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III.* SALA
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i m
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1 1
NOME PREZZO
NOME TITOLO d’ associ azione
del a moneta ital.* OSSERVAZIO
dell’ autorb dell’opera
TRADUTTORE
in 8.° in 4“
Troja . . . . ,
6 i 5 10 3 o trassegnate col!
Diodoro Siculo Biblioteca Storica Idem 55 4; 63 17 sono quelle in c
Flavio Antichità e Guerre Angiolini so di stampa
Giudaiche 35 c)5 61 80 loro compimcu
Ciropedi. M\egis 6 67 1 45
Senofonte . . Storie Caudini 4 3a 80
l
Opuscoli Varj 8 98 10 5o
Dione Cassio Storie Romane col- Viviaui
l’aggiunta dell’Epi- e Bossi
tome di Sifilino 57 01
Polieno
Erodiano
. Stratagemmi .
Opuscoli Varj 11 74 aa i5
Erodoto Le nove Muse * . . Mostux idi 1 O 67 a4 60
Vite degli Uomini il- Pompei
Plutarco lustri 49 49 83 64
Opuscoli Morali * . Adriani 25 22 47 9 '
54 307 1 564 3 ;
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'{[Zìo
OPUSCOLI
DI . .
PLUTARCO Volgarizzati
DA MARCELLO ADRIANI
NUOVAMENTE
CONFRONTATI COI, TESTO ED ILLUSTRATI CON NOTE
DA FRANCESCO AMBROSOLI
/
G . -
TOMO QUARTO U;!,
C Y;.- -
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MILANO
TIPI 1)1 FRANCESCO SONZOGNO q* G. B.
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recchiando già le versioni secondo la
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XLVI. . • _
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punto di lui. Forse per queste ragioni non v’ ebbe alcuno che
10 trasportasse nella nostra lingua ;
perché veramente il tradurla
è opera di grande fatica c di poco profitto, c 1' emendile la
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IX DEL FATO.
Fato, poiché tu,non ignorando com’ io venga di mala
voglià allo scrivere, me ne richiedi. Sappi dunque pri-
1’ una immobile ,
.1’ altra creduta errante, e la terza
ma da teologo ,
e come uomo che ragiona udo espone il suo av-
viso sopra questi^ argoménto.
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,
BEL FATO. i5
stesso ,
o rispetto a noi. Le particolarità poi di tutte
•
• . .
. ’l
.
(i) Il Ricard osserva che il filosofo Calcidio , nelle sue note al
feriscono all’ influenza che aver possono sui costumi lè'vpric opi-
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DEL FATO.
cerchio tutte le cose presenti ,
passate e future, pure non
è infinito, ma finito e lerrtynato: perché nè legge, uè pa-
rola ,
hè cosa alcuna divina potrebb’ essere infinita (i). È
questo per avventura compsehderai ,
considerando tutto
il peyiodo, e tutto intiero il tempo dopo il quale (dice Ti-
meo) le ottp sfere avendo compiuto il lor corso, si ricon-
(i) L'Autore spiega alla tùie del numero sesto che cosa debba
intendersi per finito e per infinito.
(i) Le ulto sfere delle quali' paf-la Plutarco, conformemente a
Platone nel Timeo, sono gli otto cieli ( quej delle stelle fisse e
quelli dei sette piauèti ), i quali nq( loro corso seguitano un mo-
vimento uniforme , c dopo un tempo determinato ricouiiuciau da
capo i loro rivolgimenti. (Rie.)
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,
DEL FATO,' i£
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rt> DEL FATO.
almeno la maggior parte delle azioni ;
e per quanto ùi
possibile comprende tutto quello cbe appartiene alla
i casi particolari ,
così anche la leggo della natura di-
perocché quello ,
d’onde un’altra cosa procede, sempre
va innanzi alla cosa stessa di cui è cagione (
1 ). Ma di que-
bii Eh' ) Jtt oniivmH wfm-iJ- !b «my <*n*> ma si**.**»
(i) Nelle azioni morali il fine che l’uotn ai propone precede
sempre all’ azione stessa ,
perché non si determina ad operare se
non per un fine che già gli è dinanzi allo spirito , e che per
conseguenza si suppone già sussistente. Nella materia di cui qui
si tratta le disposizioni generali comprese nella legge sono del- '
