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SEMESTRALE DI CULTURA E PEDAGOGIA MUSICALE | ORGANO DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER L’EDUCAZIONE MUSICALE | ANNO XLIX | GIUGNO 2019

QUALITÀ
DELL’
ESPERIENZA
ESTETICA
NELLA
SCUOLA

n. 180
Indice

ES
TE
Editoriale

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Rito Ideale

CA
Alessandra Anceschi, Luca Bertazzoni,

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Lara Corbacchini, Anna Maria Freschi,

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Mariateresa Lietti p. 3

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Educazione estetica a scuola

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tra emozione e cognizione


Mariagrazia Portera p. 7
Tra Bellezza, Ombra e Ricerca:
la vocazione sistemica
dell’educazione musicale
Antonia Chiara Scardicchio p. 14
I “bronci” di Giuditta.
Una lettura mimetico-musicale
dei personaggi di Caravaggio
Donatella Bartolini p. 23
Su www.musicadomani.it
L’estetica dell’improvvisazione
tra suono e silenzio Document-Azioni
Mirio Cosottini p. 36 Un filo rosso per appassionarsi
a conoscere, fare, sentire
Riletture Alessandra Anceschi, Beatrice Veronesi
Sulla bellezza nell’educazione.
Uno sguardo strabico su Viewpoints
Bruno Munari e Alberto Manzi L’educazione estetico-musicale
Alessandra Falconi p. 47 fra psicologia e neuroscienze
a cura di Lara Corbacchini
Digressioni
Un’avventura straordinaria. Libri
Ricordando Rosalba Deriu a cura di Mariateresa Lietti
alla direzione di “Musica (Carlo Delfrati su: Musica Picta
di A. Anceschi; la Redazione su: L’infanzia
Domani”
dell’estetica di E. Dissanayake; Musica e
a cura di Franca Mazzoli p. 51
educazione estetica di AA. VV.)
Insegnare con passione!
In ricordo di Rosalba Deriu Notizie
Giovanna Guardabasso p. 58 a cura di Anna Maria Freschi
Musica Domani
Semestrale di pedagogia e cultura musicale Organo della Siem - Società Italiana per l’Educazione Musicale
Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 411 del 23.12.1974 - ISSN 2421-7107 Anno XLIX, numero 180 (giugno 2019)

Direzione responsabile
Alessandra Anceschi

Redazione
Luca Bertazzoni, Lara Corbacchini, Anna Maria Freschi, Mariateresa Lietti

Impaginazione e grafica
Erica Spadaccini, La Nuova Tipolito snc - Felina (RE)

Segreteria di redazione
e-mail: redazione@musicadomani.it

La rivista è disponibile gratuitamente, in formato Pdf, per i soci ordinari Siem in regola con l’iscrizione. Ai soci Siem è data
la possibilità di acquistare copia cartacea (con interno in b/n) scrivendo a info@lanuovatipolito.it per un costo di € 6 +
spese di spedizione entro il 27 luglio 2019. Oltre questa data le condizioni di vendita potrebbero modificarsi sulla base
degli aggiornamenti dei costi di stampa.

Quote associative Siem


Soci ordinari e biblioteche (annuali): € 35,00
Soci sostenitori (annuali): da € 70,00
Soci ordinari e biblioteche (triennali): € 100,00
Soci Junior: € 8,00

Modalità di iscrizione
Per associarsi alla Siem è necessario seguire le procedure indicate su https://siem-online.it/siem/

In copertina
Intreccio di rami e cielo infinito, fotografia di Vilius, Federico e Samuel, allievi della classe 3F (a. s. 2016-17),
Scuola Secondaria di Primo Grado “Carlo Alberto Dalla Chiesa” (Reggio Emilia).

Hanno collaborato al numero


Donatella Bartolini, docente di Pedagogia Musicale (Conservatorio di La Spezia)
Mirio Cosottini, musicista, filosofo, docente di Musica (Scuola Secondaria di Primo Grado, Pian di Scò, Arezzo)
Carlo Delfrati, pedagogista (Milano)
Alessandra Falconi, responsabile Centro Alberto Manzi/Centro Zaffiria, atelierista Metodo Bruno Munari (Bologna/Rimini)
Giovanna Guardabasso, docente di Pedagogia Musicale (Conservatorio di Rovigo)
Franca Mazzoli, pedagogista (Bologna)
Mariagrazia Portera, ricercatrice di Estetica (Università di Firenze)
Antonia Chiara Scardicchio, docente di Pedagogia Sperimentale (Università di Foggia)
Beatrice Veronesi, studentessa (Reggio Emilia)

Supervisione abstract in inglese


Alessandra Confetta, Marco Rapetti
Rito Ideale

L’
editoriale, articolo di apertura di una pubblicazio-
ne periodica, è uno dei rituali della tradizione

Editoriale
giornalistica ed è abitudine assunta anche da
riviste che approfondiscono uno specifico
ambito disciplinare, qual è “Musica Do-
mani”1.
Per questa rinnovata edizione vogliamo provare a rivisitare il
ruolo dell’editoriale alla luce di una delle sue forme anagrammate:
l’Editoriale si farà, di volta in volta, Rito Ideale. Affezionati a una del-
le funzioni antropologiche del rito (quella di rendere miti, prescrizioni,
formule – nel nostro caso pensieri e pratiche – ripetibili e tangibili per i
partecipanti), ne vogliamo reiterare il compito ideale, accogliendolo nella
doppia accezione di sostantivo e aggettivo.
Affidiamo perciò a queste parole introduttive sia la descrizione di con-
tenitori e contenuti del nuovo impianto, sia l’illustrazione degli intenti di
fondo – idee e ideali – che hanno guidato all’individuazione della nuova
(vecchia?) formula.
Convinti che le antinomie, secondo gli insegnamenti di Edgar Morin,
costituiscano i diversi aspetti di un’unica realtà e che la loro contradditto-
rietà sia alimento a sostegno del rifiuto delle riduzioni e delle semplifica-
zioni, nel dar rinnovata veste alla rivista abbiamo voluto accogliere senza
dicotomie il vecchio e il nuovo2. Dopo alcuni anni in cui il periodico ha
seguito un destino comune a tanti altri, quello della sua smaterializzazio-
ne, ne abbiamo voluto ripristinare l’aspetto tangibile, offrendo ai lettori la
possibilità di riconquistarne la tattilità (e “odorabilità”) cartacea.
In una bustina di Minerva del 1994, Umberto Eco affermava che vi
sono due tipi di libri, quelli da consultare e quelli da leggere. Quelli da
leggere «son fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca,
anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi
batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie

1
Ricordiamo ai lettori che la rivista è presente nel Rilm (Répertoire International de
Littérature Musicale) ed è ospitata nell’elenco Anvur delle riviste scientifiche dell’A-
rea 11.
2
Edgar Morin, I miei filosofi, Erickson, Trento 2012.

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e segnalibri [...], stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia
individuale a seconda dell’intensità e regolarità delle nostre letture [...],
si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura
fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo
che per la cervicale»3. Nel ripensare perciò a un periodico di natura spe-
culativa e di approfondimento tematico, poco in linea con la velocità, la
reticolarità e dispersività della rete, abbiamo creduto che il miglior modo
per suggerirne la lettura fosse, sempre per dirla con Eco, la forma «deter-
minata dalla nostra anatomia».
Accanto alla vecchia modalità di fruizione abbiamo riproposto la nuo-
va (benché da tempo la rivista la contempli), imprescindibile per la
contemporaneità in cui viviamo: uno spazio all’interno della stermi-
nata rete telematica per accogliere spunti e materiali di più agile
e immediata consultazione (www.musicadomani.it).
Illustriamo in modo più puntuale l’articolazione dei
due contenitori.
La rivista cartacea (fruibile anche nel consueto formato
Pdf) ospiterà una circoscritta rosa di contributi attorno a un tema
prescelto. I contributi saranno corredati da una o più letture di testi
(vecchi e nuovi) che hanno dibattuto il tema in modo significativo col-
locate sia sulla rivista cartacea, sia on-line.
Lo spazio Web avrà invece il compito di affiancare ai testi argomen-
tativi materiali di maggior concretezza esperienziale. Oltre ad accoglie-
re eventuali integrazioni necessarie al completamento dei saggi editi sul
cartaceo, lo spazio in rete cercherà di non disgiungere cartesianamente
anima e corpo e di ricondurre le riflessioni a esperienze declinate nell’o-
peratività e nelle dimensioni del sensibile. Sono state individuate sezioni
caratterizzate da precipue specificità:
- la sezione delle Document-Azioni intende raccogliere modalità di
narrazione di esperienze didattiche o più variamente formative (ma
anche performative) in relazione al nucleo tematico, ponendo al
centro l’efficacia comunicativa e una diretta percezione/restituzione
delle azioni condotte;
- la sezione denominata Viewpoints, sempre a partire dal focus di ap-
profondimento, ambirebbe ad avvicinare il lettore a studi e ricerche
internazionali attraverso sintesi redatte in forma schematica e com-
parativa;
- la sezione Notizie si occuperà di selezionare link, informazioni e altri
materiali che appaiano di interesse anche oltre il nucleo monografi-
co e che beneficeranno di un aggiornamento più frequente, indipen-
dente dalle uscite semestrali del cartaceo;
- infine, il sito della rivista conterrà uno spazio dedicato ai Libri: usci-

3
Umberto Eco, La bustina di Minerva, Bompiani, Milano 2000. La rubrica è compar-
sa per decenni sul settimanale “L’Espresso”.

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te editoriali di antica data o di più stretta attualità (queste ultime
non necessariamente legate al tema) recensiti o commentati in agili
schede.
Le caratteristiche di flessibilità e adattabilità dello spazio in rete con-
sentiranno di inserire e accogliere eventuali ulteriori aperture che si ren-
dessero opportune.
I temi che proveremo ad affrontare copriranno – come è consuetudine
del periodico – l’ampio spettro delle esperienze con la musica nei contesti
più diversi. La rivista intende rinnovare l’impegno a porsi quale strumen-
to per l’aggiornamento di quanti operano nella formazione musicale
e la doppia articolazione on-line/cartaceo ribadisce l’intenzione di
instaurare dialoghi e interazioni tra la riflessione teorico-scienti-
fica e la pratica sul campo.
L’attenzione che si vorrebbe maggiormente incentivare,
orientando in modo più deciso alcune direzioni intraprese in
passato dalla rivista, è quella di un’esperienza musicale aperta
a diverse dimensioni espressive, nella consapevolezza che il valore
formativo della Musica possa affermarsi con maggior vigore laddove si
entri in relazione e collaborazione con l’ampio spettro delle esperienze
artistiche. «Quando non vi sono almeno due termini, non ve n’è nessuno,
perché uno non può definirsi e dunque esistere se non differenziandosi
dall’altro»4. L’ottica interdisciplinare, più arditamente interartistica, è
quella che vorremmo mettere in luce affinché si provi a dar voce, al di
là degli stretti confini disciplinari, a una pedagogia che accolga l’este-
tico come tratto trasversale al fatto educativo nella sua interezza e che
contribuisca a far crescere la consapevolezza nei docenti e nei formatori
che la progettazione (un’arte applicata) va vista nell’ottica di «qualcosa
che ha a che fare con un artigianato creativo» in cui i differenti linguaggi
collaborano «per costruire rappresentazioni del mondo e delle identità
collettive»5. Proveremo in questo ad accogliere il suggerimento di Jean
Dubuffet e «sperimentare un’etica bifida, una digitazione del pensiero,
una pluralità di centri, una musica suonata su diversi pentagrammi»6.
Ci è parso pertanto indicativo di questa direzione il tema di approfon-
dimento scelto per l’apertura dell’edizione rinnovata: Qualità dell’espe-
rienza estetica nella scuola.
In questo numero si vedrà affiancato il pensiero di una studiosa delle
teorie dell’oggetto estetico e delle sue relazioni con le scienze della vita
(Mariagrazia Portera), a quello di una pedagogista (Antonia Chiara Scar-
dicchio) che si relaziona alla ricerca e alla formazione (o, per meglio dire,
all’estetica della ricerca e della formazione) attraverso un’altra fertile

4
Jean Dubuffet, Asfissiante cultura, Abscondita, Milano 2006, p. 81.
5
Marco Dallari – Stefano Moriggi, Educare bellezza e verità, Erickson, Trento
2016, pp. 133 e 131.
6
Jean Dubuffet cit., p. 53.

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antinomia, quella che accosta Logica e Fantastica. Studiosi-didatti-mu-
sicisti come Donatella Bartolini e Mirio Cosottini ci accompagneranno
nella riflessione di esperienze condotte a scuola che pongono al centro
l’ibridazione dei linguaggi e l’osservazione dei “comportamenti estetici”
che si attivano.
Quale possibile fil rouge sottostante alle diverse direzioni, nel numero
abbiamo accolto una rilettura “strabica” del pensiero di Bruno Munari e
di Alberto Manzi che sottolinea le importanti ricadute delle loro intuizioni
in ambito educativo (a cura di Alessandra Falconi).
Nella sezione in rete delle Document-Azioni, un analogo fil rouge (non
solo metaforico, ma concretamente realizzato) viene raccontato da una
giovane allieva che, nel “mettere in scena” il suo esame di terza
media, pone in essere in modo esemplare (quanto esteticamen-
te coinvolgente) quell’ideale di interdisciplinarità a cui la
scuola anela.
Partiamo dunque con il desiderio di coniugare la pon-
deratezza e il rigore della riflessione con la ricerca di vie di
realizzazione di una qualità poetica del fare scuola.
Nell’afferrare il testimone che ci consegna Gianni Nuti – alla
guida del periodico nel corso dell’ultimo quinquennio – vogliamo in
conclusione testimoniare la contentezza per la ricostituzione di un gruppo
di redazione che, proprio grazie alla passata esperienza in seno a questa
rivista, ha assaporato le modalità di un lavoro pariteticamente condiviso
dove prosaicità (intesa quale discussione e confronto costruttivo, collabo-
razione e organizzazione razionale) e poetica (intesa quale curioso stupore
e meraviglia, anche del quotidiano) sono sempre state le facce di una
medesima medaglia. Il gruppo si completa con l’ingresso di Luca Bertaz-
zoni che affianca al ruolo in redazione quello, assai più impegnativo, di
presidente della nostra associazione.
Dedichiamo questo primo numero in veste rinnovata alla memoria di
Rosalba Deriu. Il suo contributo alla direzione della rivista dal 1998 al
2005 è stato decisivo per conferire a “Musica Domani” un ruolo di pri-
mo piano nel panorama dell’editoria del settore. Un esempio per tutti da
emulare.

Alessandra Anceschi
Luca Bertazzoni
Lara Corbacchini
Anna Maria Freschi
Mariateresa Lietti

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Educazione
estetica
a scuola
tra emozione
Mariagrazia Portera e cognizione

L’autrice ripercorre l’evoluzione del concetto di estetica dalla metà del


diciottesimo secolo – quando si afferma come disciplina – fino alle odier-
ne teorie che considerano centrale l’educazione estetica per la crescita di
un individuo capace di stare nel mondo rapportandosi con gli altri e col
diverso.

Parole chiave: educazione estetica – atteggiamenti protoestetici – emozione – cognizione

The author traces the evolution of the concept of aesthetics from the
middle of the eighteenth century – when it is affirmed as a discipline –
up to today’s theories that consider aesthetic education as central to the
growth of an individual who is capable of living in the world by relating
to other people and to the Different.
Keywords: aesthetic education – proto-aesthetic attitudes – emotion – cognition
«L’ estetico non si intrufola nell’e-
sperienza dall’esterno, a causa
di un lusso ozioso o in virtù di un’idealità
Convinto che il bisogno dell’occhio – cioè
il bisogno, proprio di ciascun essere uma-
no, di godere di esperienze estetiche – non
trascendentale, ma […] è lo sviluppo chia- fosse meno pressante del bisogno della
rificato e intensificato di tratti che appar- fame e che, inoltre, l’occhio umano fosse
tengono a ogni esperienza normalmente “poroso” tanto nel bambino quanto nell’a-
compiuta. Considero questo fatto la sola dulto, pronto a confondersi e a perdere di
base sicura su cui poter costruire una te- vista ciò che lo appaga autenticamente se
oria estetica»1: così, con nettezza, scriveva esposto a condizioni di vita opprimenti e
John Dewey nel 1934 nel suo fondamenta- inaridite (durissima è la critica deweyana
le Arte come esperienza. Gli fa eco, mezzo alle condizioni d’esistenza delle popolazio-
secolo più tardi e portando a conseguenza ni operaie nell’America della prima metà
intuizioni e riferimenti alla teoria dell’evo- del Novecento)3, Dewey si impegna in una
luzione già operanti nel testo deweyano, la vasta opera teorica e pratica di educazio-
studiosa di evoluzione delle arti Ellen Dis- ne estetica per l’adulto. Supportate dalla
sanayake: «L’estetico non è qualcosa che sua teoria estetica, le opere collezionate
si aggiunge alla nostra natura – qualcosa nel corso di decenni presso la Fondazione
di appreso o di acquisito, come ad esempio Barnes, tutt’oggi assai attiva nei percorsi di
imparare a parlare una seconda lingua o didattica delle arti, diventavano occasione
imparare a cavalcare: l’estetico, piuttosto, di un’educazione dell’umano all’umano.
è il modo stesso in cui siamo»2, homines Un’educazione tesa alla rimodulazione di
aesthetici. Pur muovendo da orizzonti te- sguardo, emozioni e intelligenza nel frui-
orici non sovrapponibili e facendo uso di tore, così da consentire quella «vitalità
strategie argomentative tra loro eterogenee, intensificata», quel «commercio attivo e
sia Dewey, in Arte come esperienza, sia Dis- vigile con il mondo» che «al suo culmine
sanayake, in tanti dei suoi contributi spe- comporta una completa compenetrazione
cialistici sul tema, puntano l’accento sulla tra sé e il mondo» in cui Dewey riconosce-
imprescindibilità dell’estetico per la piena va l’esperienza estetica in senso proprio4.
fioritura umana tanto a livello individua- Su una linea analoga a quella di Dewey
le quanto a livello sociale e di gruppo. In si muove l’impegno critico di Dissanayake
questo senso, all’educazione estetica è ri-
conosciuto, da entrambi gli autori, un ruolo 3
«Poiché l’organismo per sua natura ha fame di
essenziale nelle strategie educative e for- appagamento nel materiale dell’esperienza, e poi-
mative rivolte a bambini e adulti. ché gli ambienti prodotti dall’uomo, sotto l’influenza
dell’industria moderna, sono meno soddisfacenti e
Noto è l’impegno profuso da Dewey, più repellenti che in qualsiasi epoca precedente, è
in collaborazione con Albert C. Barnes fin troppo evidente che c’è ancora un problema da ri-
della Fondazione Barnes cui è dedicato solvere. La fame che ha l’organismo di trovare appa-
Arte come esperienza, per l’organizzazione gamento attraverso l’occhio è a mala pena inferiore
di percorsi didattici di educazione esteti- al suo pressante bisogno di cibo. In effetti molti con-
tadini hanno prestato cura maggiore alla coltivazione
ca pensati, in particolare, per le classi più
di un’aiuola fiorita che non alla produzione di ortaggi
disagiate delle periferie di Philadelphia. da mangiare. In tal caso devono essere attive forze
che agiscono sui mezzi meccanici di produzione che
sono esterne al funzionamento delle stesse macchi-
1
Dewey 2007, p. 70. ne.», Dewey 2007, pp. 324-325.
2
Dissanayake 1995, p. XIX. 4
Dewey cit., p. 45.

