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Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica. Atti del Convegno Internazionale Napoli, 16-17 gennaio 2014.
Naus Editoria 2017 - COPIA PER L'AUTORE

Archeologie. Temi, contesti, materiali è una collana dell’Università degli studi di Napoli Federico II
1 Archeologie
Temi, contesti, materiali

1
a cura di Luigi Cicala e Marco Pacciarelli

Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica


La collana “Archeologie. Temi, contesti, materiali”. L’iniziativa è indirizzata allo studio delle civiltà
dell’Italia peninsulare e delle isole adiacenti, in consonanza con gli obiettivi del Centro Interdipar- Centri fortificati indigeni della
Calabria dalla protostoria all'età
timentale per gli Studi sulla Magna Grecia cui afferisce. Il programma editoriale, aperto a diversi
ambiti tematici e metodologici, intende proporre lavori monografici e miscellanei, maturati
nell’ambito di programmi di ricerca individuali e di équipe, valorizzando le esperienze di carattere
interdisciplinare e le proposte delle risorse più giovani dell’archeologia. Il titolo e l’idea di questa
collana nascono a margine di una stimolante esperienza condivisa con gli studenti federiciani, a ellenistica
partire dal 2010, volta ad integrare la formazione delle discipline archeologiche con saperi diversi,
da quelli scientifici e naturalistici a quelli sperimentali, fino alle diverse dimensioni della professio-
ne. A tale prospettiva, che ci si augura possa essere sempre più diffusa nella formazione universi-
taria, questa collana intende apportare un nuovo contributo. Atti del convegno internazionale
Napoli, 16-17 gennaio 2014

a cura di Luigi Cicala e Marco Pacciarelli

Euro 00,00
In prima di copertina: Pian della Tirena, Nocera Terinese (Cz) (European Space
Imaging, 2005); in quarta di copertina: Punta di Zambrone, area C, fossato
difensivo, statuetta d’avorio minoica (probabilmente d’età neopalaziale)
rinvenuta negli strati di riempimento del Bronzo recente (foto di Juraj Liptàk).
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Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica. Atti del Convegno Internazionale Napoli, 16-17 gennaio 2014.
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Archeologie
Temi, contesti, materiali

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Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica. Atti del Convegno Internazionale Napoli, 16-17 gennaio 2014.
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Centri fortificati
indigeni della Calabria
dalla protostoria all’età
ellenistica
Atti del Convegno Internazionale
Napoli, 16-17 gennaio 2014
a cura di L. Cicala e M. Pacciarelli

Naus Editoria
2017
Estratto da:
Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica. Atti del Convegno Internazionale Napoli, 16-17 gennaio 2014.
Naus Editoria 2017 - COPIA PER L'AUTORE

Archeologie. Temi, contesti, materiali


a cura di Luigi Cicala e Marco Pacciarelli

Collana del Centro Interdipartimentale di Studi per la Magna Grecia


Università degli Studi di Napoli Federico II

Comitato scientifico
Peter Attema, University of Groningen; Luigi Cicala, Università di Napoli Federico II; Maria Cecilia d’Ercole, École des
Hautes Études en Sciences Sociales, Paris; Reinhard Jung, Österreichische Akademie der Wissenschaften - Institut für
Orientalische und Europäische Archäologie, Wien; Dirce Marzoli, Deutsches Archäologisches Institut, Madrid; Alessandro
Naso, Università di Napoli Federico II; Marco Pacciarelli, Università di Napoli Federico II; Mark Pearce, University of
Nottingham; Gocha Tsetskhladze, University of Melbourne.

Redazione
Maria Luisa Tardugno

Centri fortificati indigeni della Comitato scientifico © Naus Editoria, Napoli 2017
Calabria dalla protostoria all’età Simonetta Bonomi, Federico Cella, www.naus-editoria.it
ellenistica Luigi Cicala, Reinhard Jung,
Marco Pacciarelli, Paola Romano ISBN 978-88-7478-045-7
Convegno Internazionale, Università
degli Studi di Napoli Federico II, Progetto grafico
Dipartimento di Studi Umanistici, Naus Editoria
16-17 gennaio 2014
Stampa
Convegno conclusivo sulle attività di Officine Grafiche Francesco Giannini
ricerca del PRIN 2009 & figli S.p.A., Napoli
Centri fortificati, sistemi di
insediamento e processi ambientali
È severamente vietata la
nella Calabria tirrenica tra secondo e
riproduzione, anche parziale, di testo
primo millennio a.C. Un'indagine
e immagini.
interdisciplinare
Coordinatore nazionale
M. Pacciarelli
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Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica. Atti del Convegno Internazionale Napoli, 16-17 gennaio 2014.
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Dedicato al ricordo di Silvana Luppino e Paola Romano


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L. Cicala, M. Pacciarelli
Introduzione, 11-13

Ricerche e studi a scala territoriale

S. Bonomi
I centri fortificati indigeni della Calabria: prospettive di ricerca e valorizzazione,
17-18

G. Greco
I circuiti fortificati nel mondo indigeno dell’Italia antica: bilancio e prospettive
di ricerca, 19-30

Indice M. Pacciarelli
Il ruolo dei centri d’altura nei sistemi territoriali protostorici della Calabria
tirrenica, 31-50

R. Jung
Le relazioni egee degli insediamenti calabresi e del basso Tirreno durante
l’età del Bronzo, 51-68

P. Attema, F. Ippolito
Il Progetto Archeologico Raganello (RAP) - Sviluppo insediativo di lunga
durata nell’hinterland della Sibaritide protostorica, 69-79

M. Cardosa
I grandi insediamenti su pianoro della Locride, 81-89

P.G. Guzzo
Insediamenti indigeni su altura nella Sibaritide. Archeologia e interpretazione,
91-96

D. Marino, A. Taliano Grasso, G. Nicoletti, S. Medaglia


Rocche protostoriche e abitati brettii tra Sila e mare Jonio, 97-130

G.F. La Torre
Centri d’altura indigeni d’età arcaica della Calabria tirrenica settentrionale,
131-137

R. Spadea
Cinte tra Jonio e Tirreno nell’istmo lametino, 139-154

M. Cardosa
Gli insediamenti indigeni di VII-VI secolo sul promontorio di Tropea (da Torre
Galli a Vibo Valentia), 155-167

G. Aversa
Centri fortificati indigeni d’età ellenistica della Calabria tirrenica settentrionale:
Laos e Blanda, 169-176
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L. Cicala
Centri fortificati indigeni d’età ellenistica della Calabria tirrenica settentrionale:
da Torano a Pian della Tirena, 177-188

R. Agostino, M.M. Sica


Tra il Métauros e la Sila Silva Tauriana: occupazione, controllo e difesa del
territorio tra IV e II sec. a.C., 189-197

E. Spagnoli
La moneta come base documentale per una riflessione sul ruolo politico dei
centri indigeni della Calabria in età tardo arcaica. Le emissioni con tipo
sibaritico, 199-222

A. Mele
I popoli indigeni della Calabria e i loro sistemi politico-territoriali, 223-237

G. De Sensi Sestito
Sistemi politico-territoriali dei Brettii e i loro rapporti con le città greche, 239-
249

Ricostruzioni del contesto ambientale

P. Romano, E. Russo Ermolli, M.R. Ruello, G. Ciampo, V. Di Donato, M.


Rivieccio, F. Filocamo, P. Apreda, F. Terrasi
La Piana di Sant’Eufemia (Calabria) nell’Olocene: ambienti, paesaggi e
occupazione antropica, 253-265

C. Iaia
Dati per una ricostruzione dell’antico paesaggio costiero calabrese fra i fiumi
Savuto e Mesima: il contributo della cartografia storica, 267-279

F. Scarciglia, T. Pelle
Indagini paleopedologiche nei centri fortificati di Punta di Zambrone, Torre
Galli e Pian della Tirena (Calabria), 281-290

G. Di Pasquale, S. Di Ruocco
Pian della Tirena, Nocera Terinese (Cz). I primi dati antracologici dall’abitato
brezio, 291-301

A. D’Auria, E. Allevato, F. Leonetti, G. Di Pasquale


Il Paesaggio agro-forestale di Punta di Zambrone tra Bronzo antico e recente,
303-310

Indagini su alcuni siti di riferimento

R. Jung, M. Pacciarelli
Gli scavi 2011-2013 a Punta di Zambrone, 313-324
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F. Cella, M. La Manna, M. Pacciarelli


Indagini archeo-geofisiche nell’insediamento indigeno di Torre Galli (Calabria),
325-336

M. Pacciarelli, C. Iaia, I. Matarese


Torre Galli: le campagne di scavo 2012-2013, 337-350

A. Santoriello, F.U. Scelza


Ricerche sul centro fortificato di Pietrapaola (CS), 351-360

F. Cella, L. Cicala , M. La Manna


Indagini archeo-geofisiche nell’insediamento di Pian della Tirena (Calabria),
361-374

L. Cicala
Ricerche sull'organizzazione dell'abitato brezio e romano di Pian della Tirena,
375-394

M.L. Tardugno
Indagini territoriali a Pian della Tirena, 395-416

M.G. Aisa, S. Mancuso


La necropoli di Porta Vecchia di Nocera Terinese: dati preliminari, 417-424

R. Agostino, M.M. Sica


Castellace. Topografia e organizzazione di un centro indigeno dalla protostoria
all’età ellenistica, 425-435

F. Cordiano
Serro Mandi (Palizzi, RC). Un oppidum brettio-italico in Aspromonte nell’ex-
chora locrese più meridionale, 437-448