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(
DEL FATO.. 17
per sé stesso ,
ma rispettivamente ad altra cosa da cui
dipende ,
e che presuppone. E tale è la sanzione di A-
drastea: « Ogni anima che si farà scguitatrice di Dio,
c la quale abbia conosciutà qualche verità ,
vedrà tutto
quello che interviene fino ad un secondo rivolgimento,
senza sostener pena di sorta ; e dove le, fosse dato di 1
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,
18 DEL FATO.
che dal suo nome (i). Egli è una sanzione ed una l«g-
menti. » ’
. V
mento ,
la diserzione, l’adulterio, e tante altre malvage
azioni che niuno dice legittime sebbene siano nella legge
comprese. Nè diremo legittimi neppure molti fatti vir-
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,
DEL FATO. i
9
gittimo è quello che la legge comanda. Ora se la legge
prescrive dì fatte cqsp, perchè, dunque non si riguardano
come . violatori della legge stessa coloro che non adope-
rano nessifn fattoi .egregio ,
.non uccidono i- tirarti»
r x>
non fanno qualche altra virtuosa azione? e se sono vio-
latori della legge, . perchè non saranno giustamente pu-
niti ? Ma poiehè questo non è ragionevole, diremo, es-
ser legittime e secondo la lègge soltanto quelje. cose
che la legge stessa prescrive, qual che ne sia la loro
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ao DEI. FATO.
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.
ai DEL FATp.
spettano al presente. E potrebbero dividersi ancora di-
cendo, che contingente è una cosà la quale sia pdfsi-
•sica ,
e tutte le altre qualità dello spirito o del corpo le
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,
DEL FATO. *
*5
)u '• • .» '
»
(i) Questa nave eri quella medesima sulla, quale Teseo ave»
navigalo a 'Creta per liberare gli Ateniesi dal tributo di vittime
qmane solito' darsi, a Minosse in castigo dell' ucciso. Audrdgeo. La
festa, instituita in memoria di còsi fatta liberazione durava -trenta
giorni , nei quali non era permesso eseguire .nessuna sentenza di
morte..' -.
,
a4 DEL FAJPO.
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,
DEL FATO. a5
ed a quelli clic anima non hanno ;
ma la Fortuna è
propria dell’ uomo ,
come colui che. ha facoltà d’ opera-
re. E n’ è prova questo ,
.clic torna lo stesso, il dire
ch'.altri è felice o ch'altri è fortunato; nondimeno la
felicità consiste in una certa desterità di azioni, la quale
*
è propria soltanto dell’ uomo perfetto.
XV. Le cose adunque comprese nel Fato sono le se-
guenti: il contingente, il possibile, l’elezione della nostra
volontà, quel cb’è riposto del nostro arbitrio, la fortuna,
il caso ,
e le cose a queste pertinenti, e solite indicarsi
colle frasi forse , per avventura. Ma sebbene tutte queste
cpse siano comprese nel Fato, non sono fatte per altro
sccondo'il Fato (ih V . . ,
quali si fanno per Una delle tre Providenze già dette, al-
cune per un'altra, ed alcune ancora pel Fato; con questa
differenza però, clic il Fato è intieramente soggetto alla
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,
DEL FATO. a7
«
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^ A '
>
non sia ». Questo passo, e tulio quello che segue sin colà
fatteleggì ,
ebbe stabilita ogni cosà, affinchè non po-
tesse a hii imputarsi M male che forse potrebbe avvenire
alle dette anime, le venne seminando, alcune nel sole (t),
' ».
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rive Platone dice •<« r** «Aia» nel sole. tyòn poteva quindi du-
bitarsi nell’ accettare questa variante. ,
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,
a8 DEL FATO,
die Mancava alle anime amane; e dopo avere compialo
quanto fosse a'ciò aderente e conseguente ,
ponessero
ogni studio a governare questo animai mortale (
i
)
con
tutta la possibile saviezza, affinchè non fosSe a sè stesso
causa di male. » E in quelle parole: Affinchè non potesse
a lai imputarsi il male che forse potrebbe avvenire alle
dptte anime , rende apertissima la cagione del 'Fatò. L’or-
dine poi ed il ministerio affidato agli Dei più giovani
dinota la seconda previdenza. Oltre a ciò pare aver
tocca di passaggio anche la terza in quelle léggi che fu*
rono stabilite, affinchè Dio non potesse essere considera-
to come autore del malé possibile ad arrivare a ciascu-
na, delle anime Perocché nessuno degli Dei Ba bi-
(a).
