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LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

Scuola di Pesca a Mosca

N° 1

Laboratorio di pesca a mosca


di: Gianluca Mascitti

Ninfa e Mastallone
di: Marco Albini

Ninfa di Chironomo
di: Alberto Mondini
Luglio - Agosto 2009

Rivista a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n°1963
F i n a l m e n t e w w w. f f m a g a z i n e . i
Di: Massimo Magliocco
Comunicare la nascita della prima rivista di pesca a mosca on-line gratuita per noi di
FFM è una grossa soddisfazione. Molti diranno che di numeri ne hanno già ricevuti
nove, ma a questi lettori va detto che quella era una semplice newsletter, ben fatta
e con degli ottimi contenuti, mentre questo è il n. 1 di una rivista vera e propria con
tanto di Direttore Responsabile che non ha nulla di diverso delle altre riviste in com-
mercio tranne che viene spedita per e-mail a chi lo desidera e, cosa molto importan-
te, gratuitamente. L'impaginazione è fatta in modo da poterla sfogliare come una rivi-
sta cartacea per dare la possibilità al lettore di girare la pagina senza dover scende-
re giù o tornare su come per la vecchia newsletter. Un altro elemento è che la rivi-
sta è un veicolo di informazioni aperto a tutti e cosa importante, non tratterà della
vita di FFM e quindi di corsi e quant'altro ma di tutto quello che una vera rivista pam
deve trattare. Sono certo che molti si chiederanno cosa ci guadagniamo noi della
scuola a mandare una rivista gratuita a tutti coloro che lo desiderano. Giusta doman-
da. E' una questione di immagine ed anche di soddisfazione per essere stati i primi
a concepire un prodotto del genere e, non ultimo, un veicolo importante ed innova-
tivo e direi anche un pochino rivoluzionario di fare comunicazione nell'italico mondo
del fly fishing. Di idee ne abbiamo molte altre e credo che alla fine le porteremo a
termine perché siamo cocciuti e, proprio per aver scelto la politica dei piccoli passi,
siamo abituati a volare basso ma sempre con il nostro obbiettivo da raggiungere bello
chiaro in mente e forti del fatto che fino ad oggi le promesse che ci siamo fatti, le
abbiamo sempre mantenute. Una delle idee che abbiamo, e che vorremmo sapere se
possa essere interessante per i lettori, è quella di fare, su richiesta, delle stampe su
carta alla fine dell'anno così da raccogliere i sei numeri che produrremo. Noi credia-
mo che possa essere una bella cosa così da poter archiviare e rileggere i numeri
comodamente sul divano e sarebbe bello sapere se può essere interessante. Altra
idea, ma direi progetto già avanzato, è quella di una collaborazione con delle riviste
importanti straniere poiché crediamo che ormai la globalizzazione sia un elemento
imprescindibile. In effetti tra non molto dovremmo iniziare scambi di articoli con pre-
stigiose testate del Fly Fishing d'oltre Manica e oceano.
La nuova Rivista possiede già un suo sito specifico che è www.ffmagazine.it in cui
trovare tutti i numeri e le informazioni.
Che dire dunque, fateci un grosso "in bocca al lupo", poiché ne abbiamo bisogno, per
questa che riteniamo con orgoglio, essere un'avventura molto importante per esse-
re stati i primi in Italia a creare una Rivista di pesca a mosca on-line.
Scusate se è poco !!!
Sommario n° 1
LUGLIO AGOSTO 2009
LA NUOVA "ERA" DELLA PESCA A NINFA.
di Roberto Blanchi "The Czecher"

NINFA DI CHIRONOMO
di: Alberto Mondini

LABORATORIO DI PESCA A MOSCA


di: Gianluca Mascitti Direttore Responsabile
Baroni Franco

Grafici
Zagolin stefano

Coordinatori Redazionali
Magliocco Massimo
NO-KILL ROGGIA RINO (Alkina) Mondini Alberto
di: Andrea Garinei Castellani Luca

Collaboratori
Albini Marco
Mazzali Roberto
Berdin Marco
Santoro Luca

GLI OEM NELLE ATTREZZATURE


di: Massimo Magliocco Distribuzione
WEB

Pubblicazione Bimestrale
Registrazione Presso il Tribunale
di Modena n° 1963 del
09/0772009
Rivista GRATUITA
NINFA E MASTALLONE
di: Marco Albini Tutti i Diritti Riservati
FFMagazine
www.ffmagazine.it

GLI ARTISTI NELLA PESCA


di: Giovanni Squarta

CHALAMY UNA PERLA IN VAL D’AOSTA


di: Roberto Mazzali
I FORUM PAM SECONDO LILLO E LALLO
DI WING

Ehi Lallo, ma tu i forum di pesca a mosca li leggi ?

Si, sono ormai una decina di anni che seguo con molta attenzione gli interventi. Alcuni forum sono dichiaratamente
"leggeri", mentre altri invece si atteggiano a "verbo" nel senso che tutto ciò che è scritto li sopra, è da prendere come
legge per la pesca a mosca. E tu li leggi questi forum ?

Certamente e trovo molto interessante tutto ciò che viene proposto in ambito di itinerari. Altre cose le sorvolo proprio.

Questo significa che non ti fidi molto di quelli che danno giudizi tecnici ?

Esatto. Alcuni di coloro che scrivono, pochi a dir la verità, sono pescatori e tecnici di provata esperienza mentre i più
hanno da pochi mesi a pochissimi anni di mosca sulle spalle.

Va beh, ma hanno il diritto di dire la loro no ?

Assolutamente si, ci mancherebbe altro, ma a mio avviso non fanno il bene della mosca.

Che vuoi dire ?

Semplicemente che quasi tutti i novizi vengono involontariamente mal consigliati con dei suggerimenti, specie sulle
canne e sul lancio, a dir poco allucinanti. Spesso quello che si legge è il riassunto di articoli tecnici apparsi sulle rivi-
ste, articoli spesso criticabili, poiché la tecnica di lancio o di pesca non si improvvisa ma è quasi sempre matematica e
chi scrive sulle riviste non sempre è un "matematico"….

Caspita Lillo, sei bello carico, non ti ho mai visto così deciso.

Mi dicono che spesso questi personaggi li beccano quelli delle Scuole in occasioni di fiere o manifestazioni e in quel-
le circostanze, magari con la canna in mano, si mettono a nudo da soli. Quindi una volta "tanati" vanno via con la coda
tra le gambe ma, il giorno dopo li ritrovi sulla "piazza" a dire che tizio è meglio di caio e che di sempronio non ci si può
fidare….

Quindi per concludere mi pare di capire che nel tuo discorso tu intenda dire che un forum deve essere "usato" per
cose tipo come fare i permessi in un fiume che non si conosce, come stanno i livelli di tale fiume, quale itinerario è
migliore per andare su quel fiume, dove mangiare e dormire, giusto ?
Non puoi impedire di chiedere di cose tecniche e di rispondere, ma credo che il neo fruitore debba capire che alcuni
forum lasciano il tempo che trovano e che sarebbe meglio andare ad informarsi altrove.

Allora che fare ?

Semplice, usare quei forum che definirei "generici" per cose altrettanto generiche e postare su forum tecnici per argo-
menti più "tosti" dove a rispondere siano interlocutori che danno garanzie di possedere tecnica ed esperienza da ven-
dere. Scusa, se dovessi investire in borsa e avessi bisogno di info a quale forum ti iscriveresti, a quello del quotidiano
del quartiere o a quello di "Milano Finanza o del Sole 24 Ore" ? Credo che non avresti dubbi.

Sei un grande Lillo!!!!