Poster

C. Balducci
Il sito di Mileto - area 5 (VV), 451-454

R. Agostino, S. Ponticiello, M.M. Sica


Una probabile struttura di fortificazione del Bronzo antico (località
Santimarini, Siderno - RC), 455-458

C. Capriglione
I materiali ceramici del BR dal fossato di Punta di Zambrone (VV): prime
riflessioni sull’aspetto locale della facies subappenninica, 459-461

C. Capriglione, P. Fragnoli
Uno strumento classificatorio per l’osservazione macroscopica degli impasti
di Punta di Zambrone (VV): la Scheda Tecnologica di Manufatto Ceramico,
463-465
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I. Matarese, S. Conte, R. Jung, M. Pacciarelli


Vaghi di provenienza egea a Punta di Zambrone (VV): una riflessione crono-
tipologica, 467-469

S. Conte, I. Matarese, R. Jung, M. Pacciarelli


Vaghi in materiali vetrosi da Punta di Zambrone (VV): un approccio
archeometrico, 471-473

M. Bettelli, F. Ferranti, S.T. Levi


Taureana di Palmi (RC): l’abitato dell’età del bronzo, 475-478

A. Guidi, F. Nomi
Centri d’altura della media età del bronzo nel Vallo di Diano e nelle aree
limitrofe, 479-483

I. Matarese
Il centro fortificato indigeno di Torre Galli (Drapia, VV): una proposta di
inquadramento preliminare dei reperti ceramici dell’abitato, 485-488

M.G. Aisa, A.M. Tucci


Il sito fortificato di Gomeno (Gagliato, CZ) tra età arcaica ed ellenistica, 489-
491

F. Mollo
Le fortificazioni di Blanda sul Palecastro di Tortora (CS), 493-495

F. Mollo
Le fortificazioni sul Palecastro di Tortora (CS): recenti indagini stratigrafiche
(2007), 497-500

Tavole, 501

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Questo volume raccoglie gli atti del convegno Centri fortificati indigeni del-
la Calabria dalla protostoria all’età ellenistica, tenuto nei giorni 16 e 17 gennaio
2014 presso l’Università di Napoli Federico II. L’incontro ha rappresentato
l’atto finale del complesso delle ricerche sviluppato tra 2011 e 2013 nell’ambi-
to del PRIN1 2009 Centri fortificati, sistemi di insediamento e processi ambien-
tali nella Calabria tirrenica tra secondo e primo millennio a.C. Un’indagine inter-
disciplinare (coordinatore nazionale Marco Pacciarelli)2.
Il progetto si è proposto di indagare, attraverso una unitaria prospettiva
scientifica, l’evoluzione del ruolo svolto dai centri fortificati indigeni della Ca-
labria tirrenica tra II e I millennio a.C. A tale fine tre importanti insediamenti
sono stati scelti come casi rappresentativi di diversi periodi e situazioni stori-
che coprenti pressoché l’intero arco temporale: Punta di Zambrone per l’età
del bronzo, Torre Galli per la prima età del ferro e l’età arcaica, Pian della Tire-
na per il periodo tra l’età ellenistica e la romanizzazione. Le indagini archeolo-
Introduzione giche sono state concepite come parte integrante di una più vasta ricerca sul
contesto ambientale e territoriale in cui tali centri erano inseriti, avvalendosi
della cooperazione sinergica di studiosi afferenti a discipline diverse.
Il lavoro è stato suddiviso tra tre unità di ricerca (UR). L’UR dell’Università
della Calabria diretta da Federico Cella si è occupata di eseguire indagini geo-
fisiche nell’area dei tre insediamenti, mettendo a punto protocolli di ricerca
già avviati con successo a Pian della Tirena nel corso di un precedente PRIN
(2005). Altro compito affidato all’UR è stato quello di raccogliere dati sulla
pedologia dei siti oggetto di ricerca (lavoro svolto da Teresa Pelle e Fabio
Scarciglia). L’UR archeologica dell’Università di Napoli Federico II composta
da Luigi Cicala e Marco Pacciarelli si è proposta in primo luogo di condurre
scavi archeologici nei tre insediamenti, limitati in estensione ma attentamen-
te calibrati in base al raggiungimento di precisi obiettivi. La stessa UR, tramite
due assegni di ricerca, ha affidato a Cristiano Iaia la raccolta e l’analisi delle
cartografie storiche al fine di definire i cambiamenti nel paesaggio avvenuti
negli ultimi secoli, e a Maria Luisa Tardugno le ricognizioni nell’area circostan-
te Pian della Tirena. L’UR di scienze della terra del medesimo ateneo, diretta
dalla compianta collega Paola Romano, scomparsa prematuramente nel no-
vembre 2015, ha operato al fine di ricostruire sia il contesto paleogeografico
e paleombientale dei siti e territori oggetto di studio, sia i successivi processi
di trasformazione che hanno condotto alla situazione attuale. L’indagine ha
previsto accurate analisi geomorfologiche e stratigrafiche, attraverso lo stu-
dio di carte e foto aree, rilevamenti sul campo, elaborazioni cartografiche in
ambiente GIS, carotaggi corredati da datazioni radiocarboniche AMS nonché
da analisi dei sedimenti, dei pollini, dei microfossili, dei carboni, etc.
Il progetto ha rappresentato di fatto la prima tappa di un nuovo ciclo di
ricerche e studi tuttora in corso sulla Calabria tirrenica, in particolare su quella
parte prossima alla costa compresa tra la foce del Savuto e l’intero promon-
torio di Tropea, e ha consentito di attivare importanti collaborazioni anche
internazionali che ne hanno largamente ampliato le potenzialità e i risultati.
La cooperazione più importante e organica - tanto da poterla considerare
parte integrante di un medesimo progetto scientifico congiunto - è quella
1
Progetti di Rilevante Interesse Nazionale, finanziati dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e
della Ricerca.
2
Numero di protocollo del progetto: 2009MF87BM.

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istituita con Reinhard Jung3 (titolare di un progetto parallelo finanziato dal


Fonds zur Förderung der Wissenschaftlichen Forschung dell’Austria) ai fini del-
lo scavo e dello studio del contesto di Punta di Zambrone. Da questo lavoro
sono già scaturite diverse pubblicazioni e si sono sviluppati nuovi filoni di ri-
cerca4.
In una prospettiva che vede integrate la ricerca e la formazione, anche in
chiave interdisciplinare, le campagne di scavo e studio collegate all’attività
del PRIN hanno visto la partecipazione attiva di molti studenti, laureati e dot-
torandi soprattutto dell’Università di Napoli Federico II, ma non solo. Allo sca-
vo di Punta di Zambrone si sono collegate tre tesi di dottorato, di taglio arche-
ologico5 e archeometrico6, e a quello di Pian della Tirena nove tesi di laurea o
di specializzazione7. Il progetto PRIN ha anche favorito l’apertura di giovani
archeologi ad altri saperi, come l’antracologia8, nel tentativo di perseguire
una lettura organica del paesaggio antico, strettamente ancorata ai dati stra-
tigrafici e contestuali. Parallelamente è stato possibile ampliare i programmi
di indagine archeometrica, avviati con il Dipartimento di Scienze della Terra,
dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università Federico II, cui si è aggiunta la
collaborazione di Pamela Fragnoli9, che hanno permesso di affrontare i pro-
blemi della tecnologia di produzione e della circolazione delle principali classi
ceramiche.
Come si può evincere anche dalle poche note sopra riportate, le ricerche
condotte nell’ambito del PRIN, come anche quelle legate al progetto interna-
zionale di Punta di Zambrone condotto insieme a Reinhard Jung, si sono ispi-
rate all’esigenza di un approccio sistematico allo studio del territorio, che
contempli una stretta integrazione tra le discipline archeologiche e le scienze
della terra e del bioma.
Solo questa integrazione può permettere di percepire il peso delle pecu-
liari condizioni ambientali locali, e di comprendere in che misura di volta in
volta esse potessero rappresentare delle opportunità o viceversa dei limiti
allo sviluppo delle comunità umane. Considerazione che va bilanciata con l’e-
sigenza di non rinunciare a un’ottica prettamente storica, che consideri sia le
3
All’inizio afferente all’Università di Salisburgo, e dalla seconda parte del progetto, come ancora
oggi, all’Österreichische Akademie der Wissenschaften - OREA (Institut für Orientalische und
Europäische Archäologie).
4
V. bibliografia negli articoli in questo volume di Jung e Pacciarelli (v. anche nota 10).
5
Uno sulle ceramiche del Bronzo recente di Lipari e Punta di Zambrone (Cristina Capriglione,
Università di Napoli Federico II) e un altro sui vaghi in materie pregiate dell’età del bronzo della
Sicilia, delle Eolie e del Sud Italia (Ilaria Matarese, Università di Napoli L’Orientale). V. alcuni cenni in
contributi presentati in questo volume (v. anche bibliografia negli articoli di Jung e Pacciarelli).
6
Riguardante l’analisi archeometrica dei vaghi protostorici in materiali vetrosi del Sud Italia (Sonia
Conte, Università di Modena e Reggio Emilia). V. alcuni cenni in un contributo presentato in questo
volume (v. anche bibliografia negli articoli di Jung e Pacciarelli).
7
Oltre a quella di Sabrina Di Ruocco sui resti antracologici (v. nota seguente) sono già state
completate, per i corsi di laurea triennale e magistrale e per il diploma della Scuola di Specializzazione
in Beni Archeologici dell’Università di Napoli Federico II, otto tesi incentrate soprattutto sullo studio
dei contesti ceramici, discusse da Anna Debora Ascione, Michele Cotugno, Francesca De Matteo,
Daniele De Simone (due tesi), Sabrina Di Ruocco, Alessandra Esposito, Salvatore Maraniello.
8
Le tesi di laurea di Alessia D’Auria e Sabrina Di Ruocco hanno affrontato lo studio dei resti
antracologici rispettivamente di Punta di Zambrone e di Pian della Tirena (v. contributi in questo
volume).
9
Attualmente all’Österreichische Akademie der Wissenschaften - ÖAI (Österreischisches
Archäologisches Institut). V. il contributo (con bibliografia) scritto con C. Capriglione in questo
volume.

