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1
È quanto sostiene J. H. H. WEILER, Federalismo e costituzionalismo: il
Sonderweg europeo, in J. H. H. WEILER, La Costituzione dell’Europa, Bolo-
gna, il Mulino, 2003, 511 – 535, a proposito del sistema dell’Unione europea.
Più precisamente, secondo quanto scrive l’illustre accademico, «Per quanto
superficialmente – e, secondo alcuni, in modo alquanto ottimistico – si possa
paragonare la Commissione ad un governo federale, il Consiglio ad una sorta
di Senato degli Stati e il Parlamento ad una Camera dei rappresentanti popolari,
la realtà di un’Europa essenzialmente intergovernativa è ancora saldamente in
piedi. Per usare un linguaggio ormai arcaico di descrizione delle tipologie di
Stati, da un punto di vista istituzionale, l’Europa è molto più simile ad una
confederazione che ad una federazione. Gli assetti costituzionali hanno invece
attirato molta attenzione comparativa a causa della loro apparente convergenza
con l’esperienza dello Stato federale. Tradizionalmente le federazioni assegna-
no certe potestà alle istituzioni federali e le norme che vengono emanate nell’e-
sercizio di tali poteri diventano legge suprema dello Stato, nel senso che sono
diritto applicabile senza alcuna intermediazione dei governi locali e che in caso
di contrasto con altre norme prevalgono su di esse. […] Come risultato della
combinazione di disposizioni esplicite del trattato […] con le interpretazioni
della Corte di giustizia europea, si è formato un insieme di norme costituzionali
che disciplinano il rapporto tra l’Unione e i suoi Stati membri (o l’inverso),
in maniera molto simile ad analoghi insiemi di norme in vigore nella maggior
parte degli Stati federali. […] Per esprimersi in termini diversi, la disciplina
costituzionale che l’Europa richiede ai suoi attori costituzionali […] è perlopiù
2 INTRODUZIONE
4
A questo proposito vedi anche l’idea di multilevel constitution, formulata
in I. PERNICE, Multilevel constitutionalism and the Treaty of Amsterdam: euro-
pean Constitution-making revisited?, in Com. Mark. Law Rev., 1999, 4, 703 -
750 e sviluppata dapprima in ID., Multilevel constitutionalism in the European
Union, in Eur. law rev., 2002, 5, 511 - 529 e più recentemente in ID., The Treaty
of Lisbon: multilevel constitutionalism in action, in Col. Journ. Eur. Law., 2009,
3, 349 - 408.
5
È questa l’espressione che utilizza J. H. H. WEILER, op. cit. per esprimere
quello che a suo giudizio è l’autentico “metaprincipio” dell’integrazione euro-
pea.
6
L’espressione è ancora di J. H. H. WEILER, op. cit..
7
Per un’analisi dei casi in cui si sono verificate ipotesi di rottura dell’unità
dell’ordine giuridico europeo sia consentito il rinvio a F. VECCHIO, Primato del
diritto europeo e controlimiti come tecniche di relazione tra gli ordinamenti, in
Med. Journ. Hum. Rights, 2012, 16, 317 - 356.
8
Secondo i sostenitori dell’orientamento dogmatico in questione, l’aspirazione
ad un pluralismo che non mette in discussione l’unitarietà del sistema emergerebbe
già dai primissimi testi normativi. Alla stessa maniera si sottolinea come la dimen-
sione processuale del costituzionalismo europeo sia intrinseca. Infatti, sia l’idea di
un’Europa “unita nella diversità”, sia l’idea del cammino verso un’“unione sem-
pre più stretta tra i popoli europei” sono già presenti nel preambolo del Trattato di
Roma. Con una metafora assai efficace M. CARTABIA, “Unità nella diversità”: il
rapporto tra la costituzione europea e le costituzioni nazionali, in www.giustamm.
it, descrive questa aspirazione mutuando l’immagine della pluralità delle placche
tettoniche che non smentisce l’unità della crosta terreste.
4 INTRODUZIONE
9
Per un giudizio critico sull’aspirazione al superamento della sovranità si
veda A. CANTARO, Europa sovrana: la Costituzione dell’Europa tra guerra e
diritti, Bari, Edizioni Dedalo, 2003.
10
N. BOBBIO, L’età dei diritti, Torino, Einaudi, 1990, sostiene l’idea per cui
a partire dalle rivoluzioni liberali della fine del settecento si sia sviluppata una
nuova fase della storia dei sistemi giuridici che, in linea con i valori del costi-
tuzionalismo liberale, è caratterizzata dalla centralità delle carte dei diritti a
discapito della centralità delle grandi codificazioni dei doveri, caratteristiche
dell’età antica.
11
Sul punto vedi I. PERNICE – F. MAYER, La costituzione integrata
dell’Europa, in G. ZAGREBELSKY, Diritti e Costituzione nell’Unione Europea,
Bari, Laterza, 2003, 43 – 68, che contrappongono teorie contrattualistiche e
teorie naturalistiche del potere pubblico.
12
L’idea di una relazione tra le categorie dello ius publicum europaeum e la
dottrina della Chiesa cattolica è stata in passato variamente sviluppata. Su tutti
vedi C. SCHMITT, Cattolicesimo romano e forma politica, Bologna, il Mulino,
2010.
LE AMMALIANTI PROMESSE DELLA TEORIA COSTITUZIONALE EUROPEA 5
13
L’importanza della comunanza del linguaggio giuridico per l’affermazione
del principio del primato del diritto comunitario è sottolineata da J. H. H. WEI-
LER, L’Europa «fin de siècle»: i vestiti nuovi hanno un imperatore?, in J. H. H.
WEILER, op. cit., 475 - 510.
14
In questo senso J. H. H. WEILER, Federalismo e costituzionalismo, cit., 535,
per la paura di una sclerotizzazione delle virtuose peculiarità dell’integrazione
comunitaria, si pronuncia contro l’adozione di una Costituzione per l’Europa.
Per una critica a questa impostazione vedi F. BALAGUER CALLEJÓN, Derecho con-
stitucional europeo, in F. BALAGUER CALLEJÓN (coord.) - M. BALAGUER CALLEJÓN
6 INTRODUZIONE
modello dello stato costituzionale: preso atto del fallimento dei modelli liberali
che avevano caratterizzato le esperienze dell’ottocento e preso atto del perico-
lo dei modelli autoritari che avevano caratterizzato le esperienze della prima
metà del novecento, a partire dal secondo dopoguerra, sono i paesi del blocco
dell’Europa occidentale che per primi abbandonano l’idea dell’onnipotenza dei
parlamenti nazionali e, in nome di una visione non meramente formale della
democrazia, sposano la concezione di un potere pubblico costituzionalmente
limitato. A questo proposito, è stato sostenuto che, a prescindere dal momento
storico in cui si è verificata la transizione verso la democrazia e a prescindere
dalle specificità interne, praticamente tutti i paesi europei coinvolti nei processi
di democratizzazione della seconda metà del ventesimo secolo hanno finito con
l’adeguarsi al modello dello stato costituzionale: dopo il Portogallo e la Spagna,
sono stati gli ex satelliti dell’Unione Sovietica che, superando l’organicismo
delle passate esperienze totalitarie, hanno abbracciato l’idea di un potere pub-
blico contenuto per via costituzionale. Peraltro, occorre osservare che si tratta
di un processo che non si è esaurito con la diffusione della democrazia sul ter-
ritorio europeo, ma che ancora oggi continua a produrre i suoi effetti: soltanto
recentemente paesi di consolidata tradizione democratica come il Regno Unito
e l’Olanda stanno lentamente superando la loro refrattaria ostilità al sindacato
di costituzionalità. Alla stessa maniera, degno di nota è il recente caso della
riforma costituzionale francese con cui, nel 2009, superando una tradizionale
ostilità ai sistemi di constitutional review, anche il sistema transalpino ha aperto
le porte al controllo a posteriori di costituzionalità.
8 INTRODUZIONE
201118. In particolare, una volta preso atto del fatto che paiono
clamorosamente smentite alcune delle ammalianti promesse del
neocostituzionalismo, l’obiettivo principale è quello di cercare
di mettere in evidenza le relazioni che esistono tra l’evoluzione
dell’ordine costituzionale magiaro e la scelta di marginalizzare
la partecipazione della cittadinanza che, in linea con gli auspici
della dottrina maggioritaria, caratterizza l’attuale quadro delle
istituzioni sovranazionali.
18
Secondo la formulazione letterale usata dal costituente ungherese la revi-
sione del 2011 ha introdotto una nuova Alaptörvény (legge fondamentale) e non
una nuova costituzione. Una parte della dottrina (vedi in particolare F. HORKAY
HÖRCHER, The National Avowal, in L. CSINK – B. SCHANDA – A. ZS. VARGA, The
Basic Law of Hungary. A First Commentary, Dublino, Clarus Press, 2012) ha
segnalato il fatto pretendendo di dedurne conseguenze interpretative. Nono-
stante questa considerazione, però, non si ritiene che dalla semplice denomi-
nazione di un documento costituzionale si possano dedurre conseguenze inter-
pretative e quindi nel prosieguo della trattazione i due termini saranno utilizzati
come sinonimi.
PARTE PRIMA
LA GENESI
1. DALLA COSTITUZIONE COMUNISTA DEL 1949
ALLE ‘STRANEZZE’ DEL NUOVO PROCESSO
COSTITUENTE UNGHERESE
1
Secondo quanto si è soliti sostenere, la tradizione costituzionale unghere-
se prende lo spunto a partire addirittura dal 1222, quando con l’adozione della
cosiddetta «Aranybulla» si procedette al riconoscimento di alcuni diritti basi-
lari. Per qualche spunto sulla storia antica del costituzionalismo ungherese si
rinvia a M. DEZSO, Hungary, Alphen aan den Rjin, Kluwer, 1999, 27 – 28 e a B.
SCHANDA, Hungary, in G. ROBBERS, Encyclopedia of World Constitutions, New
York, Facts on file, 2007, 386 – 387. Vedi anche L. TRÓCSÁNYI, The Creation of
the Basic Law of Hungary, in L. CSINK – B. SCHANDA – A. ZS. VARGA, op. cit.,
dove si enfatizza l’importanza giocata dalla cosiddetta “costituzione storica”
negli equilibri del costituzionalismo ungherese.
12 PARTE I
2
Letteralmente la “Piccola Costituzione”. L. TRÓCSÁNYI, op. cit. sottolinea
il carattere transitorio del documento.
3
M. DEZSO, op. cit., 29.
4
M. DEZSO, op. cit., 29.
5
Secondo quanto riporta L. TRÓCSÁNYI, op. cit., nell’età moderna il sistema
ungherese, forte delle convenzioni costituzionali consolidate nella sua “costitu-
zione storica”, non ha mai sentito il bisogno di dotarsi di un testo costituzionale
scritto. Per maggiori dettagli sulle logiche che regolano il funzionamento della
cosiddetta costituzione storica si rinvia a A. JACKAB, On the Legitimacy of a
New Constitution - Remarks on the Occasion of the New Hungarian Basic Law
of 2011, in papers.ssrn.com.
6
Sottolineano l’influenza della Costituzione stalinista del 1936 sia L. TRÓC-
SÁNYI, op. cit. che M. DEZSO, op. cit., 29.
LA GENESI 13
7
M. DEZSO, op. cit., 29.
14 PARTE I
8
Non sarà a questo proposito superfluo segnalare che A. ARATO – Z. MIKLÒ-
SI,Constitution making and transitional politics in Hungary, in L. AUCOIN – L.
MILLER, Framing the State in case of transition: case studies in constitution
making, Washington, United States Institute of peace, 2010, 351 – 390, riporta
come, secondo alcune dichiarazioni fatte dall’allora Primo ministro, il nuovo
modello istituzionale «should eventually lead to a Western-style parliamentary
regime».
9
È da notare come, diversamente da quanto accade nella transizione po-
lacca con il sindacato Solidarnosch, nel caso ungherese l’emersione sociale
di gruppi di opposizione non ha portato alla costituzione di un soggetto unita-
rio. Infatti, accanto ai tre gruppi semiclandestini che tradizionalmente hanno
operato nel contesto ungherese (il gruppo liberale SZDSZ, il gruppo nazio-
nal – populista MDF e la rete dei giovani democratici che poi darà vita a FI-
DESZ), una pluralità di altri soggetti si è sviluppata in seguito alla progressiva
liberalizzazione del sistema. Questa situazione sociale ha determinato difficoltà
nell’individuazione delle formazioni da coinvolgere nella concertazione. Inol-
tre, in assenza di repressioni brutali che catalizzino il dissenso, la divisione tra
opposizioni di ispirazione politica incompatibile ha imposto l’attribuzione a
ciascun gruppo di un potere di veto che ha condizionato il procedere dei lavori.
D’altronde, vista la generale frammentazione del contesto sociale e vista la non
piena rappresentatività dei gruppi partecipanti ai negoziati (in rappresentan-
za dell’opposizione furono ammesse solo le 3 sigle tradizionali più altre 5),
l’adozione a maggioranza avrebbe potuto creare problemi di legittimità delle
decisioni prese. Per maggiori riferimenti alle dinamiche politiche ed ai mecca-
nismi di funzionamento di questo modello concertativo si veda A. ARATO – Z.
MIKLÒSI, op. cit., 357 – 364.
10
In A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 362, si evidenzia come, per quanto ciò
possa sembrare paradossale, l’incertezza del quadro politico ungherese duran-
te la transizione abbia finito con il favorire una certa “radicalizzazione” delle
pretese dell’opposizione: diversamente da quanto avvenuto in Polonia (dove la
compattezza dell’opposizione ha da subito lasciato presagire il crollo di con-
sensi del regime e quindi ha indotto la classe dirigente a limitare le concessioni
e a varare una prudente frammentazione del potere esecutivo), in Ungheria,
la frammentazione del corpo elettorale, in abbinamento alla popolarità goduta
dall’allora candidato presidente comunista (Imre Pozsgray), ha alimentato la
speranza del regime di poter spuntare un risultato elettorale (almeno in parte)
favorevole e ha quindi indirettamente accelerato il processo di riforma. In par-
LA GENESI 15
14
Inequivocabile in tal senso il brevissimo preambolo della legge XXXI del
1989 quando afferma che «In order to facilitate a peaceful political transition
to a state under the rule of law, realizing a multi-party system, a parliamentary
democracy and a social market economy, the Parliament hereby establishes the
text of the Constitution of our country -- until the adoption of the new Constitu-
tion of our country -- as follows […]».
15
Esprime dubbi sul fatto che si possa adottare una Costituzione per emen-
damento A. MANZELLA, Un Trattato necessitato, in F. BASSANINI - G. TIBERI, Le
nuove istituzioni europee. Commento al Trattato di Lisbona, Bologna, il Muli-
no, 2008, 431 – 450.
16
Per un’analisi dei meccanismi di funzionamento della legge elettorale si
veda A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 373 – 374.
17
Secondo quanto riporta A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 374, alle elezio-
ni del 1990, il discutibile meccanismo elettorale produce l’effetto di (quasi)
raddoppiare il consenso ottenuto da MDF perché a fronte del 24,73% dei voti
ottenuti il partito prende il 42,7% dei seggi.
18
Così l’art. 24 comma 3 del testo in vigore fino all’1 gennaio 2012.
18 PARTE I
19
Le elezioni del 1990 attribuiscono il 42,7% di seggi (165) a MDF, il
23,8% (92) a SZDSZ, l’11,3% (44) a FKGP, l’8,8% (34) a MSZP, il 5,9% (23)
a FIDESZ e il 5,44% (21) a KDNP. È da notare che, oltre che dal numero di
parlamentari, la scelta del patto tra MDF e SZDSZ è imposta sia dalla risoluta
difesa da parte di FIDESZ degli schemi della “democrazia concertativa” che
erano emersi a partire dalle Tavole rotonde, sia dall’opzione presidenzialista del
MSZP.
20
Secondo quanto riportato in A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 366 – 367,
SZDSZ condivide con MDF un progetto di disegno istituzionale basato su
un sistema parlamentare con un forte ruolo dell’esecutivo e come il partito di
maggioranza auspica il superamento dei vincoli alla maggioranza parlamentare
introdotti dall’ultimo Parlamento comunista. In particolare, entrambi i partiti
auspicano un ridimensionamento del numero di ambiti riservati alla legislazio-
ne organica.
LA GENESI 19
21
Secondo quanto sostiene A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 367 – 368, la scel-
ta di lavorare al progetto di modifica costituzionale senza il coinvolgimento dei
partiti di opposizione, senza il coinvolgimento della società civile e senza nessuna
funzione sostanziale del dibattito parlamentare è stata fortemente criticata sia da
FIDESZ che da MSZP e ha prodotto un certo malcontento anche tra le file dei due
partiti minori della coalizione di governo. Tuttavia, sembra difficile immaginare
che prendendo spunto dal patto tra MDF e SZDSZ si potesse giungere ad un
processo di tipo differente. Infatti, la necessità di garantire la tenuta del debole
patto politico impose ai due partiti protagonisti delicati compromessi politici sulla
nomina di alcune alte cariche istituzionali (soltanto a titolo di esempio si può ri-
ferire che comunemente si ritiene che la nomina a Presidente della Repubblica di
Arpàd Göncz, membro fondatore di SZDSZ, deve essere spiegata con il desiderio
di garantire al partito di opposizione che il rafforzamento dell’esecutivo previsto
dal patto non lo avrebbe indebolito; alla stessa maniera, è facile immaginare che
le nomine del Governatore della Banca centrale e del Presidente dell’autorità di
controllo del sistema mediatico siano state ispirate da logiche analoghe) e per
impedire che le polemiche che sarebbero certamente scaturite dalla pubblicità di
simili negoziati potessero compromettere il buon esito del processo, fu pratica-
mente inevitabile lavorare a porte chiuse.
22
Tra le principali novità introdotte in seguito all’adozione della Legge XL
del 1990 si segnala la ridefinizione di alcune norme relative ai poteri del Pre-
sidente della Repubblica (il mandato passa da quattro a cinque anni e si affida
alla Corte costituzionale il compito di giudicare sulla messa in stato di accu-
sa), l’introduzione dell’istituto della sfiducia costruttiva, la positivizzazione
dell’habeas corpus e l’abolizione di alcuni limiti alla tutela dei diritti fondamentali.
Per maggiori indicazioni su questa fase di riforme costituzionali vedi A. ARATO
– Z. MIKLÒSI, op. cit., 365 – 368 e M. DEZSO, op. cit., 30 – 31.
20 PARTE I
23
La maggioranza raggiunta dalla coalizione di centrosinistra supera il 70%
dei seggi parlamentari disponibili.
24
È quanto riporta A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 370.
25
A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 370, segnala che in seno al Comitato Ad hoc
non è stato seguito il criterio della proporzionalità e ognuno dei sei partiti è stato
rappresentato da quattro delegati. La regola della maggioranza dei due terzi del
Parlamento viene ripresa per l’adozione finale del testo costituzionale.
26
A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 371, segnala anche che MDF, SZDSZ
e FIDESZ votarono a favore del progetto, mentre FKGP e KDNP votarono
contro. Tuttavia decisivo fu l’atteggiamento tenuto da molti parlamentari (e tra
questi anche alcuni ministri) di MSZP che inaspettatamente si opposero alla
bozza proposta.
27
Secondo A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 372, la scelta di non coinvolgere
adeguatamente il sistema mediatico, oltre ad essere stigmatizzabile perché di
fatto esclude l’opinione pubblica, indirettamente produce l’effetto di non cre-
are (o per lo meno di non alimentare) aspettative popolari che avrebbero reso
più difficile l’abbandono del processo costituente. Sempre per dare conto delle
ragioni di un cambiamento altrimenti difficile da comprendere, gli stessi autori
sottolineano che sulle scelte di MSZP ha avuto un peso anche l’atteggiamento
tenuto dal suo alleato di governo SZDSZ: a ben vedere l’area della sinistra li-
LA GENESI 21
37
Il concetto di «manutenzione della Costituzione» è espressa da A. D’A-
TENA, Sette tesi per il riavvio delle riforme costituzionali, in www.issirfa.cnr.it
e, sul piano teorico, si riferisce all’idea per cui in linea generale è preferibile
un continuo aggiustamento costituzionale che prevenga le rotture dell’ordine
legale. Secondo quanto riferisce, invece, F. DAU, L’esperienza costituzionale
ungherese e l’equilibrio tra democrazia diretta e principio rappresentativo.
Brevi note a margine dell’approvazione del nuovo testo costituzionale dell’a-
prile 2011, in www.federalismi.it, nel corso degli anni il sistema ungherese «era
diventato un caso paradigmatico di “manutenzione costituzionale” permanen-
te». Sulla “manutenzione costituzionale” ungherese vedi anche T. DRINÓCZI,
Revisione e manutenzione costituzionale nell’ordinamento ungherese, in F. PA-
LERMO, La “manutenzione costituzionale”, Padova, CEDAM, 2007, 437 – 477.
38
È quanto sostenuto da A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 368 – 369.
39
A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 375, a questo proposito segnala come il
progetto di istituire una Corte costituzionale risale alle prime fasi del negoziato
delle Tavole rotonde. Nella sua versione originaria esso era stato proposto dai
rappresentanti del Partito comunista e, nel tentativo semiautoritario di preser-
vare i privilegi della classe dirigente del tempo, prevedeva una Corte molto
24 PARTE I
debole (per certi versi vicina al modello originario del Conseil Constitutionnel
francese) in cui i giudici avrebbero dovuto essere di nomina politica (il progetto
prevedeva la selezione da parte del Ministero della giustizia) e le cui decisioni
sospensive (attivabili solo da specifici soggetti politici quali il Presidente del-
la Repubblica, il Presidente del Parlamento e larghe minoranze parlamentari)
avrebbero potuto essere ribaltate da un voto parlamentare contrario. Questa
Corte di ispirazione così conservatrice avrebbe dovuto essere istituita prima
dell’elezione del nuovo Parlamento e avrebbe avuto il compito di ‘vigilare’
sull’esercizio del mandato parlamentare in modo da poter garantire le posi-
zioni della vecchia oligarchia. Nonostante l’idea di una Corte costituzionale
esercitasse un certo fascino sui rappresentanti dell’opposizione, nei termini ap-
pena esposti, il progetto era per loro chiaramente inaccettabile. Tuttavia, anche
i partiti di opposizione vedevano nell’istituzione di un giudice costituzionale
una formidabile garanzia dei loro interessi (soprattutto in caso di sconfitta elet-
torale) e quindi decisero di giungere ad un compromesso per cui, in cambio
dell’immediata attivazione della Corte, si sarebbe configurato un sistema di
judicial review caratterizzato dalla nomina parlamentare dei giudici, dall’am-
plissima modalità di accesso (in particolare dalla caratteristica actio popularis),
dal carattere definitivo delle pronunce e dalla possibilità di annullare (e non
semplicemente sospendere) i provvedimenti impugnati. L’idea di una giurisdi-
zione costituzionale dotata di poteri unici nel panorama europeo è condivisa
anche da L. TRÓCSÁNYI, op. cit..
40
Per maggiori indicazioni su questi punti vedi A. SAJO, Republic of Hunga-
ry, in J. FLEUREN – C. KORTMANN – W. VOERMANS, Constitutional law of 10 EU
member states, Alphen aan den Rjin, Kluwer, 2006, IV44.
41
È quanto dispone il terzo comma dell’art. 32A del testo della Costituzione
del 1949 dopo gli emendamenti del 1989.
42
È quanto sottolinea A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 368.
LA GENESI 25
43
A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 369, segnala che in considerazione delle
peculiarità del sistema costituzionale ungherese «an opportunity was presented
for the court to act as the constitution’s maker as well as its guardian».
44
Così A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 369.
45
Secondo K. SCHEPPELE, The New Hungarian Constitutional Court, in East
Eur. Const. Rev., 1999, 4, 1 – 9, con l’uscita di scena del primo presidente
Solyom (già attivissimo protagonista dei negoziati delle Tavole rotonde e poi
destinato a diventare un “invadente” e criticato Presidente della Repubblica) e
dei primi giudici si registra una svolta della giurisprudenza costituzionale che
inizia ad essere più attenta al dato formale. A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 369,
distingue invece un periodo «specifically activist» (tra il 1990 e il 1993) in cui
la Corte interviene in maniera attiva praticamente in tutti gli ambiti e il periodo
immediatamente successivo in cui i giudici limitano il loro attivismo ad alcune
aree ben specificate (ad esempio l’area dei diritti sociali).
46
Nella sentenza 23 del 1990 il presidente Solyom scrive: «the Constitu-
tional Court must continue to […] articulate the theoretical bases of the Consti-
tution and the rights incorporated in it, and to formulate a coherent system that
will serve, as an invisible constitution, as a safe guideline of constitutionalism
above the existing constitution that is currently still being amended out of fleet-
ing daily purposes». Per maggiori riferimenti su questo controverso concetto
vedi G. BRUNNER – L. SOLYOM, Constitutional judiciary in a new democracy,
Ann Arbor, University of Michigan Press, 2000, 41 e 126.
47
Questo è quanto riporta K. SCHEPPELE, The new Hungarian, cit..
26 PARTE I
48
L’elenco sopra introdotto può essere completato da alcune importanti de-
cisioni in materia di libertà di espressione, di funzione del Presidente della Re-
pubblica e di limiti alla punibilità dei crimini perpetrati dal precedente regime.
49
È quanto avvenuto con la citata decisione 23 del 1990 con cui sono state
annullate le previsioni in materia di pena di morte.
50
È quanto segnala C. BOULANGER, Europeanization Through Judicial Ac-
tivism? The Hungarian Constitutional Court’s Legitimacy and the “Return to
Europe”, in A. CZARNOTA – M. KRYGIER - W. SADURSKI, Spreading Democracy
and the Rule of Law? The Impact of EU Enlargement for the Rule of Law, De-
mocracy and Constitutionalism in Post-Communist Legal Orders, Dordrecht,
Springer, 2006, 263 – 280, che a proposito dell’attivismo giudiziario ungherese
scrive anche «almost every major legislative project in connection with the re-
gime change ended up at the Constitutional Court».
51
Vedi la sentenza 17 del 2004 (per un commento A. SAJO, Learning Co-
operative Constitutionalism the Hard Way: the Hungarian Constitutional Court
Shying Away from EU Supremacy, in Zeitschrift, 2004, 3, 351 – 371, e R. UITZ,
Eu Law and the Hungarian Constitutional Court: Lessons of the First Post-
accession Encounter, in W. SADURSKI – J. ZILLER – K. ŻUREK, Après Enlarge-
ment: Legal and Political Responses in Central and Eastern Europe, Firenze,
Robert Schuman Centre for Advanced Studies, 2006, 41 - 63) con cui i giudici
costituzionali hanno dichiarato l’incostituzionalità di un provvedimento interno
adottato per il recepimento di un atto comunitario e la sentenza 143 del 2010
con cui i giudici, pur salvaguardando la costituzionalità del Trattato di Lisbona,
LA GENESI 27
hanno richiamato le istituzioni politiche alla necessità di fare ricorso allo stru-
mento del controllo preventivo di conformità costituzionale in occasione della
ratifica dei Trattati comunitari.
52
K. SCHEPPELE, Democracy by judiciary (or why Courts can sometimes be
more democratic than parliaments), in http://law.wustl.edu/harris/conferences/
constitutionalconf/ScheppelePaper.pdf, utilizza questo termine attribuendogli
una accezione sostanzialmente positiva. Per una critica all’attivismo giudiziale
della Corte ungherese, invece, si veda S. HOLMES, Back to the drawing board,
in East Eur. Const. Rev., 1993, 1, 21 – 25.
53
Cfr. A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 357 dove si arriva a sostenere che
certi profili del processo costituente ungherese, almeno in alcune specifiche
situazioni, malcelano atteggiamenti di matrice autoritaria.