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in vari articoli e saggi recenti contro il pri- più, sin dal primo conio dell’espressione
vilegio pressoché esclusivo assegnato nel- “educazione estetica” (aesthetische Er-
la scuola americana, a partire dagli ultimi ziehung) con Friedrich Schiller nelle sue
dieci o vent’anni, alle discipline Stem, Lettere sull’educazione estetica dell’uomo,
Scienza Tecnologia Ingegneria Matema- l’esperienza estetica si configura come
tica, a scapito dell’educazione alle arti e integrazione armonica degli impulsi alla
all’estetico. La scuola odierna, secondo la sensibilità e all’emozione, da un lato, e
studiosa, ha relegato le arti e l’estetico a degli impulsi al ragionamento e all’astra-
un ruolo meramente collaterale e accesso- zione, dall’altro. Il dominio unilaterale
rio. Ma se l’estetico è, come non si stanca degli uni sugli altri, indifferentemente,
di rilevare la studiosa, «il modo stesso in snatura l’uomo, facendone un “selvaggio”
cui noi siamo», ciò significa che la scuo- – se a dominare è l’impulso alla sensibi-
la odierna perde spesso di vista proprio lità, alla materialità, allo sfogo incontrol-
ciò che appartiene al cuore della natura lato di passioni ed emozioni – oppure un
umana. Beninteso, con tali annotazioni “barbaro” – se a dominare è l’impulso
critiche relative alla condizione dell’istru- all’astrazione, che mette a tacere, sotto al
zione scolastica contemporanea l’intento peso del ragionamento, ogni istanza che
di Dissanayake non è affatto quello di ri- proviene dalla sensibilità.
proporre vetuste diatribe circa la supposta Anticipando argomenti che saranno
superiorità delle humanities e delle arti sviluppati nel corso del ‘900 da filosofi e
sulle scienze naturali e dure, o vicever- teorici della società, Schiller rileva come
sa. L’intuizione di fondo della studiosa, l’organizzazione stessa della vita sociale e
in sintonia con Dewey, riguarda piuttosto politica all’interno degli Stati moderni e i
la potenza straordinaria dell’esperienza meccanismi di produzione che regolano il
estetica di armonizzare tra loro gli strati lavoro spingano inesorabilmente alla scis-
emotivi e cognitivi dell’esperire umano, sione e contrapposizione dei due impulsi
in una sinergia di creatività e regola di fondamentali. Tanto più importante divie-
cui, appunto, anche lo studio delle disci- ne dunque, nelle condizioni moderne d’e-
pline Stem – come qualsiasi altra attività sistenza, schiudere uno spazio possibile
formativa umana – può avvantaggiarsi. È per la composizione dei due impulsi, pena
per questa ragione che in ogni curriculum lo svilimento dell’umano e, infine, la sua
formativo, specialmente nell’infanzia e totale perdita. Tale spazio di composizio-
prima adolescenza, l’educazione estetica ne armonica è, appunto, approntato dal-
può e deve affiancare l’impegno in tutte le le arti e dall’estetico che nell’impulso al
altre specializzazioni disciplinari5. gioco compongono dinamicamente i due
vettori opposti di sensibilità e ragione6.
Emozione e cognizione Che la sinergia di emozione e cogni-
Sin dalla prima fondazione dell’esteti- zione, il loro “libero gioco”, per utilizzare
ca come disciplina filosofica autonoma, a i termini kantiani, sia il tratto caratte-
metà del secolo diciottesimo con Alexan- ristico dell’esteticità dell’esperienza è
der Gottlieb Baumgarten, e, ancor di dato che risalta con perspicuità, oltre che
in Schiller, anche a una disamina pur a
5
Si veda Dissanayake 2000 l’intero cap. 6 intito-
lato Taking the Arts Seriously. 6
In Schiller 1959.

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grandissime linee dell’intera tradizione ta dei lavori di Ellen Dissanayake sulle
estetico-filosofica occidentale. Forse non cosiddette early interactions tra madre
altrettanto noto, e dunque potenzialmente e bambino e, soprattutto, delle ricerche
d’interesse in questa sede, è come ulterio- di Michael Tomasello sulle scene di at-
ri corroborazioni alla fondamentale intu- tenzione congiunta tra adulto e infante
izione filosofica dell’estetico quale diade (che Tomasello analizza con riferimento
dinamica di emozione e cognizione siano pressoché esclusivo alle dinamiche di
venute recentemente anche dal versante acquisizione della facoltà di linguaggio e
di numerosi studi empirici e sperimenta- di cui Desideri invece mette in luce tutta
li in scienze cognitive, in psicologia del- la centralità anzitutto per la problemati-
lo sviluppo, in bio-psicologia, in teoria ca estetica)8.
dell’evoluzione umana. È stato in parti- Come dimostrano numerose ricerche
colare Fabrizio Desideri, nell’arco degli in psicologia dello sviluppo e in neuro-
ultimi vent’anni, a indagare nel dettaglio scienze evolutive, i bambini molto picco-
e con respiro interdisciplinare alcune fe- li, sin dalle primissime settimane di vita,
lici convergenze tra il pensiero filosofico sono assai più di mere tabulae rasae: essi
dell’estetica, con particolare riferimento riescono a scambiare sguardi, espressioni
a figure classiche come Platone, Aristote- di piacere e dispiacere con l’adulto, a ri-
le, Kant, e le punte più avanzate e perciò chiamare la sua attenzione, ad agire come
meno riduzioniste del pensiero scientifi- partner all’interno di quelle proto-con-
co7. versazioni (dette baby talk o motherese o
infant-directed speech) che Ellen Dissa-
Interazioni precoci nayake definisce “performances multimo-
Quando, per mezzo di percorsi di dali”. I segnali scambiati nel baby talk tra
educazione estetica, l’insegnante lavora adulto e infante, infatti, appartengono a
per promuovere l’integrazione felice di più media diversi: segnali visivi, gestua-
risorse emozionali e risorse cognitive nel li, sonori (sorrisi, carezze, mimiche fac-
bambino, nella forma di una vera e pro- ciali, vocalizzazioni), tutti peculiarmente
pria equilibrazione estetica, il suo im- elaborati, formalizzati, ripetuti, modulati
pegno è diretto a portare a compimento al fine di rafforzare il mutuo legame af-
disposizioni all’armonizzazione già atti- fettivo. Dissanayake si riferisce a questo
ve in nuce nelle primissime fasi di vita “elaborare”, messo in atto spontaneamen-
dell’infante; disposizioni che nel corso te da madre e bambino, nei termini di un
dell’infanzia hanno tuttavia bisogno di making special, cioè un rendere speciali
un adeguato supporto da parte dell’edu- o straordinari gesti ed espressioni che
catore per consolidarsi e affermarsi nella appartengono alla quotidianità ordinaria
forma di un habitus duraturo. Desideri della comunicazione interindividuale,
ha dedicato a questo punto – il passaggio appunto ripetendoli, esagerandoli, forma-
da atteggiamenti protoestetici all’estetico lizzandoli ecc. Nell’interpretazione della
compiutamente dispiegato – pagine im- studiosa, il baby talk in quanto making
portanti nei suoi studi, anche sulla scor- special behaviour è culla dell’estetico e
delle arti in senso proprio: quando infatti
7
Si vedano anzitutto i recenti Desideri 2011;
2018. 8
Cfr. Desideri 2011, p. 49 e sg.

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gli artisti, in maniera intenzionale e con- zione condivisa»10. Dalla relazione diadi-
sapevole e non più spontaneamente e in- ca tra infante e adulto, che si scambiano
consapevolmente come nel baby talk, pro- gesti, sorrisi, espressioni emozionali e at-
ducono le loro opere (danza, canto, mu- testazioni di cura e dedizione reciproca,
sica, performance teatrale ecc.), ricorrono si passa a una relazione triadica di infan-
per sollecitare e modulare le emozioni del te-bambino-oggetto. Attratto dalle pro-
fruitore allo stesso bacino di meccanismi prietà aspettuali di certi oggetti intorno a
“speciali” utilizzati da madre e figlio per sé (dal loro colore, dalla loro forma, dalla
rafforzare il bond emozionale. morbidezza o levigatezza dei materiali che
Un punto, tuttavia, va adeguatamente li costituiscono ecc.), il bambino è ora in
messo in luce: l’interpretazione in termini grado a un tempo di interagire attivamen-
puramente emozionali (cioè di mero sfo- te con l’oggetto e di seguire lo sguardo e
go emotivo) del baby talk mancherebbe l’attenzione del proprio partner (l’adulto),
il bersaglio. Il bambino pur piccolissimo, invitandolo a toccare anch’egli, a manipo-
infatti, nell’interagire con l’adulto fa già lare, a esaminare l’oggetto in questione,
qualcosa in più che dar sfogo alle proprie condividendo dunque il suo entusiasmo e
emozioni: ne organizza spontaneamente (presumibilmente) il suo piacere. Ci tro-
l’espressione secondo “turni” o sequenze, viamo qui alle prese con uno scambio, da
sperimenta il piacere della ripetizione, in- individuo a individuo, di emozioni, curio-
scrive le espressioni emozionali all’inter- sità esplorativa e piacere che germinano
no di pattern di interazione che configura- dal polo attenzionale dell’oggetto. Come
no una vera e propria “proto-grammatica” scrive Desideri: «in queste scene d’inte-
della relazione, negoziata con l’adulto razione tra il bambino e un adulto (solita-
e che il bambino apprende e internaliz- mente la madre o chi ne ha cura), l’espe-
za progressivamente9. La co-presenza di rienza di un’intenzionalità condivisa, che
emozionalità e regole (o proto-regole) che agisce cooperativamente già sul piano del
ne governano l’espressione è fondamen- comune far attenzione, presuppone uno
tale: l’emozione, già nel baby talk culla sfondo di complicità emotiva. Emozione e
dell’estetico, è integrata pur seminalmen- cognizione si congiungono e si fondono, in
te a componenti logico-organizzative. una sorta di anticipazione della felicità co-
Nell’arco di qualche mese, quando il operativa, in rapporto alla terzietà dell’og-
bambino acquista sufficiente competenza getto che costituisce il polo attenzionale
cognitiva e motoria, il baby talk si specia- condiviso»11. Detto altrimenti, nel conte-
lizza sempre più in quelle che Michael sto delle scene di attenzione congiunta il
Tomasello ha chiamato «scene di atten- bambino fa ulteriormente esperienza (in
maniera ancor più marcata di quanto ac-
9
Già a pochissime settimane d’età i bambini di- cada nel baby talk, poiché “chiarificata”
mostrano una sensibilità straordinaria per il ritmo, dal polo dell’oggetto) di quella dinamica
riconoscono la ripetizione di pattern e sequenze e percettiva integrata sul doppio canale co-
riescono a stabilire spontaneamente veri e propri
“turni di discorso” (ovviamente senza uso di lin-
guaggio vero e proprio), nell’interazione con la ma- 10
Per una sintesi dettagliata delle posizioni di To-
dre o con chi ha cura di loro. Colwyn Trevarthen, masello a cavallo tra psicologia dell’età evolutiva,
in particolare, ha dedicato studi ormai classici sul psicologia comparata ed evoluzione culturale, si
turn-taking nei bambini piccoli: ne rende conto veda il recente Tomasello 2019.
Dissanayake in 2015, p. 90 e sg. 11
Desideri 2018, p. 59 e sg.

n. 180 | musica domani | 11


gnitivo-emotivo in cui l’esperienza esteti- mi la cui attivazione ripetuta genera pia-
ca “adulta” avrà il suo nucleo fondante. cere, e “abitua” l’estetico come capacità,
Si tratta di forme di esperienza germinali cioè ne fa – appunto – un habitus.
«dove […] l’impatto percettivo attenzio- Si sono moltiplicate, negli ultimi due
nalmente condiviso con oggetti-attrattori, decenni, le ricerche di tipo sperimentale
ovvero con alcune loro proprietà elemen- volte a individuare i substrati neuro-co-
tari ma significative esteticamente, lascia gnitivi dell’esperienza estetica (“neu-
tracce mnestiche che predispongono a ro-estetica” o “estetica sperimentale”):
futuri riconoscimenti di oggetti estetica- gli studi più illuminati, e meno riduzio-
mente salienti e rafforzano l’esigenza di nisti, sono tutti sostanzialmente d’accordo
reiterare quelle esperienze»12. La men- nell’indicare la caratteristica peculiare
te estetica è plastica, duttile. Dal primo della mente a funzionamento estetico in
sorriso della madre al bambino alla triade una integrazione vantaggiosa tra circuiti
giocosa infante-adulto-oggetto fino alla neuronali legati alle funzioni cognitive
competenza estetica “in senso proprio”, superiori e strati più antichi dell’organiz-
ogni esperienza piacevole emotivamente zazione cerebrale tipici della mente emo-
densa e cognitivamente indeterminata di zionale. Cioè, appunto, tra cognizione ed
proprietà aspettuali del mondo, compiu- emozione14.
ta dall’individuo, lascia il suo segno, al L’aspetto che vorrei sottolineare, in
modo di tracce di calpestii in ogni dire- questa sede, è che questo funzionare in-
zione che, col passare del tempo, si fanno tegrato di cognizione ed emozione, in una
sempre più intricate. Alcune tra queste dinamica percettiva che ingrana vantag-
tracce, legate, come loro controparte, a giosamente la mente a oggetti del mon-
caratteri generalissimi degli oggetti d’e- do (alle loro proprietà aspettuali), non è
sperienza (l’unità nella varietà, l’armonia, l’espressione di un “gene per l’estetico”
l’integrità, la proporzione ecc.) risultano o di un modulo innato di cui disponiamo
più marcate, più dense e più piacevoli ad già alla nascita, cioè non è alcunché di
attivarsi di altre: sono gli schemi esteti- dato sin dall’inizio: va piuttosto appreso,
ci, dispositivi flessibili di apprensione e praticato, esercitato, appunto “abituato”.
selezione che accompagnano, modifican- Neppure, però, con ciò si intende suggeri-
dosi, l’individuo per la sua vita intera e re che esso sia prodotto meramente cultu-
affondano saldamente le proprie radici rale (cioè non biologico): l’estetico, come
nel tempo fecondo dell’infanzia13. capacità “di sviluppo”, fa saltare le dico-
tomie tra natura e cultura, innato e acqui-
Educare all’estetico sito, universalità biologica e relativismo
Potremmo sostenere, a questo pun- culturale. Nelle dinamiche complesse
to, che la mente estetica è mente che “si dell’ontogenesi, tanto le risorse biologiche
abitua”: il bambino, crescendo, abitua sé (come disposizioni) quanto quelle cultu-
stesso all’estetico, cioè a quella dinamica rali si combinano con pari dignità per far
percettiva di interplay emotivo-cognitivo emergere un novum.
che si coagula progressivamente in sche- Ora, il fatto che l’estetico vada “abi-
tuato”, esercitato, praticato significa an-
12
Desideri cit., p. 63.
13
Desideri cit., l’intero capitolo terzo dedicato agli
Schemi estetici. 14
Si veda, ad esempio, Brown et al. 2011.

12 | musica domani | n. 180


che che nessuno diventa homo aestheticus le medesime flessibili somiglianze sche-
da solo: come la madre per il bambino matiche): sia questo “diverso” un’altra
nel baby talk, come gli oggetti e il partner tradizione culturale, un’altra lingua, un
adulto nelle scene d’attenzione congiunta altro orizzonte di pensiero, un altro uomo.
ecc., così, nel corso dello sviluppo, la ca- In questo senso, pratiche artistiche come
pacità estetica di ciascuno ha bisogno di la musica o la danza, ad esempio, posso-
una “nicchia” di cose e persone dai cui no valere da piattaforme espressive che,
plurimi intrecci poter emergere. È allora nel cuore stesso delle specificità culturali
importante, allorché la relazione quasi proprie a ciascuno, consentono il dialogo
esclusiva tra il bambino e l’adulto che ne efficace con mondi e contesti di cultu-
ha cura lascia il posto alla molteplicità di ra altri dal proprio – non annullando le
relazioni con i pari e con adulti “istitu- differenze ma, appunto, intessendo trame
zionali” quali insegnanti e educatori, che dialogiche a partire da e oltre esse.
venga garantita al bambino anche e so-
prattutto a scuola ulteriore possibilità di
consolidare, nell’esperienza, quegli sche-
mi estetici ad altissima flessibilità che già
hanno cominciato a coagularsi a partire
dalle scene di attenzione congiunta. La
scuola serve all’estetico. Il compito di Bibliografia
un’educazione estetica efficace è, pecu- Steven Brown et al., Naturalizing Aesthetics:
liarmente, favorire da un lato la capacità Brain Areas For Aesthetic Appraisal Across Sen-
sory Modalities, “Neuroimage”, 58, 2011, pp.
di abituarsi a regole flessibili (e piacevoli 250-258.
a essere apprese e ripetute) e, dall’altro, Fabrizio Desideri, La percezione riflessa. Estetica
alimentare la curiosità esplorativa del e filosofia della mente, Cortina, Milano 2011.
bambino e la passione per la sorpresa, – , Origine dell’estetico. Dalle emozioni al giudi-
perché l’habitus estetico, in via di stabi- zio, Carocci, Roma 2018.
lizzazione, non si sclerotizzi in abitudine, John Dewey, Arte come esperienza (1934), tr. it. a
cioè mera ripetizione meccanica. cura di Giovanni Matteucci, Aesthetica, Palermo
A partire da qui, però, si capisce anche 2007.
Ellen Dissanayake, Homo Aestheticus. Where Art
perché, se la scuola serve allo sviluppo
Comes From and Why, University of Washington
della dimensione estetica dell’esperien- Press, Seattle-London 1995.
za umana, d’altra parte tale dimensione – , L’infanzia dell’estetica. L’origine evolutiva
serve – e moltissimo – a scuola. Se per- delle pratiche artistiche, a cura di Fabrizio De-
cepire il mondo esteticamente è disporsi sideri e Mariagrazia Portera, Mimesis, Milano
nell’equilibrio dinamico tra riconosci- 2015.
mento del simile (mediante l’applicazione – , Art and Intimacy. How the Arts Began, Uni-
di schemi sedimentati) e passione per la versity of Washington Press, Seattle and London
2000.
sorpresa del nuovo, che forza e rimodula
Michael Tomasello, Becoming Human. A Theory
ogni volta quegli stessi schemi, l’estetico of Ontogeny, Harvard University Press, Cambri-
è anche piacere del confronto con il di- dge (MA) 2019.
verso (perché nuovo e “sorprendente”) e Friedrich Schiller, Lettere sull’educazione este-
riconoscimento in ogni diverso del proprio tica (1794-1795), in F. Schiller, Saggi estetici,
(perché appreso piacevolmente secondo a cura di Cristina Baseggio, Utet, Torino 1959.

n. 180 | musica domani | 13


Tra Bellezza,
Ombra e
Ricerca:
la vocazione
sistemica
dell’
educazione
Antonia Chiara Scardicchio musicale

A partire da una visione dell’esperienza estetica che considera suoi attri-


buti anche le imperfezioni, il disordine, l’aritmia, la fragilità, l’autrice ri-
flette sulla postura che l’insegnante di musica può assumere per divenire
«educatore dal e di pensiero complesso».

Parole chiave: educare alla bellezza – negative capability – metadisciplinarità – complessità

Having as starting point a vision of the aesthetic experience which also


considers imperfections, disorder, arrhythmia, fragility as its attributes,
the author reflects on the posture that the music teacher can take in order
to become «educator from and of complex thought».

