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Capitolo 6
La medicina tradizionale in Sudamerica
1
La salute nel mondo
Antonietta Aversano, Andrea del Sorbo, Rossana Miciaccia, Federica Rinaldo, Mimma Zimarra
Abstract
Scopo:
Nel Sud America la medicina tradizionale ha origini millenarie e vede la sua possibile nascita in
popoli precolombiani che hanno concepito una connessione tra religione e l’uso di sostanze allucino-
gene. Nonostante le numerose dominazioni e colonizzazioni susseguitesi nei secoli, i popoli autoctoni
sono stati in grado di conservare la propria identità.
Lo scopo di questo lavoro è quello di portare a conoscenza le pratiche di cura e diagnosi di Tribù,
gruppi isolati, che occupano diverse zone del sud America. A prescindere dalla loro geolocalizza-
zione, queste etnie pongono lo spirito, e le patologie ad esso correlate, al centro dell’equilibrio benes-
sere-malessere.
Metodi:
Risultati:
In Sud America abbiamo riscontrato un concetto di salute di natura olistica, in cui risulta centrale la
connessione tra spirito, corpo e mente, elementi interdipendenti tra loro: l’armonia tra questi permette
di raggiungere uno stato di totale benessere per l’individuo; al contrario, eventi che interferiscono con
anche uno solo di essi, determinano una condizione di malessere e malattia. La figura cardine di tutto
il processo di diagnosi e cura è il “guaritore”, inteso dalle comunità come leader e curatore dello
spirito, il cui ruolo non è sempre rivestito da un uomo ma anche da una donna. Diversamente da altri
contesti culturali, l’investitura viene conferita mediante visioni, sogni o stati di trance.
I curatori distinguono le malattie legate al corpo da quelle connesse allo spirito, che assumono più
una dimensione ultraterrena infatti, gli spiriti degli antenati sono coinvolti in diversi modi nel mante-
nimento della salute e del benessere di un individuo.
Conclusioni:
Sebbene i metodi di cura utilizzati differiscano tra loro a seconda delle tribù, predonima l’uso di erbe
medicinali e pratiche rituali di varia natura. Ad oggi le pratiche tradizionali stanno diventando parte
integrante del sistema sanitario dei paesi del Sud America.
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La salute nel mondo
Abstract
Scope:
Traditional medicine in South America has a thousand-years-old history and its creation presumably
occurred in pre-Columbian populations, who conceived a connection between religion and the use of
hallucinogenic substances. Despite numerous dominations and colonization over the centuries, indig-
enous people were able to preserve their identity.
The aim of this job is to share knowledge about care and diagnosis systems of tribes in different areas
in South America. Regardless of these ethnic groups place the spirit at the center of the balance be-
tween health and disease.
Methods:
Our job is the result of an interview with an expert and of specific bibliographic and site research.
Results:
In South America we have found a holistic concept of health, where the connection among spirit,
body, and head is central, mutually dependent from each other: the harmony between these, allows
to reach a complete state of wellness to the individual; on the contrary, events that interfere with even
one of them, cause a condition of sickness and illness.
The key figure of the whole process of diagnosis and treatment is the healer, understood by the com-
munity as a leader and curator of the spirit, whose role is not always played by a man but also by a
woman. Unlike other cultural contexts, the investiture is given through visions, dreams or states of
trance.
The curators distinguish between body-related and spirit-related diseases, which take on more of an
otherworldly dimension, in fact, ancestor spirits are involved in different ways in maintaining an
individual's health and well-being.
Conclusions:
Although according to the tribes, the methods of treatment used differ from one another, they predict
the use of medicinal herbs and ritual practices of various kinds.
In closing, to date, traditional practices are becoming an integral part of the health system of South
American countries.
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La salute nel mondo
Il tempo e il luogo
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La salute nel mondo
In un clima di “beato isolazionismo” dalle influenze del Vecchio Continente, il Sudamerica è stato la
culla per varie popolazioni e civiltà che, con i loro usi e costumi, si sono succedute nel corso dei
secoli.
In questo contesto sono fiorite importanti culture pre-colombiane come quella dei Muisca , la princi-
pale popolazione indigena dell’attuale Colombia, o la civiltà Incaica , che dominò la regione delle
Ande dal 1438 al 1533.
I popoli autoctoni differivano per dimensione demografica, composizione etnica, risorse economiche
e potenziale di sviluppo. Tutti però condivisero lo stesso destino: prima di raggiungere l’indipendenza
nel XIX secolo, le loro società, economie e culture furono profondamente segnate dai rapporti con le
potenze coloniali iberiche.
Nel 1494, con il Trattato di Tordesillas, Spagna e Portogallo tracciarono una linea di demarcazione
immaginaria che divideva l'Oceano Atlantico da nord a sud.
Ferdinando e Isabella, i Monarchi Cattolici di Aragona e Castiglia, guadagnarono così i territori che
comprendevano la quasi totalità delle Americhe mentre al Portogallo venne garantita la parte più
orientale dell'odierno Brasile. La Spagna iniziò rapidamente una capillare conquista e colonizzazione
dei suoi territori mentre passarono decenni prima che il Portogallo mostrasse un reale interesse per
l’area brasiliana. I commercianti portoghesi infatti, preferirono concentrarsi sullo sviluppo dei ricchi
mercati asiatici aperti dai viaggi di Vasco de Gama verso l’India durante il 1498.
La Spagna, grazie a figure come Francisco Pizarro, condottiero e fondatore della città di Lima, ri-
scosse rapidamente notevoli successi sul suolo sudamericano. Pizarro conquistò numerose vittorie
sulla popolazione incaica, ultima delle quali fu la Battaglia di Cajamarca nel 1532 che gli permise di
prendere il controllo della regione andina e gettare così le basi del futuro viceregno del Perù. Da
queste prime roccaforti, gli spagnoli dilagarono in tutte le aree circostanti.
Lo sterminio e la conquista del Nuovo Mondo trovarono nel cristianesimo la sua giustificazione mo-
rale. La monarchia cattolica spagnola infatti, impose una massiccia conversione di questi popoli pa-
gani al Cristianesimo. Tuttavia, la distruzione delle credenze pagane riuscì solo in parte. I popoli
amerindi difesero le loro storie e credenze integrandole con gli insegnamenti cristiani. In questo modo
riuscirono a superare la dominazione coloniale giungendo fino ai giorni nostri.
La crisi dei regimi coloniali si verificò solo agli inizi dell’ottocento quando Napoleone invadendo
Portogallo e Spagna gettò i loro rispettivi governi in una crisi senza precedenti.
La Guerra d'indipendenza spagnola (1808-1814) fu il più lungo conflitto delle guerre napoleoniche e
venne combattuto nella penisola iberica dall’ alleanza tra Spagna, Portogallo e Regno Unito contro
il Primo Impero francese. L’effetto “globale” di questo conflitto fu una riduzione della morsa di Por-
togallo e Spagna sui propri territori coloniali. Il vuoto di potere formatosi permise così al fuoco indi-
pendentista di divampare nel Nuovo Mondo. Il primo movimento di questo tipo si sviluppò in Vene-
zuela dove, a partire dal 5 luglio 1811, alcune regioni rifiutando la presenza spagnola proclamarono la
loro indipendenza sotto il nome di Repubblica del Venezuela.
Questa giovane repubblica fu troppo debole e isolata. Il 25 luglio del 1812 essa abbondonò la rivolu-
zione e i piani d’indipendenza furono archiviati.
I rivoluzionari trovarono riferimento nella figura di Simón Bolívar, generale e patriota venezuelano,
che diede un contributo fondamentale all'indipendenza di Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Vene-
zuela. Dal 1811 al 1826, attraverso vari e sanguinosi conflitti, quello che era il dominio d’oltre oceano
di Spagna e Portogallo si dissolse lasciando gli embrioni delle attuali nazioni.
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Stati come la Grande Colombia, comprendente gli attuali territori di Venezuela, Colombia, Ecuador
e Panama furono il frutto di questo periodo rivoluzionario. Dalla loro successiva frammentazione si
formarono le nazioni odierne. Il Sud America, per quanto sanguinante, entrò così nell’epoca degli
Stati moderni.
