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Protezione
dalle sovracorrenti F6
In questa unità, dopo aver presentato i vari dispositivi per la protezione delle linee e degli ap-
parecchi elettrici dalle sovracorrenti (interruttori e relativi sganciatori, fusibili), verranno illustrati
i sistemi di protezione usati negli impianti utilizzatori in bassa tensione, con particolare riguardo
alle disposizioni normative.

F6.1 Classificazione degli apparecchi di manovra


e di protezione dalle sovracorrenti
Un apparecchio di manovra è un dispositivo in grado di eseguire manovre di apertura
e di chiusura di un circuito. Ha anche la funzione di protezione dalle sovracorrenti
se è dotato di un idoneo sistema di sgancio automatico.
Le manovre possono avvenire a carico, ossia in presenza di corrente nel circuito,
oppure a vuoto, in assenza di corrente in quanto il circuito è interrotto in un altro punto.
L’apertura a carico interrompe la corrente, mentre la chiusura a carico stabilisce la cor-
rente nel circuito. Le manovre possono anche avvenire in condizioni di normale eser-
cizio oppure in condizioni di funzionamento anormale, a causa di guasti sull’impianto.
In relazione al tipo di comando si distinguono il comando manuale effettuato dall’ope-
ratore e il comando automatico, determinato dall’intervento di un dispositivo di prote-
zione o da un sistema di controllo. Classificazione
In funzione delle operazioni che sono in grado di compiere si distinguono vari tipi in base
di apparecchi di manovra, di cui i principali sono i seguenti. alla funzione

• Interruttore: è un apparecchio in grado di condurre corrente, fino a un determinato


valore, in modo continuativo e in condizioni di funzionamento normale e di aprire
e chiudere il circuito sia in condizioni normali che di guasto, fino a un determinato
valore della corrente di guasto. Se l’interruttore viene munito di sganciatori di so-
vracorrente diventa anche un apparecchio di protezione contro i sovraccarichi e i
cortocircuiti, in grado di interrompere automaticamente correnti in condizioni anor-
mali specificate (interruttore automatico).
• Interruttore di manovra: è un apparecchio in grado di stabilire (chiudendo il cir-
cuito), condurre in modo continuativo e interrompere correnti in condizioni di nor-
male esercizio fino a un determinato valore, comprese eventuali condizioni di so-
vraccarico specificate. Rispetto all’interruttore non è costruito per intervenire in
condizioni di cortocircuito. Per usarlo come apparecchio di protezione contro le
sovracorrenti occorre munirlo di fusibili in serie per ogni polo (interruttore di ma-
novra con fusibili).
• Sezionatore: è un apparecchio in grado di condurre in modo continuativo la cor-
rente di normale funzionamento e, per un tempo specificato, un definito valore
della corrente di funzionamento anormale. Può aprire e chiudere il circuito solo a
432 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

vuoto o in presenza di correnti di intensità trascurabile. La sua caratteristica pecu-


liare, che lo rende adatto alla funzione di sezionamento di un circuito, è che nella
posizione di “aperto” deve interrompere la continuità metallica del circuito, man-
tenendo una specificata distanza di sezionamento tra i contatti, in modo che non vi
siano pericoli per gli operatori che lavorano sul circuito aperto. Collegando in se-
rie ai poli del sezionatore dei fusibili di protezione contro le sovracorrenti, si ot-
tiene un sezionatore con fusibili.
• Interruttore di manovra-sezionatore: è un interruttore di manovra che possiede i
requisiti di sicurezza d’interruzione di un sezionatore. È detto anche sezionatore
sotto carico in quanto può aprire e chiudere un circuito anche in presenza di cor-
rente, nelle normali condizioni di carico. Può essere munito di fusibili per la prote-
zione dei circuiti contro le sovracorrenti.

Modalità di estinzione dell’arco elettrico


Nelle manovre di apertura e di chiusura degli interruttori si sviluppa, all’interno del dis-
positivo, un arco elettrico, ossia una scarica elettrica dovuta alla tensione che perfora
il sottile strato di isolante posto tra il contatto fisso e quello mobile di ogni polo, du-
rante il loro movimento di allontanamento o di avvicinamento. Il fenomeno è tanto più
gravoso quanto maggiore è la tensione di esercizio del sistema in cui l’interruttore è in-
stallato e deve essere interrotto entro un determinato tempo (dell’ordine delle decine di
millisecondi) per evitare che il calore sviluppato possa produrre danni permanenti al-
l’interruttore.
Poiché la formazione dell’arco elettrico provoca la ionizzazione del mezzo isolante
interposto tra i contatti aperti, rendendolo conduttore, per estinguere l’arco occorre in-
nanzitutto deionizzare l’ambiente, ossia sostituire il dielettrico ionizzato con altro non
ionizzato, in modo da ripristinare la rigidità dielettrica tra i contatti. Altri accorgimenti
che vengono adottati sono l’allungamento dell’arco e il suo eventuale frazionamento in
archi elementari, più facili da estinguere, il raffreddamento dell’arco per limitarne l’e-
nergia termica e il raffreddamento dei contatti, per evitare che gli stessi emettano par-
ticelle cariche elettricamente (emissione termoionica) che favoriscono il riadesca-
mento dell’arco elettrico.
Tipi di A seconda del sistema usato per l’estinzione dell’arco, gli interruttori vengono di-
interruttori stinti in:
• interruttori a volume d’olio ridotto, in cui l’arco si sviluppa nell’olio che riempie
la zona dei poli e la sua estinzione avviene in virtù dei moti convettivi generati dal
riscaldamento dell’olio e che determinano la sostituzione dell’olio ionizzato tra i
contatti; sono interruttori per impianti AT ed MT, sempre meno usati a causa di una
certa loro pericolosità dovuta alla presenza dell’olio caldo e alla possibilità di scop-
pio per la formazione di gas o vapori;
• interruttori ad aria compressa, usati prevalentemente in alta tensione, in cui l’e-
stinzione dell’arco avviene mediante un getto d’aria di elevata pressione;
• interruttori in aria a deionizzazione magnetica (deion), in cui l’arco elettrico si
sviluppa in aria in presenza di un campo magnetico generato dalla stessa corrente
che si deve interrompere; la forza elettromagnetica agente sull’arco lo sposta in una
apposita camera di estinzione e tra i contatti affluisce, per effetto della depressione
creata dallo spostamento dell’aria ionizzata, altra aria che ripristina l’isolamento;
questi interruttori vengono usati sia in media che in bassa tensione;
• interruttori a esafluoruro di zolfo che usano come mezzo isolante e per l’estin-
zione dell’arco il gas SF6, avente un elevato valore di rigidità dielettrica e buona
conducibilità termica per lo smaltimento del calore; sono attualmente quelli più
usati nei sistemi MT;
• interruttori sotto vuoto detti così perché i poli sono posti in camere in cui il mezzo
dielettrico è molto rarefatto e l’arco elettrico si estingue in modo spontaneo al pas-
saggio della corrente per lo zero; vengono utilizzati in impianti MT.
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 433

F6.2 Caratteristiche funzionali degli interruttori


Gli interruttori sono caratterizzati da un certo numero di grandezze elettriche a cui bi-
sogna fare riferimento per la scelta e l’ordinazione e che sono indicate dalle normative
tecniche specifiche, di cui le principali sono:
• norma CEI EN 62271-100 (CEI 17-1) per gli interruttori per c.a. a tensione supe-
riore a 1000 V;
• norma CEI EN 60947-2 (CEI 17-5) per gli interruttori automatici dei sistemi con
tensione nominale non superiore a 1000 V c.a. e 1500 V c.c. (impianti BT indu-
striali o per il terziario, di elevata potenza);
• norma CEI EN 60898-1 (CEI 23-3/1) relativa agli interruttori automatici per la pro-
tezione dalle sovracorrenti degli impianti domestici e similari, ossia interruttori per
sistemi BT dell’impiantistica civile, in c.a. 50/60 Hz, tensione nominale tra le fasi
non superiore a 440 V, corrente nominale non superiore a 125 A e potere d’interru-
zione nominale non superiore a 25 000 A;
• norma CEI EN 60934 (CEI 23-33) che si applica agli interruttori automatici desti-
nati alla protezione contro le sovracorrenti dei circuiti interni delle apparecchiature,
per tensioni non superiori a 440 V c.a. e 250 V c.c. e corrente nominale non supe-
riore a 125 A.

Tensione nominale
La tensione nominale è il valore di tensione a cui sono riferite le prestazioni dell’in-
terruttore in fase di chiusura e di interruzione su cortocircuito. Per i circuiti polifasi ci si
riferisce alla tensione tra le fasi.
Per gli interruttori impiegati in sistemi BT, vengono definite le due tensioni
seguenti:
• la tensione nominale d’impiego Ue è il valore di tensione che il costruttore speci-
fica per l’apparecchio, unitamente alla corrente nominale d’impiego, e per il quale
garantisce le prestazioni dichiarate; a uno stesso interruttore possono essere asse-
gnati più valori di tale tensione, facendo corrispondere a ognuno diverse prestazioni
su cortocircuito. I valori normali della tensione nominale d’impiego stabiliti dalla
norma CEI 23-3/1 sono i seguenti:
– 230 V per interruttori unipolari e bipolari;
– 230/400 V per interruttori unipolari;
– 400 V per interruttori bipolari, tripolari e tetrapolari.
• la tensione nominale d’isolamento Ui è il valore di tensione per il quale è dimen-
sionato l’isolamento elettrico dell’interruttore, verificato da apposite prove dielet-
triche. Il suo valore deve essere non inferiore alla più elevata delle tensioni d’im-
piego dell’apparecchio; quando non viene specificata si considera come tensione
nominale di isolamento la maggiore tensione nominale d’impiego.

Corrente nominale
La corrente nominale rappresenta il valore di corrente che l’interruttore può condurre
in assegnate condizioni di tensione, di impiego e ambientali e a cui sono riferite le ca-
ratteristiche dell’apparecchio.
È legata concettualmente al comportamento termico dell’interruttore che, analoga-
mente agli altri componenti sottoposti a sollecitazione termica, durante il funzionamen-
to si riscalda e tende a una temperatura di regime, legata al valore della corrente condot-
ta e alle condizioni di installazione (per esempio, montaggio a vista o in quadri chiusi).
Dato che sul comportamento termico influiscono la durata del funzionamento, che
potrebbe essere non sufficientemente lungo da condurre al regime termico, e la tem-
peratura ambiente, la normativa tiene conto di questi due fattori e considera varie
definizioni di corrente nominale.
434 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

• La corrente termica nominale è il valore di corrente che l’interruttore può con-


durre senza che le sovratemperature delle sue varie parti superino i valori stabiliti
dalla norma.
È riferita a una durata sufficiente a raggiungere l’equilibrio termico, ma non supe-
riore a otto ore senza manovre di interruzione (servizio di otto ore), con tempera-
tura ambiente specificata, generalmente 40 º C, in aria libera e senza involucro, se
non quello fornito dal costruttore e costituente parte integrante dell’interruttore.
Se, invece, l’interruttore è installato in un quadro elettrico, le sue prestazioni dimi-
nuiscono a causa del ridotto scambio termico e della presenza di altre apparecchia-
ture e occorre considerare la corrente termica nominale in involucro che deve
essere valutata e specificata dal costruttore in definite condizioni di involucro, di
ventilazione e di servizio.
• La corrente ininterrotta nominale è relativa al servizio ininterrotto di durata su-
periore a otto ore, senza manovre intermedie, in aria libera e temperatura ambiente
specificata, generalmente 40 º C.
Nel caso degli interruttori automatici per impianti domestici e similari, rispondenti
alla norma CEI 23-3/1, è definita soltanto la corrente nominale, concettualmente
simile alla corrente ininterrotta nominale, indicata con il simbolo In; è detta anche
corrente nominale d’impiego.
Per gli interruttori a tensione superiore a 1000 V in corrente alternata (CEI 17-1) è
definita solo la corrente termica nominale Ir (rated current).