54
A questo proposito A. ARATO – Z. MIKLÒSI, op. cit., 370 riferendosi alla fase
di più acuto attivismo giudiziario riferisce che «In this period, the court had a deci-
sive, but ambiguous role in defining the function of various institutional agents as
well as in making different political agents realize the limits of their power in the
new constitutional arrangement. Unsurprisingly, in the same period, the charge of
usurping the constituent sovereignty vested in the legislature was most frequently
made against the court». In un senso non molto diverso L. TRÓCSÁNYI, op. cit.,
scrive che «Between 1990 and 1994, the decisions of the Constitutional Court quasi
complemented the Constitution, and the Court acted as a sort of constitution-mak-
ing power through its decisions abstractly interpreting the Constitution».
28 PARTE I
55
In linea di principio la dottrina è a questo proposito solita parlare di una
vera e propria “guerra dei media”. La genesi del delicatissimo conflitto istitu-
zionale può essere fatta risalire alla rottura dell’accordo tra MDF e SDZSD e
nel tempo ha portato il giudice costituzionale a pronunciarsi sulla legittimità di
vari profili della disciplina. In particolare, oltre alla pronuncia 37 del 1992 (con
cui si limita il potere del Presidente della Repubblica di bloccare la sostituzione
del Presidente dell’Autorità di controllo dei media) e oltre alla decisione 31 del
1995 (con cui si dichiara l’incostituzionalità di un provvedimento governativo
che individua mille dipendenti del settore radiotelevisivo da licenziare), si se-
gnala la decisione 47 del 1994 con cui il giudice costituzionale impedisce che il
governo controlli il sistema radiotelevisivo attraverso il bilancio. Per maggiori
indicazioni su questa controversa vicenda si rinvia a P. BAJOMI - LÁZÁR, Free-
dom of the media in Hungary, tesi di dottorato.
56
Con la decisione del 25 aprile 2010 il Parlamento ha nominato un apposito
Comitato (composto da 45 membri) per la redazione di una bozza di costituzio-
ne e ha (ri)avviato il processo costituente.
57
La larghissima maggioranza ottenuta dalla coalizione di centrodestra è proba-
bilmente spiegata dalla concomitanza di almeno due distinte cause: in primo luogo,
le dimensioni della crisi economica che ha indotto l’allora governo di SZDSZ a
chiedere l’aiuto dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale ha cre-
ato nella società civile profondi disagi (secondo quanto riportato nel commento
editoriale, Hungary’s new constitutional order and “European unity”, in Comm.
Mark. Law Rev., 2012, 49, 871 – 884, le elezioni sono state precedute da una serie
di manifestazioni di protesta contro le politiche del governo in carica) che si sono
prontamente tradotti in un atteggiamento di opposizione politica; in secondo luogo
LA GENESI 29
i meccanismi di una legge elettorale che altera vistosamente i risultati della com-
petizione politica ha trasformato il 48% dei consensi ottenuti dalla coalizione di
FIDESZ e KDNP in una maggioranza parlamentare superiore ai due terzi.
58
Come riporta il documento redatto da tre ONG ungheresi (intitolato Com-
ments on the Process of Framing the New Constitution of Hungary e disponibile
alla pagina web http://tasz.hu/files/tasz/imce/2011/comments_on_the_process_
of_framing_the_new_constitution_of_hungary_eki_hclu_hhc.pdf), l’idea di in-
trodurre una nuova Costituzione è stata proposta dal Primo ministro ungherese
già all’indomani della schiacciante vittoria ottenuta nel maggio 2010. Resta
però difficile non osservare che, dopo alcune dichiarazioni politiche che hanno
fatto seguito alla pubblicazione di certe decisioni dei giudici costituzionali, il
processo costituente ha subito un’improvvisa quanto inaspettata accelerazione
che ha portato all’adozione di una bozza di testo in soli sei giorni di lavori.
59
Secondo quanto riporta E. SORDA, Ungheria. Approvato un emendamento
alla Costituzione per limitare i poteri della Corte costituzionale in materia di tas-
sazione e fondi pubblici, in www.dpce.it/online, il governo ungherese, con l’inten-
to di fronteggiare le difficoltà economiche vissute dal paese, ha introdotto ingenti
tasse finalizzate a colpire il settore bancario, il settore energetico e il settore delle
telecomunicazioni. Tali imposte hanno fatto ritenere ad alcuni osservatori critici
che si sia violato il principio europeo di non discriminazione. Inoltre, il governo
ha imposto regole svantaggiose per i sottoscrittori di fondi pensione privati e ha
disposto una serie di tasse con efficacia retroattiva. Su questo ultimo profilo vedi
la decisione 184 del 2010 adottata dalla Corte costituzionale.
60
L’opposizione di centrosinistra, dopo l’abolizione della regola che richie-
deva una maggioranza dei quattro quinti per la disciplina di alcuni profili pro-
cedimentali connessi all’adozione della nuova Costituzione e dopo aver preso
atto di non poter partecipare paritariamente all’interno del Comitato Ad hoc, ha
disertato sia la fase di preparazione che la fase di approvazione del nuovo testo
costituzionale. Per quanto riguarda la società civile, si può dire che si è cercata
una forma blanda di coinvolgimento attraverso l’istituzione di una Consulta
nazionale e attraverso la proposizione di un questionario in cui si chiedeva ai
cittadini di pronunciarsi su una dozzina di questioni. Non si è invece convocato
un referendum che consentisse all’opinione pubblica di far valere il suo peso e
i lavori preparatori sono stati caratterizzati da una forte opacità. Nel tentativo di
enfatizzare la (invero abbastanza debole) dimensione partecipativa del processo
30 PARTE I
costituente, L. TRÓCSÁNYI, op. cit., segnala che Università, Chiese, Governi lo-
cali e organizzazioni della società civile hanno avuto modo di poter esprimere
il loro punto di vista attraverso il questionario.
61
È importante segnalare la genesi non governativa del processo di riforma
costituzionale perché, in seguito ad una modifica del Regolamento parlamenta-
re (sempre voluta e approvata da FIDESZ), i progetti formalmente provenienti
dai rappresentanti dei cittadini possono essere approvati senza dibattito in aula
e con un margine limitatissimo per la possibilità di proporre emendamenti.
62
Cfr. L. TRÓCSÁNYI, op. cit., che sostiene l’adeguatezza dei tempi di adozione
e si limita a censurare solo l’opacità che ha governato il processo costituente.
63
A questo proposito vedi quanto riportato nel documento redatto dalle
ONG.
64
Come segnala il documento di denuncia delle tre ONG, la bozza che ha por-
tato all’approvazione della nuova Costituzione è stata presentata solo il 14 di marzo.
65
Il parlamento ungherese, con 262 voti a favore, 44 voti contrari e un’asten-
sione, ha approvato il nuovo testo costituzionale. I 79 deputati che fanno parte della
coalizione di centrosinistra non si sono polemicamente presentati al voto del testo
costituzionale.
66
Secondo quanto riferisce A. VINCZE, The New Hungarian Constitution:
Redrafting, Rebranding or Revolution?, in Int. Const. Law, 2012, 1, 88 – 109,
LA GENESI 31
il Lunedì di Pasqua è stato scelto per ragioni in parte connesse alla simbologia
cristiana (la vittoria di Cristo sulla morte) e in parte connesse alla storia co-
stituzionale ungherese (la legislazione di Pasqua del 1848 segna un momento
celebrato nella storia dello stato ungherese e non appare casuale che il motto
con cui si conclude la nuova Costituzione sia lo stesso scelto in occasione dei
moti rivoluzionari). Inoltre il 25 aprile 2011 è il giorno del primo anniversario
del successo elettorale riportato dalla coalizione di governo.
67
Secondo quanto riporta A. ARATO, On Constitution Making in Hungary and
the 4/5 rule, in www.comparativeconstitutions.org, l’opposizione, probabilmen-
te a causa di un atteggiamento (in questo caso) prudente della giurisprudenza
costituzionale, ha strategicamente scelto di non utilizzare il ricorso astratto di
legittimità. Si è preferito evitare che un eventuale rigetto della questione relati-
va alla legittimità della nuova procedura (introdotta con apposito emendamento
costituzionale) per l’approvazione di una nuova Costituzione potesse legittimare
gli sviluppi successivi del processo costituente. La scelta strategica si è rivelata
essere sbagliata perché ha di fatto impedito che il giudice costituzionale potesse
intervenire per bloccare un progetto di riforma unilaterale della Costituzione.
68
È questo il giudizio perentoriamente espresso da A. ARATO, On Constitution
Making, cit., sulla base della considerazione per cui si dovrebbe interpretare la
disposizione del quinto comma dell’art. 25 della Costituzione del 1989 – ed in
generale tutte le norme che in funzione di garanzia prevedano condizioni più
gravi (ad esempio, quelle che impongono la formazione del consenso attraverso
maggioranze parlamentari super aggravate) rispetto a quelle previste dalle “sem-
plici” procedure di emendamento costituzionale - in maniera tale da impedire
che essa possa essere modificata con l’attivazione del meccanismo di revisione
costituzionale. In effetti, sebbene non sempre sia semplice verificare l’esistenza
di condizioni più gravi, un’interpretazione differente non sembra possibile perché
finirebbe con lo svuotare di significato la funzione di garanzia disposta dalla nor-
ma: in astratto, il non richiedere una maggioranza dei quattro quinti per modifica-
re la disposizione in questione produce l’effetto per cui una semplice maggioran-
za dei due terzi potrebbe incidere in ambiti chiaramente riservati alla disciplina
32 PARTE I
1
A. JACKAB, op. cit., riporta che il rifiuto bavarese della bozza di Costituzio-
ne proposta dagli occupanti costrinse i generali statunitensi ad esercitare pressioni
poco democratiche sul governo del Lander. K. OSVÁT – S. OSVÁT, Hungary’s 2011
Constitution: Key Features and Political Background, in ANU Centre for European
Studies Briefing Paper Series, 2011, 2, 1 – 17, segnala, invece, che furono necessari
soltanto otto mesi per adottare il testo costituzionale tedesco del 1949.
34 PARTE I
2
L. TRÓCSÁNYI, op. cit., riferisce che ai tempi dell’adozione della Costitu-
zione della V Repubblica francese, De Gaulle impose unilateralmente un testo
costituzionale non voluto dalle principali forze di opposizione. Sempre a propo-
sito della Costituzione francese K. OSVÁT – S. OSVÁT, op. cit., invece sottolinea
che essa venne approvata in soli sei mesi.
3
A. JACKAB, op. cit., riferisce anche che gli americani scrissero e imposero
la Costituzione giapponese del 1947 (attualmente vigente). Sempre lo stesso
autore inoltre riporta che la procedura di adozione della Costituzione federale
americana del 1787 fu promossa da un organo poco rappresentativo e poco
trasparente e fu adottata in aperta violazione delle norme di revisione costitu-
zionale previste dalla previgente costituzione confederale. A. VINCZE, op. cit.,
92, pur ammettendo che praticamente non vi è stata discussione pubblica, ricor-
da che anche la Convenzione di Filadelfia preparò la bozza di Costituzione in
completo segreto.
4
Come meglio si vedrà nei paragrafi successivi, la nuova Costituzione
prevede un “credo nazionale” (vedi la prossima nota), tre distinte parti e una
previsione conclusiva che rinvia all’adozione di norme transitorie. Per evitare
confusioni, sarà opportuno segnalare che ciascuna delle tre parti in cui si arti-
cola il testo costituzionale segue un proprio criterio di numerazione: le norme
della prima vanno dalla lettera A alla lettera T; le norme della seconda, invece,
vanno dal numero I al numero XXXI; le norme della terza, infine, vanno dal
numero 1 al numero 54. A. VINCZE, op. cit., 93, si chiede se sia possibile dedurre
conseguenze interpretative (ad esempio eventuali gerarchie) dalla tecnica uti-
lizzata per enumerare le norme.
LA GENESI 35
5
Per essere precisi, il costituente ungherese ha utilizzato l’espressione
«Nemzeti hitvallás» che in inglese deve essere tradotta non come «Preamble»,
ma piuttosto come «National Avowal». Nel dibattito italiano (in tal senso si
veda M. DE SIMONE, Ungheria: La nuova costituzione. Verso una deriva au-
toritaria?, in www.forumcostituzionale.it), l’espressione è stata tradotta con la
formula “credo nazionale”. Sia F. HORKAY HÖRCHER, op. cit., che L. TRÓCSÁNYI,
op. cit., sottolineano il punto e deducono alcune conseguenze interpretative.
6
Più precisamente, ai sensi del terzo paragrafo dell’art. R «The provisions
of the Fundamental Law shall be interpreted in accordance with their purposes,
the National Avowal and the achievements of our historical constitution». Se-
condo L. TRÓCSÁNYI, op. cit., la scelta di definire il nuovo testo come legge fon-
damentale anziché come costituzione porterebbe con sé un implicito richiamo
alla costituzione storica. Della stessa idea pare anche F. HORKAY HÖRCHER, op.
cit.. A. VINCZE, op. cit., 96 - 97, invece, segnala che alcune previsioni del “credo
nazionale” sono troppo generiche e per questo motivo, in ragione della funzione
interpretativa loro riconosciuta dall’art. R possono essere fonte di confusioni,
possono causare problemi applicativi e possono estendere oltremisura il margi-
ne di discrezionalità dell’autorità giudiziaria.
36 PARTE I
7
Si veda ancora una volta il terzo paragrafo dell’art. R. Anche A. JACKAB,
op. cit., pur esprimendosi in favore del processo di revisione costituzionale,
ritiene che l’inserimento dei richiami alla costituzione storica debba essere con-
siderato inopportuno. A. VINCZE, op. cit., 97, invece, sembra difendere la scelta
perché per un verso ritiene che siano molto rare le fattispecie in cui il concetto
possa trovare applicazione e per un altro perché ricorda che nei casi 48 del
1991, 2 del 1994 e 47 del 2009 la Corte costituzionale ha già richiamato l’idea
di costituzione storica.
8
A questo proposito sarà opportuno segnalare che la nuova Costituzione
contiene la cosiddetta Invocatio Dei («God bless the Hungarians»). È da no-
tare anche che relativamente al Re Santo Stefano il “credo nazionale” afferma
«We are proud that our king Saint Stephen built the Hungarian State on solid
ground, and made our country a part of Christian Europe one thousand years
ago». A proposito del ruolo del Cristianesimo, invece, si statuisce che «We re-
cognize the role of Christianity in preserving our nation». Anche A. JACKAB,
op. cit., contesta queste scelte del costituente ungherese. A. VINCZE, op. cit.,
94, invece, critica la scelta del termine utilizzato come titolo della parte, per-
ché l’espressione “credo nazionale” per un verso richiama il cosiddetto “credo
ungherese” (legato alle dolorose vicende del Trattato di Trianon) e per un altro
verso sembra imporre ai cittadini un obbligo di identificazione.
9
Diversamente da quanto ha scelto il costituente ungherese del 2011, il
costituente polacco, di fronte ad una società civile divisa tra gruppi cattolici e
militanti ateisti, ha scelto di non riferirsi in via esclusiva alla tradizione cristia-
na. Così, nell’attuale preambolo della Costituzione polacca si può leggere: «We,
the Polish Nation - all citizens of the Republic, both those who believe in God as
the source of truth, justice, good and beauty, as well as those not sharing such
faith but respecting those universal values as arising from other sources, equal
in rights and obligations towards the common good». Anche A. JACKAB, op. cit.,
pare ritenere questa soluzione preferibile.
10
In un passaggio del “credo nazionale”, a questo proposito, si legge: «We
value the various religious traditions of our country».
LA GENESI 37
11
È da notare, però, che, nella parte del documento che si colloca tra la di-
sposizione finale e le firme del Presidente della Repubblica e del Presidente del
parlamento, si può a questo proposito leggere: «We, the Members of Parliament
elected on 25 April 2010, being aware of our responsibility before God and
man, and in exercise of our constitutional power hereby adopt this to be the first
unified Fundamental Law of Hungary».
12
È da rilevare come rispetto alla formulazione contenuta nelle versioni
emendate della vecchia Costituzione il riferimento al termine “minoranze na-
zionali” viene sostituito dall’idea di “altre nazionalità che vivono con noi”. Se
si tiene in considerazione che tutti i testi internazionali in materia fanno riferi-
mento a questi termini, questa stranezza potrebbe forse essere spiegata con la
volontà di non dare applicazione agli standard minimi riconosciuti dal diritto
internazionale (in quanto formalmente applicabili alle minoranze e non alle na-
zionalità). Occorre inoltre segnalare che il riferimento al termine minoranze
etniche sparisce del tutto dal nuovo testo costituzionale.
13
Il “credo nazionale”, nell’individuare gli ungheresi come unico soggetto
costituente, si apre con la seguente statuizione: «WE THE MEMBERS OF THE
HUNGARIAN NATION, at the beginning of a new millennium, with a sense of
responsibility for every Hungarian, declare the following». A proposito delle
minoranze nazionali presenti sul territorio il testo si limita invece soltanto a sta-
tuire che «The nationalities living with us form part of the Hungarian political
community and are constituent parts of the State». R. DE FELICE – F. ZAMBUCO,
Osservazioni in merito ai rilievi sollevati dalla Commissione e dal Parlamento
dell’Unione europea alla nuova Costituzione ungherese, in Rass. Avv., 2012, 1,
99 – 120, definisce «troppo generico» il passaggio appena riportato.
14
È questo quanto viene giustamente sottolineato da M. SALVETTI, L’Ungheria
e la nuova Costituzione che preoccupa l’Europa, in www.rivistaaic.it.
38 PARTE I
15
A questo proposito occorre segnalare che nel “credo nazionale” si legge:
«we believe that our national culture is a rich contribution to the diversity of
European unity and we respect the freedom and culture of other nations, and
shall strive to cooperate with every nation of the world».
16
Secondo il “credo nazionale” l’Ungheria si impegna «to preserve the in-
tellectual and spiritual unity of our nation torn apart in the storms of the last
century». Tale previsione, letta in combinato disposto all’art. D, è stata avverti-
ta come una minaccia dagli stati vicini che ospitano minoranze ungheresi. Non
sarà superfluo rilevare che la Slovacchia, certamente preoccupata dalle circo-
stanze politiche generali, ha rifiutato il visto di ingresso al Presidente Solyom
che avrebbe dovuto andare ad inaugurare una statua di Santo Stefano presso
una comunità ungherese che vive all’interno dei suoi confini. Il caso è stato og-
getto di una pronuncia della Corte di giustizia dell’Unione europea (C - 364/10,
Ungheria contro Slovacchia, del 16 ottobre 2012) che ha statuito che, malgrado
la libertà di circolazione delle persone riconosciuta dai trattati istitutivi, il dinie-
go del visto da parte delle autorità slovacche è stato perfettamente legittimo dal
punto di vista dell’ordinamento sovranazionale.
17
A questo proposito nel “credo nazionale” è possibile leggere che «We do
not recognise the suspension of our historical constitution due to foreign occupa-
tions» e che «We date the restoration of our country’s self-determination, lost on
the nineteenth day of March 1944, from the second day of May 1990, when the
first freely elected body of popular representation was formed. We shall consider
this date to be the beginning of our country’s new democracy and constitutional
order». Si può già notare che il momento dell’adozione delle modifiche costitu-
zionali del 1989 è posto all’interno dell’arco cronologico da disconoscere.
18
Il problema nasce dal fatto che secondo il “credo nazionale” «We do not
recognise the communist constitution of 1949, since it was the basis for tyran-
nical rule; therefore we proclaim it to be invalid». Malgrado l’interpretazio-
ne letterale sembri legittimare una simile ricostruzione, L. TRÓCSÁNYI, op. cit.,
esclude in radice la possibilità di un’interpretazione del genere. Sul punto vedi
infra nei capitoli successivi.
LA GENESI 39
19
È facile rendersi conto che se si dovesse prendere alla lettera la previsione
in questione, essendo l’unica base di legittimità della nuova Costituzione rap-
presentata proprio dal testo normativo in questione, si finirebbe per dare vita ad
un vero e proprio paradosso legale: disposizioni che dichiarano la nullità di un
testo hanno come unica base di fondamento il testo annullato. Il paradosso è
anche evidenziato da A. VINCZE, op. cit., 96.
20
A questo proposito, dopo aver fissato la data di entrata in vigore per l’1
gennaio 2012, il secondo comma della norma conclusiva della Costituzione
sembra esplicito nel dichiarare che «Parliament shall adopt the Fundamental
Law pursuant to Section 19(3)a) and Section 24(3) of Act XX of 1949». Il terzo
comma della disposizione invece preannuncia la prossima introduzione di dis-
posizioni transitorie.
21
La possibilità di riaprire i termini per punire i crimini commessi nel pre-
cedente regime era stata affrontata dalla Corte costituzionale con la sentenza 11
del 1992 con cui, in nome di superiori esigenze di certezza del diritto, si statuiva
l’impossibilità dell’operazione.
22
È questa l’interpretazione che giustamente M. DE SIMONE, op. cit., de-
duce dall’inciso in cui nel “credo nazionale” si afferma che: «We declare that
no statutory limitation applies to the inhuman crimes committed against the
Hungarian nation and its citizens under the national socialist and communist
dictatorships».
40 PARTE I
ity for the fate of Hungarians living beyond its borders, and shall
facilitate the survival and development of their communities, it
shall support their efforts to preserve their Hungarian identity,
the assertion of their individual and collective rights, the estab-
lishment of their community self-governments, and their prosper-
ity in their native lands, and shall promote their cooperation with
each other and with Hungary»23.
Esattamente come nel “credo nazionale”, inoltre, anche
l’art. H sembra ispirato da una volontà di distinguere i cittadini
di nazionalità magiara dagli altri: garantendo solo la protezione
della lingua ungherese e limitandosi a consentire alle “altre na-
zionalità” (soltanto) la possibilità di utilizzare la propria, il testo
costituzionale pare dare una conferma della volontà di operare
una distinzione tra i vari gruppi sociali che vivono sul territorio24.
In piena coerenza con l’impostazione nazionalistica che
la connota, in questa parte del testo costituzionale, emergono
poi una serie di norme che testimoniano una certa chiusura nei
confronti dell’Europa. Così, si può notare innanzitutto che,
mentre l’art. K ha l’effetto di allontanare un possibile ingres-
so nella moneta unica europea25, l’art. E, oltre a riproporre
le procedure di ratifica già previste dal vecchio art. 2A, si
richiama agli schemi (assai lontani dagli schemi adottati dalla
teoria costituzionale europea) della delega delle competenze,
del fondamento interno dell’ordine giuridico sovranazionale
23
A. VINCZE, op. cit., 98, sottolinea che una norma simile era contenuta nella
Costituzione precedente. A ben vedere però, la formulazione del vecchio art. 6
si limitava semplicemente a prevedere soltanto che «The Republic of Hungary
bears a sense of responsibility for the fate of Hungarians living outside its borders
and shall promote and foster their relations with Hungary» e non aveva alcun
riferimento né alla volontà di preservare il senso di identità, né alla volontà di
offrire aiuto per l’instaurazione di formule di autogoverno.
24
A questo proposito l’art. H, dopo aver statuito che «In Hungary the of-
ficial language shall be Hungarian», al secondo comma prevede che «Hungary
shall protect the Hungarian language». A fronte di queste previsioni, l’art.
XXIX, senza prevedere nessun obbligo di protezione, dispone che «Nationali-
ties living in Hungary shall have the right to use their native languages and to
the individual and collective use of names in their own language, to promote
their own culture and to be educated in their native languages». Critico con
queste scelte A. VINCZE, op. cit., 99.
25
Prevedendo che «The official currency of Hungary shall be the forint», la
disposizione in questione impone che un eventuale ingresso nella moneta unica
europea sia possibile solo dopo una modifica costituzionale.
LA GENESI 41
26
Il nuovo art. E, dopo aver precisato che il governo è autorizzato ad eser-
citare in sede europea le prerogative previste dal diritto dell’Unione, definisce
le procedure di ratifica e, riprendendo quanto già previsto dalla vecchia Costi-
tuzione, impone una maggioranza dei due terzi dei membri del Parlamento per
la ratifica dei trattati europei. Come opportunamente segnala M. DE SIMONE, op.
cit., sparisce il principio pacifista che, sul modello dell’art. 11 italiano, era stato
previsto dal primo comma dell’art. 6 del vecchio testo costituzionale.
27
Secondo l’art. Q «In order to create and maintain peace and security and
to achieve the sustainable development of humanity, Hungary shall strive for co-
operation with every nation and countries of the world. Hungary shall ensure
harmony between international law and Hungarian law, in order to fulfil its ob-
ligations under international law, Hungary shall accept the generally recognized
rules of international law. Other sources of international law shall become part
of the Hungarian legal system by publication in the form of legislation».
28
Secondo il primo comma dell’art. L «Hungary shall protect the institu-
tion of marriage, as the union of a man and a woman established by voluntary
decision, and the family as the basis of the nation’s survival». Se, in virtù del
tenore letterale della norma, si dovesse affermare l’interpretazione per cui la
disposizione intende escludere il riconoscimento di qualunque tipo di unione
omosessuale (ad esempio le unioni civili istituite in Ungheria a cominciare dal
2009), occorrerebbe prendere atto che il costituente si è posto in una situazione
di contrasto con le indicazioni provenienti dagli orientamenti più progressisti
espressi dalla precedente giurisprudenza costituzionale, dalla giurisprudenza
della Corte europea dei diritti dell’uomo (la decisione 30191/04, Schalk and
Kopf vs. Austria, pur riconoscendo che non esiste uno standard europeo in ma-
teria di riconoscimento delle unioni omosessuali, in un inciso si preoccupa di
puntualizzare che «the Court cannot but note there is an emerging European
consensus towards legal recognition of same-sex couples. Moreover, this ten-
dency has developed rapidly over the past decade») e dalle norme europee (a
questo proposito, pur con tutti i suoi limiti di applicazione, l’art. 23 della Carta
dei diritti fondamentali dell’Unione non opera distinzioni tra coppie omoses-
42 PARTE I
31
R. DE FELICE – F. ZAMBUCO, op. cit., 110, critica questa impostazione e seg-
nala come le preoccupazioni di bilancio possano facilmente spingere la Corte
ad un atteggiamento poco garantista. Perplessità esprime anche A. VINCZE, op.
cit., 100, che ricorda come la Corte possa essere indotta (peraltro, come meglio
vedremo infra, sotto la spinta delle altre previsioni costituzionali) a non inter-
venire per correggere provvedimenti in materia fiscale.
32
Per dovere di cronaca occorre ricordare come, sin dalle primissime fasi
della transizione degli anni novanta, FIDESZ si sia preoccupata di difendere
gli schemi della democrazia concertativa che era stata imposta dalla classe diri-
gente comunista per sfruttare la frammentazione delle opposizioni e provare a
ritagliarsi un ruolo nell’Ungheria post-comunista. I vecchi dirigenti ungheresi,
infatti, ritenevano che nel quadro politico degli anni novanta l’introduzione di
una serie di provvedimenti da adottare a maggioranza qualificata avrebbe fa-
cilitato un loro coinvolgimento nelle decisioni più importanti. Tuttavia, non
si può fare a meno di notare che, in un contesto caratterizzato da un quadro
parlamentare in cui una maggioranza dei due terzi dimostra quasi quotidiana-
mente di non voler prendere in considerazione il punto di vista di opposizioni
deboli e frammentate, l’introduzione della legislazione organica perde di ogni
valenza di garanzia del pluralismo e si trasforma in uno strumento per rafforza-
re la possibilità di sopravvivenza di norme unilateralmente imposte. Da questo
punto di vista è facile rendersi conto che le nuove norme organiche potrebbero
essere modificate senza il consenso di FIDESZ soltanto nel caso (invero abba-
stanza remoto) che dalle prossime elezioni dovesse uscire un Parlamento in cui
l’attuale maggioranza è rappresentata da meno di un terzo dei parlamentari. La
composizione politica delle attuali forze di opposizione (dagli eredi del vecchio
Partito comunista alla destra neonazista) rende assai difficile che un’ipotesi del
genere si possa realizzare nel breve periodo.
