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DEGIVOCHI
CHE NELLE VEGGHIE
.
SANESI SI VSANO
DI FARE.
Del Materiale Intronato
ALL'ILI y S TRI SS IMA,
& Eccellentifsima Signora Donna,
Isabella de" Medici Orfina
DuchefTa di Bracciano
1153! '«o
IN VENETI A,
Appretto AleflandroGardane»
M D L X X X I.
tO STAMPATORE
a'l s t t o r. i.
A i non
. ,
A. Givochi Gravi.
DEDe grommali
l l' magoni giuoco J 8.
S>J.'
fj o i
lj*
Del ^t. B.C. ioj. i7<?
Dell'^trMub 60 o$
;
£. Pwf reali
bfBtyiccì 14. 49
bc'Boccacci n. 41
Delle Bejìemmieridicuhfe 5!
Della Bajfetta $<S. i»*
,
T ^£ V L ~6
Dette Belleparti
^ g4
Delle Bugie
^ t
lQ(5
C. Crani,
Tiacemli.
Detta Comedia
Della Cicirlanda
m
64. 3»
Detta Caccia (timore 39. 13-7
Delle Cirimonie 67. 11 o
De' Corrieri yi.
De'Cittitt&tfpfi $o. 125
De'Cittipiccitti Sy, 125
23. Crawi»
T Ji V t U
Delle Difgvatie
108
De 'Difetti comportabili, & incomportabili .
126. 230
he' Distrati _
127. 23»
Tiaceuolt
£. Crai».
DegliFpitafii
' 108
De gli Errori inumare 134
F. Grani.
C. Crani,
Si* i°° P
Tiaceuoli,
Del Gufo «• tf
4
DelGridare un'arte 4*
4 a*
2* UV L U
H
&egiHoflìì & delle imitate 54. 100
I. Gratti.
Del?Inferno «émorojè
34 <j$
Dell'Imprefe
115/189
Dell'Immortaliti
66
Dell'ingiurie
85. 12$
Delle Incantatoci
74, 87
Dtgth^mn .
, 247
Tiacemlì»
DegvrriioumeUi
5. 35
DeU'irmidia 3. 31
L Tkcemli
.
De'LattoratQTi 88.154
Delle Lufmghe
4 j. 8$
Delle lettere aperte c 3. ufi
Dette limofìnel & depreghi 38.70
Detta Lettiera
$ 2»
DeJfe Lettere j Qr ^ 7
DeUelmgue 6 u io
j
"MiGroHÌ.
Delle Ttfarauiglie 1 7 J. 15 j
Del Merito I 2 5. 2 itì
Delle Minacele 84,1 1 j
Dette
TUKOL *f.
Delle metamarfoft. 7 f• 1 5
\$ o .a 50
m
DeJfe melenfagi?» l % 1 .2 1
$6. 69
Del medico. IOJ. 170
Delle Monache, &de Frati diftribuendogli uffi-
ci? ... ;. 37- è9
Del male che bene et metta. lofi. 175
Della maggior parata 7 2,II 4
Della mutola 31* 4*
Della^aue. 49. 98
Della T^oueUa 100. I
0. Cwkì.
Tiaeewolt,
DeUùrecchia 34. jtf
7 Jt V L Jl
Del Ob ella è bella 78
T. Gratti»
77. 117
Dellapiubellaparte d'un innamorato 6. 13&
Della pittura 112. i8t
DeUeproue p8. 1^5
Della pace 87. izj
Ddpettegrinaggfo u$. i^r
Del proposto 1, 21
Delle parole t & de' cenni 3< 3*
Delpefo 32. <5^
DelVodeflà 7. 35
DelTellegrino
37
^ Ovati.
Dette Treccole a 8, 67
De'Tinti 30, 6j
Del Tempio antico 44. 84
De'TamcU $7. 77
F. Cmkì. .
PROEMIO.
Ocuoso alcuni nel ha
da un no-
uerfi a partire
luogo, doue fieno
tabil
co diletto qualche
fiati
tépo. mettere in carta,
come in breue regiftro »
le cofe più rare chehabbiano,o vedute,o
fentite mentre fi trouarono quiui prefen
tÌ,cofi per dilettOjChe prédono di ridurfi
a memoria quello,che tanto gii piacque
loro come ancora per poterne inoltrare,
quafi vnritratto, à coloro, che nó hanno
vedute mai quelle cótrade, 11 co (toro ef-
fempio parendomi di feguitare.Eccellé-
tifsim:i& Magnanima Signora,poi chep
la profefsione legale, & per gli itudi p u
PARTE PRIMA.
li e andando il Sodo Intro-
nato à Venetia per alcuni a
f
fari dell'abbati bog^i Car
dinalGàbarafuo Signore, et
paffando prr Siena , difegnò
di fermaruift alcuni giorni
,
per rivedere ipa> e ti,
&
gli amici fuoi, dalli quali
traflato alcuni anni lontano. Et e/sedo cjuejiafua
paffuta neltempo,che finite le guerre mutato
gouerno,fotto lafperit7 ad
uti fìcuro e: lungo ri-
x
im-
prefa . ns(on negherò Intronati miei difie il So-
,
P ^ Et
. ,
je T \ T E
-
U
E t s'egli è gran fatica il conferire , non è ancor
picciolautntural'efir berede del'acquiflato
Et tanto più animofamentc dovete andare innati
,
quanto haucte ancor uiui , presentì ali uni &
degli acadwi antichi , liquali ui faranno flcnra
guida t & ui moflreranno come in quefli primi m
ti babbiate da fendere tali , Eccoui l dote Ufimo
deftdera
te fi fapere & efperien*
in chi confìglia,
Et con tuttoché mi trouajfiagittare pri-
jjtf. io i
? ^I 7A U. ii
per ucro quella uoflro Ungo diuortio, non perciò
ftede meno atto a dame qualche ammaejlrd
utile
fi tolgono per
lunga intermi/fione della mente?
onde quel buon mufico, che già una uoha cantò
bene , per non hauer cantato alcun tempo
, non
z6 ?' ^£ RT E
to)cb'io [pero ,
che queftafia per effere dìqitelh.
cene di 'Platone nell'ai cademiajelle quali fi pai
tma tanto fodisfatto Timoteo 3 cbe dìceua,cbe co-
loro , che emanano con "Platone ne fiauano beni
. Palliamo par
tutto l'altro giorno ( diffe il Rac-
colto) ch'io mi credo, che fe non di quelle di Tla-
fendo
.
T \I 7*1 . 17
fendo inji romita deboli imperfetti, 1 & & die
luRefltr. adoperati agcuclmcnte fi fiancano , au^-
&
-non folatnetùe hanno ritrottati fuarchi , ri/lo
. . con-
,
condolano »
gli [pinti fi rifiorano , & Intelletti
3.o ? *
trtbutre . T^on die prima , & tlTolonteo& jft<
Toli:ocon lahi o ^endemia , chiamò Ut
che-fi
Grande non hmaffero [coperto queftomodo d'in-
trattenere fila come in tutti liprincipii delle co-
itl Pro*
ei,iita co ^' C ^ e "™ k f0 *
& eSlim altro firn
V tglW jì' 3 i
dice tipropofico rispondendo j & cofi fi uafeguita
do finche il cerchio finito fia , & poi s' incornimi*
capitolo , defiriuendo ,
quando in liena incapi
del Tifandolo vide fare , fenica ricordarfi forfè-
d'hauerb tett-e net Furiofo. qual capitolo de
ferifi ancora ilgiuoco -cte-noi f dell'invidia®™!^
,
ckiarrtatHó
,
quando ft uà a percuoter una ptrfo- &».
'
mSfcfau
conuien che lo tenghiamoper molto anticopoiche
uenga da unamolto antica deriuatione . "Per-
una uotta
cioche Cicirlanda, fecondo ch'io intefi
dal Maluicino fittile offeruatore della antichità ,
colui
è parola corrotta da ghirlanda pcrcioche
che hautua la poterà del domandare fi poneua,
come ancor haggisufa, in luogo eminente, &
chiamando quei, che jlauano in girò, acaòche
afcoltajfero , & ubidiffero diceua , o ghirlan-
j(5 v a \T E
accorre ogni dì fra di noi queflo giuoco in diuerft
maniere t & in quelli in particolare quando ft
V \1 TA ^A. $g
aggiunfì io una uolta i il porre ad ogni perfona ut»
nomefi di uitio-,0 di uirtu,o di qualche altra qua-
lità.Comc farebbe a ad una cofian\a,a un'altro fe
grete^aiadurìalto ardire, & coli degli altri li-
mili , & qùandogia da tutti era flato detto il fuo
dtfiderio,iò comi Signore del giuoco prefo uno de'
deftderyrai contati foggiunfi che per adempire il
4i t u \r E
àque giuoco porge motte perfettione •
Quefìai
uoftra moderna intentione( foggiufe il Sodo ( la-
qttalal mio tempo non era in ufo , però uedett &
s'egli è nero ciò,cheioiti diceua hoggi,cbe igiuo*
chi & gl'intertenimenti delle donne, fon di queìk
cofe>di cui meglio igiouani, che i uecebi s'incedo-
tmoua
««otw tw<t >.e£ hkoho piaggio ragìonemlmente
chiamar fi dee. Et fe ben innany anchoraal-
l'^icaden.ia . Grand? alcuni giuochi velia Città
jtrafancìulle^ratCofiba^&uiliueduti.IUaha-
uendo ragionato a bafla\a dell'antichità degiou-',
chi, &
dtmoflrare ancor chiarmente ) /è io non
fono ingannato ) come fieno fiati modernamente
dalla iioflra Zucca notabilitati,& illufirati t ua-
glio che noi andiamo cercando bora, che cofa fie-
no quefli giuochi <& di quanteforti /è ne ritroua-
noy & che coft allagrofla la diffinitione ì & la diui
ti»
43 T» ut \"T E
no adeffo da miei penfien)affar-tenendo cotaluù~
ce genera ley ad altre cofe ancora, che fi propongo
no in brigato per donerai ragionar fopre^ Elia no
minaua,opiacemley otgegnofa, perche come nel
la diuifio de giuochi fi dìrà.dctmi de giuochi fono
ingegnofi,& che in prote\ry a,& acute\\a digi-
tilo con(iftono,alcun altr i , che con Un certo piace
noie scher^o,rifo, & allegrerà uanno dettando.
