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e di espressione corporea
24 CFA conservatorio di musica E. R. Duni
di Matera
prof.ssa Stefania Carulli
Il futuro del rituale è il continuo incontro tra immaginazione e
memoria tradotto in azioni eseguibili per mezzo del corpo.”
(R. Schechner, Magnitudini della performance, Roma, Bulzoni)
Tecniche di consapevolezza e di espressione
corporea
Il Laboratorio di espressione corporea pone al centro della sua riflessione l’essere umano
con i suoi sentimenti e umori, nelle sue situazioni quotidiane e nelle sue relazioni con
l’ambiente, in particolare in contesti specifici delle attività performative: il movimento è il
mezzo con il quale l’uomo realizza le proprie esigenze.
Obiettivi:
1. Acquisire la capacità di riflettere sui propri stati d’animo e sulle proprie emozioni;
2. acquisire una buona coscienza corporea;
3. conoscere gli aspetti che qualificano un movimento (spazio – tempo – forza – flusso);
4. saper socializzare con gli altri;
5. sviluppare la capacità improvvisativa;
6. interpretare ruoli in una performance art.
Ci sono emozioni che fluttuano libere
nella mente, nel corpo, nel cuore. Non
bisogna mai smettere di mettersi
all’ascolto. Gli sguardi, i gesti, i toni, i
movimenti raccontano incessantemente.
Le relazioni con gli altri devono essere
comprese attraverso tali meccanismi.
Come si può interrompere questo flusso
costante di segnali? Come si può
ignorare ciò che ci tiene in vita?
«L’esplorazione pratica contribuisce
anche allo sviluppo di quattro abilità di
«Siamo architetti di pensiero essenziali nell’apprendimento:
conoscenze, che fare distinzioni, riconoscere relazioni,
costruiscono edifici organizzare sistemi e assumere
intellettuali attraverso molteplici punti di vista.»
le esperienze fisiche»
Derek Cabrera – Laura colosi
in Scuola – tutto quello che c’è da sapere
Mind reloaded
L’INTELLIGENZA
CORPOREO-CINESTETICA
GARDNER E LA PLURALITà
DELL’INTELLIGENZA
Howard Gardner
• Howard Gardner, psicologo americano nato nel 1943, è considerato il principale rappresentante della teoria delle intelligenze multiple.
Entra all'Università di Harvard nel 1961, conseguendo il dottorato, specializzandosi successivamente in psicologia dell'età evolutiva e in
neuropsicologia.
• Nel 1986 ha cominciato ad insegnare alla Facoltà di Scienze a Harvard, collaborando contemporaneamente al Progetto Zero, un gruppo di
ricerca sulla formazione della conoscenza, che riconosce grande importanza alle arti.
• Nel corso degli anni, Gardner, oltre ad elaborare la teoria delle intelligenze multiple, si è occupato dello sviluppo delle capacità artistiche
nei bambini e dell'ideazione di strumenti per migliorare l'apprendimento e la creatività attraverso forme di insegnamento e di valutazione
maggiormente personalizzati.
• Gardner ha ricevuto molti riconoscimenti, tra i quali alcune lauree ad honorem, tra cui quella dell'Università di Tel Aviv. Nel 1990, per le sue
ricerche, è stato insignito del prestigioso premio Grawemayer dell'Università di Louisville.
• Le definizioni dell’intelligenza sono tantissime ma quella più ampiamente accettata e diffusa è che essa è la “capacità di comprendere il
mondo in cui viviamo e di risolvere i problemi ambientali e socio-culturali che ci vengono posti in ogni momento delle nostre vite”. Gardner
ne distingue sette principali: logico – matematica, linguistica, corporeo-cinestetica, musicale, spaziale, intrapersonale e interpersonale. Nel
corso dei suoi studi ne ha individuato altre due: naturalistica ed esistenziale.
• Quasi tutti i ruoli culturali sfruttano più di un’intelligenza. Nessuna prestazione
può verificarsi semplicemente attraverso l’esercizio di una singola intelligenza.
• I Greci veneravano la bellezza della forma umana e, per mezzo delle loro
attività artistiche e atletiche, cercarono di sviluppare un corpo che fosse
perfettamente proporzionato e aggraziato nei movimenti, nell’equilibrio e nel
tono. Più in generale, cercavano un’armonia tra mente e corpo.
• Norman Mailer scrive: ci sono altri linguaggi oltre alle parole, al linguaggio
dei simboli e ai linguaggi della natura. Ci sono i linguaggi del corpo.
All’interno del sistema
nervoso, grandi porzioni
della corteccia
Gli psicologi hanno
cerebrale, il talamo, i
distinto e sottolineato
gangli basali e il
una stretta connessione
cervelletto portano
tra l’uso del corpo e lo
informazioni al midollo
sviluppo di altri poteri
spinale, la stazione di
cognitivi.
passaggio in vista
dell’esecuzione
Il sistema nervoso centrale
L’encefalo, insieme al midollo spinale è una delle due componenti del sistema nervoso centrale.
Concentrato di neuroni e sinapsi, l’encefalo è il centro di integrazione, elaborazione e controllo delle
funzioni cognitive, delle funzioni motorie e dei sistemi sensoriali: coordina, inoltre meccanismi di
omeostasi e il rilascio di ormoni fondamentali alla vita.
Pesa all’incirca 1,2 kg nella donna e 1,4 nell’uomo kg e contenente 86 miliardi di neuroni e 1.000 trilioni
(1 trilione= miliardo di miliardo!!) di sinapsi di neuroni (nell’essere umano adulto), l’encefalo è una
struttura molto complessa, suddivisibile in quattro regioni:
• Cervello (o telencefalo)
• Cervelletto
• Diencefalo
• Tronco encefalico
Encefal
o
• IL PROSENCEFALO O CERVELLO ANTERIORE: Questa è la struttura dell'encefalo più sviluppata, evoluta e con
un'organizzazione e una complessità più elevata. Consta di due parti principali:
• Diencefalo: nascosto alla vista dagli emisferi cerebrali, pertanto si trova "all'interno" del cervello. Si compone di
strutture importanti come il talamo e l'ipotalamo. Il Talamo è come una stazione di rilancio per le informazioni che
manipola il cervello: trasmette la maggior parte dei segnali sensoriali percepiti (uditivi, visivi e del tatto) e consente
la loro elaborazione in altre parti del cervello. È anche coinvolto nel controllo motorio. L'Ipotalamo, invece, è una
ghiandola situata nella zona centrale della base del cervello. Svolge un ruolo importante nella regolazione delle
emozioni e di molte altre funzioni corporee, come l'appetito, la sete e il sonno.
