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DIALOGO

DEGIVOCHI
CHE NELLE VEGGHIE
.

SANESI SI VSANO
DI FARE.
Del Materiale Intronato
ALL'ILI y S TRI SS IMA,
& Eccellentifsima Signora Donna,
Isabella de" Medici Orfina
DuchefTa di Bracciano
1153! '«o

IN VENETI A,
Appretto AleflandroGardane»
M D L X X X I.
tO STAMPATORE
a'l s t t o r. i.

Avendo io fcntito fem


pre celebrare i giuochi
delle vegghie Sanefi, &
•da tutti belli fpiriti te-
nergli in gran pregio .
ho penfato di far cofa
molto grata a' nobili in-
gegni col far uedere nelle mie ltàpe que-
fio Dialogo fopra cocal materia , il quale
già più anni fu comporto a cótemplatio-
ne della EceellentifsitnaSignora Donna
Isabella de Medici. Stimandomi che
per lo gran numero de giochi , che ui fo-
no dentro perle molte auuertenze che vi
fon date alli nobili giocatori per la ua-
,

ghezza de' motti , & de gli eflempi po-


timi , & per la u arieti d'alcune beile,
& amorofe materie } delle quali egli è
fparto, quella fia per elfere una lettio-
ne non pur grata ì gli huomini , ma
donne ancora . Haurei
diletteli ole alle
bene deilderato ( benigni Lettori ) di
faruelo uedere riueduto , & con l'ulti-
ma lima del fuo autore, ma elfendo egli
dato tutto ali auuocatione3 & al Folo & ,

A i non
. ,

non iftìmando più quefta opera per fua


non ha potuto, ne voluto pomi più il pé
fiero non che la mano Et per quello an-
.

tora fe non lo trouerete ftampato con


quella diligenza, chefi richiedeua (bufi-
mi appo uoi , il nonhauer potuto impe-
trare in ciò quello aiuto , che vi era ne-
cellario . In tanto viuete lieti, & afpetta-
teda me fempre qualche nuoua ., & bella
opera
TAVOLA
DI TVTTI
LI G IVO CHI,
CHE NEL DIALOGO
fi contengono

A. Givochi Gravi.

DEDe grommali
l l' magoni giuoco J 8.
S>J.'
fj o i
lj*
Del ^t. B.C. ioj. i7<?
Dell'^trMub 60 o$
;

Degl'auguri ' ' <S|. 107

bella Undreock li. 39


Dell'accattare per li Frati 8.37
bell'ani 17.-51
De&MtwratQ |j. 6j

£. Pwf reali

bfBtyiccì 14. 49
bc'Boccacci n. 41
Delle Bejìemmieridicuhfe 5!
Della Bajfetta $<S. i»*
,

T ^£ V L ~6
Dette Belleparti
^ g4
Delle Bugie
^ t

lQ(5

C. Crani,

nette Comparationi \$m j;


Della Chiromanti jg t
Delle Corone ^r. >]£
Del Capello '
39' lì
Detta Corte 48. 96
De Ciechi tfj, l g
Della Cagione d'efieruenitto à uegghta

Tiacemli.

Detta Comedia
Della Cicirlanda
m
64. 3»
Detta Caccia (timore 39. 13-7
Delle Cirimonie 67. 11 o
De' Corrieri yi.
De'Cittitt&tfpfi $o. 125
De'Cittipiccitti Sy, 125

23. Crawi»

Detta Dimenticanza 118. 17 j


DtDifideri jj, 38
Del Demandar consiglici 94. 116
Dette
.

T Ji V t U
Delle Difgvatie
108
De 'Difetti comportabili, & incomportabili .

126. 230
he' Distrati _
127. 23»
Tiaceuolt

Del dar beccare all'uccello 39. 67


De Dadi 55-

£. Crai».

DegliFpitafii
' 108
De gli Errori inumare 134

F. Grani.

Delle Fate. 95-


Delia figura d'amore MI* 181
Della Felicità 66, iQ0
De Falli i & delle penitente l*o. 108

Delle Furberie 79* 11 9

C. Crani,

Delle Ghirlande HJ*


Dette grafie cèe jì chiegghnogli jjwjì .

Si* i°° P
Tiaceuoli,
Del Gufo «• tf
4
DelGridare un'arte 4*
4 a*
2* UV L U
H
&egiHoflìì & delle imitate 54. 100

I. Gratti.

Del?Inferno «émorojè
34 <j$
Dell'Imprefe
115/189
Dell'Immortaliti
66
Dell'ingiurie
85. 12$
Delle Incantatoci
74, 87
Dtgth^mn .
, 247
Tiacemlì»
DegvrriioumeUi
5. 35
DeU'irmidia 3. 31

L Tkcemli
.

De'LattoratQTi 88.154
Delle Lufmghe
4 j. 8$
Delle lettere aperte c 3. ufi
Dette limofìnel & depreghi 38.70
Detta Lettiera
$ 2»
DeJfe Lettere j Qr ^ 7
DeUelmgue 6 u io
j

"MiGroHÌ.

Delle Ttfarauiglie 1 7 J. 15 j
Del Merito I 2 5. 2 itì
Delle Minacele 84,1 1 j
Dette
TUKOL *f.
Delle metamarfoft. 7 f• 1 5
\$ o .a 50
m

Del modo d*acquifìai la gratta

DeJfe melenfagi?» l % 1 .2 1

Delmaeftro di Scuola 46. 8y


Ce/i* M«/ica tffei rfidMófo aj>, 4S
De//e monache, & de Frati a dìfenderfi.

$6. 69
Del medico. IOJ. 170
Delle Monache, &de Frati diftribuendogli uffi-
ci? ... ;. 37- è9
Del male che bene et metta. lofi. 175
Della maggior parata 7 2,II 4
Della mutola 31* 4*

Della^aue. 49. 98
Della T^oueUa 100. I

Dellel^uouedelfom» 91, utf

0. Cwkì.

Dello Oracolo. 109. 177

Tiaeewolt,
DeUùrecchia 34. jtf

DelOhimifa 27. stf


Delohime c hoperduto il cuore.
So, 1 xo
,

7 Jt V L Jl
Del Ob ella è bella 78

T. Gratti»

Del'Pafio 1 &de'prefenti 42. «78


Dc'Trouerbij 114. 187
Dellepietre 75, n$
Dellaparten\a
py. 13^
Delprogreffod'uno innamoramento .

77. 117
Dellapiubellaparte d'un innamorato 6. 13&
Della pittura 112. i8t
DeUeproue p8. 1^5
Della pace 87. izj
Ddpettegrinaggfo u$. i^r

Del proposto 1, 21
Delle parole t & de' cenni 3< 3*
Delpefo 32. <5^
DelVodeflà 7. 35
DelTellegrino
37

^ Ovati.

Delle Qjtjjìiom 47. 8rf


Delle Qualità deaeratili 12-4. 126
^. Gran/.
2>d /y'totto k/tefia ni. 180
De^ouefci. 118. 206
I>c i^/Vort/i 122, 215
T V L
* S. Grani.
Del Senato amorofo £p, n»
De'Sogni ij. 48
DelSacrificio 117. rpi
DeBe Suppliche Si. lit
Delle Sauìe\\e 83. 112,
Dello Spedale déT^i *tt'. iij-

Del Segreto HO. 54


De'Sofpiri 81. il»
Detti Schiatti 50. 98
Defl/ ^garbiti loj. 164
Delie Seme-,& de' Seruìdori 51. pp
Delli Storpiati 102. 16 y
7*. Graai.
Bette Twformattarli 15. 50
De/ Tempio di Venere 35. 67
Tiaceuoli .

Dette Treccole a 8, 67
De'Tinti 30, 6j
Del Tempio antico 44. 84
De'TamcU $7. 77
F. Cmkì. .

Delle uendette %6. raj


Delle itfan\é. 70. Hj
Degt ubriachi 73. 114
Deluerfificare 10 3. 128
Detta uentttra no. 180
DEL DIALOGO
D'E'GIVOCHI
PEL MATERIALE
INTRONATO.
A LL' ILL}' STRIS SI M»t, ET ECCEL-
lentìfiim* Sigmr* Danni IfitbeU* de Mi dici
Orfinx Dttchrjjk di Bnccimt .

PROEMIO.
Ocuoso alcuni nel ha
da un no-
uerfi a partire
luogo, doue fieno
tabil
co diletto qualche
fiati
tépo. mettere in carta,
come in breue regiftro »
le cofe più rare chehabbiano,o vedute,o
fentite mentre fi trouarono quiui prefen
tÌ,cofi per dilettOjChe prédono di ridurfi
a memoria quello,che tanto gii piacque
loro come ancora per poterne inoltrare,
quafi vnritratto, à coloro, che nó hanno
vedute mai quelle cótrade, 11 co (toro ef-
fempio parendomi di feguitare.Eccellé-
tifsim:i& Magnanima Signora,poi chep
la profefsione legale, & per gli itudi p u

grani m> cóue niualafcìare quei dilette-


noli, &. honoratiintcrteniméti che nella
noiira
noftra Città fono in vfanza mi era porto
,

in animo di ridurre in un b re ne trattato,


come invn memoriale, vna gran parte
de' più piaceuoli , & de più ingegno»"
giuochi, che nelle noftre uegghie io hab-
biaueduto farli inducendomi à queiio
,

non folo quel piacere , che altri fente na-


turalmente nel ricordarli di quello f che
già ne porfe dilettatone, mailpenfare
ancora, che ciò potefle elìere, quafiun
modello, dellufanza del noftto fefteggia
re,nó pure a quei foreftieri, che no l'han-
no ueduta ma alli noftri medefimi anco-
ra, che fono itati ferbati alla età più tar-
da, poiché & per li trauagli delle guerre,
& per la declinatione della uirtù, &del
ualore antico hanno cominciato à trali-
gnar tato le fpiritofe uegghie da quel dì
prima ch'io uo dubitando, che per 1 aue-
nire non fieno i noftri cittadini più tolto
per contemplarle depinta incarta, che
uederle più nella bella, & ucra effigie lo-
ro.Mi fpigneua ancora à quefto un certo
debito,che mi pareua d'hauer con l'Aca-
deniia noftra de glìntronati. Percioche
efì'endo io ftatoin quella introdotto pri-
ma,& efìercitato poi con fomma amore
u olezza, & e (Tendo ftato in elfa, & co l'ef-
fempio,& colle parole da molti veramen
te letterati inanimito , & innamato-lèm-
pre
,

pre alla uirtu, troppo fcono/cente mi pa


reua elfere, fe almeno nello allontanarmi
dafuoi piaceuoli ftudi, io non lafciaua
qualche indicio di gratitudine, colfar ue
der altrui parte di quei uirtuofi diletti
con cui fi vanno in certi tempi intrattenc
do i noftri Academici. Ma per che nel co-
lorire quefto mio difegno trouai, ch'io
nó era baftante a porre, infieme lodeuol-
mente quel numero di giochixh'io m era
propollo nell'animo, ne adornarli di ua-
ghi eflempi,ne ad abbellirli con utili am-
maeftramenti comepareua cóuenenole
,

& quafi necellario ècotal opera, penfai p


adempimento del mio penfiero effer ben
fattoli defcriuer più tolto un ragionarne
to,che alcuni anni fono hebbe fopra i gio
chiil Sodo Intronato in vn drapello d al-

tri noftri Academici parendomi che non


folo foffe degno di memoria,ma che com
prendefle ancora tutto quello,che fi foffe
potuto dire intorno à co fi fatta^materia .
Et benché la forte faceffe che io non mi
,

trouafsi prefente à coli bel parlamen-


to , non fu nondimeno cofi bene,& difte-
famente raccontato & più uolte qui re-
,

plicato da quei che l'udirono, i quali fu-


rono de più cari, & de più mtrinfeci ami-
ci miei,che Ce non quanto al filo delle pa-
role, & quanto all'ordine de'concetti, al-
meno
meno quanto alla nera fuftanza, credo*
che me ne fiapoco vfeito della memoria.
Ho poi vo luto cotal fegno di mia gratitu
dine verta l'Academiaf qual egli fi fia)de~
dicare à V.E.S. certificato che gl'Intro-
,

nati fi compiaceranno che quello lor ere


dito fi depofiti, & fi paghi nelle fiie ma-
ni , effendo eglino a lei debitori di mag-
giore; & di più importante fomma. He
con tanta piufranchezza d'animo mi fo-
no indotto à far ciò,quant'Ìo mi confido,
ch'ella fia per riceuer gratamente tutto
quello, che fia frutto, di quella Acade-
mia, la quale fi ripofa fotto l'ombra del
Generofo Principe fuo fratello, & fotto
ilfauore del Largo Signore fuo cóforte.
Et quando ancora quella mia fatica non
le fofie grata per altro ri/petto , confido
ch'ella la da per riceuere uolentieri, per-
che fia almeno un mezzo da farle cono-
scer meglio^uanto ingegnofi , & quanto
pieni d inuc-ntione , & di grandezza fieno
quei nobili imertenimenti, che fi fanno
qualche uoltaalla prefenza fua fra Dózel
le, & Catiallieri nella fua real Corte, per-

cioche paragonandoli conquefti dame


ferirti , che fono flati pur tenuti di molto
pregio,&: trouadoli ad efsi fuperiori, po-
rri (limare ancora, quatoauanzino tutti
gli altri, che hoggi s'ufano in altre parti.
Ne
. ,

Ne m'hanno da prefentarle quella ope-


retta potuto ritrarre quelle imperfettio
ni,& que'difetti,che fi trou eranno dame
commefsiindefcriuere quefto ragiona-
mento,Iiquali come miei à me douranno
interamente attribuirà* giouandomi de
fperare, che appo V .E. fieno per eflere
dalle uirtùj & dalle rare qualità di quelle
perfonc , onde ha riceuuta l'anima tem-
perati , & dalla reputanone, & dal nome
di cofi dotti Academici pienamente rt-
compenfati,Ìl qual ragionamento,fi co-
me in pochi giorni fu da me ne mefi ad-
dietro difteflo all'ombre della Montam-
miata per pattare F hore più calde della
flate^cofi confido che fia per hauer da lei
una occhiata in quetti ultimi giorni del
Carnouale, ne' quali par conuenga di far
tregua co'penfieri più alti & più graui
,

dando luogo àgli altri più piaceuoli, Se


più lieti t de' quali fi ero uà fparfo quefto
Dialogo , ai quale ueuendo homai à dar
principio
DEL DIALOGÒ
DE'GI VOC H I
DEL MATERIALE
INTRONATO.
ALL'ILLVSTRIS. ET ECCELLE N-
SIGNORA DONNA ISABELLA
<tc Medici Orfina DiKhefij d( 6

PARTE PRIMA.
li e andando il Sodo Intro-
nato à Venetia per alcuni a
f
fari dell'abbati bog^i Car
dinalGàbarafuo Signore, et
paffando prr Siena , difegnò
di fermaruift alcuni giorni
,
per rivedere ipa> e ti,
&
gli amici fuoi, dalli quali
traflato alcuni anni lontano. Et e/sedo cjuejiafua
paffuta neltempo,che finite le guerre mutato
gouerno,fotto lafperit7 ad
uti fìcuro e: lungo ri-
x

pofo fiera dinuoua apsrtal Academia deglln-


tronati,liquale dalle difeordie cìùÙi, et dalle tor
bokn\e de tepi era fiata tenuta molti anni ferra
ta,no prima fu ai rinato , cbelacafa
fu piena di
gctilbuomini.cbe lo ueniuano a uifTtare, t
fra ìrU
altri no furono tfc gli ultimi qucll Intronaci
, che
<

fi transumo attera mila Città,etpar:kolarmÌte


U il
t 8 V l^TE
ilfecodo giorno lo uifitarono alquanti^ quti gh
nani, ckenella rittnouatione dell'^endemia eta-
no {tati noueliamentc adomati del nome Introna
tico . Irta fi agli altri andandola il Fraflagliato t
gl'attonito trottarono, che appunto erano qui
&H
uiarriuatiil Macoli o, àfattfaeto; ondefat-

& amor accolgen^e


to da quello le grate, suoli ,
& da &
quelli debiti, abbraciamenti
riuer etiti ,

& dette alcune cofefopràlà Jùafrefbatera,et fo


pra profpcra
la fifa & un
dijpofttione, ragionati)
poco del fuo {"aggio,, il Sodo riuottafì à tutti
quattro coti tìitò' uòliò ihcommcfl (òré in quejìo
modo a parlar^ .,
'

Io ucr amente in ogni tempo haureifempre ue


duto con mio grò. piacere tutti uoi, come amore-
uoli amic i, & cari figli ch'io iti tengo , ma adeffo
io m ueggìo con un nuouo & maggior conteto y
poi che io ui rimiro ancora come Intronati,ilqual
nome potete fapcrc , &
cheftrctto legame
dolce
porti fico d'affhttìone. Ettnifononeluero molto
rallegrato , che la noflra Jicadetnia , laqua-
'
le
,
qùa(ì uecebia ulte era già fatta flerite , rr-*

piantata bora nel terreno de'uoflri ingegni, bab-


bia prodotte coftbdle, & nuoue propagini , che
fei frutti àndaranno corrifpondedo amo/Irati fio.
rt,jpero,cbenon folamente fa per conferuaremd
per accrefere ancora quella fatna'ch'eUàper l'ad
dietro (i è acqui}' al a.l^on dubito punto ,difie al -
loral\4ttonito , & credo di poter promettere i l

medefimo per quefti altroché uoi babbi atepref o


gran
? TI I 71/^4 .
tf\
granfiate)* di quefio rmouamento, & qua fi
rinuerdimento della Zucca Intronata
, efìendo
qualità propria del uirtuofo tefier comunicabi-
le ,& il compiacerfi, che altri s'mdrittf per
quelcamino di uirtu, doue egli
fi truoua arri-
ttato.Ma non fogià^come noi dobbiamo fiarealle
grinoi ,poicheagu:fa dinuoui^ maaudaci fi-
lanti gabbiamo prefocofi
fìnifmaio pefo /òpra
kjpalle ,ftcome è il fojlenerela riputatone
dei
nome intronato sfotto ilquale mancando, non fi-
lamentiforniremmo la penami della nofira te-
merti à,ma ne faremmo fentir danno a quei
primi
fondatori ancora , il qual modo , che' fiiagure
de
pofteri.pare, che diminuivano le felicità de loro
pafiati . La onde poffamo ben noi tenere itera J
mente a gran uentura la uoflra Henuta in
quefio
tempo, fi bene in ogni altro ancora ci farebbe
fi a
ta di
contenterà, percioche con liricordi amo-
renali^ con l' attenente prudenti, che
po- m
trete da re, ci faciliteranno l;
fi difficultà,
renderà pia leggiera la graueifia di quéjla
& ci fi

im-
prefa . ns(on negherò Intronati miei difie il So-
,

do , che non fa cofa di momento l'huerfi a


mo-
fìrar degno ddnome Intronato^ chenofia dif-
fidi e a mantenere la riputatone de fitoi maggio
ri, & tanto più àttoi che Jete pofiiin mero a
due cofi gran nemiche, tome fono , fefpetatiònr
,

& inuulia, maiuofiri ingegnimi danno


ògnigri
defperanxa , &
uoi ftpete che quitti è magghr
lagloria , douc la difficultà maggior ritroua
fi .

P ^ Et
. ,

je T \ T E
-
U
E t s'egli è gran fatica il conferire , non è ancor
picciolautntural'efir berede del'acquiflato
Et tanto più animofamentc dovete andare innati
,
quanto haucte ancor uiui , presentì ali uni &
degli acadwi antichi , liquali ui faranno flcnra
guida t & ui moflreranno come in quefli primi m
ti babbiate da fendere tali , Eccoui l dote Ufimo

Stordito, del quale neramente fi può dire, che


neffuna cofa (ta , cb'ei mnfappi ,a lui ricorrete

m cui la uoglia dell' infegnare é uguale all'alter-


ca del fuo fapere Hauete il Cieco, bautte ti De-
,

ferto, l Accurato 3 &


lo Scacciato , Quefli ftenù

i uoflri Sacrati, quefli i uoflri Qracoli,à quari ri-


corriate per coniglio & non a me doae ben
, , fe
trouafle affatione & deflderiodel
, be- uoftro
ne,non baurefte poi
ui che principalmen-
quello,

deftdera
te fi fapere & efperien*
in chi confìglia,
Et con tuttoché mi trouajfiagittare pri-
jjtf. io i

mi fondamenti & che andari


di qutfla fittola , io

per qualche tempo frequentemente


in effa efferci

wtdomi fono j dapoi per


flato & an- tanti tanti

ni diuerritoda & allontanato daflmik


tali (ìndi ,

penfmi academici,cb'io menepojfo dire inefper-,


& qua nuouo
to fi farà ammuf-
in tutto . iSfon ui

fii quella fatja ( dijfe allora il Fraflagliato ) già


che, fe ben fletè flato lontano molti anni dalla no
fra Città, non però crediamo , che queflo tem-.

Po fiate flato ftmpre lungi dacoft nobdifludi , &


da eoceni cojì bàli, anip è da (limare che uibabit
vo accompagnato in ogni luogo. Et fuppofto àche
per
,

? ^I 7A U. ii
per ucro quella uoflro Ungo diuortio, non perciò
ftede meno atto a dame qualche ammaejlrd
utile

mento, perche le cofe bene apprefe una mila non

fi tolgono per
lunga intermi/fione della mente?
onde quel buon mufico, che già una uoha cantò
bene , per non hauer cantato alcun tempo
, non

ha peroperduta l'arte dilla buona armonia Si .

the no uifia grane il dare come efperto nocchie- 7

ro , qualche gioueuol ricordo a quelli che nuotia-


mone entrano in mare Le uoftre paiole .
( repli
cò il Sodo ) mi honorano , & mi flringon tanto
ch'io faro sformato a dire qualche co/a , ac-
etiche non attribuire a poca uoglia quel che pr»
cede da conofcei fi dipoco fapere . Ma quando
uoibaurete mtelo quello che tanto da me defide
tate ; conofeerete che defier defiderato non me-
r itaua . 2S(c crediate però che io lo faccia , come
colui, che mifiimi arrhtato a quel fegno dotte U
uofira amoreuole opinione mi hapojìo, any. pen-
fate pure ch'io fa per farlo , come perfona t

chemolìri a gli altri quella uia , per la quale ca-


lumando egli fiejfo errò . T^e perciò mi diffido di

fausrui indri^areperlabuonafirada , ritenen-


do meglio nella memoria infallaci fentieri et i paf
fi pericolojì coloro , che fi fmarrifeono , che non
fanno quelli che caminano diritto . Qui tacendo
il Sodo un poco,ma in atto di mler dire,cofi andò
Jtguìtando Due cofe principalmente ui bifogna-
no Intronati nouelli, per fofiettere , non che ac-
crefeere il notti; d. i (affati Intronati , l'unaèU
B } frowt\*
,

protezione di cbigouerna , l'altra il fauore dil-


le donne più principali . Tercioche quefti duifa-
ttori fono la pioggia y & ilfole di uojlri ingegni ,
fetida cui , fe bene per loro ftcffìfopero fertiliffi-
mi,nori proditrrebon però mai frutto di momen-
to. Et fe andaremo difeorendo per l'lwflerie t
trotteremo , o dall'una , o dall'altra di quelle ca-
gioni , o da amendue infime effer natixutti i pi»
grandi & notabiiieffMi
, delle greche *dcade-
mie , & d'alcune che altre , fiorirono in Italia
rifila pafiata età. Et quella fama chefparfe di fe
la nojtra Intronata . non nacque d'altronde , die

dalfauore del Duca di Melfi, che in quel tempo


reggeua qucjln Cittd, eir era molto inuaghito di
talijìudi % & infime dallajlima , che facmano *
& dall'animo, che donano molte belle et rare gè*
tildonne in qud tempi -a nofiri academici. Quin-
di nafetua il concorfo , la frequenta , k lei twni,
le rime } i uerfì,quindi le cómediej giuochi, i trion
fi.Trlapcrche inuanoper Jè «eremo de fine^fe non
diceffimo anche den/e^i , che ne poffono a quel
Sondane jo'm» leggio come meglio uoi ut fiate
t

per proaaeciare la protettone del Vrencipe


che coldareognidi qualche faggio d. Ila dottrini
delfapere, &
della effercitation uoflra , percio-
che la uirt» fìhhko conofiuta ha for^a di rider
lìgrada altrui <& tanto pi» in un animo genero
,

fo, tome qudlo,.che boggi ne regge . Delle don-


ile ancomui acquiftaretc fempre il fauore , ogni

mitiche moflretfte'difsr ogni cofa per g;#ii-


i

* V. HJI Tri <A «f


1
z 3
de\\a,& per gloria, loro, quando il conuerfa - &
reet il proceder uo flro fi uedrà tutto pieno di mo
defila , d'bontflà , & di rifpettó . Et chi nemici
della maledieen^a,& del difpni^o ui modrere-
te tutti Haiti a pr duare le lodi loto , a cele- &
brare le loro belli pani . Et [opra tutto quando
v'ingegnerete-nelle fefie , ne contriti, tornelle ueg
ghie di dar loro qualche gentil folaga con bti
giuochi , con uarie inuentioni ,. & con nuoui in-
trattenimenti . Qui facendo un poco punto il So-
do , difie interponendo il Raccolto , quefli fono
molto belli ammatfìramenti, & troppo gran fal-
lo era il priuarneM cofi ricche gioie'. Ma perche
fare, che daila protei tione delTrencipe notpojfìa
moliate ficuri, battendo' egli uoluto con mirabile
benignità effer annoueratofragt Introna: T però
lafciando da parte il parlare del-fuofauore,Tagio
nateci dig ratta un pocopiu difìefornente di quel-
lo , che per noi fare fi potefje per procacciarne la
gratta d Aie nobili donne , della quale altri non
può ,fen\a molto fludio & indup.mpromcltcrfi
tanto , Quefto mèdtfimo uoleua climi anemia
(diffe il Manfacto ) & perche a mler pieuMien-
te disiar are tutto quello- che uoi già bautte pra

, H tempo farebbe forfè


pofio douerft offeruare
troppo brine, contentatesi dì ragionar per bora
folammte quello , chenell' niiime uoftre parole
moftrafle ejjer cofa molto importante , cioè de'
giuochi degl'i itertmmentrt liqualnigni di
pai coiìofcuim per efperkn^a im ancora, quan-
,

to fieno buoni mengiper under al trui grato alle


donne & per guadagnar fi appò loro qucllapro-

tettione che ne fk bifogno . In quefia , ciafixno


fenrx a dar tempo l'uno all'altro, confufamente in

[teme cominciò congrade infranga a pregarlo


che uokffer ragionare [opra talmateria de giuo-
chi ne quali, fi come in molte altre ingegnofe
, &
academkhe inuentioni fapeuano molto bene qua
to egli [offe felice, lo non uorrei per altro(dtffe al
lora il Sodo ) ciò che dijiderate ben pofiedere , jè
nò per effeì ne a noi liberal difpenfatore , ma que

jia è una di quelle coJe,doue più uagliono igioua-

hi eh" maturi ,ode come allotanato in tutto ii firn-


li concetto io no uìfaprei dir nulla, o tutto quel-
b,che io dicefi, farebbe più tofìo inutile, che prò-
fiteuole . *An%i utiliffimo , & neceffario farà co
tal ragionamento ( dijfe l Attonito ) percioebe
,

ejfenda per h lunghe guerre difmeffiper molti an


. nigl'i ntertenimenti tifati quafv , come quegli huo
mini che uennero doppo il diluio , ci trouiamo
la tutto j-u^ij in quelle arti , che innanzi erano
annate in jomma fine^a , &però noi quali ?mo-
tw Deucalione , moflrateci la nera maniera del
fare igiuochi , che auanti alle innondatimi delle
guerre era arriaata a tanta perfettionejie ui co-
minci a noiareadeffo quello ,c\>e fvmprt ui è dilet
tato, cioè l'inftgnare tutto quello,che col bello in
gegno,& colmvltofludio , & con la lunga efpe-
rien\a ui fete acquiflato . Io non poffo , jòggiu-

fe il !: odo,fe non di/pomi a compimyui^naguar


date
date ditioifiimare qnefiamontta affai pia di quel
lo, che non itale , & che quando poi la uogliate

fpendt re, non ni nejca di baffa lega , & non cor*


retile . Ma con quefio patto conflitto io di fodifi-
fanti , & non almmenti,cbe fi offeritili coflume
Intronicato,di contradire liberamente a quel che
tionpanjfe ben ditto, perche io dcfidero cantra-
dittione-, & comttione bifognando Hor perche .

non cirejìa molto dtigiorno, & ragionamento


il

farà ageuolmente lunghe tto, io non uoglio altri-


menti dar principio ,fe prima non mi promettete
di rejiar tutti dimtfticamente a cena da me , in
quefio uago pratello del mio giardino . "Perche
fe hennoiftamo nell'entrare dellAutunno, nodi
meno l'homo prende diletto della dolala delia
ria la fera nello inclinare del iole. Onde potre-
mo ftarci un'hora folto quella ombra , dan-
do principio a quato fa ha da ragionare, & quel
lo che da dire ci reflajfe , l'andaremo firbadoper
dopocena . Et foUmente,per go
ciò disfideròfirn

dermi quefio di più, della no.'ta compagnia j ma


ancora ptrfaruì uedere un'tpempia delle breui ,

& roi^c cene, che cojìttmauano iprimi Introna-


tifliquali difpre\\ando le laute%\e delle tauole ,
uoleuanochelacenafoffeptr ritrouarfi Ìnfime*
& non il ritrouarfifCOW da moki fi fa, per tace
na Troppo delicate uiuande diffe il Fraflaglìa-
(
ro molto a compagni ) ne promette il 5 odo de'

/noi ragionamenti , però troppo a non accettar


fuefio inulto . Accettiamolo pur (diffe l'ottoni
.

z6 ?' ^£ RT E
to)cb'io [pero ,
che queftafia per effere dìqitelh.
cene di 'Platone nell'ai cademiajelle quali fi pai
tma tanto fodisfatto Timoteo 3 cbe dìceua,cbe co-
loro , che emanano con "Platone ne fiauano beni
. Palliamo par
tutto l'altro giorno ( diffe il Rac-
colto) ch'io mi credo, che fe non di quelle di Tla-

tme, almeno fia per ejfer di quelle cene,dalle qui

li «Agatone sbandile mufìcbe , (Untando, che af-

fai foaue armonia douefiero efjhi i ragionamen-


fide concitanti. Lafctamo , lafciamo quejìe co,
fe de parte (diffe il Sodo) che fe pure fianno beni
in bocca d' tntronato,e malel'ufarle con Introna-
ti , già che fra di loro deono effere sbandite eter-

namente le cerimonie . Et quando uoì non fofìi

reflati liberamente,hauenfie dimojlrato d'bam


poco appresa di quella dolce liberta ,
laqual eri

nella primitiua jlcadtmia . Hor leniamoci à


qui, & andiamocene là, a quel? ombratone po~
flia federe potremo ragionare, finche uenga l'ho
ra della cena, ^iquefto parlare fi moffer -tutti
entrado nelgiardino , &fipojèro
a federe ingu-
aila dilettemi ombra, che faceua un bello, et an
fico alloro. Et ftando il Sodo in me-^o di loro in

tendendo egli dalla taciturnità & dall' attmtio;

dì effila mglia , che ballettano , cb'ei ragionaffe

recato ft alquanto in fe ftefìo ,


quafideffeurioc
chiata per la memoria a quel che dire gli conuc
nino, cofi a dire incominciò

l^pn potendo l'intelletto noftro operare , J

non per me7{*pài qugfti fentimaiti , & qiiefii e\

fendo
.

T \I 7*1 . 17
fendo inji romita deboli imperfetti, 1 & & die
luRefltr. adoperati agcuclmcnte fi fiancano , au^-

uitne,che fiancandoli. non fo io che modo,mfieme


co gl'iufrumcitti l'artefice ancora ,
egli perciò

babbia fpefìobifogno di quiete, & di ricreatione,

fen^a ti >ifloro,cbe gli couiene ad ogn'bora pren-


der e dille fatiche 3 <& de fajhdijche porta dinecef
fità fecola iiilanoflra, & de' trattagli con che
fpefio ne affligge la nemica fortuna. Quinci ueg-
giamo . che diuerfe forti di ripofi , & di diporti fi

nanno per qutfio boneflamatt (procacciando gli


huomm , fecondo l'età , la ccnditione , il paefe ,

& lalìagione inebefi ritrovano accomodali Et .

&
-non folatnetùe hanno ritrottati fuarchi , ri/lo

ripanati ma & Hfpublicbe han-


, i "Principi , le

no alcune con & piace) publici ordi-


folationi , i

nati , che nouperlt ferie a litigij , le uacan\e al


li futdij , ma diuerfìfpetacoli, & Marie jorti di
giuochi a diletto de popoli hanno ritrouati . La
qual cofa da'flofcfi ancora è fiata approuata ,
lodando ^injhu.le il parere d ^inacarfo, Hanoi
falena dire , che talhora era necefario fpaftarfi
co ligiitocbi ,actiocbel'animo fi ripofafie mpo-
C0j& ripigliando uigore pive fottilmente interpre
taffe polle cofe alte,& difficili dilla filofofia

21afra tutti idiporti , che fi pofano à ricreatio-


ne degli animi nofiri ritrovare, quello della con-
uerfattone di nobili, & uirtuojè donne ,
par che
fa d piti bello , & il più degno. Ver che alla pre-
ferii di cj!ielk } gli occhi fi dilettano , gli , occhiti

. . con-
,

condolano »
gli [pinti fi rifiorano , & Intelletti

no/ho fìpafee altamente . Quitti i ro-fti ingegni


nellaguifa che auumne a Cintone, dtuègono ele-
ttati,^ gli elevati fi affinano & fi fanno perfet-
ti . il che ci uolle mfegnar Tlatone, col intradur

re-i aerate a parlare &a filofòfar con Diotiana ,


qwtfì mofiràdofi , che dalla couerjatiom di quei
la rara donna bau-ffe Socrate apparatala per-
fezione delle feien^e , &lajàntita de'coftumi.
Hor quefio conofeendo qud primi intronati , fi
procacciarono una certa pura , & bonefìa di mt-
ftxbei$a con alquate nobili belle donne della &
noftra Città. Et bebbero di tato la fortuna fauort
uoL furono
1
m quei tempi done d'alto intelletto •

le quali fi dilettanano di uirtuofi intertenimenti ,

& perciò uedindoli incarninoti in cofi bella tffei

citatiane academtcaxominciarono a dar loro an


mo,& con innanmurli }
& con accorli lifecer pa-
re a molte y & bonorate imprefe,et ejfi tutto quel

lo che diprofitto,& di lode acquìfiarano, maidt


quelrarod'rapdllo di dorme lo riconobbero, Ó
fempre conferirono , quanto fapemno bauerlo
nella loro fcuola apparato . Haueua la mode-

ftia dd loro conuerfare, & la bontà di quei tem-

pi una tal ficurtà a ciafiun dilortt acqutjiata


che continuamente , &m
ogni tempo eran jalit
hor una et hor unallra di quelle donde di uifita-
re , con quella l ibt rià } cbe a uedere una fonila}
no bo^gi . Talché bora ofeendo dtlloftudio, é
''.y/calcmk fianchi, hor da'negotij mfafiidi-
ti
tipurtendofì , fe ne andammo , come a tranquillo
portoM intratenerft con qualcuna di loro come ,

Jèfoffenftate l'imiti alte dorme ebebane , lequali


con certe lor beuade poteuano far partire altrui
tua ,
(frugai dolore difeordaft , oitero con certi

uerji , chetili die euano [cancellar della mente


ogni affanno , & ogni rivenuto difpiacere . TU*
perche fpeffoput di quelle donne vifieme fi ritra-
ttano, ne itoleuan dare tutto U giorno,' o tutta
la notte al dannare , come in alcuni luoghi fi co-

jtuma , parendo forfè loro,che ciò fojfe interteni-


mento troppacommune, £P dilettando^ di uede-
rt an\i la. delirerà dell'ingegno , che la leggia-
dria della perfona, ne ache piacendo loroilgtuo-
tare a carte ,comecòfa che tenga fofpefo,& coit-
twrbato l'animo più toftojbe lo rallegri&lo ri-
creici qui è , che oltre à ragionamenti , & oltre

alle rimcyfempre agi' Intronati couetiiuapenfa-

re a qualche nuouo ci dilettemi modo efinttrte-


nerle . Onde a trouar belle , & norie imentioni
di giuochi corniciarono , co' quali ueggiendo fom-
mamente di dilettare, * ritrouar continuamente
de nuoui &
ad abbellire. &
raffinare itrouati fi
uoltarono con ogni induftriar donde e natapoi d*
moltitudine & laperfettmne di molti giuochi t

che hoggi tra mi ti titrouam . Terchcbe , i

giuocbide' quali habbìamo a parlare t fi come fi


pojfononell'inuentionlorode' Senefi dire, come
q» Ili cbe.fen\a alcun dubbio ne fono i trouatori
jiati, cofi fra'Scnefi fi debbo»» agi' Intronati «t-
tri*
,,

3.o ? *
trtbutre . T^on die prima , & tlTolonteo& jft<
Toli:ocon lahi o ^endemia , chiamò Ut
che-fi
Grande non hmaffero [coperto queftomodo d'in-
trattenere fila come in tutti liprincipii delle co-

fe aliatene, feoperfero più toflo da lontano , che


prendeffero que-a mona terra . Ma\ iovueggio ,
. .... df-lFraftagliato non confente a quanto ho detto

fin qui , & che contrafla in lui la uaglia dell'op-

porre co 'l rispetto deU'interompere . Dhe dite ui

priego Frafiagliato [è uolete ojferuar que' patti


chefacemmo,primacbe io cominciajfi . Mkfiaua
inuero non fo che nettammo (diffeall'hora tlFm
fiagliato)ma mi riteneua dal dirlo > il dubitare
che xonuiparejfe una leggiere^ ma poi che
,

imi miete , che anco le cofe Iggim uengono in


i _
campo , dico,ch' io dubito ,tbe nonpaiaicbe trop-
po in quefla parte, a Senefi,& agi' Intronati &
s'attribuifea . Terciocheft uede l'inuentwi de'
giuochi efier ancora ad altri commune, molan-
doti Cafìiglionenel fuo Cortigiano , che nella cor
ted'yrbinodeguochi s'ufaflero, & facendone
nel principio del fuo dialogo d dinerjt , dtuexfa-
mente alcuni propone . L'^irioflo ancora imo-
flrò di quella, come di tutte l'altr e cofe batter co-
gnuione^quando fece, che mentre R uggiero nel*
le delitied' Alcina fi ritrouaua, fofie a tauola fat

to quelgiuoco , che noi del f Vropofito cbianua-


euÙKo rao/piàdo fi dice una parola, un motto mli'orec-

itl Pro*
ei,iita co ^' C ^ e "™ k f0 *
& eSlim altro firn

atforexchio alla perfina che gli (tede apprefio ne


. . dice
.

V tglW jì' 3 i
dice tipropofico rispondendo j & cofi fi uafeguita
do finche il cerchio finito fia , & poi s' incornimi*

con alta noceti dire quelcht eiaforno baueuapar


lato pinna &cofì fi ita ritornando , chi babbitt
ripojfo.gpropoftto , & che no , il qualgiuoco lo-
do, & ammirò come nuovo Mauro, in quel fuo
il

capitolo , defiriuendo ,
quando in liena incapi
del Tifandolo vide fare , fenica ricordarfi forfè-
d'hauerb tett-e net Furiofo. qual capitolo de
ferifi ancora ilgiuoco -cte-noi f dell'invidia®™!^
,

ckiarrtatHó
,
quando ft uà a percuoter una ptrfo- &».
'

m conia mtflola, & fi fa Iettar da fedre dal luo-


go, dóHèfi-flaua, p onendofi quiui a fèdere ilper-
tiifj»fe,& ilpercvffo andando nel medefimo mo-
ioaprouederfi di Miotto luogo, dicendo
Da fiderfì leua hor quella , hor quefia ,

Eie dauate certa cofà in mano , foa


• Che lungo iUorpohauea, larga la tefìa,-,-
La cofa'inmnogtadi mano in-tnano.
L'unfi ieuaua in pie l'altra fèdea ,

& quei chéfigue t S i mde ancora apertamene,


tfjcbe'l Benho fece quel Sonetto, lo ardo dif^
fi &c. Sopra ungiuoco , nel qual eglidiffe io àr±

do, & dapoi dalia fina domia gli fu tocca le ma*


m , Et forfi era quello ."f che fi fa mefcolato di
mitola^ &di ehiac-ehira, quando ciafeunofam ciuo> ,
cenno,& dice un motto'.& dapoi, colui che ferite de » e P»
d re ilfuomotto, de replicar U motto da luidet-» ^'^
1

to,& il cenno d' mi nitro fare, ó" chiuedéfaril


fi) cenno lodehbe dimtmorifan -
, <& il motto
d'un
ji T *4 T E
if un alerò dire. Et quando pur Seneft foffe tal ia-
uentione, non però potremmo dirla di gì Introni
ti.uon latamente, perche wiftefjo due , efierjla-
tapttre da quei «dcademici palefata ; maferche

io mi credo , che ntllanoflra pania moltigimchi


gra tempo innanzi fafferò in ujò . Del àie mi fa
f:de , il uedm nelle udle, & nelle nojlre casel-

le alcuni giuochi ufarfi , cix noi nellaCittà fac-


ciamoci non mi par pofsibile, che mfì pochi an-
ni l'haueffero quelli kuomini appreft da noi , &
tanto pia in alcuni faluattchi ,
etalpefiri luoghi,

dùue faccia di pei fona nobile non fiuedemai, la


mdeiomijlwto pia tojh,cbe noi alcuni prefi

ììbabbiamo da loro , (ì come molte delle lor can-


noni de' balli fi aride chiaramente che tolti

habbiamo. Confermami in cotal credenti ilgio-

cof della Cicirlanda, che tanto t .»/«^i il-

T\\ C 9 Mfl ' t;


fe c°ftm ^ ert'° fofa > non haurebbe mai
unnome3 chedd modernimtefoHonfta. Laonde
>

mSfcfau
conuien che lo tenghiamoper molto anticopoiche
uenga da unamolto antica deriuatione . "Per-
una uotta
cioche Cicirlanda, fecondo ch'io intefi
dal Maluicino fittile offeruatore della antichità ,
colui
è parola corrotta da ghirlanda pcrcioche
che hautua la poterà del domandare fi poneua,
come ancor haggisufa, in luogo eminente, &
chiamando quei, che jlauano in girò, acaòche
afcoltajfero , & ubidiffero diceua , o ghirlan-

dai & il cerchio rifpondeua , come adeffo ancor


fi cofiuma , che comanda , & quel che tntt ndeua
,

che far fti doueffe , comandano. . Et in ciò mi co-

ferma colui, che ha fatte t'aggiunte alle profe

dd Bembo ,fcr\uendo quìui , eh ghirlanda itiene


dal nerbo antico non ufatoghirlare e che {tonifi-


ca girare, onde ghirlanda (i chiama q:tel ttffime-

todi fiori fatto in « irò ,& ghirlanda acoro, quel-


la brigata , che fi jtaìn cerchio, com: alle nofire

itegghk s'ufa dì fiore . Sottilmente, & non leg-


giermente dubitare (rifpoft il odo) ma il dubbio ;

non mi par già tale,che tolga uìo quel che da non


era per uero affermato . Terciocbe, febinqud-
Uanttori che uoi detti bauete , fanno , manttionc
de giuochi ne" libri loro , non per qitejìo fi toglie,
che nofiro propria non fia quefio modo di felieg-
giare , effendo chiara cofa , che nell'altre Città
d'ttaùa no fi uft^et non fia tifato mai tal maniera
d'intratenerfi . Et fe pur in qualche logo fi uede
uenìr in campo la molefia , ciò auuiene , com; di
cofa prefa del nofiro feminarió, & in quelle par-
ti di poi tra/portata , fi come ancora quei dotti

mttori da uoi allegali, tolgiendo quefia pianta


da'nofiri giardini, nell'opere loro l'inejlarono .

intorno poi a quelli raggiornatiti fanno parere,


che igiuochi foffero prima , che nafecffe la nofiro
Zucca ,fa di mefìieri , che per maggior chiare^-
yg. io uada alquanto intorno all'antichità, & al-
l'origine loro difiorendo, fecondo che trame fief-
fo io mi era di fare auuifato , prima , che a trat-
tare dilla lor materia incjminciaffi .
Qjj ferma-
tofiunpocoil Soda ripigliando il ra%io foment >
3 4 P JL J^T T.,

feguitò . Molte fono le coft , chi m fottilmente ,

corifiderando , che fìruroMUo in ufo tra noi , le-

citali hanno piti antico principio , che quaiebuno


nonfijlima . Terciochc il datele mancieper an-
no motto ilgiuocarj
la natte w gli ultimi giorni
di Dicembre * è cofaiaqual anche il tempo d'olii
guflo era in antica ufan\a , per quello che nella
fuauita Suetonto dimojira . L'andar ancora col-
ie flaccide attorno la notti di Carnoualle,et mal-
te altre ufan^e^be umano hoggi , fono fin da'pri-
rm fecali a tempi nojlri continouate . Che diremo
diquclcajìumeche inatti alle gruete era nella.
Città nojtra coji in uJo,fe ben hoggi, per quel che
intendo , fi uede tralafciato , di Jtar le donne in
quelle ultime feredicarnomlene' cortili, co'fuo-
chi acceft , & uenir i giouani mafcbirati colle

7ncfìole percuoterle nelle mano tignerà quejìo

ancora appreso a' Romani} fcriitendo Outdio ne

Fafli , che i giouani s'imhratauano il uifo di fan-


guc,&per la uia le dome incontrandocele ma-
ni le percoteuano . IStyn fi può egli dire ancora

che cofi fatta noflra ufan\a habbia origine da


Lupecali ? doue andando quelle donne , che era~

no poco fecondo, da ciò felicità di partorirefpe-

randa, e, ano feconda che firiue Liuto & Tlut ar-


co da' giouani riconti ate , iquali con pelle di ca-
pra dauan loro delle palmate. Ma che uado io

decorrendo per l'altre tifarle ,


lequali dobbiamo

dell'antichità ; icona/cere ,Je molti de noflrignw-

thifìejji paiono ò in tutto tolti , o in parte trat-


T \ l' M .4. j 5
ti dall'ufo degli antichifT^on fi conofcc egli aper-
tamente cbe'l giuoco , il piai noi chiamiamo
de gliiidouineuoli y quando propolio il dubbio fi di

ce-idè, alè indomita quel cb'egltè,effer tratto co-


me da fua prima origine , da quei dubbij che fole-
uà proporre la Sfinghe^iquali enigmi fi cbiamaita
rio.llqual coflume di proporre enigmt,pafsò dipoi

iìè commi per porgere allegrerà, & diluito. Leg-


gendoci che Sanfont nelle fuenoìp^e propofeàta-
uola, che glifojfe aperto un'enigma , prometten-
do proemio i cului,cbe dichiarare l bauefìe fapu-
to. Hor non fi ft egli quello medefìmo da noi nel

giuoco già detto degl IndouvieUitnel quale , accio


ebe maggior (ia il diletto, fapete che (ìpropongo-
no i dubbij in rima, & che n : / primo afpetto loro
nwftrino qualche tofa poco bonella di fignificare,
teriache maggior il piacer poi fi renda nel fentì-
re,che conueneol cofa,& da quel chefonaua lon-
tana in fe contenntano . Oltre acciò noi leggiamo
che Dario padre di Xerfe ad un fuo banchetto y cb'
à molti fuoi amici fitto ha ueua, propojé , che eia
jcuno doue/fedirc,qual cofa fojfela più potente et
la più forte che tra gli bombii fi ritrouaffe , gui-
derdone à chi meglio diceffe promettedo.onde al-
tri potentiffima cufa fra tutte le altre diffe (fière
il uino, altri il regno , altri la donna , altri la ue -
tità, ciafcimo à confermatane della fua proporla.
/«e ragioni additcendo . finalmente (come fritti
Giofiffo) l 'ebbe il premio colui , che il primo tuo -
go della potenza alla uerità dato banca . Ho non
Ci occorre
m ,

j(5 v a \T E
accorre ogni dì fra di noi queflo giuoco in diuerft
maniere t & in quelli in particolare quando ft

propone quel gutoco che ciafcun dica ,


qud fta

lapin biliari la pia defiderabil parte, che in uno


. innamorato fi ricerchi, et fi dia il premio à colui
che habbia fecondo il parere algiudkio,faputo di
re la più bella} Souiemmi ancora hauer letto
Tlutarco, credo nella ulta di Catone , che alcuni
giuochi de'fanciulli in difefe,et inaccufe appref-
jo certi br giudici cofifleuano, liquali dauano ca
flight premijftcotidoi cafiloroinnantipropofli.
Hor queflo è quello ifteflo, che al tempo-, mio era
tantofrequente del Todcjìd^cofì detto$perciocht
ficreaua un Todeflà,dauanti à cui patena ciafcu
no andarft a querelare de''torti, &
dell' offefe, chi

da qualcuno della brigata flimaua di hauere ri-


ceutttOi & ilTodeftd fattofì l'accufato chìaman
binanti & , lejue difféfe ajcoltare , coudennaua,
& aflolueuapoi in quel modo,che a dilt'ito de cii

conflati gli parea conuenirfìMoue s' udiua fpef-

fo di belle querele , che alcuno innamorato delit

fua donna faceua, et d'argute rifpofle,che le don-

ne diceuano in loro difenfiane . Vammi ancon


per la. memoria d' hauer letto Horatio in ma fui
Satira doue narrado la uanafpefa, et la dìffoluU
prodigalità diT^omètano, deforme poeticament
che tutti li minifiri della fua fardaitapalefca uhi
come ruffiani Jmfli, cuochi, &
buffoni gli fi rap-
praetauano innàri, et che ogn uno qualche pre-
sete della fua arte gli offeriua, et eglifecodo
domo ertoli parcua menta/le qiteflo
, &
quello
adaua ricopesado, Hor che di noi dirà, che à tale
imitatione non fia fatto ilgiuoco de Frati i quado
ilmaefìro del gioco fingUo d'accattare per li Fra
ti che la quarefìma o'I carnoualefar uorrebbono
t
àciafcuno qualche cofa per laro domada, feben
per fare errare di por s'aggiiige,che ogniuno fia
interrogato,®- quando,& come,& quato darà a
frati della cofa promefìa,& ft ordina che il doma
dato no debba mai rijpSdere alerò, fuor , uela da
rà altrimenti, ò da ilpegno,o rireue da palmata,
medeftmo fi può dire ancora di quell'altro giuoco
del Vellegrino, quando ilguidattor del giuoco,
d'hauer andare il pellegrinaggio fingendoci,
fi fa
daciafiunde' circondanti offerire qualche cofa
chea tale effetto dibifognogli fia, &
factdoft da
rtàciafeunothora, nella quale debba per effs
andare, coldomadarla diuerfanunte, in uarii &
ntodiycercadifar errore altrui , mn hsmndofi

mai da rifponder altro feno alla tatbora ( dicen-


do femprela diputata?li( mail' batterete . Quì-
fiogiuocofimilmente ebenoi chiamiamo dell'Ho-
jlerta, ouero delle Lettere , quando fi fa piglie~
re a tutti quei che fono d attorno una lettera , a
che ciafeun torna di maggio fingendoli gli fa mal
te cofe dire , che tutti comincino per. quella lette

ra ch'egli ha detta , come diremo per efìempia


eh? battendo. uu. giouane prefala letera.C. do-
urà àircilpom-L della Città doue fi'a fiato ,il fiume
ch'egli ha pajfato,l bofteria dotfe alloggiato uhi
C } de che
de che w ha magiate, il nome dd bofle , l'infegna
delia hojicria,& fin dinoto che ne muroui hab-
confideran-
fcw lajci tofctitto, kquali cofe tutte
.

no per la medefxma lettera.C. che prcfa hauca da


principio, quel gioco dico me toltoda quelcojtu-

me,chc fi tritona ferino hauer battuto quello Im-


peradore,ilqualecon una lettera fola i cornuti co-
mandatala fuoifcahhi,perlo che dicendo* per ef-
jmpìo,di uoler magiar.p.jhpeuano, come amm,e
fimi ch'egli intendete , che à quella tamia ha-
,

uejfeno da ejfer cibi 3


che tutti lomomi da quella-
lettera cominciaffero , come farebbe ti ella nojlra
lmguapollafiri,pernkhpamm,papari ,pefibe,pe-
pe,& fimigliatitiSHe fin ancóra molti giorni, che.

leggedo trouai t come Mefìandro Piagno dopo la,


t inoliando
ptefa di Stifa capo dd regno de 7erfi ,
fi una fera infume fra i (itoi domefrki &fr* le fui ,

arniche fu propalo che ciafcunodkejfe uufuode*:


fiderio,&chiuno t &
chi un altro manifaflando-

ne-tTaidè Jua famofa concubina dtffe,che ilJUó


dc-

fidtripfar; bbe fìa to,di ueder porre iti cenere quel,


granpahgio red; r in uendetta di Xerfe , elqualt

uva gra parte d'^itbene fita patria banca già-

bruciato ,& ^élefjandroper compìacerk\prefof*


bito mi forino accedili mano ,
dagl' altri tut- &
tifegunatoui attaccò fuoco, &
bruciarlafciollo.

£te/o raccétameio di defider^ mi fece fallito ri*


cordare.ythe il medefimo gioco jitgliam* far noi,
col ordmarv^be.eiafa^o dhbe efporcv.na fua m
ftlaalqiuilegioco p fido pia tiagametc afanre,:
,,

V \1 TA ^A. $g
aggiunfì io una uolta i il porre ad ogni perfona ut»
nomefi di uitio-,0 di uirtu,o di qualche altra qua-
lità.Comc farebbe a ad una cofian\a,a un'altro fe
grete^aiadurìalto ardire, & coli degli altri li-
mili , & qùandogia da tutti era flato detto il fuo
dtfiderio,iò comi Signore del giuoco prefo uno de'
deftderyrai contati foggiunfi che per adempire il

tal defiderio farebbe fiata buona una di quelle (tir

tu, et qualità che già fi trmattma pojìe ì campo


comefeprendedo qaddefìderìa, che da qualcuno
bramare di far acqui io della
era flato detto ,dt

fua donna,io haueffi detto,come difii, che a queflo


era buona la fegrete^a.et colui cht tal nome ba-
nca, foggiati fe^be no la fegrétcsfia.ma che far eb
he flato migliore l'ardire , & co(i Agitarono gli
altri finche tre, o quattro qualità nefuron ditte
fcher^andoui accortamente fupra.Et dapoi fi pre
fe un'altro defìderh , & nel medi, fimo modo fi coi
dò feguitando . Et di tal modo di trasformare
& di accrefeere i giuochi , ne potemo ragiona-
re alluogo fuo . Mi ricordo bene che dicendo un
giouane a queflo giuoco il mio defiderio fattile
che la mia donna fuffe indomita , accio ch'ella fa-

peffe per feflefk, quello che io non ardifeo di dir-

le , gli fu da una donna rifpolio, egli è fegno che

quello che iiorrefle dirle non è honefle tpoi che te-


mete di palefarlo. Irla quel che noi mi fate foueni-
rs del giuoco coft'allegro deli'\Androeccia (non fo
perche coft nommato}ielqualc fapetejhcflado fi
a federe hi cerchia ordinatamente urìlr.iomo &
una donna,ciafcuno dee fare, & dare tutto quel-
losche uedefare ,et /ente dire a colui, che guida
il

giuoco fu quella ctiiotrouai ferino duna donna


t bìamata Firene Mutale
in un contato ritroiian-

dofhdouejìfaceua un giuoco, che a ciafeuno co-»


mandar conueniuaperuna uolta t quel che più gii
a grado tenuto il tempo chea ki comandar
fojfe
toccaua reggendo che molte dóne {Irammete li-
biate ut erma , dout ella la faccia punjfima ha-
uca,eom£dòcke u baccite d'acqua portato fojfe)

&dijfe che tuttoquel che farebbe ellafaceftro ,

&minactando a tuffar k mani nell'acqua , tutti


l a h re fece il famigliarne , da poi uolle , che tutti

lemani co(ì molliial mito fi ponefiero , &fubit«


colfa^olet!o fi rafeiugafero. Rifero a queflo Ori
ti, &il Mansueto difìe. Se alla uofira
Undreoc*
eia Cimili comandamenti fi faceffero , ueiremo
il

quei cambio ,far più lofio tlgioco delle transfer-


mationi. Et perche donm{dìffe il [{acolto )ft tra*
ttarebbono; chepotejfero [ternamente queUo,ck
troppo grarM
fece Firene comandare , oltre che
odio (ìprocaecitrebbe dell' altre donne colei , ck
permofirare lapuntà delle fue carni ,1'imbeUet-

tamSto delle altre [coprir uohfìe. Et da cotali a


mandameli che odio producono è molto daguan
d« r fi ( foggiuife iiSocio ) conit primache finiarm
ho fpeà\a di dimoflrarut . Ma troppo andrei ttt
gàdo,jè io ttolefi ritrouar tutti quei giuochi , eh

''dall'antichità paiono pre[i . Bajìi che la C»fJ|

iandajìeffa > laqual la rema di tutti gli altri gì»


ehi fi può 'chiamar , poi che tutto fitto fio impe-
rio ridurre fi poffono , & con laqual foia lenoni
intere jìpotrebbeno pafiar uegghiando,nonfola-
mente antica in Tofianafipuò dire , per la deri-
uatione, che noi Frajìagliato diceuate,ma fi ue-
tteapertamente,colui che n'è il maefiro} & tifa-
tone , non effer altro che il re del conuito, che li

Greci, & i Romani filettano hatttre tato frequèn-


te. E non filamente de quefio anticho giuoco
delre dei conuito trahe orìgine la Cicirlanda ,ma
da un'altro ancoraché Horatio accenna nelk fue
epiilole,effer filila farft da'fanciullijlquai era fi
codo che fi ritrah; dagli interpretiycbe colui,cbe
meglio ft portaua in m giuoco, fopra lo figliente

giuoco Uefifaceua, ilquaie ad arbitrio diluì ka-


uefie da ejferpropofio > '& effequito, & cofìdi ma
no,in mano, come nella Cicirlada fifa, hor l'uno,-

bor un'altro chiamadofì à comadare,che fia tenti


toperfina dafaper far bene quello ufficio . Oltre
che pare che (i accomodi con tutti glt altri giuo-
chi ancor azoiche come fièpofto fine ad ungioco y
col dare f
( quaft come cetra, lameflolaad uri al-
tro ) de nuouo giuoco Rè fi cojiituifie. Se la nojìra

Cicirlada ha coft atica origine (dìffe attorni' ^At-


tonito )e'fi uede, che tutte le cofift unno di mano
in mano raffinado, pache quella aggiìtta , chi
fi
le fatta da poco in q uà , di chiamare il re della Ci
cirlSda,duedoneà rifedere feto per cofigiiare,&
chementre l'altra brigata i comandamenti ejfe-
quifce,il re con quelle eh;
fifila in confultà,è cofi
a quei
,

4i t u \r E
àque giuoco porge motte perfettione •
Quefìai
uoftra moderna intentione( foggiufe il Sodo ( la-
qttalal mio tempo non era in ufo , però uedett &
s'egli è nero ciò,cheioiti diceua hoggi,cbe igiuo*
chi & gl'intertenimenti delle donne, fon di queìk
cofe>di cui meglio igiouani, che i uecebi s'incedo-

noMa alpropojito noftro ritrottado dko 7


che qui
tunque i giuochi bai/bino cofi lontana origine , ci

me fi è mojlrato, nonèperqueflo ritronati& ri


fufeitati dalia noftra ^icademia dir non (i posa-
no f percioche ejfendo [penti per tanti fecali dalli
raemarie,non che dalle ufan\e degli huomvii,hoi
che fi ueggiotno in coli uarii et bigegnofi modi ord
nati , & in nte^o ali' bonfiè,& alla nobiltà dell
donne effequiti , benintentione de gllntronati j

pojfon dire.Si come ft chiamano i Tortugbefi fio


pritari , & trouatori di tutta l'affrica , fé ben
Tlimo ferine ,cb e in quei marifu già trottata un
mue affondata co l'infegne di Spagna, talché bij
gnaua che quella parte del modo che fia neceffa
riamete feoperta et grata baueffeydellaqmle fi à
loro il uanto del primo difeoprimento . Et ft km
di Ha/mone Cartagine fe, bauer data la uoltapt
la cofladifuore all'affrica per lo Capo di bui
7iafperan7xa , ft come fi troua ancora, altri quei
t altra parte della terra bauer girata, di cui &
Colombo^ al Cortefe fi da la palma , & pur fi

Vlatoue parebbe aceni ,cbe già foffero quelep»


ticonofciute.Et queflo non da altrode nafcerfe ì
parhe n'era prima cofiefimto ogni nejHgio y
ci

tmoua
««otw tw<t >.e£ hkoho piaggio ragìonemlmente
chiamar fi dee. Et fe ben innany anchoraal-
l'^icaden.ia . Grand? alcuni giuochi velia Città

noftrafuo> ono m ufo s erano però caft pochi,et cofr


baf]i,& impe> fetili che fra gemile , & honorata
brigata mal era dtgni d'ejfer propolli . d'In-
tronati furono poi queli,che con l'ingtgni loro al-
la jvitv^agli andarono ridicendo in cui hoggi da
noi fi mggiono i & da gli citi i fi ammirano . 2\^e
queflo fa dì marauiglìa,pofcìa che non folamate i
giuochi cauarono in Siena di mano alla ro^e^a.
gl Intronati 7 male Comedie, i trionfi publici, la
pocfra,& alprofa Tofana ancora. Et che ìgiuo-
chi in quefìa maniera fieno fiati modernamente
danoirUfouati, &pofìi in usa\a, quefoprobabi
k argomento itelo dimojtri. Che fe allupo del Boc
caccio limile intertenimcntofofje flato in ufo, pof
ftamopcr fermo tenere , ch'egliìfuoi libri [parfi
n'haunbbctet il Decamerotte in particolare,doue
hauendo pofto ogni fludionella bella , uaga «4 &
r-iatione, fi come i fini.& iprincipii delle giorna -
te fra le altre congetture ne fknttofede , non par
da creder t che fra la fita .brigata alcuni giuochi
introdotti non baueffe. p oi che per uariar dilet-
ti introduffe fin il bagnarli alle molita , & il

combattimento di Tindaro , di Licifca , che


pur jàrebbe fato meglio il defcriuer qual Ji vo-
glia mediocre giuoco , che mefcvlartti la con-
tefa di TAonteuero ,& je mefitr Triaca 1/enti af-

fé dentro per for\a , & con ilfpargimeiito difa-


44 *p Ky E
guè,o pur pacificamente, et con piacere di quei di
dentro. fi può credere che infra quella età ,

&itcmpi noftrì fieno fiati trouatii giuochi , &


in perfezione ridotti , poiché noi ueggtamo , che
te rimi tofcane del Tetrarca, & dui Boccaccio in

qua, fin al tempo degli auoli, & de padri nofìri ,

jono andate ambendo , & mancando fempre ,

cornei Serafini <&i Tebaldei ne fanno fede >di ma


niera,cbe ueggendofì in quefio dugeto anmPinfe
licita della lingua,& del ingegni, fi può il mede-

fimo ancora dell' inuentione de giuochi eogiettura


re y & tanto maggiormente hauendoli not nella no

jtrafancìulle^ratCofiba^&uiliueduti.IUaha-
uendo ragionato a bafla\a dell'antichità degiou-',
chi, &
dtmoflrare ancor chiarmente ) /è io non
fono ingannato ) come fieno fiati modernamente
dalla iioflra Zucca notabilitati,& illufirati t ua-
glio che noi andiamo cercando bora, che cofa fie-
no quefli giuochi <& di quanteforti /è ne ritroua-
noy & che coft allagrofla la diffinitione ì & la diui

fion di effi procuriamo di ritrottare. 'He quato w


dico giuot hi , penfo eh" de giuochi publtci inten~
diate , quali erano gii li feenici , ne di quelli chi

dal far fi ogni cento anni fecolar fi thiamauana ,

iqualiper rallegrare & per dilettare il popolo fi


fzceuano.T^e medi quelli-, ne quali fi foleua effe)

citare la giouitù di Rfirnae di Gr. cialottàiofm


rendo,& lanciando. anco di quelli aln i , eh
o o>Ue tauole, o colle carte, o co gli fiacchi fi fan-

no,perchbthc quelli, n'o per da' ragionameli, mt


,

danoflri penfien hanno da effer lontani


, fe non
quanto la nectffkà delia compagnia cene
fora
o la crean7K a della commfatione ce lo comanda .
Giuoco ancor a, quando ftgtiifica burla, [iber- &
no non è qudlt, di che parliamo, fe non in quanta
eh i ne'noji ngiuocbi , ancorgiuoco cioè
piace no-
lc7^a ui defideriama
. La onde il giuoco del qual

ragioniamo^ qucllo,cbe per diletto fi proponete


ftefkquifce ( come poco appreffo diramo in nobil
compagnia . Forfè cofi chiamato da quelgiuoco
che'poeti fanno fratello del
già che ne bello
ufo , &
dell'amore ,
, ne diletteuolgiuoco fen^a rifa
,
& amore fi farà mai Onde frapiu inge-
fetida .

gnofi , <& dotti huomini delmondo


, fe non ui ri-
trwaffer donne ,no fi farebbe mai altro, ebegiuo
chtfcbiapiti, &
mfpidi, &fra donne &buomi-
m ancora , doue nonfia qualche fcìntillad'hone-
fìoardorC) ì giuochi confreder&a,
&con malin-
conia pafferan ft mpre .
Hor conjìderàdo che cofafta quejlo giuoco
fe-
condo cb'iofentij unauolta dire da un Intronata
fopracw per ifeber^o filofofando , e'pare che di-
re non fi pojfa altro , che . Vna fellemi attione
d'una lieta , & amoroja brigata, douefopra una.
piaceudj, o d ingegnofapropofta fatta da uno co
me autore3 & guida di tale attione, tuffigli altri
facciano , o dicano alcuna cofa l'un dall'altro ii-
neramente ,et quejlo à fine
di dtletto,&interte-
nimento.ùiceua colui di chiamarla attione
Jf mi
toma ben à memoria un ragionamelo
cofi lonta -

ti»
43 T» ut \"T E
no adeffo da miei penfien)affar-tenendo cotaluù~
ce genera ley ad altre cofe ancora, che fi propongo
no in brigato per donerai ragionar fopre^ Elia no
minaua,opiacemley otgegnofa, perche come nel
la diuifio de giuochi fi dìrà.dctmi de giuochi fono
ingegnofi,& che in prote\ry a,& acute\\a digi-
tilo con(iftono,alcun altr i , che con Un certo piace
noie scher^o,rifo, & allegrerà uanno dettando.
che
TSfefuor dipropofito fon pofèe quelle parole ,
fìa fattada moderne autore, &
guida ditale at-
tione ,percioche molte cofe fi propagano da fare m
lieta y & amorofa brigata à line di diletto, lequalì

perche inconfufo fifanno,fcn\a che nefiapartic*


lamenteguida et autore alcuno giuochi chiamate
non fi pojfono,ne fotta il nome di giuoco fi compri
do. Si è detto accora,che fi faccialo fi dica,effen-
do che non tutti giuochi confijìono nel dire, ma ai
cuniricercanopiutofloil fàve/t come fono i giuo-
chi di cenni1 d'atti;& dìfclyer\ì,& alcuni altri m
ne fono. dotte fifa, &
ft dice infieme.Et fi e
tnojlr-

ta ancora qualfta la cagione^ perche fifacciano,*


giuochi in q nelle parole s a m
di diporto d'ìnter &
tenimenta , Dalche dmrcbhono aparer alcuni , i

quali alcune cofe confufo & aftratte , & non fole

fcientifiebe , ma amhora con feientifico


modo pn
pongono,quanto fieno lontani dalla nera maniera

del porre innari giuochi ,& dal uero $ne perche 7


i

giuochi ftfùnmSi fon dette poi quelle parole,


di-

uerfamete l'uri da l altro.per moflraretini dm


to delgiuoco, conftfle in quella iiarieta, chef m
tra uà
T 1{jJ M »t. 47
inietta minine fopra unojleffo [oggetto diuerfe,
& dijjimiliinuentioni . Onde punito è colui ,cbe a.

quel che baitefier dettogli altri fi rintetteJft',o che


proponete c&facbe prima da altrifoffe fiata det-
ta Il che non fa cono/cere , che il Cajiiglione nel
.

princìpio di quel bel libro del Cortegkno , non die


di propriamente in nome di giuochi a certe propa
fte , che furono fatte in camera della Ducbejfa d'
fi-bino . Terche quelgiuoco ptopojto dal Bembo,
fé bauendo da effere [degnata la pirfona che fi a-
tna,fi haurebe a dejiderarc pài toflo,che nafeeffe
la cagione dello sdegno , o da lei,òpur da noi (ief-
[t , onde jì conofeeffe qual [offe magior ddore q
3
far difpiacere a chi
fi ama,o metterlo dalia pei^fo-

na amata, quel dubbio dico,cb'eglt chiama girne»


non e giuoco ,ne giuoco iteramele può dirfì, atte-

fo il non poter ciascuno di quei che flanno a cer-


chio dire l un dall'altro diuerfamentte
,
neliiqital
varietà la belle^a, et la fofian^a delgiuom con-
file, tnafe mille uifojfero , bifognerebbe che tut-
ti diceftero,à del amato, o del amante, onde fi to-
glie la uariatione . TS[e da alcuno di noi mi
fi opponga,cbe dìuerfomenta, fi poteua dire&el ad
durre nane ragioni per quella parte , alla quale
altri fi appigliaua ,percioche oltre a quekhefi è
detto,(Ìmil dubbio può ejlederfì poco più oltre cIk
a tre.o quattro ragioni,tal che poi
fa me{lieri,cbe
dagl'altri fieno le medefme replicate . Et
maflì-
marne te t cofi gra ntmerc.di perfori?, co e fu quel
hfdoiiefu propofla cofi atto dubbio. Ikhc bafat-
K '
to
.