che
TSfefuor dipropofito fon pofèe quelle parole ,
fìa fattada moderne autore, &
guida ditale at-
tione ,percioche molte cofe fi propagano da fare m
lieta y & amorofa brigata à line di diletto, lequalì
T jl E
48
to audace quacuno à direbbe tante perfine, qu i
te fona in quel libro introdottele
regole, & fejìi
pio del dialogo trafcoado . Hon mego già , che
non fi poffa per intartenimentopropo> a ihntli d e
madama qiteliomipar bene di potere àffetmm
nome di giuoco, ne anche
eh. non meritano
conueniua giuoco chiamare, Ufo m* f* ^ mo co
me imrebbe ufi*fetta
cortigiano, &
le codìiioniet le qualità , che gli corner • Mono ,
habbiafatto^rdinadupoi,
feuno un fogno ch'eflo
ne data fia
che ad ogni fogno la fua interp etratio
giornata del De
Et pero mi credo io, che ciafeu na
giuoco chiamare,poi che fopra l
cameroneftpojfa
nomili
medi fimo foggetto narrano tutti una
da f altro diuerfammte. Et anche in difefi
funi
quel poter cta-
del Cartiglio fi potrebbe dire, che
&
feum opporre, cotradire intorno a
quelle qm-
Cortigiano, fi
ìitLcbefoffero fiate defiderate nel
cena
ceua che propriamente giuoco dire fi potefjc . In
qiteflo modo(dtfie il Sodo ) quando qualche In-
tronato fa una (cttìpne
, qualcìie folletto del Ve-
trai cha dtchiaràdoji dourebhe gioco chiamare^
già che può etafeuno
argomÙattio contradire ,&
oppore nanamente, fopra quello, che dal iettare
fiajlato raghiortato . Et però diciamo più tafto,fe
paruogliamo difendere il Castiglione ,cbe net Cor
tigiano largamente q uefio nome giuoco fofie pò -
fiop.r ogrìititertenimetoyche ragionado fiftceffe
o fi proponeffefr adone Cofefo bepoi,per ritorna
re a quel die uoi dicefle dclnoucllsre, che
tlnar-
rarfi nonelle uariamvte a cerchioni potrebbe cbia
mar gioco, ftcedofi, come ìlei Decamerone, uaria
mete intorno a qualche thema a
fin di diletto. Ma
iodiffide giuoco non era quello, quando fi narra
mafemplice murila, comefpejfu fra belle dome
occorre,fen\a cjfer però io materia dtfatioleggia
re, &fn\a the altri fia doppo noi tenuto a far il
mede fimo. Viacemi(di(fe allora l'attonito la
dif
che del giuoco hauete data,
fìmtioiie &
la fua co
j
ftrmatione mjìeme . mi fa foLmente dubitatone
ihrouare qualche giuoco ,cbs pur giuoco doma
fi
da, &da quefla diffinitione che hauete data no
pare ebefia comprefo.fi come uegiamo
ejfer ilgio
cof de Biflicci , perche propoflo eh' io haue/Jìque- Giu -
pò
io baitejfi.quel ch'io uolejfi, et ch'io fbaueffì
bau-
rei quel che uorrd > perch'io l'haurei , non uoglio
fitti ch'io
DM
no bo,percb'io no l'ho oner quell'altro.
jl\$o7y \odimcffer Tadino de pa^i "'era unt
pac che lauaua U pe\\e, uenrie meffer Taift
,
%pm
tojìo, che giuochi chiamarft
dourebbonoyZ
v ; . degna
T \T-1H jt. /
degna,& hdeuolè fiaftata la. uoglia.s & l'elàtio-
ne di ciafcuno , o per contraria-memèuole bia-
lo
ha»
franagliela diuiftone de giuochi, che ne
in me fi fio meglio pti
te data et per cofermarla
fi
,
uno confeffo di
uolettcn lafcio fimilparte, o al
abbruttito^ ^
quejh
.
54 T *A E T È
dee qualche cofaa (fittila dona ,che perla parató-
ie fia vecor fa, &
qualche altra che per l atinaivé
vjfc ;
t\.. ». tareuaf.o
pàrcuano, & n.o facedo altro il giudice fr/ulnete
chf o premiai e,o eodvmare, btjógw di .
ncn-Jfar
riamcnte,cbe molti fieno iginoc}»iii<ju<ilis& giti
dice, &. pegno jnteruruga. Dall' altra paytv T r.
, che da i/ ^ioii,
dimutote farà quella delia-mutola Jlcfìa
nome a tutti gli altri di quejia forte quando ciaf-
cuno fen^a poter fare motto , on,uto alcuno prede gLu. 1*.
£ poi 7 chiacchiera. Ci
r>e"u fo r ei a toauv$gk !a nàdàdofì
'
tocca
V 1{ I 7H jt. 57
lecca a dire y cht mifaal cerchio tutto rifpode,cbe
tifiche tifa&t egli replica , mifa la talcofa , di
cendene una di quelle, che propone hano,et cofidì
mano in mano . Teràoche quello nopur ha della
chiacchiera, ma deU'mitatione ancoratala perfo
na a chi foffe Meramentefatto male iraitaduli, nel
proferirei nel dir lamìteuole. Sarà ancor fotte
qutftafpetie il f giuoco delle Treccole,cbe uedono >*-
no partedofi, Lt
fuo ingegno, dal fogettopropojìo
fodisfattione poi del giuoco è allora ,
quàdo barn
guidato]
do delto,o fatto tutti quei del cerchio , il
fi quello,
che non può fopportare , fiche guar
te noi dì non aggiauar troppo , co quefiofipn
baurehbe detto ,
t0 di, woltofi a quella donna
j(
in tal animai fi è
corrotto/ Et m Somma t<n
afai
parola , @
t0 fi
avvitò perla bocca quella bella
, che
quelle pouere gentil
incoftgramfammiera
puuDoueuano (diffe il Man-
donne non poteuano
altre la fera diCar
Cueto)far,come fecero alcune
da *
nouaU l'anno pajfato.Tercbeproponendofi
nel quale wfcm
Sìouam di uolerfar un giuoco,
hauer qualcb
%nunatto di prefentione potcfje
cruenta dipianvl
lavwdi Cameuale, una tale
jUm
cMandt.onoaddojfo., che coluUafctando
comincio
ìiuoco ,&pot ufeendofi della franca ,
Etpero(fegutmlSoé
penfare dlaquarefma.
non è da porre molto
mnan
potete uedere, che
Xia » ^elgimcoWdarbeccareilficoalluccello^
IJme se cbejapete, fi
d'uccello,
fa pigliare alle
&
done
mandad*
u,
ctfa in chiacchiera fi
rei cbel mio uccello beccajfc
nel talfico ^M
ricordare il fuo fico ,
ua nfpondei
nache (ente
egli,ma quando
nelmiofico non beceberagia
ui a
«riti che più t ojio
nefte da effer beccato ,
'
.
Jffatalvuccelh.perciocheimiltgiHocinpei
•p f^.J In a. 63
Te il uero * hanno troppa /coperta fuccidtuga y &
p'. b indegnidiUe nobili orecchia. K(on mi piace
ancora che fra perfotte nobili , & eguali giuochi (ì
propnng a , dotte con bafloni , « con ma^aburront -
co,
tp»tr£ piacere altrui fi
procura. Et perciò neri ap-
piacmol] gio-
prouo pei benfatto quel reputato
V'co del Gufoycbe talhora ho ueduta fa re
m Mpo-
t\ nendoft la brigata in cerchio,
U guidatore/« con
glt jta ap-
la mano m
atto mi uolto a colui, che
cingili
pretto, &
egli fcruir dee Umedeftmcm
allato di mano in mano . Ma' i giocatore wUclj
prima le mamMfr™ l
'
attand uoUo a cdu 1 * '
. Ondi
nenmant
tòlge fewy ch'egli fe «accorga
Terciochefegucdo ilgioco, ognuno per*
il Gufo.
dttla caggione del
njononjtac
fi,
di lui rìder >&
che*
1
viuacounacofagraue
qualcun ponendo,
be un mortaio , nella falla a
dare una cofa ,t
un'arte piglta>& a ciajcunftfa
accommiato,
m iShumento per quella tal arte
&m tacitamente fra
falò fi ne
n feM° ^f\a jt
coki poi eh' a uolergli dare la cofa riftruata
gioco quando fi tiene una della brigata cogli oc- Dtl1 Ac~
rapprefentare mi torna t
fio Inferno amorofo.