• Telencefalo: è quello che conosciamo come ""cervello"". Che copre l'intera corteccia cerebrale (lo strato ruvido di
materia grigia, con scanalature e pieghe che copre gran parte delle strutture citate anteriormente), i gangli della base,
l'ippocampo, ecc. Durante lo sviluppo embrionale, si può distinguere tra ""neostriato"", ""paleoestriato"" e
""archistriato"".
• IL MESENCEFALO O CERVELLO MEDIO: È la struttura che collega il cervello posteriore a quello precedente,
guidando tra loro impulsi motori e sensoriali. Il suo corretto funzionamento è un prerequisito per l'esperienza
cosciente. Le lesioni in quest'area del cervello possono essere responsabili di alcuni disturbi del movimento come
tremori, rigidezza, movimenti strani...
CERVELLO
•Il CERVELLO è costituito da:
• Emisfero cerebrale destro
• Emisfero cerebrale sinistro
• Corteccia cerebrale
• Subcorteccia
La corteccia cerebrale è uno strato laminare
continuo che rappresenta la parte più esterna del
telencefalo negli esseri vertebrati. La corteccia
cerebrale umana gioca un ruolo centrale in
meccanismi o funzioni mentali cognitive complesse
Il lavoro
abitudini errate e restituire al corpo il suo naturale stato di
benessere per giungere a un respiro e a una capacità espressiva
che abbiano naturalezza ed immediatezza.
• LAVORARE SUL CORPO E’ IL MODO PIU’ RAPIDO E
Questo è possibile perché, anche se per la maggior parte del giorno e della notte
respiriamo senza rendercene conto, se vogliamo possiamo scegliere di controllare
il nostro respiro: possiamo regolare il ritmo, l’ampiezza e la durata di ogni nostro
respiro. Così facendo passiamo da un’azione involontaria a una respirazione
consapevole.
Esercizi quotidiani
È opportuno eseguire tutti gli esercizi indicati respirando lentamente e
utilizzando correttamente il diaframma.
Puoi eseguire la seguente sequenza ogni giorno
accompagnandoti con una musica rilassante
Le tecniche
Imparare a imparare.
Tesi in metodologia
dell’insegnamento strumentale
a.a. 2015/16
Gregorio Giamba
Conservatorio E. R. Duni Matera
La tecnica
alexander
Metodo
feldenkrais
Core
integration
L’eutonia
di Gerda
alexander
pilates
Il gesto
biomeccan
ico
Qi gong
yoga
Tai ji quan
la globalità dei linguaggi
Si perde così l’estasi dell’inseguirla, sia pure con lo sguardo o la musica interiore, per concentrarsi
sulla cattura, per fissarla e ucciderla con una spilla, proprio nel momento in cui ci regalava ciò che
c’è e non c’è: la vibrazione cromatica delle ali che si aprono e si chiudono fondendo i colori interni
ed esterni nel battito palpebrale che anche in noi fonde il sogno con la realtà, al risveglio.
• Come è difficile far capire l’ancestrale amore per la metamorfosi, come simbolo stesso
della vita, che è centrale in tutte le mitologie a radice poetica, e che in questo caso è
coscientizzazione pedagogica dell’artista che vuole ri-insegnare al mondo della
conservazione il valore della verità, che è necessaria perdita innovativa.
• L’interazione naturale delle forze plasmatrici non dà spazio al rimpianto e alla nostalgia;
ogni attimo il cielo e il suo riflesso su ogni cosa della terra ci ricordano che, e come, il
nostro organismo muore e rinasce.
• Il desiderio di possesso antropologicamente sviluppa, forse, la memoria, come estrema
illusione di conservazione; ma ri-membrare è ogni volta far rinascere le forme, così
effimere, proprio come il sogno e le nuvole e l’attimo espressivo, qualunque sia il
linguaggio.
Luce, colore
Noi, come le piante, viviamo in rapporto alla luce: veniamo alla luce, ci solleviamo nello spazio,
evolvendo dal basso verso l’alto, verso la luce. La luce è una necessità estetico-fisiologica
indispensabile.
In realtà il suono e la luce sono i due elementi vibrazionali che fanno reagire involontariamente
tutto l’organismo:
Il Suono, ritmo primario all’interno del corpo materno, massaggio sonoro, formazione
musicale in ciascuno: la musica agisce sulla nostra emotività, sul nostro tono muscolare, al di là
della nostra volontà, procurandoci continuamente associazioni sinestesiche in immagini.
L’altro elemento è il Colore che agisce sul nostro organismo al di là della nostra volontà.
Ambedue ci determinano sensazioni di benessere o malessere in rapporto alla nostra storia,
come sonora, anche cromatica personale.
• La luce agisce sulla respirazione, perché venire alla luce è coinciso con il
primo atto inspiratorio di assorbimento dell'ambiente vitale.
• Il primo piacere è la sensazione di luce: infatti, la luce ci garantisce la
sopravvivenza; la luce è una spinta a vivere. Al contrario, quando
subentra uno stato depressivo di esaurimento o diminuzione della
proiezione di sè, per difesa dalla realtà o regressione, non ci va più di
metterci in luce, si sta (si vive) in penombra.
• La sequenza dei colori dell’iride si può considerare perciò come una
sequenza della dinamica del desiderio o del piacere.
colore violaceo, poi un
azzurro, poi subentra un
po’ di giallo che
determina quel colore di
seta verde (che vediamo
Ciclo notte-giorno accentuato anche al
crepuscolo); infine tutta la
gamma dal giallo al rosa
che
Nellenoi stagioni
chiamiamoavviene
l’alba.
