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Sensori: generalità
e classificazioni
1.1 Generalità
® Un sensore è un dispositivo atto a rilevare il cambiamento di una condizione fisica e
convertirla in un segnale elettrico da usare nei circuiti di controllo.
Per cambiamento di una condizione ci si può riferire semplicemente alla presenza o
all’assenza di un oggetto (rilevamento discreto), oppure di una quantità misurabile
come una variazione di distanza, di peso o di colore (rilevamento analogico).
I sensori possono quindi dividersi in due gruppi fondamentali:
l a soglia, la cui uscita è di tipo ON/OFF (costituita, ad esempio, da un contatto NO o
NC): si verifica la commutazione dell’uscita da uno stato all’altro quando la grandez-
za fisica in ingresso supera un determinato valore impostato;
l di tipo continuo, che trasformano il valore in ingresso in un segnale elettrico (o
anche pneumatico), proporzionale al valore della grandezza stessa: questo secondo
tipo è usualmente individuato col termine trasduttore, mentre il termine sensore è
riservato solamente ai dispositivi del tipo ON/OFF.
Nota ®> I termini sensore e trasduttore non sono tuttavia univoci in quanto, nella letteratura tecnica,
si trovano anche terminologie differenti con il seguente significato: per sensore s’intende
un organo sensibile alle variazioni della grandezza considerata, mentre il trasduttore è l’ap-
parecchio completo comprendente, oltre il sensore, gli altri mezzi di condizionamento del
segnale.
Vantaggi Svantaggi
Non richiedono alcun contatto fisico con gli oggetti. Richiedono sempre una tensione di alimentazione.
Non hanno parti mobili soggette a inceppamento, usura
Il loro interfacciamento è più complesso.
o rottura (minore manutenzione).
La velocità di funzionamento (rilevamento) è netta- Sono più sensibili ai disturbi irradiati da altri
mente superiore ai primi. dispositivi.
Hanno maggiore flessibilità applicativa.
2.1 Generalità
Gli interruttori di posizione meccanici sono organi di
comando automatici, azionati da una parte in movi-
mento che, raggiunta una certa posizione, determina
un segnale elettrico.
Questi interruttori sono impiegati come verifica della
posizione di determinati organi di protezione (barrie- Fig. 2.1 – Segni grafici di finecorsa.
re, portelli, cancelli ecc.), o per il controllo esecutivo
di fasi cicliche con parti in movimento fornendo infor-
mazioni sulle loro posizioni iniziali, intermedie, fina-
li. In questo caso l’interruttore di posizione prende il
nome di finecorsa (fig. 2.1).
Sono costituiti da un corpo base contenente l’ele-
mento di contatto elettrico (NO-NC), che viene mosso
dall’azionatore al quale viene applicata la forza ester-
na; secondo la funzione che deve svolgere e dello spa-
zio cui è destinato, l’interruttore di posizione assume
differenti forme, le più importanti delle quali, sono
così definite: a) b)
l a leva e rotella (fig. 2.2a);
l ad asta rigida o flessibile (fig. 2.2b);
Fig. 2.2 –
l a pulsante o pistoncino (fig. 2.2c).
Tipologie
In particolare per il tipo a leva e rotella la direzione di di finecorsa
funzionamento, può essere cambiata ruotando oppor- (da catalogo
tunamente la piastrina sagomata sottostante la testina OMRON):
operatrice, in funzione del tipo di utilizzo. a) a leva e
rotella;
I dispositivi di finecorsa adottano un particolare
b) ad asta rigida
meccanismo di sicurezza contro l’incollamento dei con- o flessibile;
tatti o eventuali inconvenienti meccanici interni. c) a pulsante e
c)
pistoncino.
Fig. 2.7 – Tipologie di microinterruttori base Fig. 2.8 – Tipologie di microinterruttori in minia-
(da catalogo OMRON). tura (da catalogo OMRON).
Fig. 3.1 – Schema a blocchi dei componenti di un sensore di prossimità induttivo (da manuale ALLEN-
BRADLEY).
Per evitare interferenze fra sensori adiacenti o con il corpo metallico su cui sono monta-
ti, sono disponibili sensori induttivi schermati; tali sensori sono costituiti con un anello di
schermatura intorno alla bobina e al nucleo di ferrite (fig. 3.4). Il campo elettromagnetico
viene così concentrato verso la faccia del sensore; nei sensori con corpo di alloggiamento
metallico è spesso quest’ultimo a fungere da schermo.
La struttura schermata consente il montaggio a filo con le parti metalliche adiacenti senza il
rischio di una falsa attivazione. I sensori di prossimità possono essere alimentati, a seconda
dei tipi, in AC o DC. L’uscita è in genere costituita da un transistor, disponibile in polarità
NPN e PNP (vedi Unità 1, par. 1.4).
a) b)
Fig. 3.2 – Sensori di prossimità di tipo induttivo:
a) cilindrici; Fig. 3.3 – Segno Fig. 3.4 – Struttura di un sensore
b) a parallelepipedo per lunghe distanze (da catalogo grafico di sensore induttivo schermato (da manuale
TELEMECANIQUE). di tipo induttivo. “ALLEN-BRADLEY).
