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Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot.

n°1963

Rivista di Pesca a Mosca

5
Aprile - Maggio 2010
LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA
Di: Massimo Magliocco

w w w. f f m a g a z i n e . i t
ECCOLO DI NUOVO....

"Aprile dolce dormire", recitava un detto che è ancora sempre di moda. Ma per i pescatori questo periodo coincide con l'inizio della bella stagione, sempre che
il "generale inverno" decide di andare in ferie e quindi, di dormire, i pescatori non ne vogliono sentir parlare appellandosi all'altro detto che dice "chi dorme
non piglia pesci".
Comunque, detti a parte, diciamo che la stagione di pesca entra nel vivo e tutti i pam si sentono in questo periodo elettrizzati dall'aria che si riscalda e da tutti
quei profumi che la natura sprigiona.
Ora, però, lasciatemi spendere due parole per il "mio" amato fiume, quello che mi ha da sempre fatto sognare, quello che mi ha fatto migliorare come pesca-
tore, quello che mi ha insegnato quasi tutto sul lancio e sulla pesca a mosca, insomma il fiume del mio cuore, il Nera.
Il titolo di questo editoriale recita "eccolo di nuovo" e qualcuno ha già capito a cosa alludo. Infatti mi riferisco all'ultima tormentata vicissitudine che questo
straordinario fiume ha avuto nella scorza stagione.
Chi non ricorda tutti i problemi che sono nati intorno all'uso di queste splendide acque, specie riguardo alle scuole di pesca, che hanno fatto rischiare che
andasse perduto dall'inizio di questa nuova stagione, tutto il meticoloso lavoro svolto da Legambiente e da tutti coloro che indirettamente gli hanno girato
intorno. Lo è stato anche per l'Aniene che senza troppo clamore, aveva "perso" il suo tratto no-kill ma, straordinariamente, le è stato ridonato senza troppi
problemi.
Ritornando al Nera direi che per coloro che praticano il fly fishing su questo fiume è stato veramente un gran bel regalo. Ora vorrei fare alla nuova"dirigenza",
chiamiamola così, di coloro che guideranno le sorti del Nera tra cui metto il mio amico Guglielmo Todini in prima persona, un grosso in bocca al lupo per il
lavoro che dovranno svolgere da qui in poi che sarà come sempre arduo e faticoso e che se in futuro dovessero stagliarsi di nuovo all'orizzonte delle nubi ric-
che di problemi, di trovare immediatamente un dialogo per risolvere prima che sia troppo tardi, gli eventuali contenziosi.
Passando a questo numero della rivista vorrei sottolineare l'articolo del mio amico Philip Bailey, uno straordinario pescatore a mosca australiano che da anni
vive in Inghilterra, che a partire da questo numero ci delizierà di articoli di storia degli artificiali classici ed anche di costruzione, come in questo primo artico-
lo in cui, con una piuma di cdc e una hackles di gallo, costruisce una mosca straordinaria e leggerissima.
Inoltre vorrei sottolineare anche l'articolo di Alessandro Sgrani. Chi non conosce Ale, ma credo siano ben pochi, troverà nei suoi scritti tutta l'arte della pesca
a ninfa di cui Ale non è solo un profondo conoscitore ma anche uno straordinario divulgatore. Con questo non è che mi sono dimenticato degli altri collabora-
tori che scrivono sulle pagine di FFMagazine, ma essendo ormai "compagni d'avventura" fissi, non hanno bisogno di presentazioni.
Buona lettura ed in bocca al lupo per la nuova stagione di pesca.

Massimo Magliocco
Sommario n° 5
Aprile - Maggio 2010

Hanno collaborato a questo numero:

Direttore Responsabile
Stonefy Pescare in Austria Baroni Franco

di di Grafici
Zagolin Stefano
Antonio Vitolo e Aldo Porto Roberto Mazzali Mondini Alberto

Coordinatori Redazionali
Magliocco Massimo
La nuova Era Naviglio Sforzesco Mondini Alberto
di di Castellani Luca

Massimo Magliocco Andrea Garinei Collaboratori


Albini Marco
Mazzali Roberto
Berdin Marco
Con le sue fotografie L’Ombra Santoro Luca
Marco Pippi
é con noi di
Simone Repetti Philip Bailely Distribuzione
WEB

Pubblicazione Bimestrale
Sedge Pupa Catture Inaspettate Registrazione Presso il Tribunale
di Modena n° 1963 del
di di 09/07/2009
Alberto Mondini Gabriele Bielli Rivista GRATUITA

Pubblicità
Mazzali Roberto
Errori comuni in situazioni Trote Native Tel. 3358701177
e-mail:flyfishing1949@gmail.com
non evidenti di: di
Alessandro Sgrani Maurizio Penserini Tutti i Diritti Riservati
FFMagazine
www.ffmagazine.it
La FFM comunica che sono aperte le iscrizioni alla nostra associazione, che ricordiamo essere non a scopo di lucro, per la stagione di pesca 2010 appena
cominciata.
Tale iscrizione, che ha un costo di euro 15,00, da al socio una serie di vantaggi che non possono essere ignorati come ad esempio, sconti in zone no-kill,
sconti sull'acquisto del materiale da pesca, sconti sull'acquisto di prodotti editoriali sulla pesca a mosca, sconti sui corsi FFM, sconti su viaggi di pesca in
Europa ecc. Tali sconti verranno praticati dai sottostanti sponsor che hanno accettato di collaborare:

Mayfly
Ai corsi della Fly Fishing Masters 20 Euro di Giorgio Ferrari
Via Zuavi n°16
Albergo Bucaneve 20077 Melegnano MI FFM POINT 10%
Via >Giardini Sud,31 5% Tel.02 9838901
41027 Pievepelago
Tel. 0536 71383 Podere Violino
Località Gricignano,
Edy Donà 52037 Sansepolcro /AR) 10%
Di Edgardo Donà via Monte Rosa, 68 10% Tel, 0575-710174
20025 Legnano (MI)
Cell. 3487616494 Modern Fishing in Lapland
Ufficio Amministrativo Holmvagen 210 S-920 SE 10%
AKTIV HOTEL Infos Italia: 0039 348 6004118
Tel. Adriano 0043-6645307670 Infos Svezia: 0036 73 8213607
Tel. Alberto 0043-6641736341 10% E.Mail. info@loe-mfl.com
Tel. Erika 0043-663951805
Edizioni NUMA
L'ALTRO SPORT di Massimiliano Nucci-Piva
Via Felice Frasi 25 c FFM POINT 10%. L.go Straidberg 30 00142 Roma
29100 PIACENZA www.edizioni muma.com 10%

Il Pesce fuor D’Acqua SNC


di Lazzaro Gianluca & C
36030 Costabissara (VI)
Via Montegrappa 48 tel/fax 0444 970611 FFM POINT 10%
e-mail ilpescefuordacqua@alice.it

Chi fosse interessato ad associarsi e quindi entrare in possesso della nostra tessera, può recarsi presso tutti gli esercizi commerciali e/o le strutture che
svolgono il servizio di seguito riportate, oppure tramite carta di credito di euro 15,00 che si può fare attraverso il sito www.flyfishingmasters.it nella appo-
sita pagina, oppure attraverso bonifico bancario iban IT02-H-05164-03213-000000175379 oppure può mettersi in contatto con la segreteria al
3343328889.
Crediamo che i vantaggi che si possono avere con tale tessera siano estremamente interessanti cui tutti i pescatori a mosca non possono rinunciare.

Esercizi e/o strutture convenzionate:


IBRA - 6° Raduno Italiano
Ormai è diventato un appuntamento fisso!
L'IBRA - Italian Bamboo Rodmakers
Association organizza il 6° raduno Italiano
costruttori canne in Bambù che si svolgerà
presso il Podere Violino Loc Gricignano
Sansepolcro (AR) www.podereviolino.it nei
giorni 22 e 23 Maggio 2010. Oltre ai mol-
tissimi rodmakers provenienti da tutta
l'Italia ed il mondo, l'ospite d'onore que-
st'anno sarà Per Brandin, uno dei più noti
costruttori di canne in bambù. Il program-
ma, ricco di contenuti interessantissi, sarà
a breve pubblicato sul sito dell'IBRA
www.rodmakers.it . Come da tradizione,
oltre al raduno, si svolgerà nella Tailwater
del Tevere il Bamboo Only - Solo Bamboo
Day il 21 Maggio 2010, giornata nella
quale sarà permesso pescare solo con
canne in bambù. Gli appassionati e tutti i
pescatori che non lo hanno mai fatto, pos-
sono provare le canna in bambù che saran-
no messe a disposizione dai soci IBRA e le
code in seta di Terenzio. Nel corso della
manifestazione, saranno esposte le canne
in bambù dei rodmakers partecipanti e vi
sarà una sezione dedicata alle canne stori-
che. Per informazioni contattare l'addetto
stampa Moreno Borriero -
press@rodmakers.it.
Costruttori Canne in Bambù per la pesca a mosca
Primo di una serie di video riguardanti la
costruzione in cui, tre dei migliori costrut-
tori italiani, istruttori FFM, si cimentano
nelle loro personali interpretazioni.
In questo primo video vedremo come
Alberto Mondini, Gianluca Mascitti e Luca
Santoro, rappresentano i tre stadi di effi-
mera, ninfa, emergente ed insetto adulto
risultato di decenni e decenni di esperienza
di costruzione e di pesca a mosca che si tra-
ducono in tre modi diversi di concepire la
costruzione di ciò che abbiamo definito
"novità sull'acqua"
Oltre 90 minuti di grande costruzione
messe a disposizione di chi ama cimentarsi
nella realizzazione dei propri "gioielli" da
pesca.

Un video da non perdere.