Gli Shipibo sono un’antica popolazione che prospera nell'Amazzonia peruviana superiore da circa
1000 anni. Le loro comunità vivono principalmente lungo le rive del fiume Ucayali o nei pressi dei
laghi circostanti.
A monte dell'Ucayali, partendo dalla città di Pucallpa, gli Shipibo sono noti come Conibo, (Figura
1).
La Shipibo è una lingua panoana dell'Amazzonia. Il termine "Shipibo" non è generalmente usato da
questi indigeni in riferimento a se stessi. Essi preferiscono definirsi “jonibo" [persona (pl.)] mentre
indicano con il termine "nahuabo" [straniero (pl.)] tutte le persone che non appartengono alla loro
etnia. Il termine "Shipibo" è stato coniato in riferimento a questa popolazione dalle altre tribù. Esso
nasce dalla loro usanza di catturare e accudire poi come animali domestici esemplari dimUistitì pig-
meo (Cebuella pygmaea), un piccolo primate ampiamente diffuso nell'Amazzonia Peruviana.
Nelle lingue panoane questo animale è chiamato "Shipi" mentre ,il suffisso "bo", indica il plurale.
I modelli tradizionali della famiglia Shipibo tendono a essere matrilocali e matrilineari, anche se que-
sto sembra variare di generazione in generazione (Abelove, 1978; Eakin, Lauriault, e Boonstra, 1980;
Hern, 1992b). Un tipico villaggio Shipibo è costituito da un'unica famiglia “allargata” composta
da cinque o sei nuclei familiari. Le comunità Shipibo più grandi risultano essere perlopiù il risultato
dell'attività missionaria compresa tra il XIX e il XX secolo (Myers, 1990).
Il capo tradizionale di una comunità Shipibo, il maschio al vertice della famiglia allargata, prende il
nome di curaca. Egli detiene in maniera permanente questo status in-
formale fino alla sua morte, eccessiva vecchiaia, o eventuale disabilità
che comporti la necessità di sostituirlo con un uomo più giovane.
Attualmente, la popolazione Shipibo sceglie un capo villaggio a rota-
zione ed elegge funzionari conformi alla struttura governativa nazionale
peruviana. Questi agenti governativi non appartengono alla tradizione
Shipibo, ma fungono da tramite tra gli indigeni e lo stato peruviano.
(Hern ; 2015). (Figura 2)
Fig. 2 Appartenente alla comunità Shipibo con copricapo e vesti tipiche
della tradizione locale
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La salute nel mondo
I concetti di salute e malessere nella popolazione Shipibo risultano difficili da identificare in quanto
non si riferiscono a dogmi universali, ma al contrario sono caratterizzati dalla percezione indi-
viduale.
Si possono tuttavia delineare dei caratteri generali che tra gli Shipibo si riferiscono a chi pratica l’arte
della cura.
Il termine “sciamano”, molto comune in Sudamerica, è estraneo alla cultura Shipibo. Chi pratica la
guarigione, chi diviene curatore, per questo popolo prende il nome di Onanya.
Questa parola può essere tradotta letteralmente come “persona saggia”. Essendo però la saggezza un
bene messo a servizio dell’intera comunità la parola Onanya viene anche interpretata come “saggio
curatore”. La salute è vista da un punto di vista olistico, attraverso tre diversi livelli: quello del corpo
(yora), quello psicologico (shinan) e infine quello spirituale(kaya).
Una volta poste le basi di queste conoscenze i vari curatori del popolo Shipibo sviluppano una propria
e unica visione. Questo accade in vari modi. Una prima influenza “sull’educazione” del curatore sarà
il suo stesso insegnante. Non ci sono testi scritti da cui poter apprendere l’arte della guarigione
quindi la trasmissione delle conoscenze è orale e spesso relativa alle singole famiglie.
Il medico Onanya non scrive ma è un poeta che utilizza parole d’ispirazione divina. Una volta acqui-
siti gli insegnamenti del precettore, la sua visione della salute e delle cure sarà ulteriormente modifi-
cata dalle proprie esperienze personali nel ruolo di Onanya.
Tutto ciò porta all’assenza di schemi fissi o interpretazioni univoche che invece caratterizzano le altre
medicine tradizionali.
Non è sufficiente aver ricevuto l’insegnamento della pratica medica per divenire guaritore. Un vero
Onanya, una figura che per il popolo shipibo può legittimamente aiutare il prossimo, deve sottoporsi
a numerosi iter. Per esempio, al fine di instaurare un legame metafisico con il mondo delle piante cu-
rative, egli dovrà seguire a una dieta rigida.
La dieta, così come la parte più teorica della preparazione di un guaritore, pur presentando delle basi
comuni, varierà a seconda delle conoscenze che si vogliono acquisire. Ogni diversa specie vegetale è
infatti in grado di trasmettere differenti saperi a chi l’assume.
All’inizio di questo percorso generalmente si bevono infusi derivati dalla corteccia di alcuni alberi
oppure si fa il bagno tra le foglie di specifici arbusti o piante.
In questo regime alimentare potranno essere consumati, secondo la tradizione, solo pesce e piante
verdi. Anche questo aspetto si è evoluto, nella dieta moderna troviamo infatti diversi alimenti. Per
esempio, è consentito consumare la pasta senza salsa, oppure riso, patate, avena. Mangiare carne di
maiale, olio, spezie e assumere alcolici risulta invece vietato.
Essendo questo un cammino che deve portare a stabilire uno stretto legame tra guaritore e ambiente,
all’inizio della dieta, è necessario isolarsi dalla famiglia e inoltrarsi nella foresta. In questo periodo è
vietata qualsiasi pratica sessuale e la vicinanza alle donne col mestruo.
Essa è la manifestazione di un disequilibrio tra i tre livelli su cui si basa la salute di un essere vivente:
corpo, psiche e infine lo spirito. Quando quindi l’Onanya cura il paziente non andrà semplicemente a
curare la sintomatologia, le manifestazioni del suo malessere, ma scaverà per trovare le sue origini.
Una malattia fisica avrà quindi delle origini metafisiche.
La dipendenza da droghe, per esempio, viene affrontata causando il vomito del paziente mediante
l’ingestione di erbe. Ciò avviene perché vi è una stretta connessione tra quello che è il livello del
corpo e quello della mente. Secondo gli Shipibo, noi “pensiamo” anche attraverso il nostro corpo.
L’espulsione del vomito consente la purificazione del corpo del paziente, e da lì deriverà una
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La salute nel mondo
chiarificazione anche dei suoi pensieri. Curando il corpo, si cura anche la mente, e questo aiuterà
a ridurre il suo stato di dipendenza.
Nella cultura Shipibo è ancora molto presente il lato della “magia nera”, o malocchio. Molte patologie
possono essere l’espressione fisica di questi atti di “cattiva magia”. Le malattie interne o condizioni
di malessere senza origini evidenti come: febbri, paralisi, difetti di nascita e guarigioni difficili sono
tradizionalmente attribuiti all’ influenza del mondo degli spiriti. In particolare, la condizione di "cu-
pia" è ampiamente riconosciuta come una causa di vari disturbi.
Oltre a cupia, termine che pare avere origini Shipibo, si può parlare anche di “cutipado” che deriva
da "cutipar", verbo spagnolo che può essere un adattamento del concetto Shipibo.
La parola "cutipado" corrisponde approssimativamente a "stregato" in inglese e, la "cupia", è una
sorta di spiegazione immediata per una condizione che appare altrimenti inspiegabile.
Un bambino albino,o che ha una pelle eccezionalmente chiara, ma normale in tutti gli altri aspetti,
può essere additato come "cutipado." Una giovane donna colpita da una "cupia" può sperimentare un
episodio dissociativo, isterico, durante il quale è ovviamente fuori controllo, avendo convulsioni, urla,
tremori, sudorazione, gemiti. Questi episodi, che sono rari, possono andare avanti per lunghi periodi
di tempo fino a un'ora. In tal caso,il paziente è stato chiaramente "cutipado" da un nemico, forse un
rivale sociale o sessuale, con l'aiuto di qualcuno che pratica "Brujeria" (spagnolo per stregoneria). La
persona che pratica la magia nera lancia un incantesimo ("cupia") sulla persona che poi sperimenta
lo stato dissociativo, che non assomiglia in alcun modo a quello che è noto nella medicina occidentale
come una crisi epilettica. (Hern; 2015)
Per l’Onanya, esistono tre diversi modi per diagnosticare e curare una patologia. Il primo avviene con
l’incontro del paziente.