4.1 Generalità
Gli interruttori fotoelettrici, usualmente denominati fotocellule, rappresentano uno dei
sistemi più diffusi di rilevamento di oggetti senza contatto; sono sempre costituiti da
una coppia di elementi:
l un emettitore di luce;
l un ricevitore che presenta una uscita di tipo NO o NC di tipo statico oppure elettro-
meccanico con o senza temporizzazione.
L’emettitore produce uno stretto fascio di luce che viene rilevato dal ricevitore; quando
un oggetto viene a trovarsi sulla traiettoria del raggio luminoso intercettandolo, si ha
la commutazione dello stato dell’uscita, distinta in due casi:
– per impulso buio: il ricevitore dà un segnale in uscita se il raggio viene interrotto;
– per impulso luce: il ricevitore dà un segnale in uscita se il raggio è incidente sul rice-
vitore.
Le applicazioni di questi dispositivi sono molteplici sia in campo civile (ad esempio, nei
cancelli automatici), sia in campo industriale (ad esempio, sulle macchine con compiti di
conteggio pezzi, rilevamento di oggetti, sorveglianza antinfortunistica ecc.). I parametri
fondamentali delle fotocellule sono:
l la lunghezza d’onda della luce emessa: si tratta di raggi infrarossi di lunghezza d’on-
da compresa tra 0,75 e 199 mm (per evitare possibili interferenze con la luce ambien-
te o altri sistemi di fotocellule, la luce viene emessa con una certa frequenza o, in
alcuni casi, polarizzata);
l la distanza di lavoro, ossia la distanza ammissibile tra emettitore e ricevitore (nel
caso unidirezionale), o tra complesso emettitore-ricevitore ed elemento rifrangente
(nel caso a riflessione);
l l’alimentazione, in DC, AC o multitensione (12-240 V) in DC o AC;
l il tipo di uscita, elettromeccanica, statica o analogica, e la relativa portata di corrente;
l il grado di protezione, che deve essere elevato (IP 65) per installazioni all’aperto (ad
esempio, cancelli automatici) e in ambienti industriali.
Fig. 4.3 – Principio di funzionamento di una barriera fotoelettrica (da catalogo FRER).
Fig. 4.4 – Principio di trasmissione della luce all’interno di una fibra ottica (da catalogo “Componenti
per Equipaggiamento Macchine” TELEMECANIQUE gruppo SCHNEIDER).
a) b)
Tipi di airbag
l Airbag frontale per il conducente (driver front airbag).
l Airbag frontale per il passeggero del sedile anteriore (front passenger airbag).
l Airbag frontali per gli occupanti dei sedili posteriori (rear seat airbag).
l Airbag laterali (side thorax airbag) per gli occupanti dei sedili anteriori ed eventual-
mente anche quelli dei sedili posteriori.
l Airbag a tendina (side countain airbag) per i sedili anteriori ed eventualmente anche
per quelli dei sedili posteriori.
l Airbag per i ginocchi del conducente (driver knee airbag).
6.1 Generalità
Nei sistemi retroazionati di controllo (vedi Parte 8, Unità 5), si utilizzano sul ramo di
retroazione i trasduttori, la cui funzione è di effettuare la misura di grandezze fisiche
quali temperatura, posizione, velocità, pressione ecc.
Il segnale ottenuto può essere poi trasmesso a distanza per venire manipolato dal siste-
ma che controlla il processo.
In molti casi il segnale elettrico, generato in uscita dal trasduttore, non è direttamente
utilizzabile (ad esempio, perché di valore troppo basso); occorrono allora dei dispositivi
detti condizionatori di segnale che modificano il segnale generato dal trasduttore.
Le grandezze fisiche da misurare hanno natura continua, nel senso che possono variare
con continuità tra un valore minimo e uno massimo; il segnale generato dal trasdut-
tore (ad esempio, una tensione elettrica) può invece essere continuo, ossia variare con
continuità tra un valore minimo e un valore massimo, oppure digitale, nel qual caso il
segnale elettrico generato è costituito da un valore numerico che rappresenta il valo-
re della grandezza fisica da misurare. Si possono conseguentemente avere trasduttori
analogici e trasduttori digitali.
Si osserva infine che i segnali elettrici prodotti dai condizionatori sono comunque molto
piccoli e non possono essere impiegati per pilotare direttamente dispositivi di potenza;
per questo motivo richiedono l’utilizzo di amplificatori. I segnali pneumatici sono invece
in grado di pilotare direttamente dispositivi di potenza, dal momento che le pressioni
in gioco consentono di trasmettere potenze elevate.