Ciao Lillo
La legge non è uguale per tutti
I pescatori segnalano mancanza di controlli e la non appli-
cazione della legge regionale sulla pesca
Alla fine del 2008 la Regione ha varato la nuova legge 15/2008 sulla pesca apportando
numerose modifiche rispetto al vecchio regolamento. Sono state inasprite le sanzioni con
multe minime a 300 euro ed è prevista la confisca degli attrezzi di pesca. E ancora a disca-
pito di alcune categorie di pescatori nelle acque a salmonidi è stato vietato l'ingresso in
acqua per il primo mese di pesca a salvaguardia della fauna ittica accorciando cosi (ma
non per tutti) di trenta giorni il periodo in cui si può pescare in queste acque pregiate. Per
finire è stata aumentata anche la licenza di pesca di un quaranta percento. Tutto questo come sempre i pescatori lo hanno accet-
tato di buon grado rispettando, anche se in parte ingiustificate, le decisioni delle istituzioni. La legge però regolamenta anche gli
altri sport acquatici presenti sul territorio umbro fino ad ora privi di norme, un regolamento che dopo lunghe discussioni ad apri-
le è stato approvato. Ma allora dov'è il problema? Il problema è che il regolamento ad oggi non è stato attuato.
Se andate nel sito della Regione Umbria e ricercate e consultate il bollettino n.15 del 03-04-2009 troverete cose come: valutazio-
ne di incidenza per le attività svolte, strutture di imbarco e di approdo, logo e numero sulle imbarcazioni, necessità di definire il
tirante idraulico ovvero se c'è acqua a sufficienza per poter navigare in certi corsi d'acqua. Tutto questo ed altro ancora attualmen-
te non è stato applicato e ancora più grave nessuno controlla, nessuno se ne interessa, nessuno fa niente. Ma evidentemente la
legge non è uguale per tutti: dopo una legge ed un regolamento c'è chi si ritrova, oltre che a pagare di più, con più regole e restri-
zioni e chi invece spendendo niente fa quello che vuole. Detto questo si può affermare che ancora una volta la legge non è ugua-
le per tutti.
Mosca Club Etruria
Cucco Mosca Club
Segnalazione fatti accaduti sul fiume Corno.
In data 19-06-2009 alle ore 11,30 ero a pesca sul fiume corno per l'esattezza a metà tragitto che separa l'impianto ittiogenico di
Rossi al ponte romano che si trova circa 300 metri più a monte. Mentre pescavo ad un certo punto ho sentito arrivare molti furgo-
ni nel campo vicino al fiume che ad un tratto ho pensato fosse un mezzo da lavoro tanto il prolungarsi del rumore. Dopo 10 minu-
ti però poco più a monte di dove mi trovavo ho iniziato a sentire un chiasso infernale provocato da schiamazzi di molte persone, a
quel punto ho capito, visto che già ho assistito altre volte sempre quest'anno a queste scene, che qualche centro rafting si era fer-
mato a fare il bagno sotto il ponte romano. Tempo 5 minuti è accaduta una cosa veramente grave l'acqua si è velata pesantemen-
te trasportando una gran quantità di detriti, da qui ho capito che questa volta era veramente tante persone. A questo punto una
domanda sorge spontanea, tutto questo vi sembra normale? Posso capire se si intorbida l'acqua a seguito di una pesante piovuta
più a monte o di un rilascio accidentale da parte di qualche stazione di pompaggio dell'endesa ma da persone che fanno il bagno
vi sembra possibile?. Ho continuato a pescare per cinque minuti ma capirete visto cosa stava accadendo e il casino che c'era ho
chiuso la canna per andarmene. A questo punto mentre stavo partendo sono incominciati ad arrivare i gommoni, cari signori erano
in otto e portavano ciascuno un adulto più otto bambini per un totale di 72 persone a fare bagni chiasso e quant' altro su un trat-
to di fiume come quello. Non sono una persona competente perciò lascerò a voi giudicare quanto accaduto ma per favore accorda-
temi qualche considerazione che vorrei porre alla vostra attenzione dopo aver letto legge e regolamento emessi dalla regione
Umbria.
Punto 1
- Art. 27 L.R. 15/2008
(Sport fluviali)
1. La Regione, ai fini della tutela della fauna ittica,
della salvaguardia degli ambienti acquatici e per consentire
lo svolgimento della pesca sportiva, adotta
norme regolamentari inerenti:
b) i criteri e le modalità per esercitare gli sport
acquatici e il transito in acqua in qualsiasi modo,
nonché la navigazione nei corsi d'acqua con qualsiasi
mezzo, natante o supporto galleggiante, compatibilmente
con le caratteristiche del corso d'acqua e con la
pesca sportiva;
Dopo l'accaduto vi sembra che ci sia compatibilità con la pesca sportiva?
Punto 2
-Art. 7 regolamento regionale del 1 aprile 2009
7. Per le attività di cui l'articolo 2, comma 3 la
partenza, l'arrivo e le attività di balneazione e
acquaticità sono effettuate esclusivamente nei
punti di imbarco ed approdo attrezzati, autorizzati
dalla provincia competente per territorio.
A seguito di questo articolo vi chiedo, fermarsi con dei gommoni durante la discesa, fare il bagno schiamazzi e cavolate varie e
poi ripartire per uscire più a valle vi sembra un punto di imbarco o di approdo? In conclusione la legge e il regolamento riuscite a
spiegarmi a cosa servono?
Per farvi rendere conto meglio allego una foto scattata due settimane prima questi erano solo tre gommoni immaginatene otto.
Qualora vogliate rendervi conto di persona sarò lieto di accompagnarvi tanto sono episodi che si ripetono tutti i giorni più volte al
giorno.

