Sei sulla pagina 1di 31

PEDAGOGIA

PROFESSORE SALVO PITRUZZELLA


EMAIL: salvo.pitruzzella@abapa.education

Il grado zero dell’educazione

Il concetto dell'educazione non esiste da sempre. Fin dalla loro esistenza, gli uomini si sono

raggruppati in tribù possedendo così una maggiore possibilità di sopravvivenza. In una

tribù la condivisione era fondamentale, soprattutto per quanto riguarda la cura dei figli:

fino alla fine del Neolitico, infatti, gli esseri umani hanno praticato il cooperative breeding

- che va dall'allattamento all'allevamento -; esso è un elemento caratteristico delle tribù,

anche di quelle che sono sopravvissute fino ad oggi. È il caso dei Senoi, una popolazione

che ancora oggi vive sulle alture della Malesia. Hobbes, famoso filosofo, nel suo scritto Il

Leviatano sosteneva che all'inizio della storia gli uomini pensavano solo a se stessi e si

facevano la guerra fra di loro - da qui il termine Homo homini lupus -: per porre fine a

queste guerre ci si affidava ad una figura più forte, che metteva ordine e utilizzava la

violenza solo quando necessario. D'altro canto Montague negli anni ‘70, contesta la

credenza secondo la quale gli uomini nascono aggressivi per istinti territoriali e di

sopravvivenza: al contrario di Hobbes, egli pensa che la caratteristica principale degli esseri

umani è la cooperazione. Dal punto di vista antropologico Montague ricerca, quindi,

popolazioni che non praticano forme di violenza nella propria società né con gli altri gruppi.

Per quest'ultimi le popolazioni pacifiche utilizzano manifestazioni simboliche e i Senoi sono

tra quelle popolazioni.

L'uso dei rituali è molto importante, soprattutto quelli che prevedono la trance: attraverso

una serie di stimolazioni di carattere psicofisico, normalmente attraverso la danza, esse

provocano uno stato di coscienza alterata. A differenza delle tecniche di meditazione, nelle

quali il corpo è a riposo, nella trance l'agitazione corporea scatena composti chimici che

1
portano ad uno stato in cui si è disponibili ad essere posseduti. Ancora oggi in Tibet, ad

esempio, la scelta del Dalai Lama viene fatta da uno sciamano che entra in trance e indica il

territorio dove cercare il prossimo erede. Per quanto riguarda specificatamente le

popolazioni dei Senoi, essi utilizzano rituali di trance comunitari nei quali gli spiriti

mandano nei messaggi - successivamente condivisi -, e in particolare i sogni si presentano

come molto importanti per i Senoi, che istituiscono dei luoghi specifici dove riceverli. Dagli

studi fatti si ricava che la violenza per queste popolazioni non viene presa in

considerazione e l'attitudine alla non aggressione è molto legata al modo in cui vengono

trattati i bambini della tribù: quando si annuncia una nascita di un bambino, i genitori non

possiedono più il loro nome originario, ma diventano “madre di” e “padre di” fino ai tre anni

di età del figlio. Il percorso della gravidanza viene accompagnato dall'intero villaggio, poiché

il bambino diventa di tutti e non solo della coppia: si portano doni, si fanno rituali eccetera.

Fino a due anni i bambini sono in custodia dei genitori e, al compimento dei tre anni,

cominciano ad andare in giro da soli con altri bambini, stando insieme e decidendo

autonomamente cosa fare. I bambini quindi esplorano, non fanno niente, giocano e spesso

imitano quello che fanno gli adulti, osservando. Così, l'apprendimento è diffuso e non

organizzato secondo dei progetti o delle sequenze prestabilite. Tutto questo si chiama

Grado zero dell'educazione. Dallo Stato del bambino si passa a quello di adulto: nei Senoi

e nelle popolazioni simili ad essi questo passaggio è sancito da un rito importantissimo.

L'adolescenza per loro è un periodo distribuito che inizia da bambini e continua una volta

che essi vengono definiti adulti; nonostante ciò, il bambino diventato adulto adesso ha tutti

i diritti che spettano agli adulti del villaggio e da lì inizia l'educazione base, dove gli viene

insegnato tutto riguardante la sopravvivenza. In passato non vi era bisogno di una vera e

propria educazione poiché le nozioni che per noi sono basilari e vengono insegnate fin dai

primi anni non erano necessarie alla sopravvivenza e alla vita degli individui.

Il cervello e l’evoluzione

Educazione e apprendimento sono strettamente collegate fra di loro: tutti gli esseri viventi

apprendono soprattutto per sopravvivere. Il cervello umano si è quindi modificato nel

2
corso dell'evoluzione. Degli studi mostrano che il modello del cervello dell'uomo è

composto da:

Nucleo centrale o cervello rettiliano: Composto da Cervelletto e Bulbo cerebrale, esso è la

parte di cervello che abbiamo in comune con i rettili. Il cervello rettiliano conserva la

capacità istintiva ed emozioni come paura, rabbia ecc. Comportamenti istintuali che sono

legati alla violenza non sono scomparsi, ma rimangono relegati nella parte del cervello

rettiliano. La paura, ad esempio, è una delle emozioni più primitive e, attraverso dei segnali

di pericolo, attiva la fuga;

Cervello limbico o neomammaeliano: Composto da piccoli organi, parte di cervello in comune

con i mammiferi. A differenza dei rettili, i mammiferi si prendono cura dei loro figli;

Corteccia cerebrale: Molto sviluppata, è la parte più umana del cervello. La corteccia

cerebrale è quella che ha permesso alla nostra specie di costruire la società complessa in

cui viviamo. La teoria sul cervello paleolitico di Cozolino è l’ipotesi che l’evoluzione del

nostro cervello sia avvenuta principalmente in funzione di una crescita della relazionalità.

La corteccia cerebrale, oltre alla funzione cognitiva, ha la funzione di semplificare la

capacità di comunicare con gli esseri umani, sviluppatasi durante la nascita dei nuclei

familiari. (70.000 anni fa, rivoluzione cognitiva e nascita del linguaggio). Tutto ciò ha una

spiccata importanza per l'educazione.

La parte sinistra del cervello è quella razionale, ed ha funzione di interprete: trasforma la

nostra vita in narrazione, per dare un senso alla realtà. A differenza di tutti gli altri sistemi

corporei, che continuano a svilupparsi fino alla fine dell’adolescenza, il nostro cervello

cresce velocemente durante l’infanzia, per assestarsi definitivamente tra l’undicesimo e il

tredicesimo anno di vita: a questo punto inizia la “potatura”,in cui le connessioni si

riducono e si specializzano (aumentando la ridondanza). Se l’infanzia è il tempo in cui il

cervello matura, è indubbio che nel corso dell’evoluzione umana ci sia stata una sinergia tra

l’estensione della durata dell’infanzia e la crescita del cervello. Il nostro cervello si è

3
modificato nel corso dell’evoluzione: quest’ultima è consistita principalmente nella crescita

della neocorteccia.

Il cervello trino è una teoria di Paul Maclean che vede il cervello composto da corteccia

cerebrale, cervello limbico e cervello rettiliano. Il cervello rettiliano consiste nel bulbo

cerebrale e nel cervelletto ed è il più antico; Il cervello limbico è la parte centrale; La

neocorteccia è la parte di cervello più recente. Il cervello rettiliano lo condividiamo con i

rettili ed è un centro di controllo di alcune funzioni vitali quali respirazione, deglutizione,

battito cardiaco. Il cervello rettiliano è anche responsabile del visual tracking

systems ,cioè delle nostre capacità motorie. Parte del cervello ha a che fare con gli istinti

che riguardano l'aggressione, l'accoppiamento e la difesa del territorio. Il cervello limbico è

in comune con i mammiferi e quindi con la cura che ci prendiamo dei figli: i rettili sono

ovipari e non hanno un rapporto con i propri figli; i mammiferi, invece, provano un senso di

protezione per loro, per cui si occupano del loro nutrimento, della protezione e della

comunicazione. Il passaggio da cervello rettiliano al cervello limbico comporta il

cambiamento nei confronti dei propri cuccioli. La neocorteccia è la parte più recente che

si è evoluta a partire da quando si sono scoperti linguaggio, comunicazione e soprattutto

astrazione: da essa derivano le nostre capacità di rappresentazione simbolica, strategia,

pianificazione, problem-solving, ipotesi, anticipazione, controfattuali; la nostra parte razionale

è fondamentalmente basate sulle parti emozionali e istintuali.

I neuroni che si legano fra di loro formano delle connessioni, che fanno passare tutte le

funzioni del cervello. Le potenziali connessioni cerebrali non vengono tutte utilizzate.