1° Fly Fishing Valdieri day
Domenica 28 marzo si è svolto a Valdieri (Cuneo) il "1° Fly Fishing
Valdieri day".
L'evento, che si è svolto nel Salone delle Conferenze gentilmente
messo a disposizione dall'Ente Parco delle Alpi Marittime, con il
patrocinio della provincia di Cuneo e del C.O.N.I., ha riscosso un
notevole successo di pubblico intervenuto per la presentazione
della nuova riserva "Il Gesso della Regina".
Emanuel Parracone, sindaco di Valdieri, ha dato il benvenuto a tutti
i presenti e ha presentato i successivi interventi di Enrico Gallina,
responsabile di Pesca Promotion ASD e presidente del gruppo che
gestirà la riserva, l'architetto Simone Ardigò a cui va riconosciuta
la paternità del progetto "Il Gesso della Regina".
Altri soci fondatori hanno poi illustrato alcune iniziative che si arti-
coleranno sul nuovo no -kill durante la stagione. Davis Fantino ha
quindi introdotto la seconda parte del programma presentando
Massimo Ginanneschi, Danilo Lazzarini, Sandro Mandrini, Fulvio
Michelotti e Agostino Roncallo tutti soci IFTA (Italian Fly Tiers
Association) che si sono cimentati nella costruzione di artificiali
spiegando di ogni modello i vari passaggi costruttivi.
Alle 13.00 circa un ricchissimo rinfresco, offerto da ristoratori loca-
li, ha dato modo a tutti
di degustare tante prelibatezze tipiche della Val Gesso, abbinate
agli ottimi vini piemontesi offerti dalla Cantina di Santo Stefano
Belbo.
Nel pomeriggio gran lavoro per i FlyTiers dell'IFTA che hanno
polarizzato l'attenzione dei tanti appassionati che, complice la bella
giornata e l'introduzione dell'ora legale, hanno indugiato nel
Salone delle Conferenze fino al tardo pomeriggio.
Che dire... grazie a tutti,Pubblico, FlyTiers e organizzatori, arrive-
derci al 2011 e...lunga vita alla "Regina"!!!
STONELY
MATERIALI
Lamierino di stagno
rachidi di penna di germano
lana oppure bodyglass
penne di faggiano
colla gommosa
rachidi di hackles di gallo

Di: Antonio Vitolo e Aldo Porto


Breve biografia di Antonio Vitolo.
Nasce a Nocera superiore il 28 ottobre del 1957, amante della natura e con una forte propensione
per l'arte, Non a caso i suoi hobby sono: la pesca, la musica (suona il basso) e la pittura su tela.
Inizialmente la tecnica di pesca preferita è lo Spinning. Negli anni '70, proprio durante una battu-
ta a spinning sul Sele, incontra un pescatore a mosca del nord Italia che era in vacanza da quelle
parti.
Subito fu attratto e meravigliato dalla facilità con cui quel pescatore del nord faceva volteggiare la
coda e pescava le trote con quella tecnica. Si soffermò a lungo ad ammirarlo fino a quanto quel
pescatore non si accorse della sua presenza e lo chiamò, gli chiese se voleva provare a lanciare,
Antonio gli rispose che non sapeva da che parte iniziare . Il pescatore, notando la curiosità di
Antonio per quella tecnica nuova, accennò ad un sorriso e gli disse: Se mi prometti che imparerai
a pescare con la mosca ti regalo una delle mie canne complete di mulinello e coda. Antonio non si
fece sfuggire l'occasione e, contento com'era, accettò subito.
Nei giorni seguenti si incontrarono ancora sul Sele, il pescatore mantenne la promessa, regalò la
canna assieme ad alcune mosche ad Antonio e gli insegnò i primi passi della tecnica.
Successivamente, nei suoi allenamenti con la canna da mosca, incontrò sul fiume altri pescatori a
mosca e fra questi Donato Tedesco, ne nacque una bella amicizia e da questo momento in poi la
passione per la mosca non lo abbandonerà più , acquisisce una formidabile esperienza nel lancio e
nella costruzione degli artificiali.
Giudicate voi se questa non è ARTE!!!!!
DRESSING
Fissare il lamierino su un amo a gambo lungo con un po' di colla.
Portarsi con il filo di montaggio in prossimità della curvatura dell'amo e fissare
due code di calamo di germano.
Fissare uno spezzone di bodyglass.
Forma il sottocorpo con lana e ricoprire con il bodyglass per formare l'addome.
Fissare nella parte sottostante del torace una piuma incollata che
servirà da chiusura dopo aver montato le zampette.
Procedere al posizionamento delle zampe con legature incrocia-
te.
Posizionare tre piume incollate per formare le sacche alari dopo
averle sagomate a caldo con l' apposita pinzetta. Fissarle sovrap-
ponendole fino in prossimità dell'occhiello.
Ritornare sulla piuma incollata fissata precedentemente sotto al
torace e coprire con essa le legature delle zampe, fissandola in
prossimità dell'occhiello.
Fissare due antenne ricavate
dal calamo di germano e forma-
re la testa.
Con l'aiuto di uno spillo legger-
mente riscaldato si da la forma
alle zampette e si conclude l'ar-
tificiale tagliando l'eccedenza
delle zampe.
LA "NUOVA" ERA" Il titolo potrebbe ingannare ma, se l'uso delle
canne lunghe utilizzate con la tecnica moderna per molti è una cosa
nuova, allora ci sta tutto….
"Pescare con una canna lunga, quindi, può dare dei vantaggi che
una più corta forse non da".
Potrebbe essere questa la frase conclusiva di questo articolo,
frase in cui si può racchiudere tutta l'essenza di quanto vi appre-
state a leggere. Ma andiamo con ordine. Per moltissimi anni
sono stato un fervente fautore del "corto e leggero" e ho lavo-
rato sodo per spingere i pescatori a condividere queste mie idee
fatte di regole ferree, giuste o sbagliate che siano ma dalle quali
è "proibito" discostarsi. Potremmo dir loro che sono degli "inte-
gralisti del lancio" ed associarli a quel proverbio che dice che
"non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire". Comunque nien-
te di particolare se ci si mantiene in un ambito di "democrazia
alieutica", chiamiamola così, nel senso che basterebbe far rien-
trare il tutto in un normale scambio di opinioni e quindi limitar-
si a far osservare i vantaggi di questa tecnica o quella attrezza-
tura. L'importante è non scadere in un "se non lanci come me
non capisci un tubo" oppure "con questa attrezzatura ci fai
tutto". Ma il pescatore a mosca si sa, è litigioso di natura.
Tornando al sottoscritto, anche io facevo parte di questa schie-
ra di baldi e impettiti lanciatori, finchè un bel giorno, mettendo
il naso fuori "dall'uscio di casa", ho scoperto un altro mondo,
estremamente più grande e variegato di cui ne conoscevo l'esi-
stenza ma che in qualche modo rinnegavo arrivando spesse
volte anche a deriderlo. Invece mi sono accorto che l'errore più
grande sarebbe stato quello di continuare a sottovalutare que-
sto universo mentre, ora che l'ho conosciuto, mi sono reso conto
della sua grande cultura nella quale si parlano lingue diverse ma
tutte, indistintamente, finalizzate ad arrivare allo stesso obbiet-
tivo, e cioè mandare la nostra mosca nel miglior modo possibi-
le sull'acqua. Ma chi mi conosce sa anche che sarei un ipocrita
se rinnegassi il mio passato ed è proprio questo mio passato che
mi ha spinto a completare la tecnica di lancio e a far coincide-
re, con altre tipologie di attrezzature, la quadratura del cerchio. Questo preambolo era necessario per dire che, come avrete capito, ho scoperto da un pò di tempo le attrez-
zature lunghe e attraverso di esse, la possibilità di completare, direi decisamente bene, diversi elementi inerenti il lancio insieme a quelli che già conoscevo. Quindi l'obbietti-
vo è stato quello di lavorare affinchè si potesse integrare la "mia" tecnica fatta per lo più di attrezzature corte, con altri elementi aggiuntivi presi a prestito da altre tecniche
di lancio e basare il tutto su un ventaglio di attrezzature che vanno dalla corta alla lunga, mettendo, comunque al centro, proprio quest'ultime. L'idea mi è venuta qualche
anno fa quando parlando con uno dei nostri sponsor tecnici che produce e vende canne, mi sono reso conto che la stragrande maggioranza dei pescatori a mosca lancia e
pesca con la 9', definita a ragione, un jolly. Tutti i pescatori a mosca sanno cosa vuol dire
pescare a secca con una 7',6'' e poi, nella stessa giornata, passare alla ninfa. Chi asseri-
sce che con la 7',6'' ci si può fare tutto, dalla ninfa allo streamer, allora il problema non
sussiste, ma se si è un poco più razionali, allora è necessario tornare in auto e cambiare
la canna sempre che non si stia pescando con una teleregolabile. Non sarebbe meglio in
questi casi utilizzare una canna polivalente adattabile ad entrambe le tecniche ?

