terza parte della citata
vegetale cd animale : il terzo sulla opera può considerarsi come un som-
,

geografa sotterranea , Sui minerali mario della più ampia trattazione che
fossili c pietre : il quarto sulle qualità avea in animo d’ imprenderne. 11 giu-
atmosferiche : il quinto sui fiumi ,
fon- dizio che noi abbiamo portato delle
tane , acque minerali , stagni e laghi varie opere del Cossu parrà forse a ,

deir isoht. Le annotazioni delle quali ,


taluni troppo acerbo ma preghiamo;

è arricchita possono servire di lume


,
qualunque volesse accusarci di severità
alla storia civile di Sardegna. Questa ad esaminarle per se stesso, ed a giu-

•t fecero in diversi tempi sulla geograjin e tnpo~ 11 frullo di tali lavori ,


c forse li coglierà la
grafia dell* i»ola. Nel i-84“85 il cav. Lunclli gciu-i'H2Ìunc pruseute.
di Corlcuii|$lia tracciò la carta idrogr afica della (f) Que»to gran vuoto sarà riempiuto fra breve
Sardegna per ordine del viceré cav Solavo di colla pubblicazione (run’csalta corti geografica^
Moretta: nel 1792 ne tracciò un’altra il geo> intorno alla quale il cav Alberto La-Mariuora
grafo regio Lirelli j ma uba sola parte dei tmoi dura già da lauli anni 'generose e quasi incre-
lavori riguardante i litorali di Palmas , di San dibili fatiche. Recentemente egli associò a’ suoi
Pietro, e di S. Anlioeo fu incisa dal Tela <Jn lavori il cav. Carlo Decandia nostro compatriota,

Torino. Nello stesso correr di tempi Giuseppe il quale seconda con inirabile ardore le opera-
Maina piemontese tracciava la carta topografica zioni deir illustre geologo e geografo picioon-
della diocesi d’ Iglcsias. Però, T antica fatalità tese. Sia lode ad entrambi : si avranno essi
delle cose sarde non lasciò venire a maturità la riconoscenza nostra , e quella dei posteri.

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, , ,, ,,, ,

238 COS
dicanie , se fia possibile , con maggiore Aorì negli ultimi auiii dello scorso se-
indulgenza. Nè siavi perciò ehi osi to- colo. Nacque in CugUeri , uno de’ più
gliere a lui la lode di uomo benemerito popolali e più Importanti villaggi del
delta sua patria ,
che lo fu assai , e capo settentrionale di Sardegna , addì
meglio forse di molti altri scrittori 19 giugno 1725. Gli fu imposto il nome
facendo tesoro di cognizioni utili , e del padre , il quale morì, mentre Gio-
propagandole nel popolo sardo per vanna Angela Meagia, donna sua, era
l'incremento dei due fonti primarii della grave di tale portato. La valorosa e
ricchezza e della prosperità nazionale. onesta madre lo allevò con molta di-
Le virtù civili ,
delle quali fu ornato ligenza nella pietà e negli studi. All’età
lo rendettero riverito dai coetanei ,
e di tredici anni fu mandalo a Cagliari
caro agli amici : di questi n’ebbe molti per impararvi la grammatica e le umane
e chiari ;
nè in Sardegna sola , ma in lettere colà rimase per un lustro in-
;

tutta Italia: l’Azuni, che vivea esule e tiero ,


intervenendo con assiduità alle
mendico , fu di tal numero ;
e quando pubbliche scuole ,
e dando bellissimi
quel sommo coglieva in Europa gli al- saggi della vivacità del sno ingegno e
lori per TaureO' libro dei Principii del suo carattere: fu lo-
delia docilità del
diritto marittimo unico fra i sardi dato dai maestri , e dato in esempio
tutti testimoniavagli il Cossu l’ ammi- a’ suoi compagni di studio per l’assi-

razione , che 0 niegavagli o dimenticava dua applicazione alle lettere, e per la


dargli la patria (1). Meritevole pertanto illibatezza de’ costumi. Un pensiero ,
che viva eterno il suo nome in queste che sembrò prima immaturo , ma che
pagine consacrale all’immortalità dei andò sempre più radicandosi nella sua
sardi ,
i quali con azioni «legne di mente quello eioè di ascriversi all’or-
,

memoria illustrarono la terra natale dine religioso dei servi di Maria ,


gli
(Ved. Napoli, tfote iiltuir., pag. 84. fece cogliere con avidità l’occasione di
- Mimant de Sard. toni. 1
,
IJist. trasferirsi a Sassari dove esisteva il

pag. 19, 20, 21 , 22, 23, 40, 41 ; maggior cenobio di tale instituto. Nel-
tom. 11, pag. 398, 423, 654 Ano 658- l'età sua di diciott’ anni vestì con ge-
- Botta, òior. d’ Ital. continuaz. del neroso e risoluto animo quelle lane ,

(iaicciard. toin. X, pag. 93. - Manno, desiderando di consumare la sua vita


St.diSard., tom. IV’, pag. 264, 276-77. nella quiete del chiostro ,
per atten-
- Cossu , Notiz. di Cogl. cap. 11. - dere con più fervore allo studio delle
Lo stesso ,
Descriz. geogr. di Sard . scienze divine ed umane ,
alle quali
toni. 1, pag. 112; toni. 11, pag. 140 ). non può dirsi l’amore grandissimo che
ei portava. Nel triennio da lui speso
COSSU (F. Gk). Antonio), dotto e cosi nelle prove del noviziato come
pio prelato della chiesa sarda, il quale nel corso AlosoAco ,
non vi fu chi lo
pareggiasse nella modestia, nell’adem-
pimento dei doveri religiosi ,
nel ri-
(i) Veti, la IcUera del Co&iu , e la rispOfU
dell' Alimi nel pruno tomo del Droit mariùme spetto pe’ maestri ,
nella prontezza di
d' Europe ec. ,
|ug. 5oo t «eg. apprendere: i suoi confratelli lo ama-

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r/tz At 4Ìt Snrti Ta,> A’X.

m;s>. Mvit loit

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,

COS 239

vano e lo ammiravano perciocché si ,


ansante oltremodo, così ancora fu sa-
vedevano in lui indizi certi del gran- patissimo. Ma fu inutile il celarsi , per-
d’ uomo che sarebbe nell’ avvenire e ,
chè il nome suo era già diffuso nei
come nel sapere emulerebbe quel Geòr- cenobii piu riputati d’Italia, e perve-
gie Soggia, il quale coll’ esimia dot- nuto al conte Bogino ministro di Carlo
trina e con valorosi scrìtti avea illu- Emmanuele III re di Sardegna deter- ,

strato cotanto l’ordine servitico, di cui minò quell’ eccellente uomo di stato a
fu singolare ornamento ; alcuni saggi prevalersi della di lui opera per l’ in-
da lui dati in filosofia nelle pubbliche cremento delle sarde lettere. Chiamollo
conclusioni prescritte dall’ istituto ,
lo tosto a Torino, e destinatolo a profes-
confermarono in tale opinione ; e fuy vi sore di fisica sperimentale nella regia
tra gli altri il P. Giuseppe Maria Pilo università cagliaritana,. volle che prima
religioso carmelitano (colui che ri- si perfezionasse in quella scienza sotto
splendette poi tanto nella sedia vesco- la direzione del famoso Beccaria ,
il

vile di Ales) ,
il quale ammirando il quale teneva in quel tempo forse il

suo ingegno e la bella facondia giova- primo seggio tra i fisici italiani (I); e
nile, prese ad amarlo e a proteggerlo, il Beccaria facea saggio del sapere del
dicendolo nato per le scienze , e per Cossu, e lo trovava versato assai nelle
aggiunger giuria alla sua terra natale. discipline naturali ;
ed addottrinatolo
A sì belle speranze corrisposero gli per alcun tempo negli esperimenti ,
lo
effetti imperocché il Cossu , non sì
; presentava al ministro ,
dicendolo ca-
tosto compì in Sassari il corso filoso- pace di sostener con lode rolBdatogli
fico, che acceso da nobii brama di sa- insegnamento. Allievo non indegno di
pere , si trasferì a Firenze per conti- tanto .maestro, insegnò la fisica in Ca-
nuarvi i suoi studi; colà per due anni, gliari dal1764 al 1770: in quest'ultimo
e quindi in Perugia ed in Lucca , attese anno fu promosso alla cattedra di teo-
ad apprendere la teologia distinguen- ,
logia morale nella stessa università. Le
dosi sempre per acume e per chiarezza sue lezioni furono applaudite e vantag-
di mente e per una spontanea ed ele-
,
giose : i valorosi discepoli usciti dalla
gante proprietà di dire che abbelliva sua scuola provarono non molto dopo
tutte le sue cognizioni. Pistoia, Faenza, quanto incremento egli avesse recato a
Udine e Bologna l’udirono^ orare dai quelle scienze liberando l’una dai pe-
,

pergami e l’encomiarono; lo videro ripatetici teoremi d’Aristotile , e sosti-


insegnare nelle scuole del suo ordine, tuendovi lumi dell’osservazione , dei
i

e lo dissero maestro per eccellenza calcoli e dell’esperienza; spogliando


della qual fama rimase in dette città l’altra delle sottigliezze scolastiche, c
per lungo tempo la memoria; ed egli
che alla dottrina accoppiava l’umiltà (f) GiovoBsi pure il Cossu dei lumi del P.
credeva di saper nulla, o poco assai, GerdiI poscia cardioale , al quale il conto Bogino
e faticava e cercava d’istruirsi sempre , lo avea raccomandato. Mei partire per Ja $ar>
degna , egli veoiva fornito dal Re di un corredo
specialmente nelle matematiche e nella
di roacchioe e d* istrumenti per la sua scuola
fisica ,
delia quale scienza ,
come fu ( Ved. Manno ,
Slor. di Sard.f lom. IV p.

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,

240 COS
riduceadula ai primitivi iucorroUi prin- gevoli, furono conseguati, dopo la sua
cipii della sana tilosofia e della morale morte, al cenobio sassorìtano -de’ servi
cristiana. 1 vescovi dell’ isola lo con- di .Maria ,
dove si custodivano cogli
sultavano frequentemente )>er la solu- altri autografl scritti del Soggia igno- ;

zione de' più intricati casi di coscienza; riamo però se esistano ancora. Le mag-
egli rispondeva a tutti con mirabile giori notizie di questo insigne prelato
precisione e chiarezza ;
e mentre in si leggono nella bella orazione latina

tali oceupazioni ,
e tutto immerso nello De laudibusJo.j4ntonii Cotsu episcopi
studio profondo delle teologiche disci- bosanensts (Calsri ex tj’p. regia 1786)
pline s|>endeva tempo, non cessava
il recitata nella cattedrale di Rosa dall’a-
dal predicare e dall’ attendere con sol- bate D. Gio. Francesco Simon nel giorno
lecitudine ad altre iiieumbenze , ed ai del solenne ingresso di detto prelato
gravi doveri del suo stato. Per dodici nella sua diocesi. (Ved. Simon, De
anni sostenne la prefettura del collegio lami. Anton. Cosso orai. lat. - Sisco,
di belle arti nell’ università cagliarita- Mem. tnss. ,
tom. Ili ,
foL 107 e 108. -

na ;
per altri nove governò il collegio .Manno ,
Stor. di Sard. , toin. IV, pag.
dei nobili; e per un triennio fu vicario 239 ,
251-52. - Botta , Star. d’Ital. ,
generale dell’ ordine de’ servi mariani conlinunxione dei Guicciard., tom. X ,

in Sardegna. Riempi con lode tante pag. 93).


diverse, e talvolta ardue funzioni: la
sua prudenza era quella che le dirige- COST.V.\TINO 1 m! di CAGL1.\RI.
va , e mai cosi l>ene si comanda altrui Fu altrimenti chiamato SAcitao o Sa-
come quando il potere è moderato Lisio di L.vccon. Nacque da Arzoiie e
dalla prudenza. Vittorio Amedeo IH da Vera regoli cagliaritani ,
e cominciò
re di Sardegna lo propose al sommo a regnare negli ultimi anni del secolo
gerarca della Chiesa per la vacante undecimo. deL suo governo
1 primi alti

sede di Rósa: di questa fu creato ves- non sono abbastanza conosciuti perù :

ex)vo nel 1786, e consacrato nel marzo da un documento del 1090 si ricava che
dello stesso anno. Dopo averla retta nella sua giovinezza fu principe mac-
per dieci anni cou fama di zelante ed chiato di molli vizi ,
omicida ,
concu-
illuminato pastore ,
cessò di vivere binario, incestuoso ;
che usò molle
nella sua patria addi 16 agosto 1796. violenze contro i vescovi e<l i sacer-*
I,e sue spoglie mortali furono poi tras- doti ;
e che nsurpò i beni della chiesa.
portate alla cattedrale di Rosa. Lasciò L’iniquità del vivere o cambiò, o coo-
fama d’uomo assai dotto e pio. Be’suoi nestò negli anni più maturi con appa-
scritti ci rùiiaugono edite due sole ora- renza di pietà e di religione: nel 1089
zioni funebri ,
una per Carlo Emma- confcrpiò ai monaci benedittini la do-
111 re di Sardegna, e l’altra per
iiuele nazione di due chiese fatta da suo
monsignore Tommaso Ignazio Natta padre (1), ne donò liberamente altre
arcivescovo di Oigliari ,
recitate en-

trambe da lui nella cattedrale di delta Le clùe«* dì Ginr^io di Pfcimo e ili


(lì .V.

città. I suoi mss., che erano molti e pre- S. GtnUio. 11 diploma è riportato dal Martenc,

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,,

cos 211

Otto ai monaci inedesiiui (1), c fondò camaldolesi scrissero dì lui con pro-
il iHoniatero di S. Saturnino , dotandolo fuse iodi ,
ma lo confusero al cerio
di molt£ terre e di copiose entrale (St). con Stdtaro lìglio di Costanliuo 1 re di
La profusione di tante donazioni fu -
Torres, e lo fecero padre di Dubiiino,
accompagnata 'da debolezza d’animo ossisi Turbino, il quale fu suo fratello:
pusillo: imperocché neiranno seguente i versi di Lorenzo di Vanta male inter-
non arrossi -di far registrare in atto pietati da quei dotti scrittori, diedero
solenne tutta l’ diade de’ suol delitti luogo a tale errore («). Costantino di
richiamando alla memoria quelli an- Cagliari ebbe in oioglie Georgia, la

cora dei suoi antenati ,


e cedette ai quale gli fu altresì compagna nelle li-
beneditUiii lametà delle decime che beralità ; da tali nozze nacque Mariano,
gli appartenevano su tutti i redditi del il quale succedette al padre, e regnò
chiostro loro, per antico diritto dei re- cui nome di Torchitorio 11. CostanUna
goli suoi antecessori sopra tutte le pri- cessò di vivere nel 1103. Turbino suo
mizio ecclesiastiche (3). Gli annalisti fvalcilo occupò il trono a pregiudizio
di Mariano ^ ma costui ricuperò per
momum. , tom. I co). 5 a 3 » ed ha la data forza d’armi il regno e la corona, e
d*-*! 1089. La conferma della donatione Ai'zo-
obbligò^ Turbino a cercare nella fuga la
iituiiaé fatta da Costantino e da VaaA sancii-
montale Itta madre : bavvi imposta la penale di propria salveiaa (Ved. Marteiie, f'eier.
cento U)d>re d’ oro a chiunque osasse iufran- ntpnum. et script., tom. 1, col. 522-23,
gerla. E sottoscritta da CosUiitìno re e
cbiaraato Satusio di Laeon ; da Giorgia regina ,
228. - Mtttarelli e Costadoui, muti, A
da Mariano re c ^iWsce figlio di Costantino camald., tom III, lib. XXV, fql, 143 ,
da Arsone fìratcU<r di Mariano , da Zer^uis e 146-47-48. - Muratori, Antiq. ital.,
da altri cinque frali Ili di Costantino , i quali
diss. XXXII ,
coL 105. - E gli articoli
furono probabilmente suoi frutclli naturali y coni'
preso Torèeno nominato fra i anedesiroi , da TURBINO e TORCHITORIO 11 ).
Vii^ilio Tescovo di Dolia, c dal vescovo di Solci.
(1) Le chiose donate furono: i.o S, dutioco COSTANTINO li re di CAGLIARI.
neir isola di 4$S9lci ; a.'’ S. Alarla in Palma ;
5.0 S. Vincen\o di Si^berne ( forse di Tabetna
Figlio di Torchitorio U e di Preziosa
chiesa che trovasi nominata in varit altri di-
]>lomi )ì 4 -* (£ursc S. Efìsio) di Mirai 1* altro diploma di Ugone voscovo dì Cagliari
5.0 S. Ambrogio dei Ua \ 6.0 S. Maria de Chip^ii riptii'tMto dallo stesso Murtenc (foc. cù. col. 5 j 8 ),
r.o S, ilfuria di Arco; 8.° S. Elia di Monte. e quindi appartiene al 1090.
La donazione è soUoscrtUa un* altra volta da ( 4) 1 versi di Lorenzo di Vaiina sono I seguenti :

Giorgia moglie , Mariano figlio , c Zerchi§ /scicDubitinus /dtanis anocialUr


fratello di Costantino , inolt^ , da Lamberto
Qin quondam regnum censebat catariianum ,
arcivescovo , che consigliò la donazione , c da
Et Consiantifio Saitanus judice natus*
Bernardo ed Ugone , procuratori di Riccardo
abate del monisten) di S. Vittore di Marsiglia ,
Dal òbc il Mittarolli c Costadoni dedussero che
Dubitino o Turbino fosse una luetlesiina per-
a di coi favore furono fatte questa e la prece-
«lente donazione delle chiese di S. Giorgio e
sona con Saltaro figlio di Coftantino. Ma il
verso che siegue appretto
di S. Genisio (Ved. Martcn. , he* cit.y col. 5 ). 4
-
.