Hebbian Learning è la forma di apprendimento dei neuroni. Studiando il numero dei

neuroni presenti nel cervello dell'uomo viene rilevato che, con l'aumentare dell'età e delle

esperienze memorizzate, non ci sono variazioni sulla quantità di neuroni. “Cellule che si

attivano insieme, si legano insieme”: quando una determinata connessione cerebrale si

presenta, essa tenderà a rimanere stabile e ripetersi. Secondo la teoria del caos, si

formano così gli attrattori; configurazioni che tendono a ripetersi. Se le esperienze precoci

di regolazione limbica sono positive gli attrattori serviranno come una guida attendibile per

4
il mondo delle relazioni; se si presenta una forma di sofferenza, invece, ciò porterà ai

circuiti della preoccupazione: stati di ansia e sofferenza che portano successivamente ad

una serie di emozioni negative. Come funziona quindi lo stress? Quando esso è prolungato,

l’ipofisi (ghiandola del nostro cervello) produce l'acetilcolina, che ci dà possibilità di dare

risposte efficaci nelle situazioni di stress. Essa entra nel sangue e attiva le ghiandole

surrenali, posizionate nei reni, che mettono in circolo il Cortisolo. Lo stress porta a

conseguenze negative: attacca difese immunitarie e porta sodio nell’ippocampo, portando

così un grave impatto negativo sulla memoria.

La Teoria dell’attaccamento

Legati al sistema limbico ci sono alcuni circuiti emozionali di base fra cui quello della cura,

che utilizza come uno dei principali neurotrasmettitori l'Ossitocina, che produce

benessere. Il sistema ansia-separazione è l'angoscia che viene fuori quando vi è una

separazione, sia nel bambino che nella madre. Su questo tema, il contributo di John

Bowlby è stato fondamentale: egli ha elaborato la teoria dell'attaccamento. La relazione

fra madre e bambino era dominata dalla psicoanalisi: Freud pensava che le motivazioni

principali del neonato fossero legate al soddisfacimento di alcuni bisogno chiamati

Pulsioni Libidiche, una caratteristica della natura umana che si sviluppa insieme al

bisogno dell'alimentazione: questo principio sembra troppo unidirezionale. Il rapporto

madre-bambino nel periodo dello svezzamento cambia: il seno viene progressivamente

negato e si avvia un principio di separazione tra seno buono e seno cattivo, che permette al

bambino di capire di non poter sempre ricevere il seno della mamma. Ciò provoca una

divisione interna. L’attenzione viene spostata sulla relazione, e la psicologia dice che è

importante la soddisfazione dei bisogni che derivano dall'energia sessuale che nel bambino

si manifesta, legata anche al bisogno dell' alimentazione. Rimane il fatto che la relazione del

bambino si costituisce come una specie di fondamento primario della capacità

relazionale. Gli psicologi che prendono spunto dalla teoria della semplificazione

oggettuale dicono che il seno materno è da considerare come un oggetto, ma il bisogno

fondamentale è quello di stabilire una relazione e questo viene poi sottolineato da Donald

5
Winnicott, che parla del fatto che la relazione precede l'individuo- Winnicott individua

questo passaggio dai bisogni al bisogno di relazione, affermando che “non esistiamo se non

siamo dentro un mondo di relazioni”. Quando il bambino ha bisogno della madre egli non

vuole solo essere nutrito, accudito, etc., ma esprime anche e soprattutto il bisogno di

relazioni. Questo concetto è anche un concetto filosofico che riprende Martin Buber.

Lipsia è il primo a coniare il termine, soprattutto a livello estetico, attraverso i sensi e

attraverso il rapporto con un'opera d'arte. Egli fa l'esempio del funambolo: un funambolo

che rischia la vita ci porta ad immedesimarci in lui con ogni piccolo movimento che compie.

La conclusione è che l’essere umano riesce a vedere sé stesso nell'altro. Stein, una filosofa

ebrea che si converte successivamente al cristianesimo, dice che l’empatia non è soltanto

conoscere e vedere l'altro, ma è anche aprire il proprio orizzonte di esperienza dell'altro

secondo una valenza spirituale. Questi due tipi di esperienze che fanno parte della nostra

vita sono definiti ognuno dà una parola fondamentale: la prima è io Esso, la seconda è io

Tu.

Le basi filosofiche della nuova idea di relazione le abbiamo nella seconda metà del ‘900, a

partire da una teoria molto interessante e produttiva. Lorenz Konrad lavorò nell'ambito

sociale e volontariato, ed era molto legato a questa idea che le persone hanno delle loro

specificità, ma che non possono essere considerate al di fuori del loro l'ambiente e delle

loro condizioni sociali, culturali e relazionali: mentre invece per la psicanalisi la realtà

esterna ha poca importanza ed è una specie di causa scatenante. Quello che è importante

è la rielaborazione. La relazione è legata ad una motivazione innata che ha a che fare

soprattutto con la sicurezza: sentirsi sicuri, accolti e contenuti. L’Etologia è una disciplina

biologica creata da Lorenz, che studia le abitudini e i costumi degli animali e l'adattamento

delle piante all'ambiente: in poche parole, l'incrocio fra la biologia e la zoologia. Nel 1900

vengono condotti una serie di esperimenti anche se gli etologi sostengono che è assurdo

pensare di capire come funziona il comportamento di un animale in gabbia: essi devono

essere osservati in natura. Come si comportano realmente è una cosa che Lorenz nota

osservando un anatroccolo che esce dall'uovo: c'è un periodo, chiamato finestra

6
dell'appartamento, entro la quale il piccolo anatroccolo si deve mettere in connessione

con un adulto: il primo essere vivente che questo animale vede quando esce dall'uovo sarà

considerato la sua mamma. Sono stati fatti molti studi su questa teoria dell'attaccamento:

l’esperimento considerato la pietra miliare è quello di Harlow. Esso consisteva nell’inserire

in una gabbia un gruppo di scimmie neonate insieme ad una Madre fatta di ferro e una

Madre morbida. Quando le piccole scimmie avevano bisogno di mangiare, esse andavano

dalla madre di ferro, ma quando volevano sentirsi al sicuro andavano dalla madre morbida:

in presenza di un pericolo o di un ambiente ostile, per le piccole scimmie la vera madre era

quella che corrispondeva di più a loro. Da questo esperimento si capisce che la relazione

con la figura di riferimento è quella che non è legata al soddisfacimento di bisogni fisici

bensì al bisogno di relazione. Renè Spitz: reso famoso dai suoi studi sui bambini

ospedalizzati, quindi in situazioni di deprivazione di stimoli, elaborò la teoria sulla

depressione anaclitica e descrisse in ordine progressivo i comportamenti di bambini che

vengono separati dalla persona che si prendeva cura di loro. A quel tempo vi era

un’altissima percentuale di morte fra i bambini, che non dipendeva dalla natura degli

orfanotrofi. Le disposizioni erano quelle di non toccare i bambini per evitare eventuali

contagi; sta di fatto che questa separazione determinava un crollo delle difese immunitarie.

I bambini sviluppavano una forma di stress legata alla mancanza di contatto. Una conferma

è stata data dal paragone con dei bambini provenienti da prigioni, i quali avevano delle

relazioni con le madri e che, vivendo in ambienti più sporchi rispetto agli orfanotrofi, non si

ammalavano. La relazione mostra quindi una funzione di sopravvivenza, il primo bisogno

che che si ha. Attraverso questa relazione si creano le basi psicologiche della persona:

sicurezza, capacità di muoversi nel mondo, etc. È una cosa istintuale, innata.

Strange situation procedure

Un altro test importante è il Test della strange situation procedure: una procedura di

carattere sperimentale che si svolge in un contesto non familiare, cioè un laboratorio di

osservazione, composta da otto episodi dalla durata di 2/3 minuti ciascuno, per un totale di

30 minuti di osservazione. L’obiettivo che si prefigge è quello di sollecitare il sistema di

7
attaccamento infantile, cioè sottoporre il bambino a una condizione di stress moderato ma

crescente nel tempo, in risposta al quale il piccolo tende a mettere in atto comportamenti

innati di ricerca di vicinanza affettiva e di contatto fisico materno; significativa è la presenza

di un’estranea, invitata a prendere parte all’esperimento a partire dal terzo episodio, al fine

di osservare anche la relazione con l’estraneo. Gli otto episodi sono i seguenti:

1° episodio: il bambino e il genitore vengono collocati in una stanza, in cui ci sono una

sedia e dei giocattoli; il caregiver colloca il piccolo a terra, consentendogli di orientarsi nello

spazio attorno a lui;

2° episodio: il bambino comincia a prendere confidenza con l’ambiente circostante, ad

adattarsi, ed eventualmente esplorarlo. Madre e bambino possono interagire o giocare

assieme;

3° episodio: il terzo episodio è significativo perché comincia la procedura sperimentale, dal

momento che entra l’estranea; l’estranea interagisce con la figura di attaccamento e cerca

poi di entrare in contatto col bambino. Lo scopo dell’osservazione sperimentale è valutare

la reazione del bambino alla presenza dell’estraneo, il modo in cui utilizza il caregiver per

valutare la situazione e se e come si lascia coinvolgere nell’interazione;

4° episodio: il caregiver abbandona la stanza, separandosi dal bambino, che resta da solo

con la figura estranea. Viene osservata la reazione del bambino alla presenza di potenziale

disagio;

5° episodio: il bambino si ricongiunge con la figura di attaccamento, mentre l’estranea

lascia la stanza, e viene valutato il modo in cui il bambino si relaziona con il genitore al

momento del ricongiungimento;

6° episodio: il caregiver lascia di nuovo la stanza e il bambino resta da solo;

7° episodio: l’estranea torna nella stanza; in questa fase della Strange Situation Procedure

si indaga se e come il bambino utilizza l’estranea come figura affettiva sostitutiva;

8
8° episodio: termina la procedura; il caregiver ricompare fermandosi sulla porta e

aspettando che il bambino reagisca alla sua presenza.