I trasduttori con segnale d’uscita standardizzato sono denominati dalla IEC trasmettitori.
7.1 Generalità
Il controllo della temperatura è di fondamentale importanza in moltissimi processi indu-
striali. Per la misura della temperatura sono disponibili diversi tipi di trasduttori, basati
su principi fisici differenti, nel seguito elencati:
l termoresistenze; l termocoppie;
l termistori; l trasduttori integrati.
7.4 Termocoppie
Le termocoppie (figg. 7.5 e 7.6) sono trasduttori di temperatura il cui principio di fun-
zionamento è basato sull’effetto Seebeck-Peltier o effetto termoelettrico: in una coppia
di materiali differenti, saldati a una estremità (giunto caldo), si manifesta tra le estremi-
tà libere (giunto freddo) una differenza di potenziale.
7.5 Termistori
Il principio di funzionamento dei termistori è basato, come già visto anche nel caso delle
RTD, sulla variazione della resistenza elettrica determinata dalla variazione di tempe-
ratura. I termistori sono costituiti da materiali semicondut-
tori: si realizzano termistori PTC (Positive Temperature
Coefficient), che utilizzano il silicio come semiconduttore,
a) oppure termistori NTC (Negative Temperature Coefficient)
che utilizzano ossidi sinterizzati (fig. 7.7).
Nei termistori tipo PTC la resistenza alle basse temperature ha
un valore pressoché costante mentre al di sopra di una tem-
peratura Tr (valori tipici 80 °C o 120 °C) la resistenza aumenta
velocemente all’aumentare della temperatura; il tipico range
b) per questi trasduttori è compreso tra 255 e 1220 °C.
Fig. 7.7 – a) Segni grafici di Nei termistori tipo NTC, al contrario di quanto avviene nei
termistori; PTC, la resistenza diminuisce all’aumentare della tempera-
b) termistori PTC e NTC (da tura; il tipico range di impiego per questi trasduttori della
catalogo RS). temperatura stessa, è compreso tra 280 °C e 1150 °C.
Una caratteristica positiva dei termistori è la sensibilità, che risulta molto maggiore di
quella delle termocoppie e delle RTD.
Questo fatto consente di non utilizzare ponti di misura, semplificando i circuiti elettro-
nici e garantendo una elevata immunità.
® Esempio 7.1
In un tipico termistore con R0 5 5000 V a 125 °C una variazione di un grado della temperatura
comporta una variazione di R 5 200 V.
Si tratta di una variazione molto grande di R, facilmente misurabile.
Un eventuale errore di misura di 20 V comporterebbe un errore di valutazione della
20
temperatura pari a Dq 5 5 0,1 °C , molto piccolo in termini assoluti.
200
uo 5 R # aiT 2 b
UR Fig. 7.10 – Circuito di polarizzazione e
R1 condizionamento dell’integrato AD590.
6 5 R # a353 # 10 26 2 b
120 °C. Ipotizzando che in tale intervallo il compor- 12
tamento sia lineare, si può scrivere: 41 # 103
120 2 100 # da cui si ottiene R 5 100 kV.
TM 5 1001 ( 5,8325,27 ) 5110,27 °C
6,36 2 5,27
8.1 Generalità
I trasduttori di posizione hanno moltissime applicazioni dovunque vi siano problemi di
movimentazione, come ad esempio, nelle macchine utensili e nei robot; possono infatti
misurare rotazioni (trasduttori di tipo angolare) oppure spostamenti lineari (trasduttori
di tipo lineare).
I principali trasduttori di posizione sono:
l i potenziometri;
l gli encoder (incrementali e assoluti);
l i syncro;
l i resolver;
l i trasformatori differenziali.
8.2 I potenziometri
Nel potenziometro la misura della posizione è ricavata dalla misura della resistenza
di un resistore variabile composto da una pista o striscia conduttrice e da un contatto
scorrevole solidale con l’elemento di cui si vuole misurare lo spostamento (fig. 8.1a).
Qualunque spostamento del contatto mobile si traduce in una variazione del valore
della resistenza. Si tratta evidentemente di un trasduttore di tipo analogico.
Nota ®> La striscia conduttrice è formata da un elemento resistivo in plastica (Thick Film Resistive
Track, cioè traccia resistiva a pellicola spessa), montata su un supporto di ceramica.
8.4 Encoder
Gli encoder sono dei trasduttori di posizione angolare di tipo digitale, nei quali la rota-
zione genera una serie d’impulsi. Sono disponibili due tipi di encoder:
l incrementali;
l assoluti.