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specificità delle culture e delle società, sia i processi ad ampio raggio e di lun-
go periodo. In tal senso, ai fini del progetto ma anche del convegno, si è pre-
stata molta attenzione alla necessità di una saldatura organica della protosto-
ria con le prospettive dell’età storica, giovandosi di un approccio che ha alle
spalle la lezione di grandi maestri come Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea.
Va ribadito che rispetto alle sinergie interdisciplinari piuttosto limitate per-
seguite in passato, quelle ben più sistematiche attuate nell’ambito delle ricer-
che avviate nel 2011 rappresentano in qualche modo un cambiamento di para-
digma. Di questa nuova prospettiva però si iniziano a vedere solo i primi risul-
tati, perché il lungo lavoro di studio, analisi ed elaborazione dei dati è ancora
in corso e darà i suoi frutti nel tempo10.
Anche in una fase iniziale del nuovo ciclo di studi ci è sembrato comunque
utile organizzare un convegno che coinvolgesse colleghi che hanno lavorato
e lavorano sulla Calabria del II e I millennio a.C., al fine di offrire i primi risulta-
ti emersi e di suscitare un dibattito più generale che tenesse conto delle nu-
merose ricerche in corso su altri temi, settori e siti riguardanti la Calabria pro-
tostorica, arcaica ed ellenistica.
L’arco temporale è stato prescelto perché caratterizzato fin dall’inizio
dall’emergere di sistemi di controllo del territorio basati sull’occupazione in-
sediativa diffusa, anche se non esclusiva, di siti d’altura, ovvero ubicati su col-
line o pianori resi difendibili da forti dislivelli perimetrali. È opportuno spiega-
re l’uso del termine generico ‘centri d’altura’, nel suo rapporto con quello
specifico di ‘centri fortificati’, utilizzando le efficaci parole di Renato Peroni:
«è evidente che tra condizioni naturali di difendibilità e apprestamenti difen-
sivi artificiali non può non esistere un continuum» (Enotri e Micenei nella Siba-
ritide, p. 864). In effetti, laddove sono stati condotti scavi in centri d’altura -
come già da tempo a Broglio e Torre Mordillo11, e ora anche a Punta di Zam-
brone e Torre Galli - è emerso che la difendibilità naturale, anche dove era già
notevole, è stata di norma integrata da opere artificiali quali aggeri e fossati.
Proprio all’idea di questo continuum è stato ispirato sia il piano di lavoro
del PRIN, sia il programma del convegno. Entrambi sono rivolti a indagare un
fenomeno di lungo periodo che emerge nell’età del bronzo, si consolida nel
primo Ferro, e poi convive in rapporto dialettico con le città greche fino alla
romanizzazione.
Ci auguriamo che questo ambito tematico di grande rilevanza sia stato
adeguatamente valorizzato dalle ricerche e dagli studi contenuti in questo
volume, che comunque certamente offre molto materiale su cui le presenti e
speriamo le future generazioni di studiosi potranno lavorare.
Non possiamo non concludere ricordando che negli ultimi anni ci hanno
lasciato due colleghe di grande valore: Silvana Luppino e Paola Romano. Sil-
vana, il cui enorme contributo all’archeologia calabrese è a tutti noto, era
stata coinvolta nel convegno con una relazione sui centri fortificati ellenistici
10
Riguardo a Punta di Zambrone, diversi contributi archeometrici, paleoambientali e archeobiologici
sono in corso di pubblicazione negli atti del convegno 1200 B.C.E. A Time of Breakdown - A Time of
Progress in Southern Italy and Greece (Roma, Istituto Storico Austriaco, 16-18 aprile 2015). Tra le linee
di ricerca interdisciplinare attivate di recente si segnala l’indagine archeopalinologica sul promontorio
di Tropea e la piana di Lamezia avviata nell’ambito del dottorato di ricerca di Halinka Di Lorenzo
presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università di Napoli
Federico II (tutor: Elda Russo Ermolli).
11
In questo volume Attema e Ippolito indicano evidenze che fanno ipotizzare l’esistenza di una
struttura difensiva anche nel caso dell’abitato del Timpone della Motta di Francavilla Marittima.

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della Sibaritide, che non ha potuto poi tenere. La lacuna è rimasta anche negli
atti12, poiché non ce la siamo sentita di affidare ad altri questo tema molto
legato alla figura di Silvana, tanto più a breve distanza dalla sua scomparsa.
Paola come abbiamo detto sopra ha diretto nell’ambito del PRIN l’UR di
scienze della terra dell’Università di Napoli Federico II, grazie alla cui attività
sono emersi risultati di notevole interesse, esposti solo in parte in questi atti
e in via di pubblicazione anche in altre sedi.
L’impronta da entrambe conferita alle ricerche da un lato archeologiche
dall’altro geologiche sulla Calabria è a nostro parere indelebile. Di questa im-
pronta abbiamo voluto lasciare ulteriore testimonianza dedicando questo
volume alla loro memoria.

Luigi Cicala e Marco Pacciarelli

12
L’unica altra lacuna, rispetto al programma del convegno, è quella relativa alla relazione generale
sui centri d’altura protostorici della Sibaritide, affidata ad Alessandro Vanzetti, di cui non ci è
pervenuto il testo. Rispetto al programma sono stati inoltre aggiunti i contributi di Giuseppe
Cordiano e di Emanuela Spagnoli.
Estratto da:
Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all'età ellenistica. Atti del Convegno Internazionale Napoli, 16-17 gennaio 2014.
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Possiamo utilizzare il termine “decolonizzazio-


ne”, mutuandolo da David Asheri1, per richiamare sin-
teticamente il fenomeno di riacquisizione di una con-
notazione italica da parte delle aree progressivamen-
te coinvolte in quel processo di espansione di genti
sannitiche dell’interno verso i territori limitrofi e le
pianure costiere che si verifica sin dal principio del V
secolo, in riferimento sia alle colonie greche che per-
dono quanto meno l’autonomia, sia ai centri indigeni
quali più quali meno profondamente ellenizzati, che
tornano ad assumere tratti italici. La “decolonizzazio-
ne”, com’è noto, comincia dalla Campania; interessa
progressivamente l’area tirrenica sottostante da Po-
seidonia a Laos, con la sola eccezione di Velia, e la va-
G. De Sensi Sestito sta regione interna; investe in direzione del versante
ionico la grande enclave enotro-chonia intermedia fra
Sistemi politico-territoriali dei Sibari e Crotone, che scoperte recenti rivelano mèta
di incursioni di avanguardie sannite già dal secondo
Brettii e i loro rapporti con le città quarto del V secolo2. Si tratta, com’è noto, di un’area
greche indigena risparmiata dalla colonizzazione primaria, i
cui principali centri, Pandosia3, Crimisa e Petelia 4, pre-
sentano precoci segni di acculturazione e di ricezione
di modelli greci5, ma subiscono una rapida decoloniz-
Abstract territory and their significant zazione nei decenni iniziali del IV, con l’assunzione di
A new interpretation, between political and institutional
tradition and documentation, of evolution. The author also dwells
the complex process of identity on the different types of 1
Asheri 1996, pp. 90-100.
construction of the Brettii, relationships they entertained 2
Per le sepolture italiche di questo livello cronologico trovate a Ros-
provides the basis for the with the Greek cities, especially in sano Calabro cfr. Luppino, Tosti, cds.
author’s discussion of the vast connection with Agathocles and 3
Il fenomeno della “decolonizzazione” è particolarmente evidente
geographical expansion of their Pyrrhus’ campaigns in the region. per Pandosia: basileion degli Enotri (Strabo VI 1, 5, C 256), sarebbe
stata colonizzata da Sibari all’epoca della fondazione di Metaponto
(Euseb., Chron. Arm., sub Ol. I 4). Per quanto ancora non individuata
con certezza, doveva essere un centro dell’interno in posizione natu-
ralmente munita, come attesta Strabone, raggiungibile attraverso le
vie fluviali tanto dal Tirreno quanto dallo Ionio: la menziona infatti tra
le città greche del versante tirrenico come apoikia di Thurii Ps. Scilace
(cap. 12) , tra quelle del versante ionico fra Crotone e Thurii Ps. Scym-
no (v. 326); fonte comune ad entrambi è Eforo. La sua piena integra-
zione nell’orizzonte ellenico è confermata dall’uso dello strumento
monetario, col simbolo del toro retrospiciente dentro quadrato incu-
so e leggenda ϘPO/ΠΑΝ - ΔΟ, che ne certifica l'originaria gravitazione
su Sibari e la pertinenza all’area di egemonia crotoniate dopo il 510;
poi in forma autonoma con testa della Ninfa Pandosia e personifica-
zione del Crati fra seconda metà del V e inizio del IV sec. a.C.; e inoltre,
a sottolineare l’appartenenza alla lega acheo-crotoniate, col tipo “fe-
derale” della Hera Lacinia. Nel IV secolo appare risucchiata in un con-
testo totalmente anellenico, nell’area di confine tra Lucani e Brettii,
quando diventa teatro della morte di Alessandro il Molosso. Fonti e
bibliografia in Storti 1994. Approfondimento con proposta di localiz-
zazione in De Sensi Sestito 2004, pp. 533-545; riesame della moneta-
zione in Bugno 2007.
4
Per un quadro d’insieme sull’area cfr. De La Genière 1997; ampio
aggiornamento bibliografico in Genovese 2001.
5
Per le tabelle testamentarie tardo-arcaiche provenienti da Cirò, da
Petelia/Petilia Policastro e dall’entroterra di Caulonia, che documen-
Giovanna De Sensi Sestito, Dipartimento di Studi Umanistici, Univer- tano processi avanzati d’integrazione culturale cfr. Lombardo 1994,
sità della Calabria; e-mail: giovanna.desensi@unical.it. pp. 100-103; Bencinvenni 1997; Poccetti 2014, pp. 77-80.

