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GIOCHI MATEMATICI

di Martin Gardner

La base combinatoria dello «I Ching», il libro cinese della divinazione e della sapienza Lo I Ching, o Libro dei
mutamenti, è fra i libri più antichi del mondo, e anche fra i più enigmatici.

Per più di 2000 anni è stato usato in Oriente come un libro di divinazione ed è tuttora studiato con grande reverenza
come una ricca fonte della sapienza confuciana e taoista. Decine di migliaia di giovani negli Stati Uniti (e
particolarmente in California), attratti dall'attuale fortuna dell'occultismo e desiderosi di sapere qualcosa di più sul
misticismo orientale e sull'antica storia cinese, consultano lo I Ching con la stessa serietà con cui consultano la
tavoletta « oui-ja », usata nelle sedute spiritiche per raccogliere i presunti messaggi dei trapassati, o i tarocchi. C.G.
Jung era convinto della straordinaria proprietà dello I Ching di predire il futuro e lo interrogò addirittura sulle
prospettive delle vendite in America di una nuova traduzione inglese dei suoi lavori, ottenendone una risposta
ottimistica. Più recentemente, occultisti di chiara fama ad esempio Colin Wilson hanno descritto le loro esperienze con
la terrificante precisione oracolare dello I Ching. La storia antica dello I Ching è sconosciuta. Esso fu probabilmente in
ori gine, attorno all'VIII secolo a.C, una raccolta di testi di pronostici sorta in ambiente agricolo; questi documenti
dovettero poi combinarsi lentamente nel corso dei secoli con pratiche divinatorie per mezzo di bastoncelli. Alcuni
secoli prima di Cristo, verso la fine della dinastia Chou, lo I Ching acquistò la sua forma presente e divenne uno dei
cinque grandi classici del canone confuciano. La base combinatoria dello I Ching consta di 64 esagrammi, i quali
presentano ogni possibile permutazione di due tipi di linee prese sei per volta. Ciascun esagramma ha un nome cinese
tradizionale. I due tipi di linea ploclamano la dualità fondamentale della metafisica cinese: la linea spezzata
corrisponde al « negativo » (yin), quella piena al « positivo » (yang). Considerando le linee due per volta, ci sono 2 2 =
4 modi di combinarle nei cosiddetti digrammi, mentre esistono 2 3 = 8 modi di formare trigrammi. I trigrammi con i
loro nomi cinesi e i loro significati simbolici, sono presentati nella figura di pagina 93. Esistono due modi tradizionali di
disporre gli otto trigrammi in un cerchio. Il più antico, noto come la disposizione di Fu-hsi dal mitico fondatore della
prima dinastia cinese (la dinastia Hsia, 2205-1766 a.C), è illustrato a sinistra nella figura in basso a pagina 94 e nella
copertina di questo numero della rivista.
Si osservi che le coppie opposte sono complementari, sia nel significato simbolico, sia nel senso matematico che
ciascun trigramma è ottenuto da quello opposto sostituendo le linee yin con yang e viceversa. Questa disposizione,
che di solito incornicia il simbolo familiare yin-yang, è ancora molto diffusa in tutta la Cina, in Giappone e in Corea
come un amuleto di buon augurio da collocare sopra le porte e da usare come decorazione nei gioielli. Essa viene
chiamata anche « cielo più antico » o « disposizione primaria ».

La disposizione del re Wen (dal padre leggendario del fondatore della dinastia Chou), riprodotta a destra nella figura in
basso di pagina 94 (chiamata anche « cielo più recente » o « disposizione del mondo interno »), abbandona le
contrapposizioni complementari della sequenza di Fu-hsi, ed è tale che i trigrammi che si trovano in corrispondenza
dei punti cardinali della bussola simboleggino le stagioni in ordine ciclico. Partendo dal sud (che è rappresentato
tradizionalmente in alto) e procedendo in senso orario, i trigrammi posti in coincidenza con i punti cardinali indicano
l'estate, l'autunno, l'inverno e la primavera.
La più antica disposizione dei 64 esagrammi, nota come la sequenza del re Wen, corrisponde all'ordine in cui essi
appaiono nello I Ching. Le righe vanno da destra a sinistra, com'è indicato dalla numerazione. Si osservi che gli
esagrammi sono accoppiati in un modo singolare. Ogni esagramma che ha un numero dispari è seguito da un
esagramma che è il suo inverso o il suo complemento. Se l'esagramma dispari ha una simmetria bilaterale (ossia se
rimane uguale capovolgendolo), l'esagramma successivo è a esso complementare, mentre se non ha una tale
simmetria per produrre il successivo viene semplicemente capovolto. La sequenza in cui le coppie di esagrammi si
succedono l'una all'altra è determinata da una qualche sorta di ordine matematico? È questo un problema ancora
insoluto. Di tanto in tanto qualche studioso dello I Ching annuncia la scoperta di uno schema matematico che starebbe
alla base della disposizione delle coppie ma a un attento esame risulta che a tal fine sono state necessarie tante
assunzioni che in realtà l'ordine stesso è stato assunto prima ancora che emergesse dall'analisi. A quanto si sa, le
coppie della sequenza del re Wen sono in ordine casuale e non c'è alcuna base nota per determinare quale membro di
una coppia debba precedere l'altro.
Solo nell'Xl secolo i dotti cinesi scoprirono un modo semplicissimo ed elegante per ordinare gli esagrammi. Questa
disposizione è attribuita a Fu-hsi.