T jl E
48
to audace quacuno à direbbe tante perfine, qu i
te fona in quel libro introdottele
regole, & fejìi
pio del dialogo trafcoado . Hon mego già , che
non fi poffa per intartenimentopropo> a ihntli d e
madama qiteliomipar bene di potere àffetmm
nome di giuoco, ne anche
eh. non meritano
conueniua giuoco chiamare, Ufo m* f* ^ mo co
me imrebbe ufi*fetta
cortigiano, &
le codìiioniet le qualità , che gli corner • Mono ,

per che ciò più tolto dimorfo t ammaetlameto,cbe


ancora itnar
gioco donata chiamai, altrimenti
una noueU
rare « fatffeguito , et in raccontare
la farebbe giuoco , ikbeaniun partito farà uè-
,

n,douedoftm:lgwoco(cm e bò detto) fopra quel


uariamete. Qtu
loche èfiato proporlo dke,o fare
interompedoun poco il Frafìagliato, difìe,
o€ rnt
pareua che UnoueUare giuoco chxmat fi potefft

ecbsletreforeUede facrifici di Bacco ne miche


ungiuoco
tpprejìOuidiomnfaceffero altro, che
diuerfe favole , ji
nel raccontare tra loro quelle
raccontare eia-

come mi chiamiamo giuoco il

habbiafatto^rdinadupoi,
feuno un fogno ch'eflo
ne data fia
che ad ogni fogno la fua interp etratio
giornata del De
Et pero mi credo io, che ciafeu na
giuoco chiamare,poi che fopra l
cameroneftpojfa
nomili
medi fimo foggetto narrano tutti una
da f altro diuerfammte. Et anche in difefi
funi
quel poter cta-
del Cartiglio fi potrebbe dire, che
&
feum opporre, cotradire intorno a
quelle qm-
Cortigiano, fi
ìitLcbefoffero fiate defiderate nel
cena
ceua che propriamente giuoco dire fi potefjc . In
qiteflo modo(dtfie il Sodo ) quando qualche In-
tronato fa una (cttìpne
, qualcìie folletto del Ve-
trai cha dtchiaràdoji dourebhe gioco chiamare^
già che può etafeuno
argomÙattio contradire ,&
oppore nanamente, fopra quello, che dal iettare
fiajlato raghiortato . Et però diciamo più tafto,fe
paruogliamo difendere il Castiglione ,cbe net Cor
tigiano largamente q uefio nome giuoco fofie pò -
fiop.r ogrìititertenimetoyche ragionado fiftceffe
o fi proponeffefr adone Cofefo bepoi,per ritorna
re a quel die uoi dicefle dclnoucllsre, che
tlnar-
rarfi nonelle uariamvte a cerchioni potrebbe cbia
mar gioco, ftcedofi, come ìlei Decamerone, uaria
mete intorno a qualche thema a
fin di diletto. Ma
iodiffide giuoco non era quello, quando fi narra
mafemplice murila, comefpejfu fra belle dome
occorre,fen\a cjfer però io materia dtfatioleggia
re, &fn\a the altri fia doppo noi tenuto a far il
mede fimo. Viacemi(di(fe allora l'attonito la
dif
che del giuoco hauete data,
fìmtioiie &
la fua co
j
ftrmatione mjìeme . mi fa foLmente dubitatone
ihrouare qualche giuoco ,cbs pur giuoco doma
fi
da, &da quefla diffinitione che hauete data no
pare ebefia comprefo.fi come uegiamo
ejfer ilgio
cof de Biflicci , perche propoflo eh' io haue/Jìque- Giu -

flobifliccio.fe però propriamente co fi fi dire**™*


I


io baitejfi.quel ch'io uolejfi, et ch'io fbaueffì
bau-
rei quel che uorrd > perch'io l'haurei , non uoglio
fitti ch'io

DM
no bo,percb'io no l'ho oner quell'altro.
jl\$o7y \odimcffer Tadino de pa^i "'era unt
pac che lauaua U pe\\e, uenrie meffer Taift
,

ilo Ta^i,prefetitpd^a &gittoii , & tepide,


mi
nel po\& * £ ' $zuno lonuerrebbe dtrt
punto uanarle an-
di lime parole-in fretta fen\a
,

$ uanàdocnarebbe, & ja> ebbe punito . Etfogne


bai »
annerare j{ttonitv(rifpofe il Sodo )cbé fe
qite giuoco dee il medelìmo
db fi d cui fi , nodim ;

no fi de fiderà tenaria ione nel


errare ,& prò
nel

mah; <tn\t tutta tè varietà piaceuole di qnt


ferir
giuoco uténfdtta da coloro, che
nanamente uan
faMdo.&nó'bcne i biflicci proferendo, ne inqut
tnodoappìtto , che Jimojtati detti da colui , cheg.
ha propofii.Égl: è ben itero che confìderando ben

qité 'i bi'fiiài, &altri eofi fatti trafluUt, the «e

ghiando fi propongono , neramente femplice


febt

%pm
tojìo, che giuochi chiamarft
dourebbonoyZ

qttafi intermedi de' neri giuochi.

cofa gioco fid ueggian


Ma hàn&o detto che ,

giochi ft trouano. E in ut ro , e pai


di quitte forii
che tutti i&uèctÈ , che iti quella forte delia qu,
con
parliamo ]'& the da noi è fiata diffinita ,fi

prendono, a quefia Jòmma generale, diuifion &


riducano che alt n fieno giuochi difpinio
.
d' &
gegùo , elf i di filv. %o & di piaceuolt^a .
Sia

, il gioco] delle Trasf


ìjjewpiodélta prima forte
dir die
r„.m. 15 mattoni ,ndqale fapete, che ciascuno
àmrebht di sformarli
' rendt
uasfor <t mle
animalt ,

*«idiiS do la cariane che la forma di queUr.male a è


i

difetmendo giudice poi


derare% induce ,
il

v ; . degna
T \T-1H jt. /
degna,& hdeuolè fiaftata la. uoglia.s & l'elàtio-
ne di ciafcuno , o per contraria-memèuole bia-
lo

fiwo,& di pmttione. Stani ancora il giwc:\ del, cin lS - -

la Comparattone, nefyHale.fe ben mi mordo,


Va- «para.
mate a/simiglia a qualche coja la dbnaamataj tioni •

U dona parimenti: fa di l pio uago a quSchecòfa


famigliala, la cagione della {ita (ìmdttitdltts alle-

gando. Vercioche qu.efti t & fmih alt** giuochi.fi


dilaniano di fpi, ito, perche jo/io da {'pini)
(keglta^
ti, &
dilettano più per la uanetà delle muent
ioni
(be.fi dicono,cbt perla rifoche muomnojGiuochi
di feberrj fi chiamavo qudli , che allegrerà più
tolto apportano, he fpirito
t fi concetti molln m> co
mepot remo dir che Uà il giuoco delle \Arii, de- Giù. , 7
f .

ueciajcun finge Ai fare un'arte, &


da poi dalla * ™*
{pia £ esercitarla maleuiene accnfhto & il giuo ,

eo-f delle Befèemmie ancora, nd quale


Ripete , ci,,. ,?.
àie i la fcun dice ma piacevole & ridicala btjim Delle
:iaia,&dapoi (ì comincia ad andar a far male à m il ridi.
qualcuno ,o f ingendolo, opercotendolo, ophfii- cul,fe -

cendolo,firi ch'egli, bjiemmi, dicendo ima, opiit


Mie bcjlemmie propoHe, & colui che, fèriteJirc
.lafuaper ultima, fidtbbe leuar fufo, &andar
a far befleinmiare un'altro . Tercwche quan-
do fi ua ad accufar una dona ò mibuoma-, del- far
efiorna lafua arte, & la fpiacon ifckery, & con
doppila et rea d' aggraziare l'errore, et la perfo
na accufata,nò ftpartedo da la metafora,procur.a
di dire difendendoti qualche cofa, che habbia deìt
allegro intatta la brigata tifo & allegria mito*
J> i uerfi
5
-i -p a e
; i i comenelgiuoco
delle beflemmie ancora
(ier/ì

aaandofifaqmlchefcheryi da far male,


&à*
che lo rtceue bejiemiando dica una è più do
colai
le beilvmia ridicole propone,
no può no rallegra*
Io lodo (dijk allborat
fi,& non ridere ciafcttno
.

ha»
franagliela diuiftone de giuochi, che ne
in me fi fio meglio pti
te data et per cofermarla
fi
,

per impugnarla , io uorretfaper da km


tojìo 3 cbe
nonfipofanoan
di fcher^o
come fintili giuochi ,

cbe.nùminaredifpirto,poi che nelfarli


benino
pocod'ingegno , & d'acute^ ne fa di mejt ieri

ciò fia «ero ciafcm sa quanto dt ume^


Et che ,
,&metafor,
mgegnofa dimoftri tlparlar arguto
co, Usuai nel giuoco , che
hauete detto delle art;
celod
principalmente fi ricerca^ la efpmt\a
mofti a #fsldo piccolo il
numero di coloro, clxji
piano far bene Uccufatare , &
lafpia . Et iop

non mi ui conofcer molto atto ,


i

uno confeffo di
uolettcn lafcio fimilparte, o al
abbruttito^ ^

al -Manfueto, i quali ci hanno


gratta , ci ban &
piaceuelei&e.'lSlon ut n
detto tal bora d argute
gherò (nfpofe il Sodo )che mi giuoco delle arti
m fi jcucpra ingegno, & nonfolamente m quei
quali
ma in lutti gli altri giuochi piacevolone
che bah
nonftdke, etfe no fi fa qualche cofa ,
freddi afa
deWwgegnofo,cofeffo che fiioccbi,e
reflano.Magli ho uoluti coft chiamare ,dal fin*
quei di Jm
quale tendono i giuochi. Tercioche
qualche dik
ancora, fe non portaffero con loro
filma la onde per
nonfarebboiio degni di ,

quejh
.

queflijtpropogono principalmente per far appi


me l'inuentione d'un bello ingegno ,fi domanda*
no giuochi d'ingegno , attefo che co tutto che hab
bkno } feco il diletto congiunto, più taflo una bita
ritagraue,fi può direbbe un'aperto rijb. Da l'al-
tra parte perche i giuochi di fcbre\o hano perpri
cipale oggetto il tener baldan\ofa , & allegra la
gete, bo mito co(ì chiamarli, fi he debbono effer
acopagnati dal garbo, & dalla deflre^ja de'giuo
catari , in citi cofìjle ilcodìmeto , & la dolce^a
di tutti igiuocbi,come di fitto più allugo io fon
per moflrarui t et a ciò pareda che tutti fi acque taf
ftr«, feguitò il Sodo. T^ow crediate gia,cbe quella
iiuiftone foUy&femplice bafli per conofiere le di

nerfi,et minute qualità de'giuocbijany comiene


[uno , & l'altro membro in altre forti dividere,
Tercioche quelli, che noi dicemo difpirito , afona
fèn^a pegno, o fona con pegno . Quei fin\a pe-
gno talhor hauerano il giudice, talhor finita giudi
cefttrouanno , quelli altri di pegno pai , oue in- flou i%,
ttruiene il pegno fen\a giudice , o fono col pegno , chìit.
& colgiudice infume. Difpirito fin\a pfgno, & raiati*

fin\agiudice furano, came\ ilgiuoco della Fifona


mia fiuero quello della Chiramatiajnel qual credo
che fappiate, ch'agli haminì i nomi de' moti pouf
doft,come diGioue t di Mercurio.di Fenere^et d'ai
truche ni fono,& alle done delie linee più prlcipa
le,come farebbe la uitalc.le mt[af t et finali, fi mi
da da poi un' homo a guardar la mano ad una d<f
'

na t il quale dopo l'huer un poco tonfiderata dirt


.

54 T *A E T È
dee qualche cofaa (fittila dona ,che perla parató-
ie fia vecor fa, &
qualche altra che per l atinaivé

leftaper occorrere nominàdo un mote,o unalmea


che ciòle prometta.o lo minacci,& quel tal
mote
alinea nominata chiama colui, a chifupojia ,
che

ad un altra perfona uada pir guardarle la


mano
qualche cofa Mattinandoli: ,che le piaccia,& he <

w'u-mehabbia dell'accorto &


del motteggeuole

ht cutal giuoco motto bene jkeeede, quado figtuó


cafra perfoniche de 'termini , &
della figmfica^

(ioni della maiiohabbianoiotem\\a. Et cofipa-


tutt'ÌJO^
rhfiéte Alitene delgiuoco della Fifonomta
chi habbia cognitione delle linte dei
ra the uifta ,
fetida
Hol',o,& in cotal modoprocededo, il giuoco,
giudicato, &
fèn^apegno in chiacchiera fe pepa]
omo. z''ja.Dipe%no fen\a giudice fa -ano,
come il\giuoct
,

iti segreta quado fi dice qualche motto


Del se- nill'oret
ir "°"
forte,
cbte hit Hn&dvna-.alqualc ella da ht rifpofta
&il mae(ho mi giuoco dapoi chiama uno delceì
chio , d qmlrdaila. datarifpojla mdouwt quel chi

, colui habbia potuto fibilare n< Il o-c


uhm a quel-
• -
la donna .Et non tndouhia fen^aliro giudu
s'egli

te.da ilpcyio Dipegnopoi &


égiudueinfienti
. Vemoche noi
fono quafi tutti i-iùochi di fpirito
pare che habbia luogo ar^ute^a , dotte dgiudkì
parevi
non ua ripianando qualche propojìa , c he
he detta, &fe il giocatore m qualche accorto m
" negtuocb
do non fi difende ,& però defiderandoft
ale la contrada
di fpirito per parte molto pi in cip

fmn dalgiydia;ani<rr in quelle cofesche ben


' detti

vjfc ;
t\.. ». tareuaf.o
pàrcuano, & n.o facedo altro il giudice fr/ulnete
chf o premiai e,o eodvmare, btjógw di .
ncn-Jfar
riamcnte,cbe molti fieno iginoc}»iii<ju<ilis& giti
dice, &. pegno jnteruruga. Dall' altra paytv T r.

cére il fine-dc'gmocbi piacesiult è foUnivHU: ì'~!k r

grf^a,peuio da ejfi & igfudi(.ati> & i pegm lati

toni li ntroitano, & Jèpin 4UUJtmci.be' bufipa ftq

il«a(ìigar.e qualcuno, j^biiulapena fi efkqmfce^


dando una palmata co la^tivjìttla^ ò come i'olcm u
far eptahitim Jajiffb.iata .7 ihn)ja fai.cìidcd
! t
i;-e.

Ver tanto i giuochi di put<u&l$ifta huue.y ranno,


un altra.dit*i!Ìwe perche aitn faranno di mutoii,
altri di $bimbi fi?a,& aMi.thvydaH'M & dell a!
Un nifi) viv£o &]o partecipi-. Cbi4ifip,ign<ocbu{i
mutola unti -quelli, doue non acro rrc co noce, al-
ta parlar efila dir piano ne eduiene, fen%a po-
tere parlare qualche _atto, qualche cenno, far e.
Giuochi poi di cbiachieta tutti qf^Ul. chiamare fi .
-

fogliano, iquali conjìlìono folamaite ntldirco al--


tauocequalcbe cofa dijcer\u , & ebe fia per ap-
1 »•
portare piatvnok^a comepjcr effempio, \ giuoco
'

, che da i/ ^ioii,
dimutote farà quella delia-mutola Jlcfìa
nome a tutti gli altri di quejia forte quando ciaf-

cuno fen^a poter fare motto , on,uto alcuno prede gLu. 1*.

» ceno, e da poi ueggedo fare il- fu» prozio e quel^à™


d'un altro, fìi quefta forte è parinete ilgioco^ d. '
Gm. 1+.

Boccacci toccàdo ad agri uno se^a parlare fare w


boccaccia , & ogni uolta che uau da un'alti u aìk.
il boccaccio prefoda lui queli<xfàr dee , & un'air
troda altri fatto. Giuocbidi chiacchiera fono, co?
k • ; £ 4 tnequellp
56 "P ^ Kr E
me (jiullv \ddgridare un'arte per uno di quelle,,

thegridado per leflrade fi uano,la f"& dicedo &


quella d' maino ,accordàdofi poi tutti ad w trat-
to gridar la fua ,
quado il rettore ddgiuocogit-
ta la mejìola in terra . Della ter/x a forte poi, che
dicemmo efiere parte di chiacchiera , & parte di

mutola jhrano tutti qudli,doue parole, & atti in

fumé interuengono , come quello, già raccontato

delle befiemie,doue befittnado fi parla,& nelfar


male altrui occore qualche attoporre ad effetto

Giù. Come acora farà un'altro-fgiuOco delparlare al-


orecchia , qua do ungiouane dice aduna donna in
11
''A'"
C
" "
fiS ìet0 utl
mott0 > &
E ^a fe n7 dir parola fa quai
é
che atto,o qualche cemioin dimcfiratiotte, ri- &
ha in fegreto afcoltato,et da
fpofla di quel ch'ella
poi quelgeflodella donafato } (ìcomada adunai
tro eh' indovini, ch'il gioitane neU'orecohia alh
donna bobina detto. Etde'gmochi di chiaccheri
I -. e,u ( 1
mi alcuni baucranojìco inntation e , alcuni altri
tiifin^airrtifatioht faratio.Diquefiiulfimifiapere

XT fmP io qucl-\giuoco,quado fi fascia giudice, ck

lwi"y~ ognuhabbta a dire,quel the faccia ,o fia /tenuto t

£ poi 7 chiacchiera. Ci
r>e"u fo r ei a toauv$gk !a nàdàdofì
'

wtifts imitatane fi potrà dir quella f della rmftca dt


ttf
vu-diauolo^ogn unofacedo ù uerfod'uanrmale,eta
av °' t
-
gjtare della mcftola,dout do tutto il lomerfo far

ri... !». S ar <* ancora dalla medefima forte quell'altro dei


r«! ohij ohi mifa, quando ciafcuno ha da dire quakh
™ fi

male chegli fia fatto , come , mi da , mipcz^à
mi fia a'ddeflo, & dapoi contmciam'o colui 1

tocca
V 1{ I 7H jt. 57
lecca a dire y cht mifaal cerchio tutto rifpode,cbe
tifiche tifa&t egli replica , mifa la talcofa , di
cendene una di quelle, che propone hano,et cofidì
mano in mano . Teràoche quello nopur ha della
chiacchiera, ma deU'mitatione ancoratala perfo
na a chi foffe Meramentefatto male iraitaduli, nel
proferirei nel dir lamìteuole. Sarà ancor fotte
qutftafpetie il f giuoco delle Treccole,cbe uedono >*-

l' herbe, nelqitale dadofi intoma a ciafeuno un nu


tkcoJ*
mero s etfatedofi pigliare un mmedi herba $ fi ma
Ca imo a coprare,et nel domadare ad una Trecca
la ,
quale di que*kerbe dia al quattrino , & nel ri
jpondertlla uno de'numeri dati , non fot in tal ma
do chiama colmai chi fa quel numero pojlo t ma a
co fa im itatione in quelle donne , cbefìmili herbe
fogliano uedercrapprefentando in quella manie
Ta i modi,& i detti loro.Quei dimutola fiaalmen
te fe noi co minuta differenza ritrouareil uoUJft
mo,efìer o di attico di cenni, adi fcher^igli
Xrouaremtno , fi come dagli tffempiii cotaligim
ibi ageuolmetite fi può comprendere. Et hauendo
«offi io no erro detto bafleuolmente fvpra la dif
jinitione delgiuoco,& delle, uarietd&fpecie fue
delle parti, & qualità di ejjo per il difendere a.
ragionar conueneuole. In giuoco ,chi ben con fide
tojia tre parti ,propofìiione . anione , oprocef-
fogtuoco che chiamar la uogliamo,& jòditfa-*
liane . Teuioche la prima parte di efio , è quan
io colui, a cui comùene fare il giuoco , lo propo
ne y dichianido nel modo che tutti habbiano
| fe '
, ' da
d*fare,acciocJ}C il giuoco fi pogam effetto . Dop-

pv quello mene chea fare & ad effequirc fi comir,

cianai fare ,o tot dir eia[curio , cwchegli detta i

no partedofi, Lt
fuo ingegno, dal fogettopropojìo
fodisfattione poi del giuoco è allora ,
quàdo barn
guidato]
do delto,o fatto tutti quei del cerchio , il

del giuocofico le palmate che dà ,


ocoldiftribui
col punire , 6
re de'pegni chi fa, onero il giudice
eoi premiare fine al giuoco fa
porre. Di quìfiyn

conofeereche treperfim pnnctpalméte in moli


giuochi, & due almeno in tutti fono nece(farie,\

ma'eflro delgiuoco,t giocatori, & tlgiudtcr , ÌÉ


caton fono una perfida tmtttdo , po che fe ber,

dì necceffità-hàno da e/fcr piu,twi che qnàdn uno


j

louifoffe, che al giuoco faceto fi potrebbe gto


da fai
cv chiamare,nodimeno, perche tutti hanno
ma ragionar (opra
Ueffa co fa , cioè diuefamete
giuoco, però jòttouna perfetta lipvgo Et \»
dei .

ti vi alcunigmbi tre, in alcune due perfine


me
fariametedefideraft ,
amvltigkobirf]
rifpctto
habb
sè\a giudice fi ritrouano de'quali di fopm
mo datigli eftepi, £ tutti quelli che nano in età
batter »
chira ancora di due perfine folamente
ueggiovo, cioè di chi propone,
ceffttà fi
di chi &
fequifee il giuoco, fernétta in m tai cafo , ihktf
dtigiuoco per giudice ancora ,mh gajhgare „|
Tott
neldar lo palmate a chi bauefie fallato .
tre.p
per tanto confiderare,cbe intorno a quefie
(ta per efiler tutto il noftro
ragìimam-nta,t
fone
feorrendo fipra qnel che ciafeuna à efie & j$
.
uare)
- .

ttarr ;& feguir dcefercùnfèguir laude-, & fuggir


btafimo .Et per che fi troua il maeflro del giuoco
non folamtnte nell'ordine, ma ndt importatati
tòta effere il primo , però dì lui prima che gli al-
tri uoglia e he ragioniamo . D&ppo quefto teHatofi
nnpocoilSodo di parlare preje a dire il Raccol-
to. Et perche hauendofì da dire delle per forte [eco

do l'ordine dell 'itti cltetto,no fi parla prima qual-


che cofa della perjòna, che comanda ilgìuoco, la-
quale è fiata tri tutto lajctata indietro da noi ? Et
duuendofi cominciare dalla più importante per-
che non far fi dal giudice* efondo la più difficile, et
L più fpwìtofa parte che fi faccia ? Teraoche un
deftro, & accorto giudice abbellirà ogni più brut
togioco ,& uno che male atto ognipiù inge- fta ,

gnose ddeiteuole farà infelicemvte riufcìrè , e h


ho it dna multi the fanno giuochi proporre , ma
rat i ne hò trottati, che giudici a giuochi effer fap-
piano . Egli non è mio difégnó( rifpofe il ode )di
farla re di quella perjova , che'lgmoc&comanda ,
per effer ella del giuoco fuori -, oltre che queflo è
*fjìao , che fidamente le donne far fogltoho ,. at-
Itqualinon è al prefnte mia cura di dare auuèr-
U-u\a , oltre che poco in ciò fi potrebbe dir lofo t
fesche folamcte col'auertire di eleggere perforni-
che a fare ti giuoco fta atta , o almeno che per tale
fta tenutaci quanto habbiano da fare fi fpedifccy
vo,mqu l che l'eleggere il rettor del giuoco con-
cerne. Deh fatenegratta Soda ( difie allora in ter
fonédofì [attonito) dime/colar fra'ricortli, cbé
darete
t^me a no/ rfeflc auuertetiTe ancora , cfce swcc

ra.c/je tfo«»e appartengono. percìocbeje bt

qui prefenti non fine truottano, occorre fpejfo nt


dimena, che nel andar con effe repetUo in girne
di qualche paffata uegghia^elledefideranodi fi
pere, ficolei diffe accortamente, &
{e queir ah
natura
fece congratia. Et alcune di coli gentil
}ic ritro uano , che d'tjfer amertice
defiderano

quel chepoffa lor porger lode , onde pm ficura?


te potremo dir loro ilnafìro parere » quando b
remoconeffo noitauttorità del uofiro giudici
Voi fitpete pure (nfpofe il Sodo) che qttefio mi
comprefo nella conuentione fatta tra noi . Et il
ro (replico l'attonito) che cioè fuor della
pr

mzQaychenhauetefa.ua daprincipio, ma defic,


ro,et mi cofido che fiate in ciò per imitare co
i

fi uUitorì, liquali oltre al cauailo promejfi , <


che danno qualche cofa di più, che all'ornarne;
faccia dì quello, con tutto che nel ohligo non fi
poflo . jtimertite{foggiufi il Sodo (ch'io fono
Ut natura Camelo, che uolentieri s'inchina ad>
trar fittoli perfo,
chegliu'ten pojìo, ma be ri

fi quello,
che non può fopportare , fiche guar
te noi dì non aggiauar troppo , co quefiofipn

lojagrauefoma che prima mi haueuate pofla


de he quefia,ne qudlo al defilato luogopoi
durre non pojfa.Io per compiacer ui, non macl:
quando il proposto ne uerrà di dire, qualche
ancora fopra ilgiocare delle dotie, che co l'aia
t':\e degli Inomini nm fia to nunc .
Ma fegt
T Jl t M a . 6t
per bora qualche baueuamo cominciato, uegnià-
moadifcorrere un poco intorno alftgnor delgiuo
co quali fieno quelle cofe, che gli contengono & ,

l'amterten7 a che debbehauere, perche tante Info


x

piargliene troueremo, & à tante quafi .Argo ci


unirgli cento occhi aprire , che non faremo an-
cor al fin condottile l Raccolto, s'iv nò fono in*
gbtato .muterà opinione, &fral fìgìtor del Gino
co,&fral Giudice quella differenza effer uedrà,
the fra l "Principe et un fuo tnimftro fi ritrcHa.Dì
co per tantoché la prima aauerten^chel
let-
tor delgiuoco batter debba , fi è di non eleggere ,
& mn proporre giuoco alcuno ,che habbia in
fe del poco bonefto & del ofceno, no dico folamen
te nel giuoco fieffo, ma nelle parole ancbora,che
nello [piegarlo dir ne comega.Terciociie(come fa
pete)no è cofa ebegeneri maggiorfafìidio,& che.
in nobili & bonefie donne, & in ben coturnati
giouani maggior dispiacere apporti ,che atti , &
parole che poca bonejiàbabbiano in loro. Onde
mi ricorderò fempre d'un grande affanno, che fe»
timo una uolta alcune gratiofe done,mercè d'un
facente guidatordi giuochi , ilqual proponendo
il(ìi(oco del transformarft in uno animale y comm
ciò a dire per parer un faceto abbellitor di giochi
U morte non effere altro, che una corrottane, &
che per quello douedo ciafeun morire,& trafmu~
uno Animale, era buopo che tutti fi corro-
tarft in

pefkrc, et perche dalla corrottio d'una cofa, la ge


neratione dell'altra procede ,fì haucuan dipoi a
'
.
• connttr-
corner tire in qualche . mmaU Et cominciaci
algiuoco diceua. V'ernie qui
à chiamar qualcuno
Signor imo co, rompeteci,
,
poco m
dwan\ya que-

jtabeUa gentildonna , &


come quel tale baueut
jarebbcuoU-
ietto m qual animale tramutar ft

baurehbe detto ,
t0 di, woltofi a quella donna
j(

Hoàhe ut par del modo &


della cagione, perete

in tal animai fi è
corrotto/ Et m Somma t<n
afai
parola , @
t0 fi
avvitò perla bocca quella bella
, che
quelle pouere gentil
incoftgramfammiera
puuDoueuano (diffe il Man-
donne non poteuano
altre la fera diCar
Cueto)far,come fecero alcune
da *
nouaU l'anno pajfato.Tercbeproponendofi
nel quale wfcm
Sìouam di uolerfar un giuoco,
hauer qualcb
%nunatto di prefentione potcfje
cruenta dipianvl
lavwdi Cameuale, una tale
jUm
cMandt.onoaddojfo., che coluUafctando
comincio
ìiuoco ,&pot ufeendofi della franca ,
Etpero(fegutmlSoé
penfare dlaquarefma.
non è da porre molto
mnan
potete uedere, che

Xia » ^elgimcoWdarbeccareilficoalluccello^
IJme se cbejapete, fi

d'uccello,
fa pigliare alle

&
done

mandad*
u,

«H» agli huomini una jpetk


comincia àapoi a dm.U *

ctfa in chiacchiera fi
rei cbel mio uccello beccajfc
nel talfico ^M
ricordare il fuo fico ,
ua nfpondei
nache (ente
egli,ma quando
nelmiofico non beceberagia
ui a
«riti che più t ojio
nefte da effer beccato ,
'

.
Jffatalvuccelh.perciocheimiltgiHocinpei
•p f^.J In a. 63
Te il uero * hanno troppa /coperta fuccidtuga y &
p'. b indegnidiUe nobili orecchia. K(on mi piace
ancora che fra perfotte nobili , & eguali giuochi (ì
propnng a , dotte con bafloni , « con ma^aburront -

fifèrcuóta , doue fi habbia da tìngere o imbrat


.tur Li fatati, pt-rcioche quejli fon giuochi più nel-
le talk far contadi/ti , che nelle Città tra perfotte
nobili couuenienti. Egli è ben uero,che in moltofa
mìliai riflretto mi fon certi giuochi a far ritro-
,

valo, doue chi erraua, haueua da ejfer tìnto, zirfi


tìngeìtdno anco le donne nel uolto fen^a rijpat-
tiiio, am^i quato erano più tinte più fi godeuano.
Sì come inteniiette a q nelfgiuvco > doue porgendo c; u } o. "

alcuno e Colui che glie a cntolamejìola gli rf/w, Desinò


bcllo t & egli rifpQhdeyCbe dici tubelio,& egli fog
giunge, predi quella me(iola,& dalla a quel bello „
•cbet'e allato,& cofì colui la porgea quel che gli
fìede appreffo di mano in mano , quelle mede finte
tamle dicendo, che feceilprimo,& quei che erra
no fi tingono , & i tinti non più belli , ma lordi fi
Inalino da chiamare , et i tinti due mite arcilordt
& quei che fon tìnti tre , lordiffimi , & colui , che
contai proprii nomi non li chiama dubito uien
prato Co la tintura . Da quei giuochiancora dà-
lie ajìHeff.tto alcuno, che per ordinario per fona
da biffe non.iia,faretegrà fenno aguardarui. Ter
tioebe quel tale da colui chefeee ilgiuoco offèfofi
thiìt:,& comefihenùlv vi grande /degno ne refia»

if fe ordinariamente }>on fi dei-offendere ni uno ,


tanto meno far lo conmene dóiie di porger dìlet~ .

co,
tp»tr£ piacere altrui fi
procura. Et perciò neri ap-
piacmol] gio-
prouo pei benfatto quel reputato
V'co del Gufoycbe talhora ho ueduta fa re
m Mpo-
t\ nendoft la brigata in cerchio,
U guidatore/« con
glt jta ap-
la mano m
atto mi uolto a colui, che
cingili
pretto, &
egli fcruir dee Umedeftmcm
allato di mano in mano . Ma' i giocatore wUclj
prima le mamMfr™ l
'
attand uoUo a cdu 1 * '

. Ondi
nenmant
tòlge fewy ch'egli fe «accorga
Terciochefegucdo ilgioco, ognuno per*
il Gufo.
dttla caggione del
njononjtac
fi,
di lui rìder >&
che*
1

S" ? t corse Come é ancora quell'altro t giuoco ,


S ^fadelpefo,nel ualefapet ei chel'ordmator
q
&
ponderofa come fareb-
dd

viuacounacofagraue
qualcun ponendo,
be un mortaio , nella falla a
dare una cofa ,t
un'arte piglta>& a ciajcunftfa
accommiato,
m iShumento per quella tal arte
&m tacitamente fra
falò fi ne
n feM° ^f\a jt
coki poi eh' a uolergli dare la cofa riftruata

Utelha da prendere nella fpalk ilpefo , & fai


tanto gli conuiene tenerlo,
ch'unaltro fi ma
Gj
riftruata dar uogti* .
( he mutata arte la cofa
neUafpallaa ebe
de talhor ilguidagiuocojlpefo
quanto gU aggrada fa tenere ,
tdmflrm.
fia
'
le cofe per l'arte, neffun a dati
che net domandar
quel poueroim-
larijeruatafi apponga falche
matìafnedferbeffatoftaccorge,etfrafe!kf
nel»
fo ruggirtela ue
prende, cofa che febifar
fanno, mjpi*
uegghie fi dee che a fin cotrano fi
cionmiparimentequeigìuQcbi , c hanno
ddm*
èco, & cbefarnqa fipoffono fen\a taffar qualcu
no di difetto tale, che pi» a odio, o a compafjione
che a diletto, &a rifa ne maona . Si come e quel j j,

gioco quando fi tiene una della brigata cogli oc- Dtl1 Ac~

tht ben att urati,& con una mano parata ricemer


per coffa di palmata da chiunque fia, & in talgui
Japojlolo in affetto , il guidator del giuoco da chi
glipare lo fa percuotere , & dapoi arconfiriuen-
do ilpercuffore ,fen\a altrimentittominarlo , di-
ce a colui che te tienegh occhi chittft, che indeui-
ni, chigli babbia dato . difpiacciommi dico que-
fli fimd giuochi , perche colui che circuiiferine ,

euero ua depingendo le qualità & i difetti di


colui che l'ha ptreoffo , &gli fa offefa , ouero ,fc
dlontandofi da luideferiue un' altra , fa che la
perfona aiturata nomina fubito quel tale , che
gli pare che habbia ftmili qualità,& ne refia fde-
gno , & maluoglienr a t
. attefo non efier cofa che
più ci offenda, che l efìerne detti propri difetti ,

& maggiormente alla prefen^a d' altri, & di


donne poi , alle quali di piacer fi defederà . Ma
fòpra tutto fono biaftmeuoli.queigittochi ) nc'qua-
U fi alene ponendo in ifcberrp la noflra religione ,
& doue le cofe facre fi uanno in me\^o alle mon-
dane profanando , & da cofi fatto mal ufo , co- Giu - »
meda fcoglio, con/tiene che ogni delicato inge- féma
gno guardi Come farebbe mara-
fi . il
f giuoco che io £
uidi fare una uolta dell' Inferno amorofo , nel°'
quale fi finge , che li circolanti fieno anime d'a-
manti pafiate all' altra aita , & che il maeftro
. .
' E del
é6 -p^\rn
del giuoco fta Caronte, che
ad una, ad una te paf-
fi,&le conduca damntì à Minojfe , al cofpem
peccato*
éelquak, ogni anima debbe dire quel
perlaquale
eletta babbia in amando commefìò
condanna à
fiaaWinfemo dannata. Ttimoflepoi la
peccato meriti
patir quella pena, di cuigiudica il

vole . tìor queflo taigmo non folamente non mi


con eflòfi umg a prendendo,
f iace,parendomicbe [acri
a gabbo quelle acerbe pene infernali, che le
di continuo di-
fcritturc per fpauento de maluagi
na\i agli occhine rappresetano, ma
ancor a,per-

nel metterlo in pratica dicono delle cofe,on-


tbe fi
ut
de anche per ètra km co' teologici concetti fi
que
{chetando. Conciofta cofa che quando io uidt

rapprefentare mi torna t
fio Inferno amorofo.
,

mente che un gìomne diaconie egli


era al fwm
opinione cbt
penace condotto per hauer hauuta ,

poteffeacquiftar la beatitudine
d'amore co»
fi
(opere fen^a la fede ,& che coljèruire ,
fen\ak
lealtà d'amore fipoteffe meritare
una diurnagrt
neU'infernal chùh
tìa . Et un'altro diffe , fe effer
feruito un folo ^mo-
firo uenuto , per non hauer
re, & per non hauer tenutaunajòlfede, Ben
fìpotrìt
è «t

ro,che quefto giuoco dell'inferno amorofo


,col di-
ridurre in un'altraguifapiu comportabile
mojìrare, che attefo igran tormenti, & le acerbi

ck
pene^che fojfrifie una perfona amado,pareua
che dimore fojjt
fipoteffe con ragione affermare,
in quello mondo undolorofo inferno de uiuentij

facendo di quelli fiefsi cruciati a tattiuelli amari


* - 4 -
"
. .
fentire ,
fentire, che i poeti femono effer ne'capi d'aitar-
m,& in Fligetonte,&però Unisco foJfe,cbe eia-
fimo douefk dire qual pena dell' inferno gli pa-
refjefopire amando. Onde chi potria dire.dipati
re la pena di Tantalo.cbì'l tormento
chi d'alcuno di quelli altroché i poeti
d'I filone, &
hanno detto
efferafpramete la già cruciti, applkadociafcuno
(0 belle corrifpode^eal proprio fiato amorofo le
qualità del fuo fauolofo tormentato
. Ma que-
llo inferno
ancora, con tutto che fauolojo fia,non
mipare che fi poffa fieramente proporre, perciò
the quando una uoltami abbattei à uederlofare,
fenttjche una perfona difìe, ch'egli patina il mar-
toro di Titfo, poi che per cagione d'una Dea un co*
tinuo penftero)"qHafi rapace bollore) gli rode-
va il cuore, mentre dalle catene d'amore egli tut-
to legato fi trouaua.Ma di tanto hauea men dura
forte dell'infermi Titio
, che no era il tutto priuo

della uiftone diuina ,


ne di poter contemplar tal-
boralajuacclefieDea., &
cofi pofe in ficheto
queldetto de'Teologi cU la maggior pena de'da-.
mi ftàfejferepriui della facciadiDio . Queihu?ù™
medeftmopare che fi pojfa dire del giuoco di
che fi P °
l

f
fa Tempio di Venere o di Cupido, dotte andai
'

deeeiafeuna a dimadar qualchegrafia amoro


fa .
7^0 che ilgioco che beUifiimo è in
fi biafrmare io
intenda, in cui tallwa di bei preghi
ft fentono
ma danno il modo /blamente , ne qualfare io l'ho '
ueduto ,perciochc amerrache un ghuaneconle
ginocchia in terra ponga t &fiiacoft, mentre
fi

' £ i parla
parla, & prega la Dea > non fo ch'idolatria
talmodo facendo, & ai nero honor diurno de-
traheudo
Tesò propongaft giuoco & fatta un poco
il ,

di riueren^a dwaft in piedi la fua piatitole


preghiera Et non pure i giuochi di ftmìl forte ,
,

ancora che
fono da fchifare ma i comandamenti
d Cietrfanda fi fanno che fièno macchiati di
aite-

(la pece , come farebbe fe foffe comandatoci


in pergamo,&
meffer tale faccia conto di montar
di far una predica d'amore t ouero
chemadonnt
uejla folennemente a monaca ,
ordinandi
tale fi
le done che l'accompagnano le
monache, l'Jh &
badcfà,cbe le riceuano, il frate, che faccia il fer-
mane , &
fin il padre la madre
che le diano la he-

nedittionejo mdi (diffè l'attonito) far una uolu


monaca nouella tanto propriamente di
cotefta
unagratiofagiouane,col portar una cadela in mi
ompt
no col parlar a parenti di renuntiare allep
mondane, &
con certi atti aggradati , e proprij,
che non fi patena uederela più bella tmitatione.
Voffeìimitatione bella quanto ftmleffe(rifpofe$
Sodo) che ti non effer di cofa lecita, bifognaua ck
lagratia,le fctmaffe, & che amora mi mefcolafr
un poco di fafiidio.
Et però oltre , cheftmili cofe non conuengò*

no, non fono anche buone per porre veglia-


tami uero diletto , an\i generando quafi
eos-

trario effètto , in quella maniera , che le foia-

tttrct& le morti de' principi buoni ,


non fon atto

drap-
V 7{_ 1 Tri U. 6$
arapprefentarfi alle Tragedie ufficiò delle qua-
,

li è ne gli animi delli fpettatori colie dijgratie de


grandmimi buomini terrore & comparane , in -
durre .

Verciocbe ueggendo un & uir~ noi cofi nobil,


tuofo Trencipe ingrandirne calamicadi & ,

cadete (
ntiferie pure che mole qual dica quello
che moderno che ha tentata una nuoua & ,
mitra a i cicli , che conducono in tale cala-
mitali e miferie le perjonc di tanto merito ri-
cmpre , & ofcura la compafsione , che babbitt-
mo alt' infelice cafo occorfj di colui in que-
llo modo) Raccolto nell'indice de'giuo-
difle il
C i*.
cbiprokibiti,uoi douete ancora certamente por-
re il
f giuoco bello, & placatole
mona- delle
che , & de frati quando a gli buomini nome -

de frati, & alle donne di Monache ponendo , &


m frate, & unamonaca accompagnando (i dee ,

U compagno difendere, quando dirne male fen-



nMafmando quali per ucndetta qualcun' altro ,
& per lo contrario fi del fm compagno dir bene
udìjk qualche co fa in fuo biaftmo debhc-dire
,

qualche altro lodare in quel cambio Et queì- .

fdiro
f giuoco parimente^ nel qual pur i nomi de
frati potendo ft gli uffici^
, fi d'Jiribuifcono , 4I- c^
tri fagreftano , altri campanaio , altri poi bac-,
celliere 'nominando, Cr le monache altra di,
t
fpenfiera , altra portinaia , altra piferm^em
t
chiamando , & dapàviffyerwetttura fi camm*\
fi* adir mali\tf'una monaca ymofirwùfo che f&
70 ? *À J^_T E
radei ufficio fm^il compagno non pur
la fcufit

& difende , ma cerca di ricoprir lei ,


quel cb' a fùrie
col accufar

qualcun altra dei non far bene,


tocca . *4ggiugnendoui qualche uolta, ebe ti
conuenù de frati , &
delle monache fieno cogiua

tiinfteme , &
che del uno fi uegga quel che nel-
uadano alminiftro&
l'altro fi fii,& che laccufe
,

core-.
dpemtentiere.SÌ ufitua diffe il Sodo, di far
Gin. »8. ^ * ajuoco , in un'altro modo ancora , cioè , che

JlVmkw fi face**
fcdepr.^ a( cettare a cafaduna donna ,
di diuerfa
arriuatoLe.
pegola >et andaua
&
ghi
limoftna le domanda
innanzi con un laudato Dio,
" ;

conuento ,
uà ,& ella bor interrogandolo del fuo
dteetta di dargli qualche cofa
hordefuoi digiuni ,
,

'

per mercè, & chefaceffe oratione per lei ordinati

dogli . Finitigli cogititi ogni frate alla preferita

della donna mornaua , di quel che hauefje nelle^


pregato per lei efponendole , &ai
fite oratione
centuno diuerfo prego toccando a dire , fi fentiua

«p di preghiere. Ttlacotai giuochi , febea


belle

entrano altroue, che ne'cbiofìri,& per


le col-
mm
hlafagreflialafiiandofiare nondimeno non «W
rei T cbegiamai da uoifoffero propofìi J(percioche
eerto dìfpre
non fi pmfare the da fimil giuochi un
'

giode'religiofi non nafta, cofa che come fapete


idifdìceuoleaffai. Et con quello bauendo det-
te bafìeuolmente interno a queUo>tbe come probi
bitùdeefuggir.colui , che regge son Lt meftolaè
gli fia non pur
giuoco » utggiamo adefik qyetio che
Et <i*
m<xdt{tò>ma CQnuenmok &. neceffario .
quello incornate iandomi ,
quando egli e la mefiold
prefintata ,acaoche faccia il giuoco , voglio die

fi
in Imgopublico , & fieno di moltitudine gli ait

uiene>confacfid lieta et gioconda l'accetti, mape


rò tinta un poca da timore , et dapenfìero ,&m
quella guifa (ì conduca al fuoco dinari al cerchiò
ione la rejlden^a de l ntaejìro del giuoco ejfer'fuù
le. T>(e tàorrei ebefaceffe, cornea molti far ueggio
the un bora in far cerìmome,e feufe di no ejfer atti
eofitmano,co no poco fafiidio di quei che afcoltanò
irla be mi piace, quado co un orette, et gètti motto
tbel'occajtone & il tepo degli fomminijìrL gentil
mete fine fcufa.1^e mi piacciono quel!i,ciìe arrof
ftfeono, e che tremano dì maniera,cbe riÓ una me-
fiala manna fpadaper etrar ìcàpo chiufo,par che
fa lor meffa in mano. Et alcuni ancor mi difpiacka
ho che s'attentano s'inuolgono nella cappa , cer &
tano d'afcondtrfi, quando la dotata uerfo loro con
la méfiola in mano uenir ueggiono , che fnofira &
Ho in- fontana d'hauer ad effer mandati ad uno fìra
nopajfo . Ma forfè più mi àtfpiaccionó delìaU
traparte quei che brillano per aUegre^ga,quan-
iofi accorgano , che la meflola\ bada ueniredlo-
ro,& che fé ne panneggiano, come l'hanno hauti
ù . iAn\ì perche fa dato loro , con certi at-
ti,& con certimodi praticando, & uccellandola
uanno . Che fin houeduto alcuni ,cheueggen
do,cbe il n uauo giuoco fi ha daimporrè,(tmuoue-
ùano dal lungo loro ? & al camino fi riandarono
m nel meitfp del ìerebio di fcddàrfi mojlrdndcì /


. : M 4
7
1 T \T E
'& dicendo .
ejuaft Eccoiti un Maeflro delgiute

miete* 7<te intorno a ciò dir nulla pef


co fc lo
le donne mi contitene, come quelle, a cui cornane

dar tocca , &


non afare i giuochi Ben e nero ,

che in tin riflretto domeflko io loderei, che la don

na ancora un giuoco faceffe, & a più d'una ho in

qualche giuochetto ueduto fare, pere ioche, come


cofa , che a del libero , &
del infolito arrecc*

jèco molto diletto , Direi bene, che la donna


ne allogarla meflola ( il che di fopra lafciam-
modì dire) doutffe tifar auuetterap, di dark
dì coloro'chejlanno al primi
fimpre a qualchuno
cerchio (coperti , jèn^a andar
cercando dì quel-

li che dietro a tutti


gli altri fi trouano , o ma-

fcherati co camuffati che fieno , peràoche mo*

firarebbe dì guardare , & di comfeer troppi


gt otturati fe già non foffe quale»'
'

jifameute ,

«o,t/i cuigià frale donne foffe corfa la mcecht


rìtrouffe quivi prefente , ouero fe quel
da
ft
lei chiamato non fofje qualche raro & ce-

lebre facitor dì giuochi, <& per quejio da tutti

desiderato .

irla ritornando al Signor dil piaceuoliffirm


giuoco , com'egli farà nel me?$oarriuato , doppi
Jhauer data un'occhiata intorno , doppo l &
un poco in atto di penfare , doueri
tffer flato
d&r principio . Vercioche con tutto che fapefft

forfè prima che comandato gli foffe , cioche di


far intendeua pur ha del buono il moftrar di ,

fiate un poco penfofo a quel che fi ha da fari


"P TU 7j
in preferirla di nebil brigata. , Conmene dipoi
che fid giitdiciofo , nel faper eleggere , fecon-
do i'occaflone , che fi gli prefenta , quel giuoco
che grato , &
felicemente giuoco fia per ef-
fm . Conciofta che l'bora della fera in-
nanzi cena &
i ritroui publici ,
, grandi &
rkbkggan giuochi digrauità,& difpirito , dout
dall' altra parte , la notte doppo cena , quando
Ingente è dal cibo, & dalla fiancherà aggra-
data , o doue picchia & domeflica compagnia
fi ritroui ,i giuochi placatoli & fon più ridicoli
ectmodati . La onde per poco accorto fi
farebbe conofcer colui, ilquale risiamela not-
te ,
effendoli comandato ilgiuoco , quando già fi
fofte danr^to, & flato infefta , proponete , che
ciafcun fofìe obligato a dire un uerfo alqital la
fua dichiaratone douefk efìer data . ilqualgiuo^-
co già fòleuano chiamare il
f giuoco del Capello c[u _

cof: detto, perche l'*4r(ìccioptrr, far qualche mi Dei Ci-


'
tafgombrare la moltitudine degli ignoranti^
cb'afturbarlcueggbie de' noftri tempi comin-
cimano , hauea queflo modo ritrouato , che co-
lui, ad interpretare era chiamato, in me^o del
terchio,a fede r in un fcabello feneuenifte, & fubì
to ungran cappellaccio antico gli erapoflo inca-
po, & fin a tanto che hauefle interpretato tener-
lo gli conueniua>onde molto bene & accodarne"*
teéreglierahupo , per non far rider la gente
con quella flrana portatura in tejia , Di ma-
rnerà che come brigata iifutde-' fi uedeua
IP»* in
74 T <a
1
\y t*
in uegghiajlginocco del cappello ueniua in capei
tir un cappellaccio infìeme 3
alla, cui prima ki-
fia pia piano fi mimano moltifcantonare, &pt-
gliarc[parecchio . Hor fi un giuoco di qualche,
fpeculatione, & difficile , qual'è quefio del Cap-
pello in Jtmil tempo non ft faceffe ,perfarefemar,
lagente,poco farebbe lodato colui, chc'nfmil bo-
ra lo proponete , Tacila fidgionpoii che di pro-
porre giuochi fpirito fi conmene , dee il rettore
drigUtoco confiderai il luogo doue fi ritroua
Tercio altro giuoco bifogna pane inna\. , <for»

«e moltitudine di donne fi ritruoui, come a no\-


7x e y&«gran banchetti auuiene, altro, doue fieno
quattro^ fei uaghe donne per fiore à còniterfati"
ne adunate infieme , perche nel primo cafo la do*
ut fiagrd concorfo di gentildonne. Un giuocoi
che habbia alquanto del tleuato dourà proporre *
in cui occorra alle donne d'affaticarfì poco ,
&cbe m un certo moda ci facciano , & non ci

facciano, perche fe fi difegnagiuocù, doue effe bob,


btano oda proporre, o da'nterpretare ttU* fitnga,
no hauerà mai buon fincjrifpettorfnc amò l'efper-
te,& le fitpute non fi arrifehieranno a parlare ynt
Adirei concetti loro, dn\i terranno di riceuert
affronto , qualbora in tanta frequenta fìano a-
firettea far parole * &
maffimamente d'amore,
come perla più occorre ne giuochi . Quejl'auMi
ten\ahahauutaadue uolte iluofiro *Abbrufiit<l
(diffe F*Attonjito)pcrche in cafa del Gouernato*

XC itkcolìnOixrfQUfi f?«w * ueder unagiofit^


V \l M fo-
mite principali gentildonne eonèorfe-, -ejfendo-
gli quella feda comandato il f giuoco , fece quel-
lo ch'egli chiamò il Tempio dell'immortalità, i/c™.
*•{
quid fa che dauendo tutte quelle gentildonne ef v*}1 *-

fettalT empio dell'immortalità fen\a fallo confa IX*


grate, ciafcun di quei giouani douejfe dire , per

qml uirtà principalmente, penfajfe che quella da


m,dinam{i a cui era condotto e doueffe all'eter-
nità efserfagrata,et cerne la parte haueua detto,
tome dir per beUei^a,per bonefià, per magnani*
mitàoftmile,gl'era comefio , che due ucrjiy o un
Wrettofacefse Jiquali fitto il di lei ftmulacro fi
pptejser porre, accio quafìcome infcrittione quel
h uirtà di lei Onde mi ricordo che
dichiarafsero .

ungiouane fragli altri battendo una donna per la


pttdiàtia al tempio confagrata , li pofe quelli due
uerjtperifirittione.
Coliti co'bei penfter col cor pudico ,

Si fece il mondoferm/l cielo amico.