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identità lucana prima e poi brettia, pur conservando piuttosto che da avanguardie sannite che avrebbero
una vicinanza culturale di fondo che traspare da nu- presto assunto identità lucana10. E avanguardie sanni-
merosi elementi e dal fenomeno più carico di signifi- te saranno state quei Leukanoi di cui parla il più tardo
cato, il bilinguismo6. Polieno negli stratagemmi contro di loro adottati da
Con un décalage cronologico che si coglie bene Cleandrida già per i primi anni di vita di Thurii11. Come
nella tradizione letteraria e che corrisponde alle varie notava Musti, il livello storiografico più antico per la
fasi dell’egemonia dei Dionisii nella regione e agli esiti prima menzione dei Lucani è costituita intorno alla
destabilizzanti del suo crollo7, la “decolonizzazione” metà del IV secolo dall’orazione Sulla pace di Isocrate,
di città greche o centri ellenizzati investe anche l’area che li associa ad altri popoli in un giudizio di dysghe-
istmica centrale (Temesa-Terina-Ipponio-Tiriolo), poi neia (“mancanza di nobiltà”)12. Al medesimo livello
teatro del processo autonomistico brettio e si espan- cronologico (in ideale antitesi con i perioikoi, suggeri-
de a macchia d’olio tanto nella regione interna fra sce Musti) Platone parla di peridinoi, privi di qualsiasi
Thuriatide e Crotoniatide, quanto nell’area delle Ser- caratterizzazione etnica per l’Italia e di Opici per la Si-
re e dell’Aspromonte. cilia13.
Se il fenomeno a grandi linee è sufficientemente Una netta attribuzione di identità lucana alla po-
chiaro, più complesso, sfuggente e tutt’altro che re- polazione anellenica dell’estrema regione meridiona-
pentino appare il processo di costruzione identitaria le si riscontra solo intorno alla metà del IV sec., e a
dei Brettii, di definizione dell’assetto organizzativo registrarla in sede storiografica sono appunto i due
territoriale e di strutturazione politica, e solo in rela- allievi di Isocrate, Teopompo ed Eforo. Il primo collo-
zione a questi tre punti più dibattuti (identità, consi- cava in Leukania la morte del Molosso14. Quali territori
stenza territoriale e dimensione politico-istituzionale)8 includesse il coronimo Leukania in Eforo si evince da
richiamerò le poche e ben note testimonianze dispo- Ps. Scilace, che alla regione così globalmente denomi-
nibili, per trattare sinteticamente il tema a me asse- nata attribuiva come confini Poseidonia, lo Stretto e
gnato. Thurii15. E si evince anche da Diodoro che, utilizzando
Eforo, in Leukania collocava i sommovimenti che por-
1. L’identità etnica nella tradizione storio- tarono alla nascita dei Brettii16.
grafica Più che su questi dati ben noti, talvolta utilizzati
Occorre anzitutto fare alcune considerazioni sulla accordando poca credibilità agli autori più tardi e a
percezione disomogenea e tardiva che si registra in Strabone in particolare17, dimenticando tutta la strati-
sede storiografica del quadro del popolamento italico ficazione di tradizioni più antiche filtrate in essi, è im-
in rapida o lenta, ma comunque intricata, scomposi- portante in questa sede richiamare l’attenzione sulla
zione e ricomposizione già nel corso della seconda qualificazione dei Brettii come migades18 che si riscon-
metà del V sec. tra nella tradizione derivata da Eforo: si tratta di un
La percezione è precoce e netta per la presenza
relativa in De Sensi Sestito 1995a, pp. 38 ss.
sannitica nell’area campana, mentre è sul principio 10
Musti 2005, p. 266. Di una problematica incursione di “Sanniti” a
sfocata per quella lucana e rimane sfuggente per l’a- Metaponto è rimasta traccia in Strab. VI 1,15, C 264.
rea dell’attuale Calabria, dove risulta ancora confusa 11
Polyaen. II 10, 5. Il dato che Polieno sottolinea è la capacità di Clean-
nella storiografia di prima metà IV sec.: Filisto, storico drida di avere il sopravvento coi suoi stratagemmi su nemici in supe-
riorità numerica: elemento interessante dal quale si potrebbe evince-
contemporaneo partecipe delle operazioni sul campo re che queste avanguardie sannitiche in senso lato avevano avuto
della prima guerra italiota nel secondo decennio del modo di radicarsi e prosperare nel vuoto di potere che aveva lasciato
IV secolo, attribuisce ai Saunitai, utilizzando l’etnico in gran parte dei territori sibariti la diminuita capacità di controllo di
in accezione vasta, due centri, probabilmente fondati Crotone al tempo delle rivolte pitagoriche, di cui del resto fanno fede
gli stessi rinnovati tentativi di rifondazione di Sibari del 457 e del 446,
da Dionisio quali stanziamenti di mercenari campani9, che precedettero la fondazione panellenica di Thurii.
12
Isocr., De pace, 49-50; cfr. Musti 2005, pp. 261 e , 269.
6
Su di esso, da ultimo, Poccetti 2014. 13
Plat., Leg., VI 777c, su cui Lombardo 1987; Plat., Ep., VIII 353e. Cfr.
7
Cfr. De Sensi Sestito 1995a; 2002. Musti 2005, pp. 285-291.
8
Sono questi, del resto, i tre elementi che consentono di definire l’ 14
Theop. FGrHist 115 F 318, su cui cfr. De Sensi Sestito 2004, pp. 556 s.
“etnicità”: ancora, da ultimo, Müller 2014. Tra la ormai non più esi- 15
Ps. Scyl. 12 e 14, con discussione e bibliografia in De Sensi Sestito
gua bibliografia sui Brettii cfr. specialmente Guzzo 1989; Lombardo 1999, pp. 75-92.
1994; Cappelletti 2002 e i contributi raccolti in Poccetti 1988, De Sen- 16
Diod. XVI 15.
si Sestito 1995, De Sensi Sestito, Mancuso 2011. 17
Cfr. Isayev 2007, pp. 11-21; 2010 pp. 203-206; Wonder 2012, p. 134.
9
Phil. FGrHist 556 FF 41 e 42 relativi a Mystia e Tyrseta; discussione 18
Così già De Sensi Sestito 1999, pp. 94-98; 2002, p. 402.