Praevalel hic jacuio


:

prqechrit sensiòm èlle


(a) La fondazione di questo monistero ò coif- , ,

tciiuta nel diploma citalo nella nota precedente, prova a suflìcienza che Dubiiino c ìluUnro fo»
od appartiene al 1089. rono due persone afiallo diverse ( Ved Lburent
( 3 ) Questa donazione c riiuessiuoc delle de- vcron. presso Murai. er. script.
il ital. t ,
lont.
,

i-iiuc può riguardarti come parte mtegralc del- IV I


col. Iti fin 1
14 )
Fol. J. 16

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, , ,,

2i2 COS
di Imcoh. Couiiuciò a reguare nut 1 129, sero Costantino 11 con l'allru regolo,
c iieiraimu i>eguenle, per couservarsi primo dello stesso nome, che regnò
r aiuiciziu della repubblica di Pisa ,
in Cagliari (2), c lo dk»>no inoltre

coufcruiò cou alto solenne tutte le do- goHurrse ossia giudice di Gallura :

iiaiiuni fatte al duomo di <|uella città ma Terrore loro è manifesto, poiché


dal re suoi nnleecssorì. l.a libi'ralità due iu)u uno solo
, oow' essi sup- ,

verso le cinese , i luouasleri e le re- |H)ngouo ,


fui'uno i Torcliitorii regoli
pubbliche alleate o protettrici, era la cagliaritani ;
c VtJiA non fu moglie di
virtù quasi unica, alla quale iuleude- Torchi torio /, ma di Arzone-, c Pre-
vaiio i regoli sardi nulla barbarie del ziosa di Lacon fu donna di Torchilo-
luedio evo. Costantino II si dimostrò rio II; laoùdc Costaulino i di Arzone e
generoso, o tratto daU'esenipio de’ suoi di Vera è una (lersona aflallo diversa

antenati ,
o per virtù propria ;
nè si da Cuslanlino 11 di Torcliilurio II e di
trova nel suo lungo regno di trenta e Pio:ziosA di Lncon. Riguardo poi alla
più anni atto veruno ,
da cui apparisca <|ualilìcazione di gallurrse data dagli
che, oltre In beneOcenza vei’so le chiese stessi scrittori a Costantino II ,
è chiaro
ed i i9iiostri, abbia esercitato le pri- a chiunque legga i diplomi pubblicati
marie virtù del priiiciimto. il suo go- dal Gattolu c dal Muratori ,
che lo
verno fu povero di fatti, c la sua (espressioni ile loco Cali, e de terra
|>ersona rimarrebbe ignorala, se nelle Calarese non possono spiegar altro ,

cronache sarde non fosse registralo il fuorché ilei luogo di Cagliari, o di


nome suo nell’ aiiticu serie dei regoli terra ca/iliarese ossia cagliaritana
cagliaritanL Nell’ anno 11C5, che fu (\'ed. Badie, Sigili, li dei bassi tempi.
prohahilmeiile rulliiuo del suo regno - Gatlola ,
Ànnnl. cassia. parte I

sanzionò eoi suo coiiseiiliiueiilo la con- pag. 151. - Muratori, ./Lntitj. Uni.,
cordia fcriiiala Ira Bonito c mnnnci
i tuiu. Il ,
disserL XXAIl ,
col. 1053. -
cassincsi rcsulcuti in Cagliari. Ebbe .Marlene ,
l'cter. inonum. , toin. I ,

moglie ed una Qgliu \


iiki Ih sfuria tace col. 658. - Miltarelli c Costad., Annnl.
il iioiiic di eniraiiibc; la sccoiiila fu data cainald., tom. IU, lil). XXV, fol. 1 17 ).

ili isposa a Pietro di Cuuiiariu II re di


Torres, il quale iu virtù di tal iiKH'itag- COSTANTINO I re di TORRES. Fu
gio siiceeilette a Cosiuntiiio nel regno il primo della famiglia dei Lacon che ,

cagliaritano (1). Aleiuii scrittori eoiifu- governò gii stati turritani. Nacque da
.Mariano I e da Susanna Gnnale o de
(i) Tra il di C'iblaiititio 11 c di l^iclro
Zori nella sceondu metà del secolo XI
Midi, sppciulmrtiU' il 1*. Alco.
•ilcimì scritluri e siieccdelte nel regno a suo padre
uo Sal.I’cio<U Lacon. Qu' stn
rull«jc«ino quello dì
nelTaimo 111 2. Il suo nome é celebrato
Salucio, u noi sembra , p<jssj p^ivere il coin|>r-
lilorr, che, secondo le cronache sarde, ebbe
nelle cronache sarde |>cr la prudenza

J^ielio di Torres neir assumere le redini del con la quale governò i (lupoli a lui
i;iudicalo cagliarilano. Pcrò^ so si vogliono co-
noscere le più probabili conghiettiirc riguardo (’i) Di qiicblo numero sono il MiU«iri'lli e
a Sacui'-io ,
b*g”iÉHÌ il Manno nella stona dì (àosUdoni ,
Annal catnald toin. Ili Ub. XXV
.
, ,

(
lom 11 pj^ i3à fia ^35 m not. ) r-o *4:

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, ,

cos 21
"

soggetti, e per la piel.k religioisa clic stati ..rcuduno tesliiiionianza del pmui
risfilemletle in tulle le sue azioni. I seuuoche dirigeva tante liberalità. Ture
pi'iini atti del suo regno bipouo dirceli, le croiiaelic
pisane lo raccomandarono
come quelli di tulli gli altri regoli, ••diamemoria <le’ posteri qual eccellenti"
alle fondazioni di cJiiese e di monisleri. luouarca; e Lorenza di Varna nel can-
Si legge negli annali di Monte-Cns.sino tare r impresa gloriosa dello anni di
che Odcrisio abate «|X!di a di Ini ri- Pisa per la conquista delle isole Ba-
rbiesta nel 1 2 aSurdegna un iuoimico
1 1 leari , canto ancora di lui
|H-r nome Beucdollo |icr fondare un ,
• • * pariterque resntmtnt
monislero nel regno turrilano, e elle Tnn^tes
-
rrc/i/ur, ubi CoitsTASTinvs hohebot
Benedetto, crealo vescovo alcuni «vniii Sedes rex darne muUumt celehralue ab an ni
, ,

dopo, fu chiaro per santità di vita e Sardórum pepalo ; bis sex y geminùfue (Uvbu*
|ier molti miracoli (1). Ampie dona- Operieado suas ibi geas pùuna moratur,
zioni di cliicse ,
di terre e di servi fece
quali lodi c le altre tributale a Co-
nel segnenle anno ai monaci di Carnai- slautioo dagli aunalisli di Pisa, se non
doli (2), alcune delle quali, non tor- furORo sincere, dnuostrano abiieno
nando uepporo a giovamento de' suoi quanto a quella re|uibb)ica lornass;:
gradila ronoralaacooglienza da lui falla
(i) La narrazione di Kraiino Gdttola riguarrlu aU'iU’uiata navale destinala a conibat-
I

alla otuMone iniMtdi^o Bf'ucilctto discorda


dt-*!

d;»il’ opinioneMabillou , il tinaie |>casa chr


dt*l
mori delle Baiearidi e come iii
tere i
,

tale invio succedesse nel loSt), c clic iieiranno Sardegna suonasse chiaro e riverito il
aegiicutc Bcnedi^to fosse errate tcscovu : alla
Homo del regolo di Toitcs. Gramii ajiili
optnioue del Mabilloii soscriroDo i bollandisti
.somministrò Costantino a tale impresa,
( Vcd. Mah. , Annoi, benedil. , ton. V fol.
- HoUand
tum. Ili febbr. pag. ^o ).
.
,
e volle ancora che Saliaro lìglio suo
(i) Una
di tali donazioni consistente nelle giovinetto, eccelleale «el tirar d’arco,
cbicae di S. Maria e di S. Nicola de SoUu
,
e d’animo ardimentóso, provas.se il
citata dal MabilloD llin. iial pag. 183 ), è ri-
(
pvii'Utadal Gattola negli ann.ili di Montc>Ca.ssino proprio valore nei perigli di l;d guerra,
I, pag. i5>-56). fu scrìtta d^t AfeLicto
( J»*rlc come lo lasciò serilto il suddetto poeta
tn SaHennot’ forse Stdi*eftrro nel i3 scUem-
( ) nei seguciiU versi:
hrc. Vi è apfM'io il sigillo di (Costantino colta
l.ggcnJa COSTAMTINERECE. LVaKru do- • « Piegtùs aeseciiHur
nazione delia chiesa di 8. Pietro di Scaso cum Ex CoSTABTlBO SAtTASOS judicc lUKiAff
h4unmibttt et pertìnenuis suis , e col diritto
Praevalet hic Jaculo ete. . . . . ,
di pesca nel fiume di Rosa , fv pubblicata dal
MiUarelti c Costadoai ( Append. agii annali Sono scarsi gli altri ricordi traman-
camaid.y tom. Ili, col. a33 o34 , a35 ). Il
,
datici dall’Istoria -riguardo alla s;iu
dtMtalore impreca tutte le malotliziofiì celesti
contro cbÌMn<|uc oserà infrangere la sua dona- persona. Uuo itegli atti più gloriosi dei
zione, c IVa le altre imprecazioni vi é questi
j
suo regno fu la bindazionc del moni-
el mitlat in eis Dominus mnrtem papeUae. Le
iii.stero di Saci'argia, divenuto |h>ì ima
altre chiese donale ai camaldolesi furono Sun
Pietro de Cotrumiano ( Codrongianos , S. Eu- delle abazie più celebri deU' ordiue
)
genia di Simauar , Ss. Micbele e Lorenzo in camaldolese (5). La chiesa di questo
franavi ( Banari ) , S. Maria e S. Giovanni in
AUtisar f S. Maria in Conira y e Ss. Giovanni Il monistcìo dWIa SS Trinità di Succargiu
(3)
e Simeone in Sal^'enero. fv’ndalo da Cuktiiilinu I di Torrcz fu dotato da

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, .

cos
uomo fu falla ediKcare da Ini, appena prnvvisse CusUlUino a tale fondazione,
sali al tronordci suoi antenati ,
e nel- nei quali attese al pacifico governo dei
l’anno n quarto del suo
1116, che fu popoli. Nel 1127 cessò di vivere nella
regno, la fece consacrare con splendida reggia di Toirt^s , lasciando erede del
pompa dai tre metropolitani e da molti trono Gwnnario 11, il quale lo imitò poi,
altri vescovi e prelati dell'isola. I cro- anzi sorpassoNo ne Ha felicilà e nella
nisti sardi appiccarono alla fondazione gloria del regno. 11 corpo "Suo ebbe
di S iccnrifia raceopti strani e maravi- tomba nella chiesa di Saccargia ,
dove
gliosi; .scrissero di non so qual visione fa i™s[iortato con magnifico cortèo da
avuta da Costantino, che lo determini» Itocorre Gaml»clla, primo tra i magnati,
ad erigere questo monumento della e dai vescovi della provincia liirritana.

sua pietà; e lo levarono a cielo per la MAnniSA di fJimu/c, venutagli in moglie


larghezza dei doni falli agli abitatori dalla famiglia del dinasti d’ Arborea, gli
del nuovo nionislero. Undici anni so- fu compagna in vita ,
e lo emulò nella
generosità ;
ma dacché fa morto , op-
lui ,
piuttosto con profusione che con genero*' pressa da profonda malinconia ,
abban-
liti Atbne arcivescovo turritanu fccegli «lona-
;
dono la reggia, e trasferibisi a Sicilia,
aionc delle decime a lui spctUiìti dai fruiti di
tali beni c papa Innooenso H lo ricevette sotto
fondò Messina lo spedale di S. Gio-
in
;

la sna protezione con bolla del ai genna)o I|37 , vanni, dove terminò I suoi giorni nella
duUla in Pisa » st'iltoscnlta da'quiadici cardi* solitudine religiosa. Una narrazione
nali} c scritta da Aimerìco cardinale cancellano,
superiori di
stranissima relativa a Costantino l di
I detto monistcro sono chiamati
negli annali di CaroaldoH ora 'priori ,
ora abati. Toires, della qnalc nessuno dei sardi
Notiamo qui il nome di alcuni di essi ,
e ranno, scrittori ha fatto parola, si trova rep-
in cui governarono onde per quanto
, illustrare , {

Strata ncll’iJjortiio cisterciense. E ivi


a noi è dato, la storia monastica sarda dei medio '

evo. Abati e Paioai di Sicaargùi: Bbbb- riferita la visione aVnU circa la metà
DKTTO, a di cui petizione papa Innocenzo li del secolo Xli da un pio sàeerdote , il

riceve ilroonistero sotto sua protezionct izz4


la ì
quale assicurava di aver veduto Bai.i»o-
Tommaso ,
il quale riportò multi suflTragi negli
viNoarcivescovodiPisa morto nell147
atti di elezióne dell* abate del monislero di $
Michele in borgo di Pisa, laaQ: Bovaccicxta fra le anime purganti; quindi sOggiuge
del quale ai famenzione in un diploma di tal l’autore di quello cronaca: e dopo ciò
anno apud ArduM in tcalis curiat domini
,
apparsegli (al sacerdote) una colonna
arefuepisenfH turritani coraai dieto archie^
piscopo: ; N. N. abate di Snccargia , c
1337 di luce splendente come il sole, la quale
OaLAVDO monaco dcUo stesso monislero sotto- dalla terra metteva capo in cielo’. .

scrivono Fatto di vassallaggio giurato da Ubai.do


su per quésta colonna spedita e leg-
c Adelasia regoli di Torres: i355 \ Exaico abate
di Saccargia depone dal comando Pilibpo abate gera saliva alle stelle un’anima, cui
di S. Zenone di Pisa: 1383) OaLAXDO priore un angelo era duca nell’aereo viag-
di Snceargia è fatto prigione in Genova ) Ge-
gio ... e avendo egli cftiesto quale
rardo priore. di Camaldoli scrive all’arcivescovo
e di qutde fosse colei risposto
ed ai nobili genovesi a di lui favore ; ma poi ,

nel 5 dicembre dello stesso anno lo rìmove dal essere l’anima di Costantino già re di
comando di tal monivtero e gli soslitnisce , Torres : per nòve aititi continui aver
Msaco camernrium cnmatdulentem. Tali notizie
ella vagalo nel recinto esteriore della
si ricavano dagli antichi diplomi measi in luce
(IjI Gattola dal Mabillon c dal MttUrelIi. sua reggia ,
soffrendo i venti , le
, ,

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, , ,, , ,

COS 245
piogge ed il gelo, meritata pena dei mente i popoli e gli stessi .suoi con-
suoi eccessi} ma Jinalnsente ,
pércltè Jìs giunti gli si ribellarono. Guglielmo di
liberale e generosa, perchè perdonò le Massa regolo di Cagliari approfittò delle
ingiurie, e perchè mori penitente , or -
turbolenzè del suo regno per oppri-
liberata da -tanti mali tiOlame ton merlo; mosse contro di kii uaoiste po-
diritto remeggio al paradiso. ( Ved. derosa, e corse adassaltarlo nel cuore
MiUarelli e Costadoni, .ninnai, cantald., :

medesimo de 'suoi stati. Costantino, ri-


tum. Iti append., col. 233-34-55 ; e dotto a mal partito , diffidente delle
tom. Vili, col. 233. - Esord. cistero, proprie forze e pressato dal pericolo
,

lib. Ili, cap. XXIV. - Muratori, jintiq. che gii sovrastava, ricorse sollecito
ital. tom, I, dissort. V, col 246-48. agli ajnll stranieri; nel 1191 contrasse
- Cron. sarà . , ediz. del Gastelvl i 666. alleanza colla repubblica di Genova,
- Lorcuzo Vem. ,
Cron. pis. lib. 1 ascrivendosi al numero de’ suoi citta-
pag. 114, presso il Muratori , /tee. ital- dini ,
e sottopmiendoai al péso di dazi
script. , loia. VL - Mabillon , Itiner. ital. esorbitanti : però ,
stretto senza posa
|>ag. 180-82. - Gattola, Stor. cassia. dalle ormi di Guglielmo, è privo delia
parte 1, pag. 155-56. - Fara, Da rei. difesa de’ suoi sudditi ,
la celeMlà del
Hard., lib. Il, pag. 61 e 226. - Pietro nemico non gli concesse tempo di
Diac., De sanct. Aloni. Cassiti., cap. aspettare i soccorsi della repubblica
XXSVI. - Finto, De Chr. cruci/., tom 1, alleata. Inabile a resistere in eam|io
f(d. 441. - Soggio, yida dè los mart^ aperto al vincitore , si rinchiuse coi
tarrit. nis., lib. lU, cap. XI). pochi lidi gli rimanevano
clic ancora
nella forte rocca diGoceano, sperando
COSTANTLNO II nE m TORRES. È di poter sostenere da qneU’inaccessibile
eonoscioto nella storia sarda col nome baluardo l’impeto della guerra. Ma colà
di tìANTiso di Lacon. Nacque da -Ba- si rivolsero tutti gli sforzi di Guglielmo,
m.soNE II e daFlo^ziosA di Arrubu, e '
il quale , cinta d’assedio la rocca ,
cd
dopo la rinunzia di suo padre accaduta espugnatala con vigorosi assalti ,
ob-
nel 1186 ,
assunse il titolo e le onori- bligò i difensori ad abbandonarla. La
licenze sovrane. Il suo regno diirb I
vittoria del regolo cagliaritano fó com-
cinque anni, e contaminato da’ suoi
fu pleta : vennero in sue mani il castello
vizi e dalle sue crudeltà. Odiato dai e i pochi soldati che la custodivano ;

sudditi ,
dìsprczzato dagli altri regoli la stessa Punciosidata fatta prigioniera

.sardi ,
e percosso dagli anatemi della >
di guerra e condotta in trionfo al regno
Chiesa ,
si meritò il soprannome di cagliaritano. Costantino salvatosi culla
ferreo, col quale è sovente chiamato fuga , non potè soptavvivere a tanta
nelle cronache contemporanee. Ebbe sventila privo del regno e della sposa
;

due mogli Drudda e Punctosida no-


,
si lasciò opprinfere dal dolore ,
e morì
bili donzelle di Catalogna che non fe- ,
poco appresso abbandonato da lutti
condarono il suo talamo di prole alcuna. in odio agii altri ed a se stesso. ( Vcd.

Gli atti del suo governo furono contras-: Fara , De reh. Sardiniae , lib. Il, fol.
segnati da tante ingiustizie ,
che final- 227. - CalTaro .^nnal. genov. auuo ,

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, i

‘24 a cos
1191. - Maimii ,
Sioi. ili S>irJ. loin. dono lìgfiu: però niente può alTormarsi
Il, pag. -280-81-81»). di positivo non essendoci rìmusli
,

, ' documenti dai quali {lossauo ricavarsi


(’.0STAXn.\'0 I r.E ili ARBORExV. notizie certe della sua persona. L'nu
Figlio priinogenito di .Geooario di L»- solo n’esiste appartcìieute al 119(i o
<-oii e di FUena Orvu. Succedette a suo al 1211 (2): è questo un moumiteiil»
padre nel regno , ma non può fissarsi della pietà religiosa. IH Costanliuo ,. il'
con esallezM l’aiiuo in cui cominciò il quale iinilando l'csempia de’soui an-
suo governo : probabilmente- però il tenati ,
profuse i dtmi e le riccliezzc a
iiieilcsiino non fu anteriore al cpiarto favore de' monaci di ìiomircadi) dipen-
lustro del secolo XII. Le cronache sarde denti dall’ abate del «onistcfo di S.
iiitlicaiio appena il nume suo nella serie Zenone di Pisa (.3). Amia sua moglie
do’ regoli arboreiisi ,
e quello di sua coiicocse con lui a quest'atto di libe-
moglie die fu cliianKita Anuarfe T/tori, ralità, e ne venne ad entrambi lode ili

nè ci trasuiisero la memoria di fatto


veruno d'importanza die possa itustrar
Il ilocumcitlo, di CHI parUamo , era po.<t>
ifasti del suo regno. Uni solo diploma ( 9)

seduto da OtUvio Angelo Altniini ranonìro ili


del 1182, appartenente a Barisone re Pisa. Lo publdìrò prima il Miltarcllr nell*
di Sardegna, si ricava che -Costantino I pendice IV def;/i annah camuLioieu
al tom. ^

col. e dopo di luì il làazano


c se^uciili
di Arlioi-en comincHi a pro|irie spese ,

nella Storia diSardr^na y HI» HI, cap. VII.


l'ediOzio della chiesa di 8. Nicolò di
E inlUolato Condace sanetne Marine de Ho-
IJrgen , la quale fu poi condotta a ter- narcauto. Judex Coetantinus eJ è scritto in ,

mine nel regno del suo successore lini^ua Ile iulicraineiite sarda , nè inlieraincnte
(1).
Ialina. Dicesi disteso e coticliiuso </i baliaforio
Mori t'ostantino senza prole, e gli suc-
doinus elatiStri ^:cicsiae sanetne Vii'ianne ,
cedette il fratello cadetto Gomita II , il anno laoo XIII kalend. noiwmA 11 MittarcHi
quale cominciò a regnare nel 1131. dubitò della data di tal diploiiia j
ma av4?ndo
0 };)i rapportato al iii)G o l'sii Paltro diplorn.i
(Ved. Fara , Do roh. Sani. , lib. Il fui.
di Omoueo arcivescovo di Arborea , scritto
con-
237. - Muratori, ^niiq. ital. ,
disserl. tcnjporaneaincntc con quello di Costantino può
XXXII. - Pclliccr ,
Mornar . ilo la cns. fissarai una dì queste due date per
,

la iloiiaxioiic

ilo j^lagon. - Memor. del marq^ de tdi Bonatxado.


(3) Le chiese .donate da Costantino al moni-
Coscoj. , Geneal. de los juves de Arò.). stero di Bonarcado furono undici , con vaste
terre C tenimenli annessi. Il MilUrelli , ignaro
C0.STANT1N0 il re di ARBOREA. della lingua sarda ,
ovunque nel diploma trovò
la parola crastu la prose p« r il castrutu dei Ia-
Il suo regno ebbe principio , o negli
lini, e quindi suppost; ri-sislonza di tante rasU-ile
ultimi anni del secolo XII , o nel prin- die si leggono da lui notale udì* indice del toiiiii

cipio del secolo seguente. SuecedeCte IV degli annali camaldolesi iiu le caatdlc dd
dolio aiinalUu altro uuu sono veramente fuor-
a Lgone II, del quale lalnui lo ore-
% diè le grosoc pietre n s.oi»i
(
chiaiiiati crasiis c
crastos -in lingua saitla ) destinali a segnare i

(i) N«ir »ecenndto difilotna Cmtantino I é confini delle terre aperte, seaondo il costuiiie
rhianuto «to di Barisone : secondo i codici sardi unebe oggidì vigeuU* iii Sardegna } c nel diplouki
fu suo lio. Per ctMicilùre sifTatU coiitraddixione. sono frcqucntcìnonto nominati tali sa&si (crastos)
Tedi le con^liietturc del Manno nella Storia di per indicare i liiiiìU delle terre donale da Co-
Sordei;na , loin. II ,
pag. ìu noi. slauUuo.