Poi succedono i colori
ugualmente del
questa
mezzogiorno
successione che sinoè quellaa
ripercorrere
dell’arcobaleno.tutta la
sequenza
L’autunno perè laarrivare
serie deidi
nuovo al viola è dopo
viola, l’inverno la serieil
tramonto.
degli azzurri, la
Ciclo delle stagioni primavera è la serie dei
verdi e l’estate è la serie
dei gialli-aranci fino ai
rossi, che in autunno
diventano marroni-
Intercodice dei colori
VITA PSICHICA
VITA (ARCO
COLORI LUCE (ARCO DEL GIORNO) (DINAMICA DEL
DELL’ANNO)
DESIDERIO)
Notte – luce latente – confine Germogli in primavera –
VIOLA Urgenza di esprimersi
visibile/invisibile (ultravioletto) ultime fioriture in autunno
AZZURR Prime luci, aria – profondità: assorbimento,
Spuntare acerbo del frutto Riflessione, meditazione
O penetrabilità– centripeto
Fotosintesi (sole-acqua) Vita
Punto di equilibro tra colori caldi (giallo) e
VERDE vegetale – vitalità verde del Rilassamento, equilibrio
freddi (azzurro)
frutto
Espansione, irradiazione (sole) –forte
Respirazione ampia – scelta
GIALLO attrazione per l’occhio – centrifugo – prima Prima maturità del frutto
(luce vitale)
maturità del giorno
ARANCI Soddisfazione – sostenere
Tra giallo e rosso Maturità del frutto
ONE positivamente la scelta
Intensa vitalità – slancio
ROSSO Intensa vibrazione Massima maturità
attivo
MARRO Tiene tutti i colori in assorbimento – colore Frutti marci che tornano
Maturità pensosa
NE digestivo nella terra – suolo e feci
Riflesso di tutti i colori in movimento nella
Le emozioni
L’intelligenza emotiva, che alcuni dividono
in interpersonale ed intrapersonale, è un
aspetto dell’intelligenza legato alla capacità
di provare emozioni, riconoscerle e viverle
in modo consapevole.
L’intelligenza emotiva permette di spiegare
il successo di persone non dotate di
spiccate capacità logico-matematiche, ma
caratterizzate da forti potenzialità emotive e
di trascinamento delle masse.
Che cosa sono le emozioni?
EKMAN. Distingue sei emozioni: sorpresa, gioia, ira, paura, disgusto, tristezza.
TOMKINS. Ha proposto otto emozioni: sorpresa, interesse, gioia, ira, paura, disgusto,
vergogna, angoscia.
– paura
Elkman e – rabbia
friesen – disgusto
– tristezza
– sorpresa
Darwin per primo aveva
Quest’ultimo possiede
Queste sono emozioni ipotizzato l’universalità
però una maggiore abilità
innate che ritroviamo in delle espressioni basandosi
nel controllo dei
qualsiasi popolazione sulla osservazione delle
movimenti muscolari,
emozioni nei primati. In
anche se diverse tra soprattutto delle
effetti, l’espressione delle
loro, per questo motivo i emozioni avviene tramite
espressioni facciali,
due ricercatori le tramite 46 muscoli che
l’attivazione di una serie
definirono emozioni risultano il principale
di muscoli (di tutto il
primarie (universali). vettore di comunicazione
corpo), negli animali, così
emozionale.
come nell’uomo.
• Seppure l’uomo possa adottare una particolare espressione facciale
volontariamente, esistono due diversi circuiti nervosi per i muscoli
facciali, di cui uno involontario, l’altro no, quindi fuori dal nostro
controllo consapevole.
• Infatti, l’attivazione di una particolare emozione è in grado di mettere in
azione anche i circuiti involontari, per questo motivo è impossibile
negare completamente l’espressione di una emozione: alcuni muscoli
si attiveranno comunque, anche se magari solo per un breve istante.
I muscoli
facciali
• In altre parole, non ci è possibile controllare tutte le nostre espressioni sia
corporee che facciali, ma solamente alcune, il risultato sarà che anche
volendo, non saremo in gradi di nascondere tutti i segnali relativi ad un
determinata emozione, non saremo in grado di mentire perfettamente.
• Ekman e Friesen riscontrarono che tutte le espressioni del viso e i
movimenti inerenti al linguaggio del corpo, sono universali, quindi i
segnali relativi a determinate emozioni saranno gli stessi anche su persone
di etnie diverse.
• È nato così lo studio delle famose microespressioni, espressioni del viso che appaiono in
un venticinquesimo di secondo per poi svanire e che, solitamente sono inconsapevoli.
• Di fatto nella comunicazione non verbale non esistono solo sei emozioni, ma famiglie
intere di espressioni, poiché una stessa emozione potrebbe corrispondere ad un’intera
famiglia di espressioni, per esempio la rabbia può prendere sfaccettature di vario tipo: il
senso di colpa, il disprezzo oppure rabbia con disprezzo. Tutto ciò sarà possibile leggerlo
semplicemente osservando la mimica facciale e il linguaggio del corpo.
• Se vengono interrotte le emozioni, le espressioni facciali vengono riconosciute come
soffocate; esse durano molto più a lungo delle microespressioni e si denotano da
un’interruzione della stessa.
La sorpresa può essere definita come una reazione causata
da un evento imprevisto, nuovo o strano. Vale a dire,
quando appare uno stimolo che il soggetto non contempla
nelle sue previsioni o nei suoi schemi. L’esperienza
soggettiva che lo accompagna è una sensazione di
incertezza insieme a uno stato nel quale la persona ha
La avverte un blocco mentale.
Nella sorpresa il sollevamento delle sopracciglia consente
di avere una visuale più ampia e di far arrivare più luce
Il disgusto è una delle emozioni primarie presentate nei lavori di Darwin in merito
all’emozione animale. È caratterizzata da una sensazione di repulsione o evasione di fronte
alla possibilità, reale o immaginaria, di ingerire una sostanza nociva, che abbia delle
proprietà contaminanti. La sensazione soggettiva è un grave disprezzo e una marcata
avversione allo stimolo.
Gli effetti fisiologici centrali sono la comparsa di diversi disturbi gastrointestinali
accompagnati da nausea. Inoltre, osserviamo un aumento generale dell’attivazione, visibile
attraverso l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, conduttanza cutanea e tensione
muscolare. Il labbro superiore sollevato lateralmente mentre il naso accenna ad arricciarsi –
indica il tentativo primordiale di chiudere le narici colpite da un odore nocivo o di sputare
La funzione
un cibo adattativa compiuta dal disgusto è quella di rifiutare tutti gli stimoli che
velenoso.
possano provocare un’intossicazione. Le nausee e il malessere contribuiscono ad evitare
qualsiasi ingestione dannosa per il corpo. Con il tempo, inoltre, questa emozione ha assunto
anche un carattere sociale, rifiutando quegli stimoli sociali per noi tossici.