33
In questo senso, il quarto comma dell’art. T prevede che «Cardinal Acts
shall be Acts of Parliament, the adoption and amendment of which require a
two-thirds majority of the votes of Members of Parliament present».
44 PARTE I
34
I difensori della nuova Costituzione ungherese, oltre a rilevare che in
molti ordinamenti europei si utilizza la legislazione organica, sostengono che
a fronte di oltre cinquanta richiami nel testo, in realtà, le materie riservate al
legislatore organico sono circa una trentina. Tuttavia, è il caso di rilevare che,
diversamente da quanto avviene negli altri ordinamenti e a prescindere dal nu-
mero concreto delle materie riservate, ciò che preoccupa di più è la previsione
della maggioranza aggravata (per non dire ‘quasi costituzionale’) per dettare
discipline dettagliate in ambiti sensibili alle evoluzioni sociali come il diritto di
famiglia o il sistema fiscale e pensionistico.
35
Cfr. L. CSINK, Sources of law, in L. CSINK – B. SCHANDA – A. ZS. VARGA, op.
cit., ritiene che la ragione per cui alcuni ambiti sono riservati al legislatore organico
sia da spiegare con la volontà di garantire stabilità giuridica di certi principi ritenuti
particolarmente importanti. Pertanto, egli ritiene che i richiami non sono di per se
stessi lesivi, ma essi possono creare problemi di democraticità soltanto nel caso in
cui il legislatore organico dovesse intervenire a determinare (non solo i principi,
ma) anche le normative di dettaglio. A. VINCZE, op. cit., 101, oltre a segnalare le
questioni già esposte, evidenzia che si potrebbero determinare problemi anche nel
caso in cui l’attuale maggioranza dovesse essere confermata senza l’appoggio dei
due terzi dei parlamentari. Anche A. JACKAB, op. cit., pur sdrammatizzando la que-
stione e pur sostenendo che i riferimenti alla legislazione organica sono diminuiti
rispetto a quanto previsto dalla vecchia Costituzione, riconosce che gli ambiti con-
cretamente riservati possono destare preoccupazioni. L. TRÓCSÁNYI, op. cit., sembra
sottintendere che anche da questo punto di vista l’intervento del costituente è stato
opportuno perché ha ridotto gli ambiti riservati alla legislazione ordinaria.
36
Ai sensi del secondo dell’art. T «Legislation shall include Acts of Parlia-
ment, government decrees, orders by the Prime Minister, ministerial decrees,
orders by autonomus regulatory bodies and local ordinances. Legislation shall
also include orders issued by the National Defence Council and the President
LA GENESI 45
of the Republic during any state of national crisis». È da notare che, limitandosi
a disporre che «no legislation shall conflict with the Fundamental law» e non
prevedendo alcuna forma di ulteriore coordinamento tra le varie tipologie di atti
che richiama, la norma sembra equipararli tutti e pare voler lasciare aperta la
gerarchia delle fonti. L. CSINK, op. cit., nega la legittimità di un’interpretazione
del genere e propone una propria ricostruzione della gerarchia delle fonti.
37
È quanto sottolinea M. DE SIMONE, op. cit.. Lo stesso autore segnala pure
che, non curandosi dei fatti di cronaca che registrano un numero crescente di
episodi di violenza nei confronti delle comunità Rom, la nuova Costituzione non
si è preoccupata di escludere la legittimità delle organizzazioni paramilitari di
ispirazione politica (che in molti casi sono state protagoniste dei detti episodi).
38
In un’intervista recentemente rilasciata, proprio a proposito di questo titolo
del testo costituzionale, Orban ha confermato sia il carattere sostanzialmente illibe-
rale della Costituzione, sia il ritorno di una certa dimensione organicistica e ha giu-
stificato queste scelte sulla base di una presunta volontà espressa dagli ungheresi.
46 PARTE I
39
Al di là delle affermazioni retoriche che hanno accompagnato l’entrata
in vigore del testo sul piano dei diritti sociali (e dei diritti connessi alla sfera
lavorativa in particolare) si registrano preoccupanti arretramenti. Come segnala
M. DE SIMONE, op. cit., con una formulazione ambigua (l’art. XVII parla ge-
nericamente di “diritto all’interruzione del lavoro”) il diritto di sciopero viene
equiparato al diritto di serrata, manca un riferimento al diritto al lavoro e spari-
sce il diritto ad un’equa retribuzione.
40
Dopo aver solennemente statuito che «Hungary shall recognize the fun-
damental individual and collective rights of Man», l’art. I, al terzo comma, pre-
cisa che «A fundamental right may be restricted to allow the exercise of another
fundamental right or to defend any constitutional value to the extent absolutely
necessary, in proportionate to the desidered goal, and in respect of the essential
content of such fundamental right». Anche R. DE FELICE – F. ZAMBUCO, op. cit.,
110 critica la scelta del costituente.
41
Potrà essere utile ricordare che l’art. O statuisce che «Every person shall be
responsible for his or herself, and shall be obliged to contribute to the performance
of state and community tasks to the best of his or her abilities and potential» e che
l’art. P prevede che «All natural resources, especially agricultural land, forests and
drinking water supplies, biodiversity – in particular native plant and animal species
– and cultural assets shall form part of the nation’s common heritage, and the State
and every person shall be obliged to protect, sustain and preserve them for future
generations». Secondo N. CHRONOWSKI – T. DRINÓCZI – M. KOCSIS, What question of
interpretation may be raises by the new Hungarian constitution?, in Int. Const. Law,
2012, 1, 41 – 64, possono essere fatte rientrare tra le norme della prima parte in cui si
manifesta la retorica organicista anche l’art. C (relativo al diritto/dovere di resistenza
contro il potere arbitrario) e l’art. R. (relativo all’obbligo di rispettare la Costituzione).
42
Si può a questo proposito indicare che N. CHRONOWSKI – T. DRINÓCZI – M.
KOCSIS, op. cit., 50 sostiene che nel passaggio dal vecchio al nuovo testo costi-
LA GENESI 47
48
Il 21 febbraio 2011, Tibor Navracsics, Ministro ungherese della Giustizia
e della Pubblica amministrazione, ha richiesto alla Commissione di Venezia di
preparare un’opinione su tre specifici quesiti legati al processo costituente un-
gherese. Con il primo di questi quesiti si chiedeva di accertare se un’eventuale
incorporazione di alcune previsioni della Carta dei diritti fondamentali dell’U-
nione europea all’interno del nuovo testo costituzionale potesse essere utile ai
fini di un rafforzamento della protezione dei diritti fondamentali in Ungheria e
ai fini di un rafforzamento dei comuni valori europei. Di fronte a questa que-
stione, la Commissione, con il parere 614 del 2011, CDL – AD (2011) 001 (On
three legal questions arising in the process of drafting the new Constitution on
Hungary), rispondeva che, malgrado i lodevoli intenti, la scelta dell’incorpora-
zione poteva comportare insidie tecniche di non facile soluzione. In particolare,
si mettevano in evidenza i rischi di conflitti interpretativi che si potrebbero
determinare in seguito ad una simile scelta: Corte di giustizia europea e corti
interne, partendo dallo stesso testo, potrebbero fornire interpretazioni differenti
e finire con il delegittimarsi reciprocamente. Inoltre, nell’ipotesi in questione,
si assisterebbe ad un proliferare delle cosiddette situazioni di «doppia pregiudi-
zialità» (per maggiori indicazioni sui problemi teorici della doppia pregiudizia-
lità si veda M. CARTABIA, Considerazioni sulla posizione del giudice comune di
fronte a casi di «doppia pregiudizialità», comunitaria e costituzionale, in Foro
it., 1997, 5, 222 – 225) perché ogni contrasto con il diritto europeo sarebbe per
definizione anche un contrasto con il diritto interno che lo richiama e ciò, met-
tendo i giudici ordinari nelle condizioni di dover concretamente scegliere quale
ricorso esperire, potrebbe creare le condizioni per una vera e propria “fuga”
dalla Corte di giustizia.
Al di là della questione specifica, ai fini del nostro discorso il documento è
interessante anche perché, avendo l’Ungheria scelto di discostarsi dal parere
della Commissione, mette in evidenza i limiti del dialogo tra i vari sistemi giu-
ridici e quindi offre una prima conferma dell’idea portata avanti in questo libro.
49
Come giustamente segnala A. VINCZE, op. cit., 103, il terzo comma dell’art.
VI prevede che «The exercise of the right to the protection of personal data and the
access to data of public interest shall be supervised by an indipendent authority»
e sembra finalizzato ad aprire la possibilità di una rimozione strumentale del Com-
LA GENESI 49
missario ungherese per la protezione dei dati personali (vedi anche le considerazio-
ni svolte infra nelle prossime pagine). Una simile evenienza si porrebbe in aperto
contrasto con le indicazioni provenienti dall’art. 28 della Direttiva 95/46/CE che
invece impongono la piena indipendenza dell’Autorità nazionale che provvede al
controllo dei dati personali. È appena il caso di notare che, secondo quanto statuito
dalla sentenza C - 518/07, Commissione contro Germania, della Corte di giustizia
europea, l’indipendenza da riconoscere delle autorità di controllo deve essere intesa
nel senso che essa esclude qualunque influenza diretta o indiretta.
50
Prevedendo che «Every human being shall have the right to life and human
dignity; embrionic and foetal life shall be subject to protection from the moment of
conception», la previsione contenuta all’art. II pare ricollegarsi ad una concezione
assoluta della vita dell’embrione e (pur non essendo l’unica norma costituzionale
in Europa che contiene una disposizione del genere) sembra legittimare un bilan-
ciamento tra interessi contrapposti che in qualsiasi caso privilegia l’interesse alla
vita del nascituro su quello contrastante della madre. Una simile possibilità è stata
esplicitamente esclusa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso 25579/05,
A, B e C contro Irlanda dove i giudici hanno precisato che è necessario un equo
bilanciamento tra gli interessi contrapposti. Sul piano extragiuridico, la norma in
questione è stata criticata anche perché, nel momento in cui afferma la dignità uma-
na, non si preoccupa di escludere (esplicitamente) la legittimità della pena di morte.
Critico sul punto R. DE FELICE – F. ZAMBUCO, op. cit., 111.
51
A questo proposito si può segnalare come prevedendo che «life impri-
sonment without parole shall only be imposed in relation to the commission of
wilful and violent offence», il secondo comma dell’art. IV si pone in contrasto
con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ed in particolare
con la sentenza 21906/04, Kafkaris contro Cipro, con cui i giudici di Strasburgo
hanno puntualizzato che una condanna all’ergastolo è conforme ai parametri
imposti dalla Convenzione soltanto nei casi in cui al prigioniero sia lasciata una
possibilità, seppur minima, di essere rilasciato. Condivide le perplessità anche
R. DE FELICE – F. ZAMBUCO, op. cit., 111. M. SALVETTI, op. cit., invece, giusta-
mente sottolinea come la costituzionalizzazione di una norma che generalmente
è prevista nei codici (o comunque nella legislazione ordinaria) sia anomala. M.
DE SIMONE, op. cit., segnala che, con una scelta anomala per un testo costitu-
zionale, il costituente sceglie di riconoscere la legittima difesa, ma in maniera
assai discutibile non si preoccupa di vincolarla al criterio della proporzionalità
tra offesa e reazione.
52
Si potrebbe a questo proposito mettere in evidenza come, prevedendo
50 PARTE I
54
Condivide il giudizio sia R. DE FELICE – F. ZAMBUCO, op. cit., 113, che M.
DE SIMONE, op. cit..
55
In tal senso può essere emblematico il fatto che, sebbene l’art. 26 si
premuri di puntualizzare che i singoli giudici «shall be independent and only
subordinated to law», la nuova Costituzione in nessun punto si preoccupa di
statuire che la magistratura rappresenta un potere indipendente.
56
Il primo comma dell’art. 25 cambia il nome della massima autorità giudi-
ziaria ungherese: abbandonato il nome Corte suprema (Legfelsőbb Bíróság in
ungherese) si riprende il nome storico Curia (Kúria).
57
La disciplina del nuovo Commissario per i diritti fondamentali è conte-
nuta nell’art. 30.
58
In F. VECCHIO, Lo strano caso della nuova Costituzione ungherese e la necessità
di ripensare l’architettura istituzionale europea, in B. ANDÒ – F. VECCHIO, Costituzio-
ne, globalizzazione e tradizione giuridica europea, Padova, CEDAM, 2012, 161 –
181, mi è sembrato opportuno parlare di un tentativo di “colonizzazione” istituzionale.
59
In questo senso si veda l’art. 41 del testo costituzionale.
60
Condivide questa idea anche M. BÁNKUTI – G. HALMAI – K. SCHEPPELE, op.
cit., 138 – 140.
52 PARTE I
61
Vedi a questo proposito il quarto comma dell’art. 24 che, per i giudici
costituzionali, prevede un’elezione a maggioranza dei due terzi dei membri del
Parlamento e una durata in carica di dodici anni. M. BÁNKUTI – G. HALMAI – K.
SCHEPPELE, Hungary’s Illiberal Turn. Disabling the Constitution, in Journ. of
Dem., 2012, 3, 128 – 146, sottolinea che l’abbandono della vecchia regola di
nomina dei giudici che (oltre alla maggioranza dei due terzi dei membri del
Parlamento) richiedeva anche il consenso della maggioranza dei partiti è fina-
lizzato a permettere alla coalizione di governo di scegliere i nuovi giudici senza
la necessità di accordi con gli altri gruppi parlamentari.
62
Uno dei componenti della Corte costituzionale ha dovuto rinunciare
all’incarico perché nominato Ambasciatore negli Stati Uniti.
63
Dopo aver disciplinato le modalità di elezione dei giudici, il quarto com-
ma dell’art. 24 dispone che «Parliament shall elect, with a two-thirds majority
of the votes, a member of the Constitutional Court to serve as its President until
the expiry of his or her mandate».
64
Ai sensi dell’art. 10, il Presidente della Repubblica sarà eletto dal Parlamento
per cinque anni. Ai sensi del terzo comma dell’art. 26, della Costituzione il Presi-
dente del supremo organo giurisdizionale sarà eletto (con maggioranza dei due terzi)
per nove anni. Ai sensi del quarto comma dell’art. 29, il Procuratore generale è eletto
(sempre con maggioranza dei due terzi) per nove anni. Il quadro può essere ulterior-
mente arricchito facendo riferimento anche all’art. 43. A queste figure istituzionali
occorre poi aggiungere tutte quelle altre che, pur non essendo elette per via parla-
mentare, comunque occupano ruoli chiave con cariche superiori alla durata ordinaria
della legislatura (ad esempio il Consiglio per il bilancio di cui si parla infra).
LA GENESI 53
65
Sotto il titolo «special legal orders» si trovano l’art. 48 (dedicato alle re-
gole generali che governano gli stati di eccezione), l’art. 49 (dedicato allo stato
di crisi nazionale), l’art. 50 (dedicato allo stato di emergenza), l’art. 51 (dedi-
cato allo stato di difesa preventiva), l’art. 52 (dedicato agli attacchi inaspettati),
l’art. 53 (dedicato allo stato di estremo pericolo) e l’art. 54 (che contiene altre
regole generali per gli stati di eccezione).
66
Pur avendo il governo ungherese giustificato la previsione attraverso il ri-
ferimento alle istituzioni della governance imposte dal diritto europeo, il primo
comma dell’art. 23, prevedendo che «Parliament may establish autonomous
and regulatory bodies to perform and exercise particular responsibilities and
competences of the executive branches by virtue of a cardinal Act», non fa
alcun riferimento ai vincoli sovranazionali e non individua limiti costituzionali
alla potestà che il Parlamento ha di creare autorità.
67
L’art. 44 prevede l’istituzione di un Consiglio per il bilancio in funzione di
supporto dell’attività del Parlamento. Nel disciplinarne le funzioni, il secondo e il
terzo comma della disposizione in questione prevedono che «The Budget Council
shall make a statutory contribution to the preparation of the State Budget Act. The
adoption of the State Budget Act shall be subject to the prior consent of the Budget
Council in order to meet the requirement set out in Article 36(4) – (5)». La parte finale
dell’articolo (quarto e quinto comma), pur rinviando per i dettagli dell’organizzazione
ad una legge organica, prevede invece che tra i membri del Consiglio siano obbliga-
toriamente inseriti «the President of the Budget Council, the Governor of the National
Bank of Hungary and the President of the State Audit Office» e che «The President of
the Budget Council shall be appointed for six years by the President of the Republic».
Sottolinea l’anomalia di questa istituzione M. DE SIMONE, op. cit..
54 PARTE I
68
Si può ad esempio segnalare come, nel disciplinare le regole per l’orga-
nizzazione giudiziaria, il quarto comma dell’art. 25 si limiti misteriosamente
a prevedere che «the judiciary shall have a multi-level organization», senza
spiegare in alcun modo cosa sia una struttura giudiziaria multilivello.
69
A questo proposito si veda il primo comma dell’art. 50 e si noti che nel
testo costituzionale non è definita la procedura per la nomina dei magistrati.
70
A questo proposito vedi il secondo comma dell’art. 26, dove si stabilisce
che l’età di pensionamento dei giudici passa dagli attuali settanta anni a sessan-
tadue anni. M. DE SIMONE, op. cit., segnala che per effetto dell’entrata in vigore
di questa previsione circa trecento giudici (pari all’11% del totale) dovranno
essere immediatamente sostituiti. È appena il caso di segnalare che, letta in
abbinamento con l’assenza di un organo di autogoverno della magistratura, la
disposizione in questione non può che confermare i sospetti.
71
Le modalità di accesso alla Corte costituzionale previste dalla nuova Co-
stituzione sembrano disegnate su misura per le esigenze dell’attuale maggio-
ranza. Se si tiene in considerazione il quadro politico dell’Ungheria di oggi si
capisce come il secondo comma lett. e dell’art. 24, prevedendo che la nuova
tipologia di controllo astratto di costituzionalità sia riservata ad un quarto dei
membri del Parlamento, al Governo e al Commissario per i diritti fondamen-
tali, abbia concepito il giudizio costituzionale come una forma di ulteriore ga-
ranzia dell’attuale maggioranza: avendo il Governo scelto di nominare come
Commissario per i diritti fondamentali una persona vicina (che, come si vedrà
meglio nei prossimi capitoli, si è però rivelata inaspettatamente attiva) e stante
la frammentazione delle opposizioni (soltanto nel caso altamente improbabile
di un’alleanza tra i socialdemocratici e la destra estrema sarebbe possibile rag-
giungere la soglia per investire la Consulta), il nuovo controllo astratto di costi-
tuzionalità travisa le indicazioni del parere della Commissione di Venezia (che,
in proposito, parlava solo del Commissario per i diritti fondamentali) e di fatto
disegna un sistema che, nell’ipotesi (improbabile) in cui l’attuale maggioranza
LA GENESI 55
74
In difesa della nuova Costituzione molti autori (in questo senso oltre ai
già citati A. JACKAB, op. cit., L. CSINK – B. SCHANDA – A. ZS. VARGA, op. cit. e
K. OSVÁT – S. OSVÁT, op. cit., si veda A. PECORARIO – G. PUPPINCK, Memoran-
dum on the Hungarian new Constitution of 25 April 2011, Washington, Ama-
zon, 2012) hanno segnalato che norme analoghe a quelle contenute nel testo
ungherese sono riscontrabili in tutte le Costituzioni europee. Così ad esempio
si è sostenuto che altri sistemi (ad esempio quello irlandese) vietano l’aborto
o (ad esempio il sistema inglese) ammettono l’ergastolo senza possibilità di
revisione della pena. A ben vedere simili argomenti non paiono accettabili per
vari ordini di ragioni. Innanzitutto, perché essi non tengono in considerazione
che, diversamente da quanto accade oggi in Ungheria, le norme in questione
sono in molti casi cronologicamente precedenti alle adesioni alla Convenzione
europea dei diritti dell’uomo e all’Unione europea e si sono adeguate soltanto
per via interpretativa perché non potevano tenere in considerazione l’esistenza
del diritto convenzionale e del diritto europeo. In secondo luogo, anche nel
caso in cui questi sistemi non si siano adeguati per via interpretativa (come
generalmente avviene in casi di questo genere), l’eventuale esistenza di norme
nazionali che producono effetti contrari alla Convenzione europea o ai Trattati
istitutivi dell’Unione non è un valido argomento per legittimare norme che ap-
LA GENESI 57
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE
DI UN DIALOGO PREVENTIVO
3. LE PRIME REAZIONI EUROPEE
E IL TENTATIVO DI INSTAURARE UN DIALOGO
CON LE AUTORITÀ UNGHERESI
1
Inizialmente, la Germania ha espresso preoccupazione per l’evoluzione
della situazione ungherese e ha segnalato come la metodologia e i contenuti del
nuovo testo costituzionale, oltre ad essere estranei dalla tradizione costituzio-
nale europea, sono contrari ai principi dell’Unione. L’intervento tedesco ha a
sua volta determinato una reazione del governo ungherese che ha ammonito la
Germania a non intromettersi negli affari interni di uno stato sovrano. A partire
da quel momento si è assistito ad un progressivo deterioramento dei rapporti di-
plomatici tra i due paesi e l’Ungheria, avviando un progressivo allontanamento
del paese dal blocco occidentale, è stata oggetto di altre censure da parte di altri
paesi europei ed extraeuropei (in primis gli Stati Uniti).
62 PARTE II
2
Ci si riferisce al parere CON/2011/33 del 12 aprile 2011.
3
Non è certo un mistero che, grazie al numero di seggi conquistati alle
elezioni del 2009, FIDESZ abbia un peso politico importante all’interno degli
equilibri del Parlamento europeo e del Partito popolare europeo.
4
A questo proposito si veda la risoluzione del 5 luglio 2011.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 63
5
È quanto riporta l’articolo di L. PHILLIPS, Germany to Hungary: New
constitution breaches EU values, in www.euobserver.com.
6
Il contenuto concreto del parere 614 del 2011, CDL – AD (2011) 001 (On
three legal questions arising in the process of drafting the new Constitution on
Hungary) era stato già preso in considerazione nella nota 48, 71 e 72 del secon-
do capitolo.
7
Il provvedimento dell’Assemblea parlamentare porta la data del 26 marzo
2011.
8
Parere 621 del 2011, CDL – AD (2011) 016 (Opinion on the new Constitu-
tion of Hungary).
64 PARTE II
9
Si rinvia ancora una volta a quanto rilevato nella nota 48, 71 e 72 del
secondo capitolo e si osservi che il costituente ha adempiuto soltanto all’indi-
cazione di non incorporare nella Costituzione ungherese i diritti contenuti nella
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
10
A questo proposito al paragrafo 24 del parere della Commissione si legge
«the Venice Commission finds that a too wide use of cardinal laws is problem-
atic with regard to both the Constitution and ordinary laws. In its view, there
are issues on which the Constitution should arguably be more specific. These
include for example the judiciary. On the other hand, there are issues which
should/could have been left to ordinary legislation and majoritarian politics,
such as family legislation or social and taxation policy. The Venice Commis-
sion considers that parliaments should be able to act in a flexible manner in
order to adapt to new framework conditions and face new challenges within
society. Functionality of a democratic system is rooted in its permanent ability
to change. The more policy issues are transferred beyond the powers of simple
majority, the less significance will future elections have and the more possibili-
ties does a two-third majority have of cementing its political preferences and
the country’s legal order. Elections, which, according to Article 3 of the First
Protocol to the ECHR, should guarantee the “expression of the opinion of the
people in the choice of the legislator”, would become meaningless if the leg-
islator would not be able to change important aspects of the legislation that
should have been enacted with a simple majority. When not only the fundamen-
tal principles but also very specific and “detailed rules” on certain issues will
be enacted in cardinal laws, the principle of democracy itself is at risk. This
also increases the risk, for the future adoption of eventually necessary reforms,
of long lasting political conflicts and undue pressure and costs for society».
11
A questo proposito al paragrafo 34 si legge: «there are a number of state-
ments and terms in the Preamble that might raise concern. These statements,
terms and the underlying approach are all the more problematic as, according
to Article R § 313 of the Constitution, the Preamble shall have a substantial
influence on the interpretation of the entire Constitution and appears to be pro-
vided legal significance. Although preambles are usually seen as one of several
means of interpretation of the Constitution, the reference to the Preamble in
Article R § 3 may lead to problems in the Hungarian case since the Preamble’s
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 65
text lacks precision, which is essential for a legal text, and contains a number of
potentially controversial statements. The reference to the “historical constitu-
tion” is quite unclear, since there have been different stages in the development
of different historical situations in Hungary and therefore there is no clear and
no consensual understanding of the term “historical constitution”».
12
Nel paragrafo 79, richiamandosi al nuovo art. XV, la Commissione di
Venezia scrive che: «the Hungarian Constitution might create the impression
that discrimination on this ground is not considered to be reprehensible».
13
Nel paragrafo 82 si censura l’art. XXIX sostenendo che «The Commis-
sion notes that, while the present Constitution asserts the State’s obligation
to ensure the fostering of the cultures of national and ethnic minorities, the
use of their native languages, education in their native languages and the use
of names in their native languages, the basic provisions of the new Constitu-
tion dealing with the protection of Hungary’s “nationalities” only make refer-
ence to the “respect” of the rights of citizens belonging to national minorities,
without establishing any positive obligation on behalf of the State. The term
“protect” is not used in relation to minority rights and the term “promote” is
only mentioned in the Preamble in reference to “the cultures and languages of
nationalities living in Hungary”. It is true however that the Preamble includes
a broader commitment of the State for the protection of its nationalities. The
Venice Commission expects that the Hungarian authorities to make sure that
such an approach will not result, in practice, in a diminution of the level of
minority protection previously guaranteed in Hungary».
14
In questo senso, al paragrafo 97, il parere afferma che «in the light of the
2010 curtailment of the Court’s powers, confirmed by the new Constitution and
of the recent developments mentioned in the previous paragraphs, the Com-
mission is concerned that a number of provisions of the new Constitution may
undermine further the authority of the Constitutional Court as a guarantor of
constitutionality of the Hungarian legal order».
15
Al paragrafo 89 la Commissione scrive che «The weakening of the parlia-
mentary majority’s powers and of the position of the Constitutional Court in the
Hungarian system of checks and balances, as it results from the new Constitu-
tion, is for the Venice Commission a reason of concern».
16
Al paragrafo 128 la Commissione scrive che «The establishment and the
competences of the Budget Council, as well as its composition and the way it
is established (Article 44(4))45, has a significant impact on the adoption of the
State Budget and the Parliament’s related power. This is of key importance for
Parliament as, in addition to legislation, the Budget is the main instrument for
parliamentary majority to express and implement its political programme. Ar-
ticle 44(3), interpreted in conjunction with Article 36(4)-(5), seems to grant the
non-parliamentary Budget Council a “veto” power over Parliament’s decision
for the foreseeable future».
66 PARTE II
17
Nel paragrafo 108 del documento si legge che «As stipulated by Arti-
cle 26 (2), the general retirement age will also be applied to judges. While it
understands that the lowering of the judge’s retirement age (from 70 to 62) is
part of the envisaged reform of the judicial system, the Commission finds this
measure questionable in the light of the core principles and rules pertaining to
the independence, the status and immovability of judges. According to different
sources, this provision entails that around 300 of the most experienced judges
will be obliged to retire within a year. Correspondingly, around 300 vacancies
will need to be filled. This may undermine the operational capacity of the courts
and affect continuity and legal security and might also open the way for undue
influence on the composition of the judiciary. In the absence of sufficiently clear
information on the reasons having led to this decision, the Commission trusts
that adequate solutions will be found, in the context of the reform, to address,
in line with the requirements of the rule of law, the difficulties and challenges
engendered by this measure».