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, , , ,,

cos 2i7
principi ccceHenli. Il regno di Coslan- che iu tal anno papa Gregorio VII gK
lino mnnca afTatto <K ricordi degni di indirizzò da Capua iin' epistola, ecci-
Dcinoi'ia ;
gli slcssi co<lici sardi, nei tandolo all’ antica divozione verso la
qt,-iU8enoniinntamenlo riferite le gesta sede pontificia ,
e dolendosi degli abusi
di tutti i regali, non registrarono il che si erano introdotti nel cU*ro de' .suoi
none suo, la qiKile oscniritù cader fece stati riguardo alla disciplina ecclesia-
in malti errori lo stesso Mittarclli, che stica. Costantino non fu prodigo , eimie
fu il primo a dare in luce l’anzidetto i regoli suoi vicini , di esenzioni c di
doeummlo ; imperocclih ,
leggendosi donazioni verso i mOiiìsteri : jiercii)

nel medesimo il nome della regina Fo- negli annali camaldolesi è appena ram-
cofdt! moglie di Oomita de Salanis , c mentalo il suo nome.Tuhini credono
«picllo di Pipri'o gindìcc di Arborea, che siagli succeihito nel regno un Sai.-
che erano stati i fondatori della chiesa TARO ( forse suo figlio o congiunto )
di ìlIUlipiccinuni ima delle nndiei ,
ina in anno incerto-, altri scrittori però
comprese nella donazione di Costan- opinano con maggiore prohabililìi, che
tino , il dotto annalista confuse Pietro il suo sucA-cssorc immediato sia stalo

I con Pietro II reg»)li arborensi ,


sup- Torgmlorio o Torchi torio regolo gal- ,

ponendo che il Pietro ricordato nel di- Inrcsc ,


famoso per le sue ink[uilà e
idnnia di Bonarcado fosse quello , le per la scomunica fulminala contro di
diclii ampie notizie si devono alle carte lui nel concilio provinciale tiirrilano
piibblieate dal Muratori. Costantino del 1092. Cernita figlio di Costantino I

cessò di regnare nel 1250 , giacché in non potè esercitare i diritti di sovranità
tal-anno salì al trono di Arborea Pietro usurpatigli , prima da Toi'chitorio c poi
II suo successore. ( Ved. Mitlarelli e da Orzoccorre ; ma li trasmise a Co-
Costadonf, ylnnai. cnmald'., append. stantino II , il quale rivendicò alla sin
al toni. IV ,
col. 240 lino a 244. - Ga- famiglia le nutichc ragioni al Irono di
zano, Stor. di Sard., lib. Ili ,-cap. VII. Gallura (V. Grog. VII, Fpist. XXIX
-'Manno , Stor. di Sard., tom. II, pag. lib. Ipresso H Mansi. - 5N. Cane. noe.
296-97 , 300 e 360). et ampi, col/ect tOm. XX , eoi. 84. - . ,

Mittarelli e Costad., Annoi, ramnhl.


COSTANTINO I re di GAUXRA. tom. Ili, lib. XXV, fol. 147. - Fara ,

Fi; successore di Baldo che, sconlitto De reh. Sard. , Itb. Il, fol. 230. - Man-
dalle anni di
Gomita I regolo di Torres, no ,
Star, di Sard. tom. il pag. 192 ).

penIcUe il regno o la liberlù. Gli alti


del suo governo sono poro conosciuti COSTANTINO II re di GALLURA.
nè lo è meglio la sua fiersona. Il Fara Nacque da Conila di Costantino I , ed
racconta che fu della famiglia pisana ereditò da suo padre diritti al trono i

dei Gherarde.schi, ma non|»roduce do- gallurcsc ch’crano^lali usurpali, prima


cumento venino per contestare la sua da Torchitorio de Zori e [loi da Ot-^
narrazione. Il principio dei suo regno toccorrc di Gannir. Ricuperolli dopo
non imo con precisione ; pori)
fissarsi la morte di quest'ultimo, c cominciò mi
è certo che regnava già nel 1073, poi- esercitarli con pieno potere nel 1160.

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, ,.,

GOS
i^i è noto nella storia per la soa pietli. secondo l' autorità did martirologio ni-
e per le sue iarg5zioni. Ebbe in ritoglie tribiiito a S. Girolamo ,
e seguito da
Klcna dì Lacon, sorella, .come crede il boHandisti. È incerto P anno del siw
MiUarelli ,
del famoso Barisene di Ar- martirio, la di cui commemorazioie
borea. Nello stesso prinxo anno del suo calle nel giorno 27 di maggio. Nolo
regno fece un viaggio a Palestina per stesso giorno furono iiBmoiati per la
venerare il santo sepolcro la repub- : fede Ss. Salustiano, Eutrico, Tifano,
i

blica di Pisa di «ui egli fu fautore cd


,
Quinto e Stabulo , altri illustri artici
amico ,
spedi a Sardegna sopra alcune .sardi
( Ved.
Martjr. llieron. cun notis
galee i snoi consoli medesimi per tras- Florent. - BoUand. tom. VH ,
Jnnii. -
portarlo insìciue colla moglie a detta Boiif., Triumph. de lot tant, d* Sard .

oitlìi ,
dove fu accolto con rare dimo- lib. V, cap. VI. - Manno, Stor.^ Sard.,
strazioni di onoranza. Colà ,
lasciata tom. n ,
pag. 14. - Matte! , Sard. sac. ,

Eleiia con una figlia avv-iossi a Geru- fol, 43 /


'
, ).

salemme per soddisfare aifardenza del /

suo pio desiderio. Ritornato a Pisa, CRESCENZIANO (


S.-Maut. ). Fu
volle tcstiiuoiiiareidlarcpubblira amica martirizzato nell'antica città di Toitcs
la sua gratitudÌDG per I’ onorala acco- ( 1 ) sotto la perseonzione di .Adriano
glienza fattagli nel suo passaggio ,
e secondo l’ opinione, del Baronio. Ne
donò al monìstero diS. Felice in (''odo fanno fede tutti gli anticin uMrlirologi
o Ai y ada le vaste terre di Jurifai in citati dal Fen-ario e dai Tillemout ,
e
Sardegna, concorrendo a tal atto di specialmente quello di S. Girolamo
generosità CIcna di Lacca sna consor- e r altro antichissimo del capitolo di
te. Il regno di Costantino II durò undici Pistoia pubblicato dal dottissimo Zac-
anni , nei quali egli attese a .governare caria. Nel martirologio bettiaiono è
qaiotamcale i saoi popoli. Morì , se- cliiamato erroneamente Cbestiamo. La
condo il Cambiagi, nel 1171 , e trasfuse chiesa sarda ne la commemorazione
la sovranità degli stati di Gallura in nel giorno 31 di maggio. Furono suoi
Barisone o Barusone suo Gglio ,
nella compagni nel martirio i Ss. Crispolo e
di cui persona si estinsola lineà masco- Gabino immolati nel giorno precedente
lina di Costantino I ,
dal quale ebbe ( Ved. Ferrar. , Caldi. Ss. hai. - TiUe-
principio la piìr antico diiiastiagallurese. inont, Mémoir. pour serv. à i’hist. ec-
(Veli. Tronci,Annoi. p'u , ann. 1160, .. clèsiast. ec. - Bibliot, velar.
PP., tóm.
pag. 95, e aUu. 1173 p. 137. - Mittnr. XVI, pag. B16, 654. - Zaccar., Bibliot.
e Costad. Anna!, caniald tom. ttl y
, . ,
pistor. ,
pag. 113. - Da Aste in noi.
tib. XXIX ,
fui. 300. - Cambiagi , Stor.‘ ad Mari. Hom, - Mattel ,
Sard. sac.
di Sard., lib; IV. - Manno, Star, di
Sard tom. 11 pag. 264-65 360
. ,
,
, ). (i; H d^\cT»c^o« contro h tcstimomiinsa di
hiUi i martirologi ,
e delio tteaso CorbejeiMe
CRESCENTPSO (S. Mabt.), imo dei da lui pubblicato ^
pretende ohe la ieùoue di
quest' uUiruo rìguurrlo ut luogo del martìrio di
pili antichi martiri della chiesa sarda.
S. Crcsceuziano aia depravata ^ c che in vece
Aìorì sotto la [lersecuzione di Nerone dì Turpìl/tis debba leggersi CaUrilfus.

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CRI 349
fnl, 44. - ,-Df 'reh. Sani,, lib, 1 denza r avea collocata : delle umane
fol. 140. - Bollami., toni. MI, p. 433 ). lettere, delle mateniaticlie , e di (|uanto
altro a giovine principessa si addice, le
CRISPOLÒ ( S. Mart. > VeA CRE- fu precettore l’abate Giambattista Terzi,
SCENZIANO. pio e dotto ecclesiastico uopotetano ,

I il quale in qualità di confessore delia


CRISTINA Maiiia ) Savoja , re-
( m regina Maria Teresa avea seguilo la
gina (ielle Due-Sicilic , flglia di Vitto- corte sabauda nel rioovrarsi ebe feee
rio Einmanucle 1 re di Sardegna ,
e di in Sardegna ,
o da monaco olivetano
ftinria Teresa arciduchessa d' Austria. fattosi prete secolare, per l’abolizione
Nac.quc in Ciigliari addì 14 novembre degli oedini religiosi in Italia,' avea con-
1813, ed oltre al sopradetto le furono tinuato nello stesso uffizio ,
ed istruite
imposti nel battesimo i homi di Caro- ancora aei primi elementi del sapere
lina Giuseppa Gaetana Efisia. La sua le principesse Bealrioe , Felicita e Ca-
nascita fu celebrata in Sardegna con rolina Ggiinole deil’islesso re- Vittorio
siraordinarii segni di pnbblica esultan- Emmanueie L Sotto la direzione di
za ,
reputandosi un avvenimento felice quest’ uomo benemerito, e Zelante della
per lanazione che si accrescesse nel gloria dei suoi principi, fece Maria Cri-
di lei seno di un nuovo rampolla la gran stina progressi rapidi e maravigliosi
pianta regale trasportata dai politici Belle cognizioni utili ; e maraviglia mag-
avvenimeati a inaUurare-tranqnillamente giore di tutte fu' in lei quest’una, ehe il

in una terra felice , esempio raro di moitósapere in tenera età, ed ingoona


amore ,
di generosità e di fede verso femminile nascondeva quasi sempre
i regnanti. ITtima delle quattro figlie con rara ed ingenua modestia d’animo :

del momoca sardo, e dell’ augusta di- non ne faceva almeno quella vana osten-
scendente dei Rodolfi ,
ebbe un' edu- taziope che gli spiriti superbi o su-
,

cazione corrispondente all' altezza dei perficiali sogliono faro del proprio va-
suoi natali: molto in tempo si mani- lore, Fra tutte le virtù clte risplendet-
festarono in lei la bontà d' animo del- tero in tale princi]>essa ,
l’amore della
r eccelso suo padre , l’ Ingegno ,
e gli religione e dei suoi sùnUi ottenne 41
alti e generosi spiriti materni. Dotata primo luogo; neu si potea parlarle
dalla natura delle più rare qualità ,
delle opere mirabili del Redentore ,
crcblie felice per bellezza di esterne e della felicità del cristianesimo , nè
forme, per le attrattive del suo 'sesso ,
delle sventure altrui , senza che si di-
e per tutte le altre doti -clic rendono i mostrasse profondameate commossa.
principi rispettati ed amabiU. Prima L’umanità e la compasskme per gl’ in-
istitutrice della sua giovinezza fu la felici si manifestò in lei sia dalla fan-
sua madre medesima, la quale inspirb (ùnllezza, e si raceonUuo a tal pro-
nell’animo di lei sentimenti magnanimi posito alcuni fatti particolari che ad-
e pietosi e tutte fé masmme di
,
reli- dimostrano l’eminenza della sua pietà.
gione e di politica confacentisi alla A siffatti sensi accoppiò la magnanimi-
sublimità del grado , in cut la Provvi- tà il dc(u>ro , le grazie , ed una tene-
,

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,, ,,

250 CR l

rezza senza pari per gl> augusti suoi rito il sacro nodo. Giammai furono for-
goaitori : finché essi reguaruiio ,
par- mati angurii più lieti di quello se ne
tecipò alla gloria, del regno loro; e fecero allora [ler un nodo avventurato
quando l’ infulicith degli eventi deter- cotanto. Coppia eletta di giovani sposi
minò Vittorio Eramanucle 1 a rinunziare dotati dalla uatiii'a di bellezza e di gra-
ad una corona Che avea portato per zie, pieni il cuore di magnanimità e
tanti aiuti , essa , benché fanciulla ;
di bontà ^mdiravano destinati dalla
superò nella rassegnazione ai voleri del Provvidenza per vivere lungo tempo
Cielo lo stesso esempio paterno. In. tali iasieiiie, per felicitare insieme i po[>oli.
circostanze Maria Cristina fu la dome- Napoli accolse con entusiasmo la gio-
stica consolatrice della amarezze pro- vane regina e come napoletani si
;
i

vate da suo padre e ecdia ingenua voce ,


ebbero per singolare benefizio del cielo
deir innocenza rattemperò la triste me- U possederla denti'o le loro mura, cosi
moria del regno perduto. La Provvi- essa reputò sua ventura il poterli nm-
denza l'a vea riserbata a provare iu breve '

dere contenti e beati. Breve fu la sua


periodo le vicende tutte della.prospera vita regale ,
m:i controssegnata da
-e dell’ avversa fortuna ; ed essa le so- tracce indelebili di molte e rare virtù
stenne con animo equabile , non lieta ,
clic la fama ha consegnalo all’ immor-
non mesta oltre il dovere ,
o nei (elici talità. Madre più che regina di popoli
o nei sinistri eventi. La morte di suo essa .sparse senza misura le licneliceiize
padre fu quella sola die rollìi ssc pro- sopiu i suoi sntidili. Gli'asiy della ca-
fondamente pure , dopo aver doto
; rità la videro più volle somministrare
sfogo ai pròni moti del dolore , ricom- di propria mano i soccorsi agl’ infer-
pose a serenità 1
'
animo ,
e raddolcì mi , agl’ inilìgenli , agli sventurati : non
colle sue grazie l'aQUiuio della madre vi fu giorno eh’ essa non abbia ablnd-
che sopravvisse a tale sieuliira. Bella lìto con qualche alto di generosità ;

come una pianta giovine e vigorosa trentamila dùcali in un solo aano dal
la quale germogli eletti fiori di prima- suo privalo tesoro elargì ai bisognosi.
vera ,
quest’ augusta priiieipcssa attirò I napoletani I’ adoravano ;
c quando
sopra di sé gli sguardi di molti prin- essa partorì alla luco l'erede del trono,
cipi ebe aspirarono alla sua mano ma : cui fu imposto il nome dì Fp.anix.sco
il cielo le avea desi inato no trono , sul n’Assi.si, l'allegrezza universale fu tanta
quale dovea brillare ,
per poco tein|>o che né prima ebbe esempio ,
né forse
sì , ma di una luco tranquilla e bene- sarà mai per averno nell' avvenire. .Ma
fica quer destare I’ aminìraziouc c la in mezzo alle acclamazioni ed all'esul-
riconoscenza degli uomini. Ferdinando tanza unK’ersale volle la Provvidenza
Il re delle Due-Sicilic ,
gtovine ,
bello insegnare ai mortali, clic poco durevoli
di aspetto ,
di animo generoso ,
ed .sono i beni di questa terra. .Alaria Cri-
crede d’uno dei più ciliari regni d’Italia, siina d> Savoia , S|>osa felice ,
madre
la ebbe in ìsposa che compiva appena avventurala di augusto tiglio, ccs.s«> di
il quarto lustro dell’età sua. Nel san- vivere, pochi giorni doiut il parlo, allo
tuàrio di V’oltri fu stretto con solenne ore dodici del ól gennajo 1856. Ali-

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CRI 251

s«raii(lo c killiiosn- gi«>riui fu quello » pietà nell’accogltere i conforti estre-


|>or i |>u|>oti delio Duc'-Sicilic. I napo- II mi della religione , e il suo coraggio
letani si trovavano abbattuti dalla co- Il lud distaccarsi per sempre da un
sternazione profonda ,
in imi li avea » consorte adorato e dal caro fcutlu
l'ittati la penosa sua iiiulallia. I palpiti Il delle sue viscero che le costava la

e r ansietà còlla quale il loro amore ’


» vita hanno svelato in lei un anima
,

iiiqniziente area cercati» ad o^i’ istante » grande c la degna discendente degli


,

novelle di sua saluto , la s|»ontaneilà '


» Emmanneli-e diagli Amedeb Ella si è
colla quale ,
appena uditasi la nnòva u mostratanegli ultimi momenti piu die
dio suo malore diveniva più minac-
il » eroina , dia si è mostrata cristiana
cioso, si sospesero gii spettacoli pub- .» sublime *. Prima di morire avea
blici e le feste privab*, quel movimento -'(Esposto che si mantenessero a sue
d’ inquietezza die ai osservò sugli abi- spese in un ritiro cinquanta donzelle
tanti di Napoli ,
i quali si attidlavano orfane di pa^- e di madre ,
le quali
ansanti in Toledo, ed innanzi alla reg- si proponeva di scegliere ella mede-
gia ,
e quello àroraggiainento gimerale sima ma 1’ opera pietosa e stupenda
:

clic dipinto stette per molti giorni sul non .compì per l’ acerbità della morte ;
volto di ciascuno ,
fìn'ono nno spctla- desiderata lasciolla all’ amore ed alla
l'olo commovente ,
ima testimonianza imuùfiuenaa deU’addoloralo suo sposo,
luminosa die parlò delle virtù diCaisn- (ìosi visse e mori .M.vnu Ciu.stina t»i
NA meglio che noi potrtdibe fare qua- Savoia. La piansero popoli delle Duc- i

lunque dire più eloquente. Ma quando Siciiio die perdettero in lei una madis; ;

il fmiesto annunzio della -sua morte fa la {>ianseru i [Hipoli di Sardegna che

dato ,
il dolore pubblico non conobbe la videro nascere Ira di loro e le la-

eoiilini. Interprete dei voti comupi il grime di due popoli amorevoli ,e. rico-

giornole napoletano pubblici» in quel noscenti, che scorseroinsieiue confuse,


giorno di lutto queste solenni parole : sono l’elogio più luminoso ,
la più si-

I! l'uà regina nel fior dell’ età , bella ,


cura te.stiiiionianza clic l’augnsta regina
u avvenente e solo emaosciata pi'r
, la trapassò nella benedizione del cielo(1 ).

Il modestia colla quale proenrava di


» occultare le sue rare virtù l'amata
,
(i) LVln^io funebre dì S M. MaiHh Cristina
» compagna del nostro re ,
la metà di Savoia 4 t>Lini|Mto in
Na|K>li nel i#i6 cu’ tipi

H del suo cuore, qnella infine die aveva di Giuseppe Ciolti , e le isi.rizicMii e pot'sic la-
line pubbhcdtc nella stessa circosUiiza da JGì»
» dato non sono che podu giorni n
, ,
raomlo Guariiii, ci Faona conoscere quanto la
•»
questo regno l'erede tanto deside- giovine regina fus|C aiiuitj dai na^HileUni. Fra
» rato ci viene rapita in mezzo si le auddelto poesie sceglìaiiMf il seguente epi-
, ,

gramma io cui è dclicaUnicnte espresso .silfalto


B pni» dire, alle feste , in mezzo alla ,

amore :

Il letizia cù'dia aveva eccitata È SutU lacmmae rof’um ,


quae ,
rtgtna ^

u questa lina pentita è questo un dolor ,


iacranltir f
IntimuM «LT animo qua$ eiH ecce </o/or.
» di famiglia I.,a sua morte stessa ha
Aistrahit a ,
timm mori rapi^ improint ,
Il fatto splendere di nuova luce le cmi-
reges :

II ncnti- sue doti. L’ardore della sua Tu ftuUrit moriens eordibus abfttahtrìs.