Sopra. Spazi ampi canna lunga

A fianco: spazi ridotti canna corta

Personalmente pesco solo a secca e questo non so se sia un pregio o un difetto, fatto sta che mi diverto solo con questa tecnica. Fino a qualche anno fa usavo pra-
ticamente solo la 7',6'' e solo quando dovevo pescare in un fiume più grande, passavo a misure maggiori. Ora, ammesso che l'ambiente me lo consenta, pescando
sempre e solo a secca, sono passato all'uso di una 9'. Oggi le canne, almeno quelle poche costruite in Italia, possiedono più o meno gli stessi requisiti di quelle di
misura inferiore, ad esempio le 7',6'' che, come tutti ormai sanno, hanno come caratteristica principale quella di essere rapide e progressive, e non sto qui a spie-
gare il significato di progressivo poiché credo che ormai questo concetto sia conosciuto da tutti (?). Queste componenti importantissime, conferiscono a questa tipo-
logia di canne una caratteristica molto valida che si sposa alla perfezione con il lancio della coda di topo in funzione della tecnica secca. Ora, se da una 9' vogliamo
avere le stesse risposte di una più corta, questa deve essere, passatemi il termine, come una "sorella più grande". Qui qualcuno potrebbe dire che con queste carat-
teristiche una canna non si adatta bene alla pesca a ninfa. Non sono d'accordo, anzi, ormai la maggior parte dei pam lancia decentemente e non trova nessuna dif-
ficoltà a gestire al meglio un tale attrezzo pescando a ninfa. Addirittura credo che sia un vantaggio nel senso che molti lanci che si usano per la secca possono tor-
nare utili anche alla ninfa ed una canna con certe caratteristiche aiuta ed anche di molto. Ma questa tecnica di lancio moderna nata e sviluppata, secondo alcuni,
per essere utilizzata con una canna corta, con una lunga con quali dinamiche va utilizzata ? Le stesse, basta solamente adattarsi ai suoi tempi, che come si può
immaginare, sono più dilatati. Immaginatevi per un momento sul vostro fiume con in mano una 9' mentre state pescando a secca. Ora fate finta che in mano non avete la
canna più lunga ma la solita 7',6'' e quindi in quel momento state manovrando l'attrezzo con la tempistica che quest'ultima richiede. Capirete subito che i tempi sono troppo
stretti per avere delle buone risposte. Alcuni mi hanno obiettato che non riuscivano ad immaginare come avrebbero potuto adattarsi a tempi diversi. La 9' ha i suoi tempi che
quindi sono più lunghi di quelli di una 7',6'' ma, e questo è un elemento molto importante, con una azione generale del lancio più breve. Mi spiego meglio. Chi lancia con una
7',6'' di solito prima del lancio finale, se è bravino, fa almeno un paio di falsi lanci adoperando un tempo "X". Lo stesso pescatore con una canna più lunga a parità di dinami-
ca avrà un'andatura leggermente più lenta dovuta, come abbiamo detto, ai tempi della canna, ma avrà bisogno di un falso lancio di meno. Risultato: tempi (movimenti) leg-
germente più lunghi ma tempo totale di lancio inferiore. Questo per chi con la canna corta fa un paio di falsi lanci. Ma quanti sono questi pescatori ? La maggioranza dei pam
quanti falsi lanci esegue prima di fare quello finale ? Quindi, più falsi lanci si fanno, meno tempo impiegheremo con la 9' a posare la mosca in acqua. Vogliamo parlare di tutti
quei lanci cosiddetti "specifici" ? Analizziamoli. Lancio Angolato Rallentato. Senza spiegarne le dinamiche chi lo conosce dirà subito che con una 9' si farà molto meglio. Lanci
che prevedono un ribaltamento della
coda sia in acqua che in aria. Stesso
discorso. Lancio Sottovetta Totale. Lo
abbiamo ampiamente dimostrato in
una importante fiera della pesca a
mosca in Toscana. Quindi idem.
Lancio in angolazione. Questo forse è
uno i quei lanci in cui una canna più
corta può aiutare, ma mi viene sponta-
nea una domanda: chi conosce bene la
sua dinamica ? E quindi, chi lo sa fare
alla perfezione ? Dilemma vecchio
quanto la moderna tecnica di lancio.
Ergo, si può fare bene anche con una
9' Lanci in cui è prevista una posizio-
ne della coda parallela all'acqua.
Stesso discorso del lancio in angolazio-
ne, con in più un aumento delle diffi-
coltà legate non alla canna ma alle
dinamiche intrinseche di questi lanci.
Lanci curvi. Chi li sa fare si da una
risposta da solo. Per non parlare di
tutti quei lanci che servono a tirare
fuori la mosca dall'acqua o quelli che si
usano quando alle spalle abbiamo una
folta vegetazione. Ma torniamo a par-
lare della tecnica di lancio. Se si è d'ac-
cordo nel dire che quest'ultima,
pescando trote e temoli quindi con
code leggere 3/5, è ormai una, nel
senso che è standardizzata anche se si
lancia con canne di lunghezze diverse,
allora siamo in sintonia, se invece si
dice che la tecnica cambia in funzione
della lunghezza della canna allora la
sintonia non c'è evidentemente più.
Ma coloro che affermano questa cosa
dovrebbero anche spiegarci i motivi
per i quali le tecniche dovrebbero
variare a seconda della lunghezza delle
canne e con questo non voglio certo
dire che è sbagliato farlo ma, dico
anche, che è controproducente usare
delle tecniche diverse in relazione alle attrezzature. Attenzione non mi riferisco a quelle che gestiscono code dalla 8 in su o le canne a due mani
quindi canne potenti, ma quelle usate per pescare normalmente. Non è meglio, per semplificare, uniformare la tecnica di lancio con il duplice fine
di perdere meno tempo e migliorarsi con questa dinamica poiché sempre sotto allenamento ? A mio avviso, e lo ripeto, l'unica differenza che c'è
nell'uso di canne lunghe rispetto a quelle corte, sono i tempi di manovra dovuti ad una lunghezza maggiore, mentre la dinamica vera e propria,
cioè le escursioni del braccio (che possono anche essere inferiori), le spinte sia in avanti che indietro, la progressione di avanzamento della canna,
le trazioni della mano sinistra e gli ammortizzamenti sia in avanti che indietro, restano tutti indistintamente i medesimi. A questo punto qualcu-
no potrebbe dire che in base a questi miei discorsi le 7',6'' non servono più a niente. Non è così, anzi, con questa lunghezza si impara meglio l'ar-
te del lancio sempre che si usi una tecnica adeguata. Inoltre il passaggio a canne più lunghe è molto più facile, l'importante quindi è usarla nei
posti dovuti. Il titolo la "nuova" era quindi deve essere interpretato come una provocazione nel senso che di nuovo in realtà non c'è nulla, anzi,
è tutto molto vecchio, ma di nuovo c'è di aver capito che il lancio, la pesca ed anche il modo di pensare la mosca, è fatto di mille piccole e gran-
di cose alle quali fino a qualche anno fa non volevo credere e che inoltre rinnegavo pure.
"Pescare con una canna lunga, quindi, può dare dei vantaggi che una più corta forse non da"

CANNE A CONFRONTO A PARITA' DI AZIONE


meglio 9' meglio7',6'' + / - uguali

capacità di adattamento alle varie tecniche X


ampi spazi X
spazi ristretti e/o infrascati X
numero limitato di falsi lanci X
esecuzione lanci specifici X
Lunghezza del lancio X
manovrabilità X
Veloce cambio di tecnica (secca - ninfa) X
apprendimento della tecnica di lancio X

Podere Violino
Loc. Gricignano, 99,
52037, Sansepolcro, AR
tel.e fax 0575-720174
www.podereviolino.it -
info@podereviolino.it
Di: Alberto Mondini

Stretch Tubiing-S
Sedge Pupa
Amo tipo grub 8/10 e seta

Appesantire a piacere

Con la seta cercare di di


riempire tutti gli spazi che
inevitabilmente si creano
avvolgendo il filo di piombo
Fissare in prossimità della
curvatura dell’amo del
Stretch Tubing e una o due
fibre di piuma di pavone

Per creare un effetto sangui-


neo passare dello smalto tra-
sparente sul sottocorpo

Avvolgere il Tubing fino a dove


si vuol formare il torace
Fissare le fibre di penna di
pavone e la seta rossa con il
filo di montaggio

Fissare le fibre di piuma del


fagianoe ed una piuma di perni-
ce

Avvolgere con un giro la


piuma di pernice, quindi
formare il torace con il
pelo di foca o sostituto ed
in fine creare la sacca
alare e chiudere con il
nodo a formare la testa
ed un goccio di colla
Amo: 8 / 10 modello grub