L’Onanya incontra separatamente il suo paziente e inizia a parlare con lui, della sua vita e di com’è
condotta. Da queste intime conversazioni e grazie alla sua esperienza, inizia a capire cosa potrebbe
avere il paziente e quindi come curarlo. Ciò che certamente aiuta l’Onanya a curare sarà una “speciale
sensibilità” per il corpo, la mente e lo spirito del paziente, che gli permetteranno di percepire la ma-
lattia.
Un secondo modo è attraverso i sogni. L’Onanya sognando ripercorre la vita del paziente e da lì
comprende le origini della malattia, che possono essere trasgressioni verso il proprio corpo o altre
persone.
Il terzo e ultimo modo attraverso cui l’Onanya può diagnosticare la malattia è assumendo un compo-
sto di piante allucinogene che prende comunemente il nome di Ayahuasca.
Questo è in realtà composto sia da Ayahuasca (Banisteriosis Caapi) che da foglie di Chakuruna (Psy-
chotria Viridis). L’Ayahuasca, nota anche come yagè, contiene MAO-inibitori mentre la Chacruna
presenta la DMT (N,N-Dimetiltriptamina). (Figura
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La salute nel mondo
(Crossmann, 2004).
Nella popolazione Shipibo esistono due tradizioni principali del canto medicinale. Da una parte ab-
biamo gli Ikaro, canti medicinali di origine spagnola. Essi vengono imparati a memoria e trattano
di piante curative.
Dall’altra parte abbiamo i Bewà, esclusivi della tradizione Shipibo. Non si tratta semplicemente di
canzoni apprese dopo l’uso di specifiche piante dagli effetti allucinogeni. In questo caso il canto non
è imparato a memoria ma nasce per lo specifico paziente e malattia.
Viene percepito ciò che prova il paziente e da lì nasce il canto. Il canto medicinale quindi risponde
e parla alla malattia del paziente per curarlo. Allo stesso tempo l’uso di questi preparati permette al
curatore di collegarsi al mondo spirituale della medicina. Il canto quindi apre il mondo medicinale
nel quale il medico presenta sé stesso come una figura legittima, a cui gli spiriti risponderanno e
daranno aiuto nel processo di guarigione.
Moderne reinterpretazioni delle tradizioni hanno portato a concepire il composto di liane e foglie,
comunemente noto come Ayahuasca, come la ragione della cura grazie alle sue potenzialità psiche-
deliche. Secondo le tradizioni invece ciò che cura non è il composto dell’Ayahuasca, ma i canti.
Saranno quindi le vibrazioni del canto a penetrare il corpo del paziente e i suoi pensieri, curando la
malattia e lo status psicologico del paziente.
Spesso al canto seguono dei movimenti delle mani, quasi come a lavare lo sporco,o spostare l’aria
malsana dal paziente. I canti rimuovono anche i malocchi e sono una difesa da questi. Dopo aver
sconfitto la malattia il medico canta del mondo aromatico (delle piante aromatiche), profuma e lava
il paziente. In tal modo dona un nuovo corpo, un nuovo pensiero positivo al paziente. Nei tempi
antichi spesso il paziente si recava dal medico con doni come pollame o tuberi selvatici, molto co-
muni, ma anche canoe o utensili. Nell’era moderna questa tradizione si è andata trasformando in un
più comune pagamento in denaro.
L’Ayahuasca ha quindi proprietà medicinali, ma come purga. Eccezionalmente può essere data
dall’Onanya al paziente per espellere ciò che di “cattivo” c’è in lui. L’espulsione tramite diarrea e
vomito, causate dall’ingestione del composto, viene vista in un duplice modo. Tramite questi atti infatti
il paziente libera letteralmente il proprio corpo da eventuali parassiti ma, allo stesso tempo, si libera di
tutte le sue tossine emotive e psichiche. Simbolicamente ci liberiamo da ciò che ci fa male. L’Ayahua-
sca quindi non ha di per sé attività “buona”. È una pianta e, in quanto tale, neutra.
La stessa Ayahuasca è infatti anche in uso nella magia nera e, con tale fine, può ferire il paziente.
Sarà il nobile intento di cura del guaritore, e la sua capacità di usarla, a renderla buona.
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Canti Medicinali: Sono canzoni che presentano un effetto terapeutico e sono divisibili in due
gruppi: Ikaro e i Bewà. I primi sono canti medicinali di origine spagnola, imparati a memoria e
che trattano di piante curative. Dall’altra parte abbiamo i Bewà, appartenenti alla tradizionale degli
shipibo. Il Bewà curerà il paziente grazie alle sue vibrazioni.
onanya: È il guaritore della comunità Shipibo. Il termine indica letteralmente una “persona sag-
gia” e da lì può essere declinato come “saggio curatore”.
Ayahuasca: Con questo termine sono indicate contemporaneamente sia la liana Banisteriopsis
caapi che l'intero preparato ottenuto dalla bollitura di questa liana assieme alla foglia Chakuruna
(Psychotria Viridis)
Il popolo Chavin era estremamente legato alla sua parte religioso- mi-
stica.
La sua cosmologia si strutturava intorno a varie divinità, la principale
delle quali, è rappresentata nel Lanzòn, un’imponente statua monoli-
tica alta 4,5 metri situata nell'antico complesso di Chavín de Huantar.
Questo essere divino presenta una forma felina dotata di zanne e volto
ghignante, spesso raffigurato nell’atto di sorreggere un largo cactus
San Pedro tra le sue mani. Il tema di questa pianta,i cui poteri alluci-
nogeni sono oggi noti e ben delineati, si presenta in vari reperti. Su Fig. 4: rappresentazione del
diverse ciotole infatti figure di felini, forse giaguari, sono sormontate Lanzòn
dai San Pedro. (Figura 4)
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Il curanderismo si basa in gran parte sulla nozione di equilibrio in tutti gli aspetti della realtà
dell'individuo. I curandero non separano il corpo dalla mente o dallo spirito ma cercano l'equilibrio
tra queste due componenti. Altrettanto importanti sono considerati i rapporti con gli altri individui,
la famiglia e le comunità in cui si è inseriti. Secondo il curandero quindi, malattie non diagnosticate,
problemi finanziari, o forti emozioni negative si accumulano nel corpo e nell'anima causando la per-
dita dell’equilibrio nel mondo del paziente. (Figura 5)
Le relazioni intime tra il curandero e il paziente nella pratica della cura, è uno dei grandi successi del
curanderismo.
La fiducia è un fattore importante nella costruzione della relazione paziente-curandero e molti diffi-
dano della medicina occidentale per questioni di impersonalità, percepite come mancanza di rispetto.
(Sanchez,2018).
Mentre le malattie naturali sono trattate da rimedi a base di erbe, o possono anche essere risolte attra-
verso la medicina occidentale ,le malattie soprannaturali, devono essere trattate dal curandero. Tra i
disturbi maggiormente trattati dai curanderos ritroviamo quelli psicosomatici. L'enorme numero di
specie vegetali utilizzate per questi disturbi indica che i curanderos sono stimati specialisti in materia
e che vengono consultati principalmente per queste condizioni.
Il trattamento di disturbi "magico/rituali" come Mal aire (aria cattiva; malattia causata da spiriti
che influenzano gli adulti), Mal viento (vento cattivo, simile a mail aire ma che interessa soprattutto
i bambini), Susto e Espanto (paura, causata da eventi imprevisti nella vita o nell’ambiente), Mal ojo
(malocchio, malattia presente soprattutto nei bambini causata da persone mosse da cattive intenzioni),
Envidia (invidia, malattia degli adulti causato dall'invidia di altre persone) (Bussmann;2006) e Daño
o Brujería (stregoneria) sono visti come malattie molto comuni nella società andina. Il concetto occi-
dentale di “disturbi psicosomatici” si avvicina alla percezione di queste malattie che sono profonda-
mente radicate nella società andina. La medicina occidentale non offre però alternative efficaci al loro
trattamento tradizionale. Questo potrebbe spiegare perché il curandero riveste un ruolo sociale così
importante.