Potere d’interruzione
L’apertura di un interruttore può avvenire con vari valori della corrente circolante,
che viene interrotta dalla manovra. L’intervento più gravoso è, evidentemente, la
manovra durante il cortocircuito, circostanza in cui la corrente, non più limitata dal-
l’impedenza a valle del punto di guasto, assume valori molto più elevati rispetto al
funzionamento normale.
La corrente di cortocircuito è composta da una componente simmetrica o alternata
avente un certo valore efficace e da una componente unidirezionale che si estingue
dopo un tempo dipendente dalle caratteristiche del circuito, in particolare dal suo fat-
tore di potenza.
L’intervento dell’interruttore modifica però sia l’andamento sia il valore della cor-
rente di cortocircuito a valle del dispositivo, principalmente a causa dell’arco elettrico
che si manifesta all’apertura dei contatti e che introduce nel circuito un’impedenza di
valore ignoto e variabile. Al fine di riferire le caratteristiche degli interruttori a una
definita corrente, svincolandosi da tale variabilità, si considera la corrente presunta di
cortocircuito, ossia quella che si avrebbe se al posto dell’interruttore vi fosse un con-
duttore di impedenza nulla.
L’attitudine di un interruttore a interrompere la corrente durante il cortocircuito è testi-
moniata, in generale, dal potere d’interruzione nominale, che indica il massimo
valore efficace della componente simmetrica della corrente di cortocircuito presunta
che l’apparecchio è in grado di interrompere in specificate condizioni.

A seconda del tipo di interruttore, la definizione precedente può variare leggermente.


Per gli interruttori di bassa tensione, il potere d’interruzione nominale viene
indicato con il simbolo Icn e, a seconda delle condizioni di prova, la norma distin-
gue il potere d’interruzione nominale estremo o limite (Icu) da quello di servizio
(Ics), espresso a volte in percentuale rispetto a Icu.

Potere di chiusura nominale su cortocircuito


In caso di guasto preesistente alla chiusura di un interruttore, accade che la manovra
avvenga in condizioni di cortocircuito e l’apparecchio debba essere in grado di stabi-
lire la relativa sovracorrente.
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 435

Si definisce potere di chiusura nominale su cortocircuito o di stabilimento il


massimo valore di cresta della corrente di cortocircuito presunta che l’interruttore è in
grado di chiudere alla frequenza nominale, in specificate condizioni di tensione e fat-
tore di potenza.
Viene indicato con i simboli Ip (CEI 17-1) e Icm (CEI 17-5).
Il potere di chiusura è sempre maggiore di quello d’interruzione e il loro rapporto
dipende dal fattore di cresta della corrente di cortocircuito e, quindi, dal valore del fat-
tore di potenza di cortocircuito.
È da notare che si fa riferimento al valore di cresta della corrente totale di corto-
circuito, somma delle due componenti, per considerare la condizione più sfavorevole
di chiusura all’inizio del cortocircuito.

Corrente nominale ammissibile di breve durata


Gli interruttori installati negli impianti elettrici non sempre intervengono appena si
manifesta un guasto, tipicamente un cortocircuito, nell’impianto; spesso, infatti, gli
sganciatori di sovracorrente di cui sono dotati e che ne comandano l’apertura vengo-
no ritardati per ragioni di funzionalità dell’impianto. In queste circostanze gli inter-
ruttori, in posizione di chiuso, sono interessati da elevate correnti per un determinato
tempo; dopo il periodo transitorio del cortocircuito, la corrente è pari al valore effica-
ce della componente simmetrica.
Gli interruttori specificamente previsti per questa funzione sono classificati di
categoria B; quelli che intervengono senza ritardo intenzionale sono detti di catego-
ria A.
La corrente nominale ammissibile di breve durata è il valore di corrente che un in-
terruttore è in grado di condurre, senza danneggiarsi, per una durata specificata e nelle
condizioni di utilizzazione prescritte.
Per gli interruttori di bassa tensione a norma CEI 17-5, la durata è di 1 s se il valo-
re della corrente ammissibile di breve durata, indicata con Icw, è uguale a quello del
potere nominale d’interruzione su cortocircuito; se invece è inferiore, il tempo deve
essere specificato.
Per gli interruttori di categoria A non è prevista la corrente ammissibile di breve
durata.

F6.3 Interruttori automatici per bassa tensione


Sono dispositivi di manovra e protezione di comune impiego negli impianti civili e
industriali, formati dall’unione di un interruttore e di uno o più sganciatori di sovra-
corrente, cosicché, oltre alle manovre di apertura e chiusura manuali, possono inter-
rompere automaticamente il circuito in caso di intervento dello sganciatore. In posi-
zione di aperto la distanza di sezionamento tra i contatti è generalmente sufficiente
ad assicurare loro anche la funzione di sezionatore.
L’interruzione dell’arco elettrico avviene quasi sempre in aria, con l’impiego di
celle di estinzione di tipo deion.
Gli sganciatori più diffusi sono di tipo magnetotermico (interruttore automatico
magnetotermico) oppure elettronici; a volte gli interruttori vengono corredati anche
di sganciatori di minima tensione.
Costruttivamente gli interruttori automatici si possono dividere in tre tipi (figura
F6.1): aperti, scatolati, modulari.
Gli interruttori aperti hanno le varie parti isolate in aria, presentano notevoli Classificazione
dimensioni e sono destinati soprattutto agli usi industriali, come interruttori di mac- in base alle
caratteristiche
china a valle di trasformatori MT/BT e di generatori e per le partenze di linee con costruttive
correnti nominali maggiori di 1000 ÷ 2000 A. Hanno correnti nominali elevate (orien-
tativamente fino a 8 kA) e poteri d’interruzione fino a 100 ÷ 150 kA.
436 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Figura F6.1
Tipi di interruttore
per bassa tensione:
a) interruttore
aperto;
b) interruttore
scatolato;
c) interruttore
modulare.

a) b) c)

Gli interruttori scatolati sono racchiusi in un involucro di plastica isolante, divi-


so in scomparti in modo da creare l’isolamento tra le fasi e verso massa. Hanno
dimensioni più contenute di quelli aperti, ma prestazioni paragonabili, con correnti
nominali fino a 4 kA e poteri d’interruzione fino a 200 kA. Vengono utilizzati preva-
lentemente in impianti industriali; in campo civile sono usati in impianti di una certa
potenza (per esempio, grandi centri commerciali), quando occorrono interruttori di
portata superiore a quella degli apparecchi modulari.
Gli interruttori modulari, nati particolarmente per gli impianti civili e del terzia-
rio ma ormai assai diffusi anche nei quadri industriali, hanno il vantaggio di avere
uno sviluppo in larghezza multiplo di un modulo normalizzato, dimensioni principali
unificate e un dispositivo di fissaggio a scatto su guida DIN; questo rende l’installa-
zione molto agevole e consente di predisporre quadri elettrici di dimensioni contenute
e unificate in base al numero di moduli occorrenti. Vengono costruiti, orientativamen-
te, con correnti nominali fino a 100 ÷ 160 A e poteri d’interruzione da 4,5 a 25 kA.
Le caratteristiche funzionali degli interruttori automatici per bassa tensione sono
stabilite dalle rispettive norme di prodotto, come spiegato nel paragrafo precedente.
Nelle tabelle F6.1, F6.2 e F6.3, tratte dai cataloghi delle case costruttrici, sono ripor-
tate le caratteristiche tecniche di interruttori BT scatolati e modulari.

F6.4 Sganciatori di sovracorrente


Gli sganciatori di sovracorrente di cui sono muniti gli interruttori automatici e che ne
determinano l’intervento in caso di sovraccarico o di cortocircuito sono, in generale,
dei relè di protezione in cui la grandezza agente, ossia la grandezza fisica a cui il dis-
positivo è sensibile, è la corrente elettrica. Esistono anche relè sensibili ad altre gran-
dezze, come la tensione e la potenza.
I relè vengono distinti in funzione del valore della grandezza agente che ne deter-
mina l’intervento. Si hanno:
• relè di massima se intervengono quando la grandezza agente supera il valore di ta-
ratura impostato (relè di massima corrente, per esempio);
• relè di minima se intervengono quando la grandezza agente diventa minore del va-
lore di taratura impostato (relè di minima tensione, per esempio);
• relè differenziali che agiscono sulla base del valore assunto dalla differenza tra due
grandezze omogenee; sono molto diffusi gli sganciatori di corrente differenziali che
intervengono quando la differenza tra due correnti supera il valore di taratura;
• relè direzionali, sensibili al verso della grandezza agente.
Un’importante classificazione dei relè di protezione viene fatta in base al tempo
d’intervento del dispositivo, definito come il tempo intercorrente tra l’istante in cui si
verifica l’anomalia in grado di produrre l’intervento del relè e quello in cui esso effet-
tivamente avviene.
Tabella F6.1 Caratteristiche tecniche di interruttori in aria scatolati per bassa tensione, serie Compact NSX 100/630 (produzione Schneider Electric)

Serie NSX100 NSX160 NSX250 NSX400 NSX630


Corrente nominale 40 °C(A) 100 160 250 400 630
Livello di potere B F N H S L E B F N H S L B F N H S L F N H S L F N H S L
d’interruzione
Potere d’interruzione nominale 25 36 50 70 100 150 16 25 36 50 70 100 150 25 36 50 70 100 150 36 50 70 100 150 36 50 70 100 150
estremo Icu a 380/415 V (kA)
Potere d’interruzione nominale 25 36 50 70 100 150 16 25 36 50 70 100 150 25 36 50 70 100 150 36 50 70 100 150 36 50 70 100 150
di servizio Ics a 380/415 V (kA)
Dati comuni a tutti gli interruttori: tensione nominale d’impiego Ue = 690 V; tensione nominale d’isolamento Ui = 800 V; tensione nominale di tenuta a impulso Uimp = 8 kV; frequenza 50-60 Hz; numero
poli 3-4; categoria di utilizzazione A.