Alcune variabili osservate durante la procedura sperimentale sono il tipo di risposta che il

bambino mette in atto in presenza dell’estraneo, la reazione alla separazione e al

ricongiungimento con il caregiver, la qualità del gioco e dell’esplorazione, e la funzione di

base sicura che il caregiver svolge per il bambino, cioè l’equilibrio tra desiderio di vicinanza

e desiderio di esplorazione. Vi è una osservazione di come il bambino reagisce a queste

separazioni brevi. Questo ha definito queste tipologie della dell'attaccamento, che sono

principalmente tre tipologie:

Uno è l'attaccamento sicuro, in cui la madre è disponibile emotivamente e sensibile. I

bambini con attaccamento sicuro utilizzano il caregiver come base sicura da cui partire per

esplorare il mondo. Quando il caregiver è presente, manifestano vicinanza nei suoi

confronti, sono accoglienti, sorridenti, interagiscono positivamente con la figura di

riferimento, esplorano l’ambiente ed esaminano i giocattoli presenti. Quando il caregiver è

assente, il bambino potrebbe protestare leggermente per la sua presenza e manifestare

segnali di stress e disagio, ma, dopo essersi calmato, riprende tranquillamente a giocare,

anche con l’estranea. Al ritorno della figura di attaccamento, si aggrappa a lei, è sorridente

e si lascia consolare. Questa manifesta un comportamento non dissimile da quello del

piccolo, essendo tipicamente sensibile alle richieste del bambino, disponibile e premurosa.

Dal punto di vista dei Modelli Operativi Interni (MOI; cioè la rappresentazione mentale che

il bambino si costruisce della relazione d’attaccamento con la figura di riferimento), il

bambino percepisce se stesso come una figura degna di amore e affetto, il mondo come un

posto accogliente, in cui è possibile esternalizzare sentimenti, bisogni ed emozioni, l’altro, e

in particolar modo il caregiver, come figure disponibili e supportive.

Il secondo tipo è invece l’attaccamento insicuro-evitante: tendono ad evitare il caregiver,

ad avere un ristretto numero di interazioni, manifestando segni di insicurezza. Quando il

caregiver è presente, sono freddi e distanzianti, preferiscono esplorare l’ambiente

9
circostante e non lo coinvolgono nelle loro attività. Quando il caregiver è assente, il piccolo

non mostra segni di stress o disagio e manifesta la stessa indifferenza in presenza

dell’estraneo. Al ricongiungimento con la figura di attaccamento, il piccolo la ignora, è

indifferente, non la cerca con lo sguardo, né le si avvicina, ma continua a giocare. Il

caregiver presenta un pattern comportamentale simile a quello del piccolo: non cerca il

contatto con il piccolo, anzi ne è infastidito e tende a distanziarsi; la loro relazione si basa

su sentimenti di sfiducia e rifiuto del contatto fisico. Dal punto di vista dei MOI, il bambino

pensa di essere una persona non degna di stima e affetto, il mondo è per lui un posto

freddo e inospitale, a tratti ostile, in cui non c’è spazio per esprimere se stessi e i propri

sentimenti, il caregiver e gli altri sono persone distaccate, che tendono ad allontanarsi e

delle quali non è possibile fidarsi.

La terza categoria è divisa a sua volta in due sottocategorie: attaccamento ansioso-

resistente e attaccamento insicuro-disorganizzato. Ambedue si manifestano come

un'alternanza di alti e bassi. Nel primo caso questo è giocato solo sulla presenza della

mamma che c'è e non c'è; il bambino è molto molto triste e strilla quando la mamma a via,

e molto spesso quando ritorna è aggressivo. L’attaccamento insicuro disorganizzato è stato

individuato tra il 1986 e il 1990 dalla psicologa Mary Main e si configura come il tipo di

attaccamento più insicuro in assoluto, quello maggiormente correlato a forme di

disregolazione emotiva e in generale alla psicopatologia. I bambini con attaccamento

disorganizzato durante la Strange Situation Procedure appaiono confusi, disorientati e

mettono in atto comportamenti strani, come dondolarsi o rimanere immobili, e sequenze

disorganizzate di comportamento, inoltre spesso hanno una postura rigida e

un’espressione del volto impaurita. Questi bambini vivono nel tormento di una profonda

scissione tra il sistema di attaccamento, che li motiva a cercare la vicinanza affettiva con

una figura di riferimento, e il sistema di difesa, che li porta ad immobilizzarsi di fronte a

uno stimolo di pericolo. Il comportamento di attaccamento si disorganizza quando il

genitore manifesta atteggiamenti minacciosi, abusanti, aggressivi o dissociati, oppure

quando il genitore, mentre è impegnato nell’accudimento del figlio, reagisce con angoscia,

10
rabbia o paura alla rievocazione involontaria di una personale memoria traumatica

particolarmente carica a livello emotivo, e trasmette al figlio il medesimo spettro emotivo:

in questi casi la persona che dovrebbe preoccuparsi del benessere e della cura del

bambino è la stessa che gli infonde paura. Il bambino così si costruisce una

rappresentazione del caregiver come una figura negativa, pericolosa, spesso abusante e

persecutrice, della quale si sente vittima, ma al tempo stesso il caregiver rappresenta la sua

salvezza, la sua fonte di protezione, il suo rifugio affettivo. Ne deriva una frammentazione

delle rappresentazioni di sé con l’altro (o compartimentazione) e una percezione della

realtà distorta e disgregata.

Pre-Conversazioni e Teoria dell’”altro virtuale”

Il bambino sembra rispondere all’adulto che gli parla, rispettando veri e propri “turni di

conversazione”. Degli studi hanno scoperto che queste protoconversazioni hanno una

struttura musicale: sono state eseguite delle registrazioni dei suoni, anche molto piccoli,

che emettono un padre ed il suo bambino mentre stanno insieme, scoprendo che essi

manifestano una sinfonia musicale. Martin Buber le paragona proprio ad una

improvvisazione Jazz. Braten ,invece, ha creato la teoria dell'altro virtuale: secondo la sua

teoria illustrata, nei neonati è presente una realtà pre-verbale dialogica innata che non

contempla, ancora, il linguaggio. Il bambino ha dentro di sé uno spazio che Braten chiama

“Altro Virtuale” con cui è in dialogo, presente sin dalla nascita. Il bambino e l’Altro Virtuale

formano un unico sistema, ma la presenza del dialogo crea un’organizzazione duale

intrapersonale; grazie a questa capacità innata i neonati sono pronti per comunicare con

l’Altro Attuale. Quando la madre si relaziona con il bambino, ella si sostituisce all’Altro

Virtuale divenendo l’Altro Attuale, una figura reale che offre una comunicazione esterna.

Dai modelli intersoggettivi alla comunicazione

Nel primo anno di vita è presente un doppio fuoco costituito da madre e bambino. Ad

esempio, se la madre e il bambino si guardano reciprocamente esprimendo emozioni

positive ciò è funzionale a due sistemi motivazionali: quello di attaccamento che permette al

11
bambino di sentire un senso di benessere e sicurezza - egli ottiene protezione e

regolazione emotiva dal caregiver - e quello intersoggettivo, dove il bambino guarda la

madre e vocalizza per sintonizzarsi con la madre e condividere stati mentali ed emotivi.

Questi due sistemi motivazionali si intrecciano per ottenere sicurezza e rispecchiamento

dei propri stati mentali. Il sistema intersoggettivo è molto centrato, nei primi mesi di vita,

sull’imitazione tra madre e bambino e sul rispecchiamento di emozioni. Gli studiosi

esaminano come il sistema si sviluppi nel primo anno di vita: all’inizio è imitazione e

rispecchiamento di emozioni e successivamente, a partire da 5/9 mesi, inizia

l’intersoggettività secondaria, in cui si condividono significati e scambi comunicativi di tipo

cooperativo, anche sugli oggetti.