Gli encoder incrementali (fig. 8.4) generano una serie d’impulsi solo quando sono posti
in rotazione (fig. 8.5). Essi sono costituiti da un disco di materiale opaco sul quale sono
ricavate una o due serie concentriche di finestre trasparenti a intervalli angolari costan-
ti; può inoltre essere presente una finestra più interna rispetto alle precedenti.
n° impulsi di risposta
n 5 60 # [ giri/min ]
risoluzione
Fig. 8.8 – Schema semplificato di un LVDT con relativo condizionatore di segnale. Il condizionatore è
abbastanza complesso in quanto deve fornire, attraverso un oscillatore, la tensione sinusoidale d’ali-
mentazione per il primario del trasformatore e deve provvedere a demodulare il segnale sinusoidale
d’uscita Up , per ottenere un segnale standard (ad esempio uscita 0 4 5 V DC).
Fig. 8.9 – Tensione efficace U generata in Fig. 8.10 – Caratteristica linearizzata del LVDT.
funzione dello spostamento x in un LVDT
(linea tratteggiata tensione effettiva,
linea continua tensione teorica).
Soluzione: 360°
r5 5 0,044° 5 2r38s20
360 2 55 # 8192
Rp ( 55° ) 5 1800 5 1525 V
360
6 Un encoder assoluto a singolo giro fornisce
3 Un encoder incrementale con una risoluzione di
un’uscita digitale con risoluzione 32 768 CPR (con-
2880 impulsi/giro è calettato sull’albero di un motore
teggi per giro completo). Calcolare il numero di bit
elettrico. A partire da un certo istante, vengono
del codice Gray utilizzato e la sua risoluzione r (mini-
misurati sul canale A 1680 impulsi; di quanto è ruo-
tato l’albero del motore? ma rotazione rilevabile).
Soluzione: un giro completo (360°) corrisponde Soluzione: osservato che 32 768 è esprimibile
a 2880 impulsi; pertanto l’albero ha ruotato di un come potenza di 2 nel seguente modo:
angolo a pari a: 32 768 5 215
a5a b 1680 5 210°
360 #
è dunque richiesto un codice Gray a 15 bit per rap-
2880
presentare tutti gli impulsi generati.
4 Un encoder incrementale bidirezionale con una La risoluzione offerta dall’encoder assoluto con
risoluzione di 2880 impulsi/giro è calettato sull’albe- codifica Gray a 15 bit vale:
ro di un motore elettrico. A partire da un certo istan-
360°
te, vengono misurati sul canale A 820 impulsi e sul r5 5 0,011° 5 39s55
32 768
9.1 Generalità
Il controllo e la misura della velocità rappresentano un elemento fondamentale in molti
processi industriali.
La misura della velocità può essere effettuata con diversi dispositivi, analogici e digitali.
I principali trasduttori di velocità impiegati sono:
l la dinamo tachimetrica (analogico);
l l’encoder incrementale (digitale).
Trasduttori a magnetoresistenza
La magnetoresistenza è un sensore che modifica la propria resistenza in funzione del
campo magnetico in cui viene immersa. In molte applicazioni analoghe a quelle viste
per i trasduttori induttivi, sull’elemento rotante (volano, disco del freno ecc.) viene
inserito un magnete permanente; la magnetoresistenza ne rileva il passaggio e, grazie
a opportuni circuiti di condizionamento, trasforma in un segnale il numero dei passaggi
nell’unità di tempo, ovvero determina la velocità di rotazione.
10.1 Estensimetri
Nei trasduttori di forza si genera un segnale elettrico proporzionale alla forza mecca-
nica da misurare.
Un esempio molto utilizzato è l’estensimetro detto anche strain gage. Esistono diffe-
renti tipi di estensimetri:
l estensimetri a filo: sono costituiti da un filo in materiale conduttore (talvolta da una
sottilissima lamina), ad esempio, costantana, del diametro di 10-30 micron piegato
a forma di griglia e collocato su una sottile piastra isolante fissata con un adesivo
alla superficie dell’oggetto in prova; qualunque sollecitazione meccanica (trazio-
ne, compressione, torsione, flessione ecc.) provoca una variazione della lunghezza
dell’estensimetro e corrispondentemente, una variazione della resistenza elettrica
del filo metallico;
l estensimetri piezoresistivi: in questo tipo l’elemento sensibile è costituito da una
piastrina a sezione rettangolare di un semiconduttore, ad esempio silicio, opportu-
namente drogato: al variare delle dimensioni varia la resistenza della piastra; que-
sto tipo di estensimetro presenta una maggiore sensibilità rispetto agli estensimetri
metallici;
l estensimetri piezoelettrici: questo tipo è realizzato con cristalli al quarzo che genera-
no una tensione quando sottoposti a sollecitazioni meccaniche; sono particolarmen-
te indicati per la misura di sollecitazioni meccaniche variabili nel tempo.
Nel caso di estensimetri metallici e piezoresistivi, la misura della resistenza viene effet-
tuata solitamente con un ponte di Wheatstone, in cui la resistenza incognita (quella
dell’estensimetro rappresentato da un lato del ponte) è confrontata con le resistenze
note degli altri tre lati.