- Sì che tutta l'induflriae ra dell' buomini, ali*
iopna non toccando altro , che l'efser lodata , &
vtnafyatay & il dir e, fe quel tale, da cui era fiata.

tofàgrata} bauefse ciò fatto con buogiudicio, a ta


Itcb'ella con un bel fì,o con un bel nò,et co un toc
curii la mano in guiderdone di quello , che haue-
ttadectoin fualode, di quanto la taccona a far
era sbrigata. V'ri'altra uolta U medefmo ^ibbru
fiito ritrouandoft in cafa del Acconcio Intronata
label drapello di donc, et efsedouifìatiguidati Si
ytorìfmjìieri fegnalatifsinii, mal haurebbono le
dorate
7 <S P JJ^TE
donne perla nouita, & per l' riportanti de"per.
fonaggi ragionato allungo , ondel'^ibbrufìito a
cui toccò dopo ti loro arriuo afare il giuoco , ciò

óiu. 41. confìderando, mife in campo f giuoco delle Coro-


e,k
? ne , nel quale dicendo egli di uoler > rinouart
'
l'ufan^a antica , quando tutte le donne di Tofin-
ita la Corona in tejìaportauano* a ciajcuno coro-
na coueniua una dette donne, che pr e/ènti fi ritrt

ttauano.ct allegrar poi la cagione 7 cbe aprale una

fimil Corona l'baueffe indotto. Onde furono &


dal Vantaggio , &
dal Tejìareccbio , dal Va^ &
gabo//do,& da altri Intronati, che uinteruenero

date da belle corone} &


di belle cagioni allega te

perche, chi la corona di lauro chi di mirto , chi la


cinica di quercia, &
chilo. Corona di uenreba*.

nefic dato. Ei mi fouiene{difìe il Raccolto ( che ai


magiouanefu data una corona di papaueri,pcr-
che alle uegghie fempre dormiua,& che fu domi
datofe aglihitominifipoteua corona dare, atte-
fo^cqe eflendoci'l fratello del decorno, che la fe-
ra inondi baueua menato moglie , pareua cheli-
corona digremigna feglidoueffe, laqual murale,
fiato il primo che fofiefa-
fi chiamauaiptreflere
lito nella rocca , &
ch'efpugnata l'hauefie . &
un altro de'noflri feguino il Manfueto,che fu l'ul-
timo a dar la Corona,& donna da lui amata, co-
ronareconuenendoli, efiendole più pregiate &
te piùdegnegia dOlrlbuite, &
ciafeuno quali'of-
egli podo in mrtf
fe per ritrouare attendendo ,
fra la earejìia delle. Corone , l'obli^, &
che
p il i m a. 77
the balletta di darla , foprajìando pur alquanta
adire, & già da tutti follecitato y difie . Io
eia andato un poco lontano , per quefla Corona.
& però non ui jìa maraviglia fé alquanto io hab-
Jtju tardato . Terciocbe noti mi parendo , che
iqka giu corone ci fofiero f
alualor di taldonna co
jitm^UJon d trouarlenc
andato fin in Cielo

&
Ma dlHeltV) perciò la Corona d'ariana por-
tata le ho, della fuàtefia neramente degna pa-

j^ndami. Coteflo inerita difie il Sodo, fu un bel


la & biperbolico [ìgillo di quel giuoco , ilquale io
emendo afiai in fimile occasione , perebioche
olire al innalzar le donne , & non affaticarle,
al
hatteuadel nobile, & delgrandi'^ comequeigiuo
chi haueruùgliono,ch'infrequente,& importan-
te adunanza fi propongono . V*Abbrufiito in
uero(difie il Frajìagliato ) nel proporre de'giuo-
tbiMfcmpre inuentione » & accorteyga mojlra
to,perche ancora incafa dello Sfacendato fi por-
to molto gentilmente, quando ui furoro conuita-
te forfè uenticinque gentildone principali , per
ueder quella Mafcberata delle Bone Ingrate,cìx
per la crudeltà tifata a loro amanti eram eterna
niente alfumo tormentate , & quell'altra delle
Celefti , che per e/fere fiate benigne a loro aman-
ti, erano fiate in Cielo collocate , & fatte fiel-
le,mofirando con queflo il premio & la pena
tlle donne, che [de l'efier crudeli , piegheuoli 4
chi le ama riportarebbono . lequali mafeberate

comparueroinueroion multa uagbc^a, eflen


d$
é> accompagnate da flange cantate da mufi-
the,& dagratiofì ornamenti , portandomol- &
ti prefenti alle donne fecondo V inuentione s cbt

rapprèfentauano conuenienti. Qra,douendoP*Ah


brujiito fra tanto eonuerfo la fera innanzi ce-
na fare il giuoco^nepropofemojilquak chiami il

& ^giuoco delVajlù, & dè'prefenti m cui fingendo^


& che tutte le donnefofiere à tamia, Moietta $be eh
fcuna un gioitane cbiatmffe dicendo di preferì
fargli qualche cofa^come a'^banclxttis^ufa difa.
re>& colui a chifoffefatto il prefenteì haueffe dt
dichiarare , quel che con, talprefente ,hatteffem
iutolaprefentatricefignifìcare . In quefto-giltoct
hebbero le donne poca faticas toccand$ loro a din
follmente una di quelle cofe t che fi fogliono a U-
uolaprefentare , ancor che ne n'hebbe di quelle,
che per far agu\\ar l'ingegno, fecer qualche do-
no ftramgante , fi come fu quello fra gli altri <S
una gioitane t la quale moflrataftfdegnata con m
fm amante d'una offèfa , chela pareua hauerrU
cernita , bamdo il giouane il giorno fleffo nell'oc-
correnti ima mereda , donato a quella dona su
cialdomot ilqualifpagnuolofi chiama fupplica-
tionc t &fra%efe oblio,et detto le che alla fpagnm
la k lodam , & ella mofirandofi ancota fàegnofi
rifpofio, che l'accettaua allafra%efe,per placatk
in parte , & in parte peamoflrargli la granchi
dei fallo fu*, con Foecaftone diquejlogiuoco>d$
the in ricopenfa del cialdomino gli mandaua um
otiua fatta dolce con l'acqua dime%$o.Onde qm
fiottane , che auueduto era nel batter } come ri-
ehiedetta,ìlgiuoco, a dire l'intentione della dona-
trice, dijfe, che quella donna altro lignificare non
baueua uoluto t [e non , cbeper addolcir l'amma-
yeTge dello [degno diki, non ci era altre mey^o
cbt l'acqua delle fue lagrime . Con cotefla att-
utrten\a d'affaticar poco le donne diffe il Sodo)
(
un'altra ancora uen'era congiunta,perciocbe ri-

irottandofi, quiuigran numero digiouani,ilmet-


tergli tutti in gioco era un mandar la cofa trop-
po alla lunga , & l'eleggerne una parte piamen-
te , un fare che quei ,che refiaitano [e ne tnrbaf-
fero colguidatore . Et però fu cautela per fug-
gir l'uno , & l'altro inconueniente , che le donni

feffe cbiamaffer coloro, a quali di far ilprefentei


u itila interpretatiene il carico dare intendeva-*

no, perciochein talmodo quei ch'eranolafciatty


dolcmon fi poteuano, & coloro cb'eran chia-
mati per maggior fauore lo riceueuano. Egli è
ben itero che il fare eleggere alle donne, porta fe-
to una occulta imperfettione , cioè, che fra tanti
orecchi, &fra tanti occhi , le donne afarfauore
nonft arrifehiano a chi forfè più uale . an\i per-
che alcune di fcropulofa honeflà j'ubito chiame*
ranno qualche parente, che l piti delle mite non fa

fra nulla , è for\a che l'altraper no parer da me


no feguitino le meiefimc pedate, tal che gli inmt-
fnorati, & gli fpiritoft il pia delle mite rimango-
voadietro rtfìadone'lgioco languido j& malgui-
dato . là ondè 'qttalhorper lapreftn\a diperfone
8o v u \r t
forefiicre, oper altro nfpetto importale » cbe'l

giuoco rmfajfe bene'io farti di parere . che s'hà

ueffe in quefioad abbaffar la uifiera , & chiamar


coloro, ch'ingegnofamente fqfìero per dire . Et 4
tempo mio fi appreT^aua tanto^h'ungiuoco fitti
ceacffe congratta , che quando occorjè la paffa-

ta del Marchefe 4J Vafìo, & del Principe di Sa-

lerno, che l'uno l'alerò ft fece Intronato , non à


vergognammo d'ordinar fra di noi un giorno m
nan\iqueÌgiitochi t chvpenfauanodi fare altalor

f refenda. Klon che ci componemmo infime 4


qualchepuntalmente ft hautjfe a dire ma ben fu ,

rono propofii & fceltidue,o tre giiéochi,che difar


fi
dijegnaua y accioche ogniunopoteffepenfaruifo-
pra qualche bel Capriccio, &
di pw andando a «i

fatare qualchuna di quelle donne, che doueuanoi


tal ueggbia interuenire hauremmo con effe dtfior
fo di qualche bella cofa , che da loro fi } offe potut?

fi pentirono
Onde.nacque che quella fera di
dire.

bei concetti t & di fpiritofi uiue^e , & le down


con quel poco d'aiuto differo cojè di marauiglia,
Et da quefli primi aiuti cominciarono poi a fan
urìbabitotale,cbealÌ'improuifo,& inogni octa»
fionedi feorfi ,
motti, & ragionamenti miracoli»
ftfentiuano ufeir da loro,donde M . burella ,
0-

m.GioliaVetruci) M. frafiauenturi la Sara*


cinajta Forteguerra, la Tofcana, & alcune altr$

qui s'aquifiarono eterno grido , Hauremmo attt

cora nelle uegghie importanti ufato di metterà


apprrffoa qualche donna , &fiando ad afcglfm
ilgmoco , con due parolette deliramente accenna
to,qud eh ella dire baueffepoffuto. t^ellaqualco
fa principalmente il rettore delgiuoco dee e/fere
auuertitoficcioche ben li fucceda.Vercìoche qual
boruede} cke una donna flia renitente al
dire,for-
fé perche non fa ritrouare quel che dir debba dee
,
con definiti accenarle1 & quaft fomminifìrarle,
quefta ò quella altra cofa, che dire in proposto (i
potrebbe, TSjpureJìar dee auuertitoinComoall'
aiutare à dìre,ma nell'allargare;et
nell' abbellire
anco le cofa dette, et ciò che da una dona
o ed ofeù
WBé w<*fP#°> o confufamete foffe flato propo
Iloanichirlo , &
efaltarlo . Et cotaldìLìgenyi di
procurar quanto può, che 7 giuoco
fuccedafelice-
mete debbeefferegradiffima ypercioche non giù
ft
Oca maife ungìocofta flato bellona nò,fe non dal
fine, & daifucceffo , a tal che un ijleffo gioco prò
pofio dalla medeftma perfona, in un faogo bauerà

battuto infinito applaufo) & in un'altro con gran


tìepide^a farà pafiato , &
ciò non d'altronde fa
ràproceduto-, che dalla differenza di coloro,
che
puocato haueranno.La onde acciò che'lgioco bob
bu buon princip:o,proporlo chiaramente conuie-
ne,& il modo che fi ha da tenere nel effluirlo co
facilità far
intendere perche qualhorfia confufa-
mente propafìofa dimeflieri ancoraché con con-
fusone fi faccia . Etperqdouerà ilrettordclgmo
so porlo inanimi tutto in un tratto , &non dime
ma parte jota, & l'altra per quando ilgiuoco è
già cominciato nfarbare . Segià nonfaceffeciò in
* F pruoua
ofieruato uien pia di loro ma quando foffe

ugnatelo fuperiore,reflarehbonoej]i ofcurati dei


tutto. BgUiben utro che ne' nofiri giuochi, ancor
y

che molti fieno che uorrebbono effer deprimi , p o


chi ft truouano , pero che uoglìam dar principio ,
ritrouadofi radi di tal prefìtta d'ingegno dota-
ti clx all'improuifo, &mun jubito pofjano ritro-
uar , & dir cofe che dilettino . Ma perche auuer-
rà talhora, che ungìoco comadato nefia, luogo m
dotte fi ritrouino donne, che tra loro no cofacci* ,

no, & non s'intendano gran fatto infime ,odoue


fieno gioumi deboli & Foglio in
, inefperti . tal

cafo , che il dittatore delgiuocofaccia non de mi-


gliori ne de pivCÌodati eh'eifa.-t ma che qualcu-
,

no"^ 'mediocri ne propaga , come farebbe quello


esili. 44.
che noi chiamatilo rfe/f Tepo antico, quado ogni»
uecchiofingendoft , dice uri ufan\a del
fo «tì- no à' effer
,

to .
fuo tempo, &
di poi madandofi in chiacchiera,^

SjS'e 1Ì «fa* la fìta tifarla, &


quella che habbia detta m
finghe .
altro, & colui che fente ricordare lafuo, nel medi

fimo modo dir dee . Vn tal gmoco farebbe quella


delle Lufinghe , nel quale ogniuno dice una lufm-
ga, come farebbe gioia mia tu feiregina dell'altre
donne,tu fei tutta fatta a modo mio, &fimilt, &
dapoi l'huomo onderà a toccar la mano alia don-
na, & le dirà alcune di que&e lufinghe ,& pa-
role amoreuoli , che fono fiate propone , l 'ul- &
tima ch'egli dice , chiama l'autor che
detta l

haueua a far il medefimo , dicendo lafua,con


deh" altre lufinghe , che fieno da gli altri flatt

•a ""dette. t
T \1 M . 85
dette. Tercioche colprender in tal cofa fìmile re-
folutione, viene a fodisfarea quatogli e flato irn-
poflo, & in tanto no fi affatica indarno , dotte non
pm buono effetto fperare , perche nel nero, tra
donne, che non babbi ano intelligenza infxtme,ma
più tofio,come fpeffo auuiene, inuidie , & compe-
tente fìeno fra di loro ,l' una guarda in uifol' altra
&non [amai cafra, che Maglia . Accade ancor
qualche uolta, che colui , che al giuoco ha da dar
principio non fi finte di uena , onero altre fanta-
sie per la teflagli fi aggirano, di forte , che punto
in buona difpojìtione non fi troua , bora in tal ca-
fo,dtrei y ch'egli doueffe di quei giuochi fcerre> do-
ue chi li propone e un femplke relatore , nt fi po-
lle arte, fatica alcuna , lafomma il carico del &
giuoco fopra qualcuno altro ponendo, come fareb
he il giuoco dell'arti delqual parlammo di fopra ,
-

percioche in effopropoflo cb'ei l'habbia trovata


la [pia, & conflituito'l giudice, tlqual le que-
rele afcolti , non ci adopera più ìndufìria ne fa-
tica alcuna . Et
come'ancora è quel j giuoco , eia. 4 j
fi
m a*"
che fi chiama del Maeflro di Scuola , percioche
pàfli i fuoinomi da fanciulle alle donne, come
d
Va-
^
Stuoli,

panella, Zuccherina jFev&ofctta , &fimili% &a


gli huomini dafanciulli, come digattiuu\\o, far-
careHa,cauallino,& coftfatti, ordinato il maeflro
che queflo effercitio del infsgnar a fanciulli fap-
fiafar con grafia, non ha poi da adoperarci in
altro, fero è ch'egli flefio in quefìi due giuochi po

trebbe il tutto gutdarcquado ?gli medefimo uolef

• • fi fi
%'6 ^ ^ n_r £
re farUfpia^eroilmaejlroafarfiponeffe,qual
che [offe carta d ba-
hor tanto conjidaffe dì fe ,
tterà porger dilettatone.
Ma ricercano cotat
e con-
viuoebi umgratia articolare t che a pochi
f

re (cuoche non farà il pm dotto acadetnico che


Ra t, a m . Quefto era un di
queigmochi , che
perewebe
fare fpeffo me cornalina al mio tempo,
Lrendo ad alcune done ch'iodi U
còma cera
cer
mfo fermono dtctfr
da pedagogo, eebe con un
te Ù4vft»V ridermi , bene fpeffo diuua ™
• no^doJatcdigratiaunpocodmacU.&m
ricordale tennero a menteun tempo , cb m dtjtt
gli afri fanciul-
ad una bella fiolarina, che come
ella doucjfc refiareunpoco
li fe ne fodero «ridati ,

Magare W™ *"k*»f forte ,do- 1*-

S quejìa
«h Ja\imcbi V amtrap4ando,di
Ì.i protonuordelgrocoada^ticarnmsbab-
^"biajhauete ingioio delle quiflioni ,
allbora, che

ma qm}Uone,0
« chiamando dite guatarti, et loro &acutjctm
dubitatone d\Amor proponendo,
impugnar dee af-
Malfatte foftemre, &qual
donna , laquale doppo
finando ,eleggeanche una
addotte,
? batter fentite le ragioni
di qua, et di la

la fenttnra dia , &


prima tenone terminata,
la

altri quiflwnanti,
dando loro nuoui
Jdivadue
fletto dadifputare ,&woua donnaeleggnté
eghamoiu
Sfa hud$mfca, %elqualegioco campo, tr
Poca briga ,
ballandogli Umetterei*
tubbij, che fieno
communi
o maino morofi
2> B^l M U. 87
tinte farebbe, Se ji awa/wr efcff/«te /w <fej?f«9
Scl'amorfen^agelofta fi ritrouaua,Sela lotana-
%aactrefce,o fatimifee l'amore, fe meglio ftal'a-
rnanteletterato, che C armigero, ftmilt, perche &
che fono chia-
ti pefo reftapot tutto fopra coloro ,

mati alla contefa.. Egli è ben nero , che di queflo


lode di garbo
ftejfogiwco io ho fentito riportante
& d'inuentione a chi l' babbitt co nuoui, & dilette

Hùlt dubtj faputo proporre , tanto più fedaluoghi

migli ha cauatt , & che fieno in qualche pratti-

ta di quelle donne, che ft trouano preferiti. E ue-


- rifsimo queflo che uot dite (dijfc allora l'attonito
fercioebe mi fonuieni, che dilettonon poco unafe
rannade'noftriin cafa delia contefia Ugnolina
£ Elei, dotte una donna bella,et ricetta copagnia
ài donne firitrouaua, le quali oltre al Furiofo,

muftì libri d'Amadigidi Gaula, diGrecia, &


& Valmerim,
queftt &
don Florifelli di leggere ft
ddatauano . Tercbe propofe primamente qttel-
laquifiione , di Leone , &
di leggiero > dicendo »
le
come nel leggere gli ultimi canti dell'arioso >
, che Leone a Ruggiero fatte
batte»
gran cortefie
considerando, &
fopra quellanotabile^ che Rug-
giero hauea a Leone dimoflrata difeoneudo, era
molto dubbiofo rimajò, a chi ft douejfe dare il uan
to di batter più cortefemente oprato , La onde da
fefiefio rifoluerfeuc nonfapendo,
di chiariifene dd

fideratta quella fera, col proporne difputafra due

belli & desiati [piriti , & de rara etgiudiciofa dS


ita la reflui miti affilarne. Biffe ancoraché fapc
S3 T KT E
.

ua tutte quelle donne batter letto di quel tteccbio,'


ilqual capitò alla corte del %è Librate con uni
fpada,& conunaghirtanda, &
dottanti d He,<@

una gran falò arriuado,mofirando In


alla reina in
fpada,che dentro ad un fodero me^p di fuoco ,&
mi-^ja lucida appareua , &
Inghirlanda , la cui

metà lifiori languidi* &fecchi baiiea, effendonà

l'altra pane tutti belli, & fi-efchi >


mrro » cme
caualkr ejfere fatto non potca fuor che pef
egli

mano di colui t che quella fpada sfoderale , ne


armato ne cinta di fpada effergli potata il fianco;
donzella , laquak tutti
fe non per mano di quella
Et
Ut ghirlanda nelporfela in teli a fiorire faceffe
.

non potea altra perfona cbe'lpui-


perche , ciò far

lealcaualìero , & lapiul leol doglia che n'amai


,in uauó
firitmtaffero ,vJfo era già inuecebiato
per mdtiparti del mondo cercando , chi tal afte»
tura della fpada,et della ghirladaaccapajfe.Onde
codotto.doue per
in quella corte ultìmamete s'era
lagra fama, che ne fentiua diritrouar quei due
fe

fperaua che uato baueffero di lealtà . Et lafcia*


il

do andare , come dal %


foffe il giorno desinato ,
& come
nclqualefenebaueffedafarla proua,
./{madidi, & Orianauiuenijferofconofmti & ,

che l'uno fguainafìe fpada & f altra


la , facejft

ghirlanda diffe quel proponitor de'


fiorire la ,

capitan-
dubbvj> che fapere batterebbe uolutoje
mtdefnns
do quel mede fimo ttecclno con quella
prona nella noftra città>un amantefi doueffepor*
re^Wauutntura della fpada , &
una gentildonna
» che a
T> \ l vi. M 8?
the fentiffe amore hauefieda metterfi al rifchiv
dellaghirlanda,^ perciò cofì dall'una , come del
l'dira proponeua quìftione Vaghi . & belli furo-

no neramente coft fatti dubbij ( dijfeil Sodo) ma


ttolafaaté (rkordadouene ) di dirci ancora la fin
ten\a, che foprauifurono dette, acetiche in que~
fio modo td nudiate non meno inflruendo co'gli e
fempi daper uoi medeftmi , che mi faccia io cot
aunerteu7x e &
co ricordi che innanzi pongo . hi
quella tjuijtionc di Leone, & di Ruggiero ( diffe i*
ùfttonito)potetepenfare che giudiciofa dona, co-
mefu M. Giuditta$anti>cbel'hehbedagiudicaire
non patena fe non dare la palma di cortefia a Hjtg
gkro,perche l'acquiflar prima, & il conceder poi
tarmata dona al ria ale,trappafie tutte l'altre li-
beralità, ma uifu he difputato fopra affai, mofìra
éo colui, che difendetti Leone, maggior dono efìer
fiato quello } che ucniàafpontaneamente dagene-
nfttà di cuore, majjìtnamente uerfòun nemico,co
me quel di Leone, chs queW altro no era, che fpon
tanto non fi poteua dire,mafì faceuaper ricompì:
ft,e per giàderdon delle cortefie ricevute come fa
quello di ^uggiero.T^ell' altro queftto poi,fu data
diuerfttfenten^a, perciochs quanto all'amantefu
giudicato no effer bene il metterfx a quel parag»
i
ne, et quanto alla donna fu filmato effer benfatto
a tale auuentura Et qual fu ( joggionfe
ilporfi . il

iodo ) la ragione della differen^aìfurifpofe t^it


mto)come diffe con eflrema accortela la gra
ma Cotefla Cintia^he nefu giudice, perche
• * eff'n-
della lealtà ama
e/j&o cofi difficile la perfettione
ingannar^
rofapotew qualamante ageuolmente
fi , a/te
fommitàdelmonte amorofa parendoli ef*
fer armato ,
quando non [offe ancora a m«flo'f
fa
eamino,onde mettendoft motalprowifotem r
cilmente non trarfnora lafpada ,
cofi & *ppf
f donna intalcatuuo concetto reftame
alla fiia
lo difcacciaffe,disleal?
amante repitta»-
che da jè
dolo,quando ancor foffe poi giunto alla cima del-

ta lealtà
» &
però meglio era U lajaarla tn
quel'
come co*
ladubbiofacreden\a. Doueiadonna,
ta CjmUf
bellaauuerten\agiudicò l'altra, che fu
grande dt dijgram.
fa yra7iia,quejìorifcbiocofi
donne co» mag-
non corre Terciocbe amando le
.

cbegli buomimns*.
gior difficultà,&piu di rado,
di donna, ogm
fanno,& con ogni tepida aftttiorte
piu caldos &
ardente amor d'huomo
appagando^
mojherebbt
Uttofolodi prouarfialla ghirlanda
ire leitalfe^no d'amore,
che ne douerm l'amate rt

ftar contento , ancor che la ghirlanda tutta fior*


non faceffe . Hot uedete ( fguitol sodo ) com
dilettola*
quelle ftmUi quiliioni,porgerebbo»o
uagheQ*
do fra donefoffepropofte , che bauefier
qualcuna,^
di 'fami Hbri,et io in uero ne conofco
grana, cbt
mi bafatto'reftar marMigliato della
nclgujhrgli , &
ella ha nelle^gerli , delgiudicio
ddUmemoria referirgli. Et è ajjai ageuol ci*
il fare fcM
fìa chihabbia qualche defìre^a
,

di molte belle &


diletteuoli qmfiwm da difpaW

fi daogni parte con probabili , & gratiofc ragni


ni airnfe ne t rovano in quei libri alcune depu-
tate confolennità, &
da giudici fedenti prò tribtt
itali [mietiate , come fu quella, fe ni ricordate ne
libri dì\ùon Florifello che nacque tra quelle due
fonile Trincìpejfe,l'una Guindaccta,&l'altra Fi
hfea nominata . Dbe di/fe il Frafiagliato , non ut
ftanoia il riferire il particola^ della bifìorid che
>
a me di batterla letta no fouuìene , forfè per la &
moltitudine dicotejli libri non la fanno quefiiat-
La quiflione nacque (diffe il Sodo )per
triancora.
ck trouandoft un' Ifola in due regni diuifa, &
ma parte effendo da un J\e poffeduta che due
fi-
%lk donzelle hauea , &
t altraparte da un'altra
R£fìgnore.ggiata,che duefigliuolimafcbifìritro-
Ma,l'un detto Do Fìnifìello del Solflitio t & l'al-
tra Do Caldes della Forefta chiamato . Li due

per accomodar le cofì dell' Ifola mpace
r & accio-
the da unfol refojjc col tempo tutta dominatale
«» tra di loro in quella compofitione. Che ogni»
ielle Vrincipejfe , un de due principi che più le
adiffe doueffe eleggere f fen^a che l'uno, l'elet
dell'altra frpejfe, & colei che più bella elst-
acejfe, regina col letto dell' Ifolareflajfe , &
tri due in due camelli con buone guardie fof~
\fii,fin a tato che mori/fero . Hor com e piac-
er alla fortuna, ciafeuna delle dorelle amano, co
i che portaua amore ali altra , odiando colui,
inciti era amata, dimodo cheD. Galdes amando
temete Giwidaccìa,era da lei odiato, tutta ri
ad oniarD. Fini/iella il quale lei aborrita
}

• • come
9z T? AT E
come colui che era tutto difpoflo ad amare Fili-
ella non uokndo effe Fmifiello «e*
fea, quando

dere ardeva per DonGaldes,che non


l'appre^
va, tutto uolto a quell'altro
amore . Ma nel neri»
che fi fece all'elettione,amendtte elefiero
Don Fi*
ntjicilo , cojì colei che t'amaua , fen\a efiere
fiati

riamata , come quell'altra che fin allora^


mai
haueua portato odio fé ben fi uedeua amata k
lui,E ciafcuna d' hauerfatta più bella eletti»
pretededo l'ima colhauer eletto colui ,à)t la
adii

uaS altra colbauere fcieho chi lei amava, nei»

ragione., difarfela cercam


effenào chi lorfacefjc
fola fotta foprq
no co l'arme , mettendo tuttal'l
tanto più che l'eletto Don Finiftello più l'unack

l'altra di fauorìr non ardiva , non fapendoquà


delle due doueffe rejiare fuperiore . Zia li Uefa
di quefte di fferi-
ta far tregua,di chiamar arbitri

re Umadigi di Gaula , &


jimadigi diGrecitj
righetterò , &
facendo dauanti a' giudici cM
una gran piarla fopramgran catafalco fede»
uenire eominciarò l' uno dà
no hVrmcipejfe ,

l'altro le lor ragioni ad efperre,


ambedue dà&
le belle,& delle fotttli in favor della fuaparteB

ro adotte . Onde gratiófa quiflione farebbe qà

fi a ,
daproporft in giuoco qual delle due Signori
con più ragione &
pi» altamente eleggefk jA
quella che amor feguetido elejfe l
amato da lèi
premiar band
l'altra che deprimendo Podio , di

fcelto colitiche feruita


fhauea . Etfe ben la fa

ten\a doppo tre giorni fu data in fauor


di FM
I the pofpofto , colui cbiedea il fito cuore, batte-

llo, eletto quello , a chi non uoleua bene , per colui


premiare, che [entità l'haueua amàdo,pur ci fon?
digrà ragione per Guind&cia ancora Venefin ta
.

li(dijfe allora il TrJafueto ( ch'io mi ricordo hauer


I kcta in un'altro di cotefli libri, quafi la medefi-
ma contefa , con contraria ftnten\a . Cioè che ef-
fendo à due donzelle dal padre conceduto d'eleg-
|
[ gerft un marito a modo loro , amendue concorsero
*d eleggere il medcftmo Caualiere ,alunadel-
[

|
lequali colui era amante , & l'altra l'haueua
I tletto,feir\a cbe,foffe fiata
dalui vagheggiata, fo
lamente per lo fuo ualore , co tutto che amata da
altri gran cavalieri fi ritrouaffe. Et ttenendo que-
lle due forelk a contefa di cui l'eletto Caualiero
cjjtr doueflbjl padre rimift la decifione in giudici
I liquali fentet iarono,che più beUa&piu meriteuo
1 le elettione quella di colei fojfefiata ,
che haueua
\
il fuo amate voluto . ^tncor che'lgiudicio foffe di
I uerfi (rifpofe il Sodo ) fugmfia nodimeno Cuna &
I f altra fentk~7a,pQÌ eh' egli era diuerfo cafo, perciò
x

che in quello che narrato hauete non era quella


,
I
qualità d 'hauer eletto uno, ch'ella odiauapergui
derdone l'amorc,che egli hauea mofirato a lei, on
de non battendo luogo in lei ne amore, ne odio, me
|

I glia eleffe quell'altra , che col conftglio d'amor lo


I fcte.Tiacemi (diffe allora interponendofi l'Frafia
1 $liato(quefto bel lume , che mofirato n' battete di
I poter trarre da libri cofi tughe quifi ioni . ^ me
Wffft {differii Sodo) che no folamete da col allibri

[ V -. fipoffano
94 T^^rE
ftpojìanofcerre di quelle che ui fono
apertamen.

te[piegate dentro , ma che quelle ftefie fetiepo*


uagbe. Perno-
teffer formar dtttatoremoltopiu
che da quella , che raccontavano pocoJà t fi
po*
qual del»
trebbe trarre un'altro bel dubbio , à
àue Trincipefle D. Fhrifello fi trouafle togato &
detto, an-
viaggiar obhgo , à colei che l'haueua
cor ch'egli Uodieffe, à quella che
Ibaueafcek
contatto l'odio ch'ella gli hauefie portato
prim
ordinà-
Crederei ancora che molte delle quiflioni
far compatire , qua\\ mascherateci
rie fi poteffe
co'pannidi quefii ltbn,perches»
ittidtraforma
proponevi per dubbio. SeDariada uerate, &p«
batterne m
fettamtte di Diana s'hmamorafie per
qualà
àuto piamente il ritratto parrebbe che
&
mouo dubbio fi proponete, non farebbe poi è
tre, che quellatrita difputa,fe l hnomofi puopt
ritratti, & per fama & per udita memorarti
,

totm
yamente . Et quefio e'I modo di ualerfi di

bruì quali fino nel uero troppo lunghi , & i bi


dipt
[piriti cbejparft ui fi ritnttano,fotioàguifa

cbigr ani d'oro dentro ad una montagna


di terra

perde ci»
doueèpiu lafpefa che'n tauar ui fi ,

guadagno di quel che nifi truoua. ma imperò*


che ntfi
fogna leggergli con dme, conuerfando,
uagìie.Tercioche con belle &
rare donne fa ài*

ftieriilcercar fempre , tome cóprincipi graié\


che moflratio ddetil
fa, d'intenderfi di quello, di
lagratiak
tio>ie,per procacciarfi per taleftrada

ro. & mi èfempre refiato nella mente^ che MA


copi*.
topo Griffolida Incignano tornato una fiate a
Siena,dok)de era flato qualche anno lutano, & an
dando a uifitarc M. Tortia Tccci, moglie del no-
fho tAmmalbatù ,la trouo in conuerfatione del
Deferto , dello Spauentato> &d" altri Intronati .
& erano in ragionamento <t alcune penitele cìk
quitta rara donna baueua date al Mandola Van-
taggiofo t et alsig.Enea Ticcomini tratte d'orna
àigi,di cui ella fuor di mifura fi dilettaua, horef-
fendoliconuenutofimpre tacere , per non liàuer
mai letti cofifatti libri,
fqpra de quali eramo ac-
caduti uarìi difeorfi, partendofi'di quiui rmkén ne
Muoio tutto infuriato a trouare, dicendomi , di
gratia Sodò ,prefìami un poco quefii libri Ra-
pinoli, ch'io meliuoglio ingollar leggBdoli, accio

the no m'interuega più quel che hoggi da Trl.Tòr


tiatni è auuenuto , doue mie parato d'effer un
\rtnde ignorante non hauzndo faputo ragionar-
ne punto . ÌAa ritornando in quella prima ina don
ieftamocon quefit ragionamenti uj citi già potè
,
tenedere quando debba effere auueduto , colui
èel gioco propone, (franante circoflan\e ,

& tempo, &


di luogo & di perfona debba offerua
re.FralequalinoHtdi picciola importanza il di-
sfare fecondo la natura del giuoco le perfonc ap-
riatamente. Tercioche douendo (come dire al
o dei Tempio ) un Cupido, a una Pevere é-
erct no ifeerra per rapprefèntar la Dea la più
ta, et la più uecchia donna che quiui fi trotti,
,

r formare lo Dio d\4morilpm fgarbato.et


" 2
\
5>6 T %4 J^T £
il pm fo^ogiouane che fta nel cerchio . Onde cU
Ciò- 48. propone il t giuoco della Corte del
Trencipe ,»
Eella
cui fingendoti d'hauer àformarfi una motta cortt
Corte * « *t* /*

ad vnn-per un principe y &per maprmapcjjajt uafoT-


à?*- mando di quelle perfine cheprefentifi riirouar.o,
à ciafeuno augnando l'Ujjìcio,che nella, co rt e ha-
uer dsbbe,e dapoì ad ogniuno à direnò a fare tpd
che cofa tocca , che al carico impoftoli della cortt

appartenga ,acbi propone dico tal giuoco


molto accorto cantilene , neldtfiribuir quefii gra-
di in modo , che paia che à tutti il firn proprio ti
cmtteneml luogo habbia faptttodare y fc già fa
jnouer à rifa , nonlodejfea qualcuno a cantra-
rio,comefe uoleffe , che mgJottane d'altijjimajlt
tura feruiffe per nano, & un'altrofatammo ,®
taciturno faceffe che fojje bufone. Ma ancor ck
il

intorno a tutte le cojègià dette & a molte


, aliti

mimtie che dir ft potrebbono bisogna


f
M , eh'

.amenità , & uiguantefia pur nell'inuentare àt

giuochi,dee ogni arte,& ogrìinduftria ufare.


che fi come in tutte le fatuità fi dà fempre la pn-
maparte aU'inuentione coft nelle uegghie al tra-
f

ttatore d'ungratiofo giunco la prima lode s'attri-


buifee . Onde eiafeuno imporre a fe fieffo una nt-
cejjìtà dotterebbe, di no andar mai a ueggbia, ck
pettfitto non hauejfe ungiuoco nmuo yper metta-
lo mpratttca,feglifojfe comandato . Effe bene*
trouar e difficile in tutti li generane ldono ddli
Haitiane e dato a tutù , pur non mipar grattar»
fuor di mifura efiimandomi , che no fiate di qn$
*
feopa ì
jcopauegghie, liqualiuogltono tffer fempreper
lutto , ma credo,cbe,come carimene alla
profeffio
i
<
$echc mi fate itti dilettiate fokmente in quei tuo
dì intronami, dotte fimo le dome da noi offer-
iate , & che noi tengono
in qualche fìima, prò &
httione. Di qneflo ut fo ben io certi , chs noi altri
non faemmo andari mai,fe non in quei luoghi, do
mfoffe fiata la donna amata, o doue per debito itt

Utonatefco o percopagnia di caro amico illafciar-


)$rwdercfof}e couenuto,am i quando fi foffe fat-
x

trebbio , doue non foffe fiata l'amata nojlra , ci


ti)

\ftrtmmo compiaciuti di flarcene in cafa a jiudia-


!
Uyaccioch'ella conofceffe chegl'intertenimetiper
}

Utro no piaceuano che per rifpetto di lei . Talché


Unendo uoi(comecredo)untale fide, quattrogio
Uhi nuoui, che uoi trottiate faranno bafteuolmuni
liane per tutto tlcarnoualc. Maquefiotrouare^e
Borre innanzi giuochi nuoui, uuolfi femprefare
\m quella fpre7^atura,laqual per precetto da fu
Ut al cortigiano in tutte le fue anioni ,fen\a mo-
ntar di premer ni, ne di porui fiudio.^tnQ face-
to in modo che paia che dalfatto , & dall occor-
tat{ajleffafien deriuati . Et quindi attiene, che ti
ttpiaccion queigiuochi, che la prefente occafio-
j

ttpar che habbia alimprouifo nella mete del prò

\
fofttor defìati. ^inoiin quefia parte non pare al

\wntanarcidaU'cffempio,&da configli uoftri(dif-


\ fi l'attonito ) mane par ben difficile queflo tro-
ttar giochi nuoui, onde cofa moltograta ne farefie
Ut con qualche itofi ra regola , ne factlitafle quefht
G erta
98 T U \T E
erta uia.Lì modi (replico il Sodo) da trottar giu$
cìn poffon tffere molti, ma i luoghi principalità*
de ali'ujan\a de' topici s'babbiano da canate, font
treJlprifno è l'andar difcorrendo per leprofesfm
ni peri' arti, &
per k qualità diuerjè degli huo-
mini,& quindi cattare qiteigiochi, che noi peniti
mo.che dclnmuo, et del uago fieno per battere, et
da quefto luogo fi traggono, et fi fon tratti la mttg
gior parte de giuochi d'hoggidi. Laonde noi uedt
te, che dall'arte del nattigarejaqual nelle tetnpt-
jleàgittarue infegna le cofepiu care,per allege-

n -vi. 49 .
r*r k naHC dìpejò , è fiato cattato quel-fgiuocOf
bellina, che ogni donna dopò l'bauere elette dueperfont,
u=
"
perfuc piti care de gli huomini prefenti , chefm
per qualche paffaggio neUanauefiardebbano.tì
uenendo poi per lagra :
tt pefia,gittare mode dot
in mare , habbia da dire qual de' dueuuol che fu
fcmmerjò&qual faluato,& la ragione,che la in
duce à talrefoluiione.Da' Corfali ancora ueggii-
c. 50. mo tffer tolto quel\ giuoco , che delli fchiauìfi

t'cu'aui
. tbiama, dotte ilgouernatore del giuoco fingendoli
mcorfale,ilqnak habbiapofiiin cattiuitd etprt
fi fcbiaui,& fchiaue tutti coloro, che hanno da fi
re al giuoco, moflra di condurli' n mercato a utà
re, facendoli bandire a ttn per uno al più ofierett,

& feruendo in tal cafoper pagamento il riceutrt


il compratore tate palmate , quante hapattouitt
la fihiaua,o lo febiauo fatto il mercato , colui cht
compera dir dee,a quel che feruirfe ne uoglia, & i

s'egli ègiudicato tlxl'babbia difegnato apropm


tionato 1
I tionato feruigio,riceue premio altrvmttigli uien ^
,

I datogafligo . fedite ancor che dall'arte d. l/erui


I re altrui uiene tratto il giuoco delle firue ,&o\v^ jt.
I dt'firuidori,nelquale, tlguidagioco dafmfal: fin
I gendo(i,& che gli fieno dJle fanti, do feruentiUtunl &
I domandatì,una donna dina~\i ad un gioitane farà™'
I endare,dicendoli,come gli ha una fante condotta,
I laqualùenfarà che farà molto il bifogno (ito , & il
I licitane interrogado lafante, &
proponendole al
I tutte co/e, ch'ella haurà da fare ftando al firuigio
iicafajùa, motteggiando, & rifpondendo, conclu-
iiranno , ò efcluderanno il partito , & cofìper lo
contrario fkrà
andare m
gioitane dauanti ad una
donna,hauendo trattate jéco per fante d'accomo-
darlo Dalli fpoji ancora fon tratti de giuochi c u - *»•
.
'
fi \ ,

ftando confiderandojche gli fpofi allhor che deo- Lattiti


m menar la moglie a cafa,foglion molto la cante-
ri adornare,et partholarmeteun ricco t & hono-
reuol letto porre in affetto , il rettor del giuoco fin
le,che uno fpofo a di tutto le altre cofe proue-
(ì fi

I dato ,fuor che d'una fola.perchj carne perfona i-


I diota,non ha faputotrouar mai un utrf, onero un
nottoper metter nella cornice della lettiera,
j
I Uttere d'oro, come s'ufa,& perciò per jòccornre
I « <jttefto fpofo
, ciafeun proporre uno dt-bba , &
I fielh che fard giudicato più al propojìco , lì darà
I fon premio dillo propofit'ore allo peri) fuo
fpofo
I letto, dune di piaceuoli,& jirauagati morti Ci
fin
I tm dire Et fra gli altri , uno che nepropofe una
.

I tolta ungalante huomo mi ricordo che piacque af

| G i fai,
ioo T
*A \. T E
fai,dkendo,cbe molto accommodato, & ncceffa-
rioglipareua,chea tal effetto fojfe quel uerfo .

Eperpiu non poter fo quanto iopoflo*


Ut non.mcn uago anche fu quello altro . .

Lofpirto epronto,ma lacarne fianca .

T^e quefiogiuoco fol,ma de gli altri ancora $


Deli/
3 ' cauam tlaltifpofì.Come quello] quando uva don-,
grjcie na,& un huomo accoppiado,& che fieno fpofijm
chieggo & d °f'>f! fa > cbe Wpojà, chieggia, comefuole oc-,
no fr* lo correre,»»» grafia al fuo fpofo,& che lo fpofo pi
li
rimete domàdi unagratia allafpofa Dagli boJH,
£ J .

gìu. 54. ancora fi prede, oltrea quelgià detto,occa(ìone £

hoftf
U
&
m '^tro
tg} u oco,quandopojlo a molte done
il no*,

delie 'in me d'una infegna d'hofleria , come dellsAngelo l


f, S ne -
della Sirena, del Sole,ftmili ,& a gli buomim &
ancora altriappropriatinomi,ftfa leuare uno in
maggio,
pitdiil qual moflri d'andare in dip4 &
fare da due hofleffe, Ir quali ueggedo il uiandantt
ttenirc,glifì bannodafare incontra, con una belli

multata, accio che refii con loro alloggiare , & il

mandante domandando , come lo fieno per trat-


tare acarni,& à letti, &
flando in alcune grati»
fc doppiente , dicedi quale egli uoglia ejferbo*
fle. Et cofiparimete uanno in uiaggw le donne, k
quali ejjbulo dagli bofli imitate, toccado la
noacoluidoue eleggono di far l'alloggio fi,

gioco s'impone. Ma troppo in lungo mai and


fi io uoleffi difior rere.Jòpra
tutti queigiuoch
daU'arti,dalleproftJJioni,& dalli flati degli
mini fono dcriuati . "Non utdtttuoi, chei
'
"fa
•P M ^i. IDI
fopra'giuochi , fi fon giuochi fabricati ? f Io ne- Gin. js-

étto fare al paffa dieci de dadi , &a chi ha piti


de dadi '

pHnti^lhrtcbel'inucntor del giuoco, dando i pitti

ti de' dadi piano nell'orecchia à ciafcnno, & faceti


do colui fei , & colei quattro & quell , altro affa
chkmeràun'huomo & che
una. dorata, infierite

giochino qualche cofa , & comemti diche cia-


fcun di loro eleggerà tre del cerchio che ifuoi pun
ti babbià da cff-.re , & efsi moflrando con le dita il

punto impofioli , dipoi ci farà di poi il conto di chi


bibbia più punti {coperti , o dichihabbia tratto
pariglia , & perche da gli altri poi non fi chiami*
no qui primi punti già fcoperti fi mutano fpef-

fo punti nell'orecchia altri dmcrfi sdegnando-


i

ne , auuertendo , che gli amanti habbiano firn-


prt il midefimo punto delle donne amate , accio
cìk eflendo chiamati infieme facciano pariglia

& conia pariglia diletto, & rifo ne' drcoflan-


ti .
f lobo ueduto (dijfc il Raccolto )fare ancora Giù. if.

bafìetta,come fifa colle carte,ponendo a da'-


alla
f^**
[cuti fegretamente un nome di carta, come di fan -
te,di re , di fette , & coft di tutti gli altri . Fatto
òitffto , l'un de' due ebùmatia giuocare infieme
fngeuadifare le cart'e,& come l'altro chiamaua
la carta, faceua levare imo della brigata in piedi,
in litigo della carta albata , & da quel tale in fu

(i cominciaua a contar prima, & feconda ,fin che

fi kenitia la chiamata carta à trottare . Et io anco-


ra (foggiunfe il "Mafueto~)ho ueduto fare il f gi na-
so de Tarocchi ,
ponendo a tutti li circofttntt

F* G % m
tot V A. J^T £.
un nome di tarocco, &
qualcun di poi a dichiarar
chiamando, per quale cagione ftimaffe, che a qut
fio&a quello il nome d'un tal tarocco foffe fiati

fofio. Oltre a ciò ( diffeilSodo )da quella forti


di donne che già erano tifate a uefiirarme , aS &
andare in battaglia cotr'agli hitomini , chiamati
Amazzoni , fu deriuato un giuoco da loro delle
'Ì^ ma 3^f>n * denominato, del quale fingldofiy die
'

r>Ut'*
Atr.motutte ledine della uegghia fieno una fchiera d'k-
• magoni uenute , come nemiche de gli buomini
per combatter con que'giouani , che quitti a Mug-
ghiare fi ritrouano , coluiche tiene la maggiora-
la d: l giuoco una delle donne , uno de'giouani &
chiamando qua(t come commune padrino, li fi a
me^ro della foia uenire , &
commette alThuom
che dica,con qual armi ferir intenda la fita nemi-
ca ,& all'Amatone con qualforte d'arme ptfi

fchermirfi, & offendere l'amerfarìo . La onde fri


le donne una uè n'hebbe una uolta, laquale haun
do detto il fm amateci mlerla uìncer co lafpadl
della fedeltà/ijpofe,& io penfo di ripararmi, eoa
lo feudo della poca crudeltà. Et un'altro dicendo. ,
che con tafia della humilti co?tfidaua di fir r$dt
Tela fita iAma\\one( ella rifpof ) che conl'a-

cutofioco del fdegno fptraua di metterlo in fuga .

Et è da auucrtirt che acotalgiuoco fi confili tufet

Un Signore del Campo , ilqttale difeerna , che ài


due campionifiauenuto meglio. prouifio d'arme |
a chi di loro fen\a uenire ad altra pruoua di bat-
taglia fi debbadare l hon'ore della uittoria . Et

'dopò ,
dopo ilgiudicio della prima coppia , (t fa nel me-
dicamo narrato modo « tnir U feconda ,&la ttr-
\a,fin che ci frano done & buominiatti a cofìfkt
to combattimeto . Similmente dalia mirabil poti
7fi,cbe da' romani ukne attribuita alk Fate *efla
to poflo in a fo il | giuoco che dilli Fati fi appella o*u.
Ul
nel quale prefuppouedofi ciafcuna delle donne ef-

fare una Fata, fi
ordina coliti } che tienili cura
delgiuocojcbe ogniuna chiami a fe ungiouane , o
due , facondo il numero della brigata , chs a ueg-
gbiar fitruoua,& che li dica t omeper una tal cor
tifiamo feruigio ricevuto nel tal tempo da lui,o
per' alcuna bdLt fartele habbia inlui comfciuto
(&(ìa cojiretta ad efprimere il particolare ) ella
e dijpofta,come Fata di molto potere a fa rgli ma
notabile, & fommagratia.'Pero conftderi com'el
Uptto sformare gli elemeti, tìr comandare alla na
tura delie cofe,& domandi, che ogni fuo defide~
rio farà adempito , perche non fojfe per tornare
in danno fuo proprio . llgiomne di tal offerta con
tccommedate parole gratis rendendo alla Fata »
dee chiederle quello,cbe per meigo della fnapof-

fan\a defìderi di confeguire . H acci un giudice


poi , che difcerne ,/e la domandafatta, ftaper af-
fare al domandante giovevole „& fe da ejfo no e la
rkhiefta approvata ,
fen^a confeguir altro al fuo
luogo fe ne ritorna.Et per lo contrario >fe dal gin
dice uien lodata la Fata promatte., che in breve re
Jlerà compiaciuto , & p~r fegno toccandogli la

mano, alfuo luogo nello rimanda , accioche din


ÉL* x t G 4 campa
10^ V ^£ \ T E
campo ad uri altro che ad uri alerà Fatarla gratin
domàdadi mano in mano. Et mi rammemoro cÌH
a quefìogiuoco ungiouane narrò alla pia Fata,»
me egli ninfa in un continuo affanno, fola, perche
la fua donna per cofa ch'egli facete , non uolcut
credere d'efìer amata da lui , & dall'altra parti

fiadiraua qualhor egli mojìraua dijtar dubbiofc


cb' ella l'amaffe. Onde per ufeire di quefìe anguflit

domandaua per gratia ftngolare alla Fata t cbe col


fuo potere fopraImmano face/fe , fi che nel /««
petto, nelfèno di leinafieffe una fineJlrella,do*
de alar piacere fi poteffe feorgere il cuore', accio-
ch' cita rejìafìc certa dell'amorfuo , & gli poteffe
cbiarirftdi quello eh' ejfa diceva di portare a luiI
Ma il giudice per render conia contradittione pi»
tiago il giuoco , mofirò che cotal gratia corse
poco conueneuole , & alt innamorato domandare
te ageuolmcnte dannofe, effer conceduta dalia H
ta no douea^dicevdoyche il dare fra gli amai i,um
fineflrella ,per laquale fi uedeffe fcolpìto il c«o«f
farebbe un leuar uia ogni bella pruoaa, et ogni r»
ra operatione amorofa , percioefx tutte le fati*

che, tutti i pericoli, & tutte le marauiglie de

gli amanti , non fono ad altro fine , che per rcikn


der ftcurala dònaamatadeW animo per leiaccc*,
fo. La doue fe col aprire {blamente una fineflreik
ne la potefse certificare ferrea più altramente adi
prarft ftjtarebbe l'amarne otw/ò. Et quato alla d»
na ancora (difse ilgiudice,che afsai appagato re-i
fiar doue* del d'we ella d'amarlo , et del bramare
% , <+ che \
I ehelefìa crcdutOiperche il uolerft troppo certifica

|
re deW animo ielle donne era fpeffo nociuto jet pe
I rò colTetrarca configliandofi dweita dire. Etpia
tetterà bauernefora dapeggio.Tarirnente dal-
I la publita Conferva , che fa delle attriti fcritttt-
fi :

re fu trottato il
f giuoco dell'\Archiuio. Tercloche Giù. so.
I andando male per trafeuraggione \ & per litri-

I gitel a di tèpò , & talhora per malignità , molte


f rar<: imcemiom } però per prottedere a quello difor
! dine , &pe r confcruare delle cofe rare , & inge-
I gitoli- quella memoria che conuiene il gouernato-
I re del giuoco , dice come fi è ordinata una publi-
,

I et conferita ,
laquale ft chiama l'^trchiuio delle
I ìittfe , doue cìajèuno cofì Intorno , tonte donna be
I da portare qualche uerfo , o rima, o qualche altra
I mentione,ched'efìer conferuata degna gli paia.
I Qnie ciafemo della brigata dir dee qualche cofa , "»

I ck'fumi degna d'efserpofta in cotale arebiuìo. Et


I tcaocÌK non ut fofsero arrecate cofe, di cui non
I for tafse il pregio farfene conferita , ft cofiituijcc
I mvrefìdenie dell'\Arcbiuio , a cui dì giudicare
I appartiene, qual delle cofe propone meriti d'efc
ftr accettata ,& qual efetufa, &perconfeguen~
|
teachi premio fi ha da dare , &
altri pena per
I td cagione. Et queflo tal giocò quando e fatto
I un poco pelatamente porge un largo capo difar•'ciu.tfi.
I fentire di belle poefte,et d'argute imentioni.a fuo delle •**
£ue *
I proposto.La varietà de'ltnguaggi (prefè allora a
I dvetlTHanfueto) pigerebbe ,fecodo che io ho pS
I fttojoccafione difare unf giuoco il quale fi chiama
;

I " fin
I «6 P^^TE
fe ilgiuoco delle lingue. Ter cicche propot&do, chi
fibauejjcda imitare il tempo delta Torre di Ba-
bel,fi patria ordinare , che ogni uno parlaftc qud
che parola, o dicejfe qualche motto d'm linguag-
gi'} l'uno diuerfodall' altra , & da poimandadok
in chiacchiera il jho linguaggio s'hauejfe da parli
rej& quel dtaltro. Etquado lamefiola foffe pojli
in terrafutti in un tratto haucffer da dire il pre-
fa linguaggio Alenale non importerebbe^ chefojft
"
di diuerfa prouincia come dello fpagnuolo, del to~
defcOfér delfinglefc aumene,pur che efedo d'uni
prouincia medefima umiffe per manifeftar ditterfi

ti conofciuto , come, farebbe la lingua bergama-


fca dalla napolitana . Et parimente dal racca
tare che fpeffo fanno gli hnommi delle meìt\<h
gne (i potrebbe trarre ungiuoca, ilquale ft diceffi
«in. rf*.f ilgiuoco delle Bugie , imponedo à tutti coloro ,

Jelie
^cjjifojfero à ueggia , chi diceffero una bugia , Ù
quatopin apparete>et falene foffe , tato farebbe il

giuoco più baldan\afo ,madadolo dopai in dm


Mera in tal maniera, che colui regge il giuoco ci

minciaffe a dire.Obgrabugi*, ohgra bugie, cb'k


hofcntitet&tuttoU cerchio fi accordale ad «-
terrogare, che bugieìche bugie} & eglirifpodefò

la talco fa,& la talef doue di quelle bugi', dic7ds s

che fbffero fiate propofle ,& la fe^aia delle dm


ch'egli dicejfe inuitaffe a leuarfi sù colui.che ne fi
V autore dicendo nelprefcritto modo.Ohgràbugh
oh gran bugie ch'io ho fentite din}& come dalli
,

brigata fojf; domadato, et qual bugici doueffeà


-» ne I
sr c/jtf re, ^ co(ì andare feguitando. Coteflifìt
fieno , fecondo me due affai gratioft giuochi , ca-
nati dal primo luego(diffe il Kgccolto )ma di quel

lodeUe bugie no uorreigia efferne io mai il propo


1

jttore. Et perche replicò il Mafueto 5 perche non


n'interuetiijftfdiffe il Raccolto ) quel che amen-
la ad un nojlro amico , ilquale imponedo in peni-
tenza ad una donna, che dicejfe una. gran bugia ,
ti iijfe tono faprei che m i dire altro , fe no che mi
feteungalant'huomo.Hor mi potete ageuolmen-
te conofcere(jiguitò il Sodo ) che a chiunque nuo -
tu inuentioni di giuochi ritrouar mole ,fa di me-
flierìcome io ut dictuat l'andar le profìffiont, &V
«He degli Imomint confiderando,& qualcuna tra
natane , che ancora in giuoco fiata poftanonfia*
tudtrft di quella , quando paia cheft poffaaccom-
mdar di maniera, che mettendola in opera fta

fwr porger dilettatane . Et con tutto cheadejjb io


mi ritroui alienato da fintili concetti , ne mi meo
raffi di trottare giantai un nuom giuoco pur mi ,

niordo che da diuerfe occorrere ageuolmente mi


mne già fatto di formarne de nuoti ì , & parti-
tdarmente mi fouuiene , che'l cornerfar con uno
mko,Uqualpreftaua grafede a U auguri^ , e l'ha
w letto quanto i romani dagli augurif depende
fi perche prefiaff. r lor ucrameute fede , oper
(ingeffer cofipiu toflo, per tener lamultitudi-
nt afreno mi deflò penfiero di far «»'| giuoco der,\a. (
s
'
ulugurijynel quale a ciafeu coueniffe dire «rf'g^
q
cefa occorfdi , dalla quale haut jje prefo , a
buono
io8 T ut \T E
buono o cattino augurio , dotte fi pentirono in

uero di belle bi\\arie . Feci ancora un'altra notti


Giu.^t- ìtjgiuoco degli Epicafi, nel quale io mofìraua,cbt
.'"
puffi morir conueriedone,comc nati [otto la mortalità,

era bene ilprocurarper ogni bonejìa uia , di rimà


neri?i memoria della y che quella di
pojie'ritd &
{èpolcbri,&degliEpitafi pareua delle più bel"
t

le,& degli anticbìpmofj'eruat-e, & perciò molti

buomini pregiati fegli haueuanó ordinati^ fatv


ti in uìta.Verò ciafcuno doutfft quella fera eleg*

gerfi, tifigli douejfe un epitaffio fare , & perché


quejlà era materia molto comuney &fra noi qud
curifi Htr'òuaua , che baucua una raccolta dt beU
liffimi epitaffi ridicoli ,
ne fitron dell'i de'bvllif&
dègratiofì, conte pornefragli altri , quello d'uni
mcmierofa dorma, ch'ell4 fece per ungionane , ed
qualbaueua ficurtà di burlare ^perche efjendolt

impoflo eh' un epitafiogh faceffe . Io non fo cofa


porre uerfi(diffe ella )come tal cofà forfè ricbieM

rebbe,ma cofi fpiegatoinprofaun tal epitafio gì

farei.Quigiactmeffer taleilqualftpenfa ,chetA


sauedeffe d'effer morto poiché non feppe mai tié*
ramete s'egli era uiuff.Et ho in memoria, che ritft
uandofi Vrancefco Ballati, fratello del noflro Stf&
to,giouanemolto arguto, & pieno dimotti>cbfcJ
fe digratiadi poterfi fare l'Epitajìo dafejìefso,
& quandofpkgarlogli conuemie, difse che lo fiat
y apprefso alle donne in uita ,gli haueua tanto tari
menttì-dato', che dubita ebe ancor doppolamor-
tt, quando fofsero fiate alle fu? ofsa uicine , «5|fi
cacai 7>au?f- I
P J(_I M ^. 109
fiero a dare un grane affanno} etpero umer-
ale fi ordinano tn tal epitafio

Donne per non turbar la mia quiete.


Statt lontane pÌH,cJ)e uoi potete
Ricordami ancoraci) iofcci'lf giuoco della Ce Giù. ffy.

i(i,fingendo,cbc una parte dccircofiantifojfer


°" e
>

hi diuetati, & a ciafeun di loro imponedajhe


la cagio douejfi delia fua orbitò.) & una camp
da acchi Jaqual andar citando douejfi.Dauafi
'co per guida una domiate l'orbo era ungio-
,& ungiouane ad una dona chea, die per la
a laguidajfe, dicedo la fua cantane, et un al
delle propolle >& chi la fua fentiua diret fi le-
altà fu, <& andaua nel medefimo modo alia cieca
calando. Douefuron due, che all' ufan\a de' ciechi
di Fornai una fianca per uno a uicenda a cantarfi

psfìro. Et era allegracofa in uero , ilueder andar

[e ne contado qualcuno da cieco,& fpiritofa il fin


raccontare diuerfe belle cagioni d'efferorbo
enuto . Come fu quelk di colui (che diffe ) che
mirar fifo nella biancha nette del petto della
donna haueua dijgregato & perduto il uede-

Et la di quell'altro (ilqual dijfe) che haueua
data la uifia per hauer troppo ueduto. 1 Filo- .

ancora mi diedero occafioneunauolta di far


lofofar altrui, percioche ponendo efsi la felicità

di queiìo mondo tanto diucrfornente , difft diuo- Oia. a.


Ur uedere , douela filofofia uolgare lo peneffe^^
quella fera, &pero f ciafeun dire doueffe , quel-
the jlimaffe chefofie ti fommo bene in quefla uita*
Soukmmi
no t U HJT É
Souiemmi chefuron dette uarie cofe , & hebbem
chi rifpofc in rima co» le parole diquel piaceuol
"Poeta,
*A ibi pace l'honor la robba piaccia
Cb'ioflimo il fonano bene in amilo mondo ,
loftarc m compagniache Sodisfaccia
Et fu chi temerariamente ardì fin di dire .
Tronfi curi delcielchi'n terra niue ,
Ftliceamatitc,& delfuo amor contento.
Fino alcuni che per far il gentile ti ajìalifiom

fptffo con certe loro cirimonie affettate, &fe mil-


le mite il di ti ricontraffcro fempre ti dicono V. S.

uuol ch'io le faccia ferititù ? Io fon fchiauetto <B

V.S. & fimilifaftidiofaggini , mi defiaro penfìer*


!wt f
cf-^ are unfgiuoco fopra ciò, ilqual io chiamai
del*

»maù*.le Cirimonie, nelquakaciafcuntoccaua a dire

ma cirimonia affettata, & infìeme a fare un attt


& dipoi madaua chm-
pieno d'affettatione, fi
in

chiera,facendo ognìuno fuo atto & dicendo U


il ,

parala cirimotmfa & quella


fìta , Ma d'un'altro .

«i aggiunfi per dar più Magherai giuoco , cbt

quando colui , cheparlaua affèttamente foffe nel

finirejutto il cerchio haueffe da uoltarglifì,& di»


re due uolte.La S.V.copra,& quanto più te ceri-
monie eranolìrauagàti,& ejquifìte, tantopiu di-
lettauano , fi come infafìidierebbono dette da ne-
ro , nella guifa, che d'alcuni animali auuiene , eh
ueduti da noi nella propria forma ci fpauenta.no'

& fe gli miriamo imitati & finiti dalla pittura


dilettano. Coloro ancora, chefapendo aualchejòr
'

ti
te diperfona rapprcfintare m
fcena , fatta lor
compagnia itatmo a pre?$o le comedie all'impro-
uifo mi diedero occafìone una uol
rapprejèntando,
Udifarcmgiuoco, da me chiamato il giuoco
f clu g
iella Comedia, nel qual moflramio io quanto lieta delùc*.

àtafojfe quella del andar per lo mondo fìmili fa- 0Mdi **


uele nelle feene rapprefcntando,propofi, che tut-
ti quelli della uegghia douejfero una compagnia,
fare di comedianti,
?r qud, &
là per le città d'Ita
ìkfauoleandar dicendo . Dìceua poi che quella
donna haurebbe ben imitata una fante, & quefla
una matrona, quelgiouane unparafito , & quel-
(altro un'innamorato andai tutte le parti
, et cofi

dìjiribuendo , che in una comedia occorrer poffo-


no. Ma perche la participatione ddguadagno del
la taffettà coueniua chi maggioro minore foffe
,
,
fecondo laperfettbne degl'hijirioni,però impone
Ha a ciafeuno , che douejje prouarft un poco a
far
kparte datali, accio chelgiudicepropofto difeer-.
nefie, chi, come miglior recitante maggior ponto-
ne doueffe baucre. Eccoui dunque il primo luogo
iatrouar giuochi nuoui,donde,fin'io,ckefono~di
poca inuentione, col andar perlauarietà de gli
buomini di/correndo, n'ho cattato talhora comt
uedete qualcuno
Fri'altro luogo è poipiù facile , // quale potre-
mo chiamare perlrafmutatione, riufeendo uero
in tutte k cofe,che con facilità fi aggiugne alle co
fe trottate, & per quejìo luogo, tàfiha da trottar
è mono in tutto, ma trajmutare, aggiugnerc, &
mafebe-
Hi T A I^T E
mafcherate iltrouato,inguifade'pOHeri & indù-
ftrioficortigiani,liqualinon potendo fare un hho-|
m ueflito^anderanno in modem labaro, o un p»\
di cal\e trasformando^aggiungedo intagli & ita-,
j

riandò lifte, che neramente parrà un mono babii


tlMaujueto,ma non int attenga al no-
to.Si (difse

firo inuentor delgwoco, come ad un cortigiano»'.


uknnejlqualeybauendo,per un torneamelo fat-
ta una afsa i ricca liurea tutta à fiamme , & dop~\

po alcuni mefi bauendofì quella liurea per un ttt^

fiito accommodata^tolteuia lefiamme > & co certi

te lifie & intagli guarnitolo in modo, che paretai


che in quejlo nuouo habito hxucfse fpefo molti dm
cati, compiacendofi di talfua induftria , domandi,
unamattinaaduno di quei di corte, ciò che glipt>

refse del ueJUto che fatto bauea,egli è, rijpojè co-


lui 3 ueramente ricco,& att\lato,ma ^gnofeo ut*,

teris uefligia fiamma. T$on dubitate (difse il So?

do) che fempre dal poter trafinutare igtuochi, a»


cor che la trafmutationefofse conofeiuta , ricette*

Ditemi un poco non battete uoi [entità /«-,


te lode.

Gìu. tfj. dareper bel "{giuoco quello del Senato artjoroji>.t

tVmZ quando jingendofii che igiouani , & le donne, chi

rofo . a ueggbia fi ritruouano , fieno tutti Senatori di

Configlio femore, fi narra, come efsendo le bm,


ne leggi amorofe tutte trafcorje , & cominciarti»
a preualere nel regno £ amore molti abuft, mal &
ticattiuicojlumi , dimore Jmuendo dtfegnatoa
prouederui , ordinaua che fi congregafsero i fttà

Senatori) & che ciafemo , accioche (ì faccfse uni


uni- 1
? \ I Tri n?
mùerfal riforma, doutffe Uberamente proporre
Uno abufo , cbefojfe <ù Iettar ma dd regna amo-

roso itero metter innanzi qualche bella ordina-


tane, che dagli amanti per l auuenire
offerita-
re fi contieni/le . Horqurflo gioco co fi lodato , è Giu -7 -

egli altro che una trafmutatione, del\ gioco del-


.

kffan\e, nelqualeprefupponendo,che à quei del


U brigatafoffepoteflà conceduta di riformare il
mod'j,ciafcmo dir dee,qual bona ufan\a uorreb
bemtrodurre.et qualcattiua usa^a leuarnc
ma.
Et ìlj giuoco boueduto anche dello farfi fpcda-^\?'i
ialadepa^i , douefi finge che tutti quei del-
U brigata fieno pxtfipcr amore3 & che uno fpe- p"" "

ialt fta fiato fondato, doue commodamtnte fie-


no ritenuti , & trattati paQi innamorati . Ma
ftrcbe qualcuno nonfoffe, che per iflarequiui
agrande agi$ftfingeffepa^o
, nonfoffe , à cia-
fcuno fra neceffariol andare mila
prefen\a del
Ettore,fopr a lofptdale ordinato, la cagione
efpo
mdoperlaquak impalato fin, & un atto da
t^odapoifacedo. Et dapoi che fono
flati appro
per pai&i, il giuoco ita in mutola
,facen-
un'atto della ftta pa^et
quello d un'altro,
'propofito del qualgiuoco rio uoglio
Infilar m
o un'arguto motto, ch'io fentij dire
:
ad un bel
rtto,percioche domandogli una dona cheglifs
mentre fi faceuail giocoli cui era uo
allato,

et che
baueffe ungrannumero d'amanti che co-
,
euoidiqutfionuono fpedalc de pa^\: inno,
ati i.RjfpQfckdirtiChe conuerrà che fìa d'un
H gran
II 4 V ^^ T&,r^-impatr^
J
qutUicbe
SYAn ricetto ,a capir /diamente
queflo non è egli tolto,
fcono per amor noflro^ fli>r
dee Umagp
Giu „ da quel \ giuoco antico, quando dir fi
<Wi» viorpa-rna che faccia l'Imam innamorato}
00+
;^°VqueU'ahro checiafmn dica douendo impa^arp
,

che ^f impalar uolejft}^ (irmlttudt,


or te patria
ra?tom
ZttnediqHcfìì (difrilM«njvtìo)mp*rt
uoion- dmighioco che fi chiama de gkVbbnac ni ,nel~
atto, ok
& quale facendo agli huommifar qualche

^ gì'
it

l

//o da ebbro
mal fua moglie
, #d
fi
tutti affegnatido

finga Jt famuóuer moprma?


