Sei sulla pagina 1di 50

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

Rvista di Pesca a Mosca

Ninfa di Chironomo Il Fiume


di:Luca Castellani di: Marco Pippi

N° 2

Pescando nel passato


di: Marco Albini

Settembre - Ottobreo 2009

Rivista a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n°1963
w w w. f f m a g a z i n e . i t
Di: Massimo Magliocco
Pensieri d'autunno
Chi di noi in questa bollente estate appena passata non vedeva l'ora dell'arrivo dell'autunno per poter finalmente respi-
rare un po' ? Ora che le lunghe giornate di sole, calde ma sempre belle, sono state archiviate e con esse in quasi tutta
Italia anche la pesca alla trota, si apre il tempo dei bilanci e i ricordi vanno a quelle splende giornate di pesca iniziate
la mattina di buon ora al bar con gli amici bevendo un buon cappuccino fino ad arrivare a sera ritornando, con l'aiuto
di una pila elettrica stanchi ma felici, alla nostra macchina.
I bilanci possono essere negativi o positivi a seconda di come vogliamo vederli, legati quindi alla chiusura della trota
o ai bei ricordi di pesca poiché ormai passati, mentre un pò di entusiasmo ce la da l'apertura di quella che possiamo
chiamare la "nuova" stagione, cioè quella autunnale/invernale, che sta iniziando ricca di incontri alle fiere, alle gare di
costruzione e alle dimostrazioni di lancio che le scuole e i club si apprestano a programmare, o agli incontri con altri
tipi di pesci, cavedani, lucci, ecc. che riempiranno quelle poche ore di luce che la stagione fredda ci regalerà. Insomma,
questa nostra passione è proprio cambiata, non è più come tanti anni fa quando con l'arrivo dell'autunno ci si appre-
stava a riorganizzare i nostri materiali da costruzione per prepararci a costruire centinaia di artificiali aspettando la suc-
cessiva apertura, ora oltre a questo i nostri fine settimana sono quasi sempre pieni di appuntamenti che spesso ser-
vono a rivedere gli amici per passare un paio di giorni in loro compagnia.
Ma veniamo al numero 2 di FFMagazine e vediamo i nostri collaboratori che ci hanno preparato da leggere.

1) "Prima del No-Kill" è il titolo più che mai di attualità circa il ruolo che queste zone di fiume hanno assunto in
questi anni. Chi più di Luca Castellani avrebbe potuto raccontarci tutto ciò ?

2) Alberto Mondini ci riporta indietro nel tempo, il ricordo di una cattura fatta con un imitazione particolare

3) Ripartiamo con la rubrica "ENTOMOLOGIA" Curata dal Dott. Davide Bruzzese che ci porta a conoscere nei det-
tagli la Baetìs Rhodani

4) La costruzione in questo numero è curata dal "nostro" Luca Santoro che ci spiegherà i dettagli della realizza-
zione di un artificiale imitante un'effimera

5) "Zingari" è l'articolo della new entry Giorgio Grondona ci racconta una bellissima storia di pesca a mosca

6) Moreno Guelfi è invece l'autore di un interessante articolo che riguarda da vicino l'uso e le origini di alcuni
materiali da costruzione

7) Anche se il titolo riguarda un tempo che fu, "pescando nel passato" di Marco Albini, è di grande interesse per
rendere sempre fresca la nostra memoria storica di "vecchi" pescatori a mosca

8) Miceli e l'itinerario di pesca sul Gerlosbah

9) Ed è con soddisfazione che vi presento la nuovissima rubrica "dalla parte della natura" curata indovinate da
chi ?......da uno dei più preparati conoscitori di ambiente fluviale: Marco Pippi. Questa sua collaborazione con
FFMagazine mi/ci riempie di orgoglio sia per la qualità dei suoi articoli sia per l'amicizia che mi lega a lui.

Benvenuto Marco !!!!

Buona lettura e al prossimo numero.

Massimo Magliocco
Sommario n° 2
SETTEMBRE OTTOBRE 2009

Prima dei NO KILL


di: Luca Castellani

Zingari
di: Giorgio Grondona

Remember Direttore Responsabile

di: Alberto Mondini Baroni Franco

Redazione e Grafica
Zagolin Stefano

Coordinatori Redazionali
Magliocco Massimo
Il Fiume Mondini Alberto
Castellani Luca

di: Marco Pippi Collaboratori


Albini Marco
Mazzali Roberto
Berdin Marco
Santoro Luca
Marco Pippi
Materiali
di: Moreno Guelfi
Distribuzione
WEB powered by Azeta ISP

Pubblicazione Bimestrale
Registrazione Presso il Tribunale
di Modena n° 1963 del
09/07/2009

Baetis Rhdani Rivista GRATUITA

di: Davide Bruzzese Pubblicità


Mazzali Roberto
Tel. 3358701177
e-mail: pubblicita@ffmagazine.it

Effimera Tutti i Diritti Riservati


FFMagazine

di: Luca Santoro www.ffmagazine.it

Itinerario in Austria
di: Roberto Miceli
Comunicato stampa 13° Trofeo Bisenzio
Il Prato Mosca Club Valbisenzio organizza per il giorno 6 Dicembre 2009 la 13a edizione del ``Trofeo Bisenzio``, raduno nazionale
di costruzione mosche artificiali.
Da qualche anno ormai il "Trofeo Bisenzio" non si connota più come un semplice raduno di costruzione, ma ha affiancato a questa
storica attività una serie di eventi satellite che hanno portato durante la scorsa edizione a Prato circa 4000 presenze nell'arco di un
solo giorno, tra pubblico, associazioni, espositori e ospiti.
Da ormai 3 edizioni il "Trofeo Bisenzio" vuole essere palco e vetrina del lavoro silenzioso, gratuito e appassionato delle associazioni
che operano volontariamente sul territorio per la diffusione della pesca a mosca e di una gestione ambientale corretta ed ecososte-
nibile.
Per questo motivo l'organizzazione offre a tutti i club, le associazioni, le scuole, uno stand gratuito in cui potrà essere pubblicizzata
qualsiasi attività a carattere non commerciale e volontaria: corsi di pesca e costruzione artificiali, gestione di ecosistemi fluviali, poli-
tiche della pesca, attività educative ambientali ecc..
Per quanto concerne le attività commerciali, ogni sponsor avrà la possibilità di disporre di uno stand in cui potranno essere esposti
e venduti al pubblico i proprio prodotti.
Ci piace ricordare che la scorsa edizione ha ottenuto un successo oltre ogni aspettativa, con più di 60 stand fra espositori ed asso-
ciazioni, oltre 60 costruttori (tra partecipanti al raduno ed ospiti) e una numerosa presenza di visitatori durante tutto l'arco della
giornata.
Anche quest'anno la manifestazione si svolgerà presso il PalaConsiag, la principale struttura polifunzionale della provincia che rende
possibile un allestimento fieristico professionale e che consente il concentramento di tutte le attività, pranzo compreso, all'interno
del plesso.
All'esterno sarà predisposta un'apposita zona lancio (vasca ed aree recintate) ove saranno effettuate dimostrazioni da parte delle
scuole di lancio nonché le prove di nuovi materiali ed attrezzature da parte delle ditte produttrici.
Questi gli eventi più importanti che contraddistingueranno la giornata:
- in collaborazione con UNPeM, CTPM, Pipam, Legambiente ed il canale tematico Caccia e Pesca, verranno assegnati i riconoscimen-
ti agli enti gestori di Aree a Regolamento Specifico che si sono distinte per l'ecosostenibilità e salvaguardia dell'ambiente dei corsi
d'acqua in cui operano
- in collaborazione con il portale Pipam verranno premiati i vincitori del concorso 'Click of the year 2009', i cui migliori scatti saran-
no esposti in una mostra fotografica allestita per l'occasione, con la possibilità per il pubblico della manifestazione di votarli per uno
speciale riconoscimento.
In collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Bergamo e l'Università di Perugia verranno proposti, in un incontro con gli inte-
ressati (che si svolgerà in apposito spazio conferenze) studi e sistemi di cattura degli insetti fluviali ed in particolare dei tricotteri a
cura del dott. Marco Valle e verrà premiato il tricottero (Philopotamus montanus) più somigliante al reale in ricordo del compianto
tricotterologo di fama mondiale Prof. Giampaolo Moretti.
Da sottolineare la presenza, durante tutta la manifestazione, del canale tematico SKY Caccia e Pesca, che registrerà nell`occasione
alcune puntate del programma "Passione Artificiale".
Durante tutta la manifestazione, che si svolgerà dalle ore 8,30 alle ore 19 (la premiazione sarà effettuata tuttavia nel primo pome-
riggio per consentire ad i partecipanti che arrivano da più lontano un agevole viaggio di ritorno), le ditte più importanti del settore
esporranno la loro merce e le loro novità nei propri stand. Non si tratterà solo di far vetrina poiché sarà consentita la vendita di arti-
coli da pesca e ciò connoterà il "Trofeo Bisenzio`` come una importante "mostra-mercato".
Entrando nel dettaglio del raduno di costruzione, i concorrenti, ricorrendo il 20ennale della nascita del Prato Mosca Club, dovranno
cimentarsi nell'imitazione degli insetti proposti nella prima storica edizione del Trofeo:
. Effimera: Ephemera danica - subimago femmina
. Tricottero: Philopotamus montanus - adulto
. Terrestrial: Calliptamus italicus - adulto
Il punteggio sarà così attribuito:
. 1-20 sulla verosimiglianza con l'insetto reale
. 1-20 sull'efficacia in pesca
. 1-60 giudizio bonus, ove le caratteristiche dell'artificiale (efficacia in pesca, somiglianza al reale, manualità di costruzione,ecc.) ver-
ranno valutate nel suo insieme.
Oltre alla classifica per il ``Trofeo Bisenzio`` saranno assegnati i seguenti premi speciali:
Per la migliore effimera - Premio "Memorial Benuccio Benucci"
. Per il miglior tricottero - Premio "Memorial Prof. Giampaolo Moretti"
Le mosche indicate dovranno essere costruite in via esclusiva con il materiale in busta (il cui contenuto rimarrà segreto sino all'aper-
tura) fornito dall'organizzazione. Il concorrente potrà quindi portare con sé oltre l'attrezzatura necessaria soltanto i fili di montaggio
(no tinsel), i collanti (solo per rifiniture e cementature), gli ami ed i pennarelli.
Per una migliore comprensione dell`evento, per richiedere uno spazio quale associazione, sponsor o per l'iscrizione al raduno di
costruzione, nonché per altri particolari vi invitiamo a visitare nei prossimi giorni il sito internet dedicato, in costante e continuo
aggiornamento:

http://trofeobisenzio.pratomoscaclub.it
Per il Prato Mosca Club Valbisenzio
il Presidente
Ivano Mongatti
LINGUE LUNGHE SUL MASCALZONE…. SECONDO LILLO E LALLO
Lungo la strada Lillo e Lallo si incontrano per caso…

Ciao Lillo, come stai ?

Molto bene grazie.

Come mai da queste parti ?

Nulla di che….stavo facendo una passeggiata…

Ti offro un caffè in quel bar all'angolo che è di un pescatore a mosca

….E' facile dirsi pescatori a mosca al giorno d'oggi….magari quello pesca da poco e si sente chissà chi…

….ma allora lo conosci ?!?! Na na na na na, non me la racconti giusta, lo conosci na na na

No Lallo, non lo conosco ma alla fine sarà uno di quelli che parla e poi parla e poi parla….

….Due caffè per favore. Senti Lillo, vorrei andare a pesca sul Mascalzone ma non ci sono mai andato, com'è visto che tu sei un
suo assiduo frequentatore ?

E' bellissimo e ricco di pesce.

Per mangiare dove posso andare ?

Vai allo "spianato delle maghe" e ti troverai benissimo ma stai attento che li trovi dei frequentatori del fiume con la lingua lunga.

Cioè ?

Cioè parlano e sparlano di coloro i quali gli hanno messo la canna in mano.

….azz… questo è veramente grave !!!! Spiegami per favore che sono curioso

Sai, ho conosciuto un tizio che da bimbo per camminare faceva i primi piccoli tentennanti passi, cadeva, si rialzava, ricadeva, ma in quella fase
c'era sempre un adulto che lo accompagnava e lo aiutava. Poi un bel giorno credendo di essere diventato adulto provò il grande salto ma si rese
conto che ancora non sapeva camminare bene tant'è che doveva necessariamente aggrapparsi a qualcuno.

Ma come sei critico, cosa vuoi dire ?

Dico che mentre ancora non camminava affatto bene, cercava la "sponda" per sostenersi ma il problema non è questo.

Senti Lillo, non farla lunga e cerca di spiegarmi quello che vuoi dire.

E allora dico che questo tizio mentre tenta di camminare, ma in effetti barcolla a destra e a sinistra, quando sta sul Mascalzone e in particolare
allo spianato delle maghe, dice che gli adulti che lo hanno spessissimo "raccolto quando cadeva in terra" sono degli incompetenti della deambula-
zione che sono anche degli ignoranti della corsa e che da loro non ha imparato nulla. Roba da matti non trovi ?