Tabella F6.2 Caratteristiche tecniche di interruttori in aria scatolati per bassa tensione, serie Compact NS 630b/3200 (produzione Schneider Electric)

Serie NS630b - NS800 NS1000 NS1250 NS1600 NS2000


NS2500-NS3200
Corrente nominale 50 °C(A) 630 – 800 1000 1250 1600 2000-2500-3200

Livello di prestazione N H L LB N H L N H N H N H

Potere d’interruzione nominale 50 70 150 200 50 70 150 50 70 50 70 70 85


estremo Icu a 380/415 V (kA)

Potere d’interruzione nominale 50 52 150 200 50 52 150 50 52 37 37 52 64


di servizio Ics a 380/415 V (kA)

Corrente nominale di breve durata ammissibile


– per 1 s (kA) 19,2 19,2 – – 19,2 19,2 – 19,2 19,2 19,2 19,2 –
F6 • Protezione dalle sovracorrenti

– per 3 s (kA) – – – – – – – – – – – 32

Categoria di utilizzazione B B A A B B A B B B B B
Dati comuni a tutti gli interruttori: tensione nominale d’impiego Ue = 690 V; tensione nominale d’isolamento Ui = 800 V; tensione nominale di tenuta a impulso Uimp = 8 kV; frequenza 50-60 Hz; nu-
mero poli 3-4.
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438 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Tabella F6.3 Caratteristiche tecniche di interruttori magnetotermici modulari in bassa tensione System pro M compact (produzione ABB)

Serie Numero di poli Corrente nominale (A) Caratteristica Potere di


d’intervento interruzione
nominale Icn (kA)

S 200 L-C 1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 6-8-10-13-16-20-25-32-40 C 4,5

S 200-B 1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 B 6

S 200-C 1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 C 6

S 200-D 1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-16-20-25-32-40-50-63 D 6

S 200-K 1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 K 6

S 200 M-B 1P, 1P+N, 2P, 3P, 4P 6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 B 10

S 200 M-C 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 C 10

S 200 M-D 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-16-20-25-32-40-50-63 D 10

S 200 M-K 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-16-20-25-32-40-50-63 K 10

S 200 P-B 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 B 25 kA per In ≤ 25 A


15 kA per In ≥ 32 A

S 200 P-C 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-13-16-20-25-32-40-50-63 C 25 kA per In ≤ 25 A


15 kA per In ≥ 32 A

S 200 P-D 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-10-16-20-25-32-40-50-63 D 25 kA per In ≤ 25 A


15 kA per In ≥ 32 A

S 200 P-K 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-16-20-25-32-40-50-63 K 25 kA per In ≤ 25 A


15 kA per In ≥ 32 A

S 200 P-Z 1P, IP+N, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2-3-4-6-8-10-16-20-25-32-40-50-63 Z 25 kA per In ≤ 25 A


15 kA per In ≥ 32 A

solo
M 200 1P, 2P, 3P, 4P 0,5-1-1,6-2,5-4-6,3-10-12,5-16-20-25-32-40-50-63 sganciatore /
magnetico

Dati comuni a tutti gli interrutori: tensione nominale d’impiego Ue = (230-240) V per 1P e 1P+N, Ue = (230/400-240/415) V per 2P, 3P, 4P; ten-
sione nominale d’isolamento Ui = 500 V; tensione nominale di tenuta a impulso Uimp = 4 kV; frequenza 50-60 Hz.

La relazione t = f (x) tra il tempo d’intervento e il valore assunto dalla grandezza


agente x, espressa generalmente con un grafico cartesiano, costituisce la caratteristica
d’intervento del relè.
In base alla forma di tale caratteristica si distinguono:
• relè a tempo indipendente in cui il tempo d’intervento non dipende dal valore as-
sunto dalla grandezza agente (purché tale da determinare l’intervento); in questo
caso il relè è detto a scatto istantaneo (figura F6.2) quando il tempo d’intervento è
determinato solo dall’inerzia delle varie parti che lo compongono oppure a scatto
ritardato (figura F6.3) se il tempo d’intervento può essere aumentato mediante un
dispositivo ritardatore;
• relè a tempo dipendente quando il tempo d’intervento varia in funzione del valore
assunto dalla grandezza agente; in genere per i relè di massima corrente il tempo di-
minuisce all’aumentare dell’intensità di corrente (relè a tempo inverso), come indi-
cato nella figura F6.4, in cui il tempo non diventa negativo, come sembrerebbe dal
grafico, in quanto gli assi sono in scala logaritmica.
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 439

t t

ZNI
ZNI

ti ti

1 I/I n 1 V/Vn

Figura F6.2 Relè di massima corrente, Figura F6.3 Relè di minima tensione,
a tempo indipendente, scatto istantaneo. a tempo indipendente, scatto ritardato.
ZNI Zona di non intervento Vn Tensione nominale (di taratura)
In Corrente nominale (di taratura)
ti Tempo d’intervento Per V < Vn il relè interviene con tempo costante

Per I > In il relè interviene con tempo costante

Figura F6.4 Relè di massima corrente


a tempo dipendente (a tempo inverso).
Per I > In il relè interviene con tempo decrescente
all’aumentare del rapporto I/In.

1 I/I n

Sganciatore magnetotermico
Gli sganciatori magnetotermici di massima corrente accoppiati a interruttori auto-
matici sono molto usati per la protezione contro le sovracorrenti di sovraccarico e di
cortocircuito. L’apparecchio che ne deriva prende il nome di interruttore magnetoter-
mico.
Sono formati dall’unione di due relè, precisamente:
• un relè termico a lamina bimetallica (formata da due metalli sovrapposti con coef-
ficienti di dilatazione diversi) che sfrutta la deformazione della lamina dovuta al ca-
lore prodotto dalla corrente per azionare il dispositivo di sgancio (figura F6.5);
dato che all’aumentare dell’intensità di corrente diminuisce il tempo occorrente per
avere una deformazione utile, questi dispositivi sono tipicamente del tipo a tempo
inverso e sono quindi adatti alla protezione dal sovraccarico, in cui non è richiesta
l’interruzione immediata del circuito;

a) b)
I
1 I

Figura F6.5
2 Relè a lamina
1. Bimetallo bimetallica:
I 2. Treccia di collegamento a) a riposo;
I 3. Dispositivo di sgancio. b) in azione.
440 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

• un relè magnetico che sfrutta il campo magnetico prodotto dalla corrente circolante
in un bobina per far muovere la parte mobile di un nucleo magnetico e azionare il
dispositivo di sgancio (figura F6.6); è un relè a tempo indipendente, dato che in-
terviene non appena la forza magnetica, dipendente dall’intensità di corrente, su-
pera quella esercitata dalle molle antagoniste sul nucleo mobile; per questa sua ca-
ratteristica viene usato per la protezione contro le sovracorrenti di cortocircuito.
Figura F6.6
Schema di Ib E Elettromagnete fisso
principio di un relè F2 NM Nucleo mobile
F1
elettromagnetico. MR Molla di richiamo
MR C Contatto
C Ib Corrente nella bobina
F1 Forza magnetica
E NM F2 Forza meccanica

Caratteristica La caratteristica d’intervento di uno sganciatore magnetotermico può assumere


d’intervento del varie forme, a seconda di come vengono scelte le correnti d’intervento. Nella figura
magnetotermico F6.7 è riportata la caratteristica d’intervento di un interruttore magnetotermico con
sganciatore magnetico regolabile da 5 a 10 volte In. Si può notare che per lo sgancia-
tore termico sono indicate due caratteristiche estreme e una intermedia, a seconda che
l’intervento avvenga a freddo (tempo d’intervento maggiore) o a caldo, con tempo
d’intervento minore perché l’elemento sensibile parte già da una temperatura maggiore
di quella ambiente. Nella caratteristica d’intervento si distinguono tre zone:
• zona A (I < In): corrisponde alla zona di non intervento, in quanto la corrente è infe-
riore alle soglie d’intervento di ambedue gli sganciatori;
• zona B (In < I ≤ 5÷10 In): in questa zona si ha la protezione dai sovraccarichi; es-
sendo la corrente inferiore alla soglia d’intervento dello sganciatore magnetico in-
terverrà quello termico, con un tempo tanto minore quanto maggiore è l’intensità
della sovracorrente e, quindi, con modalità idonee al controllo e all’interruzione del
sovraccarico;
• zona C (I > 5÷10 In): in questa zona, tipica delle sovracorrenti di cortocircuito, l’in-
tensità della corrente è maggiore dei valori di soglia di ambedue gli sganciatori,
però interviene solo quello magnetico che ha, a parità di corrente, un tempo d’in-
tervento minore; lo scatto è istantaneo, senza ritardo intenzionale.
Figura F6.7
t (s)
Caratteristica
d’intervento
di un interruttore 2000
magnetotermico 1000
con sganciatore a
500
magnetico regolabile 200
b
da 5 a 10 volte In. 100
50

20
10
5

2
1
0,5 c
0,2 A B C
0,1
0,05

0,02
0,01
a Sganciatore termico a freddo
0,005
b Sganciatore termico a caldo
0,002
c Sganciatore magnetico regolabile 0,5 1 1,5 2 5 10 20 50 100 200
1,2 I/In
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 441

Nella tabella F6.4 sono riportate le caratteristiche nominali e di regolazione di


sganciatori magnetotermici associabili a interruttori con corrente nominale 100 A,
160 A e 250 A, la cui caratteristica d’intervento è indicata nella figura F6.8.

Tabella F6.4 Sganciatori di massima corrente magnetotermici TM per interruttori scatolati serie Compact NSX100/160/250 (produzione
Scheneider Electric)

Sigla TM da 16D a 250D TM da 16G a 63G

Corrente nominale In a 40 °C (A) 16 25 32 40 50 63 80 100 125 160 200 250 16 25 40 63

NSX100

Interruttore NSX160

NSX250

Regolazione termica Ir Regolabile da 0,7 a 1 × In

Im Fissa Regolabile Fissa

Regolazione NSX100 190 300 400 500 500 500 640 800 63 80 80 125

magnetica NSX160 190 300 400 500 500 500 640 800 1250 1250 (5÷10)×In 63 80 80 125

(A) NSX250 190 300 400 500 500 500 640 800 1250 1250 (5÷10)×In 63 80 80 125

1 Soglia protezione sovraccarico


t 2 Soglia protezione cortocircuiti
1

0 Ir Im I

Figura F6.8 Caratteristica d’intervento


degli sganciatori magnetotermici della tabella F6.4.

Per la scelta dello sganciatore si deve fare riferimento alla corrente d’impiego e alla
portata della conduttura. Per esempio, se la corrente d’impiego è pari a 85 A e la portata
95 A si può utilizzare un interruttore con corrente nominale 100 A, associato a uno
sganciatore TM100D con In = 100 A, con regolazione termica Ir = 90 A (0,9 × In), valo-
re che consente la circolazione della corrente d’impiego senza superare il limite della
portata.
In caso di cortocircuito si avrà un intervento istantaneo se la sovracorrente supera la
soglia di taratura Im = 800 A.

Sganciatore elettronico di sovracorrente


Gli sganciatori elettronici di sovracorrente applicati agli interruttori di bassa tensio-
ne hanno attualmente una notevole diffusione, dovuta allo sviluppo dell’elettronica
integrata digitale programmabile (microprocessori) e alla sensibile riduzione del
costo di tali componenti.
442 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Nello sviluppo di queste protezioni si è andati ben al di là della semplice sostitu-


zione degli sganciatori termici e magnetici con dispositivi elettronici che, pur se
costruttivamente diversi, espletano in definitiva le stesse funzioni (per esempio la
sostituzione della lamina bimetallica con un termistore PTC); attualmente l’uso dei
microprocessori consente di realizzare interruttori intelligenti in grado di dialogare
con un calcolatore centrale, tanto che vengono spesso indicati con la sigla IPS
(Intelligent Power Switch). Le caratteristiche d’intervento di questi sganciatori sono
piuttosto varie e corrispondono a diverse funzioni protettive, per esempio:
• intervento ritardato a tempo lungo inverso per il sovraccarico;
• intervento ritardato a tempo breve inverso per il cortocircuito, adatto a realizzare pro-
tezioni selettive ritardando l’intervento degli interruttori a monte;
• intervento ritardato a tempo breve indipendente per il cortocircuito, con tempo d’in-
tervento costante, regolabile nell’ordine dei decimi di secondo;
• intervento istantaneo con corrente regolabile, per il cortocircuito.
Nella tabella F6.5 sono riportate le caratteristiche nominali e di regolazione di una
unità di controllo elettronica associabile a interruttori con corrente nominale 100 A,
160 A, 250 A, 400 A, 630 A, la cui caratteristica d’intervento è indicata nella figura
F6.9.