L’allegria, tra le emozioni primarie, è forse la più
positiva: è associata in modo diretto al piacere e alla
felicità. Questa appare, per esempio, in risposta alla
risoluzione di una meta personale o di fronte
all’attenuazione di uno stato di malessere. In base al
modo che abbiamo di manifestarla, può sembrare che
Tuttavia, l’allegria
nessunaè funzione
uno dei sistemi che il corpo
L’allegria non compia
possiede per incentivare
sopravvivenza
ricompensa
nostro stato per
oltre ad essere
per la nostra
l’azione. Inoltre,
un mero servedel
riflesso
i comportamenti vantaggiosi per se
interiore.
da
Tra le emozioni primarie, la paura è la più studiata negli animali e negli esseri umani. È uno
stato emotivo negativo con un’attivazione molto elevata che incita l’evasione e la fuga dalle
situazioni pericolose. Si tratta di una sensazione di grande tensione insieme a una
preoccupazione per la propria sicurezza e salute.
Il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, ad esempio quelli della gambe, rendendo
così più facile la fuga e al tempo stesso facendo impallidire il volto, momentaneamente
meno irrorato (ecco da dove viene la sensazione che “si geli il sangue”). Allo stesso modo,
il corpo si immobilizza, come congelato, anche solo per un momento, per far valutare se
non convenga nascondersi. I circuiti dei centri cerebrali preposti alla regolazione della vita
emotiva scatenano un flusso di ormoni ( tra cui l’adrenalina) che mette l’organismo in uno
stato generale
La paura di allerta,
è un’eredità preparandolo
evolutiva che haall’azione e fissando
un ovvio valore l’attenzione sulla
di sopravvivenza. minaccia che ci
Quest’emozione
incombe
è utile perper valutareilquale
preparare corposia la risposta
e mettere migliore.
in atto Aumenta l’attività
dei comportamenti cardiaca
di fuga e l’attività
o di sfida di fronte
respiratoria accelera, producendo
agli stimoli potenzialmente una respirazione
pericolosi. superficiale
Inoltre, facilita e irregolare.
l’apprendimento di nuove risposte
che allontanano la persona dal pericolo.
Tra le emozioni primarie, la tristezza incarna una
maggiore negatività. Questa emozione è
caratterizzata da un decadimento dallo stato d’animo
e da una riduzione significativa nel livello di attività
cognitiva e comportale. Nonostante la cattiva fama
La che ha questadella
La funzione
uguali o più
situazioni
emozione,
in importanti
essa
tristezza compie
è quella
di tante
cui l’individuo
di delle
agire funzioni
altre emozioni
è impotente
in
o non può
tristezza primarie.
portare a termine nessuna azione diretta per trovare
una soluzione a quello che lo addolora, come la
morte di una persona cara. Per questo motivo, la
tristezza riduceinil modo
Inoltre, agisce livelloautoprotettivo,
di attività, congenerando
l’obiettivoun
di
economizzare
filtro percettivoglichestrumenti
focalizzaedl’attenzione
evitare di fare sforzi
su se
inutili.
stessi e non sullo stimolo dannoso. E la cosa più
importante, incita la ricerca del sostegno sociale che
facilita l’allontanamento dalla situazione di disagio.
La rabbia
Questo presuppone coraggio: la maggior parte della gente non ha bisogno di noi.
Ma se essere attore significherà tutto questo per te, allora nascerà un nuovo teatro, un rapporto
nuovo si stabilirà fra te stesso e gli uomini che la sera vengono a vederti, perché loro hanno
bisogno di te.
Eugenio Barba, lettera all'attore D.
Uno dei momenti importanti di crisi della comunità (e dell'individuo) è
il passaggio dall'infanzia alla vita adulta, l'assunzione di un ruolo
sociale che nelle società pre-industriali viene gestito attraverso un rito
di passaggio.
Anziché eludere la crisi il neofita vi si deve immergere completamente,
deve percorrerne tutte le tappe, per versare la propria esperienza nello
stampo delle esperienze precedenti.
La tendenza dell'individuo, privo di uno status definito, a mutare
identità deve esteriorizzarsi completamente: alle volte deve mutarsi in
L’adolesc
animale, gli è tolto l'uso della parola, si esprime a grugniti o ruggiti.
(Lontane memorie di questi riti possono essere intraviste nelle
ubriacature rituali dei coscritti prima di partire per il servizio militare,
oppure nei rituali
vienedi abbassamento e di derisione chepiù
in oalcuni
menocontesti
enza
L’individuo espulso dalla comunità, in modo
accompagnano
traumatico, finolaa fine della vita in
re-incontrare prematrimoniale o la cerimonia
modo "non quotidiano" alcunidiadulti
fine
degli studi) racconti e cerimonie, in cui in molti casi appaiono delle
che attraverso
maschere,
Al culminene diconcludono il periodo
questo processo di iniziazione.
l'intervento delle maschere è in grado di
ristabilire un sistema differenziato, di restituire l'individuo alla
dimensione umana, affidandogli un nuovo nome ed una identità.
Indagare sul confine del sacro può essere per il teatro questione di
sopravvivenza in una cultura che sempre di più sembra poter fare a
meno di entrambi.
Tanto più se questa indagine si svolge con dei ragazzi e degli
adolescenti di fronte alla necessità di definire una propria identità, cui
ANCHE NEL DEFINIRE UN POSSIBILE
PERCORSO DEL TEATRO NELLA SCUOLA
ABBIAMO BISOGNO DI NON DARE TROPPE
COSE PER SCONTATE. UN PO’ DI STUPORE
E DI CURIOSITÀ POSSONO ESSERCI UTILI.
Fare TUTTI NOI SAPPIAMO RISPONDERE ALLA
DOMANDA COS’È IL TEATRO.
MA POCHI
PERCHÉ LADIPAROLA
NOI SAPREBBERO
TEATRO CONTIENE IN
teatro a IDENTIFICARE
SÉ SIGNIFICATIDI
STANNO
QUALI PARLANDO.
ANTITETICI
“QUALE”
DIVERSI, TEATRO
ALCUNI
TRA DI LORO.