Senti Lillo, è venerdì sera e ho una settimana di lavoro massacrante sulle spalle e non intendo farmi venire il mal di testa. Potrei
forse accontentarti dicendo che prima di parlare di un adulto che ti ha "raccolto per la strada" dovresti sciacquarti la bocca con
qualcosa di sgrassante e disinfettante e che inoltre dovresti cercare di riappropriarti della tua modestia, che è poi il tuo mondo,
ben sapendo che puoi sbatterti quanto vuoi ma sempre uno che barcolla resti, tra l'altro anche maldestramente, e che non impa-
rerai mai e dico mai a camminare ?

Bravo Lallo hai colto nel segno.

E che ci voleva a dirlo ? Vedi che sono bravo ? Però facciamo così, non perdiamo tempo con quelli che non sanno camminare, ma
cerchiamo di ottimizzare il nostro tempo che è molto ma molto importante, e parlare di chi almeno deambula decentemente !!!!
Sei con me?

E come non essere con te Lallo ?

Allora che faccio, ci vado sul Mascalzone ?

Certo che devi andare ma….portati un paio di tappi per le orecchie che li allo spianato delle maghe parlano e straparlano.

Scusa Lillo, ma che importanza puoi dare a chi non conta nulla ?

Sei sempre un grande Lallo e fammi sapere delle trote del Mascalzone.

Di Wing
w w w. f f m a g a z i n e . i t
Dal: Direttore

SCUSATE IL RITARDO
Di Franco Baroni

Salve a tutti. Mi permetto di presentarmi ai più che non mi conoscono, mi


chiamo Franco Baroni e come tutti voi sono un appassionato di pesca a mosca, di
tecniche e di materiali, di panorami emozionanti e di momenti tranquilli di riflessio-
ne in pesca.
Quando ad una seduta del nostro CD mi fu proposto di diventare il Direttore
Responsabile di questa rivista, ebbi un attimo di tentennamento poiché non ero
sicuro di ciò che stavamo iniziando a fare, anche perché fino ad allora avevamo in
mano una semplice newsletter e nulla più. Questa doveva diventare, come poi è
successo, la quarta rivista di sola pesca a mosca in Italia, solo che a differenza
delle altre, doveva essere on-line e gratuita, elementi questi che stanno stravolgen-
do il modo di leggere di mosca nel nostro paese. In altre parole, stavamo metten-
do su un qualcosa di estremamente innovativo nel mondo pam italiano che nessu-
no mai, fino ad allora, aveva proposto.
Bene, l'errore più grande che avessi potuto commettere, sarebbe stato quello di
non accettare perché oggi sono assolutamente convinto che abbiamo in mano un
elemento d'informazione specializzato unico in Italia e assolutamente originale che
ha messo una pietra miliare nel modo di fare editoria di settore.
Mi sono quindi presentato e mi scuso di non averlo fatto prima visto che siamo al
numero due ma come ben immaginate mettere su una rivista nuova non è cosa
che si può improvvisare. Lascio l'incombenza del lavoro agli altri componenti della
nostra redazione convinto di far parte di una squadra capace di "mettere su" ogni
due mesi questo straordinario ed innovativo prodotto, consapevoli che questo per-
corso che abbiamo imboccato ci porterà a degli obbiettivi che fino ad oggi nessuno
mai aveva pensato.

Franco Baroni
Il 27 settembre 2009 a Vallo di Nera (PG) si è
costituito il comitato Pro Fluvio Umbria, è pro-
mosso da pescatori, gente a cui sta a cuore la
salute delle acque intorno casa, l'ecosistema in
cui vive e che crede che sia possibile usufruire
delle acque in maniera da non deturparle. Un
fiume è una fonte di vita, per le popolazioni, la
natura, la fauna, un fiume rovinato, sfruttato,
abusato, è una parte di vita che ci lascia. I fon-
datori ritengono che non si faccia abbastanza
per la tutela delle nostre acque interne, tante
chiacchiere e pochi fatti e che i pescatori non
siano rappresentati in maniera sufficiente a far
sentire la propria voce e volontà. In sostanza, si
è deciso di passare dalle parole alle azioni, costi-
tuirsi, diventare numericamente importanti in
modo da incidere nelle decisioni politiche che
gestiscono le acque della nostra regione e
cominciare a lavorare fattivamente per la tutela
dell'ecosistema acquatico. Inoltre, gli enti locali
riconoscono come interlocutori solo realtà rego-
larmente organizzate e costituite, meglio ancora
se rappresentanti un numero cospicuo di iscritti.
Il Comitato è solo il primo passo verso un nuovo
modo di riunire i pescatori ed è nato perché
abbiamo ravvisato l'esigenza di fondere le volon-
tà di tanti singoli e associazioni che non si iden-
tificano nelle realtà esistenti e non hanno modo
di far contare la propria voce, cercando di dargli
un'organizzazione che possa essere efficiente,
produttiva e snella. A questo scopo abbiamo
pensato a due nuove organizzazioni, una per
lavorare sul territorio, a scontrarsi con i problemi di tutti i giorni, a vigilare sullo stato delle acque, a combattere contro la miopia dei politici e l'al-
tra in grado di fornire a questi volontari gli strumenti idonei a combattere le battaglie che sostengono giorno per giorno. Tutto si basa sul presup-
posto che ci sia chi si voglia impegnare attivamente e non solo a parole, per tutelare le acque interne italiane. Tenendo per buoni questi assunti,
abbiamo cominciato il cammino di creazione di "Pro Fluvio" che riunirà 20 associazioni regionali, indipendenti ma interagenti tra di loro (avremo,
quindi, Pro Fluvio Umbria, Pro Fluvio Lombardia e così via..) e le metterà in grado di organizzarsi, comunicare, agire in maniera efficiente. Pro Fluvio
metterà a disposizione, ai vari gruppi regionali che si impegneranno a costituirsi per la tutela delle proprie acque, un sito internet, mailing list, grup-
pi di discussione, forum, chat, sottoscrizioni, ovvero strumenti mediatici di comunicazione e inoltre bozze di atto costitutivo, statuto, manifesto di
principi, bozza di struttura organizzativa, insomma quello che serve come organizzazione, ovviamente a costo zero. In questo modo, chi ha voglia
di lavorare e passare dalle parole ai fatti ma non sa come fare, ne ha la possibilità. Crediamo sia superfluo spiegare come l'organizzazione di real-
tà con gli stessi fini, collegate tra loro, possano ottenere molto di più che se siano disperse in mille rivoli separati. In sostanza, non andiamo a com-
battere le battaglie al posto di chi ne ha titolo e volontà e neanche vogliamo imporre la nostra idea a chicchessìa, offriamo solo la struttura orga-
nizzativa per rendere quelle volontà, efficienti. Da cosa nasce cosa. Il secondo progetto è similare negli intenti ma diverso nei modi, si chiama "Pro
Acque", anche questo si prefigge lo scopo di tutelare le acque interne, sulla falsariga di Trout Unlimited (www.tu.org, con la quale condividiamo la
mission) e fornirà voce, supporto mediatico, legale e scientifico alle realtà locali, Pro Fluvio in primis ma anche a tutte quelle sparse nel territorio
italiano, comitati, associazioni e singoli, che si batteranno per difendere le acque italiane. Creeremo una mappa delle acque, fiumi, torrenti e laghi
e dei volontari che si incaricheranno di monitorarle, formando una rete capillare che andrà aldilà dei limiti amministrativi ma ragionerà in termini di
bacini e di sistema acquatico. Inoltre, Pro Acque si farà carico di proporre progetti di sostenibilità ambientale e di usufruizione compatibile del ter-
ritorio. Pesca responsabile, tutela delle acque, usufruizione sostenibile, ripristino dove possibile, questi sono i temi che si andranno a sviluppare, c'è
bisogno dell'aiuto di tutti, abbiamo la possibilità di passare dalle parole ai fatti, facciamolo. I punti cardine di Pro Fluvio sono:
1) Portare avanti la salvaguardia e la valorizzazione della risorsa "acqua" attraverso la condivisione di una fruizione eco- compatibile del fiume anche
con altri soggetti, ma mai in danno dell'ambiente o al di fuori di leggi e regolamenti;
2) Favorire la preservazione delle popolazioni faunistiche e degli habitat naturali e dell'intera biocenosi acquatica, in particolare nelle zone di inte-
resse speciali (SIC e ZPS), attraverso l'individuazione di forme, mezzi e tecniche che abbiano, con lo specifico ecosistema acquatico, una sosteni-
bilità comprovata da sperimentazioni di riferimento o da studi scientifici di settore;
3) Creare un interlocutore evoluto non solo per istituzioni e mondo politico, ma anche per l'associazionismo sportivo e il mondo ambientalista per
concertare ipotesi di gestione finalizzate non solo alla sal-
vaguardia, ma anche allo sviluppo economico attraver-
so l'indotto turistico per i territori interessati.
4) Promuovere la diffusione e sensibilizzazione del prin-
cipio d'uso sostenibile e compatibile del patrimonio
naturale attraverso percorsi e iniziative mirate di educa-
zione ambientale, in particolare per quanto concerne la
pesca sportiva. Se si vuole aderire al comitato Pro
Fluvio Umbria ed ai suoi scopi, per sostenere le batta-
glie che si andranno a sostenere, su www.profluvio.it,
pagina Sottoscrizioni si trovano tutte le indicazioni
necessarie, più iscritti, più risultati. Sullo stesso sito si
trovano il manifesto, l'Atto Costitutivo e tutti gli aggior-
namenti mano a mano che ci saranno sviluppi.
Pro Fluvio è presente anche su Twitter e Facebook. Pro
Fluvio e Pro Acque sono il mezzo per passare dalle
parole ai fatti, insieme si può.
Adesso.
ie
d L
a IL
m
ir - K
P O
N
di: Luca Castellani
E’ un momento pieno di polemiche
dove ci sono diversi personaggi più o
meno titolati che "sputano" sulle
gestioni dei no-kill dove, anche se
sono stato coinvolto personalmente,
attribuendomi comportamenti diffe-
renti da quello che in realtà mi adope-
ro a fare, non voglio rispondere qui, ci
sono altre sedi più adatte. Magari che
sono pure in grado di trovarti delle
risorse per farti fare qualche viaggetto
di pesca spesato in qualche posto eso-
tico che oggi non potrei permettermi.
Questi signori predicano bene e razzo-
lano male, criticano la qualità dei
nostri no-kill poi se ne vanno a pesca-
re in Austria o Slovenia mi sembrano
dei personaggi che vorrebbero, in
poche parole:< che le donne fossero
tutte di facili costumi, a prestazione
gratuita, ma non quelle di casa
nostra>. Con non poco malcelato Sopra: trota nata nel tevere senza TWT non sarebbe mai nata
egoismo si potrebbe essere pure d'ac- Sotto: famigliola americana a pesca sul TEWT
cordo, sulle donne ovviamente, ma
saremmo fuori da ogni logica e oggettività . Siamo
lontano dalla realtà e dalla epoca contemporanea,
e noi non dobbiamo dimenticare che ci presentia-
mo come i figli del nostro tempo. Un poco di one-
stà intellettuale non guasterebbe. Qui finisco; ma
se i no-kill sono forse l'uno per cento o forse meno
delle nostre acque, perché questo accanimento
contro queste aree? Dovrebbero essere contenti
di avere più del novantanove per cento di acque
libere senza pam tra le scatole? Gratuite! Allora
cosa non capisco? Non mi importa di saperlo.
Nel magazine che mi ospita mi piacerebbe torna-
re indietro nel tempo. Descrivere gl'anni ottanta
nella pesca a mosca e fare un "amarcord" di quel-
lo che avveniva in quei tempi sulle acque che ancora oggi frequentiamo e alcune purtroppo non più per molteplici
motivi. Ad inizio degl'anni ottanta era difficile trovare materiale per la pesca a mosca. Se non abitavi in una grande
città avevi difficoltà a trovare penne e piume appena ti distaccavi dalla gallina o dal fagiano. Delle pubblicazioni c'era
quasi niente che ti aiutasse veramente a fare un salto di qualità, fino a quando uscirono i libri di Pragliola, sulla pesca
e Lumini sulla costruzione delle mosche artificiali. Per qualche anno questi due manuali hanno avuto dimora sul
comodino a lato del mio letto al posto della bibbia. Poi via via De Rosa, Tosi e altri hanno contribuito alla diffusio-
ne di questa "arte" fino poi arrivare a Massimo Magliocco che dopo la carta ha sviluppato la materia con l'uso della
tecnologia. Questa rivista on line ne è la riprova. Ad inizio degl'anni ottanta quando incontravi un pescatore a mosca