Tabella F6.5 Unità di controllo Micrologic 2 per interruttori Compact NSX100/160/250/400/630 con correnti nominali da 100 A a 630 A
(produzione Schneider Electric)

Corrente nominale In a 40 °C (A) 40 100 160 250 400 630

NSX100

NSX160

Interruttore NSX250

NSX400

NSX630
Soglia d’intervento lungo ritardo 18-20-23- 40-45-50- 63-70-80- 70-100- 160-180- 250-280-
Ir = (0,9 – 1) × Io (regolazione fine 25-28-32- 55-63-70- 90-100- 125-140- 200-230- 320-350-
a 9 gradini per ogni valore di Io 36-40 80-90-100 110-125- 160-175- 250-280- 400-450-
riportato) 150-160 200-225- 320-360- 500-570-
250 400 630
Temporizzazione tr (s) Non regolabile
a 1,5 × Ir 400
a 6 × Ir 16
a 7,2 × Ir 11

Soglia d’intervento corto ritardo Isd Isd = Ir × (1,5-2-3-4-5-6-7-8-10)


Temporizzazione tsd (s) Non regolabile
Tempo di non intervento 20
Tempo max d’interruzione 80

Soglia d’intervento istantanea Ii (A) 600 1500 2400 3000 4800 6900
Tempo di non intervento 10 ms
Tempo max d’interruzione 50 ms per I > 1,5 Ii
Protezione del neutro
– neutro non protetto 4P 3R senza protezione
– neutro protetto al 50%
4P 3R + N/2 0,5 × Ir
– neutro protetto al 100% 4P 4R 1 × Ir
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 443

t
1

3
1 Soglie Lungo ritardo (protezione sovraccarico)
4
2 Temporizzazione Lungo ritardo LR
5 3 Soglie Corto ritardo (protezione cortocircuiti)
4 Temporizzazione Corto ritardo CR
5 Soglie protezione istantanea (protezione cortocircuiti)
0 Ir Isd Ii I

Figura F6.9
Caratteristica d’intervento degli sganciatori elettronici
della tabella F6.5.

Supponendo, per esempio, di usare una unità dotata di sganciatore con corrente
nominale 100 A associato a un interruttore NSX160 (corrente nominale 160 A), è
possibile regolare la corrente d’intervento Ir in caso di sovraccarico da 40 A a 100 A
con tempo d’intervento non modificabile, decrescente con la corrente. Per il cortocir-
cuito si possono regolare due soglie, quella con ritardo breve da 1,5 a 10 × Ir e tempo
d’intervento fisso e quella istantanea, per correnti di guasto da 1500 A in poi. A
seconda di come si prevede che possa essere caricato il conduttore neutro si può sce-
gliere di non installare la protezione (carico equilibrato con corrente nel neutro nulla
o molto ridotta rispetto alla sezione del conduttore), di regolarla al 50% di quella di
taratura per le fasi oppure alla stessa corrente delle fasi.

F6.5 Caratteristiche tecniche degli interruttori


automatici per bassa tensione
Oltre quelle introdotte nei paragrafi precedenti, per la scelta degli interruttori automa-
tici BT occorre tener conto di altre caratteristiche, di seguito riportate.

Caratteristica d’intervento
La normativa CEI non fissa tutta la forma della caratteristica tempo-corrente degli
interruttori automatici di bassa tensione, ma indica dei valori limite della stessa. Le
caratteristiche fornite dai costruttori devono pertanto rispettare questi limiti.
Per gli interruttori per usi domestici e similari l’attuale norma CEI EN 60898/1
(CEI 23-3/1) prevede tre tipi di caratteristica, indicandone le condizioni di prova e
un certo numero di coppie di valori tempo-corrente che gli apparecchi devono sod-
disfare.
In particolare, la corrente Im che determina l’intervento istantaneo, senza ritardo
intenzionale, deve essere compresa nei campi seguenti:
• caratteristica B: maggiore di 3 e fino a 5 volte la corrente nominale;
• caratteristica C: maggiore di 5 e fino a 10 volte la corrente nominale;
• caratteristica D: maggiore di 10 e fino a 20 volte la corrente nominale.
Nella figura F6.10 sono riportate le varie caratteristiche d’intervento. La caratte-
ristica B è adatta per utilizzatori che possono dar luogo a limitato sovraccarico, come
i carichi luce; la C è di serie; la D è adatta a carichi che presentano elevate correnti di
avviamento, essendo l’intervento magnetico opportunamente elevato.
444 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

t (s) a) t (s) b)
10000 10000
5000 5000
1H 1H
2000 2000
1000 1000
500 500
200 200
100 100
50 50
20 20
10 10
5 5
2 2
1 1
0,5 0,5
0,2 0,2
0,1 0,1
0,05 0,05
0,02 0,02
0,01 0,01
0,005 0,005
0,002 0,002
0,001 0,001
0,5 1 2 3 4 5 7 10 20 30 50 70 100 200 I/In 0,5 1 2 3 4 5 7 10 20 30 50 70 100 200 I/In

t (s) c)
Figura F6.10
10000
Caratteristiche d’intervento 5000
1H
secondo la norma CEI EN 2000
60898/1 1000
500
(produzione Schneider
200
Electric): 100
a) tipo B 50
b) tipo C 20
c) tipo D (con limitazione 10
5
dell’intervento magnetico 2
a 14 In). 1
0,5
0,2
0,1
0,05
0,02
0,01
0,005
0,002
0,001
0,5 1 2 3 4 5 7 10 14 20 30 50 70 100 200 I/In

Correnti convenzionali di intervento e di non intervento


Gli interruttori automatici corredati di sganciatori di sovracorrente sono caratterizzati
da due valori tipici di corrente, così definiti:
• corrente convenzionale di intervento If : è il valore di corrente che determina l’in-
tervento entro un tempo limite specificato tc (tempo convenzionale);
• corrente convenzionale di non intervento Inf : è il valore di corrente che l’appa-
recchio può condurre per il tempo convenzionale senza che avvenga l’intervento.
Il loro significato è rappresentato nella figura F6.11. Per esempio un interruttore con
In = 25 A per il quale si ha Inf = 28,25 A, If = 36,25 A, tc = 1 h, certamente interviene entro
1 h se la corrente è almeno pari a 36,25 A, mentre non deve sicuramente intervenire per
1 h se la corrente non supera il valore 28,25 A.
Figura F6.11
Illustrazione grafica t > tc t ≤ tc
del significato di If
e di Inf.
In Inf If I
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 445

I valori di If e di Inf e quelli di tc sono stabiliti dalle relative norme CEI e corrispon-
dono a quelli della tabella F6.6.

Tabella F6.6 Valori delle correnti convenzionali di intervento e di non intervento e del tempo convenzionale

Tipo di apparecchio Inf If tc


Relè termici (accoppiati a contattori) 1,05 In 1,2 In 2h
Interruttori automatici regolabili Ir ≤ 63 A 1,05 Ir 1,3 Ir 1h
a norma CEI 17-5 Ir > 63 A 1,05 Ir 1,3 Ir 2h
Interruttori automatici non regolabili In ≤ 63 A 1,13 In 1,45 In 1h
a norma CEI 23-3/1 In > 63 A 1,13 In 1,45 In 2h
Nota. Ir: corrente di regolazione dello sganciatore;
In: corrente nominale dello sganciatore.

Energia specifica passante


Per un interruttore automatico corredato di sganciatore di sovracorrente l’energia speci-
fica passante rappresenta l’energia termica specifica (integrale di Joule) che l’apparec-
chio lascia fluire durante il cortocircuito, prima che la corrente venga interrotta.
I costruttori di interruttori forniscono dei grafici di tale energia in funzione del va- Figura F6.12
lore efficace della corrente di cortocircuito simmetrica presunta Is , il cui andamento ti- Curve dell’energia
pico è riportato nella figura F6.12. specifica passante
Il primo tratto è relativo all’intervento del relè termico: il prodotto I 2ti diminuisce a per interruttori
magnetotermici
causa della riduzione del tempo d’intervento, salvo poi aumentare leggermente. Quando modulari serie S91,
interviene il relè magnetico si riduce di colpo ti e, quindi, l’energia specifica, mentre con correnti nomi-
all’aumentare della corrente di cortocircuito aumenta anche I 2ti , dato che non varia il nali da 6 A a 32 A
tempo d’intervento. (produzione ABB).

Diagramma del valore dell’energia specifica Diagramma del valore dell’energia specifica
passante I2t passante I2t
Energia specifica passante I2t (A2s)

Energia specifica passante I2t (A2s)

Corrente di cortocircuito presunta (A) Corrente di cortocircuito presunta (A)


446 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

F6.6 Fusibili e loro caratteristiche


I fusibili sono dispositivi per la protezione dalle sovracorrenti, adatti sia per il sovrac-
carico che per il cortocircuito, anche se sono più usati per quest’ultimo guasto. Le loro
caratteristiche sono stabilite dalle norme CEI emanate dal CT 32.
I fusibili vengono collegati in serie al conduttore che devono proteggere e il loro in-
tervento si ha quando la corrente, superando il valore nominale, provoca la fusione del-
l’elemento fusibile, interrompendo il circuito.

Caratteristica d’intervento
I fusibili hanno una caratteristica d’intervento tipicamente a tempo inverso, con il
tempo di intervento che diminuisce all’aumentare della corrente (figura F6.13), dato
che arrivano alla temperatura di fusione in un tempo tanto minore quanto più è elevata
la corrente che li percorre.
Figura F6.13 (A) gI

100
125
16
20
25
32
10
12

40
50
63
80
2

4
6
8
104
1

Curve d’intervento medie di fusibili tipo


t (s)

gG (o gI) e aM (produzione Legrand). 4


2
103

4
2

102 32 100
1 2 4 6 8 12 20 40 50 125 (A) a M
4
2

101

4
2

100

4
2
10–1

2
10–2
10 16 25 62
4
2 3 4 5 10 2 3 4 50 100 2 3 4 500 1000 2 3 4 5000
I (A)

Categoria d’uso e campo d’interruzione


In base alla categoria d’uso e al campo d’interruzione i fusibili vengono classificati
come indicato nella tabella F6.7.

Tabella F6.7 Classificazione dei fusibili BT (norma CEI 32-1)

Categoria d’uso G (uso generale) M (alimentazione motori)


Campo di interruzione

g (campo pieno) gG gM
a (campo ridotto) / aM

La differenza tra un fusibile a pieno campo e uno a campo ridotto è mostrata nella
figura F6.14. Il fusibile di tipo g è costruito per interrompere correnti di cortocircuito
presunte Ip a partire dal valore nominale In, mentre i fusibili a campo ridotto sono co-
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 447

struiti in modo da intervenire solo per correnti superiori a In, ossia per Ip/In = k2 > 1.
Sono adatti alla protezione dei motori elettrici in quanto, non intervenendo per un
campo di correnti da In a k2In, non interrompono la corrente di spunto che si ha durante
l’avviamento del motore.

t (s)
3
10
2 g
10
10
a
1
0,1 Figura F6.14
Confronto fra le caratteristiche
dei fusibili tipo g e a.
1 10 100 Ip/In

Correnti convenzionali di intervento e di non intervento


Sono definite in modo analogo agli interruttori e assumono i valori riportati nella ta-
bella F6.8.

