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Da un lato guardiamo alla struttura del Parlamento, dall’altro dal punto di vista processuale, come
funziona all’interno della struttura il processo del Parlamento.
Affrontare lo studio dell’organizzazione parlamentare significa anche occuparsi, in qualche modo,
del funzionamento della democrazia. Il problema del deficit democratico delle organizzazioni
europee sovranazionali è particolarmente interessante.
Lo studio del Parlamento europeo è importante perché è un esempio di RAFFORZAMENTO
istituzionale prodotto non solo da cambiamenti e riforme (in questo caso dei trattati), ma è anche
interessante per quanto riguarda la capacità di un’istituzione di INCIDERE nell’EQUILIBRIO dei
poteri. Capacità di modificare la struttura politica.
È un tema estremamente rilevante anche in chiave PROSPETTICA di futuro dell’integrazione
europea, mai è stato così importante come in questi anni.
Guardare all’evoluzione istituzionale del Parlamento significa capire e interpretare anche la
funzione di contesto sia delle istituzioni sia del processo politico europeo e come questo, a sua
volta, è in grado di influenzare gli assetti e i funzionamenti della stessa istituzione parlamentare.
La nascita del Parlamento europeo è particolare e travagliata.
Nella fase iniziale del processo di integrazione (trattati di Roma, istituzione della CECA), abbiamo
visto il confronto o anche scontro tra due concezioni differenti su come procedere alla costruzione
del sistema istituzionale europeo:
FUNZIONE RAPPRESENTATIVA
Tradizionalmente in capo ai Parlamenti, per il tramite dei partiti, c’è questa funzione
essenziale, rappresentare gli elettori cittadini, istanze, bisogni e necessità. Le domande
politiche dovrebbero trovare uno sbocco nella funzione di Governo e in quella legislativa.
I partiti europei possono provare a tradurre alcune preferenze degli elettori ma non
possono svolgere la funzione di accountability di un Governo. Questo tema è molto
rilevante, di fatto va ad indebolire la stessa funzione rappresentativa del Parlamento,
perché non c’è la possibilità, tramite il Parlamento, di promuovere o sfiduciare l’operato
politico del potere esecutivo. Questa difficoltà ha contribuito a rafforzare un’inerzia che era
già presente nella struttura politica europea.
Funzione rappresentativa molto debole che è connessa al tema del fatto che il Parlamento
non sia in grado di mantenere pienamente responsabile il Potere esecutivo europeo.
Il vero limite è che il Parlamento, unica istituzione che ha un rapporto diretto con i cittadini,
NON HA una relazione con il Consiglio europeo. La relazione può essere solo di tipo
indiretto, sperare che i Parlamenti nazionali rendano responsabili i Governi per quello che
fanno all’interno del Consiglio europeo, ma accade raramente.
Da alcuni anni il Parlamento ha stabilito delle procedure e degli strumenti
interparlamentari per rapportarsi con i Parlamenti nazionali, nel tentativo di tradurre
alcune indicazioni prodotte dal Trattato di Lisbona e soprattutto per cercare di creare uno
spazio di tipo parlamentare multilivello.
FUNZIONE DI POLICY MAKING
Altra funzione molto rilevante, ovvero fare i REGOLAMENTI. Produzione politica.
Il percorso del Parlamento europeo nei confronti dell’acquisizione del potere legislativo è
un percorso di successo, almeno fino alla crisi dell’eurozona. Da un forum di discussione è
diventato un COLEGISLATORE, cioè, tutte le materie su cui l’Unione Europea ha
competenza legislativa e che ricadono sotto la procedura di codecisione, sono tutte
materie in cui il ruolo del Parlamento è centrale ed essenziale.
PROCEDURA DI CODECISIONE
L’iniziativa legislativa parte dalla COMMISSIONE, l’input parte dalla Commissione, che ha
monopolio dell’iniziativa. Negli ultimi anni si è avviata una modalità informale per cui, se il
Parlamento rileva che su di un tema è necessario intervenire dal punto di vista legislativo e di
Policy, può informalmente prendere contatti con la Commissione che può decidere se imbastire la
Procedura legislativa, bocciarla, o aprire un dialogo formale su quella proposta.