Guglielmo Todini: Referente regionale Umbria scuola pesca a mosca FFM


IL FASCINO DELLA MOSCA
COSTA VOLPINO:UN'ASSOCIAZIONE DI PESCATORI INSE-
GNA A CATTURARE I PESCI SENZA UCCIDERLI.
E' possibile pescare solo con mosche finte?
A Costa Volpino (provincia di Bergamo) insegnano come
fare. Qui opera infatti l'associazione sportiva dilettantistica
"JOE SPORT"
che e' affiliata alla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca
Sportiva) e si divide in tre rami:
-PESCA TRADIZIONALE ALLA TROTA (con esche naturali)
-PESCA SPINNING (con esche artificiali metalliche e silico-
ne)
-PESCA A MOSCA (con esche artificiali costruite con piume
e peli di animali che cercano di assomigliare il piu' possibili a insetti veri).
Il presidente del sodalizio e' la signora Paola Anelli,mentre il vice presidente,referente per la pesca a mosca e' il signor
Bortolotti Mauro.
Gli obiettivi dell'associazione sportiva dilettantistica sono la promozione della pesca a mosca,la creazione di un cen-
tro di aggregazione per tutti gli appassionati,la pratica del "NO KILL" (cioe' del rilascio immediato del pescato) e, non
ultimo,l'attenzione alla conservazione degli ecosistemi fluviali,per una tutela della fauna ittica e dell'ambiente,nel
rispetto del patrimonio naturalistico dei beni inalienabili ed insostituibili,non solo per coloro che esercitano attivita'
ricreative ma per il bene dell'intera collettivita'. L'associazione organizza corsi aperti al pubblico per imparare la tec-
nica di costruzione e il lancio delle esche a mosca. Fino ad ora siamo riusciti ad organizzare nr.2 corsi per un totale
di 12 persone. In questi corsi sono previste 6 lezione di costuzione e 4 di lancio in palestra ed una eventuale uscita
sul fiume per apprendere le nozioni teoriche imparate. Fondamentale in questi corsi far capire la pratica del "CATCH
AND RELEASE",ovvero del caccia e rilascia,una tecnica praticata in tutta Europa che permette di praticare lo sport
della pesca rilasciando i pesci catturati non recando loro danni e permettendone la sopravvivenza.Il Catch and Release
(dall'inglese catturare e rilasciare,appunto) e' una filosofia di pesca per la quale non si uccide il pescato,
qualsiasi sia la tecnica utilizzata,ma lo si rilascia in acqua,dando cosi' non solo esempio di civilta' e di rispetto ambien-
tale,ma rappresentano una vera e propria filosofia e approcio alla pesca.
Questo tipo di pesca -continua il vice presidente- e' praticato ormai in tutta europa da diversi club. La tecnica del
catch and release si fonda su alcune regole basilari:usare ami singoli e senza ardiglione,in modo da non provocare
ferite gravi al pesce,recuperare e slamare il pesce il piu' veloce possibile,tenere il pesce in acqua,maneggiarlo delica-
tamente con le mani bagnate ed infine rilasciare il pesce catturato con la massima cura. Pescando con la mosca arti-
ficiale il pesce puo' essere liberato senza danni. Il club si riunisce due volte al mese,solitamente un incontro e' dedi-
cato alla costruzione di mosche,l'altro alla lettura riguardanti nuove tecniche di costruzione e lancio.A costa Volpino
per questi sono arrivati anche grandi esperti di questo tipo di pesca e una volta, per la serata di costruzione di nuove
esche,e' arrivato il campione di pesca Edy Dona',che durante l'incontro ha costruito insetti e mosche classiche.
Il club inoltre organizza uscite di pesca domenicali sui fiumi e torrenti del nord Italia.
Fino ad adesso -conclude Bortolotti- abbiamo incontrato i bambini delle elementari di Costa Volpino in occasione della
Giornata dello sport 2008; i ragazzi si sono mostrati entusiasti,quindi speriamo di ripetere l'iniziativa.
Anche sabato 23 maggio 2009 in occasione della festa delle associazioni a Lovere abbiamo avuto un interessamento
da parte delle scolaresche. Il club di pesca a mosca e' nata da un'idea di pochi soci,quattro o cinque,in memoria di
un amico pescatore,Giovanni Baisini. A solo un anno dalla costituzione,conta 22 soci di eta' compresa tra i 22 e i 60
anni;chi fosse interessato puo' rivolgersi presso il negozio "Joe Sport" in via nazionale 243 a Costa Volpino o contat-
tare il numero di telefono 035/970170.
IL CLUB PESCA A MOSCA GIOVANNI BAISINI.
Primo di una serie di video riguardanti la costruzione in cui,
tre dei migliori costruttori italiani, istruttori FFM, si cimen-
tano nelle loro personali interpretazioni.
In questo primo video vedremo come Alberto Mondini,
Gianluca Mascitti e Luca Santoro, rappresentano i tre stadi
di effimera, ninfa, emergente ed insetto adulto risultato di
decenni e decenni di esperienza di costruzione e di pesca
a mosca che si traducono in tre modi diversi di concepire
la costruzione di ciò che abbiamo definito "quello che i
pesci non hanno mai vitso"
Oltre 90 minuti di grande costruzione messe a disposizione
di chi ama cimentarsi nella realizzazione dei propri "gioiel-
li" da pesca.
Un video da non perdere.
LA NUOVA "ERA"
DELLA PESCA A
NINFA.
di Roberto Blanchi "The Czecher"
Affrontando il tema della pesca a ninfa in Italia ed analizzando-
ne la sua evoluzione nel corso degli anni, ritengo di poter defini-
re l'epoca più recente come "una nuova era" per questo affasci-
nante modo di interpretare la pesca a mosca. Perché tuttavia,
parlare di una "nuova era"? Poiché ritengo che da qualche anno
a questa parte, ma in particolare in epoca recentissima, la pesca
a mosca con artificiali "bagnati" abbia avuto un costante e cre-
scente sviluppo, sia nel numero di praticanti che nella diffusione
della conoscenza degli aspetti tecnici più complessi ed articolati,
a mezzo di pubblicazioni, libri, e dei vari forum sul web. Ad ulte-
riore riscontro del crescente interesse per la pesca "del sotto",
sia in Italia che nel resto del mondo, si può notare come anche i maggiori produttori di canne per la pesca
a mosca, evidentemente interessati da questa tendenza di crescita del fenomeno, abbiano posto in catalo-
go attrezzature studiate e "calibrate" per la pesca a ninfa.
Ma considerata l'indubbia eleganza ed il fascino propri della pesca a mosca secca, perché cimentarsi con la
pesca a ninfa? Le repliche a tale quesito saranno sicuramente molteplici, e tutte ovviamente allineate allo
spirito con cui ciascuno di noi interpreta la pesca a mosca, questo stupendo modo di vivere il tempo libero.
La risposta che credo più o meno tutti si siano dati, almeno durante il periodo di noviziato, è il desiderio di
poter catturare anche in quei momenti "no", in cui la pesca in superficie risulta poco o per nulla produttiva,
come ad esempio durante il periodo primaverile, in occasione dello scioglimento delle nevi. Proprio in que-
sto tipo di approcio, per quanto spontaneo e comune, è insito il rischio di ingenerare nel pescatore una
distorta interpretazione della "filosofia" della pesca a ninfa, tesa unicamente alla ricerca della cattura "a tutti
i costi". Classificare una tecnica di pesca come un "ripiego" inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi
farà sì che ad essa ci si approci superficialmente e con una certa
insofferenza, quasi fosse lo "scotto" da pagare per ottenere quel-
la fatidica cattura in più. In questi termini, il rischio di rendere
"banale" una branca della pesca a mosca estremamente tecnica
e complessa nei suoi vari aspetti costitutivi, è estremamente con-
creto. Viverla con mediocrità, reputandola una tecnica "acchiap-
pa-pesci", tanto da ritenerla invasiva e accomunabile alla pesca
con esche naturali piuttosto che alla pesca con la mosca artificia-
le, farà sì che difficilmente si potranno cogliere quegli aspetti
estremamente affascinanti e specialistici che essa cela, proprio a
causa dei preconcetti con i quali ci accostiamo alla sua pratica.
In realtà, se analizzata con un'ottica decisamente più obiettiva,
la pesca sotto la superficie dell'acqua si rivelerà nella sua estre-
ma complessità di variabili ed interpretazioni, e quindi il raggiun-
gimento di un'adeguata cognizione costituirà un traguardo estremamente appagante per il pescatore, sia
esso esperto o novizio. Una consuetudine, estremamente significativa di questa diffusa e distorta interpre-
tazione della tecnica di pesca (e qui invito tutti i lettori che non sono soliti pescare a ninfa a fare un picco-
lo esame "di coscienza" per verificare l'attendibilità di quanto stò per dire), è osservare come il pescatore a
mosca tenda tradizionalmente ad associare e restringere il concetto di pesca a ninfa all'impiego di artificia-
li di generose dimensioni (amo # 8), generosamente appesantiti (definiti goliardicamente "ferri da stiro"),
lanciati con code "pesanti", secondo il nostrano metro di giudizio (# 5 - 6 e oltre). La realtà della pesca è
ben differente e, ad esempio, la maggior parte delle mie uscite "a ninfa" sul torrente sono caratterizzate dal-
l'impiego di code estremamente leggere #2-3 ed artificiali di ridotte dimensioni #16-14-12, annodati a sot-
tili terminali diametro 0.12 - 0.14 . Tornando ai pensieri dei detrattori di questo genere di pesca, sento spes-
so affermare che la pesca a ninfa esulerebbe addirittura dal con-
testo della pesca a mosca, risultando a tutti gli effetti una pesca
"al tocco" con esche artificiali. Dal mio punto di vista ciò non cor-
risponde affatto alla realtà, in quanto l'approcio all'acqua ed il
controllo della deriva degli artificiali ben poco hanno a che spar-
tire con la tradizionale presentazione di un'esca naturale. La
"percezione dell'abboccata" in particolare, intesa come quel com-
plesso di sensazioni che permettono di riconoscere la presa del-
l'artificiale da parte del pesce, richiede l'acquisizione e la padro-
nanza di un considerevole bagaglio di conoscenze, normalmente
non riscontrabile né nella pesca a mosca secca, né nelle tecniche
di pesca con esche naturali, escluse forse alcune peculiati situazioni.
Proprio nell'istante in cui si riesce ad intuire l'abboccata si raggiunge
per molti l'apice dell' "incantesimo" della pesca a ninfa, quella circo-
stanza cioè in cui abbiamo la sensazione di afferrare per un istante
quella sorta di "filo invisibile" che ci congiunge agli artificiali, e che
ci suggerisce i tempi della ferrata. E' una situazione veramente ardua
da descrivere, una percezione che
può originarsi dall'improvvisa intui-
zione di una vibrazione, dalla
visione di un impercettibile sfavillio
sott'acqua, uno scarto, un rallenta-
mento, … un chè di "strano" che riconosciamo nella deriva delle nostre
imitazioni. Complicato a spiegarsi, … davvero complicato, credo sia una
cognizione che non mi è mai riuscito di trasmettere come avrei voluto a
coloro che mi hanno interpellato in merito, proprio in ragione della sua
natura estremamente poliedrica ed indeterminata al tempo stesso.
Magia sul fiume… magia e fascino, allo stato puro. Catturare un pesce
all'ennesimo passaggio, dopo aver avuto la "sensazione" non esplicita
della sua presenza, che ci ha permesso di "inquadrarne" posizione e
comportamento, credo costituisca la linea di traguardo estremamente
appagante di questa tecnica. Ecco dunque perché credo di poter parla-
re di una "nuova era", reputo infatti che la pesca a ninfa stia ora percor-
rendo in Italia quel cammino di innovazione e perfezionamento che la
pesca a mosca secca ha già vissuto in passato, con lo sviluppo di varie
scuole di pesca. Ulteriore stimolo ed impulso a questa innovazione è cer-
tamente giunto dal miglioramento tecnologico delle attrezzature a nostra
disposizione. E' innegabile infatti che nella pesca a ninfa, ove la lunghez-
za della canna riveste spesso un ruolo determinante per il controllo e la
presentazione degli artificiali, avere a disposizione attrezzi sempre più
leggeri, bilanciati e sensibili abbia favorito il perfezionamento della tec-
nica e la godibilità dell'azione di pesca. In conclusione consiglierei a tutti
coloro che non vi hanno ancora provato, o che fino ad 'ora l'hanno con-
siderata esclusivamente una tecnica "di ripiego", di accostarsi alla pesca
a ninfa con una nuova mentalità, più aperta e "curiosa". Provate, … sperimentate, … senza farvi scorag-
giare dai primi sicuri insuccessi. La pesca con imitazioni sommerse richiede una vasta teoria di adattamen-
ti alle caratteristiche e condizioni delle acque ed all'umore dei pesci, in misura spesso considere-
volmente maggiore rispetto alla pesca in superficie. Problematiche ad esempio come il "dragag-
gio", ampiamente conosciute ed analizzate nella pesca in superficie, vanno affrontate e risolte
anche nella pesca in profondità, ove risultano però molto spesso più subdole e difficili da gestire
e percepire. Constaterete quindi che, se vissuta con un'ottica obiettiva ed equilibrata, la pesca del
"sotto" vi potrà schiudere nuovi orizzonti,
permettendovi di vivere in maniera ancora
più coinvolgente la pesca a mosca.
Ninfa di Chironomo Di: Alberto Mondini

Si tratta di piccoli insetti che, colpa dell’inqui-


namento organico delle acque, hanno coloniz-
zato tutti i corsi d’acqua. Non vi é fiume, stagno
o lago in cui non sia presente in enorme quan-
tità:
amo: Mustad 80250 (16/14 )
filo: bruno
coda: ciuffetto in cul de canard bianco tagliato
addome: fettuccia di plastica di color rosso
avvolto a spire serrate( io uso quei nastrini di
alcune cofezioni di alimentari )
torace: dubbing color bruno
zampe: piuma di cul de canard fermata al di
sotto e rovesciata in avanti
Antenne: ciuffetto di cul de canard bianco
.
Realizzarela coda fissando in prossimità della Avvolgere la fettuccia di plastica a spire serra- Fermare una piuma di cul de canard naturale
curvature un ciuffetto di cul de canard bianco. te realizzando così l’addome. Bloccare con al di sotto e rivolto verso l’interno.
Fissare uno spezzone di fettuccia di plastica alcuni giri di filo e recidere l’eccedenza.
rossa.