Tabella F6.8 Valori dei rapporti Inf /In e If /In e del tempo convenzionale tc per fusibili gG e aM

Corrente nominale In (A) Correnti convenzionali Tempo convenzionale tc (h)


Inf /In If /In

In < 4 (1) 1,5 2,1 1


4 < In ≤ 16 (1) 1,5 1,9 1
16 < In ≤ 63 1,25 1,6 1
63 < In ≤ 160 1,25 1,6 2
160 < In ≤ 400 1,25 1,6 3
In > 400 1,25 1,6 4

Note: (1) Solo per cartucce gG

Energia specifica passante


Per i fusibili l’energia termica specifica che (kA 2s)
fluisce prima della interruzione della sovra- ∫ i 2 dt
corrente (integrale di Joule) parte da un va-
lore massimo (detto impulso termico mas- 3
10
simo) e diminuisce all’aumentare della cor-
rente di cortocircuito, tendendo a un valore
pressoché costante (figura F6.15).
2
10

Figura F6.15
Energia specifica passante in
funzione del valore efficace 10 2 3
della Icc simmetrica. 10 10 Icc (A)
448 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Limitazione della corrente di cortocircuito


I fusibili hanno la particolarità di limitare la corrente di cortocircuito in quanto durante
il loro intervento la corrente varia secondo il grafico indicativo di figura F6.16.
Figura F6.16 Andamento qualitativo della
Icc corrente durante l’intervento di un fusibile.
Icr

Il

0 t
tp ta tp tempo di prearco
ta tempo d’arco
ti ti tempo d’intervento

Dopo il tempo di prearco tp durante il quale vi è la fase di riscaldamento fino alla


temperatura di fusione, si sviluppa l’arco elettrico che si estingue dopo il tempo d’arco
ta; in questo intervallo, a causa del notevole aumento della resistenza elettrica del
mezzo in cui si sviluppa l’arco, la corrente diminuisce dal valore Il (corrente limitata)
a zero, secondo l’andamento della curva tratteggiata, e non raggiunge mai il valore di
cresta Icr della corrente di cortocircuito presunta.
Si definisce fattore di limitazione il rapporto Kl = Il /Icr; il suo valore è compreso tra
0,15 e 0,30.
Per effetto della limitazione, il valore di picco non è più legato a quello efficace
della componente simmetrica dalla relazione Ip = KcrIs, ma assume valori inferiori.
Si definisce caratteristica di limitazione il grafico che lega il valore di picco Ip della
corrente limitata al valore efficace Is della componente simmetrica della corrente pre-
sunta di cortocircuito.
L’effetto di limitazione della corrente di cortocircuito può essere ottenuto anche, con
particolari accorgimenti costruttivi, negli interruttori automatici, con fattore di limita-
zione 0,3 ÷ 0,4; si ottiene anche una riduzione dell’energia specifica passante (interrut-
tori automatici limitatori).

Potere d’interruzione nominale


Analogamente agli interruttori, anche i fusibili sono caratterizzati dal potere d’interru-
zione nominale in cortocircuito (o potere di apertura), pari al massimo valore efficace
della corrente di cortocircuito simmetrica che sono in grado di interrompere in specifi-
che condizioni. Esso è generalmente piuttosto elevato e deve essere non inferiore ai va-
lori riportati nella tabella F6.9.

Tabella F6.9 Valori minimi ammessi del potere d’interruzione dei fusibili

Applicazioni Tensione nominale Potere di interruzione


(V) minimo (kA)

Domestiche e similari Vn < 240 6


240 ≤ Vn ≤ 500 20
Industriali Vn ≤ 660 50
Vn ≤ 750 25
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 449

Caratteristiche tecniche di fusibili BT


Nelle tabelle F6.10 e F6.11 sono riportate le caratteristiche tecniche di fusibili per si-
stemi BT, di forma cilindrica e a coltello, con attacco a baionetta.

Tabella F6.10 Fusibili cilindrici tipo gG e aM per c.a. (produzione ABB)

Fusibili gG Fusibili aM
Corrente Tensione Potere Corrente Tensione Potere
nominale nominale d’interruzione nominale nominale d’interruzione
(A) (V) (kA) (A) (V) (kA)

1-2-4-6-8-10-12-16-20 400 20 1-2-4-6-8-10 400 20


0,5-1-2-4-6-8-10-12- 500 120 0,5-1-2-4-6-8-10-12- 500 120
16-20-25 16-20
2-4-6-8-10-12- 690 80 1-2-4-6-8-10-12- 690 80
16-20-25- 16-20-25
32-40 500 120 32-40-45 500 120
50 400 120 50 400 120
4-6-8-10-12-16-20-25- 690 80 6-8-10-12-16-20-25-32- 690 80
32-40-50-63-80 40-50-63-80
100 500 120 100 500 120
125 400 120 125 400 120

Tabella F6.11 Fusibili a coltello tipo gG e aM per c.a. (produzione SOCOMEC)

Fusibili gG Fusibili aM
Corrente Tensione Potere Corrente Tensione Potere
nominale nominale d’interruzione nominale nominale d’interruzione
(A) (V) (kA) (A) (V) (kA)

6-10-16-20-25-32 500 120 6-10-16-20-25 500 120


32-40-50-63-80-100 690 80 32-40-50-63-80-100- 690 80
125-160
125-160-200-250-315 500 120 200-250-315 690 80
400-500-630-800-900- 500 120 400-500-630-800 500 120
1000-1250 1000-1250

F6.7 Protezione delle condutture elettriche contro


il sovraccarico
La protezione contro il sovraccarico delle condutture elettriche può essere effettuata
con interruttori automatici, fusibili e relè termici accoppiati a teleruttori.
Lo scopo generale della protezione è quello di interrompere le correnti di sovrac-
carico dei conduttori del circuito prima che tali correnti possano provocare un riscal-
damento nocivo all’isolante, ai collegamenti, ai terminali o all’ambiente esterno, per-
mettendo però la conduzione dei sovraccarichi di breve durata che si producono nel
normale esercizio.
Per gli impianti utilizzatori con tensione nominale fino a 1000 V c.a. e 1500 V c.c. la
scelta del dispositivo va fatta rispettando le due condizioni seguenti, stabilite dalla
450 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

norma CEI 64-8/4:

Protezione Ib ≤ In ≤ Iz [F6.1]
contro
il sovraccarico:
relazioni
di coordinamento If ≤ 1,45 Iz [F6.2]

dove:
• Ib è la corrente d’impiego del circuito in condizioni ordinarie;
• Iz è la portata della conduttura in regime permanente;
• In è la corrente nominale del dispositivo di protezione oppure, nel caso di appa-
recchi regolabili, la corrente di regolazione;
• If è la corrente convenzionale d’intervento del dispositivo di protezione.
Le relazioni [F6.1] e [F6.2] sono rappresentate in forma grafica nella figura F6.17.
Poiché l’intervento del dispositivo entro il tempo convenzionale avviene certamente per
correnti non inferiori a If , l’intervallo tra Iz e If corrisponde ai valori di sovraccarico per i
quali il dispositivo potrebbe non intervenire. Nella condizione limite If = 1,45 Iz, il mas-
simo sovraccarico ammesso dalla normativa è del 45%, con durata convenzionale tc.

Figura F6.17 Ib Iz 1,45 If


Schematizzazione
grafica delle
condizioni stabilite sovraccarico
ammissibile circuito
dalla norma
CEI 64-8. I
dispositivo
di protezione
In If

Introducendo il rapporto kf = If /In le relazioni di coordinamento diventano:

Protezione Ib ≤ In ≤ Iz [F6.3]
contro
il sovraccarico:
relazioni
di coordinamento 1, 45
in funzione di kf In !)! Iz [F6.4]
kf

A seconda del tipo di apparecchio usato per la protezione varia il valore del rapporto
kf . In particolare si hanno due casi:
1. per i dispositivi aventi kf ≤ 1,45 la relazione [F6.4] è certamente soddisfatta se è
rispettata la [F6.3]; quest’ultima diventa l’unica condizione da considerare
per la scelta della protezione;
2. per i dispositivi aventi kf > 1,45 le relazioni [F6.3] e [F6.4] si possono sintetizzare
nella seguente:

Relazione di co- 1, 45
ordinamento per Ib ! ) I n ! )! Iz [F6.5]
kf > 1,45 kf
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 451

Nella tabella F6.12 sono riportate le condizioni da soddisfare per la scelta del di-
spositivo di protezione dal sovraccarico, per i vari apparecchi utilizzabili.

Tabella F6.12 Scelta del dispositivo di protezione contro il sovraccarico per le condutture di bassa tensione

Dispositivo kf = If /In Condizione

Relè termici (accoppiati a contattori) 1,2 Caso 1: Ib ≤ In ≤ Iz


Interruttori automatici regolabili, a norma CEI 17-5 1,3 Caso 1: Ib ≤ In ≤ Iz
Interruttori automatici non regolabili, a norma CEI 23-3/1 1,45 Caso 1: Ib ≤ In ≤ Iz
In > 16 A 1,6 Caso 2: Ib ≤ In ≤ 0,906 Iz
Fusibili 4 A < In ≤ 16 A 1,9 Caso 2: Ib ≤ In ≤ 0,763 Iz
In < 4 A 2,1 Caso 2: Ib ≤ In ≤ 0,690 Iz

Nel caso in cui la conduttura sia composta da tratti aventi, per una qualsiasi ragione,
portate diverse, le condizioni [F6.1] e [F6.2] devono essere evidentemente soddisfatte
per la portata inferiore. Se il dispositivo è posto a monte di più linee derivate, esso pro-
tegge dal sovraccarico tutte le condutture che soddisfano le condizioni [F6.1] e [F6.2].
Quando il circuito protetto è formato da più conduttori in parallelo, Iz è la somma
delle portate dei singoli conduttori.

Per un circuito avente Ib = 21 A, Iz = 27 A si può scegliere per la protezione dal sovraccarico un in- ESEMPIO 1
terruttore automatico non regolabile con In = 25 A, in modo da avere 21 < 25 < 27.

Per un circuito avente Ib = 84 A, realizzato con cavi aventi portata Iz = 98 A non è possibile usare ESEMPIO 2
un interruttore fisso, non essendoci nessun valore di In compreso nell’intervallo 84 ÷ 98; si può
usare un interruttore regolabile da 100 A con taratura termica:

Ir = 0,9 × 100 = 90 A

Per una conduttura con Ib = 36 A, volendo usare fusibili da 40 A per la protezione dal sovracca- ESEMPIO 3
rico la portata deve essere almeno pari a 45 A, per rispettare la condizione 36 < 40 < 0,906 × 45
ossia 36 < 40 < 40,8. Si noti la maggiore differenza, in questo caso, tra Ib e Iz: l’uso dei fusibili
non consente il pieno sfruttamento della portata del cavo.