,
poteffeacquiftar la beatitudine
d'amore co»
fi
(opere fen^a la fede ,& che coljèruire ,
fen\ak
lealtà d'amore fipoteffe meritare
una diurnagrt
neU'infernal chùh
tìa . Et un'altro diffe , fe effer
feruito un folo ^mo-
firo uenuto , per non hauer
re, & per non hauer tenutaunajòlfede, Ben
fìpotrìt
è «t
ck
pene^che fojfrifie una perfona amado,pareua
che dimore fojjt
fipoteffe con ragione affermare,
in quello mondo undolorofo inferno de uiuentij
f
fa Tempio di Venere o di Cupido, dotte andai
'
ancora che
fono da fchifare ma i comandamenti
d Cietrfanda fi fanno che fièno macchiati di
aite-
drap-
V 7{_ 1 Tri U. 6$
arapprefentarfi alle Tragedie ufficiò delle qua-
,
cadete (
ntiferie pure che mole qual dica quello
che moderno che ha tentata una nuoua & ,
mitra a i cicli , che conducono in tale cala-
mitali e miferie le perjonc di tanto merito ri-
cmpre , & ofcura la compafsione , che babbitt-
mo alt' infelice cafo occorfj di colui in que-
llo modo) Raccolto nell'indice de'giuo-
difle il
C i*.
cbiprokibiti,uoi douete ancora certamente por-
re il
f giuoco bello, & placatole
mona- delle
che , & de frati quando a gli buomini nome -
fdiro
f giuoco parimente^ nel qual pur i nomi de
frati potendo ft gli uffici^
, fi d'Jiribuifcono , 4I- c^
tri fagreftano , altri campanaio , altri poi bac-,
celliere 'nominando, Cr le monache altra di,
t
fpenfiera , altra portinaia , altra piferm^em
t
chiamando , & dapàviffyerwetttura fi camm*\
fi* adir mali\tf'una monaca ymofirwùfo che f&
70 ? *À J^_T E
radei ufficio fm^il compagno non pur
la fcufit
tiinfteme , &
che del uno fi uegga quel che nel-
uadano alminiftro&
l'altro fi fii,& che laccufe
,
core-.
dpemtentiere.SÌ ufitua diffe il Sodo, di far
Gin. »8. ^ * ajuoco , in un'altro modo ancora , cioè , che
JlVmkw fi face**
fcdepr.^ a( cettare a cafaduna donna ,
di diuerfa
arriuatoLe.
pegola >et andaua
&
ghi
limoftna le domanda
innanzi con un laudato Dio,
" ;
conuento ,
uà ,& ella bor interrogandolo del fuo
dteetta di dargli qualche cofa
hordefuoi digiuni ,
,
'
fi
in Imgopublico , & fieno di moltitudine gli ait
•
. : M 4
7
1 T \T E
'& dicendo .
ejuaft Eccoiti un Maeflro delgiute
jifameute ,
desiderato .
&
Ma dlHeltV) perciò la Corona d'ariana por-
tata le ho, della fuàtefia neramente degna pa-
fi pentirono
Onde.nacque che quella fera di
dire.
to .
fuo tempo, &
di poi madandofi in chiacchiera,^
•a ""dette. t
T \1 M . 85
dette. Tercioche colprender in tal cofa fìmile re-
folutione, viene a fodisfarea quatogli e flato irn-
poflo, & in tanto no fi affatica indarno , dotte non
pm buono effetto fperare , perche nel nero, tra
donne, che non babbi ano intelligenza infxtme,ma
più tofio,come fpeffo auuiene, inuidie , & compe-
tente fìeno fra di loro ,l' una guarda in uifol' altra
&non [amai cafra, che Maglia . Accade ancor
qualche uolta, che colui , che al giuoco ha da dar
principio non fi finte di uena , onero altre fanta-
sie per la teflagli fi aggirano, di forte , che punto
in buona difpojìtione non fi troua , bora in tal ca-
fo,dtrei y ch'egli doueffe di quei giuochi fcerre> do-
ue chi li propone e un femplke relatore , nt fi po-
lle arte, fatica alcuna , lafomma il carico del &
giuoco fopra qualcuno altro ponendo, come fareb
he il giuoco dell'arti delqual parlammo di fopra ,
-
• • fi fi
%'6 ^ ^ n_r £
re farUfpia^eroilmaejlroafarfiponeffe,qual
che [offe carta d ba-
hor tanto conjidaffe dì fe ,
tterà porger dilettatone.
Ma ricercano cotat
e con-
viuoebi umgratia articolare t che a pochi
f
S quejìa
«h Ja\imcbi V amtrap4ando,di
Ì.i protonuordelgrocoada^ticarnmsbab-
^"biajhauete ingioio delle quiflioni ,
allbora, che
ma qm}Uone,0
« chiamando dite guatarti, et loro &acutjctm
dubitatone d\Amor proponendo,
impugnar dee af-
Malfatte foftemre, &qual
donna , laquale doppo
finando ,eleggeanche una
addotte,
? batter fentite le ragioni
di qua, et di la
altri quiflwnanti,
dando loro nuoui
Jdivadue
fletto dadifputare ,&woua donnaeleggnté
eghamoiu
Sfa hud$mfca, %elqualegioco campo, tr
Poca briga ,
ballandogli Umetterei*
tubbij, che fieno
communi
o maino morofi
2> B^l M U. 87
tinte farebbe, Se ji awa/wr efcff/«te /w <fej?f«9
Scl'amorfen^agelofta fi ritrouaua,Sela lotana-
%aactrefce,o fatimifee l'amore, fe meglio ftal'a-
rnanteletterato, che C armigero, ftmilt, perche &
che fono chia-
ti pefo reftapot tutto fopra coloro ,
capitan-
dubbvj> che fapere batterebbe uolutoje
mtdefnns
do quel mede fimo ttecclno con quella
prona nella noftra città>un amantefi doueffepor*
re^Wauutntura della fpada , &
una gentildonna
» che a
T> \ l vi. M 8?
the fentiffe amore hauefieda metterfi al rifchiv
dellaghirlanda,^ perciò cofì dall'una , come del
l'dira proponeua quìftione Vaghi . & belli furo-
ta lealtà
» &
però meglio era U lajaarla tn
quel'
come co*
ladubbiofacreden\a. Doueiadonna,
ta CjmUf
bellaauuerten\agiudicò l'altra, che fu
grande dt dijgram.
fa yra7iia,quejìorifcbiocofi
donne co» mag-
non corre Terciocbe amando le
.
cbegli buomimns*.
gior difficultà,&piu di rado,
di donna, ogm
fanno,& con ogni tepida aftttiorte
piu caldos &
ardente amor d'huomo
appagando^
mojherebbt
Uttofolodi prouarfialla ghirlanda
ire leitalfe^no d'amore,
che ne douerm l'amate rt
• • come
9z T? AT E
come colui che era tutto difpoflo ad amare Fili-
ella non uokndo effe Fmifiello «e*
fea, quando
fi a ,
daproporft in giuoco qual delle due Signori
con più ragione &
pi» altamente eleggefk jA
quella che amor feguetido elejfe l
amato da lèi
premiar band
l'altra che deprimendo Podio , di
|
lequali colui era amante , & l'altra l'haueua
I tletto,feir\a cbe,foffe fiata
dalui vagheggiata, fo
lamente per lo fuo ualore , co tutto che amata da
altri gran cavalieri fi ritrouaffe. Et ttenendo que-
lle due forelk a contefa di cui l'eletto Caualiero
cjjtr doueflbjl padre rimift la decifione in giudici
I liquali fentet iarono,che più beUa&piu meriteuo
1 le elettione quella di colei fojfefiata ,
che haueua
\
il fuo amate voluto . ^tncor che'lgiudicio foffe di
I uerfi (rifpofe il Sodo ) fugmfia nodimeno Cuna &
I f altra fentk~7a,pQÌ eh' egli era diuerfo cafo, perciò
x
[ V -. fipoffano
94 T^^rE
ftpojìanofcerre di quelle che ui fono
apertamen.
totm
yamente . Et quefio e'I modo di ualerfi di
perde ci»
doueèpiu lafpefa che'n tauar ui fi ,
\
fofttor defìati. ^inoiin quefia parte non pare al
n -vi. 49 .