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autore contemporaneo di storia universale, partico- quale per prima nella regione doveva aver subito il
larmente attento alla rappresentazione etnografica predominio sannitico-lucano26. Un processo aggrega-
dell’ecumene, che aveva trattato dell’origine dei tivo non troppo diverso attesta Pompeo Trogo/Giusti-
Brettii nel contesto delle vicende occidentali fino all’i- no, che riflette una tradizione diversa, più favorevole
nizio della spedizione di Dione contro Dionisio II, dun- e più tarda (Timeo), quando parla di servi-pastori dei
que negli ultimi libri scritti di suo pugno, al tempo di Lucani che si aggregano ad un nucleo di cinquanta
Alessandro Magno19. giovani lucani che soggiornavano tra di essi, plures
Il termine migades compare nel noto capitolo dio- facti dalla confluente multitudine attratta dalle facili
doreo sull’etnogenesi brettia, dove sono specificate attività predatorie27.
come componenti una moltitudine di anthropoi miga- Occorre sottolineare l’accento qui messo sulla lea-
des appunto, provenienti da ogni parte, pantacho- dership organizzativa e militare esercitata dal mani-
den, con una quota prevalente di douloi drapetai20; polo lucano di cinquanta giovani sui servi pastori tra i
che sono poi i servi fuggitivi dei Lucani, i soli che Stra- quali si addestravano alla guerra e sulle altre genti di
bone con analogo inquadramento cronologico, ricor- varia provenienza attratte dalla prospettiva di ric-
di come componente del popolo brettio21. E migades chezza, una forma di leadership che potrebbe aver
anthropoi popolano l’Italía di Pseudo Scymno, che da
fatto da modello alla particolare struttura politico-
Eforo ricava, com’è noto, il quadro situazionale della
istituzionale dell’ethnos con una ristretta élite milita-
megale pros hesperan Hellas22, riferibile agli anni in-
re al vertice che sembra aver mantenuto anche quan-
torno alla metà del IV sec. Com’è stato ben chiarito
do ha via via inglobato altri territori e incorporato
già da Paolo Desideri e ora da Giovanni Parmeggiani23,
nuclei di mercenari oschi stanziati dai Dionisii con fun-
senza alcun riferimento ai Brettii, i migades eforei
non sono nè greci nè barbari, ma “comunità sociali e zioni di controllo e rimasti nei territori dopo il conge-
politiche nelle quali una lunga consuetudine di vita do o dopo la caduta della dynasteia28. Proprio la natu-
comune aveva consentito di superare le originarie di- ra di migades giustifica i tratti riconoscibili ai Brettii,
stinzioni di natura etnica”24, genti miste, dunque, per come la diglossia, documentata epigraficamente an-
un processo naturale di aggregazione e di progressi- che in talune defixiones29, e quelli meno riconoscibili,
va fusione tipico delle aree di frontiera e di periferia. che ne rendono l’identità “contraddittoria” agli occhi
Per i Brettii Diodoro riassume un processo aggre- dei moderni30.
gativo complesso e non certo repentino, che aveva La fase di crisi lacerante che si era aperta nel 357/6,
dato origine a una composizione etnica mista, sotto al tempo della spedizione di Dione contro Dionisio II e
una denominazione collettiva con valore spregiativo,
ma che in realtà doveva riprendere l’etnico specifico bucchero da Nocera Inferiore della metà del VI sec. a.C. e la conoscen-
za della pece brettia e della glossa brettia nell’Atene del V sembrano
di una tribù di origine opica del versante tirrenico25, la documentare a sufficienza la preesistenza del loro etnico alla seces-
sione del 356 a.C.: cfr. Poccetti 1988, pp. 31 ss.; e Mele 1995, anche per
19
Parmeggiani 2011, pp. 599 ss. la più antica dislocazione tirrenica dell’ethnos che è lecito ricavare
20
Diod. XVI 15. dalla tradizione presente in Steph. Byz. s.v. Βρέττος sull’eponimo
21
Strabo VI 1, 4, C 255. Bretto, figlio di Eracle e della ninfa Baletia, che rimanda al fiume Bale-
22
Ps.Scymn. vv. 303-4: Il quadro tracciato da Ps.Scimno è riferibile agli tum pliniano vicino al Lao. Perplessità sull’interpretazione di questi
anni intorno alla metà del IV sec, che comincia con Terina e finisce con dati esprime Guzzo 2002, pp. 141 s. e ancora 2011.
una Taranto già polis meghiste, quale era diventata da quando con 26
Tanto da percepire il loro etnico quale designazione tout court dei
Archita aveva assunto la guida egemonica della lega italiota, mentre servi fuggitivi.
la potenza e la consistenza demografica di Crotone erano un ricordo 27
Iust. XXIII 1, 4-14.
del passato: cfr. De Sensi Sestito 1999, pp. 93-98 con bibliografia pre- 28
Già i mercenari dei Dionisii erano stati di varia origine: barbaroi mi-
cedente, cui adde Marcotte 2002, p. 117. gades sono definiti in Plut., Tim., 1, 2, col ricorso ancora una volta a un
23
Desideri 1992; Parmeggiani 2011, pp. 217, n. 299; 254 ss. e in parti- termine del vocabolario tecnico dell’acculturazione, come nota Poc-
colare 258 s. cetti 1991, pp. 111 ss. Quelli di Agatocle poi, oltre che di origine campa-
24
Desideri 1992, p. 25. na, furono anche di origine etrusca e ligure (per la documentazione
25
Antioco faceva penetrare Ausoni-Opici nell’Italia degli Enotri già pri- relativa cfr. Tagliamonte 1994). Agatocle in Italia li aveva utilizzati per
ma dell’espulsione ragione della presenza in Antioco dei Brettii, ma combattere i Brettii e presidiare i territori delle poleis greche liberate
non dei Lucani, che gli attira il rimprovero di Strabone per non aver dal loro dominio, ma paradossalmente avrebbero finito per dar vita
fatto distinzione fra i due popoli (VI 1, 3, C 255). Sembrano negare anch’essi a comunità pienamente integrate nel contesto brettio dai
valore alle varie tradizioni sugli etnici più antichi quanti, come ad es. blandi legami reciproci fra le varie unità cantonali.
Horsnaes 2002, pp. 126-128, li considerano solo denominazioni parti- 29
In particolare per quella di recente rinvenuta a Petelia, cfr. Lazzarini
colari soppiantate e obliterate dall’età classica in poi dalla denomina- 2011 e Poccetti 2014, pp. 80 ss. Per una edizione complessiva di tutte
zione di Lucani. Tuttavia, per quanto riguarda i Brettii, non va dimen- le defixiones osche cfr. ora Murano 2013.
ticato che la presenza dell’antroponimo Brut- su una oinochoe di 30
Evidenzia contraddizioni e incertezze Guzzo 2002, 2011.

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che si chiuse per la Sicilia con il successo della spedi- cani concluse con una pace aequis legibus o aequo iu-
zione di Timoleonte, aveva interessato non solo l’iso- re35; un riferimento esplicito offre l’indicazione liviana
la, cuore del potere dionisiano, ma anche la ‘periferia’ dell’accampamento del Molosso in una zona di confi-
italiota e italica di quel potere; è dunque quella l’epo- ne tra Lucani e Brettii nei pressi di Pandosia e del fiu-
ca in cui nella Grecia metropolitana s’era cominciato a me Acheronte36.
prendere consapevolezza di una presenza radicata e Questo confine settentrionale nella regione inter-
diffusa di genti osche anche nell’estrema regione me- na e in qualche punto in direzione dello Ionio limitava
ridionale della penisola e delle tensioni che percorre- con la chora di Thurii37, dove era in corso un attacco al
vano anche il suo composito popolamento anelleni- tempo della sosta nella città panellenica dei rinforzi
co, deflagrato in una violenta scissione interna e in corinzi per Timoleonte, risultata provvidenziale per
una conflittualità diffusa, destinata a protrarsi ben respingerlo38. Il confine nord-orientale con Crotone
più a lungo. figura vent’anni dopo come teatro dello scontro degli
Il momento in cui l’attenzione diretta dell’opinio- strateghi Menedemo e Parone contro gli esuli oligar-
ne pubblica greca si appuntò su questo Occidente in chici che muovendo da Thurii avevano tentato il rien-
fermento coincide con la fine della terza guerra sacra, tro armato in patria: la dialysis allora stipulata con i
quando le molte migliaia di mercenari greci smobilita- Brettii aveva consentito ai Crotoniati di bloccarli sul
ti guardavano ai conflitti in atto nella grecità occiden- loro methorion e di sterminarli39. Gli altri confini sono
tale come possibili occasioni di ingaggio31; quando il meno chiaramente individuabili nella tradizione lette-
re di Sparta Archidamo accettò di mettere a disposi- raria, anche perché soggetti a non poche variazioni
zione di Taranto e della Lega italiota la sua esperienza nel corso del tempo.
e la sua autorevolezza32; quando una grande mobilita- Comunque altrettanto antica risulta una già ampia
zione dal Peloponneso e dalla Grecia occidentale ac- dimensione territoriale riassunta nella denominazio-
compagnò la spedizione di Timoleonte in Sicilia33. ne geografica di Brettía, che compare sempre in riferi-
E se la prima impresa si concluse precocemente e mento alle vicende di Timoleonte in Diodoro e Plutar-
in maniera poco fruttuosa in Italia per la morte in bat- co, ma che in entrambi risale allo storico siracusano
taglia di Archidamo, quella del Corinzio portata a ter- contemporaneo Athanis40. Plutarco precisa che i rin-
mine felicemente in Sicilia si tradusse anche in offerte forzi corinzi furono costretti dal pattugliamento car-
votive nei santuari greci, stele commemorative delle taginese dello Ionio a proseguire via terra da Thurii
vittorie conseguite, bandi panellenici per la ricoloniz- fino allo Stretto, attraversando tutta la Brettia. Si trat-
zazione dell’isola verso cui partirono carichi di aspet- ta di una testimonianza importante, che offre lo spun-
tative migliaia di nuovi coloni. L’attenzione di cui que- to per due considerazioni: la prima, che la regione
sto fronte occidentale divenne allora oggetto portò così definita era già allora vasta e comprendeva oltre
alla ribalta con maggiore precisione le realtà poleiche ai territori delle città greche già sottomesse, come Te-
ed etniche in gioco e ispirò nuovi progetti di interven- rina e Ipponio, anche le aree montane interne fino al-
le Serre e le vallate aspromontane di confine con Reg-
to, a cominciare da quello di Alessandro il Molosso.
gio; la seconda, che questa compagine territoriale
non doveva essere affatto compatta e rispondente
2. La consistenza territoriale
Di pari passo col processo di formazione dell’ethnos
35
Iust. XXIII 1, 5; 1,13.
36
Liv. VIII 24, 5. Per una discussione di questa problematica linea di
brettio aveva preso corpo la prima configurazione del confine cfr. De Sensi Sestito 2004, pp. 545 ss.
relativo territorio, anzitutto attraverso la definizione 37
Da notare che al tempo della seconda spedizione ateniese in Sicilia
di un confine interno fra le aree rimaste sotto il con- il confine meridionale di Thurii è indicato da Tucidide (VII 35,1-2) nel
fiume Hylias (corrispondente all’attuale fiume Nicà, poco a nord del
trollo dei Lucani e le aree rivendicate come proprie Traente), oltre il quale i Crotoniati non consentirono che i rinforzi tu-
dai Brettii. Forse il confine al fiume Laos sul Tirreno rini proseguissero via terra e dovettero imbarcarsi sulle navi ateniesi.
indicato da Strabone34 faceva già parte della definizio- Da regione su cui Crotone ancora esercitava la sua tutela nel 413 a.C.,
ne originaria che ha lasciato un riferimento implicito questa area era passata nel corso del IV sec. sotto il dominio dei Luca-
ni e poi dei Brettii, e con i Brettii i Crotoniati dovettero accordarsi nel
in Giustino a proposito delle ostilità iniziali contro i Lu- penultimo decennio di quel secolo per bloccare il rientro armato de-
gli esuli da Thurii (v. sotto nota 39).
31
Diod. XVI 61, 4 - 62,2. 38
Plut., Tim., 16, 2-4.
32
Diod. XVI 62, 4 - 63,1; 88,3. 39
Diod. XIX 11, 3-4.
33
Diod. XVI 65, 1-2; 66; Plut., Tim., 7-8. 40
Diod. XVI 82, 1-2; Plut., Tim., 19, 2-6. Per il problema storiografico cfr.
34
Strabo VI 1, 1, C 253. De Sensi Sestito 1995a, pp. 67 s. e nota 160.

