Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Le società di persone
La società semplice, la società in nome collettivo e la società in accomandita semplice
formano la categoria delle società di persone.
La società semplice (artt. 2251-2290) è un tipo di società che può esercitare solo attività
non commerciale e la disciplina per essa dettata trova applicazione ove non risulti che
le parti hanno voluto costituire la società secondo uno degli altri tipi.
La società in nome collettivo (artt. 2291-2312) è un tipo di società che s può essere
utilizzato sia per l'esercizio di attività commerciale, sia per l'esercizio di attività non
commerciale. Essa è in ogni caso soggetta all'iscrizione nel registro delle imprese con
effetti di pubblicità legale (società di tipo commerciale). Nella società in nome
collettivo tutti i soci rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni
sociali e non è ammesso patto contrario (art. 2291). Una specifica scelta di questo tipo
di società a necessaria solo se l'attività da esercitare non è commerciale.
La società in accomandita semplice (artt. 2313-2324) si caratterizza rispetto alla società
in nome collettivo per la presenza di due categorie di soci: a) i soci accomandatari che
rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali; b) i soci
accomandanti che rispondono limitatamente alla quota conferita (art. 2313). È un tipo
di società che in ogni caso deve essere specificamente scelto dalle parti.
La società semplice ha un particolare rilievo nell'ambito delle società di persone.
Infatti, la disciplina per essa dettata è in linea di principio applicabile anche alla
collettiva ed all' accomandita semplice per i rinvii operati dal legislatore (artt. 2293 e
2315). Ma in ciò si risolve ed esaurisce la sua importanza dato che nella pratica essa
non ha avuto una significativa diffusione. Già la legge ne circoscrive l’utilizzabilità al
settore delle attività non commerciali e ciò comporta, in sostanza, che essa può essere
legittimamente impiegata solo per le imprese agricole. Inoltre, anche nel campo
dell’attività agricola le parti quasi mai adottano la società semplice e preferiscono, per
molteplici ragioni, dar vita a società di capitali e a società cooperative. quando non
utilizzano i contratti associativi tipici di diritto agrario. Ne maggiore successo ha avuto
l’impiego della società semplice per la costituzione di una società tra professionisti.
La descritta situazione - la società semplice è il prototipo normativo delle società di
persone ma scarsa la sua diffusione - consiglia di esporre in modo unitario la disciplina
della società semplice e della collettiva, che forma così una sorta di «statuto generale»
delle società di persone. Nel successivo capitolo sarà invece esposta la disciplina
specifica della società in accomandita semplice.
Per quanto riguarda poila partecipazione all'attivita del impresa comune, il generale
divieto di ingerenza nell'amministrazione è in parte temperato da riconoscimento
legislativo che essi:
a) possono trattare o concludere affari in nome della società, sia pure solo in forza di
una procura speciale per singoli affari; B)possono prestare la loro opera, manuale o
intellettuale, all'interno ra della società sotto la direzione degli amministratori e quindi
mai in posi zione autonoma ed indipendente;
c) possono, se l'atto costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri per determinate
operazioni, nonché compiere atti di ispezione e di controllo, sia pure nei limiti imposti
dal generale divieto di ingerenza nell'amministrazione.
Per quanto riguarda specificamente i poteri di controllo degli accoman. danti, in ogni
caso essi hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e di controllarne
l'esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della società (art. 2320, 3° comma).
Ed è opinione decisamente prevalente e corretta che gli accomandanti hanno anche il
diritto di concorrere all'approvazione del bilancio, senza che ciò implichi violazione
del divieto di immistione.
In quanto esclusi, nei limiti specificati, dall'amministrazione della società, gli
accomandanti - in deroga al dettato dell'art. 2303 - non sono tenuti a restituire gli utili
fittizi eventualmente riscossi, purché essi siano in buona fede e gli utili risultino da un
bilancio regolarmente approvato (art. 2321).
Quelli fin qui esposti sono i confini - non ampi ma certamente neppure evanescenti -
entro cui gli accomandanti possono legittimamente cooperare all'amministrazione della
società. Al di là scatta il divieto di immistione con le relative sanzioni.
4. Il trasferimento della partecipazione sociale.
La diversa posizione degli accomandatari e degli accomandanti si riflette sulla
disciplina del trasferimento della partecipazione sociale.
Resta ferma per i soci accomandatari la disciplina prevista per la societa in nome
collettivo. Se l'atto costitutivo non dispone diversamente, il traste-rimento per atto fra
vivi della quota degli accomandatari può avvenire solo col consenso di tutti gli altri
soci (accomandatari ed accomandanti). E per la trasmissione a causa di morte sarà
necessario anche il consenso degli eredi
Diversa è invece la disciplina dettata per il trasferimento della quola degli
accomandanti (art. 2322). La loro quota è liberamente trasferibile per causa di morte,
senza che sia perciò necessario il consenso dei soci superstili
Per il trasferimento per atto fra vivi è invece necessario il consenso del soci
(accomandatari ed accomandanti) che rappresentano la maggiorana de capitale sociale,
salvo che l'atto costitutivo non disponga diversamente Il rilevo del consenso degli altri
soci è perciò attenuato (maggioranza e nol l'unanimita) rispetto al trasferimento della
quota degli accomandatari.