18
Nel paragrafo 58, riferendosi in generale al II Titolo della Costituzione
(libertà e responsabilità), la Commissione di Venezia scrive che: «Fundamental
rights are not restricted to individuals but also extended to communities and
“subjects of law established by an act”. In the Commission’s view, constitu-
tions should provide a clear differentiation between principles, legal guaran-
tees, freedoms and responsibilities and present them in a systematic order». A
proposito, invece della mancata inclusione della libertà di stampa tra i diritti
fondamentali, al paragrafo 74, si legge che «The Venice Commission finds it
problematic that freedom of the press is not formulated as an individual’s right,
but as an obligation of the state. This freedom appears to be dependent on the
will of the state and its willingness to deal with its obligation in the spirit of
freedom. This construction has consequences for the substance, direction and
quality of the protection, as well as for the chances for successful judicial re-
view in cases of infringements of constitutional rights. Article IX is even more
problematic since its paragraph 3 leaves the detailed rules for this freedom and
its supervision to a cardinal Act - even without outlining the purposes, contents
and restrictions of such a law. Once enacted, there will be no practical way
for any further (simple) majority to change the act. The Commission suggests
amending Article IX (and other norms on freedoms) in a way that explicitly
makes clear that the constitutional guarantees contain individual rights».
19
A proposito della previsione finale la Commissione di Venezia scrive: «As
previously indicated, the reference in second paragraph of the Closing Provi-
sions to the 1949 Constitution seems to be in contradiction with the statement,
in the Preamble, by which the Hungarian 1949 Constitution is declared as inva-
lid. The Venice Commission tends to interpret this apparent inconsistency as a
confirmation of the fact that the said statement does not have legal significance.
Nevertheless, it is recommended that this is specifically clarified by the Hungar-
ian authorities. The adoption of transitional provisions (as required by the third
paragraph of the Closing Provisions), of particular importance in the light of
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 67
the existence, for certain provisions of the new Constitution, of possibly diverg-
ing interpretations, could be used as an excellent opportunity for providing the
necessary clarifications. This should not be used as a means to put an end to the
term of office of persons elected or appointed under the previous Constitution».
20
A questo proposito, richiamandosi al parere 614 del 2011, il parere 621 del
2011 afferma che «in the light of the numerous concerns raised within the civil
society over the lack of transparency of the process of the adoption of the new
Constitution and the inadequate consultation of the Hungarian society, the Ven-
ice Commission has also formulated a number of general comments with regard
to this process. It criticised the procedure of drafting, deliberating and adopting
the new Constitution for its tight time-limits and restricted possibilities of debate
of the draft by the political forces, within the media and civil society. It took note
with regret that no consensus had been possible - among political forces and
within society - either over the process or the content of the future constitution. In
the light of the information received with regard to the final stage of debate and
adoption of the new Constitution, the above-mentioned comments are still valid».
21
Si veda il paragrafo 30 del parere.
22
Si vedano i paragrafi 34 – 35 del parere.
23
Si può fare l’esempio del tentativo di recuperare per via interpretativa le
previsioni in materia di vita dell’embrione (paragrafo 61).
68 PARTE II
24
Si veda il paragrafo 79 del parere.
25
Si veda il paragrafo 95 del parere.
26
Ci si riferisce al documento intitolato Position of the Government of Hun-
gary CDL(2011) 58.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 69
27
A questo proposito, al di là degli esempi riportati nel prosieguo, si può
anche citare la posizione assunta relativamente all’art. N. A questo proposito
nel memorandum si cerca di spegnere le preoccupazioni della scienza giuridica
affermando che «The provision of the new Constitution stating that “in the
course of performing their duties, the Constitutional Court, courts, local gov-
ernments shall be obliged to respect the principle of balanced, transparent and
sustainable budget management” is strictly applicable to their administrative
management as public institutions, and it cannot be understood as an inter-
pretation principle to be applied in the context of carrying out their genuine
tasks (in the case of the Constitutional Court: in the context of its constitutional
review task)».
28
È questo l’impegno preso nel momento in cui si cerca di rispondere alle
obiezioni generali sollevate dal parere 621 del 2011.
29
In questo senso la risposta fornita per difendere l’art. XV.
30
In questo senso la risposta relativa all’art. IX.
31
Prendendo atto che «The Commission notes that the dialogue between
the majority and the opposition was inadequate and that it hopes there will be
adequate co-operation between the parliamentary majority coalition and the
70 PARTE II
rispondere alle precise domande poste dal parere 621 del 2011, il memorandum
cerca di difendere l’organizzazione del potere giudiziario statuendo che «The inde-
pendence of the judiciary directly results from the general principle of separation
of powers enshrined in Article C of the “Foundation” Chapter. In addition, the new
Constitution fixes the basic constitutional guarantees of judiciary independence:
judges are only subject to the law; judges may not be instructed in their judicial
activity; they may be removed from office only for statutory reasons and in a pro-
cedure set out by law; judges may not be members of a political party and may not
pursue any political activity. Their independence is further assured by the fact that
they are nominated by the President of the Republic. In order to increase stability
and independence in the case of the President of the Curia, he or she will be elected
– upon the proposal of the President of the Republic – by a two-third majority vote
of the members of the Parliament for nine years».
37
A questo proposito si può fare riferimento alla risposta data per spiegare le ra-
gioni che hanno portato alla redazione dell’art. O. Infatti, nel memorandum, in rispo-
sta all’accusa di ambiguità della norma in questione, si legge: «The Inclusion of an
unambiguous statement in the Constitution that Hungarian citizens have both rights
and obligations has been a clear preference of the Hungarian electorate expressed
during the national consultation on the new Constitution. These obligations are in no
way in contradiction with international human rights treaties binding for Hungary.
The detailed rules of citizens‘ obligations will be defined by the respective cardinal
laws». Allo stesso modo in riferimento all’art. IV, si afferma che «As regards life
imprisonment without parole, it was introduced in the Constitution upon the clear
wish of the Hungarian electorate, as expressed during the national consultation on
the new Constitution. The Constitution merely contains a strict restriction of its us-
age: such a grave punishment may only be imposed for committing wilful and vio-
lent offences. The President may grant pardon to any condemned person. Such a
system could be regulated on the level of legislative acts, taking into consideration
the samples of the systems that are already in place in the United Kingdom and the
Netherlands». Pur non facendo riferimento alla necessità di ottemperare un preciso
mandato popolare, le spiegazioni connesse all’abuso dello strumento della legisla-
zione organica fanno riferimento alla specificità della tradizione legale ungherese.
4. LA RILUTTANZA DEL GOVERNO UNGHERESE
AL DIALOGO E I PROBLEMI INTRODOTTI
DALLA NUOVA LEGISLAZIONE ORGANICA
SOMMARIO: 4.1. I problemi connessi alla nuova legge organica sulla pro-
tezione dei dati personali e sulla libertà di informazione 4.2. I pro-
blemi connessi alla nuova legge organica sull’organizzazione della
Corte costituzionale 4.3. I problemi connessi alla nuova legislazione
organica sull’organizzazione del sistema giudiziario 4.4. I problemi
connessi alla nuova legislazione organica sull’organizzazione del
sistema di persecuzione dei crimini 4.5. I problemi connessi alla
nuova legge organica sulle elezioni parlamentari 4.6. I problemi
connessi alla nuova legge organica sull’organizzazione della Banca
nazionale ungherese 4.7. I problemi connessi alla nuova legge or-
ganica sulla protezione della famiglia 4.8. I problemi connessi alla
nuova legge organica sulla libertà di religione e sulle relazioni dello
Stato con le organizzazioni religiose 4.9. I problemi connessi alle
nuove norme sul regime transitorio 4.10. Il fallimento del dialogo
preventivo e i ‘costi’ delle nuove possibilità di intervento
1
Si fa riferimento alla legge organica CXII dell’11 luglio 2011 sulla libertà
di informazione e sul diritto alla privacy.
2
Ai sensi del primo comma dell’art. 38 della legge organica CXII del 2011,
«The Authority shall be an autonomous state administration body».
3
È il caso di segnalare che nella vecchia disciplina disposta dalla legge
LXIII del 17 novembre 1992, il Commissario per la protezione della privacy era
eletto per cinque anni dal Parlamento.
4
La differenza tra i due termini utilizzati dal legislatore sembra da ricercare
nel fatto che il fallimento nell’adempimento delle funzioni sia da attribuire o
meno alla responsabilità del Garante.
5
Così, il quarto e il quinto comma dell’art. 45 della legge organica CXII
del 2011.
6
Si fa riferimento alla legge CLI del 14 novembre 2011.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 77
7
Secondo la disposizione finale della Costituzione di Pasqua, le norme di
attuazione della Costituzione avrebbero dovuto essere proposte dall’esecutivo.
Tuttavia, nel caso della legge organica sul funzionamento della Corte costitu-
zionale, il disegno di legge è stato sottoposto dalla Commissione parlamentare
per le questioni costituzionali, procedurali e di giustizia. La scelta di questa
(illegittima) via procedurale ha determinato come conseguenza che l’esecutivo
non si è assunto la responsabilità politica del procedimento e che, in assenza
di adeguata pubblicità della bozza di provvedimento, l’atto è stato approvato
senza dibattito parlamentare. È da notare che, non essendo possibile individuare
con certezza la paternità dell’atto, da parte di alcune organizzazioni non gover-
native si è sostenuto che l’atto sia stato predisposto da alcuni giudici costituzio-
nali vicini alla maggioranza parlamentare.
8
La nuova legge organica introduce: il controllo sulle decisioni del Parlamento
con cui si convoca una consultazione popolare (art. 33); l’opinione sullo sciogli-
mento di un consiglio locale (art. 34); il giudizio di impeachment (art. 35) e il
conflitto di attribuzione (art. 36). Come è facile osservare, si tratta di nuove compe-
tenze che, pur avendo un peso assai importante, sono raramente esercitabili.
9
È questo il caso della previsione con cui, malgrado le reiterate critiche della
Commissione di Venezia, il primo comma dell’art. 23 conferma una via ampia per
78 PARTE II
13
Parlando della possibilità di porre anticipatamente fine al mandato di uno
dei componenti della Corte, il quarto comma dell’art. 16 è generico e, senza
dare alcuna indicazione sulle procedure da seguire, si limita a parlare di situa-
zioni in cui il giudice si sia dimostrato «unworthy».
14
La formulazione della nuova Costituzione si limita ad includere, senza
ulteriori specificazioni, il Commissario per i diritti fondamentali tra i soggetti
legittimati al ricorso astratto ed ex post. Invece, prevedendo che «The Consti-
tutional Court shall review the conformity of legal regulations with the Fun-
damental Law on the petition of the Commissioner for Fundamental Rights
containing an explicit request if, in the opinion of the Commissioner for Funda-
mental Rights, the legal regulation is contrary to the Fundamental Law», il se-
condo comma dell’art. 24 della legge organica pare legittimare l’interpretazio-
ne secondo cui il Commissario per i diritti fondamentali può sollevare questioni
di costituzionalità riguardanti soltanto le violazioni che rientrano nel suo campo
di competenza (cioè i diritti) e non può invece interessarsi di altre possibili
lesioni della Costituzione. Condivide questa interpretazione anche G. HALMAI
- K. L. SCHEPPELE, Amicus Brief for the Venice Commission on the Transitional
Provisions of the Fundamental Law and the Key Cardinal Laws, in http://lapa.
princeton.edu.
15
A questo proposito almeno due previsioni sembrano rilevanti. Per un ver-
so, nel delineare le condizioni per l’ammissibilità del ricorso individuale, l’art.
29 richiedendo che «conflict with the Fundamental Law significantly affects the
judicial decision, or the case raises constitutional law issues of fundamental
importance», affida un grande potere discrezionale ai giudici e pare orientato
ad escludere la possibilità (pure espressamente prevista dal secondo comma
dell’art. 26 della stessa legge) di ricorrere contro gli atti legali che non ab-
biano trovato applicazione giudiziaria. In secondo luogo, prevedendo che «If
the Constitutional Court has already ruled on the conformity of an applied
legal regulation or a provision thereof with the Fundamental Law based on a
constitutional complaint or judicial initiative, no constitutional complaint or
judicial initiative aimed to declare a conflict with the Fundamental Law may be
admitted regarding the same legal regulation or provision thereof and the same
right guaranteed by the Fundamental Law, with reference to the same consti-
80 PARTE II
19
Secondo il regime disposto dalle norme finali, le actiones populares pen-
denti devono, a pena di decadenza e alle condizioni prescritte dalle relative
disposizioni, essere convertite entro certi termini (da tre a sei mesi a seconda
della data di presentazione del ricorso) in ricorsi individuali di costituzionalità.
Ciò comporta che le actiones populares che non siano convertite entro i termini
temporali imposti e le actiones populares in cui il ricorrente non possa dimo-
strare di aver subito un pregiudizio concreto (ad esempio quelle presentate dalle
organizzazioni non governative) decadono automaticamente.
20
Cfr. con quanto riportato infra nelle pagine successive di questo lavoro
a proposito degli emendamenti introdotti in seguito alle nuove pressioni della
Commissione di Venezia.
21
Si fa riferimento alla legge organica CLXI (relativa all’organizzazione
e all’amministrazione delle corti) del 28 novembre 2011 e alla legge organica
CLXII (relativa allo status e alla remunerazione dei giudici) del 28 novembre
2011.
82 PARTE II
22
Anticipando di fatto il prepensionamento dei giudici vengono introdotte
alcune norme (ad esempio si veda la lett. h dell’art. 90 della legge organica
CLXII del 2011) con cui, nei sei mesi che anticipano il pensionamento, i giudici
vengono “esentati” dal normale svolgimento dell’attività giudiziaria. Inoltre,
sempre a proposito del prepensionamento dei giudici, è anche opportuno rife-
rire di come, confermando i peggiori sospetti connessi alla volontà di ingerire
nella vita del potere giudiziario, le previsioni transitorie della legge CLXII del
2011 posticipino l’assunzione dei nuovi giudici al momento dell’entrata in vi-
gore della nuova Costituzione e delle nuove e tutt’altro che neutrali modalità di
reclutamento dei giudici.
23
Dimenticando la promessa di non utilizzare le norme di attuazione della
Costituzione come strumento per rimuovere figure istituzionali non gradite al
governo, il primo comma dell’art. 114 della legge CLXI del 2011, richiedendo
almeno cinque anni di anzianità, introduce una norma che pare orientata soltan-
to ad escludere il vecchio Presidente del Tribunale supremo (che avendo svolto
per diciassette anni la funzione di giudice della Corte europea dei diritti dell’uo-
mo non ha i cinque anni di anzianità richiesti per l’esercizio della funzione).
24
Se comparate con quelle degli organi che negli altri paesi svolgono (col-
legialmente) le stesse funzioni, le prerogative del Presidente dell’Ufficio giu-
diziario nazionale sono enormi. Infatti, l’elenco di poteri previsto dall’art. 76
legge organica CLXI del 2011 è praticamente sterminato. Inoltre, accanto a
questo enorme elenco, altre penetranti competenze sono previste dal quarto
comma dell’art. 27 della legge organica CLXI del 2011, dal secondo comma
dell’art. 6 della legge organica CLXII del 2011, dal terzo comma dell’art. 18
della legge organica CLXII del 2011, dal primo comma dell’art. 14 della leg-
ge organica CLXII del 2011, dal terzo comma dell’art. 9 della legge organica
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 83
CLXII del 2011, dal primo e dal terzo comma dell’art. 31 della legge organica
CLXII del 2011, dal terzo comma dell’art. 58 della legge organica CLXII del
2011, dall’art. 67 della legge organica CLXII del 2011, dal secondo comma
dell’art. 72 e dall’art. 73 della legge organica CLXII del 2011, dall’art. 96 della
legge organica CLXII del 2011, dall’art. 119 della legge organica CLXI del
2011.
25
Secondo l’art. 66 della legge organica CLXI del 2011 «The President of
the NJO shall be elected by Parliament from among judges appointed for an
indefinite period of time and having at least 5 years of judicial service. The
President shall be elected for 9 years with two-thirds of the votes».
26
Ai sensi del primo comma dell’art. 88 della legge organica CLXI del
2011, la principale funzione del Consiglio giudiziario nazionale è quella di «su-
pervisory body of the central administration of courts».
27
Pur avendo un certo rilievo numerico, le competenze del Consiglio giu-
diziario nazionale elencate dall’art. 103 della legge organica CLXI del 2011
sono tutte accomunate dalla loro natura di opinioni o, al limite, di impulso per
la decisione di altri organi.
28
In primo luogo occorre rilevare che, essendo tutti i membri del Consiglio
giudiziario nazionale giudici, essi sono sottoposti ai penetranti poteri discipli-
nari del Presidente dell’Ufficio giudiziario nazionale (si veda ad esempio il po-
tere di trasferimento disciplinato dal secondo comma dell’art. 34 della legge
organica CLXII del 2011). La mancanza di indipendenza determinata da que-
sta situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che il Consiglio è funzional-
mente dipendente dall’Ufficio giudiziario nazionale (ai sensi del primo comma
dell’art. 104 della legge organica CLXI del 2011) e dal fatto che il Presidente
può partecipare alle riunioni del Consiglio giudiziario nazionale (ai sensi del
primo comma dell’art. 106 della legge organica CLXI del 2011).
29
A ridurre le possibilità che il Consiglio giudiziario nazionale possa eserci-
tare un controllo intervengono anche il secondo comma dell’art. 89 e il secondo
comma dell’art. 90 della legge organica CLXI del 2011. Infatti, la prima con-
figura per l’organo una debole presidenza (da non confondere con la Presiden-
za dell’Ufficio giudiziario nazionale) semestrale e a rotazione e, così facendo,
impedisce che si possa prefigurare un reale contraltare al potere del Presidente
dell’Ufficio giudiziario nazionale. Inoltre, producendo lo stesso effetto di in-
84 PARTE II
dato che preferisce (si veda il sesto comma dell’art. 132 della legge organica
CLXI del 2011).
33
Al quinto comma dell’art. 3 e al primo comma dell’art. 23 della legge
organica CLXII del 2011 si fa riferimento ad un periodo di prova della durata
di tre anni prima della definitiva assunzione dei giudici. È facile prevedere che
la situazione di incertezza in cui si vengono a trovare i giudici in prova può
interferire negativamente con la loro indipendenza.
34
Le regole sui procedimenti disciplinari presentano più di un problema.
In primo luogo è rimarchevole che il secondo comma dell’art. 84 della legge
organica CLXII preveda che il giudice sottoposto a procedimento possa (ma
non debba necessariamente) essere sentito. In secondo luogo, in violazione del
principio del giudice naturale, non sembra che la composizione dei collegi giu-
dicanti sia affidata a regole obiettive. In terzo luogo, l’irrogazione della san-
zione della riduzione del 50% del salario non pare regolata da criteri obiettivi
e può facilmente trasformarsi in uno strumento di pressione nei confronti del
magistrato sottoposto a procedimento.
35
Sebbene il primo comma dell’art. 8 della legge organica CLXI del 2011
si richiami al principio del giudice naturale predeterminato per legge, la dispo-
sizione sulla possibilità che il Presidente intervenga nell’assegnazione dei casi
sembra porsi in contrasto con l’art. XXVIII che, per lo meno con riferimento
alla materia penale, a questo proposito parla di «legally established indepen-
dent and impartial court».
36
In questo senso si veda il quarto comma lett. b dell’art. 76 della legge
organica CLXI del 2011 (riportato alla nota 285 del presente lavoro) e si noti
l’assoluta assenza di un criterio che possa valere a dare un minimo di obiettività
al potere del Presidente dell’Ufficio giudiziario nazionale.
86 PARTE II
37
Si fa riferimento alla legge organica CLXIII (relativa al sistema della re-
pressione dei crimini) del 28 novembre 2011 e alla legge organica CLIV (re-
lativa allo status del Procuratore generale e alla carriera di procuratore) del 28
novembre 2011.
38
Ai sensi del secondo comma dell’art. 14 della legge CLXIV del 2011
è prevista una prima assunzione per tre anni. In riferimento a questa norma
valgono gli stessi rilievi relativi all’indipendenza nell’esercizio della funzione
svolti a proposito della norma che prevede per i giudici un periodo di prova per
tre anni.
39
In questo senso si veda il primo comma dell’art. 44 della legge CLXIII
del 2011 e si noti che esso riprende la disciplina già presa in considerazione al
paragrafo precedente.
40
Ai sensi del terzo comma dell’art. 87 della legge CLXIV del 2011 i pro-
curatori possono essere sottoposti a sanzioni del 50% del salario. Esattamente
come avviene a proposito delle omologhe sanzioni previste per i giudici, la
norma in questione non contiene riferimenti normativi obiettivi per la sommi-
nistrazione delle riduzioni salariali.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 87
41
Secondo il giudizio formulato da G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit., «The
prosecutorial system in Hungary in fact had never abandoned its Stalinist structure.
Formally, it is independent from the government because the Chief Prosecutor is
elected by the Parliament, but there is no accountability of this office to any other,
or any possibility of the review of its activities by anyone. It is completely nontrans-
parent and therefore vulnerable to covert political influence».
42
Al di là delle altre norme riferite nel testo, un primo indizio sulla posizione
di centralità del Procuratore generale è dato dalla previsione secondo cui egli par-
tecipa alle sessioni plenarie del Tribunale supremo (così il secondo comma lett.
a dell’art. 11 della legge CLXIII del 2011). Inoltre, sia la norma con cui (senza
fissare degli standard normativi) si prevede la possibilità di avocazione (così l’art.
13 della legge CLXIII del 2011), sia le norme che (senza fissare degli standard
normativi e senza obbligo di motivazione) prevedono la possibilità di rimozio-
ne dei membri del consiglio segnalati dal Procuratore (così il secondo comma
dell’art. 9 della legge CLIV del 2011) testimoniano la rigidità della gerarchia che
viene istituita all’interno del sistema di persecuzione dei crimini. A ciò si aggiun-
ga anche che la lett. f dell’art. 148 della legge CLXIV del 2011 caratterizza in
senso inquisitorio il sistema delle sanzioni disciplinari (l’autorità superiore è allo
stesso tempo giudice e accusatore) e che ai sensi dell’art. 92 CLXIV del 2011 le
obiezioni contro le accuse formulate (sempre in sede disciplinare) dal Procuratore
generale vengono decise dallo stesso Procuratore generale.
43
La legge organica CLXIV del 2011 prevede diversi organi consiliari (si
veda il terzo comma dell’art. 4 ed il terzo comma dell’art. 7) in cui i procu-
ratori sono rappresentati. Tuttavia è espressamente escluso (dall’art. 7 della
stessa legge) che essi si possano pronunciare su questioni che riguardino il Pro-
curatore generale o i suoi sostituti. Peraltro, stante la natura meramente con-
sultiva degli organi in questione, il Procuratore generale può tranquillamente
non tenere in conto i pareri ricevuti. Inoltre, la previsione contenuta al secondo
88 PARTE II
sono senza dubbio sia le previsioni sull’utilizzo dei dati personali rac-
colti nel corso delle indagini48, sia le previsioni che sembrano consen-
tire perquisizioni e accessi alla proprietà privata anche in assenza di
un apposito mandato giudiziario49. Per la loro capacità di interferire
nell’ordinario funzionamento della società civile e nell’ordinato fun-
zionamento dell’amministrazione pubblica, preoccupanti sono pure le
norme che attribuiscono ai procuratori inusitati poteri di supervisione
generale dell’attività amministrativa50 e invadenti poteri all’interno di
procedimenti di natura essenzialmente civile51.
52
Si fa riferimento alla legge organica CIII del 23 dicembre 2011.
53
È quanto riporta G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit..
54
Dando attuazione alla norma costituzionale che prevede un numero in-
feriore ai duecento deputati, il numero dei rappresentanti viene ridotto dagli
attuali trecentottantasei a centonovantanove.
55
G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit., riferisce che si introduce un compli-
cato meccanismo elettorale che permette agli elettori preventivamente iscritti
nel gruppo delle minoranze nazionali di scegliere se votare i candidati dei par-
titi tradizionali o i rappresentanti nelle speciali liste riservate alle minoranze.
Il provvedimento è interessante perché, pur non garantendo che ciascuna delle
minoranze esprima un proprio rappresentante parlamentare, garantisce un por-
tavoce a tutte le minoranze riconosciute.
56
Come viene giustamente fatto notare da G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op.
cit., mantenendo lo stesso numero minimo di sottoscrizioni a sostegno di ogni
candidatura, ma riducendo il numero delle circoscrizioni (e quindi ampliando
il numero degli elettori che vi rientrano) si rende relativamente più facile la
possibilità di presentare una candidatura.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 91
57
Secondo quanto prevedono G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit., «The
new electoral law makes what is the already third most disproportionate elec-
toral system in Europe even more disproportionate. In the 2010 elections, the
current governing parties gained 68% of the mandates with only 53% of the
popular vote. With the “winner compensation” feature and the corresponding
increase in the share of mandates from individual districts, future elections will
likely result in far more disproportionate outcomes than in 2010».
58
Si tenga in considerazione come, secondo le più attendibili proiezioni
elettorali, FIDESZ pur perdendo un’ampia fetta di consenso dovrebbe co-
munque conseguire un risultato elettorale compreso tra il 25% e il 30% e,
nella complessiva frammentazione politica che caratterizza il sistema un-
gherese, dovrebbe quindi confermarsi come partito di maggioranza relativa.
59
Condivide questa preoccupazione anche G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit..
60
Si veda la sentenza 22 del 2005 della Corte costituzionale ungherese.
61
Secondo quanto viene affermato nella legge organica, lo scostamento
92 PARTE II
71
Si noti che, pur non essendo di per se stessi scandalosi, i vari obblighi di
riferire al Parlamento che l’art. 31 pone in capo al Governatore sono previsti
senza le cautele che la Banca centrale europea (si veda il Convergence Report
di maggio 2010) prescrive come garanzia di indipendenza.
72
In questo senso si rinvia alle riflessioni con cui G. HALMAI - K. L. SCHEP-
PELE, op. cit., analizza criticamente la legge organica (CLXXIX del 19 dicembre
2011) sulle minoranze nazionali e la legge organica (CLXXXV del 21 dicembre
2011) sull’autorità di garanzia per i sistemi mediatici.
73
Si fa riferimento alla legge organica CCXI del 23 dicembre 2011.
74
In questo senso si vedano le modifiche volute al Regolamento parlamen-
tare da FIDESZ e riportate alla nota 61 del primo capitolo.
75
Da questo punto di vista, i tempi dei lavori per l’adozione dell’atto normativo
non lasciano spazio per nessun dubbio. Infatti, il disegno di legge presentato il 4
dicembre 2011 da quattro parlamentari di KDNP è stato approvato il 23 dicembre.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 95
76
L’idea di una gerarchia tra diversi tipi di organizzazione familiare è
espressa da G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit..
77
Mentre, distinguendo tra matrimonio (inteso come unione tra un uomo e
una donna) e famiglia (protetta solo in funzione della sua capacità di garantire
il futuro della nazione), la Costituzione sembra mettere in discussione soltanto
lo statuto giuridico delle coppie eterosessuali che non hanno figli e quello delle
coppie omosessuali, la nuova legge organica, stabilendo una sostanziale equi-
valenza tra matrimonio e famiglia, conferma le restrizioni del testo costituzio-
nale (emblematico appare il silenzio che il legislatore organico ha riservato al
tema delle coppie dello stesso sesso) e sembra orientata ad escludere dai bene-
fici che spettano alle famiglie tutte le tipologie di convivenza di fatto. È appena
il caso di osservare che, per consolidata giurisprudenza della Corte europea dei
96 PARTE II
81
Anche in questo caso i tempi dei lavori parlamentari non lasciano alcuno
spazio per i dubbi: sempre utilizzando la procedura accelerata del Regolamento
parlamentare, la prima lettura parlamentare del provvedimento è stata effettuata
il 23 dicembre 2011, la legge organica è stata approvata in via definitiva il 30
dicembre ed è entrata in vigore l’1 gennaio 2012.