L’Intersoggettività primaria implica la capacità del neonato, attraverso l’imitazione del

volto materno, di una interazione socio-emotiva che emerge già dalle prime settimane. Il

neonato, già nelle prime ore dopo il parto, è in grado di imitare alcuni movimenti del volto

umano se un adulto si pone davanti a lui in modo ravvicinato - se l’adulto apre la bocca o

tira fuori la lingua lo fa anche il bambino -. Poi la madre riconosce l’espressione del

bambino e gliela restituisce imitando: il bambino vede riconosciuto il suo stato emotivo.

Questa prima fase serve a creare una connessione emotiva tra madre e bambino, basata

sulla capacità di percepire ed essere consapevoli di stati emotivi semplici propri ed altrui -

affective self-consciousness - rinsaldata dal rispecchiamento materno: in questo modo il

bambino diventa consapevole del proprio sé grazie all’attenzione intenzionale dell’altro, del

sentirsi cioè oggetto dell’attenzione dell’altro. Le funzionalità principali dell’intersoggettività

primaria sono dunque:

- Condivisione/coordinazione di stati emotivi e creazione dei primi nuclei affettivi del sé;

- Essere “connessi con” il caregiver, che ha funzione organizzante: la mancata connessione

determina disorganizzazione. Si vengono così a creare schemi di “essere con” che guidano le

successive relazioni e sono la base dei futuri modelli di attaccamento. Gli schemi di “essere

con” sono molto importanti per lo sviluppo successivo dei modelli di attaccamento. Verso i

12
3/4 mesi si vengono a configurare veri e propri schemi di essere con, chiamati da Stern

RIG, rappresentazioni di interazioni generalizzate. Esse sono rappresentazioni

generalizzate delle interazioni se/altro, in relazione ai differenti scambi, giochi,

accudimento, protezione, implicanti schematizzazione e tipizzazione delle diverse

esperienze interattive precoci e degli affetti correlati attraverso strutture cognitive (tipo

copioni) intesi come sequenze degli eventi vissuti nell’interazione con l’altro e

rappresentazioni sé/altro.

L’Intersoggettività secondaria è focalizzata sugli oggetti, mentre quella primaria è

centrata sulla condivisione e rispecchiamento emotivo. Questa seconda fase risulta infatti

centrata sulla condivisione di significati riguardanti gli oggetti; comincia una relazione a tre

tra bambino, caregiver e oggetti. Anche in questa fase il bambino continua a condividere

emozioni, attraverso due fenomeni:

- Social referencing: il bambino utilizza l’espressione del volto materno - positiva o

negativa - per interpretare stimoli ambientali sconosciuti (se l’adulto ha una espressione

positiva il bambino esplora serenamente l’ambiente, altrimenti si blocca);

- Sintonizzazione affettiva (attunement): studiata da Stern. La mamma in questo periodo

non solo imita l’espressione emotiva del bambino - come nella intersoggettività primaria -,

ma la imita anche cambiando canale sensoriale ed espressivo.

La comprensione intersoggettiva terziaria: è invece il momento in cui il bambino capisce

che l'altro è come lui, quindi è il periodo in cui viene fuori la teoria della mente, la capacità

di attribuire all'altro un modo di pensare individuale che permette di entrare in dialogo.

Come funziona la mente

Shaun Gallagher utilizza la regola delle 4e. La mente è:

Embodied: mente incorporata, non staccabile dal corpo;

Embedded: situata: non esiste la mente senza l’oggetto stesso;

13
Enacted: la mente è l’azione stessa;

Extended: la nostra mente non è mai individuale: noi costruiamo i nostri legami affettivi dal

punto di vista della relazionalità.

Le modalità di esistenza affettiva vengono costruite in base alle relazioni con gli altri, e

l'uomo pone i suoi problemi nel mondo del mondo sulla base della cultura in cui è

immerso. La mente non è una costruzione individuale: mente e mondo si costruiscono a

vicenda e sono coesistenti. Tutto ciò mette in discussione alcuni principi della scienza,

come la Separazione tra l'osservatore e l'osservato. Questo è molto evidente nel concetto di

Einstein della relatività del tempo e dello spazio. A tale proposito è molto interessante

anche la fisica quantistica che nasce nel ‘900, oggi considerata indubitabile. All'inizio

questa materia sembrava una follia, come il principio di indeterminazione di

Heisenberg. Egli fa un esperimento dalla doppia finitura: un pannello con due tagli, dove

viene sparato un elettrone - piccolissima particella che permette il passaggio dell'elettricità,

se non c'è nessuno che lo guarda- . L’ elettrone passa da entrambi i buchi invece di passare

da uno solo: esso si può comportare come particella o come onda. La particella passa da

una sola finitura, mentre l'onda si propaga nello spazio. A seconda del fatto che ci sia un

osservatore o meno, la particella si comporta in modo diverso. Il cervello umano presenta

infinite possibilità di connessioni elettrochimiche - da 10 a 10.000 -. Esso si è evoluto

nell'arco di millenni. I neuroni si collegano fra di loro attraverso le sinapsi, messaggi

elettrochimici da cellula a cellula. La parte chimica del messaggio si chiama

neurotrasmettitore. Il neurone è formato dal nucleo centrale e da ramificazioni: i

dendriti sono le ramificazioni, e la terminazione presinaptica è quella che riceve la

sinapsi attraverso l'allungamento dell'assone, una specie di coda che mette in connessione

un neurone con un altro. I neuroni si connettono anche a distanza, e da essi passano sia

impulsi elettrici che neurotrasmettitori: gli impulsi elettrici danno l'energia, mentre i

neurotrasmettitori danno i sentimenti perché sono legati a condizioni del nostro cervello.

14
I neuroni a specchio sono una tipologia di neuroni la cui esistenza è stata rilevata per la

prima volta verso la metà degli anni '90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi, presso il

Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Parma. Scoperti nei macachi, i ricercatori

osservarono che alcuni gruppi di neuroni si attivavano non solo quando gli animali

compivano una determinata azione, ma anche quando osservavano un altro soggetto

compiere la medesima azione. La scoperta dei neuroni specchio ha costretto biologi,

filosofi, linguisti, psicologi e molti altri a rimettere in discussione la dicotomia cartesiana

mente-corpo, che isolava la ragione dalle sensazioni corporee, dai sentimenti, dalle

emozioni, rendendola una forza autonoma e incorporea. Uno dei massimi ricercatori nel

campo dei neuroni specchio, Marco Iacoboni, ne spiega l’importanza per

l’immedesimazione e la lettura della mente altrui. La conclusione a cui Iacoboni e altri

scienziati sono giunti è che noi siamo programmati per l’empatia: fa parte della nostra

natura e ci rende esseri sociali. La crescente quantità di studi empirici sul ruolo che i

neuroni specchio giocano nello sviluppo empatico è impressionante e sta contribuendo a

riscrivere la storia dello sviluppo umano. Gli scienziati hanno notato che gesti ed

espressioni del viso, oltre agli stimoli uditivi, attivano le cellule specchio, ma hanno anche

scoperto che altrettanto può fare il tatto, individuando un ulteriore canale sensoriale per

l’estensione empatica. Possediamo dei sistemi attraverso cui esprimere l'emozione che

sono fondamentalmente delle modificazioni delle esperienze, che derivano anche dalla

cultura in cui siamo immessi, di espressioni primarie delle prime emozioni che vengono

manifestate allo scopo di comunicare emozioni e che diventano anche un veicolo di

comunicazione. La funzione specchio automaticamente ci permette di leggere le emozioni

degli altri, anche se la lettura non diventa necessariamente cosciente: essa ha bisogno di

una elaborazione ulteriore per diventare consapevole. In qualche modo i neuroni specchio

poi paragonano lo stato che stanno rispecchiando ad altre esperienze simili: si percepisce

che quella emozione somiglia a delle emozioni che si sono vissute, e di conseguenza ci

sono delle coincidenze anche dal punto di vista corporeo poiché avviene una simulazione.

Così, si riesce a comprendere l'emozione dell'altro in maniera profonda.