r*r k naHC dìpejò , è fiato cattato quel-fgiuocOf
bellina, che ogni donna dopò l'bauere elette dueperfont,
u=
"
perfuc piti care de gli huomini prefenti , chefm
per qualche paffaggio neUanauefiardebbano.tì
uenendo poi per lagra :
tt pefia,gittare mode dot
in mare , habbia da dire qual de' dueuuol che fu
fcmmerjò&qual faluato,& la ragione,che la in
duce à talrefoluiione.Da' Corfali ancora ueggii-
c. 50. mo tffer tolto quel\ giuoco , che delli fchiauìfi
t'cu'aui
. tbiama, dotte ilgouernatore del giuoco fingendoli
mcorfale,ilqnak habbiapofiiin cattiuitd etprt
fi fcbiaui,& fchiaue tutti coloro, che hanno da fi
re al giuoco, moflra di condurli' n mercato a utà
re, facendoli bandire a ttn per uno al più ofierett,
| G i fai,
ioo T
*A \. T E
fai,dkendo,cbe molto accommodato, & ncceffa-
rioglipareua,chea tal effetto fojfe quel uerfo .
hoftf
U
&
m '^tro
tg} u oco,quandopojlo a molte done
il no*,
F* G % m
tot V A. J^T £.
un nome di tarocco, &
qualcun di poi a dichiarar
chiamando, per quale cagione ftimaffe, che a qut
fio&a quello il nome d'un tal tarocco foffe fiati
r>Ut'*
Atr.motutte ledine della uegghia fieno una fchiera d'k-
• magoni uenute , come nemiche de gli buomini
per combatter con que'giouani , che quitti a Mug-
ghiare fi ritrouano , coluiche tiene la maggiora-
la d: l giuoco una delle donne , uno de'giouani &
chiamando qua(t come commune padrino, li fi a
me^ro della foia uenire , &
commette alThuom
che dica,con qual armi ferir intenda la fita nemi-
ca ,& all'Amatone con qualforte d'arme ptfi
'dopò ,
dopo ilgiudicio della prima coppia , (t fa nel me-
dicamo narrato modo « tnir U feconda ,&la ttr-
\a,fin che ci frano done & buominiatti a cofìfkt
to combattimeto . Similmente dalia mirabil poti
7fi,cbe da' romani ukne attribuita alk Fate *efla
to poflo in a fo il | giuoco che dilli Fati fi appella o*u.
Ul
nel quale prefuppouedofi ciafcuna delle donne ef-
J£
fare una Fata, fi
ordina coliti } che tienili cura
delgiuocojcbe ogniuna chiami a fe ungiouane , o
due , facondo il numero della brigata , chs a ueg-
gbiar fitruoua,& che li dica t omeper una tal cor
tifiamo feruigio ricevuto nel tal tempo da lui,o
per' alcuna bdLt fartele habbia inlui comfciuto
(&(ìa cojiretta ad efprimere il particolare ) ella
e dijpofta,come Fata di molto potere a fa rgli ma
notabile, & fommagratia.'Pero conftderi com'el
Uptto sformare gli elemeti, tìr comandare alla na
tura delie cofe,& domandi, che ogni fuo defide~
rio farà adempito , perche non fojfe per tornare
in danno fuo proprio . llgiomne di tal offerta con
tccommedate parole gratis rendendo alla Fata »
dee chiederle quello,cbe per meigo della fnapof-
|
re deW animo ielle donne era fpeffo nociuto jet pe
I rò colTetrarca configliandofi dweita dire. Etpia
tetterà bauernefora dapeggio.Tarirnente dal-
I la publita Conferva , che fa delle attriti fcritttt-
fi :
re fu trottato il
f giuoco dell'\Archiuio. Tercloche Giù. so.
I andando male per trafeuraggione \ & per litri-
I et conferita ,
laquale ft chiama l'^trchiuio delle
I ìittfe , doue cìajèuno cofì Intorno , tonte donna be
I da portare qualche uerfo , o rima, o qualche altra
I mentione,ched'efìer conferuata degna gli paia.
I Qnie ciafemo della brigata dir dee qualche cofa , "»
I " fin
I «6 P^^TE
fe ilgiuoco delle lingue. Ter cicche propot&do, chi
fibauejjcda imitare il tempo delta Torre di Ba-
bel,fi patria ordinare , che ogni uno parlaftc qud
che parola, o dicejfe qualche motto d'm linguag-
gi'} l'uno diuerfodall' altra , & da poimandadok
in chiacchiera il jho linguaggio s'hauejfe da parli
rej& quel dtaltro. Etquado lamefiola foffe pojli
in terrafutti in un tratto haucffer da dire il pre-
fa linguaggio Alenale non importerebbe^ chefojft
"
di diuerfa prouincia come dello fpagnuolo, del to~
defcOfér delfinglefc aumene,pur che efedo d'uni
prouincia medefima umiffe per manifeftar ditterfi
Jelie
^cjjifojfero à ueggia , chi diceffero una bugia , Ù
quatopin apparete>et falene foffe , tato farebbe il
ti
te diperfona rapprcfintare m
fcena , fatta lor
compagnia itatmo a pre?$o le comedie all'impro-
uifo mi diedero occafìone una uol
rapprejèntando,
Udifarcmgiuoco, da me chiamato il giuoco
f clu g
iella Comedia, nel qual moflramio io quanto lieta delùc*.
et che
baueffe ungrannumero d'amanti che co-
,
euoidiqutfionuono fpedalc de pa^\: inno,
ati i.RjfpQfckdirtiChe conuerrà che fìa d'un
H gran
II 4 V ^^ T&,r^-impatr^
J
qutUicbe
SYAn ricetto ,a capir /diamente
queflo non è egli tolto,
fcono per amor noflro^ fli>r
dee Umagp
Giu „ da quel \ giuoco antico, quando dir fi
<Wi» viorpa-rna che faccia l'Imam innamorato}
00+
;^°VqueU'ahro checiafmn dica douendo impa^arp
,
^ gì'
it
l
•
//o da ebbro
mal fua moglie
, #d
fi
tutti affegnatido
j
(iòftaccergvkadaUa mutole^* fua , perciodM^' : >
''
I fimprc aUàpr^fèti^dt tei mutolo ?e(lana, et g?a
I
fare uno de gli baomini prefenti. Qndè f h)f£>
I dona fu d.-tto che rifarebbe la metamorfofi d'J&ì
I tufferete , percioebe Offerendole l'animo ,
a>r\k
I riguardando ella con lieto uolto, che chi l'ama le
1
1
I R
muoia per
V
'^B'
nuffione d'ottanti, èra neceffarìòt
H 3 che
the anch' ella per tal crudeltà fojfe corutertita in
faffo.Et una donna douendo dire la trasformata,
ne d'ungiouane , ilquaUfaceuamolto il bello,
ti diTietre,
nati che dopo dilmio Dtuca*
attefo il
&
'
"
tria andare innari net progreffo dall' amarene' l ti*
pò illuogo, &
il numero de circolanti lo coportaf
'
re a t iafeuno una parte di belila, & poi pigliait-
H ^ preja
prefaper manoda un gioitane , & guidatala «pi
1
che, &fiajcoltano di uiui di bei referitti . Co- &
? I me una uolta auuenne in cafa d'un nofìro acadmi
I ungiona»e> che a quefiogiuoco fuppli-
co ,douefit
una fola . Vm
donna fentij incora , lavale fin
plicaua dimore , che la làfeiaffe itinere libera 1
lontana da 'fmiltgami per l'auuenire , come
l
^u
«in. I ì.ginoco delle
-delle fauie^ ,
palaie ha facto trottare f'i
nel quale ogniuno raccontare t
dicendole, qut
iritrt Hna dfaa la fra bravata
"Decorreva ,
egli torto rkeueffero feper cafo , o per
iìjgratia, operfuo merito ciò gli auueniffe piuto-
donna,& 8
foicbc per uolontà della il] giuoco del- f*
*
kuendette e poi quello, nel quale ciafeuno dir dee dette .