& queUunaltro &U
una donna M,

mente àfare il [matto , ,

l'ubbriaco fi dee leuar su ,


fua donna mitre che fa
toiefche , lequali ttam
tr aWufan\a delle donne
alktauirne &
ne rimenano a cafa i mariti
ebbn

dicono trochi, l'ha dapréder


per ma,
&come effe
na,& d fuo luogo a ricondurlo, & colui che barn

dutofar ti fuo atto, fi ha da liuar in piedi ,


&fm
ftmigliate, & donna fi ha di
anch' egli il coft la fua
guidtt-
muenere,& pnfoloper la mano al luogo
giuoco de gi
lo , Ho ueduto ancora trafmutare il

m un\ giuoco detto delle Incantatati


^
cu. 74. orinigli
in "
nel quale fi fuppone, che tutte le donne delia ueg
& Maghe & a ciafcm
T^ghìa fieno Imantatrià , ,

particolare altra chtanwd


s'impone un nome y

Circe.altra vitina, et altra d'altro


nome difm

fa maga, ^jjegna poi


ad qgniuna due amanti
animalepafmutatt. ciap
ti da lei in qualche
di qu.alcì.
de quali è conceduta potcfiàdidolerfì
inai trattamento , che fbtto
audla fa™ me»
i
della fua incantamee , dovendo p rim^riirc un fe* i
I gnoper lo'iual fi accorga, d'efftrtin^nelio anima-
ktrafmuto.Et colitiche cordatone fi farà (fecon~ :

l do il parer delgiwiice ) delia fuanjjija-biafnfato^

I ricetterà in premio l'ejjer ritornata nHUt fita pri-


ma forma. Et mi ri cordo cb'ffkndoUHaceortogtf
I mie int rodono m queftogii4oco,di0e , cb'xgli dal -

li fua Ma^a era li aio trasfa.vaaia tn pefee , &di •

j
(iòftaccergvkadaUa mutole^* fua , perciodM^' : >

''
I fimprc aUàpr^fèti^dt tei mutolo ?e(lana, et g?a

[ d mente dìleifi ddem , chùdoueipcfii fi foglio"


I no neh"àc(fti*\^dotie folfi nutricano ^tenére , ella

I ktencfje nel fuoco, in cuiflranamftt per la


I d&omeanto^bfi&nfcrimtav'tytttflo medrfiA
I mo giuoco delle trasformatimi (diffe il Sodo) die-
I dt occaftone eottraiformaHó\di fdrntare H fgwo^'ciu. 7 j
I tho chiamato di Ite Metamorfofi , tignale ita ordì 5 umÓ™<> '

I mto in queflà manie*» . ftdifpenfdtore del gkkf** •


I M fupponendo , che fi dov.cj]iro boggirinouarite1
I Inetamt»fofi , & le tratferinat km", dì etti fa-
I noleggiarono'gli antkbiGrécì> &'e1)efi{impoilt&
I Ouidio cantaieicommett&adógni huonio cfyedt'i^
I ha dire qual irasformatione crede , ebe foffc ptf
I rmmuarfi in una di quelle dòìme\& nd ogni don-
na fa dire ,
qital metamorfofi .dima , cbefoffeper
I

I
fare uno de gli baomini prefenti. Qndè f h)f£>
I dona fu d.-tto che rifarebbe la metamorfofi d'J&ì
I tufferete , percioebe Offerendole l'animo ,
a>r\k
I riguardando ella con lieto uolto, che chi l'ama le
1
1
I R
muoia per
V
'^B'
nuffione d'ottanti, èra neceffarìòt
H 3 che
the anch' ella per tal crudeltà fojfe corutertita in
faffo.Et una donna douendo dire la trasformata,
ne d'ungiouane , ilquaUfaceuamolto il bello,

affai ft pavoneggia , diffe , io temo , che come coi


jtui trauajfe ma fonte
non rmoHaJfe.il Jùcceffo <&
y

T^rcifo. Zipare anche ame (dtffe il Raccolto)


che quelgimcocb s uoi già dicejìe delle Compaq
ratione, defàtoccafiane , col variarla , a^m nm-
tóu- jt. uo giuoco , ilquale dalfuo trottatore fitti tgiuoM
^P'dille Tieire chiamato jielqualc, colui cheneface*
Kt
'
m propofla andana moflrado,cme noifiamo tut-

ti diTietre,
nati che dopo dilmio Dtuca*
attefo il

itone& Tina per genere bumam


rifare il tutti

fommerfo,commiaffe*o a prender te pietre, &d*

bmmo eranogittate dtuentatiano InufflWh & l'd


trecche erano fomentate della donna ,fi mutanti-
no in dorme . TAa quelle che da Tina furono git.
4u
tate ritermer fempre, ancorché donne fofkr
venutela natura di quella pietra, dode prima fm
mate furono ,& cefi parirmte l'hano battuta ttfr.

&
'

te le altre, (he dapoifono {ktegenerate , perì

uokua cbe'lgiocofojfe, che<fgni getil'huomo diq


deriuaH
fe,da qmlforttpktraflmàua , che fojfe
il cuore d'una di quelle done cb' erano prefentift
cuiimpofo gli era > che dire doueffc , ?ielle ejfe>
catione del qualgiuoco ,furon fatte alcune hek)
fimilitudini, Fragli altrifa chi dijje,cbe ma dall'

ita riteneva della natura della pietra focaia y k


quale accede ilfuoc; dura & fredda etto, rrftadi
& d'ariUltra fu detto che particìpaua delta pie*
tra talamita,per tirare fempre a fe li cuori, ancor

che di ferro foffero , & d'un' altra , che haxeua il


'
more di corallo , poiché faceua refiflen^a al fui-
mine d'amore t Et io ancora ( diffe ripigliando il
Sodo) dal giuoco delle quifiioni , mi fono trottato a
formare un'altro f giuoco fingendo un principio Già.

d'knamorametocolfitoprogrtffo^facendoui cadi Ì^ 1**

Ttt& difputar molti dubbìj ,fen\a [altare d'una i'uai ìa-


minor»
materiain uri altra, ma fopraunfieffofoggetto,
H una dubitazione dopo l'altra,factdo riafiere. Ver
aoche di uolermi innamorar fingedomi , mofirauet
ditnuouemiaqtwjìo, per fèntire a molti loda-
re loflato amorofo , &per uedere molti buoni tf-
fetti,che amore ha cagionati in alcuni Dal? altra .

parte udendo t antilamenti , & tanti fofpiri , &


fuggendo a chefìrani cali conduce alcuni > diceu*
Ai cominciar e àfiar dubbiofi, & però io itole ud

che quella fera duegiouane difputafferofe foffe bg


He l'inna morarfi. Conclufo poi* che foffe bene.ini-
poneua a tre, che dice(fero,)e hauendo da innamo-
rarmi'fojie meglio l'elegger dina maritata, o pur
Mtdoua,ouer donzella, doue urne, & belle ragio-
ni per tutti tre gli fiati delie donne ueniuano in

wnpo.Rcterminato poi l'uno di quefii fiati, a due


altre perfinefaceua dire , fe foffe più a proposto

fuo amore in uoce, onero per httere


fcoprireil

Uoutf.a tendone ( diffe il Raccolto )bifign:reb-


he chiamare il Fraftagliato, & il Tardo, che tteft
Uro una Udita una.gr a contefa ,& fifcriffero fin
U 3 fonti*
Il t T ^4 1{ T B
fmetti fopra tal foggetto . Ma Fraflagliato tu M
•perdonerai , cbe effindo quelle delle lettere paioli
mortej & quitte della noce parole urne , tanto, mi

tredoio, che operàia più i ragionamenti d'amen


cheli pistolotti amorofi non fanno , quanto lecoft
unte hanno pia fori[a della morte . Tu dici beni

Raccolto ( differifintendofi il Erajìagliato ) che It


cofe uiue upglionopiu delle. morte , ma tu non co-
ttojcibeneilpolfo di quejle Cofe,'a contrario giudi-
candole. Mòrte fono le par obede gli amanti alU
, che cofi le chiamò i
prefen-^t della dotino, amata
tof anopoeta ,& uiue fon quelle,- che fi fmitono «
carta, lontane dali' affetto di lei, che fin morire, It
parole mila lingua di chiama, quando più par-
Lir uorrebbe . Et tu non dici ( replicò ti Raccolto,

che cofi tronche » &


morte muovono ptul'amm\
della donna, che quelle non fatino, liquali tu firn
uiue, & gagliarde. Ma non interrompiamo ti So»

do tjétèfj (é$ egli ) quella ù fiata quaji una cm


.

proua di quefio giuoco, ilqud a-edo,che compati-


rà molto bellori farà mai da fimilt dtfputanti raf
prefentato tìor doppo l batter, fatto dtfputart*
.

del mandar lettere, &


detto {'coprire in uoce fm i

penfieri,propon«ua quell'altra quifiione, qual,bw


uendoft pur da finuere , fofie ti più dcftro , &i
più ficuro modo di mandar la lettera . Et quejìi

finita , convenendo già 7 cominciando ad imam


vare laftruttù , dimandaua ,
[e foffe metlio^ tifa

re l'amore occultamente o pure alla palej'c ,

s'altri fidar fi deed' alcun mezzano. iisur eil,qwt


il tutto dafiftejfo , & doutndofi di metani fida- .

~rc,fefia meglio d'huomojo di donna . Et cofi Jtpo— .

"
tria andare innari net progreffo dall' amarene' l ti*

pò illuogo, &
il numero de circolanti lo coportaf

. Irla non folamente da quel primo luogo jlqua-



'le io chiamerò per inue/ligatore , &da quejl'al-
tro ilqttale ho nominato per tr^fmutatione, ma an
'corda un'altro ter^o luogo fi cattano igiuochi al-
enale potremo dare Urtarne della (ìmilitudine. On
de ujgittoco che ft fa nelle Furberie , è nato dal- giù. 7»-
"
:

la fimilitudine^b'ègli ha con quello, quando (idi- ,


UeU *
ce,o ella è bella,o ella è bella, nel quale facedofi dt »

'
re a t iafeuno una parte di belila, & poi pigliait-

dofi ma donna per mano , & menandola in me\-


7.0 del cerchio,colui che la èoduce.dice, o ella è bd
k,ò ella è bella , & tutto il cerchio gridando, an-
nettigli ch'ella è bella, dice doue è bella! doue e bel

ia?& rifpondendo colui ( come dire ) negli occhi

'tbikauerd detta là belle^a de gli occhi fi leue-


ràsst f &s egliauuiene
,
, che fa danna prenderà
'per mano un'huomo, & comefard nel me\^o dei-
in fianca comincierà a dire , o egliù bello , o egli è

iello , & qualche uotta dirà ancora , o egli è bru-


lojo egli è brutto, hauendo prima fatto'dire acìa- . „
$«no h;tomo,doueera brutto. Queflo giuoco dun-
que ha dato Colla fua (tmilìtudine ( camehdice-
Furberie
\ta) cccafìone di trouare il
f giaco delle bène.'*"
'ione l'huomo raccota una furberia, & oueronralt
Ma della fua dona,& la dona qualche furberia,
afli,ti4delfi>ì amate fatto quvlh , una donna farà
:

H ^ preja
prefaper manoda un gioitane , & guidatala «pi

me\\o del cercbio,comincierà a gridare alla fur-


betta,aUafurbetta,& gli altri d'intorno tuttifio
betta cbiamadola^domaderannOfCbe furberia el-

la habbia fatto, & colui che per mano la tiene. di-


rà la tale,cbe farà una di quelle, che già fieno fia-
te propofie, & quando una donafentirà ricordati
la fm furberia, onderà afar leuar ungiouane, é
, prefolo per la mano comincierà quafi in modo d.

garrirlo a dirgli furbaccio > furbaccio , & il cer-

chio demaderà, ebefurbaria babbia fatta, & cìh

una ne dirà di quelle che fieno fiate narrate . Que<


cìu. ?o.£ iuoco ùmilmente quado fi comincia a dir da una
me c Ì!o<k' cerchio ohimè che ho perduto il core , tut- &
FtKiutofii/a ueggbìauoltataglifi ,dUe chi l'ha bauuto'.
7
littore
^ j>^ a fajfxfQ } cglìrijpQijde, comedire,madom
tale,& colei che viene nominatala da dire il me?
defimo , ohimè c'ho perduto il cuore , il cer- &
chio domandandole chi l'hahbia bauuto , dee m
degiouani nominare , & cofi nello fieffo modo an-
dar feguitando . Quefio talgiuoco dico , ne feci
un'altro a fua fembianrjt ritrouare, che fi chiù,

r,iu. 11. ma il~fgiocode Sofpiri,ntlquale a ciafenno cou ré)

* ^-raccontare una cagione , che fofpìrar lo faccia, d


dapoi cominciando uno degiouani a fofpirare,tut<
ta la brigata ha da dire, che battete mi che jòffi-

rate i & egli dee rifpondere , io fofpiro per lata

cagione, una delle propofie dicendone, et colui eh


detta tbaueua , conuiene che fofpìrì nel modo ck
habbiamo detto . La fcmiglianza ancora delgha
del
T \1 M *4 . Ili
ielSenato amorofo, o di quello delTempio dimoia,
n.
nere,& di Cupido, dotte fi Hanno a dimandar gra- 4
^^^
*'
tie amorofe , ha fatto [urgere il
f giuoco delle
falliche, doue fi cofiituifee un'amore, conte
Jje , o una Venere comereina, da parte di cui fifa
intendere ,che chiunque gratie,Jpiditioni ipriuUe-
ji, & indulti defiderà, debbe porgene fupplkx
a S . Maeflà , della quale non fdsmente fari
nolent ieri afcoltato , ma ancora nelle connettanoli
iimande esaudito . Et ordinato fra la brigata
jlpiu atto, che Segretario fìa , o l'auditore
il
, U-
fiuak riceua memoriali , &faccia ireferitti , co-
dine ia il Sìnifcalco del giuoco ad imporre a qual-
cuno, chefopra qualche fitodeftdcrio
fupplicar
debba , &dopo che quel tale in forma difupplica
baefplicata U
fua domanda , l'Uuditore talhora
pinta che refcriua,per abbellire ilgiuoco,cotnet-
ferà a qualcuno , che [opra quel memoriale infor-
mi, o dica l'openione fua a S.7tfaeflà,
& tornata la
ttUtionefarà il refiritto . Spefio ancorafard fu-
|
; I bilolafegnatura , fecondo che per uaghe^a del
I giuoco giudicherà e/fere huopo. Bene uero chea
f I mler che i referini piacciono , breui fententioG, •
>
,
'
I & rifoluti comicn che fieno . Et queflo giuocofra
• I perfine di defiro ingegno fml fuccedzre moltofe-
! kemente , penioche fi fentono digratìofe fuppli*
1

1
che, &fiajcoltano di uiui di bei referitti . Co- &
? I me una uolta auuenne in cafa d'un nofìro acadmi
I ungiona»e> che a quefiogiuoco fuppli-
co ,douefit

> 1 aji bauer m priuilegio dal Sig. dimore di poter


tenere
ce nere tre, o quattro da me in uno ifìeffo tepojèi
.
qtbritfmoattefo che l'effernc talboraunaamt
Uta,un' altra in wild, &
in un'altra in altro mot

impedita fa che fe non fe ne tiene almeno tre


quattro^ corra rtfìco direftare fpefiofen^a dik
to,&fen\a mtertcnimcnto . Mia cuigentil fk\
plica >fu nfcritto . biffai fa editi che ferue bt

una fola . Vm
donna fentij incora , lavale fin
plicaua dimore , che la làfeiaffe itinere libera 1
lontana da 'fmiltgami per l'auuenire , come
l

fciatai'haùeuaper lopaffato, alia qual fu refen


7>(<>n contiene ch'i beifuggetti lungamete
iti
tv.
in otto Foglio bene che fappiate , che io cH
no .

mo luogo dijtmilitudme,mn pur quando Ufm ,

glian%ad'ungt>mo ne fa un ahra fintile ritrou


un'altro co
re, ma-amor qttalbor uh contrario ,

trarione ua demando .' Stórne ueggiamo , chi

^u
«in. I ì.ginoco delle

-delle fauie^ ,
palaie ha facto trottare f'i
nel quale ogniuno raccontare t

unafauiep^a , che gli panie una stolta fari


' in

meda r Et il gioco delle lufmghe ha dato occafn


a qttelfo dtlU minacele, attero delle bravateci
c,h\. 84-1(0 colui che la ma^%iorà\a ha del j giuoco , uà
S e
M
'
e/;e opti
gli farebbe
huomo dica una
ad una donna,
brattata, che occorra,

& che ogni donna le

naccia , o le uilianie , chi direbbe ad un homo »


detta- che ciafmnoha manderà il gin*
la [ita,

ito chiacchiera, colfarecbettn


giouane uadaa
&
.

dicendole, qut
iritrt Hna dfaa la fra bravata

ar.n'attro; che &


la donna uada. a.wiamire.
frouer%iàre mgiouaw grcofidoppo parecchie
bramte&mmaccie fi termina ilgioco. Il fgiocoda. »t
<ncèe rfe amorc^^f*'
fatti, eJ" delle ingiurie ricettate in

hafattQ quello delle uedette ritrouare , che in un

certo modo ft può dire che glt fìa corrano. Perda-


the quel delle ingiurie fi effeqmfc'e ordinando , che
xiafcun dica un torto riceuuto dalla fua donna,
ilgìudke poi difcerne y fe Meramente nella narrata *

"Decorreva ,
egli torto rkeueffero feper cafo , o per
iìjgratia, operfuo merito ciò gli auueniffe piuto-
donna,& 8
foicbc per uolontà della il] giuoco del- f*
*
kuendette e poi quello, nel quale ciafeuno dir dee dette .

una uendetta y ch'egli babbta fatia,o che uorrebbe


are d'un torto che riceuette ma unita in amore ,
ilgittdicepoi (Sfiderai s'egli fhr^a ragioneccr-
midetta , o s'ella è giujla , & proporitonata,
•alla rkeuuta ingiuria , Et dalla fìmilitudine deL-
tmo dell'altro di quefli, fu trouato il
f giuoco
™-
itila Tace; il quei, ua in quefìaforma,che il mae-
fho delgiuoco chiamerà un Intorno , & madonna
ixjieme, dicendo loro , come glie venuto anotitia
ée la donna ha riceuuto non fi che ingiuria dai
'
nane , onde accio che non feguiti qualche
giar difordìne, debbano andare dauantia due
ali , accio prima deputati , liquali con honore
tutte due le partifaranno la pacefar e . La don-
allora ha da raccontare l' ingiuria fattale da

i fingendofene qualcuna , che le paia che fìa


bauer delgratiofo , &
i Vadali hanno da mi-

rre all' ingiuriate qualche leggiadra, & propor


tionata
114 T K, 7 ^
tionata fatufattione >chedalui farfìdebbaaer)
la donna ingìuriata,& colfarliprendere per m
no riconciliarfi ìnfieme .

Et nel medefimo modo fi fa à thuomo rat


contare qualche ingiuria ricemta dalla donm
& darghft da lei la fatisfattione ordinata , «

rappacificar fi infteme . Quefio luogo della firn


Om. st. laudine (difiel' attonito) fu quello che dal^gim
c
f* C
co de feruidori fece frane al Ballato il giuoco i
Meliamoli » o lauoratori de poderi, doue d%
quel bel tratto , che effendo dopo la guerra
poffefiioni reftate abbandonate , &
uenuta grt
carefiia di lauoratori, alcuni per rauuiarc ipoà
ri , delle commodkd & delle prefianig de dar*

a contadini ufauan di fare . Hora chiamando


Eallato un bdgiouane, ma povero per allogar
per mezzaiuolo , le condufte dauanti ad una mi
trenta molto ricca & le dijfe madonna , io ui ho i

lauoratoretrouato , che non fi può pareggiare

giouane,robu(ìo che dieci donne ui farebbom


f

che gli darieno mlentmì à lauorarejl lorpoder


ma ci è folamete ma co fa, che hauerà bifogno d
gli facciate un poco di pnlìan^ lajcio nella cw
fideratiotiuoflrafe piacefse un talmotto. Horm
dete {difse il Sodo ) come la u icinan^a, la firn

litudmefece coteiia giuoco ritrattargli noflro 1»


fiteto ancora ( difse ti Frajiagliato)forma
con m

ta facilità un giuoco conia fitmgMa)i\a dim


altro
Ttrciothe di quelgiuof- che fi fa fìnrfdoftti

:unt
i ! fcmo un fanciullo , & che a l'imitativi fanciulle

I fca ogniun debba cantare una di quitte cannoni
I puerili, &poi mandandoli in chiacchiera fi canta,
1 U fua quella d'un 'altro ,ne fermò quel fgÌHo-G'"3 -* 9'
I <o,ch£ alUfattefefi chiama de',Cittipitcini,quanr^^
'f 1 do fi finge , che ciafeuno à guifa di fancmUmo
'-[ àieggia qualche cofa alla mamma, come dire ,
1-
1 mamma uorrei la poppa, mamma uorrei il licci** .i J*
Ifl &dapoi imitando la uoce, &i gefii de putti t fi .«*
ftì manda in foggia di chiacchiera il fuo atto mo-
li iofacendo, & quel d'un' altro *

» I Dal medefmo lungo anibora formò quello


%
- I tbe ne mofsc tanto à ridere , quando lo fece m
"J
ie
} top"""1»* & del Coperto, ilqual fi
il (biamò il
f giuoco de
ue^oft , nel qua- gì*,?*.
Cittì
I k, colui, che regge il giuoco
affegnmdoi chi if*2£
i-I nome dì nonno J chi di nonna, a chi di ;{W, a chi dì
Ha , & dmmutndo 1
tutti inomiproprif nel mo-
• I cheper
io chi
do ue^i a fanciulli fi fa , come di Lucre-
tit facendole eca, di Beatrice, Bice, dittargli*
' Sitai di Girolamo THomo , fimìli,fi co- &
'
tciaàfare , che unochiami, che uenga l'al-

à lui ( poniamo per efsempio ) Bice , lici-


tale fi farà toccar la mano, dopo qual- &
domanda di quella , che fi fogliano fare «*
tulli, le dirà. Di che &
fei tu utiftoft {
con gli atti , & conia uoce una bambina,
itando , rifponde , poniamo cafo io fon ue\\o-
adeHaya, &
allhora, chihaucrà prefo Uno-
"idnUa \itu;hiama un'altro fanciullo , facendo

nei
116 P/)(.TE
nel narrato modo , & ccft fe ne paffa in chiocchi
Mi Io direi ( dijjeitufutfta il 'Aiétt/futto) ebeti

fi entraffe nelle mie lodt,fe>io non uidtfli , che fa,


da fanciulli , & feguìtanfa feggmnje . Quanti
quefio l'occajtone delle fimilitudmi non mancati
Ciu. fi. llTardo fece una uolta un f giuoco delle T^ito,

tiiont
dipiavga.dt lforno, &
dellauatoio, Molenda , a
dei {oc. gli buomini ft'jj'ero quei , che dìfjero le mone
*• fi*Qa,& le dvwie quelle delfoi'no,& del lana
iojacedo che ciafeuno racCùntafk una tmoua,ù
qui bauefte /entità dire
, &
andando poi in chìa>
cbiera,un buomo hauerebbe detto ,in pianga fid
ce la talnuouat &fu chi diffe, d'bauerfentito di
Mforilo la tale & chìfcntiua dir la fua
, , dica
si-
JelCor-
quella, & quella d'utì'altro, Horda quefio "fgìa
nefit tratto un'altro pur di nuoue , ma di Com
ri, nel quale fingendo^ quei della ueggb'ta Cffl

rieri ,
ogni uno baueun da dire una nuoua che $
fortaua , &poi pacandola in cbìacclxera Jìgr
daua una nuoua,una nuoua , dketiafi la fui, i &
quella d'un' altro . F.tqueflo de' Corrieri {diffe
Trafiagtiato ) diede occasione -a quell'altro del

e». 9\. -flettere aperte, nel quale mofirandoil Sigw,

«re »per"
At 1 ^ eJfere ^ at0 a^a P°ft a in impagli
re. d'alcuni de 'circoftanti , per cercarlor lettere , i
ceua s clieucnehaueuano trouate alquante dà
aperte , che andauano ad alcune perfine, che ejttì

tii rUrouauano , la onde acciochè non indugi^


fi
fero à fapere ilcontenuto, buarebbe poi dette

Poi Mefier tale , che Icggejlr »»fHalite andai


qui
fiì à Madonna tallitile la {opra firitta t la fot*,
ttfcrittion , & il contento della fi<a lettera, éo*.
ucftftnzirotio di bc^trauagarK^-j nel formare
Hìaiwfoprafcrute, & jòttòjaittimi, &wt i
rjic~
contar qualche gmiojo foncettOitbe-neUaktt^
uftcdtenejfe.Morbafia(diJf doppovptedo ìlSo-
it) (mi piace ^cmifiete, (fa non puf intendi

ìidmodo} che/t,p^u,troltareigycJ»i ;tifà-eitg,


(Opriate ancata pex mUo'actmi trottatori
elli . 7Aa qumd^pitr tutti gli altri modi deli
me giuochi. ne wnchaJ[tro banet« quello dAt

di proporre qualcuno di
nliouiipofetiilofifitì^^
moki c aftyfopi adequali dal troitator del io «Tonfi.
g
(taglio fi Àefi^^comfatebb^theeiafcm^*'

^dr^^prm^pot'efjefmevplae^.
ta [degnata . Cbttimedio potrebbe trouanm
orato,pcr l&crarj? dà'lacci amoxofi .Qttal
potejje dar un' amante per
afficuwl*;don~
ut mat a d± l us>v, et perfetto amor tbeltpprtè&
& soft degli altri: Eifogna bette anumire, rArftr •!

Wda che fi propone fta tale , clx uwàmtxte


fojfa dire /òpra, & che non fta4l quelle , che
ra ho.feram fare alcuni ,xbe-.firn fu 'ido-
% configlio,fe fta bene ilfogmtareamore,fè
att o.che cslutche non è ueduto uoktttien
na amata fegital imprefa } l'akre prò& •

:li,foprale quali come due perfonehannó 1

l'utiafuadendo , & feltra dijfad?nd>> y è


c/;e. %lidti i ditino uno dc'due meic-f:-. n j
Ti8 1* U l^T É
configli . Porrei oltre a ciò che tcofiglh, chi fi i
manda nofofie tate) [copertamente apparile enfi
propria di cutui,che io propone, tanto più fa pn
finte ft trotta quella" dona ,laquale èpalefe ch'eg\

ami , percioche quefto è un fare arrosftr lei,&»


far a/tenere f altre daldire.Mafìmilgiitocotfit
toper dachtfi fia t a me femprepocopiaciuto ,
cotalgiocodel configlio, non ut configlieli molt
apropprbyfe non bauefie qualche mtouo& diltt
teuol /oggetto da domandami configli [opra, f
dico bene come che fia, nel trottar de giuochi fAi
Tnefikri lo fitrgli taliycbe fienoper dilettare,9pt
lo /oggetto io per la contmodità dello fcherym
[opra. Guardandoft difare,come alcuni, a'ipi
ha/la troua motti giuochi , /en\a confideran]
fiato per batter leggiadrut~An%i jbnoflati di'qk
li, che fi fono arri/chiatta metterne in canapi
insegnarli altrui gbiribiifiati, & fantajì tenti t

lor centcUojjèn^apenfarefe fieno per hauereui


fbcytffltfc nel mettergli in opera poj/ano hauer
iifficttltà 3 opiu toflo impoffibiktà, non fi accori

do, che bifogttalatheorka de'giochi in/teme c31


pratica scordare , & ebenon fi può chiamargk
co quello, che no rie/ce poinel metterlo da effittt
9 quando ancora f che me/fo uifta nonporge diltt
to alcuno . Quindi na/ce , che U forefiievi, che no

habbìa apprefa da noi qualche e/perien-^a. de'gk


chitper letterati,pcr ingegnofi che fteno,congrt
difficultd ftprannotrouare ungioco diualore , 4
che neltefficutime rie/ca c nn WesoZe modo^À
«si «/fri , vdrtso certi giuochi
cofi alti
I Jirologando,& che profuppongono tanta fcien\a
t
quanta forfè fe ne contentila neUalibreria di To-
lomeo, fen\a confiderai che le fpeculationi dou:
nano alle fcuoh , & alle academi. riferitali , &
I the nelle uegghie fi fanno i giuochi per diletto ,et
I per rki\atione.^imarei ancora, eh' ogni gioco
fof
I ftfimplice , chiaro &non intrigato di più cofe
ma che alla prima propofla foffi comprefa dagli
I come lafauola dell' heroi-
afcoltanti.Verciochi fi

|
tatuando contiene più d'vn'attion fola è biafi-
mta , &fi come anco non fi concedi , altro , che
I vnafauolamiftadiduccafi, & non di più , cofi
! parimente nelg moco,mn conuiene,che più d'una
cofa.o di due al più fi debbafare . Vercioche io ho

ueduti alcuni , a cui pare allhoradt fare un bel

! giuoco^uado un uiluppo di motti, di colori, di &


\ uerfi propongono, inguifa , che ipoueri giouani
the hanno da d 'imi fopra, nel hauer a pefare a tan
I le cofe in un tratto fi confondotio,delle done no uo
Ho dire, quanto in un tal cafo intrigate a mal &
tito (i tengano . La onde fenon
fi tollera che in
imprefauì fieno psr corpo piu di due figure
t
capando , qualhor fono più , la uìfla & l'intel-
'.tointrigatido di colui,che fi
uuolporre a confi-
derarla, quantomeno fi comporterà in un gioco}
Figgendo uno ingegno non poterfi in tante in-
Utntioni ad un tratto affaticare . Sieno dunque i

wjlri giuochi tali , the habbiano in loro chia-


re\\a , & facilità , & fipra tutto , che colui che
l dir
,

130 t a \t e
dir ut deefopra , no babbia da pefarefe no ad una
con-
cofa fda,o a due al piu.cbefin duecojèfipuo
cederebbe contenga un- ornato giuoco . T^onuo-^

glio già lafciar indietro di dirtti, come


móke di
quelle auuerten^e , ch'io ho date al guidator del
giuoco,conuengono ancora a colui che regge la Ci
ctrladajqual giuoco occorre fpeffo(comt fapett)
difare,perciocbe,comadado egli* che ft ejjequija

quel che fiu aggrada,comÌen cbe'lfm comanda-


mento babbia fempre, quanto fi può, delno ufatù
deh" allegro , & del pellegrino . Onde mi ricordo
d'un nofbt
chefu lodato forte un comandamento
Intronato, ilquakefìendo'B$ della Cicirlanda,ut
le, che fi rapprefentaffe un fponfalitio . Et ordinò,
cb'unaleggiadra, &grattofa giouane foffe lofpo

Sfacendole porre in tefta un cappelletto con


pi»

me>& un cappotto diueUuto d'attorno, che U &


maggior parte de'giouani, comeparenti ditalfp»
fo,gliandajfero innanzi, tenendoli compagnia, &
facendo motto alla fpojà,laquale cornandole ftf
facendole porre in me\-
fe un&uagagioainetta ,
parenti fsf.
7 o a tutte le alt re donne , come lefue
x
fero.Venne dapoì lo fpofo con bello ordine , a toc-
ca* la mano alla fpofa , & effendo fiata det-

ta daun gioitane, accio deputato, una gratto-

fa diceria , ftuenne al
dare dek"anne!lo , &tl-
innentionei»
t abbracciamento nutiale » laquale
uero porle molto dilettoper le circofla^e bene
ejk

quite , ma fopra tutto , per la bella mainerà ,


cht

creiv
tenne qtf fila gioitane nelfarelojpojo ^Bcllo
the ut farebbe partito (diffs il Manfueto )un coma
iamento di Ciarlando. , fatto non e molto tempo
in una uegghia . Verciochc fu ordinato , & con
tutte le folemiità efiequitOy ebeungiouane
fi do-

titele dottorare in Untore Onde datigli li Tro-


.

motm iiftt condotto dauantiad una donna, che gU


tffegnaffe li pani i , da citigli fu dato a dichiarare
per primo punto quel ucrfo. <Amor cb 'à nullo a-
mto amare perdona , &
perla fecondo dimore
'

egelofìa m'hanno il cor tolto . // dottor andò da-


poi>poflofi in meigp a fuoi promotion , ferodo le

donne per li dottori del colltgio , chi l'hatteffem


da approuare, conle fue ragioni del dubitare , &
deldecidere efplicò kggiadramete l'imo , & [al-
tro pitto. Et ejfsndo per dottare delle ione del col
legio amorofo apprettato, & dichiarato,fece una
leggiadra oratìone in lode di coloro , cbe feguono
&
[

amore , in ringratiar le donne del grado datoli


]
di Dottore amorofo. Et da poi riceuute che hebbe
da uno de fuoi promottori l'injègne del dottora-
, tOytutti della motta dignità s'andarono feto a ral
legrare. Cotefloin uero(dif[e il Sodo)fu un gratto
fo comandamento , da porger molta dilettatane
nella brigata , Ma battendo accennato quanto al
propofnore della Ckìrlanda fadimeflieri, refia
fdamente , in quel che tocca alfignor del giuoco ,
H dirtti qualche cofa deproemij de giuochi, &fo-
pra il modo, nel quale tgiuocbi introdurre ft deo-
tio. t^el che conuien molta attuerte\a battere per
efiere il primo faggio che del giuoco ft dia no ft po
I % tendo
i 3 t *P ^ \T ET
(c»io afpettar buona comedia,qnado fi finte cat-
tili 9 prologo . Et fi come io non uorrei chel ditta*
tor del giuoco, fim( altro preambuh eominciaf-
(eccetto che ne' gif
fe. llgiuoco néro fax* queflo
chipuceuoli,& ridiceli , ne quali qualche uditi
ciò ji comporta ) cofi ancor non amarei,cbtfaiefr
diceria, laquale infadtfliffe altmi,&
fi una lunga
TSfel che pec-
(offe più lunga l'antifona del filmo.
cano alts nàte coloro ,liquali fi fiimauanogratio-
fi dicitori.Si
come intermnm(difie il Frajtaglu-
to)U carnottatepaffato ad uno gioitane, nel fare il

Giù. gimco^degli ammalinoti nella maniera folita,dì


A< tli a! trasformar^, ma ficodo l'opinione di Pitagora, ti

n"Mh "
qual uoL'ua , che l'anime morendo non andafjen
adefUnato luogo, ma trapaffafkro di corpo in cor
l'anima di colui che adeffo è huomo t wM
p 0ì wde
m che dopò la morte in uno animale ,come fareb-

be un leone, o un cauallo fen'cntraffe,


che qm &
di nafieffe , che molti buominì ttneuano dellana-

tura di diuerft animali. La onde gli afiuti uenm


no adeffere fiati prima uolpi t igolofi porci, gli
auarlupi.&coji difcorrendo, & perquejkìl
ognigiouant
giuoco andana mfimil maniera , che
donne im-
chiamato donefie dire fopraunadelle
l'opinione di Vitagon
fofiagli quando fofte uera
morti
inqual animale poteua credere, che doppo
onero ii
quella tal donna ftfoffeper trafmutare ,
quale fpetie d' animale potejfe ella ejfire fiata fri
ma y
che dona foffe.Hor qualgiouane,nelvitrodm
cominciò al»
re un fimil giocolila lugafacedofi,
f
,.

|
lare forigìne de Filofofi,& t eccelleva loro,racco
tando quàti beni nafcéjfer mai della Filofofìa . Se
ntuenepoi fopral'opere,fopraicoflumi,& fopr*
lanatura de'Fdofofi difcorrèdo,quàtoa torto fof-
fero tenuti a itile dimoliràdo,& difcedèdo alle bel

I
U,& uarie opinioni citi filofofi tenute haucuano
trriuò finalmete alia opinione dtTitagora infor-
mali' anime . Ma ragionò alluogo [opra tal ma-
teria ,poco al tempo, & al luogo accomodata, che
toglievdtgli ogni gratta ,
riuolfein fafiidio quel

giwcoyche bello eraper fejieffo . Viacerebbemi


dunque ( diffe allora il Svdo ) che colui ti quale è
fiato impofto il giuoco, con breuità uentffe à [pie-

garlo,, qualche bilia otcaftone della jua propoììa


prendendo , & che il Boccaccio imitajfe co ft nella
breuità, come nella leggiadria delle introduttivi
cbefa,dellefìte nouelle, lì come fono più dtflefatne

tt per dirui in altro luogo. Sopra tutto il diui/àtor

del gioco uagliaft delie accattone , eh 'gli fi parono

ìnnanti,et a quelle adatti al fuo gioco, in giti fa t cbe

paia che allora fia m to . Come beffar feppe un*


unita un HÌrtuofogmtl'buomo y alquale efsedofia
to comeffo,cbe un gioco facejfe, (ì ferui accodami'
te d'una disfida/atta il giorno jìeffo da dàe caua-
litri, i un br cartello afjiffato dif-
quali bauettono

ftdàiogh altri caitalieri a battaglia , proponendo


di mitre matener co l'arme % in matio % che non con
ueniua a caualier bonorato il feguire amore. Hor

quelgetilbuovio, quadobebbeda fare il giaco di


I ftfihe tutti queigiouaai, che quitti presti fi ritto
l $ uauaw
muano,bauendo intefa l'ingmlìa disfida,& lafà
ilgiorno era jìatafatta, uoleuano
fa querela , che
auuenturarfi a colai battaglia , ma the deaera-
to haurebbono di bauere i colori della- liurea ,

& della foprauefta da qualche pregiata donna,

per poter con maggiorfrancheig*>& a rdire an-,

tt^. dar a qusftabattaglia. Et coft il \gmo,fu che cu


de G°i°-fc m
a donnadiceffe, che colori correbbe chefojfe-
n "
ro portatìndlufcire ad m torneammo. Con leg-

giadra introduttione fentvj far io un'altro girne»,


(dijfc l'attonito perche rimuandoft a uegghié
)
alcuni Signori, & getilbuomÌni,alla maggior par
te de quali conueniua il giorno jeguente far parti

ta delia città, per ifiar fuori alcuni meft,un nofim


oh. 97-^ieadmico.acui toccò a fare ilfgiuoco, un' homi
della
tttis
una donna, come amante &
amata accop*
piando, colle quat l'amante una cagione tocca/fi
adire, per la qual partire &allontanarft deb
ramatauiflaglifoffedigrandogliacagione , &
che la donna in quefta dogliofa partita ,
una con-
u erojlqm
fatatione alfuo defie amante,giuoco in
k fu aceettifsimoi non foto per effer flato alla pre-
finte occaftone accommodato ,
ma perche dwdt
tommodità ad alcuni, Meramente appaftionati ;
per quellaparté\a,dt sfogar un poco il dolore, &
cbt
difentirlo alquato mitigare per le cofolatiom
femiro dar ft. Vagamelefu in uero introdotto cstt

fio gioco (diffe il Raccolto )ma co uagbe\\a /or/*

non minore fu efplicatounauolta un'altro,


ck
ne ftntij. Terciocheejìtndoft una fera fra
aleuto

doti- ]
JJ^/M^. tj 5

ione caduto in ragionamelo , come una dona non


può afstcurarfi macche l'amor £urìhuomo,nofia
fimulato.et che fuor che una tuga, et
cotinua per
l'amore fìafm
femra~\a } no può redertaficura,che
cero.Et efledofì da alcunìghuani replicate
molte

murario moftrando che da molte-proue patella


f

conofcere una donna , defjer uer emente , & ^'


kaità amata permetter fine a tal ragionameli-
to;fu comandato ad uno de'giouani che ungiaoco^™™^
facejfe.Ond'egliprefa occaftone dall'bauuto
ragfa*^"
lamento jliffefbc commdauaa tutti gìbmmini

the maprmua fatta da loro in amando raccotaf


{ero, acciocbe ft couofccffe ,fe taliprouepvtejfero^

ufcìre dagl'buomình onde le donne (EcfSer L'almè"


te amate conofceffero.Mi trottai prefente, anch'io
a cotéogiuoco (diffe il Manfueto , &
mi ricordo
di due prouefra le oltreché furono
per molto bel

le, &
per molto rare in amor reputate , VunajU
d'mgÌQttanejbediffe, come amando egliferule
mete ma dona 3 &pafsado fpeffo % come dagl'amo,
fa^>er la cotrada,doue colei babitaua,
ti fi
auene
ctìungiouane fua uicina nelttederto quindi paffa,
rt,fiaccefe grandemente dellefue
maniere, mapet

the egli tutto altrouc molto, al proceder di que-


sta Rottane no paneua cnra,elLt } et co ambafeiate

jt co lettere lo fece cofapeuole del fuo


ardore. M4
febecoftei era nobilc,& no men belU,& uirtuo-
che lo coriofceuano reputaua
ft dell altra,da quei

& con tutto cbdfentirf: amare da uaga dinari*


mmiditanta far^ (he da ogni altro pBfierofo^
l 4 Sftó
v *a \y E
%lia diflorci, & tutti la dotte chiamar cìfentkm
riuoltarne } nondìmenoegli no ft moffe punto, an\i

pococurando di chi gli ojfcriua il core /animo dd

U prima(forfè con poca fperaira)d'acquiflarpn


curaua,come era /olito . Hor uedete fe beUapto-
ua in amore patena difsi quefta,d' no rifpodere t(
fendo chiamato ad amare >per feguirl'incominik
taftruità . L'altra prona fu d'un Caualtiero , il-
qual diffè . Se la maggior proua , che fojfa fan
l'hmmo è quella del uincer feflejfo , io ueramentt

poflb dire clx da tnefta hfcita la maggior proua,


che poffa da amate,farfi hau?do uinto me medefi
tno,et la natura d'amore fleffa.Terciodx ferueà

io d'amore una ualorofa


dena,cclaqual io haum
comodità difamiliarmetecouerfare, accortomi,
ragionaua uoletieri d
ch'ella caualiere mio ri- m
uale,m tàto,cke nopoteua afcoltare chi no lo hi-
twffe fupremamente
lodato , et comprefo ancora,
no poteua maggior cofolatione fentire,ck
fb'ella
qualhor quelgiouanefi ritrouaf?e,do*te eliafojft,
procu-
lo facèdo foi^a l'animo miojlqttale tra di
rar fempre,che colui fle^e totano, uinta la natm
i amore, volta, et prota fempre a fare difpiacetì

& demo alrìuale » per piacer t quella donna f/t#

di difpiacere a me fiefio, onde quàto ella ne rag»


nameti di colui entraua, io per raro, & mmtem
lifsimogiouaue li predicala, et perche egli noht
ucua commodtiàd'efsermaiftco a couerfatiom,
mito mak gi
ioflefso era quello,che procmUdo il
daua quelgiouttne amfìtarla t & io lieto Holto,§
.

? ^ ì iti U. 1 37
fee co/ cuore afflitto ,
coftpiacedo alla mia nemica,
rigitardaua l'accoglicrìqe, & ifauori che gli face
ua.Intentenni a talgiuoco anch' io(diffe il Fraft*
gliaio) & mi ricordo,che quefiafu tenuta da tue
limia bellifsima pretta , fe ben la Giudiceffa , U
quale era una donna piena di motti , eloquen- &
ti, per far un gentil di/petto a colui che detta
l'haucua , non nelle mai ammettergliela per uerà
prona , dicendo che più lofio ella era chiama*
a ejìrema poggia , & un chiaro fegno , ch'egli

mnamaffe, poi che amando fimil cofa fare no*


baurebbe potuto giamai . 1 giuochi dauoinar-
rat\( diffe il Sodo ) furono ueramente con quel!*
htonaoccafione introdotti, che da me fi dtfidera
Egli è ben nero che non fempre fono le buone occx
(toni apparecchiate. Ef però affai degno di lode fa
ràcolui, che con qualche uagamaniera faprà il
fkogioco introdurre . Come uagamente introdur
febbe ilfgiuoco delia Caccia d dimore, chi comin **•

ciuffi a dire j come attefo , eh* quefìa animale dì c ^ ,)•*-

dimore fa tatitigroN mali*^ &


ch'egli è una fiera*** 1*'

Unto indomita ,
&uelenofa farebbe beat'il dar
,

ordine de far una caccia per prenderlo, &peruc


rìderlo, &cofi da cotalpefte, moftrado ,
liberarft

che aitando queigiouani-, chejttrouauo qitiui, uo

Itffero utnire } eco à quefta caccia , fperart bbt


ie pigliarlo ,
per fapvre egli quafti colmi, douc
faci ridurfi , bauetido qualcuno affermato , che
Umore alberga negli occhi d'una dona quiui pre
e altri the fi rkouerancl few d'un'dtra , orh~
.

I
5g .
1» ^ *
<k /e yì «anfojfe fo'caf ciatort,et co' canta que,

altri fintili luoghi, facilmente fi allacciarebbe,


"

che però intfde, cbel firn giuoco fia la caccia, t

more , sfacendo agli hmminifar il romore


l'abbaiamento decani , fi commiafie poigrida*
dl'Umore,J.UUmore,<& quadofi dìcefse egli%
qyi a conile nelle guancie di Madonna taleety
hattrebbe da rifpoderejton e uero,io non so che ci

fia maifiato an\i è fiato uedttto nella gratta dà


,

Signor tale, aliar di motto fi griderebbe all'ama


re, all' amore ,uerfo ilnominato ,
eglidicenc'- &
come di[se quella donna,mandarebbe la cacci

un'altro luogo . Steno » per tanto breuì , prefica

occafmne,et tirati con bel garbo iproemij, t qui

li,comebo accenato, poco fi fogliano ufare

cbì piaceuoli.come cpiellUcbe fon fatti pel rifo.

ue il proemio tede aUagrauicà.Ugl'è


beuero c
ho uedutobauer molta gratta-, quando il re,
del giuoco fattoft tallir dalla lunga
com~
qualche Jùo difcorfo , con belgiro diparo &
qualche cofa dtcendo,laqualporge una certa t
tìone, &
ammiratone infime , d'hauer a fe-
re qualche ekuato giuoco , [in un tram &
d'ogni fpettatione fi fenteilragìonameto et
e

in qualche cofa ridicola , copiacSdofi


Cafcolu

dell' ingano fattogli . Onde no haurebbefe no


et il mito
gratiofo,fe à 'alto facedomi,igtfili
parole accopagnadojocomtciafii a] dire. Fna§
le belle parti , che ftpoffa
lodare , ritroua^ &
gli buomiah effer te taciturnità, & ek te natt^
? \t IH vi.
uba date due orecchie , & una folalingua , per «

fame conofiere, che più ascoltare, che pa rlar dob


butmo , mofirando come il filentio è compagno dd
la Segrete^, & fratello della Fede, & ch'egli i
di taleimportan7x a} ch'i religiofi la tengonoin al-
arne parti più notabili delle cbiefe,&deconuen-
ti loro,ferino a lettere d'oro , & tanto ejfer la da-
tò \ltacere,quato per lo contrario e biafintato,&
pnito ancora, il troppo parlare, fi come non fin-
iti cagione del Corno fi fauoleggia.Dkedo oltre a
cio,come fra tuttigli huomim,par che ftap'm pre
giato colui,che fen?a parlare, per cenni filamen-
ti fi faccia intendere, &però io proponefii un' itti
k & nmmgiuoco,che tal arten'infegna, ilgiuo-
(0 della mutola chiamato . Hor 'uedete come ha-,
unbbe del uago il fentir,che da coft alto principi»
& da tal circuitione di parole/opra il filentio , fi
foffe cadutomi ridicolofògiuoco,de cenni , Et ciò
ttmtopiu diletterebbe quanto
, fi faceffe la uerfo
u meiftt notte, attor che fi fuggeno igiuocbi ele-
perc'mhe fentUofi quel principio , ciafetma
nati,

iétterebbe di qualche giuoco malinconko,& ne


ttrtofi poi i efferfi ingannato , tutto allegerito ,
hmrebbe uaghciga delprefo inganno. Inuncafa
fsloammetto la tòga narratione,& quefio è, qua
kftuolejfe fareuncerto-f giuoco checonfiftew.GiuÀ»*.
m nccontamento d'una nouella.percioche effen-
ioaUora tal narratone, nonfolamente introdut-
^ n °*

timtedd gioco, ma ilgiuoco fleffo intero, fi debbe


Aerare che fi narri alla lunga , poi che finta cha


fard
i4« v ~* Kr E
fm-À di raccotarejard
infamemente ancora dati
fmealgiocojiaqualcofa neglialtri inttnètne^
Ho poffocompnndere(dijfe allora l'attonito) a-
me fi faccia cottfto giuoco , Egli ita inquefla ma-

niera (rifpofe il Sodo)fe il non l' batter fatto, ne ut

dato far già molti anni, no mei ha tolto delia me-


moria, che colui , che la mtfiola tiene in mano I
tutti quei del cerchio ua un nome
ponendo ,4
quelle cofe che nclraccontar la [ua nomila
barn

da dette,
effe? cme
farebbe,fe uolendo narrarti)
r

nouetìa della figliuola delfkotìe , ione mteritem


quello artificiofo (cambiamento de' letti , a m
deffe il nome deltbolie .ad un'altro dell'hall efja

chi'l nome delle culla ,achi delle lettiera , & edjjj

de gli altri famigliami & allogati tutti li «orni,

s'impone a tutti che fempre,chefentirannt>ric<m


dare il lor nome, fi debbano leuar in piedi, &é
rejmuete fatto bene tgran mercè n ttoiaitrimm
ti riceueramo itili palmate.
Dotte ungratiofoi
intaà
accorto narratore fa flarcoft la brigata
al cafo che fi racconta che mefcolando
artifick
-,

de'nomipojìi ,/»
fornente nel (ito ragionamento
accorga*
che coloro a quali furono poti i fene
mettere delie palmati
fa lor con rifo de gli altri
hauer detto,hauete fatto bene, come uà
per non
ua il^iuoco ^frv{i diriralboraftudiofamenteti
.

quattro 4
tanta uelocità , facendo un gruppo di
cadereparecchi inflfl
fei de nomi pofli , che farà
,,

re ad un tratto . .
'•tt»•

alcune aU.-ttw potrei io dim intorno al n*


tot
,,

pr ielgiuoco t ma pe>cbe,parteuengon compre-


siti foflàn^a fitto quelle, che dette habbiamo 7
parte fono leggiere K & di poco momento , parte
I a Cora bifogna rimetterle alt accorteci & di-
I ptt ton fita , poiché ejjendo infiniti i particolari
I tccidentijche auuemr pojfono m infinito ce ne an-

! daremmo uolendoli raccontare,però conuiene che


I cenepafsumo fètida altro dirne . Et'cbe lafààdtt
I bormatda parte il propofitore del giuoco, a colo-
I nei riuoltiamo^he l'hano da mettere ad effetto .

• Ma in quellafhe più oltrefeguir uoleua, uen-


I «fra ii jeruidon a dire* che la cena era in ordine
I & le uiuandegià pofle m tamia. Onde il Sodo dif
I fcc t andiamieyandiàne)cbe quejìo e un giuoco trop

fo neceffario,facciafi quello fen\a indugio, che no


I mancherà tempo di ragionar quegli altri. Etpre-
! itndojhora l'uno, bora l altro per la mano, gli gui
do nel bel fratello., doue era la tauola apparve-
I cauta. Et data l' acqua alle mani dopo ti Sodo
1

ih'm unluogo, & ch'in un'altro fernet cerimonia,


tdiflintione, fi pojero a federe .
j

SRI
,

DEL DIALOGO
DE' GIVO CHI
DEL MATERIALE
I N TRON ATO.

PARTE SECONDA.
c v, '\
n^l
ICvn i feueri' auditori fi trami-
no [indicatori dette attimi attriti >ck

fpejfo fipongono à dannare granfa


mente le vtcademie, affaticandole»
moke ragioni di mofirare » che quefie fimilì ad»>
ttan\e , fono di molto damo cagione , che da- &
mebbono ri' ogni bene ordinata Città effer roto

uia, come dalla ftta bella republica . sbandì T'

ione la poefìa , detta quale fimo le *Acadetsie

triti . Tercioche dicono , che quefiefimili fcuà


[otto colore di uirtù , dal atro fapere ne difiolg
no & che con occajìone d'indriigarne per mi
delteffercitio allaperfettione , gli anióni dalft

& pregiati difmano, poi


fi eccellenti ,
ebepafi.

dofì dellettagbe\\e, & compiacendoli de ,

ri academict , non cercano più li neri frut ti


le dottrine , ma fermatifi nel dilettemi pr
piaceuoli fiudi,fuggonpQÌ difalire al fatkofo
te delle fcien\e* Dicono oltre à do quelli tali

a comerfatione delle nobili donne , èbe men


kacademie ctbnggi congiunta^on è altro che u-
m feparatione da'penfieri d'honore,& il procura
re,còme dagliacademkiftfa con ognifiudio , di
t
fìrfmpre piti uiue le lodi loro , ejftrc uer amente
impone in fepoltura la propria gloria, alla qual
se Mene poi dietro piangendo U pentimento . Et
tutto quefio affermano i nojlri rigonfi cenfori ,
tefperien^abauer confermato neW\Academia no
: jlra de gl' Intronati , la quale fu aperta da molti
itili, & eteuati ingegni & nelle Leggi, & nella
,

ihfofra digrandijhma fperan\a,liquali alletta-


ti da quefta ftrena,& col caio delle Toe/ic, & de
tfiamoroft intrattenimenti inuefiati ì & qua in~
fi
cStati3 trafmutaronoglifiudif loroje incomincia-
te profefs ioni. Ondefefofiepofiibile ilfapere quel
h,che baurebbono fatto , fefoffero a quel fine ca-

minatiycbe da loro era afpettato,ftuedrebbe, non


pochi famofì , &gran dottori ,per lefamie aca-
itmicbe bauer perduto quefia nofira età,&efsi
ìdtigradi , & difomme riccbéìfteefjer refiati
come reflerano tutti coloro , che in ftmili
primi, fi

penfterifpenderanno ilmeglioT tempo de'lorò iter


iianni. Ma fi lafciano trasportare tato quefiita-
Mèla uoglia di biafmare l'attioni altrui,che non
fi accorgono di dire cofe, non pur f alfe, ma cantra
rie . "Perche mentre uogliono , che l'intromefter-
fi ne gli lAcademkiftudifta uno allontanarci dal-
le fcien\e, non confiderano , che non d'altronde
fon deriuatele uerefcien^e, che da quelle ricade
tate , che fiotto l'mfegnadi Socrate prima, & di
"Platone,
144 t >a \y E
Tlacone , & di Urinatile poi fiorirono in Grec'n,.
Et in che tenebre , &
cecità d' ignoram^.- farebb^

il mondo,
fé nonfoflerjiate
le ^icademieì & qm
do fe ne andarono elle aU'occafo Jè non allora , chi
l'<Academie dormirono un lungo & profonda fon

mì& in che tepo fon poi ritornate à rifplendere,


fe non quando fi fono l'^Academic rifuegliate} Co?
mepoffono dunque dire coRoro , chi elle difuia»^
gli animi dalle dottrine* fe fon il tor uero albergo t
€?• bar infognando, hor apparando, bar conferetti

do, bor deputando , uanno indri^adogl'intell^ì


ti3 &
affienandogli alla perftttione. Seaknnì poi
con toccatone delie <Acad J.mìe hanno le faenZf
tralafciatejl biafmarne quelle , non è altro, chi'{

detcjìare t'inuentione del portar la fpada, perpn


pria difefa trottata , perche alcuno disperato , &
{tolto in fe jìejfo t'babbia riuolta . Et farebbe , to-

me dannare gli euangeli,perebe con la torta mia


pretation di efsi , habbiano alcuni trouate l'bert*

fie*Ma,ne anche l hautn alcuni abbandonata^


niamo cafona profusione legale,fì debbeperò iU
tribuireali'occaftone delle ^icademie . Voi cfefl
Boccaccio^ t\Ariojlo con infiniti altri,fen\i^,
fere.accademici y latralafciarono *4n7x i dirai .

più,che, neancbo.coft affolutamente hanno datfe


ferbiaftmati quelli , che fintile jìudio hanno p(é
daparte . Vercioche ponendofi il pia delle uoita
gkuinetti aduna forte di fludio per iftimolo , #
per ordine de padri , i quali non mettendo cura
quel che li figlioli fieno atti , o inclinati ad ejfem
mt '
.

SECO T^D *A. i


4 j
m fòlamente pefanioà quel ci» uorrebbeno chi
foffero, auuiene^ che gli hanno talkara intinga-
ti a cofa , malto da loro naturale infittito cantra-
tia.Onde ben dìjle Dante
Ese'l mondo la già ponsfie mente
•Al fondamento , che natura pone
Seguendo lei bauria buona h gente ,

Ma uoi torce te alla religione


Tastiera nato a cingerfì lafpada,
E fate re di taljb'è da fermane ,
Onde la traccia ttojìra è fuor difirada.

Bperò come fono in età da potere di larofiefii de


liberate , là s'tndtiitfano doue fi fintone dalla
propria inclinatione tirare . Et coft figuettdo la

loruocat ione, (ingoiati, &famo(t buomini fon di


uenuti, doue fefofìeroperfeuerati in quello che al
genia loro era repugnante , mediocri & fen\* al-
cun nome farebbono fiati „ Ma alcuni fi credono >
degl'ingegni fieno in tutte le cofi i medefimi , on
de dalla marauigliofa riufeita , che hanno uedata.

fare a qualcuno in una forte di fludio , penfano f


che il medefimo baurebbe fatto in un'altra anco-
ra, & no fanno che uno inttUettofard con fommx
attitudine nato ad una profefiiòne ,et che in un al
tullolido , &in habile apparirà del tutto . La
vide fi il "Petrarca figutiaua quell'arte, allaqua
le nella fua prima età fu dato , con efiremo danno
iella noflra lingua , forfè baffo ,& utile , & come
e$k flefio diffe , itn'huom del uolgo farebbefiato ,

doue mirabil poeta uéne tol tralafiiarla . Cefsina


K per
Acaàtmte,*
ber tanto eofUm-ài dir mtle delle

coloro, che abadonato tifine dtk


no incolpino pia
l* procioni , /? diedero ad altri fludtf, per ciotte
l'occafione de'tepi,&
cofiderandofo
effaminado
tojio di lode, che di ru
(tinto loro , forfè degni pi»
prenftone fi trotteranno, & tanto maggtormentti
nobiW
auando(tc3fiderajìerogliftudij dalla nera

ut loro,& non dal


guaitgno,come fifa,
gli academici, perche
habbtano oggetto*
mino ,

piacere a prema donne ,


perche bmfmanbbm
àie attribuirono tanto ,®
in quello quei filofrì >

nellafilofofia , & nelfehquè%a a Diotima, &*


la cornei-fattone deli
afpaiiit , che ne lafctarono
ejfempio,ma per fi
(einalate donne ,non pur per
cctto . Et fe alcuno tifa poi
per cibo quello, M
flato ordinato per condimmo
fta la colpa folata»

te dell'artefice non , &


dell'arte . -Potrei fe
qut%
nello
'folk hor mio propoftto,uagar largarne! e fi»

tiofo campo delle lodt delle Scadente , & m«J


quelle crederci d'aflt
ragioni in celebratione di
mare , che ne anche quefìi laceratori
pariti m
negbcrebbono, ma per non demare dal mtopm
tanto tl^
intentojc riferbo in altra occa(ìone,&
delku
dormente, che non è mancato qualcuno
coptamente in una lnn$
fa noftra, che fhabbìa
oratione raccolte, &
cumulate. Dirò bene ci
degli Intronati é fiata fempre
una unità
quella
esercitate non fobie»
tal palellra.doueft fono

v
,ma le f acuità, &
Unipiu liberali .ht chd
gU<*
conuna mirabile injlitutwm;ha compost
mi
s'Tzcoy^D^. 147.
<m de-fitti academki à quelU-tfanquillità diuh
tt> & a quella fincerità di coflumi , che tanto ite

gliantichi fHofofifu ammirata . Terciocbeglln*


tremati lontani dalle ambitioni delle ceremonie ,

& dalle uanità, ueniuano fotta l'ubedie\a dello*


ro Archintronato ,come uiuono amon-uoli, &
dolci fratelli fotto il uolere di benigno padre . K£

quel che pare di più mttrauiglia , le usili, 1 libri, i

nmtaHijlc cafeM udle^& l'altre cofe erano fra di

loro coft commiati, che l'uno, di ciò che era dell'ai

tro fi fermila liberamente, fen\a licenza prender


ne,o aUé imenti mottof.trne. Et quel chi pare pik.
mirabile, erano tanto poco amdi della propria già.
rk,cbe fi copiaccuariOycbe le particolarifatiche ,

fottoilnome uniuerfale dell' ^ieademia iifciJferOi

fuori , <Aa?i con tutto , che da noi fieno tenera-


mnte amaci , 1 parti delnojìro ingegno , furona
da quelli , che fi contentarono, che quel chi uera-
mente era nato diloro , fi fupponejfe , dà tut» &
to tenuto fojfc per figliuolo altrui . Trapaffaua*
no oltre, et ciò le fatiche , le noie dellt ftudtf &
con- tanta dolala , co fi congiunti con le let-

tere erano i loro piaceri, che non fi poteua difeer-

**P ifigb ft !l & erano i loro diletti , ofei dilet-

ticranogU jhtdij loro. Si trouauano in fomma"


legati fra di loro d 'un coft fretto , & affettuofo

legame di itera amicitia , che fi come la Guerra


ftcondo che fi legge,quando andana feorrcndo col
fmo & col fuoco in mano nel paefe, nellx cit-- &
tàdi Mhencjim ardi mai di appreffarft al luogo
Kb '
.
'
'
K 3 del-
delX Jlcademia antica, per lareueren^a,
che»

quella portatta , toft la difcordia & l'odio cmit,

che per tutta la nojìra città andana furiofamen-


tc (correndo, ft afienne fempre d'entrare
in quéi
coft unkafcuola.f{eftmo dunque quefii ^li, comt
ho detto di dannare l' Ucadentie > & quella dt

gl' Intronati particolarmente degna difomma lo-

de laquakfra le a Itre fue belle ufan\e , hauen


,

queUa,di ritrouarft talbora alcuni degli .Acade-


mki cenare infume ,per conferire^ ragionare di
uarie & uirtuofe materie, alle qualità delle per-

fone,cbeuintraueniuano accommodate . Si comt


r
fu quella cena-, che nel giardino del Sodo io agilh
nana efier occorfa , delia quale ritornado adejjo t

parlare ,dico , che fe ben ella bebbenome di


dimt~

fittafu nondimeno copio/a di delicate uiuande,Ù


d'ottimi uini, & feruita con bello ordine . Si comt

belliancora furono i motti , &


i ragion amStt, chi

a tauola variamente occorfero. Leuate poi le to-


vaglie, il Manfueto con lieto mito , ver/o ilSoè
nuoltato, cominciò a dire. Grandiuerfità nelpt-
ritroua,percbe, m-
feer quefii noflri [entimemi fi
uenga che ilgufio quejia fera refi pienamente fi-
disfatto delle elette uiuade , che babbiamo gufia-

te , l'orecchio non però rejla fatio del ragionawtti

hauutofopra'giuocbi , an%ì che diuenutone ingor-

do defidera più che prima d'efferne pafeiuto it


uoi.Etperò anchor che fta dopo paflo , nel qualtU
po y altri è più di ripofare deftderofo , che diragit-

nar difpofìoja materianodimeno è coftpiaceuè


SECOT^D**. 149
come fiamo noi per fentir fommo diletto nel
the ft
a mi no dura m olla noia recare il
l'ajcoltarla,co(ì

ragionarne. Megliofarebbe ( diffe il Sodo ) il la-


fciaruicon cote fio appetito , che forfè rijìuccarui
con troppa copia : tanto più facendomi parlare di
cofe, non manco da' miei pefieri , che dalla matura
& à lotane .Ma poi che 10 fono dd tutto difpofio ,
iaccommodare per quejla fera , il mio uolere con
tanaglia uoftra } feguitiamo di dire fopr ai giun-
tili quel che ne refia, &per una uolta , ritrouan-
forni fra giouani , di cofe giouenili ragioniamo .
Mapartiamoci di aueflopratello , poi che la not-
te ha fatto [curo d'ogn intorno, già fi comincia &
a fentire Li fattigliela di quefi'aria . In qitefia Ji
Iettarono in piedi , &
Sodo fegttitarono,
tuta il

the in una camera terrena gli coduffe,doue fiada


giurano tutti a federe, afpettado ch'egli dejje prin-
cìpio . Onde egli lietamente coft prej'e a dire . ì^oi
hbbiamo fopra il proporre de giochi buona pe\-

%z dijcorfo ,
però trapaffando alprefente a ragio-
nar di cokrojche hanno da effequire , da porre &
mpera ìlgiuocopropoflo, dico, che tutto quello,
the hanno ia fare lì giuocaton ( che coftmì pare

ti poterli chiamare ) fi riduffe, s'io non erro,


a tre
tapi . Tercioche il giuocatore qualche cofa far
dte,o co ccni,o cógefli,o in altro modo,che in attio
K confifl* y oueramente efpnmendo qualche fuo
toncetto , qualche cofa diuerfamente da gli altri
bifogna
fin gli contiene, onero interpretare gli
miche cofa , che da altri ingioco fta {lata detta <
K $ Hot
15© T ^ Kr E "
'

di qttefie tre parti


Hor prima , cte di ciascuna,
.difiint amente io K ragioni , uoglio andar difior-, I

rendo [opra alane generali auuerten\e y cbe


d'hi I

I
uer meflieriatutti coloro , che doue fi facciali
fa
iht I
giuochi fi ritrattano. La prima delle quali fi è,
ninno inuitato ad entrare in gioco dee rkufar di I
laprofefsione y i I
farlo, ancor che, o per Ìetà,o per
peraltro rifpettagliparefie non conuenirglificpet,
pre^
cioebe no glieffendo difdiceuole ihitrouarft
ferite Jone fi fanno igiochi.no
dee filmare, che gli

dijdica ancora, l'inttruenire agioco . ^n^i ck


fi
ricufando di uoler dire ,
quanto pia farà perfine
animi
di qualche pregio,quauto pia defiarà ne gli
dv'eircofta ti mal cocetto,o di rullicbeTfia, o dipi

cofapcrejeggendofi, thcTemiftodefu biafimn\


per hautr i?M
to,& riputatane affai men dotto,
cornuto recufato di prender la lira, di fonare* &
& come quei popoli , che junonellr lorfeii enftt\
libere, & per allegre
all' mebrierji
,foghan ^a
batter mala opinione di coloro, che non
uoglionk

redoli quando inlieta conuerfiuione,figutoca i


&
coloro, ck
ragiona, maluolentieri u ifon ueduti
fi
uogliono Harfi, cheattignUti
ritirati,& che ti ; r

parte loro,
detti altrui, non uogliono metter su la
quel;
Ut per ciò fi come necpulti Greci eia fi ritta
l'urbani;
\là legge, o btua-,0 fi.parta,ceftpate,c.be
tà dettine li animi'mi-decreto, che quei cbefouA
iattt%gbia,ogMPtki'io, o fe uàdam w . Et quefii

éa dicono» (olatner.tep rglibuommi a perl$ ,


'iti

donne ancora , ttmdouen&o mai alcuna moflrm


. .. ( X*
"
'fcbwM
f(k'M., ne (indio ricufar di fare , che le altre (ut
prifanno.Verc'iocbe co una tal maniera offende
r.ebbe le altre,ct damarMe di
faluaticbe\7xa,&.