L'uso di purgativi e lassativi per, letteralmente, “espellere” spiriti maligni è molto comune. (The
Globalization of Traditional Medicine in Northern Peru: From Shamanism to Molecules Rainer W.
Bussmann).
Il curandero è quindi una figura estremamente radicata nel cuore del popolo peruviano che ancora
usufruisce dei suoi servigi. Tipicamente il curandero vive nelle zone limitrofe agli agglomerati urbani.
Ogni Curandero coltiva nel cortile antistante la propria abitazione il San Pedro, per instaurare con
esso una stretta connessione. Tradizione vuole infatti che il San Pedro sia anche il guardiano della
dimora del guaritore e che, in caso sconosciuti si avvicinino alla sua porta, inizi ad emettere un sonoro
fischio per avvisare il curandero.
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bene e male, cristiano e pagano. Questo per il curandero implica una complementarietà piuttosto che
una inconciliabilità. Attraverso il raggiungimento della "visione" il curandero cerca di percepire l'u-
nità nell'interazione dinamica tra le forze del bene e del male. Seguendo quindi il concetto di opposti
complementari, la mesa, sarà divisa in due grandi, nonché disuguali, zone che prenderanno il nome di
Campos (campi) o Bancos (banchi), divisi da un’area neutrale. (Figura 7)
Il lato sinistro della mesa prendere il nome di Campo Ganadero o anche Campo dell’astuto mer-
cante. Conterrà artefatti associati al male e al mondo sotterraneo. Questa zona è governata da
Satana, i cui poteri saranno riposti in tre oggetti totemici che prendono il nome di Baionetta di Satana,
Bastone del Gufo e Bastone della Donna Sola. Questi saranno infissi ,a sinistra , nella parte posteriore
della mesa. Il lato destro è chiamato il Campo Justiciero o Campo del giudice Divino.
Com’è prevedibile questa porzione della mesa è sotto il dominio del bene e comprenderà al sul in-
terno: immagini dei santi, oggetti di potere positivo come pietre, conchiglie, ciotole, un pugnale, un
sonaglio, tre profumi, acqua santa, Tobacco, zucchero , lime, e una tanica da 5 litri di infuso di San
Pedro. Cristo sarà quindi il regolatore di questa zona e i suoi poteri saranno incorporati in otto diversi
oggetti: bastone della Vergine della Misericordia, Spada di S. Paolo, Sciabola di S. Michele Arcan-
gelo, Spada di S. Giacomo, Bastone dell’aquila, Bastone del segugio grigio, Bastone del colibrì, Ba-
stone del pesce spada.
A dividere queste compagini opposte vi è il Campo Medio o campo neutro che conterrà artefatti neu-
trali, ove le forze del bene e del male sono equamente suddivise.
Questa zona è governata da S. Cipriano, pagano convertitosi al cristianesimo.
Secondo alcune leggende fu San Cipriano a scoprire il potere del San Pedro e lo usò per vedere le
cause dei mali dei suoi pazienti. “Gesù impartì allora al cactus la sua benedizione e, da quel momento
e per sempre, il San Pedro permette di vedere e curare” (Polia Meconi, 1993: 81). Gli oggetti “tote-
mici” che saranno quindi disposti in questa zona sono neutri. Ricordiamo ad esempio il Seguro con
le sue erbe magiche, una statua di S.Cipriano, una pietra ,che simboleggia il mare e i venti, uno spec-
chio di cristallo. Sullo specchio e sul vetro del Seguro, si andrà a riflettere la patologia del paziente.
Sulla mesa si trovano anche spade e pugnali, armi utilizzate nel corso dei “combattimenti magici” del
curandero contro le forze del male. Queste armi possiedono una sombra (“ombra”) che accompagna
il curandero nei suoi viaggi fuori dal corpo indotti grazie al San Pedro. Le spade dovranno essere “ver-
gini”, cioè non aver mai toccato sangue né esser state usate per altri scopi oltre l’uso nella mesa. (Polia
Meconi, 1996, I: 362). Gli oggetti presenti nella mesa non scelti casualmente. Molti di questi vengono
recuperati nel tempo, durante l’intera vita del curandero, e potranno avere un potere più o meno in-
tenso. Alcuni saranno creati appositamente dal guaritore attraverso riti finalizzati a conferirgli i poteri.
(Figura 8)
Lo stesso vale per i tarjos del curandero, o canti. Il guaritore apprende i ritmi tradizionali che poi
egli stesso rielaborerà grazie al suo talento. Una volta preparato tutto il necessario per allestire la mesa
si potrà organizzare la sessione di cura. Questo momento di grande tradizione e magia sarà diviso in
due parti: gli atti cerimoniali e gli atti curativi.
La parte cerimoniale dura generalmente dalle 10 pm fino a mezzanotte mentre, subito dopo, inizierà
la parte di diagnosi e cura. Questa seconda parte durerà da mezzanotte alle 4 am. L’intera sessione
sarà quindi svolta all’aperto durante qualsiasi notte, tranne quella del lunedì. Secondo la tradizione
locale il lunedì è infatti il “giorno degli spiriti”, in cui le anime morte dal purgatorio vagano in terra.
La parte cerimoniale consisterà in preghiere, invocazioni e canti. I tre profumi menzionati in prece-
denza sono utilizzati per "purificare" la mesa e l'infusione di San Pedro. A intervalli specificati tutti i
presentidovranno assumere la miscela del tabaco attraverso le narici. Infine, a mezzanotte, quando gli
atti cerimoniali sono stati compiuti, tutti i presenti berranno una tazza di infuso di San Pedro.
Il primo a bere l’infuso del cactus sarà il curandero stesso mentre gli ultimi saranno i suoi assistenti.
(Figura 9). La parte che segue, consiste di una serie standard di atti terapeutici che devono essere
compiuti dal curandero.
A questo punto ciascun partecipante dovrà passare di fronte alla mesa e il curandero inizierà a cantare
il trujio. Il guaritore e i presenti cercheranno quindi di individuare quale dei bastoni verticali alla
testa della mesa, pare vibrare.
Una volta che il male è stato esorcizzato, gli assistenti del curandero, si posizionano attorno al paziente
e lo aiutano ad assumere nuovamente attraverso le narici la miscela del tabaco. Il paziente a questo
punto eleva il bastone al livello del viso e, allo stesso tempo, versa la sostanza selezionata dal curandero
nelle sue narici. Infine, uno degli assistenti del curadero "purifica" il paziente strofinandogli il bastone
scelto su tutto il suo corpo.
Successivamente l'assistente fende l'aria con il bastone, prende il liquido indicato dal curandero (succo
di lime, profumo, San Pedro, ecc.) all’interno della sua bocca e lo spruzza sul bastone. Andrà poi a
riporlo al suo posto alla testa della mesa. Una volta che tutti passano nuovamente davanti alla mesa,
il guaritore conclude la sessione di cura.
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Sincretismo religioso: Incontro fra credenze diverse che genera mescolanze, interazioni e fusioni
fra elementi culturali eterogenei. Nel caso del Curandero la fusione è tra le tradizioni pagane e la
dottrina cristiana.
Curandero: Termine che deriva da Curar, guarire in spagnolo. È una figura fortemente radicata
nella tradizione del Sud America e tuttora attiva nel preservare la salute della comunità amerinda
San Pedro: L'Echinopsis pachanoi, conosciuto anche come San Pedro, è un cactus colonnare origi-
nario di Perù, Bolivia ed Ecuador.
Mesa: La mesa del Curandero è l’altare attorno al quale il guaritore, paziente e assistenti vanno a
riunirsi. È’ suddivisa in tre zone fondamentali dove sono disposti oggetti sacri e dotati di un forte
simbolismo.
Nel Nord del Sud America, in Suriname, vive la comunità del Trio: un’etnia di circa duemila persone
che fino ad un secolo fa è rimasta isolata dal mondo. (Figura 10)
Questa condizione è cambiata quando, negli anni sessanta, c’è stata la prima spedizione di volontari
statunitensi i quali, hanno cercato di esercitare politiche diverse da quelle autoctone rendendo i Trio
una tribù senza memoria.
Lo sciamanesimo, per la comunità Trio, è l’insieme delle conoscenze tramandate oralmente, di
generazione in generazione, e dello stretto rapporto che quest’etnia ha con la natura. Dopo l’ar-
rivo dei volontari, che i Trio hanno visto più come invasori, gli sciamani sono stati allontanati dalla
tribù per cui, è venuto meno il
rapporto mentore-apprendista
per un’intera generazione.