DEI
1. Che prospettive di lavoro può dischiuderci il passaggio da una idea di “Palcoscenico frontale” (dai corrales, alle playhouses, al
teatro all’italiana, come si è consolidato nella cultura occidentale dal XVI secolo) a quella "Spazio Teatrale" determinato
secondo le esigenze del racconto, che può prevedere che il pubblico sia condotto attraverso un percorso, separato in gruppi di
spettatori con punti di vista diversi, messo in condizione di assistere agli effetti dell’azione scenica sui volti degli altri
spettatori, etc.
2. Dall’idea di "Personaggio" al concetto di "Ruolo" o di "Funzione". In una dimensione corale della rappresentazione, il
personaggio può risultare dai movimenti e dalle parole di più attori, passare da uno all’altro. Oppure uno stesso attore diventa
“uomo dai mille volti” attraversando diversi personaggi. È come se la dimensione della coralità implicasse un coinvolgimento
diretto della persona, dell’attore chiamato a rievocare un personaggio, ma non ad identificarsi con esso.
3. Dalle scenografie statiche a micro o macro oggetti di scena dinamici, autocostruiti, manipolando diverse tipologie di materiali
(recupero, naturali, sintetici, ecc...). “Il naturalismo è simbolico, il simbolismo è reale” ci dice Fabrizio Cruciani, che nello
scherzo nasconde una importante riflessione. La ricostruzione esatta su di un palcoscenico della camera delle Tre sorelle di
Cechov non fa del teatro la casa delle tre sorelle. Una luce, un praticabile, una scala sono quello che sono, sono reali nella loro
concretezza.
4. Dai dialoghi “realistico televisivi” ad un uso personale, creativo, della comunicazione linguistica, utilizzando strumenti che
vanno dal monologo interiore, al flusso di coscienza, alla forma diario, al gioco tra lingua madre e gerghi di gruppo, alla
narrazione, alla citazione, alla costruzione di “tappeti sonori” da cui emergono frasi riconoscibili.
5. Dai costumi “finti” ai segnali di costume con valore simbolico. Tutto ciò che viene utilizzato sulla scena deve essere
“necessario”, tutto ciò che non lo è toglie efficacia alla rappresentazione. Il raso colorato omologa tante rappresentazioni
ad una unica, indistinta festa di carnevale (in cui però è previsto che tutti siano travestiti).
6. Come la musica, il cui ruolo deve essere attivo e non descrittivo, in altre parole un altro attore della rappresentazione.
7. Il lavoro in gruppo di un processo artistico teatrale diventa una rete, una trama su cui "tessere" e "coordinare" i contributi
dei singoli. All’interno di un contesto comune, forte ma flessibile. Attenzione a non dimenticare durante l’ansia della
realizzazione il motivo per cui si sta lavorando insieme.
8. Anche se si utilizza un testo preesistente è importante ascoltare il "farsi" dello spettacolo, le sue risonanze con la
condizione del gruppo che lo sta affrontando, per liberare lo spettacolo da ogni dipendenza letteraria. Il testo è un mondo.
Se noi corriamo troppo velocemente alla rappresentazione ci precludiamo delle possibilità.
9. Come il teatro si alimenta di ciò che teatro non è, ed alimenta ciò che teatro non è, così il teatro a scuola deve mantenere
i contatti con il teatro fuori dalla scuola per non nutrirsi di sé stesso.
10. Ed alla fine dobbiamo ricordare, prima di tutto per noi stessi, che l’esperienza teatrale, del fare teatro, a differenza del
mangiare, abitare una casa, parlare, ascoltare, è qualcosa che gli estranei non possono acquisire se non uscendo dai loro
consueti tracciati di comportamento.
Un altro decalogo che si aggiunge al fiume di parole che vorticano intorno ad un soggetto sfuggente ed in
continuo movimento.
Il rischio di queste riflessioni sta nel fatto che sono valide quando permettono di riconoscere una esperienza
svolta, ma estremamente rischiose se vengono assunte come precetti.
Ogni trasferimento di esperienza, per poter essere assunto, deve passare attraverso la reinvenzione di quella
esperienza. È la scuola del "fare" cara alla pratica pedagogica da Freinet in poi, terreno di cultura di quello
che sarebbe poi diventato l'attuale teatro ragazzi.
(Freinet: Lo studente deve essere considerato un soggetto attivo, da rispettare nei suoi bisogni e valorizzare
nelle sue inclinazioni).
Nel “fare” trova terreno fertile uno dei grandi motori dell'apprendimento e della innovazione creativa, il
malinteso cui dedica un importante saggio lo stesso antropologo La Cecla: intendersi è tutt'altro che facile,
anzi dovremmo rivalutare il ruolo del malinteso, perché il malinteso serve proprio a far venire fuori il
diverso da noi, l'altro, lo straniero.
Proviamo allora a fare un passo indietro, a porci nei confronti del teatro come nei confronti di una pratica
straniera, da osservare per carpirne i meccanismi, gli alfabeti, la grammatica.
• Il teatro è forse una delle forme d'arte più difficili, poiché si devono ottenere contemporaneamente e in
perfetta armonia tre connessioni: i legami tra l'attore e la sua vita interiore, i suoi compagni ed il pubblico
(Brook P., La porta aperta, 1994, Milano, Anabasi).
• Ormai tutti noi sappiamo bene che un teatro non è mai fatto solo di spettacoli, che nessuna esperienza
teatrale può essere realmente compresa se la riduciamo unicamente ai suoi prodotti spettacolari. Il teatro
non rappresenta tanto, o soltanto, un insieme di prodotti, ma costituisce anche, e per certi versi soprattutto,
un insieme complesso e intrecciato di processi produttivi e di processi ricettivi che circondano e fondano lo
spettacolo stesso. Conoscere un teatro vuol dire appunto conoscere (o almeno cercare di conoscere) la
cultura che lo fonda, il suo contesto antropologico.
• Tra i molti contributi cogliamo alcuni elementi della teoria della performance introdotta dal regista
statunitense Richard Schechner.
• Si parte dall'idea che lo studio tradizionale ha prestato attenzione allo spettacolo, ma non all’intera sequenza di pratiche che lo
comprende:
addestramento (training), laboratorio (workshop), prove (rehearsal), riscaldamento (warm-up), performance vera e propria,
raffreddamento o decompressione (cool-down) e conseguenze (aftermath).
• Così come il momento della performance costituisce un sistema, anche l’intera “sequenza performativa” forma un sistema più
largo e inclusivo. A seconda dei generi e delle culture l’una o l’altra delle sette parti è più o meno accentuata.