Keywords: educating to beauty – negative capability – metadisciplinarity – complexity


Amate il fragile e il perituro, libero pensare – quello antidogmatico, ov-
poiché le cose più preziose, le migliori, vero in grado di oscillare dialetticamente
compresa la coscienza, e non ossidarsi su un punto solo, fermo e
compresa la bellezza, sterile, fermo e muto – ed educazione mu-
compresa l’anima,
sicale?
sono fragili e periture.
Può esistere, con cognizione: dove non
Edgar Morin1 è soltanto tecnica né solo pratica ridotta
ad esercizio alienante e alieno, accade
che, sempre, la musica prendendoci ci
partorisca, ogni volta di nuovo, mai repli-
cante, neppure dove si suoni all’infinito

E sistono connessioni profonde tra


questioni musicali e questioni
vitali: penso al ritmo che è prova biolo-
il medesimo pezzo; accade quando l’e-
sperienza musicale è insieme mistica e
carne, ogni volta scuotimento, ogni volta –
gica della salute, al timbro, all’accordo e qualsiasi sia lo stile e il mezzo, come nel-
al tempo che, preciso, come seguisse uno la forma complessa e gravida di una jam
spartito, muove il sangue nelle vie intime session – chiamata alla scrittura continua,
del corpo umano e in quelle cosmiche e alla ri-scrittura, chiamata della musica
del corpo universale. Non è “romantica” alla vita, convocazione all’attenzione, vo-
l’associazione: dal secolo scorso, tutte le cazione alla presenza, disposizione alla
scienze, umane ed esatte, in ragione delle ricerca.
scoperte neuroscientifiche2, convergono
al punto medesimo che intreccia musica Il fragile e il perituro: questioni
e vita, non esistendo in natura nulla che di scienza, conoscenza, ricerca
non sia riconducibile a suono e a suono In questo senso la questione estetica
orientato, persino nell’ora della sua di- nell’educazione musicale non sta dentro
scontinuità: tutto sta come fosse musica. la visione riduzionistica che la riconosce
E in quel punto/nodo dove la musica solo scienza del bello. Visione sterile quel-
intreccia la biologia, l’antropologia, la fi- la che considera estetica il solo studio dei
sica, la geologia, l’astronomia e le neuro- modi, culturalmente e mai naturalmente
scienze, proprio lì vale la pena fermarsi soltanto, creati, attraverso i quali il Bel-
un attimo a curiosare dentro quel nodo lo si considera oggettivamente riportabi-
particolare: quello tra educazione musi- le a forme univoche e tutte coincidenti
cale e filosofia, lì dove quest’ultima non con l’assenza di discontinuità, deformità,
inerisce l’istruirsi in merito a temi e bio- cambio improvviso e perturbante di regi-
grafie ma, a un più meta livello, inerisce stro.
il pensiero nella sua forma più raffinata e La Bellezza ha, altresì, profondamente
libera: l’interrogazione. a che fare con questioni d’ombra, anche3.
Esiste, esiste davvero un nesso tra edu- Inseguirla come fosse purezza assoluta
cazione al pensiero, intesa come scuola al
3
Pagliarani 2012; Carmagnola 2012; Morelli
1
Morin 2005, p. 208. 2010; 2017; 2018; Bettetini – Poggi 2017; Morin
2
Sacks 2010. 2019.

n. 180 | musica domani | 15


significa sradicarla dalla vita, dalla com- conoscenza: e qui, nel medesimo solco,
plessità che le appartiene nel ritmo, pri- sta la ricerca musicale, anch’essa ricer-
mordiale e imperituro, che dice del paso ca filosofica e domanda potente intorno
doble come forma e metaforma di tutto ciò ai perché e ai come, della Vita come della
che è vivo e vitale. E l’assenza di ritmo, Morte. Ed è dell’insegnamento, della sua
come contraria alla ricerca, come contra- natura identitaria, il non potersi ridurre
ria alla conoscenza, è talmente sterile che a pratiche senza connessione col destino
persino gli dei, di tutte le religioni, se ne proprio e del mondo. Ed è dell’insegna-
guardano bene. La Bellezza riguarda il mento, allora, la ricerca riflessiva e me-
limite, lo screzio, la rottura; quelli che a tariflessiva intorno ai nessi tra oggetto di-
ognuno, certosina, in varia misura la Vita sciplinare e Bellezza4, conoscenza umana
riserva e che allora sono al centro della e ombra, caducità, vulnerabilità.
umana interrogazione: al centro del ritmo Abbiamo molto letto e studiato intorno
singolare e plurale. al tema, che rischia l’essere strumentaliz-
Così la musica, come tutta l’arte e zato, dell’educare alla Bellezza: ed effetti-
come tutta la scienza, sta dentro la vita e vamente suonano insieme timore e tremo-
dentro il tentativo umano di incarnarla e, re se si considera che, in nome della sua
contemporaneamente, trascenderla: chi riconduzione a uni-formità, anche l’Olo-
l’ha cercata e la cerca nel solo ordine, la causto fu perseguito col medesimo scopo:
perde. Come chiunque provi a imparare eliminare la deviazione dalla propria idea
a suonare soltanto imparando a solfeggia- di Bello, Puro, Perfetto.
re, come a voler imparare a ringraziare… Allora la musica, che conosce armo-
senza conoscere la gratitudine. E no: la nia e salto, convoca come molto più che
Bellezza non può stare, non può restare in pratica rabbonente e sollievo: no, non è
una musica che non sia in grado di stra- la pratica consolatoria la sua natura più
volgere i paradigmi, di mutare gli sfondi, acuta. L’educazione musicale è – o meglio
non solo spostare gli oggetti in primo o può essere – abilitazione alla negative ca-
secondo piano. La musica diventa espe- pability, quella “capacità negativa”5 che
rienza filosofica, di carne e d’anima, ogni ci consente di non fuggire ma dimorare
qual volta, come la vita intera, ci toglie nell’incertezza, di agire in situazioni com-
i confini e ci lancia fuori dalle rigidità, plesse orientandoci alla ricerca, nell’ora
dalle routine di pensiero e modi, dalle delle perturbazioni e dei dissesti, di un
più incrostate nostre frontiere, psichiche e nuovo stato, non cercando di ristabilire
materiche. Ci lancia e ci getta: nell’Igno- quello perduto: abilitazione allo stare nel-
to e nell’ombra, il solo luogo dove la Vita la molteplicità dei possibili considerando-
si svela, ci svela. E tutto questo ha a che la non come patologia, ma come passaggio
fare, profondamente, col proprio cospetto svelante, concependo/vivendo le stonatu-
alla vulnerabilità: al cospetto di tutto ciò re e lo stridere degli archi come alterna-
che, della Vita, non coincide con l’ordine tive, non ovvietà, inedite forme cruciali
nostro, con la pienezza di nutrimento che alla creazione tanto quanto le perfette
da bambini era equazione con la felicità.
Tutte questioni – interrogazioni – che ri- 4
Dallari – Moriggi 2016.
guardano senso e centro di ogni ricerca di 5
Lanzara 1993.

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esecuzioni. Scienza complessa l’educa- prima del Novecento, ha il coraggio della
zione musicale, quando non coincide con auto-eco-conoscenza (così Morin chiama
la deificazione dell’assenza di errore (non la capacità dell’interrogare che non cede
solo pratico, anche interiore), è in grado alla tentazione di non interrogarsi)8.
di diventare potente viatico di elevazione La vocazione epistemica e insieme este-
metacognitiva e metaemotiva. tica dell’educazione musicale è, così, sal-
to paradigmatico, oltre una visione unica-
Epistemica, estetica, etica: meta- mente disciplinare: sta nel raggio amplia-
metodo della postura musicale to, ampliante, della metadisciplinarietà,
Dimensione sistemica di questa esteti- che dice della necessità di lasciar andare
ca musicale che, allora, ci interroga intor- un modus disciplinarista teso a centrare
no alle competenze metadidattiche di chi oggetti e saperi, per fare un salto indietro
è chiamato a insegnarla: quale postura in- che corrisponde, invero, a uno in avanti:
teriore può renderla esperienza filosofica, zoom out.
riconoscendole la sua identità primordia- Zoom out cognitivo e metacognitivo:
le, di generatività in ogni esecuzione? per cogliere che “scienza del bello” non
Chi, musicista e maestro, considera è scienza di alcuni oggetti piuttosto che
la musica configurazione, non soltanto altri, ma scienza di configurazioni, meta-
oggetto: e allora da disciplina d’arte ne forme, metasguardi: complessi, connessi,
percepisce e crea il passaggio a “scienza ecologici perché non segreganti.
estetica” ed “estetica scientifica”, modo Embodied: così le neuroscienze de-
della conoscenza che si caratterizza per scrivono la conoscenza, quella non solo
il porre il Sé innanzi a Se stesso: come intellettuale, quella che ha a che fare col
la filosofia, come la storia quando diven- cambiamento reale, col conoscere non
ta critical thinking6, come la letteratura come possedere ma come diventare9.
quando incarna e al contempo decentra, Così ogni docente d’arte e d’arti esper-
così la musica ha potere emancipatorio e to di divenire ed esperto di metamorfosi
trasformativo per le identità che la vivono e morfogenesi, decentrato e decentrante,
come al contempo metodo e metametodo, libero dal tratto delirante dell’onniscien-
pensiero e sua interrogazione, pratica e za10, è, proprio per questo, esperto di in-
sua evoluzione7. terdipendenze e saperi complessi, esperto
E dunque chi può insegnarla se non di processi e non soltanto di prodotti11.
chi è disposto a questo interiore salto, da Oltre gli spicchi disciplinari, verso l’o-
istruttore a ricercatore? rizzonte meta-disciplinare: così il docen-
L’attitudine filosofica è ancestrale vo- te di educazione musicale può diventare
cazione dell’educazione musicale: come
per l’arte, plastica e visuale, che sempre
convoca, come per il teatro, che sempre 8
Morin 1993.
espropria e riconsegna, come per ogni arte 9
Damasio 1995; Panksepp 1998; Contini – Fabbri
che, diversamente dalla scienza analitica – Manuzzi 2006.
10
Ceruti 2015.
11
Schön 1988; De Mennato – D’Agnese 2004; Co-
6
Kreber 2012; Brookfield 2015. lombo 2005; D‘Agnese 2007; Fabbri – Striano –
7
Dewey 1961. Melacarne 2008.

n. 180 | musica domani | 17


educatore dal e di pensiero complesso12: alle molte possibilità. È rivoluzionaria
esperto d’esercizio multimodale13, in gra- perché rompe, sovvertendolo, l’Ordine
do di insegnare a planare, e dunque ad Costituito rappresentato dalla cultura
accogliere, lasciando andare il delirio di del risultato a tutti i costi, del prodot-
to come misura di sé, dell’adesione
ogni codice ovvio14 (nelle mille forme, da
acritica e scimmiottante a modelli pre-
quelle intime a quelle politiche, che l’Uno confezionati che impedisce la ricerca
senza Molteplice assume). originale e personale di una propria
Perché? identità professionale, del successo
Perché da tempo le Raccomandazioni quantitativo che oscura la ricerca della
Europee (ahimè – in Italia – mai come qualità»15.
ora assolutamente eluse, nell’economia, Ragione poetica è la forma musicale: il
nell’amministrazione interna e nella pro- doppio filo che lega musica e poesia dice,
gettazione scolastica) identificano, come nella opacità svelante che è propria di en-
nelle indicazioni di Morin (2001), i saperi trambe, di come il loro attraversamento
fondamentali per educare al futuro nelle educativo funzioni come meta-pensiero,
forme particolari del saper stare nell’in- navigazione altra rispetto alla banalità del
certezza e del saper guardare con postura binario proprio della comunicazione aut/
dialettica e complessa: e proprio qui la co- aut. Giacché l’esperienza musicale è per
scienza e la cura della propria postura in- sua natura esperienza epistemica e pras-
teriore musicale rivela la sua potenzialità sica con forme e oggetti complessi, mai
epistemica e vitale. solo singoli e slacciati, e mai solo esterni
Perché? Come? e slegati da sé: l’educazione musicale im-
«…l’arte […] non cerca la verità, il plica di per sé il saper stare o, meglio, il
suo scopo non è risolvere problemi so-stare sul limen tra dentro e fuori, micro
(che è lo scopo della scienza), sem- e macrocosmo, intimità ed estraneità, Sé e
mai essa li annuncia, li anticipa e li
uscita dal Solo-Coincidente-col-Sé.
esplora; e dunque chi pratica l’arte
accetta di non avere soluzioni, di non
avere risposte. John Keats, un poeta Ecodisciplinare e metadisciplina-
romantico della prima metà dell’otto- re: identità sistemica dell’educazione
cento, definì negative capability questa musicale
attitudine dell’artista: “stare nelle in- È in questo sistemico orizzonte che
certezze, nei misteri, nei dubbi, senza si posizionano le spinte di Morin intorno
essere impaziente di pervenire a fatti al tema della questione disciplinare: «la
e a ragioni”. […] La negative capa- missione della scienza non è più di scac-
bility moltiplica gli sguardi, costringe ciare il disordine dalle sue teorie, ma di
ad attenzioni multiple e a stare, nella
prenderlo in considerazione»16. Il para-
pratica di cura, con un atteggiamento
digma che Egli propone – connettendo
costante di attesa, di ricerca, di cu-
riosità. Essa è generativa perché apre ordine e disordine, progettazione e caos,
vincolo e possibilità – assume una precisa
identità: la forma eco-disciplinare e me-
12
Bateson 1984; 1993; 1997; Frabboni – Pinto
Minerva 1994.
13
Anceschi 2019. 15
Di Lernia 2011, p. 33.
14
Munari 1971. 16
Morin 2000, p. 122.

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tadisciplinare: visione che non si riduce ze umane e scienze esatte, coltivando del
a una interdisciplinarità dove ci sia solo pensiero anche abduzioni e correlazioni,
giustapposizione («come le differenti na- non solo induzioni e deduzioni, nella pro-
zioni si riuniscono all’Onu senza poter posta di una Inter-poli-trans-disciplinari-
far altro che affermare ciascuna i propri tà24.
diritti nazionali e le proprie sovranità in In tal senso, nella formazione dell’in-
rapporto agli sconfinamenti del vicino»17). segnante di musica come insegnante di
La proposta moriniana evoca piuttosto educazione estetica25, la promozione delle
una revisione identitaria che consiste metacompetenze sistemiche – epistemolo-
nell’«ecologizzare le discipline»18, ovvero giche e didattiche – compone un curricolo
nel saper comprendere di ogni fenomeno isomorfico a quello della formazione dello
le interdipendenze e dunque nel saper stu- spirito scientifico26. Spirito scientifico che,
diare questioni e temi sempre inserendoli nella sua forma sistemica, è esprit uguale
in uno sfondo complesso come complessa per le scienze umane ed esatte: ove coin-
è la forma della vita reale dove ogni di- cide col pensiero costantemente in grado
sciplina posiziona il suo sguardo partico- di sviluppare ipotesi e teorie, non dottri-
lare19. ne27, riconoscendo che la conoscenza,
A questa forma, «contemporaneamen- quando è apertura e non acritica passiva
te aperta e chiusa» di ogni statuto disci- ricezione priva d’ermeneutica, è avvicina-
plinare20, Morin attribuisce la competenza mento più profondo all’ignoto28. Ignoto:
propria di un punto di vista metadiscipli- chiamata alla adultità da parte della no-
nare laddove l’espressione meta non cor- stra Vita, l’Ignoto è il luogo precipuo della
risponde a un delirio di assolutezza dove ricerca, della conoscenza e dell’evoluzio-
ogni parte si riconosce tutto ma, al con- ne, l’Ignoto è il tempo, meta-cognitivo e
trario, corrisponde a uno sguardo sempre meta-emotivo, dell’avvicinamento all’e-
consapevole della sua particolarità e dun- straneità, del coraggio dello straniamen-
que allenato a muoversi da sé verso l’altro/ to, del moto verso lo straniante: spinta
oltre da sé. precipua della creatività29. Questione
«Occhio extradisciplinare»21: così egli vitale, questione musicale.
identifica la sapienza di ogni disciplinari-
sta in grado di rifuggire il «Peccato Iper- Centratura e decentramento: il
disciplinante»22: lo sguardo monoculare ritmo scientifico – e vitale – della ri-
che guarda e considera l’oggetto della sua cerca musicale
disciplina come «cosa autosufficiente»23. Eccolo il nesso che svela la vocazio-
E così Egli giunge a identificare l’ambi- ne estetica, filosofica, irriducibilmente
zione di un sapere che congiunge scien-

17
Morin cit., p. 123. 24
Morin cit., p. 111 e sg.
18
Morin, Ibid. 25
Anceschi 2009.
19
Anceschi 2019. 26
Scardicchio 2012; 2013.
20
Morin cit., p. 124. 27
Morin 2015, p. 30.
21
Morin cit., p. 113. 28
Morin 2018, p. 19.
22
Morin cit., p. 112. 29
Dallari 1995; 2005; 2008; Calamandrei 2016;
23
Morin, Ibid. Morelli 2010; 2018.

n. 180 | musica domani | 19


etica30 della “educazione/scienza musi- col ciclo che muove dalla interrogazione:
cale”, intesa come ricerca – al contempo sul Sé, sull’Altro, sul Mondo34.
– di identità ed estraneità, continuità e La musica è sì, questione vitale.
discontinuità, norma e sua riscrittura (in-
disgiungibile nesso: non può (r)esistere
l’una privata dell’altra). Ed eccola la sua
identità sistemica e la reale possibilità di
configurarsi tra le scienze della comples- […]
sità31: esercizi spirituali e pragmatici tra la risonanza implica la vulnerabilità,
centratura e decentramento, contempla- la disposizione a farsi raggiungere.
zione e spinta, rivelano la loro natura pie- Sentire è essere vulnerabili.
namente estetica32 e pienamente scienti- Provandoci possiamo constatare come
fica, snodo cruciale per la composizione/ sia possibile accreditare
scomposizione/continua ricomposizione un’interpretazione e una prassi relazionale
di un metacurricolo per l’identità33, lì dove generativa della vulnerabilità.
la Bellezza è scienza e coscienza delle Qualora almeno per certi aspetti lo fosse,
avremmo trovato una via in più
connessioni, non già delle divaricazioni,
per avvicinarci alla ragione poetica,
qui dove educare alla Bellezza è scienza e per capire come si esprimono
coscienza dei nessi, degli accordi e delle le nostre potenzialità,
interdipendenze e, allora, educazione che come cioè manifestiamo
accorda vita interiore e vita comunitaria, le nostre forme vitali […]
nutrimento del Sé e alimento dell’Altro da ovvero come accada che riusciamo
Sé. a generare, creandolo,
Così, all’insegnante d’educazione mu- quello che prima non c’era,
sicale è richiesto questo, tanto intimo e elaborando l’angoscia che la bellezza del solo
profondo, quanto pubblico e politico, ri- concepito ci produce;
come, insomma, facciamo i conti
conoscimento: esteta esperto nella cono-
con l’amore e il timore della bellezza.
scenza – filosofica, incarnata – di Sé e del
Mondo, se esperto di musica quanto d’u- Ugo Morelli35
mano, se conosce l’Umana Ombra – l’al-
trui e coraggiosamente la propria – allora
sperimenta ricerca e didattica come gene-
ratività, sperimenta la Bellezza non come
dato, ma come compito: il proprio. Il pro-
prio sforzo di interrogazione, connessione,
disconnessione, ricerca, riconnessione,
azione. E poi, di nuovo ancora, ricomincia

30
Perezzani 2009.
31
Bateson 1984; 1993; 1997; Bocchi – Ceruti
1988; Munari 1993; Callari Galli – Cambi – Ce-
ruti 2006; Ceruti 2015; 2018. 34
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22 | musica domani | n. 180


I “bronci”
di Giuditta
Una lettura
mimetico-musicale
dei personaggi
Donatella Bartolini di Caravaggio

Partendo dall’imitazione di espressioni e posture dei personaggi ritratti


in quadri di Caravaggio, un gruppo di bambini compone brani musicali
e li esegue accompagnandoli con una proiezione di frammenti del dipinto
ispiratore. Alla luce di questa esperienza e delle principali teorie sullo
sviluppo delle emozioni, l’autrice ipotizza che la motricità rivesta un
ruolo cruciale nella decodifica di emozioni complesse e ambivalenti.

Parole chiave: musica e pittura – fisionomie emotive – Caravaggio – motricità

A group of children imitates facial expressions and postures of some


characters painted by Caravaggio. Then they compose some pieces and
perform them while the inspiring pictures fragments are projected on
a screen. In the light of this experience and of the main theories about
emotional development, the author suggests that motor skills play a
crucial role in decoding complex and ambivalent emotions.

Keywords: music and painting – emotional physiognomies – Caravaggio – motor skills


Si può immaginare uno stato di rabbia Giuditta… ogni fotografia viene presa in
senza ebollizione nel petto, rossore del viso, esame, osservata, analizzata, scartata o
dilatazione delle narici, stringersi dei denti e accolta3.
l’impulso all’azione violenta, ma con i muscoli
fermi, il respiro calmo e una faccia placida? «Questo quadro è brutto!
Io certamente non posso […]. La rabbia Perché?
sarebbe completamente evaporata […] e al suo A me non mi piace
posto non rimarrebbe che un giudizio freddo e quando tagliano la testa.»
spassionato, interamente confinato nel regno Mina
intellettuale.
William James1 Pian piano la classe si è riempita di
immagini: grandi illustrazioni sparse sui
tavoli hanno stimolato interrogativi, osser-
vazioni, scambi di idee e in qualche caso
anche esclamazioni di disappunto (le te-

L aura e Peonia guardano l’immagi-


ne di Giuditta, cercano di imitarne
l’espressione. Per loro, come per tantissi-
ste mozzate di Golia, Oloferne e Battista
si sono rivelate quasi insopportabili per i
più piccoli).
mi bambini, non è un’operazione sempli- Le scene osservate sono puntualmente
ce. Soprattutto i “cuscinetti” (Laura) o i riportate dai bambini alla realtà quotidia-
“bronci”, (Mina, 5 anni) che solcano ver- na, a situazioni concrete. La loro lettura è
ticalmente la fronte sembrano impossibili improntata a un forte realismo: Gesù sor-
da riprodurre. La settimana successiva retto da un angelo diventa un parente che
Laura mi annuncia felice che ci è riuscita, cerca di salvare Paolo4; e Oloferne è uno
si è esercitata a casa e adesso è in grado di schiavo che doveva fare qualcosa per Giu-
rifare la faccia di Giuditta: con le mani si ditta – «forse era un sarto che doveva fare
aiuta a modellare la fronte fino ad assume-
re l’aspetto corrucciato della protagonista 3
Questo percorso di avvicinamento ai personag-
del famoso dipinto di Caravaggio2. gi caravaggeschi è stato svolto con due gruppi di
Facciamo delle foto e le confrontiamo bambini. Con gli allievi della classe di pianoforte
con l’originale: somiglia? Meglio cambia- (Scuola comunale di musica “G. Verdi” - Prato) il
re qualcosa? E la postura, il busto, l’at- lavoro si è sviluppato in senso mimetico e composi-
tivo-musicale. La parte qui descritta riguarda solo
teggiamento delle braccia, l’inclinazione il lavoro dei più piccoli (7-10 anni).
della testa? Il lavoro prosegue nelle setti- Un’indagine parallela è stata realizzata al di fuori
mane che seguono. Gradualmente l’atten- del contesto musicale con bambini di 5-10 anni; in
zione si affina, ogni domanda ci stimola questo caso il contatto con i dipinti è stato affidato
unicamente a uno scambio verbale: nessun tenta-
a riprovare, a osservare particolari che tivo di imitazione mimetica è stato portato avanti,
via via entrano a far parte della “nuova” nessuna realizzazione musicale ha seguito la lettura
dei dipinti. I piccoli si sono limitati a descrivere la
scena. A questo secondo gruppo di bambini è sta-
1
James, 1890-1905, p. 452. to somministrato il Test di Comprensione Emotiva
2
Giuditta che taglia la testa a Oloferne*, 1598- (Tec). Da questa esperienza sono state tratte gran
1599, Galleria nazionale d’arte antica, Roma. Tutte parte delle frasi riportate nel presente lavoro.
le immagini contrassegnate con * e le fotografie indi- 4
Conversione di San Paolo*, 1600-1601, Palazzo
cate nel testo sono visibili in www.musicadomani.it Odescalchi, Roma.