Tuttavia, grazie a studi con-
dotti da Plotkin e Herdon, che
studiano il Trio da diversi
anni, sappiamo che per questa
tribù la salute e malattia pos-
sono essere condizioni legate
allo spirito o al corpo. Le pa-
tologie legate allo spirito ve-
nivano curate tramite un sona-
glino detto Maraka, in cui
abitavano gli antenati dello
sciamano. Il rito prevedeva il
fumare tabacco invocando gli
Fig. 10: Geolocalizzazione e divisione interna del Suriname antenati anche attraverso dei
canti poichè, il fumo nutriva
gli spiriti all’interno del sonaglio che aiutavano lo sciamano nel curare il paziente.
Le cerimonie di guarigione si svolgevano in una cabina detta mīnë, in cui lo sciamano poteva entrare
accompagnato da un’apprendista.
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Alcune condizioni della malattia del trio possono essere tradotte come un singolo sintomo. Altre in-
vece sono costrutti, e si presentano come un complesso patologico ben noto chiamato “sintomo ca-
ratteristico”.
Ere nakuikan, ad esempio, letteralmente "dolore al fegato", è caratterizzato dai guaritori del Trio come
un complesso di radiazione gastrica mediata da dolore del quadrante superiore destro, ittero, perdita
di peso e ingrossamento del fegato indicativo di epatite, una malattia endemica comune dell'Amaz-
zonia.
rerëke: salute.
Esenë: malattia.
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Ancora oggi, i Mapuche lottano per la difesa dei loro territori e della loro cultura opponendosi attiva-
mente agli insediamenti di numerose multinazionali. (Trivero)
Durante i secoli le comunità rurali si sono decimate, la maggior parte della popolazione si è spostata
verso centri urbani come Temuco e Santiago in cerca di lavoro. Le condizioni di vita per loro restano
comunque molto povere, il tasso di scolarizzazione è basso, gli impieghi rivestiti sono tra i più umili
possibili e privi di ogni tutela. (Schindler, 1990).
La cultura Mapuche oltre a basarsi su valori di rispetto e attaccamento al territorio – il termine Ma-
puche significa infatti “popolo della terra” – ha profonde radici spirituali.
Lo spirito è presente in tutti gli uomini, animali ed “esseri” inanimati come piante, pietre e acque
che occupano l'universo. Tutti devono essere onorati in egual modo.
Nessun Mapuche può lasciar morire il suo lato spirituale altrimenti sarebbe l’intero individuo a mo-
rire. L’essere umano viene visto come l’insieme di quattro componenti imprescindibili l’una dall’al-
tra: corpo, ragionamento affetti e spirito.
La spiritualità è connessa a un concetto di religione fondata sul contatto con la Natura, gli spiriti
degli antenati comunicano con gli uomini attraverso i suoi fenomeni.
Non esistono templi ma è la Natura stessa che funge da cornice nei riti religiosi.
La relazione tra persona, natura e territorio definisce la cosmovisione dei mapuche. Il cosmo è costi-
tuito da due diversi spazi soprannaturali. Il Wenu mapu, che rappresenta le forze positive e gli spiriti
della famiglia ancestrale, e il Miñche mapu. ovvero il sottosuolo, associato alle forze spirituali nega-
tive. Essi si contrappongono e si manifestano nella dimensione Nag mapu; la dimora terrena di tutti i
viventi, compresi le persone e la natura (Bendel, 2002).
La salute viene percepita come uno stato di armonia che si instaura tra tutte le componenti dell’essere
umano e tra quest’ultime e la natura (Pérez, 2017). Quando in tutto ciò si crea uno squilibrio, possono
verificarsi condizioni di disagio, di malattia (kutran).
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Conflitti relazionali, quindi all’interno della famiglia e della società, scarsità di cibo per gli animali,
mancanze di rispetto verso la natura e tutti gli esseri dotati di una dimensione spirituale avranno
sicuramente conseguenze sulla salute.
L’assenza di armonia, quindi la mancanza di benessere, non può essere misurata solo in base al dolore
avvertito. Quest’ultimo è infatti solo la maturazione tardiva della malattia che è entrata nella vita della
persona. Lo stato di salute deve essere considerato valutando invece tutte le manifestazioni
dell’individuo e dell’ambiente circostante. (Díaz Mujica, 2004).
Le malattie mapuche riguardano soprattutto malesseri interiori. Questo popolo le distingue molto
bene dalle winka kutran, patologie corporee portate dai colonizzatori che invece hanno un’eziologia
biologica nota. Essendo di origine occidentale, i mapuche preferiscono affidarsi ai medici per la loro
cura.
Le mapuche kutran sono determinate da fenomeni e forze che riflettono la visione del mondo e della
vita di questo popolo, si dividono dunque in:
- Re Kutran: malattie causate dalla natura.
- Weda Kutran: malattie causate da influenze magiche (soprannaturali).
- Wenu Kutran: malattie soprannaturali causate da spiriti.
Esempi di malattie soprannaturali sono quelle di cui i Mapuche si ammalano quando lasciano i vil-
laggi. Essi entrano in stati di tensione, di malessere psicologico. Nelle città infatti, l’armonia su cui si
basa la percezione del benessere viene a mancare. “Il male” e “la gelosia” prendono il sopravvento
portando a delle vere e proprie Wenu Kutran (Citarella, 2000).
Le malattie naturali hanno diverse origini. Alcune di esse possono verificarsi se non si rispettano le
date stabilite per lo svolgimento di cerimonie, se al mattino non si racconta quanto sognato durante
la notte (i sogni hanno grandissima rilevanza nella cultura Mapuche, permettono la connessione con
gli spiriti degli antenati), se vengono costruite case negli spazi adibiti alle cerimonie e se si trascura
la preghiera (Alarcon, 2013)
I rapporti tra uomini e spiriti sono mediati dai Machi, figure importantissime nelle comunità Mapu-
che. Essi ricevono, attraverso l’investitura da parte di spiriti protettivi, poteri che gli consentono di com-
battere spiriti maligni e applicare la medicina tradizionale per curare le mapuche kutran. Non tutti
possono diventare Machi. Bisogna essere prescelti da Chaw Ngenechen, una potente forza spirituale.
Quando è ancora molto giovane, al futuro machi viene annunciato il suo destino durante un sogno
(pewmas) o una visione(perimontún) in cui eredita attraverso la reincarnazione lo spirito di un
machi antenato defunto. (Kraster, 2003).
I machi erano inizialmente solo uomini ma poi la situazione si è ribaltata, ai giorni d’oggi si tratta
soprattutto di donne. Lo spirito dell’antenato che si reincarna è molto spesso quello della nonna
materna attraverso una sorta di eredità matroclina.(Montecino, 1996)
L’importanza dell’eredità matroclina è riconosciuta anche dalla medicina occidentale. La genetica
ci insegna che il DNA mitocondriale viene trasmesso per via materna, e di conseguenza anche diverse
patologie associate alle sue mutazioni. Inoltre, ogni individuo, uomo o donna, eredita sicuramente un
cromosoma X dalla nonna materna, pertanto l’apporto che questo progenitore ha sul genoma della
persona è statisticamente più consistente di quello della controparte paterna. Lo scrittore cileno Ale-
jandro Jodorowsky, supportato da studi eseguiti nel North Carolina, spiega nel suo libro “Metage-
nealogia: auto-scoperta attraverso la psico-magia e l’albero genealogico” come partendo da evi-
denze biologiche, in particolar modo dalla formazione dei gameti, il comportamento e le emozioni
di una donna dall’età infantile, passando per la sua maternità, fino all’età adulta siano fortemente
influenzati dai caratteri ereditati dalla nonna materna.
Ritornando alla medicina tradizionale mapuche, la machi eredita quindi una vera e propria vocazione
ed è molto importante che essa la riconosca e l’accetti. Nel caso in cui ciò non accada, questa persona
sarà punita e quindi destinata a soffrire per il resto della vita o morire.