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,

252 CRO
CROCE (Sai.vatore belia). CiUa- lo condussero schiavo ad Algeri. Colà,
dino sassarese distinto per le opere di soflàfli per su anno i più crudeli trat-
pietà da lui fatte, menlre vivea, e per Uancnti,iion avendo voluto abbracciare
lo gcBerosa costanza eoa cui sofferse la legge di àlaometto, fu arso vivo,
la morte per la fede di G. C. Nacque dopo essere stalo assoggettato a bar-
nella prima metà del secolo XVII, stu- bavi supplizi. Lasciò- un Ggiio di nome
diò medicina, ed in questa scienza fu Antonio, il quale ridotto a stalo infelice
addottorato. RiediGcò a sue spese l’an- di miseria, poco sopravvisse alla morte
tiea chiesa già posseduta dalle monache del padre, e mancò ai viventi in mezzo
di Pisa , le quali l'abbandonarono col alle aoguslie deUa povertà (Ved. Strom.

monistero, in cui aveano rissato tanti ili giui. patron. della 4:hieia di S. Salv.

anni , altorehè i genovesi , espugnata di Soft, in data 11 agosto 1668. Not,


colle armi là città di Sas«ari , ne Cac- Aug. Martiuez Puiiga. - Strom. di cets.
ciarono tutti i pisani. EgK la intiloN) a delia delta chiesa al monist. capftucc.
S. Safvadore, e ne ottenne da fr. Ignazio in data 10 marzo 167ft. Ifot. Marlinez
Rovo, arcivescovo turritano, il diritto sudd. - SiSQO , Memor. mss. , tom III ,

di patronato addi 11 agosto 166G. Due fol.3, é, 8, 9, 10, e docum. annetsi.


anni dopo, e nel 10 marzo, la cedette - Jlppend. alla relac. del mari, di fr.

con vàrie case e terre annesse alle re- Francesco Cirano^ pag. 5 ).
ligiose francescane Tenute da Madrid
per fondare in Sassari il monistero CTBEDDU (P. Gio. Pktbo). Poeta
delle cappuccine che esiste ancor of^i ;
sardo di molta riputazione che fiori nel
laonde può esserne considerato come il declinare delle scorso secolo. È «o-
fondatore (1). Partito nel 1€71 dalia
Sita patria per andare in Ispngna , Ri reai oonventn delle eappitccine di Madrid. La
cotto' per via dai pirati barbareschi che prndeUu suora Gio vnp» uvea v issu to , prima di
monacarsi , ncUii corte di Filippo IV re di Spa-
gna , al quale manifestò una tmedi ordita per av-
Quoti «I , quafi pareae minutrunt $tatninn vita » velenarlo, come dìccsi nella cronaca dello stesso
Haee proli d^qdictfnt^ rondufUeentqtu viro; monistero. D. AlfoMo di Anux inquiaìtore ge-
Sp“* haec una quèlU tantum Unirà dolorom , nerale di Sardegna, morto in Sassari nel 1G71 ,
^utim polii tix*ntii ipsù juvart tuit. con suo teslurnento del 9 agosto di tal anno
(i)11 comune di SaMarì, eaaeodo antiani lasciò tutti i suoi beni , e due migliaia di do-
D Gavioo Fkindoni dottore Asola « Domenico
,
bloni di Spagna per la fondazione medcBÌma ,
dr Aquena ,
e Gio. Batista Murfceo , ap^roTÒ nominando esentare dsila sua volontà fr. Ga-
h fondazione del monitiero delle cappuccine : vino Gatajrna «asurese , vescovo di Boss ed
ratto consohicc è dd io marzo 1670. 11 duca arcivescovo turritano cìrtto. Fu inoltre l>ene-
di S. Gemano viceré di Sardegna a^iunae hi fattore insigne di questo monistero D. Giovanni
sua sanzione con «fispaeoio .del 10 maggio dello Tola gentiluomo ricchissimo dei suoi tempi, il
stesso anno ;
e fr. Ignazio Rojo vescoro di quale edificò 1’ antiporlico e ricdiiicò la cLicsa
Alharracin in Spagna ,
alla qual sede fu trasfe- annessa al medesimo ,
nella quale riposano le
rito dalla turritana ,
raccomandò con lettera del sue ossa : in detto arrtiporticò si vedono le sue
3 i marzo 1671 la fondazione del nuovo mo- armi gentilizie scolpite sol mannò ,
e si legge
nistero al cardinale Aragoni. Le fondatrici di uu’ iscriziboe che ricorda le sue largizioni. Lo
di detto monistero in Sassari furono le suore stesso nobile Tota fondò la chiesa c il collegio
tìtovanna Franccaca , Isabella Candida, Maria gesnitiro di Ozlrri nel Ne parleremo a
Tt-resa, Maria Giuseppa cd Agnese , venute dal suo luogo.

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,

CIB 253
noscinto cotiraneinenle sotto nume il ili inclinazioni , sv csti le lane dell'ordine
I*. Luca, scbboBc H vero suo nome di scolapto , e rkirossi alla sua patria in
l'eligione fosse liian Pietro. Nacque in fortuna più misera di quella iu cui ne
Paltada cospicuo villaggio del Munte- era partito Cominciò allora una nuova
acuto nella parte settentrionale della vita, ma duca e mezzo selvaggia fra i

Sardegna addì 6 aprile 1748 da poveri pastori ,-cnstudeodo ancor egli le Dian-
ma onesti parenti. Il padre suo che eser- dre e gli armenti , costretto a ciò fare
citava la pastorizia ,
veduta nel suo dalla necessità di vivere; e fu in tal
figliomolta vivacità d'ingegno, pensò tempo che abbandonatosi intieramente
che applicandolo agK studi , potrebbe alsuo estro poetico, compose la mag-
riuscire un uomo di merito, e sollevarsi gior parte delle sue poesie sarde, in-
daU'umiltà della propria condizione.A vocando le muse nelle solitùdini dei
tal fine mandollo a Sassari nell' età di campi e delle foreste. Sono molte c di
undici anni , dove , raccomandato ad vario metro le eauzoni che di lui ci
lina vecchia femmina di severi costumi, sono rimaste ,
inedite tutte , e scritte
visse per alcun tempo con i (vovcri sus- in pretta lingua logudorese, ossia nella
sndii che riceveva dalla casa patema ; vera lingua ua^ionale della Sardegna.
però, quanto maggiori erano le angu-* medesime sono pregevoli per una
Stic in cut viveva', tanto più cresceva certa raffinatezza di stile , cb’cgli cercò
in lui r amore dello studio , il quale d’ introdurre nel linguaggio poetico
congiunto alle disposizioni dell'ingegno della sua patria, per l'erudizione mito-
suo, lo pose in tal condizione da sor- logica di cui SODO sparse, e per un
passare nelle classi inferiori della lati- certo sapore di sciiielta poesia latina
nità, netta grammatica e nelle umane che si studiò di trasfondere nei suoi
lettere i suoi condiscepoli. Giovinetto versi : ma questa medesima ricerca-
d’anni sedici ,
componeva bei versi tezza di stile ,
questa imitazione dei
nella sna lingua materoa^ e tanto si poeti di altri tempi e di oltre pazioni,
dilettava nel comporli , dm a questo specialmente di Orazio ,
pregiudica-
suo genio sacrificava le ore migliori rono all’ indole della poesia nativa
;

del giorno. Studiava rettorica , allorché epperciò le sue canzoni mancano di


tirato dalla propria inclinazione o ,
quella naturalezza, di quelf armonia ,

meglio da immaturo giovauil {teusierb, di quel carattere proprio ed originale


abbracciò l’instLtuto delle scuole pie, di cui sono improntati i versi di molti
lidie quali ricevette l'ordine del sacer- altri poeti nazionali. Le canzoni del
dozio. Insegnò per qualche tempo tu Cubeddu riputate le migliori sono : 1

grammatica latina in vari! collegi della L’ nstunzione di At. 2.“ Il ralla di


provincia-, ma dopo alcuni anni, con- Eletta I pericoli dèlta gioventù e
\
5.“

trariato dai superiori ne'suoi prediletti della bellezza espressi sotto la me-
,

dudii poetici ,
gravato di doveri non tafora di una rosa che comincia a
8op|H>rtabili dalla sna indole subita e sbucciare dallo stelo; A.* La costanza
variabile , e forse ancora rniitradddto nell'amore-, 5." Le reminiscenze degli
con indiscretezza nelle |ùii iuuoccnti errori giovanili. Le rimanenti versano

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, ,
i

254 Cl B
quasi tnUc sopra sogg'-Bi amorosi, e Nulla ciuuonc {mr il ratio d'Elena ,
die
con tinte di un medesimo colorito, i>cr comincia ;
Paris ite"J'tUfslì a la mi-
cui si riconoscono facilmente dctUitc rare , ecco come desezive il valore di

dui f^ubeddu. Eccone alcuni tratti ebe Achilie :


- •

traduciamo dalToriginalc in volgare ita- Già ifilrat de ttts armai in tu battìi ;


liano, acciò i non sardi siano in
lettori Cusiu e»t Je/ufle f mtira iCe portentu !
giudicame. In una delle sue Già J’aguet pialla , già ti Jàguel vaiiu
grado di ;
Sa tota iapada tua atei prò chentUy
canzoni , cantando la sna pascne per
Pasta li p.iret tu dura metallu ,
<',lori, si esprime cosi: Canili incontrai istruncat che $armmiu ;

Sit ghetTmre U servii, de aéimettiu i


CtìH'io itolves sn triza ,
àlon b' h*U muragli t prò Ih pepnrure,
CAori duli< riende
, ,
Paris ila /atesli a la mirare ? (3)
a priite <vru in /trrlfu no mi lana* ?
('un amorosas Jrims ^ Dopo aver, il Cubeddu poetalo luiig.v-
Ctori t ilulzt’ ennUnde
mcnte,. seguendo il desiderio e gli er-
E priile $as intnigna» ini trapaasas .*

l)« inizimtìdn a oiie rori giovanili , venne linaliueulc l'cl.'i

kiè Qc/iù j o u cmilas^ o u rte» (i) matura clic ricbiamollu a pensameli'

La canzone sopra i |>eriooli della gk)- più quieti. Athiru , come uomo clic

ventìi e della bellezza omiiincia con


rilorui da lungo c- nudiiuguralo jiclle-
,

griimggio, ritornò pentito a quell’ in-


ipiesU versi ;

sliUitu clic ai calo acwdto nella sua gio-


liptUa frièca rotti ,
yeulù, c ripigliato l'abito delle scuole
ite prette htu de 'estìre
iSuLtna tu manzanti pie, visse nelle medesime il rimaiieiiU-
Cn tende taiilu cr/ift>*fi , dei gioriù, impiegando il tempo in
Bidendedi jioi ire ,
continui esercizi di [lietà. La purità dei
7*1 podet accogli* e
C'Oichi bttHHtrn mnnit ;
suoi coslHiiii, die non era stala ninc-
l/nu MtUu tiranu^ cliiiUa . neiuiiicMO nei Iraviaiuciili del
Unti alena projunn scado, suo
,
rilusse allora in lutto il
Ti potlet isjòzare (-j).
splendore. Dimorò prima nel collegio
di 8. Giuseppe in Cagliari, dove diede
(i) Qu:*ihIo con tal tuo vei»o e soiriko snoJì eseuq>io di molte virtù-; poi ritiratosi
o'belL duri, le lue hiuiule trecce <|U4mto
^
nel oollegio di S. Vincenzo di Ui istano.
»chiudi la breve bocca porporina alla boavila
del canto ,
senio rapirmi il cuore ,
e diftoodersi uolà, tocco d’apople^ia, cessò di vi-
un dolce fremilo ,ooUe inie viscere. Bella ,

('.aliti) o se ridi) tu si-m|>re) o (duri) allcrri

con dardi amurusi raiiima mìa. (3) Ecrn già si miricbi.i nell* orrida daur.4 ili
(a) Perelic così soHeetU spillili ) o rosa fresca Mtirtc P invhicilillr Achille. <^uul mirucolu di
e leaerclla , daHu stelo materno nel bel nmllino* forza c di valore! Ampio evrefain cd insuperu-
della tua vita? Deb! non sii cosi presta a far bile tjIIo si fa l'eroe col tenibile luobraodo
pompa di lua Jialivu bellczu ì
che forse ,
al che solo Val por mille : non gli resisU* nè iti-
vederli sbucciare porporina e odorosa dalla tua IrepitK'Zza di guerriero , nc dtirczzu di luelalit»
ditoslra verginale ,
correrà a coglierti fra le tt saidctta di mura tutto , quel brando, schianta
:

spiue qualche mano profana : c tu non sai ,


o od atterra ,
come viiidoiuiiiialure. il Ualcio di
semplicetta ,
clic il siitiiare del vento , un solo tenera vite. Le balLagtic sono ad Achille liclib-
.'ilito impuro può appassire la tua bellciza )
e »imo convito ... P.iriile ,
P.iridr ,
|H'rrbé iii.ii

spogliarli delle lue foglie. guardasti la fatai bellezza della greca Ek-nu ?

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,,, ,

c i: !5 255
vere nel 12 gennaio 1829 in età di loro signore nel 1409. Non sì tosto
oUairi'ouui ,
mesi note, e giorui soi. fu elevato a tale dignità , che ebbe a
sostenere conlrq i re di Aragona i

('L'BELI^O (I-KONARtóo), I marchese giusti titoli della novella suà signoria -,

ili Oristano e conte di GiK'ennw. Naei)iie perciocchò gli aragonesi ,


non avcmio
nella suddetta città di OrisUmo nel potuto nsso^clturc al denninio loro
15()2 da Salvatore di Arborea e da l’isola intiera, e minacciali dal Nar-
('ustanza Cubetlo crede della fumiglia bonese che signoreggiava in Sassari
di Ud nome , il i|uale poi si perpetuò éd in tutto il Logiidoro volsero le ,

in Leonardo e ne’ suoi diseemlenli. armi coutro di lui , sperando di de-


Pronipult: di X'goue Ili regolo arbo- bellarlo , e di occupare i suoi stali
rensu scorreva nelle sue vene il
, unico mezzo di rendersi (ladroni della
sangue generoso degli antichi diuasli .'^rdegna. Ma Leonardo
trovarono iii

di quella prov iuciu aggiunti a questo uu’ avversario piò |>otcntu che non
le ricchezze e gli siali jvervenuligli dai (lensavano , il <(uale «onoscendo la ,

genitori uno diò sardi più chiari e


, fu debolesza alegir aragonesi ,
e i nemici
più polenti del suo tempo. Lo splen- dai quali erano circondali iiuH’ isola,
dore della sua nascila rauiiiio suo ,
si (ireparò ad
una difesa vigorosa.
nobile dotalo d> straordinaria attività, Pietro Torrellas duce su|>rcHK) del-
,

lasua politica, esoprallullo la fortuna l’esercito regio non ignorava la dif-


,

degli eventi lo condussero all'altezrai ticollà di' aiuiienlare la -|>otcnza del


di uno stalo al ipude forse egli me-
,
Gabello ;
|>erò prevalendo in lui la
desimo non as|>irava. Lnperocchè tra- virtù bellica e l’animo ardiaieutoso ,

passalo aceibasnente alla tomba nel corse colle sue Iriqqie ad assallarc il

H07 Mariano V re di Arborea, figlio iHtovo nemico die si op(M)iicva alla


e siiecesstu'e della famosa Klcouora gloria della commessagli conquista,
e falle vane dalla .felicità delle armi l'elice nei primi iuconlri , rup(>e le
di Aragona le pretese di Brancaleonc genti arboceusi in ordinata battaglia ,

Doria e del visconte di .Narivona alfa nella quale rimasero sul canqvo cinque
sovranità di quelhi provincia, gli si mila uccisi, d’eiilfambi gli eserciti me-
ajirì il campo ad arrivare al snproimi uomamenlo e danno : seguendo |)oi il

potere. Quali siano stali i mezzi da corso della vittoria, cinse di armati la

lui adoperali per giungervi ,


la storia città di Oristano, in cui Leonardo avea
non lo dice apertamente :
pori) , o si raccolto tutto il nerbo delle sue truppe.
prevalesse dei diritti eredilurii di fa- V igorosu fu l’assedio ,
(liù vigorosa
miglia, ovvero delle armi dello stesso lu costanza degli assediati : dopo tre
visconte di Narbona, il(|uale nel tras- mesi di assalti infruttuosi si calò agli
ferirsi in Francia per cercarvi ajuli accordi , c nel dì 29 marzo 1410 fu
10 lasciò suo luogotenente in Siirde- stipulala la pace nella chiosa di IS.

gna , come vogliono alcuni scrittori •Martino presso le mura di Oristano.


11 certo si ’è che i pofioli di Arborea CoBvenivasi ,
tra il re di Aragona e
lo proclamai uno v oloutariamente per suoi successori , Leonardo CubcUo o

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,

Su6 CLB
suoi disccndcnli ,
fosse amicizia ed aU’ambiziunc del dominio accoppiava
aUeaaza perpetua ;
abolito il titolo la lealtà e la fermezza del uarattero ,

di giudice di Arborea ,
prendesse il diede esempio di fede congiunta al

CuImUo il QUOTO tiUrio di marcbese potere ;


dei re di Aragona fu alleai u
d’ Oristano e conte di Goeeano ; rite- lido ed amico , e rigettò con disdegno
nesse la città di tal nome • le altre tutte le occasioni che gli si offrirono

ciità ,
ville , Jiorgbi ,
castella e terre o gli furono offerte pur opprimere i

appartenenti alla provincia arbwranse; conquistatori cd ingrandire se stesso.


riconoscesse l'alto dominio dei re di A Berengario Carroz conte di Chirra,
Aragona ,
pagasse l’annuo tributo di al quale i re di Aragona avevano ac-
cinquecento Qorini d’oro, ed altri tren- cordato ampia autorità nelle cose sarde,
moneta Qoreutina nc pagasse
ta mila di diede in isposa un a delle sue figlie (:2),

al presente per sopperire alle spese pegno e di pace


stabile di amicizia ;

della guerra. In virlii di tale capito- cd al suo nemico, le


Torrellas ,

lazione ,
Leonardo Cubollo diventò le- di cui vittorie dedinavauo in Sardegna
gìUiine signore di tutti gli stati già per ìe forze crescenti de) Narboucse
possedaUi da Ugooe IH re di Arborea e dei Doria (.'>)
,
prestò valido ajuto
(l): cambiato il solo nome, ottenne d’ uomini e d’ermi per mantenere in-
ildominio ebe ambiva, e sollecito di tatte a' suoi sovrani le già fatte con-
mandare ad effetto una concordia tanto .M;i mentre soccorreva altrui ,
quiste.
vantaggiosa per lui, diede stàtiebi della non mancò mai di difendere con co-
pace un suo figliuolo con altri distinti raggio gli stati propri! dalle aggressioni
I)crsonaggi di Oristano, e sborsò la nemiche. Queste furono varie , nume-
somma convenuta di trenta mila fiorini rose ,
polenti nel 1411 e nel 14l!2 :

d’oro. La pace fu ratificata dal re D. egli le sostenne tutte con mirabile co-
Martino il vecchio. Altri favori furono stanza e mandollc a vuoto colla ce-
,

conceduti al marchese e a Giovanni lerità delle sue mosse. Ferdinando I


De-Jana suocero suo ; e senza molto re di Aragona lo eblie tra gli amici
sangue e senza, lunghi pericoli , egli suoi più fidi , e scrissegli , [irima da
div entò pacifico possessore di una delle Saragozza, poi da Saiiibuy,lellere piene
province pili ricche e piu importanti di amorevolezza , testimoniandogli il
della Sardegna. Però il Gabello ,
che
(j) Di costei U storia noq dice il notnr , e
(i) lA^infiirìtc D. Alfonso eoo diploma del 5 poco sopravvisse a tali nouce , .giaerbe il conte
giugno i3a3 area conceduto a Ugone ni r in- «li Chirra nel i4>4 sposò donua Klconura Mait-

estitara degli aUli di Arboroa aoUo U roedcffima rique ( Vcd. Zurila , tinn. de Arttg. , lìb. \I1
condiaione di vaaaalla^ioi tale investitura era cip XXXIV ).

stata confermata dal re D. Giacomo 11 di Ara- (3) L^espugoauone di Longonsardo fatta n«*l
gona nel -j6 settembre di detto anno, e poi dallo 1 41 U
. da Cassiano Doria , cd i vantaggi nello
«tesso D. Alfonso , già divenuto re col nome tempo olteiiuti dalle anni del visoimle «U
st«;sso

di Alfonso tv ,
nel i maggio i3a9. Laonde la Narbona poaero il Turrella in Uli angustie , ebe
nuova iiivastitiira data al Cubcllo « tranne lo mandò solleciti messi a (^lalogua Audn*a Biorc,
aborso del denaro , e la varìauoiie del titolo » Marco Jovei'c Frmicrsco Salrillis genlUiKiiiiini ,

può essere considerata come una conferma di sardi t per annunziare i pericoli nei quali tio-
quella già ottenuta dal predetto Ugouc Ul. vavasi» e chiedere soccoiso d'anni c di denaro.