15
L’empatia

Gallese fa uno schema delle tre fasi dell'empatia. La prima, quella base, è il personale: non

c'è nessuna forma di coscienza, è una funzione automatica. Questi sistemi che abbiamo

sono assolutamente di base ed inevitabili. La prima fase è immediata, inconsapevole e

implica un immedesimazione nell’altro. Si manifesta la nostra capacità di partecipazione

alterocentrica, che è radicata nella nostra eredità biologica e ha delle precise controparti

nella nostra struttura cerebrale. È una percezione emozionale. La seconda fase è la

funzione specchio. I neuroni producono una simulazione incarnata degli stati affettivi del

mondo: anche questo sarebbe una specie di dispositivo automatico però, in mancanza di

una esperienza affettiva non ci si può agganciare a questa esperienza del momento in cui si

riflettono le azioni dell'altro. Se è presente una educazione emozionale questa situazione è

più efficace e permette di accedere al terzo livello. La seconda fase è riflessiva, consapevole

e intenzionale, e implica una presa di prospettiva; essa concerne l’intervento della volontà,

che è legata al complesso sistema di valori della persona. Dal punto di vista

neuroscientifico, questo processo è legato alla modulazione delle emozioni (provenienti dal

sistema libico) da parte della neocorteccia, che è la sede del pensiero. La neocorteccia è il

luogo dove natura e cultura si interfacciano. I nostri sistemi emozionali sono concentrati in

un’area molto limitata del cervello limbico, che come ricorderete, Paul MacLean chiamava

“mammaliano”, in quanto in gran parte condiviso con gli altri mammiferi. Il grande

neuroscienziato americano, recentemente scomparso. Livello fenomenologico: questa

natura comune, la sfera dell' Iter umana, appartenere ad una grande famiglia. L’esperienza

di carattere affettivo permette di comprendere lo stato effettivo dell'altro, quindi non

soltanto la si percepisce già attraverso una comparazione con gli stati affettivi, ma

attraverso questo rispecchiamento si può agire nei confronti dell'altro. Si entra così in una

relazione attiva.

A differenza delle altre facoltà mentali, l'attività cerebrale associata all'empatia non è

confinata in una specifica parte del cervello, ma coinvolge varie aree. Non solo: le aree

coinvolte nella partecipazione affettiva alla sofferenza altrui sono distinte da quelle che

16
intervengono quando sopravviene un sentimento di cura verso la persona con cui si

empatizza. Louis Cozolino (2006, 2013) sostiene che il contesto comunitario in cui vivevano

i nostri antenati, ha potentemente influenzato l’evoluzione del cervello, che è diventato un

“cervello sociale”, che promuove le nostre relazioni interpersonali a un grado di molto

superiore, e per certi versi qualitativamente differente, rispetto agli altri mammiferi. I primi

ominidi hanno iniziato a organizzarsi in tribù per meglio proteggersi dalle minacce

dell’ambiente: gruppi più grandi aumentano le probabilità di sopravvivenza, ma c’è bisogno

di cervelli più grandi e più complessi. Cervelli più complessi richiedono un tempo di

maturazione più lungo, quindi il periodo della dipendenza infantile si è esteso. Strutture

sociali più complicate sollecitano cervelli ancora più complessi, che hanno permesso la

nascita del linguaggio,dell’immaginazione e della cultura.

La nascita della Pedagogia

L'accostamento genitori-famiglia si rivela di vitale importanza e nel corso della storia si

rivela essere completamente diversa rispetto a come la vediamo adesso. La necessità di

apprendere da parte dei bambini non era necessaria fino all'arrivo della scrittura, che

inizialmente nasce con un intento mercantile, per valutare le merci e capirne il valore - da

qui anche la nascita della moneta -. La società diventa così una struttura gerarchica:

successivamente si evolve, divenendo più complessa e popolata, e la scrittura si estende a

leggi e religioni. Viene creata così la casata degli scribi, allenati a leggere a scrivere; nasce

inoltre anche la prima idea di scuola, basata sulla punizione corporale come principale

metodo di insegnamento.

Socrate

In Grecia nasce la prima idea di pedagogia, anche da alcuni insegnamenti di Socrate,

filosofo di cui non rimangono scritti bensì parole tramandate a noi da Platone, suo allievo

devoto. Quello che sosteneva Socrate era che la verità è già dentro di noi e deve solo

essere tirata fuori. Il metodo socratico, infatti, consiste in una interrogazione che smonta

le idee preconcette dell'uomo senza fargli avere una vera e propria risposta. Il filosofo

17
appare così come un educatore, che aiuta l'allievo ad arrivare alla verità. Da qua deriva il

termine Maieutica (progetto educativo). In pratica educativa ciò vuol dire che il bambino

ha sviluppato, attraverso l’apprendimento nei suoi primi anni di vita, dei saperi che devono

essere tenuti in conto per aiutarlo a costruire le sue capacità personali. Tutto ciò contrasta

con l’idea che la mente sia una tabula rasa, un vaso vuoto da riempire. Il modello

pedagogico sviluppatosi in Grecia prende il nome di Paideia.

Comenio

Nel corso del Medioevo, il bambino viene considerato un individuo che sta subendo un’età

di passaggio transitoria verso l’età adulta: il suo ruolo viene svalutato anche grazie all’alta

mortalità infantile del periodo. E’ con Comenio, fondatore della pedagogia, che torna l’idea

dell’infanzia. Egli torna all’idea di Paideia e parla di un ambiente favorevole alla crescita e

allo sviluppo del bambino. Il periodo in cui Comenio inizia a fondare questi pensieri è lo

stesso delle scoperte di Galileo; Comenio, utilizzando un metodo che include il suscitare

l’interesse dei bambini, compie una rivoluzione paragonabile a quella che compie Galileo.Vi

sono però delle differenze fra Galileo e Comenio. Il primo si appoggia all’aspetto mistico del

Rinascimento: durante di esso infatti si riscopre l’antichità, e con essa anche i testi esoterici,

quali racconti orfisti eccetera. Si riscopre anche la cabala, le cui lettere dell’alfabeto ebraico

rappresentano l’universo. Sempre in questo periodo avviene una contaminazione culturale

che dà vita alla Via della seta, un passaggio fra Oriente ed Occidente. La filosofia del

periodo è una filosofia perenne: tutto è uno, le separazioni sono solo artifici mentali. Si

crede che l’anima individuale rispecchi quella universale. Si parla quindi di Mnemotecnica:

costruzione immaginaria nella mente, che rimanda a pezzi del sapere. Se il mondo interno

rispecchia l’esterno, agire sul micro mondo vuol dire agire sul mondo universale: ciò fa sì

che i saperi siano in realtà un’unica cosa; il secondo, invece, si ispira alla Pansofia.

Quest’ultimo non è altro che l’ideale di un sapere enciclopedico che rende possibile

un’organizzazione sistematica delle varie discipline e il loro più facile insegnamento e

apprendimento. A questa fa specchio la Pampaedia: il sapere deve essere rivolto a tutti gli

uomini. Comenio comincia a sperimentare metodi didattici; contemporaneamente nascono

18
le nazioni, per cui gli anni in cui Comenio sviluppa la sua filosofia sono anni di guerre. Di

conseguenza, egli non riuscì a sperimentare del tutto le sue teorie: il suo metodo non sarà

mai applicato, se non una sua qualche scoperta molto tempo dopo.

Comenio creò un impianto di idee filosofiche e mistiche partendo dalla sua idea di fondo di

connessione di tutte le cose e del rapporto fra macrocosmo e microcosmo, un metodo

integrato partendo dalla Pansofia attraverso dei metodi: bisogna fornire dei motivi per cui

imparare: si compie quindi una rivoluzione. Comenio inoltre fonda varie scuole, che

purtroppo vengono chiuse per colpa delle guerre.

Rousseau

Fino alla Rivoluzione francese non vi sono più novità riguardanti la pedagogia, fino a

Rousseau: egli critica la società contemporanea sia culturalmente che antropologicamente.

A differenza di Comenio egli era un filosofo, il cui scritto educativo si basava sulle sue idee

provocatorie: per lui, arte e scienza non avevano un valore. Rousseau considera il

passaggio da stato di natura e stato civile a rovina dell’uomo e le arti, insieme alle scienze,

la componente del male. Nell’educazione, egli vede un ritorno allo stato di natura.

Rousseau scrive così un romanzo, Emilio dell’educazione, che parla di un alunno

immaginario e di un educatore che tiene confini ma non insegna all'allievo, che cresce

spontaneamente: questa educazione, però, è impraticabile. Anche se provocatorio, il suo

insegnamento è stato trasformato da alcuni pedagogisti nel tentativo di renderlo più

applicabile. Pestalozzi, ad esempio, riprende i suoi temi ma si rende conto che essi non

possono funzionare.

Il Romanticismo sottolinea l’importanza della natura; per Baudelaire, ad esempio, la

natura è una foresta di simboli. Il romanticismo è in totale contrasto con l’Illuminismo e le

sue idee scientifiche. Durante il periodo Romantico abbiamo una riscoperta dell’infanzia, ed

inizia a prendere sempre più piede la letteratura per l’infanzia, che contiene grandi

classici come Alice nel Paese delle Meraviglie e Pinocchio, libri costruiti su vari livelli culturali

trasformati in giochi per bambini.