Predisporre il filo per creare il dubbing. Realizzare il torace piuttosto vaporoso avendo Fissare una piuma di cul de canard bianco al
l’accortezza di non andare a ridosso dell’oc- termine del torace
chiello.

Rovesciare la piuma bianca in avanti e forma- Rovesciare in avanti la piuma di cul de canard Con le forbici divdere il ciuffo bianco di cul de
re un anello. Recidere l’eccedenza. naturale in modo da formare una sacca volu- canard
minosa. Recidere l’eccedenza e chiudere con
alcuni giri di filo ed un goccio di colla.
Valmastallone:
i giovani a pesca con la
FFM Di: Gianluca Mascitti
T
ra le tante iniziative della Fly Fishing
Masters spicca l'attenzione che que-
sta scuola di pesca con la mosca arti-
ficiale rivolge ai giovani. I corsi della
FFM sono spesso frequentati sia da
ragazzi che da pescatori più maturi
ed esperti dando vita ad un'osmosi,
unica nel suo genere, di entusiasmo
ed esperienza.
Proprio un'esperienza di questo tipo
è stata attuata nei giorni 13 e 14 giu-
gno 2009 durante i quali, grazie ad
un'iniziativa fortemente voluta dal
Consorzio Valmastallone in sinergia
con la Fly Fishing Masters, un gruppo
di 12 ragazzi ha approfondito la
conoscenza dell'ecosistema fluviale e
della pesca con la mosca, a compi-
mento di un percorso iniziato sui ban-
chi di scuola con simili iniziative.
Durante questo weekend, gli istrutto-
ri della FFM hanno incontrato e vissu-
to due giornate intense con un grup-
po di entusiasti ragazzi e ragazze tra
i 7 ed i 12 anni ai quali si è aggiunto,
con analogo entusiasmo, un adole-
scente di 17 anni che, in compagnia
di uno degli istruttori FFM, ha rag-
giunto ed ammirato, fin dalla capita-
le, le bellezze della Valmastallone. E
se un ragazzo di 17 anni è disposto a
sorbirsi un viaggio di 750 km vuol
dire che gli stimoli che gli sono stati
forniti sono senza dubbio quelli giu-
sti!
Il programma si è articolato attraver-
so due momenti ben distinti attraver-
so un percorso ludico ed un linguag-
gio semplice e divertente. Il tutto con
l'obiettivo di destare l'interesse dei
ragazzi che non hanno smentito le
aspettative ed hanno interagito profi-
cuamente con gli istruttori durate
tutte le attività proposte.
Le due giornate sono state organiz-
zate come se si trattasse di un mini-
campo estivo: i ragazzi sono stati
suddivisi in due gruppi e, mentre un
gruppo iniziava a prendere dimesti-
chezza con le attrezzature da pesca
con la mosca e ad iniziare a lanciare
sul prato, un altro gruppo approccia-
va teoricamente, e con il supporto di
materiale predisposto dalla FFM, agli
ecosistemi fluviali, ai pesci e ai relati-
vi cicli riproduttivi, ai cicli vitali degli
insetti e la loro stretta relazione con il
fiume come parte integrante del ciclo
vitale fluviale e come indicatori biolo-
gici, all'approccio corretto che i visita-
tori del fiume, pescatori e non, devo-
no avere nella frequentazione dei
corsi d'acqua, nonché alla stretta
relazione che c'è tra l'acqua e l'esi-
stenza degli uomini.
In particolare in questa fase e duran-
te quella pratica di raccolta degli
insetti sul fiume curata con grande
competenza in parte dell'istruttore di
vigilanza Giuseppe Fumagalli e dagli
istruttori FFM, i ragazzi hanno
mostrato un notevole interesse inter-
venendo spesso e ricollegandosi alle
lezioni effettuate a scuola con lo stes-
so I.V. Fumagalli, anche tutore dello
splendido fiume Mastallone, persona
squisita e raffinata nonché grande
conoscitore dell'ecosistema fluviale e
al quale va grande ringraziamento
della FFM.
Durante la parte pratica sul fiume i
ragazzi hanno messo in atto, con
grande entusiasmo, quanto appreso
sul prato e gli istruttori li hanno gui-
dati anche nell'effettuare qualche
cattura nonostante le condizioni, per
l'entusiasmo e la sonorità dei giovani
allievi, non fossero quelle ideali.
Un aspetto simpatico è stato quello di
vedere coinvolti anche alcuni genitori
che seguivano, con discrezione ma
con interesse, le varie tematiche
affrontate e non mancando, talvolta,
di partecipare con qualche domanda.
Sono certo che alcuni di loro hanno
rispolverato vecchie passioni per la
pesca con la mosca e non mi mera-
viglierei se dovessimo incontrarli con
i proprio figli sul fiume mentre scel-
gono la mosca giusta per il coupe de
soir!
Il secondo giorno i ragazzi si
sono cimentati in una percorso
al bersaglio mostrando notevo-
le abilità con la coda di topo. Al
termine ci si è ritrovati tutti a
tavola, grandi e piccini, per un
momento di festa in cui i ragaz-
zi, su iniziativa del consorzio
Valmastallone, hanno ricevuto
in dono una canna da pesca
con la mosca artificiale comple-
ta di mulinello e coda di topo,
con la speranza che dei nuovi
pescatori, con una rinnovata
etica alieutica ed ambientale,
possano affacciarsi a questa
bellissima ed affascinante disci-
plina.
In conclusione non posso esi-
mermi dal testimoniare che la
Valmastallone si è mostrata in
tutta la sua bellezza: un pae-
saggio unico, un fiume stupen-
do che offre notevoli possibilità
di pesca, simpatia, accoglienza
ed ospitalità da parte degli
albergatori, ristoratori e degli
operatori del Consorzio
Valmastallone, sapori della
tavola unici e, cosa di questi
tempi non trascurabile, un rap-
porto qualità prezzo decisa-
mente equo e alla portata di
tutti.
Un consiglio dalla FFM: andate
a pescare in Valmastallone!
Sabato 13 e domenica 14 giugno verranno ricordate in Valsesia come due giornate, dal punto di
vista meteorologico, splendide.
Noi della Val Mastallone le ricorderemo magnifiche grazie al bellissimo laboratorio di pesca a mosca
che hanno seguito i nostri ragazzi. Grazie alla collaborazione di alcune istituzioni sul territorio,
Consorzio Valmastallone, FFM e Comunità Montana, i nostri figli hanno potuto imparare tecniche di
pesca e osservare la vita che c'è nel nostro magnifico torrente. I ragazzi si sono divertiti molto e
noi genitori presenti abbiamo imparato qualcosa di nuovo.
Un grazie particolare agli istruttori della FFM che con la loro pazienza hanno seguito i piccolo pesca-
tori per due giorni, a Giuseppe Fumagalli come sempre molto attivo, disponibile e molto prepara-
to, a Daniela Carmellino la quale, oltre a seguire il suo giovanotto, si è presa cura, come solo lei sa
fare, di tutte le pratiche prima e durante il corso.
Ringraziamo inoltre anche i soci della Selva che autotassandosi hanno contribuito a fare un " rega-
lone " a tutti i 12 ragazzi iscritti.
Ora nessuno potrà fermare questi giovani pescatori: hanno imparato che nel loro territorio esiste
una ricchezza naturale come il Mastallone che va salvaguardata e valorizzata nel miglior modo pos-
sibile.
Ancora grazie per la bella esperienza e arrivederci (speriamo) all'anno prossimo.

Articolo apparso sul Corriere Valsesiano N.26 del 26.06.2009. GENITORI E RAGAZZI
NO-KILL ROGGIA RINO
(Alkina)
Un chalk stream Inglese sotto casa.
LE ORIGINI DELLA ROGGIA RINO :
La roggia Rino nasce nel territorio di Caravaggio da acque sorgive e colatizie dei territori a monte,
ma riceve anche i contributi, in tale territorio, delle rogge Volongo e Carnadecco.
Alla roggia Rino viene attribuita un' antica origine che la vede esistere già alla fondazione della citta'
di Crema in epoca longobarda (570 d.C. ).
e acque del Rino ebbero, prima della funzione irrigua, una valenza strategica, di approvvigiona-
mento idrico dei fossati difensivi esterni alla cinta muraria cittadina e di trasporto via acqua. In
seguito, venuta meno l'originaria funzione, le acque furono utilizzate per l'irrigazione, oltre che per
fornire energia alle ruote dei mulini.