Uritnfità fe medefinta , & mentre ttolefle for-


modo dbonc>}à,nonfi accorge*,
dar fono in tal

nbbe, che donne col uolerfi mofirare troppo fe
le
quel
mejfanno fumicare di poca bontà, cbe fatto
uoglia ricoprire,, oltre cbe fi ren-
la ritiratela fi

uno t ale rùftico procedere odiofe, cofa


cbe
dono co
troppo alle donne fi difconuienc ,
lequali doppo U
limpidevftì della honejlà loro , a ninna altra co-
ftiiono maggiormetepor cura,
cbe all'acquìfiar
create. Et
ftnome digentdì,di affabili, cr di ben
dir brutta l'opi-
ftmpre mi e parata falfa,per non
nione Ai Periclc,quadodkeua ,cbe la prima lode
air
dilla dÓ>ta,era,cbe del juottalore,& della fua

mkun nom: & alcuna fami agli orecchi degli


ì

bmmm no trapaffaffe, & io per me nonfolamete


biafmo quelle , che per troppa jhterua ncufan».
ing\uoco,ma quelle altre anco-
di uoler entrare ,

ra.cbco per capriccio, o perche


non pareioro di.

tun\ar ne giuochi le altre, come filmano di fafg .

ualereiiim
ulcantare]o nel dannare, dir-an di non
ttruenirc a fuochi, &
ne moleranno ,o difpiace
dirpreyo, perciò- he, il proceder in cotal
ma-
re,o

io, e un farfi tenere danna leggiera , &


nana xT
h\agùflo.^n^imagvA luiof.i donna, contut-

ifi.cbcnonbabbu naturalmente
minutane ai
n :ggendal*
mcofi che tra Li brigata ft faccia ,
l uigHdnijiimu' t morirerà t atte» ella il
.
.
.
>
X 4 bmr
151 ? ~4 T E,
bauerla in pregio ,per non dar dife , mal indic» t
& io ho cono/cinto di quelle, che co tutto, che no»,

fi dilettajfer , nes'mttnd fferopmto della poefta,


an\t neljcgretola dijpre^affero>Tnofirauanono
dimeno di prender dilettatione dette rime,& dr.

ajioharne mlentieri, fin conferita facendone , Et

quefto uno per altro era fatto da loro , fe non per


vedere , efftrre tenute ingran conto quelle donne,'
the mofirauano di compiacerne , Totem cote-
fis(dif]e il J{accolto)najeer ancora da uanità , Hf
da defiderio d'effer lodate,& cantare in uetfi.,ac-

eioebe molando untai diletto , i rimatori a cele-


brarle muti afferò , per ch'io ho cono fante ancbt
di quelle ,cbc fingeua.no d'hauerguflo,& uagbt\-
%a della 7Mufica y no ad altro fine , che per alletta-

re dc'mufia tn quel modo a furiavo dalle rnatm-


te,et perche le u te mejènttfièro, che effe erano le fi

mrite Tacefjeroper qualche fi uokjfero{diffeì


,

Sodo (elle erano degne di lode per ogni modo ^ptr


efferle done y come forfè ho detto altre uoltejmifr.
li aVrincipi ,cbe colmojtrar fola di compiateli,
della uirtk,fanno effer molti uirtmfi, onde quid*
ambeiinduceffero a ciò, pia per apparenza iir{
mondo s cbeper loronaturale infinito, efftndo ca-
gionò lodinoli effètti, fon d gni ancb'efjì di lode*
'i

Ma no bafìa ilguardarfì dal ricufare d'antrarta


gioco,chebifogna afìenerfi ancora , digmocareh
un certo modo atta sbadata s & traccuratamentt^
moflr andò di petifar e ad altro, fi come fifariaytm
porfi a ragionare con qualcuno diaffari , &é
,

SECO T^D *4. tj|


ntgot ij diferenti , onero co Cmetterfi a legger
m libro/? facedo altre cofi famigliatiti . Tcrcio~
f ferro qitefto,m certo difpeitfp fi aie mofrado
itila cofacbe fi fk,& dille perfone, che lafkmio
,
'Ùche di noi genera mal opinione,® dà feSno, che
poco ne caglia di quella compagnia , dotte citro-
mamo.Ondeft legge che Cefère era doli'uniuetfa-
te molto biaftmato,per iflare alle fejle
} & atti fpet
tacoli,poco a tentamite, battendo egli in cofiume,
mtntre fifolle , poniamo per cafo ,rapprefintati
mia tragedia , di leggere o lettere , o memoriali
del pali mio fu biasimato dipoi Marco ~Auer~
lio,& di audio accortoli prima ^istguflo, pone-
fi
va atti fpettacoli con grande attetione, ne fin, che
fojfc flato licentiato il teatro alcuna cofa fk-
ma.Anji c«màdaua,che per quel tempo nongli
jòjjedato impaccio, cofi conojceua
effere grata
t nttetione , &
difpiacere il fuo contrario . "Piace-
nbbemiàcora,che tutto quello che dafhres o da
ire, oda interpretare fi haueffe alt'allegrerà
,
d rifo,& alla piaceuoleT^a tèdejfe
, "Perche nò ra

imandoft la genti a uegghiaper altro,cheper di


letto , bifognachefempre noftrt anione
tendano
tanti fine. Tye conuienefare, come ho uedutofa-
rt ai alcuni ,che con tanta fiuerità tanto fui &
pm (ifianno a trebio , come fe foffero in Sena-

to, a quali direfi potrebbe quello, che per


efier
tritato finero diceua Vlatone di Xenofonte, c\f
effi hanno bifogno di facrificare alle Grafie, Etd:
quelle donne ho uedute ancoraché per non cauat
£L • la
W ,

{4 tócca d'àjfetto t
K 4f KT
&per tenerfi in cotegno.lian-

fl

dire due parole-,


no come fiatile di marmo, fen\a
ifl mille anni, & dannofi a credere che balli fola-,

rnete l'effe re tenute belle, ferinafaper e, che gli an ..

tichi poneuano fempre Mercurio allato a enere^ V


uolendo fignificare, che la beller^a nondebbe ef,

fere mutola,ma congiunta con un


accorto & gw
tjofoparlare , &
penfando che da purità d'animo
procedaci non faper favellare tra gli huominhp»,
nedo alla dapocaggine nome di honeflà, quaft ititi
m donna fi ritmali honefìa,fe no colei , che park,
{piamente con la fante, & co lafornaia . Egli e W.

uero,ch'io non perciò intendo,che le


donne diuen- t

tino [cotte ne gli huomini buffoni , ma de fiderà «


,

che una certa baldanza d'animo uadano mofìran y

do,omaggiore,o minore, fecondo, che più , m~ x

prodotti Ver<
no fìeno)iati naturalmente al rifa .

grani;
che, ficome io non lodo lojlare molto fu la

per ue-i
ti, cofibiafimo grandemente alcuni, che
w«,
dere appressare nelle ueggbie coloro,che fon
uolen^
chi di piaceuoles{\e,& che burlano fempre
mettere,®,
tien,anch'efsi a motteggiare fi uoglio
che in uece dirij'04
lo fanno con tanta di fgratia ,
muouonofaftidio. La onde con tutto che difpcikì.
di noi ftefù , &i:
fa (ìa,p:ir bifognae(Jer giudici
,ji
quel chela'natura ciindim, (apere conofeere
in tal a' ti' udirte , & naturale inclination '

, fe uw,

tiofa no» è, mantenerci, ancor, che un'altra


maM
ra,diproc(dcr fin f in pregiata . Onde, fi fenm
fe dalla natura i ts kMtQ ai W* °;N
S E' C O 7^ Ì3?jt, i 5
5
I ft 'jitin dee difiojìarfi da quella, con tutto ché ueg
I ga,altri affai più la gratta dette donne acquifiare^
con certi fcber\i,ét co» certi mottipiaccuoli , che
idla natura gli fono largiti .douendofi fare in ciò*
cerne dagli accorti Hifh ìohiftfh , che nel rappre
fintare una fkuola,no cercano dbaucre la più bel
U parte, ma quella che pefino di rapprefentar me
ilio, & che alla uoce , .& allaperfona loro fio. più
saommodata Tcrciocbefi trottano in un medefi
.

W genere molte cofe,che f ben fra di loro fono


iiuerfe , tutte nondimeno ci dilettano 3 come tieg-
l'tamo nelle diuerfe uoci auenire, nelle diuerfe ma
tiere didittura,nelle uarie btllc^e, ne differenti
oratori, & ve diuerfi poeti. Hor ficomeuna
accorta donna,cbe hahhia il collo corto J& che lar
ge difpalL: & cóprcjfa fia,non cercherà maidi ne
I iH<c accollato, jc ben uede,cbead'un altra donna
che fia ajcitttta, & di lunga gola , quel habito dà
gran leggiadri a, manti altro triodo diuejìirepren
ér.à,cbe aiutila fua perfona & a quella ft con—
ftccia,cofi un cauto giuocatore , che in quello che
vede più dilettarli la brigata, fi accorga di non hd
uergratia come alcuno altro , non fi appiglierà a.

fieì modo di proceder , ma Hudierà dtprendere-


Un'altra flrada,che fia più alla fua natura propor
thitata.Lodereii/t oltre, che quello moflrarft alle
grò & placami; , fi fhccffe indiff rentemeiite in
ognduogo . V. rciocbc,cume f> t<;gga fare, feti-
\auoler far mila colui che altre uoltei intenerii

ture della ueggbia ha fatto,fubito egli è reputato


per
perbumorofo , & per fantastico » & un tal bisbi-

glìo fra le dorme fa naficre , fi ci fofie madami


tale come l'altra fera , non fi farebbe coft per
}

lì canti , giaebe non ci e ella ,par che per le altri


fta ogni cofagittato . Et è dì
grande importane
Ihauer beneuola, &grato l' uniuerfole delle don-

neai come può effe* dì molto\danno cagione;l'ba-


tter lo nemico &
contrario. Egli e ben uero,cb'k

no uoglio,che facciate ogni uojtro sformo d'intrat-


uifia quel
tenere in ogni luogo } fett\aguardaref:

la dona, a cui principalmente di piacere dtfiderà-


nello
ttypercioclx sella nonfofft quiuiprefeitte,
in

tUerlopoì potrebbe credere ageuohnece , che pi»


per ufanyi uoftra, che per' diletto dtlci, uoi uijlu-
che dotte tm
diafte alla fiiaprefen^tj ma ballerà

fa cocche o per uoiproprij , o per rifpetto di
ro amico ui premale la pafsiate con una iolctfi
ordinaria maniera, che no poffa generar fofpetts,
o di caprìccio , o di difpre^p . Et quep ch'io dia
per gli buomìni ,
maggiormente è riebieflo tilt

donne , te qualiper il ^clo che deono hauere dèi


buona opinione , cbefìhabbia
di loro , debbono»
mt-
ogni luogo,etfra quatfifia brigatala effere le
defìme , fempre allegrerà , & fempre dilettoti

quel che fi faccia moftrando, fempre applmit &


do, nemai difpre^adoquei,cheiut£rtegono. Tur-
che il uederuna fera una donna tutta gaia, &ft-
fteuole, &
chela uegghìa ft conduca algiornodt-
ftderofa,& un'altra uoltapoi>cbt ftia a capobtf-
fo>dica d'hauer fonno , & ragioni d'andar fene ,ft

fofpet-
,

S EC IS^D *A . i
J7
fìfptttare , che ciò non nafta , da qualchefantafia
fkleft aggiri per latejìa. Et eia mi piacerebbe
(bedaile donne [offe offeritalo , non jolamentc t;el

fardégiitocbi} ma ancora nel parlare , nel rtfpon-


dere , & nell'Inter tenerfi con quei, chekr figgo-
no appreffo . Vercioche in nobil donna una certa
Alice, & benigna maniera di rispondere, & di trio

flrarfigrata à chi le parla, e reputata degna di so


via lode , & in tal modo non fittamente di gentile,,
& di ben creata fi acquifla, ma fi toglici anco ogni
[ofpetto di far ciò, per alcuna particolare ajfettio-
Vtìfredendofi che lo faccia per cofiume, <& perno
hde, & ordinaria fitaerea%a t delia quale facem-
mo àgata profefsione le dinne del tempo nofiro y
tua adeffo con molto mio difpiacere intendo effer
«ancata a quefla , infteme con molte altre ufanxe
iella noflra Città,che lafaceuano famofa , Eglte
itero (diffe allora il Frafiagliato ) che un cofi fatto
modo di procedere , pieno di affabilità * & di cor-
tefia , che nella dorma di palalo e fiato tanto da
diri celebrato , none cofi uniuerfale fra le donne

iboggidì, come eragià fra quelle dell'età uoflra


tu fappiate pure, che ce n'è alcune >fe non in nu-
almeno in ualore no inferiori a quelle anti-
mero,
gelo nel u ero, fecofìè 1 (diffe il Sodo ) mi ralle-
vo , fntedo che il tepo cotrario no habbiano pero
|
(pento in tutto il ualore antico , & che ancora alla
wjira età fi ritrouino di quelle done che nella con
mfatione ritengano una certa heroica &
, libera
maniera di procedere . Vi dico bene , che io uor-
rei,
i ?8 ? .yi K.T xS
rei , che ellafoffe accompagnata da qualche dijlk
tione,fecondo-L- qualità^ i meriti-delie perjònei

perciocheii fare uguali accoglien're ad huomid


1

di qualità d feditali, farebbe, come dare il medefu.


mo}lipàiiio>dfantacctKO,ebe alcàpitano . Et fot-

pia tutto doueriam le dome pnemare co» ogni

principali ,&
Jìudio,dt farfìgrati quei giovani più
che,o pe> lettere,® per cauailcna^ o per altra qui

litàfte/.ofragli altri riguardeH{,U offendo un fin


a far celebre ,
lo di quelli baftate
ad innalzai &
una donna,ancorche non conofeutta. Si come
dd\
,-aprocacciaxà
l'altra parte efforto noi Intronati
delle piti pregate donne, per efìer il$i
lagratia
dicio , & ilfauor d'una rara donna d'imponan- à' fauonr uno , arn
%a , tale che quando toglieffe

corche ignorante , & ro^p, lo farebbe ammit»


re & riguardar da ogniuno . Oltre a ciò,finnA-

i habito, eoa cui alla uegghia fi ua , mi par cbti


debba por. cura , fludiando di comparire non mi

ao attillato , &
leggiadro, che letterato , &4Sk

corto. TerchedannopJtrdandereahitn'hcbem
riuerano taliìora in ueggbutco una
Zimarra <M
,

ta, &
con certe pianelle all'antica, coms de fi
hi

ueffero a naftondere nellofludio,


non cornefr &
4ame (sneaudaffero.Mifate fouenire d'unno!*
amico (difieil Manfueto( che fe ne uenintoi
capello lai%
notte allauegghia,portado fatto il
l

'fia Manotte , perche aria noni'offendere ,4


'

^un'altro, cheportaua il berettinodi feta té


srecchiuoli&cwcbe la tefUim ifteflh fredda, 4
s e r o d "u. x ìj 9
( feguitò il Sodo ) che il luogo
'Don fi.accorgena.no

-ioucandauano tra dagioueni foni , politi , Cf &


l'babuo, cheportantino da ueccbi, cagione noli, «ir
•ftaiutìytAmerei dunque, che il ueftirefoffe orna-
4ù,&diuerfo da quejlo, che fi porta giorno &
il ,

nll'ufan^a Cenouefe ricco , & più quel


allegro dì
che fi uclìe per l'ordinario, &fopratutto,fecondo
profeffione di colui che lo porta accommodato.
'la

Et fe occorrefie il comparire in mafclxra , come al


mio tepo fi ufaua ajjai y & boggi intedo ejferfi qua
fidifmeflb,loderei,ilfarfifempre uedereco nuoua
iituetienedimafcbera ,guardadofì da mafebera
"éfchifii, o di brutta figura, o da babito difprc^a
bik,perciocbL-, come falena dire l'^Arficcio, le ma
filiere uogliono effer fempre belle , faluo fe al-
tri ualeflè uefiire in quel modo fiudtofamente^er
•qualche rifpetto,o difegno fitto, come potrebbe
'tatmiireper Inter effe d'amore ,itqual fa eccet-
tuine a tutte le regole, che noi habbiamo date
>
ìtcfaficmo per dare . Tiacerebbemi ancora, che
.quando uno è chiamato a uenire iti cerchio per di
re qualche cofa al gioco,fi guardaffe dal uenire co
certa laguidtrga effeminata, coun dondolar
apo, &con a njogghignare, &
guadar pieto-
me ho ueduto fare ad alcuni, chi parche ca-
ino tutti di ue^i , an\i uorrel , che lafciandk
a
a par te alle donne, comeconueniente &pro
alla dclicatabeàe^a loro , in ogni gefto , &
*fuo piend'mia gratiofatnrilitàfimofirajje ,

rfenUofifMcbc eoe da fcoglie, dalia affettatone


'
del
dtlparlave , nella quale agilmentefra tutti gli
altri caggiwo coloro , che fonoflaù qualche tcm-
d'ejfer gen-
po fuori della patrigno» parendo lori
tili,[e no ufa-w pariamo
qualche parola del pae-

fe,douefono flati. Et nodalmente da quejlo > m


Cupidoftguar-
uorrei ancoraché altri dal fare il

daff.;& dal compiacerfi, quaft


moni Tiarcift, to-
me fanno alcuni, dì loro jiefsi, & dtlk
cofi lm
ptuiocbe qttefli tali generano gran fattela
di lo-

ro , &
non amato tan to fe ile fu quanto fono
poi

glidtri.Voco bel coftume mi pare anco-


odiati da
in una ueg-
ra quello d' alcunché non prima fono
C amore con
gbia arrivati, che cominciano a far
ma di quelle donne, che uift
trottano, &
fubitos

pungono fen\a hauerlaper au-


far lofpafimato ft t

per buomm
uenturamaipiu ueduta, perciocbe
conofcert,
dipicciolalauatura io talmodo ft fan
mojìrado di tener fe flef^àamolto ,
& difiirmrt
j

quella donna da poco, perche


una donna di ualon
ftfdegneràfempre d'un tal procedere , & le pam
ttcffere tenuta in un
mal coto da colui , cheprM
feritila non l bah-
d'amor là tenti,che offeritala et
bia.La onde molto degna di
commUatione , hi &
meritata fu tenuta quella rifpojla,
che fece m
il quale uenutod
uahrofa donna aduno Scolare,
apparar fenno,de primi &
lofìudio di Sima,pcr
cbiuigiunfejuinunadelle noflre uegghie, do,
una donna,
ue fatto federe ingioco,a canto ad
flfc

trò incontinente in ragionamento


con lei , &#
accettate fa
fe. Signora
mia io defidero che mi
fèruidort , fi coinè io mi dfdti o , /j donna coft ar-
dita propolla, gua -dai oh in uijò rifpofe . Io come
donna non mi trauaglio in cafa fe non di pwhat
le fanti ,effendo la curai'acc tiare i feruiioride
mio manto,ma potrò béfarui que. lo piacere, per
chcgli manca un fameglto perla ilaila di pariti
gì' innanzi , & fargli fede che mi mi parete mot-
toapropoftto per quel fi ruigio . Et peri qtand»
<d;rui,o per compagnia,oper debito.o per crean-
^4 in luogo fìtroui, doue la donna amata nonfia,
reputò per ben fatto, l'mtrattenerfi allegramene
te.per hodan( come fi e detto)mal concetto di fi*
ma in maniera tale, che le donne che fon prefenti
fi credano (Teffere {limate, &nonamateda lui
-n\iuenendogliocca(tone( mafjimamente
f ui è
qualcuna conjàpeuole, &
confidente delfuo amo-
rt)accemar dee talhora, che colei che più uorreb
no fi ritruoua,percbe in quefto molo,'>l-
Ì;,quiui
Pt che fa quello chs ad un uerogalanthómo con-
e anco lagratia miiutrfale delle altri fi acqui
"edele &fuifcerato amante mojlrandofi, Et in
cne talhora a quefli tali, come a'buoniferui-

j quali e/fendo flati uedutiferuir bene ,feper


e , o per qualche altro grande accidente

aloro il padrone, hanno fempre più d'uno, e


oferuigio tinnita . Etiohoconofciuto qual-
che battendo con tnoltaafsiistità & accor-
a amata lungo tempouna donna , non fu pri-
per morte quel amor finito , cheattre donne
telfemr che mdero nfar co colei , àprtder
L fa-
fcruicùcon Uro iinuirarono. Ma perche fpejfc
nel ragionare che tragiWQ* et giuoco ft fioccar
re il dtfiorrerejoprananecofemnei che m eh
meli anneritala ufifjt t acquale poco pogMi
fi
di parlarfempre di cofi, chefu-
cura alcmihcioè
noperefferditetteuoli alla brigata, cheafcolta,
& che di colui che parla , garka , acconci
bratti* rmra-
dimori. Maalctniper parer
foneranno femn di brighe, di guerre, & di fert.

ptéte, &
fi porranno a
contare , come una fera it

notte con un fpadone a due


mani , ft difendenti
da quattro chsl'affalìrono. Mtrì
mnuamm
&
parlar d'altro,che dellorofiudiarey
entrsran-

m a dire, comed'mdtcianni facevano


U pijlé
& udivano Cicerone & falteranno,

difputa fantasie*,
in aualtht

quefa filofojico , o in qualche


da infaftidir gli orecchi di tutte U donne the in-
Mcun altro ft lafcierà anch' egli ; irar dèi
dori .

nanità à ragionar delie fue m er carne, & de futi

cambi ,& altri della corte , & de fauori magi


ancora debbo»
da loro Signori rkeuuti. Le donne
guardanidi non entrare incerti ragionamenti,
moftranobaffei&a d'animo, et che bino
trop-
che
ragionare dellelit
po del plebeo , comefartbbe il
fanti.0 delle lorotele, & di quante rihabbiaìr»
-
dite , & babbiamo comperato
diqufitolino

anno.& pocofono da commendare alcune,


fanno ragionar d'altro che de loro bambiu t

'

tane altre ,che dicono tutti i fatti di cafa ,


Yagww d'altro che del loro marita io no-
necbtla dònna in ogni fuo ragionamento moflràf
ft offeruan\a uerft ti marito amor uerfo i fi-
glili ,/<, & cura uerfo
la caft ma fe farà accorta ,
,
qnanio non ragioni conperfone dimeflicbe
sfug-
girà dt parlare d. Ile
cofe famigliari, perche coft
fimojtradomticittola, &
non donna. Generano
ancora mgranfaHidio quelle, che quando Lor toc ,

ta à dìreaigimeo Rifanno pregar tre bore, pri-


ma the Hoglino dire cofà alcuna , &ftorcendofi di
qtu i& dtlàfon fempre fui dire,
: o di gratia non
faU'dire ame ilo nonfò fare à quelli giuochi , io
mt fxprei mai che mi dire , cIk è una feccaggi-
,

neilfttto loroSopra tutto poi, uuolfi dagli buo-


réni auuertirc, che le parole
, i motti loro fte- &
mfempre in lode , &
ut effultatione delle donne
,
mjlrando fempre att'iifan\a fpagnmla, d'ammì-
mk>& di esaltarle . Se già non fojfe qualcuno ,
che una tal opinione di faceto, & di famigliare fi
foffe «cquiftata,cb;,qua(tperfar ridere le donne,
frp& dimflicbewa> degenerai delle donne di-
Offe male , mofìrando di nonappreigark , & di
non tener conto di loro,comc accortamele
fu a ciò
introdotto nel cortegiano, il Signare Gafparo Tal
lmicino,& U Frigo.Ma dico bene che quello t de
(he fenja difpiacere delle domi;
ft farà preft
m
-

tal licenza , donerà fempre in fu quejlo onda


ft di pungere , & di dir mie dellefemine mante- >

^decioebe ,fì come nelle tomedie a talbora


wttfi .

atro a la natura de uecciri introdotto, un uecebio


p»ceuole^omeMitionet negli Adelfi% et ancora»
\
(
. It z fuor
,

i$4 t kA \y K
fuor del cofiume delie cattate femine » ma
mere-
t rke benigna, &gentile , come Baccide neh" He-

eira, & t alt fi conferanno fintili perfine per tutu

la fattola, cofi ancora fe nelle ueggbiefarà qual-


cuno , che dica male delle donne, quando tutti gU
altri U honorano , &
l'ammirano conferuifi firn-
pre in quefio cofiume del lacerarle . Molte altri .

auuerten^e potrei raccontare neceffarìea quelli

the uogliono riportare lodedel ritrouarfi a giuo-


chi, &à gt'mtertenimenti fra nobil brigata*.
Ma troppo lungamente trafeorrerei co'lmio ra-
gionare, fe io uolefsi andarle tutte ricercando. £t
fero bafti batter dette quefle poche , più per fanti
conofeere, &rallegrare , che [tate pojfeflòri à
quel che fi pojfa né'gentili fpiriti defiderare , cht\
per uederuibifognofi di fintili ammaeftr amenti t \

Et però apprejfandomi horaa quelle parti, eh*


fopra ut mofirai.Dico, che fe algiuocatore cotte***
rifar cofa,che in atti, ingefli, o in cenni confìjla,,
che fu il primo membro della diuifione chefacm
mo di fopra,debbe fiudiar di fargli con gratta, &
c* accorte-Qa.Ondefefoffe fiato propòfto ilfgith
Sii'*'
%aiti . ctdelli Sbarbati, ilqual io foleua chiamare Ugo*
cq del contrafare in cui fingendoli, che tutti li
ckcofianti uengano di lungo maggio, fi ba da din,
la piti fgarbata perfona, che fi fia incontrata , fa-
cendo appunto quello fgarbo che fi èueduto t ftdtt,
aunertire diporfi a contrafare perfona, chefiano.
ta à tutta la uegghia , ma che non fi ritroui quitti
prefente, &fapere, per altre uoltc che altri ftjut
tua-
frenato, nelcontrafare ftmil perfètta , d'bauer
gratie,& di porgere dilettatane . Ma fi come ha,
molto del gratiofo il contrafare propriamente ,
toftper lo contrario parte ebehabbia molto del
iijgratiatoilnonappreffarfi a quella fimilituii-
ne. Et quefia cofa deli'imitare igefti, & i moni-
menti altrui , quando è benfatta ,fi fcuopregra-
tiofaRettalmente nelle donne , come quelle che
naturalmente paiono men agili , & meno arren- '
devoli dellaperfona de gl'httomini.Et io mi rìcor.
d» bauer ueduta ma gentildonna , laqual banca
ungiouanet che
hellifsimi occhi} cotrafar cofì bene

kaueua gli occhi trauerfi, travolgendoli nelmodo


tpputOjtbefateua colui,cbe pareua cofa di mora.
«glia.Et io ( dìffe il Raccolto ) ho ueduto un'altra
%arbatifiima donna imitar cofì del proprio un fuo
parente* quando con certi atti florti fi lamentaua.
èlle fue doglie, che era il uederla fommo diletto .
In [omnia (andò feguendo il Sodo) intorno a gliat
ti,& a igefli fa mtftieri auuertire , che fieno ac-
compagnati con ma gratta t propria , & accom-
miata alla cofa,cbefi ha dafare.Et conuenenda
pltrefare per ubidire al giuoco qualche cofajnfc
iifgratiata,& fcmcia s come boccaccif %oppijìor-
fiatiy &fimili , fi come amkne quando fi fa tal-
a auel~\ giuoco , cheognim faccia un atto di «tu- <oi
iato,o un modo di "zoppicar e,& dapoifi man*^ ar*
in mutola facendo fen^a parlare il fuo modo,
f'.vl d'un' altro , allora c ben difarne un tale ,

fta nelftftremo dtfgratiato, et difionciOima tu


L j mia ,
\66 ? ^ T E
modo pnòyche fi conofca garbo s
nel fare taldifgaf

bo. Et tato cnderò che debba baftare dibatter det

to intorno a quella parte} cbe ne'gefìi, &tte glt al


ti confifie.ln quclla,poi che appartiene alpadart

fopra lapropofiaddgiuoco,peube molte più m-


rie cofe comprende, couiene, che un pocopìu luth

gamentc ci difendiamo . Intorno attaqual patte


una regola uba , che tutto qudlo abbraccia , che

poteffe aHertire,laquale e, che s'ingegniamo dtdi


re femprc qualche cofa , che uiue^t & giudici
moflri, & che con quakÌTe file , & con qualcbt
mijlerio fìa fempre condito , Et fopra tutto die [ut
impropoftto de 'noftri accidenti amovoft Mi
,

non dee però alcuno, nel cercare l'utilità propm


dir poi cofa, che a gli altri, che non L' intenda-

no paia freddo , & poco al giuoco accommoda*


ta ,fegia il dirla non importaffe tanto, che l'buo»
ma non fi ewafieper qudla uolta, come fi piatti
fe agli altri, purché fodisfaceffe a fe jleffo . Mi
per l'ordinario conuiene, che l'accorto gtuocatt?
re dica qualche fuo motto , che fen%a intende^
il fenfo mifìkoitutta la brigata diletti , & qutU
Ut donna, che ha da intendere fi compiaccia anco»
ra della coperta allegoria , & lodi fra fi ftejfa h
uiuacità dell'ingegno dell'amante , che habm
a gli altri fatta uedere una bella fiorerà , fotti,

loquale ella fola feorgapiu bella midolla . tamii


cofa fra gli altri giuochi ho uedtito molto bem
riufeire nel| giuoco che fi chiama del uerftficgrtà
tptado fifa dire un utrfoper uno a tuttij &po\À
. . , ,

SECO Jl. 16j


n&nàa in chiacchiera } itfiio& quel d'un" altri
dicendo, onero fifainterpretare, eia che col nera
ietto fi fia minto [tonificare dotte fifentono /bef-
fi dire uerfìycon belio, & non affettato figmfica~
tofiltrealle argute rifpoflst cbe fono occorfe . Ter
(bedkedouna uolta un'innamorato, alenai pare
Ha che i fattori fojfero allentati .

Vidiui dipietate ornare il mito .

Quella donna per lanital fu detto 3 quadoalei toc*


co la uolta,tantojìo fogginn/e.
Mentre portami bei penfier celati
(mmnedolo in quefio modo delle troppo fcoper
iimoflrationi t ch'egli hauea fatte , onde l'er*
tonuenuto ritirarfi, nicordomi ancoraché fatett-
io quefio giuoco uno, che hauea le fpalle tatogro
jc,cbe teneua delgobbo, e?" imponendo aduna do
ne chet dicefie il JUo uerfucila fcufandofì , che non

[spetta qttal fi dire , & pregando lui , che uolefie


infcgnarnele uno , colui per morderla un poca
liunfe, noi potrefie dire quello
poverella mia come fri ro-^a
r ella fuhito replicò tote/io nò, più tofio dira

quell'altro

Che fa con le fue fpalle ombra à Marocco.


Et ciofe he fu un toccar difetto di natura , & per
%ue»te difetta tale, che no cauenma per tordi
ì che (offe rimprouerato altruupiacqinodime
effendi Hata detta da dina promcata , &"che
raualuta diquel uerfa lutato ttario fortificato j
quejia cagione piacque un uerfo detti
p&
W
>.

L 4
J
i6l ? U l^T S
per biafimare una donna , che focena gra fattoti

ad uno ignobile . Humilitate affollar fempre le

piacque . jL me gufano affai ( diffe allora il fra-


/tagliato ) quei uerft , che fono detti in nfpofia,
come fu quello ch'io udij din ad una matrona*
che baueua ma bella figlia. Tercioche fenteih

do eìla dire damo, che t batteva già amata qui


uerfo.
Imbrunir le contrade d" Oriente .

Quando a lei toccò a dire il fuo uerfo diffe.


E le tenebre no/Ire altrui fanno alba
Tgliè uero (diffe il 7rlanfueto,che quelli ^be in ri-

fpofla dicono fon molto belli, ma bdlifsimipar che


fieno tenuti queiihe rifpondendo jeguono incanti
net e nel medefimo auttore, dalqud fon tolti, dopi
quello tftefto uerfo alqual fi rifponde . Tal fu
quello ch'io udij una uolta diveda una dorma , la-
quale fentendofi riprendere dal fuo uago di far fi
More a più amanti, con quelmrfo del Bembo.
7T1&1fà chi fra due parte boneflo foco.

Subito uolendo ripigliar lui del medesimo ui-


tio^diffe ìluero chefegue . E me deltrrorfuo no*
ta, e riprende. .

Voidite il nero (figuitd il Sodo ) che fintili ri-


fpoflepiacciùn&pm dell'altre, & io uoglio darue-
ne un doppio ejfempiotcbe auan\a forfè quellt>cbi
kauete raccontati uoi.Haueua mgiouane amatt
qualche tempo una giouane pulzella , & non m
uano,perche da Iti era dell'amor fuo ricambiato,
mafiimoladola egli più mite di qutl'o ultimo fe-

Z>>0,
.

S F, C ^ D U.
che gli auanti defiderauo, coltigl'tdiffeìeb*
i 6 j»
Jp»» i

k lafciajjè maritare., poube trattava mito firet


tornente di far la Jfufa ,& dare quel dtbito fiore
4 niaritOyche con» it ne, t he da poi no» gli fareb-
be degato nulla , tua non refiando t gli per tutto
quefto di domandare il defiderato pegno, repli
tondo eliache nogU douea rincreftere l'indugia-
re , auuenne in queflo tempo
tìx fi ritrattarono ,

tmendue in un nftretto, doue fi fece quei! o giuoco


deluerfificare } &
douedo prima fecondo l'ordine
idgiocodire la cittclla , dijfe queluerfo dtll\A-
tioflo

Fu'l uincer fmpre mai laudabilcofk,


llgiouane conofiedo ciò effer detto per Itti, qttt*.
fino fi douefie curare dbauerela uìt torta prefta,
perche fapeffe d'hauer a uincer, quando a lui tat-
to la mlta ,diffei feguentt uerfi a fuopropofìto
ri
toltati , come mtaUafo-è mlontìcri conceduto

E uerjna la uittoriafanguinofa.
Sptffofar [mie il capitan più degno.
Vaia cofa non fini qui t che continouandopuP
llifiimolt dello amante, quella donnette
fi riduffe
dirgli o tu uuoiafpettare con certeqp , cheli
.

mitro amore habbia da durar fempre^o tu ti rifol


uiottenFdo adejfo quel che tu bramy di nonhauer
"
Itffere più guardalo da me . Ter tutto queflo , U
fonane penfando, che quello foffe unproteflo per
ttnmonia , eleffe di prender il diletto prefente,
"bla sì andò la cofa che non prima fu merlata la
,

liùwne^Vegli trouò sofuo dolore^ che pur trop»


jft T \T E
po qmi chegli era] (lato protefiato fi effettuati* i
perche colei non usile mai piti afcoltarloionde ri-
trouadofì un'altra uolta in un luogo,douefufat~
to quejiomedefimogmo del uerfìficare^lidijft
quel uerfo.
Et io debuto dolor minìflro fui .
Et la gioitane quando toccò a lei, feguitò .
E'lpregatore,e preghi far fi ardenti.
Ch'offefi me,per non offender ini .

Uotuoi dotiete fapere , che quello ntedefmo té*


detto habbiamo nel giuoco dello [carminare , bt
«u. 104 luogo parimente nel f giuoco del ajbf, quando f
j*TA.
%-fa pjgiìare a tutti una
Ietterai poi fi fa dire m
uerfo, che cominci per quella, ben e uero, che per
bauere a cominciare il uerfo perla lettera prefa t

fi
ride maggior la dtfficultà de l'hauer a ri fpoit'
Te inpropoftto.TUgpaffiindo più 'Atre ,bifogna **-
ttertire ancoraché qu&lhor cofa m emuien din /

eheuada co qualche imitatioi accòpagnata y d'im


tar delproprio,& cola uoce,& cogli atti ce* y
&
i concetti quel che Ci rupprefenta ; Onde
facendoli

qualche giuoco di Cittì piccini', con-tiene far'itatt


dea*
puerile ,& attifanciullefchì,& fe contare ft

no delle afonie del tempo antico , col tuono dellt

mee, & con 1 gefii i uecchi imitare conviene . &


quando (ì póleffe vhitare qualche perfona parti-i
colare maggiormente diletterebbe i E uertjsimi
«in, ioj (diffet attonito) per che mi ricordo che
Una feri
e me "
£ c 'o,
uno denoftri intronataci fece fommamente rute
n olì giuoco del Medico , il quale nedo , che4
tempdA
S BC W D Jt. J7I
uofirc fi faccffe net med*. finta modo,chenoì
'mo Ima, di far dire a ciafcuno mia indifpo-
m die fi finte^ordbiandofi che l'huomo dia Ha
timedio alla danna, & la dorma altbumo,& da
ifimàda in chiacchiera,'! che noi bufitefiogio-
'iciamo andare in pratica
I (odici . Tercioche fi finge
"r il medico, &fi tsaa domandar l' amalato ,
the mah- egli fi. finta,fi (afta il polfo , & fi ordina
mài quelle ricetti , ebe fona fiate propofle . &
tbifente nofninar la ricetta data da lut , fi dee
mouere, & in pratica andare . Hor toccando ad
mdareinnifitaa colui ch'io diceua, contrafece
ufi bene il noflra .Amaro , quando egli arrina in
(mera per uifitare uno infemojliccndo qxelfo-
lito fito fallitoci buona aita, &fanità,co una uo-
atta aatta,con quella bocca amara,& con quel-
ìtparolette fueproprie,che ci fece morir di ride-
vi. Hor uedete ( diffe il Sodo
) cotefiogiuoco mifa
fmenire eCun'altro auuertimento infimiligìm-
(hi d' imitatione molto apropofito,et quello è,cbe
Infogna fiaremila metafora dell'arte, ebedet &
Urte fìa propria, a uoter che la doppiey&a caper
tiarriui a quella perfettione che
fi ricerca , nella
fiale no fo come fifieffe cafi apputo una dona, la
Spiale fi teneua molto arguta , quanto effendole
impello a quefio giocotcb: dejfe un rimedio ad un
I iguane il qual diceua, il fuo male effer ritirate^-
I \a di nera 1
,
diffe die il rimedio era il tagliarli, ma
I un'altra donna che lefidcua allato le diffe , ohimè

I mfetcun oattiuo medica , non fapete,cbe li ner*

L
ut non fi hanno da tagliare mai? *Affai bene i
il Mafueto )m
fa me che diceffe una uoUafdifle
gentildonna, laqiìale effendouifìtata da unmei
co delgiuoco,& dicendole , che nottua darle qu
che bon rimedioper rifanarla,dijfe} di grattai*
ftro non uolgiate affaticami perche io conofit

mio male , & fon refolttta & ofiinata di abbort


re la medicina. "Poi che beniffimo cono/cete (feg
tò il Soda ) quanto importi quefla auuerten\a,
dimane un'altra trapaffo, ùqual c y chc , porga
iogran diletto le cofefirauaganti , &in afpetd
te , conuien fempreingegnarfi di porre in cam i

a proposto del giuoco qualche cofa, manca no»


tà , & non pia intefa inuentione . Et dm
credetemi che nafta principalmente, che le b»
le,&tefacetie tato ne piacciono, fe non dal dik
farci di fentire ce/e da quel che fi afpettaua lon
ne} Bi qui uemte , che pittata afiai quel che d\
mnofiro Intronato al giuoco delle comparati
ni ,percioche domandato , a quello ch'egli la fi
donna ajfimigliaffe, rifpofe algrà dimoio, onde,
ce in un certo modo reflare mal fodisfattockfi
no di quefla fhrana comparatone , ma domandi
ro della cagione di tal fua fomigUan\a,diffe , p»
che il gran dianolo, &
Lucifero e tutto mo,i
lucìfero efiato la più beUa,& infime più oflim
ta creatura , che habbia fatto Dio , tal ritm &
efkr la donna mia,poi che la ucggo,& la prono :

efiremo grondo di belle^a, & di oflinatione , i

che Jentcndo cofi in affettata mfeita-, reflarn


'
bene appagati . Vri altro al medefimogmo-
affomigliòla fita dorma ad una Cornacchia di
ipujie che hanno il petto bigio, che par uè quafi
ma fempie\\a , ma nel render poi La cagione

fi come gli antichi dalla


itila fmilitudine,diffe
,

Cornacchiafecondo che fi da man deftra,o da ma»


ala ritrouauano , o bmnOyO cattato augtt-
prendeuano, di ciò chefoffe loro per fuccede-
ttfojt dall' a/petto ,o IktOjO turbato della mia do-
la augurio prendo io ogni mio projpero, o infelice
mtnimento.Oltreaciòquefio uccello ,dijfe egli
ài lafciarfi appreffare altrui da fempre fperan-
ifdi lafciarfi pigliare ma quando altri di pren-
,

derlo fi crede , eglifa due folti più m la


,& fugge,
ha cofi, quando per qualche piaceuolelfiamo-
fatami dalla mia dona nel uoko , & nelleparo-
credo d'gffer più ukiuo ad acquijlar la fu»
ia , da miei penfieri maggiormente allontana

trouo . Et come ancora la Cornacchia dice ,


re crocerà, cefi la mia donna pare, che mi me
kuamete in ifperà\a dì crai , in crai ,Jèn\*
buono ejfeto. Sella purmquefto getttre
fptttata inuentionemiparue (dijfe il J{accol
quella che fece ma donna affimigliando ilfuo
maio aduna Succiola » dicendo, ch'egli er*
loro /chiatta poiché parata tutto difuoco
,
tramente mnera pur caldo . Et emendata
fu un' altra jcheasfimigliò il fw amate ah*
ojlqualc bruciando , & cofumandofi dilet-
uBella (dijfe l mittenti* , miparue quelli
d'urtai*
174 T ^t\T E
£un'altra uirtuofa donna.Jlaqude comparado ai
Ercole un Piccolino fparuto } parus quafi , tbt
fcbernire fbatteffc itoluto, quando ella
dìffe, qns,
fii, una ualorofa donna amando fi può ben ad- Er«

(Qkajsimi&liart ,perciocbe , t'egli pofe i termià


all'onde del manieriamo i mofiri,fi uinfe l'info
no &fe0enne lefitile,& cojìuifa fintili, ni
mancofUtpc*fdoprQaè\a raffrenar glifdegni dtlU
fitadùnn^adomarUdilci perì fteri nemici d'am
rejfòtfwlejitUedegliocctifuoi, &
afoftenttt
con lefpalk.defuoi uerftt ilgran nome della ama-
ta donna . Quando fi dicono di qutfie fimili ed/e
,

(dijfe il Soda) che hanno del/ìrauagante,


del &
paradeflàtcomiene auuertire,cbeHgiuoco por*.
ganecefsttà4hauera dir h cagione, la di- &
chiaratane, da cui apparifce poila uagba&a,
pcrciocbeje per .cafo colui non fofie ricbieftoà
dire la cagione , a remerebbe opinione dtlla
bri.
gratajbc quel tale haueffe detto una cafa infitlft,
onero comerrebbe , eh egli di noneffmie neh»,
fio ueggendo , dafefleffo da poi l'aggìungeffe
,
ehenonpafjerehbefen^afredderà. E pero qua
4o anche ilgiuoco no neceffttaffe a dire ta ct
a
ne , & amici non uifoffero che per fauonrjt
l'altro nefoffero per domandare, o
jè la flrau
H*fteffadaluipropofta, osterò il buon cane
in cbefufje tenuto colui, che dice non lo
t afsicu
fe (Teffeme ricercù , douerà per manco male
fieffo fubito fetida interporre tempo in me\

tagime Aggiungere, cbt a coji dir Sbobbia


fo,
S E C ^ D ^f. 175
[», perche in cotti modo hautrà affai gratiae fe
ben non tanta. , come quado egli farà efiicato , &
aua(i sformato. Ma quefio medi-fimo che noi dici*
mo 4d dilettare co nane , &{irauagati inuentio-
m,auttìaii facilmente fiagli altri giochi fin quel^ tot
lo del male che ben a metta, cioè, quando fi ha da ^ t
fare qualche male , ilqiialwrvemmocbe cittenif « meEC *

fc,perche commodo ci farebbe , Recane bella occa


[ione ancora il-fgiuoco delle maraviglie , dotte eia Gin. io?
jcuno una cofa dire dee 3 di cui fi marankli.& da- ita ' m*
poi dteendo *Qio mi marauìglioi&il ceerbio ri-
fondendo , di chi iti marauiglìate? egli dice la fua
mrauiglìa,&, quella d'un'altro^ cofi fi manda
kchiacchiera Torgene parimente nonpoca com
.

meditd jl f giuoco detta dimenticanti, quado pre "<>*

fuppomndofi , che bettijjima fta l'arte della di-t\*u &.

mntkan%at fidice effercì unot che un modo uuole™


kfegnare da fcardarfi t & da torfi della memoria
di noiofa cofa, eh sbabbia nella mente , è però eia
Jcttn debba dire , qual fta quella cofa , di che
fiudrebbe in tutto dimcnticare.il fimUe aiutiate
Htgiwcoyche fifa delìOracob , quando eiafot- Giù. >cj
«0 ma domandare , configlio , diebiaratione^***'
°
di qualche fuo dubbio a coki , che'n loco dell'ora-
coloe fiato polio. Et parimente aqufie flrauagi
%eemoko atto quel giuoco delTempio di ^mo-
re, dotte
fi ua,comegià diflì, à domàdare gratia à
quel che altri hauer defideri, dotte fi fattoti cer~
ttpropofie,& certe domade piene di garbo , & di
tonfa. Corpe ™> farne quitta domanda d'un m~
'
.
v (irò
i7* ? u i^t t
firo hitronatojlquale prcgaua ^Amorcche'tm-
rito dilla fuaamata innamorar faceffe , do- &
mandata a che fine cotal cofa defiderafse, njprfe t
cheefkndo ilmaritogelofb , &
guardando conti,
linamente la moglie ,
quando tgii lepuntu, e d't-

mar fintile, kzurebbe tanto (tifare , nel procu-


rar rimedio àlpropriomal'et thefofk non dtjìurbt
rebbe & non porrebbe tanto cura atl'attrui,ntfu

tono mai le più nelle commodità, dicetia egli , é


quelle che in milk modi danno alle mogli, agli &
amanti loro innamorati mariti . *AJiatgratiofk
domanda > miparuc( difleil Frastagliato") quelk
ch'io fentif fare una uolta da IH. Cefar e Fort fi

m cotejìo giuoco , ilquale chiedeva ad dimore,


the fra rinati delle donne amate fi facefle, come «
India de mariti fi fra traledone Indiane. Leqtuk
combatendochidtloroarfa effer debba nel fogt
eoi morto marito, a qui Ila col corpo di lui toc-
(a a e0er bruttata, che in uita lo babbla più ama-
to delle altre, torcofi parimente deftderaua , che

colui toccaffe ad ardere m unmedefimo fuoco con


Carnata donna , che più leale , & veramentt
tamafiz di tuttigli altri . Bella fra le altre , &
fpirìtofa t parue a me (difie il Raccolto") &pertak
fu tenuta da quelli e che l'udirono quella d'un
donna , fc ben qualcuno (limo che haueffè troppi
[coperta affettione, dicendo che chiedeva ad cant-
re la natura della Fenice , acciocce net fuoco di

fe fiefia accefo , & nelquali ella ordina , in cene-

refi wnutmffe, donde, come dellafsruce auuient,


mm^acri^icata aUafutboneftà , qu- l d. biro
lf\~bw<ékkepagato, chele deueua,& ali amata*
km&be tki» ti 4e]'tder<#ò.premio, col lafciaygU
(ot(i r .
che di fi: fojje nata,
tu ÙetiainucnttvCdi
,

m
r^tt i0) nepatgiaàme, chexwk
émna.(JiJ)e

fai-W£o.sUa trapajlaffifl debitiyf.gno, perche


mWWedo-, chi difèonuenga ad una donna
d
u$WdÌ-Jwire amor&A quando come fece colei,
(ornatilo sjc/u d'honejtà.l'acco'pagna.
Deftderarei
ktwJ^pet^mSodo., m-.tal propoftto t in che
tWXXai&'fa à ebefegm ut paia che una don- ,

v4ibfa&po{fap*rUrJ'#mwin fimtli me/-


teninientUo non fapreiiàquejìa dare altra rego-
Ì». i*ifpQfe/ aJt.kora U Sodi che quslla (lefia , che Ci

f*o prender^ dal procedere di quelle donne, che


noi tmte *n pregio,
&
da quello , che altre ubiti
potete luuer femiio ragionar da altri . Et fe pur
Miete intendere intorno,* ao parer mio, io giudi
$)erei,chela dona nel ragionare,®? n:i proceder
" no doueffe mojlrar d amarena bene di non
fi
xfchifa dilafeìarfi amare, &
jn qncjìo anco-
ra non uorrei , che fi feopriffe molto anfiofa , co -
*eakwefinora che frngejfe d'accettar ciò per
~ 'certa offeritane più tojìo
, che per amore,

[mi ragionammo diceffe fempre, chel mag-


vemto,cbe poffa dare una uera donna, ad un,
§o,& gentile amante, [offe di no battere di-
d'efwe amata da lui. Et quando da altri
M Ut
lé-ùenifle parlato fràmore ymoftraffèftmpre di ni
creder d'eflér amata&t pteilé fieno eerh/kmk per,
iftSpOy che gli bmmimfonfoliti di direallè donne
[ciocche per inganark } et dtle faHieperbonorarle.
ingenerale degtiàmóriiet degli amati non ft mo
ritrofa di parlart^amtdofetnprè
due cofe,co
fin
me un cato fermo f(opra lequali fitccia.il dStrapi
jòltt tin-
to di tutto ilfHoéfcotfo,& quejleft em,i
gati degthommi,& la debita bonefia delle done,
ra-
1^5 uoneì ancora , che fi nelgioco òceò'rreffé
gionameli un poco lafiimtchefoffetoji fpigoliftra,
cheuolefk torft di quieti fibeM,<(lkePMpoci
ttÓliAdtitón in-
di rofforttgli afCóltaffe,& alcuna
tènderfingefle quello', che [otto coperto- , &
dkpé
parlare fi diceffe da qtialcuwMfe occorrerà, où-
me talhota aumène,chein qualche gimco le ftà <tf
fégnato uno innamorato, a me non piace,
che uni

garbata donna faccia,come adalóunèpòédWdnit


'fare lx> nedutó, che fubito
cominciano a di-
réfe
rejonon uóglio Innamorata io ttOn HOglwCbemi
ami altri che il mio marito ? an\i loderei fempre,
accorte\-
the faccettale cohuna certa modefia
marmigli
ta, come uidi fare una uolta col felttò
TU. Girolamo-Teme
fofuo garbo alla generofa
ch'ella per amante d
ci, la quale riudtata a colui
feri
giuoco eleggeva ,gli diffe, poi che quefla
ritroum-
non fate Jemìtù Alla dònna, che amate,
do fi ella lontana , non credo chele fta per effert

di caro di preflàvntiui per quella


Ueggia piamen-

te ì per ejferlentpoi èwina rejìituitrìce .


&\cM
tlfjtoftìótàcredo figHorajcfte la miadonnafareb
k contratto di me uendita affoluta, non che di
breutfpreflan^a. iya* uoglia lanciar indietro à
qktjì&fropófìto (diffc Attornio) quello che dif-
ftlagentilxffima M.Francefca boccini , facendòfi
m talgiuoco alia fua ViUadi Scopeto : dotte dalie
i«(if conuicine era uomo datti un eletto drapeL
U digentMonneypercbe conuenendole per ordine
idgimco èkggeré un'innamorato , effendofì &
fico innarttj fatto il giuoco della Caccia kamo~
it , diffe fio firn contenta d'innamorarmi poi ch'io
jthtqpfxo fa dire a quell'altro gimeo, che ^mo-
ti gktateuia le faette fieranafeofo ne gìimhi
iella Signora Conteffa , onde effendorimafo fin-
tarmi , mipar poter amare alla fteura : futuro
f diffe il Manfueto ) & io mi ci ritrouai ma non (

te di raccontare ciò che lefu detto dal guida


^el giuoco Et chi
.
f replicò il Sodo ) Le
diffe ?
(figgiunjh il Manfueto ) non crediate^,
licefea che fttf fen^arma amore negli
, s'egli
ideila Conteffa fi ritrouaj,iquali ben fono pie
m]di dolce^a, & di benignità ,ma quefie quali-
tà fono quelle anni, con cui ufahoggi amore di

Imre altrui. Larifpofla fu bella (diffe ti Sa-


io) &
da gratiofx 'donna detta » imparata &
fé ndta lettione de buoni-libri , i quali fanno
de tonare infìmili occorrente >&però oltre
altri libri fcelti, cotiùiene farfi ' famiglia-
li

~,
Tetrarca t'^triofio, & Dante rifpetto a
de quali fa dimejlieri il fapertte molti,
2t % non
ila T «A \- T E
non falò per cagione del giuoco del uerjìjfem^
ma per molli altri, che occorrer peffoM.* comt
«Hft. no faràfra gli altri, ìl f giuoco delia
yentura,jiti
*=Ui utn jnodoych'w lo nidi urta uoha fare , , cte «W
dati gli occhi ad ma perfana , & dicendo , cbt

kconuemua (fiere la Befana, tutti quei delcer-


ibivk andavano manti perla dettoloro, o pei
la. polita , o ueniurt che dirla uogliamo
colui fen^afaperea chi l moto diceua, un uer-
fo, o una fentenqt proferma , />«,» come d &
trarre della Befana fi fa, a queflo , a fieh &
conmetteua » che i uerfì in forte uenttti inter-
fi
pretaffe. Tergerebbe ancoragrande aiuto ti fapet
de" uà fi &mente per un'altrogiuoco , ch'io ho ue-
dutefarpiu uolte , doue fieno perfané di qualche
tììn, '"[apere, ilquale fi
chiama ti gioco f del Ritratti
ì^'to della nera belk\ì a 1 l
&
fi fa in quellaforma, cioè,
«fella bei cJbe7 maeflro del giuoco éce, che doueniofifou
**"'
mare ma perfetta bellezza , bifogna agttifit i\

Zeufi prendere da ciafeunadi quelle belle dome


prefanti le pia belli parti ,
&però ognittno debbi

dire, ami parte luna di queUe eleggerebbe per


farne m perfetto ritratto . Scelte tutte U partijì
ha da dire la qualità ,cbehauer dee quella talpa
ttyperefferept rfetta % ejprÌfnendo k qualità copi
rote delTetrarca&d$k#trioflo , onde deglimU
fu chi dijfe . Hgli oc<hiexan duejieUe, & altri gli

chiamò. Feneflre diZaffiro altri delfegno,& <te£


la gola . Bianca nette il bel collodi petto latte H
U.bocca,Terk&rofe vermiglie . delle treccie <

MB « M. ."Con

wm
SS'COV^D JT. 181
Con biotta Marna lunga 'Comodata. Quejìo me
dtfimo artifìcio fu tifato in un aitro gioco, ditto d
^giuoco della "Pittura , nel formare la perfetta "*
1
bellona dell'animo, ifcégliendo le più falle parti tur*/'
dell'aitino delle donne prejèrtti, et efprimendo eia

fmrut qttalitàdella partfrfctlta , pur eoa parò-

le fi del Tetrarca^ del ^ertofto, ondi del parlare


fu dttto.L' accorta bonejlà burnii , dolce , fatteUa.
delia bontà dell' animo. Et in alto intelletto un fu
ro core, de pensieri . Baffo penfier none ch'im fi

fritta >Ma d'bonor di uirtute .


. Vune
mera a htiopvl'bkuer molti uerfi a mrmoria,&
tbauér letti alcuni librami'fare al \ giuoco della ^{"^
figura d'untore , doue fi fa dire intorno ,perche gar» d *•

txtofifiguri,perchefanciulfa,fetcbe ignudò per


IU0 "
thecti l'arcotèr cerne cieco féstprefertfce il core
e dami tanto antico , com'è
tenne fanciullo, s'egli

ftiSignorey et ua ignudo, imponendo ancora,


ebeft dka 'vma ragione , che tonti in lode , una &
èeuengam biafìmo d\4more , carne fece fare ti

Bembo mfi*ùi>Afokni v ^iggiugnend>m aucura it


fardtrela natiuità t & l'origine d' Amore, &
fouìemmi in fuefìo propofifo'd'ltn' accorta cantra
Unione, chefu fitta a tatgiuacù da m'Introna-
to
y
ai un altro die detto battea , che ^imoreer*
tìto di Venere &di Ctelo to feconda dm di Gio-
ve, perche cbiun benla \uaangine rictrcando

\èffe egli)truaua che i Cuoi gé'Uton non fin cot+-


p ma cb'egiit 'atodelh màdrcVoitirHoditd , &
iti padre Ardire, «jf drf6n**W **ftca biffa-
to ì ria
riaiobabhiaritrouato ferino , quefli neramente

tfien fiati il Balio t e la Balia il 'amore ma ck i

genitorifurono l'otÌ6 3 &, la Lafciuia^i die uede.


tequantofta profitteUedeThauerfrefcafamilia,
riìà colibrifCbefimli concetti contengano ,et per

le donne maggiormente, lequali potendo leggete


manco de gli buommi inducono più marauiglut .