• Performance è un termine inclusivo. Il teatro è solo uno dei nodi di un continuum che va dalle ritualizzazioni animali (esseri
umani compresi) alle performance della vita quotidiana (saluti, manifestazioni di emozioni, scene familiari, ruoli professionali e
via dicendo), fino al gioco, agli sport, al teatro, alla danza, a cerimonie, riti e performance di grande magnitudine.
• Osservando l’intera sequenza performativa in sette fasi Schechner rintraccia uno schema analogo a quello dei riti di iniziazione.
Una performance comprende infatti una separazione, una transizione e una riaggregazione e ciascuna di queste fasi è
attentamente demarcata. Come le iniziazioni determinano una trasformazione di una persona le performance ne “fanno”
un’altra. A differenza delle iniziazioni, però, le performance badano, di solito, a che il performer riottenga il suo sé.
• Addestramento, laboratorio, prove e riscaldamento sono preliminari, riti di separazione; la performance stessa è liminale, al
limite della soglia della coscienza, analoga ai riti di transizione; decompressione raffreddamento e seguiti sono postliminali, riti
di incorporazione.
Noi utilizziamo il nostro corpo in maniera
sostanzialmente differente nella vita quotidiana
equilibrio • A coppie. Di fronte, piedi, contro piedi, tenendosi con le due mani.
• Sedersi insieme; poi rialzarsi. Quando ci si sente sicuri, lasciare una mano,
poi alzare un piede, e così via...
• Camminando. Camminare liberamente nello spazio lasciandosi “trainare” da
vari punti del corpo: pancia, collo, testa, mani, ginocchia, etc., trovando ogni
volta il nuovo equilibrio del corpo in movimento.
• Guardare davanti a se. Allargare lo sguardo seguendo le mani che, a braccia
tese si allargano.
• La testa sospesa a tre fili, due legati alle orecchie uno alla punta del naso.
• Inspirazione dal naso espirazione dalla bocca.
• Apnea alta ed apnea bassa
• Camminare normalmente, poi sempre più veloci, fino
quasi a correre; poi sempre più lenti, fino a fermarsi
(seguendo un comando da 1 a 10).
• Fermarsi a segnale. Arrestarsi/sospendersi
• Alzarsi da terra in un tempo dato (10,5,2) poi con lo
Respiro • Uno inizia a leggere un testo ad alta voce, dopo una riga o
due, abbassa leggermente il volume, mentre comincia a
comune
leggere ad alta voce il secondo, che poi abbassa la voce,
mentre entra un terzo e così via...
• Tutti ripetono a bassa voce più volte una breve frase
imparata a memoria, diversa per ciascuno. Seguendo un
ordine prestabilito, a turno, sul sottofondo della voce degli
altri, ognuno dovrà̀ far sentire chiaramente la propria voce.
• Lasciarsi scivolare a terra secondo un ordine casuale. Tutto
il gruppo correrà̀ a sostenere chi sta cadendo.
• A coppie, chi è davanti procede a occhi chiusi ricevendo un segnale dal
compagno che gli poggia le mani sulla spalla (varianti: la fila è formata da
più persone che trasmettono il segnale da una spalla all’altra il più
velocemente possibile; il compagno può trovarsi in un punto distante della
stanza e inviare segnali vocali; posso essere posizionati ostacoli nella stanza)
• Formare un cerchio facendo aderire le spalle dei componenti; a turno uno si
La fiducia
posiziona al centro ad occhi chiusi e si lascia cadere, affidandosi agli altri che
lo sorreggono. Variante: Gli attori si dispongono su due file, in piedi uno di
fronte all’altro, e si afferrano reciprocamente i polsi, creando un tappeto di
braccia. A turno un attore si tuffa sul tappeto di braccia e viene portato avanti
dai compagni fino in fondo al percorso. I compagni si prendono cura del
viaggiatore, usando tutte le cautele per trasferirlo e facendo particolare
attenzione al momento di lasciarlo scendere a terra.
• In cerchio un volontario a occhi chiusi cammina all’interno del cerchio
sospinto e accudito dai propri compagni (si può accelerare il ritmo) (variante:
i componenti emettono un suono a piacere ad esempio vento, mare, schiocco
e chi è al centro si dirige verso il suono che ispira di più, che mette sicurezza.
Esercizio: coro di gesti
specchio
e chi è guidato;
che un punto del corpo dei due attori sia sempre a
contatto;
che lo specchio deformi l’immagine esagerandola;
che si concentri l’attenzione sul movimento del volto, di
una mano, sulla postura, sullo spostamento
dell’equilibrio.
Esercizio: A turno
Gli attori si dispongono in cerchio rivolti verso il centro, abbastanza vicini. Senza accordi precedenti
uno degli attori dice il numero uno sedendosi a terra. Un altro dirà il numero due sedendosi a sua
volta, e così via fino a completare tutto il cerchio. Se due attori partono contemporaneamente tutti si
rialzano e si riparte dal numero uno. Quando il gruppo ha raggiunto una condizione di concentrazione
e di ascolto sufficiente, si può passare a fasi più complesse dello stesso compito: invece del numero si
dice il proprio nome si dice una frase di un testo conosciuto, si improvvisa una frase che si collega alla
precedente, formando un racconto, sviluppando un tema. (un arbitro in questo caso può far riprendere
dall’inizio se tra un attore ed il successivo passano più di tre secondi); quando l’ultimo attore si è
seduto, la serie continua, ma questa volta si tratta di alzarsi invece che di sedersi, gli attori iniziano
l’esercizio rivolti verso il centro del cerchio, ma invece di sedersi si girano verso l’esterno. Quando
tutti sono girati verso l’esterno la serie continua, ma si tratterà di girarsi nuovamente verso il centro.
Sembra una cosa molto difficile, ma è possibile vederlo riuscire molte volte, anche con bambini e
ragazzi quando si ottiene un buon livello di ascolto e di “sentire comune” in un gruppo.