Di Andrea Garinei
I L NO KILL DI FORNOVO S. GIOVANNI :
La roggia Rino rappresenta da diver-
si anni una solida realtà nel panora-
ma della pesca a mosca in provincia
di Bergamo, da sempre meta fissi di
moltissimi PAM che nel lungo perio-
do di chiusura invernale, trovano in
questo tratto no kill classificato come
"zona a pesca facilitata" , l'unico
sfogo a quell' irresistibile voglia di
"posar piume".
Il tratto infatti, classificato come
acque di tipo " C ", rimane aperto
anche durante la lunga chiusura
invernale, questo nonostante la
numerosa popolazione di salmonidi
presenti in queste acque
( trote iridee, trote fario e salmerini
di fonte).Recentemente, grazie all'in-
tervento di numerosi appassionati, le
immissioni di salmonidi si sono fatte
piu' frequenti e la frequentazione da
parte dei pescatori ormai copre la
totalita' dell'anno. La roggia Rino è
stata studiata spesso per le potenzialità che offre quale ambiente di accrescimento per
i salmonidi e non solo, infatti in passato la provincia di Bergamo si e' appoggiata a que-
Sopra:Uno dei tratti infrascati
ste acque anche per l'accrescimento del temolo austriaco ( timallide ). piu' suggestivi del no-kill di
Basta pensare che da quello che si e' potuto constatare con queste immissioni, grazie Fornovo S.Giovanni (BG
all'abbondanza di cibo presente in queste acque, la crescita media sia compresa in una
fascia che va da 1 - 1,5 cm al mese.
Sotto: Un tipico tratto della
Il tratto no-kill di ns. interesse comunque parte dal Comune di Fornovo S. Giovanni (BG)
risorgiva .
e attraversando le campagne circostanti, termina in prossimita' della statale nel Comune
Sopra:Tipica bollata "deci-
sa" delle trote della Roggia di Mozzanica, per una lunghezza complessiva di circa 2 km; per praticare la pesca in queste
Rino. acque non e' necessario munirsi di permessi a pagamento , infatti l'intero tratto e' comple-
Sotto: Trote iridee in attivi-
tamente gratuito. LA PESCA NELLA RISORGIVA
ta' nel tratto no kill di Tutti gli assidui PAM frequentatori della roggia sanno per esperienza "vissuta" che le trote
Fornovo S. Giovanni. immesse in questo tratto diventano particolarmente selettive, soprattutto e' con la secca che
si incontrano le difficoltà maggiori, poiche' le abbondanti schiuse presenti in tutto l'arco del-
l'anno ( siamo in presenza di acque di risorgiva, che come risaputo, godono di una temperatura pressoche' stabile
), rendono le trote particolarmente attente ed i rifiuti sono all'ordine del giorno.
Dall'esperienza personale e da quella di tanti amici frequentatori, le catture in questo tratto si possono comunque
effettuare un po' con tutte le tecniche : con la secca, a sommersa, a ninfa ed anche a streamer; soprattutto con que-
st'ultime due tecniche pero' e' piu' facile imbattersi in esemplari davvero importanti, che in gergo vengono definiti
"le vecchie". Io comunque mi voglio soffermare su quella che e' la mia specialita' e in linea di massima qui in Alkina
e' anche quella maggiormente praticata, la "secca". Le difficolta' per il "secchista" in quest'ambiente non sono mai
finite, infatti non possiamo trascurare assolutamente la presenza di tratti realmente infrascati che rendono l'azione
di pesca estremamente difficoltosa. A complicare il tutto, vi e' anche la presenza di una miriade di correnti superfi-
ciali, (generate dallo scodare delle alghe), che creano non pochi problemi all'artificiale, che spesso cade nel delete-
rio "dragaggio"; al fine di evitare tutto questo, si puo' ricorrere ad un lancio idoneo molto comune e' quello ondu-
lato o a serpentina, che permette di contrastare in maniera efficace quanto detto, altrimenti ( per i piu' esperti) si
puo' ricorrere anche ad un ribaltato od ad un curvo. Naturalmente anche il ruolo del finale e' determinante, pertan-
to, finali molto lunghi con un tip anch'esso lungo aiutano non poco a contrastare questo deleterio fenomeno; un
accorgimento molto valido che personalmente adotto sempre per la pesca in queste acque di risorgiva e' quello di
ricorrere ad un finale ad asola. Le secche piu' usate e redditizie sono le classiche che tutti noi conosciamo: le Dun
durante la schiusa, le Spinner Spent naturalmente durante e dopo la schiusa,le Sedge soprattutto nel periodo esti-
vo e nel tardo pomeriggio, mentre la mosca che defini-
sco " l' eccellenza " in questo tratto e' l' emergente d'
effimera in cdc. Soprattutto e' su quest' imitazione che
mi voglio maggiormente soffermare, anche perche' ci
permette ( a differenza delle altre sopra riportate ), di