In alto: Van Klinken sul Nera NO-KIL di Legambiente


Sull’altra pagina: il posto più a sud d’Europa dove i temoli si
riproducono
Sopra: mogli che accompagnano e catturano più dei mariti
ti fermavi a parlare. <Di dove sei, quanti siete e come siete organizzati?> era la prima domanda. La risposta:< siamo
in due o tre, ma tu dove ti rifornisci?> E cosi via.
Ogni volta che andavi in un posto del fiume vicino ad un centro abitato avevi sempre degli spettatori che non capi-
vano cosa stavi facendo. Non so quanti curiosi in quegli anni sono stati agganciati all'orecchio durante l'azione di lan-
cio nascosti alla tua visuale o perché non ci si accorgeva che fossero dietro di noi. Dopo cinque minuti che parlavi
con un pam la domanda tipica era:< dove vai a pescare?> come se in quel momento stesse facendo il bucato. <
Soca, Idrica, Sava, .> La risposta era:<la Sava non mi piace è troppo facile con i temoli, godo stare a bagno nel Soca
ma i pesci più belli si prendono in Idrica>. Traun e Unec e soprattutto Gacka non erano in tempi di boom di presen-
ze. Il Gacka non lo è ancor oggi, troppo difficile per molti. L'Unec e la Traun verso la metà e seconda metà degl'ot-
tanta e poi vennero fuori altri fiumi. Con l'aiuto degl'articoli di Fly Line l'Austria l'ha fatta da padrona con i pam italia-
ni. In Italia, in centro Italia da noi potevi andare in primavera, al massimo fino all'inizio di giugno sull'appennino a
catturare le trote che ti avevano lasciato i toccaroli, con l'arrivo di luglio/agosto con l'acqua ai minimi termini o del
tutto scomparsa ci pensavano i locali a ripulire il resto. Aspettavi le piogge e le immissioni della stagione successiva.
Avevamo poi il Nera, il Santa Susanna, e un po' più distante il Sangro. Quest'ultimo buono solo durante la schiusa,
non riuscivamo quasi mai a prendere dei pesci in caccia. Poi venne la riserva (a pagamento) a Castel di Sangro e
qualche pesce lo prendevi li durante il giorno ed al momento della schiusa ti sceglievi nel libero dei posti dove pote-
vi insidiare le trote più grandi che avevi visto nelle nostre acque. Il problema che quasi ogni sera avevi delle incer-
tezze a trovare la via d'uscita dal fiume e rischiavi di farti male o rimanere la notte li, anche se avevi con te la pila,
ma ne valeva la pena. Il fiume migliore per le catture con la pesca a mosca. Nel Santa Susanna praticamente pote-
vamo fare "la pesca a mosca". Le acque chiare e qualche bel pesce ti spingeva ad andare a pescare su questo splen-
dido sottovalutato chalck stream. Qualche "cappotto" altre volte tre o quattro pesci nel cestino ( ho cominciato nel
86 a rilasciare le catture), ma quando ne prendevi una già pescavi più rilassato, l'ombra del "cappottino" si era dis-
solta. Qui si parla sempre di pesci più o meno grassi ma al limite dei 20/25 centimetri quando andava bene, anche
se alcune volte in tarda stagione si poteva arrivare pesci di una quarantina di centimetri, bracconieri permettendo.
Il Nera è forse il fiume che ho pescato di più. Ci si conosceva tutti, o perlomeno si riconoscevano le macchine. Ho
fatto una Pasqua pescando da solo con Fausto, e un ferragosto dell'ottantasei pescando in solitudine; Vasetti, Funaro
e i romani che erano in vacanza dalla "Annunziata" quel giorno erano andati a trovare degl'amici al mare. Altri tempi.
Ma i pesci? Dipendeva dalla magnanimità dei toccaroli e dall'andamento stagionale e dai ripopolamenti ma i pesci
anche se sento molte storie in giro non erano mai grandi, quelli nati nel fiume. Per capirci una sera d'agosto, a notte
inoltrata dopo la pesca l'appuntamento era sempre dall'Annunziata. Una ventina di pescatori a mosca eravamo con le
gambe sotto il tavolo.. Niente d'interessante, la maggior parte di noi non aveva visto una pinna neanche a sera inol-
trata . Mancava solo il Funaro, da tutti considerato il più bravo. Arriva verso le undici di sera, per ultimo. Scende dalla
macchina e va diretto verso la cucina dell'albergo per misurare e pesare le trote prese. Un trentotto e un quaranta-
tre centimetri. A tutti noi sarebbe già bastata, per fare i fanatici, già la più piccola, lui ne aveva due. La più grande
pesava circa novecento grammi. I giorni successivi nei vari bar ho sentito raccontare di una trota da un chilo e mezzo
catturata con la mosca, di tre chilogrammi dopo un paio di settimane. La storia è andata avanti per mesi. Questo per
far capire che quella trota per taglia e peso è stata la trota record per molto tempo prima dell'avvento del no-kill. Ad
aprile se non pescavi tra i due ponti o nel tratto d'acqua bassa che porta alla centrale di Borgo Cerreto era dura pren-
dere solo qualche trotina, e solo durante la schiusa centrale, se poi c'era. Agl'orti di Piedipaterno, il secondo posto
più produttivo della valnerina, un amico prese una fario di ventotto centimetri e fece subito almeno un chilometro
per mostrarmi la "grande " trota catturata con una red spinner. Nello stesso periodo, stavo per entrare in acqua a
Castel San Felice appena sotto il ponte; c'era una buona pianetta dove i pesci salivano sempre. Per un gioco di curve
e foglie cadute un pescatore di Firenze che stava pescando a circa cinquecento metri a valle, lontano da me , uscì
dall'acqua e mi inseguì camminando sulla riva. Una volta raggiuntomi, arrabbiato da morire, mi disse che ero un
maleducato, gli avevo lasciato solo cinquecento metri per pescare. E' vero; altri tempi. Ma oggi siamo molti di più e
i chilometri validi per la pesca a mosca sono sempre gli stessi, anche se oggi penso che, se si vuole essere onesti,
per merito di queste aree a regolamento specifico la pesca è migliorata in quantità di catture e taglia. Il libero ne ha
beneficiato. Nonostante le portate minori. In Nera trovi i toccaroli anche a luglio e agosto. In quegli anni avresti tro-
vato in questi mesi solo qualche locale e in un solo caso: prima o dopo un temporale estivo. Ora trovi i bracconieri
anche in agosto sul Santa. Questi signori continuano ad urlare contro i no-kill. La qualità dei pesci? Rispondo: nel
novantadue quando sono stato in British Columbia potevi trattenere solo steelhead con la penna adiposa tagliata,
cioè immessa, in territori sconfinati e fiumi incontaminati sono stati costretti a fare queste operazioni. In molti posti
blasonati del nord Europa sono costretti a far ripopolamenti con il Salmo Salar, stesso sistema, quelli con la penna
adiposa tagliata sono d'immissione. Questi lavori li fanno le Università. Solo le nostre trote devono essere pure pure,
anche dove prima non c'erano su quel fiume. Ritorno al riferimento iniziale sulle donne. A"donne di facili costumi"
tanto si va all'estero.
Ho sentito dire da pescatori, a mosca solo di recente che:< i padri della pesca a mosca si vergognerebbero se vedes-
sero pescatori come me ed i nostri no kill>.
Che dire, potrei essere d'accordo sull'aspetto economico, se si potesse pescare gratis, senza pagare e ci fossero rego-
le sostenibili per tutti potrebbe essere interessante ma questa è solo un utopia. Non conosco nessuna gestione,
anche non di pesca, che a titolo gratuito volontaristico vada bene e funzioni. Tutto per
tutti in Italia non funziona, non ha mai funzionato perché diventerebbe tutto per tutti e niente per nessuno all'atto
pratico. La Croce Rossa o Green Peace vivono di donazioni, anche loro hanno bisogno di denaro e di un bilancio atti-
vo.
Ma l'ignoranza, nel senso di non conoscenza di questi signori, mi fa sorridere. Dopo pochi anni con una coda di topo
in mano già pontificano. Non c'è limite alla presunzione. I padri della pesca a mosca per vostra conoscenza hanno
fatto in modo che la domenica non si pescasse, con nessuna tecnica. La pesca era vietata, per giorno di riposo del
fiume. In modo che la "plebe", cioè i pescatori con il verme, non avrebbero avuto l'opportunità di andare lungo il
fiume per pescare. Durante la settimana non avrebbero avuto occasione e il tempo per poterlo fare perché di solito
durante i giorni feriali erano impegnati a lavorare. Ancora oggi è quasi impossibile accedere a quei posti se non hai
un Sir davanti al tuo cognome o un conto corrente che ti permetta di sostenere il fiume. Ma di che state parlando?
Non mi piace di fare riferimenti politici ma di certo con questo tipo di comunisti in giro anche il Berlusca diventa un
tipo simpatico. Oh no?
A sinistra: prima del zrs qui non arrivava acqua ora si pesca con canne in bamboo
Sopra: Sergio Mezzasomma felice di pescare sul suo fiume dove deve pagare solamente 10 euro a sostegno della gestione
Nella pagina sucessiva: trota immessa ma cresciuta nel fiume ha resistito almeno tre inverni
Primo di una serie di video riguardanti la costruzione in cui, tre dei migliori costrutto-
ri italiani, istruttori FFM, si cimentano nelle loro personali interpretazioni. In questo
primo video vedremo come Alberto Mondini, Gianluca Mascitti e Luca Santoro, rappre-
sentano i tre stadi di
effimera, ninfa, emer-
gente ed insetto adulto
risultato di decenni e
decenni di esperienza
di costruzione e di
pesca a mosca che si
traducono in tre modi
diversi di concepire la
costruzione di ciò che
abbiamo definito
"quello che i pesci non
hanno mai vitso"
Oltre 90 minuti di
grande costruzione
messe a disposizione
di chi ama cimentarsi
nella realizzazione dei
propri "gioielli" da
pesca.
Un video da non perde-
HOTFLY 9’ 0”
Provare una canna nuova è sempre un pia-
cere e poterlo fare con un gruppo di
amici,appassionati lanciatori lo è ancora
di più.L'attrezzo ci è stato gentilmente
messo a disposizione dalla ditta 1000
Mosche del signor Markus Heiss di
Bressanone e teatro della prova è stato il
fiume Mastallone nel tratto scorrente in
località "Pian delle Fate" nel comune di
Cravagliana. In queste occasioni,prima di
procedere alla prova vera e propria,il pro-
dotto viene sottoposto ad un attento
esame visivo al fine di valutarne tutti que-
gli aspetti esteriori che anche i potenziali
acquirenti esamineranno quando lo trove-
ranno tra gli articoli ON LINE della ditta che
lo distribuisce.La vernice utilizzata è del
tipo lucido ed offre un piacevole contrasto con gli anelli a serpentina neri i quali sono assicurati con legature ben eseguite e ben
protette da altri strati di vernice che non presentano la benchè minima sbavatura.Il sughero dell'impugnatura e il portamulinello
sono spartani ma proporzionati e la serigrafia pur non essendo ricercata è eseguita con cura. Terminata la verifica all'estetica si è
provveduto al montaggio del mulinello caricato con una DT5F(come consigliato dal costruttore)abbiamo iniziato la prova su prato e
la HOTFLY è passata nelle mani di una decina di lanciatori i più abili dei quali non hanno faticato per raggiungere prestazioni in linea
con quanto una 9'0"per coda 5 deve consentire di ottenere senza problemi.Per avvalorare ulteriormente l'indicazione
serigrafata,abbiamo montato un secondo mulinello provvisto di una DT3F e siamo tornati sul prato dove tutti abbiamo potuto con-
statare come fosse difficoltoso gestire una coda leggera con un attrezzo nato per utilizzarne una di due numeri superiore.Al test ha
preso parte anche Massimo Magliocco il quale dopo aver provato personalmente la canna sia con la DT5F che con la DT3F l'ha defi-
nita abbastanza omogenea ma con un
pedone più valido rispetto alla vetta e lo
stesso parere lo ha epresso Alberto
Mondini che ha"dovuto" provare in pesca la
HOTFLY 9'0". Dimenticavo di dire che la
prova di cui stiamo trattando si è svolta nei
giorni 18,19,e20settembre,giorni in cui il
Mastallone era leggermente più alto del
solito a causa delle piogge di inizio settima-
na, Mondini l'ha definita la situazione idea-
le per una prova del genere perchè si ha
modo di vedere fino a che punto la canna
consente di gestire distanze di lancio piut-
tosto lunghe. I vivaci pesci del Mastallone
hanno contribuito al test in maniera positi-
va e Alberto ha allamato diverse trote fario
e leopard ed alcuni salmerini utilizzando
imitazioni di terrestrial ed emergenti
in cul de canard montate su ami del 14 e
del 16 e,come accennato prima, il suo
commento è risultato in linea con quanto espresso da Magliocco riguardo al pedone consistente, perciò che riguarda la mormidez-
za della vetta, torna utile quando bisogna controllare le fughe di prede di taglia utilizzando tip sottili.Terminata la prova non resta
che riporre le quattro sezioni che compongono la HOTFLY nella gradevole fodera in velluto nero e riporla nel pratico tubo in cordu-
ra, sarà Roberto Mazzali (responsabile dei contatti con gli sponsor della FFM) che provvederà a riconsegnarla a Markus Heiss a cui
vanno i ringraziamenti per averci scelti e speriamo che presto ci proponga un nuovo modello perchè non penso che avendo chia-
mato la sua azienda 1000Mosche voglia fermarsi ad una canna!
Foto WEB

C'era una volta... di: Giorgio Grondona

Quante favole che hanno stimolato la nostra fantasia di bambini iniziavano con questa frase? Molte,quasi
tutte! Il trascorrere del tempo fa si che i bimbi crescano e divengano adulti e lo stesso succede alle favole
che col passare del tempo lasciano il posto alle leggende; ma se é vero che le favole colgono l'interesse dei
più piccoli è altrettanto vero che spesso gli adulti sfruttano le leggende per cogliere i propri interessi. Nel
caso specifico della pesca a mosca mi pare proprio che sia andata così: C'era una volta,circa quarantacin-
que anni fa, un bambino che,se aveva"fatto il bravo"a scuola,il sabato pomeriggio poteva seguire un amico
del padre che era solito pescare barbi e cavedani nel fiume che scorreva placido poco distante dalle loro
case. Fu così che dopo poche uscite l'appuntamento col fiume divenne un momento di svago importante e
le prime esperienze di pesca con gli attrezzi prestati dall'amico del babbo, seppur maldestre, diedero la gioia
di qualche minuscola cattura al pic-
colo pescatore. Passarono i mesi,
la primavera lasciò il posto all'esta-
te, e lungo la sponda del fiume le
piante di sambuco portarono i loro
frutti a maturazione così il pescato-
re insegnò all'allievo che con quel-
le piccole bacche nere si catturava-
no pesci di taglia interessante, di
solito cavedani,più raramente barbi
e lasche. Ma i pesci che finivano
nel cestino davano più gioia
all'adulto che al piccolo il quale,con
la curiosità dell'infanzia,dava più
ascolto ai suoni del fiume che alla
voce del suo "maestro" prodigo di
consigli e insegnamenti e dotato di
una pazienza da guinnes dei prima-
ti...[il primato non venne registrato
perchè all'epoca dei fatti questo
tipo di classifica non era conosciu-
to nelle botteghe di pesca dove i
nonni di quelli che oggi sanno tutto
e scrivono su tutti i forum sapeva-
no già quasi tutto ma si rammarica-
vano di poterlo dire solo a pochi
perchè internet non c'era ancora]
...ah già, il bambino ascoltava i
suoni del fiume e siccome stava
affrontando il tirocinio per diventa-
re pescatore, alcuni lo interessava-
no più di altri e indicando il termi-
ne suono una percezione piacevole
[altrimenti sarebbe rumore] un
insieme di suoni non può che origi-
nare musica! Per l'udito di quel
bambino la musica aveva inizio
verso sera,quando le ombre dei
cespugli e degli alberi che ornava-
no le sponde del fiume si allunga-
vano sull'acqua;era allora che quel
tratto in fondo alla spianata dove la
profondità era inferiore e la corren-
te quasi inesistente,dove quando il
sole era alto e la luce più intensa la
superficie rimaneva immobile,si
cominciavano a vedere i primi
segni di vita,piccoli cerchiolini sul-
l'acqua che poi con l'avanzare della
sera divenivano sempre più eviden-
ti e accompagnati da tonfi la cui
intensità dipendeva dalla mole dei
pesci che l'avevano prodotti. Quelli
erano i pesci che avrebbe voluto
catturare,ma come? La risposta la
diede uno zingarello che con la sua
famiglia si era accampato lungo il
fiume,in una radura ombreggiata e
con un ricco manto erboso che
costituiva l'alimento sicuro per il
loro bene più importante:il cavallo!
Già perchè mezzo secolo fa gli zin-
gari si spostavano su carri del tutto
simili a quelli dei coloni del west
trainati appunto dai cavalli altro
che i loro discendenti attuali che
viaggiano su potenti auto e vivono
su roulotte enormi...
Tornando al giovane zingaro,questi
si presentò loro una sera chieden-
do garbatamente se i due gli pote-
vano regalare un pezzo di lenza e
un amo,non troppo "piccolo" ma
nemmeno troppo"grande" e quando il pescatore gli chiese di quanta lenza avesse bisogno rispose di atten-
derlo qualche minuto che sarebbe andato a prendere la canna e scomparve tra i cespugli per sbucarne di li
a poco con in mano un sottile bastone,che poteva essere di nocciolo a cui era stata tolta la sottile
corteccia,lungo non più di tre metri. Oltre al ragazzo questa volta arrivò sul fiume anche il suo papà un uomo
alto e robusto dalla pelle abbronzata e dai capelli folti e forse ancora più neri di quelli del figlio.L'uomo esor-
dì scusandosi se lui stesso non era in grado di provvedere la lenza al suo rampollo ma dovendo quasi sem-
pre spostarsi su strade secondarie per non essere d'intralcio al traffico col suo lento mezzo di trasporto,da
tempo non gli capitava di passare vicino ad una bottega di pesca. Accettate le scuse,il pescatore aprì la sua
borsa da pesca e porse ai due zingari alcuni ami di numero e foggia differente e una bobina di filo che secon-
do lui poteva andare bene,porse loro anche la scatola dei galleggianti e dei pallini di piombo ma questi li
rifiutarono dicendo che nel modo in cui intendevano pescare non servivano! Una volta prelevato dalla bobi-
na uno spezzone di filo lungo circa una volta e mezza la"canna", lo zingarello ne legò una estremità alla
punta del rudimentale attrezzo e all'altra legò l'amo, quando ebbe terminato l'operazione fece una cosa che
sorprese il pescatore e l'allievo: si strappò un capello dalla folta chioma che gli ornava il viso dall'aspetto
vivace e cominciò ad avvolgerlo intorno al gambo dell'amo mentre il suo papà cercò di spiegare che stava
costruendo una mosca ma non era sicuro che le sue parole fossero udite dai due spettatori concentrati
com'erano su ciò che suo figlio stava facendo. Forse in un odierno concorso di costruzione, il piccolo batuf-
folo che scaturì dalle mani dello zingarello non verrebbe neppure degnato d'uno sguardo ma i pesci, quella
sera, ne risultarono piuttosto interessati tanto che in poco tempo la cena per la famigliola di nomadi fu assi-
curata dalla cattura di alcuni bei cavedani. Per un bambino di sette anni o giù di lì vedere un suo quasi coe-
taneo nel mezzo di una spianata coi pantaloni arrotolati,i piedi nudi nell'acqua fresca, fresca come la brez-
za leggera che increspava appena la superficie dove con gesti di una armoniosità quasi elegante faceva
cadere il piccolo batuffolo scuro fatto con le proprie mani ed ingannare quei pesci veri di allora fu come esse-
re immerso nella più incantevole
delle fiabe. Sono un uomo fortuna-
to, questa favola non me l'ha mai
raccontata nessuno perchè il desti-
no ha voluto che la vivessi perso-
da: WEB nalmente, ma se da una parte il
destino offre opportunità capita
che a volte faccia qualche scherzo
e nel mio caso, alleandosi con
Madre Natura , ha voluto farmi di
dono di una grettezza fuori dal
comune e lo stesso dono ha voluto
farlo alla maggior parte dei pesca-
tori con la mosca che a causa di ciò
sono ostaggi, più o meno inconsa-
pevoli, di una odiosa leggenda, ma
ne parliamo la prossima volta...
STEALTH

Il dressing su FFMagazine n°3


di: Marco Albini

PESCANDO
NEL
PASSATO
Quando la tecnica ci
aiuta………………………
"La nebbia agli irti colli piovigginan-
do……………………" l'immagine che si
presenta è questa, uscito di casa
dopo una notte di burrasca, l'aria è
tersa in questa mattina di Luglio, le
nuvole si arrampicano veloci sui pen-
dii della Fontanabuona come se
facessero una gara a chi arriva in
cima per prima, qua e la piccoli rami
spezzati dal vento l'odore forte del-
l'erba appena tagliata e le due gatte
che mi ronfano tra le gambe perché
vogliono che dia loro le crocchette,
eccoci qui, pronti per una nuova usci-
ta ma questa volta non si parlerà di
itinerari, insieme ad Alberto e Franco
proveremo a dimostrare che con l'au-
silio della moderna tecnica di lancio
anche una vecchia Hardy Fibelite 7,2
" per la 4 può egregiamente dire
ancora la sua.
L'appuntamento è con loro alle 08.00
sulla piazza di Ottone io con Carletto
mi devo vedere prima, in procinto
di uscire squilla il cellulare" Nan c'è
stato uno smottamento sulla
strada di Bavari e non mi hanno
avvertito" come se l'ANAS dovesse
provvedere ad avvertire tutti………
vabbbbbhe direbbero i miei colleghi
romani, vorrà dire che mi muoverò da
solo.
La strada ancora bagnata si inerpica
sinuosa verso la Scoffera, una volta
superato il passo si svolta per
Torriglia e poi giù per la "45" con i
Doobie Brothers che mi accompagna-
no guardo il fondo valle verso Gorreto
e attraverso le nuvole sembra far
capolino un timido sole, il Trebbia non
ha prestato orecchio al temporale
notturno, i livelli si mantengono bassi
e lui pigramente scorre quasi consa-
pevole del caldo che poi verrà.
La piazza di Ottone è ancora assopita
quando arrivo, lo sferragliare di una
saracinesca mi avverte che sono le
08.00 puntualmente ribadite dai rin-
tocchi del campanile, il tempo di chiu-
dere la macchina e loro puntualissimi
arrivano, insieme si è aggregato
Mattia che fresco di corso vuole
cimentarsi a pescare nello "stretto", il
tempo di prenderci un caffè e si ripar-
te meta il Torrente Boreca affluente di
sinistra del Trebbia.
Il torrente Boreca nasce sulle pendici
nord del Monte Antola, sulla stessa
dorsale dove, sul versante sud nasce
il Trebbia il tratto in cui pescheremo è
quello sotto il Paese di Zerba.
La vecchia Hardy esce dalla custodia azzurra scura, senza mostrare la benché minima invidia al cospetto delle più gio-
vani canne in carbonio, l'accompagna un Lightweight montato con una coda 2, a guardarla così panciuta con le sue
spiraline legate in rosso e quel suo tipico manico, fa quasi tenerezza, una volta montata, si avverte che abbiamo a che
fare con una vecchia signora che pretende solo di esser ascoltata.
L'accorgimento necessario per poter sfruttare una canna come questa è quello di "stirarla" ovvero riuscire a lanciare
cercando di svilire la rotazione del polso a discapito di un più accentuato trascinamento del braccio, ovvero nel lancio
indietro andremo ad ascoltare il peso della coda contrariamente a quello che accade con la moderna tecnica di lancio
ma nel trascinamento in avanti il nostro polso asseconderà solo l'inversione di vetta mentre il braccio accompagnerà il
trascinamento quasi a canna "spianata". Ed eccoci sul greto del torrente, sin dai primi volteggi ci si rende conto che la
fibra di vetro con cui è stata costruita negli anni 60 non è certo il carbonio, d'altronde allora i materiali a disposizione
erano quelli e il modo in cui si lanciava era lasciato all'interpretazione personale, bei tempi, si respirava la voglia di
apprendere e di confrontarsi la pesca era una fucina di idee mancavano i materiali ma non la fantasia, ma soprattutto
le acque erano popolate da pesci che
oggi sono solo ricordi, ma senza farsi
prendere da aspetti nostalgici, provia-
mo ora a catturare qualche trotella
per vedere come si comporta in
pesca.
Un fondo buca infrascato sembra
essere il posto ideale per una trota in
caccia, le fronde del salice strappano
l'acqua e l'ombra del sottoriva ci indi-
ca il suo territorio, mi abbasso a gat-
toni per non farmi scorgere, un vol-
teggio e il "sovrapposto" entra morbi-
do, accompagnato per potersi legger-
mente raggruppare, Lei senza esitare
sale decisa, un trotella del posto dalla
livrea bellissima.
Situazioni come questa possono
essere gestite, anche con attrezzatu-
re "datate", anzi la fibra di vetro pro-
prio perché meno reattiva, riesce a
enfatizzare quei lanci in cui serve una
cinetica negativa, ovvero senza far
passare la mosca in testa, per cui in adeguarsi alle azioni, situazione tipica
tutti quelle situazioni dove dobbiamo ad esempio durante i corsi quando gli
raggruppare, curvare, o addirittura sal- allievi utilizzano le proprie canne e
tare… Poco più avanti Alberto sta noi istruttori le loro…
testando una vecchia Silstar con il vet- Quando si sta bene il tempo passa
tino riportato pieno, con su montata veloce e la mattinata giunge al termi-
una coda in seta dell n°1 by Terenzio, ne, ci aspetta la Rocca dei Corvi con
vederlo pescare è un piacere, se pur la i suoi taglierini al sugo di funghi,
canna sia un'ibrido non ha nessuna Franco ed Alberto a dar consigli a
problema a gestirla, la coda in seta dell Mattia che ascolta con interesse,
n°1 è invisibile e le pose sono delica- ripensando alle mosche lasciate sui
tissime, anche in questo caso la sensi- rami, un sigaro cubano "Romeo y
bilità del pescatore risulta essere fon- Julieta" non potrà certo essergli di
damentale per poter ascoltare un peso consolazione ma glielo regalo volen-
così ridotto, ma in termini di presenta- tieri, chissà se fumandolo ricorderà
zione risulta essere micidiale. Avere la questa uscita di pesca e tutti i consi-
tecnica dalla propria non significa solo gli che gli sono stati dati, d'altronde è
saper effettuare determinati lanci ma giovane e a tempo per migliorare.
soprattutto saper riconoscere, per cui
Remember

Era il mese di maggio di circa 15 anni fa, io ed


il mio amico Marco Acacci in compagnia di
altri pam siamo andati in Slovenia per alcuni
Di: Alberto Mondini
giorni di pesca sul Soca ed affluenti vari.
I n un pomeriggio afoso e con il sole
che spaccava le pietre ci siamo
recati sul Soca e, precisamente, in
un posto chiamato picnic nell'atte-
sa del tramonto. Arrivati, alcuni di
noi si sono sdraiati al sole come
lucertole, io e Marco invece ci
siamo messi a lanciare su dei
temoli che bollavano a 20-25
metri. I lanci, alcuni buoni alcuni
no, si susseguivano senza catture,
sembravano tutti rifiuti, fino a che
Marco cattura un temolo per la
pinna. Decidemmo di esaminarne
il contenuto stomacale , sorpresa
e stupore: a parte il tanfo insop-
portabile, nello stomaco trovam-
mo un pugno di cimici, sì quei
temoli mangiavano cimici.
Purtroppo non ho testimonianze
fotografiche, a quel tempo la mia
macchina fotografica erano i mie
occhi e la memoria nella mia testa,
ma vi garantisco che la cimice
come artificiale funziona, prova ne
è che prima di scrivere ho costrui-
to alcune imitazioni e sono andato
a pesca. I risultati eccoli qua: pur-
troppo sono trote e non temoli ma
é la conferma che la cimice fun-
ziona.La Cimice verde è un insetto
dall’odore sgradevole, di forma
pentagonale, dal colore che va dal
verde al marrone - rossastro a
seconda della specie. La cimice è
un insetto molto diffuso in tutto il
territorio nazionale, gli adulti rag-
giungono in media la lunghezza di
15 mm.
Il Fiume: una vita che scorre
di: Marco Pippi

"…. il fiume che vive e ci parla, che ci trasmette sensazioni, nostalgiche


emozioni, che ci induce a comprenderlo, ed è proprio in questa riflessione
interiore che si riesce a leggere e capire quanto la natura sia un bene pre-
zioso e in quanto tale oggetto del massima tutela e rispetto."
U
n pensiero profondo sgorgato mentre
assorto osservavo il fiume, nel tentati-
vo di capire la complessità delle sue
dinamiche, sempre mutevoli, ma sem-
pre funzionali se non insorgono inge-
renze esogene innaturali causate dal-
l'uomo. È importante capire la vita del
fiume, le sue regole, i suoi limiti, le sue
vulnerabilità, così come conoscere
quel popolatissimo mondo acquatico
costituito da innumerevoli specie
viventi; credo che questa ambiziosa
osservazione sia intrinseca del fruitore
per eccellenza del fiume, il pescatore,
in particolare quello più evoluto, culto-
re della pesca con la mosca artificiale
sempre alla ricerca dei segreti più
reconditi dell'ambiente acquatico in
quanto condizione essenziale per le
specifiche esigenze alieutiche, ma non
solo. Ma ancor più, se si vuole coscien-
temente conoscere meglio per capire
come meglio rispettare questa prezio-
sa risorsa. L'ambiente fluviale, quale
sistema interattivo per eccellenza, rap-
presenta una complessa rete di scam-
bi e relazioni tra le sue diverse componenti biotiche ed abiotiche, fondata sull'equilibrio tra organismi produttori e consumato-
ri che da luogo ad un sistema naturale di conservazione della sua caratterizzante diversità biologica, quindi un sistema dinami-
co in grado di autoregolarsi e rinnovarsi, un vero e proprio laboratorio naturale dove tutto funziona grazie ad un unico princi-
pio: la diversità ambientale a diverse scale spaziali (Everard et al., 2002a; Everard et al., 2002b). In questo ambito il livello più
basso è occupato dai microhabitat, la cui diversità ambientale è determinata dalla tipologia di substrato, nonché dalla specifi-
ca rete trofica ad essi associata. A sua volta, la diversità dei microhabitat rappresenta un elemento essenziale per la caratte-
rizzazione delle zone montive e vallive di un fiume. Infatti, l'eterogeneità di substrato e dei parametri ambientali rilevabile nei
diversi tratti fluviali definisce la biodiversità dell'intera asta fluviale.
Prendendo in osservazione i macroinvertebrati, quei piccoli esseri molto appassionanti per il pescatore a mosca, come Insetti,
Molluschi, Irudinei, Oligocheti, Tricladi, trascorrono almeno una parte della loro esistenza, durante il periodo immaturo, nei sub-
strati dulcacquicoli, e rappresentano una componente di notevole interesse scientifico: infatti questi organismi, grazie alla loro
vasta gamma di adattamenti morfologici, strutturali e comportamentali, sono in grado di colonizzare, lungo il gradiente monte
- valle di un corso d'acqua, ogni tipologia di substrato (minerale o vegetale), assumendo quindi un'ampia distribuzione e occu-
pando tutte le nicchie trofiche dei consumatori, tra cui i pesci quali specie ai vertici della catena trofica. Oggi, questa fauna è
ritenuta di fondamentale interesse, considerando la forte valenza ecologica che i macroinvertebrati dulcacquicoli rivestono negli
attuali studi di valutazione dei corpi d'acqua; non da meno per il pescatore a mosca sempre pronto a cogliere i segreti di que-
sti piccoli esseri quale elemento essenziale per la propria disciplina.
E' stato provato, infatti, come le modificazioni dell'habitat in cui vivono tali organismi, abbiano una diretta conseguenza sulla
dinamica delle loro popolazioni, come dimostrato dall'elevato grado di sensibilità di determinati taxa a diversi tipi di inquina-
mento (di derivazione industriale, agricola o biologica), non da meno i sistemi di sfruttamento inadeguati, inclusi quelli degli
sport in natura, che e medio a lungo
termine potrebbero causare alterazioni
agli equilibri naturali degli ambienti
acquatici. Questo excursus scientifico
ad introduzione di un momento di
riflessione rivolto a chi più di ogni altro
dovrebbe avere a cuore la vita che
scorre in un fiume, ovvero tutti indi-
stintamente essendo tale risorsa un
patrimonio ecologico trasmissibile che
non può essere depauperato, ma
usato secondo principi di sfruttamento
sostenibili in grado di preservare quel-
l'efficienza biologica che garantisca un
progressivo rinnovamento. Ma il
pescatore, più di ogni altro è colui che
sempre attento a quello che accade
nel fiume svolge un ruolo importante
di controllo, di percezione, di segnala-
zione: questa è la ragione del perché
molti pescatori in questi anni, e spe-
cialmente negli ultimi, hanno iniziato
attraverso forme di volontariato ad
interessarsi della salvaguardia dell'am-
biente acquatico, direttamente, attra-
verso associazioni ambientaliste (come
me), club di pesca e associazionismo
più in generale. Un patrimonio colletti-
vo e culturale che sta coinvolgendo il
mondo della pesca molto significativo
a dimostrazione che la sensibilità verso
il patrimonio ambientale è maggior-
mente avvertita; un processo di arric-
chimento che progressivamente viene
tradotto in azioni concrete e trasmesso
alle attuali e future generazioni. Ma le
ragioni di questa presa di coscienza e
posizione non sono solo frutto della
passione più interiore del singolo, o di una circostanziata ispirazione che poi nel tempo si è radicata sino a tramutarsi
in vera e propria vocazione: purtroppo le ragioni sono anche altre, e riconducibili direttamente alla vita del fiume e rela-
tive minacce cui continuamente è sottoposto, da sempre ogni giorno.
Inquinamento, sfruttamento idrico ed energetico, regimazioni idrauliche e associati interventi di manutenzione, attivi-
tà industriali, allevamenti intensivi di troticoltura, carico antropico causato dall'agricoltura intensiva, consumo di suolo
sulle pertinenze fluviali, non da meno attività ludico sportive che in questi ultimi anni si sono diffuse con i così detti
"sport in natura", ma anche la stessa pesca sportiva. Queste le origini dei malanni dei nostri corsi d'acqua, il punto di
partenza di tutte le problematiche quali concause di una società odierna troppo strutturata sul consumismo, sullo svi-
luppo ad ogni costo in forza della pretesa e diritto assoluto di produrre economia e profitto, sull'egoistico modus ope-
randi nel concepire le risorse naturali senza minimamente prendere in considerazione quelli che sono i limiti imposti
dalla natura e senza le dovute distinzioni (ogni ecosistema ha una sua identità ecologica, che non può essere scam-
biata o generalizzata, tanto meno mistificata). Le conseguenze di tutto questo sono più che evidenti e tangibili, sola-
mente coloro che vogliono continuare ad essere distratti, forse per comodità o opportunità, non si accorgono dello stato
del degrado in cui versano la stramaggioranza degli ambienti acquatici, dell'impoverimento ingenerato del valore eco-
logico, della rarefazione sino alla scomparsa totale in certi casi degli habitat elettivi per la vita fluviale con perdite scon-
volgenti in termini di biodiversità: primo segnale indicatore del danno avvenuto che il pescatore avverte è la carenza
di fauna ittica, in particolare i pesci quali specie in vetta alla catena alimentare.
E solo il pescatore può percepire e
verificare direttamente, sebbene empi-
ricamente, dell'entità del danno arre-
cato, diversamente dal resto che del
fiume poco sanno, poco sono in grado
di distinguere; il fiume da sempre
quale sistema dinamico che scorre con
le sue acque e tutto strasporta, spesso
anche invisibilmente, tutte le nefan-
dezze che raccoglie sul suo percorso.
Oggi, con molta ipocrisia, con sempli-
cità si surroga attraverso la logica del
ripristino, della riqualificazione, addirit-
tura della sostituzione in quanto unica
condizione praticabile in seguito agli
avvenuti sconvolgimenti degli equilibri
naturali: nella maggioranza dei casi
sono solo dei sistemi artificiallizzati che
pretendo di "compensare"ciò che si è
perduto, con la pretesa che le regole di
madre natura possono essere eluse e
sostituite pur sapendo benissimo che
così non è. Un sistema ormai consueto
di intervenire a compensazione del
danno arrecato, quale conseguenza
diretta di responsabilità del sogget-
to o soggetti cui ricadono le compe-
tenze amministrative e politiche, in certi casi più eclatanti sono mero marketing politico per farsi lustro del mandato di
turno, o in convenienza delle opportunità di finanziamento predisposte per il settore dalla Comunità Europea attraver-
so il meccanismo facile e proficuo del "progetto" finanziabile. Una logica irrazionale quella di intervenire quando il
danno si è consumato se prima ancora poco o nulla si è fatto per impedire che ciò avvenisse; intervenire dopo facilita
molto e sotto ogni punto di vista, ma non risolve la problematica probabile e tanto meno non previene il fattore di
rischio e elude a priori quello che è il principio di precauzione quale fondamento comunitario indifferibile; ma in termi-
ni di costi complessivi, incluso quelli ambientali, risulta molto più oneroso. Purtroppo anche nel mondo della pesca trop-
po spesso si segue questa logica quale sistema più efficace e sbrigativo per soddisfare una domanda immediata e per-
sistente, o in soluzione sostitutiva di ciò che è andato perduto; basta prendere un fatto qualunque d'inquinamento che
ha causato la moria di fauna ittica, la reazione più immediata che viene propinata sono immediati immissioni di pesci
per ripopolare il corso d'acqua senza nemmeno assicurarsi se quei pesci avranno le condizioni necessarie per vivere o
riprodursi; o ancora, un torrente impoverito di trote a causa di vari fattori, inclusa una pesca sconsiderata, ebbene
quale metodo più sbrigativo e dal sicuro ritorno politico se non immettere svariati quintali di pesci pronto pesca?
Ma gli effetti di tutto questo oggi sono ben noti, dimostrati e dimostrabili, effetti a vita breve che non assolvono alle
reali esigenze della natura, e tanto meno di coloro che poi debbono usare, in forma sostenibile, la risorse della natu-
ra stessa; un sistema oltre che impro-
duttivo, persino diseducativo in quanto
riflette un immagine alterata della real-
tà. Ma lo cose stanno cambiando, in
tanti si sono convinti che agire irrazio-
nalmente è improduttivo e non più
sostenibile, oltre che ci fa allontanare
dagli obiettivi di qualità da raggiunge-
re stabiliti dalle norme comunitarie
indispensabili per una vera riqualifica-
zione di uno stato di efficienza e fun-
zionalità naturale. Anche il mondo
della pesca sta cambiando, molto più
attento alla vita del fiume, al diritto del
fiume, cercando di riappropriarsi di
quei valori generazionali che nel pas-
sato hanno contraddistinto questa atti-
vità sportiva secondo sistemi più com-
patibili e sostenibili, principi e finalità
riscontrabili nei movimenti che stanno
nascendo, negli atti costitutivi delle
associazioni, nei comitati, nei singoli
che hanno compreso il valore delle dif-
ferenze. Quindi un ruolo quello della
pesca sportiva, quale importante atti-
vità socio economica, che dovrà esse-
re più indirizzato alla riqualificazione
dell'intero settore partendo proprio da
quei principi ormai dimenticati che
sapevano ben stabile il giusto rapporto
tra uomo e ambiente naturale, e sarà
proprio il pescatore necessariamente
ad assumere il ruolo di attore principa-
le direttamente sul campo con azioni
concrete e coerenti seguendo ogni
forma più appropriata a secondo le
varie diversificazioni, consapevolmente
che la vita del fiume è un diritto da sal-
vaguardare in relazione alle sue regole
e non quelle dell'ego umano: se si
segue questo principio la pesca sporti-
va potrà riconoscersi più consapevole
e in sintonia con la vita del fiume, a
saprà meglio confrontarsi con i sogget-
ti deputati alla gestione del patrimonio
comune, sarà una pesca capace di
futuro.
di: Guelfi Moreno

MATERIALI
L’uovo di Colombo
Note sui pesi specifici dei materiali da costruzione e sul
loro impiego nelle tecniche costruttive degli artificiali
D
opo il suo ritorno dalle Americhe,
Colombo fu invitato ad una cena in suo
onore. Alcuni gentiluomini spagnoli
cercarono di sminuire la sua impresa
dicendo che la scoperta del nuovo
mondo non fosse stata poi così diffici-
le, e che chiunque avrebbe potuto riu-
scirci. Udito questo, Colombo sfidò i
commensali ad un'impresa altrettanto
facile: far stare un uovo dritto sul tavo-
lo. Vennero fatti numerosi tentativi,
ma nessuno riuscì a realizzare quanto
richiesto. Convinti finalmente che si
trattasse di un problema insolubile, i
presenti pregarono Colombo stesso di
cimentarsi nell'impresa. Questi si limi-
tò a praticare una lieve ammaccatura
all'estremità dell'uovo, picchiandolo
leggermente contro il tavolo dalla
parte più larga, e l'uovo rimase dritto.
Un uovo di Colombo è un qualcosa che
è sotto gli occhi di tutti ma che noi non
vediamo finchè qualcuno non ce ne
mostra l'evidenza del fatto.
Uno degli aspetti meno indagati sui
materiali da costruzione, ma scientifi-
camente più interessanti è lo studio
dei pesi specifici dei vari materiali nel-
l'imitazione di insetti alati (dry) o affondanti (wet). E' evidente infatti che l'artificiale che è destinato a lavorare sul pelo
dell'acqua dovrà avere, nel suo insieme un peso minore di quello dell'elemento sul quale è destinato a galleggiare;
viceversa per l'imitazione sommersa nella quale, spesso, si ricerca la velocità di affondamento.
Il parametro che definisce la capacità prima vista è il peso specifico relativo, cioè il rapporto tra il peso di un corpo (la
mosca) e quello di un uguale volume di acqua alla temperatura convenzionale di 4°C, è evidente che un peso specifi-
co relativo inferiore ad uno, indicherà un materiale più leggero dell'acqua e perciò in grado di galleggiare; all'opposto
un materiale con peso specifico superiore ad uno. Fin qui la teoria, nella pratica, il peso specifico dei materiali da
costruzione è, limitatamente ad alcuni, facilmente determinabile. Molto più complessa è la determinazione del peso
specifico dell'artificiale nel suo complesso, influenzato chiaramente dai pesi specifici dei materiali di cui è costruito.
Dovendo costruire ninfe affondanti con una silhouette molto leggera il tungsteno sarà quello che ci consentirà di appe-
santire maggiormente, per contro il rame sarà quello che ci obbligherà ad applicare molto materiale per ottenere una
peso sufficiente; tuttavia esaminando il rapporto tra peso specifico e costo di acquisto noteremo che il tungsteno (di
Materiali Metallici Peso Specifico
costo molto elevato) sarà il meno con-
veniente, per contro il rame (di peso
specifico vicino al piombo e reperibile Acciaio 7,85
a costo zero) sarà quello che presenta
il più favorevole rapporto prezzo/peso. Bronzo 8,9
Per i motivi prima visti sembrerebbero
da scartare stagno e zinco, facilmente
reperibili sul mercato ma di peso spe- Piombo 11,3
cifico inferiore.
Altra considerazione tecnica è quella Rame 8,9
relativa all'accoppiata acciaio-bronzo
con la quale sono costruiti gli ami
Tungsteno 19
comunemente usati; per quanto
riguarda le imitazioni sommerse l'uso
di ami di forgiatura robusta sembre- Stagno 7,3
rebbe consigliabile, non solo per la loro
maggiore robustezza ma perché con- Zinco 7,1
sentono di appesantire l'artificiale, il
peso specifico di questi materiali è
infatti analogo a quello del rame. Per le Ottone 8,4
mosche secche, al contrario il peso del-
l'amo risulterebbe determinante ai fini
di un buon galleggiamento, in tal caso sarà necessario impiegare ami fini, compensando l'elevato peso dell'acciaio con
la leggerezza dei materiali di copertura.
Nella realizzazione di artificiali galleggianti, sempre per gli stessi motivi sarà da preferire il tinsel in ottone rispetto a
quello in rame, a parità di diametro.
Altre interessanti informazioni sui pesi specifici sono quelle desumibili dall'analisi dei prodotti utilizzati per ingrassare le
mosche; è noto infatti che il prodotto impiegato per l'ingrassaggio deve possedere due funzioni:
-impedire all'acqua di bagnare il leggero materiale di cui è costituita la mosca secca -consentire alla stessa mosca di
galleggiare. Due materiali di costo bassissimo e facilmente reperibili quali il grasso di paraffina ed il normale grasso
lubrificante trasparente hanno un peso specifico rispettivamente pari a 0,9 e 0,92, al contempo possiedono la richie-
sta capacità di impedire la bagnatura delle hackless e del materiale di cui sono costruite le mosche secche; per questi
motivi potranno essere facilmente uti-
lizzati come alternativa "povera" ai
materiali da ingrassaggio comunemen-
te in vendita. Contrariamente a quan-
to affermato da molti pescatori la
quantità di tali materiali distribuita
sulla mosca non influenza il galleggia-
mento della stessa avendo questi un
peso inferiore a quello dell'acqua stes- DRY WET
sa, una eccessiva quantità potrebbe
tuttavia conferire una certa rigidità alle
barbule ed ai peli utilizzati per la
costruzione. Un argomento molto inte-
ressante, ma scientificamente molto
complesso è quello relativo ai materia-
li sintetici e naturali che possono esse-
re usati per la costruzione degli artifi-
ciali, dei loro pesi specifici e delle loro
caratteristiche,tendenza al cambia-
mento di colore in acqua o scarso
cambiamento di colore in acqua.
La tendenza a trasportare l'umidità è
un fattore estremamente importante nella costruzione di artificiali dry; più elevata è la capacità di trasportare l'umidi-
tà e prima si asciugherà la nostra mosca una volta sollevata dall'acqua.
Il prevalente interesse di noi pescatori si rivolge alle fibre Polimeriche: una fibra è un polimero le cui catene sono com-
pletamente allungate ed allineate una vicina all'altra. I polimeri disposti in fibre possono essere filati ed usati come
filo di montaggio oppure utlizzati allo stato grezzo come fibre per montare corpi, teste e toraci.
Rimanendo nel campo delle mosche secche gli unici materiali con un peso specifica adeguato sembrerebbero essere il
polipropilene ed il polistiriolo , il polistirolo ha un uso precipuo per la costruzione dei cosiddetti "suspender", mosche
che simulano una emergente con la testa galleggiante ed il corpo immerso in acqua., il polistirolo tuttavia ha la carat-
teristica di essere molto rigido (non può essere prodotto il fibra) e fragile, ed ha la caratteristica positiva di avere
un basso coefficiente di assorbimento dell'acqua.
Materiale Nome Commerciale Peso Specifico
Notevolmente più interessante è il
materiale polipropilene (peso 0,91). Poliammide Nylon 1,04 -1,5
Abbreviato con la sigla PP, fù il primo
polimero sintetico ad essere prodotto Resina Epossidica Espossir, Uhu 1,2
industrialmente dalla Montecatini, gra-
zie ai catalizzatori messi a punto dal
Polipropilene Moplan Novolen 0,91
chimico italiano Giuliano Natta che per
questo ricevette il premio Nobel per la
chimica; Il PP ha punto di fusione Polistirolo 0,04 -1
intorno ai 165°C, non assorbe acqua
(al contrario del nylon), è inattaccabile Politetrafluoroetilene Teflon 2,2
dalle sostanze chimiche, è il polimero a
più basso peso specifico che attual-
mente si conosca, è facile da colorare. Poliestere Pile, Terital 1,38
Ha un doppio utilizzo, come plastica e
come fibra, come fibra il polipropilene Lana (fibra naturale) 1,32
è il componente più comune di tappe-
ti e moquettes ed è proprio in questi
Seta (fibra naturale) 1,34
materiali che lo possiamo reperire con
bassissimo costo.
Per quanto riguarda la resina epossidi- Cotone (fibra naturale) 1,5
ca, spesso utlizzata per verniciare arti-
ficiali potrete notare come il suo peso specifico elevato ne sconsigli l'abbondante uso, almeno per le imitazioni galleg-
gianti, tranne che per le situazioni di assoluta necessità (es. teste di formiche alate). Sarebbe molto più opportuno
impiegare una resina o uno smalto con solvente (es smalto per unghie) l'evaporazione della parte volatile renderebbe
molto più leggero l'artificiale al termine della costruzione (vedasi la serie "pallareta" delle mosche spagnole che utiliz-
zano questa tecnica per la realizzazione delle sommerse e delle emergenti in gallo di Leon). Per quanto attiene le fibre
naturali a mio modo di vedere queste possono ritenersi superate, almeno per quanto riguarda la loro capacità di gal-
leggiamento, con un peso specifico
compreso tra 1,3 e 1,5 questi materia-
li non possono consentire il galleggia-
mento dell'artificiale, anche se ingras-
sati;
Nella tabella che segue prenderemo in
considerazione l'igroscopicità, ovvero
la capacità dei vari materiali di assor-
bire l'acqua, espressa come assorbi-
mento percentuale rispetto al peso del
materiale. Anche in questo caso i
materiali naturali mostrano valori di
assorbimento assolutamente inaccet-
tabili per i moderni dressing, anche se
dobbiamo considerare che questi valo-
ri si riferiscono a materiale non ingras-
sato; il polipropilene e il polistirolo
manifestano i valori di assorbimento
più modesti, interessante infine il valo-
re del poliestere. In sostanza le fibre
sintetiche (con l'eccezione del polie-
stere), opportunamente ingrassate,

Fibre Naturali Fibre Sintetiche

Igroscopiche Scarsamente igroscopiche

Alto assorbimento di umidità Basso assorbimento di umidità

Basso trasporto di umidità Alto trasporto di umidità

Tendenza al cambiamento di colore in acqua Scarso cambiamento di colore in acqua


consentono di mantenere il peso spe-
cifico al di sotto dell'unita. Per la
costruzione di corpi di artificiali galleg-
gianti sarebbe sempre preferibile usare
Materiale Assorbimento Acqua
polipropilene o, in alternativa alle fibre
naturali, poliestere. Per quanto riguar-
da i filati per costruzione o fili di mon- Polistrolo 0
taggio, spesso a base di materiali poli-
merici, consiglio di provvedere ad Polipropilene 0,05
accertarsi che siano costituiti da fibre
di polipropilene; ponendo uno spezzo-
ne degli stessi a bagno in un bicchiere Poliestere 0,40
questi dovrebbero galleggiare (anche
se bagnati). I dati della tabella prece- Cotone 8
dente messi in relazione con quelli sui
pesi specifici ci forniscono un dato
Seta 10
importante laddove pesi specifici ele-
vati si accompagnano ad elevate capa-
cità di assorbimento dell'acqua ed una
bassa capacità di trasporto dell'umidi-
tà; lana e seta (un tempo usate copio-
samente per la costruzione degli artifi-
ciali galleggianti) mantengono la loro
validità esclusivamente per la costru-
zione di artificiali sommersi e emer-
genti o per i dressing classici.
BAETIS
Dott. Davide BRUZZESE
Naturalista

Baetis Rodani Ninfa foto web


B
revi cenni sul genere Baetis
Il Genere Baetis LEACH, 1815 è presente in Europa con una trentina di
specie di cui 14 in Italia. Comprende effimere di piccole-medie dimen-
sioni dotate di 4 ali; le ali anteriori presentano 2 brevi venature interca-
lari interposte a quelle longitudinali lungo il proprio margine postero-
distale, le ali posteriori sono di ridotte dimensioni, di forma ovoidale e
dotate di 2-3 venature longitudinali e margine anteriore spesso con una
breve prominenza sub-prossimale. Con 2 cerci ma assenza del paracer-
co impari mediano. Gli esemplari di sesso maschile, notoriamente, pre-
sentano occhi molto sviluppati, a turbante, e sono inoltre dotati di gono-
stili di 4 articoli; spesso il 2° ed il 3° articolo sono più o meno fusi tra
lloro. Stadi preimmaginali iponeofili dall'aspetto slanciato, affusolato,
sub-cilindrico o lievemente depresso o, in alcune specie talvolta com-
presso lateralmente. Occhi in posizione laterale. Con 6 o 7 paia di
tracheobranchie monolamellari asimmetriche o a forma di fogliolina
appuntita dotate o meno di spine rilevanti a livello diagnostico.
DESCRIZIONE B. rhodani
Distribuita ovunque in Europa, B. rhodani rappresenta la specie più
comune del genere ed uno dei più comuni Efemerotteri.
Specie polivoltina, è frequentissima ed abbondante in tutta Italia.
Colonizza i più diversi tipi di habitat, con esclusione delle acque ferme.
Si ritrova sia in acque molto correnti, pulite e fredde, che in acque Baetis rhodani(PICTET, 1843)
(Insecta:Ephemeroptera: Baetidae)Ninfa di Baetis rho-
Baetis rhodani immagine maschio (foto web)
dani PICTET (da Belfiore, 1983)

sottoposte a forte carico organico,


lentamente correnti o quasi ferme.
Immagine maschio
Lunghezza del corpo (cerci esclu-
si): 5,5-9 mm. Lunghezza dei cerci:
13-19 mm. Occhi molto grandi, a
turbante, con parte mediale di fog-
gia cilindrica o tronco di cono di
colore brunoseppia o giallo, con
una fascia bruna sulla superficie
laterale; parte laterale di forma
ovoidale di colore bruno-scuro.
Torace dorsalmente di color casta-
gno intenso o nero. Ali in numero
di 4, con le posteriori molto ridotte
di forma ovoidale più o meno allun-
Baetis rhodani subimago maschio (foto web)
gata con 2 o 3 venature longitudi-
nali. Ali trasparenti, con zona ante-
ro-distale (più lontana dal torace)
leggermente gialliccia. Zampe di
color giallo pallido o nocciola; quel-
le posteriori dotate di tarsi di 4 arti-
coli. Addome nel complesso di
color gialliccionocciola, di intensità
e gradazioni diverse; alcune volte
gli uriti (segmenti addominali) dal
2 al 6 sono grigi e trasparenti. Sugli
uroterghi (porzione dorsale degli
uriti) 2-10 si possono vedere due
striscioline scure lungitudinali sub-
mediane. Cerci grigi, con fasce tra-
sverse brune o rossicce, distribuite
in tutta la loro lunghezza, ma più Baetis rhodani immagine femmina (foto web)
evidenti nella parte prossimale (più
vicina all'addome). Gonostili di 4
articoli, il 1° piuttosto robusto, più
lungo che largo, semifuso col 9°
urosterno (porzione ventrale degli
uriti); il 2° articolo fuso con il 3°
ma decisamente più largo di que-
st'ultimo così che il passaggio dal-
l'uno all'altro è indicato da un bru-
sco restringimento ben evidente;
l'ultimo articolo è breve e di forma
subsferica. Con 2 cerci, paracerco
impari mediano assente.
Immagine femmina
Lunghezza del corpo (cerci esclu-
si): 5,5-9 mm. Lunghezza dei cerci:
14-16 mm. Colorazione generale
come nel maschio, salvo l'addome
che non è mai trasparente ed ha
un colore un pò più intenso; gli ulti- ne. Gonostili ridotti, 1° articolo ne laterale. Labbro superiore sub-
mi 3 uriti (segmenti addominali) semifuso con una zona membrano- quadrangolare con incisura media-
sono più chiari dei precedenti. sa posteriore del 9° urosterno; 2° le sul margine distale. Labbro infe-
Decimo urosterno (porzione ven- articolo indistinto dal 3° a differen- riore con lobi stretti ed allungati,
trale degli uriti) suddiviso in 2 pia- za dell'immagine. terminanti con una punta smussa-
stre mediante un'incisione a V che Subimmagine femmina ta. Palpi labiali di 3 articoli, l'ultimo
interessa la loro metà distale. Le Colorazione come nella subimmagi- con forma per lo più emisferica.
piastre hanno contorno sub-ovoi- ne maschio. Dimensioni e 10° uro- Zampe poco robuste con tibie con
dale, troncato distalmente. Cerci sterno come nell'immagine femmi- peli corti e sparsi. Caratteristiche
come nel maschio. Subimmagine na. peculiari: 7 paia di tracheobranchie
maschio. Lunghezza del corpo e Ninfa ovoidali monolamellari con margine
dei cerci come nell'immagine. Capo Lunghezza del corpo (cerci esclu- dotato di piccole spine (fig. h)
e torace come nell'immagine per si): 11 mm. Lunghezza dei cerci: 5
fattezze e colorazione. Addome mm. Aspetto slanciato, corpo fusi-
scuretto. Ali grigio-brune. Zampe forme sub-cilindrico. Colore cre-
anteriori grigie, assai scure nei meo, con macchie scure e puntifor-
tarsi; zampe medie e posteriori più mi submediali più o meno evidenti
chiare delle precedenti ma coi tarsi sui tergiti addominali. Antenne
quasi neri. Cerci come nell'immagi- piuttosto lunghe. Occhi in posizio- visibili solo in ninfe non troppo gio-
vani (lunghezza del corpo maggio-
re di 3 mm) e presenza, sul margi-
Baetis rhodani ninfa (foto web) ne posteriore dei tergiti addomina-
li, di squame ovoidali allungate
(fig. a).
Cerci frangiati sul loro lato interno

e privi di sottili anelli scuri; para-


cerco frangiato su entrambi i lati e
più lungo della metà dei cerci.
a) Margine posteriore del IV° tergi-
te; h) Margine IV^ lamella tracheo-
branchiale (da Belfiore, 1983)
ETOLOGIA degli stadi preimmagi-
nali ed immaginali
Specie polivoltina, con 2 generazioni annuali.
Neanidi e ninfe di tipo iponeofilo, vivono aggrappate sulla superficie dei sassi rivolta verso l'alto o sui
fondi rocciosi (ai quali restano aggrappate, nonostante la loro apparente gracilità, anche quando la forza
viva dell'acqua è notevolissima) o posate sui detriti del fondo, talora su muschi e altre piante e si spostano
di solito velocemente a nuoto essendo assai agili e veloci. Lo sfarfallamento avviene semplicemente sulla
superficie dell'acqua ed in qualunque ora del giorno. Le immagini compiono il noto volo nuziale in numero
elevato di individui; l'accoppiamento avviene in volo ed anche a notevole altezza. Le immagini della prima
generazione (di grandi dimensioni), provengono da ninfe che hanno svernato, volano in primavera e in esta-
te fino ai primi di agosto. Quelle di seconda generazione (di piccole dimensioni), provengono da ninfe che
si sono sviluppate più rapidamente durante la buona stagione e incominciano a sfarfallare in luglio. Gli inset-
ti adulti sono quindi reperibili per quasi tutto l'anno, dai primi accenni della primavera, talora quando le
acque sono ancora parzialmente ghiacciate, fino all'autunno inoltrato. Le femmine per ovideporre a quanto
Baetis rhodani subimago femmina (foto web)

pare scendono sotto la superficie dell'acqua; con le loro ali accartocciate attorno al corpo trattengono qual-
che velo o bollicina d'aria che serve a prolungare la vita subacquea, in tempo per deporre le uova in pros-
simità del fondo, sulla superficie inferiore dei ciottoli, talvolta anche su sabbia e limo. Dopo la ovideposizio-
ne muoiono nell'acqua. La subimmagine di tale specie può vivere anche per 32-34 ore e subisce l'ultima
muta di solito al calar della notte.
GEONEMIA
Albania, Austria, Belgio, Bosnia Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia,
Germania, Gran Bretagna (Isole incluse), Grecia (Isole incluse), Italia (Sicilia e Sardegna incluse),
Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Irlanda del Nord, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo,
Repubblica Ceca, Repubblica d'Irlanda, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna (incluse Baleari),
Svezia, Svizzera, Turchia Europea, Ucraina, Ungheria, Ex Yugoslavia (Serbia, Kosovo, Voivodina,
Montenegro).
A pesca nella valle del
GERLOSBACH

( indicazioni generali di sopravvivenza per chi ha la folle ambizione


di unire la pesca con le vacanze familiari….RESTANDO VIVO!!)
….le esigenze cambiano, si cresce e contemporaneamente, almeno in modo provvisorio, si rivedono gli obiettivi…que-
st'anno la mia nuova e dolcissima realtà mi ha "imposto" la ricerca di un luogo di vacanza in cui poter abbinare un po'
di pesca, con le necessità di una famiglia con neonata al seguito…
E così niente location drammaticamente "into the wild", bensì la ricerca di un posto che coniugasse le esigenze di tutti
e tre: Roberto, Federica e Giulia.
Questo itinerario è rivolto ad ogni pescatore, ma in particolare a chi abbia l'ambizione e la tenacia di voler dedicare
almeno un paio d'ore al giorno alla proprio passione durante la tanto agognata vacanza con la famiglia; sempre che
abbiate, come me, una moglie e una figlia tanto amorevoli da concedervele!!
Il mio pensiero è sempre stato quello di tenere il più possibile le situazioni distinte e separate, ma quest'anno in preda
ad una vera e propria crisi d'astinenza, mi sono "forzato" a integrare le cose e così di necessità, virtù.
Dopo varie ricerche e selezioni, abbiamo deciso di passare una settimana di vacanza nella valle del Gerlosbach e più
precisamente a Gerlos in Austria, alloggiando all'hotel Platzer.
Le notizie non erano molte, ma quelle
avute sicuramente incoraggianti.
Presupposti che mi hanno convinto:
"una bella valle a 1250 mt sul livello
del mare, quindi possibilità di evitare
l'afa di Roma a fine Agosto;" u n a
bella struttura alberghiera dotata di
una SPA e un centro Wellness, davve-
ro di ottimo livello; scoprirò poi, tutto
arricchito da una gentilezza e ospitali-
tà davvero unici;" un torrente principa-
le con 4 affluenti laterali di cui almeno
un paio immuni all'intorbidimento
dovuto a piogge copiose, per un tota-
tale di 20 km di corsi d'acqua, più 3
laghi a disposizione. Inutile dirvi che
non era esattamente questo l'ordine di
priorità….
Fatta la scelta, pronti a partire.
Sorvolerò la descrizione del viaggio,
dicendo solo che dopo svariate ore,
poppate, pannolini e qualche tornante
finale, la valle del Gerlos si apre ai
nostri occhi. E' un posto ameno e ricco
di boschi, una valle tipicamente
austriaca. Il paese, Gerlos, si estende
sulla strada principale e dalla tipologia
dei pochi negozi presenti, soprattutto
di sport, si capisce che è un posto
improntato al turismo sciistico inverna-
le e al turismo estivo degli appassiona-
ti di trekking e gite in montagna.
L'impatto con l'albergo è ottimo, tutto
richiama la pesca, dalle porte, alle
vetrate, agli zerbini, si ha subito l'im-
pressione di essere nel posto giusto.
La sensazione è confermata anche
dagli interni, in particolare nella zona
wellness dove l'effige di pesci che
ghermiscono insetti è ricorrente.
All'ingresso vi è anche una piccola
postazione per costruire artificiali con il
materiale a disposizione, ed inoltre
una zona dove cambiarsi e mettere ad
asciugare i waders, insomma tutto
perfetto… Adesso la parte più impor-
tante, l'acqua!
Il gentilissimo guardiapesca Kurt, vi
porterà a fare un giro della riserva illu-
strandovi particolarità e posti migliori:
uscendo a piedi dall'albergo, c'è il tor-
rente principale: il Gerlos; è un bel
corso dall'acqua cristallina che ospita trote fario, iridee e salmerini; l'alveo è largo all'incirca dai 3 ai dieci metri.
Peculiarità che potrà essere utile per chi vuole rimanere in vista dei propri cari è che il torrente in molti tratti scorre
lateralmente al paese ed è tutto costeggiato da una bella passeggiata che si può fare agevolmente sia a piedi che in
bici. Relativamente al Gerlos c'è l'unica e più dolorosa nota dolente: infatti è soggetto all'apertura improvvisa della diga
a monte, dovuta ad esigenze di tipo idroelettrico, con piena al seguito.
Il livello sale improvvisamente di almeno un metro e il fiume da paradiso del moschista si trasforma nel paradiso del
rafting. La cosa pericolosa è che non c'è nessun segnale che avvisi dell'apertura della diga, quindi, pescando, si deve
tenere l'orecchio teso e guardare di tanto in tanto a monte per riuscire a scorgere l'onda di piena. Ho chiesto in tutti i
modi, ma non c'è maniera di poter precedere il fenomeno e quindi la pesca risulta decisamente penalizzata in quanto
la concentrazione rischia di andarsene per salvaguardare la propria incolumità. E' un vero peccato perchè basterebbe
una sirena ad evitare "angosciose"
pescate. Il fenomeno è del tutto ran-
dom, e il torrente può essere alto per
tre giorni di seguito come per due ore.
Digerita questa difficile situazione,
vengo accompagnato a visitare uno
per uno gli altri 4 piccoli affluenti:il
Krummbach, lo Schonachbach, il
Wimmerbach e lo Schwarzachbach.
Ancora una volta vengo colpito dall'ot-
tima organizzazione, infatti compreso
nel permesso di pesca, del costo di 15
euro giornalieri, viene rilasciato un
permesso che consente il parcheggio
ovunque lungo la riserva e un teleco-
mando che serve ad aprire le sbarre di
accesso alle valli laterali per poter rag-
giungere comodamente le zone miglio-
ri. Passando in macchina verrete guar-
dati molto male da chi dopo lunghe e
faticose camminate arriverà dove voi,
in pochi, minuti sarete giunti guidando;
dopo un iniziale disagio, non ve ne
curate, andate piano, sorridete e salu-
tate con finta naturalezza, sarete credi-
bili! Ma soprattutto, poco dopo, sarete a pesca!! Gli affluenti sono davvero dei piccoli gioielli, incastonati in queste valli
dalla vista mozzafiato. Senza soffermarmi su ognuno, posso dire che soddisfano le esigenze di ogni pescatore, da chi
desidera acque mosse e/o ambienti infrascati (Krummbach o alcuni tratti del Schonachbach), a chi ama pescare in tran-
quillità in un valle aperta e acqua uniforme (Wimmerbach). I pesci presenti sono ancora una volta iridee (anche frut-
to di semine recenti, mi è capitato di prendere molti pesci della stessa taglia), fario e salmerini; vi assicuro che pescar-
li a queste quote e in posti in cui spesso sarete da soli ( a parte le moltissime mucche), vi darà un piacere e una
sensazione di beatitudine senza eguali. Infine come dicevo, ci sono anche dei laghi nei quali purtroppo non ho
pescato. In uno c'era acqua di neve (Finkausee, l'unico posto in cui sono presenti i temoli) mentre l'altro (Langersee)
che a dire di Kurt è molto pescoso, è raggiungibile solo a piedi dopo due ore di cammino, cosa per me impossibile,
almeno per quest'anno. Sarà per la prossima volta. Ed ora una breve descrizione della pesca, purtroppo come premes-
so ho pescato un massimo di due-tre ore al giorno e mai nelle ore del coup de soir, prendete quindi questo mio arti-
colo come un suggerimento di itinerario, senza la presunzione di voler descrivere tutto in maniera esaustiva; nonostan-
te questo sono riuscito a divertirmi molto.
Sicuramente il torrente da cui ti aspetti le catture più interessanti è il Gerlos, sono riuscito a pescarci un paio di volte
e nonostante la paura della piena, quando i livelli sono buoni, è davvero un torrente molto attraente e pescoso. Al mio
solito l'ho affrontato con una 7'6'' per coda dt3, finale di 5 mt e unicamente a secca, ma in realtà si presta bene anche
all'utilizzo di attrezzi più lunghi per pescare sia a secca che a ninfa.
Le difficoltà di pesca non sono particolari, a patto, come sempre, di aver un buon bagaglio di lanci antidragaggio per
poter insidiare le prede più interessanti. Si pesca sul medio-breve e personalmente ho usato principalmente imitazioni
di terrestrial per battere i sottoriva e, durante le schiuse, piccole effimere, unici insetti presenti nei miei "disparati" orari
di pesca. Ho utilizzato molto poco le imitazioni di tricotteri, tipicamente serali; ho fatto qualche tentativo durante il gior-
no in caccia, ma non sono risultate
essere particolarmente redditizie.
Ottima l'imitazione della mosca che
importuna le mucche vista l'alta densi-
tà di bestiame.
Discorso parzialmente diverso invece,
per alcuni degli affluenti, in quanto,
secondo me , conviene ridurre la lun-
ghezza del finale (circa 4mt-4,5 mt) e
orientarsi su attrezzi non superiori agli
8'6''. L'approccio dovrà essere più
cauto, si pescherà con pochissimi
metri di coda fuori e in molti tratti
quasi unicamente con il finale.
Alcuni di questi torrenti sono piuttosto
tecnici, in quanto l'acqua è particolar-
mente veloce e l'alveo ricco di pietre
che generano le correnti più fantasio-
se. In questa situazione possedere una
buona tecnica di lancio farà sicura-
mente la differenza, in quanto far
sostare la mosca in pesca per il tempo
utile è sicuramente più difficile. Verrete
sicuramente ripagati da una corretta azione di pesca. Un'altra tipologia di affluente è quello che scorre placido in mezzo
alla valle, costeggiato da prati verde smeraldo. Sicuramente ci si rilassa di più, la pesca è più facile e si ha la possibi-
lità di catturare fantastici salmerini dalla livrea meravigliosa.
In tutti gli affluenti ho avuto ottimi risultati con imitazioni di cavallette e api di varie dimensioni, cosa ipotizzabile viste
le quote in cui ci si trova: 1300-1700 mt circa. La taglia media dei pesci è proporzionata all'ambiente, quindi non molto
elevata, ma le sorprese sono sempre in agguato e vi capiterà di vedere davvero dei bei pesci in salute. Qualche trota
di dimensione più generosa ho avuto modo di agganciarla sul Gerlos.
La cosa che mi ha stupito positivamente è stata la selettività dei pesci e il fatto che una volta saliti su una mosca non
c'era più verso di convincerli nuovamente; avrete quindi poco margine di errore e modo di affrontare avversari dotati
di una buona rusticità.
Prima di chiudere questo mio breve resoconto, voglio sottolineare nuovamente quanto il posto sia adatto a passeggia-
te, anche dotati di passeggino, come ogni corso d'acqua è per molti tratti costeggiato da sentieri per nulla impegnati-
vi, così che, chi volesse essere "accompagnato" dai propri cari, magari intermezzando una passeggiata con un pic-nic
o con due lanci nelle pool più promettenti, potrà farlo senza nessun disagio. In ogni valle sono presenti poi rifugi per
potersi ristorare e godere di piatti tipici e musica locale.
Un'ultima nota, per me doverosa visto il trattamento che abbiamo ricevuto, è sull'albergo e sull'efficiente personale che
lo gestisce. Ci siamo trovati veramente bene, tutto sicuramente all'altezza, dal cibo (tipicamente austriaco, quindi molto
sostanzioso) alla sistemazione e alle possibilità di svago e relax proposte. Per ogni problema, la gentilissima Cornelia,
che parla un perfetto italiano, ci ha aiutato rendendoci il soggiorno estremamente piacevole.
Che dire! In conclusione una settimana di relax, famiglia e pesca, in una cornice naturale magnifica, ideale per ricari-
carsi e rimettersi in forze per affrontare il lungo letargo invernale, ahimè, cittadino!!
A presto, nuovamente nella valle del GERLOSBACH!!!

Per qualsiasi informazione:


http://www.hotelplatzer.at/Wohlfuehlhotel/Home.html

Per la pesca, notizie in Italiano:


http://www.hotelplatzer.at/Wohlfuehlhotel/Fischerei_IT.html

Info: +43 (0) 52 84 52 04

Infomail: info@hotelplatzer.at

www.edizioninuma.com
l
il
qu
ro
hi
C

di:Ezio Bissone
Ichironomidi appartengono all'ordine dei ditteri, che sono da sempre presenti nella vita dell'uomo, a volte dal medesimo stimolati
dal suo modo di vivere ad esempio con inquinamenti. I ditteri sono prevalentemente succhiatori vuoi vegetariani vuoi emofili. Di
certo i pesticidi non hanno ottenuto altro che forme di resistenza e da quello che si legge, solo i chironomidi portano qualche bene-
ficio. Si pensi che al mondo sono state descritte oltre 100.000 specie di ditteri, in Europa circa 15.000. L'ordine si suddivide in 3
sottordini, che a loro volta si suddividono in famglie, generi e speci. Abbiamo mosche, mosconi, tafani, zanzare, simulidi e chiro-
nomidi. La forma del corpo si differenzia da grosso e tozzo ad affusolato con colorazioni grige, brune e rossastre. I ditteri hanno
metamorfosi completa e le larve vivono di solito in acqua o terreni molto umidi. Importante è la disponibilità di acqua. Abbiamo
forme terrestri da adulti, mentre le forme larvali delle zanzare, chironomidi e simulidi sono strettamente acquatiche. I chironomidi
(chironomidae Newman 1836) a livello di adulto assomigliano alle zanzare ma si differenziano da loro in quanto le femmine non suc-
chiano sangue. Occupano un importante ruolo negli ecosistemi di acqua dolce a livello lavarle, comunemente, chiamati dagli ingle-
si, bllood worms (vermi sanguigni) e conosciuto dai pescatori il famoso ver de vase. il colore rosso è dato dall'emofilina. A livello di
imitazioni possiamo riscontrare i vari worm più o meno esili fatti con micro ciniglia rossa o materiali simili. ( vedi altri dressing
www.CPMAM.net). Gli insetti adulti sono molto simili a zanzare, il corpo affusolato (1-10mm), zampe lunghe e sottili, il capo è pic-
colo, le ali sono lunghe e strette, ripiegate a tetto sull'addome. Gli adulti vivono molto poco, non si nutrono e nel momento dell'ac-
coppiamento si uniscono in folti sciami di forma conica, si spostano attratti dalla luce o da oggetti o persone. Le femmine depon-
gono in acqua le uova in un unico ammasso gelatinoso, centinaia di uova. Le larve vivono sul fondo di stagni, fiumi e laghi anche
a notevoli profondità (200mt.); vivono in folte comunità che possono raggiungere le 100.000 unità per m2. Le larve possono esse-
re libere o con astuccio. La pupa ha una vita di poche ore.
Quando è matura,la larva risale molto lentamente verso la
superficie dove sfruttando i ciuffi di setole e le appendici
respiratorie, si aggrappa alla tensione superficiale dell'acqua
per impuparsi. Fra le specie più comuni il CHIRONOMUS
PLUMOSUS. Non mi dilungherò oltre sulla morfologia di que-
sto animaletto così utile anche alla sopravvivenza dei nostri
amici pinnuti, ma dannazione sotto il punto di vista alieutico
per i PAM. Ho pescato la prima volta con imitazioni di chiro-
nomidi negli anni '80 sul fiume Dora Baltea, fiume già molto
inquinato in quegli anni; ricordo che verso le 15 del pome-
riggio, sulla superficie delle acque piatte come vetro, nel
tardo autunno, si vedevano dei cerchietti sull'acqua. Erano le
bollate delicatissime provocate da trote che tranquillamente
si cibavano delle larve in schiusa sul pelo dell'acqua; pesci
oltre il chilo con la delicatezza di un vaironcino. In quel perio-
do si usavano mosche più simili a spent che a chironomi, e
solo con le imitazioni di Devaux che si cavò il ragno dal buco
per intenderci. L'imitazione era costruita da un corpo realiz-
zato con airone cenerino rigato con quill di pavone pelato
poco "marcato", cioè non prelevato dall'occhio della piuma.
Le ali erano in punta di hackles c0lore grigio-bianchiccio posi-
zionate divaricate sull'addome. Un hackle di gallo grigio com-
pletava l'artificiale. l'unica differenza tra la mosca di Devaux
e quella da me modificata sta nel corpo che nel mio caso è
molto più esile. Infatti il corpo del mio chiro è costituito solo
da un quill pelato prelevato dall'occhio della penna di pavo-
ne. Molto probabilmente l'esilità di questo corpo così ottenu-
to invoglia anche le trote più riottose a salire. Una conside-
razione di massima che vale per tutti gli artificiali "dry": ricor-
date, prima di cambiare la mosca perché considerate non
valida,di SGRASSArE almeno 10cm. di nylon vicino alla
mosca!! Con la saliva, con del limo reperito sul fondo del
fiume o con prodotti adeguati ( magic sink o detersivo piat-
ti), passate (dopo aver posizionato ed eventualmente silico-
nato la mosca) il prodotto scelto, strofinandolo sui 10/15cm
di nylon in prossimità della mosca…a volte (quasi sempre)
come per miracolo, la mosca "prende".
Il dressing del Chiro dry è:
Amo: TMC 100 #16
Filo montaggio: 6/0 PRE WAX nero
Corpo: quill pelato di pavone
Ali: due punte di hackles gallo grigio-bianchiccio
Hackles: una piuma di gallo grigio
Testa: come filo montaggio
Ovviamente potrete variare con i quill rossi il corpo del vostro
chiro.
Buona costruzione. Ezio Bissone
mail fly51@tiscali.it
Effimera

Amo: 12
Filo: Oliva 8/0
Code: Pelo di cervo oliva
Addome: Quill di tacchino
Ali: 2 piume di cdc sagomate a caldo
Hackle: Pelo di cervo oliva

Fissato l'amo sul morsetto si procederà a formare le code con delle fibre di pelo
di cervo, poi fissiamo il quill di tacchino e, portandoci con il filo di montaggio a
2/3 della lunghezza dell'amo, avvolgeremo a spirale fissando proprio dove ci
siamo portati con il filo di montaggio, a questo punto creeremo le ali con due
piume di cdc che sagomeremo a caldo e che fisseremo nello stesso punto dove
abbiamo fissato il quill, successivamente formeremo un'asola con il filo di mon-
taggio e dopo aver pareggiato un ciuffo di pelo di cervo lo inseriremo nella stes-
sa avvolgendo poi a spire non troppo serrate fino al ridosso dell'occhiello aven-
do cura di pettinare all'indietro ad ogni spira, fissiamo, tagliamo l'eccedenza e
formiamo la testa con il filo montaggio.

Potrebbero piacerti anche