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ad un’unica autorità, dal momento che i soldati corin- che se non se ne conserva il nome, doveva essere
zi poterono persuadere alcuni dei “barbari” a farli quel chorion parathalattion di cui, nella Brettia, erano
passare, e dovettero costringere gli altri con la for- andati a impadronirsi i mille mercenari greci di Trasio
za41. Si direbbe che la koine politeia che Diodoro pre- scacciati dalla Sicilia da Timoleonte per tradimento,
senta come approdo finale del moto di secessione ma che i Brettii, esacerbati, assediarono con un gran-
non fosse stata ancora realizzata o che vada interpre- de esercito e riconquistarono uccidendoli tutti45. Si
tata in altro modo42. trattava, dunque, di un sito fortificato, capace di con-
tenere almeno mille uomini, uno di quei siti d’altura in
vista del mare su cui era costruito il sistema di difesa e
3. Sistemi politico-territoriali di controllo del territorio, come le ricerche archeolo-
Più difficile definire quali fossero i sistemi politico- giche stanno documentando e su cui questo conve-
territoriali dei Brettii, ma lo era già per Strabone43, che gno intende fare il punto. Molti di essi erano già stati
dichiarava difficile distinguere tra le katoikiai apparte- phrouria di confine di città greche, come Torre Mor-
nute ai Lucani e ai Brettii a causa della scomparsa al dillo, che ha restituito un bollo turino46. È fatto ben
suo tempo, per effetto della romanizzazione, del noto che prevalentemente con tale funzione si regi-
σύστημα κοινóν di questi due popoli. Il quadro strabo- stra nel IV secolo la rioccupazione di siti protostorici
niano accomuna Lucani e Brettii, e non è lecito espun- particolarmente adatti alla difesa e al controllo di val-
gere questi ultimi dalla sua testimonianza: anche i late e pianure circostanti per le loro caratteristiche
Brettii quindi erano stati dotati di un systema koinon ambientali. Parallelamente, indagini sistematiche o
già prima della guerra annibalica, quando la sua esi- casuali in queste aree non interessate da insediamen-
stenza è ben documentata dalla menzione liviana di ti urbani antichi stanno documentando il diffondersi
dodici popoli, su cui si è soffermata abbastanza di re- di un popolamento sparso per fattorie, piccole unità
cente Loredana Cappelletti44. Qui interessa il livello abitative e produttive, con sepolture ubicate in pros-
più antico ed è utile confrontare le articolazioni inse- simità47. Si tratta di un fenomeno comune anche alle
diative citate da Strabone con altre testimonianze let- chorai greche delle regioni periferiche48. Ma non pare
terarie. dubbio che sia stata la difesa assicurata dai choria for-
Tra le realtà insediative dei due ethne che Strabo- tificati a rendere possibile lo sfruttamento agricolo
ne menziona nel passo citato ci sono le poleis, come diffuso di terreni adatti all’agricoltura e soprattutto
Petelia, addirittura “metropoli” dei Lucani, e Crimisa, alla coltura della vite e dell’olivo anche nelle aree indi-
Chone, Grumentum, Vertine, Calasarna fino a Venusia gene del Bruzio.
πόλις ἀξιόλογος, ma ci sono anche tante μικραὶ Tornando all’episodio di Trasio, merita rilevare che
κατοικίαι anonime e poi c’è hyper Thurii, la Tauriane anche in altri casi si registra una risposta offensiva
chora. Dunque, accanto a città di antica tradizione
45
Diod. XVI 82, 1-2.
enotria e ormai lucane o brettie, qualcuna ancora po- 46
Colburn 1977, pp. 423-526. La prima attestazione di un phrourion
polosa al suo tempo, ci sono tante katoikiai anonime lucano sul confine con Thurii si ha per l’anno 389 a.C., al tempo della
e poi comprensori, distretti identificati da un toponi- prima guerra italiota di Dionisio il Vecchio: Diod. XIV 101, 3. Per il siste-
mo, come la Tauriane chora, ma evidentemente dota- ma thurino di difesa del territorio con una cintura di phrouria, possibi-
le modello per i Lucani, cfr. De Sensi Sestito 1993, pp. 349 ss.
ti di propria organizzazione. Qualcosa di analogo, an- 47
Il fenomeno è tipico dell’epoca e comune ad altre aree dell’Italia
meridionale: cfr. in generale La Torre 2011, pp. 127-130; in relazione a
41
Plut., Tim., 19, 2-6. singoli territori cfr., ad esempio, Barra Bagnasco 1999, pp. 39-57 per la
42
Così ad es. Musti 1995, p. 7 : «in un nome come Consentia ... è prefi- Lucania; Carter 2005, pp. 225 ss., per la chora di Metaponto; Gualtieri
gurata in qualche modo ... la creazione di un centro comune all’inter- 2001, p. 296 s. per l’area di Roccagloriosa; Mollo 2009 per il Tirreno
no di una periferia di movimenti espansionistici, insomma la prefigu- cosentino, Carafa, Luppino 2011 per la Sibaritide. Ma è significativo
razione di una forma di “aggregazione accentrata”». che si verifichi anche in area brettia: l’incremento demografico (quale
43
Strabo VI 1, 2 C 253: Τῶν δὲ Λευκανῶν οἱ μὲν ἁπτόμενοι τῆς che ne fosse la causa, sviluppo interno e/o aggregazioni allogene) va
Τυρρηνικῆς θαλάττης εἴρηνται, οἱ δὲ τὴν μεσόγαιαν ἔχοντες εἰσὶν οἱ di pari passo con la prosperità economica originata dalla diversifica-
ὑπεροικοῦντες τοῦ Ταραντίνου κόλπου. οὕτω δ’ εἰσὶ κεκακωμένοι zione delle attività produttive; la stessa economia pastorale e della
τελέως οὗτοι καὶ Βρέττιοι καὶ αὐτοὶ Σαυνῖται οἱ τούτων ἀρχηγέται, selva metteva a disposizione, come si sa, una varietà di risorse per
ὥστε καὶ διορίσαι χαλεπὸν τὰς κατοικίας αὐτῶν· αἴτιον δ’ ὅτι οὐδὲν attività artigianali e commerciali localizzate nei centri costieri e pari-
ἔτι σύστημα κοινὸν τῶν ἐθνῶν ἑκάστου συμμένει, τά τε ἔθη menti la pesca; anche la diffusione degli insediamenti agricoli capaci
διαλέκτων τε καὶ ὁπλισμοῦ καὶ ἐσθῆτος καὶ τῶν παραπλησίων di colture specializzate come olio, vino, alberi da frutta riversava pro-
ἐκλέλοιπεν, ἄλλως τε ἄδοξοι παντάπασίν εἰσιν αἱ καθ’ ἕκαστα καὶ dotti nei mercati delle città portuali.
ἐν μέρει κατοικίαι. 48
Per una rappresentazione complessiva del fenomeno cfr. Bintliff
44
Cappelletti 2002, pp. 225 ss. 1997.