Per compensare le variazioni di resistenza dovute alle variazioni di temperatura si usano
due estensimetri di cui uno, montato in modo da non essere sollecitato, permette di
compensare gli effetti di variazione della resistenza dovuti alle variazioni di tempera-
tura.
Nel caso degli estensimetri piezoelettrici si ricorre a un amplificatore e a un circuito di
linearizzazione realizzabili su un unico chip.
Nel caso degli estensimetri a filo o a strato, si può dimostrare che la variazione relativa
della resistenza DR/R dell’estensimetro è data da:
R#
D R 5 kG # Dl
l
dove:
l kG è un coefficiente detto fattore di deformazione (guage factor, che può variare da
2 a 3);
l R è la resistenza dell’elemento sensibile (valori tipici sono: 120, 350, 500, 1000, 3000,
6000 V);
l l è la lunghezza dell’elemento sensibile in assenza di deformazioni;
l Dl e DR sono rispettivamente l’allungamento prodotto dalla sollecitazione meccanica
e il corrispondente aumento della resistenza.
® Esempi applicativi
Alcuni esempi dell’impiego dei trasduttori presentati precedentemente, sono proposti nelle figu-
re che seguono.
l Sistemi di sollevamento, montacarichi, carri ponte: il sensore è applicato su una singola fune
per misurare il tensionamento proporzionale al carico applicato (fig. 10.3).
l Sistemi di sollevamento, montacarichi, carri ponte: i sensori sono applicati su tutte le funi
(sistema multifune) in contemporanea per misurare il tensionamento proporzionale al carico
applicato (fig. 10.4).
l Macchinari e veicoli: il sensore misura il carico applicato su una struttura in acciaio mediante
misura della proporzionale deformazione meccanica a flessione (fig. 10.5).
Fig. 10.3 – Pesacarico a fune sin- Fig. 10.4 – Pesacarico multifu- Fig. 10.5 – Dispositivo per misu-
gola per sistemi di sollevamento ne per sistemi di sollevamento re di forza per macchinari e vei-
(da catalogo DS EUROPE). (da catalogo DS EUROPE). coli (da catalogo DS EUROPE).
Un altro tipo di sensori utilizzati per il controllo di livello sono quelli a ultrasuoni
(fig. 11.2); installati sul bordo superiore del serbatoio, effettuano la misura del livello
misurando il tempo di riflessione di treni di onde di ultrasuoni inviate sulla superficie
della sostanza di cui si deve controllare il livello (fig. 11.3).
Le superfici irregolari e l’angolo di riempimento nel caso di materiali granulari posso-
no influenzare la misura, mentre le proprietà chimico-fisiche del prodotto non hanno
influenza sulla rilevazione; questo consente di effettuare la misura anche di materiali
corrosivi, abrasivi ecc. La custodia del trasduttore deve essere in grado di resistere e pro-
teggere il medesimo in condizioni ambientali difficili (ad esempio, mediante un grado
di protezione elevato, IP 55 o superiore). Il segnale di uscita è naturalmente condizio-
nato. I sensori a ultrasuoni sono molto impiegati data l’elevata affidabilità conseguente
al fatto che non possiedono organi in movimento, non sono influenzati da condizioni
di illuminazione e non essendo a diretto contatto con il fluido, non sono soggetti a
sporcarsi.
12.1 Generalità
Le esigenze di controllo nei processi industriali richiedono la misura di moltissime gran-
dezze fisiche; corrispondentemente è stata sviluppata una gamma molto vasta di tra-
sduttori. Tra questi si esamineranno brevemente:
l trasduttore di umidità relativa;
l trasduttori di intensità luminosa;
l trasduttori di portata.
a)
a)
b)
b)
Fig. 12.1 – a) Segno grafico di fotoresistore; Fig. 12.2 – a) Segno grafico di fotodiodo;
b) fotoresistore al solfuro di cadmio con finestra trasparente e circuito b) fotodiodo al silicio (da catalogo RS).
relativo all’eccitazione di un relè (5 kV 5 resistenza variabile di preim-
postazione). (da catalogo RS).
Fig. 12.4 – Segno grafico di fotoaccoppiatore. Fig. 12.5 – Cella fotovoltaica (da rivista WATT).
I trasduttori a turbina (fig. 12.6) provve- Fig. 12.6 – Trasduttore di portata a turbina
dono alla misura del volume di liquido (da catalogo RS).
che transita nell’unità di tempo (espres-
so in m3/s) mediante una turbina idraulica inserita sulla tubazione, la cui velocità di
rotazione è proporzionale alla portata.
Per rendere più precisa la misura la turbina è inserita in un apposito corpo dotato di
raddrizzatori di flusso atti a rendere lineari le linee del flusso del liquido, in modo da
rendere più precisa la misura.