24 | musica domani | n. 180


un vestito» – ed è stato duramente punito Contemporaneamente l’immagine pre-
per aver trasgredito all’ordine (Giulia). scelta è diventata il centro di un lavoro di
Spesso le immagini sono state impro- invenzione sonora: i piccoli hanno cercato
priamente collegate tra loro: Laura di di “descrivere” musicalmente le emozioni
fronte alla Maddalena penitente5 afferma: del “loro” personaggio. Laura, ad esem-
«forse è la moglie di quello che è morto... pio, ha scelto per Giuditta un registro
è la moglie di Golia». molto scuro. Il pezzo è composto quasi
Sorprendentemente però nessuno dei soltanto da una lunga linea condotta dalla
bambini sottoposti a intervista verbale ha mano sinistra che si snoda discendendo,
identificato Giuditta come cattiva, nono- raddoppiata nel registro centrale dalla de-
stante stia evidentemente commettendo stra. Altri hanno inventato pezzi più arti-
un delitto e nonostante i “cuscinetti” o colati, hanno cercato soluzioni armoniche
“bronci”. Tutti hanno attribuito a Olofer- capaci di rendere conto del groviglio di
ne una colpa tale da giustificare l’omici- emozioni suscitate dal loro personaggio.
dio. Altri ancora hanno preso avvio da un pez-
zo studiato e l’hanno modificato, deforma-
«Lei crede che lui è cattivo to, imitato o anche semplicemente usato
e è un po’ triste di quell’uomo. come citazione all’interno di un insieme
Però pensa che è cattivo sonoro più ampio. I più piccoli, lavorando
quindi non è tanto triste.» in gruppi non omogenei per livello, hanno
Mina
creato strutture complesse e articolate, e
utilizzato tecniche molto varie, spesso av-
La ricerca è proseguita anche a casa: valendosi di notazioni non convenzionali
accanto a quelle osservate insieme, si come sostegno per la memorizzazione.
sono affiancate nuove immagini, nuovi Talvolta l’attenzione si è incentrata su-
materiali e nuovi sguardi. Alla fase di gli animali: il cavallo della Conversione di
osservazione collettiva è seguita una più San Paolo7 e la serpe della Madonna dei
individuale, nella quale ognuno ha scel- Palafrenieri8. In questi casi i bambini han-
to uno o più personaggi e ha cercato di no imitato non tanto il “volto” o la postura
imitarli. La riproduzione dei volti e delle dell’animale, quanto le sue movenze e le
movenze del protagonista prescelto è stata emozioni veicolate dalle movenze stesse.
gradualmente messa a punto utilizzando Dopo aver sperimentato il movimento con
la fotografia, che ha permesso un continuo tutto il corpo, i piccoli hanno cercato sulla
confronto tra i tentativi dei bambini e l’o- tastiera delle corrispondenze sonore. La
riginale (è stata costantemente sfruttata la sinuosità del serpente ha stimolato una
possibilità offerta dal computer di passa- ricerca di gesti fluidi dita-polso-gomi-
re, attraverso un lento fade, dalle foto al
dipinto)6.
Malatheatre e soprattutto, in ambito didattico, da
Teri Weikel nei suoi bellissimi lavori con i piccoli
5
Maddalena penitente*, 1595-1596, Galleria Do- della scuola dell’infanzia.
ria Pamphili, Roma. 7
Conversione di San Paolo*, 1600-1601, Palazzo
6
La tecnica dei tableaux vivants è stata utilizzata Odescalchi, Roma.
da molti artisti come Bill Viola, Alexandra Pirici e 8
Madonna dei Palafrenieri*, 1605, Galleria Bor-
Manuel Pelmus, ma anche da Marcello Scalzo, dal ghese, Roma.

n. 180 | musica domani | 25


to-spalla-busto verso un legato che col- intorno a poche, laconiche e insignificanti
legasse più suoni all’interno di un’unica etichette verbali. È stato il contatto analo-
arcata motoria. L’impetuoso movimento gico, l’aver accolto nel proprio movimento,
del cavallo li ha spinti così a sperimen- nel volto e nel gesto questi misteriosi per-
tare tremoli, trilli e salti arditi compiuti sonaggi, che ha reso possibile l’emergere
in scioltezza, ma sempre caratterizzati da di una competenza profonda spesso na-
una costante tensione emotiva. In ogni scosta e inaccessibile al linguaggio, e ha
caso la sperimentazione con tutto il corpo permesso di sperimentarne un’eco sonora
della motricità dell’animale ha stimolato nelle composizioni musicali.
non solo una comprensione empatica del L’affidamento riposto in questo pro-
soggetto dipinto, ma anche preziose rifles- cesso di immedesimazione e comprensio-
sioni sulla gestualità pianistica e sulla sua ne dall’interno ha consentito di affrancare
relazione col suono. l’incontro con Giuditta, Salomè, Madda-
Come conclusione di questo percorso, lena, Maria… da una mediazione espli-
gli allievi hanno eseguito i brani ideati ac- cativa: ai bambini non sono state offerte
compagnando l’esecuzione con una proie- indicazioni sulle storie narrate o sul signi-
zione del dipinto ispiratore: i volti, gli oc- ficato dei simboli presenti nei quadri, né
chi, le sopracciglia, gli sguardi, le mani… chiarimenti iconografici o riferimenti alla
sono stati scelti, ritagliati e montati deci- storia dell’arte. Questa scelta non è stata
dendo con molta cura la sincronizzazione guidata da un’ingenua fiducia nello sguar-
con la musica. Le foto dei bambini sono do innocente, quanto piuttosto proprio
state utilizzate accanto a quelle dell’ori- dalla volontà di conferire un valore co-
ginale, anche qui con tagli, dissolvenze e noscitivo a questo legame empatico, ana-
animazioni volte a valorizzare la prospetti- logico e mimetico tra il bambino, il suo
va di lettura adottata. La sincronizzazione movimento e le immagini di Caravaggio.
con il pezzo e la struttura delle immagini Proprio questo legame ha spinto i pic-
sono state decise dagli allievi stessi, che coli a riflettere anche sulla finalità della
si sono dimostrati estremamente precisi pittura e ha permesso a molti di loro ad-
ed esigenti. dirittura di metterne in dubbio la natura
puramente riproduttiva. Non è stata solo
«Caravaggio ha messo dentro Caterina infatti ad affermare che forse le
degli elementi che non sono verosimili… immagini non erano così realistiche come
ma ce li ha messi per far capire… poteva sembrare in apparenza; certe pro-
ce li ha messi, ma non si possono fare così.» spettive, certe posizioni in realtà erano
Caterina
«irreali», non riproducibili ma «fatte ap-
posta» per «far capire».
Nella osservazione delle scene ritratte i
bambini hanno dimostrato dunque sorpren- «Quello è cattivo, sì,
denti capacità di comunicare le loro letture perché vedi, ha i bronci,
del dipinto. La ristrettezza lessicale però si e in realtà i cavalieri buoni
è rivelata determinante quando gli sforzi non hanno i bronci.»
dei piccoli si sono rivolti alla descrizione Mina
delle emozioni: ogni tentativo si è chiuso

26 | musica domani | n. 180


Le fisionomie emotive al centro del- La capacità dei bambini di decodifica-
la nostra indagine si mostrano comples- re il significato emotivo di atteggiamenti
se, cangianti ed enigmatiche, ed è lecito corporei o espressioni facciali infatti segue
chiederci che tipo di lettura ne riescano a un preciso andamento evolutivo. Secondo
fare i piccoli allievi. Denham (1986), a 3-4 anni i bambini
Secondo la teoria differenziale (Izard sono in grado di riconoscere le emozioni
1977) già dalla nascita tutti “possedia- di base (gioia, paura, collera, tristezza) e
mo” un set di emozioni primarie (paura, di associare la corretta etichetta verbale
collera, gioia, tristezza e disgusto) ritenu- alla mimica del volto. Solo a partire dai 6
te universali e innate; a queste, dopo il anni inizia a svilupparsi la possibilità di
primo anno di vita, iniziano ad aggiunger- categorizzare le emozioni complesse (or-
si quelle secondarie. goglio, imbarazzo, ansia, odio ecc.); altre
I sostenitori della teoria della differen- emozioni come colpa e vergogna vengono
ziazione invece (Sroufe 1997) ritengono distinte più tardi, dai 10-11 anni in poi.
che i neonati inizialmente sperimentino Secondo Pons, Harris e De Rosnay
solo dei “precursori” delle emozioni (sor- (2004) la comprensione delle emozioni si
riso endogeno, trasalimento, pianto), e che sviluppa percorrendo tre stadi. Nel primo,
a tre mesi i piccoli passino da questa ec- tra i 2/3 e i 5/6 anni, i bambini imparano a
citazione indifferenziata a emozioni via via riconoscere le emozioni in base ai segna-
sempre più diversificate seguendo tre di- li espressivi e a collegarle alle loro cause
rettrici, o meglio tre sistemi: piacere-gioia, esterne. In seguito (5/6-8/9 anni) scopro-
circospezione-paura, frustrazione-rabbia. no il ruolo dei desideri e delle credenze
La competenza emotiva – articolata nell’interpretazione emotiva (valutazione)
nelle sue tre componenti: espressione, e imparano a distinguere le emozioni pro-
comprensione e regolazione – inizia a vate da quelle manifestate. La possibilità
svilupparsi dunque molto precocemente. di concettualizzare contemporaneamente
Fin da piccoli infatti, i bambini non solo emozioni diverse (soprattutto di valenza
provano emozioni, ma sanno anche indi- opposta, cioè gioia e paura, tristezza e
viduarle negli altri, sanno riconoscere la soddisfazione ecc.) sembra essere ancora
rabbia piuttosto che la gioia e sanno an- impossibile in questa seconda fase. Un
che come comportarsi di conseguenza, bambino esaminato da Harter e Buddin
sono molto abili nello stimolare le emo- afferma: «non puoi far andare la tua boc-
zioni delle persone che li attorniano, nel ca su e allo stesso tempo giù»9, e un altro:
sollecitarne il contatto, nel suscitare la «Non c’è modo di avere due sentimenti
loro preoccupazione o ilarità. allo stesso tempo, visto che hai solo una
Molti autori sono concordi nel ritenere mente!»10. È soltanto con il terzo stadio
che il graduale percorso di sviluppo del- (8/9-10/11 anni), infatti, che i bambini
la competenza emotiva si concluda solo diventano in grado di comprendere come
con l’inizio dell’adolescenza, intorno agli sia possibile provare emozioni contraddit-
11-12 anni. Altri, come Williams e Aaker torie. In questo periodo si sviluppa inoltre
(2002) ad esempio, ritengono invece che
possa proseguire fino all’età adulta e addi- 9
Harter – Buddin 1987, p. 398.
rittura alla maturità. 10
Harter – Buddin cit., p. 392.

n. 180 | musica domani | 27


la capacità di regolare la propria emoti- può estendersi anche ben oltre l’adole-
vità utilizzando strategie interne, e di scenza: «i cambiamenti di sviluppo nella
comprendere l’influenza delle convinzioni comprensione, nell’esperienza e nell’ac-
morali sull’emotività. cettazione della contraddizione emotiva
Solo molto tardi dunque, i bambini di- possono svolgersi dall’inizio della vita fino
vengono in grado di concettualizzare emo- alla fine»11.
zioni conflittuali: capire come sia possi- L’insistenza di molti autori sul protrar-
bile provare al tempo stesso piacere per si dell’arco di sviluppo si accompagna al
una cosa e dolore per un’altra, desiderare riscontro di forti differenze individuali.
qualcosa e al tempo stesso averne timore. Pons, Harris e De Rosnay (2004) e Harter
Donaldson e Westerman (1986) ritengo- e Buddin (1987), ad esempio, concordano
no che la comprensione dell’ambivalenza nell’affermare che spesso individui della
rappresenti un compito di sviluppo diffi- stessa età mostrano abilità assai differen-
cile, ma assolutamente fondamentale per ziate: la formazione, gli stimoli e gli stili
formare relazioni stabili con gli altri. educativi – qui più che per altre direttrici
Per comprendere come si sviluppa di sviluppo – giocano un ruolo discrimi-
questa competenza occorre tenere presen- nante fondamentale.
ti due elementi fondamentali: la valenza Secondo De Rosnay e Harris (2002)
(positiva o negativa) e l’oggetto-target. la qualità dell’attaccamento rappresen-
Donaldson e Westerman (1986) e Harter ta un fattore cruciale nel determinare le
e Buddin (1987) convergono nell’affer- forti differenze individuali e sembra svol-
mare che prima si sviluppa la capacità di gere un ruolo fondamentale nello svilup-
concettualizzare emozioni diverse ma del- po delle capacità di comprensione delle
la stessa valenza (entrambe positive o en- emozioni. Scartata l’ipotesi dell’esclusio-
trambe negative) verso uno stesso oggetto, ne difensiva formulata da Bowlby12, De
poi verso oggetti diversi; successivamente Rosnay e Harris attribuiscono proprio alla
emozioni di diversa valenza possono es- qualità dell’attaccamento e all’interazione
sere rivolte verso target diversi e infine col caregiver gli effetti più decisivi sul-
verso uno stesso target. Tutto il percorso la competenza emotiva. Rifacendosi alla
di sviluppo avviene generalmente tra i 5 teoria della mind-mindedness13, afferma-
e i 12 anni. Secondo Wintre e Vallance no infatti che la capacità dei caregiver di
(1994) la capacità di provare emozioni di «trattare i bambini come agenti con una
valenza diversa (che questo studio attesta mente»14 promuove non solo la capacità
in media intorno ai 7,7 anni) è preceduta generale di comprendere gli altri, ma in
da quella di provare emozioni di intensità
diversa (in media 6,5 anni).
Selman (1980), in un famoso studio
11
Larsen – To – Fireman 2007, p. 191.
12
Secondo la teoria dell’esclusione difensiva il
sulla comprensione interpersonale, so- bambino agisce da selezionatore (gatekeeper) delle
stiene addirittura che la capacità di rico- emozioni, concedendo un accesso limitato a quelle
noscere/coordinare sentimenti contraddit- che potrebbero rappresentare una fonte di ansia e
tori viene raggiunta solo tra i 17 e i 32 limitando così la capacità di comprendere le emo-
zioni degli altri.
anni. Anche Larsen, To e Fireman (2007) 13
Meins et al. 1997.
confermano che la traiettoria di crescita 14
Meins et al. 1998, p. 4.

28 | musica domani | n. 180


particolare anche quella di comprenderne comprensione delle emozioni miste. Adot-
le emozioni. tando una prospettiva di stampo cogni-
Astington e Jenkins (1999), Cutting e tivista, il Tec collega in maniera diretta
Dunn (1999) affermano che anche la ca- le problematiche della comprensione
pacità linguistica influisce in maniera de- emotiva allo sviluppo cognitivo. Harter e
terminante sulla possibilità di rilevare le Buddin (1987) ipotizzano infatti che la
emozioni, di darne una forma comunica- possibilità di contemperare due emozioni
bile e quindi anche di elaborarle. Secondo diverse – come anche di decentrare il pro-
De Rosnay e Harris, la Vma (Età Menta- prio punto di vista – possa essere ricondot-
le Verbale) sarebbe un predittore della ta a quella di integrare due giudizi fisici
competenza emotiva anche più influente come l’altezza e la larghezza. Pertanto, la
dell’attaccamento. Questi studi sembrano componente cognitiva assume un caratte-
dimostrare quindi che senza un linguag- re così dominante da ridurre o addirittura
gio appropriato, senza un nome, senza annullare ogni peculiarità dell’esperienza
un’etichetta, distinguere, categorizzare, emotiva. Come fa notare Harris (1994),
ordinare, discriminare appaiono opera- occorre però distinguere la capacità di
zioni difficili; gli stati emotivi sembrano sperimentare emozioni miste da quella di
infatti confondersi, ridursi a flussi di ener- concettualizzarle: «l’emozione sentita non
gie con cariche emotive più o meno po- dovrebbe essere confusa con l’emozio-
larizzate, flussi poco differenziati e poco ne come cognizione»16. Proprio Harter e
controllabili. Buddin finiscono poi per riconoscere che
Per valutare la comprensione emotiva i bambini possono essere in grado di pro-
dei bambini, Pons, Harris e De Rosnay vare emozioni miste assai prima di quanto
hanno messo a punto il Test of Emotion documentato dagli studi sperimentali. La
Comprehension (Tec)15. Oltre a prove che mancanza di capacità di concettualizza-
richiedono il superamento dell’egocentri- zione però fa sì che queste non vengano
smo e la coordinazione di punti di vista rilevate dai test sperimentali.
diversi, il test include una verifica della
«La foto di Alessia è più spensierata
di Salomè, forse la bocca…
15
Composto da 23 prove, il test si articola intor-
non so perché.»
no a 9 componenti: il riconoscimento o labelling
(riconoscere quattro emozioni di base: triste, ar- Matilde
rabbiato, felice, spaventato); la componente situa-
zionale (collegare determinate situazioni a reazioni Complessivamente questi studi sem-
emotive); il desiderio (distinguere risposte emotive brano indicare che gli stimoli offerti dai
diverse in relazione ai desideri e alle preferenze in-
dividuali); la conoscenza o credenza (valutare una
personaggi caravaggeschi oltrepassano di
risposta emotiva tenendo presente le conoscenze gran lunga i limiti delle possibilità di let-
delle diverse persone); il ricordo (la relazione tra tura dei bambini che partecipano a questa
emozione e memoria); la regolazione (le strategie esperienza. La complessità del dipinto è
per fronteggiare eventi emotigeni); l’occultamento
infatti tutt’altra cosa rispetto alle imma-
(distinguere e riconoscere le emozioni provate da
quelle esibite); le emozioni miste o ambivalenti gini stilizzate generalmente utilizzate nei
(attribuire/riconoscere emozioni contrastanti e con-
traddittorie) e la componente morale (relazione tra
emozioni e scelte morali). 16
Harris 1994, p. 5.

n. 180 | musica domani | 29


test (Fig. 1). In Caravaggio non solo i per- li osserva e afferma che sono effettiva-
sonaggi esibiscono sempre emozioni com- mente uguali. Lo sperimentatore distanzia
plesse, ma l’estraneità del contesto, gli i gettoni di una delle due file e chiede al
atteggiamenti, gli abiti e l’ambientazione piccolo se il numero sia sempre lo stesso
non aiutano certo i piccoli nella discrimi- oppure sia cambiato. È una classica pro-
nazione, e in certi casi creano una lonta- va piagetiana sulla conservazione della
nanza tale da rendere il dipinto totalmen- quantità discontinua18. I bambini non ri-
te estraneo e privo di ogni interesse. La escono ad astrarsi dagli indizi superficiali
decodifica espressiva viene ulteriormente come la dimensione e a collegare il prima
ostacolata dalla staticità dell’immagine: con il dopo fino a quando, con l’acquisi-
ogni emozione – come ha dimostrato Paul zione della capacità operatoria, arrivano a
Ekman – si esprime attraverso la compar- comprendere come la quantità resti inva-
sa di una successione calibrata di segni riata al di là delle apparenze.
facciali, di un preciso timing tra i movi- Ripetendo queste prove, Susan Gol-
menti delle varie parti coinvolte che aiuta din-Meadow scopre però qualcosa di
a interpretare correttamente le intenzioni molto interessante. Alcuni bambini ac-
degli altri. Qui invece nessuna dinamica compagnano le loro risposte verbali con
sorregge i piccoli nella decifrazione della gesti talvolta non coerenti con il contenuto
mimica dei personaggi. delle parole. Ad esempio possono dare la
risposta sbagliata, ma compiere dei gesti
che accoppiano “uno ad uno” i gettoni
delle due file, gesti che presuppongono
quindi la corretta soluzione del problema.
La studiosa statunitense distingue dunque
i bambini tra matcher e mismatcher: i pri-
mi producono risposte allineate gesto-pa-
rola, i secondi invece no19. Generalmente
si passa da una fase di allineamento verso
una risposta sbagliata a una di disalli-
neamento, per giungere infine a un nuo-
Figura 1. Tec 1: immagini utilizzate per raffigurare
una faccia felice, triste, arrabbiata o normale vo allineamento sulla risposta corretta. I
mismatcher dunque anticiperebbero col
gesto una fase di pensiero più avanzata,
ancora non posseduta dal sistema di rap-
«Il gesto permette di trasmettere pen- presentazione verbale.
sieri per i quali non si hanno parole, Questa sorprendente osservazione di-
ma potrebbe anche giocare un ruolo
nel cambiare quei pensieri17.»
18
È lo stesso tipo di prova a cui fanno riferimento
Un bambino ha di fronte a sé due file anche Harter e Buddin per ricondurre la compren-
sione delle emozioni miste alla capacità di coordi-
composte dallo stesso numero di gettoni, nare due dimensioni fisiche.
19
Cfr. il video di una bambina matcher https://you-
tu.be/goA4e-umdmM, e di una mismatcher https://
17
Goldin-Meadow 2006, p. 34. youtu.be/p6TVRuipr7Y [consultati il 07/05/2019].