19
Froebel

Si sviluppa in questo periodo il pensiero di Friedrich Froebel, che inventò i kindergarten -

scuola dell'infanzia - per i bambini dai 3 ai 5 anni. Egli riesce a congiungere due pedagogie:

quella di Comenio, che fatica ad attuarsi, e una pedagogia che diventa metodo, con una

particolare Paideia e degli strumenti quanto più scientifici. Mentre in Grecia la Paideia

veniva vista come una pratica educativa, nei successivi periodi l’educazione è diventata da

privata a sempre più pubblica, anche se mancava di una elaborazione dal punto di vista

pedagogico.Nel ‘900 vi è l’ingresso della psicologia nel mondo dell’educazione: l’’idea

dell’educazione centrata sul bambino e l’accortezza su come funziona il bambino si

fondono insieme. Con Frebel abbiamo l’ingresso della psicologia nel mondo della

formazione. La sua intuizione fondamentale è che “Il gioco è apprendimento”. Esso è

quindi visto come una valvola di sfogo per l’eccessiva energia vitale che impedisce il

concentramento sull’educazione. Frebel inoltre parla dei Doni: degli oggetti che da un lato

sono giocattoli, e dall’altro hanno una forma che predispone lo sviluppo delle facoltà

cognitive:

La sfera è indivisibile e rappresenta la perfezione divina e l’infinito. Ad essa si oppone la


razionalità del cubo, che ha 4 punti che rimandano alla quarta dimensione. Altri doni si
vanno pian piano aggiungendo, con la finalità di perfezionare la mobilità dei bambini.
Questo meccanismo verrà successivamente recuperato dalla Montessori. Cerchi e quadrati
concentrici formano il mandala: esso è un dipinto spirituale che rappresenta un supporto
alla meditazione, che raffigura sia l’ascensione che il viaggio verso l’interno. La Teoria della
Mente è la capacità di attribuire stati mentali - credenze, intenzioni, desideri, emozioni,
conoscenze - a sé stessi e agli altri, e la capacità di comprendere che gli altri hanno stati
mentali diversi dai propri, e si sviluppa intorno ai 3 anni. <- Teoria della Mente: capacità di
attribuire stati mentali - credenze, intenzioni, desideri, emozioni, conoscenze - a sé stessi e
agli altri nonché capacità di comprendere che gli altri hanno stati mentali diversi dai propri;
si sviluppa intorno ai 3 anni. Frebel quindi costruisce idee e metodi efficaci, anche se alla
fine dell’800 questi metodi vengono diffidati perché scambiati per anticristiani. Negli Stati
Uniti nascono i kindergarten, e John Dewey, filosofo pragmatico, si interessa a Frebel.

Dewey

20
Con Dewey nasce la filosofia pragmatista: fondata sulla connessione tra conoscenza e

azione; insiste sulla funzione del pensiero come produttore di credenze da sottoporre al

vaglio dell'esperienza e della prassi (p. metodologico) o sull'utilità sociale e religiosa dei

nostri sistemi di credenze (p. metafisico), e che si deve interessare ai problemi della società.

Dewey sostiene che la scuola fa parte della società in quanto istituzione sociale, il cui scopo

è l’educazione dei fanciulli, un luogo dove il modo di pensare dei giovani diventa un

contributo alla società. Il filosofo inventa la teoria dell’Attivismo; l’Attivismo vede il

bambino come protagonista attivo al centro dell’educazione. Dewey tramanderà una serie

di concetti che costituiranno parte della pedagogia moderna. L’interesse, con lui, si

ricollega alla natura.

Educazione centrale sull’oggetto ed Educazione centrale sul soggetto: la prima si concentra su

ciò che si deve trasmettere, i contenuti; mentre nella seconda la cosa importante è il

riconoscimento della persona come soggetto, per permettergli di sviluppare il massimo. Le

due educazioni si possono intersecare. Agli inizi del ‘900 nasce quindi l’attivismo, che si

arresta nel periodo delle due guerre mondiali, ma che conosce una rinascita nel

dopoguerra.

Mario Lodi

Nell’aula di Mario Lodi la distribuzione dello spazio viene modificata in modo creativo:

invece di stare lontano, nella cattedra, egli è in mezzo ai bambini. Il tempo cessa di essere

pre-organizzato: l’educatore deve essere pronto a qualsiasi imprevisto e al cambiamento,

stessa cosa vale per il tempo di apprendimento. Spazio e tempo, quindi, sono cambiati: le

relazioni risultano diverse da quelle tradizionali. L’insegnante è riconosciuto come un capo

tribù che mette a disposizione i suoi saperi, e i bambini imparano senza sentirsi inferiori e

obbligati. Mario Lodi forma inoltre il Movimento di cooperazione educativa. Esso è un

metodo di insegnamento totalmente differente rispetto a quello delle punizioni e dei

premi, che è molto sbagliato: molte volte, quando si ha l’aspettativa di un premio o di una

punizione, si tende a bloccare l’istinto creativo stesso rimanendo su vie concrete. Neanche

21
l’insegnamento tramite punizioni funziona, poiché danneggia non solo la creatività, ma

anche i neuroni: troppo stress influisce negativamente sulla memoria.

L’impatto della nascita della psicologia nel ‘900 è paragonabile all’impatto delle scoperte

delle neuroscienze e su come è organizzato il cervello. Le scienze cognitive indagano

come il nostro cervello costruisce il mondo e le regole che utilizza. L’educazione deve

ovviamente tenere conto di questi aspetti: ad esempio, da questi studi è venuto fuori che

soprattutto per i bambini è importante che ci siano, nel corso della giornata, fasi in cui il

cervello si spegne per riposare e riordinare gli elementi dell’esperienza. Il Buddhismo viene

scoperto in Occidente in questo periodo, nonostante questo genere di meditazione

vipassana fosse esistente già dal 1500. Essa allevia lo stress con una pratica continua di

meditazione. Ciò può anche alleviare malattie derivanti da stress: da qui Mindfulness,

pienezza mentale.

Nel Rinascimento nascono le scienze moderne. Le spiegazioni del Medioevo erano

puramente divine, e seguendole si arriva alla conclusione che si può capire e spiegare

tutto, mentre la scienza dice che ci sono cose che non si possono arrivare a capire, e che

perciò si devono continuare ad indagare. Questo è alla base della Scienza sperimentale,

teoria con fondamenti solidi.

Cartesio

Attraverso Pitagora abbiamo una Matematizzazione della realtà, ma è con Cartesio,

responsabile degli assi cartesiani, che si mettono insieme e comparano due unità diverse.

La scienza sperimentale utilizza le basi delle scienze alchemiche per fondare basi

matematiche - ciò era vista come una cosa pericolosa, per la Chiesa -. Cartesio scrisse Il

trattato sul mondo, testo in cui vuole spiegare come tutto può essere derivato da

particelle e da quantificazioni senza alcuna presenza divina. Prima della stampa del trattato

avviene il processo di Galileo: Cartesio decide quindi di annullare la pubblicazione, ma la

prefazione, Discorso sul metodo, ottiene molto successo. “Che cosa e come possiamo

sapere”. Egli dà vita ad un esperimento che ci pone davanti ad un demone, il quale

22
costruisce un mondo di finzione: quali potrebbero essere gli strumenti per riconoscerlo?

Viene ripresa la filosofia contemporanea con l’esperimento del cervello dentro una

cisterna. Se noi fossimo dei cervelli tenuti in vita in una cisterna e collegati ad un pc

sofisticato in grado di riprodurre tutti gli stimoli della realtà esterna, penseremmo di essere

non so dove ma rimarremo sempre dei cervelli dentro ad una cisterna. Cartesio elabora la

teoria che tutto è dubitabile. Si può dubitare, quindi si può pensare: da qui Cogito ergo

sum. Penso, dunque sono ed esisto. Sono un soggetto pensante, portatore di domande.

L’unica cosa che non si mette in discussione è l’esistenza stessa. Il cogito non è fatto di

materia, ma di due sostanze (sostanza: qualità fondamentale di una cosa) che sono dentro

di noi: costanza e sostanzialità.

Res Cogito: il pensiero; Res Extensa: il corpo.

La mente non ha una collocazione precisa, ma Cartesio la colloca nella ghiandola pineale,

e sancisce due principi: priorità al soggetto pensante e divisione fra mente e corpo, nociva.