Nel rotore della turbina è inserito un magnete permanente che, per effetto della rota-
zione, genera una f.e.m. alternata di frequenza crescente con l’aumentare della velocità
di rotazione: la frequenza prodotta è dunque una misura della portata.
Un successivo circuito provvede a trasformare detta frequenza in un segnale standard
(ad esempio, un segnale in corrente 4 4 20 mA).
Sono commercializzati tipi di trasduttori a turbina in grado di generare una uscita digi-
tale, ottenuta utilizzando un LED e un fotorivelatore posti dai lati opposti delle pale
della turbina: la turbina girando interrompe il fascio fotoelettrico e il numero di impulsi
così generati nell’unità di tempo è proporzionale alla velocità di rotazione; è sufficiente
disporre di un circuito di conteggio per valutare la portata.
I trasduttori di portata magnetici sono costituiti da un tubo in materiale diamagneti-
co di sezione circolare, esternamente al quale viene installato un elettromagnete in
modo che il campo generato da quest’ultimo sia perpendicolare al flusso del liquido.
Il trasduttore è completato da due elettrodi montati a contatto con il fluido, perpen-
dicolarmente sia al flusso del liquido sia al campo magnetico.
La misura della portata è effettuata applicando la nota legge dell’induzione elettro-
magnetica nella forma:
E 5 Blv
dove:
E 5 f.e.m. indotta [V];
B 5 intensità del campo magnetico [T];
l 5 lunghezza del conduttore [m];
v 5 velocità del conduttore [m/s];
nel caso in esame il conduttore è costituito dal fluido in transito.
Dato un certo campo magnetico, la f.e.m. indotta nel liquido è proporzionale alla
velocità dello stesso; data una certa sezione S del tubo la f.e.m. risulta essere propor-
zionale alla portata. Anche in questo caso un apposito circuito condizionatore prov-
vede a generare un segnale standard, idoneo a successive manipolazioni.
I trasduttori termodinamici sono installati in modo da trovarsi a contatto con il fluido
da controllare e sono riscaldati internamente di alcuni gradi centigradi in più rispetto
alla temperatura del fluido; quando lo stesso inizia il movimento, esporta calore dal
trasduttore che si raffredda.
Confrontando la temperatura del trasduttore con quella del fluido, si può stabilire,
per ogni tipo di fluido, la sua velocità di movimento.
Per i trasduttori termodinamici è previsto il montaggio direttamente sulla tubazione
dove transita il fluido da controllare, la cui velocità è costantemente monitorata tra-
mite una serie di LED colorati, che si illuminano in sequenza in base alla velocità del
fluido stesso.
13.1 Generalità
Nei sistemi di controllo è necessario procedere alla misura di grandezze fisiche relative
al processo: questa operazione è svolta, come detto, dai trasduttori.
Un’altra operazione fondamentale nei sistemi di controllo è quella inversa, consistente
nel trasformare un segnale elettrico (o pneumatico) in un’altra grandezza fisica, tipica-
mente uno spostamento meccanico; l’operazione viene svolta dagli attuatori.
Importanti esempi di attuatori impiegati nei sistemi di controllo sono:
l gli elettromagneti (solenoidi);
l i motori a corrente continua;
l i motori asincroni;
l i motori passo-passo;
l i motori brushless;
l i motori lineari;
l i cilindri pneumatici e oleodinamici.
13.2 Elettromagneti
Gli elettromagneti o solenoidi o bobine (fig. 13.1) sono dispositivi che trasformano
energia elettrica in spostamenti meccanici lineari (traslazione); sono in pratica attuatori
lineari. Dal punto di vista costruttivo sono caratterizzati da un nucleo elettromagnetico
libero di scorrere, da una bobina e da un telaio.
a) b)
Fig. 13.1 – a) Aspetto esterno di un elettromagnete o attuatore lineare; in alto gli attacchi faston di
alimentazione (ditta ITALMAGNETI);
b) vista in sezione: 1) elettromagnete (bobina); 2) cilindro (parte mobile); 3) albero del cilindro; 4)
molla di richiamo.
Quando si alimenta la bobina si genera una forza che causa lo spostamento (limitato)
della parte mobile. Il movimento può essere controllato (come velocità) tramite elet-
tromagneti definiti proporzionali in quanto la loro forza è direttamente proporzionale
alla corrente che li attraversa.
Un tipico esempio applicativo è costituito dalla elettrovalvola proporzionale (valvola
idraulica a comando elettrico), in cui la portata della valvola varia proporzionalmente
alla corrente che percorre la bobina.
Potenza nominale assorbita dalla bobina in funzione della corsa e dell’intermittenza (ED)
Corsa mm
ED DC AC 0 2 5 10 15
100 W 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5
VA 6 8 10 11 11
40 W 9 9 9 9 9
VA 13 20 23 25 27
25 W 16 16 16 16 16
VA 22 32 37 40 43
15 W 28 28 28 28 28
VA 38 51 57 63 67
5 W 70 70 70 70 70
VA 105 130 142 158 175
a) b)
c) d)
Un altro tipo di azionamento è quello detto PWM che in alternativa agli SCR impie-
ga dei transistor, funzionanti a frequenza piuttosto elevata (qualche decina di kHz);
l’azionamento ottenuto è del tipo a quattro quadranti, molto efficiente e consente una
grande regolarità di funzionamento.