82
Originariamente introdotta con la legge organica C dell’11 luglio 2011, a
seguito di una fuga di notizie, la regolazione sulla libertà di religione e sul rico-
noscimento delle chiese è stata ritirata per via parlamentare appena prima che,
con la decisione 164 del 2011, la Corte costituzionale la dichiarasse incostitu-
zionale per ragioni procedurali. Come segnala R. UITZ, Hungary’s New Consti-
tution and Its New Law on Freedom of Religion and Churches: The Return of
the Sovereign, in Brigham, 2012, 3, 931 – 967, è stata prontamente reintrodotta
come legge CCVI del 2011 e, fatte salve alcune piccole differenze, ha pratica-
mente mantenuto lo stesso contenuto.
83
La procedura precedentemente prevista dall’atto VI del 1990 disponeva
che, sulla base di una petizione sostenuta da almeno cento sottoscrittori e con
una semplice dichiarazione di voler perseguire finalità religiose, i gruppi reli-
giosi potessero chiedere all’istituzione giudiziaria competente la registrazione
di una Chiesa. Il provvedimento con cui l’autorità giudiziaria prendeva atto
dell’esistenza dei (semplici) requisiti richiesti apriva la via all’immediato godi-
mento di tutti i privilegi riconosciuti alle chiese.
84
In questo senso si veda l’art. 14 della legge in questione. È il caso di
segnalare che, in questo caso, la legge non pare assumere un atteggiamento
discriminatorio e consente la sottoscrizione anche ai non cittadini.
85
In questo senso il secondo comma dell’art. 14.
98 PARTE II
86
In questo senso il secondo comma dell’art. 14.
87
È appena il caso di osservare che, con l’eccezione delle prime due con-
dizioni che venivano già menzionate nella legge organica C del 2011, le altre
condizioni sopra riferite sono state introdotte dalla legge organica CCVI del
2011 che è quindi intervenuta ad aggravare i requisiti per il riconoscimento e a
peggiorare la (già di per se stessa grave) situazione.
88
L’intervento dell’Accademia ungherese per le scienze è espressamente
previsto dal 4 comma dell’art. 14 della legge in questione al fine di verificare se
sussistono le condizioni storiche per il riconoscimento.
89
È quanto espressamente prevede il quarto comma dell’art. 14 della legge
CCVI del 2011.
90
L’intervento popolare è previsto dal quinto comma dell’art 14 della legge
in questione ed è stato introdotto nel passaggio dalla legge organica C alla legge
organica CCVI come forma di garanzia per le organizzazioni religiose escluse
dal riconoscimento. Sta di fatto che, introducendo un limite temporale all’eser-
cizio del potere popolare, la stessa norma prevede: «A popular initiative aimed
at recognising the association as a church cannot be initiated within a period
of one year following the publication of this resolution».
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 99
91
Per maggiori riferimenti sul punto si veda R. UITZ, Hungary’s, cit., 944.
92
Secondo quanto viene riportato da R. UITZ, Hungary’s, cit., 958, l’unica
particolarità che distingue le associazioni religiose dalle comuni associazioni
non riconosciute consiste nel fatto che le deliberazioni adottate dalle prime non
sono sottoponibili a controllo giudiziario.
93
È ciò che viene riportato da R. UITZ, Freedom of Religion and Churches:
Archeology in a Constitution-making Assembly, in A. TOTH, op. cit., 197 – 234.
94
In un caso del genere si potrebbe obiettare che l’art. I si limita ad esplici-
tare l’intenzione di garantire la libertà di coscienza e la libertà di religione senza
fare riferimento alla libertà di pensiero. Alla stessa maniera si potrebbe rilevare
che una formulazione infelice del primo comma dell’art. 7 pare legittimare
l’idea per cui la possibilità di istituire chiese e di esercitare attività religiose sia
subordinata ad un previo riconoscimento del Parlamento.
95
Condivide questo giudizio critico anche R. UITZ, Freedom, cit., 199, che
100 PARTE II
nello stesso senso parla di «faded commitment to fundamental rights, non dis-
crimination and the rule of law».
96
R. UITZ, Hungary’s, cit., 942, segnala come la richiesta di 1000 sottoscrit-
tori, pur non sembrando di per se stessa esagerata, vale comunque a mettere
l’Ungheria al secondo posto (dopo la Slovacchia) tra i paesi più esigenti in
questo specifico campo.
97
R. UITZ, Hungary’s, cit., 931, sottolinea come dalla giurisprudenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo emerga con chiarezza l’illegittimità di una
disposizione che sottopone il riconoscimento alla condizione che il gruppo reli-
gioso richiedente possa vantare almeno un periodo di venti anni di presenza sul
territorio nazionale. Infatti, tanto la Russia (per aver sottoposto il riconoscimen-
to ad un periodo minimo di quindici anni), quanto l’Austria (per aver sottoposto
il riconoscimento ad un periodo minimo di dieci anni) sono in passato state
condannate dal tribunale di Strasburgo.
98
La legge CCVI non prevede alcun possibile rimedio giurisdizionale. A
questo proposito, vista la possibilità di accesso diretto al giudice costituzio-
nale, si potrebbe immaginare un ricorso diretto ad impugnare la risoluzione
parlamentare di rigetto. Per quanto auspicabile, una situazione del genere con-
travviene comunque agli standard internazionali che in generale, oltre alla pos-
sibilità di ricorrere, prevedono anche la possibilità di un appello che in un caso
del genere sarebbe precluso.
99
È il caso di segnalare che nel febbraio 2012, chiamata a svolgere la fun-
zione prevista dalla procedura appena descritta, l’Accademia ha rifiutato la sua
collaborazione argomentando l’impossibilità di svolgere gli accertamenti che
le erano stati richiesti. Il diniego dell’Accademia non ha bloccato la procedu-
ra che è proseguita comunque e che, senza alcuna motivazione, ha portato al
riconoscimento di nuove chiese e al mancato riconoscimento di alcuni gruppi
religiosi.
100
Preso alla lettera il secondo comma dell’art. 14 mette nelle mani del Par-
lamento un potere discrezionale enorme: di fronte al rispetto della Costituzione,
dello stato di diritto, dei diritti e delle libertà dei terzi, della sicurezza nazionale,
del benessere psico-fisico delle persone, della protezione della vita e della pro-
tezione della dignità umana, praticamente tutte le attività svolte da una qualsiasi
organizzazione (anche non religiosa) possono essere contestabili.
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 101
101
In virtù dello speciale valore legale che si è inteso dare alle disposizioni
in questione, le norme sono state pubblicate nella parte della Gazzetta uffi-
ciale dedicata alla Costituzione e agli emendamenti costituzionali, senza altro
riferimento che la data e sotto il titolo di “Disposizioni transitorie della Legge
fondamentale ungherese del 31 dicembre 2011”.
102
G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit., segnala contrasti tra la procedura
disposta dall’art. S della Costituzione per l’emendamento costituzionale e la
procedura seguita per l’approvazione dell’atto contenente le norme transitorie.
103
Ai sensi del secondo comma dell’art. 31 delle norme transitorie «The
Transitory Provision form a part of the Fundamental law».
104
Si fa riferimento alla decisione della Corte costituzionale ungherese 166
del 2011.
105
Il quarto comma dell’art. 11 delle norme transitorie recita: «In the inter-
est of the enforcement of the fundamental right to a court decision within a
reasonable time guaranteed by Article XXVIII(1) of the Fundamental Law, and
until a balanced distribution of caseload between the courts has been realised,
the Supreme Prosecutor, as the head and director of the prosecution service
102 PARTE II
109
Dopo l’elencazione di una serie di accuse contro il partito comunista, il
Preambolo che accompagna le previsioni transitorie definisce “criminale” la
vecchia organizzazione (punto n. 3) e, lasciando spazi per la possibilità di ria-
prire ex post la possibilità di criminalizzare i vecchi dirigenti, addirittura arriva
a designare l’attuale partito socialista (cioè il principale partito di opposizione)
come “successore legale” (punto n. 4).
110
Ai sensi del primo comma dell’art. 1 delle norme transitorie si prevede
che «The pensions or other benefits provided by the State on the basis of a
legislation to leaders of the communist dictatorship defined by an Act may be
reduced to the extent specified in an Act».
111
L’art. 27 prevede che «Article 37(4) of the Fundamental Law shall be ap-
plicable to Acts of Parliament published in the period when state debt exceeded
half of the Gross Domestic Product even when the state debt no longer exceeds
half of the Gross Domestic Product».
112
Secondo G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit., questo è un ulteriore pro-
filo di incostituzionalità.
113
Ai sensi del primo comma dell’art. 29 delle norme transitorie «As long
as the state debt exceeds half of the Gross Domestic Product, whenever the
State incurs a payment obligation deriving from a decision of the Constitutional
Court, the Court of Justice of the European Union or any other court or an or-
104 PARTE II
gan which applies the law, and the amount previously earmarked by the Act on
the Central Budget for performing such obligation is insufficient and the miss-
ing amount cannot even be supplied out of another amount earmarked by the
Act on the Central Budget for other purposes without violating the requirement
of balanced budget management, a special contribution to covering common
needs shall be established, exclusively and expressly related to the performance
of such obligation in terms of scope and designation».
114
In questo senso si noti che la Banca centrale, pur senza essere interpellata,
ha sfruttato l’intempestiva richiesta di intervento a proposito degli emendamen-
ti della legge sulla Banca centrale ungherese e si è comunque pronunciata.
115
Il primo comma dell’art. 30 delle norme transitorie prevede che «A Cardi-
nal Act, as defined in Articles 41 And 42 of the Fundamental Law, may specify
that a new organization assume the tasks and jurisdiction of the organization
charged with Financial Supervisory Authority and the Hungarian National
Bank. The President of the Republic appoints the head of this organization ac-
cording to Article 41(2) of the Fundamental Law».
116
Il secondo comma dell’art. 30 delle norme transitorie prevede che «In the
case defined in Paragraph (1), the vice-president of the new organization, with
respect to the tasks on monetary policy and central banking, is the President of
the Hungarian National Bank, in office at the time the Act on the new organi-
zation comes into effect, and the vice-president of the new organization, with
respect to tasks on supervising the financial sector, is the President of the Fi-
nancial Supervisory Authority, in office at the time the Act on the new organiza-
tion comes into effect. The vice-presidents will remain in office until their terms
as President expire. Once the mandate of the vice-president ends, the President
of the Republic appoints new vice-president according to Article 41(2) of the
Fundamental Law».
117
Lapidario in questo senso l’art. 16 delle norme provvisorie quando af-
ferma che «The mandate of the serving Commissioner for Data Protection ends
when the Fundamental Law comes into effect».
IL TENTATIVO DI INSTAURAZIONE DI UN DIALOGO PREVENTIVO 105
118
In questo senso il secondo comma dell’art. 11 delle norme transitorie pre-
vede che «The mandate of the President of the Supreme Court, the President
and members of the National Justice Council end when the Fundamental Law
comes into effect». Come giustamente segnala G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE,
op. cit., è appena il caso di notare che, tanto nel caso preso in considerazione
in questa nota quanto nel caso analizzato nella nota precedente, l’introduzione
del nuovo ordine costituzionale non rappresenta di per se stesso un valido mo-
tivo per l’anticipata fine dei mandati, perché è possibile riferire di casi in cui,
pur essendo state completamente stravolte le funzioni e le competenze affidate
all’istituzione, si è comunque deciso di mantenere in carica i responsabili.
106 PARTE II
1
A. VON BOGDANDY - M. KOTTMANN - C. ANTPÖHLER - J. DICKSCHEN - S. HEN-
TREL - M. SMRKOLJ, Reverse Solange – Protect the Essence of Fundamental Rights
Against EU Member States, in Comm. Mark. Law Rev., 2012, 49, 489 – 520.
112 PARTE III
2
Come segnala W. SADURSKI, Adding bite to a bark: The story of Article 7,
EU Enlargement, and Jörg Haider, in Col. Journ. Eur. Law, 2010, 16, 385 –
426, nel caso Haider del 2000 le misure adottate contro l’Austria sono state il
frutto di misure unilateralmente adottate dagli Stati membri.
3
Può essere il caso di ricordare che, secondo l’art. 7 del Trattato sull’U-
nione europea, nell’ipotesi di persistente violazione dei diritti fondamentali da
parte di uno stato membro, le istituzioni europee (dopo un voto unanime del
Consiglio) possono attivare un meccanismo sanzionatorio che come ultima
conseguenza può portare alla sospensione dei diritti di voto dei rappresentanti
del governo in questione.
4
Nel corso degli ultimi tre anni, con alcune decisioni di importanza storica,
la Corte di giustizia ha affermato la possibilità di dare applicazione alla Car-
ta anche nei casi in cui, pur mancando il presupposto della circolazione tran-
sfrontaliera, le misure nazionali possono mettere in discussione l’essenza della
cittadinanza europea. L’orientamento intrapreso con la decisione C - 135/08,
Rottmann, del 2 marzo 2010 è stato rafforzato con la decisione C – 34/09,
Zambrano, dell’8 marzo 2011 e con la decisione C – 434/09, McCharty, del
5 maggio 2011per essere confermato dalla decisione C – 256/11, Dereçi del
15 novembre 2011. Per un commento alla decisione Zambrano sia consentito
il rinvio a F. VECCHIO, Il caso Ruiz Zambrano tra cittadinanza europea, discri-
minazioni a rovescio e nuove possibilità di applicazione della Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione, in Dir. pubbl. comp. eur., 2011, 3, 1249 – 1254.
5
Per un quadro delle condizioni a cui è ordinariamente sottoposto l’in-
LA REAZIONE DELLA DOTTRINA 113
9
Così A. VON BOGDANDY - M. KOTTMANN - C. ANTPÖHLER - J. DICKSCHEN - S.
HENTREL - M. SMRKOLJ, op. cit., 514.
10
In questo senso si veda ancora una volta A. VON BOGDANDY - M. KOTT-
MANN - C. ANTPÖHLER - J. DICKSCHEN - S. HENTREL - M. SMRKOLJ, op. cit., 514.
11
In questo senso si veda D. HALBERSTAM, Rescue Package for Fundamental
Rights: Comments by Daniel Halberstam, in www.verfassungsblog.de che ad-
dirittura sostiene che già qualche anno prima di Zambrano aveva proposto una
soluzione dello stesso tipo. R. UITZ, Rescue Package for Fundamental Rights:
LA REAZIONE DELLA DOTTRINA 115
15
Così A. K. MANGOLD, Rescue Package for Fundamental Rights: Com-
ments by Anna Katharina Mangold, in www.verfassungsblog.de.
16
Sembra essere questa la critica principale fatta da A. K. MANGOLD, op. cit..
Della stessa idea anche P. LINDSETH, Rescue Package for Fundamental Rights:
Comments by Peter Lindseth, in www.verfassungsblog.de.
17
Secondo P. LINDSETH, op. cit., l’accettazione della proposta di Heidelberg
porterebbe ad un profondo cambio nella natura dell’ordine giuridico europeo.
18
È questa la critica fatta da M. HAILBRONNER, Rescue Package for Funda-
mental Rights: Comments by Michaela Hailbronner, in www.verfassungsblog.de,
che sostiene che nella migliore delle ipotesi l’unico possibile effetto dell’ac-
coglimento della proposta di Heidelberg può essere quello di creare pressione
affinché gli stati membri risolvano (magari con un ricorso all’art. 7 del Trattato
sull’Unione europea) la questione per via politica.
LA REAZIONE DELLA DOTTRINA 117
19
M. HAILBRONNER, op. cit., giustamente sottolinea il rischio che, di fronte a
due lesioni dello stesso tipo che coinvolgano paesi dal peso politico differente,
la Corte di giustizia, in ragione della natura essenzialmente politica della valu-
tazione, finirebbe inevitabilmente (o per lo meno potrebbe finire) con il trovarsi
nella situazione di essere chiamata ad applicare “due pesi e due misure”. Una
situazione del genere, lungi dall’esaurire i suoi effetti all’interno della specifica
vicenda processuale, si ripercuoterebbe in senso evidentemente negativo sulla
credibilità generale dei giudici.
20
In questo senso W. SADURSKI, Rescue Package for Fundamental Rights:
Comments by Wojchiech Sadurski, in www.verfassungsblog.de ritiene che, al
di là delle difficoltà politiche che una simile proposta potrebbe incontrare nelle
fasi iniziali, esisterebbero gli spazi per una simile azione e che essa sarebbe
assai opportuna. Altrimenti, stante l’impraticabilità concreta della proposta di
Heidelberg secondo l’autore in questione l’Unione europea correrebbe il rischio
di mostrarsi “senza denti” di fronte alla violazione dei suoi valori compiuta da
uno stato membro.
118 PARTE III
21
M. DANI, Opening the enforcement of EU fundamental values to Euro-
pean citizen, in www.verfassungsblog.de, ritiene che la supermaggioranza serva
a prevenire comportamenti arbitrari che puniscano come violazioni di valori
europei comportamenti legittimi adottati da parte di governi non allineati alla
maggioranza dei governi europei. Lo stesso autore ritiene che la supermaggio-
ranza, coinvolgendo (praticamente tutti) i governi europei serva a garantire la
forza necessaria per assicurare l’osservanza reale dei provvedimenti adottati.
Infine, la supermaggioranza, stante l’eccezionalità delle ipotesi in cui potrebbe
essere concretamente raggiunta, rappresenterebbe una condizione essenziale
per assicurare un coinvolgimento effettivo della cittadinanza europea.
22
W. SADURSKI, op. cit., sottolinea che se gli stati membri e la Commissione
europea non volessero attivare il procedimento previsto dall’art. 7 del Trattato
sull’Unione europea per dichiarare il rischio di una violazione grave dei valori
europei. M. DANI, op. cit., propone, invece, di raccogliere un milione di firme
in un terzo (anziché in un quarto come invece sarebbe previsto dalla discipli-
na sull’iniziativa dei cittadini europei) dei paesi membri, per chiedere ad una
Commissione eventualmente contraria l’attivazione della procedura ex art. 7
del Trattato.
23
In questo senso M. DANI, op. cit..
24
Così M. DANI, op. cit..
LA REAZIONE DELLA DOTTRINA 119
25
Questo è quanto sostiene J. KOMÀREK, The EU Is More Than A Constraint
On Populist Democracy, in www.verfassungsblog.de, che ritiene che un com-
promesso del genere si collochi a metà cammino tra la troppo dura proposta di
ricorrere all’art. 7 del Trattato sull’Unione europea e l’“irrealistica” proposta
di invertire la giurisprudenza Solange. Oltre a proporre un’interpretazione del
genere, l’autore ritiene che essa possa rivelarsi efficace perché, pur senza il (dif-
ficilmente raggiungibile) supporto degli altri stati membri, le sanzioni avreb-
bero la capacità di indurre il governo ungherese a ritornare sui suoi passi.
26
È questa l’idea da cui prende il via il ragionamento di J. W. MÜLLER, Pro-
tecting Democracy and the Rule of Law inside the EU, or: Why Europe Needs a
Copenaghen Commission, in www.verfassungsblog.de. In particolare, la possi-
bilità di dare applicazione alle sanzioni di cui all’art. 7 del Trattato sull’Unione
europea è considerata come un’opzione “nucleare”.
120 PARTE III
27
Può essere il caso di precisare che secondo il ragionamento sviluppato da J.
W. MÜLLER, op. cit., la funzione principale delle istituzioni europee, in linea con
l’affermazione delle costituzioni normative dell’Europa del secondo dopoguerra,
è quella di impedire le degenerazioni delle concezioni populiste e autarchiche.
28
J. W. MÜLLER, op. cit., ritiene che l’art. 7 del Trattato sull’Unione europea
dovrebbe essere modificato e dovrebbe consentire la possibilità di espellere uno
stato membro. Sebbene sia condivisibile l’idea di una flessibilizzazione degli
strumenti con cui l’Unione sanziona le violazioni dei diritti fondamentali, non
si può fare a meno di rilevare come la possibilità di espellere uno stato membro
si ponga in contrasto con la rilevazione per cui la ‘semplice’ sanzione attual-
mente prevista sia un’opzione “nucleare”.
29
In questo senso, J. W. MÜLLER, op. cit..
30
Rileva giustamente J. W. MÜLLER, op. cit., che, anche se in via tempora-
nea, la Commissione gode già di certi poteri di vigilanza nei confronti di alcuni
stati di recente adesione (Romania, Bulgaria).
31
In particolare, J. W. MÜLLER, op. cit., ritiene che i progetti di trasformare la
Commissione in una sorta di governo europeo politicamente responsabile pos-
sano rendere l’istituzione parziale e partigiana e quindi possano rendere scon-
sigliabile l’attribuzione di una competenza di garanzia. È il caso di segnalare
che, come possibile alternativa all’istituzionalizzazione di un nuovo organo, lo
stesso autore propone anche la possibilità di attribuire simili poteri di vigilanza
anche all’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea.
LA REAZIONE DELLA DOTTRINA 121
32
J. W. MÜLLER, op. cit., insiste sul fatto che il quadro delle sanzioni
meriterebbe una riflessione ulteriore che consenta di renderlo più intelligente
(«smart») di quanto non sia attualmente. In particolare, viene portato l’esempio
dei danni alla popolazione che potrebbero essere realizzati da un taglio dei fon-
di strutturali europei.
PARTE QUARTA
LA REAZIONE SUCCESSIVA
DELLE ISTITUZIONI EUROPEE
6. IL RITORNO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE
E IL SOSTANZIALE FALLIMENTO DEI RIMEDI
CLASSICI: LE MODIFICHE ALLE LEGGI ORGANICHE
SOTTOPOSTE A PROCEDURA DI INFRAZIONE
E I PRIMI DUE EMENDAMENTI COSTITUZIONALI
1
Oltre al parere CON/2011/106 e al parere CON/2011/104, si può fare rife-
126 PARTE IV
al Governatore.
3
In questo caso la Commissione contesta che la nuova disciplina introdotta
in Ungheria sarebbe contraria al secondo comma dell’art. 16 del Trattato sul
funzionamento dell’Unione europea (che prevede che «Il Parlamento europeo
e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, stabilis-
cono le norme relative alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trat-
tamento dei dati di carattere personale da parte delle istituzioni, degli organi e
degli organismi dell’Unione, nonché da parte degli Stati membri nell’esercizio
di attività che rientrano nel campo di applicazione del diritto dell’Unione, e
le norme relative alla libera circolazione di tali dati. Il rispetto di tali norme è
soggetto al controllo di autorità indipendenti»), al terzo comma dell’art. 8 della
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (che garantendo le regole
sulla tutela della privacy prevede che «Il rispetto di tali regole è soggetto al con-
trollo di un’autorità indipendente») e alla giurisprudenza della Corte di giustizia
che (con la decisione, C - 518/07, Commissione contro Germania, del 9 marzo
2010) ha statuito che la presenza di un rischio di influenza politica esercitata
attraverso la vigilanza dello Stato è sufficiente ad ostacolare l’esercizio indip-
endente dei compiti delle autorità di vigilanza.
4
In particolare, secondo la Commissione le norme che regolano l’ordina-
mento giudiziario ungherese si porrebbero in contrasto con la giurispruden-
za europea perché mentre queste sono ingiustificate e ingiustificabili, la Corte
di giustizia (con la decisione C - 447/09, Reinhard Prigge, Michael Fromm
e Volker Lambach / Deutsche Lufthansa, del 13 settembre 2011) ha statuito
che per introdurre un abbassamento non generalizzato dell’età pensionabile sia
necessaria una giustificazione oggettiva e un intervento proporzionato. Inoltre,
oltre ad essere richieste spiegazioni sull’indipendenza dei giudici, si mette in di-
scussione anche la scelta di aver anzitempo interrotto il mandato del Presidente
della Corte suprema.
128 PARTE IV
5
Più precisamente, secondo quanto riporta il punto 4 della risoluzione, il
Parlamento europeo «invita la Commissione europea, in qualità di custode dei
trattati, a monitorare attentamente le possibili modifiche e l’attuazione di dette
leggi e la loro conformità alla lettera e allo spirito dei trattati europei, nonché a
effettuare uno studio approfondito per assicurare:
a) la totale indipendenza della magistratura, in particolare garantendo che l’au-
torità giudiziaria nazionale, il pubblico ministero e i tribunali in genere siano
amministrati senza interferenze politiche e che il mandato dei giudici indi-
pendenti non possa essere abbreviato in maniera arbitraria;
b) che il regolamento della banca nazionale ungherese rispetti la legislazione
europea;
c) che l’indipendenza istituzionale della protezione dei dati e della libertà d’in-
formazione sia ripristinata e garantita dalla lettera e dall’attuazione della
legge pertinente;
d) che il diritto della Corte costituzionale di riesaminare ogni atto legislativo
sia pienamente ristabilito, incluso il diritto di rivedere le leggi fiscali e in
materia di bilancio;
e) che la libertà e il pluralismo dei mezzi d’informazione siano garantiti dal-
la lettera e dall’attuazione della legge ungherese sui mezzi d’informazione,
in particolare per quanto riguarda la partecipazione dei rappresentanti della
società civile e dell’opposizione in seno al consiglio dei mezzi d’informa-
zione;
f) che la nuova legge elettorale sia conforme alle norme democratiche europee
e rispetti il principio dell’alternanza politica;
g) che il diritto di esercitare l’opposizione politica in maniera democratica sia
garantito tanto all’interno quanto all’esterno delle istituzioni;
h) che la legge sulle chiese e sulle confessioni religiose rispetti il principio fon-
damentale della libertà di coscienza ed eviti di subordinare la registrazione
delle chiese all’approvazione della maggioranza di due terzi nel Parlamento
ungherese».
6
Sarà il caso di segnalare che ai sensi dell’art. 74 sexies del regolamento
LA REAZIONE SUCCESSIVA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE 129
del Parlamento europeo «1. Il Parlamento, sulla base di una relazione specifica
della commissione competente elaborata a norma degli articoli 41 e 48, può:
a) porre in votazione una proposta motivata in cui invita il Consiglio ad agire
ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 1, del trattato sull’Unione europea;
b) porre in votazione una proposta in cui invita la Commissione o gli Stati
membri a presentare una proposta ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 2, del
trattato sull’Unione europea;
c) porre in votazione una proposta in cui invita il Consiglio ad agire ai sensi
dell’articolo 7, paragrafo 3 o, in seguito, dell’articolo 7, paragrafo 4, del
trattato sull’Unione europea.
2. Le richieste di approvazione provenienti dal Consiglio relative a una propo-
sta presentata a norma dell’articolo 7, paragrafi 1 e 2, del trattato sull’Unione
europea, corredate delle osservazioni formulate dallo Stato membro interes-
sato, sono comunicate al Parlamento e deferite alla commissione compe-
tente in conformità dell’articolo 81. Tranne in casi urgenti e giustificati, il
Parlamento delibera su proposta della commissione competente.
3. Le decisioni di cui ai paragrafi 1 e 2 richiedono la maggioranza dei due terzi
dei voti espressi, che costituisce la maggioranza dei deputati che compongo-
no il Parlamento.
4. Previa autorizzazione della Conferenza dei presidenti, la commissione com-
petente può presentare una proposta di risoluzione di accompagnamento.
Tale proposta di risoluzione illustra la posizione del Parlamento su una grave
violazione da parte di uno Stato membro, sulle opportune sanzioni e sui
criteri applicabili per la loro modifica o revoca.
5. La commissione competente provvede affinché il Parlamento sia tenu-
to pienamente informato e, se necessario, consultato su tutte le misure di
accompagnamento adottate sulla base della sua approvazione, a norma del
paragrafo 3. Il Consiglio è invitato ad illustrare gli eventuali sviluppi. Su
proposta della commissione competente, elaborata con l’autorizzazione del-
la Conferenza dei presidenti, il Parlamento può approvare raccomandazioni
destinate al Consiglio».