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, ,

CUB 257

grato animo suo ,


e come a lui prin- bello ,
escluso dalla Sardegna e dagli
cipalmcnle andasse debitore dei pro- stati diArborea un emolo cosi potente,
gressi delle sue armi in Sardegna. Il eomiiiciò a godere tranquillamente i
Cubello seppe valersi con Gna politica frutti della sua politica e delle sue fa-

delle necessità di Ferdinando e della tiche. Intese allora ad estendere i suoi


propensione che dimostrava ad accor- domiuii, più per ambizione di ricchezze
dargli nuovi bvori io accomodò più : che di stato; c chiedendo ed ottenendo
volte di pecunia per sopperire ai bi- sempre da Alfonso quanto addiman-
sogni delle varie guerre nelle quali si dava, crebbe a maravigliosa altezza di
trovò implicato ,
c sapendo die nella dovizia c di potere. Le ultime azioni
corte di Aragona si trattavano i capì- della sua vita furono egualmente felici

tolidelb concordia con Guglielmo vi- e gloriose. Nel 1420ajutò di vettovaglie


sconte di Narboo) , mandò sollecito le e d’ uomini le truppe aragonesi per
sue instruaioni ad Elia arcivescovo di l’espugaazionc di Terranuova e di Lon-
Arborea, il quale dimorava neUa stessa gousardo-, e nel 1422 riprese le armi
corte in qualità di suo ambasciatore contro Barzolo Magno fautore dell'e-
lin dopo la famosa elezione
dal 1412, stinto visconte di Narbona ,
il quale ,

di Ferdinando in re degli aragonesi. fattosi co|)0 di una banda di armati


Domandò per mezzo di tale inviato la tentò di sollevare i popoli del Goccano,
conferma della investitura di tutti gli e riuscì a sorprendere ed impossessarsi
stati da lui posseduti dopo la pace del della forte rocca di questo nome : ma
29 marzo 1410 ; e la ottenne con di- il marchese di Oristano ,
messosi in
ploma speditogli in Valenza dal re Fer- campo colle sue genti ,
(-itenne in sog-
dinando nel 20 agosto 1415. Acciò si gezione i vassalli de’ suoi stati , ed
consolidassero sempre più i suoi di- espugnato con vigorosi assalti il ca-
ritti ,
o la novella sua signoria ,
faci- stello, in cui Barzolo crasi fortìGcalo,
litò sccretamentc gli accordi del Nar- costrinse i difensori alla barbara estre-
boncse con Ferdinando ,
e proQèrissi mità di uccidere lo stesso Barzolo , e
di avanzare a quest’ultimo una por- li obbligò poi ad arrendersi a discre-
zione delle somme che Guglielmo ri- zione. Della vittoria usò umanamente.
chiedeva i>cr la cessione delle sue ra- Soli cin<]uc anni sopravvisse il Cubello
gioni. Gli avvenimenti che seguirono a questa che fu l'ultima delle sue guer-
sotto Alfonso V successore di Ferdi- resche iin]>resc c consumolli nel go-
,

nando furono favorevoli alle vedute verno pacifico de’ suoi stati e nelle
del dinasta sardo: le questioni sempre opere di piolà(l). Nel 9 novembre 1 427
rinascenti col visconte di Narbona cessò di vivere in Oristano, lasciando
ebbero Gnalnicnto termine nel 1419 superstiti (ìtiirgana, ossia (Juirìca de
col pagamento di cento mila Gorìiii Vana donna sua ,
gentildonna sarda
d'oro a favore di Guglielmo di Tiniers,
crede dell’ alli’o Guglielmo che per
(i) Si ricordano ancora in Arborea i co»pi>
tallii anni avea sostenuto i suoi diritti
cui doni d.i lui fuUi alla citila maggiore di
culla forza delle armi ;
e Leonardo Cu- OiisUuo ,
cd ;JUc ckiesc di Sardcguti.
/'o/. A <7

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, ,,

158 CIB
chiara per natali e per riccliczzc, e Ire con parole più d’ amico che di re
(lui figli avuti (la tal nodo , Aiilonio ,
pregava lui c la moglie sua, non gli

Salvatore e BeiieJella. I primi due suc- mancassero di gftnerosità c di fede. Il


cedettero , l’un doi»o l’altro ,
agli stati Cnbello superò nella prontezza e nel-
patemi ; UeuedeUa andò a nozze con l'ubbondauza d(ù soccorsi il desiderio
Artaldo Alagon y Luna ,
e fu madre di Alfonso, il quale, allorché nciranno
del famoso ed infelice Leonardo Alagon seguente toccò le marine sarde av-
ultimo marclicse di Oristano. ( Ved. viantcsi alla spedizione d’ Africa ,
lo
Ziirrila, A un de
al. A rag. lib. X , (ap. accolse con solenni testimonianze di
LXXXIX ,
XC, XCl ;
lib. 11 , cap. V e onore c di benevolenza nella nave ca-
LXXVII; lib. XII, cap. LXV ;lib. XIII, pitana ,
sulla quale il marchese d'Uri-
cap. 1 e IV. - l'ara ,
Ho reb. Sard . stano trasferissi con altri gentiluomini
lib. Il, fol.211 e 323; lib. Ili, fol. sardi [ver ossc(]uiare il valoroso tìglio di
320 lino a 325 ; lib. IV ,
fol. 327 Cno Ferdinando. Nella guerra coi fiorcuGui
a 313. - Vico, Ilist. gcji. de Sardella, c coi sanesi ,
Alfonso fu debitore al

part IV, fol. 86; parU V, fol. 123 liuo Cubello di valido ausilio di genti d'orme
a 125 e fol. 132; part. VII, fol. 9, 10 e di munizioni; c menire quel monarca
eli.- Memor. del marq, de Coscoj. intendeva in Italia a .sostenere l'impeto
fol. 7 e nuin. 14 e 43 ,
e neW'Alb. dei nemici c delle battaglie, sostenne
grrieat, - l’ellicer, Memor. de la ca.<. il Cubello in Sardegna la riputazione
tic Alagon. - Salazar
,
de Lara ,
delle armi regie contro gli sforzi c le
l)art. 1, ca]). Ili, lib. XIII, fol. 212-13). continue ribellioni dei Boria. Il castello
di .^loutclconc cadde per opera sua in
CUBELLO (Antomo) marchese ,
li potere degli aragonesi. La sua fedeltà
di Oristano e conte di Goceano. Figlio ebbe
e la virtù di tante azioni gloriose
primogenito del precedente, al quale da Alfonsola mercede che il marchese

succedette nel governo degli anzidetti ambiva da gran li^npo, onde perpe-
feudi nel 1427. Nacque in Oristano tuare nella sua famiglia i vasti dominii
nei 1396. È i;liiaro il suo nome per già ottenuti da Leonardo Cubello. Nel
Tamicizia ,
di cui onorollo Alfonso V 14 giugno 1137 ottenne la conferma
re di Aragona, e |)cr gl' importanti ser- delle antiche investiture già ottenute da «

vizi rendati a quel sovrano nelle varie Ugonc III regolo di Arborea U(d 1323 e

guerre da lui sostenute in Africa, in 1328, c dal suddetto Leonardo Colmilo


Italia, cd in Catalogna. Per l'impresa padre suo colla capitolazione del 29
di Tunisi somministrogli vettovaglie marzo 1410: ottenne dìppiù la voca-
uomini e danaro. Alfonso gli spedi zione delle femmine le quali potes- ,

per tal fìnc nel 1131 il suo gentiluomo sero, estinta la linea maschile dei Cu-
Bai mondo Cuidcs, portatore di lettere bcllo, succedere cogli stessi diritti nel
datate in Barcellona ud 6 c 7 settem- marchesato di Oristano e nel conliido
bre dello stesso anno, colle quali chic- di Goceano. Antonio Cubello ebbe in
devngli pronti soccorsi per T armala moglie Eleonora Folcii di Cardona, il-

marittima dminala a tale impresa ,


c lustre matrona catalana, c muri senza

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., ,

CUB 2Ó9
successione di figli nel 14Ó7 (Ved. lo splendore della cattedrale di Orista-
Fara, De reb. Sani., lib. II, fol. no, c sollevò con frequente rimessione
lib. IV, fol. 349, Sol. - Memor. del dei diritti s|>ctlanti alla sua signoria i

march, de Coscoj. tinnì. 14 e 43. - bisogni dei po|H)li dipendenti dal suo
Zurita, yfiiiiat. de Arag., lib. XIII, dominio. La pace del suo governo fu
cap. LVIII ; lib. XIV, cap. XIII e XVI. - minacciala di turbamenti dalfambizioue
Vico, Ihst. gen. del rejn. de Sard. ,
di Giacomo Carroz conte di Cliirra ,
il

jiarlc V, cap. XXXIX. - Lobet, Arb. qualegli occupò violentemente come ,

de la cas. de Cardona ). nvea fallo un'altra volta nel 1455,


alcuno terre dei suoi stati ;
ma le ar-
CUBELLO ( Salvatohe ) ,
III mar- mi ,
alle quali si correva da ambe le
chese di Orislano e conte di Goccano, parti, furono posate per coiiiandaracnlo
fralello cadetto del precedente ,
al di Alfonso V, il quale scrisse da Napoli
«piale succedette nel dominio dei feudi al Carroz, rim]>roveraudogli f abuso del
paterni nel 1457. È celebrato dagli sto- potere ,
ed ordinandogli la restituzione

rici sardi ed aragonesi per il >ulore ,


delle terre usurpale. Però i mali semi
con cui si distinse nelle varie guerre rimasero ,
i «juali poi j>rodussero in-
sostcnulc in Italia da D. Alfonso V per linili danni j)er P insolenza di Nicolò
la successione al i*cgno di Napoli. Del Carroz, e per riuUessibilc carattere di
suo coraggio dietic prove solenni in Leonardo Alagon. Caterina Centclles
Sicilia maudalovi nel 1430 alla testa
,
dei conti di Oliva ,
baroni aragonesi
di dugento uomini d’ arme scelti fra i di sangue princijvcsco , fu la moglie
baroni sardi dal suddetto re I). Alfon- di Salvatore Cubello c noi fece padro ,

so ,
onJe contenere nell’ obbedienza morì in Urisbino
di prole veruna. Egli
<li\ersi caslcllaiii di «luell'isula, i «juali nel 13 febbrajo 1470 , avendo fatto
accennavano di voler seguire le parli proclamare {«rima di morire in tutte
, ,

del duca d’Angiò. Fu presente ,


cinque le terre dei suoi domini! Leonardo di
anni dopo, alla famosa battaglia navale ArUildo Alagon y Luna, nipote suo, jier

di Ponza, coniballè con molta intrepi- succcss«)re legittimo degli antichi stati
dezza in quel sanguinoso conllillo ,
e «liArlwrca ( Annal. do
Ved. Zurita ,

fu fallo prigione di guerra coi re di Arag. lib. XIII caj). LVIII lib. XIV
, ;

Aragona e di Navarra ; ma liber.alo cap. XXV 11 , XXXI. - Fara , De rebus


nello sles.so anno 1 435 da Filippo Maria Sani., lib. Il fol. 244 ;lib. IV. - Giuslin.,
Vi.sconli duca di Milano , ritornò ai suoi Armai, di Gen., ami. 1435. - Costan-
siali di Sardegna colf acquistata gloria zo , Star, di Naj ). lib. XVI. - C«»rio , ,

del nome c del valore guerriero. Le Slor. mil., lib. V. - l^femor. del inanj.
sue azioni furono da quel punto una di Coscoj., mini. 17. - Denina ,
liie.

continuazione di alti magnanimi e ge- d’Ital. lib. XVI ,


cap. Il ).

nerosi; accrebbe con profuse largizioni

ìT

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2G1

INDICE
DEI NOMI DEI SARDI ILLUSTRI
CONTENTO IN QI’ESTO PRIMO VOLUME.

«tw-

A
I. ABELLA ( Nicolò ) . . .
P"S- 53. 33 . ANELO (Massimo) .... pag. 7 G.
a. ACORRA’ ( Pier Andrea ) 54 . 36. ANGBLERIO ( Quinto Tiberio ) ib.

3. ADELASIA 55. 37 . ANGELO 0 ANGELIO (Nicolò)


,

4 AGATONE 57 . 38. ANGIOY (Giovan Maria) . . . ib.

5. AGOSTINO 58. 39- ANSALDO ( Girolamo ) . . . 79-


G. ALAGON ( Leonardo ) lA \o. ANSALDO PILO ( Franccico ) . ib.

7- ALAGON ( Salratorc ) . . Ga. 41 . ANTIOCO ( S. Mari. ) (•) . . 80 .

8 . ALAGON Laigi )
( . . . ilf 4a. AQOENA ( Gavino ) . . . . 8 i.
9- ALAGON ( Giovanni ) . . GJ. 43 . AQUENZA MOSSA ( Pietro ) . ,ii.

IO. ALAGON ( Giovanni ) . . ib 44- ARAOLL.\ (


Girobmo ) . . . 84 .
11 . ALAGON ( Antonio ) . . ib ,
45 . ARBOREA ( Beatrice di ) . . . 88 .

12 . ALAGON ( Artaldo ) . . G.i 46. ARBOREA ( Bonaventura di ) ib.

i3. ALAGON ( ArUldo )


. . G5 47- ARBOREA ( Benedetta dì ) . . ib.

•4- ALAGON Artaldo )


(
. . ib. 48. ARBOREA ( Benedetta di ) . . ib.

i5. ALAGON Carlo


( )
• . . ib. 49- ARBOREA Benedetta di )
(
. . ib.

i 6. ALAGON (Carlo) . . . GG. 5o. ARBOREA ( Benedetta di ) . , ib.

«:• ALAGON Bugio


( )
. . . ib. 5i. ARBOREA Eleonora di } 89 .

i 8 . ALAGON (Biagio) . . . Crj 52. ARBOREA ( Giovanni di ) . ib.

19 . ALAGON Pietro )
(
. . . ib. 53. ARCA ( Proto )...... ib.

20 . ALAGON ( Pietro ) . . . G8 . 54 . ARCA ( Giovanni ) 90-


21 . ALAGON ( Giaeppo ) ib. 55 ARDAGLI (Tommaso) . . . 9'-
22 . ALAGON ( Giacopo ) . . , ih 56. ARE5I (
Gio. Domenico ) . . ib.

23. ALBERTO ib. 57 . ARI . ib.

a4- ALCMANO 70 . 58. ARQUER ( Sigismondo ) . . . ib.

a5. ALEO ( Francesco }


. . . ib. fig. ARQUER ( Pier Gio^'anni ) . .
O’
aG. ALEO Gioi^io
( ) . . . . ih. 60 . ARRAGALL ( Diego ) . . . . 93 .

’7- ALEPLS (Silvalorc) . .


7' Gl. ARRiU (
Anton Giuseppe ) . . ib.

aS. ALIVESl ( Giovanni ) , . --J. 6 a. ARRUBU ( Preziosa de ) . . . 94-


ALIVESI (Giacomo) . . 73 03. ARZONE ........ ib.

3o. AMANZIO ( S. Mart. )


ib 64 . ATHEN ( Pietro de ) . . . . ih.

3i. AMIRATO (
Mariano di ]
ih. G5. ATONE 9>.
3j. AMMONIO 7Ì- GG. ATONE 9«-
33. AMSICORA ib. 67 . AVENDRACE ( S. Mart. ) . .
97-
34 . ANCHITA ( Salvalorc )
-5. G8. AYMERICII (Giacomo) . . . ib.

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2C2
G<) AYMERICn (
Pietro )
. . pag. 98. 1 13 . BOYL V'iUorio )
(
. . . p^g i
4 j.
70. AYMERICH (
Pietro) . . .• . ib. 114. BRANCA ( Sebastiano ) .... ,b.

71. AYMERICH (
Igiiario) . . . ih. r>. BRON DO Antioco) ( ....
jt. AYMERICH (
Silvestro ) . . ih. mG. BRONDO (Antonio) •45.

7J. A YYIERICH (Gabriele) . . . ih. 117. BRONDO (


Aiilonio) .... ib.

74. azanaga ih. 1 1 8. BRI’MASIO ,b.

- 5, AZF.M (Guaniino de) ... yo iig. Bl. R.\GNA ( Giu. Ballista ) ib.

7G A 7.ENI (
AIJobrandino de )
ih. 130 BLBAGNA ( Carlo) ,48.

77 AZUPiI (
Domenico Albcrlo )
. 100. 131 . CL’S(^UIS (Aizoiic de) ... 163.

B C

7S. BAGALLAR ( Andrea ) . . . 108. 133 . CABRAS ( Antonio ) .... i 53 .

79. BACALLAR ( Vincenzo ) . . log. ( 3 3.. CADELLO (Francesco Ignazio) ir>4.

So. CALDO () Iti 114. C.\DELLO (


Satiirliino ) . . . ib.

81. BARBA ( (Giovanili) . . . . ib. IJ.A. GADÈLLO (


Giuseppe ) . . . . ib.

8'.* BARISO^'K 1 re dì Torres ih. 1 iG. CADELLO (


Diego Gregorio )
1 r*fì.

8.1 BAIUSONK II iV/em .... 1 iC. •*


7 - CALDERAItl (
Nicolò ) . . . i:.».

8’, BARISONE III idem' . . . 117. t'i8. CAMBONI ( Pietro ) ,b.

8;V lì.\RiSO^E (re di Cagliari) . 18. "9 CAMERINO (S. Mai t. ) . . . ir«>

8(1 BAHISONE (
re di Gallina ) . ib. ilo. CAMPO ( Loonanlo )
.... ih.

87 B.\BISONE (re dì Sardegna) 119. 3 i. CA 3IPC* (


Gio. Sel>asU.'Uio ) . . ib.

88. BASTKLUiA (Francesco) . l'iX ( 33 . CANALES DB VEGaA ( Antonio )


iGi.

8y. BASTELIGA ( Marc* Anlouio ) ii3 .


. 33 . CANAVERA (Giovanni) . . . iG 3 .

j)o- BELLIT ( Francesco ) . . . ih. .34. CANAVERA (Nicolò) . . . . 1G4.

gl. BEIaLIT (
aAnlioco )
. . . . ib. 35 . CANAVEBA ( Marco ) . . . . ib.

g-j BENEDETTA (di Cagliari) . 114. . 3 G. CANELLES (Nicolò) . . . . ib.

(,J. BENEDETTI ( Matteo de’) . laS. .37. CANNET'FO (


Pietro di ) . . . ib.

94 BENEDETTO vescovo . . . ib. . 38 . CANO ( Francesco ) • GC.


g.>. BENEDETTO monaco . . . 136. .39. CANO ( Angelo ) ib.

96. BERLENDIS (
Angelo ) (’) . ib. .40. CANO ( Antonio )
97. BERNARDO iq8. .4., CANO (Antonio) iGS.

g8. BIAGIO ih. '


3 * CANOPOLO ( Antonio ) . . . ih.

gg. BL\NCO ( Pielro ) , , , , i 3 u. .',3 CANY (Nicolò) ib.

100. BIORE (Andrea dì) . . . . i 3 i. CAO ( Ilaiio ) |Cm|.

101. BOLOGNA (
Martino ) , . . ib. f
i.
5. CAO (Costantino) ..... ib
lux B<)LO(>NA (
Gìrolniuo ) , . i 3 x . \Ct. CAO (An.islasìo) ih.

loj. BOMXiNA (P.iolo) . . . . ib. •'a- CAO ( Benedetto ) • 70.


104. BONE.ANT (
Dionigi) . . . ib. .',8. CAO ( Annibaie ) ih.

io 5 . BONFIL ( Gio. Vincenzo ) i 3 .'>


'Ì 9- CAO (Quintilio) ...... ih.

i«a. BONIFACIO i 3 (>. 1 .K». CAO ( Andrea ) ....... ib.

107. BONITO .17. i 5 i. CAO ( Francesco ) ..... 171.


108. BORRAS ib. i.V). C.^O ( Francesco ) ib.

109. BOSTARE 38 ( 63 . C.M) (


Girolamo ) ih.

HO. BOXA ( Giacomo de ) . . • 3 g. ibi CAPR.\ ( Gtiasi'oiio ) .... 7


».

HI. BOY L ( Francesco ) . . . . ib. i 55 . CAPRA ( Valentino ) .... ib.

Ila. BOY’L (Marco) ..... 141. | 5G. CAPLXEUO ( Andrea ) , . . . ib.

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.

' 2G3
'
i

i 57 - CARBONI ( Francesco ) P^S i-a. io 3 . CHERCIU (


Sterano de ) . pag. 21 3 .
/
1 ri8. CARCASSOfiA ( Anton’ Angelo ) 180. 204. CllIANO ( re di C.'igliari ) . . ih.