Oltre a quefio comiene muertire che ad ungio*


,go , che
fpeffomueggbie occorra di farfi no/ibi?
fogna mai replicare wia fieffa cofa, che da noi fi
fiata detta altra uoltaiper beUa t ^t^per lodata die
fia rittfeita , per non mofirau infamemente } tf
carefiiadi concetti , & compiacine r\t$ dell* cofc

dette da noi , Et però al giuoco dt prouerb^cbt


molto fpeffo uiimenelle_ueggbie propofiò- , ti*
guardarfi di no porre innari ntai quel iflefjo )>ro-
uerbiotche altra uoltada noifia fiato dettof ancor
che fra diuerfa brigata occonrffe ,ne al giuw
delle Imprefe conuiene che fumo uditi dire usa

ntedefìma imprefa, quantunque affaifrequetitejo


glia effer nelle uegghie cotalgiocp * L#frtqw}-1$
diquefii due giuochi (diffe allora tlfra$aglkto>)

fi come ha moffo u w a darne tale auuertÀmcto, «


fiha deflato in noi_ r un gra% deftderìo d'intenda
da noi t qualche cofa fopra l'una et l'altra matt r
ria. Et però quado no s'inttnopa il uofiro rag».

nametOjpiacckui fyiato a prouerbi dirne, cheto*


fa prouerbiofia, & s'egli e upajleffa cofa col mot

to,& conia\fènterr\a s perche talbory ne habbu»


tm ragionata, fxt di noi t fenqa effeuene faputì

% lì "troppo
1 troppo bene rijolaere. Et intorno attlmprefe ,fo
chequefiimieicopagnibanogiapiufadefideratQ
4\ fmtir*M{ decorrere a perfona
intUete , comefc
te HObperfaper la natura t &
la diuerfna delle im

prefe^t U partii le qualttà,che ricerca una im


prefa the algioco couega proporr e,Et quefto me-
ttefmo deftderìo conojado il Sodo effer ueransSu-

negkaltrt tutthcofì rìprefeadire.Lmgo difiorfo


wercherebbe ciafcuna $
qucfie materie ,m<j io

per copìaceridprUerò a dirai quel poco , che per


k tignatone , & per lauaghe^ade quefli dite

fiochi mi parrà neceffario,tato più, che tutti due


fònodti1 & bei fogetti1 & quello de prouerbi , di

tuìuoglto che diciamo prima, non fola hafparfidi


[e,t libri de' piufamofi autori ,ofikfofi, o poeti , o
trator-hma ancora ipiupregiatibuomini ne han-
no apparati libri lafiiati jcriùi , Ond'io da tanti
grani fa'ittori multato, ho hauutogia gran tem-
po in ariano, di fare m trattato di Trouerbi della
noflra lingua, nel quale non folamente un 'infi-
nito numero. di Trouerbi udeua r accorre * &
già «e l» meffi infieme pia di tre milia , ma an-
tera difegnaua di mofirare per l'hiflorie coloro t

che un tal prouerb\o ufato haueffero, &a chi

fojfefiato utile il ricordarft di quefioydi quelpro-


«trbio. T^ella qual materia d'accodare pro-
utrbi riufeiua molto felice l'jtrftccio , poi che
in quella fua bella lettera ferma di Milano
e quella donna ne raccolfe tanti ,fempre prouer-

I hi parlando , &
gl'infilò, &
caflrò di manie-
ri 4 ra,
r« y che partita 'ddfoggettoftatotytqtti a par.
lare con quei pratterbl', per efprimére'i fkii-ctà^
tetti . Horuenendo de'prouerbi , a pattare , j

quali come gioie ornano il parlare t &Uféme~


re nofiro, dicò'ythei prouerbio '

, fecondb-akx-
tnpilt apprettati, è uh celebrato detta per uh
certa nouità notabile, perciocbt bifognache ilpn
ttvrbiofta ufttato , & in bocca delptipolo, maxht
fia detto, & cotnpòjtom un certo modo non com^
mune ne ordinario , Etienne cofe fi trottano poi ,
che hanno conformiti ^fùr ukinità colprouerbìo,
fi come, e la fenten\a, il breue detto,ehe ttoìnwt-
tochiarmamo,la fattola , la parabola , & antm
H gergo.
ma con la feniè\a ih particolare , femplitemttt
figfa&doltijja tanta famigliala il prouerbio,cbt

fmmom'ineffawfa' '& chvmd }


ft poffanol tata

dall'altra ((parare, & con certa regola conofet ,


Tercioche (jutfìo detto . Fra gli amici ogmeofai
commune , ft potrà dir fenten? a ,
x
& anche prò*
uerbio chiamare , &'coft ^infiniti altri) con tutti
ciò achifottilmme^ confiderà ,pottdfra dilon
apparire quella differenti chefr a la gratta , U &
betle^l^a firitroua t
perche fe ben difficilmente

ft trotteranno fcompagnate,&, con difettila ft fk


prò difeernere^fe quel diletto , che prendiamo di

contemplar,-o di afcoltare una bella donna, nafe*


o dalla g ratia , dalla btlk^\a ditti y egli fi tra-
utrdpure talìma una perfona aggraziata tfemp
èeUc7ga,& unaperfona bella ftntygr atta ale**
c
v< <e V. uà.
1Ù,tt però tafciando a rbctork^&agràmmati-
ti tépiù minuti càhfiderathnìi per quel che fola^
itténte al proposto noflro appartiene ,diremo per
hera,ch? alcuni faranno p,-ouerbt et fenten^e i*l
}

feme, alcuni fa> anno dalie finten^efipartri, on-


di- il dire. Tato e dell'avaro qitelcbe pòfsiede qua

tornello che rionpofsicde , fard fernetta , non &


proiierbio,& quél detto. Ognigalb rufpaafe fa-
rà proverbio eimnfenten\a.Ohre a ciò la fcnték
%ano ricerca per {Uà perfettione, ne metaforat ne
Wepria, comefa il prouerbiò, ilqvale non ba del
tilnó,&- nSferifèébltrui cofi l'animo: tomtfa con
tuna,& con l'altra di quelle. Di pitti la fentenqt
fi forma fempre interna perfona ,& muniver-
fal^Hòueilp'roh erbio , pigliandolo per ogni alle-
lirico ,& brente ditto come mlgarmete fi fa tea
cetto qualche volta inperfona dì chi parla, in &
panicolare^come quello Sempre pione, quando tè
fo ìlbvcato\ te quell'altro come io ho in chiefa
mi cadeil èampahìtein capo
, &
altri cofi fatti ,
Lefenten\eoUtea ciò ft formano da mi nmua-
tnente.ma nongia cofi d proverbio , dovendo egti
tfier noto nel uoigo,fi be uoi qualche volt a propa
fttioni,& detti formiamo di nuovo, che tltepopra
Htrbif divengono, Idem brevi ancora fino (imiti
proverbi , & altt .fenten^e, dì modo , che fen-
ttn\a & proverbio fi pofiono chiamare talhota j
Come e quello mimico fino aWaltart,ilqmk f/ft«-
io prima detto^ fi e fatto poi fetiten\a. &prouer
Itio ancora* Qndt dedotti de li antichi or ttedi ueg
giamo
a

giamo fatti proverbi}, fi conte quello i Conofcetf

jìifo.I dettìde fittisi ancora fagMono


diventar prò

nerbi. Come ornilo amare in modo , come^ h»4

ttcfcd fi babbitt a odiare , & quello . ^ntbeg^


ftokicotwfconolacofapoi ch'ella e fatta , prefo
da Bomeroet quello tratto da Dante, h.mor eh'
nullo amato amar perdona. Et quando io dico pot
t'hintcndo ancor de Traci , & de comici de qua- ,

li è proprio l'ufar certi dettati & parlari


, certi

del uolgo, onde da Terentiofu


tratto pofiw &
proverbio. Quando altri e fatto facilmente sà da(
co figlio all' amalato. Memi;fe attraggono dal*
k hijìorie, come quello. Cli buoniinigradi hanm
da morire inpiedijl Romano uince fedcndo,et co
fi altri
fomiglianti, che di detti trapagano potili
prouerbi, &
in fenterap* come tradendoli
da al?

tri autori ancora farà quello^tmodateui la cuf-


fia } & Jra alponte all'oca La famla ancora , di
'.

quella parte chef chiama apologo., come il far

parlare gli ammali j & f°je inanimate , ha tal

ftmilii udine col proverbio, che molti prouerbi fo-

no da quella, come per efiempio . Lofpilk


tratti

al far a cucir col ago fi avvedrebbe d'hauere il ed


pogtojjo. M ragghiare fi uedrà , ebenone
dellefauole Lapa,
Leone Jiquali tu tti dertuan* .

mbolapAXÌmente, esempio,finto , raccolti &


eh e vogliamo chiamar e, fe ben è compofladi mot
te parole , &
dpi ouerbio uuol'ejfer breve , non-
dimeno-daki ancora deriuano molti proverbiò
ùerò,e fifxoldke.Egli ha fatto il figlml prodigo..
£gli
ìgU e uenutefen^ahuefie nuziale y&cofiatr
tri lettati dafacrilibri#<mfoUtpenteMqaeJiogc
nere di parabolajm di molti altri modi dipai U-
re della ftrittttr? j pieni £ autorità) &Jigmù-
tà.Hor quando noi diciamo giuoco di proverbiati
tutti quelli intendiamo in qual fi fta modo t da
qualunque di quefiecofe deriuati, di forte che
pur chefìa detto breut > non importa il guardar ,
tofi per lo fittile ,fe quel detto haueffe più tojìo del
la fenten^a ,o del motto , o della parabola , che
delpróuerbÌo,percbe quelle, cunofità fompiu to-
lto alle fiuok che alleuegghieproportionate . E
feròdi gutocode'Vrouerbi , nclqude ciafiuno o«-"4
ha da direutfprmerbw , & dipoi fi ftmterpre- J^f.™*
Un ciò the con tal prouerbiofi fiauoluto inten-
poma di cantra
dere jton narrai che dalgtudiee
iire,& dìcmiennaresfofferoàddoit€v quefte fot-
tilt, & fcitntificbt differente , Onde non e da cu-
rarfi ancora fe Jìapiit in rima t chefernet , ancor
che il proverbio dirimafia molto proprio della no

fira lingua, &più ieUafpagnuola , affai nel «era


copiofa t <& felice Viei.f^ouerbiare.'llperche n'in-
gegnerete in quejìo%h£0 de'proverbiarne buoni
giuocat ori , di proporre uaghi , &
bei prouerbi ,
& anco che coft'n bocca delk plebe non fieno.THa
tdkra maggiormente fi mofiraingegno,quSdo al-
tri (e ne forma de numi da femedefim a fuopro
pofito, con tutto che l'effer nuouo , faccia che di-
re no ft poffapropriamente ancor promrbio , co-
ltefu quilk^onfi conofee monladoueregna
amore,
mor^ atonie neforniò un''altro una grattofa gii
uane.dicettdo Xhi utiolfaUafchonore ,fdegne
m
franteci fuoco in wore.wk fàtétb àt
cotalipr»

nerbi ;^acciono^ bifognaderiuargH con metafo-


Etmano chiamerò ilprouerb »
re dacofe note : »

mn filamento quando ner,ifarà 'fiato fin detto^


Ma quando antor dall' ufato farà variato » &ri+
fiottato in totrarto.Comefèdi qmlprwerbio.Or
mlkcotda due , iù neformafù ttu'd
landò non la
troamiopropofttoin contrario, dicendo Chili .

uorrà^^ntr'd daé Orlandi fe io dicefsu

tàtìé'thenon futa farina (ìpùotoen fidar ce-

nere . D?r*tato da quello in contrariatane . A


tane cbeleàa cenere.mngm^^ *
ne di
ben uerocheìutfarebbotio da dire a giuoco,
accettar ptr fmterbt, temimidìSitàremeta-
forki^uer^mènte non fonprotierbi , & moli»
fhefiòglrì^am^fer efprimert et g rauità
ina iti

toneettWntyddla guerra, dal Mitigare ca*


Da*
ueremo ftetmodidt dire-Sonore a raccolta.
re mfcog1i&'T$*H>gàrxol uentc
ittpoppa, fimi &
li altrktoqHèHa,conofcendo.t^Ì ttonito^be'l S e-
più obre^prouerbtpmlar^toHttéhiiai
dtjfe-

aldi fewft
gli . lo reftò tanto appagatointorno
de'prmerhi, che maggiormente fonfatto deftdef
qualche cofafopra l'imprefe, ne mt
fi d'intendere
no ardente è la mgUa in riodiqiiefti altri , comi
non ni
fa nati
da loro jiefsi conofen potete, $ che
fo l'eftinguemeqHtfìaJ-te.'Poi
che pr
uoleie cht t

ielle inrprefew ragioni* {d$e il Sòdo) «meno»


par
S E 'C O ?^Z> a. h%$
pr da parlare di qmlk qu4iù,ibe la buona tm -
prefa ricerca, mfiìper nonjaidàrmùi^e .trpppo in
fango , come ancora per efih e fiato da' knerati
buomini dickfmtmlannuite trattato & perà
miprejuppongo Wjttp nel fare l'ttnpf^é^psrptit
porre a quel\. gioco che delle Imprefe fichiarna^OM. uf
lca~
qaado s' impm a ciaffttno,cbe t'tmprefadtr deb
ba,laqualporterebk,fi Kfcir ingi^ìWìfiMH&™
nearuentogUc^èiiffe^ poi fifa dare atutte U
ékhiarathne^mffi&tt''per battervi occhiti aqutf
le qualità ,'chpcom neceffarie fonomeli'mprefe
deftderate y cioè gìufta proportwie dic.wpfi,&. di
anima.Che. l'miprefa no fia di maniera. ofcuYa the
fgtnpre dell'interprete habbia bifugno-^w che an-
cor fta chiara fi fattamente , che ogmrcKgo , &
ignoranti'intenda Che fta apparente i&uiib
.

fa.Cbe non babbia in fé figure bnmane* Et che It


figure col motto fieno collegate tn modo , che ne
il mottofolo » uè le ligure foU baftinopermamfc-
frarel' intentane , &il ferimento dttfanttore ,

"Sitila qttal regola peccano molti, col metter per


mtto una fente\a cofi finita, che fenip altra.com
pagniadi corpo mamfeflaellàfolail penjìero dì
ihilaporta . "Perche fe noi dice[timo par ilo .

Dopo la propria uienìaer fereno . fcuoprfrebbt


tofi bene qucfio motto da fe folo la mente
dtlCa»~
me, che /ària fuperflm il pomi , m'arcocekfts
fra le nttuole,o qualche altra fimil figuraincom-
psgnia . Io credo che fieno nere la maggisr parte
H wtefie regole (dtffe il Frafiagliato) ma io na ti-
come
I 9o P'^t\-fS'
tome itoìapf ramate per neteffaria quella, che de
fiderà comfponden\a di corpo ,&ìb anima , &
tome mitègniate per ben nòmtitatèie figure del
t'mptefa co queflo mme dieorpé^&le parole dei
motto con quello d 'ànima yperebe à ftgnifìcari

una tal cofa à me non paionoiféproprie , ne prò*


portionate- . Vrimaperche anima fi-dóièeria Mi-
mare l'intetionedeWautore, diftoiperebe nefegui
irebbe , cerne par che la regélàp^fupponga , e bt
mn poteprù effere imprefefemcf motti, ne motti
fen\a imprefè,il che, & l'effempio , <&la ragio;iè

tinmflraffeefferfalfo . "Perche gli antichi portà-


rono-l'imprefe jbt\a alcu inotlojomè fi'legge ap*
preffo Homerodi quelli Heroi, che furono alla
guerra di Troiane quali chi haute un'animale, et
thim'aUrop&Mprefa.ManoportauatEi
te con l'di3 Et>Auguflo la Sftnege fen\a motto aU
vum,<ìr coftpartmettte i Caualieri erranti, forfè
non à cafo ma per moflrat toàggior grande^*
nel temer più occulto ilpenfte-r loro. Il Fraftaglt*
to dice benif}tmo(rifpofe il Sodo) ma, perche ( co"

me ho detta le r(5 intendo , di trattar qttefle ec/l

co(ictiriofdmettte,bo tifati cotai termini, & quft


fiinomi, no perche proprij iogliflimi , ma perche
chiamati da principio co ft fono flati dapoida ttit
ti ricettuti, io ancor gli l>o col medefimo nome ac
eemti,per efprimer cotalmateria.'Prefuppofte a*
dunque quelle regole per note, che fono fìat e attA
butte all' imprefe,ui dirò filamele quelle auert&\
%e,cbc nettimprefe, che fi dicono agiato batterci
•HfV uiene
, .,

ff E d 6 H^B U. . ijjì
iÉ"f»e , diusrfe da quelle che in fòpràitèfiè s in eh.

meri , in mei aglie t &


in (imiti cofefi portano
uedremo di quante forti imprefe fitrouino -, & in
mei chetimpfefe da'rouejci t
& -dagli emblemi
peno diffcrenii,hquaU cofedet coiórovhetie han*
i»da$ekrégolenp fona fiate fmqiiidtflinte ,ina
fi» tofioinéffikmemente Vmttptr takrapofle
lichèfìa gwantétónon foto peègiUóco'deu iw- oiu-u*
*" u
prefeiieffOì'mkfttyiklh f dàVelBgrinàaancof^
Hnelqualefapete t cbe fingendoft^'hauer fatto gin.
Motoaì Tempioiì Venere ,\per quàiebeperkolA
fcapata , o per qualche difgratià fchifata in amo-
rt,ft dke qhel che altri aniando-afo'é sfare il ho*
ioportard dipinto nella tauolclia ì il che ,pérlo
più non riifet ttfakro , ctietn imprefa. £f parimi
k /(irà utile ver f quellodel Sacrifìci* ,
tteiquate^ » «f
1 **
fkppùnendojlehe tatti li circondanti ftènéf"aiti né aU**
totei d'amore deano andarka fare fatr%tio
tfa Sdegno, ciafeun portandifà foùcikfnWtiU
ttre qualche Café j the , ùitMÌMo,» U àìtróttodo
tema piu\cara della fua donna* Oltreché po-
iràgiouare ancora noti poco ad un'altro gitio-
ioche fi chiama de rottefei delle ìnedaglie , ilqttal

fatto penfatamentèba del grande, & deb buono


&è di quelli che dicemmo ejferbuopo di fare in
ìitggbia publica^doue couengd bònorare,érno af
faticar le donne, Ma a quello, ch'ioòopropoflori
tornadodico che Fimprefa firn di trefòrti, ogie-
ratifiche ,o di cifre figurate,mero femplici & ut
Ttimprefe.&trogiificht so quelle dune ali 'us^a

de
$ yf 1^ T E |

degli Zgittìttfijnette Ufigwapwlafifo figuri*


tOyGOmfc-hpwefii il Buèperlafatìcha , le P«<r
cbtt p e»*' twltifyujfl Polpe peri >4fima) & co„
/t nelle tofe artificuli t la luce*n$fé?j#uigilà^t
la uelaper la ue.locitàh&ji.^j&fatwH*
ben hanno il moHfi ,j}ia^epdo \mfji
rogUjic.kt; fe :

&U.6g!iW,&ifrigl$che. Tak£$t<tUa imprej^


che ^fattaMtiaMolta,d'un^Jm^ t/ ra ^:r ^
i to:dau&G{^p % cpl motto. ,torM9U&4& m,Ta\
quella, (he 'fu portato in un toruemenM #M4 è
fciplina dibattuti, &
il tnouMitmn , lVeffltfl

al fin dcgli^.manti Gnrogiificfl-ako^adicojiì,

artificiali è qutìla, che pùrtauaM^m^ì


una faretra, co jWJiapello an&cefcpf.a cplmotw *
TU Hgf-U • Pulendo denotate .con qudh ria-
\. t MOjpum kbexatioKd' amorfi figj^atw f&Mfì
•*°ù l^U^ra,qumd'a)ì^fe
t & perjapiku, o capetto
^
berattoìw da Inibendo il fm §gnfa«te-SF r< $
ficamte ii liber&ipndefu fat$W4 medaglia i*
bonor di Bwo , & di CtfùihfmtKp*^ * 1

con wpilto fa/a , uotendvìfe&ofM> f*>f w*


quelli ^im^iaMbmà $i ^n^recuperata ,

Di qutflamedcfim* mamerapm. dirfi ancor lm


preja, the portò l'^rfiaio nella fuataHoielÌQ
quando facemmo ilTvllegTitfflggiu d'ìAmon^?
fendoeìla una incudmefcgatadt&nplima ,c4
,.

tempo jòpra ,&ìl mota dicsu* ^Cofiuinceròf^


feUmio defimo.Et nelle ftampjbt fumo canta-,
te in dkbtaratwe di tutti li nofhfu- »» e/f*

fittone della fua.F'stendo denmr,(b'og>n dure^.


.

SECO ji. tpj


^tf . Col tempo y e col ingegno al fin fi fpeiga*
Di cifre figurate chiamo, come quella cifra del
io

Delfino col cuore, & come fu quella, che fece


mia gentildonna all' Ombrofo Intronato, quando
fine andò a I{oma dotte poi diuenne Vefcouo di
,

Chiuci, che gli mandò dentro ad un fa~tfpLtto,


ma per la partitaper lo me\%p con alcune di qua
/ie che fi chiamano lagrime, che diceua fecondo la
[ita intentione per la partita lagrime . Di quefta
fìrte nefece ma( diffe ti Raccolto) M. Curtto Fi-
lali figliuolo dell' Arfucio , alludendo al nome
delia famiglia ctunagentildonna de Santino l'ha

uer pojlo un'abbaco di é6, con parole intorno che


mi uccidi. Polendo lignificare y
dìceuano. "Perche
kSata feiperche miuccidiìln quefiogenere (dif
fi
il Manfueto ) fi può metter quella , che fece un
faceto giouane per efprimere il nome della donna
(he egli diceua d'amar e, laqual era communem?-
te chiamata la VÌ7gofaccia,perciocbe egli haue-
u fatto un ue-^o da tenere a collo , con una me-

Uffa d'accia,& urìS, fopra, che tutto infìeme di-


ma ye-Qofactia. Cotefte furono tutte due capri
'fe(dijfeilSodo) ma fappiate pure che fe ne
annopoche in quejìo genere ,che armano a
di colui , che portaua in una medaglia di-
a una Ventecofle, uolcndo denotare, che d'un
to fitto amore fe nepentiua^&glicoflaua, an-
Wtthe gli leui molto di uaghe\\a , l'efierfi feruito
ii figura facra per efprimere concetto profano
itpure & legitime imprefe poi fono quelle , che
2^ ten-
194 T ^ E
tengon o compofle di cofe artificiali,o nal uralica

me di piante, d'uccelli, et £ anima, fen\apreder\i


neUafignifieationegieroglifica, &fen\a fcber^t
te [opra del nome loroJ^efo io differ^a che f im
prefe debbano effer copofie più
d'inflrumfri deli
ofiinatamt*
arte, the della naturatone difìingue
qualcuno, perche no efsfda altro l'imprefa, cbt
te
una mutola coparatione dello flato
,& del penet-
nella imprefa co
ro di colui che la portalo la cofa
tenutalo ueggo,ptrcheno fieno cofì gratiofe, &
coparationi , che da poeti delle toft
cofi proprie le
naturali fifamio t come quelle delie artìficialì,tm-
» quelle che Uggiamo effer da loro fatte , o
dek

fiereyo delli uccelli, hanno più del grande, & dell

ben li-
heroico. Et quindinafce la uera ragione, [e
tri ha dettoyche non fi può trouare,chefi e[eludo-
no deli'imprefe le figure Immane, perche effendi ,

come ho detto,t'impì efa una coparatione dep»


fieri dell'autore, a quella cofa,
che in effe è figuri

ta,non può effer uaga camparationeffe


non e dii
ilporre li
uerfa fpetie dallacofa comparata,onde
figura humana in imprefa , farebbe il comparati
unkuomo ad un'altro huomo.Laonde,fe benfufi
lice,& marauigliofo Dante fragli altri poeti
ne

ageuolmente»
le comparatiom,p'.tr potria forfè
compiti
ritar rìprenfione, d'hauerfatta talhora

none d'una cofa,ad un'altra della fitffafpetie,ca

me amene fe ui ricordate , quado parlando di ti


nel purgatorio, allor che la uide di la da quelfi»

micelio nelparadifo terreflre, ci diffe .


v
,

SECO TS^D Jl. rc?y


Vna Donna piletta , che fin già
Cantando ,& i fcegliendo fior da fiore
Ond'era pinta tutta quella uia.
bone udendo defcrimre il uoltar ch'ella fece uer
foluijoggmnfs
Come fi uolge con le piante firme
*st terra ,& intra fi donna che halli,
E piede innan\ipiede à pena mette.
:
i yolfefi in sùue migli, & in su gialli
Fioretti,uerfi me non altrimenti 7
Che uergine,chegli occhi honefii amali.
Doue uedetey che compara la donna, che fi ri-
volga ballando a Lia donna , che
fi riuolga a chi
parla con lei. Et Lia fìnta da lui uergine, dice che
abbafib gli occhi , come fuol abbacargli una iter-

girie. Dell'altre ancoramene trouerei inquelpoe


ta incotalmodo>ma quefie fimo dette da me, pi»
per dami un'e/J'empio della comparatione imper-
fetta, che per dannare quel pocta,ilqualeio am-
mirogrademete,& ammirerei più ancora,quado
co l'altre qualità ch'egli ha dipoeta.bauejfecògiu
taquella ancora della purità , &
della dolce\^a
W/o Jìile, fin\acui nell'altre lingue non e fiato
uicelebrato poeta alcuno. "Ma ritornado all'im-
irefe , dico , che per rifpetto della comparatione ,
miene, che non ui fono ricevute figure humane
| per la medefìma cagione non mi par che uifie
9 benpofie dentro le perfine fauolofi,& parab»
liebe ancora . Et fi ben famofi ^icademie hamt»
tolto per imprefa un Hercole , che fi abbrucia nel
% monte
igg ITI
mote Bhna , &
il Carro dì "Platone tirato da due

biaco,& l'altro nero fono in nero d'ai


cattaUi l'un
U & di beUìfsìma fignificatione , io nondimeno le

chiamo più tofio emblemi che imprefe t &per tale

conofcere noi, quando poco appreso degli


Emble

flit diremo.Et dal no effer altro


l'imprefa,che una

camparatione^afie^che l' autorete bene è conte-


nuto nelle figureft truoua molte mite coprefo
ne

motti ancorajome in quella molto uaga Imprefa


d'un Ha\\o,di quelli che fi tirano per te allegre^-
Et in queltaU
3g t colmotto. àrdendo m'innalzo.
Tal-
tra ftmilmente fatta per lontananza d'una
lita che fi fecca col motto . DOTS{EC LO^
Cl rt{Q£' A
t . alludendo alla natura delia

palma , laquale dicono hauere nella fua fpetìe il

mafihio,& lafemina i & amorfi cotanto ,chefepa


ne
rato l'un dall' altro, fitbito comincia afeccarfi ,
ut e altro fcampo a farla rinuerdire , che
l'inefiar

lafem ina con un ramufcello di palma mafchiOt


et

coftpel contrario yperckeallhora fubito


mgoro-
Il medefimo auuiene in quella del
fa ritorna .

nelle fiamme d'una fornace , nel-


Tira e poflo
le quali quefìo animaletto poco maggior della
tnofia dicono nodr irft , &
fubito che fìa fuordi
motto TA 0-
quelle rimaner morto , dicendo il .

^E^EJ^[£XT J^yf . Tale farà ancor quel-


la (diffe il Manfueto) che fece qui il noflro Frafta

gliatoper denotarfr Scheda, & refolutiotie nel-

le cofe auerfejrtofirandofbe talhor da quelle na-


fcegrandt^a, Hauendo figurato un mar e tur-
SECO TS^I) Jt. 197
bato da aeriti co'l motto. TVR^E^A 7{T S £&
EXTOLLVT^T . Egli è ben nero (Segui-
to il Sodo ) che compartitone fi e/prime tal bar
nelle figure , come in quella d'un mio amico, il

quale uolendo con una imprefa render la cagio-


ne > perche non poteua , per moflrar , che ciò
nafceua dal nonfentire pia caldo d'amore , figa-
ro una Cicala, efpofla a'I Sole, co'l motto, SI-
IET BVM X? 7! jt f^DET . Tal fa
fittila ancora ctunnoftro caro Intronato , il-

quale uolendo lignificare , che non pur d' una


feruitu amorofa , eh' egli haueua prefa , ma d'

una p rofefsione, alla quale fi era legato, fperaua


perfettione & gronderà , eleffe per imprefa un
Verme da feta, che fi racchiudete dentro al boc-
ciò, col motto . VT TVì^VS H17>{C £-
V L E M. Si truoua ben poi qualche im-
prefa che non fa ne l'un , ne l'altro narrato ef-
fetto , ma il motto , quaft mltatofi ammonendo
l'autore , come ne gli emblemi auuiene ,gli'mo-
flreràle figure , come in quella che portò l'uni-

co pretino d'un' «Aquila con i fuoi figliuoletti


tfpafti araggi del Sole ,col motto* SIC Ci^E-»

bE . Et anco fi trouano de motti pojìi in mo-


do indefinito , come neW imprefa che portauàM.
Bernerdino Buoninfegui , che era un'altare nel
me^odel Tempio di Giunone aperto d'ognin-
torno , nel quale altare le ceneri, che ui erano fi «
pra,per molto cheiuenti l'offiaffero,(ì auano fem
pre immobili col motto. I V T^Q T$J L^ACl*
T^I^iE. 7l1a uenendo a quel cb'iopromifì intorno !

alle differente , che fono tra l'imprefe da propor-

li a giuoco jet tra quelle cbehabbiamo da feruirt


inpublico fpettacolo ,ouero che fieno desinateci
fiere /colpite, o depinte in un luogo perpetuarne*
te dico , che l'imprefe perii giuochi non defira-
j

no tante qualità , ne tante circofiawfe , che in te


fannoi altre per riufcir buone . Terciocbe doue
perlordinario nelTimprefi nonuuoleffercorpo\
che da riguardanti coìiofciutononfia , & che non
pur fta conofeiuto il corpo, ma nota ancor la nata
ra fua , altrimenti genera grande ofeure^a > m
quelle che fi fanno dire agiuoco , non occorre bai
ver cotal riguardo ; perche l'autore fi truouapre
fente, & fubitofapalefe la figura ,&la fuapro-
prietà infieme . La onde piacque miafera un'im-
prefa d'una donna, laqual ordinariamente fareb-
be/lata tenuta ofeura^ percioche uolendo mofira-
re } che l'efferfi maritata jteffer Mentita tu famigli*

& l'hauerpafiate molte anuerfità, baueuano do-


matat altera de fuoipenfitri , propofe un Toro
con una Co rona dì ficojaluatico a collo , col mot*
to.7AV7J.TVS UH ILIO. Tercheinte
fa da lei lanatura dal caprifico, che poflo al col- ,

lo d'ogni più feroce toro l'bumilia , lo fa diven-


tar* immobile, parue che bautfk molto del ungo, I

Tal fu quella d'altra donna la quale propofe , pet \

fua imprefa il Lino Indiano , che pofto nelii fiam-


me nonarde,ne fi confuma . Onde gli antichi fole- J

nano porre i corpi morti a bruciare dentro a leu-


E

SECO T^D r 99
gitoli di tal Lino Indiano , perche quitti fi confer-
mffero le ceneri,& il motto era.f ^CCET^-
DIBILE. Dìpiu , le figure per Vimprefe ordina -
H mgtiùno effer tali , che per farfi cognofcere
non ci fia luogo di coloro, odi pittura alcuna,
ma ciò in quelle chs fi propongono'a giuoco non
importa per effer elleno referite dalla jka uiua
uoce, come auutnne d'un imprefa d'un noflro In-
tronato, che con la dichiaratane la fece parer uà
yi, doue per l'ordinario farebbe flata reputata
ima di quefte, chefanno dipingere i Villanelli nel-
lemefìoleper carnouale,percioche ella non era al
tro , che un cuore poflo nelle fiamme , con colore
dtueleno, & il motto dkeua . ET V T^H-
%ATVM o4R,DET' . Ma fubito ch'egli diffe la
proprietà del cuore , che tocco dal ueleno non può,
bruciare , fu bella riputata, Et cotal natura &.
proprietà del cuore , fece conofcer che Germani-*
tonipote di tAuguftocra flato attuelcnato , per*
(be bruciandoli il fuo corpo , tutto le membra,
attennero cenere , fuor che il cuore -, che reftò,

intero . Onde colui dichiarò, che in quellaimpre-


ft, fuo penftero era di molìrare t che con tutto,

tbe'lfuo cporefojfì flato infettato dal ueleno del-

kgehfta , & dilla ingratitudine , che fuol ba-


rn for^a di non lafciar bruciarla dalle fiamme
iamore , pur, eglifentiua contro alla natura fun
còfmiarl o dalfuoco,fe ben era maculato da quel
mi 'no, Oltre a ciò l'imprefa ordinaria uitoleffev

ufi f'y
!
& che nd primo afpetto habbia della ap-
t "K 4 p*reth
,

ico ? jt \7 E
paren^a. 7i1ain ftmile occaftonc di riferire mi
xmprefa a giuoco, qttefìa qualità non importa non
dottando ne {colpita, ne dipinta apparire, ma Me-
ttendo refet ita dalle parole decatitore . Aggiit-
gnefi, che in tale occorrenza ha del ungo una im-
prefa tolta da qualche fattola,!) dell' A.riofio,o del
l'Amadigì , o qualche moderna hijìoria , doue il

portarla per ^ ordinaria parrebbe forfè che h<t-


fegia non foffe in oc-
uejfe troppo del licentiofo ,

correnza di torneamento » comefu quella porta-


ta in ma sbarra, laqual era l*drco de leali amm
ti,deferino in Amadigi di Gaula nell'lfola fermi
fotta ilqualepaffandoun finto , &] non {incero a-
mante,nna {latita fopra quell'arco con una trom-
ba alla bocca , {ubilo mondana fuori nn fpatten-
tofo fuono,ma fepafiàua un'amante leale, fi [enti
uàfonar la tromba con gran foauità, ondefu por
tato,come ho detto queir Arco fopraui una jla-
tuetta negra , che teneua ma tromba alla bocci
del-Motto.CLAiyf™ SVESTO S07$ITV7d.
yn' altra fimile ne fentij dire ancora quefto giuo-
co dalTlmpreft , tratta dal medefimo libro fopri

quellaghirlanda & quella fpada, che narrammo


di fopra effere fiata portata nella Corte del
Lifuarte . Et era l'imprefa una ghirlandameli
feeca,& meX^a fiorita, con una fpada a irauerfo,
che mojìraua dentro al fodero a" efiere me^tt lu-
cida s & me^adi fuoco,col motto .SI CADE-

VA TtiU T^OTS^f10I{I1{A polendo in que


fia forma mofirar la grandezza del fito amore
I

SECO vf. 7^5 *oi


trU picciole^adi quello della donna fita , Et
cotalgiuoco delie imprefe, non pur concede fimili
largherà ma dell altre ancor ne deftdera , comt
fra le altre richiede quella , cheperdirfi il motti
fra donne , debba efferpiu toflo nella ling ua ma-
terna , che nella fii amera, &piu toflo d'un uerjà
intero, che di poche parole [ciotte non curando an

[
tora,cbe le parole fieno tolte da famofo autore , a
pur da fefieffo nouamente formate . Egli è beue-
re, che bellijhme apparirono fopyalealtre quel-
k,cbe fianno dentro a tutte le regole delle impre-
I fe ordinarie.& quindi nafce,cbe grademete piac~
I dono le
fi fentono al nome
imprefe 3 che alluder
I iff Ha donna amataComt fu quella , chepropo-
.

I ft uno amaua una donna il cui no-


de" twflri , che
me erao Diana , Cintia t laquale imprefa era ua
Cinocefalo ftmile al Gattomammone,che flaua m
piedi con le npmpe dinanzi mite uerfo la noua lu
ia>&tlmmo. VEBJ)0 CO^TE L <A
LVCE E L^L %dC QVISTO.Ter anche que-
fa animale dicono battere tanta conformità con
la luna , &
tanto da lei dependere , che quandi»
kluna è al tutto [cerna perde la uifla , & per
le dolore non mangia , & proflrats in terra, fi
fli piangendo la perdita del [uo nome . Ma ri-
tornando la mona luna , tanto fìa conici infte-
me la luce racquijìa , & quaft fi rallegri , & la
mgratii della recuperata luce , fi dri^a in pie-
ii,& dittot amente la fld mirandojOndegli Egit~
^quando uokuanofìgnificart il najttmsnto del-
.

la nuoua lunga,figurauano un Cinocefalo in piedi


quando intcdeuano poi moflrare la luna ejfer uol

ta,lo figuravano agiacere.e cogli occhi chtufi. C»


tefla non ftpuo dire ( diffe il Raccolto fe non ca-
pritiofa imprefa , tanto piti effeudo in allusone

di quel nome tma con tutto ciò, a me par forfè pi it

bollai &piu uaga quella che fopral medeftmo fio


me fece que'inojho Fraflagliato , portando un
Eiefante, che fi laua in un fiume , & guarda uer*
fola nuouahna colmotto. Vt Dvgnm ^idorem.
•Parendomi che , lafigum dell'Elefante fia pi»

nota , & che-mofiri pi» altra intentione d'a-

mante . Di gratta dtffe il Fraflagliato , ragioni^


delle cofe mie per emendarle , & non per lodarle,

fior bafla ( fegnito il Sodo ) che quejìa noflrn

Imprefa fi può ueramente ,


riporre nel nume-
ro delle Imprefe belle ì & non mi par dir poco, poi

che cofi poco il numero loro . Ma non folamente


piacciono affai quelle imprefe » che comprendono

in fe il nome della donna amata , ma uaghe rie-


fcono qui Ile ancoraché hanno per corpo deli im-
prefa quellifteffo , eh' ella potrà nella fua
arme
Onde amando m'intronato una dona della fami-
glia noflra de Vkcolommi,portaua per imprefa la
Viene Stienine Ja cui mirabile proprietà, e d'ba
«ere in fil'imagine della luna di uariarla appun
fuo afpetto in cielo, col
io, fecondo ch'ella uaria il

motto . D*A L T FO VOLTO DE-.


TET^DO . Et poco ha, che me ne fu data un al

tra. da uno che aldcndoalfuo feudo, douefon ro-


)

SECO of. icj


ft lìtiche, & r^fe haueuapofto un dire cefpuglio

fe bianche, & & motto diceua .Et DE-


roffe, il

cerptsD^BF^T ODOF.EM.'Ma hauendo in-


torno alle circoflan^e delle imprefe detto a bafla
\a , uengo a ragionami delle differente , che fra
Simprefcy&gli Emblemi fi ritrouaMano,e di quel
io ancora in che da'rouefci differifcorw . Dico per
Unto , che l'Emblema fi fa fm\aparole , comt
anche fi faceuanol' imprefe antiche , ma nel? tm-
quando ui fi pongono fono parte , an\i fon»
prefii

(anima di epk, dotte negli emblemi feruonofola-


mente a dicbiaratìone delle figure come in quel-
lo che fu fatto per mojlrare quanto occulti tener
ieono i fegreti , & i difetti d'altri, conia figura
ìleffandro ÌAagnojé" dì Effefio}ie,ilquale ba-
ndo letta una lettera, ebela madre fcriueua ad
4kffandro } dotte erano molti fegreti importanti ,
-molte calunnie uerfo *4ntipatro 3fi cauò di dito
nello co che figillaua , & pofe glielo alla bocca
i atto difigillarglkla, et motto di
il tal emblema
ì figurato ,<APK
T^TI- CU C
JBIS, ET C^£LF7H'hlJ^S.Daque-
effempìo ( diffc il Raccolto )fi può cattare uri al
i differenza , che doue l'imprefenon riceuono
ureimmane, ne uere, nefauolofe , gli emblemi
ettano l'une,& l'altre. Cofi è (rìfpofe il Sodo
¥
'
difopra ue ne hauea accennato. 'ri'altra diffk
\a ui è ancora , che doue l'imprefit fi fa per e-
rìmereifuoipenfieri particolare, & afefìeffo
inàpalmtnte l'emblema fi pone come precetto

I
ics T *A \. T E
& auuerten^auniucrfale per gli altri ancora.

Onde fi come difionuiene L'ufar le cofe particolari


alrnù,eofì per tal cagione, pare che fi difdica f
far una, imprefa portata prima da altri , fi none
almeno uario il motto, &
diutrfa l' intentane. Et

dall' dirupane , fi come delle fetiten^e, & degU


ammaefìmmentiuniuerfiali e lecito a tutti famr
fijofifarà coueniente, cbeciafcmopaffa diualer
fi
emblema , Onde io ho ueduto pm
del medefìmo
d'una perfina feruirfìdì quello emblema fpiritm
le,douc fi pone una dona chefia,o la ragione, ola

Teniten^cbe habbia intorno fette piccoli figlio-


letti , figurati per li fette peccati mortali , & cbt
ne prenda uno per li piedi egli sbatta il capo ai
una pietra, &
cofi mofiridbauerfatto , odi m-

lerfar de gli altri.Vercbe co quefio fi mofira, cbt

la ragione uccide i peccati , & i uhif piccioletti t

fen\a lafciargli cr efiere , & gli sbatte alla pìetr*

lignificandola uera pietra Cbriflo y & prenden-


do per motto del emblema quel mifieriofo detti
della finitura . Beatus qui allidit parados fm
tdpetram. Cofi parimente ho ueduto più d'unbd
per rapprefentare un'amore fcambit»
lo jpirito ,

uole,& corrifpondente, bauer figurati due <Aw&


r'mt, che fi uadano togliendo una palma l'un alla
tro, uolendo inferire con quefio, che ciafeuno diti
d'amar più dell altro,& perciò di meritar la pal-

ma nell'amare. Di qui potete ageuolmente cono*


fiere. che molte fi chiamano mtprefe che Emblemi
più tofto dire fi dourebbono } CQmein nero fu qitd*
,

SE C 7^2) Jt . 10$
I io , ci? io portai nella tauolella depinto,quandof<t
I cemmo,i pellegrini £dimore . Ter che uolcndo 10

I nofirare-, che l' ytrficciomihaueua deliramente


I kwiito ii /«ego nellatonnerfatione d'una dama
I »o curandoft di quel che gli [offe per uenire di hi*
\ [uno del pocorifeetto battutomi, io portai h Scr-
IL MIO DOLOJ{^
\fe,&il Riccio, col motto.
l'ilo INATTO T^CE{L'l^G^TS{jyj).
mìta hauendo a rouefei, dico, che quelli ancora arti
Immane , non pur fauolofe, ma
I mttono perfine
\stre,& non pur due fole, ma molte, come fi con-
I ade ancora all'emblema. Eglie he uero, che alca
I ne mite più figure Immane rappr efintando una
I ìttàefimi., forte di perfone,feruonoper una fola,
I tome fi uede ne rouefet delle medaglie degli Impe
I Uteri , quando ni fino figurati donatiui al popolo

I t parlamenti à foldati ,
laqual cofa quanto a più
I corpi fi permette fimilmente nelle imprefe,le qua
I kfebendefiderano due figure file , ne accettano
I nodimeno molte di una medefitnafpetie } quafi che
I mfol corpo rapprefentino, come farebbe, la luna
tuia cometa pofia in un molte ftelle , per-
cielo di

] chele fielk effendottunamedefima fpetie per un


I corpo fittamente fi prendono.^ me pare (dtffe al-
I loraU Frafìagliato ) che quejle differente che uoi

]
fnlrouefcio, /*
&
imprefa battete pofic, fieno tut
1 \ttomenien\e , cbe'lrouefcio tiene con i emble-
I m, onde non fo dtfeernere adejfo le diuerfttà clx
I fn quefìi due fi rìtrouano.Vene fono tre no picei»

I
k(rifpofe il Sodo) l'una,cbe l'emblema^ ha sepre
inttn-
in! cerne miuerfale,doue il rouefeio fipone in m
daglia } prrquellaparticolarperfona che tienela
fuaeffigiequiui {colpita, V altra è che l'emblema
tome continente auucrtente , riguarda l'ameni-
re, &
ti rouefeio , come quello che tende alla kit-

de,& che contiene fatti jeguiti, rimira il paffato.


la tcr\a è che £ emblema non fifa per lode, optr
honor d'alcuno } maperauuerten\a,&per amm
mt ione più tofio, doue i rouefei fon tutti, o la mag
giorparte in effaltatione,& gloria di coluti» bt-
nor del quale è fatta la medaglia.Onde nel fare il
«u. i isfgiMoco de %ouefci,ft dice, che attefù il molto mt-
«URoite
nw fcHz donne quiuiprefenti,ft deom aglomk
ro fiorare molte medaglia d'argento , d'ero, &
ma non effmdo ancor determinato , quai rouefei

uadano dietro all' effigie loro ,


ciafeun de' giorni

dir dee un rouefeio degno della medaglia d'una di


quelle donne . Et io quando una uoltafeci quejlo
giuoco , fenti dirui [opra di bei pen(teri,comef»
quel di metter per la fua donna . Vii amor cie-
co guidato per matto dalla Ragione . Vii altro fi-
gurò la Belle\\a, &l'bonefiàabbraciateinftc.

me col motto.Duegran nemiche infteme erano ag


giunteci un' altra pofe l'boneflà, che haueuaper
mano un' amore con l'infcrittione . dimorfe in
lei con bonefià & aggiunto. Et per un'altra don-
nafufattOjilTiacerc, &thonoreche combatte-
uano motto. Eumcerà il migliore.
infteme col
Et ad mi altra donna fu pojlala Crudeltà uejìi-
u con la ucjle della Tieti , &
cm una mafeber»
I X in
SECO 7^2) Jt . 207
in mano . Irla ripigliando adefib le mie prime pa-
nie intomo a quelli giuochi d'imprefe , di Rg-
uefci,di "Pellegrinaggio, & diSacrificio> ni dico di
mouo > che occorrendo il farfi pia d'una uolta fi
auuertijca dipropone fempre co/a nuoua& na-
tia da quellajhe altra uolta dicemmo , talché ne
da noì3 ne da altra fìa fiat a pi» [entità dire ,per eia
the in tal modo fi mofira l'Intorno ricco d'inuentìo
ne , & ne rimane lodatifsimo . Foleteuoi dunque
{dijfeilManfueto) che altri naia uariandoim-

f fai quefia non credeua io già , parendomi che


re

&
riè fofie un mofirare infiabilità , miperfuade-
& l'imprefa non doueffer mu-
na,che li co loriy
fi
tar & uariando fer-
mai,fe non mutando amare,
mi» Voi ,bene ( T^fpofe Sodo ) & non
dite il io
niamrnaefiro male fe fapremo quel
, diflinguere
ch'ioho nettintenttone L'imprefe, & fon . i colori
trouati & portati per
, fìgnificare inofiripenfìe-
ri ,hor perche alcuni deono noi penfieri ejfer in

&fermi, però fama & immutabili dob-


Jlabili,

biamo tener quella imprefa & quei che , colori ,


r mofirare il fine de nofiri defideri fonofiati da
itrouati. Tìila perche intorno al nofiro primo
f principale ogetto ,fpeffo uariano gli acciden-

,
però bifogna hauer ancora delle imprefe f che
lano, fecondo cheoccorre ,quefli cafipartko'
|
figmficando , fen^apartirfi dalla principale
'entione. La onde occorrendo nel feruire una
na bora fdegni, boragelofie , bora fperan\e »
contente , dee ogni bello ingegno porgm-
dogliofi

m
,

»©3 9 ui J^T E
ioglijì occafione per uia delle imprefi particolari
manìfeflars hor quefio , & bar quel fua affetto .

Quindi nafce,che io lodo} fen^a Ujciare quella im


prefa , che come perpetua ci babbiama eletta , o
amorofa o morale ch'ella fia , in occorrala di
,

giochi, di mafcherate , &diliuree il mutar fem-


pre imprefa.per cui il preferite fiato y nel qual ci

frolliamo fi uadafìgni icando . Vercbe fi come di


poca inuetione farebbe tenuto quelcaualiere, che
conia medefìma diuija ufiijfe fpe/fo in giojlra , il

medefimo quartiere , &


lamedèfima fopratteftt
portando, cofi uorrebbe riputato dipocofapcrt
io academico, che in ogni occorrenza di giuo-
co dicefie Jèmpre lajtejfa tmprefa , con la medefi'
ma dichiaratone Ma tralafciando hormail'im-
.

frefa di ragionar delle imprcfi,pajsiamo a qual-


che altra auucrten^a, che paia necejfariaper co-
lui , al quale qualche cofaagioco dire conuenga

"Et fra molte ci*; direfipotrebbono , mi par affa


importante quella d'una beUay accorta } & piate-

mi narratione , quando l'occorrenza del giuètt

porta fico l' batter à raccontare qualche cofa a


lungo , fi come al giuoco de Sogni auuiene , &il
«in.
ilC
f giuoco delle Difgratie in dimore , doue ciafcia
^' lc
~narra unadifgratia occorfali amando , <&• tlgm
ciu.i io. dìce difiernefi quella neramente fofie difgratia^
* delk '°P» r colpa } & difetto fuo.Et parimente al fgii
ptnìter». còde' Falli t
& delle penitente nel quale ciafi
* "
delleturma dee narrare mgraue fallo ch'g"
bia, quandoché fia CQmmejfo in amore, outro
XM
s
? £ C '

jt. 1^ D 9 ta
the gli fia caduto in animo di commettere m
amando, &comeda &
poi rtcònófciutoft, pert-
titofene, n'ha già fatta , o difegnatvdifare m'a-
era penitenza, raccontando quale, & qual in
maniera. T^elqualgiuoco te donne non hanno da,
dire il fallo, ma folamente dagiudicare(à ciafem
pouaneuna. per giudice augnandone) fe ti pec-
cato narrato meriti per lafatta emenda perdono,
& reminone ,& fe la fodisfattiontfatta,ò di dm
fitadifarefiaproportionataal comeffo delino.
Et cofì in quello altro gioco ancora doue agli bua
mini toccai raccontar eil modo, nelquale ciafeu-
so di loro t' innamorale ,& le donne bàno à dire ,
«tSdo lo ropiu piace
ffe in qualche attione tornate
un. "Perciocbe eglièditantaimportan\a ìlrac-
tmtare acconciamente , & con bel modo vna co-
fa, che con tutto che in fe ftejfa ella non foffe nulla
cònFeJfcr bene & dggratiatamente detta uiene
tfcoltata congran diletto , fi come à quel giuoco
fu minatamente narrato da uno,come egli s'ima
«orò ,ne!Teffer flato inuitato ad' un brindijì dal-
ìtfuadona,raccotando egli con leggiadria,il luo-
go doue auuene, e nel modo ch'egli quiuift ftaua,

ttcopagnando quella narratione con certe par-


ticoìafitàgratiofaf che quaft nepofeinnan^aglì
occhi la tai$a , il uino , l'imito di lei inchinando-
le il roffor di lui in accettarloMa quel chepiac-
tfueafìai,fu ,cb'eglico una appaffionata efclama
tiowr, fi dolfe della difparità dello effetto di quel
hmdijì , dicendo ohimè t ch'ella beuue l'acqua di
Letbe
,

lethViOdiquelkFontanadelUqualegufiò^id
Mo£ Angelica in uarij tempi, the ha uirtù di fate
odiare,* tomi trottai hauer beuuto di quell'altra,
the amore &
ardore induce. &
tanto put ii fentvt

ben raccotare mfatto diletta, quato cotiene m/e


qualche burla, o qualche melenfaggine , come d
m*.™] giuoco fteffodelte toelenfaggini auuienejouele
^l^donne^qudchemeltnfaggineyfatta da un'amante
> deano narrare , &gli buomini una [cacche^
'•

fatta da donna amata . Carne farebbe quella rac-

contata da altri,di quello innamorato gentile, chi


trouandoft dallkfm donna lontano, fit da là ma
iato a pregare, cbe?uen)ffempoco a uederk , &
eglioccultamenteuenutmi, &
fiatpji feco dot

giorni ingrmpiacerejtielprender cpmiato poi di


lei, dopo li fofpiri,li lamenti,& le lagrime fparjèj
le difie, madonna hauendomifatto uenir qua m
a uoflra ricbiefìa,non miparboneftol'hauera$;.

re le fpefe del uìaggiodi mio , &..però quando»


foffe di piacere , uorrei che contentale di pagar-
mi la jpcfa detl'hofleria, &
le uetture de' caud§>

Sipotrebbe dare a cotefta per compagna un'a-


tra meletifaggine {diffe l'attonito) che fece und,
trogiuliuo innamorato in «lì
, ilquale fa ferrato

camera dalla fua donna,^r dettogli che quiutl»


}

a tanto fifteffe , che le perfine della cafa andate-


fenea dormire, potejferocommodamente effert

infteme. Ella perche men noiofo gli foffe ìafpetti-


re,prefa talbora occafionc , a uederlounpoco'u
quella camerafe ne andana , & fcmpre lo troni
.

$k per fare ti galante fiilauacantipulanto quel


Sonetto, Cara lauita,doueleìmipare
Vna honejlà che'n beila doma fia . La*
qual cofa fece [degnar quella, donna fattamente
fi
paredole tfefftroffefa , &fpreì&tta da colui, che
jtì diffe con collera , che- fubìto fi togliefi di quiui
& fette andaffe, perch'eia mima quella honefià
cmfermrftt ,ch'egli tanto celebrala . Et quel? al-
tra dì colei, perche non la faremo con
quelle paf- ''

fìrela banca (dijfe il Manfueto che


) effendoft per
forfeit di comrnditi ridottofi con 'la donna
mata in cantina, & dicendole ella, che per i
flarfì quitti meno difagiofamem, era bene
di por
e
a federe interra.gli rifpofe, dhedi gratta Sgna
aia , non facciamo , perche imbratterei tutte
cacchefon di uelluto, & no uè battete ra
s diffe la donna r offefa da tal rifpofia » afpeu
ch'io uoglio andare fin difopra per m tape-
li coftpartitafijtt quiui nella malhoralafcia-
}

o,nonlomllemaìpìuuedere. Furono cotefie


torà afiaifolcimi diffe il Sodo
( ) ma quella che
raccontata io, mi par the portiti uantofra tut
'e altre. Ma oltre alia piaceuole narratone y
liene ancora effere benfornito di falì, dì trat-
rdi argute rifiofle ,
per effere cofa che fopra
ito adorna i giuochi. Egli i ben uero che i mot-
, lodar fi poffono più tofio , che in-
'tfiderare

are. Et però bafii fapere effere ben fatto il


tre belle &
argute uiucqre , non pur nel
" in qualche dire a noi tocca t
2 ma
ara 1> KTt
ma [opra quello che fta fiato, o detto sfatta a &U
triancora, andando fempre coi motteggiare ,&
coltrattcggarea tempo arguita moflrando . T^el
che affai pronto era il BaUato,&fra le altre uol-
ttmipiacque una fera, che algistoco del Todefli
trranti,gli era flato
effendo fiato accufatodi certi
dato p& carcere m canto delfauolare.Hor men-
la fentetfip ,
tre , fi ftaua quitti ad affrettare
che
Centi che U Todefià lo condannò ad effere fcopato
che commiffe , dell officio dello {caparlo fofft
'
«Sr

fatto dauna bella gentildonna f ond' egtifubito


almeno
rìfcwndofi , grido ahipodejìà traditore ,
mi haneffe condamato alla forca, non alia fct~&
pai &
domandato cónmarauiglia da tutti deS*
cagione ,fubito dijfe , perche fe iofofsiJUto con-
dannato èia forca ,conueniua pure che queflobo
ia che mi ha dafcopare,ft come e tufan\ajn\ def.
bacio biffai gratiqfa fu ancora
una repfc
fi il
.

ca y che fece a quefto medefimo giuoco ilnom


Trauerfo , ilquale querelandoft d'una donna, ab»
no glihaueua uoluto dar unfa^oletto . cb'eglile
hauea domandato, deftderando che foffe il più ed
tiuo i&ilpiu lordo ch'ella haueffe , la
donna de*

fendendoli rifpofe ,
guardate Signor TodeftàU
bella cofa di coftui uuol ch'io gli dia uno
de mià

moccichini più necebi per hauerlo a tenere poco


,

tempo appreffo di fe, an^i replicò egli allora,io lo


uoglio cofi,per hauer una cofa, che fta fiata p'utEi
go tempofra le uoflre mani. Tal fu ancora a que-
acca-
llo giuoco una difefa d'una donna , la quale
nata
$ ECO ^. ar?
jktd da un fm amante del no ùolergli pagare ma
tòfcretioue , che a giuoco ùnta le bauea , rifpofè

che non intendeua teffer obligata , perche s'egli


erauero , che ejfo con tutte le
fm cofe foffe di lei t
cometmlle volte k baueua affermato gUanon era.
muta à pagargli nulla, attefocheuincfdonS. po
temefferepagata fe noncol fmproprio , Et peri
poiché nonpoteuaguadagnareumeendo, non bà^
Head poter perdere ancora confejferuinta . Co-
ki replicò accortamente,effer il nero, clx quanto
hauea era di Ui, ma effendoft ella pojìa agìuo
egli

m conluipenfaua che glie nt batteffe fattàpre-


fmtp/tcciocbe potcfjègimcarejmdc reflaf Con-
dannata douea non meno , cheperebbe colui, che
bìtueffe perduto , predando i denari d giuoco

Mapiace tanto la ribattuta che la doma fece al-


kdomanda, eh''ella ne rirmfe affóluta . Somim-
m ancora, the C*4rfìcciorifpofe affai grathfa-
mnted Sufurgnione, mentre era facerdoted"
-Amore algmoco del fm tempio, fe ben nofu gru
fato offeruato il decoro della perfona rappre-

fntata/Per che domandando t^frfìccio una gra-


ti» ad ^tmore>il Suforgnionegli diffe parte con*
,
temente *Arfìttio t che amore apra il theforo del*,
kfuegratieacofì foift>,& eóntrafatto anima-
le, come tu fei
, battendo intorno tanti altri belli

Ggratiofi chieditorc Inuero rifpofe egioche do-


mo haueffepenfato ,
ch'egli mipoteffeuedere in
ionon haurei fatto queflo errore, perche io
pecchia in cafa^he non mi lafcia inganna-
% re»
re y ma io fentiua dire,ch'egli era cieco ì & per òffa

credeva di poterla poffare . Matuxbtxofi bello,


. tir attillato ti tieni , non wgo perà, àie tipmida
in caUojte che ti faccia moltifauori. E uerorfpli
cò il Suforgnioncma fapi, che , quando io credefi-
àte, che àme ,io~vù
fi , che fojfe più fauoreuok
dispererei, lo nonjofe io mi fia pittfattmitoimafr

benebbe doureieffer^diffe^Urficcio, perche l'a-


more è nemico della fuperbia ,&uoi altri aman-
ti be!lì,quaHdo alcuno piacere ricevute, non glie*
ne bautte alcun grado paredouiper 'a uojlra beU-
U^a di meritate ogni co]à » doue noi altri brutti

ricomjciamo ogni fattore per gratta mera,ueggc-


do per qualità alcuna non efìernementeum. Si
d.eben auwrtire, di nonfar col noflropiotteggii
regraue offefa a qaalcum^erche ciò non farebbe
motto, ma uillania , & ingiuria , oltre die talbat
ne uiene data rifpoft* takahe ne ritorna lapropt
fiaincapocon rifodichiU finte . Si come aduno
Spagnuolo intervenne, ilquale effendo un (al ma-
gretto fpamto, &r malfatto, nel efier chiamato d
giuoco delle compargtionì, diffe, eh*, la fua donila

era fintile ad mia Lupa , la cui natura , quando


amort è di porfi in un luogo alto , per far
itiene in

urlando uenire de' lupi , &


tome ne ba raguna-
ti molti, elegge per congiungerfì con lui il fin
magro,& il pm brutto di tutti,otide coki,latfua-
le tglifactuaprofefsione d'amare fentSdoft cjfb-
dere,riuoltata [egli diffe,fogghignando, Buenper
mi S ignare ,jela donna uo/ira fojfe dellanatma
S E C 1^b\4. 215
della Lupa t perciocbe Felettò,& ilchiamato fau
fallo toccherebbe ad efkre a uoi. Simile a que~
fta ribattuta fìt quella gioitane, parendoti d" effere
sjfefo troppo acerbamente dalla fua donna , per-
he dicendole egli in profitto d'un certo giuoco ,
che le belle\i[e,le uirtu, & le rare laniere che Im
tetta comfciuto in letterario fiate cagione di trino-
tterlo, annidi sformarlo ad amarla, ella no* &
rifpofia troppo acerba ftpfàmgti, quando curio-
fitrò cotefie medefxme qualità in mi , mi muterà
giuntar anche io mi, tutto Regnato con debito
KWr/5 identi rinfangandole , replicò . Madonna
fe uoi hattefìe tanto digiudicio , quanto hebbi io,
conofccrefte forfè in me affai più di quelloi che al-
bera io conobbi in uoi.Et un'altro rifpofe fimilnìe
te ferrea rifpetto ad una dona alf gioco de' ^icor^;*
è,nel quatgbco , chi ha Idntejìola in mano man !

trottare una perfona delia brigata, &facedolepa\


tare U mano , te diffeio ut uoglio darem ricordi
& laperfonapèrcojfa domada,che ricordot& il

pttcuffòre foggiugney il taieì dicedo quel motpo^è

q«ellafenten\a t quel uerfo, che piti gli pare*


ìfìto, & dapoi colui f che ha ricemte it ricor-
ua&tromre uri'altro delcetchio1 & gli dàmeU
medeftmaguifa un'altro ricordo, è queflogioc»
o,fu una matrona, cbedijse ad un gioitane io
'
,

do un ricordo+che uiguardhtteMpafsare date,


cbetie,perche conertjh ntgrapericolo,pnde
tgtouàW-con debita, &<doppra puntura trafiggi
;

do la donna rìfpoje. In ue-ro, i configli delle perfine


attem-
Ii6 V ji V^T E.
attépate fonosepre bumi, & uuolfenefare{lima,
ma fin che io veggio paffare da macelli uoijnipar
poterai andare ficuramete . Et d'aripoeta magro
ancora mi fouient,che al medefimo giuoco de ri-

cordi andò a trottare co la mefiola una forella del.


lafua innamorata , & per voler moftrared'ufa.
re dell'amor platonica, tramando ancor dall'ordi-
ne delgiuoco dijfe.Conkifoffe io da che fi parte d
Sole. Onde colei come donna udente fétta km-
taftsù, & fatta parare la mano a ltti,glidijfet w
uoglio dare bora un ricordo a uoi,cbe . Sol per jt-
gttori <& cavalieri e fatto Al ponte, e nonptr te he..

ftk balorda, Ikbe tanto ptuhebbedeLgratwfa


quanto qucUafua forzila ftaua nella uiadel pon- t

tejtt ilpoetafaceuaapertaprofeffione dhauer la


fua innamorata delponte , Et nofokmetc è lecita,
altrui il rifcuoterft m
cotalmodo c»nm motto,,
quàdo viene tetatojna fi permette ancora il rin-
tui&areildettodi qualcuno , ebffome troppo li
cettofi, o me» che bonefto quei della ueggbia bob
ita offcfiìtft come fece leggia dramente una mito,
una donna. Ter ciotte bauendo ungiouane\oppo
algiuoco delle trasformatìoni detto, che fifarei»
bt uohao trasformare in un pauone ,acaoche
glifoffeper l' anuenire guardato alla coda^et non
à piedi, colei toccandole dopo al \appo ,
àfare al
giuoco , diffe , &
io mrrei trafmutarmt in agi

per potere cucire la bocca à tutti quei , che fona


sboccati come cofiui . In fommaper terminare
quefìa parte, & trapalare à quel terqp membro
SEDO ?^ p *Y ti
the iofeci principia intorno al giuntatore, ìt

quale era d'ine erptetare te cefi propofie do altri,


(Qnclttdo,cbe tutto quelle che.dlr fi,deeto narrane
io/> mptteggkndo^oalgiocoliejfi, a nelToccafio
$&.delgwoco mole tfftrc fempre lontano dall' of-
fendere altrm,& pieno ctmentione yd'acuttvtfa
difpirito , & dìpiacemkì^a . InforwfoiapWr
krpretare te cefi dette da altri, oltre alle già fior
tote cìrcofta%e,d'wialtra.mcora nefa melUeriJa

fiate di uejìirfi, della notitia, & delle qualità


é.colttiy che da detto do , che dichiarare ne con-
WW , ingegnando ,cbe U dichiaratane allo hit
me.&aUafr^effionej&alp^octderdiqHd
takfi confaccia.Venbzui è pia rie/ce poi con Uh
if deltinterprete, &Wktffimamatte, /è pareua,
tbelacofa detta- porgeffe fiarfa occafioru di di-
rottone buona, comeforfè fi potrà dir, cbe,fof
U quella d'unnojìro Intronato,ilqu«leeffen
io chiamato adìffimre ilprimo terze tto del Trio
fo d imore del Tetrarca . 1^1 tempo che ti-
rama &c. Etsionfiimado aktmo.cbe nefojfeper
mar maifentimeto uago,egliprefaoccafionedal
" e quella dontia » che il terzetto fatto banca
ida , & uicina al partorire * diffi , che la di
tione era chiara, hauedo ella mluto mferi-
" tempo
delfuoparto ejicrgià uenuta , &
ba-
io uolutodefcriuere con quel uerfo . T^eltem-
fa the maona i miei fofpirìjlqual tempo la face
m ancola cagione ricordare del dolce principio
itfHoifofpin ilqualfit in quell'Idra che il marito
la
U menò Jpof&Utcafa fua>& però diffeèPer la dol-
ce memoria di quel giorno Che fu principio a fi li
ghi martiri . Sella ànoorafittenntala dichiara»
tiene d'un fogno , che'fu faitowtàmtta da M i

%ellifario $olgherim . Perck e/fendo at giube*

dcSognifittHttftmita imo , un tal fm fogni > il-

quale afferma» efferati ùetànnPc accaduto la ni»

MimM^hi* cWgli traparMo t the la fka domut


glihauejfe dato unpugmle in mano,& dettolt,tà
glikàammà'tfaituoiriuali, &effo uccifìgli, cot.
tìla gli baueua impoflo , patta che gli diceffe S
WUóuti, hor Uà uccidi tejtejfo . Quefto tal fogno f€
'•henparena chemal riceueffe buona diebiarrath-
ne , nondimeno egli dicefk, che belltfimo erafiat?
ilwnandamento di quella doma- non fìgnijicadi
altro quelliioltri the amrna?&affeifmi*malì fé-
rio che rajfrenaffc ì fuoi defìderijorfe poco bone-

fii,che mali erano cò luincldeftdcrarla, & l'or*

mecche la donna gli diedeper Uccidergli , non era


altro , che l'hontfto , & il cafiodi kipenftero dal
quale quelli tfrenati defiderif refiouam morti
Jw« queftono baftandole,cimandojcbe co lemedt
, «olendo ftgnifi-
[ime armi uccidere anco fefiéffo
care, ch'eirnmffe nelle jueoptrationi,et inferni
écfìmo.& fòiamevtt tàutffè aiti, con belle ftlojìr

fiche fazioni tnbflrando ,eomciueri amanti non


pur marùficatijma morti ejfer deono nelle tor ho
glie ,qm 'do alla donna hamoper oggetto Onde-, .

farne uditala dichiaratone un mifleriofo fogni-

quello^}}? fm\a naghe\\a erapamtoda pnncu


S E C t^.D \A. tip
pio.'Ma fi come egUè bella tndujlria. quafi difteriti
campo facendo wfceregrani , & mature fpi^be
istcrfi , & i detti baffi a ftfmficationc al^a> t d'ai

fi) concaio , cefi ancora per fa contrario^ fi afcol~


ta co applaufo ,quando fi fente interpretando ab
bajfarcqttttl ebepareua di grande alte\^a,tiran-
iolo in figmficanone non appettata . Comeauue»
«e, quando umgiouano Irebbe quel tterfa adefpor
Loflatmifkàgge,él fuggir non at'aira, ^«r
•àochemafpofitiane tutta amorpfa, & appaffig-
mtaafpentmdodteglt aTtuertticbe celnhcbe quel
iàl iter/o dettoshttuea,efieudom gran freddo, fi
tra pedo in u&£wtvdvlfnoco.y&> perle, multe te
jsd cbeardeHmt& t ueifra* jètttm tm'xftremg
,

taldo , ond&eidifie,, che containerfo nonbaneutt


voluto dimùflrart akro fe non- che conio fiore cs

fiprefiù al fuoco Jegtfifiruggeua di calda


parti*fi nontl'aiutwa » dubitando di- non affi»
derarfi, poco dopo di. freddo . Bella cofa e an-
fora, quai'hornoi tnedefimi abbuffiamo quel-
,
tbe da noi e flato propofio, quando già deWìu
.

ierpretatione d'altri era fiato inalbato


, fi co*
tue attenne all' ora , che efiendo fiato detto dq un

me quel iterfo.
Ogmloco miattrifìa oueio non ueggio.
Fu da altri interpretato ohe con tal nerfonalef-
fe dimoflrare la trifie\\a^cbe fontina di non utm
dere k defiata uifia della fua donna* & domanda
tofe era fiato efpofto il fito.uerfo , come cta-
fatno credeua t fecondo Ufuamtentione, rifpofe
ilo V U \T E
che egliquandolo diffe , non baueuabauutoftmi
fenfmt , ma che ricordandofi d'efier uemto alla
uegghhtalhma , & d'effere fiata due mite per
inciampare , con molta ragione gli .pareuaba*
-mrdetto^ogm loco miattrtfla#uewnbn ueggk,
Ma come è da metter cura nel dare: qualche grai
tiofa dichiaratione , coftb^bgmhauere. amer*
ien^ày quando à noi tocca ad imporre qualcun
no -fC.be intxrprtticofc noftre,di eleggere per/ano,
che a ciò fiaatta,et no fare come alarne dowejtk
fi dilettano di chiamare qualche da foco ignora
te T pià farla arroftiret Adichiarar* qualche diffi*

xil coftty ma tathora intèmen&quditfttie non ji


ufpettamìSi c omo occotfè a MakmhaFrafta Ve*
turi, cbeeffevdoleUénuto nella fitapelitia , per il
Ventura quel detto* ^ofiri fundi^dlamitas^ ehm
wò a. darle la fignifiàttiotK Conte 4d Bgtidm
bnomo idiota ifen^a jàpere aleunó'dtquefle coftk
Ida egli arditamente diffe , che quelmotto fecon-
do fai voleva infé* ire, che'l fondo di Madonna
Frafta era una calamita ihhtnon fumeno af-
coltatocon roffore di lei , che con rtfo di tutti gli
attrjjl mede fimo auuenne ad un'altra doima,tht
diede ad interpretare quel Sonetto del "Petrarca*
puffi fparft &c. ad un'idiota , ma piaceml
giouane , ilquale diffe , che alparer fuo, l'inten-
ti one del poeta in quel Sonetto, non era altro, che

di kokrfars il Carnouale con Madonna laura,et


che quei puffi fparfu non intendeva dire altro , &
qntl fiero ardore-, inferma ilmedefimoy & cofi aa
$ Err o i^d jt, i m
io applicando tutto il Soneeto* "Peufate hor mi
fe quella dona rittiafa perita dibatterlo fatto di'
re Cotejìafu unacerta interpretatìone ( diffe il
.