• Si mescolano le carte ed ognuno ne pesca una. la
tiene nascosta. Il primo attore comincia a raccontare
una storia, descrivendo quello che vede nella carta
che mostrerà anche agli altri, disponendola al centro
del cerchio. deve concludere il suo pezzo di storia
Esercizio:
"in sospeso" (Allora... ma... ad un tratto...) in modo
che il compagno successivo possa continuarla
inserendo nella trama il soggetto della sua carta e
Per raccogliere il materiale necessario alla realizzazione di questa scena si può partire
da un esercizio di composizione con l’uso delle tovaglie. Ognuno degli attori ha a
disposizione una vecchia tovaglia. Si chiede ad ognuno di trovare un modo di
camminare utilizzando la tovaglia: come abito, come ombrello, come strada, come
bandiera etc. Quando il conduttore osserva una proposta interessante, ferma con un
segnale gli attori come tante statue. L’attore scelto prosegue la sua azione, osservato
dagli altri che, quando si sentono in grado di riprodurre il suo movimento cominciano
a seguirlo.
Questo esercizio si può riprodurre più volte, cercando qualità diverse dell’uso della
tovaglia, date anche dalle diverse dimensioni, e consistenze della stoffa. Elaborato un
inventario di forme è interessante riprodurle in serie, come un alfabeto. Si può poi
passare ad inventariare le possibili costruzioni permesse dall’interazione tra due
persone e due tovaglie. Poi si arriva a costruire dei monumenti, seguendo il
procedimento della quarta azione ed utilizzando oltre i corpi degli attori anche le
tovaglie.
Esercizio: l’improvvisazione A coppie si va al centro e si improvvisa una
situazione tipo:
• una telefonata
esercizio: l’improvvisazione
• una sala d’attesa
• un incontro casuale
• impiegato e utente di un ufficio
• in palestra, al mare o in ascensore
Variante: in tre o più persone si improvvisa
una scena utilizzando solo frasi tipo: poteva
andare peggio, che disastro, ora ci penso io.
Lettura del brano su la linea d’ombra di J.Conrad
Realizzare un breve "testo" teatrale per narratore
Epilogo
un giorno, non so quando precisamente, forse tra qualche mese, forse l'anno prossimo,
forse anche fra due anni[...] ... ecco, tu verrai al bosco, girerai tra le piante, ti siederai con
le mani in tasca, continuerai a guardarti attorno, poi te ne andrai via annoiato. »
« Ma come vuoi sapere quello che io farò? » fece Benvenuto.
« Lo so perché ne ho visti molti altri come te. [...] Poi un giorno sono tornati, di
primavera, per riprendere la solita vita. Ma qualche cosa non s'è più ingranato. Come se il
bosco sembrasse loro diverso. [...] Noi si era là, come al solito, dietro ai tronchi, e si
facevano segni di saluto. Loro ci pas- savano vicini senza darci neppure un'occhiata. Noi
li chiamavamo per nome. Nessuno che si vol- tasse. Non riuscivano più a vederci, ecco la
ragione, non udivano più le nostre voci. I venti, vecchi loro amici di giochi, passavano
sopra di loro, fischiavano tra i rami, dando loro il benvenuto. "C'è vento' dicevano i
ragazzi con aria seccata "conviene tornare. Viene su un temporale"
« Anche gli uccelli si mettevano a cantare : " Buongiorno, felici di rivedervi; se Dio vuole
adesso rimarrete un po' tra noi". Come se avessero parlato a un muro. [...] tutt'al più
qualcuno domanda- va : "Non sai mica se è riserva di caccia qui? ".
[...] Dimenticati si erano, completamente dimenticati. Dimenticati di noi geni, dimenticati
della voce del vento, del linguaggio degli uccelli. Pochi mesi erano bastati. « Poveretti
anche loro » continuò il Bernardi « non ne avevano colpa. Avevano finito di essere
bambini, non se l'immaginavano neppure. Il tempo, c'è poco da dire, era passato anche
sopra di loro e non se n'erano affatto accorti. A quell'età è naturale. A quell'età si guarda
avanti, non si pensa a quello che è stato. Ridevano spensieratamente come se nulla fosse
successo, come se tutto un mondo non si fosse chiuso dietro a loro. « Rimasero qui poco
più di mezz'ora, poi uno disse : " Cosa stiamo a fare? C'è umido” e Se n'andarono come
erano venuti. Prima di uscire all'aperto uno di essi gettò a terra una sigaretta quasi finita,
ancora accesa. Un mio compagno, irritato per il loro contegno, fece per metterci il piede
sopra. " Lascia stare" gli dissi " questa è la regola della loro vita."
E rimanemmo in silenzio a guardare la sottile striscia di fumo, fino a che fu finita»
IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO D.Buzzati
La dizione
La dizione
La dizione è il modo in cui
Il linguaggio è formato da parole
vengono articolati i suoni che
e le parole sono composte da
compongono il linguaggio,
suoni, fono. Il suono è la
quindi si intende oltre la
sensazione percepita dall’organo
mera pronuncia corretta delle
uditivo, dovuta alle vibrazioni di
parole oggetto dell’ortoepia
un corpo, trasmesse attraverso
(retta pronuncia di una lingua
l’aria da uno strumento musicale
da un punto di vista
o da voce umana. I suoni sono in
istituzionale), l’insieme dei
numero limitato rispetto alle
meccanismi della fonetica
parole che noi possiamo
articolatoria in generale, la
comporre con l’utilizzo dei suoni
produzione del linguaggio
La dizione non può prescindere da una conoscenza, più o meno approfondita, della
grammatica costituita da:
• Fonetica: studia i suoni dei linguaggi
• Ortoepia: insegna l’esatta pronuncia dei suoni nella nostra lingua (accenti,
rafforzamenti)
• Ortografia: insegna la scrittura esatta delle parole
• Morfologia: studio delle singole parole e osservazione delle trasformazioni
• Sintassi e stilistica: coordinamento delle parole all’interno di un periodo e lo stile,
l’espressione artistica di un autore, di una tradizione, di un epoca.
LE LETTERE DELL’ALFABETO
SONO NATE PER TRADURRE IN
SCRITTURA I SUONI
ATTRAVERSO CUI NOI CI
ESPRIMIAMO E
COMUNICHIAMO
per
con entrambe le mani, magari in camerino di fronte
allo specchio. Questo tipo di massaggio riattiverà i
muscoli della mandibola.
della voce
spostandola dal suo assetto (questo non significa che
ce la rompiamo, ma semplicemente che effettuiamo
l’esercizio scorrettamente). Anche in questo caso è
utile fare questo esercizio di fronte allo specchio, per
correggersi se sbagliamo il movimento.
ESERCIZI PER LE LABBRA.
Per scaldare i muscoli delle labbra è importante portare avanti anche un altro tipo di esercizio. Pure in questo caso è
bene fare l’esercizio di fronte ad uno specchio.