1^. CARDELLO (
Andre» ) . . i8i. ioS. CHIANO ( re di Gallura ) (•) . 21 1.
ifio. CARICA ( Piflro ) . . . ÌL. CHIANO ( re dì Arbore.! )
. . 2|6.
}
1 ifif. CARICA ( Ciovanai ) . . ih. 207, CHIAI*I*E (
Giuseppe ) . . , . 2|8.
1
idi. CARNICER ( Francesco) . ih. ordt CIR.\NO ( Francesco) . . . . 219,
1
iG 3 . CARNICER ( Ctovanni ) 20Q- CITONATO 220.
1G4. CARNICER ( Toiiiiiiasu ) ih. aio. COCCO n* RARO ( Pier Diego )
221
)
1 ifiS. CARNICER (Casparo) . . | 84 . 211. COCCO (Fulgenzio) ih.

1C6. CARTA (
Angelo ) . . . ih. 212. COCCO ( Leonardo Gavino ) . , 222.
r ifi;. CARTA (
Angelo ) ... ih. ili GOMITA 1 re di Torres . . 2 ‘ì 3 ,

1
CARTA (
Cavino ) . . , i 85 .
•^i4 GOMITA II iJeni ih.

t ifio. CARTA (
Leonardo ) . . •ai5 C 03 UTA re d’Arborca
. I . . . 22 3 .
170* CARTA-ISOLA (SteLiio) ÌL nifi. GOMITA li idem
171. CARVIA ( Costantino di ) .
182: lìj. GOMITA III idem 107.
ì^%, CARViA ( Serafino di ) , lf>0 *118- GOMITA ( re di Gallura ) . , , 228.
173. CASAGIA ( Bernardino ) , ih. at<). CONCAS ( fiaUlli ) ih.

1 >
14 :
CASACIA MicLcL Angelo )
( ih^ 220. CONCILI (
Raimondo ) , . . . ih.

.75. CASALABRIA ( Francesco ) »*)>• 221. CONgtEUDA (


Angelo )
. . . ih.

^ 76 , CASTALDO ( Tommaso ) , Ul. 222. CONgtISTA (marchese della) . ih.

* 77 - CASTELLI (
Raimondo ) . 223 . CONTERÀ’ ( Salvatore ) . . . ih.

1 178. CASTELVr Agostino ) !Iil


224. CONTINI ( Salvatore ) . . . . 229.

1
CASTELVr ( Giovanni ) . ih. CONTINI (Matteo) ih.

180. CASTELVr ( Paolo ) . , CORACIO ( Cisio ) 23 o.


l&K CASTELVr ( Margherita ) ih. 227. CORDA (Torgodorio ) . . . . u 3 r.
181. CASTELVr ( Is:ibclla ) . ih. 228. COSSEDDU ( Gio. Crisuslomo ) . ih

iS 3 . CASTELVr Francesco ) (
. ih. 22Q. COSSO ( Tommaso )...., 23 'ì,
> 84 . CASTELVr ( Francesco ) .
Uli
'j
COSSU (Giuseppe)
3 q. 233 .

i8j. CASTELVr ( Ciacopo ArLaldo ) 11)8. 23 i. COSSU ( Gio. Antonio ) . . . 38


•a. .

» i8Tk CASTELVr ( Giorgio ) . . :iQi. 232 COSTANTINO I re di Caglimi


.
. 240.
>87. CASTILLO ( conte del ) . •j» 3 . i3i COSTANTINO II idem . . .

i 38 . C.\STRaA (
Costantino di ) ih. i3 \. COSTANTINO 1 re di Torres . »4 i.

189. CATAYNA ( Cavino )


. , lO.'l. gl.*!.COSTANTINO 11 idem . . . 245.
190- CATELLA 236 COSTANTINO 1 re d’ Arborea
. . 246.
!2L CATONI (
Guantino ) . . ìL. ìhi COSTANTINO II idem . . . ih.

1 Q3 - CATONI ( Bartolo ) . . . 207. g 38 COSTANTINO 1 re dì Gallura , 347.

1
i() 3 . CAVADA ( Luigi ) . . . ih. COSTANTINO II idem . . . ih.

>
9 Ì- CEA ( marchese di ) . . .
«2 24o. CRESCENTINO ( S. Mari. ) . a.', 8.
t
i2l- CERVELLON ( Goffredo ) ih. 24 1. CRESCENZIANO S. Muri. ) ( . ih.

<)G- CERVELLON ( Girolamo ) ih. l'f». CRISPOLO (S. M.irt, ) . . .

' 07 - CERVELLON ( Filippo ) . ih. •143. CRISTINA MARIA (di Savoia) ih.

it>8. CERVELLON ( Giovanni ) oin. CROCE ( Salvatore della )


. . . 2:>l.

>!M- CERVELLON ( Bernardino ) ih. CUBEDDD ( P. Ciò. Pietro ) . ih.

:tno. CERVELLON ( Michele )


. ih. j 4 G. CL'BELLO (
Leonardo )
... 2j3.
Hll. CESELLO ( S. Mari. ) . . 21 t-
Hài CLBELLO (
Antonio ) . . . . a.'iS.

1
•jota. GETTI { Frauccscu ) (') ih. a48. CL’BELLO (
Salvatore ) ... aiy.

•0»»

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2G5

1 ÌNDICE
DEI VENTI RITRATTI

ronnispoNDENTi a \knti nomi di questo pnrMO vou-me ,

Con indicazione dei luoghi , tele , tavole ec. dai quali

sono stati copiati.

I. ALAGON Leonardo, IV marchese di Ori- arcivescovo di Sassari ,


rinnovata nel
stano. Copiato dal quadro in tela dei santi dairarcirescovo turritano Ignazio Royo(i),
Martiri turritani, esistente nella chiesa di c poi continuata dai suoi sticcGasori.

S Maria di Betlemme in Sassari ,


che fu do- pag 108.

nato dal detto Alagon. Nel medesimo sì vede


il donatore gcnDRcsso, adorando i Ss. Mar- fi. BACALLAR Vincenzo, marchese di S. Fi-
tìri. Sinora fu creduto erroneamente Gomita lippo. Copiato dal ritratto sul rame già

re di Torres. pa§. 58. appartenuto a D. Francesco Araat-Tula ge-


nero di dello Bacallar ,
c posseduto poi da
a AMSICOBA ,
capo dei sardi pelliti. Ritratto Vittoria Cannas servente di quest* ultimo.
d' inycnzione \
unico della collezione clic pag. loy.
non sia tolto dal vero. Si i voluta perpe-
tuare la memoria di un fatto eroico ,
raf-
7. BARISONE 1 re dì Torres. Copialo d.il

figurando Anjsicora Tcstito alla foggia dei sigillo pendente dalla carta di donazione da
sardi pelUti ,
ed io atto d’ uccidersi. lui fatta a Monte-Cassino nel 1064, c ri-

pag. 74- portata dal Gattnl.i nella Storia rastinese

(^ccess.f parte II, tav. V). pag. ni).


3. ANGIOY Gioran Maria. Copiato dal ritratto
sur avorio posseduto dal sig. cav. Callisto

Palombella ,
genero di detto Angioy.
pag. (1) // suàdetto arcìvescoipo Jgnazin fìoyo fece
77.
alti est dipingere i regoli t/elT antica 'rorree.

AZUNI Domenico Alberto. Copiato dal Sono quadri et in\>enzione pregevoli però per
4- ^

la loì-i) antichità: esistevano o dimenticati ^


quadro in tela esistente nella R. Dniversitd ^

« Mort curati ,
nella sagrestia dei beneficiati
degli studi di Sassari e donato in vita
della cattedrale turritana. L'autore di questi»
,

dallo stesso Azani. pag. 100.


ifizionario ne fece trarre le copie ei/i/le nel
i8j7 , la che fece porre attenzione , acciò non
5. BACALLAR Andrea, arcivescovo di Sassari. perisse la serie di tali quadri^ 1 tftialt ora
Copialo dal quadro in tela esistente nella esistono nella H. L'niversilà di Sassari , cui
galleria arcivescovile turritana ,
la quale fu sono stali generosamente dottati dal capitolo
cominciata nel tSS^ da Alfonso de Lorea turritano.

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BARISONE, ro di Gallura. Copiato <W 1 ì
4 - CANOPOLO Antonio, arcirescoTo di Sai-
sigillo pendente dalla carta di donaziuuc da sari. Copiato dal quadro in tela esistente

Ini falla nel ii ^3 al moniskero pi^no di nel siiddotlo Collegio caiiopolcno di Gesù
S. Felice di Vada ^
c ri{K>rlala dal Tronci e Maria. pag. 1C8.
negli Annali di Visa all' anno ti* 3 .

V«S- "8-
t$. CARBONI Francesco. Copiato dal rame
che il Roberti fece incidere in Bologna dal
<), BIANCO Pietro, vesicovo d'Alglicro. Co- Cingaiiù pag.
pialo dal ritraUo sur avorio pas&eduto dal
canonico della cattedrale di Alghero D. iG. CASTELVr Margherita. Copiato dal qua-

Viuceiuo Simon nipote di dello Bianco. dro in tela esistente nel collegio gesuitico

pag. i 3 o. di S. Giuseppe in Sassari. pag. 19G.

10. BOYL Francesco, vescovo di Alghero. Co- r^. CASTELVr Giacopo Artaldo ,
marchese
piato dal quadro in Irla esistente nel con- dj Cca. Copiato dal quadro in tela esistente

vento dei PP. incrccdarii di Buonaria in nella sagrestia della cattedrale cagliaritana :

Cagliari. pag. 139. nel medesimo il Cnstelvì è dipinto genu-


flesso, adorando il CrociGsso. pag. 1^.
11. BRONDO Antioco. Copiato dal quadro in
tela esistente nel suddetto convento, pag. 18. CATAYNA Gavino, arcivescovo di Sassari.

Copialo dalla galleria arcivescovile tiirritan.i.

13 . CADELLO Diego Gregorio ,


cardinale di pttg. ao4.
S. R. Chiesa ,
e arcivescovo di Cagliari.
Copialo ilal ritratto esistente ad seminario ly C.WADA P. Luigi. Copiato dal rame clic

arcivescovile cagliaritano. pag. i 56 . sta in fronte al primo tomo della sua opera
Ideai sacrai ce., stampata in Roma nel
i 3 . CAMPO P. Sebastiano. Copiato dal quadro 1701 e i^o 4 dal Dc-Rossì. pag. 207.
in tela esistente nel collegio gesuitico dì
Gesù e Maria di Sassari. Detto quadro fu ao. cosse Gio. Antonio ,
vescovo di Bosa.
ritratto dal naturale, vivente il P. Campo, Copiato dal quadro in tela eMStcnte nella

da Giovanni BilvcU di nazione Gammingo. sagrestia della chiesa dei Pl^. seniti eli

pag. Sassari. pag o 3 B.

9 2 35.3^3 A
vsvrvvv? '

5^^/ e

T
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267

INDICE
DELLE IMPRONTE 0 SIGILLI

CONTENUTI NELLA TAVOLA I DI QLT.STO PRIMO VOLITUE ,

Coìta dichiarazione dei luoghi , dai quali sono siati copiati.

I Sigillo (li Babixoks d' Arhorra re di Sar- sino ,


e riportata dal Galtola ncll.i Storia
degna ,
pendolile dalla carta dì donaziunc cassinese y
access. parte 11, laT. Vili.
doli» cliicsa di S. INirolò di Gurgn da Ini

falla iK’l I i8i a Moiìto-Cassinu c riportata Sigillo di Baiisonb II re di Torre.^ ,


pen-
,

dal Muratori nelle italitine toni,


dente dalla carta di donazione fitta al mn-
,

ni, disserL X\XV, col. ii3-i4- nistero di S. Pietro di Nurki in Sardegna


lud 1170 da AIIm'iìo arcirescoro Uirrìtanu ,

a. Sigillo di Barisohr I re di Torrrs, pen- o riportata dal GattoU nella Storia di


dente dalla carta di donazione delle cIiÌom.' Monle~Caiiino f
parte II fol. 93i-3a.
di S. Maria di Bubalis ,
e di S Elia di

Monte-santo da lui fatta nel to0/| a Monte- fi Sigillo dì Babisorb 1 re di Torres ,


pen-

Cassino e ri|H>rtata dal Muraluri nel luogo dente dalla carta di donazione delle chiese
,

citato. di S. Maria di Bubalis ,


e di S. Elia di
Monte-Santo da luì fatta al moiiùlero di
3. Sigillo di Baiuois d* Arborea re di Sar- Monte -Cassino nel loG^I ,
e riportata dal
degna ,
pendente dalla carta di donazione Galtola nelle Accessioni alla storia cat$i-
della chiesa di S. Nicolò d* tJrgcn o di nes€ ^av. V,
,

Gurgo d.i lui fitta nel ii8-i a Monte-Cas-

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.

ELENCO
DEI SIGNORI ASSOCIATI.

S. S. R. M, CARLO ALBERTO, Re, di Sardegna.

S. S. R. M. MARIA TERESA FRANCESCA, Regina di

Sardegna.

S. A. R. Vittorio Emmanlele, Duca di S.avoia.

S. A. R. Ferdinando, Duca di Genova.

S. A. S. Eugenio Emmanuele di Savoia ,


Principe di
Carignano.

Associali in Terra-ferma.
N.»

TORINO ^Z,
Grande Cancelleria di S. M 3.

Regia Segreteria di Stato per gli affari di Sardegna io.

Regi Archivi di Corte j

Royl Marchese Francesco ,


GcnUluomo di Camera di S. M. ... 3.

Totale a riportare . . 17 ,

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..

— 270 —
Itiporlo . . l’j.

Ho^l Marchesa Donna Carolina, Conlcssa di Lagiiasco, Danni


d' Alours di S. M. la Regina di Sardegna i

Garrone Felice, Blarchcsc di S. Touiinaso i.

(hotli di Costigliolc D. Pietro, Maggiore Generale i.

Dclitala D. Salvatore, Marchese di Sodilo a.

Fanccllo Cav. Pasquale, Colonnello d'Artiglieria i.

Fontana Cav. D. Francesco, Presidente ,


Senatore e Consigliere del
supremo Consìglio di Sardegna r.

l.ascaris Marchese D. Agostino, Consigliere di Stato a.

Manno Barone D. Giuseppe, e Reggente in x.° il Consiglio


supremo di Sardegna i

Martino U. Gaetano, conte (di S.), Consigliere di Legazione di S. M. i

Massa Saluzzo Cav. Leonzio ,


Primo VJJhiale della R. Segreteria di

Stato per gli affari di Sardegna a.

Planargia Marchese (della) i.

Satta Avvocato Michele a.

S. E. sig. Conte Lodovico Peyretti di Condovc ,


Presidente del

supremo Consiglio di Sardegna i

S. E. sig. Cav. D. Costantino Musio, Primo Presidente , Reggente


del supremo Consiglio di Sardegna
S. E. la Contessa Carolina Solaro la Margherita i.

S. E. sig. Conte Tornielli ... : i

Rigiioii Conte Edoardo, Segretario di I.egaztonc di S. M. . . i.

Valperga di Masino Contessa Eufrasia i.

ALESSANDRIA
Bojl Cav. D. Perico, Maggiore d' Artiglieria i.

Ferrari Marchese Teodoro di Caslelnuovo i.

GENOVA
Bojl Cav. Gioachino, tffiziale di Marina i.

kwìonìo, Capitano nel 1 ° reggimento Rrigala Guardie . . i.

Da riportare . 4^-

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— 271 —
Riporto . . [\i

CvlAì knioìùo , Commissario di Marina . i

Cavagnaro Comandante la Regia Cannonnicra


,
la Forte .... i

Caiicla Cesare ,
Capitano nel reggimentp Brigata Regina ... i

Cesaroni Cav. Sottotenente nel a." reggimento Brigata Guardie . i

Cesareo OìaiComo , Tesoriere del Magistrato di sanità . . . i

Chigi Cav. Carlo i

Cugia Masala Cav. , Sottotenente nel a.® reggimento Brigata Guardie i

Doria Cav. Giulio i

Fattaccio Gaetano, Foriere nel a.® reggimento Brigata Guardie . i,

Gandolfo Gaetano, Controllore Assessore presso la Tesoreria Pro-


vinciale I

Gauro Damiano , Impiegato nel Regio Arsenale i

Gioan Francesco •

Giustiniani Marchese Stefano, 5<Waco /fo^/ano {Genovesato) . i

Grìsoiii Cav. D. Luigi, Luogotenente Colonnello nel i.° reggimento

Brigata Regina i

Jovene Rev. Baldassare, nel a.® reggimento Brigata Guardie i

Lauro Antonio , Stato-maggiore generale della Regia Marina . . i

Le veroni Avvocato Angelo ,


Professore di Pandette nella Regia

Università di Genova i

Maccarani Marchese Silvio «

Manconi Cav. Priamo , Intendente di Marina i

Manno Cav. Giuseppe, Capitano nel reggimento Reai Navi ... i

Massidda Cav. Rocco, Sottotenente ncl-x.° reggimento Brigata Guardie i

Molla Cav. ,
Ijiogotenente nel a.® reggimento Brigala Guardie . . i

Millelire Cav. ,
Capitano i

Moccia Domenico , Uffiziale nel Battaglione Reai Navi .... i

Montegrandi Cav. Adolfo ,


Luogotenente di vascello i

Muzio Vincenzo, Impiegato alla Direzione del Genio marittimo . i

Perle Giuseppe, Foriere nel a.® reggimento Brigata Guardie . . i

Pilo Manca Cav. D. Fmnianuele >

Da riportare .
. 71

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......

— 272 —
Jìiporlo .
. 71.
Pilo Manca Cav. D. Domenico i

Porcecldu Antioco Caporale nel 2 “ reggimento Brigala Guardie . i.


,

Provana Cav., Uffìziale di Marina {sul Zefiro) i.

Qiicssa Gitiseppc ,
Foriere nel 2.“ reggimento Brigata Guardie . . i

Ricci Marchese, A/arirta 1.

Riccio Donna Caterina Angela, no/a De Quesada i.

Roberti Cav. Edmondo 1.

S. £. la Marchesa di S. Maurizio nata Amat di S. Filippo . . .


'
i

Sasso Cav. Valerio, Sottotenente nel 2.“ reggimento Brigala Guardie 1.

Scatto Cav. ,
Sottotenente nel 2.° reggimento Brigata Guardie . . 1

Scoffiero P’ederico '


. . . i

Serra Vrancescio, Capitano nel reggimento Brigata Regina . . 1.

Soggi u Cav. Sebastiano, Capitano di vascello 1.

Spinola Marchese Ippolito 1.

Tiiffani Conte, Sottotenente nel 2.° reggimento Brigata Guardie . 1.

V ulpes Salvatore, Foriere maggiore nel 2.“ reggimento Brigata Guardie 1

Wrigt Alessandro, ti' Af«n‘«a t.

SALUZZO.
Gianotti Monsignore D. Gio. Antonio ,
Fescovo di Saluzzo ed
jJivivescovo I

NIZZA MARITTIMA.
C^olbert Marchese (di) 1.

llollegio dei PP. Gesuiti 1

D(‘candia Cav. D. .Stefano, Luogotenente generale e Governatore di


Aizza I

SAVI GLI A NO.


\ioy\ C’.ì\. ÌAxigi ,
^i/Jutante maggiore in Savqja-cavalleria .... 1.

Massulda D. Antonio, Capitano del reggimento Savoia-cavalleria . 1.

Da riportare . . 9/1.

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— 27o —
lìiporlo . .

SPEZIA.
Surra Cav. I). Francesco, Intendente della Piwincia di Levante . i.

PARIGI.
Obino Abate D. Michele i.

^ Associati in Sardegna.

CAGLIARI.
S. E. il sig. Conte Montigi.io d’Ottjcuo e Villawuova ,
f^icerè di

Sardegna i

Ai'iioux Pietro, Impiegalo nell’ Intendenza generale i

AKira .\vv. Andrea ,


Professore e Segretario delle Torri .... i

.Angius ,
Professore ^
. a
Altea Sotgili Cav. Filippo, 6'/W/ce t/e//a A. Udienza e del Consolato i

Ajmerich D. Ignazio Marchese di I.aconi i

Angius P. Vittorio delle S. P., vice-Bibliotecario della R. Università i

Uulogna Cav. D. Luigi i

Bairi Notajo Francesco Antonio, Sostituito Procuratore dei poveri , i

Brancit Avv. Salvatore i

Bua Avv. Giovanni i

Baille Cav. D. Lodovico ,


F. Presidente deWAccademia Agraria. . i

Baille Rev. D. Faustino, Carjonico . .