:unt
i ! fcmo un fanciullo , & che a l'imitativi fanciulle
•
I fca ogniun debba cantare una di quitte cannoni
I puerili, &poi mandandoli in chiacchiera fi canta,
1 U fua quella d'un 'altro ,ne fermò quel fgÌHo-G'"3 -* 9'
I <o,ch£ alUfattefefi chiama de',Cittipitcini,quanr^^
'f 1 do fi finge , che ciafeuno à guifa di fancmUmo
'-[ àieggia qualche cofa alla mamma, come dire ,
1-
1 mamma uorrei la poppa, mamma uorrei il licci** .i J*
Ifl &dapoi imitando la uoce, &i gefii de putti t fi .«*
ftì manda in foggia di chiacchiera il fuo atto mo-
li iofacendo, & quel d'un' altro *
nei
116 P/)(.TE
nel narrato modo , & ccft fe ne paffa in chiocchi
Mi Io direi ( dijjeitufutfta il 'Aiétt/futto) ebeti
tiiont
dipiavga.dt lforno, &
dellauatoio, Molenda , a
dei {oc. gli buomini ft'jj'ero quei , che dìfjero le mone
*• fi*Qa,& le dvwie quelle delfoi'no,& del lana
iojacedo che ciafeuno racCùntafk una tmoua,ù
qui bauefte /entità dire
, &
andando poi in chìa>
cbiera,un buomo hauerebbe detto ,in pianga fid
ce la talnuouat &fu chi diffe, d'bauerfentito di
Mforilo la tale & chìfcntiua dir la fua
, , dica
si-
JelCor-
quella, & quella d'utì'altro, Horda quefio "fgìa
nefit tratto un'altro pur di nuoue , ma di Com
ri, nel quale fingendo^ quei della ueggb'ta Cffl
rieri ,
ogni uno baueun da dire una nuoua che $
fortaua , &poi pacandola in cbìacclxera Jìgr
daua una nuoua,una nuoua , dketiafi la fui, i &
quella d'un' altro . F.tqueflo de' Corrieri {diffe
Trafiagtiato ) diede occasione -a quell'altro del
«re »per"
At 1 ^ eJfere ^ at0 a^a P°ft a in impagli
re. d'alcuni de 'circoftanti , per cercarlor lettere , i
ceua s clieucnehaueuano trouate alquante dà
aperte , che andauano ad alcune perfine, che ejttì
di proporre qualcuno di
nliouiipofetiilofifitì^^
moki c aftyfopi adequali dal troitator del io «Tonfi.
g
(taglio fi Àefi^^comfatebb^theeiafcm^*'
^dr^^prm^pot'efjefmevplae^.
ta [degnata . Cbttimedio potrebbe trouanm
orato,pcr l&crarj? dà'lacci amoxofi .Qttal
potejje dar un' amante per
afficuwl*;don~
ut mat a d± l us>v, et perfetto amor tbeltpprtè&
& soft degli altri: Eifogna bette anumire, rArftr •!
|
tatuando contiene più d'vn'attion fola è biafi-
mta , &fi come anco non fi concedi , altro , che
I vnafauolamiftadiduccafi, & non di più , cofi
! parimente nelg moco,mn conuiene,che più d'una
cofa.o di due al più fi debbafare . Vercioche io ho
130 t a \t e
dir ut deefopra , no babbia da pefarefe no ad una
con-
cofa fda,o a due al piu.cbefin duecojèfipuo
cederebbe contenga un- ornato giuoco . T^onuo-^
fa diceria , ftuenne al
dare dek"anne!lo , &tl-
innentionei»
t abbracciamento nutiale » laquale
uero porle molto dilettoper le circofla^e bene
ejk
creiv
tenne qtf fila gioitane nelfarelojpojo ^Bcllo
the ut farebbe partito (diffs il Manfueto )un coma
iamento di Ciarlando. , fatto non e molto tempo
in una uegghia . Verciochc fu ordinato , & con
tutte le folemiità efiequitOy ebeungiouane
fi do-
n"Mh "
qual uoL'ua , che l'anime morendo non andafjen
adefUnato luogo, ma trapaffafkro di corpo in cor
l'anima di colui che adeffo è huomo t wM
p 0ì wde
m che dopò la morte in uno animale ,come fareb-
|
lare forigìne de Filofofi,& t eccelleva loro,racco
tando quàti beni nafcéjfer mai della Filofofìa . Se
ntuenepoi fopral'opere,fopraicoflumi,& fopr*
lanatura de'Fdofofi difcorrèdo,quàtoa torto fof-
fero tenuti a itile dimoliràdo,& difcedèdo alle bel
I
U,& uarie opinioni citi filofofi tenute haucuano
trriuò finalmete alia opinione dtTitagora infor-
mali' anime . Ma ragionò alluogo [opra tal ma-
teria ,poco al tempo, & al luogo accomodata, che
toglievdtgli ogni gratta ,
riuolfein fafiidio quel
doti- ]
JJ^/M^. tj 5
le, &
per molto rare in amor reputate , VunajU
d'mgÌQttanejbediffe, come amando egliferule
mete ma dona 3 &pafsado fpeffo % come dagl'amo,
fa^>er la cotrada,doue colei babitaua,
ti fi
auene
ctìungiouane fua uicina nelttederto quindi paffa,
rt,fiaccefe grandemente dellefue
maniere, mapet
? ^ ì iti U. 1 37
fee co/ cuore afflitto ,
coftpiacedo alla mia nemica,
rigitardaua l'accoglicrìqe, & ifauori che gli face
ua.Intentenni a talgiuoco anch' io(diffe il Fraft*
gliaio) & mi ricordo,che quefiafu tenuta da tue
limia bellifsima pretta , fe ben la Giudiceffa , U
quale era una donna piena di motti , eloquen- &
ti, per far un gentil di/petto a colui che detta
l'haucua , non nelle mai ammettergliela per uerà
prona , dicendo che più lofio ella era chiama*
a ejìrema poggia , & un chiaro fegno , ch'egli
Unto indomita ,
&uelenofa farebbe beat'il dar
,
I
5g .
1» ^ *
<k /e yì «anfojfe fo'caf ciatort,et co' canta que,
da dette,
effe? cme
farebbe,fe uolendo narrarti)
r
de'nomipojìi ,/»
fornente nel (ito ragionamento
accorga*
che coloro a quali furono poti i fene
mettere delie palmati
fa lor con rifo de gli altri
hauer detto,hauete fatto bene, come uà
per non
ua il^iuoco ^frv{i diriralboraftudiofamenteti
.
quattro 4
tanta uelocità , facendo un gruppo di
cadereparecchi inflfl
fei de nomi pofli , che farà
,,
re ad un tratto . .
'•tt»•
SRI
,
DEL DIALOGO
DE' GIVO CHI
DEL MATERIALE
I N TRON ATO.
PARTE SECONDA.
c v, '\
n^l
ICvn i feueri' auditori fi trami-
no [indicatori dette attimi attriti >ck
il mondo,
fé nonfoflerjiate
le ^icademieì & qm
do fe ne andarono elle aU'occafo Jè non allora , chi
l'<Academie dormirono un lungo & profonda fon
v
,ma le f acuità, &
Unipiu liberali .ht chd
gU<*
conuna mirabile injlitutwm;ha compost
mi
s'Tzcoy^D^. 147.
<m de-fitti academki à quelU-tfanquillità diuh
tt> & a quella fincerità di coflumi , che tanto ite
%z dijcorfo ,
però trapaffando alprefente a ragio-
nar di cokrojche hanno da effequire , da porre &
mpera ìlgiuocopropoflo, dico, che tutto quello,
the hanno ia fare lì giuocaton ( che coftmì pare
I
uer meflieriatutti coloro , che doue fi facciali
fa
iht I
giuochi fi ritrattano. La prima delle quali fi è,
ninno inuitato ad entrare in gioco dee rkufar di I
laprofefsione y i I
farlo, ancor che, o per Ìetà,o per
peraltro rifpettagliparefie non conuenirglificpet,
pre^
cioebe no glieffendo difdiceuole ihitrouarft
ferite Jone fi fanno igiochi.no
dee filmare, che gli
parte loro,
detti altrui, non uogliono metter su la
quel;
Ut per ciò fi come necpulti Greci eia fi ritta
l'urbani;
\là legge, o btua-,0 fi.parta,ceftpate,c.be
tà dettine li animi'mi-decreto, che quei cbefouA
iattt%gbia,ogMPtki'io, o fe uàdam w . Et quefii
ualereiiim
ulcantare]o nel dannare, dir-an di non
ttruenirc a fuochi, &
ne moleranno ,o difpiace
dirpreyo, perciò- he, il proceder in cotal
ma-
re,o
ifi.cbcnonbabbu naturalmente
minutane ai
n :ggendal*
mcofi che tra Li brigata ft faccia ,
l uigHdnijiimu' t morirerà t atte» ella il
.
.
.
>
X 4 bmr
151 ? ~4 T E,
bauerla in pregio ,per non dar dife , mal indic» t
& io ho cono/cinto di quelle, che co tutto, che no»,
{4 tócca d'àjfetto t
K 4f KT
&per tenerfi in cotegno.lian-
•
fl
prodotti Ver<
no fìeno)iati naturalmente al rifa .
grani;
che, ficome io non lodo lojlare molto fu la
per ue-i
ti, cofibiafimo grandemente alcuni, che
w«,
dere appressare nelle ueggbie coloro,che fon
uolen^
chi di piaceuoles{\e,& che burlano fempre
mettere,®,
tien,anch'efsi a motteggiare fi uoglio
che in uece dirij'04
lo fanno con tanta di fgratia ,
muouonofaftidio. La onde con tutto che difpcikì.
di noi ftefù , &i:
fa (ìa,p:ir bifognae(Jer giudici
,ji
quel chela'natura ciindim, (apere conofeere
in tal a' ti' udirte , & naturale inclination '
, fe uw,
fofpet-
,
S EC IS^D *A . i
J7
fìfptttare , che ciò non nafta , da qualchefantafia
fkleft aggiri per latejìa. Et eia mi piacerebbe
(bedaile donne [offe offeritalo , non jolamentc t;el
principali ,&
Jìudio,dt farfìgrati quei giovani più
che,o pe> lettere,® per cauailcna^ o per altra qui
ao attillato , &
leggiadro, che letterato , &4Sk
corto. TerchedannopJtrdandereahitn'hcbem
riuerano taliìora in ueggbutco una
Zimarra <M
,
ta, &
con certe pianelle all'antica, coms de fi
hi
ro , &
non amato tan to fe ile fu quanto fono
poi
per buomm
uenturamaipiu ueduta, perciocbe
conofcert,
dipicciolalauatura io talmodo ft fan
mojìrado di tener fe flef^àamolto ,
& difiirmrt
j
ptéte, &
fi porranno a
contare , come una fera it
difputa fantasie*,
in aualtht
'
i$4 t kA \y K
fuor del cofiume delie cattate femine » ma
mere-
t rke benigna, &gentile , come Baccide neh" He-
quell'altro
L 4
J
i6l ? U l^T S
per biafimare una donna , che focena gra fattoti
Z>>0,
.