3. Il bacio.
Metti la bocca come se stessi dando un bacio. Poi prova a spostare le labbra a destra e a sinistra, senza muovere la
mandibola, in modo da attivare solamente i muscoli intorno alla bocca. Ripetuto questo esercizio dieci volte, allora
può essere necessario anche farne una seconda variante. La bocca chiusa ancora a bacio, deve fare un movimento
rotatorio, prima a destra e poi a sinistra.
4. Sorridi e Bacia.
Inizia facendo un gran sorriso a trentadue denti, poi sposta le labbra come se stessi dando un bacio. Ripeti questi due
movimenti 10-15 volte. I muscoli che andrai ad attivare sono soprattutto quelli della bocca e delle guance, ma perché
l’esercizio sia fatto correttamente dovrai sentir tirare anche i muscoli del collo. In questo caso, attiviamo anche la
mandibola e per questo motivo è bene che sia effettuato dopo il primo esercizio ti ho descritto poco più su.
5. La punta della lingua.
• Apri la bocca e tira fuori la lingua. Per sciogliere bene questo muscolo è necessario muoverne la punta.
Prima dovrai muovere la punta della lingua verso l’alto e verso il basso, poi a destra e a sinistra.
6. Leccarsi le labbra.
• Apri di nuovo la bocca e fai passare la lingua sulle labbra, facendole fare un movimento rotatorio. Dopo 10
ripetizioni, puoi compiere lo stesso movimento rotatorio lo ripeti a bocca chiusa, facendo passare la lingua
sopra i denti.
7. Schioccare la lingua
• È un esercizio forse più facile a farsi che a dirsi. Per far schioccare la lingua, devi posizionarla contro il palato
della bocca, subito dietro i denti superiori. Devi quindi far scivolare la lingua sopra il palato duro e poi quello
morbido (che è dietro al palato duro) e quindi far scattare la lingua giù, contro la parte bassa della bocca.
Capisci di far bene questo esercizio, se senti lo schiocco tipico di questo movimento.
ESERCIZI PER SCIOGLIERE LA LINGUA.
La lingua, ovviamente, è molto importante per quanto riguarda la corretta pronuncia delle
parole. Ma in realtà, nella nostra quotidianità, quasi non ci accorgiamo di possederla (tranne
quando, per sbaglio, ce la mordiamo! Ahia!). Esistono svariati esercizi per sciogliere la
lingua, ma qui te ne suggerisco un paio. Quelli che generalmente faccio quando sto per
andare in scena e interpreto un personaggio con tante battute e monologhi lunghi.
Sono esercizi molto importanti perché ti permettono di prendere veramente coscienza della
tua lingua e sciogliere questo muscolo, fondamentale per la pronuncia ben articolata delle
parole.
Anche per questo tipo di esercizio, ti consiglio di metterti di fronte ad uno specchio, in
modo da capire se lo stai effettuando nel modo giusto.
Giochi di parole
• Dire solo e o a (mimando una scena improvvisata), aggiungere si, no,
forse, però, dai;
• Esercizi di riscaldamento: apri e chiudi, blublu, lingua, bocca storta, bra
bre bri, scia scio sciu, cammello, sbadiglio, suono con la gola rilassata,
risata.
• Giocare a dire il nome (sottotesto) (interrogativa, affermativa, sottovoce,
voce piena, snob, greve, sensuale, una frase in lingua inventata,
• Gli scioglilingua in coro
• L’interpretazione, comprensione dei termini; l’attore enfatico, la
vecchina delle favole, risponditore automatico, la lettrice sarda, la
lettura cantata (recitativo), il bambino piccolo,
• Esercizi di riscaldamento (versi vari e gesti proposti e ripetuti dagli
altri del gruppo)
• La frase magica: fare le pause tra un termine e l’altro, poi
caratterizzarla con pause e accenti su alcune parole.
• Il concerto di suoni uno alla volta si aggiungono, come nella macchina
di ritmi; e poi uno alla volta vanno via.
• Ripetete per dieci volte di seguito (mettendo una matita in mezzo ai
denti), il seguente scioglilingua: “Farò incetta di chiavacci, lucchettini,
catenacci, serrature, chiavistelli, toppe, chiodi, spranghe, arpioni, non
son poi di quei babbioni che si fanno infinocchiare.”
Gli scioglilingua
Gli scioglilingua sono giochi di parole, estremamente difficili da pronunciare. A volte possono essere
un vero incubo, ma, allo stesso tempo, sono una pratica utile per aumentare dimestichezza con la
lingue e per sviluppare velocità e chiarezza nella pronuncia.
•Ripetete per dieci volte di seguito (mettendo una matita in mezzo ai denti), il seguente scioglilingua:
“Farò incetta di chiavacci, lucchettini, catenacci, serrature, chiavistelli, toppe, chiodi, spranghe,
arpioni, non son poi di quei babbioni che si fanno infinocchiare.”
•Trentatré trentini entrarono a Trento, tutti e trentatré trotterellando.
•Li vuoi quei kiwi? E se non vuoi quei kiwi che kiwi vuoi?
•Mamma pettinami, ma pettinami bene
•Treno troppo stretto e troppo stracco stracca troppi storpi e stroppia troppo
• Forse Pietro potrà proteggerla.
• Caro conte chi ti canta tanto canta che t’incanta.
• Chi ama chiama chi ama, chiamami, tu che chi ami chiami. Chi amo chiamerò se tu non
chiami.
• Mi attacchi i tacchi tu che attacchi i tacchi? Io attaccarti i tacchi a te? Attaccati te i tuoi
tacchi tu che attacchi i tacchi!
• Ti che te tacchet i tacc’, tacchem i tacc’! Chi?! Mi, taccat’ i tacc’ a ti, che te tacchet i tacc’.
taccheti ti i tó tacc’, ti che te tacchet i tacc’.
• Tre tigli contro tre tigri. Tigre intriga tigre.
• Treno troppo stretto e troppo stracco stracca troppi storpi e stroppia troppo
Esiste una volontà di investigare i segreti del cosmo e della
vita per apportare miglioramenti nella quotidianità.
haiku
ogni singolo momento, persino nella sofferenza.
La poesia cerca di definire la natura dell'universo e
dell'essere umano, la natura e lo scopo dell'esistenza e varie
altre questioni ontologiche. Presenta anche metodi per