7
Si veda l’opinione del 25 febbraio 2011 (CommDH(2011)10) del Com-
missario per i diritti umani.
8
Si veda la lettera del 16 dicembre 2011 (CommHR/GC/sf 112 – 2011) del
Commissario per i diritti umani.
130 PARTE IV
9
Attraverso un comunicato stampa del 12 gennaio 2012 (CommDH003(2012)),
il Commissario per i diritti umani ha dichiarato «Major legislative changes have
been adopted in Hungary after minimal public consultation and without suffi-
cient consideration of crucial human rights principles. Recent decisions affecting
the independence of the judiciary, freedom of expression and freedom of reli-
gion raise serious concerns». A proposito della legge organica sulla libertà di
religione, nello stesso comunicato si legge «The Parliament will in future decide
on the recognition of an applicant denomination. Such a procedure, which tasks
a political body to assess the legitimacy of religious beliefs, is not compatible
with the State’s duty of neutrality and impartiality». A proposito invece dell’in-
dipendenza del sistema giudiziario, il Commissario ha dichiarato «The approach
whereby judges are appointed by the President of the National Judicial Office,
who is nominated by the government for nine years, gives rise to serious reserva-
tions. The judiciary must be protected from undue political interference». Infine,
a proposito delle restrizioni ai poteri della Corte costituzionale e alla sostituzione
del Commisario per la protezione dei dati personali si legge: «Every democracy
needs a system of checks and balances and institutions which provide effective
control on executive powers».
10
Si fa riferimento alla nota dell’11 gennaio 2012, divulgata come comuni-
cato stampa e classificata con il codice ECHR 009 (2011).
11
Con la lettera dell’11 gennaio 2012, il Segretario generale ha anche invi-
tato le autorità ungheresi a sottoporre al parere della Commissione di Venezia
LA REAZIONE SUCCESSIVA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE 131
mission recalls its critique of this infringement of the powers of the Constitutional
Court. It regrets and notes with serious concern, that the scope of Article 37.4
Fundamental Law has even been extended further under Article 27 Transitory
Provisions, stating that the exemption of certain acts from constitutional review is
not only valid until the state debt falls below 50% of the Gross Domestic Product,
but that these acts will not be subject to full and comprehensive supervision by the
Constitutional Court, even when the budget situation has improved beyond that
target. This “transitory provision” in fact turns a materially transitory provision
of the Fundamental Law into a permanent provision, which seems to run counter
the Fundamental Law itself». Per un altro commento sul parere della Commis-
sione di Venezia, si veda anche K. KELEMEN, The Venice Commission on the new
Hungarian Constitutional Court Act, in www.diritticomparati.it.
15
Il paragrafo 84 del parere 668 del 2012, CDL – AD (2012) 008 (Opinion on
Act CLXIII of 2011 on the prosecution service and Act CLXIV on the status of Prose-
cutor general, Prosecutors, other prosecution employees and the prosecution career
of Hungary) del 19 giugno 2012 puntualizza che «The fact that, in this context, it is
the Prosecutor General and not the President of the NJO who allocates the cases
does not diminish the problem, on the contrary. In addition to the arguments raised
in the opinion on the judiciary acts, as a party to proceedings, the prosecution can
have an interest in choosing a court, which might be known for a tough stance
on certain types of crime. Leaving the choice of the court to the accusing party is
a serious violation of the adversarial principle and gives an unfair advantage to
the prosecution. The possibility to select the court should be withdrawn from the
Prosecutor General». Il paragrafo 90 del parere 663 del 2012, CDL – AD (2012)
001 (Opinion on Act CLXII on the legal status and remuneration of judges and Act
CLXI of 2011 on the organization and amministration of courts of Hungary) del 19
marzo 2012 prevede che «Furthermore, Section 76.4.b AOAC enables the President
of the NJO to designate another court based on the vague criterion of “adjudicating
cases within a reasonable period of time”. This relates to Articles 11.3 and 11.4 of
the Act on Transitional Provisions of 30 December 2011, which were adopted on
the constitutional level in order to overcome the annulment of a similar provision on
the legislative level by Constitutional Court judgment no. 166/2011 of 20 December
2011. The Constitutional Court had found that provision contrary to the European
Convention on Human Rights. The fact, that some courts in Hungary are so small
that the designation of such a court would effectively amount to the designation of a
single judge or a special chamber, further adds to this. Even though the reasonable
time requirement is part of both Article XXVIII Fundamental Law and Article 6.1
ECHR, it is not absolute, but forms a field of tension with the often conflicting right
to a fair trial with respect to the fact that having and exercising more procedural
rights necessarily goes hand in hand with a longer duration of the proceedings. Tak-
ing into account the importance of the right to a lawful judge for a fair trial, the state
has to resort to other less intrusive means, in particular to provide for a sufficient
number of judges and court staff. Solutions by means of arbitrary designation of
another court cannot be justified at all». Per un altro commento sul parere 663 del
2012 si veda K. KELEMEN, The Venice Commission opinion’s on the independence of
LA REAZIONE SUCCESSIVA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE 133
21
Cosi il paragrafo 40 del parere 672 del 2012.
22
A questo proposito si vedano i paragrafi 49 – 52 del parere 665 del 2012.
23
A questo proposito si fa riferimento al documento 667 del 2012, CDL
(2012) 044, Remarks of the Hungarian Government on the Draft Opinion on
LA REAZIONE SUCCESSIVA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE 135
Act CLXIII of 2011 on the Prosecution Service and Act CLXIV of 2011 on the
Status of the Prosecutor General, Prosecutors and other Prosecution Employ-
ees and the Prosecution Career of Hungary del 19 giugno 2012, al documento
662 del 2012, CDL (2012) 046, Remarks of the Hungarian Government on the
Draft Joint Opinion on the Act on the Elections of Members of Parliament of
Hungary del 19 giugno 2012, al documento 671 del 2012, CDL (2012) 047,
Remarks of the Hungarian Government on the Draft Opinion on the Act on the
Rights of Nationalities of Hungary del 19 giugno 2012, al documento 672 del
2012, CDL (2012) 074, Comments by the Government of Hungary on the Draft
Opinion of the Venice Commission on Act CXII of 2011 on Informational Self-
determination and Freedom of Information of Hungary del 16 ottobre 2012.
24
In tal senso l’art. 2 dell’emendamento costituzionale del 18 giugno 2012
è inequivoco nello stabilire che «Article 30 of the Transitional Provision of
Fundamental law shall be repealed».
25
Secondo quanto riferito dal parere CON/2012/26 del 5 aprile 2012, dal
parere CON/2012/43 e dal parere CON/2012/49 della Banca centrale europea
si sono succedute varie proposte di riforma che (tra le altre cose) alla fine hanno
portato all’eliminazione delle norme sulla partecipazione dei rappresentanti go-
vernativi alle riunioni del Consiglio monetario nazionale e delle norme sull’ob-
bligo di sottoporre all’esecutivo l’ordine del giorno (art. 34 della legge organica
136 PARTE IV
1. to propose to the President of the NJO to exercise the power to make propos-
als for legislation concerning courts;
2. to approve the rules of procedure of the service court and publish it on the
central website;
3. to order, as a matter urgency, the adjudication of cases concerning a broad
spectrum of society or cases of outstanding importance with a view to public
interest;
4. to determine the principles to be applied by the President of the NJO when
appointing a proceeding court in the interest of adjudicating cases within a
reasonable period of time;
5. to express a preliminary opinion on persons nominated as President of the
NJO and as President of the Curia on the basis of a personal interview;
6. to determine the principles to be applied by the President of the NJO and
the President of the Curia when awarding a position to the applicant in the
second or third position in the ranking;
7. to exercise the right of consent when the President of the NJO or the Presi-
dent of the Curia wishes to award a position to the applicant in the second
or third position in the ranking;
8. to exercise the right of consent regarding the appointment of court leaders
who did not receive the approval of the reviewing board;
9. to decide on the approval to the renewal of the appointments of Presidents
and VicePresidents of the regional courts of appeal, tribunals, administra-
tive and labour courts and district courts if the President or the Vice Presi-
dent has already served two terms of office in the same position;
10. to publish an opinion annually on the practice of the President of the NJO
and the President of the Curia with respect to evaluating the applications of
judges and court leaders;
11. to appoint the President and members of the Service Court;
12. to approve, in the case of resignation of a judge, a notice period shorter than
3 months, and to relieve the judge from his/her work related duties for the
notice period in full or in part; and
13. in the case of a judge retiring or reaching the upper-age limit, to make a
decision concerning the relief of the judge of his/her duties during the notice
period in line with the Act on the Legal Status and Remuneration of Judges».
30
Dopo aver rilevato (al paragrafo 17) che «The amendments respond to a
large extent to this criticism, though not fully», nei paragrafi successivi il parere
683 del 2012 rileva che la nuova legge, oltre a ridurre l’ingerenza del Presidente
nella procedura di nomina dei magistrati e nel procedimento di selezione dei
vertici dell’amministrazione giudiziaria, rimuove la norma sulla prorogatio e
introduce degli strumenti per responsabilizzare il Presidente davanti al Consi-
glio giudiziario nazionale.
31
In proposito si veda il paragrafo 61 del parere 683 del 2012, dove la Com-
missione di Venezia riconosce che «The amended Section 62.1 AOAC provides
that the transfer of cases will be “an exception”». Inoltre, si tenga in con-
138 PARTE IV
she “can go ahead with such appointments, even if the NJC disagrees” (para-
graph 63)» e che «The Commission recommended that the AOAC “should be
amended to provide for better checks of the power of the President of the NJO”
(paragraph 65)», al paragrafo 47 il parere 683 del 2012 riconosce che «The
amendments adequately meet this criticism, as henceforth the appointment of
the candidate who did not receive the approval of the reviewing board, may
only take place if the NJC gives its consent (Section 103.3.d AOAC). Moreover,
the NJC shall decide on the approval of the renewal of the appointments of
court leaders (Section 103.3.e AOAC). Finally, the NJC appoints the President
and members of the Service Court».
34
Pur segnalando la persistenza di ulteriori problemi, il paragrafo 85 del
parere 683 del 2012 riconosce che «The amendments constitute a commend-
able step in the right direction. Focussing on the issues raised by the Secretary
General of the Council of Europe, they take into account many of the major
criticisms that were expressed in the previous Opinion».
35
In questo senso si veda il paragrafo 30 del parere 672 del 2012 quando,
pur sempre all’interno di un quadro complessivamente critico, afferma «Fol-
lowing infringement proceedings launched by the European Commission in
January 2012, Hungary amended the Act and the amendments have restored
the independence of the Authority to a considerable extent. The current version
of the Act includes particularly detailed provisions aiming at guaranteeing - di-
rectly and, in most cases, indirectly – the Authority’s independence. It is worth
saying that some of these guarantees may not always be found in corresponding
legislation of other European countries».
140 PARTE IV
36
Secondo quanto riferisce A. TOTH, op. cit., 449, n. 1, il disegno di emen-
damento della Costituzione è stato presentato il 4 giugno del 2012, è stato ap-
provato il 18 giugno 2012 ed è entrato in vigore il 19 giugno 2012.
37
La tesi dell’incostituzionalità delle norme transitorie è stata portata avan-
ti da G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, op. cit.. Invece, T. BOROS, Constitutional
Amendments in Hungary: The Government’s Struggle against the Constitu-
tional Court, in www.fesbp.hu, segnala che il vero motivo per l’intervento del
costituente ungherese è la volontà di prevenire le possibili censure della Corte
costituzionale.
38
In questo senso il primo comma dell’art. 1 dell’emendamento costitu-
zionale modifica l’art. 31 delle previsioni transitorie e introduce la locuzione
secondo cui «The transitional provisions form a part of the Fundamental law».
LA REAZIONE SUCCESSIVA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE 141
39
Il secondo comma dell’art. 1 dell’emendamento costituzionale modifica
il quinto comma dell’art. 12 puntualizzando che anche il trattamento economi-
co degli ex Presidenti della Repubblica deve essere disciplinato da una legge
organica. In concreto, questa operazione di emendamento è mirata a garantire i
privilegi economici del dimissionario Presidente Schmitt. Il fatto è segnalato da
A. TOTH, op. cit., 449, n. 1.
40
Ai sensi del nuovo terzo comma dell’art. 23 delle disposizioni transitorie
«In the interest of enforcing the rights contained in Article XXIII of the Funda-
mental Law, all electors specified in Article XXIII paras (1)-(3) and para (7)
shall be registered in the registry of names, the right to vote can be exercised
after registration». Il termine di quindici giorni è stato invece introdotto dalla
nuova versione del quarto comma dell’art. 23 delle previsioni transitorie.
142 PARTE IV
41
Secondo la nuova formulazione della seconda parte del terzo comma
dell’art. 23 delle disposizioni transitorie «The registration can be requested
a) personally or in electronic way allowing the identification of the applicant,
by an elector having a Hungarian domicile,
b) in mail or in electronic way allowing the identification of the applicant, by
an elector not having a Hungarian domicile».
LA REAZIONE SUCCESSIVA DELLE ISTITUZIONI EUROPEE 143
1
Il Ministro è interessato a conoscere le implicazioni procedurali connesse
al secondo comma e al quarto comma dell’art. E della Costituzione. In par-
ticolare al giudice costituzionale si chiede di accertare se le prescrizioni im-
pongono l’obbligo di ratificare con maggioranza dei due terzi anche il Trattato
sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e
monetaria.
2
Si fa riferimento alla sentenza 22 del 2012 della Corte costituzionale un-
gherese. Per un commento alla decisione si veda A. MOHAY, Hungarian Consti-
tutional Court: The Ratification of the Fiscal Compact, in Vienna ICL, 2013, 2,
261 – 266.
3
Ai sensi della norma in questione, «The following legal regulations shall
lose force: a) Act XX of 1949 on the Constitution of the Republic of Hungary
[…]».
4
In particolare si fa riferimento alla sentenza 143 del 2010. In quella deci-
sione il giudice costituzionale ungherese aveva statuito che, ai sensi del vecchio
LA REAZIONE SUCCESSIVA 147
8
Si noti che, come meglio si vedrà infra, che la conseguenza di questa scel-
ta è che la maggioranza parlamentare è libera di riproporre una norma viziata da
evidenti profili di contrasto con il diritto europeo e con alcuni importanti diritti
fondamentali.
9
L’obiettivo della normativa è quello di impedire la dispersione del pa-
trimonio di conoscenze rappresentato dai laureati ungheresi. Per conseguirlo,
attraverso questa disciplina si è imposto, a pena di una sanzione pari all’importo
dell’intero ammontare delle borse di studio ricevute, agli studenti beneficiari di
sussidi statali di non lasciare il paese per un periodo commisurato alla durata
degli aiuti ricevuti.
10
Nel suo ricorso, il Commissario per i diritti fondamentali, oltre a sostenere
la tesi dei limiti formali del decreto e oltre a sostenere la tesi per cui i contratti
per studenti sono lesivi del diritto a scegliersi il lavoro e del diritto a circolare
liberamente, ha sostenuto che le norme in questione non sono conformi al prin-
cipio di proporzionalità, in quanto non necessarie e non adeguate al raggiungi-
mento degli obiettivi dichiarati.
11
Vista la mancata partecipazione del giudice Bihari, si è arrivati ad una situa-
LA REAZIONE SUCCESSIVA 149
15
L’ambiguità della decisione è segnalata da K. SCHEPPELE, How to, cit., che
mette in evidenza come, se per un verso è vero che la composizione della Corte
rendeva non scontata la decisione, per un altro verso occorre prendere atto che,
essendo trascorso troppo tempo, la sentenza mette a repentaglio l’effettivo con-
seguimento del reintegro dei giudici. A questo proposito l’autrice, richiaman-
dosi all’idea sviluppata in K. SCHEPPELE, The new judicial deference, in Boston
LR, 2012, 92, 89 – 170, non esita a parlare di «new judicial deference».
16
Secondo quanto riporta K. SCHEPPELE, How to, cit., «On 18 July, the head
of the National Judicial Office, Tünde Handó, responded to the Constitutional
Court decision by telling the fired judges that they could appeal their individual
dismissals through the labor courts. One would think that, since the law on
the retirement age was the only reason for the judges’ dismissals, labor courts
would be able to reinstate them. But labor law experts are divided on the ques-
tion of whether the labor courts have jurisdiction to rule on presidential orders.
The law does not explicitly say that they can. Therefore, conservative judges
may rule that they cannot, especially now that Handó has the unilateral power
to reassign all of the labor court judges to worse jobs without having to give
any reasons for doing so. If the labor court judges claim that they do not have
the power to rule on presidential orders, then the fired judges will get nothing
even though they won at the Constitutional Court».
LA REAZIONE SUCCESSIVA 151
17
Si fa riferimento alla sentenza della Corte di giustizia europea, C – 268/12,
Commissione contro Ungheria, del 6 novembre 2012. Per un commento alla
decisione si veda A. VINCZE, The ECJ as the Guardian of the Hungarian Con-
stitution: Case C – 286/12 Commission v. Hungary, in Eur. Publ. Law, 2013,
3, 489 – 500 e U. BELAVUSAU, On age discrimination and beating dead dogs:
Commission v. Hungary, in Comm. Mark. Law Rev., 2013, 50, 1145 – 1160.
18
Al paragrafo 45 della decisione, a questo proposito si legge che «è giocofor-
za constatare a tale proposito che, conformemente alla giurisprudenza ricordata
al punto 41 della presente sentenza, la data che la Corte deve tenere in considera-
zione per valutare l’esistenza dell’inadempimento contestato all’Ungheria è il 7
aprile 2012. La retroattività della sentenza dell’Alkotmánybíróság non può dun-
que far scomparire l’oggetto del presente ricorso dato che l’annullamento degli
articoli 90, lettera ha), e 230 della legge del 2011 relativa ai giudici deriva da un
evento sopravvenuto successivamente a tale data e che, per tale ragione, non può
essere preso in considerazione». Inoltre, al paragrafo 46 si rileva che «Occorre
constatare, in ogni caso, che, da una parte, la suddetta sentenza non ha alcun effet-
to per quanto riguarda le disposizioni transitorie che prevedono regole analoghe
a quelle contenute agli articoli 90, lettera ha), e 230 della legge del 2011 relativa
ai giudici. Dall’altra, poiché l’annullamento di queste ultime disposizioni non ha
inciso direttamente sulla validità degli atti individuali con cui è stato posto fine
ai rapporti di lavoro delle persone interessate, queste ultime non sono automati-
camente reintegrate nel servizio. Al contrario, per essere reintegrate, tali persone
sono obbligate a proporre ricorsi di annullamento di detti atti, ricorsi il cui esito,
come è stato confermato in udienza dalla stessa Ungheria, non è certo».
19
È quanto sottolinea A. VINCZE, The ECJ, cit., 497, che ritiene che, pur es-
sendo vincolata dal ricorso della Commissione, la Corte avrebbe potuto interve-
nire per censurare la violazione dell’indipendenza del potere giudiziario facendo
riferimento alle argomentazioni addotte dall’Avvocato generale, ma, temendo di
offrire il fianco ad una reazione con cui l’esecutivo magiaro avrebbe potuto de-
nunciare un’interferenza con la sua autonomia e con la sua identità costituzionale,
ha prudentemente preferito pronunciarsi sul profilo della non discriminazione.
152 PARTE IV
20
In proposito si veda il paragrafo 70 della decisione, dove si afferma che
«Occorre, di conseguenza, constatare che le disposizioni di cui trattasi introduco-
no una disparità di trattamento direttamente fondata sull’età ai sensi del combina-
to disposto degli articoli 1 e 2, paragrafo 2, lettera a), della direttiva 2000/78».
21
Secondo la decisione, nel corso del procedimento di infrazione, l’Ungheria
ha obiettato che i provvedimenti contestati sarebbero legittimi perché sono stati
pensati per uniformare l’età di pensionamento, facilitare l’accesso dei giovani alla
professione di giudice e garantire l’equilibrio generazionale. Con riferimento alla
prima giustificazione, la Corte, dopo aver puntualizzato (al paragrafo 61) che in ef-
fetti l’obiettivo dell’uniformizzazione può in teoria legittimare misure che diversi-
ficano la posizione di certi gruppi di soggetti, al paragrafo 75 conclude che, per non
aver cercato misure alternative più rispettose per gli interessi dei giudici coinvolti e
comunque capaci di garantire l’interesse dichiarato, «le disposizioni di cui trattasi
non sono necessarie per raggiungere la finalità di uniformazione invocata dall’Un-
gheria». Con riferimento alla seconda giustificazione, invece, dopo aver statuito
la legittimità astratta dell’obiettivo di politica generale dichiarato dalle norme (al
paragrafo 62), la Corte di giustizia puntualizza (al paragrafo 78) che «se, nel corso
del 2012, il rinnovo del personale delle professioni interessate sarà oggetto di un
acceleramento molto significativo a motivo della circostanza che otto classi di età
saranno sostituite da una sola, vale a dire quella del 2012, tale ritmo di rotazione su-
birà un rallentamento del pari radicale nel 2013 quando solo una classe d’età dovrà
essere sostituita. Per di più, tale ritmo di rotazione sarà sempre più lento man mano
che il limite di età per la cessazione obbligatoria dell’attività aumenterà progressi-
vamente da 62 a 65 anni, in applicazione dell’articolo 18, paragrafo 1, della legge
Tny, comportando anche un peggioramento delle possibilità di accesso dei giovani
giuristi alle professioni della giustizia» e quindi al paragrafo 79 non può fare a meno
di concludere che «le disposizioni di cui trattasi non sono appropriate per perseguire
la finalità della introduzione di una “ripartizione delle fasce di età” più equilibrata».
22
Come giustamente segnala A. VINCZE, The ECJ, cit., 496, la scelta inso-
lita di concedere il procedimento accelerato non sembra casuale. Infatti, come
viene segnalato dall’autore, in un caso riguardante l’anticipato pensionamento
di alcuni procuratori tedeschi (il riferimento è ai casi C – 159/10 e C – 160/10,
Fuchs and Köhler), la Corte ha giudicato sulla base del procedimento ordinario.
Secondo l’autore la scelta sarebbe da giustificare con la volontà della Corte di
intervenire nella maniera più efficace in un caso ritenuto particolarmente grave.
LA REAZIONE SUCCESSIVA 153
23
Giustamente U. BELAVUSAU, op. cit., 1154 – 1155, segnala che, diversamen-
te dalla Corte costituzionale che si è tecnicamente limitata a dichiarare l’inco-
stituzionalità parziale della legge organica, la decisione della Corte di giustizia
contesta tutta la normativa (incluse le previsioni transitorie e le stesse norme della
legge fondamentale) in cui è possibile incontrare i riferimenti al prepensiona-
mento. Inoltre, si mette in evidenza anche che, diversamente dalla censura della
Corte costituzionale che in ragione dei ricorrenti è finalizzata alla sola tutela dei
giudici, l’intervento della Corte di giustizia è orientato a tutelare anche i notai e i
procuratori che sono stati colpiti da provvedimenti legislativi dello stesso tipo.
24
Si fa riferimento alla sentenza 38 del 2012 della Corte costituzionale ungherese.
25
Più precisamente, nella decisione si afferma che «Nor the removal of
homeless persons from public premises, nor urging them to draw on social
maintenance may not be considered such a legitimate, constitutional aim which
would substantiate that the living of homeless persons on public premises is
declared a petty offence. Homelessness is a social problem, which shall be dealt
with by the state with the means of social administration and social mainte-
nance instead of punishment. It is incompatible with the protection of human
154 PARTE IV
and substance, and taking into account their temporal force – extend beyond the
authorization contained in item 3 of the Closing Provisions of the Fundamental
Law. Although the adoption of AFL1 by the Parliament complied with the formal
and material requirements related to the amendment of the Fundamental Law
as contained in Article S) of the Fundamental Law, but it declared ex post facto
that TPFL was part of the Fundamental Law. The provisions of TPFL remained
outside (not incorporated into) the Fundamental Law. The situation has not been
changed in the respect of the fact that TPFL as a separate legal regulation breaks
up the unity of the Fundamental Law (the existence/quality of a single and uni-
fied legal document). Consequently, TPFL can’t be regarded as part of the Fun-
damental Law, its position as a formal source of law is ambiguous, and it is in
conflict with the unified legal document character of the Fundamental Law».
31
A questo proposito al paragrafo 3.4. della decisione si precisa che «TPFL
is a legal regulation adopted according to the procedure under item 2 of the
Closing Provisions by the two-thirds majority of the votes of the members of
Parliament, passed on the basis of the authorization granted in item 3 of the
Closing Provisions of the Fundamental Law, but extending».
32
A questo proposito al paragrafo 3.4. della decisione si legge che «some
provisions of TPFL are also contrary to item 3 of the Closing Provisions of the
Fundamental Law, as it is an authorizing provision narrowing down, both in
substance and in time, the subjective regulatory scope of TPFL. The authori-
zation only allows the adoption of transitional rules connected to the Funda-
mental Law replacing the Constitution. The authorization does not refer to an
amendment under Article S) of the Fundamental Law; it is about adopting con-
necting – and not modifying (amending) – rules that are of transitional – and
not of permanent – character. The authorization does not allow TPFL to make
(non-transitional) provisions beyond the subject of the authorization to become
part of the Fundamental Law some provisions of TPFL are also contrary to
item 3 of the Closing Provisions of the Fundamental Law, as it is an authorizing
provision narrowing down, both in substance and in time, the subjective regula-
tory scope of TPFL. The authorization only allows the adoption of transitional
rules connected to the Fundamental Law replacing the Constitution. The au-
thorization does not refer to an amendment under Article S) of the Fundamental
Law; it is about adopting connecting – and not modifying (amending) – rules
that are of transitional – and not of permanent – character. The authorization
does not allow TPFL to make (non-transitional) provisions beyond the subject
of the authorization to become part of the Fundamental Law».
156 PARTE IV
33
Meno rilevante ai fini del nostro discorso è l’annullamento delle norme
relative alla festa della Costituzione (art. 32 delle disposizioni transitorie), delle
norme che conferiscono all’esecutivo il potere di sostituirsi ai governi locali
(art. 28 delle disposizioni transitorie) e delle norme sulla procedura di nomina
del Presidente del Consiglio nazionale per il bilancio (art. 18 delle disposizioni
transitorie).
34
Si fa riferimento alla sentenza 1 del 2013 della Corte costituzionale un-
gherese. Per un commento alla decisione vedi R. UITZ, The Return, cit..
35
Si fa riferimento alla sentenza 6 del 2013 della Corte costituzionale un-
gherese.
LA REAZIONE SUCCESSIVA 157
36
Presentato l’8 febbraio 2013, l’emendamento costituzionale è stato adot-
tato, con i soli voti della coalizione di maggioranza, l’11 marzo del 2013 ed è
entrato in vigore l’1 aprile 2013. Non sarà inutile precisare che la proposta è
stata approvata soltanto con i voti della maggioranza parlamentare che sostiene
l’esecutivo Orban.
37
Secondo quanto riporta G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, Amicus Brief for
the Venice Commission on the Fourth Amendment to the Fundamental Law
of Hungary, in http://halmaigabor.hu/dok/437_Amicus_Brief_on_the_Fourth_
Amendment4.pdf, in una lettera indirizzata al Segretario generale del Consiglio
d’Europa, il Ministro della pubblica amministrazione e della giustizia avrebbe
definito la modifica come un emendamento meramente tecnico. Inoltre viene
riferito che un altro rappresentante del governo avrebbe dichiarato che «the
amendment was “basically a copy-paste exercise of a purely technical nature”
done at the request of the Court itself».