Filo di montaggio : marrone

Coda : no

Corpo : sottocorpo in seta rosso fluorescente o


verniciato

Corpo : Stretch Tubing ambra chiaro, fra una


spira e l’altra di Tubing avvolgere una fibra di
piuma di pavone

Collarino : Piuma di Pernice

Sacca alare : Fibre di piuma della coda di fagia-


no preferibilmente maschio

Torace : Pelo di Foca o sostituto


Errori comuni in
situazioni non evidenti
Di: Alessandro Sgrani

Quando affrontiamo fiumi con caratteristiche differenti rispetto a dove


siamo abituati a pescare, o comunque ambienti nuovi o frequentati di
rado, ci possiamo trovare in situazioni di non facile lettura, special-
mente se i fiumi in questione sono ampi e dispersivi e soprattutto....
se è inizio stagione, quando ancora le schiuse sono
brevi e il freddo rende poco attivi i pesci. Intendo dire
che, in assenza di pesci in bollata o facilmente visibili
sul fondo, non è facile capire qual' è la tecnica giusta
da utilizzare, ma soprattutto non è facile capire quali
sono i posti giusti dove cercare i nostri amici pinnuti.
Quando non vedo attività, affronto il fiume pescando a
ninfa, adatto la tecnica alla stagione, alle condizioni del
fiume e alle sensazioni che percepisco, questa è una
regola generale. Ad inizio stagione è normale immagi-
nare che i pesci stiano sul fondo, con poca voglia di
salire e di fare grandi scarti per mangiare le ninfe. Di
conseguenza cerco di far lavorare le mosche più vicino
al fondo e più lentamente possibile. Capita però che
l'approccio e la tecnica non siano corretti, la poca con-
centrazione e la troppa insistenza nell' impiego di un
tipo di pesca, possano far perdere tempo prezioso e
bruciare tratti di fiume con scarsi risultati.
Infatti non c'è la peggio che cadere nella tentazione di
muoversi continuamente, macinando strada, per cattu-
rare un pesce ogni chilometro, con il risultato di non
concentrarsi e quindi di non capire.
Per meglio spiegare cosa voglio dire, vi racconto cosa
mi è capitato in una delle mie ultime uscite di pesca.
Nel mese di marzo ho passato tre giorni a Bolzano con
due amici, abbiamo pescato nel tratto cittadino
dell'Isarco e nell'Adige, nel tratto FIPSAS che va da
Gargazzone a Terlano.
Il tratto cittadino dell'Isarco è lungo circa 1,3 km e va
dal ponte Roma al ponte Loreto, il permesso per
entrambi i fiumi si ottiene al Bar Lidia in Via Firenze 9
a Bolzano.
L'Isarco è piuttosto largo e la portata d'acqua cambia
in funzione del disgelo e delle tante dighe a monte che
ne regolano il livello. Comunque ad inizio stagione è
abbastanza facile trovare ottime condizioni.
La presenza di temoli e trote, comprese marmorate e
ibridi, anche di taglia importante, è piuttosto abbon-
dante; abbiamo, quindi, passato due giornate di pesca
veramente divertenti.
In questi due giorni la tecnica della czech nymph ha
fatto la parte maggiore, la ricerca nelle correnti soste-
nute e sugli scivoli veloci con passate precise fruttava
spesso bei temoli. Mentre la maggior parte delle trote
sono uscite vicino a grossi massi prevalentemente sui
lati del fiume.
La qualità dei pesci, la difficoltà e la frequenza di cat-
ture in questo tratto sono, a mio parere, più che sod-
disfacenti.
Per tornare invece all'argomento introdotto preceden-
temente, la giornata passata in Adige, nel tratto sopra
descritto, credo che possa spiegare perfettamente
quello che voglio dire.
L'Adige in quel tratto è un fiume piuttosto largo, dai
venti ai trenta metri circa, con corrente sostenuta, con
rari ostacoli, qualche masso prevalentemente sui lati, e
soprattutto ghiaieti con ciottoli e qualche avvallamen-
to in prossimità delle rive.
Ad inizio stagione è facile trovare dei livelli relativa-
mente bassi e l'acqua chiara.
L'Adige di per se non offre grandi punti di riferimento,
quindi abbiamo da subito camminato sulla sponda cer-
cando situazioni più promettenti, provando a czech
nymph negli occhi formati da questi rari massi o in
prossimità delle rive, dove si presentava una situazio-
ne, a nostro parere, migliore con acqua più profonda e
corrente più lenta. Abbiamo scartato a priori tratti di
bassofondo, credendo che i pesci in questa stagione
cercassero la profondità e le acque più lente.
Dopo un paio d'ore con scarsi risultati, e l'auto sempre
più lontana, ho provato a fermarmi un attimo per
ragionare su cosa stavamo sbagliando.
Un paio di pesci visti scappare nell'acqua bassa mi
hanno suggerito che forse stavamo saltando tratti di
fiume soltanto perché l'approccio non era corretto.
Ho allungato il finale, montato un palmer sul #14 in
drop e una ninfetta in lepre in punta, sempre sul #14
con pallina di tungsteno da 2,3.
Con cautela e, pescando molto morbido, con lanci lun-
ghi otto/dieci metri al massimo, ho iniziato a battere
quei posti che prima, pescando corto a czech aggredi-
vo eccessivamente, provocando troppo disturbo.
E' quindi evidente che con una visione ed un approccio
completamente differente i risultati sono arrivati subi-
to, con un susseguirsi di catture di temoli e trote.
Risalendo lentamente e facendo questa pesca mi sono
ritrovato, infatti, ad avvistare i temoli e a poterli pescare a vista, con grande soddisfazione.
La differenza stava soprattutto nell'approccio, avvicinarsi troppo nel bassofondo, per eseguire la czech nymph spaventava i pesci. Ovviamente non li vedevamo scappare, altri-
menti avremmo capito subito il problema.
Pescando in drop, invece, con pose delicate, da una certa distanza, non comportava disturbo. Inutile dire che i pesci, non salivano a prendere il palmer, ma mangiavano la
ninfetta che, sostenuta dalla secca, effettuava passate lunghe e perfette, sondando ampi tratti di fiume. Utilizzando questo metodo risultavano pescabili anche tratti che pre-
cedentemente avevamo scartato a priori. Credo che ciò sia dovuto al fatto di essere o meno in pesca, ovvero, quando sei concentrato e sicuro di quello che stai facendo, per-
ché i risultati ti danno ragione, è più facile notare cose che poco prima non consideravi e catturare anche in zone dove precedentemente non immaginavi di poter avere risul-
tati positivi.
Questo tipo di errore è piuttosto comune, è provocato soprattutto dalla mancanza di concentrazione, da una osservazione poco attenta e spesso dalla pigrizia di provare a
cambiare metodo. Frequentemente, infatti, giudichiamo con troppa fretta, non
solo dopo una giornata di pesca, ma addirittura durante. Ci convinciamo senza
prova di qualcosa che diamo per scontato ma scontato non è. Insistiamo, quin-
di, nell'errore che a volte non riusciamo a correggere e giudichiamo in manie-
ra approssimativa e generica il fiume appena affrontato. Frequentemente sento
dire che nel tale fiume non ci sono pesci, spesso questa, non è altro, che l'af-
fermazione conclusiva di una o più giornate di pesca andate male. Può succe-
dere infatti che la situazione non sia favorevole per eventi difficili da decifrare,
ma spesso ci mettiamo del nostro perseverando nell'errore.
Il classico gatto che si morde la coda insomma, perdiamo fiducia, concentra-
zione e non riusciamo a risolvere una situazione non così impossibile.
Pescando in fiumi con presenza di pesce naturale o comunque ben ambienta-
to, capita che sia difficile individuarlo, dobbiamo sempre tenere conto di que-
sto aspetto, infatti l'equazione non vedo pesce = non c'è , può essere vali-
da in tratti gestiti con pesci pronta pesca, ma è quanto mai inadeguata in fiumi
con pesci naturali o immessi e ben ambientati.
Questa è una regola che mi sono ben stampato in testa e mi aiuta a risolvere
molte situazioni di difficoltà. Non avere una ferma fiducia sulla presenza dei
pesci nel luogo in cui stiamo pescando, credo sia il miglior alleato per rovinar-
ci una giornata di pesca.

http://edizioninuma.com
Pescare in Austria

Testo di: Roberto Mazzali


Foto di: Alberto Mondini
Stefano Zagolin
Pescare in Austria e' una frase che di
per se suona molto bene. Per gli italia-
ni evoca pescare in acque ben gestite
e con pesci di taglia; poi in Austria c'e'
di tutto: piccole acque semisconosciu-
te, fiumi mitici che spesso di mitico
hanno mantenuto il costo dei permes-
si ed infine fiumi che possono permet-
tersi solo pochi fortunati.
Una realta' che "facilita" il godimento
della pesca in Austria e' la gestione
della Famiglia Gargantini in Carinzia. Il
mio report attraversa 2 week end: uno
estivo e uno invernale, vissuti con
Stefano "Zago" Zagolin e l'amico e
mitico Alberto Mondini, che con la sua
compagnia ed esperienza rende ogni
pescata un "master".
E' stato facile organizzare il tutto la
prima volta: un'occhiata al sito
www.tropyclub.it, una telefonata ad
Adriano per concordare l'orario d'arrivo Sopra. una veduta della Sorgiva
e le dritte per arrivare all' Aktiv Hotel e Sotto: Roberto con una bella cattura
via che si parte. Passato Tarvisio, con
solo un'altra mezzora si e' arrivati e dal
primo minuto ho percepito quella bella
sensazione a pelle di sentirmi il benve-
nuto. Alberto e Adriano poi, dopo 2
minuti che si conoscono, iniziano a Sopra: Alberto tenta di salpare
fare dei remember in dialetto una grossa Fario
Lodigiano stretto.
Io li lascio per dedicarmi alle nuove
generazioni, cioe' Alberto e Franz, che
mi mettono da subito a proprio agio e
si lasciano tempestare dalle mie
domande sui livelli dell'acqua, schiuse,
consigli. Si vede da subito che sono
veramente ragazzi in gamba e grandi
lavoratori. Erika poi, la moglie di
Adriano, si presenta per ultima ma e'
chiaro che e' il timone dell' albergo e
con premura e passione mi chiede se
per cena puo' andare un brodo caldo,
e per secondo uno stinco (intero!!) con patate….Immaginate la risposta.
La mattina partiamo per la Sorgiva, accompagnati da Franz che oltre a farci strada nei chilometri che separano l'hotel dal fiume, una volta arrivati ci da le dritte di massima.
Appena vediamo la Sorgiva io e Alberto capiamo che siamo di fronte ad un chalk stream particolare, grazie alla varieta' di situazioni: ricco di vegetazione acquatica e riparia,
con sponde a tratti basse e a tratti alte, massi e rami che forniscono molteplici tane. A quel punto Alberto tira fuori le scatole porta mosche e ci abbaglia con maggiolini luc-
cicanti, api vaporose e formiconi; a me non resta che fare l'occhio languido e porgere la mano che so gia' verra' riempita dalla sua magnanimita'.
Sono le 9,30 e da un ponte in metallo noto vari pesci immobili sul fondo. Franz ci tranquillizza dicendoci che da meta' giornata in poi i pesci entrano in attivita' a galla. Decido
di scendere a valle di 300-400 metri e risalire in wading, lanciando di dritto e rovescio nei sottosponda erbosi….niente; ho la sensazione che ci sia tanto pesce ma non riesco
a farli salire. Pescare a ninfa in quell'ambiente non mi va, allora esco dall'acqua e scambio quattro chiacchiere con un pescatore di Gubbio che come me non aveva inquadra-
to la situazione . Mentre chiacchieriamo, sento in lontananza Mondini che mi chiama a gran voce; capisco subito che ha in canna qualcosa di importante, infatti arrivo giusto
giusto per vedere un'iridea enorme, che nell'ultima fuga rompe tutto. Ci ridiamo su mentre Alberto con le mani mi indica una lunghezza esagerata.
Da li in poi parte una supergiornata con tante catture, alcune in posizioni relativamente semplici, altre frutto di lanci molto tecnici. Saper gestire la coda sia di dritto che di
rovescio, lanciare anche con ostacoli dietro la schiena e mettere la mosca sotto i rami, raddoppia come minimo le possibilita' di successo. Abbiamo catturato pesci bellissimi e
la sorpresa e' stata la varieta' delle specie presenti: abbiamo catturato iridee, fario, salmerini e un temolo. La sorgiva di Gargantini e' lunga vari chilometri e non si sporca mai.
Cos'altro dire, forse non piacera' a chi ama il grande fiume, ma io ci torno. Il ritorno all' Aktiv Hotel e' una mezzora di macchina tra prati e mucche al pascolo, per arrivare alla
veranda all'aperto con una abbondante grigliata e birrona, con Adriano che passa tra tavolo e tavolo per discutere, consigliare, ridere. Goduria.