30 | musica domani | n. 180


mostra non solo l’azione contemporanea molazione nel momento giusto, e che gli
di due sistemi di rappresentazione, quello educatori quindi siano in grado di appro-
verbale e quello visuo-spaziale, ma teoriz- fittare anche della propria gestualità per
za la possibilità che il secondo anticipi il mobilitare nel bambino tutte le risorse co-
primo: il gesto, mimetico e analogico, ap- gnitive disponibili.
pare in grado di veicolare una conoscen- Il ruolo della gestualità come anticipa-
za implicita e permettere l’acquisizione trice del linguaggio non si limita, secondo
di idee più facilmente compatibili con il Goldin-Meadow, al solo ambito spaziale;
proprio “formato”. la studiosa statunitense afferma infatti di
Ci sono però anche bambini che pas- averne sperimentato l’efficacia anche in
sano da una fase matcher sbagliata a una ambiti estranei alla matematica o alla fi-
matcher corretta senza passare da un di- sica, come ad esempio nella sfera morale.
sallineamento gesto-parola. Questi dimo- Questi studi quindi mettono in luce
strano tuttavia una minore capacità di una stretta relazione tra quegli aspetti
generalizzare le proprie acquisizioni. La motori generalmente considerati residuali
gestualità – e non semplicemente l’azio- nella comunicazione linguistica e le capa-
ne20 – sembra infatti in grado, attraverso cità cognitive. La motricità ci appare così
una sorta di “spazializzazione”, di pro- in grado di anticipare lo sviluppo e far
muovere le idee astratte. emergere un sapere implicito, profondo,
Secondo Goldin-Meadow non sono radicato e intimo.
solo i propri gesti a promuovere una evo- La sfera espressiva, affettiva ed emo-
luzione nel modo di pensare, ma anche tiva rimane però esclusa dalle ricerche di
le rappresentazioni visuo-spaziali degli Goldin-Meadow.
altri, dei compagni, degli adulti o degli
insegnanti svolgono un ruolo importante «Senza gli stati corporei che seguono la
in tal senso. percezione, questa sarebbe puramente
Nella fase mismatcher, il bambino cognitiva, pallida, senza colore, priva
infatti è particolarmente sensibile all’ap- di calore emotivo. Potremmo vedere un
orso e decidere che è meglio scappare,
prendimento; in questo momento quindi
o ricevere un insulto e ritenere giusto
l’intervento adulto, gli stimoli e i materiali reagire sferrando un colpo, ma non po-
adatti appaiono determinanti per permet- tremmo realmente sentirci impauriti o
tergli di compiere importanti progressi e arrabbiati22.»
approdare alla fase di matcher corretto21.
Senza una opportuna stimolazione in- La questione ha radici profonde. Il
vece il piccolo può regredire a una fase pioniere – solo per riferirsi a tempi re-
di allineamento verso risposte sbagliate. lativamente recenti – è stato il grande
Occorre dunque che vi sia una giusta sti- William James che nel 1884, contempo-
raneamente allo psicologo danese Carl
20
Secondo Goldin-Meadow la gestualità ha un Lange, rovesciando le convinzioni comu-
ruolo assai più rilevante nel promuovere il pensiero ni affermò che i correlati fisiologici delle
rispetto all’azione fisica. emozioni (sudore, aumentata frequenza
21
Goldin-Meadow sostiene che il fenomeno del
mismatcher dimostra l’esistenza della Zsp vygotski-
jana. 22
James 1884, p. 190.

n. 180 | musica domani | 31


cardiaca, tremore ecc.) non sono la conse- cognitivi: attenzione, valutazione, memo-
guenza delle emozioni, ma la loro causa: ria.
«ci sentiamo dispiaciuti perché piangia-
mo, siamo arrabbiati perché sferriamo «Siamo profondamente in disaccordo
colpi, abbiamo paura perché tremiamo, e con l’opinione ampiamente diffusa se-
non piangiamo, colpiamo o tremiamo per- condo cui la conoscenza e l’agire sono
ché siamo dispiaciuti, arrabbiati o impau- modulari e dissociabili. In effetti, la
pietra angolare del nostro modello di-
riti»23. Secondo James dunque, le risposte
namico è che “conoscere” è percepire,
somatiche e viscerali – come anche la muoversi e ricordare mentre si evolvo-
modifica di un «immenso numero di par- no nel tempo26.»
ti»24 del volto o della postura – innescano
direttamente una reazione di coping senza Soprattutto a partire dalla metà degli anni
passare attraverso una mediazione cogni- Ottanta però, le critiche sempre più ser-
tiva. rate al modello cognitivista aprono spazi
Le critiche25 non si fecero attendere. per un nuovo dibattito sulla relazione tra
Ma fu il cognitivismo – dominante dagli espressione corporea ed emozione. Da-
anni Sessanta e Settanta del Novecento – masio riprende la teoria di James-Lange
che sembrò aver sferrato i colpi decisivi rileggendola come un tentativo di supera-
contro la teoria di James-Lange. Questo re l’“errore di Cartesio”: il dualismo fra
infatti, ponendo al centro dell’esperienza mente e corpo. I correlati fisiologici delle
emotiva i processi cognitivi, sancisce una emozioni, ma anche gestualità, postura e
netta separazione tra mente e corpo, tra movimento iniziano a rivendicare un ruolo
l’esperienza fisica e l’elaborazione men- di primo piano nella relazione emotiva e –
tale. Per spiegare la relazione tra attiva- perché no – anche nella rappresentazione
zione fisiologica (arousal) e valutazione cognitiva.
cognitiva (appraisal) nei processi emotivi, Le riflessioni più originali ci vengono dal-
George Mandler e Stanley Schachter ela- la prospettiva enattiva che propone una
borano la metafora del jukebox: le mone- visione totalmente integrata di corpo e
te mettono in moto l’apparecchio, ma chi mente, individuo e ambiente. Scrive Va-
decide quale canzone suonare non sono le rela che «il mondo non è qualcosa che ci
monete stesse (arousal), ma la valutazio- è “dato”, ma è qualcosa a cui prendiamo
ne cognitiva (appraisal). Secondo questa parte tramite il modo in cui ci muoviamo,
teoria quindi, i correlati fisiologici delle respiriamo e mangiamo. Questo è ciò che
emozioni non sono in grado di identificare io chiamo cognizione come enazione»27.
un’emozione rispetto a un’altra e non pos- Superare il dualismo non significa infatti
siedono alcun valore epistemico. limitarsi a rivendicare o anteporre il ruolo
Anche gli studi fin qui citati sulla del corpo nel processo emotivo. Secondo
comprensione delle emozioni nei bam- Colombetti e Thompson, finché l’emozio-
bini riducono l’emozione ai suoi aspetti ne sarà concepita come frutto di un per-
corso modulare, il cui risultato è dovuto a
23
James, Ibid.
24
James cit, p. 192.
25
Per una disamina delle critiche alla teoria di Ja- 26
Thelen et al. 2001, p. 4.
mes-Lange, cfr. il prezioso saggio di Prinz 2004. 27
Cit. in Cappuccio 2009, p. 24.

32 | musica domani | n. 180


una catena causale, lineare e sequenziale, parole di bocca». Forse, inconsciamente,
il problema non verrà mai risolto. L’e- hanno intuito che, anche senza le parole,
mozione invece può essere pensata come ci sono altre strade per capire, ripensare,
prodotto di una ricorsività, di una causali- interiorizzare… e che saltare e impennar-
tà circolare tra mente e corpo, cognizione, si come un cavallo imbizzarrito o cercare
emozione e percezione. disperatamente quello sguardo indefinibi-
In quest’ottica il corpo rivendica un ruolo le di Salomè, alla fine li ha portati dav-
chiave anche nel processo di apprendi- vero vicino a questi “strani personaggi”,
mento, che non consiste così nel prendere li ha spinti a cercare accordi “originali”,
dei fatti come fossero oggetti esterni «che a rifiutare tutto ciò che appariva limpido
uno prende e si mette in testa»28, ma nel e consueto, banale, consumato e, in qual-
costruire relazioni tra l’oggetto di appren- che modo, hanno intravisto e sperimentato
dimento e chi apprende, tra il sistema-am- una complessità che non si lascia intrap-
biente e il sistema-individuo. Apprendere polare da facili etichette. Le parole posso-
significa dunque adattare, muovere, pie- no venire anche dopo.
gare, articolare i nostri gesti, i movimenti
insieme a nuove idee, vuol dire “fare cor-
po” con esse.

«I genitori avranno
un po’ di difficoltà
a capire perché non sanno
come si ispira il pezzo al quadro. Bibliografia essenziale
E poi… mica l’hanno provato!» Ottavia Albanese – Paola Molina, a cura di, Lo
Giacomo sviluppo della comprensione delle emozioni e la
sua valutazione, Unicopli, Milano 2013.
Prima dello spettacolo finale i bambini Ottavia Albanese – Paola Molina – Francisco
Pons – Paul Harris, Tec-i, Versione italiana del
hanno deciso di riempire un grande fo-
Test of emotion comprehension, Unicopli, Milano
glio bianco con tante frasi per accogliere 2008.
il pubblico: «Benvenuti al nostro spetta- Janet Wilde Astington – Jennifer M., Jenkins,
colo di Caravaggio sentirete e vedrete». A longitudinal study of the relation between lan-
Hanno tentato frasi a effetto, ma le parole guage and theory-of-mind development, “Deve-
finiscono per esprimere soltanto una atti- lopmental Psychology”, 35(5), 1999, pp. 1311-
vazione molto generica: «La musica è una 1320.
Stefano Canali – Luca Pani, Emozioni e malat-
cosa senzzazionale» [sic], «Impressiooo- tia. Dall’evoluzione biologica al tramonto della
oonee!!!», «Cosa ti aspetti? Hai avuto… medicina psicosomatica, Bruno Mondadori, Mi-
impressioni strane? Ti sei sbalordito?» lano 2003.
e anche «Caravaggio è stata la migliore Massimiliano Cappuccio, a cura di, Neurofenome-
esperienza al mondo». nologia. Le scienze della mente e la sfida dell’e-
I bambini hanno definito il nostro per- sperienza cosciente, Bruno Mondadori, Milano
2009.
corso: «un viaggio nell’arte che toglie le
Giovanna Colombetti, Complexity as a new fra-
mework for emotion theories, “Logic and Philo-
sophy of Science”, 1(1), 2003, pp. 1-16.
28
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n. 180 | musica domani | 33


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n. 180 | musica domani | 35


L’estetica
dell’improvvi-
sazione
fra suono
Mirio Cosottini e silenzio

La presentazione di un gioco di regole orientato all’improvvisazione


nonlineare, arricchita da suggerimenti operativi per il contesto scolasti-
co, si intreccia con riflessioni di natura estetico-fenomenologica. Esse ap-
profondiscono la concezione del silenzio, del tempo e della sua costruzio-
ne nel momento stesso del fluire dell’attività improvvisativa.

Parole chiave: improvvisazione non lineare – silenzio – esercizi di improvvisazione – “stay in the
moment” – fenomenologia

A game of rules aimed to a non-linear improvisation, and practical sug-


gestions for the school context, combine with aesthetic-phenomenological
considerations. They deepen the idea of silence, time and its construction
in the precise moment of the flowing of improvisational activity.

Keywords: non-linear improvisation – silence – improvisation exercises – “stay in the moment”


– phenomenology
I n questo contributo intendo descri-
vere l’Esercizio dell’Illuminare il
Silenzio: un’attività di improvvisazione
estetiche meriterebbero un maggiore ap-
profondimento e con tale accortezza devo-
no essere prese.
musicale dalle caratteristiche nonlineari
per come è stata presentata nel volume Due punti di vista sull’esperienza
Metodologia dell’Improvvisazione Musica- estetica nella musica
le1. L’obiettivo non è quello di sviluppare È interessante notare come l’espe-
capacità musicali di tipo narrativo in cui rienza estetica della musica sia ritenuta
gli eventi musicali si susseguono secondo fondamentale da alcuni studiosi e sostan-
rapporti consequenziali; piuttosto quello zialmente inconsistente da altri. Questo
di far indugiare il musicista “presso” il significa che bisogna stare attenti a non
suono e le sue caratteristiche persistenti trascurare ciò che ci sembra quasi un’ov-
– non mutanti nel tempo – sviluppando la vietà, ovvero che si dia un’esperienza
capacità di mantenerle invariate. Altre fi- estetica della musica specificamente ca-
nalità implicite in questo esercizio riguar- ratterizzata e inoltre che questa sia deter-
dano le abilità di suonare in un contesto minante dal punto di vista pedagogico. È
di musica d’insieme e di improvvisare in sufficiente confrontare due affermazioni
modo controllato (secondo una regola). come le seguenti per rendersene conto.
Entrando in profondità nel senso di Franco Cambi sostiene a proposito dell’e-
questa proposta, emergono altre interes- sperienza estetica: «Prima di tutto entro
santi considerazioni intorno alla funzione in contatto con la bellezza, che è una
estetica del silenzio nei contesti improvvi- qualità dell’oggetto, ma che si svela a un
sativi. In particolare, in che modo il silen- soggetto sensibilizzato a riconoscere quel-
zio caratterizza un tipo specifico di pratica la qualità»3. È interessante notare come
musicale come l’improvvisazione? In che il filosofo Giovanni Piana sia di tutt’altro
senso l’estetica del silenzio è strettamen- avviso: «Intanto io credo che non esista
te legata alla pedagogia della musica? nessuna qualità specificamente estetica.
Queste sono alcune domande alle quali Se dò un giudizio di valore, ciò non acca-
proverò a rispondere cercando di portare de in base ad una qualche proprietà ca-
alla luce il loro intrinseco valore, secondo ratteristica ed essenziale, ma a tutta una
un approccio fenomenologico alla musica, serie di considerazioni e di ragioni molto
alla sua pratica, alla pedagogia e all’este- varie»4, e più oltre: «Ciò si può dire anche
tica. Se la caratterizzazione fenomenologi- così: non esiste un’esperienza del bello,
ca dell’atto improvvisativo poggia su una così come non esiste un’esperienza del sa-
ricerca approfondita che ha dato origine cro. L’esperienza estetica è, come quella
alla mia tesi di Dottorato Fenomenologia religiosa, un’esperienza composita. Ov-
dell’Improvvisazione Musicale, il punto vero non è un’esperienza che ha di mira
di vista del performer2 (da cui prendono un determinato “oggetto”, come nel caso
spunto alcuni passaggi del presente arti- del vedere, udire, percepire in genere»5.
colo), le considerazioni pedagogiche ed
3
Cambi 2018, p. 7.
1
Cosottini 2017. 4
Piana 2013, p. 134.
2
Cosottini 2018. 5
Piana, Ibid.

n. 180 | musica domani | 37


L’argomentazione di Piana intende farci pasta al pomodoro. La stessa cosa accade
riflettere sul fatto che l’esperienza esteti- nel momento in cui so cogliere innume-
ca è un’esperienza valutativa che si diffe- revoli qualità musicali grazie all’ascolto e
renzia ad esempio da quella dell’ascolto. allo stesso tempo affermo che il brano non
In questo senso non è necessario che ogni mi piace. Piana non vede perché «non ap-
attività di ascolto musicale implichi un’at- pena l’opera c’è, la si debba subito mette-
tività di giudizio o di valutazione. Egli so- re sotto processo»7, reazione che è legata
stiene che «la reazione conclusiva di un alla tentazione di dare una valutazione
ascolto non deve essere necessariamente dell’opera come tale e non del nostro at-
un giudizio – e tantomeno del tipo “bel- teggiamento di fronte all’opera.
lo”, “brutto”, “gradevole”»6. In effetti, la Nell’esporre il suo pensiero Piana par-
tendenza a giudicare un’opera musicale la di opera musicale nel senso lato di opera
appena conclusa è molto forte (come del che ha una sua autonomia, riconoscibilità
resto decidere di abbandonare l’ascolto e replicabilità. Ma che ne è dell’improvvi-
ancor prima della conclusione del brano), sazione musicale? In che senso mettiamo
soprattutto da parte dei giovani. Essi giu- “sotto processo” un’improvvisazione mu-
dicano un brano musicale bello o brutto sicale dal momento che essa c’è proprio
(piacevole o sgradevole) dopodiché chiu- nel mentre che si manifesta all’ascoltatore
dono repentinamente le porta a qualsiasi e non una volta terminata? L’improvvisa-
altra considerazione circa la comprensio- zione mette in crisi il concetto di opera
ne del brano. Con i ragazzi della scuola musicale proprio perché il suo essere non
secondaria di primo grado sono solito fare è legato al momento in cui termina, come
un’analogia culinaria che non nega la il Traumerei di Robert Schumann è legato
possibilità di giudicare un brano musica- all’accordo finale di Fa maggiore (senza il
le secondo il bello e il brutto (operazio- quale non è più il Traumerei). L’improvvi-
ne sacrosanta), ma intende farli riflettere sazione musicale è nel momento in cui si
sull’esperienza dell’ascolto e sull’impor- dispiega nel tempo, e non dipende da una
tanza che essa riveste di per sé. Suppo- conclusione più di quanto ne dipenda il fi-
niamo che io non sia un amante della pa- schiettare o il canticchiare sotto la doccia.
sta al pomodoro, anzi, che non mi piaccia Se vengo interrotto mentre sto fischiettan-
proprio. Ciò non toglie che io devo essere do posso sempre dire di aver fischiettato,
in grado di capire se la pasta è all’uovo se vengo interrotto mentre suono il Trau-
oppure preparata con acqua e farina, se la merei di Schumann non posso dire di aver
cottura è al dente, se l’acqua per la pasta suonato tale brano (la sua conclusione è
è salata al punto giusto, se il pomodoro è costitutiva del suo modo di essere ed è
adatto per il sugo, se è un cuor di bue op- ciò che lo rende compiuto). E dunque,
pure un costoluto fiorentino, un pomodoro quand’è che mettiamo “sotto processo”
nero di Crimea, un ciliegino, un San Mar- l’improvvisazione musicale? Quando il
zano oppure un romano. Posso essere in performer coglie le sue possibili qualità
grado di cogliere tutte queste differenze e estetiche? Durante l’esecuzione? Dopo?
al tempo stesso ritenere che “non amo” la

6
Piana cit., p. 137. 7
Piana cit., p. 136.

38 | musica domani | n. 180


Cos’è l’atto improvvisativo? pire un’intenzione vuota; inoltre non si
Non sarà possibile rispondere a tutte dà alcuna sensazione di delusione per un
queste domande se prima non si è detto evento che in nessun modo era anticipato.
qualcosa in più sull’atto improvvisativo Un performer che improvvisa non ha a che
e sulla sua natura. La caratteristica prin- fare con l’imprevisto, ma con l’improv-
cipale dell’atto improvvisativo coincide viso: ciò che esegue non è anticipato ma
con lo “stare sul presente” (stay in the emerge come possibilità eventuale.
moment), il momento. Proprio il momento
è ciò che caratterizza il presente come ri- Illuminare il Silenzio
cordo di un futuro indeterminato dal quale Vengo adesso a descrivere l’Esercizio
continuamente ricominciare. Proviamo ad dell’Illuminare il Silenzio disegnando un
andare in profondità: “stare sul presen- percorso che passa prima attraverso un’at-
te”, non ha forse il senso dello svuotare il tività preparatoria – l’Esercizio del Conto
futuro per far posto al presente? Per stare alla Rovescia – si sviluppa secondo al-
sul presente devo “oscurare” ciò che mi cune varianti di questo, e infine approda
sta di fronte, gli eventi che “stanno per all’Esercizio dell’Illuminare il Silenzio8.
accadere”. Cosa mi devo aspettare dun- Tale percorso propedeutico è partico-
que? Che cosa devo attendere? Niente. larmente indicato con gli studenti delle
L’attesa del niente oscura il futuro; in ter- scuole secondarie. Prima di passare oltre
mini fenomenologici, se la protenzione è illustro brevemente la spiegazione di que-
vuota, la soggettività è aperta a eventuali- sto esercizio:
tà improvvise. “Stare sul presente” acqui-
sta il senso dell’attendere l’improvviso, è «suona un suono breve senza sovrap-
un modo specifico di fluire del presente in porti agli altri, continua l’esercizio»9.
cui gli eventi accadono improvvisamente,
in altre parole si presentano sul fonda- Il compito implica che l’improvvisa-
mento dell’attesa vuota. tore faccia una scelta e precisamente de-
A partire da queste riflessioni è possi- cida quando attaccare un suono evitando
bile stabilire una differenza interessante che tale attacco coincida con quello di un
fra imprevisto e improvviso. L’imprevisto altro improvvisatore. Esso ci consente di
è un evento che non corrisponde all’an- «concentrarsi sul suono, sul tempo e sul
ticipazione di un contenuto di coscienza, silenzio per prendere una scelta»10. Non
l’improvviso è l’attesa di un’intenzione è importante seguire le regole di concate-
vuota. La cadenza d’inganno può essere nazione dei suoni, piuttosto l’ascolto verte
un esempio di soluzione armonica impre- sul presente e sull’ascolto forte del suono
vista poiché l’ascoltatore si aspettava che e delle sue qualità. Si capisce come «in-
il quinto grado risolvesse sulla tonica (e il dugiare presso il silenzio è il punto di par-
brano concludesse) mentre, in luogo del tenza di questa ricerca»11, un silenzio che
primo grado, ne viene utilizzato un altro (e è sempre presente, come il terreno sotto
la sensazione di conclusione viene disat-
tesa). Diversamente, ciò che è improvviso 8
Cosottini 2017.
si manifesta fuori dal campo degli oggetti
9
Cosottini cit., p. 46.
10
Cosottini cit., p. 47.
intenzionali dell’ascoltatore e va a riem- 11
Cosottini cit., p. 48.