Platone : « Se un uomo (
vi è detto )
fosse capace per
divino 'favore di ben comprendere tutte queste verità;,
netti avrebbe mestieri di leggi lc^ quali gli prescrivessero
quello che gli fosse debito di fare. Perocché wnon v’ha
legge ,
nè regolanientO alcuno .che sia migliore della
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/DEL FATO. a9
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F /
DEL FATO.- 3i
suo padre, eh esso avea scritti due libri intorno al Fato, può dirsi
fidatamente che sola una parte ci è pervenuta ddl’ opera del
Chcronese. È probabile, come fu. osservato per altri, che il Se-'
delle opinioni adottate nel giro dei secoli intorno a questo sottile
argomento.
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XLYII. • <
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PI critico ,
Opuscoli. Tom. IV. 3
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34 DEL GENIO DI SOCRATE.
1
Nondimeno quegli ,
eh’ è d’ animo nobile ,
ed all onore
inclinato, si vede in ogni sua parte virtuosamente com-
posto ,
attendendo più alle cose particolari. Ma il con-
siderare nelle cagioni e negli accidenti ,
che partico-
larmente sono avvenuti, le contese alla virtù rappresen-
tate ,
e 1’ ardire nelle azioni pericolose accompagnato
dalla prudenza ,
è cosa da savio ,
c da chi bilancia in-
sieme le occasioni e gli affetti. Giudicando noi essere
di questa maniera di riguardanti, per vita tua racconta-
ci ,
o Cafisia ,
da capo quello che avvenne, come, c
che sorta di parole succedcrono da questo e da quel
canto, e che maniera di deliberazione fosse fatta in tua
presenza. Perchè a fin di sapere questi successi non mi
doterebbe punto andar fin a Tebe, se anco al presente
io non fossi in sospetto agli Ateniesi di Beozio più di
'
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DEL GENIO DI SOCRATE. 3$
vaino, tenuti per tali. Non pertanto guarda bene, se gli
acciocché sappi ,
che al tuo ragionamento s’ è appa-
recchiato un teatro amorevole e ben disposto.
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,
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,
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58 DEL GENIO DI SOCIUTE.
cimi della citlà hanno senza dir la cagione ad uccidere
altrui 5
ma nè eziandio con quegli altri mostrarsi pron-
ti, clic promettono col sangue e con la morte d’alcuni,
di metter la patria in libertà. Nondimeno perchè egli
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,
Questo ,
rispose egli ,
è malagevole a fare }
anzi impos-
sibile. Perciocché Archia, il quale sta in ispcranza, che
una gentildonna importante allora venga a trovarlo, non
vuole che Leontide ci sia. Sì che fa bisogno ,
che noi
dividiamo i nostri compagni in due diverse case. Perché
uccisi che siano Archia c Leontide ,
credo ,
che gli al-
Ho inteso ,
disse ,
ma non per vero e certo ,
che sono
stali annunziati certi prodigii c risposte str.ine c spa-
ventose addosso Sparta. Ma Teocrito ritornato a noi
Fidolao Tio (
1
)
giunto ivi, Simmia, disse, vi fa intendere,
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,,
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,,,
‘ ’ * -
7») Lacinia.
'
\ •
(a) Lacuna. |
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,
No certo ,
'
rispose Fidolao. Nondimeno ,
quando égli
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,
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DEL GENIO DI- SOCRATE. 43
nufi indovino (i). Perchè, trovandomi per avventura in
(i) Lacuna.
(a) Cioè dei letterari certami.