A sinstra: Stefano con la sua prima cattura a mosca


Nelle altre foto: Roberto e Alberto con 2 catture
A sinistra e sopra: Alberto e Stefano sul Vellach
A destra: Grosso Cavedano risalito dalla Drava nel
Vellach catturato con delle imitazioni di Maggiolino

Vellach
Un gioiello, nella natura incontaminata; correntine, buche, lame con fondale bicolore si vedono dal ponte della strada da cui siamo arrivati. Alberto Gargantini che ci ha gui-
dati ci avverte che sono in frega i cavedani risaliti dalla Drava, spaventando letteralmente trote e temoli. Beh non resta che iniziare: io risalgo , Alberto e Zago scendono. Ai
primi lanci aggancio un cavedano di mezzo chilo, seguito da un cavedano/sommergibile che con 2 testate spacca lo 0,16….forza da incredibile hulk. Sfortunatamente caveda-
ni non ne incontro piu', in compenso il maggiolino in foam rosso di Alberto fa salire bei pezzi. Mi accorgo subito di non aver portato la macchina fotografica, peccato perche'
da un bell'occhio dietro un masso sale una fario maschio di 44 cm (reali)con un becco veramente impressionante e dalla livrea scurissima. Ho risalito 500 metri di torrente
circa, catturando alcune trote iridee e fario nei sottoriva e temoli non grossi in centro fiume. Torno dai ragazzi contento, pero' scopro che a loro e' andata male, a causa dei
famigerati branchi di cavedani in frega.
Per il week end puo' bastare con appuntamento all'autunno per la pescata in Gail e Drava.
Gail
La Gail nel tratto di Gargantini, a valle
di Villach e' una forza della natura,
largo dai 30 ai 60 metri, con tanta
acqua, piane placide e larghe e rapide
impetuose. Ci troviamo ad affrontarlo
a meta' novembre, dopo piogge In questa pagina: Roberto con una piccola Trota, nelle altre
importanti, quindi con acqua limpida foto Temolo e Trota di buona taglia catturati in Gail
ma livelli non ideali. Pero' noi siamo o
non siamo istruttori FFM?
La schiusa e' nelle ore centrali e fortu-
natamente ci troviamo nella piana giu-
sta al momento giusto, cosi' alcuni
temoli smaliziati ci fanno sudare prima
di essere ingannati. Niente di grosso,
ma le potenzialita' del fiume si perce-
piscono e sia prima che dopo la schiu-
sa, pescando con ninfe pesanti aggan-
ciamo alcune trote importanti sui fili di
corrente.
Grande Drava
I grandi fiumi mi trasmettono un'ener-
gia speciale; quando ero piccolo anda-
vo in Po con mio padre e rimanevo
incantato dai gorghi e gli intrecci delle
correnti. Ora sono attratto dalle acque
pulite, quindi il Po di Reggio Emilia non
e' piu' un mio sogno.
L'idea di pescare nella Grande Drava
mi aggiunge qualcosa di importante,
da incorniciare tra le altre mie icone:
Piave, Sava, Soca, Isel, Brenta.
E' novembre inoltrato, le ore pescabili
sono circa 4, i colori dell'acqua sono
quelli del letargo, ma i temoli, i padro-
ni di casa di quelle acque, a detta di
Adriano, sono ancora attivi.
Adriano ci racconta che fino a 15 gg
prima schiuse imponenti hanno man-
dato in frenesia alimentare supertemo-
li da 40 cm e oltre. La Drava infatti e'
luogo da record, dove tutti saprete che
e' possibile partecipare al temolo d'oro, concorso per chi cattura il temolo piu' grande, ideato dal vulcanico Gargantini. Nel frattempo Adriano e Mondini si mettono a raccon-
tarsi cose di 30 anni fa; li stoppo dopo 30 secondi facendo loro notare che sarebbe ora di pescare.
Il tratto che scegliamo e' la lunghissima piana a fine riserva vicino al ponte di legno. La temperatura negli ultimi giorni si e' abbassata e nell'aria non vola niente, quindi mon-
tiamo le canne lunghe e con la 10' e le ninfe consigliate e costruite da Alberto Gargantini, solitamente vincenti in quelle acque. Dopo un'ora in cui abbiamo sondato vari stra-
ti d'acqua senza risultato, si inizia a vedere qualche bollatina qua e la, solo che non si capisce se si tratta di moscerini, chironomi o altro.
Immediato cambio di attrezzatura e, montando un'emergentina rosa sul 22, alcuni temoli di 25-30 centimetri abboccano. I pezzi grossi sono fermi immobili sul fondo; alcuni
si riescono a vedere a poca distanza dalla riva.
Poi finalmente scendono sporadiche effimere ed ecco una bollata fragorosa vicino alla sponda opposta, lontana ma non irraggiungibile.

In questa pagina e nella sucessiva:


Roberto e Alberto con alcuni Temoli catturati in Drava
E' sicuramente un bel pesce, ma non bolla piu'; comincio a pensare che non salira' e invece sale con un tonfo da brivido e mi trovo in canna uno dei temoli belli che tira come
un treno. La lotta e' abbastanza breve e per rispettare al massimo il pesce, lo libero velocemente slamandolo all'interno del guadino.
Il bello di questa riserva, oltre alla qualità dei fiumi ed il prezzo del soggiorno, è che si riesce sempre a pescare visto la quantità e la diversità delle acque a disposizione: per
la pesca con artificiali, Aktiv Hotel mette a disposizione circa 16 Km di acque, delle quali 9 Km (solo pesca a mosca) di una meravigliosa sorgiva, circa 7 Km di fiume, la gran-
de Drava, la Gail a monte di Villach (solo pesca a mosca), i torrenti Rosenbach, Seebach e Treffnerbach, in più circa 200 Km di sponde divise con altre tecniche di pesca.
Insomma, un gran bel posto per passare alcuni giorni di pesca.
CALENDARIO CORSI
STAGIONE 2010
SERIO PONTE NOSSA BG 26-27-28 - MARZO
FFM Fly Fishing Masters
NERA B.CERRETO PG 09-10-11- APRILE
Associazione Sportiva Dilettantistica Nazionale
TRONTO ASCOLI PICENO AP 16-17-18- APRILE
Via Cesare Costa, 25
OGLIO COSTA VOLPINO BG 30-APRILE 1-2- MAGGIO
41027 Pievepelago (MO)
AVETO REZZOAGLIO GE 14-15-16- MAGGIO
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SCOLTENNA PIEVEPELAGO MO 03-04-05-06- GIUGNO