n. 180 | musica domani | 39


i piedi. Cosa significa questo indugiare? totale, senza sovrapporsi con l’o-
Per imparare a “indugiare sul silen- biettivo di arrivare a zero.
zio” iniziamo con un gioco molto usato in 4. Ciascun partecipante non può con-
ambito teatrale: l’Esercizio del Conto alla tare due numeri in successione.
Rovescia. Non conosco chi lo ha teoriz- 5. Il gruppo vince se un membro rag-
zato per primo, è incluso fra i giochi di giunge lo zero.
improvvisazione in alcuni siti web12 e pre- 6. Se due partecipanti pronunciano si-
sente in alcune pubblicazioni sui giochi multaneamente un numero, il gioco
teatrali13. si ferma e si ricomincia dall’inizio
L’Esercizio del Conto alla Rovescia è (ovvero dal cenno di inizio dell’in-
semplice. La sua principale variante è an- segnante).
che detta Gioco del Venti, l’unica regola 7. Non sono ammesse strategie condi-
esplicita è la seguente: iniziare da venti, vise in precedenza.
contare fino a zero senza sovrapporsi. Di
Solitamente i partecipanti contano
seguito alcune indicazioni per realizzarlo
in maniera frenetica i numeri e finisco-
in classe.
no per pronunciare contemporaneamen-
1. L’insegnante conta il numero dei te un numero appena poco dopo l’inizio
membri del gruppo, quello è il nu- della conta. Raramente un gruppo di
mero dal quale iniziare l’attività. ragazzi con un numero superiore a dieci
È possibile iniziare da un numero componenti riesce a raggiungere lo zero;
prestabilito, indipendentemente dal se fatto con un gruppo di bambini della
numero dei partecipanti, ad esem- scuola primaria o di ragazzi della scuola
pio da “venti” come nella variante secondaria di primo grado, il fallimento
dell’omonimo Gioco. dello scopo genera manifestazioni di di-
2. L’insegnante dà un cenno di inizio sapprovazione (talvolta i membri si ac-
(un suono, lo schiocco delle dita cusano vicendevolmente e si imputano la
ecc.). responsabilità del fallimento). Tale com-
3. I partecipanti devono contare alla portamento rivela come i ragazzi com-
rovescia, partendo dal loro numero prendano bene che ciascuno è responsa-
bile del fallimento dell’intero gruppo ma
a tale consapevolezza non segue un at-
12
Cfr. ad esempio www.theatrefolk.com/blog/
collaboration-games-one-to-twenty/ [consultato il teggiamento collaborativo. Poiché non è
05/05/2019]. possibile stabilire una strategia condivi-
13
«Sit or stand in a circle. The idea is for the group sa, i membri devono iniziare a prendere
to count to twenty, one person saying one number coscienza che tale strategia deve essere
at a time. Anybody can start the count. Then a dif-
ferent person says the next number – but if two or
scoperta nel mentre che la tentano.
more people happen to speak at the same time, A tale scopo è utile seguire alcune
counting must start again from the beginning. It is indicazioni. Ad esempio, auspicare una
possible to get to twenty if everybody really concen- maggiore rilassatezza e un rallentamento
trates – but try and be relaxed as well. Try doing
nella frequenza della conta:
it with and without eye contact. Other variations
include members of the group facing outwards and - respira, inspira ed espira, poi pro-
closing their eyes or counting back from twenty to
nuncia un numero;
one.» (Farmer 2007, p. 47).

40 | musica domani | n. 180


- pensa di essere una piuma che vol- evitare di pronunciare un numero equiva-
teggia nell’aria, pronuncia il numero le a non giocare). Tale consapevolezza è
quando la piuma tocca terra; sufficiente per scartare questa decisione e
- pronuncia un numero pensando al tentare di nuovo l’esercizio.
movimento dell’onda del mare; Tale attività è un buon viatico per pra-
- pronuncia un numero dopo aver im- ticare l’Esercizio dell’Illuminare il Silen-
maginato la fine del suono di una zio nella sua forma originale:
campana.
- suona un suono breve senza so-
La reale efficacia di queste indicazio- vrapporti agli altri, continua l’e-
ni non è facile da valutare. Il desiderio di sercizio.
pronunciare un numero ed essere “prota-
L’attività può essere fatta con stru-
gonista” del conto alla rovescia è molto
menti musicali o con suoni vocali14.
forte nei ragazzi. Capita spesso che qual-
cuno si ostini a iniziare l’esercizio, senza
Il paradosso della strategia
dar spazio agli altri, anche dopo averglielo
Una prima interessante riflessione
fatto notare. Probabilmente tale compor-
nasce non appena i membri del gruppo
tamento, che all’inizio può sembrare ma-
diventano consapevoli che l’interesse di
nia di protagonismo, nasconde l’ansia di
ciascuno dei partecipanti è il medesimo
sbagliare e di compromettere la riuscita
(un interesse comune), ovvero evitare di
dell’intero esercizio (come dire: il mio nu-
sovrapporre i suoni. All’inizio ciascun
mero l’ho detto, adesso tocca a voi, io non
musicista cerca una via personale per
sono più responsabile!). È indubbio che
non sovrapporsi agli altri. I continui fal-
ciascun membro senta su di sé un’enorme
limenti sono sintomatici del fatto che una
responsabilità. L’interesse per il raggiun-
strategia individualistica non consente di
gimento dell’obiettivo è condiviso ma il
raggiungere lo scopo dell’attività. C’è un
numero elevato di possibilità strategiche
interesse che è comune e dunque deve es-
genera smarrimento e ansia.
sere perseguito collettivamente.
Un’indicazione interessante, che ha
A questa prima fase segue immediata-
una riuscita immediata, è la seguente:
mente la volontà di esplicitare una strate-
- se due membri del gruppo pro- gia: utilizzare lo sguardo per attivare gli
nunciano due numeri simultane- altri musicisti, decidere in precedenza
amente allora vengono eliminati. l’ordine delle entrate ecc. Tuttavia, questo
comportamento contraddice un presuppo-
Questa indicazione rallenta immedia-
tamente la frequenza dei numeri (senza
14
L’esercizio può essere eseguito anche con suoni
attenuare l’aspetto competitivo del gioco).
lunghi. Esso può essere riformulato nel modo seg-
Qualcuno minaccia di non pronuncia- uente: suona un suono lungo senza sovrapporre
re alcun numero per paura di uscire dal l’inizio del suono agli altri, continua l’esercizio. Se
gruppo. In tal caso è interessante avviare accade che due suoni si sovrappongono l’esercizio
una riflessione sul fatto che se tale deci- continua senza interruzioni. Su https://youtu.be/
mESRWArtPuQ [consultato il 06/05/2019] è pos-
sione fosse presa da tutti contemporanea- sibile vedere la documentazione dell’attività svolta
mente, essa non consentirebbe a nessuno in una classe seconda di una scuola secondaria di
di raggiungere lo zero (oltre al fatto che primo grado.

n. 180 | musica domani | 41


sto implicito dell’attività, ovvero che non è sempre accompagnata da ritenzioni e pro-
possibile adottare una strategia condivisa tenzioni che “estendono” i margini dell’i-
in precedenza. L’insegnante deve essere stante stesso. L’attività ci chiede di non
accorto poiché non è raro che gli studenti sovrapporre i suoni, e allo stesso tempo ci
si mettano d’accordo a sua insaputa. insegna a farlo. Nel farlo impariamo che
Com’è possibile allora mantenere un la sua regola è fonte di possibili frainten-
interesse comune senza che vi sia una dimenti. Primo fra tutti che il tempo sia
strategia che permetta di collaborare per costituito da istanti che si succedono. Se
il raggiungimento dello scopo? In questo pensiamo al tempo in tal modo e alla so-
senso l’esercizio si manifesta come un vrapposizione dei suoni come l’occupazio-
vero e proprio paradosso. ne dello stesso istante, allora il rischio è
I musicisti non possono decidere di che il suono cada in qualcuno di questi, si
suonare sulla base di elementi extramu- fermi, perda la presa sul tempo e di con-
sicali (gesti, successioni, sequenze ecc.), seguenza precipiti. Qualcuno potrebbe ri-
ma sono alle prese esclusivamente con tenere che non è tanto lo stare nello stesso
l’ascolto del suono. Ma qual è il senso del- istante che ci interessa, quanto il fatto che
la regola che vieta di sovrapporre i suoni? i due suoni iniziano nello stesso istante.
Se si guarda bene, essa interessa il tempo In un certo senso il tempo perderebbe la
e la sua gestione e di conseguenza il rap- sua connotazione spaziale, come un luogo
porto fra suono e silenzio. I suoni e le loro che è occupato da qualcosa, da un suono,
qualità non sembrano essere in primo pia- e diventerebbe il “punto” nella linea del
no, non è importante se i suoni sono acuti tempo, in cui i due suoni hanno inizio. In
o gravi, ben timbrati oppure appena ac- tal caso possiamo riformulare l’espressio-
cennati, quale sia la loro dinamica o quale ne precedente dicendo che “i suoni cado-
strumento li abbia prodotti; interessa che no nello stesso inizio”. Se ha senso dire
accadano nel tempo evitando di cadere che i suoni cadono nello stesso istante, ha
nello stesso istante. Dietro questa espres- meno senso dire che i suoni cadono nello
sione comune, del cadere del suono, si stesso istante che è lo stesso inizio. Ciò
rivela un modo di essere del suono: esso che desta sospetti è l’apparente carattere
scorre, fluisce, cammina, fintantoché non puntuale dell’inizio. Difatti, l’inizio non ha
trova qualcosa per cui inciampa e arresta un carattere puntuale, esso rappresenta il
il suo fluire, interrompe il suo cammino. senso dell’avviarsi di un processo perfor-
Quest’ostacolo è appunto quell’istante mativo che non è riducibile a un istante.
che non può contenere entrambi i suoni. Riassumendo, interpretare il concetto di
Contro questa evenienza si concentrano sovrapposizione come occupare lo stesso
gli sforzi dei musicisti. istante temporale oppure come iniziare
nello stesso istante, è fuorviante. Però ci
Istante e ora aiuta a comprendere il rapporto fra suono
D’altra parte questa evenienza rivela e tempo, come aiuta il bambino che inizia
la sua inconsistenza dal punto di vista a camminare, la consegna di “evitare le
fenomenologico, la percezione dell’ora in buche”. Nelle buche si cade e si arresta
cui siamo non si presenta nel modo dell’i- il movimento ma ciò che il bambino deve
stante, non ha un carattere puntuale, ma è imparare è il corretto rapporto fra spinta e

42 | musica domani | n. 180


equilibrio che caratterizza il camminare, coincidenza temporale, come si capisce,
l’avvicendarsi dei passi. La buca non è da perde di senso se gli eventi cessano di
qualche parte, e non dobbiamo aspettare “succedere”. Non ci sono istanti in cui un
che sopraggiunga da un momento all’altro. contenuto cade. Non c’è un istante, se non
La buca è nel rapporto scorretto fra spinta ci sono altri atomi temporali prima e dopo
e equilibrio, in questa disfunzione si con- di esso. C’è un unico sfondo temporale su
cretizza “la buca”. In ogni momento pos- cui si inscrivono i contenuti di coscien-
so cadere nella buca; è sufficiente che il za. Ecco perché i suoni non possono dirsi
bambino perda l’equilibrio o la spinta che coincidenti rispetto al tempo (in questo
regola il movimento. In realtà, “evitare le istante): il tempo è assente.
buche” è un modo diverso di dire “per- Inoltre nel momento il “peso” del suo-
durare nel movimento”. Allo stesso modo no che avverte il musicista è notevolmente
“mantenere la presa sul tempo” è la stes- ridotto, i suoni scorrono leggeri, come og-
sa cosa di “evitare di cadere nell’istante”. getti che hanno una presenza accennata,
Ma è il “mantenere la presa sul tempo” come fossero oggetti minimi, difficili da
che esprime la fenomenologia dell’eserci- descrivere poiché le loro proprietà sono
zio. Esso ha quest’obiettivo, insegnare al come velate e nascoste alla coscienza.
musicista che la cosa essenziale è mante- Odo i suoni, ma nel senso dell’udire pre-
nere la presa sul tempo, evitando di ca- categoriale, senza che la riflessione vi ab-
dere nell’istante. Soltanto quando si è ap- bia ancora messo piede. Non saprei dire
preso che l’istante non è oltre il momento se nel flusso è un Mi che risuona piuttosto
presente ma che esso è nella struttura del che un Sol, se i suoni sono pochi o tanti,
presente come l’ostacolo (la possibilità) quali rapporti vi siano fra di loro, se l’uno
che modifica la temporalità del suono, al- tende all’altro, se il timbro è uno o vi sono
lora stiamo imparando a tenere la presa molteplici timbri. L’improvvisatore agisce
sul tempo. A quel punto non ha più senso lasciando emergere il suono e il silenzio.
parlare di istante, esso perde il carattere Il musicista non percepisce la quantità
puntuale e oggettivo che solitamente lo dei contenuti percettivi (i suoni), ma la
caratterizza. È nel momento che si delinea loro semplice esposizione15.
fenomenologicamente l’ora dell’improvvi-
sazione, come la decostruzione del senso 15
La fenomenologia dà alle sensazioni un caratte-
dell’istante e l’apertura del tempo verso le re immanente mentre alla costituzione oggettiva un
possibilità (e le eventualità) improvvise. carattere di trascendenza. L’oggetto della percezio-
ne non si dà mai completamente, si dà parzialmente
e si costituisce come oggetto unitario e identico gra-
Il Momento zie agli adombramenti percettivi. Nel caso dell’at-
Stay in the moment è la condizione mi- to improvvisativo possiamo dire che l’immanenza
gliore per un improvvisatore. Nel momen- emerge sullo sfondo della trascendenza. Ciò che il
soggetto lascia manifestare sono i dati immanenti
to il musicista esperisce il fluire dei conte-
nel mentre che trascura gli adombramenti, così che
nuti di coscienza (quello che spesso viene l’oggetto (trascendente) della percezione si costi-
chiamato flow) e il senso dell’assenza del tuisce come un oggetto in generale, un’oggettualità
tempo. Dunque, da una parte percepisce minima.
i due suoni e dall’altra, pare incorniciarli Può contribuire a chiarire questa riflessione la vi-
sione di un video nel quale eseguo uno “studio”
in un quadro in cui il tempo si arresta. La improvvisato sull’articolazione dei suoni. La mia

n. 180 | musica domani | 43


In questo contesto non ha senso parla- descrivere il modo di apprendere questo
re di coincidenza di suoni, venendo meno esercizio.
sia la griglia temporale che la netta diffe-
renziazione fra i suoni. Suono e silenzio nell’atto improv-
In sintesi, abbiamo analizzato che cosa visativo
significa, in un contesto improvvisativo, Quando l’improvvisatore esegue l’E-
“sovrapporsi”. Se concepiamo il tempo sercizio dell’Illuminare il Silenzio perce-
come una successione di atomi tempora- pisce la presenza del silenzio al pari del
li, nessun percorso di apprendimento ci suono, il silenzio si fa “materiale”, pre-
consentirà di imparare come comportarsi sente (a volte, se il momento si distende
per soddisfare la regola prescritta dall’e- linearmente, il silenzio si carica di tensio-
sercizio. Difatti, ogni qual volta il musici- ne che genera ansia e timore, prende qua-
sta percepisce due suoni contemporanea- si il sopravvento sul suono, tanto da gene-
mente, inciampa nel tempo e dissolve la rare un blocco nell’improvvisatore per la
temporalità musicale. paura di cadere nell’errore)16. Se esperito
Se concepiamo la coincidenza non nel momento, il silenzio non è contrappo-
come il contenuto di un atomo tempora- sto al suono, essi sono diverse colorazioni
le, ma come il contenuto di un momento dei contenuti. Il modo ingenuo di pensare
temporale (ovvero lo stato della coscienza il rapporto fra suono e silenzio nei termini
caratteristico dei processi improvvisati- della presenza e dell’assenza dipende dal
vi), allora è possibile apprendere come fatto che l’improvvisatore esce dal flusso e
evitare di violare la regola dell’Esercizio. distende i contenuti di coscienza nel tem-
Essa non è la condivisione di un istante
temporale che segna l’inizio di due o più 16
Nell’agire improvvisativo il suono e il silenzio
suoni, ma suoni che fluiscono in modo non sprofondano, tutt’altro, essi sono in superfi-
continuo rispetto a un tempo assente. Lo cie sotto il raggio intenzionale della coscienza. È
stesso concetto di coincidenza si modifica la scena che sprofonda, ovvero il ricordo del suo-
in una semplice esposizione. Evitare di no e del silenzio e il loro possibile futuro. Inoltre,
qualcuno potrebbe sostenere che l’esperienza del
sovrapporre i suoni è possibile: concen-
suono è radicalmente diversa da quella del silen-
trarsi sull’ora, lasciar emergere ciò che zio; come non ritenere che il suono di una campana
i suoni manifestano, stay in the moment, sia radicalmente diverso da quello del silenzio fra
comprimere il tempo sull’ora (non guar- un rintocco e l’altro? Ritengo che dobbiamo fare
dare avanti né indietro), indugiare presso attenzione a non considerare il suono come ogget-
to scisso dall’esperienza del soggetto, come se il
il tempo, sono tutte espressioni buone per suono avesse qualità essenziali che lo distinguono
oggettivamente dal silenzio. Il suono e il silenzio
sono esperienze che si danno nella percezione, nel-
attenzione è esclusivamente rivolta alla costante la fitta rete di rimandi che costituiscono il loro sen-
dell’articolazione (che si rivela come la sola ogget- so. Nell’atto improvvisativo, per come lo intendo
tualità che la mia coscienza prende di mira); tutto in quella forma “radicale” che è propria di alcune
il resto, i suoni, le altezze, il timbro ecc., sono ele- pratiche improvvisative come la free improvisation,
menti che riconosco a posteriori ma non sono sotto suono e silenzio si danno come esperienze accomu-
il mio raggio intenzionale durante l’improvvisa- nate per emergere dal vuoto ritentivo e protentivo,
zione, essi sono semplicemente esposti. Cfr. www. mentre dal punto di vista oggettuale le loro diffe-
youtube.com/watch?v=Vn5ndtq2W5Y [consultato renze contenutistiche si rivelano di scarso interesse
il 05/05/2019]. per la coscienza e per la soggettività.