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adeguata da parte dei Brettii solo dopo aver radunato mune, ma anche, allo stesso tempo, il luogo fisico di
forze ingenti e dunque dopo una mobilitazione in raduno all’occorrenza e il segno visibile di un potere
massa, che fa pensare all’intervento dei contingenti militare, ma in qualche modo anche politico, che fa
militari di un intero cantone, o addirittura di più can- del presidio del territorio la sua caratteristica princi-
toni. È quanto accade dopo l’assedio di Agatocle della pale. Non deve altresì meravigliare che i soli tratti di-
città brettia di Ethai, quando mettono insieme un stintivi a livello di necropoli siano costituiti dalle cosid-
esercito consistente, sconfiggono Agatocle, uccido- dette tombe a camera, tanto più monumentalizzate
no più di quattro mila mercenari e lo costringono a quanto più le funzioni di comando militare esercitate
tornare a Siracusa49. Anche l'annientamento del pre- in vita dal deposto avevano assunto nella comunità
sidio lasciato da Agatocle a tutela della liberata Ippo- rilievo sociale e istituzionale. È suggestivo pensare
nio avviene a distanza di tempo con una mobilitazio- che appartenessero a capi che potrebbero aver rive-
ne in massa (πανδημεί στρατεύσαντες), che consen- stito la carica di meddices, come altrove, in Campania
te loro di riprendersi il forte e liberare i loro seicento e in Lucania, dove a capo di una vereia c’era un med-
ostaggi50. dix, anche se nessun documento attesta finora la pre-
I tre episodi dimostrano che in situazioni di emer- senza nel Bruzio di questa magistratura. Pur in man-
genza c’era la capacità di attivare una risposta milita- canza di una specifica documentazione in tale senso,
re comune, organizzata in maniera efficace e risoluti- si può con Poccetti non escludere che, «nella partico-
va: è proprio sul piano militare, dunque, in questa ca- lare compagine socio-culturale della società brettia,
pacità di risposta collettiva alle necessità di difesa ol- proprio queste strutture militari potrebbero essere
tre che di offesa, che meglio si coglie la dimensione costituite come organismi istituzionali delle singole
“politica” dei Brettii. comunità rivestendone, insieme alle competenze am-
In nessun sito brettio è stata finora trovata atte- ministrative, anche la rappresentanza politica»54.
stazione documentaria di una qualche struttura politi- Va osservato anche che l’equiparazione a giovani
ca51. Tuttavia non manca un rimando al piano istituzio- efebi delle città greche presupposta dall’assimilazio-
nale e a una peculiarità dell’organizzazione politica e ne di una categoria di Brettii ai peripoloi nella glossa
amministrativa del mondo osco qual era la vereia, par- Bruttiani: περίπολοι55 depone a favore di compagini
tizione o formazione militare scelta, forse in rappor- militari giovanili addestrate alla guerra sotto la guida
to, come in Campania (dove è ben documentata), con di un magistrato con potere non solo militare, compa-
gruppi gentilizi e di carattere elitario, probabilmente gini presto diventate idonee alla pratica del mercena-
specializzata nell’ambito della cavalleria52. Infatti le riato. Della loro militanza nella prima età agatoclea in
uniche attestazioni epigrafiche di carattere pubblico Sicilia e altrove sembrano frutto i gruzzoli di elettri
allo stato disponibili per i Brettii sono fondamental- agatoclei e punici ritrovati in vari siti brettii56. Proprio
mente costituite dai bolli Ϝε, Ϝερεκο, Ϝε.του trovati in la militanza con altre compagini mercenarie prevalen-
varie località della regione: Reggio, Caulonia, Mona- temente osche in Sicilia e altrove deve aver dato loro
sterace, Vibo e poi in tre siti fortificati importanti co- l’occasione di solidarizzare, rafforzare i vincoli di stir-
me Castiglione di Paludi, Torre Mordillo e Piano della pe e diventare in prospettiva disponibili al loro inse-
Tirena53 che attestano appunto la dislocazione strate- diamento nei propri territori, comunque utile a raffor-
gica di compagini militari brettie organizzate in vere- zare la capacità difensiva e la struttura militare
iae. dell’ethnos. È appunto questa superiorità militare nel
Non è un caso, allora, che le strutture insediative controllo dei territori a ridosso delle chorai greche a
più rilevanti risultino i centri fortificati che punteggia- rendere sempre più pericolosi i Brettii per gli Italioti.
no i cantoni brettii; essi sembrano costituire al loro
interno non solo il principale strumento di difesa co-
4. I rapporti con le città italiote
49
Diod. XXI 3. Se a questo punto proviamo a riflettere sulle mo-
50
Diod. XXI 8; cfr. De Sensi Sestito 2015, pp. 52-56. dalità e sugli effetti in cui sembrano articolarsi i rap-
51
È un dato particolarmente rimarcato da Guzzo 1990. Lo rileva an-
che Poccetti 1999, p. 202. porti dei Brettii con le città italiote, che dai dati global-
52
Poccetti 1999, p. 201.
53
Zumbo 1995, p. 262, A 20 e 21 con bibliografia precedente. Per il 54
Poccetti 1999, pp. 204 s.
bollo di Piano della Tirena: cfr. De Sensi Sestito 1996 per le circostan- 55
CGL II 31,40 Goetz, su cui cfr. Poccetti 1999, p. 205.
ze del rinvenimento e una prima presentazione e Poccetti 1999, per lo 56
Pennestrì 1986, pp. 127-137; Tagliamonte 1994, p. 177; Manfredi
studio specifico. Fuori dal contesto calabrese tutti gli altri bolli Ϝε. 2009; De Sensi Sestito 2013-2014, p. 21.

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Sistemi politico-territoriali indigeni di età ellenistica e i loro rapporti con le città greche

mente disponibili risultano non solo conflittuali ma Una seconda tipologia di rapporti potrebbe essere
anche di coesistenza più o meno proficua, possiamo riassunta nella formula “sicurezza in cambio di
individuare tre diverse tipologie. mercato”. Essa si configura come tessitura di relazio-
La prima, per lo più contemplata nella tradizione ni stabili di convivenza pacifica e di complementarità
storica, è rappresentata dalla conquista violenta di economica, favorite dall’opportunità concessa ai
una polis, che porta con sé nell’esercizio locale del po- Brettii di avere accesso ad un mercato e ad un porto:
tere la sovrapposizione dei vertici militari della com- è il caso documentato a Crotone dalla dialysis dello
pagine brettia vittoriosa al governo precedente; ma stratego democratico Menedemo coi Brettii, che gli
implica - come sempre - anche una parziale integra- consente di stroncare ogni velleità di rientro oligar-
zione nel tessuto sociale della comunità greca di com- chico e gli spiana la strada alla tirannide62, ma col tem-
ponenti del nuovo ceto dominante che non ha inte- po finisce per alienargli le simpatie di Agatocle63. Di
resse a stravolgerne le capacità produttive, ma anzi questo tipo potrebbero essere stati almeno inizial-
ne trae tutti i vantaggi possibili e assume il controllo mente i rapporti dei Brettii con Caulonia, protetta dal-
del territorio circostante e delle sue risorse. È quanto la sua vicinanza a Locri e dalla utilità del suo porto fin
ha comportato la conquista lucana a Poseidonia e a tanto che Dionisio il Giovane rimase in Italia64, ma
Laos57. L’esempio meglio documentabile per i Brettii esposta, dopo il 346 a.C., alla pressione dei Brettii in-
è Ipponio, in cui essi, dopo la precoce conquista, man- combenti sulla città dalle alture delle Serre che com-
tengono le attività economiche già in atto e i relativi portò abbastanza presto l’insediamento di gruppi
flussi commerciali: produzione e commercio del vino, brettii pure all’interno di essa65.
pesca del pesce e del tonno in particolare; produzio- La terza tipologia è rappresentata dall’opposizio-
ne anforica per la conservazione e la commercializza- ne irriducibile degli ambienti italioti dominati da élites
zione di tali prodotti; ma nella città fanno affluire dal- aristocratiche od oligarchiche: è il caso della Crotone
le aree montane interne anche i prodotti tipici della oligarchica dopo la morte del Molosso, che incapace
“economia della selva”, che alimentano altre attività di contenere da sola l’aggressività dei Brettii, fa ricor-
artigianali e trovano nel porto uno sbocco commer- so all’aiuto di Siracusa retta dai capi dell’oligarchia
Eraclide e Sosistrato66. Una opposizione di questo ti-
ciale diretto sul Tirreno58. Sulla rotta siculo-punica che
po caratterizza in maniera costante l’atteggiamento
da tempo fa capo a Ipponio e che interessa tutto l’ar-
di Locri verso i Brettii fino ad Annibale67, e costituisce
co del golfo terineo dal Poro fino al Lao, riversano i
la ragione profonda del ricorso a Roma prima della
loro prodotti anche i Brettii residenti nelle fattorie
venuta di Pirro anche di Thurii, Crotone e Reggio68.
disseminate nei territori montani, collinari e vallivi
In tutte e tre le tipologie qui delineate, è la capaci-
prospicienti o adiacenti al mare: un’indicazione preci-
tà di presidio armato del territorio e di sfruttamento
sa in tal senso offrono le ktiseis/kteseis (insediamenti/
diretto a proprio vantaggio delle grandi risorse natu-
possedimenti) parathalattiai che la flotta di Agatocle
rali e minerarie delle aree interne e di quelle costiere
comandata da Stilpone ha il compito di distruggere,
via via acquisite, a rendere saldo il dominio brettio
mentre egli porta l’attacco ad Ipponio via terra, da Lo- sulle città conquistate, Sibari sul Traente, Terina, Ip-
cri o da Caulonia59. Di questo tipo sarà stato il rappor- ponio (salvo temporanee liberazioni delle ultime due,
to dei Brettii dell'enclave ionica dal Neto a Cirò con come s’è detto), a rendere opportuni occasionali ac-
Sibari sul Traente, troppo vicina ai principali centri di cordi di interazione economica, come con la Crotone
quell’antichissimo cantone italico per poter conserva- di Menedemo e forse con Caulonia, o a rendere irridu-
re o recuperare tratti autonomi60. Di questo tipo van- cibile e senza quartiere l’ostilità di città come Thurii e
no considerati anche i rapporti instaurati con Terina
altrettanto precocemente, ma soggetti, come per Ip- 62
Diod. XIX 10, 3-4.
ponio del resto, a periodiche fasi di autonomia in con- 63
Diod. XXI 4.
comitanza di interventi di “condottieri stranieri” con-
64
Cfr. Diod. XVI 11, 3; Plut., Dio, 26, 7.
65
La presenza brettia a Caulonia ben prima della guerra annibalica è
tro i Brettii61. accertata in sede archeologica (cfr. Iannelli 2001; Facella 2012, pp. 403
s.) e ora anche epigrafica: Ampolo 2004, pp. 50-53; Poccetti 2008.
57
Strabo V 4, 12, C 251; VI 1, 1, C 253; 1, 3, C 254; Diod. XIV 101. 66
Diod. XIX 3, 3-4.
58
Per documentazione e bibliografia relative cfr. De Sensi Sestito 67
Noss. in Ant.Pal., VI 132; Iust. XVIII 1, 9; dopo Canne, Locri si mette
2008, pp. 40 ss.; 2013-2014. sotto la tutela di Annibale per non cadere in mano ai Brettii: Liv. XXII
59
Diod. XXI 8. 25, 11-12; 26, 3-6.
60
Diod. XII 11. 68
Dion. Hal. XIX 13, 1; XX 4, 2; Liv., Per., XI; Plin., N.H., XXXIV 6, 32; Zon.
61
Diod. XVI 15; Liv. VIII 24. Cfr. De Sensi Sestito 1999, pp. 107-110. VIII 6.