S F, C ^ D U.
che gli auanti defiderauo, coltigl'tdiffeìeb*
i 6 j»
Jp»» i
fi
ride maggior la dtfficultà de l'hauer a ri fpoit'
Te inpropoftto.TUgpaffiindo più 'Atre ,bifogna **-
ttertire ancoraché qu&lhor cofa m emuien din /
L
ut non fi hanno da tagliare mai? *Affai bene i
il Mafueto )m
fa me che diceffe una uoUafdifle
gentildonna, laqiìale effendouifìtata da unmei
co delgiuoco,& dicendole , che nottua darle qu
che bon rimedioper rifanarla,dijfe} di grattai*
ftro non uolgiate affaticami perche io conofit
m
r^tt i0) nepatgiaàme, chexwk
émna.(JiJ)e
~,
Tetrarca t'^triofio, & Dante rifpetto a
de quali fa dimejlieri il fapertte molti,
2t % non
ila T «A \- T E
non falò per cagione del giuoco del uerjìjfem^
ma per molli altri, che occorrer peffoM.* comt
«Hft. no faràfra gli altri, ìl f giuoco delia
yentura,jiti
*=Ui utn jnodoych'w lo nidi urta uoha fare , , cte «W
dati gli occhi ad ma perfana , & dicendo , cbt
MB « M. ."Con
wm
SS'COV^D JT. 181
Con biotta Marna lunga 'Comodata. Quejìo me
dtfimo artifìcio fu tifato in un aitro gioco, ditto d
^giuoco della "Pittura , nel formare la perfetta "*
1
bellona dell'animo, ifcégliendo le più falle parti tur*/'
dell'aitino delle donne prejèrtti, et efprimendo eia
% lì "troppo
1 troppo bene rijolaere. Et intorno attlmprefe ,fo
chequefiimieicopagnibanogiapiufadefideratQ
4\ fmtir*M{ decorrere a perfona
intUete , comefc
te HObperfaper la natura t &
la diuerfna delle im
I hi parlando , &
gl'infilò, &
caflrò di manie-
ri 4 ra,
r« y che partita 'ddfoggettoftatotytqtti a par.
lare con quei pratterbl', per efprimére'i fkii-ctà^
tetti . Horuenendo de'prouerbi , a pattare , j
, fecondb-akx-
tnpilt apprettati, è uh celebrato detta per uh
certa nouità notabile, perciocbt bifognache ilpn
ttvrbiofta ufttato , & in bocca delptipolo, maxht
fia detto, & cotnpòjtom un certo modo non com^
mune ne ordinario , Etienne cofe fi trottano poi ,
che hanno conformiti ^fùr ukinità colprouerbìo,
fi come, e la fenten\a, il breue detto,ehe ttoìnwt-
tochiarmamo,la fattola , la parabola , & antm
H gergo.
ma con la feniè\a ih particolare , femplitemttt
figfa&doltijja tanta famigliala il prouerbio,cbt
aldi fewft
gli . lo reftò tanto appagatointorno
de'prmerhi, che maggiormente fonfatto deftdef
qualche cofafopra l'imprefe, ne mt
fi d'intendere
no ardente è la mgUa in riodiqiiefti altri , comi
non ni
fa nati
da loro jiefsi conofen potete, $ che
fo l'eftinguemeqHtfìaJ-te.'Poi
che pr
uoleie cht t
ff E d 6 H^B U. . ijjì
iÉ"f»e , diusrfe da quelle che in fòpràitèfiè s in eh.
de
$ yf 1^ T E |
ben li-
heroico. Et quindinafce la uera ragione, [e
tri ha dettoyche non fi può trouare,chefi e[eludo-
no deli'imprefe le figure Immane, perche effendi ,
ageuolmente»
le comparatiom,p'.tr potria forfè
compiti
ritar rìprenfione, d'hauerfatta talhora
SECO T^D r 99
gitoli di tal Lino Indiano , perche quitti fi confer-
mffero le ceneri,& il motto era.f ^CCET^-
DIBILE. Dìpiu , le figure per Vimprefe ordina -
H mgtiùno effer tali , che per farfi cognofcere
non ci fia luogo di coloro, odi pittura alcuna,
ma ciò in quelle chs fi propongono'a giuoco non
importa per effer elleno referite dalla jka uiua
uoce, come auutnne d'un imprefa d'un noflro In-
tronato, che con la dichiaratane la fece parer uà
yi, doue per l'ordinario farebbe flata reputata
ima di quefte, chefanno dipingere i Villanelli nel-
lemefìoleper carnouale,percioche ella non era al
tro , che un cuore poflo nelle fiamme , con colore
dtueleno, & il motto dkeua . ET V T^H-
%ATVM o4R,DET' . Ma fubito ch'egli diffe la
proprietà del cuore , che tocco dal ueleno non può,
bruciare , fu bella riputata, Et cotal natura &.
proprietà del cuore , fece conofcer che Germani-*
tonipote di tAuguftocra flato attuelcnato , per*
(be bruciandoli il fuo corpo , tutto le membra,
attennero cenere , fuor che il cuore -, che reftò,
ufi f'y
!
& che nd primo afpetto habbia della ap-
t "K 4 p*reth
,
ico ? jt \7 E
paren^a. 7i1ain ftmile occaftonc di riferire mi
xmprefa a giuoco, qttefìa qualità non importa non
dottando ne {colpita, ne dipinta apparire, ma Me-
ttendo refet ita dalle parole decatitore . Aggiit-
gnefi, che in tale occorrenza ha del ungo una im-
prefa tolta da qualche fattola,!) dell' A.riofio,o del
l'Amadigì , o qualche moderna hijìoria , doue il
[
tora,cbe le parole fieno tolte da famofo autore , a
pur da fefieffo nouamente formate . Egli è beue-
re, che bellijhme apparirono fopyalealtre quel-
k,cbe fianno dentro a tutte le regole delle impre-
I fe ordinarie.& quindi nafce,cbe grademete piac~
I dono le
fi fentono al nome
imprefe 3 che alluder
I iff Ha donna amataComt fu quella , chepropo-
.
I
ics T *A \. T E
& auuerten^auniucrfale per gli altri ancora.
SE C 7^2) Jt . 10$
I io , ci? io portai nella tauolella depinto,quandof<t
I cemmo,i pellegrini £dimore . Ter che uolcndo 10
I t parlamenti à foldati ,
laqual cofa quanto a più
I corpi fi permette fimilmente nelle imprefe,le qua
I kfebendefiderano due figure file , ne accettano
I nodimeno molte di una medefitnafpetie } quafi che
I mfol corpo rapprefentino, come farebbe, la luna
tuia cometa pofia in un molte ftelle , per-
cielo di
]
fnlrouefcio, /*
&
imprefa battete pofic, fieno tut
1 \ttomenien\e , cbe'lrouefcio tiene con i emble-
I m, onde non fo dtfeernere adejfo le diuerfttà clx
I fn quefìi due fi rìtrouano.Vene fono tre no picei»
I
k(rifpofe il Sodo) l'una,cbe l'emblema^ ha sepre
inttn-
in! cerne miuerfale,doue il rouefeio fipone in m
daglia } prrquellaparticolarperfona che tienela
fuaeffigiequiui {colpita, V altra è che l'emblema
tome continente auucrtente , riguarda l'ameni-
re, &
ti rouefeio , come quello che tende alla kit-
&
riè fofie un mofirare infiabilità , miperfuade-
& l'imprefa non doueffer mu-
na,che li co loriy
fi
tar & uariando fer-
mai,fe non mutando amare,
mi» Voi ,bene ( T^fpofe Sodo ) & non
dite il io
niamrnaefiro male fe fapremo quel
, diflinguere
ch'ioho nettintenttone L'imprefe, & fon . i colori
trouati & portati per
, fìgnificare inofiripenfìe-
ri ,hor perche alcuni deono noi penfieri ejfer in
,
però bifogna hauer ancora delle imprefe f che
lano, fecondo cheoccorre ,quefli cafipartko'
|
figmficando , fen^apartirfi dalla principale
'entione. La onde occorrendo nel feruire una
na bora fdegni, boragelofie , bora fperan\e »
contente , dee ogni bello ingegno porgm-
dogliofi
m
,
»©3 9 ui J^T E
ioglijì occafione per uia delle imprefi particolari
manìfeflars hor quefio , & bar quel fua affetto .
jt. 1^ D 9 ta
the gli fia caduto in animo di commettere m
amando, &comeda &
poi rtcònófciutoft, pert-
titofene, n'ha già fatta , o difegnatvdifare m'a-
era penitenza, raccontando quale, & qual in
maniera. T^elqualgiuoco te donne non hanno da,
dire il fallo, ma folamente dagiudicare(à ciafem
pouaneuna. per giudice augnandone) fe ti pec-
cato narrato meriti per lafatta emenda perdono,
& reminone ,& fe la fodisfattiontfatta,ò di dm
fitadifarefiaproportionataal comeffo delino.