La procedura di codecisione sta alla base del contenimento del RISCHIO DI CONFLITTO, viene
abbassato il tasso di conflittualità, è un qualcosa di essenziale per un sistema politico quale quello
europeo che negli ultimi anni è diventato oggetto di cannoneggiamenti molto forti.
Dove è possibile bisogna trovare l’accordo più grande possibile, la scelta è sempre quella di creare
le COALIZIONI PIU’ LARGHE POSSIBILI, per cercare di ridurre il numero dei perdenti.
La procedura di codecisione raccoglie questa logica.
Il dossier della Commissione arriva in Aula, che lo può approvare, respingere o emendare. Se viene
emendato il dossier modificato deve essere mandato al Consiglio che lo può accettare o meno, se
si decide di rimettersi mano il testo ritorna in Parlamento, ma questa “NAVETTA” può avvenire
solamente due volte, infatti, durante una possibile terza lettura, è previsto il COMITATO DI
CONCILIAZIONE.
Il Comitato di Conciliazione è uno spazio di policy in cui un numero pari di membri del Parlamento
e un numero pari di membri del Consiglio si trovano attorno a un tavolo e discutono dei problemi
riguardanti quel dossier di policy. Questo serve a limare e ridurre le differenze e la conflittualità, è
uno spazio del confronto. Se il comitato di conciliazione va male allora la proposta viene bocciata.
Nella realtà molto raramente si arriva al comitato di conciliazione, nella realtà, la maggior parte
dei dossier, viene approvata in PRIMA LETTURA, perché c’è un ampio lavoro preparatorio che
viene svolto per cercare di arrivare a un testo che possa essere accettato da entrambi gli organi
legislativi. Sono stati costituiti i TRIALOGUES, arene di conciliazione dove ci stanno dentro membri
del Parlamento e del Consiglio per trovare accordo sui dossier di policy, ne esistono di due tipi:
FORMALI
Comitato di Conciliazione è un Trialogue formale.
INFORMALI
Hanno preso piede in prima lettura o tra la prima e la seconda lettura, vengono definiti
spazi in cui le istituzioni si parlano per trovare accordi tra i dossier.
Con questa modalità di dialogo il Parlamento vuole spingere forte sulla propria capacità di
spingere sui dossier e farlo anche a scapito dei rischi di conflitto all’interno dell’aula.
Il conflitto tra i partiti è molto debole e soffocato perché l’interesse principale del Parlamento
Europeo è quello di affermarsi come un colegislatore valido ed efficace.
Il Parlamento ha anche iniziato ad acquisire un ruolo abbastanza importante sul CONTROLLO DEL
BILANCIO, il rafforzamento è arrivato in seguito, inizialmente poteva solo approvarlo o bocciarlo.
Ora il Parlamento può incidere sul bilancio annuale come un qualsiasi Parlamento nazionale.
L’Unione Europea ha anche un BILANCIO SETTENNALE su cui vertono alcuni fondi importanti, in
questo tipo di bilancio il potere parlamentare è molto minore, è rimasta la modalità “take it or
leave it”.
Il Parlamento ha un PRESIDENTE eletto per cinque anni teoricamente; in realtà, il Parlamento
europeo ha una regola informale che prevede una turnazione ogni due anni e mezzo, tra i due
gruppi più importanti, tra i Popolari e i Socialisti (adesso).
Accanto alla regola della proporzionalità c’è anche la regola del RISPETTO DELLA NAZIONALITA’
all’interno di ogni tipo di incarico parlamentari, sia del Parlamento sia interno ai gruppi.
Gli incarichi all’interno del Parlamento sono:
PRESIDENTE
14 VICEPRESIDENTI
BUREAU (UFFICIO) DI PRESIDENZA
Definisce l’agenda dei lavori del Parlamento, che definisce l’ordine delle priorità.
Il Parlamento Europeo si è dato come organizzazione un modello basato sulle COMMISSIONI
PARLAMENTARI, anche in questo si è ispirato al modello del Congresso americano.
La Commissione parlamentare ha in carico il lavoro sui dossier di policy, e sono commissioni divise
per materia e per competenza.