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come Locri, disposte ad affidarsi a interventi esterni, Palizzi73 e di Monte Palazzi nel comune di Grotteria sul
di “condottieri” prima, e dei Romani poi, pur di non Torbido74; così i diversi siti confinari delle valli dell’As-
cedere ad una pressione militare che non sono più in si, dello Stilaro e dell’Allaro per Caulonia75, mentre i
grado di respingere da sole. siti di Tiriolo76 e di Piano della Tirena77 lo ridiventano
Emblematico in tutte queste tipologie di rapporto per l’area istmica; e così ancora il sistema di fortifica-
si rivela, per quanto noto, il comportamento di zioni fra il Neto e il Traente per l’enclave ionica 78, i siti
Agatocle: finché soggiorna nella regione come di Torre Mordillo e di Castiglione di Paludi79 per la pia-
esponente democratico esule, solidarizza con i na di Sibari, da cui probabilmente era ripartita la mi-
democratici espulsi dalle altre città e trova asilo e naccia contro Thurii appena quattro anni dopo la
sostegno tra i Brettii. Fin tanto che governa Siracusa morte di Agatocle.
come tiranno, si avvale dei servizi anche di tipo Non solo le città greche minori, ma anche questi
mercenario e delle risorse dei Brettii per le sue centri fortificati per il controllo territoriale sono più
necessità nella guerra contro Cartagine. Ma quando volte passati di mano dai Greci ai Brettii e viceversa:
da re è chiamato ad intervenire contro di essi dal una documentazione frammista di elementi greci e
mondo italiota irriducibilmente ostile, prevale la logi- brettii o comunque italici rappresenta la norma e ren-
ca dell’interesse strategico siracusano e suo persona- de difficile la lettura dei singoli contesti. Chiarissimo,
le di un dominio diretto sui Brettii e sulle loro risorse. però, inequivocabile, è il caso di Piano della Tirena, da
Si rese allora necessario l’assoggettamento comples- cui proviene un bollo con la triskeles, che vi attesta la
sivo di “tutti” i Brettii69, non solo a difesa delle città permanenza non effimera di una guarnigione agato-
rimaste libere, ma anche per acquisire il pieno con- clea80, ma anche il bollo su mattone con l’iscrizione
trollo dei cantoni in cui si erano realizzate le condizio- Ϝε.του già ricordato81, che lo qualifica sede di una ve-
ni del primo e del secondo tipo: da qui le sue campa- reia investita del controllo militare e forse anche
gne militari, per terra e per mare, contro Crotone e dell’amministrazione del cantone temesano dei Bret-
contro Ipponio con interventi in questa, ma certo an- tii.
che nell’altra, di potenziamento difensivo delle mura Con Pirro la strategia cambia, e la 'missione
e del porto; da qui la liberazione dal loro dominio di impossibile' di combattere Roma costringe tutti,
città come Terina e Caulonia, in cui promosse un rin- Greci, Brettii, Lucani e Sanniti, a combattere dalla
novamento edilizio e che protesse con la dislocazione stessa parte sotto il suo comando. Il suo fallimento
di presidi armati a loro tutela in punti strategici70. cristallizza la situazione e la ridefinizione romana de-
La sua morte senza successore riconsegnò molto gli assetti territoriali e politici determina una netta se-
rapidamente alla pressione offensiva dei Brettii le cit- parazione tra Lucani e Brettii e consolida quella rior-
tà greche liberate, Ipponio (che forse riuscì a conser- ganizzazione interna dei vari cantoni i quali già sotto
vare l'indipendenza), Terina e Caulonia, e tutte le al- Pirro dovevano avere assunto la struttura riflessa nel-
tre; ma soprattutto lasciò l’eredità preziosa di piazza- la tradizione di età annibalica, di una federazione di
forti munite con ottimi apprestamenti difensivi71 e la duodecim populi (ma forse più), ormai funzionale an-
manovalanza qualificata dei presidi militari di guardia, che al primo controllo romano della regione82.
mercenari prevalentemente oschi, campani, neapoli- Una caratteristica non secondaria delle comunità
tani, etruschi e liguri, che le città possono aver dap- nate o potenziate dall’insediamento in esse di nuovi
principio tentato di mantenere a loro tutela, ma finiti residenti italici è che l’integrazione al loro interno del-
per integrarsi nelle locali comunità brettie. le varie componenti risulta così profonda, che diven-
I siti fortificati diventano o ridiventano assi portan- 73
Cordiano 2006, pp. 61 ss.; 2014, pp. 46 ss.
ti del sistema di controllo del territorio per i Brettii dei 74
Visonà 2013.
vari cantoni e di minaccia alle limitrofe comunità gre- 75
La documentazione è ora raccolta in Parra, Facella 2011.
che: ad esempio il sito fortificato di Palazzo nel siste- 76
Racheli, Spadea 2011.
ma insediativo lungo la valle del Métauros sul confine
77
V. Cicala in questo volume.
78
Taliano Grasso 2000.
interno reggino72; quelli di Serro Mandi nel comune di 79
Per le più recenti planimetrie dell’abitato e della cinta muraria di
Castiglione di Paludi cfr. ora Brienza et alii 2011.
69
Pomp. Trog., Prol., XXIII: Omnibus (Bruttiis) subactis, rex... interiit. 80
De Sensi Sestito 1999, p. 110, fig. 16. Per il valore ideologico e la dif-
70
Per argomentazioni in dettaglio e documentazione mi sia consenti- fusione di questo simbolo agatocleo in Magna Grecia cfr. De Sensi
to rimandare a De Sensi Sestito 2015, pp. 50-58. Sestito 2013-2014, pp. 24-26; 2015, pp. 54 s.
71
De Sensi Sestito 2015, p. 56, note 169 e 170. 81
V. supra n. 53.
72
Agostino, Sica 2009, pp. 109 ss. 82
Cfr. De Sensi Sestito 2004, pp. 550 ss.

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tano comuni e son fatte proprie persino le tradizioni storia politica e istituzionale di due popoli dell’Italia antica (V-
mitiche legate alla storia dei singoli territori: ne costi- III sec.a.C.), Frankfurt am Main 2002.
Carafa, Luppino 2011: Carafa P., Luppino S., Il paesaggio agra-
tuiscono esempi emblematici il mito di Filottete per
rio della Calabria settentrionale tra IV e III secolo a.C., in De
Petelia, quello di Oreste per Taureana83, esattamente Sensi Sestito, Mancuso 2011, pp. 175-189.
come succede in Sicilia ad esempio con le saghe troia- Carter 2005: J.C. Carter, Discovering the Greek Countryside at
ne nelle città elime ripopolate da mercenari campa- Metaponto, Ann Arbor 2005.
ni84, o nella stessa Messana con la tradizione apolli- Colburn 1977: Colburn O. C., Torre Mordillo (CS), scavi negli an-
ni 1963, 1966-1967, «Notizie degli Scavi di Antichità», ser. 8,
nea fatta propria col tempo dai Mamertini a scapito
31, 1977, pp. 423-526.
del loro dio nazionale Marte85. La caratterizzazione Cordiano 2006: Cordiano G., L’abitato di età alto-ellenistica
che dà Eforo dei Brettii come migades non solo regi- presso Serro Mandi, in Cordiano G., Accardo S., Isola C.,
stra la percezione al suo tempo della loro origine Broggi A. (a cura di), Nuove ricerche storico-topografiche sul-
composita, ma ne coglie l’intima essenza e ne prefi- le aree confinarie dell’antica chora di Rhegion, Pisa 2006, pp.
61-69.
gura anche lo sviluppo successivo fino all’epoca di Pir-
Cordiano 2014: Cordiano G. (a cura di), Tra Rhegion e Lokroi
ro. Epizephyrioi. Un quindicennio di ricerche topograficho-arche-
ologiche tra Palizzi e Capo Bruzzano, Pisa 2014.
de La Genière 1999: de La Genière J., Μεταξὺ Ἑλλήνων καὶ
Ringrazio gli organizzatori del Convegno, in particolare gli amici Βαρβάρων, in Confini e frontiera nella Grecità d’Occidente,
Marco Pacciarelli, Luigi Cicala e Simonetta Bonomi, per avermi invi- Atti del XXXVII Convegno internazionale di studi sulla Ma-
tata a trattare un tema che rientra negli interessi scientifici che col- gna Grecia, Taranto 1997, Taranto 1999, pp. 503-518.
tivo da tempo e attinente anche al PRIN 2009 da me coordinato, ma De Sensi Sestito 1993: De Sensi Sestito G., Tra Thurii e Copia, in
che non avrei messo a fuoco in questa ottica se non mi fosse stato Sibari e la Sibaritide, Atti del XXXII Convegno internazionale
richiesto per questa occasione. di studi sulla Magna Grecia (Taranto-Sibari 1992), Taranto
1993, pp. 329-378.
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G. De Sensi Sestito

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