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,
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DEL GENIO DI SOCRATE. 45
vecchio ,
invitato da certi sogni ,
come egli dice
,
e da
certe fantasmc che ha vedute. Ha portato di motto oro,
giudicando cosa onesta dover pagare gli alimenti della
vecchiezza di Liside ad Epaminonda^ ed è prontissimo,
ancor che non dimandiamo questo, di sovvenire al no-
bile ,
e degno di filosofia. Ma qual è la cagione ,
che
subito non viene a trovarci? Egli) rispose, perchè ha
dormito questa notte presso il sepolcro di Liside, come
credo ,
è stato condotto da Epaminonda in casa d’ Is-
rneno ,
acciocché si lavi. Dappoi verranno qui. Ma
prima che si lasciasse veder da noi ,
si fermò vicino al
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DEL GENIO DI SOCRATE.
finché cui mezzo della superstizione ,
quasi con un (re-
no, ritengano la plel>e ,
ed alle cose utili la indirizzino.
Nientedimeno egli pare che nella filosofìa ,
non sola-
mente queste invenzioni si debbano fuggire ,
ma che
pltrc di ciò siano alla sua professione contrarie; la quale
quantunque tristo ,
alcun vantaggio. Per la qual cosa
mi par, o Simmia che ’1 vostro Socrate (
i
)
introducesse
una forma di parlare e di dottrina molto più convene-
vole a filosofo ,
eleggendo questa maniera semplice e
schietta, come gentile e propria della verità, lasciando
a’ sofisti l’alterezza ,
e ’1 fumo della filosofia. A questo
Teocrito rispondendo, Che dici tu, o Galasidoro? ha
forse Melito persuaso anco a te ,
che Socrate non fa-
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DEL GENIO DI SOCRATE. 47
'-I .
•
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,
* * «
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DEL GENIO DI SOCRATE. <9
il dubbio ,
di modo che muove c spinge. A questo mio
padre ,
rispondendo: Certo, disse, o Galasidoro, ancor
io ho inteso da un certo megarese, il quale per bocca di
Terpsione riferiva, che il Genio di Socrate, non era al-
coltà ,
farsi ricco : e ’l non avere con tanti contrasti
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5o DEL GENIO DI SOCRATE,
per salvarlo ,
c per farlo fuggire la diligenza e ’1 modo
agevole di coloro clxé ramavano: il non piegarsi da pre-
ghiera alcuna ,
nè per paura della morte 1’ abbandonar
lp burle: ma il valersi in quegli estremi d’ una ferma
cendo ,
che ancor esso era stato chiamato da lui, e di-
a pezzi. Credo ,
che anco Simmia abbia inteso questo.
Molte volte, disse Simmia ,
e da diversi. Perchè da ciò
1
la fama del Genio di Socrate crebbe in Atene grande-
mente. Dunque vogliamo,' o Simmia, soggiunse Fidolao,
lasciar che Galasidoro foudrl’ effetto della divinazione
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,,
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,
scempiamente ,
se un uomo intendente fonda qualche
suo ragionamento sopra di queste in casi dubbiosi ,
af-
fermando principalmente, che non' lo starnuto o la vo-
ce, ma' die ’1 Genio nelle sue operazioni gli è stato gui-
da. Ma ,
o Polirbno, ornai giro Gl parlar mio verso di
te. Ti maravigli ,
che Socrate senza alcuna alterezza, e
senza, altra pompa ha ridotta* meglio
1 d v ogh’ altro la
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DEI. GENIO DI SOCRATE. 55
neficio disonora ,
lasciandolo cadere indarno. Nondi-
meno qual bersaglio dà colui clic lira, vieu toccato con
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5< DEL GENIO DI SOCRATE,
maggior contento, e cor» più noia fallito, che esser be-
neficato r amicò da colui clic desidera beneficare? Ma
ci è questa differenza ,
che colui, il quale, non essen-
dogli levato il bersaglio ,
tira in fallo, dà la colpa a sè
medesimo; ma quegli che non accetta e ricusa, fa torto
con Liside ,
il quale si trovava in Tepc. Arceso. per
brama di vederlo, deliberò incontinente montar in nave.
Nondimeno, perchè qra vecchio e mal saao, ordinò .agli
amici, che ad ogni lor possibile trovando Liside vivo
il conducessero in Italia ;
trovandolo morto, le sue re-
liquie, Ma questo ufficio non potè esser mandato ad
effètto dagli amici ,
mentre egli visse; perchè le guerre,
le sedizioni, e le tirannie il vietarono. Nientedimeno
avendòci il Genio avvisata manifestamente la sua morte;
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DEL GENIO DI SOCRATE 55
povertà ,
anzi a guisa del ferro mantenendo la tempera
del padre .(perchè quantùnque sia giovane, si vanta d'es-
ser parco ,
e si contenta di. quel che possedè), che fa-
remo di questi denari , o in che cosa. li spenderemo ?