F6.8 Installazione dei dispositivi di protezione


dal sovraccarico
Punto di installazione del dispositivo di protezione
In generale il dispositivo di protezione contro il sovraccarico deve essere installato all’i-
nizio del circuito da proteggere. Tale disposizione è obbligatoria per la protezione dei cir-
cuiti che entrano o attraversano alcuni luoghi particolari, come gli ambienti a maggior ri-
schio in caso di incendio.
Negli ambienti ordinari il dispositivo di protezione può essere posto anche lungo il
percorso della conduttura, a patto che nel tratto a monte non vi siano derivazioni né
prese a spina; escludendo questi casi, infatti, lungo tutto il percorso della conduttura la
corrente rimane costante e, quindi, un’eventuale corrente di sovraccarico viene in ogni
caso avvertita dalla protezione.
452 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Obbligatorietà e omissione della protezione dal sovraccarico


La protezione dal sovraccarico è obbligatoria per tutti i circuiti nei casi seguenti:
• luoghi a maggior rischio in caso di incendio o con pericolo di esplosione;
• ambienti e applicazioni particolari (locali da bagno, piscine ecc.);
• condutture che alimentano derivazioni o carichi per i quali, in sede di progetto, sia
stato assunto un coefficiente di utilizzazione o di contemporaneità inferiore a 1;
• condutture che alimentano prese a spina.
Omissione Escludendo i casi precedenti, la protezione contro il sovraccarico può essere
della protezione omessa nei casi indicati di seguito:
dal sovraccarico
• condutture poste a valle di punti in cui vi sono variazioni di sezione, di natura, di
modo di posa o di costituzione, a patto che siano protetti da dispositivi posti a monte;
• condutture alimentanti apparecchi utilizzatori che non possono dar luogo a sovrac-
carico, a patto che vi sia un’efficace protezione dal cortocircuito e che non abbiano
né derivazioni né prese a spina;
• impianti di telecomunicazioni, comando, segnalazione e simili, per i quali le condi-
zioni di protezione sono allo studio.
Rientrano nel primo caso, per esempio, le condutture derivate da una linea prin-
cipale già protetta dal sovraccarico e per le quali, in seguito alla variazione della
sezione, del tipo di isolante o della modalità di posa, vi sia una diminuzione della
portata rispetto alla linea principale (figura F6.18). La protezione può essere omes-
sa se le condizioni [F6.1] e [F6.2], applicate considerando la portata della deriva-
zione e le caratteristiche del dispositivo a monte, sono verificate; in questo caso,
infatti, la protezione a monte è efficace anche per la derivazione.

S1 A S1
Figura F6.18 Conduttura derivata da una linea P
principale protetta contro il sovraccarico.
La protezione della linea AB può essere omessa se
il dispositivo P protegge anche il tratto di sezione S2. S2

Lo stesso discorso vale per una linea che si dirama in più linee secondarie (figura
F6.19): le derivazioni per le quali sono soddisfatte le condizioni [F6.1] e [F6.2] pos-
sono essere non protette contro i sovraccarichi.
Nel secondo caso indicato dalla normativa rientrano molte situazioni pratiche, tra cui:
• condutture alimentanti apparecchi d’illuminazione, non in grado, per loro natura, di
produrre sovraccarichi;
• condutture alimentanti utilizzatori termici (stufe, forni a resistenza ecc.), per il mo-
tivo precedente;
• condutture che alimentano motori con corrente a rotore bloccato inferiore alla por-
tata della linea, dato che la corrente a rotore bloccato è il massimo valore di corrente
che il motore può assorbire in assenza di guasto;

S1
Figura F6.19 Linea che si divide
S S2
in più derivazioni. La protezione contro P
il sovraccarico può essere omessa
per le linee efficacemente protette S3
dal dispositivo P.
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 453

• condutture che alimentano apparecchi utilizzatori già dotati del proprio dispositivo
di protezione, a condizione che esso sia idoneo anche alla protezione della linea
contro il sovraccarico; è questo il caso di una linea alimentante un motore dotato di
un quadro di comando e protezione comprendente un relè termico che soddisfi le
condizioni [F6.1] e [F6.2] per la linea di alimentazione;
• conduttura che alimenta più derivazioni (figura F6.20), ognuna protetta da un pro-
prio dispositivo; se la somma delle correnti nominali delle protezioni è inferiore o
uguale alla portata della conduttura a monte, la protezione dal sovraccarico di que-
st’ultima può essere omessa.

In1
P1

A Iz B In2
P2

Figura F6.20
Linea con derivazioni protette contro il sovraccarico.
In3 La protezione del tratto AB può essere omessa
P3 se è verificata la condizione In1 + In2 + In3 ≤ Iz.

Vi sono anche dei casi in cui la norma CEI 64-8 raccomanda di omettere la prote-
zione per ragioni di sicurezza.
È il caso di circuiti che alimentano apparecchi utilizzatori per i quali l’apertura in-
tempestiva del circuito potrebbe essere causa di pericolo.
Esempi significativi sono:
• i circuiti di eccitazione delle macchine rotanti;
• i circuiti di alimentazione degli elettromagneti di sollevamento;
• i circuiti secondari dei trasformatori di corrente (TA);
• i circuiti che alimentano dispositivi di estinzione dell’incendio.
In questi casi è raccomandabile l’installazione di un dispositivo di allarme che se-
gnali eventuali sovraccarichi.

F6.9 Protezione delle condutture elettriche contro


il cortocircuito
La protezione contro il cortocircuito può essere effettuata con interruttori automatici o
fusibili; per gli impianti utilizzatori in bassa tensione le condizioni che devono essere
soddisfatte sono stabilite dalla norma CEI 64-8. Tale norma non indica espressamente
quali circuiti devono essere protetti, e pertanto si deve intendere che la protezione debba
riguardare tutti i circuiti, con eccezione dei seguenti, per i quali può essere omessa:
• condutture di collegamento fra talune apparecchiature, come batterie di accumula- Omissione
tori, generatori, trasformatori, raddrizzatori, e i rispettivi quadri elettrici, nel caso in della protezione
dal cortocircuito
cui i suddetti quadri contengano i dispositivi di protezione;
• circuiti la cui interruzione improvvisa può dar luogo a situazioni di pericolo, come
quelli per l’alimentazione di elettromagneti di sollevamento;
• alcuni circuiti di misura, come i circuiti secondari dei TA (trasformatori ampero-
metrici di misura), la cui interruzione contrasta con il principio di funzionamento
dell’apparecchiatura.
Se la protezione viene omessa, occorre verificare che il pericolo di cortocircuito sia
minimo e che la conduttura non sia prossima a materiali combustibili.
454 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Si esamineranno di seguito le condizioni che la protezione dal cortocircuito deve


soddisfare per essere conforme alla normativa citata.

Criterio generale
Il dispositivo di protezione deve interrompere la corrente di cortocircuito prima che
essa diventi pericolosa per gli effetti termici e meccanici provocati nei conduttori e
nelle relative connessioni. A tale proposito è da ricordare che il cortocircuito dà luogo
a una sollecitazione termica, a causa dell’energia passante, e meccanica per sforzi elet-
trodinamici.

Punto d’installazione
Normalmente i dispositivi di protezione contro i corto circuiti vanno installati all’ini-
zio della conduttura da proteggere e nei punti in cui si ha una riduzione della sezione
dei conduttori o un’altra variazione che dia luogo a una riduzione del coefficiente K re-
lativo alla verifica dell’integrale di Joule; questo per fare in modo che la relazione
I 2 t ≤ K 2 S2 sia sempre verificata. In ogni caso, l’ubicazione dei dispositivi di protezione
deve sempre essere tale da interrompere, in un tempo non superiore a quello che porta
i conduttori alla temperatura limite ammissibile, tutte le correnti provocate da un cor-
tocircuito che si presenti in un punto qualsiasi del circuito.
È consentito comunque, fatta eccezione per gli impianti nei luoghi a maggior ri-
schio in caso d’incendio e con pericolo di esplosione, porre il dispositivo di protezione
a distanza non superiore a 3 m dal punto in cui si verifica la riduzione della sezione o
un’altra variazione, a patto che il tratto sia realizzato in modo da ridurre al minimo il
rischio di cortocircuito e non sia posto vicino a materiale combustibile.

Corrente nominale e caratteristica d’intervento


La corrente nominale (o di regolazione) del dispositivo deve essere non inferiore a
quella d’impiego del circuito, per consentire il funzionamento dello stesso:

Scelta
della corrente In ≥ Ib [F6.6]
nominale

La corrente Itm di taratura dello sganciatore magnetico (o di quello di massima cor-


rente usato per la protezione dal cortocircuito, nel caso di dispositivi elettronici) deve
essere non superiore alla corrente di cortocircuito minima a fondo linea, per poter in-
tervenire nel caso di guasto in qualunque punto della linea:
Scelta
della corrente
di taratura Itm ≤ Icc min [F6.7]
della protezione

Potere d’interruzione
Il dispositivo di protezione deve essere in grado di interrompere con sicurezza la
massima corrente di cortocircuito che si può produrre nel punto di installazione e,
quindi, il suo potere d’interruzione deve essere non inferiore al valore della corrente
di cortocircuito presunta che può svilupparsi in tale punto, considerando il tipo di
guasto che produce la Icc massima:

Scelta
del potere Icu (Icn ) ≥ Icc max [F6.8]
d’interruzione

È consentito, tuttavia, l’uso di un dispositivo con potere di interruzione minore, a


patto che a monte vi sia un apparecchio con l’adatto potere d’interruzione (protezione
in serie o di back-up).
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 455

Verifica dell’energia specifica passante


L’energia termica specifica che viene fatta fluire durante il cortocircuito dal disposi-
tivo di protezione non deve superare quella ammissibile dal cavo di linea, in modo
che l’isolante non superi la sua temperatura massima di cortocircuito; dovrà essere
soddisfatta la condizione:
ti

0 0
i 2 dt ) K 2 S 2 [F6.9]

I valori di K sono quelli riportati nella tabella F4.2 del paragrafo F4.5, validi per
corto circuiti di durata non superiore a 5 s. La verifica della condizione [F6.9] è diversa
a seconda che per la protezione vengano impiegati fusibili o un interruttore automatico.
a) Protezione con fusibili
Il confronto tra le energie specifiche di un cavo e di un fusibile è riportato nella figura
F6.21. La condizione [F6.9] è soddisfatta nella zona b, ossia per tutte le correnti non
inferiori al valore Ia determinato dall’intersezione tra le due caratteristiche, valore che
rappresenta il limite inferiore dalla corrente minima di cortocircuito a fondo linea.

Figura F6.21
(kA2s) Confronto tra le
energie specifiche
∫i 2 dt di un cavo e di un
fusibile.
K 2S2 cavo
3
10

fusibile
10 2

a b

10
10 2 Ia 10 3 I cc (A eff)

a Protezione non conforme


b Protezione conforme

Per la verifica dell’integrale di Joule occorre calcolare la corrente di cortocircuito


minima a fondo linea, determinare graficamente Ia e controllare che sia:
Protezione
Icc min ≥ Ia [F6.10] con fusibili:
condizione
da rispettare
Se la [F6.10] non è soddisfatta occorre, in sede di progetto, aumentare il termine
K2S2 in modo da far diminuire il valore di Ia. Questo si ottiene aumentando la sezione
o usando un cavo con diverso isolamento, in modo che aumenti K (per esempio, EPR
invece di PVC).
456 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

b) Protezione con interruttore automatico


Il confronto tra le energie specifiche di un cavo e di un interruttore automatico magne-
totermico è riportato nella figura F6.22. La condizione [F6.9] è soddisfatta nella zona
b, ossia per tutte le correnti comprese tra i valori Ia e Ib determinate dall’intersezione
tra le due caratteristiche, valori che rappresentano rispettivamente il limite inferiore
dalla corrente minima di cortocircuito a fondo linea e il limite superiore di quella mas-
sima a inizio linea.
a Protezione non conforme
Figura F6.22 b Protezione conforme
2
Confronto tra le (A s)
energie specifiche
di un cavo e di un
interruttore.