DRESSING EMERGENTE D' EFFIMERA IN


CDC
FILO DI MONTAGGIO : Marrone.
AMO : TMC 212Y # 19.
CORPO : Pavone spelato
tinto rosso.
SACCA ALARE : N.3 fibre fagiano
reale.
ALI : Ciuffetto di CDC
fare catture durante tutto l'arco dell'anno; pertanto, al fine di dare un valido aiuto a chi si cementera' per la prima volta
in questa realta' o per i "vecchi" pescatori mai sazi di nuove soluzioni, voglio riportare uno dei miei dressing che riten-
go piu' valido e redditizio.
Fissato il filo di montaggio, ci si porta a circa ¾ dell'amo ove viene fissato il pavone rosso precedentemente spelato.
Riportato in testa il filo di montaggio, si eseguono delle spire serrate con il pavone che viene fissato in prossimita' del-
l'occhiello.
Vengono a questo punto fissate n.3 fibre di fagiano con alcuni giri di filo di montaggio,tagliata l'eccedenza delle fibre,
le si lasciano parallele al corpo dell'amo ( verso la coda ).
A questo punto viene fissato il ciuffetto di cdc privo del calamo, sempre in prossimita' dell'occhiello/testa facendo atten-
zione di fissarlo a meta' della sua lunghezza in modo pero' che la parte piu' esile delle fibre sia a sinista dell'occhiello.
Fissate saldamente con alcuni giri di filo di montaggio, si ripiegano le fibre piu' esili sulle altre ed il tutto viene nuova-
mente fissato con un paio di giri di filo di montaggio; diviso il ciuffetto di cdc in due parti uguali si ribaltano in avanti
le fibre di fagiano all'interno di questo, fissandole con alcuni giri vicini all'occhiello.
A questo punto avremmo creato una sorta di sacca alare che pero' dev'essere resa necessariamente piu' consistente,
per fare cio', basta ribaltare nuovamente le fibre di fagiano riportandole in coda,fissarle e riportarle in testa; tagliare
l'eccedenza e mediante alcuni giri formare una sorta di testa e consolidare il tutto con alcuni nodi di chiusura.
Consiglio per una lunga durata del corpo in pavone, di ripassarlo con una spennellata di colla.
Un ringraziamento speciale per la collaborazione va al negozio WWW.MAYFLY.IT
GLI OEM QUESTI
SCONOSCIUTI
Di: Massimo Magliocco
Prodotti per la pesca a mosca rimarcati e "rivestiti"
con altri componenti. E' giusto comprarli ad un
prezzo inferiore dell'originale oppure si è anche
disposti a spendere di più ?
O.E.M. è l'acronimo di Original
Equipment Manufacturer, termine
inglese che, più o meno, vuole dire
che una azienda o una semplice ditta
individuale acquista prodotti da altre
aziende e li rivende, rimarcandoli,
come prodotti propri. Per moltissimi
anni, lavorando presso grosse multi-
nazionali, mi sono occupato di macchi-
ne per ufficio ed in questo settore gli
o.e.m. sono all'ordine del giorno. Il
nostro amato settore del fly fishing,
non è da meno e alcune delle marche
di canne che si vedono in giro, sono
anch'esse degli o.e.m. Nulla di male
per carità, in fondo se un tal prodotto
che magari va anche bene lo si trova
rimarcato ad un prezzo più basso ben
venga, il problema è che alcune volte
l'o.e.m. costa più dell'originale e, a
mio modesto avviso, non è affatto giu-
sto. Con questo non voglio certo dire
che i prodotti risultanti siano di scarsa
qualità rispetto agli originali, ma certa-
mente dietro slogan e/o pubblicità che
si leggono sulle riviste e sui vari
forum, non ci può essere il benché
minimo riscontro tecnico da parte dell'azienda che le vende. In altre parole, chi progetta e poi produce, genera uno
sforzo sia fisico che mentale non indifferente. Pensate solamente a tutti quei passaggi lavorativi che ci vogliono per
mettere in vendita una canna e quelli per mettere in pratica un'idea che esiste solo sulla carta e della quale non si è
sicuri che poi possa essere valida. Tutto ciò per dire che chi progetta, produce e vende, ha senza dubbio un merito
maggiore, questo non per togliere agli o.e.m. i loro diritti, ma se pensate che costoro prendono i grezzi finiti e poi si
limitano a montarli credo che si è d'accordo nel confermare che lo sforzo sia indubbiamente minore. I forum di mosca
sono spesso da leggere non solo per le cose utili che si trovano ma per i consigli che si danno dove di frequente c'è
il tizio che chiede la qualità di una canna X nei confronti di una Y senza sapere che le due canne sono perfettamen-
te uguali. Bene le risposte sono le più variegate ma tutte si indirizzano a consigliare l'una o l'altra. E qui si apre un
altro discorso che a mio avviso è poco discusso e cioè la preparazione dei pescatori circa le "conoscenze" tecniche
delle canne da mosca. Ricordo che su un noto forum di pesca a mosca un tizio, discutendo del mio ultimo DVD "Lanci
Mosche e Strategie" nella parte in cui spiego come si può provare se un pedone di una canna è valido oppure no,
affermava che l'operazione da me citata e che non ho certo inventato e che è di utilizzo "normale" di chi ci capisce
di canne come progettisti, produttori è maestri di lancio, diceva più o meno così: "è una operazione abbastanza grot-
tesca quella sull`azione delle canne e in particolare la spiegazione sul metodo per giudicare la validità di un attrezzo
( spingere con il palmo della mano ecc. ). Ed inoltre Il finale asolato non lo commento ... per rispetto dell`editore ;-
))))." Chiaramente non ho risposto al tizio che ha scritto questa cosa ci mancherebbe altro, ma questo denota la tota-
le ignoranza in materia di canne. Ora, colui che ha scritto queste cose verrà ingenuamente "copiato" passatemi il ter-
mine, dal novello pam il quale andrà in giro a dire che chi prova la qualità di un pedone con la pressione del palmo
della mano compie un'operazione, come dice il tizio del forum" grottesca e, ancor più grave, ci crede pure. Il tizio,
visti i suoi scritti su come si provano le canne, spara un'altra stupidaggine circa il finale asolato. Prima di parlare biso-
gna sempre provare le cose ma spesso questo neanche basta nel senso che se a parlare è uno che ci capisce va bene,
altrimenti anche se si fanno le prove non si hanno proprio le basi per poter dare sentenze. Il finale asolato è stato
provato e riprovato per un anno intero dal sottoscritto e da molti componenti della nostra scuola quindi, ergo, da per-
sone competenti. Un'altra grossa assurdità sempre su di un noto forum ma di un altro pam e sempre copiato ed
incollato: "Io possiedo la XXX (c'è il nome della canna ma per correttezza non la cito), bellissima azione, proprio alcu-
ni giorni fa un mio amico ne ha acqui-
stato una ed ho potuto provarla.
Facendo un paragone tra le due azio-
ni a mio parere , YYY (stesso discorso)
è leggermente più morbida e meno
rapida (qui la prima baggianata. Come
si fa a paragonare due azioni con la
rapidità) pur essendo entrambi piace-
volmente progressive" (seconda e
ancor più grave !! Ma sappiamo cosa
c'è dietro l'appellativo PROGRESSIVO
oppure continuiamo a confondere
l'azione con la potenza e la rapidità
????). Costui magari è un altro di quel-
li che poi da consigli sempre sui
forum.
Ci sono delle canne che hanno difficol-
tà ad essere vendute e succede che
viene chiesto a pam famosi di firmarle
facendole diventare degli attrezzi
"importanti". In altre parole capita che
aziende produttrici di canne da mosca,
code di topo, mulinelli ecc, trovandosi
in situazioni di magazzini stracolmi di
materiale, chiamino dei pam impor-
tanti e gli chiedano se possono firma-
re il prodotto. E' chiaro che questo
non deve essere un attrezzo scadente
sia per qualità di materiali che per
risposta tecnica ma che sia confacen-
te con le caratteristiche che il "firman-
te" richiede poiché andrebbe a suo
discapito, anche se qualche fiasco in
passato c'è stato. Altre volte anziché
essere prodotti di marca le firme ven-
gono apposte su attrezzi o.e.m. sem-
pre con lo stesso criterio di qualità
anche se in questo caso il prodotto
finito si chiamerà X che alla fine sarà
identico al ben più noto prodotto Y
magari firmato da un altro nome della
pam e che magari è stato progettato
veramente dal sig. Y.
Poi ci sono quelli che firmano un
attrezzo definendolo ideale per una
tecnica. Di questi discorsi, specie in
questi ultimi anni, ne ho sentiti diversi
e fatti molto spesso, per non dire sem-
pre, dalla categoria di pescatori a
mosca di cui fa parte il tizio che defi-
niva grottesca la prova di un pedone
eseguita con il palmo della mano, leg-
gendo cose del tipo "questa canna è
nata per lanciare con la tecnica X,
mentre quell'altra è nata per lanciare
con la tecnica Y". Una canna ha delle
caratteristiche che la rendono ideale
ad una tecnica, ma dire che per fare
quel lancio ci vuole quella canna allo-
ra siamo messi male.
Molti non sanno che ormai la produ-
zione si è quasi del tutto allineata ad
uno standard ben definito che ha delle
matrici che ne delineano le risposte
tecniche e che entro le quali ci si
sbizzarrisce a produrre degli attrezzi
che variano di molto poco tra di loro.
In altre parole oggi le canne di
marca, tanto per dargli un nome, non
sono poi così differenti tra di loro e
solo chi possiede la "mano", o meglio
dire il "manico", riesce ad apprezzar-
ne le diversità che, anche se piccole
o piccolissime, a certi livelli va a ricer-
care. Non è più come tanti anni fa in
cui c'erano delle famose canne che
avevano delle caratteristiche dichia-
rate, magari lente e molli, prodotte
per una tipologia di pam che deside-
rava un attrezzo "rilassante", oppure
di altrettante famose che erano note
per essere più "nervose". Tutto que-
sto vale sia per le canne originali che
i nostri o.e.m. che comunque, anche
se spesso sconosciuti, hanno una
loro anima che è la stessa identica
della "sorella" più fortunata originale.
Unico neo, e lo ripeto, è che gli
o.e.m. dovrebbero essere venduti a
costi inferiori e non uguali o addirittu-
ra superiori a quelli "autentici" .
Quindi quando acquistate una canna
o una coda di una marca nuova
oppure meno nota, specie se il suo
costo non è poi quello che ci aspettia-
mo, cercate di fare degli approfondi-
menti affinchè possiate sapere prima
quale sia la sua provenienza e/o se la
cifra che vi apprestate a spendere sia
giusta oppure no, un pò come fate
quando comprate un prodotto ali-
mentare, andate a vedere la sua pro-
venienza.

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Ninfa e Mastallone Di: Marco Albini

Riflessioni di un pomeriggio……………………………
Credere di sapere, è il limite, che a
volte non riusciamo ad avvertire, il
confine oltre il quale c'è un mondo che
aspetta solo di essere conosciuto.
La mattina sta passando in autostrada,
meta il Torrente Mastallone, con
Moreno si discute, senza enfasi, sui
livelli che troveremo, anche perché i
giorni precedenti ci hanno visti, nel
nostro peregrinare, pescare in Chiusa
di Pesio ed in Gesso dove ci siamo
difesi, la pianura scorre uniforme inter-
vallata da alti pioppeti e campi di riso
verdeggianti macchiati dal bianco degli
aironi, noi rovistando tra i ricordi si
scherza sulle mie prime volte a ninfa.
Non sono passati molti anni come per
la "secca" la pesca a ninfa mi vede
ancora risalire la china, conscio del
fatto che per imparare ci vuole del
tempo, lascio al tempo quest'onere,
mentre percorro questo sentiero ricco
di ostacoli, se si pensa che pescare in
questo "modo" sia facile, posso affer-
mare con assoluta certezza il contra-
rio, la pesca a ninfa da non confonde-
re con quella con le ninfe, è un proto-
collo affascinante che coniuga la raffi-
natezza del gesto tecnico con l'intuito
di chi lo esegue.
Il Mastallone a Varallo sembra aver
scaricato l'acqua dei giorni precedenti,
anche se i livelli restano alti, la strada
si inerpica verso il comune di
Cravagliana e il torrente è laggiù che ci
aspetta, mostrando tutti i suoi musco-
li. Una volta arrivati al "Piano delle
Fate" sbrighiamo i permessi con il
guardapesca Sig. Fumagalli sempre
gentilissimo e disponibile. Scendiamo
in acqua, ci accompagna Franco
Baroni Istruttore FFM e mio caro amico
al quale deleghiamo il compito di scat-
tare qualche foto, la corrente tira e la
Tecnia 10e 6 per la 4/5 risulta appro-
priata, il finale è il classico da 3.50 con
due gold in tung montate su ami 12 14
distanziate di 50 cm tra di loro, con la
più pesante in deriva……….. ci provia-
mo e vediamo se funziona. Le sensa-
zioni a questo gioco sono determinan-
ti, l'elemento fondamentale, è leggere
l'acqua, come per la "secca", ma in
questo caso sono amplificate dal fatto
che l'inganno glielo dobbiamo portare
noi, e non vengono a prenderselo, per-
ciò occhio e iniziamo.
L'approccio è pescando " a piede