Il percorso per diventare una machi è molto lungo e faticoso. Dopo la chiamata, la novizia si ri-
volge a un machi anziano e quindi esperto, che l’addestra fino al raggiungimento dello stato “Ma-
chi” vero e proprio. Durante questo lungo e faticoso periodo formativo, la prescelta impara soprattutto
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Sogno: mezzo attraverso il quale gli spiriti, soprattutto quelli degli antenati, si mettono in comu-
nicazione con gli esseri umani, nella cultura mapuche.
Eredità matroclina: processo attraverso cui viene in gran parte dei casi ereditata la carica di
Machi. Lo spirito della nonna materna, machi esperta, si reincarna nel corpo della giovane ni-
pote trasmettendole le sue doti di curatrice che lei coltiverà in un percorso formativo lungo e
specifico.
Vocazione: Per divenire una machi bisogna possedere una vocazione, dopo aver ricevuto “l’in-
vito dall’alto”, quindi aver accolto lo spirito di una machi ancestrale, è possibile
intraprendere questa strada professionale. La vocazione giunge anche nella prima infanzia e il
percorso per divenire machi mette a dura prova la novizia.
Autorizzazione: rispetto per la Natura. Ogni essere dotato di spirito deve dare il permesso per il
suo utilizzo ai fini terapeutici. Essa viene accordata attraverso dei segni che la machi riesce ad
interpretare.
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La salute nel mondo
Gli spagnoli trovarono una popolazione politicamente organizzata in due federazioni di villaggi, la
zona nord-occidentale ubicata nel territorio dell’at-
tuale Bogotá, amministrata dallo Zipa e l’area nord-
orientale, che si estende attorno alla città di Tunja,
sotto il controllo politico dello Zaque.
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La salute nel mondo
concetto di salute mentale non ha senso per le popolazioni indigene, poiché non vi è alcuna frammen-
tazione dell'unità individuale-comunità. Più precisamente, il concetto di malattia veniva inteso
come la penetrazione nel corpo di una materia malvagia o di uno spirito malvagio. La terapia adottata
cercò, quindi, di eliminarli e una delle risorse maggiormente utilizzate era il massaggio, che trasferiva
la malattia a un'altra persona o animale, purificandola, donandole serenità.
Ed è proprio in questo momento che entra in campo lo sciamano, consultato per trovare la causa della
malattia e curarla. Si potrebbe pensare che la comunità ha fatto qualcosa per causare un cosmo sbi-
lanciato, l'anima è stata rubata da qualcuno o da qualcosa di malvagio che è entrato nel corpo di una
persona facendola ammalare. Le malattie e i problemi quotidiani che incombevano a passo svelto
venivano risolti mediante canti armoniosi e di potere, preghiere magiche e incenso profumato. Pozioni
di erbe segrete, balli e rituali dalle esperienze spirituali che in un modo naturale rendono accessibile
ai sensi corporali le realtà invisibili.
Lo sciamano convoca i suoi aiutanti spirituali durante uno stato di trance in cui muore e rinasce, com-
batte e sconfigge ostili spiriti, responsabili di una condizione di disequilibrio e disarmonia. (Harry
Andrew Marriner, 2003)
L'intermediario tra uomini e poteri soprannaturali era rappresentato da questa figura, guida delle
anime nell'altro mondo, vero dominatore del fuoco,colui che compie il volo magico. Durante il suo
volo verso il cielo o verso il mondo sotterraneo, lo sciamano supplica lo spirito che causa il problema,
chiede consigli agli antenati defunti, combatte fisicamente gli spiriti maligni e vince dibattiti per otte-
nere licenze di varia natura. Quando lo sciamano trionfa, il suo potere costringe lo spirito malevolo a
correggere il problema.
Lo bandisce, lo isola in una sorta di contenitore o in un luogo dove non può più causare mali e pro-
blemi (Harry Andrew Marriner, 2003). La sua funzione principale era la cura magica delle malattie,
compiendo azioni buone o cattive. Per adempiere a tale funzione va in trance. La Trance Dance è,
infatti, un tipo di danza sciamanica che oltre ad inglobare i più disparati elementi sciamanici ufficiali
quali percussioni, suoni di guarigione, accurate tecniche respiratorie, fa uso di una benda o bandana
con cui si coprono gli occhi al fine di concentrarsi sul viaggio interiore. L’utilizzo che ne viene fatto
è volto ad eliminare ogni tipo di distrazioni visive e a favorire una visione interiore che oscilla tra
comunicazione ed identità. Non a caso nei tempi antichi questi rituali si svolgevano di notte poiché
l'oscurità creava un’ambiente in cui veniva favorita la concentrazione. La trance sciamanica era una
parte essenziale del processo di guarigione e attraverso essa era possibile risalire alla causa della
malattia. Lo stato di trance è di breve durata e dura solo fino a quando la sostanza assunta non viene
modificata attraverso la digestione o escreta dal corpo. Gli effetti dei diversi allucinogeni variano
secondo il modo in cui sono preparati, l'ambiente in cui vengono assunti, la dose ingerita, il fine
per i quali vengono utilizzati, nonché il controllo cerimoniale esercitato dallo sciamano stesso
(Shultes et al.;1942). I destinatari della guarigione includevano l'individuo, il territorio e la comunità
intera, afflitti da una condizione di malessere e che potevano essere guariti mediante l’uso di piante
sacre (Taussig et al; 2012), musica, canti di potere, parole che riecheggiavano, in un periodo e in un
territorio stabiliti dalla legge di ciascuna comunità del posto. I metodi di cura utilizzati dalle popola-
zioni indigene al fine di ripristinare l’equilibrio tra corpo e mente prevedevano l'anestesia rudimen-
tale, basata su piante come Brugmasia Candida che contiene atropina e scopolamina, l'uso di stru-
menti rudimentali in pietra e legno, che hanno permesso di eseguire interventi come la trapanazione
del cranio, grazie alle conoscenze anatomiche ottenute dall'imbalsamazione dei cadaveri. La trapana-
zione, tuttavia, era una misura terapeutica, derivata dalla magica concezione religiosa delle malattie.
La malattia presupponeva l'esistenza di demoni che avevano posseduto la persona. Il mal di testa, le
vertigini e la demenza sono stati interpretati mediante questa concezione, l'esistenza di un demone
nella testa del paziente che con la trapanazione veniva stato espulso, liberando la persona da ogni
male.
Per gran parte delle popolazioni indigene da sempre le pratiche sciamaniche si fondano sulla ritualità
associata alla bevanda dell’ Aya-wasca o liana degli spiriti. L’Ayahuasca ha un significato che sot-
tintende il suo forte potere di connessione e dialogo con il mondo spirituale ed extrasensoriale. È il
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La salute nel mondo
nome volgare della Bianisteriopsis Caapi, una liana amazzonica che ha effetti allucinogeni molto
forti, soprattutto se associata a un’altra pianta, la chakruna, che contiene DMT, la cosiddetta molecola
dello spirito. La liana è considerata dagli sciamani la “pianta maestro” per eccellenza, colei che cu-
stodisce ed apporta l’insegnamento. Il suo utilizzo, al quale sono da sempre state attribuite prerogative
magiche e terapeutiche, è caratteristico delle diverse forme di sciamanesimo amazzonico praticate nei
territori a cavallo di Perù, Colombia, Ecuador, Brasile, Bolivia e Venezuela. La pozione base, per
essere farmacologicamente attiva, deve essere prodotta facendo bollire assieme, per diverse ore le
due piante amazzoniche sopra citate. La preparazione del decotto richiede una connessione alla Na-
tura che solo l’Amazzonia regala in un’esperienza trascendentale che risiede nel bagaglio dei millenni
di storia tramandati di generazione in generazione dai curanderos. Per questo motivo, il rituale scia-
manico legato all’assunzione della “bevanda per l’anima” come la considerano gli sciamani, il cui
sapore al palato si presenta amaro e sgradevole, viene celebrato in un luogo legato alla natura della
pianta e solo sotto la guida di uno guaritore, l’unico in grado di condurre il viaggio controllando le
visioni con il fumo, la musica, canti, tamburi e percussioni che attraversano l’anima ad elevata fre-
quenza, un suono che fa vibrare l’anima e sprigiona ogni malessere che si “volatilizza”.(Cross-
mann,2004). La musica nella salute, segue il ritmo, è il cosiddetto "musicing", riferito a qualsiasi
attività correlata all'atto musicale. Più precisamente si riferisce alla relazione che gli esseri umani
hanno con la musica durante una performance e al potere che questa reciproca relazione ha sui pen-
sieri, sulle sensazioni, sulle esperienze, i sentimenti, le immagini e le interazioni, l'influenza che la
musica ha nella vita delle persone (Small C.; 1998). Lo spettro del "musicing" coinvolge l'intera rete,
in un ingranaggio perfetto, che gira e rigira, in una posa che è “resistenza ad una mano che ti affoga”,
in un grooving che genera un ritmo musicale, la descrizione di un sapore per chi non lo ha ancora pro-
vato. Vi sono prove di una connessione diretta tra danza e salute, che integra vibrazioni e cultura. La
danza ha un effetto speciale sul senso di comunità (la coniugazione del soggetto “noi”), in quanto
collega i suoi membri tra loro e alla Madre Terra.