107
2
∫ i dt

interruttore
106

K2S2 cavo
105

104 a b a

103
1 10 102 Ia 103 Ib 104 105 Icc (A eff)

Per la verifica dell’integrale di Joule occorre calcolare la corrente di cortocircuito


minima a fondo linea, quella di cortocircuito massima a inizio linea, determinare gra-
ficamente Ia e Ib e controllare che siano soddisfatte entrambe le condizioni seguenti:

Protezione
Icc min ≥ Ia [F6.11]
con interruttore
automatico:
condizioni
da rispettare Icc max ≤ Ib [F6.12]

Se non sono verificate, occorre aumentare il termine K2S2 in modo da far diminuire
il valore di Ia e far aumentare quello di Ib.

F6.10 Protezione unica e distinta


per sovraccarico e cortocircuito
La protezione dalle sovracorrenti può essere effettuata con un unico dispositivo (pro-
tezione combinata contro il sovraccarico e il cortocircuito) oppure con due apparecchi
distinti.
La norma CEI 64-8/4 consente l’adozione di un unico dispositivo, a patto che esso
soddisfi contemporaneamente le prescrizioni per il sovraccarico e per il cortocircuito.
In particolare, scegliendo il dispositivo secondo le relazioni:
Ib ≤ In ≤ Iz If ≤ 1,45 Iz
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 457

valide per il sovraccarico, esso si ritiene adeguato alla protezione dal cortocircuito a
patto che:
• abbia il sufficiente potere d’interruzione;
• venga installato come prescritto per il cortocircuito.
Le prescrizioni indicate dalla normativa sono sintetizzate nella tabella F6.13.

Tabella F6.13 Requisiti richiesti al dispositivo per la protezione combinata dal sovraccarico e dal cortocircuito

Sovraccarico Cortocircuito

a) Ib ≤ In ≤ Iz c) Ib ≤ In (compresa nella condizione a)


ti
b) If ≤ 1,45 Iz d) i 2 dt K 2S 2
0

e) Icu (Icn) ≥ Icc presunta nel punto di installazione


f) dispositivo di protezione ubicato all’inizio della linea

Nota. Si può ritenere soddisfatta, senza necessità di verifica, la condizione d) per il guasto in fondo alla linea.
Per i dispositivi limitatori è generalmente soddisfatta la verifica dell’integrale di Joule per tutte le correnti di cor-
tocircuito possibili sulla linea.

L’utilizzazione di apparecchi distinti per la protezione dal sovraccarico e dal corto-


circuito è ammessa dalla norma ed è comunemente praticata, per esempio per la prote-
zione di motori mediante relè termico accoppiato a contattore e fusibili. In questo caso
i dispositivi devono soddisfare separatamente le prescrizioni relative al sovraccarico e
al cortocircuito.
Il dispositivo di protezione dal cortocircuito va installato all’inizio della linea, a
monte di quello per il sovraccarico e, trattandosi in pratica di una protezione in serie,
l’apparecchio a monte deve lasciar fluire un’energia specifica I 2 t minore o uguale a
quella tollerabile da quello a valle e dalla linea protetta.

Una linea in c.a. trifase con neutro, lunga 80 m, con tensione Vn = 400 V, è realizzata con cavi ESEMPIO 4
unipolari con conduttori in rame e isolamento in PVC, di sezione 10 mm2. Dal calcolo elettrico
sono stati ricavati i seguenti dati: Ib = 28 A, Iz = 38 A, Icc = 8,5 kA (corrente di cortocircuito
massima all’inizio della linea). Scegliere le caratteristiche del dispositivo per la protezione
unica dal sovraccarico e dal cortocircuito.

Si può scegliere di usare un interruttore automatico, da installare nel punto di origine della
linea come richiesto per la protezione dal cortocircuito.
La corrente nominale del dispositivo deve soddisfare la relazione Ib ≤ In ≤ Iz, che diventa
28 ≤ In ≤ 38, mentre il suo potere d’interruzione deve essere non inferiore al valore 8,5 kA che
è la corrente di cortocircuito presunta per guasto trifase nel punto di installazione.
In base ai valori normalizzati degli interruttori automatici, si sceglie un interruttore magnetoter-
mico non regolabile avente le seguenti caratteristiche:

• corrente nominale In = 32 A;
• caratteristica d’intervento di tipo C, con intervento su cortocircuito da 5 a 10 volte In, ossia
da 160 A a 320 A;
• potere d’interruzione nominale Icn = 10 kA.
Per verificare l’intervento su cortocircuito a fine linea e l’energia specifica passante, si calcola
la corrente di cortocircuito minima convenzionale:

0, 8 E 0, 8 × 230
I cc min = = = 426 A
l 80
1, 5 l20° (1 + m ) 1, 5 × 0, 018 (1 + 1)
S 10
458 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Dato che il suo valore è maggiore di 320 A, l’interruttore interviene correttamente anche per un
cortocircuito fase-neutro a fine linea.
Essendo K = 115 per il PVC (tabella F4.2), l’energia termica specifica sopportabile dal cavo è
pari a:

K 2 S 2 = 115 2 × 10 2 = 1, 32 × 10 6 A 2 s

Per effettuare la verifica dell’integrale di Joule occorre conoscere il grafico dell’energia speci-
fica dell’interruttore scelto. Supponendo che sia un interruttore modulare del tipo indicato nella
figura F6.12, si vede che la condizione I2t ≤ K2S2 è verificata per correnti di cortocircuito da
50 A circa fino a un valore indefinito, senz’altro superiore a 10 kA. Poiché i valori estremi della
Icc che possono aversi nella linea in esame (426 A e 8,5 kA) sono interni a quest’intervallo, la
condizione è certamente verificata.
Si tenga conto che quando vengono usati interruttori limitatori scelti anche per la protezione
contro il sovraccarico, la norma CEI 64-8 consente di non effettuare la verifica dell’energia spe-
cifica passante, dato che essa è generalmente soddisfatta.

F6.11 Protezione dei conduttori di fase


e di neutro
Si supponga di voler installare un interruttore automatico quadripolare per la prote-
zione dal sovraccarico e dal cortocircuito di una linea trifase con neutro, in un sistema
TT. Nasce il problema di decidere se l’interruttore debba avere sganciatori di sovracor-
rente su tutti i poli o meno, ossia se debba essere un 4P o un 3P+N.
In generale, per decidere su quali conduttori devono essere installati i dispositivi di
protezione dalle sovracorrenti e, in particolare, se la protezione deve interessare anche
il conduttore di neutro, occorre considerare vari fattori, quali:
• il tipo di distribuzione (TT, TN, IT);
• la sezione del conduttore di neutro, che può essere uguale, maggiore o inferiore a
quella del conduttore di fase;
• la massima corrente che, in servizio ordinario, interessa il conduttore di neutro in
relazione alla sua portata.

I criteri da seguire, stabiliti alla norma CEI 64-8/4, sono riportati di seguito per i
vari sistemi di distribuzione.
• Conduttori di fase. Salvo casi particolari, la protezione delle sovracorrenti deve ri-
guardare tutti i conduttori di fase.
• Sistema TN-C. In questo caso il conduttore di neutro ha anche la funzione di con-
duttore di protezione dell’impianto di terra (PEN) e pertanto non deve essere né
protetto né interrotto. Si useranno quindi dispositivi tripolari o unipolari, a seconda
del circuito.
• Sistemi TT e TN-S. In questo caso il neutro è un conduttore attivo e come tale può
essere interrotto.
Nei circuiti trifase con neutro di sezione maggiore o uguale a quella di fase, il con-
duttore di neutro può non essere protetto. Se la sezione del neutro è minore, la pro-
tezione non è richiesta se vi è quella dal cortocircuito sulle fasi e la massima cor-
rente che attraversa il neutro in servizio ordinario è nettamente inferiore alla sua
portata. I conduttori di fase devono essere tutti protetti.
Nei circuiti fase-neutro, la protezione del neutro non è né richiesta né vietata, men-
tre la sua interruzione è opportuna; si possono quindi usare interruttori bipolari con
uno o entrambi i poli protetti.
Nei circuiti trifase senza neutro o fase-fase vengono normalmente protette tutte le
fasi.
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 459

• Sistema IT. In questo caso il neutro non è collegato direttamente a terra ed è buona
norma non distribuirlo nell’impianto, se non è strettamente necessario. La protezione
delle fasi è sempre richiesta mentre quella del neutro, qualora venga utilizzato come
conduttore attivo, può essere omessa quando vi è già una protezione a monte contro
il cortocircuito, oppure la protezione dal cortocircuito delle fasi è idonea anche per il
neutro (verifica dell’energia specifica passante) e il circuito è protetto da un interrut-
tore differenziale che interrompe tutti i conduttori, compreso il neutro.

F6.12 Selettività delle protezioni contro


le sovracorrenti
Si consideri (figura F6.23) un impianto in cui da una linea principale 1 vengono deri-
vate le linee 2, 3, 4. 1
La protezione è detta selettiva quando un guasto sulla linea 2 determina solo
l’intervento dell’interruttore B, in modo che la restante parte dell’impianto continui A
a essere alimentata, con evidente vantaggio per la continuità di servizio. In generale
le protezioni sono coordinate in modo selettivo quando un guasto in un punto del-
l’impianto provoca l’intervento solo del dispositivo immediatamente a monte del
punto di guasto. La selettività viene distinta in:
B
• selettività totale, quando interviene il solo dispositivo interessato per valori di cor- 3 4
rente fino alla massima corrente di cortocircuito presunta nel punto d’installazione;
2
se, per esempio, in B essa vale 2 kA si ha selettività totale se interviene solo l’in-
terruttore B per valori della corrente di guasto fino a 2 kA;
• selettività parziale, quando non è verificata la condizione precedente e, quindi, su- Figura F6.23
perato un valore di corrente inferiore a quello della corrente di cortocircuito pre- Protezione
sunta nel punto B, interviene anche l’interruttore A. selettiva.
La realizzazione di una protezione selettiva impone uno stretto coordinamento tra i
vari dispositivi e, nel caso d’impianti complessi con varie diramazioni, è pressoché im-
possibile realizzare la selettività totale.

Selettività realizzata mediante interruttori automatici


In linea di principio, con i comuni interruttori automatici, è possibile realizzare la se-
lettività d’intervento in due modi distinti.
Selettività amperometrica
Si ottiene agendo sulle correnti d’intervento degli interruttori, come illustrato indicativa-
mente nella figura F6.24, riferita a uno sganciatore magnetotermico. Per correnti di gua-
sto inferiori a ImA interviene solo B; in caso contrario intervengono entrambi. Ponendo
ImA uguale alla corrente di cortocircuito nel punto B si ottiene la selettività totale fra le li-
nee 1 e 2 della figura F6.23; operando in modo analogo si ottiene la selettività tra le linee
1 e 3 e tra 1 e 4, nell’ipotesi che IccB sia la stessa per le tre derivazioni, essendo gli inter-
ruttori installati nello stesso quadro. La corrente Is indica il valore limite di selettività, ol-
tre il quale possono intervenire entrambi gli interruttori. In questo caso si ha Is = ImA.

ImA Corrente di taratura magnetica


t
dell’interruttore A.
B A IS
ImB Corrente di taratura magnetica
dell’interruttore B.