MASTALLONE FOBELLO VC 18-19-20- GIUGNO info@flyfishingmasters.it

ASTICO ARSIERO VI 02-03-04- LUGLIO Segreteria Nazionale: Baroni Franco

GESSO VALDIERI CN 16-17-18- LUGLIO Tel: 3343328889

SOANA VAL SOANA TO 03-04-05- SETTEMBRE

MASTALLONE FOBELLO VC 10-11-12- SETTEMBRE

NOCE DIMARO TN 24-25-26- SETTEMBRE

SIEVE S.PIERO A SIEVE FI 05-06-07- NOVEMBRE

TWT SAN SEPOLCRO AR DA DESTINARSI


LA RISERVA DEL
NAVIGLIO SFORZESCO
Al confine tra Lombardia e Piemonte, immerso nel meraviglioso contesto del Parco del Ticino in località San Martino di Trecate (NO), scorre il Naviglio Sforzesco, uno
splendido corso d'acqua che nasce a Galliate dalla Lama Barcellona; le sue acque sono di origine prettamente risorgiva ma ricevono anche un contributo importante diret-
tamente dal Ticino grazie ad un canale di collegamento; tutto questo permette di mantenere sempre una portata d' acqua costante durante tutto l'arco dell' anno a garan-
zia di livelli pescabili e di una fauna costante.
L' ambiente in cui scorre il Naviglio Sforzesco e' di grande impatto e davvero si stenta a credere di essere a pochi chilometri dalla provincia di Milano, infatti nel tratto della
riserva si e' immersi in una natura rigogliosa ed incontaminata, dove flora e fauna la fanno davvero da padroni.
Nei boschi circostanti ci sono meravigliose querce, noccioli e pioppi ed e' presente una discreta popolazione di animali selvatici come cinghiali, lepri, volpi, scoiattoli, poia-
ne, nibbi e molti altri.
Naturalmente la fauna ittica e' ben popolata con la presenza sia di trote fario che di trote iridee dislocate un po' su tutto il tratto, si sono fatte invece più rare le trote mar-
morate che un tempo popolavano in abbondanza queste acque; gli unici esemplari che ancora oggi vengono catturate sono grosse trote che risalendo dal Ticino durante
il periodo di frega, si fermano successivamente in questo tratto, che a quanto pare, si rivela straordinariamente idoneo alla loro permanenza. Negli ultimi anni pero' è
stata fortunatamente
osservata una certa ripresa
di questa specie, con la
segnalazione ( documenta-
ta ), di catturare anche di
esemplari "giovani".
Tutto il tratto e' riservato alla pesca con la mosca (solo in un "settore" e' possibile affiancare anche lo spinnig), le tecniche con cui si può affrontare il Naviglio sono comun-
que molteplici, infatti, ci si può divertire pescando a secca ( ovviamente cercando di attenersi alle schiuse nelle varie stagioni), a sommersa (spiders), a ninfa e a streamer.
Sicuramente la "secca" la fa' da padrona sia per la tipologia dell'ambiente ( fondali non eccessivamente profondi) e sia perchè in certi particolari momenti della giornata e faci-
le assistere ad improvvisi risvegli dell'intera popolazione ittica che danno luogo ad una frenetica attività di superficie; ovviamente sarà la nostra cura nella scelta della mosca
e nella sua presentazione che ci potra' regalare catture davvero inaspettate.
Naturalmente il piacere di queste catture e' "amplificato" se si effettua con una pesca definita "leggera", utilizzano canne corte dai 7 agli 8 piedi (misure consigliate anche a
causa della fitta vegetazione presente in certi tratti sulle sponde), magari affiancate a code di tipo DT 2 o DT 3, al fine d'ottenere così pose più delicate.
All'inizio della stagione e' consi-
gliabile insidiare i pinnuti utiliz-
zando piccole mosche in cdc o
anche dei chironomi, poi con il
proseguire dei mesi (aprile inol-
trato), iniziano le schiuse piu'
interessanti di Baetis Rhodani,
regina delle schiuse di questa
zona in primavera. A maggio
possiamo ancora assistere alla
comparsa della meravigliosa
mosca di maggio(Mayfly), le
sedges sono la grande fonte di
cibo durante tutto l'arco dell'an-
no; i portasassi sono una preda
ambita per le trote, inoltre
garantiscono una ricca fonte di
cibo nei mesi invernali. Per
quanto riguarda lo stadio di
insetto adulto ci sono varie spe-
cie che fanno la loro comparsa
nei vari mesi dell'anno a partire
da aprile fino ad ottobre, sicura-
mente le schiuse più intense e
spettacolari comunque le si
hanno nei mesi di giugno e
luglio ed e' per tanto quasi d'
obbligo ricorrere in questo
periodo ad imitazioni decisa-
mente piu' voluminose.
Sullo Sforzesco, come su tutti i
Chalk Stream, la pesca non è
poi così facile, infatti in questi
ambienti i pesci hanno si una
minore diffidenza nei confronti
del pescatore, ma aumentano
notevolmente la loro selettività; momento della giornata, scegliendo l'imitazione piu' idonea.
per questo motivo, risulta fon- Oltre a questo, bisognerà dare il giusto peso alle correnti superficiali e ai flutti delle alghe, che sono i veri nemici in
damentale da parte del Pam quest' ambiente; sono consigliati finali decisamente lunghi e pose calibrate in funzione del tratto e delle correnti.
( al fine di garantirsi realmente Per pescare a secca in queste situazioni e' quindi basilare avere una buona preparazione nel campo dei lanci antidra-
delle catture), prestare sempre gaggio, che risultano importanti anche nella pesca a "ninfa a vista" ( altro grande e divertente aspetto di questi
la massima attenzione alle ambienti) .
schiuse dettate dal periodo e dal
Il fondo ciottoloso e la presen-
za delle caratteristiche piante
acquatiche permette, come
accennato, di cementarsi con
grande successo anche alla
pesca con la ninfa, sia pescan-
do a vista o in
"High-Stick" o "Ninfa Ceca",
con questa particolare tecnica
la ninfa viene fatta passare
abilmente trai i filari di crescio-
ne utilizzando un finale abba-
stanza corto, questo ci permet-
terà di "avvistare" direttamente
l'eventuale abboccata, infatti ad
ogni arresto di quest' ultimo,
verra' sempre prontamente
effettuata una "ferrata".
Per quanto riguarda la sopra
citata pesca a "vista", questa si
rivela molto efficace lungo tutto
il tratto, sia grazie all'estrema
trasparenza dell'acqua ed ai
fondali poco profondi e sia alla
presenza di una grande macro-
fauna allo stadio ninfale, che
non è di certo disdegnata dalle
numerosissime trote presenti
sul fondo, garantendo un'attivi-
tà costante durante l'arco della
giornata.
Naturalmente e' molto redditizia anche la pesca con lo streamer, utilizzando piccoli artificia-
li
fatti abilmente "danzare", soprattutto se lanciati in prossimità delle sponde più infrascate,
nei correntini, o in prossimità delle numerose buche, dove molto spesso e' possibile imbat-
tersi in qualche grossa trota di taglia capace d'aggredire in maniera fulminea il nostro artifi-
ciale, regalandoci sempre forti emozioni.
In conclusione il Naviglio Sforzesco risulta essere davvero una meta interessante per tutti
quei moschisti che si vogliono regalare una giornata di puro divertimento immersi in un
ambiente di rara bellezza, dimenticandosi davvero di essere alle porte di una metropoli fre-
netica come Milano.
INFO & CONTATTI.
Per avere tutte le informazioni relative alla pesca nella riserva del Naviglio Sforzesco si può
far riferimento a quanto riportato sul sito ufficiale http://www.navigliosforzesco.it/
Shadow flies
L’OMBRA
Philip Bailey
Dato che pesco e faccio la guida sui fiumi 4 giorni alla settimana, riesco ad osserva- Fishing and guiding on rivers, 4 days a week, you get to watch the behaviour of a lot
re il comportamento di molte mosche e molti lanci. Mi trovo costantemente a consi- of flies and casts. I am constantly reminding clients to "pick it up and cast again
gliare ai clienti di rilanciare perché la mosca "sta dragando". Raramente riescono a because the fly dragging". Very rarely do they see the minute change in the flotation
vedere i minuscoli cambiamenti nel modo di galleggiare della mosca. Alcune volte rie- of the fly.
sci ad ottenere soltanto pochi cm senza dragaggio prima che si instauri una micro cor- Some times you only get a few centimetres in a drift before 'micro-current' sets in and
rente e la mosca viene rifiutata. Questo perché non si muove sull'acqua in maniera the fly is rejected. It isn't drifting naturally.
naturale. Allora perché accade questo? Riuscire ad effettuare dei passaggi con la So why is this? Drifting a dry fly naturally has a couple of inherent problems. Firstly
mosca secca in maniera naturale presenta alcune problematiche. Per prima cosa la we have a line attached to it. This acts to the detriment to a free drift. Even if you
mosca è collegata al finale. Questo impedisce un passaggio libero. Anche se il finale have some loose tippet the water still affects the fly.
presenta delle spire, l'acqua agisce sulla mosca. Secondariamente, il design costrutti- Secondly, the design of traditional flies also allows them to be impacted by drag.
vo delle mosche tradizionali le rende soggette al draggio. Prendiamo in esame un Take a standard tying. What we have is a body wrapped around a fine hook with a
dressing del tipo che segue. Ciò che abbiamo è un corpo avvolto ad un amo con la gape hanging down below. In my view we have created a 'boat shaped' object that
sua bella curvatura che pende al di sotto. Ritengo che abbiamo creato una forma a by its nature will be impacted by the small currents as the body sits right in the
barca che come oggetto subirà gli effetti di piccole correnti mentre il corpo si trova in water. A natural doesn't, it sits on top of the water.
acqua. Una mosca vera non fa questo; essa si trova al di sopra della pellicola. Aggiungi
una Hackle (nella maniera tradizionale) e hai creato una grande "chiatta". Attualmente
molti pescatori utilizzano mosche parachute. Mentre le Hackle riducono l'elemento
"chiatta", esse non fanno altro che spingere il corpo ulteriormente nella superfice e
questo crea ulteriori problemi di dragaggio.
Quindi in entrambi i casi si ottiene una barca con una chiglia attaccata ad una cima (il Add a hackle (in the traditional manner), to it and you have created a
finale). Negli ultimi due anni sto studiando e sviluppando un dressing che inizia a risol- 'barge'.Nowadays, most of anglers are using 'parachute' style flies. While the hackle
vere alcuni di questi problemi.. design removes the 'barge' element, it does more to push the body further into the
Circa due anni al British Fly Fishing International fa ho osservato Zandri Terenzio fare surface. Thus creating further drag problems.
una mosca al telaio piuttosto che al morsetto. Egli incorporava l'amo nell'artificiale in

In entrambi i casi si finisce con una barca e una chiglia con una fune di traino (il Either way you end up with a boat and a keel with a towrope (the leader) attached.
capo) in allegato. Nel corso degli ultimi due anni sono stato ricerca e sviluppo di un Over the past couple of years I have been researching and developing a pattern that
modello che comincia a venire su alcuni di questi problemi. Circa due anni fa ho visto begins to over come some of these problems.
Terrenzio Zandri produrre una mosca da un 'telaio' piuttosto che un vizio al British About two years ago I watched Terrenzio Zandri produce a fly from a 'loom' rather
UK Fly Fishing Show internazionale. Ha incorporato il gancio nel modello in modo tale than a vice at the UK British Fly Fishing International show. He incorporated the hook
che semplicemente pendeva sotto. Ho sentito che si trattava di un break importan- into the pattern in such a way that it simply hung loosely underneath. I felt that this
te grazie a mio desiderio di produrre un modello che potrebbe ridurre la resistenza was a major break through in my desire to produce a pattern that would reduce
micro. Il problema era che aveva ancora un grande hackle seduta in acqua. Le micro drag. The problem was that it still had a large hackle sitting in the water. The
mosche sono complesse, ma una cosa di bellezza comunque. Poi ho incontrato un flies are complex but a thing of beauty though.
modello chiamato 'la Umbrella'. Ora, questo si stava avvicinando, ma è necessario I then came across a pattern called 'the Umbrella'. Now this was getting closer but
appositi ganci. Questi ganci sono dotati di una "Z" in alto e la mosca è legata in modo it required special hooks. These hooks have a "Z" at the top and the fly is tied so
che tutto quanto (hackle inclusa) seduto sopra l'acqua. Certamente era una mosca that all of it (hackle included) sat above the water. It certainly was a simple fly to
semplice cravatta, ma ero ancora scontenti del modo in tie, but I was still unhappy about the way that it sat in
cui se ne stava in acqua. Il gancio è stato effettivamen- the water. The hook was actually hanging down at a
te penzoloni a un angolo di 45O. Così ho iniziato a spe- 45O angle.
rimentare. I criteri che ho impostato per il volo è stato: So I started experimenting. The criteria that I set for
1. Doveva essere in grado di essere legato a gape pic- the fly was:
coli ganci. 1.It had to be capable of being tied on small gape
2. Il gancio per appendere aveva verso il basso, simile Hook: Partridge light wire nymph hook (BIN 14, hooks.
a quella del modello di Terrenzio. Ciò è perché ho sen- 16 18 & 20) this is important as the hook needs 2.The hook had to hang straight down, similar to that
tito che la 'micro-corrente' non ha impatto sul volo tanto to hang a fair way below the fly for 'hook up' of Terrenzio's pattern. This is because I felt that the
quando era in quella posizione. 'micro-current' did not impact on the fly as much when
3. Doveva essere piuttosto semplice da cravatta, ma it was in that position.
Thread: Uni Thread Trico 17/0
anche abbastanza robuste per sopportare molti pesci. 3.It had to be pretty simple to tie, but also robust
4. E, infine, si è dovuto soddisfare ciò che io chiamo le
Wing: Two natural CDC tips tied back to back enough to withstand many fish.
tre 'punti di innesco' per un pesce di prenderlo (a) crea- 4.And, finally, it had to satisfy what I call the three 'trig-
re un ombra realistica; (b) creare stampe degli insetti Body: Natural CDC feather tied "Wonder wing" ger points' for a fish to take it (a) create a realistic sha-
'piede', e (c) disporre di una serie di ali, proporzionate style. dow; (b) create the insects 'foot prints'; and (c) Have a
al volo reale, che il pesce a riconoscere, come un inset- set of wings, proportionate to the actual fly, which the
to realistico. Il risultato è stato una mosca che ho chia- Hackle: Genetic dun saddle hackle fish would recognise as a realistic insect.
mato L'Ombra (che è italiano per l'ombra). Questo The result was a fly I have called L'Ombra (which is
modello è ora di iniziare a lavorare bene per me in tutti Italian for shadow). This pattern is now starting to work
i tipi di botole. I cravatta in un'ampia gamma di forma- well for me in all sorts of hatches. I tie it in a range of
ti dal 14 al 20 e semplicemente selezionare la dimensio- sizes from 14 down to 20 and simply select the right
ne del diritto di 'partita la botola'. Non perdere tempo size to 'match the hatch'. I don't bother with having dif-
con colori diversi, in quanto non è necessario farlo. La ferent colours, as it is not necessary to do so. The fly
mosca è qui una dimensione 20. here is a size 20.
Passaggio 1 : STEP 1 :
Scegliere l'amo e fissarlo nel morsetto come si Select a hook and place it into the vice, as you
farebbe normalmente. Avvolgere 5-6 giri di filo: would normally do so to tie a standard pattern.
Add 5 to 6 turns of the thread:

Passaggio 2 : STEP 2 :
Scegliere 2 piume di CDC allineate per le punte: Take two CDC feathers and match the points:

Passaggio 3 : STEP 3 :
Legatele in avanti verso l'occhiello e tagliare l'ecce- Tie these in pointing forward over the eye of the
denza. Assicurarsi che sono proporzionate alla hook and clip off the excess. Make sure they are
misura dell'amo e all'insetto vero. Esempio 10mm proportionate to the hook size and the natural. For
sono sufficienti per un amo del 20. example 10mm is sufficient for a size 20 hook.