La riga bianca in basso rappresenta il t' ai-chi (alla lettera « altissima vetta »), lo stato dell'universo quand'era «
informe e vuoto » (cosi lo descrive la Genesi 1:2). Questo caos indifferenziato si divide nella metà yin (in colore) e yang
(in nero) della riga 1. Nella riga 2 vediamo che lo yin si divide in yin e yang, e lo stesso vale per lo yang. Queste divisioni
binarie proseguono verso l'alto passando complessivamente per sei fasi. Lo schema ci dà ora automaticamente tutti i
poligrammi degli ordini da 1 a 6. Si dividano le righe 1 e 2 verticalmente in quattro parti uguali, si sostituisca in ogni
parte il colore con linee spezzate (yin) e si avranno i quattro digrammi. Le righe 1, 2 e 3, divise verticalmente in otto
parti uguali, ci danno gli otto trigrammi. Le righe 1, 2, 3 e 4, divise in 16 parti, ci danno i 16 tetragrammi; le righe 1, 2,
3, 4 e 5, divise in 32 parti, ci forniscono i 32 pentagrammi e le righe 1, 2, 3, 4, 5 e 6, divise in 64 parti, i 64 esagrammi.
La figura a pagina 95 illustra gli esa grammi nel loro ordine tradizionale di Fu-hsi, detto anche
ordine « naturale ». Leggendoli da destra a sinistra, e andando dal basso verso l'alto, gli esagrammi
corrispondono a quelli forniti dallo schema di Fu-hsi Ietto da sinistra a destra.
Possiamo ora capire perché Leibniz, che pensava di avere inventato il sistema binario verso la fine del
seicento, fu cosi scosso quando senti parlare per la prima volta della sequenza di Fu-hsi dal padre Joachim
Bouvet, un gesuita missionario in Cina. Sostituendo O a ogni linea spezzata e 1 ad ogni linea intera,
considerando gli esagrammi in ordine, e leggendoli dal basso verso l'alto, si otterrà la sequenza 000000,
000001, 000010, 000011, ..., 111111, ossia nient'altro che l'elencazione dei numeri da 1 a 63 espressi in
notazione binaria! Sia Leibniz sia il padre Bouvet erano convinti che Fu-hsi avesse scoperto per ispirazione
divina l'aritmetica binaria, ma a favore di quest'ipotesi non esiste la minima prova. Gli studiosi dello I Ching
nell'XI secolo non avevano fatto altro che scoprire un modo naturale di ordinare gli esagrammi. Solo al
tempo di Leibniz si riconobbe che la sequenza di Fu-hsi era isomorfa con un'utile notazione aritmetica.
Poiché le potenze del 2 si presenta no continuamente in strutture matematiche e fisiche, non sorprende
che i dotti cinesi siano stati in grado di applicare i 64 esagrammi a quasi tutto, dalle strutture dei cristalli al
sistema solare e al cosmo. Z.D. Sung, nel suo divertente libriccino The Symbols mf Yi King (The China
Modem Education Company, Shanghai, 1943), racconta che un giorno stava facendo ruotare con le mani
una scatola di fiammiferi (per simulare il moto della Terra nella sua rivoluzione attorno al Sole) quando
d'improvviso gli venne in mente un modo naturale per generare gli otto trigrammi ai vertici di un cubo.
Supponiamo che le tre coordinate cartesiane di un cubo unitario, x, y, z, indichino la prima, la seconda e la
terza cifra di un numero binario di tre cifre. Chiamiamo 000 il vertice che costituisce l'origine delle tre
coordinate.

Gli altri vertici vengono indicati con numeri binari di tre cifre da a 7, dove lo e l'I indicano la distanza del
singolo vertice dall'origine in ciascuna direzione delle coordinate. Gli otto numeri corrispondono,
ovviamente, agli otto trigrammi, e i trigrammi complementari vengono a trovarsi ai vertici diametralmente
opposti del cubo (si veda la figura alla pagina 96). Mettendo in atto un procedimento simile, i vertici di
ipercubi unitari generano i poligrammi di ordine superiore. I 64 esagrammi corrispondono a numeri binari
di sei cifre ai vertici di un ipercubo esadimensionale. Invece di immergersi in dimensioni superiori, Sung
divide il cubo in 64 cubi più piccoli che identifica con i 64 « modi » del sillogismo classico. (La premessa
maggiore, la premessa minore e la conclusione di un sillogismo possono assumere quattro forme diverse,
dando cosi 64 modi possibili.) Sung non sapeva probabilmente che ciò era già stato fatto da C. Howard
Hinton nel libro, edito nel 1904, The Fourth Dimension (pagg. 90-106). Hinton affronta in modo curioso
l'iperspazio. Considerando le quattro « figure » di ciascun sillogismo (un'antica divisione fondata
sull'ordinamento del soggetto, del predicato e del termine medio), egli ottiene 256 varietà, che identifica
con le 256 cellette di un ipercubo di 4 X 4 X 4 X 4. Le cellette corrispondenti ai sillogismi tradizionalmente
validi sono colorate in nero, dopo di che l'ipercubo viene proiettato in un normale cubo 4 X 4 X 4. Si vede
allora che le cellette nere sono disposte simmetricamente attorno a un vertice del cubo, eccezion fatta per
una sola celletta che dovrebbe essere nera mentre non lo è. Ciò condusse Hinton a scoprire che il sillogismo
anomalo è valido nonostante tutto se si applica ai sillogismi un'interpretazione più liberale, nella quale non
soltanto il soggetto bensì anche il predicato venga qualificato.

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