La musica di coscienza, intesa come flusso di parole, integra il sistema e fornisce salute alle persone
e alla comunità; è una pratica comunitaria legata al patrimonio ancestrale, al territorio, alla medicina e
alla guarigione. Questa guarigione avviene tra i membri della comunità e la natura, in uno scambio
reciproco di pensieri e segnali. Oltre ad essere un'attività musicale ludica, stabilisce un contatto con
la coscienza ai diversi livelli del sistema: vibrazioni, molecole, medicina, persone, comunità, memoria
e cultura. Le percussioni corporee, l'uso ritmico di parole, movimento e strumenti, sono utilizzati
nelle attività per aiutare il paziente ad essere consapevole del proprio funzionamento e potenziale
(Diego Schapira). La musica e la salute hanno diverse connessioni, alcune a livello molecolare e altre
nelle strutture interne di una persona. Pertanto, la musica può essere un elemento di guarigione o di
distorsione, a seconda dell’uso che ne viene fatto. Può essere usato, ad esempio, per condividere e
socializzare, per accompagnare il rito, per guarire direttamente come parte della danza, con un signi-
ficato diverso dal rituale di guarigione che enfatizza le dimensioni cosmica, comunitaria e territoriale.
In altre parole, "sei ciò che ascolti", quanto sei consapevole, come ti lasci attraversare, la tua predi-
sposizione durante l'atto nel suo insieme. Le relazioni che questa comunità instaura con la musica
generano legami tra i suoi membri e con il proprio io interiore nella sua interezza, da una molecola a
Madre Natura, passando attraverso la comunità nel suo senso cosmico.
La musica e la danza si collegano alla salute e hanno la capacità di trasformare lo stato delle cose,
delle persone e delle relazioni. La musicoterapia, come strumento, ha il potere di dare ordine al
corpo, al territorio e all'ambiente. Contribuisce all'espansione della consapevolezza dell'armonia tra
il corpo e l'ambiente stesso in cui le comunità indigene vivono.
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La salute nel mondo
Trance Dance: rituale sciamanico e danza libera, non strutturata, di trasformazione che ricon-
nette il danzatore con Madre Terra grazie a pratiche di respirazione, alla musica, alle percussioni
e al movimento corporeo.
Musicoterapia: metodo speciale di psicoterapia, che cerca di esercitare un influsso terapeutico
sui pazienti servendosi di vari elementi e tipi di musica, di diverse forme di ricezione musicale e
di attività musicale.
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La salute nel mondo
Piccoli dettagli che sembrano però influire sulla percezione della struttura ospedaliera nella comunità,
e che obbligano anche i medici professionisti a mettere in discussione le loro pratiche. Il parto viene
effettuato in posizione verticale nel rispetto della tradizione delle donne indigene, e non essendo que-
sta una prassi contemplata nella medicina occidentale, sono state le ostetriche tradizionali a spiegare ai
medici come intervenire. Finora, il modello di Patacamaya sembra essersi rivelato vincente: dal 2009
non sono stati registrati decessi di donne causati da gravidanza.
Un record non solo per la Bolivia, ma per tutto l’altopiano andino, dove il tasso di mortalità materna
di tali comunità è sempre stato alto. Visti i risultati, è stato riconosciuto dagli stessi occidentali che la
medicina tradizionale indigena può essere d’aiuto alla medicina allopatica nel migliorare lo stato di
salute della popolazione, sia dal punto di vista fisico che spirituale. Questa sinergia tra i diversi metodi
di cura è stata riscontrata in tutto il Sudamerica, spesso oggetto di catastrofi naturali. Infatti, nel bacino
amazzonico vi sono comunità che vengono sistematicamente inondate. È il caso di Capaina, sul fiume
Beni dove vivono 25 famiglie di etnia Tacana. Eventi naturali estremi isolano comunità come questa
anche per mesi. Nel 2014, infatti, Capaina è stata tagliata fuori dal resto del Paese per giorni in seguito
a una delle peggiori inondazioni degli ultimi sessant’anni che ha causato danni ad interi villaggi. Pro-
prio in casi come questi, la medicina tradizionale si è rivelata il mezzo di primo intervento più efficace
grazie ai medici tradizionali in grado di utilizzare le piante per scopo medicinale e consentendo così di
sopperire alla mancanza di soldi per andare in ospedale e pagare la medicazione.
Un altro esempio di integrazione tra medicina tradizionale e occidentale trova spazio nelle comunità
indigene che popolano il Gran Chaco (talvolta indicato semplicemente come Chaco, probabilmente
dal termine in quechua chaku, territorio di caccia ) , una delle principali regioni geografiche del Sud
America, che si estende per parte degli attuali territori di Argentina, Bolivia, Brasile e Paraguay, tra i
fiumi Paraguay e Paraná e l'altopiano andino. Presso i villaggi di quest’area, tra le comunità indigene
Guaraní, Weenhayek, Tapiete, vengono somministrate cortecce, foglie o radici per guarire e alleviare
sintomi quali tosse, dolori muscolari, febbre.Infatti grazie a tali comunità è stata avviata la prima enci-
clopedia botanica. Tutti gli esperti di piante medicinali della zona stanno collaborando in questo im-
portante processo di catalogazione e raccolta di specie vegetali del Chaco rilanciando un sapere mil-
lenario su tali piante con il progetto “Per il nostro Gran Chaco sostenibile: partecipazione attiva a
modelli di gestione territoriale per la conservazione ambientale integrata con una produzione soste-
nibile”, finanziato dall’Unione Europea. L’integrazione con il mondo occidentale è dunque ancora in
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La salute nel mondo
atto ma sono stati fatti importanti passi per non perdere questo bagaglio di esperienze secolari in via
d’estinzione, minacciate dalla povertà estrema e dallo sfruttamento insostenibile delle risorse naturali.
Questa integrazione tra le due medicine si riscontra anche in Perù. Infatti, dopo una persecuzione
operata durante il colonialismo da spagnoli e altre nazioni cattoliche figure, come quelle dei curan-
dero, sono andate lentamente a riprendere la loro importanza sociale. Alla fine degli anni '90 Essalud,
il programma di previdenza sociale del Perù, sviluppò il Programa Nacional de Medicina Comple-
mentaria (National Program of Complementary Medicine - PNMC) aprendo tre centri a Lima, Are-
quipa e Trujillo. La durata della vita media della popolazione del paese, come in molte parti dell'A-
merica Latina, stava aumentando. Oltretutto era necessario affrontare l’incremento dei casi di iper-
tensione, diabete e cancro, problematiche che iniziavano ad affliggere il sistema sanitari dei paesi in
via di sviluppo. Essalud desiderava quindi che il programma di prevenzione fosse sostenibile e dispo-
nibile per la maggior numero di pazienti possibili. Le cliniche avevano bisogno di trovare cure che i
clienti potevano permettersi. La creazione del PNMC usava quindi la ricca diversità di flora e tradi-
zioni del Perù per offrire opzioni di trattamento per il maggior numero di persone possibile. Si trattò
di un approccio innovativo. Da allora il programma ha dovuto affrontare molti ostacoli per arrivare
ad una sua concreta attuazione. Inizialmente solo una ristretta selezione di piante era disponibile at-
traverso le cliniche e permettere un regolare un approvvigionamento sostenibile era una sfida.