158 PARTE IV
38
Sulla natura antidemocratica dei primi due emendamenti si è già detto
in precedenza. Per quanto riguarda, invece, il terzo emendamento alla Costi-
tuzione è possibile dire che esso, contravvenendo alle indicazioni con cui la
Commissione di Venezia ha segnalato la necessità di non abusare della legisla-
zione organica, ha introdotto una nuova fattispecie di legge cardinale relativa
alla disciplina dei campi agricoli e delle foreste. Ancora una volta è evidente
l’intento di restringere gli spazi perché le future maggioranze possano mettere
in discussione gli equilibri contingentemente disposti dall’attuale maggioranza
parlamentare.
39
Modificando l’art. L della Costituzione, l’art. 1 del quarto emendamen-
to supera la decisione 43 del 2012 e, dimenticando le raccomandazioni della
Commissione di Venezia, introduce la locuzione secondo cui «family ties shall
be based on marriage and the relationship between parents and children». È il
caso di osservare che secondo G. HALMAI - K. L. SCHEPPELE, Amicus Brief for
the Venice Commission on the Fourth Amendment, cit., «This definition further
narrowed the already-narrow definition in the Family Protection Act; while it
acknowledges family relationship between parents and children even outside
marriage, it does not recognize non-married parents’ relationship to each other
as a family tie. Unlike the Family Protection Act, the text of the Fundamental
Law does not provide a definition of parent-child relationship, but its explana-
tory memorandum contains reference to the same relationships as mentioned in
the Family Protection Act even though the obvious reference of the new provi-
sion is different. Further uncertainty arises from the fact that the Hungarian
text uses a term (“illetve”) that leaves the interpretation of the two conditions’
relationship open to doubt».
LA REAZIONE SUCCESSIVA 159
40
Dopo la modifica introdotta dall’art. 3 del quarto emendamento, l’art.
U della Costituzione prevede che: «(1) The form of government based on the
rule of law, established in accordance with the will of the nation through the
first free elections held in 1990, and the previous communist dictatorship are
incompatible. The Hungarian Socialist Workers’ Party and its legal predeces-
sors and other political organisations established to serve them in the spirit
of communist ideology were criminal organisations, whose leaders have re-
sponsibility without statute of limitations for: a) maintaining and directing an
oppressive regime, violating the laws and betraying the nation; b) eliminating
with Soviet military assistance the democratic attempt built on a multi-party
system in the years after World War II; c) establishing a legal order based on
the exclusive exercise of power and unlawfulness; d) eliminating an economy
based on the freedom of property and driving the country into debt; e) submit-
ting the economy, national defence, diplomacy and human resources of Hun-
gary to foreign interests; f) systematically devastating the traditional values of
European civilisation; g) depriving citizens and certain groups of citizens of,
or seriously restricting their fundamental human rights, especially for murder-
ing people, extraditing them to foreign power, unlawfully incarcerating them,
carrying them off to forced labour camps, torturing them and submitting them
to inhuman treatment; arbitrarily depriving citizens of their assets, restricting
their rights to property; fully depriving citizens of their liberties, submitting the
expression of political opinion and will to the state’s constraint; discriminating
people on the grounds of origin, world view or political conviction, impeding
their advancement and success based on knowledge, diligence and talent; es-
tablishing and operating a secret police to unlawfully watch and influence the
private lives of people’s; h) suppressing with bloodshed, in cooperation with
Soviet occupying forces, the revolution and war of independence, which broke
out on 23 October 1956, the ensuing reign of terror and retaliation, and for
the forced flight of two hundred thousand Hungarian people from their native
land; i) all politically motivated ordinary offences which were not prosecuted
by the administration of justice due to political reasons. Political organisa-
tions recognised legally during the democratic transition as legal successors of
the Hungarian Socialist Workers’ Party continue to share the liability of their
predecessors as beneficiaries of their unlawfully accumulated assets.(2) In con-
sideration of Paragraph (1), the operation of the communist dictatorship shall
be truthfully revealed and public sense of justice shall be ensured as laid down
in Paragraphs (3)–(10).(3) In order for the State to preserve the memory of the
communist dictatorship, the Committee of National Memory shall operate. The
Committee of National Memory shall explore the operation of the communist
dictatorship in terms of power, the role of individuals and organisations holding
communist power, and shall publish the results of its activity in a comprehen-
sive report and other documents. (4) The holders of power of the communist
dictatorship shall tolerate factual statements, except for any wilful and essen-
tially false allegations, about their roles and actions related to the operation of
the dictatorship and their personal data related to such roles and actions may
be disclosed to the public. (5) Statutory pensions or any other benefits provided
160 PARTE IV
47
Il nuovo terzo comma dell’art. XXII (introdotto dal terzo comma dell’art.
8 del quarto emendamento) prevede che «In order to protect public order, pub-
lic security, public health and cultural values, an Act of Parliament or a local
government decree may declare illegal staying in a public area as a permanent
abode with respect to a specific part of such public area».
48
Elevando al rango di norma costituzionale la disciplina dichiarata incosti-
tuzionale dalla sentenza 32 del 2012, il nuovo terzo comma dell’art. 11, dopo la
modifica introdotta dall’art. 7 del quarto emendamento, prevede che «By virtue
of an Act of Parliament, financial support of higher education studies may be
bound to participation for a definite period in employment or to exercising for
a definite period of entrepreneurial activities, regulated by Hungarian law».
49
Si fa riferimento alla sentenza 4 del 2013 della Corte costituzionale un-
gherese. Per un commento alla decisione si rinvia a R. UITZ, Hungarian Ban
Of Totalitarian Symbols: The Constitutional Court Speaks Up Again, in www.
verfassungsblog.de.
50
L’art. 5 del quarto emendamento, aggiunge all’art. IX un nuovo quinto
comma che prevede che «The right to freedom of speech may not be exercised
with the aim of violating the dignity of the Hungarian nation or of any national,
ethnic, racial or religious community. Members of such communities shall be
entitled to enforce their claims in court against the expression of an opinion
which violates their community, invoking the violation of their human dignity
as determined by law». Questa previsione sembra funzionale a ribaltare l’orien-
tamento con cui la Corte costituzionale (in linea con la giurisprudenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo) ha negato la possibilità di configurare una
“dignità della comunità” come limite alla libertà di espressione.
51
In seguito alle modifiche introdotte dall’art. 19 del quarto emendamento,
il quinto punto delle previsioni conclusive della Costituzione è oggi esplicito
nel prevedere che «Constitutional Court rulings given prior to the entry into
LA REAZIONE SUCCESSIVA 163
force of the Fundamental Law are hereby repealed. This provision is without
prejudice to the legal effect produced by those rulings».
52
L’art. 12 del quarto emendamento modifica il quinto comma dell’art. 24.
La disposizione oggi prevede che «The Constitutional Court may only review
the Fundamental Law and the amendment thereof for conformity with the pro-
cedural requirements laid down in the Fundamental Law with respect to its
adoption and promulgation».
53
Limitando ogni possibilità concreta di giudizio incidentale di costituzio-
nalità, il nuovo secondo comma lett. b dell’art. 24 della Costituzione prevede
che la Corte costituzionale può «review immediately but no later than thirty
days any piece of legislation applied in a particular case for conformity with
the Fundamental Law at the proposal of any judge».
54
A questo proposito sarà utile segnalare che, pur facendo riferimento ad
un momento antecedente all’approvazione della Costituzione di Pasqua (cioè
facendo riferimento a fatti che, per quanto significativi, sono accaduti fuori dal
nuovo ordine costituzionale), la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già ini-
ziato ad esaminare gli ottomila ricorsi presentati dai dipendenti pubblici e, a
partire dalla decisione 66529/11, N. K. M. contro Ungheria, è già intervenuta
per condannare la pratica del governo Orban di tassare retroattivamente le li-
quidazioni. Per il momento, invece, pur avendosi notizia di una serie di ricorsi
presentati (ad esempio quelli relativi alla vicenda del prepensionamento dei
giudici), non risultano decisioni relative alle altre questioni sollevate dalla nuo-
va Costituzione.
164 PARTE IV
55
Come si è visto, le pronunce prese in considerazione sono contraddistinte per un
certo grado di ambiguità o per lo meno di timidezza che ne inficiano non poco la ca-
pacità di reagire agli strappi realizzati dalla maggioranza. Se si guarda alla vicenda del
prepensionamento dei giudici o all’annullamento delle previsioni transitorie, ci si ren-
de conto che, per la comprensibile paura di possibili ritorsioni, i giudici costituzionali
affermano grandi principi teorici seguiti da applicazioni pratiche a dir poco relative.
56
A. VINCZE, The ECJ, cit., 498 – 500, critica la scelta della Corte costituzio-
nale ungherese sottolineando il fatto che essa ha perso una comoda opportunità
per andare più in fondo alla vicenda. In effetti, essa avrebbe potuto sfruttare il
riferimento al principio di non discriminazione contenuto nel ricorso per inter-
pellare la Corte di giustizia. Una volta ricevuta una risposta avrebbe potuto più
comodamente dare applicazione alla sentenza.
LA REAZIONE SUCCESSIVA 165
57
Cfr. con quanto riporta G. HALMAI, The End of Liberal Constitutionalism
in Hungary?, in www.iconnectblog.com, che sostiene che la scelta con cui il
quarto emendamento restringe ulteriormente i poteri del giudice costituzionale
è da spiegare con la poca fiducia in alcuni dei giudici di recente nomina.
58
È quanto riporta K. SCHEPPELE, How to, cit., che segnala anche che nel
caso del prepensionamento dei giudici le opinioni dissenzienti hanno utilizzato
argomenti assai poco ortodossi per un giudizio di costituzionalità. In particola-
re, l’argomentazione utilizzata dal giudice Stumpf è basata sulla considerazione
(a dir poco inaudita) per cui essendosi già prodotto il danno la Corte costituzio-
nale non sarebbe competente ad intervenire.
166 PARTE IV
59
Condivide l’idea dei limiti della procedura di infrazione anche U. BELAVUSAU,
op. cit., 1160.
8. IL TENTATIVO COMITOLOGICO
E LE PROSPETTIVE FUTURE
1
Con una lettera dell’11 marzo 2013, il Segretario generale ha chiesto alla
Commissione di Venezia di pronunciarsi sulla compatibilità tra gli standard eu-
ropei e il quarto emendamento alla Costituzione ungherese.
2
Si fa riferimento al parere 720 del 2013, CDL - AD (2013) 012 (Opinion
on the fourth amendment to the Fundamental law of Hungary) del 17 giugno
2013.
168 PARTE IV
3
Al paragrafo 65 del parere si legge: «From the point of view of the Venice
Commission in the framework of this Opinion, important issues are the vague-
ness of the criteria as well as the level of regulation. Article XXII.3 of the Fun-
damental Law is one of the provisions of the Fourth Amendment that contains
detailed rules which are usually regulated by law and should not be part of a
Constitution. Raising such provisions to the level of the Constitution has the
effect of preventing review by the Constitutional Court».
4
A proposito della nuova norma che disciplina le regole sul finanziamento
delle Università, nel paragrafo 57 si legge che «Financial regulations for uni-
versities are an issue usually regulated by ordinary law. Raising this provision
to the constitutional level has the effect of preventing review by the Constitu-
tional Court». A proposito dei cosiddetti contratti per gli studenti, invece, al
paragrafo 61 si legge che «From the point of view of the Venice Commission in
the framework of this Opinion, the most important issue is the level of regula-
tion. Article XI.3 of the Fundamental Law is one of the provisions of the Fourth
Amendment that contains detailed rules which are usually regulated by law and
should not be part of a Constitution. Raising such provisions to the level of the
Constitution has the effect of preventing review by the Constitutional Court».
5
A questo proposito al paragrafo 47 si legge che «Finally, as concerns the
level of regulation, Article IX.3 of the Fundamental Law is one of the provisions
introduced by the Fourth Amendment containing rather detailed rules which
might require amending from time to time and are therefore usually regulated
by ordinary laws. Raising such provisions to the level of the Constitution with-
draws them from constitutional review».
LA REAZIONE SUCCESSIVA 169
6
Dopo che al paragrafo 69 ha criticato la scelta di affidare «the central
responsibilities of the administration of the courts» al Presidente dell’Ufficio
giudiziario nazionale, al paragrafo 71 la Commisione conclude che «The pro-
gress achieved through the dialogue with the Secretary General is jeopardised
by the Fourth Amendment. The Fourth Amendment represents a step back and
provides the PNJO with additional legitimacy without providing for additional
accountability. Even the Bill no. T/10593 does not contain any provisions which
would provide for increased accountability for the PNJO or for strengthening
the National Judicial Council as called for by the Venice Commission». Nei pa-
ragrafi immediatamente successivi si contesta anche la costituzionalizzazione
del potere di attribuire arbitrariamente i casi giudiziari pendenti.
7
A questo proposito, dopo aver rilevato (al paragrafo 116) che in appli-
cazione di alcune regole procedurali il termine può essere ridotto di fatto a
quindici giorni effettivi, al paragrafo 117 si osserva che «Even without such a
further complication, a 30-day period for the examination of the constitutional-
ity of a legal provision appears to be extremely difficult to meet, especially in
the context of the introduction of individual appeals to the Constitutional Court,
which results in a substantial additional work-load. While it is understandable
that the Hungarian authorities wish to provide for speedy proceedings before
the ordinary courts, this should not be done in a way that renders ineffective
constitutional review as an essential element of checks and balances».
8
Al paragrafo 113 si legge che «The Venice Commission again repeats its se-
rious concern about the limitation of the competence of the Constitutional Court
to review legislation. Shielding potentially unconstitutional laws from review is
a direct attack on the supremacy of the Fundamental Law of Hungary. The Com-
mission is particularly worried that the Fourth Amendment has given up the link
of that provision to continued budgetary difficulties and thus has institutionalised
this exception. This provision reinforces the assessment that the Fourth Amend-
ment results in reducing the position of the Constitutional Court as guarantor of
the Fundamental Law and its principles, which include European standards of
democracy, the protection of human rights and the rule of law».
9
Al paragrafo 96, rispondendo alle autorità ungheresi che avevano giusti-
ficato la previsione contestata sulla base della volontà di espandere le compe-
tenze del giudice costituzionale, la Commissione di Venezia statuisce che «The
170 PARTE IV
14
Secondo quanto viene riportato, pare che in sede di Assemblea parlamen-
tare l’Ungheria abbia trovato il sostegno delle delegazioni parlamentari dei pa-
esi sottoposti a procedura di monitoraggio che, più che in favore dell’esecutivo
magiaro, hanno votato contro il procedimento aperto nei loro confronti.
15
Si veda la risoluzione 1941 del 2013 dell’Assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa del 25 giugno 2013.
16
La Commissione aveva preso in considerazione la possibilità di attivare
una procedura di infrazione relativa all’introduzione di una tassa speciale sulle
telecomunicazioni. Tuttavia, in seguito alla pronuncia C - 485/11, Commissione
contro Francia con cui la Corte di giustizia europea ha ritenuto che l’analogo
sistema francese fosse compatibile con il diritto dell’Unione europea, la Com-
missione ha strategicamente ritenuto di non portare avanti il procedimento.
17
Questo è quanto riporta T. BOROS, Another Hungarian Constitutional
Amendment: Smoke and Mirrors for the World, in www.fesbp.hu.
18
Come giustamente osserva K. L. SCHEPPELE, In praise of the Tavares Re-
port, in www.hungarianspectrum.wordpress.com, pur essendo stata votata a
172 PARTE IV
una terza possibile linea di azione e, nel tentativo dare sostanza alla
proposta dottrinaria di istituire una Commissione di Copenaghen, si
chiede alla Commissione europea e al Consiglio di utilizzare l’art.
70 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea per dare vita
ad un gruppo di tecnici di alto profilo e di comprovata indipendenza.
Il nuovo comitato dovrebbe essere competente per pronunciarsi sul
rispetto dell’art. 224. Infine, per completare il quadro dei rimedi indi-
cati dalla risoluzione, viene richiamata la possibilità che, in seguito
alla mancata normalizzazione della situazione ungherese, si attivi il
meccanismo sanzionatorio previsto dall’art. 7 del Trattato sull’U-
nione europea e si sospenda il diritto di voto in seno al Consiglio
dell’Unione25.
È il caso di segnalare che, diversamente dall’approccio settoria-
lizzato seguito nei mesi precedenti dalle istituzioni dell’Unione, in
questo caso la mozione approvata dal Parlamento, in considerazione
degli scarsi risultati ottenuti, ha deciso di attivare forme di supervi-
sione su tutti i problemi connessi all’ordine costituzionale (e al quar-
to emendamento in particolare) e ha addirittura individuato nuove ed
ulteriori questioni26.
27
In questo senso si vedano i paragrafi 71 - 78 del documento di risposta del
governo ungherese.
28
Si vedano i paragrafi 1 – 5 del Documento 720 del 2013, CDL (2013) 034,
(Comments of the Government of Hungary on the Draft Opinion on the Fourth
Amendment to the Fundamental law of Hungary) del 14 giugno 2013.
29
In questo senso si vedano i paragrafi 10 – 17 del documento di risposta del
governo ungherese.
30
In questo senso si vedano i paragrafi 51 – 61 del documento di risposta del
governo ungherese.
LA REAZIONE SUCCESSIVA 175
31
In questo senso si vedano i paragrafi 13 - 16 del documento di risposta del
governo ungherese.
32
In questo senso si veda il paragrafo 44 del documento di risposta del go-
verno ungherese dove si annuncia la cancellazione del potere del Presidente
dell’Ufficio giudiziario nazionale.
33
In questo senso si veda il paragrafo 25 del documento di risposta del go-
verno ungherese dove si annuncia la piena equiparazione delle regole per le
elezioni europee e per le elezioni nazionali.
34
In questo senso si veda il paragrafo 61 del documento di risposta del go-
verno ungherese dove si annuncia l’ampliamento del termine relativo al giudi-
zio incidentale di costituzionalità.
35
In questo senso si veda il paragrafo 63 del documento di risposta del go-
verno ungherese dove si annuncia il ritiro della norma in questione.
176 PARTE IV
36
Il quinto emendamento è stato approvato dal Parlamento ungherese il 16
settembre 2013 ed entrerà in vigore il primo ottobre 2013.
37
Secondo quanto riporta T. BOROS, Another Hungarian, cit., la propaganda
di FIDESZ avrebbe iniziato una campagna contro Barroso, la Reading e l’intera
classe dirigente dell’Unione europea. In particolare, secondo quanto si appren-
de, lo stesso Orban avrebbe dichiarato che la Commissaria Viviane Reading
«was not delegated to the European Commission to offend nation states and
European nations, like the Hungarians, but to serve us».
38
Il giorno dopo l’approvazione del rapporto Tavares, il Parlamento unghe-
rese ha approvato una risoluzione sull’eguaglianza di trattamento da riservare
all’Ungheria che testualmente prevede che «We Hungarians entered into the
family of European nations by establishing a state and adopting Christianity.
We Hungarians often stood up for European values. There were times when we
defended these values with our blood against attacks from outside. In 1956 we
armed ourselves against the communist dictatorship. In 1989 we contributed to
unifying Europe with the demolition of the iron curtain. We Hungarians entered
into the European Union of our own free will. We did that in the hope that we
would join a community based on law, justice, and freedom. We Hungarians do
not want a Europe where freedom is limited and not widened. We do not want a
Europe where the larger ones abuse their power, where national sovereignty is
violated, and where the smaller have to honor the larger. We have had enough of
dictatorship after 40 years behind the iron curtain. We Hungarians have always
respected the desire of European Union institutions for dialogue, and we have
always been ready for reasonable compromises. Therefore, we rightly expect the
respect and equal treatment due to Hungary from the European Union’s institu-
tions. We expect the European Union to respect the rights that we acquired after
our accession just as it would respect those of any other country. The Parliament
of Hungary is surprised that the European Parliament passed a decree that it
LA REAZIONE SUCCESSIVA 177
had no right to pass, that exceeded its jurisdiction. The European Parliament
made demands, introduced new procedures, and created institutions that violate
Hungary’s sovereignty as guaranteed in the fundamental treaty. With this deci-
sion the European Parliament went against basic European values and led the
Union on a dangerous path. The Hungarian Parliament is further worried by the
undue influence of business interests that underlie this abuse of power. Hungary
is reducing the cost of energy paid by families. This may hurt the interests of many
European companies that for years have had windfall profits from their monopoly
in Hungary. It is unacceptable that the European Union tries to influence our
homeland to further the interests of these companies. The Hungarian Parliament
believes that Europe is in danger if the interests of multinationals are realized
at the expense of the rules laid down in the fundamental treaty. Today we adopt
a resolution to defend Hungary’s sovereignty and the equality of Hungarians in
the European Union. We call on the Hungarian government not to give in to the
pressure of the European Union, not to let the nation’s rights guaranteed in the
fundamental treaty be violated, and to continue the policies that make the lives of
the Hungarian people easier».
39
A questo proposito T. BOROS, Another Hungarian, cit., sostiene che «The Ta-
vares Report, […] shows the obvious commitment of European political forces to
reverse the anti-democratic strides of the Orbán administration. This is swimming-
ly illustrated by the fact that the decisive majority of Fidesz’s amendments aimed
at the pacification of the report remained unapproved even by Fidesz’s own family
of parties, the European People’s Party. Step by step and in small increments, the
EPP is distancing itself from Fidesz. Since the European conservatives are still very
far from cutting the party off completely, Fidesz can fight its European battles with
confidence - for now. However, this does not mean that the EU does in fact have the
tools to force the Hungarian government into radical changes, because for Article
7 to take effect, the support of 4/5 of all Member States is necessary. Currently, this
is a highly unlikely outcome». A ciò si aggiunga anche che gli esiti del voto del rap-
porto Tavares sembrano confermare le difficoltà politiche che ancora si incontrano
in sede europea. Infatti, per quanto larga, la maggioranza politica che ha condannato
il governo Orban è ancora lontana dalla soglia dei due terzi ed è verosimile che
l’attivazione dell’art. 7 induca alcuni parlamentari che hanno votato in favore del
rapporto Tavares all’astensione o al voto contrario.
178 PARTE IV
40
Questo è quanto giustamente rileva, C. FRANZIUS, The Sense and Nonsense
of a Copenaghen Commission, in www.verfassungsblog.de.
41
Così, T. BOROS, Another Hungarian, cit..
42
Al paragrafo 118 del parere 720 del 2013, la Commissione di Venezia a
questo proposito scrive che «The Government Comments (para. 61) announce
that the Hungarian Government will submit a proposal amending Article 24.2.b
of the Fundamental Law extending the 30 day limit to 90 days. The Venice
Commission welcomes that this proposal would result in an improvement but
the dead-line is still very tight and should be made more realistic, for example
9 months».
43
Secondo quanto si apprende dalle dichiarazioni rilasciate dal sottosegre-
tario ungherese alla giustizia (consultabili al sito internet http://bigstory.ap.org/
article/hungary-make-more-changes-new-constitution), anche dopo le modifi-
che, la legge sulle chiese dovrebbe continuare a distinguere tra le organizzazio-
ni religiose. Inoltre, secondo un commento rilasciato da un’analista del Center
for Fair Political Analysis (reperibile alla stessa pagina web appena citata),
«While political campaign ads will be allowed on commercial TV and radio,
broadcasters won’t be allowed to charge for them and all qualifying political
parties will have to be given equal air time. This makes it unlikely any ads will
be run». Commentando in generale l’impatto del quinto emendamento, la stessa
analista aggiunge anche «They take three steps forward so when asked to take
a step back, they are still ahead of the starting point» e che «measures made
it seem like Hungary had listened to its critics while not actually changing the
status quo».
LA REAZIONE SUCCESSIVA 179
rio alle regole basiche della democrazia, non si può non notare
come, per quanto utili, le riforme proposte non sono certo suffi-
cienti ad un ripristino della vita democratica. A ben vedere, in-
fatti, esse sono relazionate soltanto alle regole introdotte dalla
costituzionalizzazione delle previsioni transitorie e dal quarto
emendamento e nella migliore delle ipotesi possono ripristinare
gli equilibri illiberali voluti dalla versione originaria della Costi-
tuzione di Pasqua. Detto altrimenti, nel testo fondamentale resta-
no comunque tante previsioni lontane dai parametri del costitu-
zionalismo europeo e dalla concezione liberale delle democrazia
che ispira il quadro istituzionale sovranazionale.
44
Secondo M. LUCIANI, Costituzione, integrazione europea, globalizzazione
in Quest. giust., 2008, 6, 65 – 79, il costituzionalismo multilivello è orientato
a trasformare, in contrasto con lo spirito europeistico originario, la tattica fun-
zionalista che Schuman e Monnet avevano elaborato (per aggirare gli ostacoli
all’avanzata del processo di integrazione) nel fine ultimo dell’apparato istitu-
zionale europeo.
180 PARTE IV
45
La stampa ungherese ha riportato come nel processo contro Ernö Me-
sterházy, Attila Antal, uno dei testimoni chiave dell’accusa ha ritrattato e, dopo
essersi scusato con l’accusato, ha sostenuto di averlo accusato soltanto per-
ché la combinazione tra le minacce della polizia e il suo debole stato di salute
(proprio nei giorni della vicenda era stato colpito da un infarto) gli aveva fatto
temere per la propria vita.
46
Il ministro George Szilvásy è stato arrestato e i leader del Partito Liberale
(Ernö Mesterházy e András Gyakiczky) sono stati coinvolti in un procedimento
per corruzione.
LA REAZIONE SUCCESSIVA 181
47
È quanto riporta il paragrafo 70 del parere 683 del 2012 della Commissio-
ne di Venezia.
48
Secondo quanto denunciato da Magdalena Sepúlveda, Special Rappor-
teur on extreme poverty and human rights, è questo l’importo delle sanzioni
pecuniarie inflitte ai senzatetto colti a dormire nelle zone proibite. La cronaca
riferisce anche di applicazioni della norma che prevede gli arresti per i recidivi.
49
Per maggiori dettagli sul punto si veda il documento redatto da Helsinki
Hungarian Committee.
50
Letteralmente l’espressione significa Associazione Guardia civile per un
futuro migliore.
51
Al di là di questi episodi è anche il caso di segnalare che l’ostilità di al-
cuni gruppi estremisti nei confronti delle minoranze ha fatto registrare anche
episodi di antisemitismo. A questo proposito può essere opportuno riferire che
il documento dell’organizzazione non governativa The Canadian – Hungarian
Charter riporta una dichiarazione in cui Imre Posta (uno dei rappresentanti di
JOBBIK) ha impunemente affermato che «today, antisemitism is not only an
opportunity but a duty for all Hungarians».
52
Letteralmente l’espressione significa Forza di difesa.
182 PARTE IV
53
Le responsabilità dell’esecutivo sono state riportate dal documento di Hel-
sinki Hungarian Committee che ha anche segnalato come le numerose denunce
delle organizzazioni non governative sono sostanzialmente cadute nel vuoto. Ad
esempio, a questo proposito, nel documento si mette in evidenza che tra le accuse
cadute nel vuoto c’è anche quella con cui Hungarian Civil Liberties Union (un’altra
organizzazione non governativa attiva in Ungheria) segnalava che una donna Rom
incinta di otto mesi era stata accerchiata e molestata (presa a sputi e minacciata con
alcune fruste) da un gruppo di individui in maschera e, subito dopo l’evento trau-
matico, ha partorito prematuramente a causa del forte stress subito.
54
Sia la scelta di nominare Pál Schmitt (fervente militante comunista e,
dopo il crollo del regime, fedelissimo di Orbán), sia la scelta di sostituire que-
sto (costretto alle dimissioni per uno scandalo relativo al plagio della sua tesi
di dottorato) con János Áder (cofondatore di FIDESZ e coautore della legge
elettorale), in abbinamento con l’inerzia che ha caratterizzato l’azione dei due,
hanno da subito alimentato il sospetto che la maggioranza abbia inteso neutra-
lizzare ogni residua possibilità di un autentico controllo presidenziale sull’azio-
ne di governo. I sospetti sono aumentati dal fatto che, secondo quanto riporta
The Canadian – Hungarian Charter, la presidenza di Schmitt è stata caratte-
rizzata da una netta inversione di tendenza nella consolidata prassi di rinvio
presidenziale alla Corte costituzionale delle questioni controverse.