La gran parte del lavoro sui dossier viene fatta nelle Commissioni, dentro alle Commissioni
parlamentari, ed è all’interno di esse che avviene il confronto e il dialogo tra i diversi gruppi politici
su i dossier di policy. Anche dentro le commissioni, nella loro composizione, c’è il rispetto sia della
proporzionalità rispetto alla grandezza del gruppo, sia della nazionalità.
Anche al loro interno abbiamo un forte lavoro di tipo CONSENSUALE, come per il lavoro fatto nella
procedura di codecisione con le altre istituzioni. Anche al loro interno i gruppi cercano di trovare
accordo sui dossier in modo tale da presentare una proposta parlamentare molto forte.
C’è una figura molto importante, il RAPORTEUR, deputato responsabile del REPORT legislativo.
È un lavoro molto importante per rafforzare il Parlamento come istituzione.
LA POLITICIZZAZIONE DELL’INTEGRAZIONE. DAL PERMISSIVE CONSENSUS AL CONSTRAINING
DISSENSUS.
Il processo di integrazione europea è stato a lungo concepito come un processo ideato e attuato
da élite nazionali e transnazionali.
La politicizzazione, se dovessimo associarla a un altro termine, la assoceremmo al CONFLITTO, è
un elemento conflittuale.
Il processo di integrazione in Unione Europea è stato pensato e protetto proprio per questa
eventualità, evitare che l’UE e i suoi temi più caratterizzanti diventassero tema di CONFLITTO e di
CONFRONTO politico-partitico.
Questa fase è la fase del PERMISSIVE CONSENSUS.
Si procede alla costruzione dell’Unione europea come un processo guidato dalle élite nazionali e
transnazionali, in cui il ruolo dei cittadini era quasi nullo. Nella prima fase, che si conclude con il
TRATTATO DI MAASTRICHT, lo schema politico di funzionamento era proprio questo.
Permissive consensus: situazione per cui il consenso dei cittadini alla costruzione dell’Europa unita
era considerato in parte non essenziale e in parte implicito (in assenza di una opposizione esplicita
e organizzata).
Si basa sul fatto che la costruzione comunitaria fosse un qualcosa di molto tecnico che molto poco
si prestava al confronto politico, si costruisce e si rafforza la burocrazia e l’approccio
TECNOCRATICO, ovvero l’idea che la gestione di una parte delle decisioni siano devolute ai tecnici
in nome della competenza e conoscenza degli argomenti da affrontare.
Il risvolto tecnocratico porta a un MINORE tasso di conflittualità.
Il clima e il contesto del permissive consensus era il fatto che si andasse a considerare, in quanto
tale, ogni ISTITUZIONE NON MAGGIORITARIA come giusta, come la BCE, ma anche la
Commissione e la Corte di Giustizia europea, perché non derivavano da uno scontro elettorale.
Questo è stato possibile principalmente per due ragioni:
FUNZIONE DI GOVERNO
FUNZIONE DI RAPPRESENTENZA
Queste due funzioni, a livello europeo, sono in tensione tra di loro. Il livello della rappresentanza
di competenza e dipende al primo governo, la seconda funzione di policy making è di competenza
dei gruppi parlamentari, che però non hanno un governo con cui interfacciarsi. È l’opposto di
quello che succede nei sistemi nazionali, dove le due funzioni vanno di pari passo.
Questa tensione si scarica proprio dentro al PARLAMENTO.
Un tentativo di risolvere questa criticità è stato quello della nascita degli SPITZEN KANDIDATEN, i
candidati che i partiti a livello europeo (terzo livello) indicavano prima delle elezioni europee
come possibili presidenti della Commissione in caso di vittoria delle elezioni.
Questo passaggio è stato importante perché cercava di dare forza e maggiore sostanza a un
articolo del Trattato di Lisbona che diceva in maniera molto vaga che l’indicazione del Presidente
della Commissione europea doveva essere legato al risultato delle elezioni europee.
Serviva a mettere una pezza alla tensione, a dare un legame più forte tra politica partitica europea
e il vertice esecutivo.
Il PE approvò una soluzione per la quale si impegnano i partiti a livello europeo a presentare un
candidato prima delle elezioni, questo processo ha investito due tornate elettorali: