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Per i dotti della botanica il cappero si chiama Capparis spinosa e fa parte della famiglia delle
capparidacee, si tratta di un arbusto perenne davvero tenace, che cresce anche tra le vecchie
mura a secco. Ama i terreni sassosi ed è davvero umile nell’accontentarsi di poche risorse,
resistendo alla siccità estrema. La pianta di cappero forma un cespuglio dal portamento cascante
e la sua fioritura è un’esplosione di fiorellini bianchi che colora il paesaggio.
La parte che tutti conosciamo e che troviamo abitualmente in conserva sottaceto o sotto sale si è
il suo bocciolo, da cui poi nasce il fiore, ma si può consumare anche il suo frutto.
Il bocciolo del cappero in cucina viene usato spesso, si può considerare una via di mezzo
tra l’aromatica e l’ortaggio, il suo caratteristico sapore forte e gradevolmente salato si presta
particolarmente all’abbinamento col pomodoro ed è diffuso quindi nei sughi rossi o sulla pizza.
Essendo una coltivazione perenne davvero semplice da mantenere conviene metterne almeno
una pianta in un angolo dell’orto o del giardino, se il vostro clima lo consente. Non ha
particolari problemi di insetti e malattie, per cui è perfetta per una coltivazione biologica, con
pochissimo lavoro il raccolto è assicurato.
Terreno. Il cappero ama i terreni sassosi e aridi, non a caso lo troviamo come pianta
spontanea nell’Italia meridionale costiera dove cresce persino tra le pietre dei muri. Non ama i
terreni umidi e richiede un suolo altamente drenante, pena la morte della pianta. Non serve che
la terra sia particolarmente ricca di sostanza organica, anzi i capperi ben si adattano a
svilupparsi in terreni poveri e poco fertili. Per questo motivo non occorre alcuna concimazione.
Sesto di impianto. Le piante di cappero vanno distanziate almeno 120 cm l’una dall’altra, visto
che l’arbusto col tempo si espande abbastanza.
Tanta pazienza. Seminando a marzo il cappero produrrà il suo primo raccolto a giugno
dell’anno successivo e solo l’anno seguente ancora entrerà in produzione a buon regime. Per
questo se non avete la pazienza di aspettare più di un anno dovete comprare una piantina.
Sarchiatura. L’unico lavoro da fare se si vuole coltivare il cappero nell’orto è quello di tener
pulita l’aiuola dalle erbacce con periodiche sarchiature.
Irrigazione. La pianta del cappero ama l’aridità, per questo si bagna esclusivamente quando le
piantine sono giovanissime, appena sviluppato un buon apparato radicale diventa autonoma nel
trovare l’acqua anche se non piove molto. Chi bagna tutto l’orto deve anzi fare attenzione a
lasciar stare la pianta del cappero.
Concimazione. Il cappero è poco esigente ma può gradire una concimazione sporadica con
stallatico o pollina, sparsa e zappettata attorno alla pianta. Si può fare una volta all’anno o
biennale.
Potatura. Ogni anno si può potare il cappero tagliando i rami in febbraio. Una bella potatura è
stimolo perché la pianta possa germogliare correttamente e produrre tanti boccioli.
Se si tiene la pianta in vaso potrebbe essere necessaria l’irrigazione da una a tre volte a
settimana a seconda del clima e della dimensione del vaso, stando attenti a non esagerare con la
quantità di acqua fornita.
Raccolta del frutto. Il frutto del cappero si forma in seguito alla fioritura, a partire in genere
dalla metà di giugno e per tutta l’estate, si raccoglie staccandolo completo di picciolo. Lasciar
formare i frutti significa però perdere buona parte dei boccioli.
Utilizzo dei capperi. In genere il bocciolo di cappero appena colto si lascia seccare qualche
giorno, poi si mette sottaceto oppure si conserva sotto sale. Anche i frutti del cappero si
conservano sotto sale e si mangiano come aperitivo.