55
Si può prendere ad esempio il nuovo giudice Istvan Stumpf. Leader
dell’organizzazione giovanile comunista, Stumpf diventa un importante mini-
stro del primo governo presieduto da Orbán. È stato sottolineato che il nuovo
giudice non ha mai svolto la funzione di magistrato e non si è mai occupato di
questioni connesse con il diritto costituzionale. Come si evince dal documento
Events of concern in Hungary during the period of the country’s EU Presidency
redatto da una delle organizzazioni non governative (Hungarian Helsinki Com-
mittee) che ha contestato il governo, anche l’elezione del giudice Béla Pokol
è da considerare preoccupante perché il soggetto interessato avrebbe sostenuto
che «if in a given community a national or ethnic minority’s behaviour leads to
a higher crime rate then the principle of equal treatment might be discarded»
e che «it is clear from my articles that I find the way followed by human rights
defender for the integration of Roma community, i. e. the preference of anti-
discrimination, a dead end». Pure l’elezione di Istvan Balsai parlamentare di
FIDESZ e grande accusatore dell’ex Primo ministro Gyurcsány ha suscitato
parecchie polemiche.
LA REAZIONE SUCCESSIVA 183
56
Il delicatissimo incarico è stato attribuito a Tünde Handó, moglie di József
Szájer che è, assieme ad Orban, uno dei cofondatori di FIDESZ ed è considera-
to il padre del nuovo ordine costituzionale.
57
L’incarico di Procuratore generale è stato attribuito a Peter Polt, personag-
gio organico alle forze di maggioranza.
58
Secondo quanto riporta M. BÁNKUTI – G. HALMAI – K. SCHEPPELE, op. cit., 140
i membri del Comitato sarebbero andati in scadenza nel 2014 perché eletti due mesi
prima delle elezioni del 2010 con un mandato di quattro anni. Gli stessi autori riportano
anche che, secondo l’esperienza consolidata tra il 1989 e il 2010, i dieci seggi di cui si
compone il Comitato erano divisi sulla base di un accordo tra le forze politiche di mag-
gioranza e quelle di opposizione e comunque in maniera tale da garantire che ognuno
dei cinque principali partiti politici ungheresi avesse un suo rappresentante. Mettendo
alle spalle questa esperienza di pluralismo democratico FIDESZ, appena raggiunto il
potere, ha preso sei dei dieci seggi disponibili. Bisogna segnalare che, oltre al controllo
sui risultati elettorali, il Comitato ha una serie di funzioni in materia di referendum.
59
Secondo quanto riporta M. BÁNKUTI – G. HALMAI – K. SCHEPPELE, op. cit.,
140 – 141, la neo istituita Autorità di controllo dei media, pur avendo in (minima)
parte visto ridurre le sue competenze in seguito alle pressioni esercitate dal Con-
siglio d’Europa e dall’Unione europea, è chiamata a dare applicazione ai generici
riferimenti normativi (a partire dalla nuova Costituzione) che contraddistinguono
il sistema ungherese ed è caratterizzata da una composizione monopartitica.
60
Secondo quanto riporta il documento dell’organizzazione non governati-
va The Canadian – Hungarian Charter, FIDESZ ha inopportunamente nomi-
nato al vertice dell’agenzia Miklós Juhász che, oltre ad essere vicino al partito,
in passato è stato personalmente protagonista di alcune importanti controversie
giuridiche che hanno coinvolto l’istituzione in questione.
61
Secondo quanto riporta il documento dell’organizzazione non governati-
va The Canadian – Hungarian Charter, il governo ha affidato l’incarico ad uno
dei parlamentari della maggioranza László Domokos.
62
Secondo quanto riporta il documento dell’organizzazione non governativa
The Canadian – Hungarian Charter, il governo, una volta preso atto della pressione
internazionale che si sarebbe determinata in seguito alla rimozione del Governatore
della Banca centrale, in attesa che la naturale scadenza del mandato consenta una
sostituzione non polemica, ha nominato come Presidente dell’Autorità di vigilanza
Zsigmond Járai, precedente Ministro delle finanze del Governo Orbán.
63
Contrariamente a quelle prassi di buona amministrazione che imporrebbero di
non coinvolgere il personale nel gioco politico, l’introduzione delle nuove norme sul
pubblico impiego ha messo il governo nelle condizioni di poter esercitare inopportu-
184 PARTE IV
sono stati nominati senza alcun rispetto per l’idea di checks and ba-
lances e rappresentano altrettanti esempi di una volontà di controllo
delle istituzioni che non appare certo compatibile con le impostazioni
del costituzionalismo liberale. La distanza dai paradigmi tradizionali è
ribadita dalla durata di questi incarichi che in molti casi supera di gran
lunga la vita della maggioranza parlamentare che li ha determinati.
Una volta chiarita questa questione e dimostrata la dimensione
concreta delle lesioni prodotte dal nuovo ordine giuridico, l’analisi fin
qui condotta sembra finalmente sufficiente per iniziare a redigere un
primo bilancio sugli effetti dell’interazione tra il quadro istituzionale
europeo e le istituzioni ungheresi. Più specificamente, rinviando alle
conclusioni le considerazioni di ordine più generale, per ora sarà suf-
ficiente mettere in evidenza che, nonostante i vari tentativi esperiti in
ambito sovranazionale, il sistema ungherese ha continuato la sua pro-
gressiva caduta verso un modello autoritario che concepisce il diritto
come uno strumento per calpestare concretamente i diritti fondamen-
tali e le più basilari istanze democratiche.
CONCLUSIONI
1
È questo quanto viene sostenuto da P. BLOKKER, Romanian Constitutional-
ism: Form without Content?, in http://ssrn.com.
196 APPENDICE
2
Con il dichiarato obiettivo di ristabilire la democrazia, la libertà e la digni-
tà del popolo romeno, il Fronte di salvezza nazionale si propone come nuovo
soggetto sovrano e dopo la cacciata di Ceauşescu istituisce il Consiglio prov-
visorio per l’unità nazionale che ha il compito di proporre le riforme. Sarà poi
l’assemblea eletta nel maggio 1990 a svolgere la funzione di costituente e sarà
il corpo elettorale (con il referendum dell’8 dicembre 1991) ad approvare il
definitivo testo costituzionale.
3
È quanto sostenuto da P. BLOKKER, op. cit..
4
Si veda P. BLOKKER, op. cit., dove, tra l’altro, si mette in evidenza come
la sovrarappresentazione del Fronte di salvezza nazionale non rispecchiava la
complessità della società romena.
5
Si veda P. BLOKKER, op. cit..
6
A proposito della fatica di affermarsi del sistema di giustizia costituzio-
nale, Ion Muraru, Presidente della Corte costituzionale in quegli anni, riferisce
che «in the debates in the Constituent Assembly, it was hard to convince even
the lawyers that we needed a distinct authority of this sort». Per maggiori rife-
rimenti vedi l’intervista al Presidente Muraru in A. MUNGIU – PIPPIDI, Interview
with President of the Romanian Constitutional Court, Ion Muraru, in East Eur.
Const. Rev., 1997, 1, 78 – 93.
IL ‘CONTAGIO’ ROMENO 197
7
Il sistema costituzionale polacco dopo la riforma costituzionale del 1997
preclude la possibilità di ribaltare le decisioni del giudice costituzionale.
8
Con l’unica eccezione della decisione relativa alla possibilità del Presidente
Iliescu di fare un terzo mandato, nel corso degli anni novanta la Corte costituzio-
nale non ha adottato nessuna decisione che abbia avuto un impatto decisivo nella
vita politica della Romania. Non meraviglia dunque che in B. IANCU, Constitu-
tionalism in Perpetual Transition, in B. IANCU, The Law/Politics Distinction in
Contemporary Public Law Adjudication, Eleven International Publishing, 2009,
187 – 211 (riportato da P. BLOKKER, op. cit.), si sostiene che per «a very long time
after the adoption of the 1991 Constitution, neither public debates nor political
disputes were framed in the language and logic of constitutionality or constitu-
tionalism. The local “Guardian of the Constitution” was relegated to a marginal,
almost irrelevant position».
198 APPENDICE
9
In questo senso ancora una volta vedi P. BLOKKER, op. cit..
10
Questo dato è riportato da F. CARELLA, ROMANIA: La revisione costi-
tuzionale romena del 2003. La Corte rafforzata, il Presidente più arbitro, il
Primo Ministro più al centro dell’esecutivo, una lieve prevalenza della Camera
anche se la fiducia resta bicamerale, in www.forumcostituzionale.it.
11
Per indicazioni generali sull’attuale sistema costituzionale romeno si rin-
via a A. DI NUCCI, Los sistemas constitucionales de Bulgaria y Rumanía, in Rev.
der. const. eur., 2011, 15, 371 – 398.
12
È quanto sottolinea P. BLOKKER, op. cit.. Per una rassegna puntuale delle
novità introdotte dal testo costituzionale si veda F. CARELLA, op. cit..
IL ‘CONTAGIO’ ROMENO 199
13
Secondo quanto osserva B. IANCU, op. cit., nel corso di questa fase «many
public and political debates have suddenly started to be carried out within con-
stitutional parameters».
14
Così P. BLOKKER, op. cit..
15
Dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 2004 con l’appoggio di una
coalizione composta dal Partito Nazional Liberale di Teodor Stolojan e dal suo
Partito Democratico, Traian Băsescu ha nominato Călin Popescu Tăriceanu
capo di un governo composto dai due partiti. Sul finire del 2006, in seguito ad
una fase di tensioni politiche, Băsescu, sulla base di un accordo con la fazione
dei nazional-liberali capeggiata da Stolojan, ha fondato il Partito Liberal Demo-
cratico e ha di fatto spianato la via ad una rimodulazione del sistema partitico
romeno e ad una crisi di governo.
200 APPENDICE
16
Può essere utile precisare che, come conferma il parere espresso dal giu-
dice costituzionale, nel caso di specie non era possibile individuare alcun reato,
mentre invece ai sensi dell’art. 95 è espressamente previsto che: «(1) In case of
having committed grave acts infringing upon constitutional provisions, the Presi-
dent of Romania may be suspended from office by the Chamber of Deputies and
the Senate, in joint sitting, by a majority vote of Deputies and Senators, and af-
ter consultation with the Constitutional Court. The President may explain before
Parliament with regard to imputations brought against him. (2) The proposal
of suspension from office may be initiated by at least one third of the number of
Deputies and Senators, and the President shall be immediately notified thereof.
(3) If the proposal of suspension from office has been approved, a referendum
shall be held within 30 days, in order to remove the President from office».
17
In questo senso si veda l’Opinione consultiva n. 1 del 5 aprile 2007.
18
Per maggiori riferimenti sulla vicenda che ha portato alla crisi istituziona-
le del 2007 si rinvia a E. MAXFIELD, Europe and Romania’s President Impeach-
ment Referendum, May 2007, in https://www.sussex.ac.uk/webteam/gateway/
file.php?name=epern-ref-no15.pdf&site=266.
19
Victor Ponta, allievo politico e successore dell’ex Primo ministro Adrian
Năstase (antagonista di Băsescu alle elezioni presidenziali del 2004), è il leader
del Partito social - democratico e, in seguito alla sconfitta rimediata dal suo
partito alle elezioni parlamentari del 2008, è stato membro dell’opposizione
al governo liberal democratico guidato da Emil Boc. Soltanto in seguito al fal-
limento del governo Boc (6 febbraio 2012) e del successivo governo Mihai
Răzvan Ungureanu (7 maggio 2012) è stato investito della responsabilità di
guidare l’esecutivo.
IL ‘CONTAGIO’ ROMENO 201
del capo dello stato20. Parallelamente, nel corso delle stesse set-
timane, la contrapposizione tra il Presidente e il capo dell’esecu-
tivo investe anche il piano della legittimazione a rappresentare
il paese alle riunioni dei capi di stato e di governo dell’Unione
e fa segnare il primo ‘strappo costituzionale’: con un inaspettato
colpo di mano, Ponta sfrutta la sua maggioranza parlamentare
per fare approvare una mozione politica che gli affida la respon-
sabilità di rappresentare il paese ai summit europei e, ritardando
la pubblicazione in Gazzetta di una sentenza costituzionale che
riconosce le ragioni di Băsescu21, prende arbitrariamente parte al
successivo Consiglio europeo22.
Peraltro, lungi dall’esaurire i suoi effetti a questo primo
‘strappo’, la rivalità tra i due antagonisti politici produce ulteriori
problemi. Innanzitutto, già nei giorni immediatamente successi-
vi al summit, Ponta e Antonescu (leader del secondo partito che
compone la maggioranza), dichiarano pubblicamente la loro vo-
lontà di destituire i giudici costituzionali e investono della que-
stione il Ministro della giustizia23. È appena il caso di aggiungere
che, vista la gravità di simili affermazioni24, la semplice consta-
20
In questo senso si veda la decisione 682 del 27 giugno 2012. Per un com-
mento più dettagliato di questa articolata vicenda giudiziaria si rinvia al Consti-
tutional Court Bulletin, 2012, 1, 33 – 35.
21
Per essere più precisi, in seguito ad un conflitto di attribuzione sollevato
da Băsescu, la Corte costituzionale ha stabilito (con decisione 683 del 27 giugno
2012) che la legittimazione a rappresentare il paese nelle riunioni del Consiglio
europeo spetta al Presidente della Repubblica, mentre l’esecutivo rappresenta il
paese (solo) alle riunioni del Consiglio dell’Unione europea. È appena il caso di
rilevare che, diversamente da quanto era accaduto in occasione della decisione
sulla messa in stato di accusa del 2007, in questo caso l’intervento del giudice
costituzionale avrebbe dovuto essere pienamente vincolante e che, quindi, l’in-
tervento del governo per ritardare la pubblicazione rappresenta una gravissima
violazione del principio del rule of law. Per un commento più dettagliato di questa
vicenda giudiziaria si rinvia al Constitutional Court Bulletin, 2012, 1, 94 – 98.
22
Si fa riferimento al Consiglio europeo tenutosi il 28 – 29 giugno a Bruxelles.
23
È possibile trovare maggiori riferimenti a questa vicenda nella lettera del
3 luglio 2012 e in quella del 3 agosto 2012, inviate dai giudici costituzionali ad
alcuni responsabili delle istituzioni delle Nazioni unite, del Consiglio d’Europa
e dell’Unione europea.
24
L’atteggiamento di ostilità della maggioranza nei confronti della Corte costi-
tuzionale è peraltro testimoniato da vari elementi. Ad esempio, con la richiesta di
sospensione di Băsescu (vedi infra) si è anche messa in discussione la correttezza
della procedura seguita dal Presidente per la nomina del giudice costituzionale Pe-
tre Lăzăroiu. In altre circostanze questo atteggiamento è stato invece testimoniato
202 APPENDICE
dalla concessione di termini strettissimi per l’intervento della Corte (secondo quan-
to riporta la lettera che i giudici hanno scritto il 3 agosto alle istituzioni europee, le
sei decisioni del 9 luglio sono state condizionate da queste imposizioni).
25
In questa stessa direzione sembra andare anche l’opinione 685 del 2012
CDL-AD(2012)026, adottata il 17 dicembre 2012 dalla Commissione di Vene-
zia. Si veda anche la lettera che i giudici hanno scritto il 3 agosto alle istituzioni
europee, lamentando di aver subito pressioni e addirittura minacce.
26
Il 3 luglio, con la decisione n. 24 del Senato, Vasile Blaga è stato rimosso
da Presidente del Senato.
27
Il 3 luglio, con la decisione n. 25 della Camera dei Deputati, Roberta
Alma Anastase è stata rimossa da Presidente e da membro dell’Ufficio perma-
nente della Camera dei Deputati. Il suo incarico è stato affidato a Valeriu Ştefan
Zgonea, rappresentante del Partito social - democratico.
28
Il 3 luglio, con la decisione n. 32 del Parlamento, Gheorghe Iancu è stato
rimosso da Difensore civico. Il suo incarico è stato affidato a Anastasiu Crisu,
esponente vicino alla coalizione di maggioranza.
29
Con le decisioni 728, 729 e 732 del 9 luglio 2012, la Corte costituzionale
romena ha rigettato i ricorsi presentati da Blaga, Anastase e Iancu e ha così
confermato la loro rimozione.
30
Il 27 giugno 2012 la nuova maggioranza parlamentare ha presentato un
disegno di legge che, in caso di approvazione, avrebbe riscritto il primo comma
dell’art. 27 della legge n. 47 del 1992 (relativa al funzionamento della Corte
costituzionale) e avrebbe limitato la possibilità di controllo costituzionale sulle
risoluzioni adottate dalle camere e dal Parlamento in seduta comune. La bozza
di provvedimento è stata prontamente impugnata dai parlamentari liberal de-
mocratici. Preventivando la bocciatura del giudice costituzionale, il governo
si è preoccupato di intervenire con un provvedimento di urgenza (n. 38 del 4
luglio 2012) che, pur riproducendo lo stesso contenuto del disegno di legge im-
pugnato, ha reso immediatamente vigente la disposizione impugnata. Di fronte
a quello che pare un vero e proprio tentativo di raggiro per rendere inutile il suo
intervento, la Corte costituzionale ha reagito con durezza e con la decisione 727
del 9 luglio 2012 ha dichiarato l’incostituzionalità del provvedimento impugna-
to e non ha esitato a definire «unconstitutional and abusive».
IL ‘CONTAGIO’ ROMENO 203
31
Il piano ha previsto una riforma delle normative in materia di lavoro che è
stata contrasta dai sindacati, l’aumento dell’IVA dal 19% al 24%, la riduzione della
spesa sanitaria, un taglio delle pensioni e un taglio degli stipendi pubblici del 25%.
32
In proposito si veda l’opinione consultiva n. 1 del 6 luglio 2012 che aveva
ritenuto che non ci fossero validi motivi per mettere il Presidente in stato di
accusa. Una testimonianza della scarsa considerazione che ha il governo per la
Corte costituzionale può essere offerta dal fatto che, con la seduta straordinaria
(tenutasi il 5 luglio 2012) in cui si delibera la sospensione di Băsescu, si intima
ai giudici di pronunciarsi in ventiquattro ore.
33
Con la decisione del Parlamento n. 33 del 9 luglio 2012 si è decisa la
sospensione del Presidente Băsescu. Con la decisione n. 1 del 9 luglio 2012 la
Corte costituzionale suggella l’interim ad Antonescu.
34
Nel sistema romeno è l’art. 10 della legge n. 3 del 2000 che regola l’isti-
tuto del referendum di conferma della messa in stato di accusa. Già in concomi-
tanza con il primo tentativo di accusa a Băsescu, questo articolo è stato oggetto
di polemiche e ha portato ad un intervento del giudice costituzionale. Con l’or-
dinanza di urgenza n. 41 del 5 luglio 2012 il governo ha tentato nuovamente di
riscrivere le regole in questione.
35
A questo proposito la decisione 731 del 10 luglio 2012 ha statuito che
la revisione dell’art. 10 è costituzionale «to the extent that it ensures the par-
ticipation in the referendum of at least half plus one of the number of persons
registered in the permanent electoral lists». Critiche sull’atteggiamento tenuto
in questa vicenda dal giudice costituzionale B. SELEJAN – GUŢAN, The Illusion
of the Romanian Constitution?, in www.iconnectblog.com.
204 APPENDICE
36
È quanto riporta E. SORDA, La calda estate della Romania: impeachment,
referendum, riforme e pronunce della Corte costituzionale mostrano una grave
crisi istituzionale e democratica, in www.diritticomparati.it.
37
Il 29 luglio, l’87,6% dei votanti si è espresso in favore della rimozione del
Presidente, ma, in seguito al mancato raggiungimento del quorum (si è recato
alle urne solo il 46,24% degli elettori), Băsescu ha comunque mantenuto le sue
prerogative.
38
Secondo quanto riporta G. POP-ELECHES, Post election Report: Romani-
an’s Presidential Impeachment Referendum, and a Request for Help in Identify-
ing potential Fraud, in www.themonkeycage.org, in alcuni distretti elettorali
collocati in aree rurali sono state registrate affluenze superiori al 100% degli
aventi diritto al voto.
39
Come ci ricorda K. SCHEPPELE, A New Test for the Romanian Constitutio-
nal Court, in www.comparativeconstitutions.org, sin dal giorno di svolgimento
del referendum, il governo ha chiesto alla Corte di calcolare il quorum parteci-
pativo non sulla base dei dati indicati prima delle elezioni dall’Ufficio elettorale
centrale, ma sulla base dei più ‘comodi’ dati in suo possesso (in particolare i
dati del Ministero dell’Interno e dell’Istituto Nazionale di Statistica). Questa
stravagante pretesa ha creato parecchie confusioni e ha costretto la Corte (chia-
mata per legge a certificare l’esito della consultazione popolare) a rinviare la
sua decisione alle settimane successive. Peraltro, malgrado abbia dichiarato di
riconoscere il verdetto dei giudici costituzionali, secondo quanto viene riportato
dal Notiziario sulla Romania, 2012, 33, 6, Victor Ponta avrebbe commentato
la decisione dichiarando: «Traian Băsescu è il Presidente eletto con 5 milioni
di voti e respinto con 7. La voce del popolo è molto chiara. La decisione della
CCR sarà rispettata e attuata, ma siamo costretti a sottolineare che si tratta di
una decisione ingiusta, contraria alle leggi democratiche e alla maggioranza as-
soluta dei romeni, che il 29 luglio hanno votato per un cambiamento di regime».
40
In seguito al referendum del 29 luglio, già i primi giorni di agosto, la
Corte costituzionale aveva iniziato a verificare la regolarità della consultazione
referendaria, ma, in seguito alle pressioni che il governo ha esercitato per la
IL ‘CONTAGIO’ ROMENO 205
base di calcolo del quorum, è stata costretta (con la decisione n. 3 del 2 agosto
2012) ad aggiornarsi al 12 settembre (la data originariamente fissata per la de-
cisione è stata poi anticipata al 21 agosto). Soltanto con la decisione n. 6 del 21
agosto 2012 la Corte ha finalmente potuto statuire l’invalidità del referendum e
il reinsediamento del Presidente Băsescu.
206 APPENDICE
41
Con le elezioni del 9 dicembre 2012 l’Unione social – liberale di Ponta ha
sconfitto l’Alleanza per una Romania giusta di Băsescu conquistando 273 dei
412 seggi di cui si compone l’attuale parlamento romeno.
42
Al di là del fatto teorico di avere la disponibilità di modificare unilate-
ralmente la Costituzione, ciò che maggiormente preoccupa è il fatto che Ponta
ha prontamente manifestato la sua intenzione di modificare la Costituzione in
tempi rapidi e che, durante la campagna elettorale, il suo principale alleato ha
dichiarato di essere intenzionato ad attivare una nuova procedura di impeache-
ment nei confronti di Băsescu.
IL ‘CONTAGIO’ ROMENO 207
B. ANDÒ: N. BOBBIO:
51. 4; 47.
C. ANTPÖHLER: T. BOROS:
113; 115; 116. 142; 171; 176; 177; 178.
A. ARATO: C. BOULANGER:
14; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 26.
22; 23; 24; 25; 27; 31; 32.
G. BRUNNER:
L. AUCOIN: 25.
14.
G. CAMARA VILLAR:
P. BAJOMI - LÁZÁR: 6.
28.
A. CANTARO:
F. BALAGUER CALLEJÓN: 4.
6.
F. CARELLA:
M. L. BALAGUER CALLEJÓN: 200.
6.
P. CARROZZA:
M. BANKUTI: 6.
52; 55; 56; 57; 183.
M. CARTABIA:
S. BARTOLE: 3; 48.
6.
N. CHRONOWSKI:
F. BASSANINI: 46; 47.
17.
U. BELAVUSAU: L. CSINK:
153; 155; 168. 8; 11; 44; 45; 56.
P. BLOKKER: A. CZARNOTA:
197; 198; 199; 200; 201. 26.
226 INDICE DEGLI AUTORI
M. DANI: C. FRANZIUS:
120. 178.
A. D’ATENA: S. GAMBINO:
23. 6.
F. DAU: P. HABERLE:
23. 6.
R. DE FELICE: M. HAILBRONNER:
37; 42; 43; 46; 49; 50; 51; 118; 119.
57.
D. HALBERSTAM:
M. DE SIMONE: 116.
35; 39; 41; 45; 46; 49; 50; 51; 54.
G. DE VERGOTTINI: G. HALMAI:
6. 52; 55; 56; 57; 79; 80; 90;
93; 94; 95; 98; 99; 100; 105;
M. DEZSO: 106; 107; 108; 142; 159;
11; 12; 13; 19; 21; 22. 160; 163; 167; 183.
J. DICKSCHEN: S. HENTREL:
113; 115; 116. 113; 115; 116.
A. DI GIOVINE: S. HOLMES:
6. 27.
T. DRINÓCZI: B. IANCU:
23; 46; 47. 199; 201.
C. DUPRÈ: A. JACKAB:
22. 12; 33; 34; 36; 44.
G. F. FERRARI: K. KELEMEN:
6. 134.
M. FIORAVANTI: M. KOCSIS:
6. 46; 47.
J. FLEUREN: J. KOMÀREK:
24. 121.
INDICE DEGLI AUTORI 227
M. KRYGIER: A. MOHAY:
26. 148.
D. KOCHENOV: L. MONTANARI:
117. 6.
M. KOTTMANN: J. W. MÜLLER:
113; 115; 116. 121; 122; 123.
M. LUCIANI: S. OSVÁT:
6; 179. 33; 34; 56.
C. MALANDRINO: F. PALERMO:
2. 23.
A. K. MANGOLD: A. PECORARIO:
118. 56.
A. MANZELLA: I. PERNICE:
17. 3; 4.
E. MAXFIELD: L. PHILLIPS:
202. 63.
F. MAYER: G. POP-ELECHES:
4. 206.
L. MEZZETTI: G. PUPPINCK:
6. 56.
Z. MIKLÒSI: G. ROBBERS:
14; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 11.
22; 23; 24; 25; 27; 32; 57.
L. MILLER: W. SADURSKI:
14. 26; 114; 119; 120.
228 INDICE DEGLI AUTORI
A. SAJO: L. TRÓCSÁNYI:
24. 11; 12; 21; 24; 27; 30; 32;
34; 35; 38.
M. SALVETTI:
37; 42; 49; 50. R. UITZ:
100; 102; 103; 116; 156;
B. SCHANDA: 158; 164.
8; 11; 44; 56.
K. SCHEPPELE: F. VECCHIO:
25; 27; 52; 55; 56; 57; 79; 3; 51; 114; 115; 172.
80; 90; 93; 94; 95; 98; 99;
100; 105; 106; 107; 108; A. VINCZE:
142; 151; 152; 159; 160; 31; 32; 34; 35; 36; 39; 40; 42;
163; 167; 171, 172; 173; 43; 44; 49; 57; 153; 154; 166.
183; 184; 206.
W. VOERMANS:
C. SCHMITT: 24.
4.
A. VON BOGDANDY:
B. SELEJAN – GUŢAN: 113; 115.
205.
J. WEILER:
M. SMRKOLJ: 1; 2; 3; 5.
113; 115; 116.
G. ZAGREBELSKY:
L. SOLYOM: 4.
25.
F. ZAMBUCO:
P. SONNEVEND: 37; 42; 43; 46; 49; 50; 51;
117. 57.
E. SORDA: J. ZILLER:
29; 206. 26.
G. A. TOTH: K. ŻUREK:
32; 103; 142; 143. 26.