Approfondimento
Normalmente gli azionamenti statici sono previsti per funzionare in anello chiuso in modo
da effettuare un controllo automatico di velocità: la velocità di rotazione del motore è
misurata tramite un idoneo trasduttore (ad esempio una dinamo tachimetrica calettata
direttamente sull’albero motore), che genera un segnale elettrico di tensione proporzio-
nale alla velocità effettiva di rotazione del motore stesso; tale segnale viene confrontato
con un valore di tensione impostato che rappresenta la velocità che si vuole ottenere
(set-point).
La differenza tra le due tensioni rappresenta l’errore, cioè la diversità tra la velocità desi-
derata e la velocità effettiva; tale segnale di errore è utilizzato per pilotare la tensione
del ponte.
In questo modo l’azionamento è in grado di regolare automaticamente la velocità: infatti
a seguito, ad esempio, di un rallentamento causato da un aumento del carico, si ha un
aumento del segnale di errore che determina un aumento della tensione di alimentazione
del motore con conseguente aumento della coppia motrice e quindi della velocità.
Fig. 13.7 – Esempi di applicazioni di azionamenti, indicati con il nome di variatori (da catalogo
TELEMECANIQUE).
I motori asincroni, detti anche motori a induzione, sono i motori più diffusi per le loro
caratteristiche di semplicità e robustezza (fig. 13.8). Si tratta di macchine alimentate in
corrente alternata. Come tutti i motori elettrici sono composti di due parti: lo statore,
fisso, e il rotore, libero di ruotare; su entrambe le parti sono posizionati dei conduttori.
Nei motori asincroni i conduttori posti sullo statore sono collegati alla linea di alimen-
tazione e svolgono dunque il ruolo di induttore (avvolgimento primario o induttore),
mentre nei conduttori posti sul rotore vengono indotte invece delle f.e.m. (avvolgimen-
to secondario o indotto). Questo fatto giustifica il nome di “motori a induzione” che,
come detto, contraddistingue queste macchine.
La corrente alternata che percorre gli avvolgimenti statorici genera un campo rotante
che induce correnti negli avvolgimenti rotorici; l’interazione delle correnti rotoriche con
il campo rotante genera la coppia motrice.
La velocità di rotazione n in giri/min del motore asincrono è legata alla frequenza della
tensione di alimentazione dalla nota relazione:
60 # f
n5 (1 2 s)
p
dove:
f 5 frequenza di alimentazione;
s 5 scorrimento;
p 5 numero di coppie polari.
I motori asincroni possono essere trifase o monofase, a seconda del tipo di alimenta-
zione. La gamma dei motori asincroni disponibili è vastissima, sia per potenza sia per
tipologia costruttiva. Riguardo alla potenza si passa da motori monofase o trifase della
potenza di poche decine di watt, a motori trifase della potenza di alcuni megawatt
alimentati con tensioni dell’ordine di alcuni kilovolt.
Sotto il profilo della tipologia costruttiva accanto ai mo tori di tipo ordinario, adatti
all’impiego in condizioni ambientali normali, si costruiscono motori in esecuzione pro-
tetta, idonei per ambienti umidi o bagnati o con modesto rischio di esplosione o addi-
rittura idonei per ambienti con elevato rischio di esplosione.
Un’altra distinzione importante riguarda i circuiti rotorici che possono essere sostanzial-
mente di due tipi: a gabbia di scoiattolo oppure di tipo avvolto. Nel primo caso il circu-
ito rotorico è costituito da un certo numero di barre conduttrici con due anelli alle due
estremità in modo da formare una struttura simile a una gabbia per scoiattoli (da cui il
nome); nel secondo caso il circuito rotorico è formato da un avvolgimento formato da
spire realizzate con filo di rame. Per le esigenze attuative della regolazione di velocità
nell’automazione industriale, il motore asincrono ha gradualmente sostituito il motore
a corrente continua sia per la semplicità di installazione, la ridotta manutenzione, il
rendimento più elevato, nonché per la semplicità nella regolazione della velocità, dopo
il massiccio impiego dei convertitori di frequenza (inverter).
Unità 14 Attuatori: motori passo-passo, brushless, lineari, attuatori pneumatici e oleodinamici 159
® Esempio 14.1
Un motore passo-passo ha un passo p 5 1,8° (5 0,0314) rad. Si determini:
l il numero di impulsi per effettuare uno spostamento lineare di d 5100 mm di una slitta colle-
gata all’albero motore mediante una vite di passo pv 5 5 mm (un giro completo provoca uno
spostamento lineare pari al passo);
l la frequenza f degli impulsi per realizzare una velocità di avanzamento v di 50 mm/min.