Doreremo forse l’armi: dipingeremo ìb scudo con la por-
li) La povertà non lascia che i giovani s’ ablxnidonino ai vf-
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. ,
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DEL GENIO DI SOCRATE. S7
rispondesti )
dimmi un poco 0 se tu credi , che sia bene
alcuna, volta il presentar denari altrui, e P accettarli non
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58 DEL GENIO DI SOCRATE,
riceve ancor esso onoratamente ? Si può ricever denari
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DEL GENIO. DI 80CRATE. 5g
differenza, che è fra 1’ esercizio e la- cosa, per la quale
ci mettiamo ad esercitarci ? Perchè noi modo che di-
lontariamente ,
e si avvezzi a schifare ogni ingiusto ed
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Go DEL GENIO DI SOCRATE,
illecito guadagno. Perchè non può quel pensiero nè anco
in piaceri grandi ,
ma nocevoli e tristi, riposare il quale ,
molte rolte ,
quando ne ha potuto godere non li ha ,
quel tale ,
che da sarà assalito ,
il quale già mollo
tempo non avrà rintuzzato c raffrenato la brama alle-
vata in quelle arti, che non mirano ad altro fine che -
lecito il saperlo ,
vuoi tu cavar Liside fuori della sepol-
tura ,
e portarlo in Italia, o pur ti. contenti, che riman-
ga qui presso di noi amici vostri, (
ché tanto vi siamo af-
<
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DEL GENIO DI SOCRATE. 61
fi. donati ;
acciocché ,
quando anderemo a trovarlo, egli
ci possa ricevere amichevolmente? Qui Teanore sorri-
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Ga DEL GENIO Df SOCRATE,
m’ inganno in (jucato cammino a far gi inficio sopra il
disse, oTpptìstenida ,
quanti credi, che siano Coloro,
li quali haniia congiurato Inr compagnia nostra ? Vera-
mente ,
rispose egli ,
io so, che' noti sono meno, di
trenta. Perchè dunque, soggiunse Fillida ,
f -
essendo noi
tanti, hai tu da te solò ritrattato 'quello che ^ piaciuto
a tutti- gli nitri,, inviando un cavallo innanzi verso co-
loro, che già sono in viaggio . a dire, t he diqno volta,
nè per oggi cullino in Tebe, essendosi molto cose unite
insieme a caso, le quali giovano a li>r ritorno ? A que-
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DEL GENIO DI SOCRATE,* 63
sic parole di Fillida tutti noi rimanemmo confusi. Ma
Cafone girato' con viso , acerbo verso Ippostcnida. In
che statò ci hai condotti, disse, o tristo cbe<ìei?/£{{in
ci è male aleunh rispose Ippostcnida ,
se lasciata da
parte. I' asprezza delle parole ,
ti vuoi valere della ra-
gronfe di un uomo della tua età ,
e canuto nome sei
. « >* «# • .
“ .!
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,,
cosi ti pare ,
digli, che si guardi da un certo pericolo
che gli minaccia un mio sogno molto tristo e prodigio*
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DEL GENIO DI, SOCRATE. 65
debba essere chi canto nostro ‘.e Cadmia, come è dal
,
1’ hai inviato ,
il giungeremo. Nón so, rispose Ippostc-
uida, o Calisi» (
perchè bisogna dirvi il veto), se potrai
giungerlo, avendo egli il miglior cavallo òhe sia in Te-
be. Costui è conosciuto da tutti noi maestro de’ car-
roccicri -eli Melone / e col mezzo di Melone consapevole
fin dapprincipio del fallo. Io considerando di cifi/cgli ir*
sua volta ,
lasciando Ja porta, s’ inviò pian pianp verso
di noi. Ma Ippostenida accennandogli,, e óoitiandamlo-
gli che -in presenza di tutti' dicesse quel' che yolea ,
cato ,
che "fa questo luogo con essi lóro tu ni ridotto
1
e subito ci seti venuto auch io^ acciocché sappiate -
si riversi. E finalmente •
spiato a batterla dall' iva-; e
corsi i vicini ,
c uomini « donne ,
• con mòla soddisfa-
'
Diate i by GoogU
'
DEL GENIO DI SOCRATE. fi-
/
fi) Lacuna.