Passaggio 4 : STEP 4 :
Preparare il corpo. Selezionare una piuma in CDC nella quale le Prepare the body. You need to select a CDC feather where the
barbule della punta sono abbastanza lunghe per creare le code. barbules at the point where they are long enough to create tails.
Nel punto dove volete che siano le code, stirate in avanti le At the point where you want the tails to be, pull the remaining
restanti barbule verso il calamo. Ora tagliate la parte inferiore nel barbules backwards towards the feather butt. Now 'clip out' the
punto dove è della stessa misura dell'insetto vero: come regola bottom section at a point which is relative to the natural insect
generale per una misura 14 = 1 cm da dove volete formare la size: As a general rule, a size 14 = 1cm from where you want the
coda. Questo passaggio è importante perché vi permette di sol- tail to form. This is an important step as it allows you to pull the
levare il corpo una volta che lo avete fissato. body upwards once you have tied it in.
Passaggio 5 : STEP 5 :
Occorre fare attenzione in questa fase. Fissate la piume in You need to take care at this stage. Loosely tie the CDC body
CDC del corpo alla base delle ali ne punto dove si formano le feather in at the base of the wings at the point where the tails
code. Poi lentamente, tirare la piuma attraverso il filo finche will form. Then slowly and firmly pull the feather through the
si arriva al punto dove è stato tagliato il calamo. Questo si thread until you reach the point where the stem was cut. You
avverto non appena il filo scivola via dal calamo. A questo will feel this as the threads slide off the stem. It helps to hold
punto dovreste avere un corpo "Wonder wing". Fissate la onto the thread and keep a little pressure on it. You should
Hackle e fate alcuni giri abbastanza stretti. Togliere l'ecceden- have a 'wonder wing' body. Tie the body hackle off with a few
za per creare le code. Ora potete spingere il corpo in Avanti tight turns and clip off the excess and then clip out the tip to
verso le ali. create the tails. You can then push the body forward towards
the wings.

Passaggio 6 : STEP 6 :
Ora siete pronti per preparare la Hackle. Due punti impor- Now you are ready to prepare hackle. Two important points
tanti da considerare: (a) cercate di utilizzare spalle di quali- (a) make sure you use a quality saddle hackle. The stem is
tà, il calamo è più sottile e non crea spessore (b) scegliete thinner and reduces bulk. (b) You need to select a hackle that
una Hackle due misure più grandi dell'amo. Questo assicura is two (2) sizes larger than the hook. This makes sure that
che la mosca si posa correttamente sull'acqua. Fate 3 - 4 the fly sits correctly on the water. Take three or four (3 or 4)
giri di Hackle verso il corpo e fissato appena sotto al corpo. wraps of the hackle back towards the body and tie off imme-
Le punte delle Hackle dovrebbero essere rivolte verso l'oc- diately under the body. The hackle points should be sloping
chiello. towards the hook eye.

So there you have it. An l'Ombra shadow fly.

Philip Bailey is a professional fly-fishing guide and tutor


in Yorkshire (United Kingdom) specialising in traditional
North Country techniques using 'spider' patterns. He
also fishes small dry flies when not guiding. You can
visit his website on 'www.flyfishwithme.net'
Fra mosca e mou
Catture Inaspetta
Dopo un lungo inverno a costruire Mosche sommerse e Ninfe
sono partito da Bogliasco (genova) con il cuore ai luoghi dove
mi recavo a pesca con mio nonno da bambino, zaino canna
un quaderno bianco una penna, una storia da scrivere. Una
voglia sfrenata di far scivolare le mie ninfe nelle buche pro-
fonde e nelle correnti schiumose del fiume, vedere la canna
curvarsi e la coda sbattere sul manico dopo l' abbocata,
immerso in un quadro di foglie cadute di aria fresca e di silen-
zi, sedersi su una roccia levigata di secoli e ricoperta di
muschio ad osservare cosa il resto del mondo sta trascuran-
do. La serenità mi avvolge ma c'è anche una voglia di entra-
re in simbiosi con ciò che mi circonda e di potermi considera-
re come un ospite privilegiato. Mi domando se il destino abbia
disegnato qualcosa di magico per me e che da quelle tane
possano mostrare ancora le loro livree le trote, compagne di
cammino da rispettare. Mi ritrovo perciò alle nove del matti-
no sul fiume, solo. Io e una quarantina di piccole mosche
delle quali solo alcuni toccheranno l' acqua, la mia canna e le
gambe che tremano dall' emozione. Ma non dall' impazienza,
la calma e la lentezza dei movimenti, il respiro lento portano
al miglior stato mentale per affrontare la prima sfida dell'
anno. Ho scelto un piccolo fiume secondario, nessun ripopo-
lamento di iridee, nessuna auto ferma lungo il corso del
fiume, c'è da camminare per raggiungere il fiume d' estate
quasi un rusciello invisibile e mai considerato. D' inverno si
Di: Gabriele Bielli trasforma in una cartolina. Comincio la risalita con una ninfa
con la testa in tungsteno, il corpo in fagiano e pelo di coniglio

ntain bike:
e coda di pernice appena accennata, una collarino di seta
rossa sul collo montata su amo grub del 10. Una Ninfa che
mi ha consigliato un mio caro amico che non mi nasconde
nulla delle sue conoscenze (come ritengo dovrebbero fare in
molti con noi nuova generazione senza alcuna gelosia). La
pesca a mosca dovrebbe essere motore di riflessione verso il
rispetto verso la natura e non un businnes per pochi. Fino alle

ate sotto il diluvio


11:30 nulla, il fiume è bellissimo ma le trote non rispondono
all' appuntamento, sono comunque felice, anche se sopra di
me i nuvoloni promettono di volersi scaricare di un peso
insopportabile. Io ho raggiunto l' ultima pozza pescabile sotto
una maestosa cascata di 7 metri, l' acqua è vorticosa e la cor-
rente porta la mia ninfa sotto un masso di forma allungata, l'
acqua nebulizzata mi entra dentro e mi bagna i vestiti. Inizia
a piovere, per riflesso continuo a lanciare ormai senza speran-
za dell' incontro, quando ad un tratto qualcosa si muove, un'
ombra nera spunta dalla tana e in un battito del cuore si
avventa sulla mia indifesa ninfa, la canna si irrigidisce, il mio
volto si fa serio e gli occhi si illuminano di arcobaleno, la trota
da testate a destra e a sinistra, il suoi riflessi alla luce fioca
sono argentei, mi scivola il pianto del cielo sulla bocca inar-
cuata dalla gioia, adrenalina pura, la voglia di urlare di esse-
re visto da mio nonno in quel momento, di poter esultare e
di piangere. Recupero la trota che fuori dall' acqua mostra e
i tratti caratteristici di una trota di ceppo mediterraneo, il che
la rende enormemente piu' imponente, la fotografo con le
mani bagnate e con cautela la riossigeno, e dopo alcuni atti-
mi e di nuovo diretta verso la sua tana e io verso la mia. Una
trota fario di 24cm. Mi faccio un autoscatto sotto la cascata,
perché sono le foto che rendono vive le emozioni e le espe-
rienze, piccoli quadri di vita vissuta e che bloccano la gioia e
la riportano ogni qual volta le si guardi.
Il giorno successivo mi sono recato sullo stesso fiume e con
molta fatica mi sono avventurato sulla parte alta del fiume,
aggirando la cascata con mezz'ora di cammino. Dall' altra
parte un altro paradiso, enormi roccie tonde segnavano il
letto del fiume con cascatelle pennellate e rami secchi. Lì ad
ogni lancio nelle rare pozze pescabili c'era una trota sui 23
cm che abboccava e mostrava la sua combattività, salti e
guizzi fulminei, schizzi che spezzavano la superficie del
fiume. E che esaltavano mi plasmavano sul viso espressioni
di sorpresa di incredulità, l' idea di vivere un sogno ad occhi
aperti. Vedere la propria ninfa, costruita con il massimo
impegno che richiama la voracità di una trota è la piu' inten-
sa fra tutte le sensazioni. Ho terminato la giornata con cin-
que trote autoctone fra i 20 e i 27cm e due trote perse, ogni Amo 10/12 grub
trota fotografata e rilasciata al proprio ambiente in segno di
sensibilità verso animali ormai così rari da meritare il rispet- Testa tungsteno 2,8mm
to piu' totale da parte di noi pescatori e non . Martedì sono
rientrato a Genova con molto da raccontare ai miei amici,
anche loro appassionati, con un pochino di esperienza in piu' Corpo fagiano e rame
e la coscienza di aver rispettato gli scenari del mio passag-
gio, che sono luoghi di tutti e dei pesci in primo luogo. Coda pernice
Approfitto per fare il mio migliore augurio ad un pescatore
anziano di Pontremoli che purtroppo non sta bene e che mi
ha insegnato molto e mi regalò le prime mosche. Chiusi la
Addome di coniglio bianco e seta
canna la prima volta che lo incontrai e lo seguii, perché l' floss rossa.
anziano sa molto piu' del giovane e il giovane ha diritto di
sapere.
Trote Native