Et cofì in quello altro gioco ancora doue agli bua
mini toccai raccontar eil modo, nelquale ciafeu-
so di loro t' innamorale ,& le donne bàno à dire ,
«tSdo lo ropiu piace
ffe in qualche attione tornate
un. "Perciocbe eglièditantaimportan\a ìlrac-
tmtare acconciamente , & con bel modo vna co-
fa, che con tutto che in fe ftejfa ella non foffe nulla
cònFeJfcr bene & dggratiatamente detta uiene
tfcoltata congran diletto , fi come à quel giuoco
fu minatamente narrato da uno,come egli s'ima
«orò ,ne!Teffer flato inuitato ad' un brindijì dal-
ìtfuadona,raccotando egli con leggiadria,il luo-
go doue auuene, e nel modo ch'egli quiuift ftaua,
lethViOdiquelkFontanadelUqualegufiò^id
Mo£ Angelica in uarij tempi, the ha uirtù di fate
odiare,* tomi trottai hauer beuuto di quell'altra,
the amore &
ardore induce. &
tanto put ii fentvt
fendendoli rifpofe ,
guardate Signor TodeftàU
bella cofa di coftui uuol ch'io gli dia uno
de mià
me quel iterfo.
Ogmloco miattrifìa oueio non ueggio.
Fu da altri interpretato ohe con tal nerfonalef-
fe dimoflrare la trifie\\a^cbe fontina di non utm
dere k defiata uifia della fua donna* & domanda
tofe era fiato efpofto il fito.uerfo , come cta-
fatno credeua t fecondo Ufuamtentione, rifpofe
ilo V U \T E
che egliquandolo diffe , non baueuabauutoftmi
fenfmt , ma che ricordandofi d'efier uemto alla
uegghhtalhma , & d'effere fiata due mite per
inciampare , con molta ragione gli .pareuaba*
-mrdetto^ogm loco miattrtfla#uewnbn ueggk,
Ma come è da metter cura nel dare: qualche grai
tiofa dichiaratione , coftb^bgmhauere. amer*
ien^ày quando à noi tocca ad imporre qualcun
no -fC.be intxrprtticofc noftre,di eleggere per/ano,
che a ciò fiaatta,et no fare come alarne dowejtk
fi dilettano di chiamare qualche da foco ignora
te T pià farla arroftiret Adichiarar* qualche diffi*
cbe con quei fiori ella bauea ttoluto dire all' antan
te, cbe doueffe bauere fpera^adi contente^ ,
ma l'altro à cui tocco fopra la medefima ghirlan-
da a parlare > moftro , cbe più tolto quella donna
baiteua uoluta il cStrarìo fìgnifiieare, quafi dicen
dogli , co ognifua contenterà era ridotta ai ver
i dttper liquai giuochi gwua affai hauer in pra-
tica in fignificati di tutti li colori . Il medeftmo fin
tij far io ( diffe l'attonito fopra un'imprefa mu*
f ,
ta,
ta, (he haueuaun giuoco data ma doma ad uh
fiioamante . Laqud era un Cane che teneva /ot-
to il piedeuna tefta di morto perche effondo dati
,
&
dgimeo dello fpedale de'paqrj , finalmente il
mdeftmo effetto facendo , riceue diuerfonome .
Quando bamàmadmna per compagna [abita
ferri actrtame nt e confìderare , /e colei fia atta t
o difpofla à mler dire, perckehe in tal cafo douri
Ufciar parlare alei t &perbemé giudiciofamÌ
,
fi brettità le ragioni
adducendone* Ma ofolo, ose
compagnato,ò con nome di giudice , o in altro mi
ftcciocbe lorofofferogioueuoli ,
quefliaccioche la
... domandare I
SECO D U. 4i7
domandare alla donna, in rijtoro della fermi u fut
f i P 4 W*
aj» 7» ^\T E
tiare talmente , che non potendo fare oppofitioni
pypoteuafperated'accendermi'amore, Ma so*
luj t cbefifiaua in quelloflato di mtn^o ,& che
fi-
era abbattuto muncuor di dona tiepido,& lento
ìtyuale no fi rimouerebbegismai.da quella fita ria
tura , non patena hauere fperan\a di uincere ma
fodera , & infipideìftt tale nella quale non
ha mai molto poter ne amore ne odio, &però con
éiufc clx minore infelicità era l 'effer odiato dal-
la fua dmna,chs l'effer tenuto infra due, few^a ef
fere,ne odiatole amato.^n'altrauolta fentif art-
etra al giuoco del Tempio di Vertere, che ma don
nttfiaua dubbiofa,che di due amanti che la feguì-
uano l'amaffe più perfettamente, parendole
, che
tttn & Cabro hautffe fatte grande dimoftratio-
nì d'amore, et efiedo difpofia d'eleggerfi colui che
fomafie con
maggior perfettione, era ricorfaalLt
Ùeaperfapere, è qual delle due douefse la fita
af
fettone donare. Onde le fu dal miniflro della
Dea nfpofioyche udendo ella amare colui, che pi»
ftrfettantente alprefente smafie
t mn n'elleggef-
5 fi
fu alcuno i
perche ne ftm ne l'altro con perfetlió^
"nel'amautt. Et domandando ella conmarauiglii
della cagione;f eretichete rifpofe colui no è
mai *
ne intero ,ne perfetto f amore ,fe non quando egli
è
corrìfpondente , &
fcambieuole t &
che ciò ha il
f mie
ijS *p u \r £
mie legne dìfie allbora M . Clemente Ticciolomu
ni . Bifogna ancora auuertire (andò figurando
il Sodofd'ofieruarein quello, come in tutte le cofe
fi ricerca il decoro t &
però fi come , quando egli è
giudice non [egli disdice il ragionare in lungo , c?
figli conuiene talhora per perfona che rap~ U
prefcnta parlar breue, & recifo, fi come auukne
quando fifailgiuoco dell'oracolo , dotte colui che
rifponde a quei che uanno a domandar confìglio,
e a chianrfi d'un dubbio, conuiene che dia breue,
& fententiofa rifpojla, &
che talliora hahbia del
l'ofcuro^ come ad mgkuane che domandataci
figliole fofìe bene amore ti cercar per ingamto,&
perfiratagema,quel che non fi può bauerpergra
tia, &per uolontdfu dato per rifpojìa . Meglio i
diuiuer poueroiche difarfi ricco con ufure . An-
corché io hahbia talhor fintito difputare } fe pm
ftgoda, o de furti fatti all'amata, o de'dom da lei
mentiti . Et tanto uoglio che ci halli hauer detta
tanza'.
tanta. . tutto que{lolungo,&
i giuochi jtfac
'fi tacete Jempre prefuppofio, che
ciano fra perfine uguali,&
come nella mitra cit-
^gentildonne
tà auttiene chefragentilbuomini,
mtermnga.no &fop ra tal fonda-memo mi paio-
j
&gran Ma
& di gran Signori , o di Triucipejfe ,
accader potreb-
dame fifacefìero,coe agemine te
ujari ditecela
be ,qual maniera ne conuenebbe
mpreto,ne paffate con ftlentio una
pam m-
portante . W crediate ( rifpofe Sodo
indietro, quando io
dimeflicri di toccarla
ma
haueffi cono/cinto far
,
personaggio,
c6fiderUoio,cbt qualjtfta gran
deponedo la maggioranza
che agmoco intcmSga,
in tal atto uguale a tutti
é-lafuperfkitÀ fi fa
,&cbeun giudiciofo fignore quando u-
vlialtri
predereb-
%ualmente trattato nonfoffejdegnone
date ho prejtippoJU U
be .pero neltauuerten-Ka
fapendo, o che tgn-
perfone de giocatori eguali,
interuengono,ouerocnt
cbi&aparidi codinone
neWam delgioco per pari fi trattano , fi
firn &
no, antiche allora
maggiormete ungmoco dilet-
in quello
ta, amdo fìuede mteruenire
pe,come perfonaordinaria , &
cbedepojta ladt-
giudice &
dichiarato quel premio, a da chi,iee ri
per la,
cmere coki che ha ben detto , altri uadano
pmitione,che penitenza fi domada,alm menano
» fattori dottatili. £t però ragioniamo alquanto
toscorafopra le penitente, &fopra fattori, & in-
lui ,
alquale fono impone . // che uerra fatto ogni
ttoùa,cheji comandi cofa, nellaquale uaglia fom-
, compiacendoci noi fempre
tnamentequel tale di
i ini
s fi C l^D jt* 145
fni e mai piaciuto per un'altra ragione ancora t
offefa d'alcuna
, ne t'imponga qn Uj che fac-
cia/) arroffar colui a chi s'impone ,ft come tu dijji
GL 3 ancora
i*6 T* iA J^T B
* troua-
ti, .