(*0 Cioè : Ed CijetsL trovato . con altri , i quali aiTenuavanó
che cc. k *
Digit
r»8 DEL GENIO DT^SOCRATE.
uoi Slessi particolarmente sópra queslo fatlo ,
comin-
ciammo a pensare, célie ’1 Genio' di 'Socrate fossé ilon
suono ,
ma la -favella del Genio', fi quale cdn la cosa
significata s’ accostava all’ in terfduntè. Perchè da voce
s’ assomiglia id percuotimento, méntre noi riceviamo a
forza per le orecchie il parlare, quando ragioniamo in-
appetiti ,
nonr sprelli che per gli affetti dell’ animo
fanno contrasto.; ma quegli altri ,
che facili o 'leggieri,
^ .A
*
(i) Lacuna. • • -
/
GENIO DI SOfitìATE.
<59
come ad qn. freno obbediscono. .Ni di questo
dobbiamo
maravigliarci'^ poiché vediamo') che da
piccioli' limòni
le navi grandi da calicò Vengono girate intorno*
e de
ruotò de’ vasai toccate con ja sonipikà delibano
,
si
girano leggiadramente. Perchè quantunque siano
acuza
anima queste coso, nondimeno con da,' ragiqne della ro-
tondità fabbricate, pov la leggerezza obbediscono a 'cui
le muove, mentre vengono spinte. Ma 1’ anima dell’uo-
da seicento appetitici), «filasi da tanti stimoli agitata,
si muyve assai più ^agevolmente d’ ogni altra sorta di
.
Digitized
jo DEL GENIO DI SOCRATE,
quella massa i- ma siccome 1» ragione senza^ altra fa-
guisa ,
che *Uql «vére up ragionamento rispetto a un
al Irò ,
e la lucè còl -risalto dello splendore. Perchè- non
è dubbio ,
che noi ci manifestiamo vicendevolmente i
» Digitized by Google
DEL GENIO #1 SOCRATE. 7t
P alto (i)*,.c gli filtri passano okre oscuramente, c sono
incerti-} così - la favella de’Geuj ,• ancorché^. faccia
udirò da tutti nondimeno risuona solamente in quelli,
,
1
clic hanno l ingegno cheta, e»] animo tranquillo, .e
;
7
Dighizatl by Godete
77
DEL GENIO DI SOCRA.TÉ.
ciò che ho udito raccontare a .Timarco chcrouco sopra
questo fatto, lym so se sia da dire) acciocché non, stimi •
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,
da niun canto : ma
alèune isole da .picciolo fuoco risplendenti', de.quaji ri-
guadi . e brèvi 5
nondimeno altrove s’allargava,, e di
nuovo si ristringeva j "ma notvs’ jillàvgava mollo. Il suo
colore m alcun, luogo era puro e marino',; ed (
in alcun
altro misto e feccioso. L’ impeto deli’ onde raunava
tutte le isole insieme, portandole al lito ,
nè il fine col
# *
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:4
DEL GEMO SOCRATE,
principio >i coughlugeva uè si univa iu cerchio; ma
1’ appressarsi {oro avanzava, a poco . a poco, e {prati-
1
dosi rappresentava la linea. Elice nominata.' Alla posta
in mezzo di tutte laro principalmente dell’aria tendeva
il hiare poco freno ,
che per la ottava pariti di tutto il
,
-che non sia'rtaravigliosor.E colui
ripigliò-: Nieiitedimanctxtioi abbiamo poco da fate nelle
cose superiori; -pcrulj£ bile., sono d’ altri Iddìi. -Ma la
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DEL JtìENlQ DI SOCRATE. nò
fi
’1 terzo col quarto dalla natura rispetto -alla Luna v
Nondimeno a ciascuna di queste union i^fóhiina Ja Parca
figliuola della Necessità ,
conservando le