Figura F6.24
Selettività
ImB ImA I amperometrica.
460 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

Selettività cronometrica
Si ottiene diversificando i tempi d’intervento dei dispositivi, come mostrato indicati-
vamente nella figura F6.25, in cui l’interruttore a monte A ha due soglie d’intervento
su cortocircuito, una ritardata e l’altra istantanea.
Figura F6.25 t
Selettività B A IS
cronometrica.

∆t

Ritardando di un tempo ∆t l’intervento dell’interruttore a monte si ottiene l’apertura


del solo dispositivo B per i guasti che lo interessano, realizzando la selettività totale fra
i due se Is = IccB, altrimenti, con Is < IccB, la selettività è solo parziale. Il tempo di ritardo
è generalmente non inferiore a 0,1 s; dato che il ritardo totale deve essere contenuto en-
tro certi limiti, non è possibile coordinare più di 4-5 interruttori in cascata. Per miglio-
rare la selettività si può usare, per l’interruttore a valle, il tipo limitatore di corrente,
con tempi d’interruzione molto brevi.
L’uso degli sganciatori elettronici a microprocessore ha favorito il diffondersi di in-
terruttori adatti a realizzare la selettività d’intervento. Nella figura F6.26 è stata ripor-
tata, in modo puramente indicativo, la caratteristica d’intervento di uno sganciatore di
sovracorrente che prevede le tre funzioni seguenti:
• protezione selettiva dal sovraccarico, con possibilità di scelta tra quattro differenti
caratteristiche, distinte, a parità di corrente, da tempi d’intervento diversi;
• protezione selettiva dal cortocircuito, anch’essa caratterizzata dalla possibilità di
scelta tra quattro curve diverse;
• protezione istantanea dal cortocircuito, con tempo d’intervento compreso entro una
fascia di valori non regolabile e possibilità di taratura della corrente d’intervento;
l’impostazione di questa funzione di protezione dal cortocircuito esclude quella
precedente.
Gli apparecchi appositamente studiati per realizzare la selettività cronometrica sono
definiti di categoria B, per distinguerli dagli altri, detti di categoria A. Gli interruttori di
categoria B sono caratterizzati dalla corrente nominale ammissibile di breve durata
Icw in quanto, essendo ritardati all’apertura, devono poter sopportare per un certo tempo
la corrente di cortocircuito.
t (s) 1 Protezione dal sovraccarico
10 3 2 Protezione selettiva dal cortocircuito
3 Protezione istantanea dal cortocircuito

102 1

3
10

1
Figura F6.26
Esempio 2
di caratteristica 0,1
tempo-corrente
di un interruttore
selettivo. 0,01
0,3 1 5 7 1012 15 20 25 I/In
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 461

Protezione dalle sovracorrenti

Memo F6
Classificazione degli apparecchi di manovra e di protezione
• Mediante un apparecchio di manovra si eseguono manovre di apertura e di
chiusura di un circuito. Se è dotato di dispositivi di sgancio automatico, protegge
anche dalle sovracorrenti. Le manovre possono avvenire a carico, a vuoto, in
condizioni di normale esercizio e in presenza di guasti.
• In funzione delle operazioni che possono compiere si distinguono i seguenti tipi
principali: interruttore, interruttore di manovra, sezionatore, interruttore di ma-
novra-sezionatore.
• In funzione del sistema di spegnimento dell’arco elettrico, gli interruttori pos-
sono essere: a volume d’olio ridotto, ad aria compressa, a deionizzazione ma-
gnetica, a esafluoruro di zolfo, sotto vuoto.

Memo CLIL
• Per gli impianti BT gli interruttori possono essere aperti, scatolati, modulari.

Caratteristiche degli interruttori e degli sganciatori di sovracorrente


• Le caratteristiche sono stabilite da numerose norme CEI di prodotto (p.e. CEI 17-5
e CEI 23-3/1).
• Tensione nominale: è la tensione a cui sono riferite le prestazioni dell’interrut-
tore. Per quelli BT si distinguono la tensione nominale di impiego Ue e la tensione
nominale d’isolamento Ui.
• Corrente nominale: è la corrente che l’apparecchio può condurre in assegnate
condizioni di funzionamento. Si distinguono la corrente termica nominale e la
corrente ininterrotta nominale.
• Potere d’interruzione nominale: è il massimo valore efficace della componente
simmetrica della corrente di cortocircuito presunta che l’apparecchio può inter-
rompere in condizioni specificate. Per gli interruttori BT si distinguono il potere
d’interruzione nominale estremo Icu e quello di servizio Ics.
• Potere di chiusura nominale su cortocircuito: è il massimo valore di cresta
della corrente di cortocircuito presunta che l’apparecchio può chiudere in specifi-
cate condizioni.
• Corrente nominale ammissibile di breve durata: è il valore di corrente che
l’apparecchio può condurre per una durata specificata, nelle condizioni di utiliz-
zazione prescritte. Riguarda gli interruttori di categoria B (selettivi).
• Gli sganciatori di sovracorrente di cui sono dotati gli interruttori sono dei relè
di massima corrente che possono essere a tempo indipendente e a tempo dipen-
dente (in genere a tempo inverso).
• Gli sganciatori magnetotermici sono formati da un relè termico a lamina bime-
tallica a tempo inverso (che interviene sul sovraccarico) e da un relè magnetico a
tempo indipendente, che interviene sul cortocircuito.
• Gli sganciatori elettronici hanno più funzioni di quelli magnetotermici e per-
mettono una maggiore regolazione dell’intervento.
• La caratteristica d’intervento è il grafico cartesiano che indica il tempo d’inter-
vento in funzione della corrente. Per gli interruttori automatici a norma CEI 23-3/1
le caratteristiche normalizzate sono distinte in funzione del rapporto tra la cor-
rente d’intervento istantaneo e quella nominale e sono: B (oltre 3 e fino a 5), C
(oltre 5 e fino a 10), D (oltre 10 e fino a 20).
462 Modulo F • Impianti elettrici utilizzatori in bassa tensione

• Corrente convenzionale d’intervento If: è il valore di corrente che determina


Memo F6

l’intervento entro il tempo tc (tempo convenzionale).


• Corrente convenzionale di non intervento: è il valore di corrente che l’appa-
recchio può condurre per il tempo tc senza che avvenga l’intervento.
• I valori dei rapporti If /In, Inf /In e tc sono stabiliti dalle relative norme di prodotto.
• Energia specifica passante: è l’energia termica specifica (integrale di Joule) che
l’apparecchio lascia fluire durante il cortocircuito, prima dell’intervento delle
protezioni. Viene indicata graficamente in funzione della corrente di cortocir-
cuito presunta.

Fusibili e loro caratteristiche


• I fusibili servono per la protezione dalle sovracorrenti e hanno una caratteristica
Memo CLIL

d’intervento a tempo inverso.


• Vengono classificati in: a pieno campo (g), a campo ridotto (a), per uso generale
(G), per alimentazione motori (M).
• Quando intervengono limitano la corrente di cortocircuito al valore Il < Icr. Il rap-
porto Kl = Il /Icr è il fattore di limitazione, in genere compreso tra 0,15 e 0,30.

Protezione delle condutture elettriche contro le sovracorrenti


• Per la protezione contro il sovraccarico devono essere rispettate le relazioni se-
guenti:
Ib ≤ In ≤ Iz e If ≤ 1,45 Iz

• Per i dispositivi aventi kf = If /In ≤ 1,45 basta che sia soddisfatta la prima di-
sequazione; se kf > 1,45 bisogna tener conto di entrambe le condizioni.
• Il dispositivo di protezione contro il sovraccarico può anche essere installato,
salvo alcuni casi in cui è obbligatorio metterlo all’inizio della linea, lungo la con-
duttura.
• La norma indica i casi in cui la protezione dal sovraccarico è obbligatoria (p.e. nei
luoghi a maggior rischio in caso d’incendio) e quelli in cui può essere omessa
(p.e. per le linee che alimentano utilizzatori non in grado di produrre sovracca-
rico). Vi sono anche casi in cui la norma CEI 64-8 raccomanda di omettere la pro-
tezione per ragioni di sicurezza.
• La protezione contro il cortocircuito interessa tutte le condutture, salvo pochi
casi in cui può essere omessa (p.e. elettromagneti di sollevamento).
• I requisiti che deve avere il sistema di protezione sono:
– interruzione della corrente di cortocircuito prima che diventi pericolosa per i
suoi effetti termici e meccanici;
– installazione all’inizio della conduttura e nei punti in cui varia l’energia speci-
fica K2S2; in alcuni casi è consentito porre il dispositivo di protezione a di-
stanza non superiore a 3 m dai punti indicati;
– corrente nominale del dispositivo non inferiore alla corrente d’impiego
(In ≥ Ib)
– corrente d’intervento su cortocircuito dello sganciatore non superiore alla cor-
rente di corto circuito minima a fondo linea (Im ≤ Iccmin);
F6 • Protezione dalle sovracorrenti 463

– potere d’interruzione del dispositivo di protezione non inferiore alla corrente

Memo F6
di cortocircuito massima nel punto d’installazione (Icu(o Icn) ≥ Iccmax);
– energia termica specifica del dispositivo di protezione (integrale di Joule) non
superiore all’energia specifica sopportabile dalla conduttura per tutti i valori
t 2
della Icc compresi tra quella minima e quella massima: i dt ≤ K2S2.
00
• Per la protezione dalle sovracorrenti si può usare un dispositivo unico (prote-
zione combinata contro il sovraccarico e il cortocircuito, per esempio mediante
interruttore automatico magnetotermico) oppure due dispositivi separati (prote-
zione distinta, per esempio con relè termico e fusibili).
• Nel primo caso il dispositivo deve possedere tutti i requisiti previsti per la prote-
zione contro il sovraccarico e il cortocircuito; usando dispositivi limitatori non è
richiesta la verifica dell’integrale di Joule, in quanto generalmente soddisfatta.
Nel secondo caso ogni apparecchio deve soddisfare separatamente le prescrizioni
relative alla protezione a cui è destinato.

Memo CLIL
• La protezione dalle sovracorrenti deve riguardare tutti i conduttori di fase,
salvo casi particolari.
• Per la protezione dalle sovracorrenti del neutro si deve tener conto che:
– nel sistema TN-C il neutro non va né protetto né interrotto, avendo anche fun-
zione di PE;
– nei sistemi TT e TN-S, sul neutro va installato un dispositivo di protezione
contro le sovracorrenti se la corrente nel neutro in servizio ordinario è supe-
riore alla sua portata; negli altri casi la protezione non è né richiesta né vietata;
– nel sistema IT è buona norma non distribuire il neutro nell’impianto; se è di-
stribuito, la sua protezione può essere omessa se sono soddisfatte alcune con-
dizioni normative.

Selettività delle protezioni contro le sovracorrenti


• Un sistema di protezione è selettivo quando interviene solo il dispositivo imme-
diatamente a monte del punto di guasto.
• Si ha la selettività totale quando interviene il solo dispositivo interessato per va-
lori della corrente di guasto fino alla massima corrente di cortocircuito presunta
nel punto di installazione; in caso contrario si ha la selettività parziale.
• La selettività amperometrica si realizza usando interruttori con correnti di in-
tervento diverse, maggiore per l’interruttore a monte.
• La selettività cronometrica si realizza installando a monte interruttori di catego-
ria B, con tempo d’intervento maggiore di quelli a valle.

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