.^ i

Borgna ,
Professore i

Belli Cav. D. Giuseppe, Giudice della Reale Udienza i

Biddau Notajo Gioaiini i

Bertola Felice i

Ballerò Avv. D. Antonio i

Ballerò .Avv. I). Francesco i

Cabonì Avv. Stanislao, Co/itro/fo/c gc«e/u/e i

Da riportare . . 117
/'«/. I. 1»

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— 27 '! —
Riporto . . 1
1 ^
Ciuffo Fortunato, .-irv. Collegiata i

Cationi Dorè Antonio i

Cesaroni Cav. Fedele, Primo Sotto-Intendente generale i

Cossi! Francesco ,
Kotajo Patrimoniale i

Campus Gio. Antonio ,


Aevocato Collegiato i

Cliiappella ,
Mediatore i

Cottard Cav. , Console generale di Francia . i

Cimi Demetrio, Negoziante greco i

Cohoe\\chìHM\.eo, Maestro d’ Arii liberali . i

Ciarella Cav. Giuseppe . . id i

Contu Giuseppe . . . . id i

Caboni Rev. Raffaele, Rettore di Ballau i

C.aboni D. Gioanni ,
Giudice della Reai Udienza i

Casula ,
Canonico - . . . . i

Capai G. , Capitano del Genio i

Cossu Baille Avv. Fortunato i

Cara Giuseppe Maria, Notajo i

Corte D. Vincenzo i

Contini, Procuratore Fiscale generale i

Cadello D. Effisio Marchese di S. Sperate i

Dearca Avv. Emmanuele i

Decandia Cav. D. Carlo, Capitano nel Corpo di Stato-maggior generale i

Deicida, Professore i

, Attuai io del Regio Consiglio . i

Delorenzo Gioanni i

Diana Camillo ,
S. Capo di Divisione all' Intendenza generale. . . i

Ena Avv. Gioanni i

Erminio Gioanni i

Forneris Simone, Luogotenente nel 2.” reggimento Brigata Guardie 1

Ferraris Filippo 1

Fois Avv. Domenico- 1

Da riportare . .

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. ...
..

275 —
/ìqiorto . . i/|8.

Fi'ati Pietro, Segretario i.

Floris Avv. Micliele i.

Federico Francesco, f>i i.

Falqui Pes , Professore i

Fancello Conte i.

Floris Canonico Francesco i.

Fresco Michele, Segretario delle lìegie Gabelle i.

Federici Giuseppe i.

Ferad Cav. Vincenzo i.

Floris Cav. ,
Giudice della Reai Udienza i

Garroni Rev. Vincenzo ,


Beneficiato Parroco di S. Giacomo ... i.

Chiari Avv. Francesco i.

Giurisi Cav. D. Gioantii

Giiiso Rev. Vincenzo, Beneficialo i.

Gnecco Conte D. Giuseppe, 6’<W/ce .... i.

G ina Conte , della R. Udienza i.

De-Jiige Cav. D. Francesco, g^iwrti/e r/c/ //eg-no ... i.

lucani Cav., Colonnello d’Jrtiglia'ia i.

Isola Notajo, Segretario civile della Beai Udienza i.

Loi Fedele, ^eeocato Co/Zeg/Vito i-

Lostia P. Qtv. Effisio i

I>ostia di S. Sofia Conte i.

I^-pori Cav., Prefetto i.

Manconi .Avv. Giacomo Angelo. . . . - i.

Muiidula P. Diego ,
delle Scuole Pie i

Masala Pietro, Aiutante maggiore nel reggini. Cacciatori- Guardie i.

S. E. Manca D. Stefano Marchese di Vdlerniosa 3.

Maniiiita Canonico e Teologo Antonio i

Meloni-Bade, Professore di storia naturale i.

Marioti Pietro ,
vice-Console di S. M. Siciliana i

Manno Cav., Tenente-Colonnello nel reggini. Cacciatori-Guardie i.

Da riportare . i8a.

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.....

— 276 —
Riporto . . 182.
Marengo Avvocato 1.

Mattana Gioadiino 1

Mortiiio Giuseppe, Dottore in chirurgia 1.

Mamelli Avv. Cristoforo i.

Manca dell’ Asinara Cav i.

Massa Salvatore ,
Segretario del Controllo generale 1

Moi Sisimio , Notaio 1

Manno Rev. Giovanni , F. d. R. C. di Cagliari 1

Marramaldo i

Mastio, Dottore chirurgo capo dell'ospedale di divisione ... 1.

Medda Pietro ,
Baccelliere 1

Malliano Cav. Gaetano 1

Maxia Monserrato, sostituito Procuratore collegiata 1.

Montixi Rev. Canonico • . 1.

Miirgia Rev. Canonico 1

Marturano Beneficiato, Presidente 1.

Mossa Giovanni 1.

Murialdo Cav. D. Demetrio , Giudice della R. Udienza .... 1

Marco Conte (
di S. ) 1

Mamelli dei Manelli Giovanni, 1.

Marini De-Mura Avvocato Tommaso 1

Medda Pietro ,
Baccelliere in ambe leggi 1

Nuxis Raffaele, Maestro d'arti liberali 1.

Nater Avv. D. Carlo 1.

Novaro Luigi 1

No varo Michele 1

Nieddu Conte 1

Nurra d’Arcais Cav. D. Felice, Colonnello delle Torri. .... 1.

Oniiis Gerolamo, Negoziante 1.

Oppo Rev. Canonico 1

Pilloni Notaio Raffaele 1.

Da riportare . a <3.

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..
.

— 277 —
Riporto . . 2 1 3.
Porclieddu Cav. D. Mauro Maria i.

Pes Cav. Marchese di S. Vittorio f.

Piras Francesco, Segretario della R. Vicaria di Cagliari ... i.

Porcii Avv. Effisio ,


sostituito Av%‘oc.cUo R. dei jfoeeri i.

Puxeddu Notaio Pietro, R. Procuratore dei poi’cri i.

Pascila Avvocato Giuseppe, sotto-intendente generale .... i.

Pci-si id. id. I

Piccinelli Avv. Domenico, sostituito Avvocato fiscale generale. . i.

Pes Qjv. Domenico i.

Pacchi Teodoro, vicc-Console. Greco i.

Paddi Notaio Luigi i.

Porrà Luigi , Fai-macista i

Pala ,
Capitano d' Artiglieria i

Pes Cav. D. Giuseppe Maria e Marchese di S. Vittorio .... t.

Puxeddu Notaio ,
Segre'ario criminale i

l’occetlu Notaio Giuseppe i.

Piana Rev. Antonio Maria i.

Pinna Antonio, Avvocalo collegiata i.

Ihiddu Salvatore, Assistente alla R. fabbrica de' tabacchi ... i.

Pintor Porcu Cav. , Giudice della R. Udienza i

Pullo Cav. ed Avv. D. Antioco i.

Rodriguez Cav. D. Pasquale, sostituito Avvocato Regio de’poteri. i.

Riva Vincenzo .-
i.

Rossi Salvatore, Console Austriaco i.

Ramircz Giusejjpe, Console generale di S. M. Siciliane^ .... i.

Ruggiti Antonio, Attuaro del R. Consiglio : i.

Ratti! Cav. D. Gio. Ncpomuccno ,


Giudice della Reale Udienza . i.

'
Randaccio Cav. D. Pasquale, Presidente . . . i.

Satta Cav. D. Salvatore Angelo, Giudice della R. Udienza, e R.


Avvocato de' povefi i.

Siotto Pintor Cav. D. Giovanni, sost. Avvocato fiscale generale . i.

Da riportare . a4’3.

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,

— 278 —
ìtipovto . . a'|3

Schivo G. ,
vice- Dìrettore delle II. Poste r

Satta Avv. Antonio, sotto-Capo di divisione nella R. Segreteria . i

Satta Demetrio i

Stabili Domenico ,
vice-Console di Portogallo i

Sacerdote Andrea Mlie ,


vice-Rettore di Dorcei i

Serralutzu Cav. Capitano nel reggimento Cacciatori-Guardie . . i

Saba Rcv. Canonico i

Sirena Gio. Paolo '


i

Siotto Cav. D. Giuseppe i

Serra Cav. Luigi ,


Inogotenente i

Serra Sirigo Avv. Pietro i

Salis-3Ianca Cav., Giudice del Regio Consiglio i

.Solaro Cav. D. Matteo ,


Maggiore nel reggini. Cacriatori-Guai'die i

Sauna-Borro Cav. D. Effisio i

Serra Cav. D. Francesco, sost. yJvvocato fiscale generale ... i

Sardo Cav. D. Sebastiano, Colonnello del regg. Cacciatori-Guardie i

Teolada Barone (
di ) i

T«rmes Gioachino, Impiegato nelC Intendenza generale .... i

Thorel Carlo ,
vice-Console del Brasile i

Tocco Fedele i

Tola Rev. Canonico i

Trinchetti Onorato ,
Segretario delle Milizie i

Tola Cav. D. Ciò. Antonio ,


Giudice del R. Consiglio .... i

Tore Monsig. Antonio ,


Vescovo d'Ales , Arde, eletto di Cagliari. i
Dda-Otgier Fffi|io i

Usai Efesio ,
R. Cons. R. nella Concezione i

Uselli Avv. Giovanni i

Uras Cav. D. Vincenzo, pro-Dottore in legge t

Vigiani ,
Dottore-medico ,
e Cancelliere del Consolato di Francia i

Vargiii Rcv. Pietro Canonico i

Vodret Rev. Ignazio Canonico i

Vargiu Rcv. G. Canonico i

Da riportare . . aj(>

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.. .

279 —
lUport» . . a^G.

SASSARI.

Aiuircts Cav. D. Gaspare ,


Governatore e Riformatore del capo di
Sassari i

Angiiis Rev. Salvatore ,


Vice-Paroco di Santo Pollinare ... i

Agnesa Rev. Teologo, Canonico Paroco TuiTÌtano i

Abozzi Luigi , Dott. coll, di Belle-Arti , e segretario della R. Univ.


di Sassari a

Abozzi P. Pier Tommaso ,


P. M. dei Carmelitani i

Alivesi Cav. D. Giorgio i.

Are Avv. Antonio i

Appietto Filippo ,
vVeg-oi/rtHie i.

Altara Antonio, Chierico i.

Alfonsa Martina , i.

Dorrà Rev. Giovanni, Canonico teologale Turritano i.

Beka Dott. Gavino, Prof, di medicina ncll’Uiùversità di Sassari . i.

Basso Gaetano ,
Dottore collegiato di chirurgia i

Bertullo Figari Negoziante * i


,

Binila Domenico, id. i.

Brusco Sebastiano ,
id. • •

Branca Avv. Gerolamo i •

Biblioteca del Seminario Tridentino i.

Bini Giuseppe ,
P~olontario nelle R. Gabelle i

Bussalino Matteo e Domenico , fratelli ,


Negozianti i •

Baradat-Fontana Rev. Tommaso . i.

Boyl Donna Lucia, vedova Contessa d'ìttiri i.

Bruno CarlA ,
Foriere de^ Cacciatori Fraiwhi i •

Bua Gio. IMaria ,


Suulente i •

Bellieni Nicolino, Negoziante i.

Boetto Gregorio i

Da riportare . . 3o3.

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^ à 81 —
Riporto . . 33u
Contini Gio. Maria , Baccelliere in ambe leggi '
i

Cin'ccucci Gio. Battista, Stampatore- Libraio i

Consiglio Civico a

Casula Teol. Gio. Battista i

Crispo Doti. Antonio, Professore di medicina i

(2ossti-Grana Teol. Giovanni ,


Rettore di Santa Cattcrina .... i

Ciusa Signora Pasqualina i

Gorbia Signora Annica i

Cubecidu Teologo Collegiato Angelo , Piegano di Mores ... i

David Giovanni, giù Impiegato nelle Regie Gabelle i

Davkl Antonio Luigi, Tesoriere della città di Sassari i

Dcliperi Cav. D. Cosiino i

Dnprè Vincenzo, Sotto-Commissario di Guerra i

Delrio Raffaele , Scritturale nel Commissariatt» di Guerra ... i

YieWlaXa. Gas.' Gav'uìo , T"ice-Intendeute generale di Sassari . . . j

Denegri Rev. Francesco ,


Teologo collegiato i

Dc-Francesebi , Negoziante i

Deiitala Notaio Gavino, Segretario dell'Uditorato di Guerra . . i

Deiitala Cav. D. Francesco ,


Avvocato i

Dessanti Teologo Gio. Ambrogio ,


Canonico Penitenziere Turritano i

Delogu Rev. Antonio, Beneficiato 2'urritano . i

Deidda Rev. Francesco, id. id. i

Deirio Dott. Pietro Paolo, Canonico TiuTitano i

Deliperi Rev. D. Antonio ,


Arcidiacono Turritano i

Daga Gavino i

Deinurtas Lorenzo i

Dessi Notaio Antonio i

Deirio Giuseppe i

Dentone Gioanni ,
Sottotenente ne' Cacciatori Franchi .... i

Dottori P. Bonaventura, P'ofcssore di matematica i

Da riportare . 363

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— 283 —
Riporto , . 3i)7

I^dà Donna Raimonda dei Conti d’Ittiri i

Leda D. Pepino del Conti d’ittiri, Capitano nel reggimento Cac-


ciatori-Guardie I

Ix>dà D. Stefano ,
Conte di Mont’Elva i

Ix>inbaii Rev. Antonio i

TiOvagnino Gianmaria i

Miindida Salvatore, Farmacista i

Mela P. Ignazio , Pi-ofessorc di fisica i

Marchesi Enrico ,
Ingegnere del distretto i

Manca P. Gioacliino ,
dei Servi di Maria •
i

Miirro Nicolino, Assistente del Genio i

Micsina 'Salvatore, Baccelliere in ambe-leggi i

RTurtida Gio. Battista ,


Negoziante .
'

Melis P. Francesco, delle Scuole l*ie i

Maniuita-Scliintii signora Cihiara i

Musso Cav. I). Raimondo Conte di ÌMonte-Santo i

Manfredi Cav. I). Diego, Censore diocesano. Giudice della Reale


Udienza ' . i

Mura Rev. Teologo Felice, Canonico Tiu'ritano i

Manca Simon Dottore D. Angelo ,


Arciprete Thrritajio .... i

Marongiu Dottore D. Emanuele, Canonico 'Turritano i

Mortineddii Gio. .Antonio, Notaio civile della Reale Governazione. i

Mannii'Manca Cav. D. Luigi i

Martinez Cav. D. Pietro Marchese di Muros ........ i

Manca Cav. D. Giuseppe, Gentiluomo di hocca onorario di S. M . . i

Morello Aulonio, Chierico i

Mee-Fois Gavino ,
Studente i

Muc(ditu Michele, AvK'ocato collegiata i

Manca Cav. D. Diego Luogotenente Colonnello ed Ajutanfc gene-


,

rale delle Milizie i

Manca-Isolero Cav. D. Simone i

Da riportare .
'

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..
....

— 284
lìijwrto . . f\i j.

Miirl iiipz Antonio Vincenzo i.

Mura P. M. Bunfìglio ,
</t't Servi di Maria i.

Nurra Avv. D. Luigi i.

Niecidu Avv. Collegiato Francesco, Delegato della Nurra e di Pnr-


to-Torrex i

Ogiano Gio. Maria, Studente di chirurgia i.

Ogiano Pietro, Chierico .


'
r.

Orrù Nicolò i.

Pisclu'dda Pietro , UJJlziule di cavalleria i

Pisano Gio. Maria i.

Pas Rcv. Gio. Agostino ,


Baccelliere in sacra teologia i

Piras Antonio, Chierico i.

Piiliga Cav. D. Gioannicco . i.

Pas Rev. Vincenzo , Beneficiato Tun'itano i

Pinna k\\. Vrsmcc&co , Segretario del Begio Governo ».

Pinna Avv. Francesco Maria i.

Pittalis Avv. Giacomo, Professore d' instituzioni civili .... i.

Piccolina Tommaso, d/c<//atore t.

ViniiA k\\. Gìo\ann\ ,


Assessore della Beale Governazione ... i.

Tiretto Gaetano , Segretario civile della Beale Gos'crnazione . . i

Tiretto .Angelo Maria ,


Architetto civile i

Porclicddu Pietro, Notaio civile della Reale Governazione ... i.

Pinna Tommaso ,
Baccelliere in ambe leggi i

Pieroni Giacomo i

Pilo Avv. D. Andrea ,


Collegiale di belle arti i

Pisano Gio. Maria i.

Polo-Usai Rev. Sacerdote i

Pichetto P. M. Angelo Maria, Picario provitutiale dei Ser\’i di Maria i

Pizarello Luigi ,
Applicato alia Segreteria del Begio Governo . . i

Pilo-Manca Cav. U. Michele ,


Capitano i

Pais Cav. D. Ignazio i

Da riportare . . 4^5.

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..

— 283 —
Pala Salvatore, Scrivente I

Pala Antonio ,
Studente I

Pinna-Delitala Avv. Francesco I

Piccolina Antonio Luigi, . . I.

Piga P’r. Gio. Crisostomo, •Syaeswfe f/e’ Owe/HWi/Z . . . . I

Pompeiano Rev. Gavino , Economo del Seminano Tridentino . . I

Pompeiano P. AI. Antonino, dei PP. Donwnicuni I.

Pensis Francesco I

Quesacla Cav. D. Francesco I

Quessa Fiev. Gavino, Canonico Turritano


Queirolo Giacomo, Negoziante I.

S. £. Quesada D. Raimondo Marchese di S. Saturnino, Ministro di

Stato , ec 1

Rapallo Cav, D. Luigi ,


Comaiulante la città di Sassari . . . . I.

Rugiu Angelo Alaria

Rogliano Giacomo I.

Rugiu D. Giovanuico, Dottore in ambe leggi , Decotto c P'icario


generale I.

Rugiu Cav. D. Alatteo , Avvocalo collegiata I.

Ricardino Basilio ,
Capo-Sarto de' Cacciatori Franchi .... I.

Rogliano Carlo
Radicati P. Gio. Pietro ,
Prefetto delle Scuole Pie

Ramaroni Gregorio , Assistente nel Genio civile

Rugiu Cav. U. Alatteo ,


Presidente ec
Serra Cav. U. Gio. Antonio
Serra-Serra Cav. D. Giuseppe
Salis P. AI. ,
ex-Provincude de' PP. Conventuali
Soldi Giuseppe, Tenente de' Cacciatori Franchi

Sulis Avv. Giovanni, Professore d’ instituzioni canoniche . .

Serra Avv. Alaurizio


Solinas Gio. Battista ,
Causidico

Da riportare .

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.

— 286 —
Riporto . . 4^-i
.SjKiiio Fr. Giuseppe, dei Scivi di Maria i

Satta-Scrra Giiise|)pe, Ih'ocumlore coUegiato i

Sechi Giuseppe Luigi, Bacellieve appi, alla Segrel. del R. Goeerlio i

Sotgiii Avv. Giuseppe, Applicalo alla Segreteria del Regio Goeerno i

Sequi-Bertolotti Avv. D. Battista , vice-Ccnsore diocesano ... i

Serra-Tealcli Signora Vittoria i

Solinas Notaio Giuseppe i

Salis Pietro ,
Awocuto coUegiato .

i

.Soro Ilev. Tommaso , Reneficiato Turritano i

Sanna-Tolu Vincenzo, .r^wocato co/A’g-wto i

Siilas Antioco, Z^/’oc/ertito/'e co//e^/ato i

Sircana Gav. D. A.n\.oi\icco , Sostituito Avvocato fiscale Regio presso


la Reale Goeemazionc i

Soliiias-Achenza Aw. Michele, Assessore della R. Goeernazione i

Siccardo Rev. Franc^isco i

Solinas Gav. D. Perico i

Sogos Rev. Bacchisio, Tt'o/oi^o i

Spina Dottore Emmaiuiele, Teologo i

Soro P. Gavino ,
Piqfessore di sacra sa'itlura ncUa R. Unieersilà i

Sechi Notaio Sebastiano i

Scarpa Pantaleo , CAicriCo . . .


.'
i

Serra Antonio ,
Teologo i

Soro Rev. Teologo, Direttore spirituale nel Seminario Tridentino i

Sini RalTaelc i

Sotgia P. Gabriele, deUe Scuole Pie i

Sechi Francesco IMaria ,


Farmacista i

Solinas Giuseppe ,
Maestro d'arti liberali i

Sechi Avv. Vincenzo ,


Segretario della citlà di Sassari i

Sasso-Spano D. Gio. Andrea, Ciutlice detta Reale Udienza, e Regio


Ficario detta città di Sassari i

Segui Cav. D. Francesco i

Da riportare . 6i3.

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..
......

— 287 —
Riporlo . . f)i3.

Serra Gavino ,
/wo-/?o«o/'c in teologia i.

