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Cosa sono i quadrati magici e quali sono le loro proprietà?

Un quadrato magico è una tabella quadrata, con n righe e n colonne, nella quale ogni casella è
occupata da un numero intero positivo, con le seguenti particolarità: la somma dei numeri di ogni riga
(cioè in orizzontale), di ogni colonna (cioè in verticale) e di ognuna delle due diagonali è costante:
questo valore è chiamato costante di magia del quadrato.
Ecco per esempio un quadrato magico di ordine 3 (cioè una tabella 3 per 3) con costante di magia
uguale a 15:

Tutto torna, i numeri si incastrano in modo mirabile: non c’è da stupirsi che questa bellezza abbia
potuto far pensare a qualcosa di miracoloso.
Un quadrato magico di ordine n in cui compaiono tutti i numeri da 1 a n2 è chiamato quadrato magico
perfetto (notare che la perfezione, a differenza della magia, è una qualità che ben si sposa con la
matematica): l’esempio appena visto è dunque un quadrato magico perfetto.
In un quadrato magico perfetto di ordine n, la costante di magia è uguale a n(n2 + 1)/2. Nel caso n = 3
infatti è 15.
Dato un quadrato magico, se ne possono ricavare molti altri: per esempio scambiando le righe con le
colonne, oppure sommando uno stesso numero a tutti i numeri del quadrato.
Partendo dal primo quadrato, scambiando righe e colonne si ottiene quest’altro:

Sommando invece 10 a ogni numero, si trova questo:

Nel primo caso il quadrato magico è ancora perfetto e la costante di magia rimane invariata, nel
secondo invece no: la nuova costante di magia è 15 + (3 ∙ 10) = 45.
Gli studi si sono concentrati soprattutto sui quadrati magici perfetti, i più interessanti da molti punti di
vista.
Per n = 1 esiste un unico quadrato magico perfetto:

Per n = 2 non ce n’è nessuno, mentre per n = 3 ce ne sono molti, ma tutti ottenibili da quello visto sopra
per mezzo di rotazioni (cioè scambiando righe e colonne) o riflessioni (cioè invertendo l’ordine delle
righe o delle colonne). Per n = 4, esistono 880 quadrati magici perfetti diversi fra loro, cioè non ottenibili
l’uno dall’altro con rotazioni o riflessioni: lo ha dimostrato nel Seicento il matematico francese Bernard
Frénicle de Bessy. Infine, per n = 5, i quadrati magici perfetti diversi fra loro sono 275.305.224, come ha
dimostrato nel 1973 il matematico americano Richard Schroeppel (con l’ausilio del computer). Invece
per n > 5 ancora non si sa quanti siano: è uno dei più famosi problemi ancora aperti in matematica.

Quando appaiono nella storia?


In Cina i quadrati magici erano conosciuti già in tempi antichi. Il quadrato di ordine 3 dell’esempio
iniziale era chiamato Lo Shu, e secondo una leggenda del I secolo era apparso sul dorso di una
tartaruga – un animale sacro – uscita dal fiume Lo: evidentemente, anche i cinesi trovavano della
magia in questa bellezza matematica; non potevano ritenerla opera umana, e gli uomini potevano solo
scoprirla grazie a un evento soprannaturale.

Il dorso della tartaruga con il quadrato magico (ovviamente i numeri sono rappresentati secondo l’antico
sistema di numerazione cinese) (immagine: mathsforeurope.digibel.be)

Intorno al VI secolo, o forse anche prima, in India furono scoperti anche i quadrati magici di ordine 4.
Uno è raffigurato in un tempio di Khajuraho (India centro-settentrionale), del X secolo.
Il quadrato magico nel tempio di Khajuraho (immagine: Wikimedia)

In Occidente i quadrati magici arrivarono intorno al 1200 grazie agli arabi (che già nel X secolo
conoscevano anche quelli di ordine maggiore o uguale a 5). A quanto ne sappiamo, infatti, i matematici
greci ed ellenistici, nonostante i loro prodigiosi risultati, non si erano avventurati in questo campo.
All’inizio del Trecento lo studioso bizantino Manuele Moscopulo scrisse il primo trattato europeo sui
quadrati magici con un approccio puramente matematico: l’argomento “magico” entrava nella sfera
della ragione. La diffusione definitiva dei quadrati magici avvenne nel Quattrocento, principalmente ad
opera del matematico italiano Luca Pacioli.

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