Soluzione
1. Dal momento che ogni giro completo del motore produce un avanzamento di 5 mm, uno
spostamento di 100 mm richiede un numero nr di rotazioni complete dato dalla:
d 100
nr 5 5 5 20
pv 5
Tenuto conto che un giro completo è pari a 6,28 rad, il numero di impulsi n necessario per
effettuare lo spostamento complessivo richiesto vale:
6,28
n 5 nr # 5 20 # 200 5 4000 impulsi
0,0314
v # 6,28 50 #
v5 5 0,105 5 1,05 rad/s
pv 60 5
v 1,05
f5 f5 > 33 Hz
p 0,0314
Unità 14 Attuatori: motori passo-passo, brushless, lineari, attuatori pneumatici e oleodinamici 163
Questionario generale di verifica 11 Per poter fare uso di un motore a corrente conti-
nua come freno e generatore in entrambi i sensi
1 Un trasduttore effettua una: di rotazione, occorre utilizzare un azionamento:
a) Trasformazione di una grandezza fisica in a) A un solo quadrante.
una elettrica o pneumatica. b) A due quadranti.
b) Azione di controllo. c) A quattro quadranti.
c) Amplificazione del segnale.
12 In un azionamento, che cos’è il set point?
2 Le caratteristiche stazionarie di un trasduttore...
a) Una parte del circuito.
a) Descrivono il comportamento del sistema
b) Il segnale di riferimento che rappresenta la
quando l’ingresso varia rapidamente.
velocità di rotazione che si vuole ottenere.
b) Descrivono il comportamento quando il
c) Il segnale generato dalla dinamo tachimetrica.
segnale di uscita si è assestato.
3 La costante di tempo di un trasduttore è:
13 Da cosa è derivato il LIM?
a) Da un motore brushless.
a) Un indicatore della durata nel tempo del tra-
b) Da un motore asincrono trifase.
sduttore.
c) Da un motore in corrente continua.
b) Un parametro statico del trasduttore.
c) Un indicatore della velocità di risposta del 14 In un elettromagnete la maggiore corrente assor-
trasduttore. bita si ha:
4 Per la misura di una temperatura di circa 1200 a) Allo spunto.
b) Alla ritenuta.
°C quale tra i seguenti trasduttori occorre utiliz-
c) Non c’è differenza di assorbimento.
zare?
a) Trasduttore integrato. Elaborazione
b) Termistore. 1 Definire il trasduttore e spiegarne la funzione in
c) Termocoppia. un sistema di controllo.
5 L’encoder è un trasduttore di: 2 Che cosa sono le caratteristiche statiche di un
a) Temperatura. trasduttore?
b) Posizione. 3 Calcolare la resistenza di una PT 100 alla tempe-
c) Forza. ratura di 180 °C.
4 Nell’ipotesi di utilizzare un condizionatore di
6 Per misurare angoli di rotazione molto piccoli segnale che eroga 4 4 20 mA, determinare la
mediante un encoder, occorre: temperatura rilevata da un trasduttore di tempe-
a) Una elevata risoluzione. ratura, che opera nel range –10 °C ÷ 1100 °C,
b) Una elevata velocità massima di rotazione. quando la corrente erogata è di 15 mA.
5 Spiegare la differenza tra fotoresistenza e foto-
7 Gli LVDT sono:
diodo.
a) Trasduttori di temperatura. 6 Illustrare il funzionamento di un encoder incre-
b) Trasduttori di luminosità. mentale.
c) Trasduttori di spostamento. 7 Qual è la differenza fondamentale tra un encoder
8 Le dinamo tachimetriche sono a eccitazione: incrementale e uno assoluto?
a) A magneti permanenti. 8 Illustrare le caratteristiche della dinamo tachime-
b) Derivata. trica.
c) Serie.
9 Una dinamo tachimetrica presenta una costante
tachimetrica di 20 mV/rpm; determinare la velo-
9 Le celle di carico trovano applicazione nella cità di rotazione quando eroga 60 V.
misura di: 10 Definire l’attuatore e spiegarne la funzione in un
a) Velocità. sistema di controllo.
b) Pesi.
11 Per quale motivo i motori elettrici a corrente con-
c) Spostamenti. tinua sono ormai sostituiti dai motori asincroni?
12 Quale differenza esiste tra un azionamento a un
10 I motori a corrente continua impiegati nell’auto- quadrante e uno a quattro quadranti?
mazione sono principalmente: 13 Illustrare vantaggi e svantaggi dei LEM rispetto
a) A eccitazione serie. ai motori elettrici tradizionali.
b) A eccitazione indipendente. 14 llustrare i vantaggi dei motori brushless rispetto
c) A eccitazione derivata. ai motori a spazzole.