Saiitucciii Anna Maria i

Spano Antonio Francesco i

Tola Cav. D. Giuseppe i.

Torchiani Salvatore, Negoziante i.

Tealdi-Sori Lazzaro , CoiW'oUore della Regia Tesoreria .... i

Tcclde Gio. Antonio i.

Teddc-Carcasona Avv. Matteo ,


Prefetto del collegio legale ... i

Tiscornia Michele, Negoziante i.

Tedde Ilev. Antonio i.

Tanda Avv. Gavino i.

Tiragallo Carlo '


i

Tavolara Andrea , Negoziante i

Tola Salvatore, Scrivente i.

Tamponi P. M. Pellegrino dei Seivi di Maria


,
........ i

Tealdi Tommaso ,
Negoziante . i

Torta Carlo ,
Foriere maggiore de’ Cacciatori Franchi .... i

Usai-Manno Avv. Giovanni, Assessore e Regio Avvocato de'jiovcri


presso la Reale Governazione i.

Usai Avv. Stefano, Sostit. Avv. fiscale Regio presso la R. Govcrn. i.

Uneddii Rev. Gio. Francesco, Canonico TeuTitano i.

Uda Gio. Agostino ,


Chirurgo i

Virdis Avvocato Felice i

Verdura Giuseppe, Negoziante i .

Villaminar .Avvocato Pietro i.

Valdettaro Francesco, Negoziante i.

Verdura Bonaventura ,
Negoziante ,
. . . i

Vitelli Avvocato Antonio ,


iS>otto-/«/C7it/e/j/e i

Virovello Nicolino i
• •

Virovello Maria Teresa i

Virovello Felicita i.

Da tiporlare . 6/|i

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......
.

— 288 —
.
Rijwiio : ; 5/|3.
Valle Ciò. Battista j.

Zerboiii Mansueto ,
Negoziante i

Zirolia Gavino ,
Notaio civile della Reale Governazione .... i

PORTO-TORRES.
Appietto Luigi ,
Spedizioniere i

Bargone Stefano, Cb/n;«mar/o /na/'inrt i.

Roggio Carlo , Commissario della dogana i

Galletto Angelo ,
Spedizioniere i

Diana Salvatore ,
Beneficiato i

ALGHERO.
Arrica Monsig. Filippo, Vescovo d’ Alghero 3.

Adami Teologo Caruiine , P/'o/èifo/’c (Zi .*.

Airaldo Rév. Canonico ,


Arcidiacono i

Airaldo Canonico Agostino , Ih csidente del Seminario Tridentino . i

Arcaine Cav. D. Antioco i.

Arni Raffaele ,
Stangìùcre maggiore i

Y^àTfs&M ìiVìche\e , Ajutajite maggiore di piazza i.

Bidoni Cav. (
di )
Maggiore di Piazza i

Casti Ignazio ,
Farmacista i

Cani! Rev. Elia, Beneficiato i.

Cani! Notaio Agostino ,


Cancelliere della Curia vescovile .... i

Deiitala Cav. Ciò. Antonio, Gentiluomo di camera di S. M. , e


Censore diocesano , ec i

Dorè Teologo Felice i.

Delogii Cav. D. Antonio i

He\og\\ Ssi\y AX.ore, Ripetitore del Semiruirio Tridentino . . i.

Demontis Rev. Teologo ,


Canonico teologale i

Dorè Notaio Ignazio, Segretario dell’Intendenza i.

Dclitala Marchese D. Fernando i.

Da riportare . bjA.

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— 2R9
Riporlo . . 5^2
Diana Ignazio sotto-Commissario
, di Guerra ......... t

Era Notaio Giuseppe Maria i

Fresco Canonico Raffaele i

Garibaldi Carlino, vice-Console Inglese . i

P. Gian Battista d’ Alghero ,


Guardiano de' Cappuccini i

Gallesio Canonico Michele i

Lavagna Cav. D. Giovanni, Giudice enu;rito della Reale Udienza . i

Lostia Cav. D. Effìsio , Intendente i

Mariotti Rev. Canonico i

Manno Cav. D. Effìsio, Canonico j

INIanno Cav. D. Gio. Antonio, ileg'jo Tesoriere i

Priinas Canonico D. Nicolò i

Pes di S. Vittorio Cav. D. Antonio, Gentiluomo di camera di S. M. ec. i

Passino-Cugia Donna Marietta i

Sequi-Nin Canonico D. Gavino ,


Decano della cattedrale .... i

Serra Cav. D. Gaspare ,


Maggiore in 2° della piazza i

Serra Commendatore D. Cosimo, Luogotenente Colonnello nelle

Regie Armate i

Sasso Cav. D. Michele 1

Simon Cav. D. Vincenzo, Vicario generale capitolare .... 1

Sannino Teologo Carmine i

Vitelli Cav. Antonio Agostino ,


Maggiore nelle R. Armate ... i

Vitelli Paolico i

Vitelli Gerolamo 1

ORISTANO;
Bua D. Gio. Maria, Arcivescovo 1.

Bresciani Gaetano 3.

Consiglio Civico i.

Carta Canonico Serapio i.

Defenu Vittorio ,
Alunno del Seminario Tridentino r.

Da riportare . 602.
'
Voi. T.

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..
.

— 290 —
Riporto . . 6oa.
Frasso Rev. Canonico i.

Sleloni Dottore Ignazio ,


Arciprete della Cattedrale i

Spano Cav. D. Antonio a.

Scinta Rev. Salvatore Angelo, Canonico i.

Salazzar Cav. D. Raffaele ,


Luogotenente di Cavalleria i

Toelde Teologo Salvatore i

ROSA.
Are Notaio Francesco
Cugurra Cav. D. Francesco
Dejana Avv. Antonio
Farina Notaio Francesco Antonio
Gioia Avv. Gio. Battista
Ibba Giovanni ,
Commissario di marina . .

Meloni-Massida Dottore ,
Canoidco
Meloni-Massida ,
Vicario capitolare ....
Parpaglia Cav. D. Pietro
Panzali Teologo Pietro Maria
Pinna Notaio Raffaele
Ragia Medico Antonio
Spano Rev. Francesco ,
Beneficiato . ... .

Serra Cav. Antonio Alberto, Censore Diocesano


Sechi-Sallaris Avv. Giuseppe Maria ....
Uras Cav. D. Battista, Sindaco della città

Urgu Rev. Gio. Antonio, Beneficiato . . .

Urtis Rev. Giovanni

CASTEL-SARDO.
Businco Cav. D. Carlo, Canonico i.

Budroni Rev. Stefano ,


Canonico i

Cresci Antonio ,
Segretario cicico i

Da riportare . . Gio.

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.

— 291
' ìiiporlo . . 63o,
Marras-Gallianl Rcv. Canonico i.

Ogiano Rev. Giorgio, Canonico penitenziere e dcario generale. t.

Sanna Rev. Francesco, Canonico i.

Solaro Cav. D. Gavino, Sindaco della città i.

TEMPIO.
Capecce Monsignore D. Diego, f'escom d’ Anìpurias e Civita . . r.

Consiglio Civico i.

Collegio delle Scuole Pie i.

Guglielmo Cav. D. Gio. Battista i.

Pes Cav. D. Pietro Paolo i.

Pes- Ventura Cav. D. Giuseppe ,


Sindaco della città i.

Sini Rev. Francesco ,


CV/«on/co ^eo/og'rt/e i.

Sanna Cav. D. Salvatore ,


Luogotenente nelle Regie Annate . . i

Scano Rev. D. Antonio, Segretario del Vescovo i.

OZIERI.

Airoldi Rev. Gio. Antonio, Baccelliere in sacra teologia .... i.

Rasoli Rev. Salvatore ,


Benejiciato i

Basoli Notaio Pietro Paolo '. . . . i.

Biblioteca del Seminario Tridentino i.

C.arta Simone •
i.

(ihessa Cav. D. Giuseppe Michele i.

Carta Cav. D. Michele, Luogotenente di cavalleria i.

Frasso Rev. Quirico, Vice-Parroco i.

Y iMxeraJO
. ,
Custode generale de' Cappuccini . ... i.

Grisoni Avv. D. Francesco, Censore diocesano i.

Gaja Cav. Salvatore i.

I.adu-Tola Cav. D. Perico i.

I.adu-Tola Cav. D. Gio. Antonio, Sacerdote i.

Ladu Cav. D. Antonio Michele ,


Sacerdote Teologo i.

Da riportare . 657 -

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...


Riporto . . 657.
Lopez Luigi I.

Manca Rev. Giovanni, Canonico teolo'^alc e dcario generale . . i.

Murazzu-Fois Rev. Pietro, Ripetitore nel Seminario Tridentino . i.

Manno Cav. D. Antonio Michele, Sindaco della città ..... 1.

Marcello Cav. D. Giovanni Maria i.

• Pietri Gio. Andrea ,


Dottore Medico i

Prosperi Rev. Salvatore i.

Rossi Luigi ,
Negoziante i

Satta-Ladu Cav. D. Antonio Michele j.

Satta-Ladu Cav. D. Gio. Maria ,


Sacerdote i

Sircana Avv. Gio. Antonio ,


Delegato consultore 1.

Seccjui Cav. D. Antonio Luigi ,


Sacerdote 1

Tola-Secchi Cav. D. Francesco i.

Tola Cav. D. Costantino . 1.

Virdis Gio. Antonio i.

Yirdis Rev. Pietro ,


Canonico preside del Seminario Tridentino . i.

NUORO.
Nieddu Cav. D. Salvatore ,
Sindaco della città i.

Pirari-Sulis Pietro, Baccelliere in ambe leggi i.

Puxeddu Giacomo ,
Medico i

ALES.

Deana Avv. Giuseppe 1.

ATZARA.
bianca Rev. Giuseppe i

DANARI.
Cugurra D. Gio. Maria , /le/torc i.

Corda-Massida Cav. D. Gio. Maria 1.

Solinas-Serra Donna Antonica i.

Da riportare . GSi.

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...
..

— 293 —
Riporto . . 68 1 .

BENETUTTI.
Angioi-Mulas Cav. D. Gio. Maria i.

Carta-Angioi Cav. D. Francesco ,


Cen50/’e /ora/e i.

Carta-Angioi Cav. D. Giuseppe Michele, Direttore della Po^ta . . i.

Masia Tommaso, Chirurgo i.

RITTI.
P. Antonio d’Alghero, Guardiano de' Cappuccini i.

P. Antonio Maria di Cuglieri, Vicario de’ Cappuccini i.

Band ino Rev. Francesco ,


Baccelliere in teologia i

Convento dei Cappuccini ^


i.

Codias Gio. Antonio ,


Mw/ico i.

Cannas Rev. Sebastiano, Vice-Parroco i.

Diana Teologo Domenico , Pievano i

Farina Rev. Mauro , Sacerdote j

Filippi Giuseppe Antonio i

Naitana Vincenzo, i.

P. Giuseppe Antonio d’ Alghero ,


Ca/yjMt'C7/jo i.

BONNANNARO.
Pala Teologo Salvatore , Rettore i

Vargiu Rev. Gio. Antonio, 5actWo/c i.

BONO.
Mulas-Arra.s • •

Ruju Notaio Luigi , Pro-Scrivano della Curia i.

Sotgiu Giuseppe ,
Stanghierc maggiore i

BORTIG ALI.
Fois Cav. D. Stanislao > •

Marongiu Raffaele ,
Baccelliere in leggi '

Da riportare 703 .

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..
.
.
...

— 294 —
Riporlo . . -o3.

C \ RG EGH R.

Solinas Cav. D. Gio. Ballista i.

Scarpa Teologo Giovanni , /lettore i.

CODRONGIANOS
Solinas Cav. D. Gavino i.

Damiano Antonio Maria i

Figoiii Cav. D. Miclielc i.

Piiina-Soro Rev. Nicolò ,


yvro-Z?ottore in Teologia i

.
• CU GLI E RI
Caini Antonio Giuseppe, Notaio i.

Cliessa-Panzali Rev. Gio. Maria ,


Canonico i

Caria-Santoni Rev. Edoardo i

Caocci Notaio Salvatore Angelo i

Caddeo Notaio Cele.stino ,


Scrivano di Margìdnc i

Deirio Rev. I.eonardo i

Dorè Teologo Pietro ,


Vicario parrocchiale di Macomcr .... i

Fois-Nurra Cav. D. Giuseppe Maria i

Pois Cav. D. Pietro Luigi i

Fanis-Delogu Francesco Luigi ,


5c/wa«o f/i Cnglieri i,

¥o(\i\\sTeo]ogo 'Rico\ò, /irciprcte della Collegiata di Cuglieri . . i.

Fois Cav. D. Gio. Battista i

I.edda Rev. Bacchisio r


Ixnnbardi Avv. Antonio i

lajche P. Francesco Maria , dei Ser\<i di Maria i

Leoni Rev. Antonio, Vicario di Boroneddu i

Milia Notaio Luigi i

Moretti Notaio Giuseppe, i?e/e^ato i

Marras P. Gerolamo, Priore dei Servi di Maria i

Da riportare .
. 728 ,

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. ..

— 995 —
lUporto . . 728.
Pes Giuseppe Felice ,
Notaio 1

Serraluzzo-Cailoni Cav. D. Cristoforo 1.

Solinas Rev. Francesco i.

Sannia Rev. Pier Raimondo , Vicario PaiTocchiale di Senno ... i

.Straullu Rev. Bardiglio, Vice-Parroco di Mucomer i.

Secchi Cav. D. Bacliisio 1.

Soro Martin’Angelo ,
Chirurgo i.

Toia Cav. D. Francesco Maria, Regio Prefetto della Provincia . . 2.

.
Virdis Francesco Antonio, A'otoio i.

\'idili Gio. Battista, Abtoio 1.

Virdis-Scliintu Felice i.

DORGAI.I.
FancelloRev. Vincenzo 1.

GOROFAI
Dorè Rev. Antonio , /'7ce-i?ettore i.

Dorè Rev. Fedele, Vice-Parroco i.

S. GAVINO MONREALE
Orrù Giuseppe Maria Baccelliere ,
in amhe-leggi 1

GHILARZA.
Corrias Rev. Ignazio ,
Rettore 1

ILLORAI.
Sauna Gio. Raimondo Notaio ,
1

ITTIRI.

Are-Serra Teologo Diego i

Carboni Luigi » •

Da riportare . 748-

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..
..

Riporto . . 748.
Gainbella D. Giuseppe , Teologo Rettore 1

Guttierrez-Pilo Cav. 1). Giuseppe Maria 1.

Pinna Antonio i.

LAGONI.
I-TÌ-C:il)ras Antonio Salvatore, /)e/<'^atofo/WM/<o/’e 1.

LAERRU.
Oggiano.Vinbrogio, Ae^03 /V//itó 1.

LODE.
Nieddu Rev. Giovanni, Rettore 1.

S. LLSSURGIU.
Clierclii Rev. Salvatore 1

Deiitala Cav. D. Stefano 1.

Firino Rev. Leonardo 1

Ix)riga Giovanni 1

Massidda Cav. D. Francesco Antonio 1.

Melloni Cav. D. Francesco Giuseppe 1

Maddaii Rev. Diego .



1.

Mura Cav. D. Gio. Maria 1

Mura Rev. Francesco 1

Massidda Cav. D. Gio. Battista 1.

Melloni Rev. Salvatore 1

Massidda Cav. D. Martino 1

Melloni-Dèjala Notaio Luigi 1.

Mossa Filippo Francesco 1

Niirchi Rev. Salvatore ,


Dottore in ambe leggi 1

Pintus Notaio Gio. Maria , Delegato di Montivero 1

Pinna-Sanna Francesco, •Scma/io 1.

Da riportare .
771.

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.

— 297 —
Riporto . .
771.
Salaris Notaio Francesco Maria i.

Serra Rev. Baccliisio i.

MARTIS.
Addis Salvatore, Farmacista i.

Bosiiicu Cav. D. Francesco i.

Bosincu Cav. D. Angelo i.

Piras Rev. Leonardo, Ficario Parrocchiale i.

Sanna-Obino Cav. D. Leonardo . . . i

Salis Notaio Gavino Luigi , i.

MORES.
Bulistreri Gianmaria i.

Cossu-Murga Notaio Giuseppe i.

Cossu-Melloni Notaio Salvatore, ZJtrcWorc 4/e//ayoos<a 1.

Cubeddu Teologo Angelo, Pwano . i.

Fanis Notaio Antonio i.

Isolerò Cav. D. Gavino, Sacerdote 1.

P. Nicolò da Ploaghe , Guardiano de’ Cappuccini i

Parpaglia Cav. D. Giuseppe i.

Piras Cav. D. Antonio Maria 1.

NULVI.
Fais Rev. Baldassare, Decano della Collegiata
Pinna Baccelliere Francesco , Delegato . . .

Piseddu Notaio Salvatore, Scrivano della Curia

GRANI.
Manca Rev. Giuseppe, Vicario perpetuo i.

Sini-Zedda Bartolomnieo i

Da riportare . 893.

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1 ..

— 298 —
Ri/>orto . . 8()3.
OSCHERI.
Diana Teologo Pietro , iieWore i.

OSILO.
Altea Teologo Antonio, C<i7K)7j/t’o i.

Casa-Bianca Teologo Antonio, Arcipruh' i.

Gioia Salvatore % i.

Mangatia Salvatore, Beneficiato i.

Manunta Gavino ,
Capitano miliziano i

Piga V incenzo Farmacista


,
i

Piras Paolo, Pix>-Dottorc in Teologia e Beneficiato i.

Sanna-Tolii Teologo Antonio, C’a7»ontco i.

SannaBacceliiere Pancrazio, Canon/co i.

Tolu-Serra Gianmaria ,
Canonico i

OSSI.

Mura Francesco KnKonio, Baccelliere c Delegato i.

OVODDA.
Satta Teologo Antonio, ^7ra/’to/»a7rocc//<u/<.' t.

PATTADA.
Virtlis-Chessa Rev. Stefano, Vice-Parroco i*

PERFUGAS.
Catta Rev. Giorgio, Vice-Rettore i.

PLOAGIIE.
Camboni Gianmaria i.

Cossu Teologo Salvatore, Rettore i.

Spanu Sebastiano, Dottore Medico i.

Da riportare 81 .

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1 .

— 299 —
Riporto . . 81 .

POZZO-MAGGIORE.
Arni Notaio Gio. Battista i.

Coi da-Nieddu Cav. D. Pietro i.

Calaresii Rev. Nicolò . i.

Dcttori-Pio Rev. Salvatore Antonio i.

Dottori Cav. D. Gio. Maria, Sacerdote i.

Deiitala Cav. D. Salvatore Giuseppe i.

Melis-Giola Antonio i.

Meloni Rev. Pietro Maria , Rettore di Mara i

Pischedda-Dettori Rev. Giovanni, ^/car/o Parrocc/Ha/e .... i.

Pinna Cav. D. Felice, Sacerdote i.

Pinna Francesco, Dottore Medico i.

Sanna Vincenzo i.

Sauna Giovanni .*.... i.

QUARTO.
'
Serra Notaio Gavino, Scrivano . . i.

SEDILO
Manaj Rev. Antonio Ignazio, Rettore i.

SENORBI.
Serra-Bologna Donna Chiara t,

SILIGO.
Ladii-Tola Cav. D. Salvatore i.

Tola Cav. D. Salvatore, Avvocato i.

SINDIA.
Zedda Cav. Salvatore Angelo, Zt’o/o^o i.

Da riportare . 83o.

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...

— 300 —
Riporto . . 83 o.
SORSO.
Fois Antonio Andrea i.

SU NI.
Pischedda Rev. Antonio, f-'ice-Parroco i.

TIRSI.

Branca Rev. Salvatore, Bacci-llirre i.

Chighini Teologo Pietro, idcYvvyofe i.

Ferra Cav. D. Gerolamo, .Yw. e Delegalo consultore i

Flores Cav. D. Giuseppe Serafino i

Majore-Chighine Salvatore, Notaio u.

Nurra Cav. D. France.sco Maria i.

Porcheddu Francesco Giuseppe, Notaio i.

Ruda Rev. Giuseppe Maria i.

Serra Rev. Gio. Giacomo i.

Simula Salvatore, Notaio i.

Siglienti Giuseppe Maria , Dottore Medico i

Siglienti Rev. Salvatore i.

FISSI.

Masala Rev. Gavino, Vice-Parroco i.

Virdis Teologo Fiorenzo, Rettore i.

URI.

Palombella Rev. Gioachino, /)o«orem /eg-g-e e ifettore . . . .• i

UNIFERI.
Rugiu Rev. Giuseppe, Vicario Pait'occhiale i.

Totale . . 849.

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Cn/t prr/iiissionc.

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