asciutto" cercando di sondare il sotto-


riva, avverto subito che raschio troppo
e mi cautelo alleggerendo la gold in
deriva passando da 3,2 a 2,8 le cose
sembrano migliorare la sensazione e
quella di far solletico ai sassi, quasi
accarezzarli, noto una rientranza dove
la corrente sgrana a fianco di un gros-
so sasso sommerso, il fluo mi indica
perfettamente il tragitto, avverto la
"pizzicata" ma non ferro, rilancio, que-
sta volta sono più attento, la Leopard
non si fa pregare e questa volta abboc-
ca decisa, pesci come questo di circa
un kilogrammo in condizioni di acqua
bassa non impegnerebbero il pescato-
re ma con i livelli attuali "piatta" in cor-
rente e si fa trascinare via, temo per il
vettino che vedo piegato, ma la Tecnia
del mio amico Aldo Silva risponde bene
anche sollecitata. Dopo averle "ridato
l'acqua" mi soffermo nel fare un para-
gone con la "secca" in questo caso il
pesce mi ha indicato la sua presenza e
forse questo mi è un po' meno conge-
niale, conoscerne la posizione mi toglie
adrenalina, anche se lo ritengo un
modo molto chirurgico, preferisco
comunque pescare in caccia, d'altron-
de la pesca è così, si appropria del
nostro "io" mettendoci sempre a con-
fronto con noi stessi, come nella vita.
Si risale, allungo un metro di coda,
pescare "alla francese" è un modo che
riconosco, in quanto lo ritengo molto
tecnico privato da tutti quegli ameni-
coli quali la pasta gli strike che indica-
no l'abboccata, qui invece il finale è
pulito e l'occhio e le sensazioni la
fanno da padrone, intanto Moreno ci
chiama, questo si che è un pesce, ha
incannato una grossa Iridea sarà circa
due kilogrammi spero di non fare notte
per portarla a guadino. Questo andar-
le "incontro" assomiglia molto ad un
approccio con una bella signora, diffi-
dente, bizzosa, ed a volte un po' in la
con gli anni; richiede una buona dose
di intuito, faccia tosta, una certa espe-
rienza ed un briciolo di pazienza,
accompagnata naturalmente da una
grande passione, il pesce, come lei, è
lì che ci aspetta, ma non sempre è
disposto a muoversi per primo, vuole
un approccio galante, una proposta
moderatamente indecente; un'offerta
allettante da non poter rifiutare.
Il pomeriggio trascorre veloce tra bat-
tute e complimenti, guardo Moreno
pescare e ricordo le discussioni su certi
aspetti dogmatici bisogna dargli atto
che aveva ragione, un pescatore è
colui che non ha la presunzione che il
fiume si adatti alle sue esigenze, ma
viceversa. La mente ritorna alle diatri-
be "storiche" tra gli innovatori, come
J.M. Skues (uno dei capostipiti della
pesca a ninfa) e i puristi (Waltford); ne
è passata di acqua sotto ai ponti da
quando, con un colpo di mano, Skues
venne allontanato dall'Avon (una delle
"mecche" anglosassoni per la pesca a
mosca), ufficialmente per dissapori
con la gestione, ma in realtà, come è
stato appurato oggi, perché nessuno
voleva accettare il fatto che lui cattu-
rasse regolarmente le trote più grandi
e più selettive, quelle refrattarie a
qualsiasi mosca secca, ma soprattutto,
credo, nessuno era disposto ad accet-
tare, oltre all'evidenza delle catture le
sue motivazioni profonde e le sue spie-
gazioni scientifiche. Il Mastallone in
questo tratto si allarga le pozze lascia-
no spazio alle correnti e i riferimenti
diventano più difficili, l'acqua e il colo-
re del fondo diventano come un piano
di riscontro e ci indicano dove posare,
la gobba formata da un sasso som-
merso mi indica un settore alimentare,
proviamoci……………… roller, mending,
mano sinistra a recuperare tensione, la
gold in piuma di fagiano buca l'acqua
su una sezione di 70 cm incannata
decisa, bella fario di quelle del posto
frutto di un attento ripopolamento
come mi spiegava il Fumagalli. La
pescata volge al termine, si risale il
torrente assaporando con la mente il
bicchiere di Gattinara che ci aspetta,
anche stasera dovrò ascoltare i soliti
consigli di Moreno e le sue deduzioni
sul posto, sui pesci, sugli artificiali,
sulle……………………….. in qualche
modo è il prezzo che mi tocca pagare,
ma è un amico e un bravo pescatore e
gli sono riconoscente.
Un ringraziamento particolare a Franco
Baroni e Moreno Guelfi, che hanno
contribuito alla realizzazione di questo
articolo.
Gli Artisti nella pesca:
di: Luca Castellani

Giovanni Squarta
La possibilità di avere a disposizione fiumi come il Nera, il Santa Susanna, il Velino e ora, da qualche anno, pure la
Tail Water Tevere ha creato la condizione perché la pesca mosca in questa regione trovasse terreno fertile per fare
molti "fedeli discepoli". L'Umbria così nel corso degl'anni è diventata terra di ottimi pescatori a mosca, più o meno
famosi; lanciatori di eccellente livello e anche costruttori di mosche artificiali di tutto rilievo. Tutto questo anche prima
dell'era delle aree a regolamento specifico. Giovanni non è tra gli "storici", è stato rubato al mondo agonistico diver-
si anni fa, ma la passione per tutto quello che riguarda la pesca con la mosca è stata per lui una illuminazione.
Giovanni è diventato il nostro fornitore ufficiale dei nostri raccoglitori in radica; delle nostre scatole da viaggio per la
costruzione degl'artificiali e dei nostri morsetti, da viaggio e da tavolo, senza tralasciare le custodie rivestite in cuoio
per le nostre canne in bamboo . Per capirci è uno degl''artisti pescatori della nostra zona. Come quasi tutte le per-
sone capaci, Giovanni è un personaggio timido e schivo e restio a ostentare le proprie capacità. Noi siamo contenti e
"vigliaccamente" ne approfittiamo. Quando vediamo in giro qualcosa d'interessante e gli la sottoponiamo è sufficien-
te dirgli:< guarda che forse tu potresti anche migliorarla!.> Basta pronunciare queste paroline magiche lui è "fre-
gato" e noi abbiamo quello di cui abbiamo bisogno.
Radica di erica o di olmo, oppure radica d'olivo; se no ottone od acciaio inox; cuoio o legnami per le scatole, tutto si
modella e prende forma tra le mani di Giovanni.
Per merito del suo mestiere, ha una barberia, ha tempo libero per andare a pescare il lunedì con invidia buona di
alcuni di noi e qualche volta i suoi "cari" amici non gli danno le giuste notizie cercando di sviarlo e indirizzarlo su
posti non proprio idonei. Con questi amici non ha bisogno di nemici. Spesso ce la vorrebbe far pagare promettendo-
ci di non invitarci più a cena, ma casa sua è sempre aperta, a tutti noi siamo da lui..

I mulinelli in radica.

Ne costruisce in diversi tipi di radica, al momento in un'unica misura, ma la bobina può contenere una coda che va
dal numero tre al numero sei. I colori che vanno dal chiaro naturale dell'olivo fino al più scuro dell'olmo o dell'arbo
reo. Il mio preferito è la radica d'arboreo, anche se mi è piaciuto possedere anche i modelli negl'altri colori. Nella foto
com

pletano le canne in bamboo di Gori, Portelli, Mog e Ferranti.


La custodia in legno per la canna in bamboo
Qui dipende se la canna è in due o tre pezzi più il vettino di ricambio, quindi non ha una misura specifica. Essendo
un "professionista" deve essere tutto curato nei minimi dettagli. I disegni o le foto che ricoprono il davanti e il den-
tro di queste custodie sono fatte su vecchia carta che sembra già da subito antica. All'interno della scatola c'è lo spa-
zio preciso per rimettere il mulinello nella propria scatolina e lo straccetto asciuga canna, coda e mulinello in radica.

La valigetta da viaggio per la costruzione delle mosche.

E' una valigetta di circa venticinque centimetri per quaranta, con un doppio fondo dotata già di morsetto, con un
punto femmina dove può essere reso immobile e utilizzabile subito in ogni occasione che si vuole. All'interno ci sono
in materiale plastico i vari porta pinze, annodatore, bobinatore e tutte gli attrezzi utili per la costruzione dei nostri
artificiali. C'è spazio sufficiente per contenere ami, colli, piumaggio vario e materiali occorrenti alle nostre necessità.
Ora su suggerimento di qualcuno di noi (abbastanza esaurito, non faccio il nome) lo ha realizzato anche con punta a
vite da poter utilizzare comodamente lungo il fiume fermandolo semplicemente su un ramo o tronco di qualunque
albero in caso di necessità incombente. Mah!?
Il morsetto

Il suo morsetto classico è ancora da migliorare, (capito?) anche se noi ne facciamo uso già da lungo tempo e lo met-
tiamo a dura prova. E' semplice ma ha tutti i requisiti per poter costruire egregiamente la maggior parte delle mosche
artificiali escluse quelle da mare o salt water.
Giovanni Squarta è un amico a cui molti di noi devono dire grazie, sempre paziente, auto ironico, disponibile e pron-
to ad apprendere e nello stesso tempo generoso nel condividere con noi le sue conoscenze.
Dimenticavo, mi manca il mulinello in radica per la canna a due mani in legno da salmoni, lo devo comprare da un'al-
tra parte?
CHALAMY
di: Roberto Mazzali
istruttore di base FFM
CHALAMY,
un gioiello in Valle D'Aosta
Quasi sempre, al rientro da una gior-
nata di pesca mi porto una scia di sen-
sazioni che sfumano piano piano nel
giro di qualche ora.
Questa volta pero' sono passati 4
giorni dall'esperienza sul Chalamy e ho
ancora negli occhi le buche selvagge in
cui ho pescato pesci bellissimi e nelle
orecchie il fragore dei suoi salti d'ac-
qua.
Il Chalamy e' un luogo da superlativi
assoluti! L'idea di pescare li e' nata dal
contatto con l'amico Marco, forestale
di Verres, che conoscendo i gestori,
mi ha dato la possibilita' di essere

accolto e accompagnato sul fiume.