iroumtmò preferiti) & forfè erano fuoi riunii. It
frale altre ordinatimi , diffidi lafciàre perai*
-dilegàtOìtuttìli fuolpaffi fparfi,conpefo di doue^
fi
cadere dalla\fua grgtia,& l'efterfubtto difcac-
ciató da lei . Uor perche per me fieffa non feppi
mai trottarne rifolutiane, efìcndomì uenuto iman
bello inge-
%i queflafera chipuo benissimo colfm
gno cauarmi di cotal dubbio , non mgliolafciar
ci hauete-rac
pafiare coft bona occaftone.Voiche
di
contato ildttbbio (difse il Manfi*eto)degnateui
-Mft&jt * t dir-
S ECO 7^2) Zi. *ff
dìrciancora larefolutione, che glifu data. Fu già
dkiofa, fecondo me ( rifpofe il Soia }petobe diffe »
tffere fiato maggiore il primo dolore cheil facon- \
do. Imperochefe bene dopo l'efferfi difcoperioper
huomo,& per amante, fu fcacciatojionfe ne ba-
lletta da affligger molto douedofifilmare, che co-
ki alt rametefama poteHa t 69ft it debito di fm ho
nella ricercando , & l'effetto chiarì l'animo fm
poco da poi ,-ejfendo flato per ordine di lei cercato ,
rit rouai o,& racconciato . Fu lodata ancora un
altra per gratiofa penitenza, hauendo domanda-
to unagiouane, quali foffero di più gloria degne ,
o quelle donne, che per no fare atto alcuno all'bù
hefii cotrario fi fono ammalate, o quelle chs a-
mando hanno taciuto & fùffocatoilloro ardore,
per non fare aU'bonor proprio alcuna offefa .
Jttìa quale in maniera Spagnuolafu ripoflo, quel
conia morte dauano ripofo alla uita, quefie in
atta, non danno ripofo alla marte. Et quando an-
cora una donna non fapefle, o non uoleffeformare
da fe medefìma una quiflione » hauerd anche lode
fe ne proporrà delle dtfcritte d'altri
, pur che non
. Et però intendeua ,
C*r l'altro bauejfe fatto affai
'danna don-
ancor mi rammemoro, cfx effendogh
che doueffe dirle
na commeffo a qualche fuo fine
donna nfpofè quefta e trop-
il nome della fua ,
SECO T^ D jL. 159
po grane penitenza ,an^i?ià, replicò la dùnm,pcr
cicche quando ftama ualorofa donna, e boriore al
l'amante ilpublicare, non che palefare il nome di
kìjnojlrado in tal modo la gradua diifuo ani-
mo & la lealtà del fiw procederc,doite col tenerlo
celato, dà indicio , ch'ella fta donna dipicciol me-
rito , & che peto fi uergogni di nominarla , onde
il gioitane perufcir di quelle anguftie, rifpofe,
TAadonna non dite già che il tacere il nome della
mia donna proceda da fimil cagione , ma crediate
piutojto, ch'io non mifiapoflo a ferirne una don-
na tanto perfetta,& jingolartjch' 10 reputi per be
fatto di celare il juo nome fin a tantoché mipof-
fa dire màio indegno amate di lei,perciocbe adef
fo mi uergogno di leuare il mio a quejlo miopen-
fiero,acciQcbe iocome troppo ardito no ne ucnifsi
& riprefo,& derifi. Er però mi confido , che uei,
che come getile non uolefis mai dare occaftonedi
hiafimo alcuno jni fiate per commutare quejlo pe
fo di palefare ilnome della mia donna s in qual-
che altro carico , Et con tutto che nelle noflre
tifpofie ci dobbiamo guardare di non offendere al
amo , pur nelle penitene e come ne gli altri affa-
ticando Fbuomo uiene provocato, e molto de-
gno di feufafe nel ribatterei' offefa^rede unagiu-
fta retributionc al prouocante, Si come fece unga
tante huemo, ilquak uolendo una donna mordere
per auaro.glipropofe per dubbio s'egli tenejfeper
cofapoffibile chegliauariamaffero . OniTegli ri-
jpofe incontanente , che credeua chepofsibilfof-
K *"
fi,
ì6o P^J^r!
fe ,poi chele donne,
chefon di matura mare f pur
qualche uolta amauano Miglior rifpofla era for-
(dijje il Haccolto)il dire, che credeua che
gli a-
fè
pari non ama/fero ,poi che quelle donne che fono
ueramente,auare, no amano. Era miglior rìfpofìa
certo (diffe il Sodo )perche offendeua meno l uni-
colei nel par
versale delle domte t e trafjiggeuapiu
ticolare, perche nel uerogli amanti no fono ilp'm
I
mare mai alcuno , Vn pa co più ritrofa di que -
fu quella di colei(difieilManJueto)laqu;\e
lle
àa
i j
a<?4 T tA F^T E
dójwn fta conceduto à gli buomini ancora fquan-'
du lo flato amorofo nel qual fititronauano lo ri*
166
felicità pacate alt amante pofio in mifero flato 4
mi
S EC 7^D A . 169
mi ripongo net potere detta, uojìra uirtù, accwcbe
fon quellafacciate reftflen\a a me per uoi,&a
noi per mefkffa. Et fimili'^arole uorrebbono effe
re accompagnate, fi come furono da colei, con un
certo rojjbre di uergogna,& con un tale affanno,
poiché fono fiate dette, chefacifff fede , come
poco fia annega colei , che le dice a parlare in
quella maniera , & che la necefsiti dell'ubidire,
col bello ingegno infierite,
ho fatto fot\a alla fua
natura . Et quefìo medefìmo «aerei che faceffero
te donne non folamente in quelli parlamenti fpe^
mila
i7© ? ^ Ji_r e
velia, di Federigo ulbmgbi, màcie the il fuo
autorenonfi dìfiide nd dire la fua origine , lajutf
vita,&tuti e le fite anioni , mafilarne}' te qndU
racconta , quando come innamorato ptr coi :7;d i
era ai a-
rò tterfi quella giouane , che mofia ft
mark f
& nella & di
feconda di Gifmonda »
ma coppa
cifialla figlia in & nel em- d'oro, ella
'Ì7| .
'lofi hebbe ladiT^aflagio de gli Honeftt, il quali
'netta pineta di J\aitenna trono & fece con fio
, la
profìtto mdere alla fua donna , una gioitane bel-
ìifsima ignuda & fcapagliata^acciata da miica
ualttre , ilquate con un con elio le editata il cuo-
re, &
a dite maftinià mangiare il gìttaua, do- &
po non motto fpatio,come morta non/offe, riforgt
ua,& di mono cominciava d fuggire, &
cava- il
gtincanti, &
le cofe fopranaturali fono molte gra
S a meno
if6 V^KTE
pieno approvo il raccontare quelle nouelle che fa
nodi mejìo, & doloro/o fine,percbe dotte fi defide
Jb del DecamtronetWftb^tHeitfdHogo.fuolftan^
torà
st'eoi^bU. iti
torà per bene nouellare^ augertire di narrare la
non :lla prontamente, et co [rìda memoria perchc y
la ferito, &
a piedi a Hoflia, &
per mare a dui-
tauecebia , & di Ha Fioreu^afbauendo egli per-
ciòfare lafciata ogni fua cofa in preda de' Solda-
tendo
»8? ? *d P^T %
tendo cb e ognuno di loro direbbeit fuo pareret &
•
giudicherebbe ad ogni pajfo, qudfojfe buono &
qual frittola argomento , dotte fin allora baite-
vano tuttitacìuto ,
per non interromperli , di
quanto efficacemente glibamuafopra le nouelle
ammaefìratì, Quando la campana delta Chiefalli
f^Xgojìino , cominciò àfuegliare i frati', À &
mattutino a chiamarft . Et poco dopo fi fenttm
cSpandlo diS, Mark Maddalena , chele Moria*-
thè ancora aU'oratione inuitam , Onde il Sodt
dtffey quefie campane , che à lettarfi ammonifeom
attr '^noi d'andare a ripofare auuertifcono. Etpe*
rèfacciamo per quefta notte fine , & Contefa la
fajcbe ci ad m altraHoltafo*-
reftajf-. forbiamola
IL
|n VENE TI A, Apprdfe Aleflandr*
Gariwé. MDÌXUJ-
*\ j 77 Ìì^h"A J^ l U^tì* r."»V.V> v&flH