Manfueto (co Utqud fola fi potrebbono efporrc i


fonexti del Vetrata tutti . L'interpretare ancora
( èffe feguitadoil Sodo)percbe fifa in talbora co
corre^ad altra dichiaratimi, cbefopra unoftef
fo foretto contàene, chi dapiu perforte fi faccia ,
fero llwto che fappiate hawer moltagrma,qmn-
iojìdà un fentimento , a quel chegid è'fiato prò-
poflo contrario , fi come fra gli altri auttiene in

& nelfgiuocà ancor Ghirlan


quel de' colori , delle •* I

denelqttal fapete>ihe fingendofì le donne Ghiri» eflèr

*Hjpf & igiouani Tafiori, &


eì un e d in fiorito j Ite «-

to\pTatoritrouar{iy doueaUe ninfe comenga far


«nagbirlada al loro paflore , s'impone à ciafcuna
ielle done,che dire debba, di cbe forine•uog&t-i*
ttftere una r per inghirlandarne ti fitèpajìoreUo t
alqual giuoco mi ricordo , che battendo una ninfa
detta,cbe ne haurebbe copofta una,pet lofuo pa-
care di pori gialli &uer di, fu da uno dichiarato ,

cbe con quei fiori ella bauea ttoluto dire all' antan
te, cbe doueffe bauere fpera^adi contente^ ,
ma l'altro à cui tocco fopra la medefima ghirlan-
da a parlare > moftro , cbe più tolto quella donna
baiteua uoluta il cStrarìo fìgnifiieare, quafi dicen
dogli , co ognifua contenterà era ridotta ai ver
i dttper liquai giuochi gwua affai hauer in pra-
tica in fignificati di tutti li colori . Il medeftmo fin
tij far io ( diffe l'attonito fopra un'imprefa mu*
f ,
ta,
ta, (he haueuaun giuoco data ma doma ad uh
fiioamante . Laqud era un Cane che teneva /ot-
to il piedeuna tefta di morto perche effondo dati
,

il carico a due dell'interpretai la , il primo di loft,

diffe j che reputando quella donna per p erfona di


grande intelletto , non fi p<ottua credere , che m
volgare concetto baueffe uolttto per quella imprt
fa lignificare , come farebbe flato quando per ec/i
fatto mode baueffe intefò d'ammonire l'amante,
cbefofiefedele fino alla morte, mapenfauapiu fa
fio ì chi'lhaw0e uoluto rendere accorto,cbe la fe-
de non uuole-effer morta ,'ma con ì'opere » co» &
gli effetti congiunta, &però che allora fedele fa-
rebbe tenuto quando fedelmente baueffe operato.
L'altro ponendoghft al contrario , difse, io mi
credo , che quejla donna gli habbia in queflo
modo uoluto dare più tòfto repulfa > che au-

tterten\a , fignijkando, che la*fedeltà hoggi è


morta 7 & però non regnando altro chelajt-
tnulatione , poco profitto haurebbe fatto a-
mando t +dmepare( difie il Sodo ) che è la pm
itera ì <& la più propria dichiaratane lafciaf-

fero indietro Jaquale era,cbe f'amante uer amen-


te fedele calca, &fì pone fitto ipiedi la morte , *
col non la curare per amore ,o col fuperarlaben
amando . Irla delle dichiaratone , che furono da
te,io mi credo, che piaceffe pm la feconda,conte-
nendo in fe maggior dimofiratione d'bonefto pen-
derodi donna , &però fi dee fempreauuertire
4fa i'mterprstatigni , che fi danno a i detti ufciti
jkd<mne,fìeno tacche tnofirim fcbiui & bone-
,

tti penfieri di quella etèrna & che con banejìà in-


mtiow>& daldtmofirar d'amare lontana firn*
flati propofli da lei.

Ma la ter\a perfino, , che neceffariamente in


miti giuochi interuiene, fi come innanzi cena ftt
4etto,ft potrebbe di me dolere, fe battendo io lun-
gamente trattato, prima dal Signor delgtuoco,ct
dapoi de'giuocatori, io mn mi riuolgef» bormaia
iar qualche pam a kiancora . La onde ragio-
nare delgiudice trapafsando,dico, ch'ella è molta
^portante , & diffidi parte», conuenedo, atgiu-
éce,quaft come ad un Gorgia Leoni ino, parlar
fa
fra tutte le cofe da'giuocatori propofli , bar can-
tradkendojtorapprowtdojbor lodandoJw op-
ponendo* fecottdochelecofi propone meritano,
& fecondo che giudica douerfi fare per diletto di
mi che afeohano . il giudice,taiboraì fono.td*

far ha infua compagnia una donna, con laqual in


fame ha da renierealtmi ragione ^Speffa ritiene
finomeii giudice, ma qualche mica fotto altro
; nome efercita il medeftmo officio di premiare , €ir
tigéigare, diconcedere dinegare ,&però
ludica talhora fotto nomedipode/tà
, fi come al
\moco delle accufe , talbor come facerdote , tome
dgiuoco del tempio d'amarao a quello dello ora-
t9k,qualcbe unita come rettore,nelmodo, che
fu
,

&
dgimeo dello fpedale de'paqrj , finalmente il
mdeftmo effetto facendo , riceue diuerfonome .
Quando bamàmadmna per compagna [abita
ferri actrtame nt e confìderare , /e colei fia atta t
o difpofla à mler dire, perckehe in tal cafo douri
Ufciar parlare alei t &perbemé giudiciofamÌ
,

te detto approvar e tutto quello j the da lei ufeif-

fèj& andare coti m certo belgarbo aggiugnendo


&fupplendo,doue ella macafjk-, in un modo di M
krcpiu lofio approvare^ the fupplite . Se la don-
napoif ù non fàpejfe ragionare^ non uokffe, alibò
rafactdoueduta di conferire infiemecon lei [opri
lafent€^a,thvdcoMdà*epàrli % giudichijm &
pre mnmedilei, dicidola mia pignora copagnà
è del tal parere, la compagna miafigiudica,& »
Holmtiericonucngocol fuogmdicio , congratio*

fi brettità le ragioni
adducendone* Ma ofolo, ose
compagnato,ò con nome di giudice , o in altro mi

do chi a fìntile officio ftapropofio iglicouiene bt

nere alcune generali auuertewp . La prima deSt


quali fta , Uriprouar quaft fempre qmlcbefufk
$6 detto da'giuocatori& perciò condennare qui
per-
fifutti,& pòchi giudicarne degni di premio ,
ttemquijìomodwltrealfar metter fu più pe-
gni, da poter col dijìribuirvli, contentar più per/8
net maggior ingegno, &
eloquè^a dimojira nel fi
per confutare , &
dannare ogni cofa che fta prò*
quello fi det
pofla. Bt maggiormente a biaftmare
porrebbe a ciafemparem b? detto , cbefofft &
degno d'approuation,& dipremio. Et per lo con-
trario fi affaticherà il giudice qualche uoltai*
m*ftrare s ebe beniffimo babbia parlato colui , eh*
Mtijiimmm ,chchauejk detto mie & di fa
ttedere
SÉCO "f^D 'A. 22 J
-vederepremiato quello* il quale glialtri afpetta-
nano, di ucder punito, perciocbe m cotal médoge
'tera attentione, & nouità, & mojtra infteme ui-
uacità d'ingegno. Si come interne/ine unamlta a,
quetgtuocojiel quale a etafeuno tocca «ducami
cbefìauenutoa fare alla uegghia, percioebe ba-
'hendo detto uno, io ci fono uenuco pir offmiarc
•minutamente quel che ciftfa,quafida tutti glifu
iato il grido di (indicatore , & dijpia,& quSdo fi
^haueaper collante , che douejje bauer dal giudice
"m'afprogafligo,egli diffe che colui ueramente t-
Udtgno di fomma lode ,bauendo fatto un'atto da
'ttirtuofo y & battuto unpcnftero da filofofo , per-
ikibe a quelgran mercato di Grecia , doue tutti
jfr altri andauano per qualche loro affare , igran
filofofi diceuano d'andarui folamenteper ojferua
te,&per notare quel che uiftfacejfe dagli altri.
Similmente al giuoco delle accufe fu una dona in

quiftta per fare accogliente , & fauori , cofi alli


tfacaati,et agl'indegni^ome a imodefli^ et a me
fiteuoli, &"quando ji credeua che ne ueniffegra-
nemente gajiigata , fu dal giudice filmata degna
•stolta tode,percioche cofì facendo, diffe che fi
'

& mandai ra-


UauaalSole,chefplende ,

i della fua luce nel medefvno modo fopra de cat-


> , & che imita gli anti-
che fopra de' buoni,
che dedicauano tempij, & faccuanofacrifi-
on Virtù, come
filo alle Portela, & al- alla
tClcmt^ama a Viti) ancora, fi come alla Cairn
rk,tt all'lmidia, etparimfte t adoravano quglk
V acciocbc
11(5 7» -A. H.TH !

ftcciocbe lorofofferogioueuoli ,
quefliaccioche la

ro non noceffero . fletta f o/a e «wom , ^«anrfo !

Ugiuoco ricerca , c/jc fi dia il uatito dell'hauer det :

U meglio ad un fola , H dark a coliti, che pareua,


che non/offe pur armato al mediocre , come fece
eia- «4 il Deferto una uotta a quel ~\ giuoco nehquale ,fi

^«utì fa a ^ e donnesche parte in un lo amante d.ft-

3c6<kr» dsraricno ,& agli buamini, che qualità uorreb-


fciU '
benebbe hauejfi la donna amata da lo> o>percÌQ-
che nirouandoft giudice &
, ejfendo fiate dette

dalle donne di belle, & diji'gnalateparti , diede il

uatod hauere detto meglio ad una ! laquale ht-


urebbe uoluto,che il/m amante foffe fiato un bel
cavalcatore ,diftendendofi. con accorte , dop- &
pie parole in mofirare , come il cavalcar bau

eralapiu defiderabil parte , che potèffe ejferc in


chi brama piacere à donne . Soutemmi in quéi
propofito d'unbdparadoffoicbedijfe una miti
Clu. i»si£ Dottor Bertuccio al fgiuoco del Merito. Dtchit
Del mc -
ratecidigratia (dìJfeaW borali ttonito)neltno-
* BO '
do che fifa cote} o gioco fi come degli altri fatti
banete,pcrcbe io nò l'ho più fentito nomare . Io k

fiimaua tanto noto (rifpofe ilSodo)ch.e mi pareli


fuperfluo ilfermarmiuifopra.lfon fai tu (dified
[bora il Manfitetó)rìuolto all''^ttomto.che fi fin-
ge che ogni gioitane habbia lungamente ferviti
in qualche forte di feruigio una delle donne,cbeji

po a uegghia,& chi dice d' hauerefermto per pe-

do, nte,cbiper muftcOtCbiperbaUarino, & cbiptr

ma , Ǥ chiper un' altroferuigio


*
, & dipoi fi i

... domandare I
SECO D U. 4i7
domandare alla donna, in rijtoro della fermi u fut

tale qualche premio, & ella perla Jko ma tip dar


gli dee qualche guiderdone ijtl giudice poi fi a-
foetta il difcemere , fe colui mertia mercede , dr
fe quel premio, chela donnagli ha difegnato , c al
mento di colui càfarmcjCofiua il giuoco (feguitò
& Sodo) bara haueda detto una fra gli altri , come
baueua Jiruite allajka doitmper dona.iote % ìiaiìl-
He fatti di molti prefènti, & d'efferne remuneri
(OjdomandadOfla donna rifpofe,che no l: pareua
the meritaffe alcuno rifloro , percioche col chie-
der ricompensa in quella maniera, maftraua di no
bavere donata per cortefta % come ad un {impari
conustiia, ma più tojìa per aMaritia,ccrcando bo-
ra d'ejfemerifioratpy oltreché battendo tentato
il uinc.tr l'animo fuo con doni , bauea mojirdto di
filmar lei per donna uile , & di bruto animo , &
tffo di non ejfer aceeja di hello . & nobile amore
tAllora il Benitccio, che era il Giudice ,bauè~do don
nato tutti gli altri merhi,difle .,
a cojiui ueramtte
fi conuiene premio poiché con effètto ha moftrat#
£ battere amato lealmente . Et r imitatefe gli
ifi in tratto tutte le donne dicendogli , dun-
i l itero fegnùj ebepoffano hauere le donne d'ef
amate ui paiono i prefìttiti? a me fi, rìfpofe egli

edo che parrà coft à uoi ancora , quando ha


•etef/en intefdlemie ragioni . Ditemi un poco
fglifàrà un'innamorato, che per piacere alia fua
èmna porrà a sfoggiare,afar canniti , cnual-
wc,«d armeggiare ,afar Uureet un'altro atten*
T % ieri
deraglia muftca, & un'altro darà epera a glifi»
dij , ma fi bene tutti coftoro fi pongono per amore
a tutte quefte imprese, non èptri,che l'honore,&
Vutile>che da ciò ne uiene, non fta lor proprio, &
che alle dome nonne tocchialtro, che un poco

di fumo fenica profitto , Terciocbefe colui uefte ) i

uefiimenti fon pure i fuoijèfa de'conuiti,fe nepa


fce,&fe nepaucmeggia pur egli , Je nell'armi^
nelle lettere , o nella muftca huomo di prfgio di'

uienejl caualiero,il litteratojl muftco è pur egli,

& xlnome e pur di lui,& non delia donna amala,


la\qualefep<farà bene quefìi effetti congiura bi-
lancia, dourà credere , che colui fi fta mefjo a ta-
le imprefa , più per fodisfattione , & interefft

proprio, che per amore di lei . Onde a uolere » cbt

una dona fi poffa neramente dal fuo amate afsicn


rare bifùgna cbegUuegga fpeffefar cofa,che tor-
ni in tanto beneficio di lei, ch'egli medefimo utili-
tà non ne tragga an\i più t o/io incommodo ,
,
&
donnone fenta , il che non può meglio conofcerft f

che dal donare,pertioche nelfare deprefente, co-


lui che dona nepriua fe fleffo, non uentdoli anche

honore alcuno da quella non uera , ma ititerefata


liberalità , &a chili riceue ne uiene Futile, per*

che fe li ritiene, & fe ne uale neramente, comedi


cofafua . Oltre che s'egli è uero quel detto , chei
piti fìcurocredere fìacol pegno in mano quanto

fi dourà credere ad un'amante , che ami da uero


quando,fc ne uerrà col dono in manoì Toffeteptn
fare bar uoi t quantopacejfe unaftmUe imfpett*>
» fa
SECO 7^_D . ìi£
ta eoticbiufione . Qucflo paradoffo (foggiunfeil
JHanfueto ) fu ftmite ad m'olirò , ch'io fentii mia
uolta al giuoco delle Querele, altrimenti il giuoco,
del Toddftà. Ttrciochejandando due donne unita
mente inftetne a querelarft d'ungiouane,cbe qui-
ui preferite fi ritrvua,diceuano ) come eglihaueua
doluto ingannare tutte due,bauendo efferitroua-
to , cb'eglifaceua profefiione di feruire amendue
& che non ciafcuna di effe lunetta fatte le medefi
tne dimoflrationi d'amore ,& col fin col ad ambe
Sue nel difcoprire l'amor fuo haueua ufate le me-
igfime parole , & però
come di falfa aman-
effe ,

I te& d'ingannatore domandauano uendetta .To-


I ttte {limare , che quel pouerogiouane , quaft tro-
I nato colfurto addoffo, nonfapeua che dirfì,quan-
I do il giudice moffo a copafsione, di lui riuoltato al
I donne diffe
le "Madonne uoi lapidate coHuHeHe
.

I hune opere, molto a torto calumandolo percio- ,

I che uoledo egli perfcttamete amare in altra ma-


I niera fare no poteua,che metterfi ad amar più tf»
I ne poi che con l'amarne ma fola/ion fi può altro-,
I the imperfettamente amare. Et che qwflo fia «c-

I to,noifapppiamo tutti t cln amare non e altro t che


I ieftderto di belletta , & colui che perfettamen-
teamar uuole , conuiene che una perfetta belle\-
I %a defideri , la onde una fomma belleifta in una

dorma fola rìtrouare nò potedo(i% non fi potria an-


cora amandone ma fola con perfettione amare
Yna donna batterà bene qualche parte di beiti ,
m ch'ella fìa interamente bella t conpace uojlra,
T $ non
non fi può dire,&però chiamaunà donna fota^ pt
bella, ma una
trema dire , che ami-qualche parte
integra beUeZjtfljiogìajft contefa colui che ne a-
ma molte. Quella ha beili occhi, quejla belpetto ,
bella e la man dì coleiJbella laperfona di coftti,la
aride fra malte un'amante , a guifa di Zeufi , ri-
tratterà una intera, &
fomma belletta perche a-
dunado nelìamente tutte le belle parti eh' egli a-
ma in diuerfe donne, fi ritrouerà amare una per*
fitta bdtà.Et peròfogghmfe quelgiudice ,in uece
di calunniarlo], lodate coflui, s'egli ambedue uoi

ama , & tanto più lodatelo ,


quanto che amando
noi duefollmente, & non delle altre ancora,mo-

due fole, tutte le parti della perfet-


fira che in noi
ta bdlaga haritrouato. Irla una delle dm donne
dipht uiuo ingegno dell'altra, rifpofeife co(ì e Si-

gnor Giudice, ui daurete cotentare affai, fé qutUa

donna che noi amate , anderà facendo fattori , &


accogliente in uno fltffo tempo de gli altri anca-
fa j perche faprete che pef amar anch' ella
io farà

perfettamente. Cotefia in uero( dijfc il Sodo) fu af


«fa. ììtfaiftrauagatc&gratiofa dfefa, & quafi manti
tom fì^ffogetiere d'un'altra,cl>e fufattaper le don*
tabiie, &}ie} chefauoreggiauano più amati, percioche faci
^J^'doftquel t giuoco mi quale dir (idee un difetto

che paia comportabile, & un" altro che Jia in-


comportabile nella perfona amata ,ftt da uno per
difetto ,
incomportabile in una donna, raccontato
& dal fauoreggiar dima-
quello della inflabilità\,
ne uno, & dopo dimane & dd
un'altro, dilettar^
s
J~ di
J E C i. i£i
iì tirare un gioitane in alto , & dapoi àbbaffarfo
& lafcìar lo andare i M4 ilgludicefnoftrò cbegra
loie meritami ma tal donna in tal maniera il So-
le imitdndo , ilqual in un luogo fila non Ola mai
fermo t ne uria pdrte fola illumina conia fita luce
m di continuo uariando hor al Tauro-, bor al Leo

re uà compartendoti fauore delfiio fplendùra Ol


tre che in cùfì fatiti modo ttfaua di quella prviden-
ifaofjeruata dalle republicbe greche di (lato popò
Ure,ne lequalidefideradoft foprà ogni cofa l'equa
litàfra toro cittadini, come uno eccedeua grande
mintegli altridipoten\ài & autorità >era man-
dato in effigilo per dieci anni , ilqual modo d' ab-

bacare tgran cittadini fi domandala oihacìfmo j


the era l' effigilo degli innocenti * oltreché queftó
mtdefimojì utde ancora offeruare ritti arti , per-
che ne il Vittore comporterà un piede di grandeT

\à jpraportionata al refìo del corpo


dipinge , ne «
mfteo uorrà nelfuo concerta mia uoce,fc ben éc-
cellente.che òccupi tutte le altra Dt qui potete ri

trarre una efeettione alla regola, che di fapra ui

ho data intórno ài douereffere inclinato di giudi-


ce a condennare più che adaffoluere ,
per fioche
quello fi ha dà fdre Mt'bortt eh? la condenndgia-
ut porge più dilettai che tajfolutione, ma quando
faceffe piugrata mdrauiglid ilpremiare che il pti
nire,ft come auenne ne càft narrati, allhora e beni
cbcii%iudicelìm<tjìri fernpre faiior uale all'ac-i
tufato.Ma per l'ordina* io^ome ho dettOj dèe fini
'

pre cercare di eontradtre^ opporrei&di cond?-

f i P 4 W*
aj» 7» ^\T E
tiare talmente , che non potendo fare oppofitioni

reale , dourà andare opponendo con ragioni ap-


parenti fofflkhe, & quando foffe cofa tanto mata
fefta, che mi/oggetto , ne nella materianon foffe
doue attaccaifi dee /indiare d'appigliarfi alle pa-
role ,ancor che dette incidentemente , Si comefe-

ct un giudice jilqml uolendo pur condannare un


giuliane ,che in uerità haueua parlato btnifsimo ,
cattilo alcune parole che colui nelcorfo del ragìo-
namttodetto haueua, col chiamare dimore gar-
zone crudo,e divietato, dkendo,graue dtfciplm.
merita cofiui, che chiama un Dio cofì grade gar-
zone comefe foffe un famiglio diflaÙa. Et replkS
da colui, che garzone uoleua dire gioitane, che &
coft l' haueua chiamatoti Tetrarca . Sopra un car
rodi fuoco un gorgon crudo foggiwfè , che guar-

dare con che falfttà fi mole difendere cojlu't?

s'egli era [opra un carro di fuoco , bifògnaua che


foffe, cotto, & non crudo . Et cofifece che in ogni
modo haueffe à metter su il pegno . Dourà oltre
àcio uno accorto giudice cercarfempre di far ca
dere in proposto qualche bella , &noua opinio-
ne in amore t iaquale habbia però fempre delgran
de,& dell'honeflo3 conte io femtjfarema uolta al
Gm.ii7fg/«0co de' Dejperatijielquale ciaft uno l'infelici-

iltif^tà del fuo fiato amorofo dee raccontare, qual-


che flrauagan^aicbe come ifperato difegni di fa-*
re, doue dal giudice fu mojìrato, che infelice
più d'ogn altro era colui, ilqualehauea ietto il
ritrouarjì in uno flato di me\\o fra l'amore , &
tedio , & lungo tepo effer fiato accefo ima dona
fètida battere da la riceuuto maifegno ne d'odio ,
ne d'amare,dkendo quelgiudice,chein affai peg~
gi'or termine fi ritrouauaqueflo tale , che
fe [of-
fe fiato odiato a morte , percioche quando odi ato.
era fegno che quel cuore poteua effer
foffe fiato,
ageuolmente ricetto d'amore, poi che era fiato
capace del odiosa lui cetrarie , onde l'amate o dia
ìoqualhoraft foffe sformato di leuar dell'anima
diquella domala cagione dell'odio, ageuolmente

pypoteuafperated'accendermi'amore, Ma so*
luj t cbefifiaua in quelloflato di mtn^o ,& che
fi-
era abbattuto muncuor di dona tiepido,& lento
ìtyuale no fi rimouerebbegismai.da quella fita ria
tura , non patena hauere fperan\a di uincere ma
fodera , & infipideìftt tale nella quale non
ha mai molto poter ne amore ne odio, &però con
éiufc clx minore infelicità era l 'effer odiato dal-
la fua dmna,chs l'effer tenuto infra due, few^a ef
fere,ne odiatole amato.^n'altrauolta fentif art-
etra al giuoco del Tempio di Vertere, che ma don
nttfiaua dubbiofa,che di due amanti che la feguì-
uano l'amaffe più perfettamente, parendole
, che
tttn & Cabro hautffe fatte grande dimoftratio-
nì d'amore, et efiedo difpofia d'eleggerfi colui che
fomafie con
maggior perfettione, era ricorfaalLt
Ùeaperfapere, è qual delle due douefse la fita
af
fettone donare. Onde le fu dal miniflro della
Dea nfpofioyche udendo ella amare colui, che pi»
ftrfettantente alprefente smafie
t mn n'elleggef-
5 fi
fu alcuno i
perche ne ftm ne l'altro con perfetlió^
"nel'amautt. Et domandando ella conmarauiglii
della cagione;f eretichete rifpofe colui no è
mai *
ne intero ,ne perfetto f amore ,fe non quando egli
è

corrìfpondente , &
fcambieuole t &
che ciò ha il

uero,qnando lanofira Dèa V enere partorì Cnpi-


do>potcbe dopomslti mefi fi accorge chequeflofrx

figlionon crefceua& carne ftfuol dire s non attec-


cbiua,maft jiaua pkciolo s &
fchiantimato , andò

à configliarfi con t Oracolo di Tkemi di quel ,•

cbèfarlefoffe huopo , acetiche crèfeefìe il fuo


gliuolettoAmorefindelefu rifpofio, che no a f-
filerebbe mai , ne mai uerrebbe ad
alcuna perfet-
Venere non partorire uri'altro Am*
1

itine ,fe effa


rè fuofratello t perche il najeer dell uno , farebbe

ihrefeimento dell'altro. Hor co qUeflo non fu uo-

luto ftgnificare altrove no,cbe nonpm cfferAmo


altro, com-
re ne grande, ne perfetto,feitbn hauti
pagno &
reciproco amore. Et però foggìm feruti
miniflro, uedetè Madonna chi de duemfirì antan
ti uì compiacete più che ui ami perfettamente i
che à mi fé il dar la perfettione , à chi de'due noi
ti uoletecoldifporlià riamarlo . Al f giuoco degli
El
Errori in Amore , doue fi accopia , come ama-
to, & amante im'buomo & una donna & fi fd

che l'uno dira uno errore , che fàccia l'altro in a*


more, &it i iprefonoh dee negare il fallo oppo-
Jloliy an\ì prefn ppànendolo per uero, gli coriuient

con qualche ragione defenderlo &


ricoprirlo , d
npre-
giuoco degli errori dico, fu un gioitane, che
jc coki, che gli era fiata dataper donna, che ka~
tiendo ella come dicetta , ogni fua ajfettione a lui
riuoltata j andaffepoipafcendo, & intertenend*
con qualche fauoretto de gli altri amatori della
Jiiabelle'^a. Colei confeffartdo y come ricercaua il
giuoco , effer tutta & l'altracofa ,chc l'aman-
te diceua,rijpojt in fua dtfefa,che queflo non lepM
reità errore, an^i che d'errare le farebbe partito,
quando batteffe altrimenti operato , Impero che ,

bauedo ellafentito ftmpre biafìmare [ottimamen-


te H uitio della crudeltà , & della ingratitudine ,
andana talhor co l'octhio benigno guardàdo quel
li altri yche l'amauano, non per altro, che perno»
ejftr ingrata , & crudele reputata che come ad
,

mo pouereUo infermo & piagata fa tal-


, fi
bora qualche carità ,fen\a amarlo cofì ella face-
ita limoftna à fuoi uagheggtatori d'un & rifo f

ima parokt per pietà, fen\aportarper loro af-


ftttione alcuna. Con tutto ciò il giudice condannà
\aàonrta,per efferincorfa ingraue errore, fi come
n'era fiata riprefa,dÌcendo,una donna, che (tari-
fbluta di non amare alcuno , ouero chegia habbia
collocato l'animo fuo m uno amante , effer molto

pmpietofa con gli altroché Cantano, col moflrarfì


kro crudele,cbe col trattargli benignamè'teSPer-
fioche non durandojt lungo tempo à di>fauori,di-
fauggiton della fperamp ,& nemici d'amore , fi

rifolttoìjo ad abbadonarc.fìmprcfa, &forfè àfar


Hit altra pm fortunata elettione, doue bitratenuti
kfamrij&pafeiutidifpcrti^Hannopurfegiti-
f ^ - tando
Xanào. l'incominciata, traccia , carne fi accorgo-

no alla fine, d' efiere flati fen\a prò tenuto in lun-

go maggiormente fi dogltono fi afffiggono, & fi di

fp erano chiamando con itera ragione


cruda., i» &
grata quella donna , che fi è tenuto il lor lungo
feruire fen^a mercè. Et pemfoggiunfe. ,
cbegran
cofcien\afidouriano farle donne, di pafcer con
fauori coluhUqual fono rifoluU dinon amare , te-
nendolo infperà\a, oper no parere fcortefi , oper

fola uanità , come molte forno , accio non manchi


lor numero di uagheggiatori i quali prefumono

effere inerì tcflimoni della lor bellezza , perciò*

che fanno confumare in uano ad un pomo gioita-


ne imigilion anni iquali riuoltalafi altroue , ha-
uenbbe fpefico qualche {morate profitto Que+ .

fio (difife allora il FraflagUate ) no fidamente è Hit

dire noue opinione d'amore,moèun riprendere k


donne di certe loro ufan\e gattine , & danofeptr
gliamanti.Onde potremo anco cauare quefi' altra,

auuertenr^per lo giudice , che qualborgli occor-t


ra>uadagli abufi, &gli errori mofirando,cbefra,
gli {mommi , & fra le donne fi ritrvuauo .Foiba,
uetebene auuertito )foggiunjeil Sodo) fi cerne
btfognaattuertire ancora , ch'egli fonorifica , &
aiuti fempre il fignoredtlgioco , il gioco fieffo &
parendo eh fuo debito , in ricompi nfa del fauor,
che gli ha fatto nel eleggerlo per giudice Egli»

ben nero che talhora , o per burlate , o per difeo-


prire qualche fua opinione , non dee anche à Ini ri.

jpamiarkt mapero sepre co una certa dolce^a,


Coyie
tome fece una uolta una de'nofiri,ilquale efienda
chiamato per giudice , ad Hti giuoco, dotte a eia[cu
no conueniua infegnare un rimedio, per lagnate
altri potejfe dìfnamorarfi, toccando al giudice a
difcertiere , fe d rimedio propofio era buono , o no
<tgli riuoltoalmaefiro del giuoco ,diffe ,fecofioro
faranno condermati ,uoi ad ogniior danno, & in-
ttreffe farete tenuto, un giuoco proponendo , doue
é imponìbile il dire un uero rimedio , ptreioche fi
tome la fperan%a è l'olio, che fa ardere la lucerna

£ amore, cofi l'ingratitudine è l'acqua,cbe lafpar


le ,borfì come la fperam{a nafee da altri ne ce la
potiamo uerametefabricare da noi jìeffi , cofi li»
imitudint dati'animo della donna procede ,&
pero un uero amante, non può mai per fe medesi-
mo trouar copenfo , da difeiorfi da lacci amoroft;
&quwi con tante ragion i coprouo quefia fua api
nione ,che colui qnajì fi pentì d'hauer propofio
<juelgìoco,o d' batterne fatto giudice lui . Vorrei
threatjueflo , che il giùdice nel condennare non
fatceffe fempre dare il pegno, ma che talbora egli
flejjo lapena imponefj'e, fi come fece ( il Rac-
colto ) un nojiro Intronato , perche bauendo det-
to ma donna inpropofito del gioco s che no eramai
ia crederne a parole,ne a lagrime, ne a dimjìra-
tìonì d'buomini,per ejfere tutte falfe,& bugiarde
obime,dijfe tgli èwiagrande herefia in*
, qttefia

more, onde io condanno coflei ,non difdicendofì


publicamente , ad ejfercome beretiea pvrmrfa
bruciata ut uà nelfoce' amorofo.E. jìabruccico te

f mie
ijS *p u \r £
mie legne dìfie allbora M . Clemente Ticciolomu
ni . Bifogna ancora auuertire (andò figurando
il Sodofd'ofieruarein quello, come in tutte le cofe
fi ricerca il decoro t &
però fi come , quando egli è
giudice non [egli disdice il ragionare in lungo , c?
figli conuiene talhora per perfona che rap~ U
prefcnta parlar breue, & recifo, fi come auukne
quando fifailgiuoco dell'oracolo , dotte colui che
rifponde a quei che uanno a domandar confìglio,
e a chianrfi d'un dubbio, conuiene che dia breue,
& fententiofa rifpojla, &
che talliora hahbia del
l'ofcuro^ come ad mgkuane che domandataci
figliole fofìe bene amore ti cercar per ingamto,&
perfiratagema,quel che non fi può bauerpergra
tia, &per uolontdfu dato per rifpojìa . Meglio i
diuiuer poueroiche difarfi ricco con ufure . An-
corché io hahbia talhor fintito difputare } fe pm
ftgoda, o de furti fatti all'amata, o de'dom da lei
mentiti . Et tanto uoglio che ci halli hauer detta

intorno alla parte di colui , che è propofio a giù*


dicare. Fermate Sodo,difie fubito l'attonito, che !

uoinon trap affiate quel che tocca alle donne con


filentio, non miete anche a loro dar la parte delle

4tiwerten\ei Voifete attonito ( rifpojè il Sodo )


ttnjollecitoprocurator donnefeo , onde non èpo$ I

bile che uoi no fiate ben pronifionato da loro . Ck


uiho detto difopra le wdefime cofe ,che fi dico- j

no per gli buommi,feruireper lopiu alle donean*


eora ,&però nonfaprei che dirmi per Ivropiu di
ftellofhe fi fia detto fm 3» «jfc mn che le doma
.-
I
SECO I^D ^t. 139
alle tali contitene il tenere un'bonefta graniti,
'f
con autorità accompagnata , deano ne giudicati
parlar meno che gli fmomininon fanno
, & pia to
un fa me,
fiocti &
dolce matto dire la loro fenten
\a,cbe con lungogirodi parole, lafciandoad altri
il penfare più ragioni , o alcompagna l'allungarfi
[opra di quello , che èfiato ietto d4 loro . Sempre

hanno k donne da moflrarfi difpojte d difendere


,
& ad affoltterek donne , prendendo con un certo
ardire la parte loro „'& per lo contrario ntlle pa-
rok} &
negli atti deano feoprirfi defiderofi di con
dannare con rigide^a,& confetteritdglibuomi-
ni.T^onuogliaunadonnametter bocca in tut-
fenten\e » ma parli in quelle follmente , do-
te le

uelefiuenga di dire qualche uagbeitfa, ciò &


anco moflri di fare, più tojlo flìmolata dalcompa-
gno che da defiderio di parlare , o da prefontione
di tacere , nel rejìo rimetta]}fempre a. quel che di
rà ilcollegayla fintela data da lui approuado^ an
cor che non k fodisfacefie t fuoriperò ,cbe quan-
do foffe contro alla dignità delk donne perche in
,
dee per loro difefa nfentirc , fcardatafi
tal cafoft

alquanto dellefue parti Dico bene, che quàdofof


fe.yna donna bm parlante già d'età , che fi ha
tejìe qualche autorità acquifiato , in tal cafole fa

ròbe lecito ilragionareallungo > ilcontrqdire,&


il paradojfare, nella guifa che de gliìmomkiììab
hmo detto, lo no pofìo fàredinon\u'interompe~
rc(diffe il Manfueto ( coi domandimi dicofa, che
potimi par nel proposto nofiro di picchia impor-

tanza'.
tanta. . tutto que{lolungo,&
i giuochi jtfac
'fi tacete Jempre prefuppofio, che
ciano fra perfine uguali,&
come nella mitra cit-
^gentildonne
tà auttiene chefragentilbuomini,
mtermnga.no &fop ra tal fonda-memo mi paio-
j

no tutte kuofire auuerten^efabncate.


Mamm
giu-
dooccorreffe ilfargiochi,o l'interuenire,^
the alla prefen\adi
Trmapi ,
dicare à giuochi ,

&gran Ma
& di gran Signori , o di Triucipejfe ,

accader potreb-
dame fifacefìero,coe agemine te
ujari ditecela
be ,qual maniera ne conuenebbe
mpreto,ne paffate con ftlentio una
pam m-
portante . W crediate ( rifpofe Sodo

che io hattefjì ìafciata tal cofa


il allora )

indietro, quando io

dimeflicri di toccarla
ma
haueffi cono/cinto far
,

personaggio,
c6fiderUoio,cbt qualjtfta gran
deponedo la maggioranza
che agmoco intcmSga,
in tal atto uguale a tutti
é-lafuperfkitÀ fi fa
,&cbeun giudiciofo fignore quando u-
vlialtri
predereb-
%ualmente trattato nonfoffejdegnone
date ho prejtippoJU U
be .pero neltauuerten-Ka
fapendo, o che tgn-
perfone de giocatori eguali,
interuengono,ouerocnt
cbi&aparidi codinone
neWam delgioco per pari fi trattano , fi
firn &
no, antiche allora
maggiormete ungmoco dilet-
in quello
ta, amdo fìuede mteruenire
pe,come perfonaordinaria , &
cbedepojta ladt-

\nU chelorUe uenerabile mitrigli comanda,*


ìrilo condama, & modo che
altri lo punìfce,nel ,

degli altriprimtafzftMft «* « ummafcbem


tafe bene ft cottofie il Vrincipe à mafcbera t nondi
meno ft finge di no conofcerlo, & come t altre ma
[che refi tratto quando un Signore fi ritroua
, cofi

in uegghta, fwfi coperto della mafchcra


delgim
co,in qudatto per Signore nonft ricanofce. lo
re-
ragione molto fo-
fio (diffe il Manfuèto) di quefla

èsfatto , onde altro a dire , nonmi refia, &però


mi ftgutie la tela delnoftro ragionamento .
Haueniotti fin qui ragionato ( fegttito il Sodo
del propofito>-edel giuoco ,&degiuocatori,&
del giudice inibiamo ancora infteme
parlato di
,
-
due parti quatitatiue, che dicemmo difopraf »
na chiamarfi propofitione, l'altra progrefio de &
ra
giuoco, tal che uoledo metter termine a quefto
gionamento,nopar che ci refti altro da direje non

Ma ter\a parte, che fodisfattionefu nominata .

Terciocbepropofio ilgiuoco,dettouifopra da cia-


[curio la parte fuajntefo il parere
del giudice, al-
i pegni rac
tro ci e da fare, fe no clfe difiribuiti
no
per mano , o dtlmaejìro del giuoco , odel
tolti

giudice &
dichiarato quel premio, a da chi,iee ri
per la,
cmere coki che ha ben detto , altri uadano
pmitione,che penitenza fi domada,alm menano
» fattori dottatili. £t però ragioniamo alquanto
toscorafopra le penitente, &fopra fattori, & in-

tornoaWamerien\e che conuenga batter coft co-


deeim
hi che le ha da ricevere, come colui che le
t

torre . Tutte le penitente, che ft danno confìfio-


110,0 in barn àfar qualche cofa per fodisfatt ione,
sin batterli à dite , & quindi nafte , che fi fml
, .
dire
dire da molti , quando hanno da imporre la petti'
ten\a . Volete ch'io ui domandi, o ch'io ui coman-
dii&t intorno al comandarcene cofe dee auuerti-
re,colui che comada/una d'imporre cofa, cheti-
mi che colui la faccia uolentìeri, & che quaft rke
uajngratìa che gli fia comadata, C altra che quel
tale comandamento fta per effere diletteuole , &
grata à tutta la brigata.Tercìocbejl comandare,
che faccia una danip a chi non fa punto ballare,
et impone che cantiamo , che habbia la noce
toca &
Affollante, non faria eseguito punto uote-
tieridaRa perfona penitentiata , negli altri ne ri-
ctueriano alcuna dilettatione. Egli è ben uero che
con tanto difgarbofare lo potrebbe , che quei che
afcùltatw, oueggono prendeffer di queldifgarbo
piacere . Irla colui fe ne adira , t'eglife he auuede
wde come ho detto , altre uokeeffer cauto ne con

uiene, accio che mentre cercaffemo di dar altri

diletto , contro di noifdegno non procacciammo ,


per lo che io loderei il comandare fempt e cofe,qu2
doft poteffe che foffero per dilettare i circolanti
& che infteme uoltenierì uenifféro effeguite da co

lui ,
alquale fono impone . // che uerra fatto ogni
ttoùa,cheji comandi cofa, nellaquale uaglia fom-
, compiacendoci noi fempre
tnamentequel tale di

far quella cofa, nella quale sètiamo dagli altrih


darfì,& ammirarft .La onde ma donna , chepre-
uaglia nel dannare, haurà molto caro , che le fin
comandata qualche forte didaiv^a , nella quak fi

creda i battere poche donne,che la pareggino , &


SECO 7^»'U. *4fs
colei,che habbia bella mano,o bellagamba uolen
fieri effluire quel comandamento dotte conutn-
ga un poco.,0 dell'una, s dell'altra far mojìra . Et
colei che fapeffe tener bene unafpada in mano o ,

maneggiar bene ma. afia,o che al correre, o al fai


tare,o a cofe fimilìfojfe agite , basterà fempre ta-
to, che e in luogo domeftico , & rifiretta conuer-

fattine le fi a fatto qualche comandamento , per


cui le fa huomo di far uedeve alcune di leggia-
drie , Et gli e ben nero, che cenatene auuertire ,fc
quella tal cofa lefoffe fiata fpejfo comandatale*
cicche allora farla meno dilettevole agli altri il

uederla, & a leimengrato il farla ,paredo in tal


modo,che ella non uaglìa in altro, no l'effendo mai
fatto fare fe no quello . Cotefto e ueriffmo (diffe il

Travagliato ) ch'io per me non pofio ripararmi,


che in ogni uegghia non mi fa comandato , ch'io
faccia il Todefco ubriaco ,&none cofa hormai,
che più mi fta a noia.Et il medefimo mi par che in
teraenga allo Scropulofo f &
qui al Manfucto
del hauer'a parlare Tsfapolitano . Voi hauete ra-
gione inuero(diffe il Sodo )percioche ogni cofaper
marauigliofa , & [ingoiare , ch'ella fta , con la
continoua frequenta perde la gratta , & lama-
rauiglia. I^el dare ancora la penitenza una don-
na accorta cercherà sepre di favorire coloro , che
habbiano la donna amata qumiprefmteiimfone-
doloro per punitìonc cofa, che fialor caroti fkr,
laatia prefen^a di colei , che efft amano , onde ha
«editto qualche (tolta donne gentili, nel toccar lo-
1 ro
roapenitenttareperfonaja cui donna fidènti to-
ro aitato , hauergli impofio » che dica il frnetto »

per dargli occaftone di poter far fentire alla fua

donna.diqudle rime , che coliti più dejìderi, one-


ro battergli propofio qualche amorofo dubbio, nel
la refolutione delquale » babbia potuto sfoga-
re quel cbegli fatta dentro ali animo. Vorrei au-
cara che alni ftguardaffe di non far certi coman-
damenti , che hannopoco del nobile, molto dd &
plebeo., &
dd uiie \ che danno indicio dd poco
grabo di colui che li comanda, nervate errore tag
giano fpeffo alcune donne poco efperteMquali br-
uendo da imporre qualche penitenza , comande*
ranno a colui,cbe uada gridando per la flan\a »
Oh [paracamino, à quell'altra, che faccia unto
mo per terra, oche fi faccia darem buffeto net

tiafoda tutte le donne, &fimili altre diquefioge


nere. 7S{on mipiacciono fimilmente quelle donne,
che dicono la penitByifta, che copriate la tefìa , o
che uene ritorniatea federe al uoflro luogo t per~
fioche pare , che difpre^ino colui ,&che non fi
degnino di comandargli, ouero che non lo filmi-
no atto a fapere dire , ofar cofa che uaglia , Si
come non approm quelche fanno alcune altre, di
tenerfi mo inginocchiato dinanzi un'hora, ejfami
nóndplo, & dandogli molte parole, fen^a pure ai

cemargli mai ,cbefi lieui inpiedi,perciocbe mo-


flrano in tal modo molta fuperbia, &granprefon
tione,quaft tengan degne d'effere adorate , Oltre
the quefio ingiimckiarfia chi ba.il fuopegtto,non

i ini
s fi C l^D jt* 145
fni e mai piaciuto per un'altra ragione ancora t

perche fe beneparey che daprincipio fi faccia in fé


gno d'ìmmiltà,& di domandare perdano, del ba-
tter errato , nondimeno con lo Jlarui poi m quel-
iti maniera fi non fotlx d adoratone
tnojlra
d'idolatria . ti che fia il nero ) diffe l'attonito io
fentiiuna uolta che il Lunatico , e/fendagli det-
to da THadona Lima "Placidi rara gioitane ne na~
ftrì tepi nellapoefìa tofchana che fi leunffe sà , &
the non ftcfk inginocchiato, rifpofe, che dinaiti al-
le cofè dittine conuenìua lo flar coft. Etpe* ó Segui-
to il Sodo ) io ho fempre ufato nell'andare a ricu-
perare il mio pegno ,di fare l'atto con una certa ri
Ueren^a, &fpeffo mifonofcufato co'l dire , ionm
fni pongo inginocchiami perche fonò coft grane t

& difadato , ch'io iti darei pai fatica d'autamlà


leuafsù , E huopo ancora Vanite* tire di non co mu-
dare cafa, doue piace che (t pigli troppa autorità
t
& doue habbia da interuenire tutta ,o la maggior
parte della brigata, fen\a faperejè fa per e/fere
grata cotal cofa , il che fanno tatbora alcune done
leauali imporranno à quello dì citi hanno impegno
chr faccia ungiuoco,cheguidiun ballo di chiara-
%ana, oftmili altre cofe , perche farje allegete no
piacerà quello mtertenimtnto , o non (i fodisfard

tlmcno, che lo fai eia colui, attuale e fiato cornali


dato. Sopra tutto nelle penitenza non dica oca- fi

mandando domandando mia coft che fa


, o ,

offefa d'alcuna
, ne t'imponga qn Uj che fac-
cia/) arroffar colui a chi s'impone ,ft come tu dijji

GL 3 ancora
i*6 T* iA J^T B

amora nelfare de'.giuochi Etaftengaflciafeutif


.

da quejlo ancor quando l'ojfefa foffe multa , &


apparente, il che male ojferuòungiOHane, ilqua-,
le comandò aduna donn^chefingedod'ejjere Dia
na,faceffe fembìante di lauarfi nellafonte, & da
poi commife al fm marito ehe fpjfe^tteone eh ,

ia fopragiugneffe , & ch'ella fdegmta lo-bagwf~


fe,&conuertitoin Cerno lo faceffe fuggire . La
penitene nel primo afpetto porne bella, effend^
.flato ricoperto il fenfo miftico, dalla leggiadri^
moflratadaqttelladonnanel far veduta di lauat
..fi,efjendofiunpoco sbracciata, & hauendoft rat
colta la uejìe tra i piedi mojlrando un hellifiimo
piedejnfieme con una naga difpofìtione di uita,ét
battendo fatto un uer&ofo atto di fdegno, nello a»
. uentare l'acquattando fufopragiunta . Magu-
fiata l'allegoria , & confederato da poi, come cor
luihaueua uoluto jigmftcare,cbe quel marito era
fatto cerno dalla fuamoglie , ne nacque gran dj-
fpiacere,& poco manco che non ne nafcejfe fcan-
dolo. Et però ben (tpuò dire, che nonft conofea in
occorrenza di gioco , maggiormente l'accortela
deh* ingegno altrui, che nd dare le penitente , &
nelfare ifauori, imperoche molte circoflan\e, &
molte auuertfyeui fi ricercano , delle quali tutto

ilragionare farebbe cofa troppo tuga, bafla bene,


che andaremo ragionando d'alcune che mi fi para
no dauantt^omepiu neceffarie, delle qnalipotre-

te poi uoiconjìderare anco dell'altre . Laprima


delle quali fta lanomtà,percioche le nnoue inuen
itone, &i nuouipenfieri, comegia ietto habbia-
mo, porgono fempre dikttatione , & talnoui,tì^

tonfifte,cof% nelle parole come ne'fatti. La onde mi


piacque un'atto d'una gioitane., a cui toccando'*,
di non fa-,
far fauore ad un caualiero moftrando
per che farfi tfi leuò una catena d'oro d'intorno
,et

la poj'e al collo del caualiero ,


ilquale , ben com-

puto il garbato fauore dìfkiiopoffo IxsraueraipS


techiamarmi caualiero,éfsUù fiat o fatto per ma
ne
nodi donna tale ch'io non inuidio nelTofone ,
San Michele , ne qual fi fta altro ordine di caual-
leria. Et nel renderle poi la catena , coft
con uoce
tato legato dal-
fomeffa le dìffejo eraftatoprima
la uojira beitela, che nonbifognaua
per far-
mi uoflro fchiaao quejla nuoua catena . lt per
fauore, che confiftejfe in parole, non mi difpiacque
quello > ch'to fent^iire ad una donna, lacuale eftt
do fiata molto ben difefa un giuoco da ungentil-
buomo,lcfu impojlo , cbedoitejfe fargli un fauore
per ricompenfa, ond' ellariuoltataft a quelgioua-
ne diffe, il fauore, che uoi a mefatto, baueté , coi
difendermi in tal maniera non pojfo , io confano-
te alcuno ricomperare , fé non rejlateuoì
pagé
della gloria (teff* tendone . Bella parte anco-

ra mi e paruta fempre il dare lepeniten^e, pi fa-


mi fecondo il proposto del giuoco occorfe , &
proportionate all' errore, o al marito,cbe ih èffa ftd
accaduto,comé quando facendofi qudjgiHoeo, *
gli fta fta
Me eiafeuno narrar dee uno Ingannò, che
tofatto,nel dar ftpoi le peniten\e,fu da
una dona
: ^ imitò-
domandato ungratiofofpirito,fe ad un nobile in-
namorato contieni uà il cercar di pemmire al fati
defideriopcr inganno, &
per frode reggendo non
lopóier confeguirè per uolontd della fua donna
,
ft contefece Ricciardo Minutali. Colui accortami
te rifpofe , che haueua fempre
da queftipoeti fen-
tito chiamare la donna amata nemica , &però
,
che co nemici, quandonon pm effere Leone, bi-
fogna uincere come Felpe, & doue non può con fi
feguire la uittoria a guerra buona & aperta, par
lecito di ricorrere atte infìdie > &agli flratage-
tni « Ma quella donna gentilmente ribattendo re-*
plico , che haueua fimpre fentiti f neri poeti , &
gli altri amanti chiamare la donna amata la S(»
gnora,& la Dea loro,<&però, che ft poteust pen-
sare , qual mancamento foffe , l'ingannatore una
Dea^o ihradire la fua Signora * Donde fi fempre
anche un'altra attuertcn\a , che non filamenti
ha deluagoil proporre ma accorta penitenza
ma ejfer belli/sima cofa l'hauer penfata primt
gualche ragione per ritorcer quella rtfpofìa che
facilmente fa per dar colui, il quale alla peniten-
za rifponder dee .
^in\i uoglioui dire di più * che quella prò-
pafiùont , che nel ribattere una rifpofta babbia-
/no affermata una uolta , non forno obligati i
mantenerla in un'altra occorrenza , ma_ pm fo-
fio fa uagbef^a il uariarla , come fece quella
medefma donna , di emuidicetta , in quella iftef-
fa fera.
v Ver*'
Terctoche nel rifpondere un giovane ad un'al-
tro dubbio datoli da lei inpmittmp, diffe fon-
dandoli in quello , che da leihaueuaper uero fen-

tito affermare i-che gli amanti tengonoper [igno-


ta^ & per dea la donna amata
7Ha colei redarguendo di0 t ch'egli era uero t
the chi amana modoXchiamana la donna,
in tal
amata , ma che nel effètto y èka non baueua il più.
dura auerfario , ne il pia fiero nemico deli' a-
rnante
reggendoli chiaramente 3 che l'amante maf-
imamente quando e geiofo nonuorrebbe , chela
fiia donna foffe ne predata , ne pur guardata
da aUuno,dejtdera, cheftieno occulte, & che non
fieno conofciitte lefue beUe\\e ,gli difpmce quan-
do [ente lodarla , jludia che non habbia mai al-
cun piacere , & finalmente la mncbbc uederc in
Infogno di tutte lecofe & chs da mjfuno potejfer
,

effer aiutata^ ne fòUeuata fuor che da lui.Hor che


peggio le patriafare uncapitale & fiero nemico ?
Vn altra uolta fentij purunagarbata donna , che
in belpropofito mojtrò , come l'amante nonpote^,
wagiamai efier felice, pei che ogni piacere amora
fi
erafempre accompagnato da dolore,ne pale-
fi
tta trouar mal nell'animo di chiama unapura,)&\

{incera alkgremijin\i che neffuno amoreconfe-


guiita mai il fuo fine, ft come ella feppeben
mofira
re con alcune ragioni , Sopra lequali fatto
fonda-
mento da uno , che poco dopo l'hebbeda penvm- •

tiare ,penfando netejfariaméte difarla canfeffare


quanto egli uokua,.ella mutande regiflro > andò
palefando .la fdimà delle fiato amorofo , & di-
feorrendo^ebe non fi patena dar dolore in amare %
in cui nonfojfepm il dolce 3 che L'amara . Ma tor-
nando alle penk^e i che ft damo in proposto del
Gin. i togwojdkó, che al fgioco eh fifa di raccontar un
j^dT*-
m °do>P er loqualèfifoteffe acquijkr lagratiaty
%AxM donna amataJu'tfat&psrpeTitifya ad una don-
ri *
J M»cf w/»«' efjerf; ragionato afki delittodo diguér
j f"
(Znlumdagnarjì lagratia d'una perfona, non effendomi-
» nor fatica nella conferuamne the dell'acquilo
ella douefftdircyuai Trieigo.foffe buono per con-
feruarfì Ugiaacqmfiatagratia,colei mortami-
tc,& brevemente rifpofe faranno buòni quei mt-
iejmìmodi, che furono bafiewli a fargliela ac*
quijiare , Et perche al medesimo giuoco fu detti
che per entrare in gratta d'una donna , bifogna-

ua talbora ingegnarft di cacciarne prima qual-


cuno altro t cbel'occUpaua r perè fu domanda-
to in luogo di péniten^. , quale ftrada potere
tènere uno amante , per leuar ii gratta mfuo rw
Male, la dorma a cui toccava fen\à punto pen-
fawhrifpofe,tapiuficura> & lapiucerta uia,e lo

sformar}} d'effere più meriteuole di colpi. sAff&\


ammendata (
Manfueto ) fu per tal ca-
dijfe il

gione una penitenza, che fu datada una dona fa-


cendoli quel giuoco deUapartita , del partirft j

perche dopo tal gioco diede per penitenza ad un


gioitane che le dijfe, qual fta maggior dolore nd
gllotanarfi , & nelfepararfi due perfanépiano
che a* fi
Séco ^Kvf. *$t
manoso diqutlla cbeparte , o di quella che refta .
Dilettarebbe parimente affai la peniten%a( dtfjc
il S odo)anco r che non foffe in tutto corrifpondtn-

tea gioco ,pur clx apparile applicata a. qualche


parolaia falche cofa, cbeMpenitetitiato, o al-
tri bmeffe de,tto in propofìto del giuoco . Tercia-
che le penitente fono come i motti , &come lar-
gutiethe molto più belle paiano, & mokopiùfo-
ito filmate ^itado fi ueggiono nafeere dalla preferì
te occafione , che qualhor fi può dubitare che fie-
no fiate premeditate qudche tempo prima . Etpe
rò quelle penitele, cheprocedono, o dal propofìto
4elgMocoto dalle parole detto al giuoco baurartr
nofcmpredelgratiofoSi come amene à M. An-
tonio TUcidi-, chiamatofr agi'Intronati l'Intero*
ilquak bauendo incorfo diginoco ragionando, det
to,come egli fiatta tanto male, &
era tanto per
amare codotto all'efìremo, che ad ogni bora afpet
taua la morte , gli fu detto per penitenza , come
era bene efs?do ilfuo male cofipericolofo ì & batte
do la morte cofi ulema , cb'egùacconciaffe le cofe

fue, & però doueffefar teftamento , dìfpanendo,


& ordinando tutti ifuoifatti. Tante bella, & in-
gegnofa tale inuentione , & tanto pia riufet ua-
g« dapoi, quanto il Tlacido,comegiouanedi raro
intellettomandando fuori una fua mee di ama-
lato, & (landò con doppieri ne' termini tefla~
mentarij , come fe foffe flato un pratico notaio
,
fece digratiofì lafciti, & ordinò di caprìccioftle-
gatijnordendQgtiitilmente alcuni di quelli , che fi ;

* troua-
ti, .
iroumtmò preferiti) & forfè erano fuoi riunii. It
frale altre ordinatimi , diffidi lafciàre perai*
-dilegàtOìtuttìli fuolpaffi fparfi,conpefo di doue^

re incontrare la dama ad ogni cantone^ & didor-


mir la notte, ne moniti della jìiaporta, àdungio-
uttne, ilqttalfi ùedtUa chefoffepocoin gratta^
theferuiuàntiàdoimà ih quella maniera , onde fi
tifi forte. Vrialtra donna da j>oi, pur in
quella

mede/ima fera , battendo di nuouodfenìtettareA


"Placidog^mipofccbe doueffe metter in carta que
fio fm tìfìameto, accio che macando
qualcuno de'
teflimom)!to>tfiferde[fe coft bella difpofitione. On
ile egli fee"quèil£ leggiadre flange ddieftamento
che in nome fm nonnofuori Fu . (imilfad mi' al'
tra penitenza {diffe l'attonito) &'nella medeft-
ma guifa introdotta , laqualfu data ad uno ami"
co mio , perche bauendo egli heli' occorre n\add
giuoco detto , come baueua fatta perpetua dona-
tane ad una donna del cuor fuo, nell'andare poi

per la penitenza gli fu detto , che boggi la fede


era coft falftficata , che mal fipoteua credere d-
tru^fegli bnominì non fi legauano no le ferstture,
& cocontratti,&però s'egli era itero che bauef-

fe fatto coft libero dono del cuore detta fua donni


dotieffe fubito fritta metter tepoin me^o farne
il bel cotratto. Onde colui che hauena qualche ter

mine del formulario;doppÌamente offcruando, &


tramutando tutte le claufnli folite a metterfi
da' notai in Jimil contratto , pofe fin nell'ultimo
*ccommodati notrnà tefiimom,^ à colui che rie~
r U
ra rogato , & accortoli, che non haurcbbe fatta
cofadifcara alla fuadoìma, con darle in carta
quefio contratto^ iti pofe poi jìtiunagentile tmpre
fa j in luogo del fegno che notai fogliano pone iti
piedi delle finiture loro, rogatone Ser collante fi-
deli, &forfè fin hoggift conferita m qualche ripa
fio archìuio , T^nnfu meno leggiadramente effe-
qma (figuitò Sodo) cotefìa penitenza* the èia.
il

me racco tata . Ma bene migioua d'auuertirui


,
the con tutto che ne fomenifji propoftto del giuo-
co occorfo} dtqualchemotta,& uaga
penitenza,
non dobbiamo però ufarla , fe poteffe in qualche
modo ritorcerfi, &
ritornare/opra di noi . Si co-
me intemenne adungalante huomo,il qualefat~
loftun giuoco di raccontar pa\\ie , comandò per
penitela ad una dona, chefaceffe qualche atto da
faiRa , & ella fen^a indugio molta
fi addojfo À
iolm con le pugnagliene diede parecchie co mol-
to rifo de\ircofianti . Et un'altro pur in propoftto
d'ungiuoco dipa^ky domandò ad una donna ,
aitai credeffe,cbefoffe maggior numcro,quello de
gli amanti fiui , o quello de gli amanti pa^gi,
&
colei nfpondendo diffe , Signora io fiimaua prima
the gli amanti &ipa\\i foffero del pari
fatti ,
ma da cheti'innamorale noi , mi par che gli hab-
biate fpureggiati » Et perche l'attonito non
fi
doglia che-olle donne ancora non fia data la parte
delle auuerten^e, ecco che io iti dico , che » oltre a
mante ne habbtamo datefin qui , cljefimono per
m mora mrrejchs le donne mfiwjftro di f*-
umre,
154 P< H.T £
wrire, &
dì tener conto de uirtuoft Popper pa-

gar loro quel che d dottato , come per acquiflare


fattore & riputatone afe medefìmo, &però do-
ttrino bauer sepre qualche penitenza preparata ,
perlaqual marino d'bauerein pregio il fapere
del penitetttiato dando infame à uedere ck'ellt'
uannùponendofiudio,&dik'mndofi detti fpbrito\

ft libri . Etfol una cofa leggiadra , che imparino ,

& ehepropongano una uotta , fi fanno


tenere per

àonrie ebe legano che fappiaognicofa . Onde


acqwllò affai una fera ima gioitane, folamente per
hattvrpropoflmnuago dubbio , tratto da'libri di
Don Flortfello , dicendo . lotrouti l'altrogiorno
leggio certi roman\ì,come mgiouinetto jtge- '

ftlaa nejìitoft.da donneila fitto il mmedi Daria


S
ricevet-
dafertà Diana fua innamorata^ da lei
te', come donzella ,grauifsimifauori ,
deftde- &
rabili carette . Macome poi fe le fcoperfe per

jtgtfilao fu da lei fubìto difcacciató V(acque- .

fni allora un dubbio>qual fofse


maggior dolore in
colui j o amando fra tante commoiita
dolce\- &
^eiln& poter difcoprire, an^ il tenere nafcofoil
fato ueder
fltoardor, aoitero dopo Fbauerlo pale
il

fi
cadere dalla\fua grgtia,& l'efterfubtto difcac-
ciató da lei . Uor perche per me fieffa non feppi
mai trottarne rifolutiane, efìcndomì uenuto iman
bello inge-
%i queflafera chipuo benissimo colfm
gno cauarmi di cotal dubbio , non mgliolafciar
ci hauete-rac
pafiare coft bona occaftone.Voiche
di
contato ildttbbio (difse il Manfi*eto)degnateui
-Mft&jt * t dir-
S ECO 7^2) Zi. *ff
dìrciancora larefolutione, che glifu data. Fu già
dkiofa, fecondo me ( rifpofe il Soia }petobe diffe »
tffere fiato maggiore il primo dolore cheil facon- \
do. Imperochefe bene dopo l'efferfi difcoperioper
huomo,& per amante, fu fcacciatojionfe ne ba-
lletta da affligger molto douedofifilmare, che co-
ki alt rametefama poteHa t 69ft it debito di fm ho
nella ricercando , & l'effetto chiarì l'animo fm
poco da poi ,-ejfendo flato per ordine di lei cercato ,
rit rouai o,& racconciato . Fu lodata ancora un
altra per gratiofa penitenza, hauendo domanda-
to unagiouane, quali foffero di più gloria degne ,
o quelle donne, che per no fare atto alcuno all'bù
hefii cotrario fi fono ammalate, o quelle chs a-
mando hanno taciuto & fùffocatoilloro ardore,
per non fare aU'bonor proprio alcuna offefa .
Jttìa quale in maniera Spagnuolafu ripoflo, quel
conia morte dauano ripofo alla uita, quefie in
atta, non danno ripofo alla marte. Et quando an-
cora una donna non fapefle, o non uoleffeformare
da fe medefìma una quiflione » hauerd anche lode
fe ne proporrà delle dtfcritte d'altri
, pur che non

fieno molto note alla brigata che afcolta , per


l'hauerle altre uolte fèntitetrattare,& difputa-
reinueggbia, fi come houedutofare a garba-

ta donna che fpeffo proponeua per- penitenza al-


cuna delle qutflioni del Filocolo , & una mltala
mrtuofa Madonna Emilia Vecci, hauendo due pe
gnidi due Intronati, penitenqandoli ambi due
hi un tratto, diffe come una donna la quale ettt
ama-
*5« f ^ J(,r e
étmaia da due t fu condcnnata al fuoco, fe 'l caua*
iter non la difendeva da colai , che primo utnijfe,

franto àtnantener con l'arme il dilei peccato .