Molti potenziali pazienti rimanevano sospettosi, reticenti, o semplicemente inconsapevoli delle nuove
opzioni di trattamento. Un grande aiuto per il programma di Essalud venne da una fonte inaspettata:
l'antropologia. In particolare, dai fondatori e componenti del North Peru Projects (progetto che tratta
di studi di etnobotanica, biochimica, e etnografici nel Nord Perù) ossia il Dr. Douglas Sharon, cofon-
datore del progetto, l’etnobotanico Dr. Rainer Bussmann, il biochimico Dr. Gail Willsky e l’antropo-
logo Dr. Thomas Love.
Quando nel 1999, l'Essalud cominciò a esplorare l'uso di piante medicinali, il Dr. Sharon capì imme-
diatamente che le ricerche sue, e dei suoi colleghi, potevano essere fondamentali per l'impresa. Gli
scienziati e ricercatori, lavorando con la loro rete di curanderos, composero ed organizzarono una rac-
colta di 512 specie di piante medicinali e 974 miscele botaniche che i guaritori erano soliti adoperare
per trattare i più vari disturbi. Fu quindi nel 2011, quando il Dr. Sharon fu in possesso di abbondanti
dati, che iniziò la collaborazione tra NPP e Essalud. La collaborazione è ancora in atto e entrambi i
progetti godono di ottimi risultati. Al momento il numero di centri medicinali che prevedono l’uso di
questi preparati d’erbe è salito a ben 29 e propongono una gamma di trattamenti alternativi che inclu-
dono nelle terapie l’uso di piante medicinali storicamente prescritte da curanderos. Con la dovuta
informazione e capillarizzazione del servizio la popolazione ha iniziato a sfruttare volentieri la sua
tradizione medicinale.
A dimostrazione di ciò un primo studio che confronta l'uso della medicina complementare con la me-
dicina convenzionale nel l'ambito di Essalud ha trovato approcci alternativi e riduzione dei rischi
futuri nel trattamento e nella prevenzione di diversi disturbi, tra cui osteoartrite, tensione, emicrania
e obesità. Nel 95% dei casi esaminati, si sono rivelati anche meno costosi. Le valutazioni annuali in
corso di Essalud mostrano che molti pazienti sono in grado di interrompere tutti gli usi precedenti di
farmaci. Ciò che risulta da ulteriori indagini portate avanti grazie al programma NPP è che, ad oggi, i
peruviani del nord in genere hanno una grande quantità di conoscenze sulla terapia tradizionale a base
di erbe e continuano ad usarla come alternativa alla medicina occidentale.
Infatti, nelle cliniche pubbliche, private e a base di erbe di Trujillo e delle comunità vicine, le persone
hanno una preferenza quasi uguale per la medicina tradizionale e occidentale. I recenti risultati degli
studenti mostrano che la convenienza, il costo e la familiarità con certi argomenti siano fattori determi-
nanti nella scelta finale di una persona. Molte persone dicono che avrebbero usato sia piante o far-
maci, ma spesso avrebbero scelto la medicina occidentale perché funziona più velocemente. I team
di ricerca di Sharon e Love stanno anche identificando disturbi sociali ed emotivi legati culturalmente
che molti peruviani sostengono possano essere trattati solo da un curandero.
Questi includono le condizioni come la vergogna, la vergogna e il malocchio, una malattia causata
dall'invidia o dalla cattiva volontà di qualcun altro. Studi precedenti hanno rivelato che il 90 per cento
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La salute nel mondo
delle persone intervistate credono o sanno di tali disturbi. Per gli studenti, molti dei quali intendono
formarsi come medici o antropologi, queste idee evidenziano come i fattori culturali e sociali giocano
sulla salute umana.
Molti peruviani sembrano apprezzare sia un approccio mentale e fisico alla malattia sottolineando
l’importanza di capire il modo in cui pensano alla malattia, vedono anche come si ripercuote su aspetti
psicologici e sociali. Sebbene l'interesse di Essalud si sia concentrato sulla conoscenza dei curanderos
delle piante medicinali, Sharon sottolinea che il loro valore non risiede solo in quella tradizione. I
curanderos affermano di avere un acuto senso intuitivo sulle persone, tanto da essere riconosciuti
dalla popolazione per el don (il dono), la loro capacità intuitiva di guardare nella loro anima. Allo
stesso modo nel Suriname la medicina tradizionale riveste un ruolo centrale tanto che nel luglio 2000,
e nell’agosto 2001 sono state fondate due cliniche di medicina tradizionale (Katamïimë Ëpipakoro)
nel villaggio di Kwamalasamutu nell'ambito di un'iniziativa congiunta di promozione della salute delle
comunità del Trio, il fornitore di cure mediche regionali all'interno del Suriname (Medische Zending
Suriname) e un bioculturale ONG ambientalista con sede ad Arlington, Virginia (Amazon Conserva-
tion Team).
I guaritori del Trio anziano, ampiamente riconosciuti in tutta la comunità come pijai (sciamani), ge-
stiscono e dirigono autonomamente tutti gli aspetti dell'operazione della clinica tradizionale.
Ogni struttura clinica offre agli sciamani anziani la possibilità di esercitarsi e consente agli apprendi-
sti, che fungono da assistenti di clinica, di osservare direttamente gli sciamani che praticano attiva-
mente la loro medicina. Gli sciamani in ogni villaggio ruotano quotidianamente la pratica in clinica
entro un programma prestabilito. Le visite dei pazienti alla clinica di medicina tradizionale sono fa-
coltative e gratuite. Per quanto riguarda il Cile, qui il connubio tra i due sistemi (medicina tradizionale
e occidentale) si è rivelato determinante sebbene in senso quasi opposto a quelli di Bolivia, Brasile e
Perù. Infatti qui è stato il sistema di medicina occidentale ad essere stato introdotto , e da quando è
avvenuto, i Mapuche hanno appreso le sue applicazioni e hanno scoperto che questa forma di assi-
stenza sanitaria è efficace. Oggi, infatti, molti Mapuche si affidano più al sistema sanitario occidentale
che al tradizionale sistema sanitario, non solo per motivi finanziari e religiosi, ma anche perché ap-
prezzano le conoscenze di un medico sulla malattia. Sebbene il machi sia ancora considerato una per-
sona potente che mantiene i contatti tra il mondo naturale e quello spirituale, il lavoro sul campo ha
dimostrato che il machi è difficilmente visitato in caso di malattia. Secondo la letteratura studiata (Ci-
tarella), la ragione principale per non visitare un machi può essere trovata in fattori socio-tradizionali.
I dati sul lavoro sul campo, d'altra parte, hanno mostrato che il machi non è visitato a causa di motivi
finanziari e religiosi. Pertanto, il comportamento nei confronti del sistema sanitario tradizionale po-
trebbe essere negativo, la percezione degli intervistati di Mapuche può essere contrassegnata come
positiva. Questo è stato principalmente il caso dei mapuche rurali. I mapuche che vivono in campagna
sono più critici nei confronti della loro cultura rispetto ai mapuche che vivono nei centri urbani.
La salute è…
La salute è un concetto profondo. È un insieme di elementi, anima, mente, corpo ed emozioni sparse
nel cosmo che si cercano, si rincorrono, si attraggono, si fondono in una magica armonia che esplode
in uno stato di benessere con sé stessi e con l’ambiente circostante, natura e comunità. Per le popola-
zioni del Sud America, la salute è da intendersi come un legame profondissimo ed inscindibile tra lo
spirito e la Madre Terra, terreno fertile di vita e speranza.
È una condizione di benessere, data non solo dalla mera assenza di malattia biologica ma anche
dall’equilibrio tra le fonti, dall’integrità, dal rispetto, dalla comunicazione con il creato e l’extrater-
reno, dall’unione tra tutte le entità.
Quest’unione è il comune denominatore e fulcro delle società stesse, in cui flussi di pensieri, rituali,
canti di potere, musica, sinergia con la natura penetrano all’interno del proprio spirito, allontanando
ogni forma di malessere.
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La salute nel mondo
Tutti abbiamo lo spirito di un animale che ci accompagna. È come la nostra anima. Non tutti incotrano
il proprio animale, solo i grandi guerrieri e gli sciamani […].
Isabel Allende, La città delle bestie
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Figura 18: https://www.pinterest.it/pin/345792077619475287/
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Figura 21: http://www.internazionale.it/reportage/2016/05/09/amp/bolivia-ostetriche
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