44 | musica domani | n. 180


po lineare; in altre parole, inizia a mettere più di quanto il suono ne sia la genesi.
in relazione i suoni con ciò che può acca- Per rispondere alle domande iniziali su
dere e ciò che è già accaduto, cercando quando un performer mette sotto proces-
relazioni fra essi, iniziando a costruire so l’improvvisazione musicale e quando
pian piano un tipo d’improvvisazione in coglie le sue qualità estetiche, farò ri-
maggior misura discorsiva. ferimento proprio all’esperienza della
Diversamente, dal mio punto di vista, riuscita: essa costituisce l’esperienza
ogni improvvisatore che agisce nel mo- estetica dell’improvvisatore, più che un
mento, dimentica la linearità del tempo, atto di valutazione è un indugiare presso
vive l’agire come ritenzione infinita di uno il silenzio, che adesso posso descrivere
stare nel tempo nonlineare. Spesso l’im- come un inclinare l’udire verso il suono,
provvisatore riferisce di non sapere cosa in una particolare forma di ascolto che
ha fatto; ebbene, è proprio il modo in cui tiene finché l’improvvisatore fa presa sul
l’agire si determina: non è l’agire che ca- tempo presente, sul momento. Il musici-
rica di senso il presente, ma il modo di sta si prende in carico il modo d’essere
percepire il presente carica di senso l’agi- del suono e delle sue caratteristiche, in
re. Ciò che l’improvvisatore fa non è “de- una forma che potremmo dire del pog-
ciso”, ma avviene poiché la coscienza è giare il suono. “Poggiare” è un verbo
presa, nell’assenza del tempo, dall’emer- che ha varie derivazioni etimologiche,
gere dei suoni e dei silenzi. che vanno dal “gravare su qualcosa”
al “fondare”, al “governare una nave
Poggiare il suono per sfruttare i venti”, al “salire verso la
Da quello che è emerso finora, qualcu- cima”, allo “spostarsi verso una direzio-
no potrebbe pensare che il musicista che ne”. In ognuna di esse possiamo ravvi-
improvvisa declina ogni responsabilità sare un modo di essere del rapporto fra
verso ciò che accade e che lui determina. il musicista e il suono durante l’improv-
Se il musicista lascia emergere i suoni, visazione. Il musicista grava sui suoni e
com’è possibile che se ne prenda cura? sui silenzi, essi lo sostengono nel dare
Com’è possibile che il musicista immer- senso al proprio agire; il musicista go-
so nel flusso sonoro possa anche gestire la verna la propria improvvisazione facendo
qualità dei suoni che produce? in modo che suono e silenzio fluiscano,
Abbiamo visto che ciò che succede cercando di spostare il proprio agire così
prima o dopo, dal punto di vista del mo- che i suoni filino al vento; il musicista
mento, semplicemente accade. Ciò che è in continua ascesa, stare sul momento
succede non segue una direzione, né è un’impresa ardua, il tempo che scorre
tantomeno una logica, e all’improvvisa- è difficile da dimenticare, il passato e il
tore non interessa saperlo, né interessa futuro sono ombre che celano presenze
creare una tensione fra suono e silen- determinanti per sbalzare il musicista
zio. Da questo punto di vista la riuscita fuori dal flusso; il musicista inclina ver-
dell’esercizio dipende anche da questa so il suono, ne cura un aspetto, l’attacco,
considerazione, in altre parole il silenzio la durata, la qualità timbrica, mantiene
non prepara il suono né il suono il silen- sotto presa una sua qualità e la esibisce.
zio. Il silenzio non è la morte del suono In questa cura si condensa il rapporto

n. 180 | musica domani | 45


fra il musicista e il suono, che non ha Bibliografia e sitografia
un carattere giudicante ma di azione17. Franco Cambi, La bellezza ci salva! Osservazioni
per una pedagogia estetica, “Studi sulla Forma-
Alla domanda «in che senso l’improvvi-
zione”, XXI, 1-2018, pp. 7-11, DOI: http://dx.
satore giudica esteticamente l’improvvi- doi.org/10.13128/Studi_Formaz-16171
sazione?» rispondo che le questioni del Mirio Cosottini, Fenomenologia dell’improv-
bello, del piacevole, dell’interessante, del visazione musicale. La prospettiva del perfor-
ben fatto, non rappresentano la riuscita di mer, Tesi di dottorato, Università di Trieste,
un’improvvisazione e che raramente uno 2018, disponibile in https://arts.units.it/hand-
studente alla fine di un’improvvisazione le/11368/2931263#.XM7IF44zZ1s [consultato
il 05/05/2019].
musicale commenta l’esperienza usando Mirio Cosottini, Metodologia dell’Improvvisazio-
parole come “bello” o “brutto”. Piuttosto, ne Musicale, Ets, Pisa 2017.
egli tenta di descrivere il rapporto parti- David Farmer, 101 Drama Games & Activity,
colare che ha avuto con il suono e il suo Lulu.com, [s.l.] 2007.
decorso, se ha mantenuto l’apertura alla Giovanni Piana, Barlumi per una filosofia della
possibilità degli eventi (al loro essere musica, Lulu.com, [s.l.] 2013.
improvvisi), se i contenuti di coscienza
fluivano, se la sua “attenzione” conver-
geva sull’ora (piuttosto che sul passato o
il futuro come temporalità lineari), se ha
esperito il senso dell’assenza del tempo.
Questi sono gli elementi che una pedago-
gia dell’improvvisazione musicale deve
considerare nel valutare l’apprendimento
di uno studente. La questione estetica im-
plicita nell’atto improvvisativo si limita al
senso del concetto di riuscita per come si
è appena delineato. A partire da qui l’in-
segnante può pensare di costruire griglie
di valutazione degli apprendimenti relati-
vamente alla pratica dell’improvvisazione
musicale, una questione alla quale sarei
felice di dare un contributo, in un’altra
occasione.

17
Un agire che implica necessariamente anche il
rapporto con la propria corporeità.

46 | musica domani | n. 180


Riletture

Sulla bellezza nell’educazione


Uno sguardo strabico
su Bruno Munari e Alberto Manzi
Alessandra Falconi

A che serviva un fiore? Ma ci torneremo alla fine.


Questa era la pazzia del vecchio Gugù. Ognu- Bruno Munari e Alberto Manzi hanno
no prendeva il fiore per farlo contento. Ma bisogno di poche presentazioni: uno dei
non riusciva più a gettarlo, nemmeno quando più importanti designer del Novecento, il
appassiva. O in tasca, o sotto la maglietta,
primo, e uno dei più importanti pedagogi-
quei petali secchi erano tenuti come oggetti
preziosi. sti e maestri, il secondo. Entrambi hanno
condiviso il profondo rispetto per i bam-
Alberto Manzi1 bini e per le bambine. Curiosità, stupo-
re, tensione cognitiva: usavano parole, in
parte diverse, per descrivere la voglia di
scoprire il mondo con i più piccoli.
«L’estetica vince la miseria», scrive

G ugù apparentemente è un matto,


come tutti i folli-saggi che entrano
e escono dai libri di Manzi e ci indica-
Munari2, aprendoci una piccola porta per
riflettere sull’importanza della bellezza
nei processi educativi e nei prodotti che
no la direzione (proprio a noi, al di qua ne derivano.
delle pagine che stiamo leggendo), vive in Risolverei infatti subito una contrad-
America latina, in una favela o forse appe- dizione che oppone il processo al prodot-
na ai margini. to. Non c’è nessun motivo perché dopo un
Il suo pensiero è sempre per i bambini buon processo non esca anche un buon
che vivono in strada che lui sfama di pane prodotto: in ogni caso ci avrà permesso
e rose. di stare in dialogo con l’errore o la man-

1
Manzi 2005, p. 65. 2
Munari 1971, p. 121.

n. 180 | musica domani | 47


canza (di qualsiasi tipo) che possiamo ora i conti con qualcosa che non sa fare può
usare in modo nuovo. La categoria in que- serenamente chiedere ai compagni, guar-
sto caso del bello (che spesso è più pre- dare il loro lavoro per prendere idee, fare
cisamente “bello per la maestra”) non è domande per capire meglio.
una categoria né necessaria né univoca: Alberto Manzi ci avrebbe detto che è
il bambino ha lavorato sperimentando un così che si generano gli apprendimenti,
processo creativo codificato che l’inse- con la capacità di manipolare le cose, di
gnante gli ha messo a disposizione e ha dialogare con gli oggetti, gli strumenti, i
un profondo bisogno di essere soddisfat- materiali affinché il bagaglio culturale
to del proprio lavoro, non per attaccarsi del bambino (le sue conoscenze pregres-
all’oggetto fatto, ma perché nel fare vede, se) possa emergere e lasciarsi modificare
mostra a se stesso, quello che sa già fare, grazie alle nuove esperienze che ristrut-
fa i conti con il nuovo e con l’esplorazione turano tutto il suo sapere. Altrimenti sono
delle varianti, prende delle decisioni mo- nozioni appiccicate alla memoria, per il
mentanee, si immagina/prefigura un risul- poco tempo che servono.
tato: nel suo fare e disfare c’è un bambino Qualcosa di saputo e qualcosa di sco-
che sta acquisendo tante competenze e di nosciuto sono costantemente in tensione:
vario tipo. È questo sforzo di autenticità, è da qui che possiamo osservare il metter-
è il corpo a corpo con una sfida che lo ap- si al lavoro della creatività, dell’immagi-
passiona, con la consapevolezza di saper nazione, della fantasia.
fare e non saper fare potendo così impa- Se guardiamo come altre culture nel
rare qualcosa di nuovo: che soddisfazione mondo hanno definito, guardato e prodot-
avercela fatta («maestra, la prossima volta to bellezza possiamo forse capire meglio
provo un’altra cosa / faccio diversamen- anche l’importanza della bellezza nell’e-
te»). Allora nella vita le situazioni nuove ducazione.
sono affrontabili, avrebbe detto Alberto Gli scarti di significato tra le paro-
Manzi al volo, quasi per caso, prima del le richiamano non solo altri significati
suono della campanella. Tenetelo a mente possibili ma anche la pratica di riusare
bambini! gli scarti, in atelier/laboratorio, per ri-
La fiducia che il bambino comincia generare i processi di lavoro: quello che
piano piano a consolidare, la sua per- nell’immediato sembra da buttare, in re-
cezione di efficacia facilitano il lavoro altà è conservato e riusato per giocare con
cooperativo e l’impegno nella vita della il nuovo limite. Sono rimasti tutti scarti
classe: «vieni, ti faccio vedere che idea di rosso, o di rossi? Sono tutte forme di-
mi è venuta», «ma come hai fatto a fare verse e senza senso? Cosa ti potrebbero
questo?» sono domande che molto facil- far venire in mente? Appoggia sul foglio,
mente si ascoltano in un laboratorio del sposta, gira, prova, verticale, orizzontale,
metodo Bruno Munari®. Questo perché sbircia gli amici… quando ti senti pronto
il bambino che sente di aver “scoperto” si potrà usare la colla.
qualcosa nutre il desiderio di condivider- Cominciamo dal Giappone, che ci pre-
lo con gli altri, di farlo diventare un patri- sta la bellezza wabi-sabi: «è un modo di
monio comune (per fortuna, vi immagina- vedere l’imperfezione come incarnazione
te l’opposto?). Il bambino che sta facendo

48 | musica domani | n. 180


stessa della bellezza»3. Nell’umiltà dei ma- è quella della mancanza ma dell’accetta-
teriali naturali, nelle forme dei sassi, nei zione: «anche cose terribili, malvagie e
segni delle stratificazioni, nelle foglie scar- convenzionalmente brutte […] possono
nite, nei rami lavorati dal mare… nascono essere ricondotte all’esperienza estetica
atelier/laboratori che invitano il bambino a dell’uomo e anche essere belle»5. Occorre
osservare, a disegnare per osservare ancora però ampliare il punto di vista, abituarsi
più attentamente, a esplorare tutte le pos- alla coesistenza di aspetti diversi, di varie
sibili varianti di un colore, di una linea di strade, di diverse soluzioni. Occorre ce-
confine, di una forma perché la natura è il dere il passo alla libertà della possibilità:
primo dei mondi da esplorare e ci darà for- l’infinito gioco delle varianti, la scusa del
me, categorie, segni e parole anche per fare “catalogo grafico” che aiuta a vederle, ac-
ricerca sul resto. Con una matita, o con for- compagna il bambino nella scoperta del
bici e colla, il bambino comincia un proget- plurale di ogni cosa.
to personale e collettivo, dove la creatività Volta la carta, se la situazione è proprio
di ognuno partecipa a un’azione corale. E terribile. C’è sempre qualcosa possibile.
torna, sempre, il Noi: che sia con la mostra Per i Navajo, la «bellezza non è distinta
finale, con il guardare insieme o il parlare dalla bontà, dalla prosperità, dalla felicità
insieme, a un certo punto tutto viene ricon- o dall’armonia. Non è […] un frammento
dotto verso una condivisione che permet- di esperienza; è […] la forma di esperien-
te di dare senso all’esperienza, di poterla za più piacevole»6. Riassume la necessità
ripensare e rivivere da un nuovo punto di del fare esperienza della bellezza anche a
vista. Sabi è anche la solitudine che ci ri- scuola non solo come esperienza dell’ora
chiama alla concentrazione che i bambini di educazione all’immagine, ma come sti-
hanno quando fanno ricerca: quando si le, come contenuto e contenitore allo stes-
mettono alla prova per capire come fun- so tempo: è bellezza la classe ben curata,
ziona, quante cose si possono fare, e se il laboratorio ben allestito, il materiale
si facesse anche così… nel silenzio delle presentato bene. È bellezza la maestra
mani al lavoro, «non c’è alcuna esibizione curata perché dà valore al suo incontro
di abilità fine a se stessa, nessun virtuosi- con i bambini, è bellezza la maestra che
smo stupefacente, pretenziosità o manife- insegna la cura gentile del bene comune.
stazione dell’ego. Consiste semplicemente È bellezza la bidella che conosce il tempo
in una disciplina del fare, concepita come che serve ai bambini per precisare il ge-
una parte del processo di creazione univer- sto: in quell’attesa, un po’ di colore sarà
sale»4. È la loro piccola mano che prende in terra o sui banchi e sarà bellezza pulire
dimestichezza con il mondo. e riordinare insieme.
In yoruba, una lingua dell’Africa oc- Anche quando la scuola è proprio brut-
cidentale, si dice iwa l’ewa: «la natura di ta, il materiale proprio poco: è la bellezza
ogni cosa è la sua bellezza» e fa spazio che sa vedere la maestra a essere respiro
anche all’interruzione della bellezza, po- per i bambini e per le bambine.
nendoci in un’altra prospettiva, che non Perché serve?

3
Sartwell 2006, p. 141. 5
Sartwell cit., p. 186.
4
Sartwell cit., p. 154. 6
Sartwell cit., p. 174.

n. 180 | musica domani | 49


Perché è esperienza totale. È stupore, Gugù riusciva a vedere la bellezza
è gioia, è commozione, è sorpresa, è spin- anche nei muri devastati e terribili delle
ta irrefrenabile. favelas: non era davanti ai suoi occhi, era
Cos’è che fa «svanire allora la bellez- folle ma non stupido e l’orrore lo ricono-
za»7? sceva; ma era bellezza possibile, che lui
Fa sciogliere i sassi che abbiamo sugli sapeva immaginare. E far vivere: diede
occhi, nelle mani, nella pancia. pennelli e colori a bambini che moriva-
È lo spazio in cui posso lasciar scorre- no di fame. Cominciarono a dipingere, a
re idee, immagini, progetti, gesti. ridere e a volersi bene. Cominciarono an-
E l’atto stesso dello svanire diventa che a pensare insieme come cambiare la
gioco: in quanti modi posso cancellare? loro situazione.
E con quanti strumenti posso farlo? E i bambini, dove vedevano un muro
Non c’è domanda che non muova una colorato, riconoscevano che Gugù era loro
ricerca, ci ricorda il maestro Manzi. vicino.
E l’aria delle favelas profumava di un
«Arrivato vicino al muro si voltò verso fiore.
Gugù. Vide che sorrideva. Allora acca-
rezzò il muro con il pennello. Una te-
nue striscia gialla illuminò la sagoma
del pesce. Bibliografia essenziale e sitografia
– Bravo! – esclamò il vecchio battendo Centro Alberto Manzi, Storia di un maestro,
le mani. in www.centroalbertomanzi.it/2019/02/13/sto-
Il piccolo sorrise e diede un altro colpo ria-di-un-maestro/ [consultato il 06/05/2019].
di pennello, questa volta più deciso. Il Centro Alberto Manzi, L’eredità dei grandi ma-
pesce ora sembrava d’oro. Ma un oro estri, in www.centroalbertomanzi.it/2019/02/13/
che colava dall’alto verso il basso. leredita-dei-grandi-maestri/ [consultato il
– Lo vedi che non ci riesco? – disse il 06/05/2019].
bimbo abbandonando il pennello. François Jullien, Quella strana idea di bello, Il
Il vecchio non rispose. Prese un altro Mulino, Bologna 2012.
pennello, l’intinse nel rosso e con due Alberto Manzi, Gugù, Edizioni Gorée, Siena
colpi diede colore ad un altro pesce. 2005.
Lunghe colature scesero zigzagando Bruno Munari, Arte come mestiere, Laterza, Bari
1966.
secondo le crepe del muro, fino al mar-
– , Design e comunicazione visiva, Laterza, Bari
ciapiede. Il vecchio borbottò arrabbia-
1968.
to e tentò di cancellarle con la mano,
– , Artista e designer, Laterza, Bari 1971.
impiastricciando ancora di più il muro. – , Codice ovvio, Corraini editore, Mantova 2017
Rise il piccolo. (ed. or. Einaudi, Torino 1971).
Risero tutti. – , Fantasia, Laterza, Bari 1977.
E allora il bimbo infilò il pennello nel – , Da cosa nasce cosa, Laterza, Bari 1981.
barattolo e coprì un pezzo di mare. Un Crispin Sartwell, I sei nomi della bellezza. L’e-
mare d’oro che mandava raggi fin sul sperienza estetica del mondo, Einaudi, Torino
marciapiede»8. 2006.

7
Jullien 2012, p. 29.
8
Manzi 2005, p. 36.

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Digressioni

Un’avventura straordinaria
Ricordando Rosalba Deriu
alla direzione di Musica Domani
a cura di Franca Mazzoli

S ono tante le esperienze professio-


nali che ho condiviso con Rosal-
ba Deriu dalla metà degli anni Ottanta,
gorante che sdrammatizzava i problemi.
Anche se l’autorevolezza della direzio-
ne di Rosalba era indiscussa, ogni compo-
quando ci siamo conosciute, fino agli ulti- nente del trio sapeva di poter esprimere il
mi mesi della sua vita. proprio punto di vista, legato alle diverse
Tra queste, il lavoro redazionale per convinzioni e appartenenze professiona-
“Musica Domani” che Rosalba ha diret- li, che veniva difeso a oltranza, con ogni
to dal 1998 al 2005: otto anni definiti da strumento dialettico.
Luca Marconi una delle stagioni migliori Da un lavoro di progettazione comune
della rivista, realizzata per cinque anni da nasceva una rivista corale e articolata,
un trio eterogeneo e appassionato, quota orientata a dare al lettore spunti stimo-
azzurra imprescindibile e vicediretto- lanti per partecipare al dibattito sull’edu-
re Davide Zambelli, sostituito nel marzo cazione musicale, facendosi portatore del
2003 da Francesco Bellomi. punto di vista della Siem, ma ospitando
I ricordi profumano del caffè che ci anche qualche utile voce dissonante.
accoglieva al mattino quando entravamo In particolare la sezione Confronti e
a casa Deriu Siclari per iniziare una non- dibattiti evidenziava in modo efficace il
stop lavorativa che sarebbe durata fino a desiderio di incrociare diversi sguardi
pomeriggio inoltrato, sempre caratteriz- sul mondo della didattica musicale: si
zata da un clima tanto informale quanto dedicava molto tempo a individuare i
rigoroso che favoriva un confronto serrato temi emergenti (con una particolare at-
ma amichevole, aperto ai dubbi, alle ri- tenzione al contesto istituzionale e po-
flessioni personali e a qualche battuta fol- litico) e gli interlocutori da invitare al

n. 180 | musica domani | 51


confronto, fino ad arrivare a una stesura I testi pubblicati sulla rivista doveva-
collettiva delle domande da porre. Dal no puntare alla chiarezza senza rinunciare
1999 si era poi deciso di affidare a un alla complessità, sia quando divulgavano
curatore esterno questa sezione, dando ricerche in atto (da corredare sempre con
maggiore spazio alle diverse competenze i riferimenti bibliografici utili per appro-
dei molti collaboratori della rivista. Scor- fondire), sia quando documentavano pra-
rendo i titoli delle diverse annate è pos- tiche educative.
sibile ripercorrere un’epoca, seguendo le Era certamente il modo di intendere
trasformazioni istituzionali e curricolari, la scrittura di Rosalba, preciso e puntua-
le innovazioni didattiche, ma anche la le, ancorato a riferimenti teorici chiari e
volontà di mettere a contatto il mondo acuto nelle intuizioni, sempre attento a
della scuola con differenti ambiti cultu- fornire spunti operativi preziosi per gli
rali, in una logica di approfondimento e insegnanti.
allargamento. Una scrittura apparentemente sem-
- 1998: La nuova parola d’ordine: tut- plice, risultato di un attento lavoro di re-
ti a scuola di multimedialità – Au- visione e correzione che veniva richiesto
tonomia scolastica: vantaggi e rischi anche ai collaboratori, per arrivare alla
della libera progettualità migliore efficacia comunicativa possibi-
- 1999: Da cosa nasce cosa: dialogo le.
sulla creatività – Valutare la prepa- Rileggendo i numeri della rivista che
razione degli insegnanti ci hanno visto lavorare insieme e ritrovan-
- 2000: Popular music a scuola: fra do nei suoi scritti il rigore intellettuale e
piacere musicale e attività didattica l’energia pedagogica che caratterizzavano
– Analisi musicale: il difficile dialo- il suo pensiero, sono giunta alla convin-
go fra musicista, musicologo e ascol- zione che riproporre quel suo modo di
tatore scrivere sia il modo migliore per ricordar-
- 2001: I compositori contempora- la.
nei di fronte alla didattica – Nuovi
programmi di musica: una riforma Proseguire insieme il percorso
dall’incerto futuro (N. 106, marzo 1998, pp. 3-4)
- 2002: Scuole medie a indirizzo mu- Poco più che quarantenne, dopo sei
sicale. Tra novità legislative e vec- anni di lavoro in redazione che l’aveva-
chi problemi – Il ruolo dell’editoria no portata a diventare vicedirettore e poi
nell’insegnamento musicale condirettore della rivista, Rosalba Deriu
- 2003: Telecanto: per una didattica subentra a Maurizio Della Casa.
della fruizione musicale televisiva – Il suo mandato si pone in continuità,
Formare gli insegnanti di musica: ma anche in allargamento, dell’impianto
alla ricerca di criteri di qualità editoriale della rivista, come evidenziato
- 2004: La scuola che verrà. Riflessio- dall’augurio che chiude l’editoriale.
ni sulla riforma – L’esperienza della «È inevitabile che proseguire il per-
danza nell’educazione alle arti corso inaugurato da Maurizio Della
- 2005: Educazione musicale intercul- Casa generi in me soddisfazione e,
nello stesso tempo, qualche apprensio-
turale: un percorso in evoluzione