L'uno de' due amanti che prima tintende , prima
ftoffenjfeallafua difenfione l' altro faputolo pm
tardi $ maone fultito anche egli per fare ti me-
deli-
defìmoy ma trouatogia occupato il luogo , fi
bera d'efór quello ube uenga contro alla donna,
usnutt al
C*r di Ufciarfi uincere per liberarla . Et

la battagliate deliberata la dona ft


dubitaua à chi

de due donare il fuo amore , in premio


ella doueffe

della liberatone per laquale pareua che f«no


,

. Et però intendeua ,
C*r l'altro bauejfe fatto affai

ebeciafemo de' due Intronati per ricuperarne


del fuo pegno prendetela parte d'uno de due Ca-

ualierì t & infieme difputajfer9 y chi di loro bauejfe

più meritato i Egli è ben uero,che quando una ft-


mUe qu$ione% che ferina fi nona ne iticnepropo-
fta,colui, al quale dijjtnir tocca , dee accennare di
hauernccogmtione , fen\a nominar però l'auto-
ap
re^ fen\a dire ^apertamente che feoperta fta,
pigliando^ alla parte contraria t che da
quella

pittori fia approvata , perno» parere di calca-


re in tutto le pedate altruh & p* dimojìw Jem
ha
pre,in qmntQ fip*o, nouità,& inmtione.Hor
penda quel che al dar le penitente appartiene fa
dourì
ta talparte alle dorme » cbel' attonito non
rammaricarfh che trattiamo d'alcune ai-
a coloro che le peniten-
tre auuerten\e , lequali
1* ricettano hmrt qqwìw. Imprima ielle
qu
SECO 7\^£> vt, i S7
fta faccettare di far queìlù , che ne comandato
,
con una certa pronte\\a,& di/pafittone d'ani-
mo,nonfoLxmSte»elie cofe, che ci fia caro difare
t
tna ancora in quella che di mala mglia
faceffer fi
da noi,eglt è ben nero, che quado ne fojfe comada
ta cofa , nella quale conofcefsimo di non batter
moka gratta , dobbiamo col batterne tratto un
motto dì feufa , cominciarla folamsnte,per ino-
ltrar dì ubidire , &paffarfine dt leggiero . Ma fe
alcuna ne fojfe impofla, laqttal facendo, o dtfgra-
tia,o derifione,o difprc\y> ne fojfe,o£huomo, o la

doma per acquietare, fi dee allora del tutto ricu-


sare , mojìrando d'effer àfimile enfi inbabile ,
pregando che ne fia ciò commutato in qualche al-
&
tro comandameto.Onde ma uolta ad mgiouane,
ilquale baeeua comandato una fimìlcofa>& do
fi
leua di non e/fere ubidito , fu detto , che ubidito
era fempre , chi fapeua ben comandare Ma ben
.

aauiene talhora, che fon date certe peniten\e,clte


non è prudenza t effequirle notici è
, & intanto
apparente cagione di recufarfi. Hortn quelle ta-
li, fameftim l 'tifar qualche cautela nel faperle
fcuottere, &
ribattere gentilmente . Come fece
una uolta il Lunatico, al quale effendo dato per pe
ntten7xa, che dotteffe dire la cagione per la quale
ttuuiens che . Molti configli delie donne fo-
no . Meglio improttifo che àpsnfarui ufeiti rifpo-
fe,àuoler Madona che io ite ne reda qualche bua
nti ragione non pofib rìfpoderui ade
fio, perche bì-
pigna cìk mi diate qualchefpatio di tempo apm-
K fxruì
M8 MITE degli botni-
Ùrui,fapendo noi. Che malpuò quel
buono , Che maturo difeorfo non aiti ,
ni tffer
&
caft fi liberò
dal non ragionare [opra qudlo , che
mólta lode de
forfè non glipareua, che tomajje in
le donne . Qiiejìo medefimo }Ule tenne un mojlro
datoper penitenza,
bello jpirito, alquale effendo
che quella fera doueffe effer
Varide et pero hauef
tre donnesche ft ritro-
feda giudicare, a quale di
palma della
vano ami pepiti , fi doueffe dalla
gtudtcto , come
belletta non olendogli dare tal
édiofo a quelle altre due
che non bamffero hauu-

uato di belL^cominciò àfcher^arefopn


to il

quel nome di Varìde } difle.Douedo io effere Va


&
giudicio , bifogna che anche
ride in coft importate
promcjfo qualche premio t fimile a
quello,
a me fta
colei chiù
cU fu promeffo aliti. Et replicando
penitentiaua, ch'egli fapeua molto
bene, quanto
(offe flato,
&però non b*
danofo cotalpremiogU
ueffe cofi nociuo
defiderio,& uoleffe dare magni
iiafenten%a} &
non conotta come ftct egli , lo
ne giudicare co-
non poffofar paride , foggiwge*
me no miuegonoinnan\ngnude, come fece
lui,fé
parte un giu-
a lui,peuhe cofi farebbe in bona
ro
dicare al buio , & però fatele mifpoglia ,
chela
quejlo
ro mancherò di dar poi fenten\a. Et con
la

fcber\o,fràl tifo deglihuomini & ron, il del-

lafciato fpirare il giuoco D'un altro


le donne fu .

'danna don-
ancor mi rammemoro, cfx effendogh
che doueffe dirle
na commeffo a qualche fuo fine
donna nfpofè quefta e trop-
il nome della fua ,
SECO T^ D jL. 159
po grane penitenza ,an^i?ià, replicò la dùnm,pcr
cicche quando ftama ualorofa donna, e boriore al
l'amante ilpublicare, non che palefare il nome di
kìjnojlrado in tal modo la gradua diifuo ani-
mo & la lealtà del fiw procederc,doite col tenerlo
celato, dà indicio , ch'ella fta donna dipicciol me-
rito , & che peto fi uergogni di nominarla , onde
il gioitane perufcir di quelle anguftie, rifpofe,
TAadonna non dite già che il tacere il nome della
mia donna proceda da fimil cagione , ma crediate
piutojto, ch'io non mifiapoflo a ferirne una don-
na tanto perfetta,& jingolartjch' 10 reputi per be
fatto di celare il juo nome fin a tantoché mipof-
fa dire màio indegno amate di lei,perciocbe adef
fo mi uergogno di leuare il mio a quejlo miopen-
fiero,acciQcbe iocome troppo ardito no ne ucnifsi
& riprefo,& derifi. Er però mi confido , che uei,
che come getile non uolefis mai dare occaftonedi
hiafimo alcuno jni fiate per commutare quejlo pe
fo di palefare ilnome della mia donna s in qual-
che altro carico , Et con tutto che nelle noflre
tifpofie ci dobbiamo guardare di non offendere al
amo , pur nelle penitene e come ne gli altri affa-
ticando Fbuomo uiene provocato, e molto de-
gno di feufafe nel ribatterei' offefa^rede unagiu-
fta retributionc al prouocante, Si come fece unga
tante huemo, ilquak uolendo una donna mordere
per auaro.glipropofe per dubbio s'egli tenejfeper
cofapoffibile chegliauariamaffero . OniTegli ri-
jpofe incontanente , che credeua chepofsibilfof-

K *"
fi,
ì6o P^J^r!
fe ,poi chele donne,
chefon di matura mare f pur
qualche uolta amauano Miglior rifpofla era for-
(dijje il Haccolto)il dire, che credeua che
gli a-

pari non ama/fero ,poi che quelle donne che fono
ueramente,auare, no amano. Era miglior rìfpofìa
certo (diffe il Sodo )perche offendeua meno l uni-
colei nel par
versale delle domte t e trafjiggeuapiu
ticolare, perche nel uerogli amanti no fono ilp'm

delle mite riprefi d'auantiatfe no dalle donne a-


pare & ingorde , Simileribattutafece ancora m
noflro amico, a cui dando una donna per peniten-
%a,che dicejfe qual gajìigo merkareb'be ungioua
ne jbebaueffetre, o quattro innamorate^
cono &
per morderlo, dtll'ha-
ftendo che colei diceua ciò
^me-
uer egli l'animofpartito in più luoghi,rifpofe
riterebbe quella medeftma pena , che ficonuiene
aduna dorma , laquale intertiene fette , o otto a -

manti,rifpofla,che piacque affai , hauendo quella


dona nome dilettarft d'effere uagheggiata da mo\
ti . in fimil maniera fentij anche io {diffe il Man-
sueto) rìfpondere ad m
gioitane , ilquate effett-
la fu* donna f
doft di quei dimagrato gelofo con
per biafimarlo di quefla prefagelafia'fu da hiper
penitenza propefìoglt,feglipareffe brutto difitto
in uno amite l'effer gelofo, et eglifubitamentefor
ridendo, 'rifpofe , che credeua , cheje l'effer gelofo

era difetto foffe nodell'amantejma dellaperfona


amata,,i he nafcerlofaceua, Couiene ancora(andà
Seguitando il Sodo )nelle rifpofle delie penìten\e %

mgflrarft xtlofo dell'honore delle donne , & am*


5" E C Ts^O M iSl
tiratore della homflà j & grandetti loro, il che
partte che poco offeruajfe una uolta tigrati Mar-
chefe del Fafto , atonale in un gran drappello di
donne, a fua contemplatione nella nojlra città a-
dunate,effendo date per penitenza diuirtuofa,&
accorta dona,che detteff: dire quel che tetiejfeper
più difficile,o il debellare unafortìfsima,città,o il

mneere uno honeflo,& nobtl cuore di domai vijpo

fi,che eredeita,cbe con maggior difficoltà una cit


tà fi efpugnaffe f con laqUal rìjpofìa mojìrò d'batte
re un poco còcetto la graderà delle danne, onde
colei che la periteti?^ data gli hauea ,noniefla-
tane molto fodisfatta, riuaha fogghignando ad al
Cuni che Cerano appreffo , diffe , io mi credo che II
Signor Marche f habhia fatte poche battaglie c$
tra a cajli, & coflanti petti di donne f perche noti
haurebbe rifpoflo forfè coft , quando baUeffe fra-
nata quellaguerra , come ha efperimentata que-
JÌ'altra . Dee oltre à ciò la rifpofìa ejfer tale, chi
moflri una certagrandeifta , & limpideiga d'a-
more , fin toflo nella gutfa Te-che di lui parlò il

trarca nelle fue rime , che come ne fcriffero OhjV


dÌ0}& Catullo ne tterft Im o . // che offerito il no-
flro Vogliorofb{diffe il Fraftogliato)quàdo cfsen-
dogli domadato,fe poteffe auenire quefio cafò, che
ì funi occhi foffero coft fatati che in un girare po-
tefsero uedere tutte le cofe del mando, fuor che U
fua donna onero ch'egli fcorrefje la fua donna fola
etneffma altra cofa,qud ch'egli eleggerebbe 7 pìi
ma nfpofe,chti «marebbe meglio il ueder filameli
te la donna amata , & reftare priuo di mirare
tutte l'altre cofe ^gia ueggiendo lei tutte le co-

fe del mondo uederglipareua , fi come quando fi


trouauaprim della fua uifia t (ìimaua di no uede-
re nulla ,
an\i che con dir patena , Che per ch'io
miri, mille cofc diuerfe intendo, è fifo. Sol una
donna ueggio,el fuobel uifo. Ma fi comeglihuo-
mi>ii(feguedà il fito
Sodo )
ragionamento'^ diffe ti

hanno da moflrarfi tutti accefi , inferuorati &


mlparlar loro , cofi le donne potranno talhora in
ftmilirifpofie ejfer fchiuep accerbette co una ccr
ta dolala mefcoletta , &
audio maggiormente I

quando i ijpondere deano à loro amanti. Come fe-


ce colei ! che effendo domandata damo fuo inna- i

morato pernia di penitenza, quello egli potiffe fa


re a no fentirle ma eflremapaffionetcheper trop
po amar la fua donna- fentiua , rifpofe , amatela
meno. Et talborancbee premejfo àgraùofa don-
na il moflrare diburlarfi di chi l'ama. La onde e
fendo impofioad una doua.chc diceffepcr qual ca
girne ella fi dilettale tanto di far fofpirare , &
piangere ifuoiamati, rifpofe, pere he mi pare che
babbino molta gratia nellamentarfi , & chefo-
fpirino congran foauità. Et mi ricordo, che ef-
fendo comandato all'inonorata Madonna Flauìa
BeUati, che no itolefe mai ejfer cagione della mot
tedichil'amaua, & di chi per lei era condotto
eli efirmo , rifpofe , quando io faprò clx alcuno
per mia cagione habbia un male cofi grane, non
Tnartt\)erì> di ntadarli il mèdico , & di pagargli lo

Jpetiale
S £ C V^D A. j6$
fpttiale. Et non folamente il burlare,ma non fi iif
dice ancora alle (ione il mordere mpocojn quel-
lopero che adamar appartenga ,pur cheilmor-
fofta,come Lauretta n'infogno douer efier, no: di
pecora, & no di cane , efkndo il mordere in guifa
della pecora gentilezza , & xUnordere come il ca
ve mll.inia.La onde Ji potè permettere la rifioft
che ad un fo\^o , & fpiaceuole amante dnd; una
donna in penitenza , perche domandandole colui,
fe per efiere amato baflaua amar perfettamente
rifpofe Signornò , che non baila amare, pvrcbebi
fogna ancora effere amabile. Cotejla fu fmde (dif
fe il {{accolto ( a quell'altra , che fu data alt'sA-
geuole , Uguale ricercando di faper da una don-
na , di cui hauca il pegno , .& alla quale t fé bette
eragraue d'anni,cercaua di feruire d'amore, fe le
farebbe marauiglia che un ueccbio amafìefbebbe
per rifpofla da colei e non m parrebbe maraui-
glia che un ueccbio «mafie, perche io ne ho minti
innamorati alcuni, ma mi marauiglia fel bene ,fe
io lo uedefie riamato, perche io non ho ueduti ria-

I
mare mai alcuno , Vn pa co più ritrofa di que -
fu quella di colei(difieilManJueto)laqu;\e
lle

domadata in penicen^adamo fuo amante che l'e


rapoco agrado, quello che hauubbe da fare uno.
innamorato, per acquifiarfila grafia della danna
ch'egli ama , rifpofe il contrario di quello che fa~
te boi . ~hla non crediate pe>ò( legutto ilSodo)che
! auel priuilegio di rifpondere un poco alla ritrofa »
fia tato proprio delle dóiic } che talììora,fe be di r$

àa

i j
a<?4 T tA F^T E
dójwn fta conceduto à gli buomini ancora fquan-'
du lo flato amorofo nel qual fititronauano lo ri*

cbiede,& ilhogo,& il tempo, &


l'altre circoftd

\e non le prohibifcmo.ùnde non fu tenuta fuper-


ba ma debita rifpofia quella diefece il Deferto al
t

lafuadonna,quado per penitenza gl'impefe t chc


per qual cagione efsendo egli dalla fua
le diceffe

donna ueduto uolentieri,& non hauendo riceuu-


to mai ne disfauore, ne cortefta alcuna ,fofse re-
flato in tratto d'amarla t & egli rifpofe perche non

è buon cambio il dare amortjùr riceuere benhto-


lenty,pùi che il dare tutta fejiefio amando , e co-

fa tato preciofa, the /? paga fempre


pocopreqp ,
colui » cl/e molto ama
fe non con t amare molto
Puaft in tal mamera(dìfse il Frajìagliato) rifpofe
;
%n altroché domandato da una dona, qual fofse li
miglior modo per far che uno ami, rifpofe il farli
tonofcer ch'egli è amato <Apprefso(difse il Sodo )
e? li è conceduto agli buomm ^maggiormente per
iifcoprire l'intentione dell'animo loro,&per pa-

kfiire qualche loropenftero, il non dare tallmn


ne dubbupropojli in penitene la ucra refohtio-
ne , ma quella che più commoda , &piu utileltf
nel modo
fia efsendo lecito ancora ilparadofiare f
che habbiamo già detto il giudice poter fare, La
onde io ho (entità con probabili ragioni affer-
mare che l'amor della amata uerfo l'amante e
grada ,& nongratitudine ,nonhauendo alcuno
tìbligo ibi è amato da riamar . Hor udito talhor
ri

fpotidendo mofimrcy chepiufi&fehce l' amante pé


SECO 1^i> *A . 76 f
allacerte^a fperan\a d' batter a goderei ama-
ta, che non è poi nell' atto jh'fio dei godimento, In
tefì ancora una uolta , che efiendoiino domanda-
to in penitenza, qualjfofie più potente di quei due
gran n micino lo Sdegno , a f Untore , efierfiato
detto , & con qualche gratiofa ragione mofirato 3
cheto[degno non era amerfario , ma più toflo fe-
guace d'amore,et che lo [degno no haueua maipo
tere contro amore ,[e non con le for^c d'amore fèef
/è. Et io ho [entito in rifpofta di penitenza mofira-
re ( difie l'attonito ) che la belle'fga dell'ani-
mo per [e [ola non è baftante à defiare amore , &
fin itdtj l'anno pafiato un de'noflrì , che fi affatico
dìpalefarcy che l'amor tanto è più nobile,quando
è meno gommato , & guidato dalla ragione .

Hor concedendoci quefialken^a ( difie


[eguitan-
io il i odo ) in qual fra dubitatione propofta » tan-
to piti fi permetterà il[arh in una quijìione am-

bigua , doue fipofia addurre buone ragioni t coft


per l'una , come per l'altra parte . Onde in quel

dubbio^ [e più patimento ,& maggior fia , ilnm


riceuere alcun premio , o ilriceuerla minore del
difìderioi & del merito., & qualfia da
in quello,
ftimare maggior fattore , & che partorita mag-
gior obligo nell'amante^ di colui che in breue tt-
po„& liberamente,efsendoglift la [ua donna fatta
mcStro ad amarlo, hor cojeguito il deftderato fine
del [uo amore , o di quell'altro che con lunght \%a
di tempo, & con molta difficultà l habbiaotten»
to.Etin quell'altro quefito,fi la ricordanza ódk
felici-
'

166
felicità pacate alt amante pofio in mifero flato 4

aggiugne dolore , pia toflo reca diletto . Et fi


milmente in un'altra qui/liane, [e fra nobd donna
& fra nobil gioitane può ritrouarfi aera amkitia
fen\a interefie £ amore . In tali dubbi dico , ho
fentìto diuerfamente rifpondere , fecondo che pm
commodo tornaua acoliti ,cbe haueua a dar la ri-
fpo(la.7rla perche talhora a e comandato chefac~
damo un parlamento,o ava /'cena con una donna,
come s'ellafofie nofira innamorata , qualche uol-
ta ancora ne' e imporlo il dettare una lettera amo
Yofa , & fpeffoparimente ne uien comefìo da quai
cuno, che fi debba dire una nouella , però difcorjò
alquanto Jòprajimilpropofito, uoglto che faccia-
mo fine, perche Ihoraegia tarda , & farà tempo
hamai d'andare a ripofarfi. Il ragionamento che
far qualche uolta ne conaiene , ò farà infoggetto
determinato >&
particolare ,o farà in materia-
communi , ma nell'uno &
neff altro modo non.

mole effer lungo, ma rifiretto , modefio , affet &


tuofviìn un accompagnando le parole co'gefth &
con i mouimenti uno inferuorato amante ft rap-
prefentì ne di ciò faperui io darui il più bello efte-
pio che quel parlamento, che fece il Zima alla mo
gliedelTodeflà da Vifloia, delqual hebbe buona
derrata,fe benegli coflà bel palafremo . Et an-
cor che (ìa daguardarfifopra modo in ogni noflro
procedere dalla affezione ,
pur quando in tale

occorrenza ella è Jiudiofamente fatta , pare die


hahbia molto delgratbfo.Comefi uide in unged
caualiem
sguattero, alqitale efìendo coma-iato } che faceffe
parlamento con unagiouane , come me fe fofie la
fka donnaiCgliriiwltato acolei,con certi atti pie-
tofì , dappoi' hauerle un fpafìmo alla napoiitana
/coperto quantopatifìe per ki,d<fìe eccout narra-
ti Signora t miei dolori , cagionati in me d*a fieri
colpi della uojlragrabellewa, nella crudele guer
ra d'amore , riputati colo feudo della taciturnità
& della fede ,& poi che in quefla battaglia io re
flo uinto , mi rendo allafor^a de bei uojìri occhi,
chìedéndoui demerita , &pregandoli! a donarmi
quefla uitay che fi chiamare fempre uofirafchia-
tw, prima che uccidermi conia fpada della cmdel
tà uoJlra.Fcdete come quelle parole, lequali pie-
ne di concultate metafore fanno il parlare affitta

to, ft rendono dilettatoli ,per l'afettationefopra


in proua,an%i tanto più farataì affettione gra-
tiofa, quanto fard più efìrema, & ptn hiperbolica
deue quando ella e naturale, infaflidifee più che
altra cofa, ft come nel giuoco delle cirimonie, cre-
do hauerui detto. Et quefìo medefimo , ch'iodica
de'parlamenti ha luog<> parimente nelle lettere
morojè , che dettare io uegghia per comanda^
melone conueniffe, perche, o affettate far le con-
molto fpMtofe,
viene „o & jkeeinte & talbora là
,

io«icbe,& capricciofe. Ma fi a quella donna, con


U quale eie impoflo di douer parlare , ccnuerra
tifponderc, dourà, fen^afarfi pregare > dire an-
che ella con una certa jòaue, & dolce fiuerità,ft
mefece una uolta donna } che non urne p iu al-
la
art y n_ r &
la quale efsendo detto da colui, ilqual come antan
te feco parlaua in j'cenai che non douefse prende-
re d fito male m giuoco , altrimenti glie ne fegui-
rebbi lofio la morte, rifpoj'e. Signor mio io non ui
ueggioper ancora à cofi gran pericolo,quando ut

uedrò a qitelpafso non mancherò diprouederui t


nel modo che debbofare.Ohime replicò colui, che
giunto cheio faròà quel termine,poco potrete ri-

mediare ,no efsendo allora pia capace di rimedio*


Bor andate foggiunfe eliache la fretta del rirm-
dio mojlra la fenten%a del uojiro amore, & cofifi

gli tolfe dinanzi. Ma fi come, quando non n'è dato


/oggetto rifìretto , fopra del quale parlar fi deb-
ba } conu\ene che la donna rifponda come fihiua, e
ritrofa d'amore , cofi non ha da recafare , quando
l'è comadato che cofifaccia, di moflrare damare
dicendo poche & rotte , ma accefe parole . Conte

rifpondendo in una feena fece una donna , la qual

tutt i conofeete , dicendo a coliti , che la pregaua .


'

Sdamate me} comeditc, amate l'obligo mio fi co-


me amando io «oi» compiango la uofèra pena, &
habbiatemi compafsione tpoi che il ckfojlq'ualbtt
vendo io dafentire amore non doueua darmi ^- I

confane pur che in mefacciano ,


lo d'honore , &
l'amore,& l'bonore afpra battaglia . Et un'altra I

donna eftendolepur comandatole finge [se d'ef- |

fere innamorata d ungiouane.& che con luì par-


lale, difse . Egli è tanta lafor\a ch'io riceuo alti
ttoflra beltà, ìdolo mio, ch'io dubito , come debole
femmlla di non potere-ad Amor reftfiere , per è I

mi
S EC 7^D A . 169
mi ripongo net potere detta, uojìra uirtù, accwcbe
fon quellafacciate reftflen\a a me per uoi,&a
noi per mefkffa. Et fimili'^arole uorrebbono effe
re accompagnate, fi come furono da colei, con un
certo rojjbre di uergogna,& con un tale affanno,
poiché fono fiate dette, chefacifff fede , come
poco fia annega colei , che le dice a parlare in
quella maniera , & che la necefsiti dell'ubidire,
col bello ingegno infierite,
ho fatto fot\a alla fua
natura . Et quefìo medefìmo «aerei che faceffero
te donne non folamente in quelli parlamenti fpe^

\ati) ma ancora"/ elle haueffero darecitare da


una comedia all'improuifo t comefì ufadìfarqual
tbeuolta,nan douendofi alcuna fdegna , di far la
parte d'una fante d'una balia,<Cunafornarafl di
ftmilbafta forte, an^i mettedoft in affetto dell'ha-
bito,<$- del uefìire, douranno fiudiare, di rappre-
fentar la lor parte propriamente^ fi conte
10 ho ne

dutofare mirabilmente ad alcune ,peube quat-


tro parole che dicanole domeaccompagnate con
certi atl i,e con modi bene imitati, per tramutar-
fi tanto detta natura laro , paiono miracoli . Onde
infmili comedie alCimprouifo uedrete fempre ri-
portarne ti uanto alle donejtia tempo è che ft di-
ca del nauellare , delia qual materia {tenendo noi
é parlare, ui dico che intorno alle none Ile prima-
mente, conuiene auuertire,cbe un 'anione, uno &
astuenirneto fola, & non molti la nouetta dee con-
tenere , perciochein talmoda pia tofto hiflaria ,
tbenouella chiamar}} potrebbe, 0-però nella no-

mila
i7© ? ^ Ji_r e
velia, di Federigo ulbmgbi, màcie the il fuo
autorenonfi dìfiide nd dire la fua origine , lajutf
vita,&tuti e le fite anioni , mafilarne}' te qndU
racconta , quando come innamorato ptr coi :7;d i

fendendo, batteva fen\a profitto dù fuo amore


ognifacoltà confumata,ejfendo gli poi la Jka don-
«a venuta à cafa, per farle bono>e , le àlide a
mangiare un fuo falcone , che folo , ma rartjsuno
gli era rimafo , dai qualgenetojo atto colei com-
moffa, & mutata loprende per marito & fico
, ,

con riccher^a & lietamente urne l^efuor


, fi ,
di

tjutlloatto , alcuna cofa di lui, odiki fu raccon-


tatale non quanto per vagherà , &per intelli-
gen\a della novella par ue muffano. Ma quando
io dico uno auuenimento, non crediate ch'io inten

da folamente di quello , che in uno fol giorno fia


vcwfo,comenelleTragedie , nelle Comedy &
firicercala di quello ancora, che in ifpatio di te
po fta accaduto, camene gli eroici fi cofluma^ pur
cbevno auuertimento fia,& no molti. credit

te perocché la nouella della bella figlia delSolda-


no di Babilonia che in quattro anni per uarij ne*
,

àdetiperuenne atte mani dinouehuomini i


& di

poi reftituitaal padre fu mandata come pulsila


al re di Garbo,?' inteda d'banerpitt attioni, bipm
che altra novella è- piena dìmoltiuarij caft, ma

d' ma fila anione effere fi vedendo dell' effer con-

dotta fpofa ai marito , fin che dopo uarie fortune


al marito desinato pur fi conduce . Quindi potete
fe ionùnmiinganncaffermarc, che k r.welle dd
SI f ?^Z> jt. 171
lafeftagiornata,& alcune, che fono nella primat
che piamente in un detto, &
in una arguta nfpo
ila confiftono
, non in fatto , in attione alcuna
propriamente nouelle dire non fi poffono , ma
motti) & leggiadrìe Onde chi
dipartite pitti ojto .

per comandamento haucffe unanouella darac-


toniate, mal mi parrebbe che ubidifsejè un mot~
to folamente t &
una argtttia di qualcuno raccon-
tale, ancorché foffe , non foto , come quelle del
Boccaccio , che ue ne fu qualcuna mediocre , &
di poca acutezza , ma ancor di quelle uiue& ar-
gute, che fon pojie nel Cortigiano . Et feti Boc-
caccio per nouelle le pofe , fu forfè indotto a ciò
dalgran numero, che banca defttnato di ferver-
ne , & ancora dal titolo delle cento nouelle anti-
the,lequali perda maggior parte motti,& arguti
detti contengono . Conuiene anco r considerare, che
quefta fola anione, che nella nouella dee uenìr co
prefa } puQ ejser di tre fortiperfane, altre bafse,&
uili, come farà quella di Tofano, diVtronella
t
di Calandrinoci fra Cipolla , &
della Belcobre >
alcune altre delle >nediacri,come cittadinefcbe,et
nobili, qual fu quella di Ricciardo Tilanaldi, che

fu trouatoafar cantare illu{tgnolo,o come quel-


la de'tregiouani , che amarono le tre fonile , &

la di Cifmonda figlia del T rincipe di Salerno ,


&
fimtli.Etfc ben la Lifa,che per troppo amore, die
.llBgTietro portaua infermo , era figlia d'uno
fpetia-
fpetiale , & Gttìfiardo amato da Gifmonda e-
te. di natione affai burnite, nonper quefto fi debbe
direbbe nomile no (ietto d'anione illujìre.rifguar

dandoft filamentelaperfina principale ,di cui l'ai

tìone fi racconta , la quale ejfendo nella pì ima


del & altamente ope-
"Pietro che bonefta ,

era ai a-
rò tterfi quella giouane , che mofia ft

mark f
& nella & di
feconda di Gifmonda »

Tancredi nelmandar cuore dell'amante uc


egli il
}

ma coppa
cifialla figlia in & nel em- d'oro, ella

pirla d'acqua auueknata„& rifilutamente porfe


alla boccale d'illujìre anione fi debbono dire, &
tTillufiri perfine . "Ma quejìa anione tra qualun-
que perfine auuega , a wler ebe diletto apporti à
gli afioltanti , uuote bauer delnuouo , & del no-
tabile , & contenere m certo ueriftmil raro ,
cioè

ebe uerijìmilmetite poffa accadm s macbe però di


rado addiuenga . Egli è ben uero, che nel De ca-
pteronenefono alcune per noueUe raccontatele
a-
pur auuenire nò poffino , Come la nouella del S
ladino 7tf. Torello in una notte da Babilonia per
arte magica , à Vania n è recato , appunto &
arriua ,quandolamoglie ejfendo l'ultimo gior-
no projìffile da lui del fio ritorno, ne ua rimarita
À cafa del nuouo fpofo , il medefmio ancora ali-
mene nella nouella di Madonna Dionora,alla qua
le fu dall'amante dato un giardino digenuaro
bel

lo,& fiorito ,come di maggio, fatto per negroman


tia che come cofaimpofiibile fu da lei dotnanda-

io , Ma più ddh mpojfèile t & quaft del fatto-


.
SECO T^D jt. '

'Ì7| .
'lofi hebbe ladiT^aflagio de gli Honeftt, il quali
'netta pineta di J\aitenna trono & fece con fio
, la
profìtto mdere alla fua donna , una gioitane bel-
ìifsima ignuda & fcapagliata^acciata da miica
ualttre , ilquate con un con elio le editata il cuo-
re, &
a dite maftinià mangiare il gìttaua, do- &
po non motto fpatio,come morta non/offe, riforgt
ua,& di mono cominciava d fuggire, &
cava- il

liere àfeguitarla , di nuouo ferendola, 0- di mo-


tto ogni venerdì nella meiefima hord,& nel mede
fimo luogo uccidendola^ quello per ordine della,
diuinagiuflitia , in pena della crudeltà che queL
3

hgiouane in uita haueua ufata al Càualier cac-


ciatore ,cbe per fuo amore fi era uceifo , Ma
io mi
credo , che due prime fojfero poh da quel gìu-
diciofo fcrittore fra le altre fue , come cofe che gli
buomini ancor credano che per la foryt delia ue-
gromantia nuuenire poffano , con tutto che hoggj
fpenta,& perduta fta L'altra poi della cacciata
.

donna ha bene più dillo impofsibile , ma come fo-


la fra tante,fi può benpajfare nel tnodo,che in un
grande sborfo fra molti belli , &
prefenti feudi $
ne paftarebbe uno di bellifsima lega t che nonfoffe
ai tutto dtpefo , Ma ancor che cotalnouella tra-

paffi alla famla % nonpuofare per la fua (iraua-


gan^a di non dilettare , Egli ében uero che rife-
drebbe meglio mejcolatafraroma\i dotte te Fate
}

gtincanti, &
le cofe fopranaturali fono molte gra

tiofe,&dìletteuoli,& allora maggiormente, qua


ibfono felicemente fregate , conte dalF^rtojla
/ìi fa f ro.Et ctó wi ererfo io cfoe nafcay coftper effet
proprie di quel poi ma, come ancora per contene-
re fiModife fgifi allegorico, da giouarein un
tfmpo Jìcjf'>,& dilettareJaquale allegoria non ri

^cercando la nouella, ma defìderando t'ammaefira


FKcNj o,& utilità /coperta* auuiene men bcl-
, che

£j& meno perfette ft tengono queUe,che maghe t


incanti , & cofi fatate contengono , &
perà la-

biate cotal ifauole alle ftmplici fanciullate, qual


cima di cafo ueriftmile ne narrarete > qu.mdo da co
mandamento di uegghiaà rio farete aftretti.

Ha fè prima alla uoftra faràflata qualche nouel-


la'racctntata , donerete fempre ingegnami , che

'quelle che tocca à direàuoifta mlmedefìmo fog

"geilo\delprimo narrato cafo , o neramente fta nel


contrario . Tercjoche fefoffe fiato narrata la no-
uella diGuilfardo, che beffò l'auara donnaJaqud
le per dugento.fiorinidoro uoleua uenisre lafu$
honejlà.y potrebbe narrare aldi/contro quellà
fi
tli MadonnaTiccarda , quando burlò il Tropo-

fio diFiefole , ilquale credendofi giacere con lei ,


conlaCiutaT^aftritrouò.T'arendo in qui fio mo-
do, che fi uenga a narrare quella tal twueUa,fen-
\a bauerui penfato fopra , & come chelhabbia
rifu igltata m Ila mente l'occafione
della, già rac-

contatale che fi moftra abondan^a dinouclte,


quafi che in (giifoggetto ne fouuenga
motti tafi
le narrate ncuelleci
da raccontare. Et quando
nouellare , non
metteffero innanzi U foggetto da
importa ta di qualiperfonetet di quali attieni noi
r
J££0 7^Z>./f. 17?,
tt.raecontafsimo s pur che con l'ubidire alla occk

fione penfafsimo di dilettare. Ma fi fètida al-.-

cmo di quefli rifpetti ne conuerrà narrare nouel-


la , bauremo in età quella confideratione , ebe nel

proporre de giacchili diffe da principio , E: però,


fèfr amolte done, in luogo celebre la noflra nouet
Uftdoitrà direni nobile anione, &frafegnal*tc\_,
perfoneoccorjà fard bene di raccontarla t li douef
fefraperfótte dmejìicbe, &
in luogo neretto dok

biamo efiere afcoltati noueUando, ibafsi,& pia-,


cenali attonimenti paranno pia accommiati ».

Onde fc noi proponessimo la nweUa del doglio r

è quella del campar Pietro , dote foffegran fve~.


quen^a dlperforte , non ne faremmo moki lodati ,
& all'incontro in famigliare compagnia gratiofe,
& dolci ftrianotenuto, T^llo eleggere pti le no-
velle, che fi deono raccontare jnipar che conuen-
ga di fare qualche fcelta t non dicendo giamai quel,
le fopra tutto, che contengono mal ejfempio di re-
ligione , conte fu quella di Ser Ciappelletto & , di

Tàafetto da Latypolea Ino, & hfdando anco quel


k,che fieno di butti è fcelerati cojittmi, come fa-,
rrbbe fc noimettefsimo innan\i qualche ame ni -
mento , nel quale iniqua , fcandalofa, & sfaccia-,

ta donna, contenta, & lieta reftajfr,o doue à tea-

U;& uirtuofaperfona infelice , & miferabile in-


fortunio fuccedeffe, come (aiebbono i cafi di Gabri
na fe il meritanogafligo nonfapefsimo dapoi , ra-
r

le mi pare ancora la sfacciataggine di Lidia nellì,

firatit che fece, al fuo marito TSfyoftrato . 7s{e

S a meno
if6 V^KTE
pieno approvo il raccontare quelle nouelle che fa
nodi mejìo, & doloro/o fine,percbe dotte fi defide

ra il noue(lar7 accioche \nduca letifi^t e altegret{-


ì^a , effe apportano doglia & mefiitia^on effendi*

perfomcbe non fi contrifiUquandofiente Lifabet^


te piangere [opra il tefiodel fitto bafilko fialer-
mano , & chenon fi fienta
tirare le lagrime infim

no infiligli gechi, quando aficolta la Saluejlragtt-


tata fiopra il marta corpo delfuo Gir elenio , man-
dar fuore lo (vinto . Et fi bene ilBoccacàa in-
troduce ciò ih unagiornata, nella quote ttoUepi»
tolto pianto , che fifio ritrouarfi fra
te fiua briga-

ta >&da qualche bello fpiriton'è flato riprefio,


nondimeno mijiimo io che lofacejfe, come egli a$
cortamente ne ficufa , per temperare un poco te
fi
letuia.che continua per alcuni giorni battuta ha^
ueano ,
facendo bifiogno a gif buommitdhor coji

di piangere come di filare infefia ,per purgare gli


animi noftri da certi afitti , che li predominano r
Tèa una notte fola >
òinmfiol giorno , colà dow
per ricreatane donne, & huommi infierite dimora
no , non a luogo queflo riguardo , Et quando pur
infelici juc*
fi bauefife da concedere il raccontare

cefisi, fi permetterebbe alle donne fittamente, co-


me a quelle ebe dotécfo far profefsiane d'honeflà ,
non farà difidiceuole il narrare qualche infelice fi-
nes cbe a danna per batter troppo amato, tropr &
po copiaciutojt fitto amante fia auuemta , fi tome
éncoficomieveloroildiregl'inganni, & l'ingra-
mimi che (tlledowfino da glihwmim ufa r
£ e e o ft^D jì.
ti,tome fe la nonetto, di Bireno, & di Olimpia po-
hejfe qualcuna innanzi è fe raccontala» anco-
ne quali accortamente fi fia dòn-
ra di quei caft ,

na importuni ataaaori tolti d'intorno , come fr-'


rebbe quella di Madonna Frantefca , eòe l'uno a-,
ma tante fece entrar per morto in unafepultura ì
& come morto portarlo UU, Magli huo-
all'altro

mini) che mutilando non pur cercano di dilettar


le donne, ma ancora coicàfì the efti raccontano^
{Indiano ,quantopQffono,d' indurle ad amareinar
rondo infelici fuccefsi per amore auuenutì.fareb-
beno nelle menti delle donne contrario effetto,
fytrrìochc qual penfìero di donna non diutrreb-
be agghiacciato Mentendo lanùuelia di M, Gu-
glielmo da Rofsiglione , che da mangiare alla fua
moglie il cuor del jìto amante uccifo da lui io qual
mente donnèfeà non deliberarebbe di fuggire k
traccie d'amore , quando fentijfe raccontare, cos-
ine Gerbino per l'amore che portaua alla figlia
dd Re di Tmifi combattè la nòne , doue la donna
amata era su condotta al marito, éomèqueì &
the la conducemmo , per ch'egli min thauejfe in
manoyprefeneagliocchifttoi la [ugnarono , & in

màrelagittarono , &a lui per ordine del %e Gu-


glielmo fuo Um effer dapoi tagliata la tejìaiSie-
no dunque per mio auifo di felice fucceffo kno-
ùeile,che égli huommi di raccontare camene , &
totcgonoqualche belh effempio di coJìa\a,digrd»
àe\\ad'animo ì & di lealtà, et allora maggwrmi
feàiktterwm} quanda in perfommbiH, Ulti' &
i § fri
17 S T> *A T^T E
firi ft mofirarà effere accadute, donde auuìene che
fomniamenténe piace fra le altre la nomila del
Conte d'^tniwfa , di Madama Beritola } di &
Tebaldo Elifei 3 mafopra tutto pare che dilettino
quelle, che grande bonefià , &
gran fojferen^a di
donna contengono, onero di colei , che dopo gran
perfteutione, &
calumnia, cafta, innocente (i&
difcopre.Di qui nafee, che fra le altre bellefattole
pofle dall'\Ariofio nel fttò Furiofo, beUifsimaéJii-
mata quella di Cinema , &di
Snodante, nel &
Decamerone marauigliofe riefeono , quella di Ci-
glietta di'Herbona ,cbe due uoltefi guddagìia-ìl
maritoj'una colguarire il 1{e di Francia,& Val*
tra con l'induftria>& fifferen-qijitaigiacendo oc-
cultamentecon lut,& di lui partorendo due figli*
uoli , & quella della pattente Crifelta col Ttiar-

chefe diSalu^yp fuo maritò . Et avella ancora


' di

Barnaba da Genoua , che rìtrouò la moglie uìhoì


& innocente,donemorta & y colpeuole la reputa-

va. Tali adunque defìderarei che fodero ìfogget*


ti delle nouellc, che fra gran numero di
perjone fi

hanno da recitare, dico bene , che fe cene mìffe


velia mente delle co fi fatte , che o ne libri lette ,o
daaliri intefe in notitiadi quei che afcoltanoef*

fere pott fiero , che non farebbe ben fattoti dirli t


attefo che con tutto, che perf jleffe fieno bellifsi-
me,nodimeno come notte no fi poffono con ottetto
ne afcokare,onde fi chiamano noi4elìe,quafi di nu»
ut) accadute, o nouellamente a notitia uenute.
Et
perà idimouo da mitroùate douerarmo efiere
mera
SECO K^D le* *79
tuero coftripofle, & occulte, che per mone , &
non più Udite tenuto fieno Al aero è, che fi /ano Tra

tutti di quelli, che per mojlrare felicità idi mcrm


ria , bauranno alcuria delle pia belle delle cento ,

con lefleffe proprie, & formaliparole ractontart


con gran faahtà } & pmite\\a,etne barn-anno li

portata non poca lode. Et qutjto fi a quanto alfog-


getto delle nomile appartimi-, litomopoiàl nar
rarle,& [piegarle con parole ,conuiene hauere an
cara alcuni auuertimenti. Et il principale fin di

raccontarle conardine,& conchureifta, tnetttn


io in tal modo le cofe dinari àgli occhi' 7
tS* rap-
prefentandole fi fattamente con le parolt , che gli

afcolUntì filmino a" batterle preferiti . Onde riejce


con molta uagber^a il deferiuer talhora qualche
atto, che bene raccontato defli non so che dt dilet
to , come à maràuiglia feppe fare il -Boccaccia
ogni uolta , che per ornamento della nou ella giu-
dicò conuenirfi , come fra l'altre mite fece mira-
bilmente in due nottelle, Cuna delle quali fu quel-
le delR£ Carlo , quando con tanta leggiadria de-
ferine in che guifa comparsero le due belli figlie

di M. l^eridàUSti al ì{e che maugìatta.et in qual


guifa elle entrarono apefcarncl uiuaio t in tal ma
do, che non haurebbe dipintore faputù cùfi fatta-
mente diie bonefte, & uergognofe, infierite attilla

te & gratìofe uerginelle dipinger mai col pen-


nello, come egli fece con le parole. L'altra fu quel
delia Siciliana, che cercò dijpogliare il menali
l<t

je faremmo idi qmnto hauetta in Talérmò can-


$ 4 dotto.
a8o t m pk t t
iotto/oue deferme le carene , & le dolctiféi
che maeflreuolmente gli ufaua , & fra le altre *

quando raecontadel puntai ejìrema delicatezza


con la quale ella entrò in bagnO,& fi lattò et n'u-
fcìpoi col fuonuouo amante. Colui oltre a quefloj
che la nomila raccontatori ha da effer fempre pu-
ro narratore , ma talbora , comefe Infilane fojje
dee' parlare bor in perjona dì quefìo , & hor di
quello, di cui fi tratta nella nouella, & parlar?
anco in tal modo , che colui fleffo, quando hauejfé
ottimamente detto, non poteffe altrimenti hauer
parlato* 2^_e balla il dire f tutto quello^be.o per

persuadere, oper tnuouere , o per ìfpauentere eft

foffe potuto dù et ma bifogna anche accompagfi ar


lo con la uoce , con igefli , & con la pronuntia m
modo t che la perfona fi contrafaccia della qtialft
racconta. E il maefiro del noucllare udendoci ma
firare quanto ciòimportijaccontando del Caua-
liere di Madonna Moretta , cui fiaua cofi bene il

mutilare nella lingua * ch'ella (i fece {tendere da


cannilo oltre agli altri fuoi difetti mife per lo piu
ìmportatite, eh' egUpefsìmamente, fecondo le qua.
liti delle perfone gli atti che accadeuano prO-
feriua , *Akhefare accrefee affai di uagÌ>et^a,fe:
quandonarriamo di qualche perfomt diprt^
tifi, o almeno di lontano paefe fta, noi- andia-

mo nelproferire mefcolando qualche parala , che

fia propria di quel paefe . La onde htbbe met-


to del gratiofo quando la Siciliana, della qua-
le pur bora dkcuatnmo nelfar care^fi aìfik
SÉCO «t. aSr
Cercante ,gli diceua j non fo chi mi fi haueffe x
quefio potuto conducere altro che tu , che m'hai
mtffo foco
il. nell' arma tofcano acanino. Onde
ueggiamù che Dante quando introduce nella, fita
comedia perjbnefiraniere,fi mofira molto uago di
far dì loro qualche parola di quel linguaggio.
U n\i una uolta nel i6. del "Purgatorio , fe bene
mi rìcordajntroducendo >Arnaldo gran rimatore
grouen^ale , lofece con alcuni uerfi della fua lin-
dua direSfan m'abbeleìs uotre cortois de man.&
quel che fegue . Conuiene ancora nella mudla
ilporre i nomi a colora t chs in ejfa intervengo-
no, & non mutargli mailerche ildìre,quella don.
na che uoìfapetet ilgioitane che io ut dijsi, quel ri
cordatemi mi come fi chiama, & i nomipofii an-
dar uariando ,
guaflarebbe ogni nouellaper bel*
lifsima ch'ella foffe *. Oltre che neìmetter de'nomi
fameftierieffere buono batteìgatore > con tufo-
delpaefe conformando^ douèfingiamo tfferilca
fo aukenkto . Et anche introducendo ungittdeo,
nonio chiameremo Ciouanni , ne trancefeo » ma
i4.bramo s o Mdihìfedech^o Ttfoife lo diremo . Ter
lo che fi Boccaccio auuertifsiniopofe rie nómi gran

tura i: fteando le nationi quelli affegnando è Ùn~,


de ^libecbcbìamè quella I^miteBa, che mette-.
U4 il diabolo nello inferno j e/fendo ella di bir-
beria, jl'mlf nominò quel canto, pisceuole &
T(e de Longobardi. Taona ^ArmeniUajé- la Simo
uafó la Teflà chiamo le donne fiorentine . Et non
gamete ne'nomìpropr^ma in quelle dellefami*
°
$*04
i%t 1> J- K T E

glic&ne fopranomiufo egli grande auuertén^


pigliando iterinomi dette cafatey che in quella rif-
fa fi ritrouauano,doue egli narratici la mueìla ef-
fere accaduta. Inomiancbora de'luogbi r & delie

contrade ponendoti , tanto conofceuaciò aiutare

a mettere dinanzi agli occbi,& a far crederemo-


me «era,*/ cafo cbèjì racconta. TAa non filamenti
il mutilatore dee porre cura nel metter de nomi
ma dee ancotatbora hauere auuerten'^a difcam-
biadi&di quando narraffe un cafoue-
Uariarliy

rumente accaduto, &~ che porejfe recar uergogna.


a qualche perfona nel nominarla col propriono-
me, facendo fentir dì lei cofa non reputata honore
mie , alla qual co fa annerii parimente il Boccac-
cio,nominando le fette donne, & li tregìouanè che
mtfodott i a nouellare, co nomi trovati da lui, ac-
etiche non fi poteffe indovinare chèefsi foffero .
Ben è nero cb' egli forfè douea per cagione del
uerifimile imporre i nomi fiorentini di quel tempo
tome lfabetta,Francefcd,Tkcaréa fimìlufen- &
^aprertdere nomi greci, v noni'agii onccìn degli
buomini di quella età, poiché quelle donnenonf*
riatto fiate còwfaute più per quéi nomi che per ,

qnefìi.Tua egliforfè mie imitare loftik'di poetila


tinij quali foleuanó cambiare in nomi delie donne
loro in nomi non folk i a porjì alle donne latine
come Lesbia, Corinna & Deha t
non accorgendoli

forfè che quella cagione,che fece lor pigliare i


no-
miforvjlieri, &
porre da parte ì damefih h ne'lc*

Jb del DecamtronetWftb^tHeitfdHogo.fuolftan^
torà
st'eoi^bU. iti
torà per bene nouellare^ augertire di narrare la
non :lla prontamente, et co [rìda memoria perchc y

H replicare tre o quattro notte una medefimapa-,


roìa} & bora in dietro tornare , & tal uolta dire t

io non difsi bene , fono di quelle cofe che faceua-


no duro trotto a Madonna Horeta, & perciò do-
mandò d'effer meffa a pie . In fomtna e da pro-
curare di non raccontar cofe che al proposto del~
la nouella non facciano , & non dilafciar quelle »
che per cbiare%^a,& per intelligenza del cafò (te
no necejfarie,togliendo ancora qualche obiettane
0- rifpondendo tacitamente a qualche diffitultà,
chendla mente dello afcoltante nafeer po>e(fe t
nel che non fu meno accorto l'Ariamo che il Cer-
taldefe il quale ut dourette porre iman\i per imi
tare , come (ingoiare ejfempio di queflo genere ,
fuor però chi nelparlare licentiofamente della re
fìgione,& de religiofi, come talhor ha ufato egli .
tt qual fallo ha fatto notare , cader in cenfitra
quel libro, & determinare che tal opera hab-
kia bifogno in alcune cofe d'ejfer e purgata, &fìi9
ri ancoraché nel motteggiare-, perche di tal dona
nonfà cofi dotata il fuo ingegno, tome dell'eloqui*
\a, della grauità , & della facilità di fpiegare i
concetti fnoiyueggendo noi, cbeglijiher^iche fa
dire a Dioneo,riefcon talbora Ikentioft.&inftpi-
di, & &
certi gerghi, certi dettati di MaefiròS'i*

mone ,di Bruno , &


di Bitffalmaco bauer un poca

Ìelplebeo,& non leggerti quelle nomlleif-Ùpia


ttmlitcon quel diletto^ the le gratti, & tfatréfue
fentcn-
fententiofc fi fanno , Finalmente lafcUnio quél-
che altra cofa , che dire fipotrebbe da parte , no-
glio ricordami iproemij,fen\a cui noùelta pi ma
re tm corpo sfya tefla , &
una comedia sS\a pro-
logo ,nw douendoji in un tratto cominciare. FA u±
m mica nella nofira città , ma fi come il buono fé
notare ua alquanto le corde ricercadot prima che-
la fua fonata cominciarfaegliàre> & in un cer-
to modoinuitare a fentire chi è preferite itoft con
un difiorfetto che auanti alla nouella fi /acciai
ftdeflaadafioltare attentamente altrui , &col
accertare ilfoggettó del quale fi ha da parlare* &
l'utilità ìn fieme che di tal nouella fi poffa trarre
docile finfìeme, & beneuolo fi rende tafcoltan-
te.Et in Uero che i proemi) del Boccaccio fon tut-
ti btlli,& uarij,ma /empiami e pàruto mólto leg

giadro quello della Fiammetta nellanouella dilla


Marchefana di Monferrato j quando con tanta
uaghe^a comincia . Si perche miparénoi efferé
entrati a dimòftrare con le nòuelle , qUàntafia là.

for\a delle belle » & pronte rifpofìe ,- & fi ancori

perche come negli Huomin i è gran fennb il cercar


d'amare fempre dona di più alto linguaggio ch'e-
gli non i ,
donne ègrandifiima auuerti-
cofì nelle

menta, ilfaperfi guardare dal prenderfi dell'amo


re di maggior h'uomo eh' élla non è, mi è tadu*
to nell'animo , donne mie belle , di moflrdrui neU
la nouella che a me tocca dire come , & cùn ope-
re con parole una gtntildonna Je da quefli.
iltàrdittie } & altri mi rimwjfe i kllij'simò an->

$ È C 1^ D Jt,
tofipuò dire quello dellaprìma nomila, Mia fé-
fia giornata che comincia . Come ne lue idi -fen-
ili fono lejitlle ornamento del cielo, cr nella pri-
mauera i fiori de uerdi prati » & r
de colli nue^
fiiti arbofielli , coft de'laudemli coturni , &
de ragionamenti belli fono i leggiadri motti .

eon quel che fegue , della etti belknga s'muaghi


Jè ben per
tanto iifuo autore , che nonfiauuidc ,

altro auuertiffimo neiuariare , che banca quejia


mdefimo proemio già redlicato nella noudla di
lAaefiro Gilberto da Bologna , Ma non uoglio re-
fi ar di dire t come fi trottano di due forti nouelle t
altre ,
dakquali fi cauadubbij, & quefiionìda
difputare, dtre che occaftone di difputare no «r-
reebano , Le difputepoi } che dal nouellare pro-
cedono , in due modi interuengono , percioche , i
mianottellafolaporge materia di diputare, co-
inè fu quella di Madonna Dionora , die fece na-
namente fra le donne ragionare , qml mag-
gior liberalità ufaffe , o l'amante , U mari-'

to , o il negromante intorno à fatti di quella


donna i ouero fanno quiftionare due nouelle
raccontate , l'una dopo l'altra , paragonan-
do infieme , qual atto de' due narrati meriti
maggior lode , come della liberalità effendofi'
fiouetfe dette , o de magnanimi, &• cortefiatti .

alcmo quello diT^gton con quelle del Saladino


ardiffe di comparare» Et non follmente «-'•
ji(t difpftta dalla comparatione di due nouelle-
ko ued#tftnafeYe t ma tre , & quattro info-
m
Vtt,ft come attenne a Torri unauoltastiando fra
quelle belle ombre, & fra quelle limpide ue>ie di

acqua t Andò afuggire il caldo dtlla fiate, una no


bdt brigata di belle donne , &
rintronati. Fra le,
quali donne erano la Signor* F rafia Bandini, Ma
donpabonefla ttenun , & Madonna Vortìa .

gattfari, <& boggi intendo,qua(iper bella fuccef-.

fione quel luogo ejfer frequentalo , & bonorato ,

da Madonna Berenice Bai di > da Madonna Ginc-


tira,Btilati,& da Madonna MatildaTolomett,»*
iorofegentildonne ,& degne figlie di madri tali r
ioue l\4.rficcio,eil Sertino contado ciafcuno una
fua noudla, ma per uerifìmile da loro affermate ,
di quattro preminm^e contefero fra di loro , con
tanta leggiadria,& uiue^a d'ingegnose jiupì
ti ne rejiarom quei che l' udirono. Contaua il Ber-
tùio come nel facco di Rgma amando tgli una Lu-
cretia Carnefecchi Fiorentina famoftfsima allora
par belky&a , fi pofi a difendere con lafpada , &
conia cappa la porta della cafàdi lei doue una
compagnia di Spagnuoli attaccauafuoco, onde ti
laftfaluò t & in compagnia d'atlre donnefiguicol

la ferito, &
a piedi a Hoflia, &
per mare a dui-
tauecebia , & di Ha Fioreu^afbauendo egli per-
ciòfare lafciata ogni fua cofa in preda de' Solda-

ti, ne maiperlafiradafra tante commodità vol-


le domandarle ilpremia del fuo ferutre , ilqualc^
però, ella avvinata che foffein patria fdua gl{
promìfe,ma non tu fu prima giunta, che fi muri
dwandonel fm jpiwcitrianelletttal Benino ,
Ir memoria
S £ C r$jT> a. 9%
deli 'obligo eh- gli teneua <& qui con-
}
tando minuta-niente tettigli accidenti, &
d. I fac
co,& deluiaggio,glì dtpisgtua tanto pktofi , che
a pianger feto muitaua ciafcunochel' adma.Var
ficcio poi nanaua, come amando iglima bella t
$-Wtuofi$magwanetta iCra jiaio cojtfortu-
nato, che da lei i laniata fommameme fi ritrona-
,Ha,dt maniera eh' eUa più uolteglifcrtjje, che ogni
juodeftderio era dipoter feco parlare. Ma dia
cadde inferma dipejie, onde ejfoinbabito dimmi
firo,fenea»dòauederla in compagnia dicolui t
che andanagl' impelati à confeffare , & metrela
tenem per kbraccìo tprefcntela madre,& ilpa-
dtc& altri fuoi , cbepiajigeuano^afsò di quejia
ulta &fin%a mouerjì punto.per no dare della b»
neftà di leifofpetto,la portò co gli altri beccamor
ti èfepaltura t&ltuatek mameca de fitot ca-
feUihbndifiimiyfen'za poter pur filtrare la la-
ccio. Bordi quattro premine-^ quijiionauano que
due belli fpirit ija prima di chi hautffefatta mag-
gior, dimojìretione d'amore. La feconda di clnufaf
fe di loro più continenza, quegliin non domanda-
re maimercè à chiera nelle fuefor^e, quefli in co
tenerft dalle lagrime ,uegg^ndo morire fi caraco-
fa.La terr^.chi di loro hauejfe fatto maggior per
dita . Et la quarta chi piti bilpegvo :tencjfc delia
fua donna ifoleuauotutti pregare il Sodo, che le
ragioni di tiafiunó raccontale , &le repliche fo-
ro, er àcbìfojfepoi datalauittoria, Egid l'at-
tonito hauea cominciato i fcongiurarlo promet-
,

tendo
»8? ? *d P^T %
tendo cb e ognuno di loro direbbeit fuo pareret &

giudicherebbe ad ogni pajfo, qudfojfe buono &
qual frittola argomento , dotte fin allora baite-

vano tuttitacìuto ,
per non interromperli , di
quanto efficacemente glibamuafopra le nouelle
ammaefìratì, Quando la campana delta Chiefalli
f^Xgojìino , cominciò àfuegliare i frati', À &
mattutino a chiamarft . Et poco dopo fi fenttm
cSpandlo diS, Mark Maddalena , chele Moria*-
thè ancora aU'oratione inuitam , Onde il Sodt
dtffey quefie campane , che à lettarfi ammonifeom
attr '^noi d'andare a ripofare auuertifcono. Etpe*
rèfacciamo per quefta notte fine , & Contefa la

dell'\Arftccio & dtl Bertino co qualche altra co


,

fajcbe ci ad m altraHoltafo*-
reftajf-. forbiamola

itefew pindijpo!lo>almcno più frefeo farò ad ra-


gionare. Et facendo comparire & del
de' confetti,

mino perche mpuco fi confortafiero,& infieme in-


vitandoli a reflarfi qui al albergo, efi non uoUe-
roinel'unofiet altro accettare. Ma accefe le ton-
de &prefa licenza , alle lor cafe a dormire fe m
untarono ,

IL
|n VENE TI A, Apprdfe Aleflandr*
Gariwé. MDÌXUJ-
*\ j 77 Ìì^h"A J^ l U^tì* r."»V.V> v&flH

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