Antonio Damasio racconta l’errore di Cartesio ne Lo strano caso di Phineas Gage. Esso

parla di un incidente avvenuto a metà Ottocento ad un signore capo di una squadra di

operai ferroviari. Comprimendo della polvere da sparo in un bastone di ferro, scoppiando

quest'ultima gli trapassò la testa ma egli sopravvisse: da quel momento in poi cambia

totalmente il suo carattere, diventando tutto l'opposto di quello che era, e non riesce a

prendere una decisione anche se perfettamente capace di valutare pro e contro. Secondo

Damasio, la parte cognitiva del nostro cervello non è separata dal corpo e dalla parte

emotiva. Razionalità ed emozionalità non si possono quindi separare. Le emozioni, inoltre,

sono anche nel nostro corpo attraverso i marcatori somatici, configurazioni corporee

aventi a che fare con tensione muscolare, indebolimento, circolazione sanguigna eccetera,

che si attivano assumendo determinate posizioni del corpo.

Spinoza

Filosofo quasi contemporaneo a Cartesio è Spinoza. Damasio lo riscopre nel suo libro "Alla

ricerca di Spinoza". Egli parte dalla stessa considerazione di Cartesio, cioè che il mondo

23
può essere conosciuto razionalmente, ma successivamente mette in discussione il

dualismo di Cartesio sostenendo che se ci fossero molte sostanze non sarebbe possibile

l'esistenza di Dio. Dio è tutte le cose, incluse le cose nel mondo, finite; ma Dio è infinito. Nel

mondo l'unica sostanza è Dio, e Damasio spiega la differenziazione tra le cose del mondo

dicendo che Dio possiede degli attributi infiniti, modificazioni della sostanza. In quanto

creature finite abbiamo accesso solo a due attributi: i Pensieri e l'Estensione, dove il

pensiero è la mente e l'estensione il corpo. Essi sono due aspetti della stessa sostanza, cioè

una cosa unica. Gli uomini sono così partecipi della natura divina e la contengono. Mente e

corpo non sono quindi entità separate, bensì due modi di raccontare la stessa cosa. La

prospettiva spinoziana invece del dualismo porta ad una unità. Facendo parte di Dio,

l’essere umano riconosce chi è e, in quanto creatura finita, è parte di concatenazioni causa-

effetto nella quale non può intervenire. Spinoza pensa che ogni cosa abbia una causa, e

che essa non può essere modificata: non si possono capire tutte le cose. Esistono delle

forze incontrollabili che non possono essere influenzate dalla ragione, che vengono

chiamate Passioni tristi. Queste ultime possono solo essere superate da Passioni

Gioiose. Con la ragione non si possono controllare le emozioni ( emozioni positive

controllano emozioni negative): consapevoli di ciò, si può raggiungere un grado di

consapevolezza che può arrivare a Dio. Quando si arriva a questo stadio di conoscenza rsi

riesce a vedere ogni cosa sotto la sua forma eterna: in ogni singolo elemento della natura

c'è un significato Divino. I testi di Spinoza sono costruiti in termini geometrici. Mente e

corpo non sono separati la nostra mente è un fattore condiviso e non individuale.

Negli anni '70 Gregory Benson sostiene che la natura funziona ed è strutturata come una

mente, un aggregato di parti che interagiscono. La mente è quindi attivata dalla differenza.

Dall'interazione delle parti nascono le proprietà emergenti; quando ci sono degli scarti di

polarità, questi sistemi vengono attuati. La mente ha ovviamente bisogno di energia per

mettersi in moto. Il processo mentale che non è lineare e si presenta come complesso. Le

differenze che attivano la mente producono altre differenza analoghe. L'apprendimento

è la costruzione di modelli interni del mondo esterno.

24
Miti e Leggende

Il coyote è un personaggio consueto nel folclore e nella mitologia dei nativi americani (USA

sud occidentali e Messico), normalmente raffigurato come un imbroglione che assume

alternativamente la forma di coyote e quella umana. Analogamente ad altri soggetti

ingannatori, il coyote si comporta come un eroe picaresco che si ribella alle convenzioni

sociali con i suoi stratagemmi e l'umorismo. Il coyote appare spesso nel folklore dei nativi

americani come un personaggio trickster, talvolta assumendo le sembianze umane. I suoi

atti includono l'introduzione del fuoco all'umanità, sguinzagliando i bisonti al mondo, e la

pietrificazione dei mostri. I Maidu accreditarono al coyote l'introduzione della fatica, la

misera e la morte nel mondo, mentre gli Zuñi credevano che il coyote introdusse l'acqua al

mondo rubando la luce dai kachina (esseri soprannaturali). Certe tribù, come i Chinook, i

Maidu, i Paiute, i Pawnee, i Tohono O'odham, e gli Ute, vedevano il coyote come il

compagno del creatore. Nel mito della creazione Paiute, il coyote fu creato dal lupo per

essergli amico, e i due crearono la terra ammucchiando il terriccio sugli oceani. Un

racconto degli Tohono O'odham parla di come il coyote salva Montezuma da un diluvio

universale, e che poi entrambi insegnano all'umanità, ricreata dal Grande Spirito, come

vivere. Nella mitologia dei Crow, il creatore del mondo infatti è Vecchio Coyote. Secondo i

Navajo, il coyote era presente nel Primo Mondo con il Primo Uomo e la Prima Donna, ma

un'altra versione ha il coyote creato nel Quarto Mondo. Il coyote dei Navajo introduce la

morte al mondo, siccome senza di esso ci sarebbero troppe persone e poco spazio per

piantare il grano. Prima della conquista dell'impero azteco, il coyote svolgeva un ruolo

importante nella cosmologia mesoamericana. Esso rappresentava la forza militare nel

Teotihuacan pre-azteco, e i guerrieri si vestivano da coyote per invocare il suo potere. Nella

mitologia azteca, Huehuecoyotl, il dio della danza, la musica e la lussuria, viene spesso

raffigurato con la testa d'un coyote. Viene spesso rappresentato come un donnaiolo,

responsabile per l'origine della guerra dopo aver sedotto Xochiquetzal, la dea dell'amore.

Certi studiosi ritengono che il dio Quetzalcoatl derivasse dalle rappresentazioni mitologiche

del coyote nelle religioni pre-azteche, che vantano il coyote come il fratello maggiore

25
dell'umanità, il creatore, il seduttore, l'ingannatore, e l'eroe culturale legato alla stella del

giorno. Il vecchio coyote fa parte di una categoria di personaggi che esistono in tutte le

tradizioni del mondo; Mercurio è un personaggio con una missione importantissima,

quella di accompagnare le anime dei morti nel loro viaggio verso l’Inferno. Anche nel

mondo occidentale vi sono Trickster protagonisti di storie, come il personaggio del giullare

buffone recuperato da Dario Fo con le storie legate alla vita di Gesù bambino, descritto

come una piccola canaglia che per farsi accettare dagli altri compie il suo primo miracolo;

far volare un uccellino con il soffio. Quest’ultimo rappresenta la creazione, il soffio di vita

che trasmette l'anima.

William Blake fu uno dei più importanti artisti e pensatori. Grazie ai suoi appunti si

ricostruisce un pensiero molto particolare, un pensiero mitologico: proprio come nei miti

antichi, Blake mette insieme conoscenze di vario tipo - psicologico e filosofico, religioso ed

estetico - e le racconta attraverso una storia, quella dell'uomo primordiale. Nel suo

Gerusalemme è l'ultima, la più lunga e la più grande delle opere di Blake. Inciso a mano,

accompagnato da piccoli schizzi, figure marginali e grandi illustrazioni a tavola piena, è

stato definito "teatro visionario". L’opera racconta la storia della caduta di Albion,

l'incarnazione di Blake dell'uomo, della Gran Bretagna o del mondo occidentale nel suo

insieme. La narrazione poetica assume la forma di un "dramma della psiche", espresso nel

denso simbolismo della mitologia autocostruita da Blake. La poesia non ha una trama

lineare. I personaggi si trasformano dentro e fuori l'uno dall'altro: un personaggio può

essere una persona e un luogo. Gerusalemme, emanazione di Albion, è una donna e una

città. Albion, "l'Umanità Universale", è un uomo e una terra (la Gran Bretagna). Contiene

dodici figli che coincidono con le dodici tribù di Israele, così come Quattro Zoas. Ogni Zoa

(che incarna un principio vitale) ha un'Emanazione (una figura femminile attraverso la

quale l'umano può diventare divino). Gli Zoa e le Emanazioni includono:

- Tharmas, l'uomo primordiale, legato a Enion, una madre terra;

26
- Urthona, lo spirito ispiratore, incarnato in Los, l'artista profetico, che nelle sue

fornaci forgia una città d'arte. Enitharmon, la sua Emanazione, tesse raggi di

bellezza;

- Luvah, la "funzione-sensibile" Zoa, è lo spettro di Albion, la cui controparte Vala è

l'ombra di Gerusalemme. Vala erotizza la guerra;

- Urizen incarna la Ragione. La graziosa Ahania è la sua emanazione.