52 | musica domani | n. 180


ne nei confronti di un’eredità che sento caratteristiche salienti di tale proces-
molto impegnativa. [...] so (Sloboda 1988): in assenza di una
Per continuare a mettere in comuni- esplicita intenzione di apprendimento
cazione i diversi volti della pedagogia e sulla base della semplice esposizio-
musicale è indispensabile la collabora- ne ai materiali musicali proposti dalla
zione di insegnanti, educatori, anima- propria cultura, gli individui appren-
tori, studiosi, pedagogisti, ricercatori, dono durante l’infanzia i meccanismi
terapeuti... proprio per dare spazio alle di funzionamento del linguaggio mu-
esperienze operative e alle riflessioni sicale praticato nel loro ambiente: è
teoriche che si compiono in ambiti in virtù dei processi di acculturazione
diversi: dalla scuola al mondo dell’a- che i bambini acquisiscono una com-
nimazione, dall’infanzia alla terza età, petenza musicale. [...]
dall’educazione alla terapia. A tutti è Il compito dell’insegnante è essenzial-
rivolto, dunque, un invito a collaborare mente quello di facilitare i processi di
per rendere più ricco e articolato il di- apprendimento dei suoi allievi, predi-
battito sulla pedagogia musicale.» sponendo delle situazioni che premet-
tano loro di raggiungere un’effettiva
Intorno al concetto padronanza delle discipline proposte.
di competenza musicale Credo che tutti siano concordi nel rite-
(N. 116, settembre 2000, pp. 3-11) nere che, nell’ambito musicale, il fine
Dopo dieci numeri mandati in stampa specifico dell’insegnante è di far cre-
scere la musicalità dei soggetti che si
(e qualche sollecitazione della redazio-
trova di fronte. Purtroppo, musicalità è
ne), Rosalba interviene sulla rivista come un termine quanto mai ambiguo, usa-
autore, pubblicando un articolo di ampio to spesso per nascondere la difficoltà
respiro nella rubrica Ricerche e problemi, a chiarire la natura dell’esperienza e
che indica direzioni metodologiche inno- delle abilità musicali. Il concetto di
vative per la didattica musicale. competenza musicale può risultare
«È a proposito del linguaggio tonale e molto utile per riscattare questo ter-
della sua capacità di penetrazione nel- mine abusato e consunto e restituirgli
la cultura occidentale che Francès ha un senso all’interno della riflessione
proposto la felice definizione di «lin- sui processi dell’esperienza musicale.
gua musicale materna degli occiden- [...] Il concetto di competenza musica-
tali» (Francès 1972), intendendo con le può risultare particolarmente utile
ciò che gli occidentali, pur parlando nella progettazione di un percorso di-
lingue diverse, condividono lo stesso dattico attento a sollecitare e sviluppa-
linguaggio musicale, quello tonale, e re la musicalità dei soggetti nella sua
che l’apprendimento di questa parti- interezza, ovvero la loro capacità di
colare forma comunicativa avviene con vivere l’esperienza musicale nei suoi
modalità che sembrano sostanzialmen- aspetti caratteristici e irrinunciabili.
te simili a quelle attraverso cui si ap- Infatti, a partire dal concetto di compe-
prende il linguaggio verbale. tenza e dalle sue articolazioni interne,
Per Francès la competenza musicale la riflessione sull’insegnamento può
si costruisce informalmente, nel con- definire quali abilità sono necessarie
tatto quotidiano con la musica, attra- per percepire, comprendere, eseguire
verso un processo che egli definisce e inventare eventi musicali, tenendo
acculturazione. Sloboda ha elencato le presente che solo un progetto di lavoro

n. 180 | musica domani | 53


complessivo, che consenta cioè di svi- discussione e di studio capace di far
luppare la competenza in tutte le sue avanzare il dibattito e la ricerca in-
dimensioni, può ritenersi adeguato e torno ai problemi dell’insegnamento e
coerente. dell’apprendimento musicale.
Si tratta in definitiva di ridiscutere il Saranno i lettori, e li invitiamo espli-
primato attribuito dalla didattica tradi- citamente a inviarci pareri, dissensi e
zionale alle abilità esecutive a scapito suggerimenti, a dirci se questo obietti-
di tutte le altre e di rivalutare invece vo può dirsi, almeno in parte, raggiun-
il ruolo della formazione dell’orecchio, to.»
delle attività di interpretazione della
musica e di quelle creative.» Ai lettori
(N. 126, marzo 2003, p. 3)
“Musica Domani” cambia In occasione di un cambiamento im-
per affrontare il futuro portante nella redazione, l’uscita di Da-
(N. 122, marzo 2002, p. 3) vide Zambelli sostituito da Francesco
In occasione dell’avvicendamento Bellomi, Rosalba fa il punto delle inten-
di alcune rubriche e di una nuova veste zioni editoriali della rivista della Siem e
grafica della rivista, Rosalba riformula rilancia il dialogo con i lettori, attraverso
gli obiettivi editoriali e sollecita i lettori la proposta di un questionario aperto che,
a esprimere il proprio parere sulla qualità purtroppo, non vedrà la sperata partecipa-
della rivista. zione dei lettori, come verrà onestamente
«Questi cambiamenti si inseriscono dichiarato in Chi tace acconsente? edito-
nel solco dell’orientamento culturale riale del n. 130.
proprio di “Musica Domani” che vuole «Quali siano gli obiettivi di “Musica
essere una rivista utile ai lettori, ov- Domani” e in quali modi la redazione
vero con interventi di qualità, sia sul intenda perseguirli è già stato detto
piano teorico sia su quello operativo, altre volte. Vale la pena ribadire un
e punti di vista differenziati, così che unico punto: ci interessa soprattut-
ciascuno possa confrontarsi con ar- to saldare riflessione teorica e prati-
gomenti e posizioni di vario tipo. Per ca educativa, due mondi che troppo
questo la rivista della Siem ha ampliato spesso procedono separati. Pensiamo
in modo significativo il numero dei col- infatti che la didattica musicale debba
laboratori, fissi e occasionali, riuscen- sempre più qualificarsi come discipli-
do anche a coinvolgerli maggiormente, na in grado di riflettere sui processi
come nel caso di Confronti e dibattiti, di formazione musicale alla luce dei
affidato a persone sempre diverse che risultati delle scienze dell’educazione
sono, a tutti gli effetti, i curatori della e degli studi musicali e nel contempo
sezione. L’alto numero di materiali e di offrire strumenti e proposte concrete
proposte che ora riceviamo mostra un per operare quella formazione.
interesse crescente nei confronti di Per questo “Musica Domani” privile-
“Musica Domani”. [...] gia la pubblicazione di contributi che
In sostanza il nostro obiettivo è che tengano conto di entrambi gli aspetti.
“Musica Domani” rappresenti, nel Anche se, in una cultura accademica
panorama editoriale italiano, un pun- affascinata e ammaliata dalla teoria,
to di riferimento per la pedagogia e la ogni disciplina (e ogni rivista) che
didattica musicale, ovvero un luogo di rivendichi il proprio rapporto con la

54 | musica domani | n. 180


pratica è sospettata di marginalità e non vadano intesi in modo astratto, ma
inferiorità. Ma questo è un rischio che all’interno della concreta esperienza
siamo disposti a correre. [...] musicale nella quale essi si inverano
Elemento di continuità nel cambia- e trovano la loro ragion d’essere, orien-
mento è comunque il desiderio di man- tando le aspettative dei soggetti impli-
tenere vivo il rapporto con i lettori e cati nell’esperienza.
con i soci. Per questo trovate nelle pa- È Bruner (1976) a ricordare che il va-
gine seguenti un questionario che in- lore cognitivo dei processi di concet-
tende sondare il gradimento dei lettori, tualizzazione consiste soprattutto nella
con l’ulteriore obiettivo di rinsaldare possibilità di anticipare l’esperienza,
un rapporto che negli ultimi tempi ap- andando oltre il dato immediato. E in
pare un po’ sonnolento. Abbiamo biso- questa direzione si muove da tempo,
gno di conoscere esigenze e richiese anche in altri ambiti disciplinari, la
dei nostri lettori, dubbi e perplessità, didattica più sensibile alla dimensione
se ce ne sono, sulle scelte redazionali: contestuale dell’esperienza educativa
vi chiediamo perciò un giudizio com- cioè il suo essere strettamente legata
plessivo sulla rivista che vi trovate fra alla cultura e al contesto in cui si svol-
le mani. Vi invitiamo a spendere un ge (Pontecorvo, 1999). [...]
po’ del vostro tempo per comunicarci L’operazione preliminare della costru-
il vostro pensiero sulla rivista, rispon- zione di un percorso secondo la logica
dendo al questionario. Sul numero di della didattica per concetti è la defini-
dicembre il dialogo proseguirà, con i zione della mappa del concetto intorno
dati che avremo ricevuto.» a cui si vuole lavorare. Se infatti ap-
prendere significa ampliare e ristrut-
Progettare con i concetti turare le proprie reti concettuali, in-
nell’educazione musicale segnare significa creare le opportunità
(N. 132, settembre 2004, pp. 31-39) perché ciò avvenga; in altri termini,
Dopo quindici numeri Rosalba torna per guidare il processo di apprendi-
mento, l’insegnante deve innanzitutto
come autore sulle pagine della rivista,
chiarire a se stesso l’organizzazione
questa volta con un articolo per la rubrica concettuale della propria disciplina e,
Strumenti e tecniche che diventerà un te- in essa, del particolare ambito di cui
sto di riferimento cruciale per la progetta- intende occuparsi per definirne i con-
zione educativa. cetti importanti, le relazioni possibili
«Una delle perplessità che la didattica fra di essi, le conseguenze che possono
per concetti solleva all’interno delle derivare dall’espansione di una parte
discipline espressive è l’impossibili- delle rete. Per aiutare i ragazzi a capi-
tà di trovare negli ambiti artistici dei re via via ciò che si fa bisogna dunque
concetti che abbiano la stessa rigorosa che gli insegnanti capiscano prima di
definizione di quelli su cui si fondano proporre il fare (Caravita, 1998).
le discipline scientifiche. I concetti In seguito l’insegnante avvia la con-
musicali, si obietta giustamente, sono versazione clinica che rappresenta pro-
sfumati e non hanno la stessa siste- priamente il momento dell’indagine
maticità e definitezza, ad esempio, di sullo stato delle rete cognitiva degli
quelli matematici. Il che non significa studenti. Sollecitati dalle domande
però che in musica non esistano con- dell’insegnante, gli studenti riflettono
cetti-chiave, piuttosto che i concetti sul concetto su cui si lavorerà, rive-

n. 180 | musica domani | 55


lando cosa ne pensano e quali connes- personali, è un’esperienza individuale
sioni sono in grado di operare fra esso e facoltativa che non riguarda la col-
e altri nodi della rete concettuale. A lettività nel suo complesso. Soprattutto
partire dalla matrice cognitiva, vale a non riguarda la sua idea di scuola e il
dire dalla mappa concettuale possedu- progetto formativo che lì si realizza.
ta dagli alunni all’inizio del percorso Una posizione grave nei cui confron-
didattico, l’insegnante elabora il pro- ti la Siem ha espresso indignazione e
prio progetto di lavoro, strutturato in preoccupazione con un documento in-
fasi che vengono definite blocchi (Az- viato a politici e giornali che i lettori
zali, 1992) e il cui obiettivo non è tanto possono trovare nella rivista. Altri enti,
l’acquisizione di abilità o conoscenza istituzioni e personaggi del mondo cul-
specifiche, quanto l’appropriazione di turale stanno facendo sentire la loro
un concetto dato, appropriazione che voce su questo problema con un’inso-
richiede sia la comprensione del con- spettata e felice unità di intenti che,
cetto e delle sue relazioni con la rete ci auguriamo, possa portare a qualche
concettuale della disciplina, sia la ca- risultato.
pacità di usarlo all’interno di esperien- “Musica Domani” si associa al coro
ze concrete.» delle voci di protesta, preoccupata per
gli effetti nefasti che tale decisione po-
Il diritto alla formazione musicale trebbe avere sul futuro della formazio-
(N. 134, marzo 2005, p. 3) ne musicale delle giovani generazioni.
È il primo numero di un nuovo gruppo Non è questo il domani che la reda-
redazionale, composto da Luca Bertaz- zione immagina e verso cui ha finora
indirizzato i propri sforzi.»
zoni, Mariateresa Lietti e Luca Marconi.
L’editoriale prende posizione sulla rifor-
Un’avventura straordinaria
ma delle scuole superiori che colloca la
(N. 137, dicembre 2005, p. 3)
musica al solo liceo musicale e coreutico, «Dopo quattordici anni di lavoro reda-
dando forza al documento della Siem in- zionale, sei in veste di redattrice e otto
viato a politici e giornali, qui pubblicato in quella di direttrice, credo giunto il
integralmente. momento di lasciare ad altri questa ri-
«È perlomeno sconcertante notare vista che amo molto e a cui ho dedicato
come a questo bisogno il ministro Mo- impegno e passione.
ratti non abbia dato, con il suo progetto In cambio ne ho ricevuto una grande
di riforma delle scuole superiori, alcu- quantità di stimoli intellettuali e un
na risposta. Negando la presenza della consistente arricchimento delle mie
musica alle superiori – periodo della relazioni umane e professionali. Si
vita in cui alla musica è affidata l’e- tratta infatti di un’esperienza straordi-
spressione di sé e una buona parte del naria.
processo di costruzione della propria “Musica Domani” ha rappresentato
identità – togliendola laddove essa era per me non solo un laboratorio prezio-
prevista (nella scuola magistrale oggi so di idee e scambi culturali, un luogo
divenuta il liceo delle scienze sociali di riflessione, studio e ricerca tra i più
e confinandola nel solo liceo musicale interessanti, ma anche un osservato-
e coreutico, il ministro manda a dire rio privilegiato sulla complessa realtà
che la musica costituisce un orizzon- della didattica musicale italiana: il
te ascrivibile ai gusti e agli interessi lavoro redazionale permette infatti di

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entrare in contatto con molte e diverse Sono sicura che “Musica Domani”
situazioni e offre uno spaccato suffi- continuerà a incoraggiare e testimonia-
cientemente ampio di ciò che si muove re il dibattito, tenendo vivo l’interesse
nell’ambito della formazione musicale nei confronti dei temi della pedagogia
nel nostro paese. musicale e facendosi portabandiera di
Sono diversi i mutamenti che ho potuto uno spirito di confronto e dialogo fra i
osservare in questo tempo. All’inizio diversi luoghi della didattica italiana:
degli anni ’90, quando cominciai il scuole, università, conservatori. [...]
mio impegno nella redazione, avevo Ai lettori di questi anni un sincero
l’impressione che la realtà didattica ringraziamento per avermi seguito in
italiana fosse caratterizzata da uno quella che per me è stata una affasci-
squilibrio singolare: da una parte pote- nante e singolare avventura.»
vo vedere molte esperienze interessan-
ti e valide; dall’altra dovevo prendere A Rosalba un sincero grazie per la ge-
atto di una certa difficoltà a documen- nerosità con cui ha saputo mettere a di-
tarle e comunicarle, dunque a rendere
sposizione dei collaboratori e dei lettori il
disponibile ad altri un patrimonio di-
dattico che pure c’era, ma restava na- suo pensiero pedagogico e la sua passione
scosto. Inoltre mi colpiva la carenza di professionale per l’educazione musicale1.
ricerche originali nell’ambito specifico
della didattica musicale. Una carenza
che influiva negativamente sulla com-
plessiva riflessione didattica italiana,
ma ancora di più sulla vita della nostra
rivista che al tema della ricerca aveva
dedicato addirittura un’intera sezione
la quale rischiava ogni volta di restare
sguarnita.
Mi sembra che in questi quattordici
anni questa realtà si sia in parte mo-
dificata, grazie alla concomitanza di
diversi fattori: fra i tanti che merite-
rebbero di essere menzionati, vorrei
citare l’ultimo in ordine di apparizio-
ne e il più controverso, cioè la nasci-
ta delle Ssis-musica e la conseguente
crescita di interesse nei confronti della
didattica musicale da parte delle uni-
versità. Il dibattito ne è stato smosso
e alimentato, anche con toni a volte
troppo veementi e accalorati, stimo-
lando ciascuno a meglio motivare e
articolare le proprie posizioni e gene-
rando un fervore intellettuale che, se 1
Su www.musicadomani.it si possono scaricare i
non si arenerà nella polemica sterile e contributi di Rosalba Deriu Intorno al concetto di
autoreferenziale, non potrà che giovare competenza musicale (MD 116, settembre 2000) e
alla didattica musicale italiana. Progettare con i concetti nell’educazione musicale
(MD 132, settembre 2004).

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Insegnare con passione!
In ricordo di Rosalba Deriu
Giovanna Guardabasso

H o conosciuto Rosalba nei primi


anni ’80 nella classe di Johannel-
la Tafuri al Conservatorio di Bologna.
Rosalba è stata per me fulcro e motore
di questa attitudine alla collaborazione,
all’aiuto reciproco, allo scambio e allo
Era un periodo di grande fervore e le sviluppo delle idee in direzioni a volte
iniziative per una didattica musicale in- imprevedibili. Mi ha stimolato a non ac-
novativa si moltiplicavano. In quel clima contentarmi dei percorsi già consolidati e
è nato un legame professionale e un’ami- collaudati e a coltivare invece un costante
cizia che sono stati duraturi nel tempo. desiderio di cercare, sperimentare, cam-
Rosalba mi ha coinvolto nei progetti di biare. A coltivare una passione per lo stu-
lavoro che stava portando avanti ed è sta- dio e per l’insegnamento che tiene sempre
to così che ho iniziato il cammino che mi vivo il piacere di entrare in classe e aiuta
avrebbe condotto a scegliere la direzione a superare la fatica e i momenti di diffi-
della mia vita professionale. coltà.
Abbiamo avviato da allora una forma Abbiamo condiviso idee, appunti, ma-
di collaborazione che per noi era diven- teriali. Ci siamo “appropriate” di spunti, o
tata così naturale da considerarla quasi percorsi già ben strutturati, l’una dell’al-
scontata, ma che oggi, ripensando all’e- tra, trasformandoli e rendendoli parte in-
sperienza vissuta da un’altra prospettiva, tegrante del nostro lavoro.
mi pare singolare e importante da ricor- Mi piace pensare che abbiamo mes-
dare. so in pratica una visione pedagogica che
Insegnavamo Pedagogia musicale in con orgoglio posso considerare “comune”,
Conservatori diversi e, pur in assenza di fondata sulla relazione, sulla socialità,
progetti di lavoro comuni in questo am- sull’apertura al possibile.
bito, abbiamo preso l’abitudine di incon- Anche a scuola, come sappiamo, lavo-
trarci per condividere la progettazione dei rare insieme comporta un grande arricchi-
corsi annuali. Così per circa trent’anni, mento personale, lo sviluppo delle idee,
con Patrizia Buzzoni e Angela Cattelan, una chiara messa a fuoco dei problemi. Lo
abbiamo studiato, discusso e programma- scambio permette a ciascuno di aiutare
to assieme i corsi che andavamo a pro- e ricevere aiuto: a turno un componente
porre agli studenti in sedi di Conservatori del gruppo sostiene e stimola gli altri, in
diversi. base alla familiarità con l’argomento, alla

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disposizione d’animo di una particolare In settembre e ottobre del 2018 il
giornata o ad altri, anche imprevedibili gruppo si è riunito per progettare i corsi
fattori. dell’anno entrante.
Lavorare insieme crea legami forti, an- In quel periodo Rosalba aveva com-
che in virtù del superamento di momenti prato tanti nuovi libri e studiato molto
di incomprensione e conflitto. Attraverso più di noi tre. Con entusiasmo, passione,
il lavoro in gruppo si appaga un bisogno sguardo penetrante e vivido, e uno splen-
di socialità, di coltivare legami affettivi, dido sorriso ha progettato insieme a noi il
di offrirsi attenzioni reciproche che costi- futuro.
tuiscono lo sfondo di un apprendimento
significativo.

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I prossimi temi della rivista:
CORPO
E/È MUSICA
NARRARE CON
SUONI, FIGURE,
MOVIMENTI:
QUALI STORIE?
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redazione@musicadomani.it

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