Dott. Maurizio Penserini - Mediterranean Trout Research Group


Q
d'Italia
uesto articolo che state per leggere, si discosta leggermente dalle tematiche consuete della
pesca a mosca. Trote Native d'Italia nasce con l'obiettivo di presentare e far conoscere in
maniera chiara e accessibile un argomento importante che riguarda non solo scienziati che
si occupano dello studio dei pesci, ma anche pescatori. Tutti noi abbiamo pescato trote in
diversi fiumi e torrenti del nostro paese, e tutti ci siamo resi conto che quelle trote non erano
uguali. Anzi, il più delle volte sembravano talmente diverse quasi da non essere riconosciu-
te. La scienza moderna che studia i pesci, l'ittiologia, una multidisciplina costituita da esper-
ti provenienti dalle scienze biologiche, veterinarie e naturali, ha sviluppato negli ultimi anni
imponenti ricerche e studi per ricostruire la storia evolutiva delle trote presenti nei nostri
fiumi. Grazie alla sensibilizzazione degli enti amministratori e soprattutto delle associazioni di
pescatori, che hanno sostenuto finanziariamente e con tanto volontariato la ricerca scienti-
fica, si è potuto definire con valida precisione la distribuzione e la caratterizzazione delle
trote native italiane. E a questo importante obiettivo partecipa con grande entusiasmo e
risultato il Mediterranean Trout Research Group, primo gruppo di ricerca italiano sullo stu-
dio, il recupero e la salvaguardia delle trote mediterranee. Lo scopo di questo articolo è quel-
lo di riportare in maniera semplice la distribuzione delle principali trote autoctone italiane e
le loro caratteristiche. Questo per rispondere all'esigenza del moderno pescatore a mosca,
che non si accontenta più di catturare una bella trota, ma grazie alla sua più approfondita
cultura vuole conoscere che tipo di trota pesca e che valore biologico rappresenta.
La complessa distribuzione dei salmonidi mediterranei è stata negli ultimi anni peggiorata a
causa di mescolamenti e immissioni ad opera dell'uomo di forme nord-europee zootecniche
a scopo di ripopolamento. Questo fenomeno oltre ad aver causato profonde modificazioni
nelle caratteristiche di rusticità delle trote autoctone, ha determinato persino la contrazione
o la scomparsa di popolazioni mediterranee. Grazie all'ausilio della genetica, e di altre tecni-
che di indagine, siamo riusciti a identificare e risalire alle forme native pure e ricostruire la
loro distribuzione e la loro storia. Storia che origina dagli ultimi eventi glaciali in età
Pleistocenica. Si può considerare che le attuali forme di trote europee raggruppate all'inter-
no della sottospecie Salmo trutta siano originate da un unico progenitore comune che può
essere individuato in un Salmo mediterraneo anadromo ancestrale. Questa forma avrebbe
colonizzato a più riprese, nelle varie fasi glaciali e interglaciali, le acque interne del territorio
mediterraneo. Questo a causa delle condizioni dell'acqua del Mar Mediterraneo non sempre
favorevoli al mantenimento di popolazioni anadrome determinando fenomeni di isolamento
e di redistribuzione di queste trote all'interno del bacino mediterraneo. Tale fenomeno avreb-
be generato le varie linee di trota mediterranea (Salmo mediterraneus, ora la chiameremo)
presente nelle acque italiane. Pesci stanziali ad alta valenza e rusticità, capaci di colonizza-
re ambienti estremi tipici del territorio italiano.
Chiaramente qui viene sintetizzata e semplificata la reale storia evolutiva delle trote medi-
terranee, che risulterebbe troppo lunga e complicata da esprimere in questa sede.
La distribuzione naturale del complesso Salmo mediterraneus nelle acque italiane presen-
ta:
- una forma originatasi dal Salmo ancestrale definita Trota Mediterranea (Salmo mediter-
raneus mediterraneus);
- una forma endemica originatasi dal Salmo ancestrale nel bacino padano definita Trota
Marmorata (Salmo mediterraneus marmoratus);
fig. 1
- due forme costituite da endemismi puntiformi originatisi a causa delle dinamiche del-
l'ultima glaciazione definite carpione del Garda e Carpione del Fibreno (Salmo mediter-
raneus carpio e Salmo mediterraneus fibreni);
La trota mediterranea (S. mediterraneus mediterraneus) può presentare due caratteristi-
ci ecotipi o fenotipi:
"macrostigma" (punto nero)
"fario" (punto rosso)
Questi due eco-fenotipi sono adattamenti a condizioni ambientali diverse, ma genetica-
mente risultano appartenere alla stessa specie. La forma "macrostigma" (fig. 1)è lega-
ta ad alvei con medio basse pendenze, a fondali ghiaiosi,sabbiosi e argillosi, alla presen-
za di macrofite, ad elevate temperature (>22 - 24°C), basse concentrazioni di O2 (<6
ppm) e spesso si trova in comunità ittiche con ciprinidi reofili. Il fenotipo "fario" (fig. 2)
invece è legato ad alvei con medie-elevate pendenze, a fondali ciottolosi e rocciosi, ad
assenza di macrofite, a basse temperature (< 18 - 20°C) e ad elevate concentrazioni di
fig. 2 O2 (> 8 ppm). Trota fario e macrostigma sono due adattamenti della stessa unità e non
è così facile definire i limiti di distribuzione degli areali. Laddove i sistemi idrografici inte-
ressati siano omogeneamente caratterizzati da acque fredde e ossigenate e da elevate
pendenze sarà logico prevedere la presenza del fenotipo "fario"(torrenti alpini), mentre
laddove vi siano ambienti con acque ad alta temperatura e presenza di macrofite è faci-
le aspettarsi che predomini il fenotipo macrostigma (fiumare del Sud). Non sempre un
bacino idrografico è caratterizzato da condizioni ambientali omogenee, più spesso vi è
una successione progressiva per cui gli alti corsi presentano le condizioni ideali per lo svi-
luppo di una livrea "fario" e il basso corso presenta le caratteristiche adatte al fenotipo
"macrostigma" (gran parte dell'Appennino). Anche all'interno della stessa razza (fario o
macrostigma) è possibile riscontrare livree diverse, questo a causa dell'elevata plasticità
fenotipica dei salmonidi che è determinata dall'ambiente in cui vivono, e in particolare
dall'alimentazione e dalle caratteristiche chimico-fisiche delle acque.
La trota per eccellenza dei tributari alpini del grande Fiume Po: è la Trota Marmorata.
Quella qui ritratta è quella dell'Alto Toce in Val d'Ossola (fig. 3). La specializzazione di
fig. 3 questo salmonide agli ambienti fluviali alpini evidenzia la grande azione di modellamen-
to degli agenti evolutivi che inesorabilmente plasma gli organismi viventi. Infatti la
Marmorata la si può ritenere la trota mediterranea dei graniti e delle acque di sciogli-
mento nivo-glaciali, avendo sviluppato in almeno 150'000 anni una livrea ed un compor-
tamento vincente per tali condizioni estreme. Predilige la vita in comunità con ciprinidi
reofili, come vaironi, barbi, scazzoni e cavedani di cui ama nutrirsi, soddisfando così la
sua natura predatoria. E' nota anche per le ragguardevoli dimensioni che può raggiun-
gere, specie se spende buona parte della sua vita trofica in alcuni laghi prealpini,
Verbano e Ceresio, mantenendo così un comportamento migratorio rispetto agli immis-
sari in cui svolge l'attività riproduttiva nei mesi autunnali.
Circa 10'000 anni fa una lingua di ghiaccio ricopre ancora gran parte del lago di Garda.
Per migliaia di anni il lago di Garda non ebbe immissari poiché la lingua di ghiaccio si riti-
rava con eccezionale lentezza. Questa situazione favorì l'instaurarsi nel lago di una forma
adattata a condizioni trofiche particolari e a compiere tutto il ciclo biologico-riproduttivo nel
Fig. 4 lago, il Carpione del Garda (Fig. 4).
L'altro endemismo puntiforme, il Carpione del Fibreno (Fig. 5), vive nel Lago di Posta
Fibreno, il quale fa parte del bacino orografico del Liri ed è alimentato direttamente da acque
di risorgiva. Queste acque fluiscono nel lago a partire da una estesa rete carsica di gallerie
e corsi idrici sotterranei che ricevono le acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai del
Gran Sasso. Durante l'ultima glaciazione le acque provenienti dal Gran Sasso furono seque-
strate dai ghiacciai causando una profonda siccità che prosciugò il lago. Qualche individuo
della forma ancestrale che veniva a riprodursi nel lago, per necessità, potrebbe aver colo-
nizzato i sistemi carsici sotterranei in cui polle d'acqua avrebbero resistito alla crisi forman-
do grandi laghi sotterranei. La popolazione, quindi, che si salvò utilizzando le acque sotter-
ranee, si adattò alla vita troglobia, evolvendo una forma affetta da nanismo a causa delle
scarsissime possibilità trofiche a disposizione. Le successive colonizzazioni post-glaciazione
hanno originato le popolazioni di trota macrostigma del Fibreno, ma il carpione non verrà
più in contatto con la forma del fiume per via di una barriera naturale costituita dall'elevata
concentrazione di anidride carbonica delle acque sotterranee, in cui esso compie la riprodu-
zione, insostenibile per le altre forme di salmonidi e a cui il carpione si è dovuto adattare per
Fig. 5 evidente necessità.
È semplice definire questo articolo come un sunto delle complicate origini di questi impor-
tanti pesci. Questo però ci da la possibilità di capire in maniera chiara e accessibile cosa si
intende per trota mediterranea e come si presenta alla luce della sua evoluzione. Risulta
facile anche intuire quanto sia importante proteggere, salvaguardare e riabilitare le popola-
zioni di trota mediterranea, e incentivare la divulgazione delle conoscenze e delle problema-
tiche che riguardano questi pesci. Il pescatore è il più profondo conoscitore e protettore dei
fiumi e dei loro abitanti, e in maniera ancora più decisa deve rivolgere i suoi sforzi per col-
laborare a realizzare questi obiettivi.
Le immagini presentate sono fedeli riproduzioni disegnate dal Dott. Stefano Esposito.
È possibile ottenere più approfondite informazioni riguardo all'origine e alla distribuzione
delle Trote Native Mediterranee al sito www.medtrout.org.
Semplice
Efficace

Il Dressing lo trovi
sul n° 6

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