Infatti il Sig. Luigi Berger e Valerio
Santi Amantini , gestiscono la riserva
con molta passione e, personalmente
li ho trovati molto cordiali e per bene,
ma soprattutto motivati ad offrire agli
ospiti il meglio di questo angolo di
paradiso. Allora partiamo dall'inizio; il
Chalamy e' un torrente che scende
all'interno del parco del Mont Avic,
affluente destro della Dora Baltea,
nella quale sfocia all'altezza di
Champdepraz. Nasce dal lago alpino
Leita, quindi non ha l'acqua di neve
tipica dei torrenti a valle di ghiacciai.
Il punto di partenza per raggiungere la
riserva e' l'Hotel Park Mont Avic, di cui
raccontero' successivamente in modo
specifico. Per raggiungerlo bisogna
percorrere circa 7 km di strada tutta
curve e tornanti, piuttosto impegnativi,
che dal fondovalle di Champdepraz, vi
portera' come dicevo al parcheggio
dell'hotel loc. Chevrère. Il no kill parte
a circa 20 minuti di cammino a monte
dell'albergo . Noi, indossati i waders su
consiglio di Valerio per poter meglio
esercitare l'azione di pesca in un ambi-
nete naturale intatto, abbiamo saltato
il primo pezzo della riserva, notando
da subito l'acqua limpidissima e la
corrente forte, il tutto immerso in una
vegetazione che mi ricorda in scala
maggiorata alcuni torrenti dell' alto
appennino Reggiano.Ad un certo
punto si arriva ad un ponte di legno,
su una piana bellissima. Guardando a
valle si vedono salti d'acqua impressio-
nanti, con pozze blu in mezzo a rocce
che fanno sognare pesci i enormi che
le dovrebbero abitare. A monte del
ponte, dopo una salita "secca" che cul-
mina con una scala di legno, Valerio e
il suo compagno di club Luigi dicono
che si puo' iniziare, per cui io e mio
figlio Riccardo di 14 anni non ci faccia-
mo pregare e in un attimo le Academy
7'6'' con coda 3 sono montate. Con il
solito finale lungo 4,50- 5 mt, decidia-
mo di montare tip dello 0,20 dopo aver
sentito che la media delle trote e' di 5-
6 etti, ma andare oltre al chilo non e'
certo un'eccezione.
La prima parte della riserva che abbia-
mo esplorato, e' caratterizzato da
buche profonde, schiumose in entrata,
lunghe e che spesso tendono ad allar-
gare con bellissimi posti caccia e tane
sia nei sottoriva che nei paraggi dei
massi sommersi. Notevoli anche alcuni
occhi dietro alle pietre.
Sono le 4 del pomeriggio e nell'aria ci
sono varie effimere, ma soprattutto
terrestri, quindi come imitazione bat-
tezziamo cavallette, maggiolini, api,
sedge (gentilmente "confiscati" ad
Alberto Mondini l'ultima volta che ci
siamo visti). I nostri amici accompa-
gnatori invece decidono di pescare a
ninfa di cui sono veri maestri e, cosi'
armati abbiamo iniziato a turno a
goderci il fiume. X Alberto, metti la
foto del tuo maggiolino
Ad ogni buca, pescando con razionali-
ta' sono salite a galla fino a 3-5 trote,
ma il bello era che Valerio o Luigi dopo
che noi "secchisti" avevamo finito,
ripassando bene con le ninfe vicino
alle grosse tane create dai massi
giganti, riuscivano a catturarne altret-
tante.
Solo qualche buca ha dato risultati
nulli, lasciando il sospetto di trovarsi
nella casa di qualche "mostro".
I sentieri che costeggiano il fiume ci
hanno permesso di individuare dall'al-
to le trote in caccia e pescarle con
un'avvicinamento da "indiani"; pescare
in gruppo e' stata una vera goduria,
grazie a Valerio che mi ha raccontato
del fiume e dei suoi pesci .
Per chi ama la pesca a mosca secca e
il lancio con code leggere, posso dire
che i lanci piu' utili nel Chalamy sono
l'angolato rallentato e il sottovetta
totale rallentato. Poi vista la varieta'
dell'ambiente diventa un valore
aggiunto saper curvare il finale, ribal-
tare la coda e fare mending efficaci,
oltre a sfruttare le pietre come punto
di appoggio per la coda. Ho notato che
le trote spesso salivano a bollare in
modo tranquillo, per cui evitare il piu'
possibile il dragaggio ha lasciato spes-
so il tempo ai pezzi grossi di salire dal
fondo buca per afferrare la mosca.
Il pomeriggio e' filato via velocissimo,
pescando seriamente ma non troppo,
gustandoci soprattutto l'ambiente a
360° e la nuova amicizia, oppure
ridendo dopo una trotona ciccata dal
giovane Richi.
Verso le 8, avendo ancora un'ora di
luce abbiamo deciso di tornare indie-
tro, pungendo le ultime trote lancian-
do in alcune posizioni lasciate all'anda-
ta. Alla fine, la camminata che riporta all'auto ci e' servita per lo scambio di impressioni e per fissare il prossimo appun-
tamento, dove faremo "sul serio".
Parliamo dei pesci che abbiamo preso: trote fario bellissime, alcune di ceppo mediterraneo puro, di cui i gestori stan-
no aumentando la popolazione a partire dalle uova selezionate fatte crescere negli affluenti, trote atlantiche stupen-
de, scure e con pinne enormi. Oltre a queste poi vi potra' capitare qualche trota fario con pinne monche, residuo di
vecchie immissioni; io ne ho allamate un paio e la cosa non mi ha dato una bella sensazione, pero' credo che la natu-
ra piano piano lascera' totalmente spazio alle stanziali. So che ci sono anche marmorate e ibridi, oltre a salmerini che
popolano la parte alta.
La riserva e' lunga quasi 10km. parte da un'altitudine di 1200 mt.per arrivare al Lago Bianco a 2.200 mt, a mio pare-
re per pescarla tutta ci vogliono piu' giornate, anche per chi va veloce. Mi hanno detto che c'e' la possibilita' di pernot-
tare in 2 baite che costeggiano il torrente in quota, in tratti che non ho visto ma mi dicono essere da sogno, con l'ac-
qua che serpeggia tra i prati e pascoli.
Dulcis in fundo, per chi ama i laghi alpini, dove il Chalamy nasce, ci sono laghetti da fotografia, ricchi di fario e salme-
rini.
Il Chalamy No Kill costa 35 euro, scontati a 25 euro per chi alloggia nell'Hotel Park Mont Avic .
A chi lo consiglio:
A chi vuole pescare lontano dalla presenza umana in un luogo puro. Noi ad esempio abbiamo bevuto l'acqua del tor-
rente.
A chi piace camminare, mentre chi per ragioni fisiche o pigrizia puo' fare solo piccoli spostamenti non e' l'ideale.
A chi piace la pesca varia e tecnica, interpretabile sia a secca che a ninfa. Al massimo si pesca a 8-10 mt di distanza.
Non e' adatto a chi predilige gli spazi aperti, anche se pescando in wading si riescono a trovare posizioni "comode".
A chi puo' prendersi una giornata di pesca, cioe' non e' la meta per una pescata mordi e fuggi.
A chi vuole unire pesca e relax, anche con amici e compagne perche' il contesto alpino e' ottimo per prendere il sole
o per passeggiate ed escursioni.
L'Hotel Park Mont Avic, come anticipavo all'inizio, lo consiglio certamente per la pulizia e le belle camere nuove e ben
arredate. Sottolineo il materasso ottimo, che e' spesso un dettaglio, ma e' essenziale per un vero relax.
La cucina per la cena e' con menu tipico valdostano (ottimi anche i vini) e a detta di tutta la mia compagnia di otti-
ma qualita' e abbondante nelle porzioni.
Molto valida la colazione e ottimi i panini snack.
Costo della mezza pensione € 55 circa a seconda della stagione.
Come leggerete tra le righe io sono rimasto molto colpito dall'insieme e dai particolari di questa esperienza, la consi-
glio a tutti e per ulteriori informazioni visitate il sito: www.pescavic.com
troverete cio' che vi serve per organizzare la vostra avventura.
Tanti saluti

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