Ne corrispondono quattro facoltà: la ragione, il silenzio, le passioni e sentimenti. Le quattro

divinità rappresentate sono anche i quattro principi psicologici che combattono tra di loro

per avere il possesso dell'uomo: questa guerra viene raccontata e provoca la caduta

dell'uomo che da uno stato di completezza e di pienezza sprofonda nel mondo, perdendo

la sua unitarietà. All’uomo non resta che rimettere insieme la vita, raccontando attraverso

l'arte la sua costruzione. Si ricostruirà così l’unità dell'essere umano, principalmente

chiamata Antona, un termine che è e che era l'immaginazione.

Creatività

Esso è un processo, una predisposizione a sviluppare che conduce a qualcosa di nuovo ed

originale, diverso dalle cose che si sono viste prima; una capacità innata dell’essere umano

– che può esserne più o meno consapevole -. Non vi è una definizione ufficiale di cosa sia la

creatività, poiché le opinioni a riguardo sono discordanti. Essa viene generalmente definita

come “la capacità di realizzare qualcosa di nuovo e unico, combinare idee e impressioni

opposte o apparentemente scollegate, di creare un’idea nuova”; o ancora, come “la

tendenza a inventare, a forzare i limiti, ad abbattere le barriere e rifiutare i preconcetti” .

Un potenziale umano, in poche parole, che si rivela una potente risorsa. L’argomento della

creatività è stato toccato dagli studi psicologici a partire dalla metà del secolo scorso,

inizialmente nell’ambito della psicologia. Nel 1900, Henry Corbin scrive L’immaginazione

creatrice, che parla non solo dell’immaginazione ma anche della creatività artistica e

scientifica. L'American Psychological Association è stata fondata nel 1892, con 31

membri, ed è cresciuta rapidamente dopo la seconda guerra mondiale. Oggi l'APA è la più

27
grande organizzazione scientifica e professionale che rappresenta la psicologia negli Stati

Uniti, con oltre 121.000 ricercatori, educatori, medici, consulenti e studenti come membri.

L'APA ha anche 54 divisioni nei sottocampi della psicologia.I leader dell'APA si

riorganizzarono durante la seconda guerra mondiale. In base a questo piano di

riorganizzazione, l'APA si è fusa con altre organizzazioni psicologiche risultando in

un'associazione più ampia organizzata attorno a una concettualizzazione sempre più

diffusa della psicologia. Lo scopo dell'associazione includeva la pratica professionale e la

promozione del benessere umano, nonché la pratica della scienza della psicologia. Questa

flessibilità di portata è rimasta fino ad oggi. La psicologia è esplosa dopo la fine della

seconda guerra mondiale con il maggior aumento dei membri tra il 1945 e il 1970. Si inizia

a scoprire una nuova possibilità, cioè ill pensiero divergente: la capacità di vedere le cose

da un altro punto di vista. Il pensiero divergente (o divergenza) è un particolare tipo di

pensiero che coincide con la capacità di produrre risposte che siano allo stesso tempo

originali, inusuali e efficaci in relazione ad un determinato compito o problema. Il pensiero

divergente è strettamente correlato alla creatività, anche se risulta invece generalmente

non correlato (al contrario di quanto si potrebbe pensare) con l'intelligenza; il problema del

pensiero divergente è che, ovviamente, non basta che sia divergente per essere creativo.

Sigmund Freud

Freud, nel suo Studio autobiografico, dice apertamente che la psicoanalisi non può far

nulla per chiarire l’essenza del dono artistico, né può spiegare i mezzi con i quali l’artista

lavora, cioè la tecnica artistica. Ma la creatività è un fenomeno psichico e, in quanto tale, è

legittimo oggetto di studio per le scienze della mente: la loro indagine non riguarda i

risultati artistici o scientifici prodotti dal pensiero creativo, ma il pensiero medesimo.

Durante tutto il secolo scorso la psicoanalisi ha cercato le radici e le cause del pensiero

creativo. Il concetto che Freud voleva sostenere è che l'artista ha una cosa in più rispetto

alla manifestazione nevrotica del conflitto, che è quella che possiedono tutti. Il conflitto

interno non si riconosce perché è una cosa legata al complesso di Edipo. Queste cose

restano nell'inconscio e vengono fuori sotto forma di nevrosi: complessi, difficoltà

28
relazionali, etc. Ai tempi di Freud, l'isteria è trasformare queste cose in qualcosa di visibile.

Da questi conflitti interiori l'artista fa quindi un'operazione di autocura: i conflitti interni

vengono fuori come forme d'arte e di conseguenza risultano più accettabili dalla

società.Freud: processo che formula una specie di modifica dei modelli più importanti. Egli

parla dell'inconscio, dicendo che c'è questa parte più profonda dell'inconscio

incontrollabile, ribollente, in cui sono contenuti i conflitti che non vogliamo accettare. Il

Super Io è il principio regolatore dell’inconscio che deriva dall'introiezione della figura

paterna. Esso è quello che dà le regole e decide quello che è giusto e quello che è sbagliato.

Tra l'io e l'inconscio c'è il preconscio: questo percorso è un luogo che sta alla struttura

della coscienza e ha una funzione di riorganizzazione dei contenuti. Prima ancora che

questi contenuti inconsci arrivino alla nostra coscienza, passano per il livello intermedio in

cui vengono elaborati. L'artista ha quindi la capacità di attivare lo strato di preconscio, in

cui anche contro la sua volontà automaticamente avviene questa trasformazione in forme

che possono essere viste. Questo tipo di idea è confermata nel processo creativo: c'è un

livello di organizzazione del materiale precedente alla coscienza che è importante da

coltivare.

La scienza non procede linearmente ma grazie a “salti”, chiamate rivoluzioni scientifiche,

che avvengono quando si ha bisogno di un cambiamento di prospettiva. Il pensiero

divergente è stato studiato soprattutto nella psicologia cognitiva; quella del pensiero

divergente è una delle maggiori misurazioni della creatività. Una misurazione della

creatività è fondamentalmente, nell'ambito di questo tipo di ricerche, quante possibilità

una persona riesce a tirare fuori da un determinato oggetto. Studiando la formazione dei

sintomi e analizzando i sogni, Freud scopre due modi di funzionamento mentale: il

processo primario e il processo secondario. Il processo primario dal punto di vista topico

caratterizza il sistema inconscio; dal punto di vista economico e dinamico l'energia fluisce

liberamente passando senza ostacoli da una rappresentazione all'altra secondo i

meccanismi di spostamento e condensazione e tende ad essere reinvestita in

rappresentazioni inerenti alle esperienze di soddisfacimento del desiderio. Il processo

29
secondario dal punto di vista topico caratterizza il sistema preconscio-cosciente; dal punto

di vista economico e dinamico l'energia viene "legata" prima di scorrere in modo

controllato; le rappresentazioni sono investite in modo più stabile, il soddisfacimento viene

differito. Il processo primario è primitivo e i contenuti dell’inconscio sono invisibili e non

organizzati: i modi di funzionamento sono simili a quelli del sonno. Esso funziona molto

emotivamente, non logicamente e viene attributo al mondo dei bambini. Il processo

secondario mette in ordine: accedendo a questo processo si ha la capacità e la possibilità di

mettere in ordine i materiali del processo primario. Quando questi due processi si fondono

e i materiali dell’inconscio prendono forma, essi diventano comunicabili; nasce quindi la

creatività. Attraverso i processi artistici, poi, si può ulteriormente trasformare questa

espressione in un processo terziario. L’importanza dell’arte è sottolineata da molti

personaggi importanti quali anche Arieti: il livello di quello che emerge dall'inconscio trova

una forma artistica, una creazione scientifica o una battuta che funziona. Koestler, uno

scrittore e reporter di guerra, inizia a fare una serie di ricerche sulla comunicazione e sul

pensiero. Per arrivare a questa ipotesi egli parte dalla meccanica quantistica, sapendo che,

nella scienza quantistica, il fatto che una particella possa attraversare un muro non è una

cosa impensabile. Sono state individuate delle particelle elementari, i neutrini. Essi sono

delle particelle che vagano per l'universo: sono costantemente presenti sciami di neutrini

che attraversano la materia. Su questa base, questa connessione tra telepatia e meccanica

quantistica, Koestler dice che la creatività è una dissociazione: conosciamo il mondo

attraverso la costruzione, che è un insieme di idee e di percezioni. Tutti gli ambienti che

l’uomo vive e in cui si trova corrispondono a tutti gli ambienti in cui la mente si colloca.

Nella mente vi sono situate altrettante matrici dotate di una loro coerenza particolare, e si

possono distinguere gli elementi della matrice perché sono coerenti e connessi fra di loro.

30
31

Potrebbero piacerti anche