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Nella Grecia antica la musica fu di fondamentale importanza nella vita sociale, culturale e nella
formazione dei giovani; sino al IV secolo a.C. la mousikè (tecnè o arte delle muse) come insieme di
musica, poesia e danza fu sostanzialmente trasmessa oralmente. L’Ifigenia in Aulide di Euripide del
III sec. a.C., i due Inni delfici(il primo del 138 a.C. e il secondo del 128 a.C.) di Limenio e gli inni
di Mesomede sono i pochi documenti conservati. La codifica di questi frammenti si deve ad Alipio
(musicografo della seconda metà del IV secolo che con la sua “Introduzione alla musica” fornisce
una serie di tavole per l’interpretazione della semiografia greca). Documenti musicali sono stati
decifrati da Vincenzo Galilei che nel “Dialogo della musica antica et moderna” nel 1581 pubblicò
brani di musica greca di età imperiale romana, da padre Athanasius Kircher con la Musurgia
universalis nel 1650 (frammento peana pitica di Pindaro) e da Johan Friedrich Bellermann con
“ Fragmenta greci scriptoris de musica” del 1840.(Vedi documenti alla fine della dispensa).
Se la conoscenza dei testi musicali greci è molto scarsa, invece le testimonianze sulle teorie
acustiche e musicali sono molteplici e significative. Con Pitagora (VI e V secolo a.C.) si
individuarono gli intervalli di quarta, quinta e ottava e attraverso la sperimentazione sul monocordo
i rapporti numerici che li caratterizzavano:4\3 per la quarta,3\2 per la quinta e 2\1 per l’ottava.
Pitagora procedendo di quinta in quinta calcolò tutte le altezze dei suoni della scala moltiplicando
per il rapporto numerico di 3\2(vedi scala pitagorica alla fine della dispensa). Dal suo insegnamento
nascono le ricerche acustico musicali dei greci con Aristosseno di Taranto (IV sec.a.C.), Euclide
(III sec.a.C.), Alipio che ha conservato le tavole della notazione greca. I greci sconoscevano
Entrò nell’uso l’intervallo di quarta e quinta. A questo proposito si ricorda che nell’antica Grecia la
musica strumentale fu sempre subordinata alla danza e al canto,”l’impiego della kitara o dell’aulos,
non subordinati al controllo della danza o del canto,volti a dimostrare l’agilità e il virtuosismo, sono
massimamente riprorevoli.”Platone.
Musicare un verso significava adattare fluidamente alle parole, uno schema melodico precostituito,
adatto ad una occasione o a un diverso testo. Questi schemi venivano chiamati nomoi, la cui
classificazione portò col tempo a formulare una teoria chiamata ethos. Essa attribuiva effetti
psicologici ed educativi ad un nomos, stabilendo quando fosse giusto utilizzarne uno piuttosto che
un altro. L’armonia frigia (vedi schema seguente sui modi e armonie) era ritenuta atta a promuovere
un misurato entusiasmo e appropriata ai canti dionisiaci; l’armonia doria era ritenuta grave, severa
virile adatta ai canti bellici e a spingere l’uomo a nobili imprese; la misolidia slentata, propria dei
canti d’amore, fatta per esprimere sentimenti d’evasione. Terpandro (VII sec.a.C.) è un riferimento
per i nomoi citarodici,si ricordano sei frammenti tratti da nomoi e proemi che premettevano alla
Nella teoria musicale i tre intervalli consonanti (l’ottava,la quinta,la quarta),riferibili nei rapporti
numerici alla “tetractys” pitagorica(la somma dei primi quattro numeri interi dà il numero perfetto
10,ed è rappresentato dal triangolo),si riflette sulla struttura della scala greca:successione di due
tetracordi disgiunti 4° T 4°(5°e 4°),o di due tetracordi congiunti con il tono all’inizio o alla fine T 4°
4°(5° 4°) o 4° 4° T (4° 5°). Nei tetracordi disgiunti la separazione veniva chiamata diazeuxis,nei
tetracordi congiunti in cui manca la distanza di tono fra un tetracordo e l’altro,l’ultima nota del
1°tetracordo coincide con la prima del 2° tetracordo la congiunzione veniva chiamata sinaphè.
L’unità fondamentale del sistema greco era quindi il tetracordo che indica una successione di 4
suoni discendenti compresi nell’intervallo di una quarta giusta. L’ordinata successione di suoni in
senso discendente formante il modo musicale costituita da due tetracordi, era definita armonia. In
ogni armonia v’erano suoni fissi e suoni mobili. I suoni fissi erano i due estremi, consonanti in
ottava, e i due centrali di quarta e di quinta. Variazioni notevoli si riscontrano nell’uso degli
intervalli fra i suoni mobili fra le varie scuole: Pitagorica, Aristossenica (diatonico molle, cromatico
Si distinguono tre generi fondamentali; diatonico, cromatico ed enarmonico. Il genere diatonico era
caratterizzato da intervalli di tono e da non più di un semitono per tetracordo; il genere cromatico
presentava almeno due semitoni nell’ambito di un tetracordo; il genere enarmonico contiene anche
intervalli di quarti di tono. Inoltre i suoni venivano distinti in rapporto alla reciproca consonanza e
dissonanza, solo i suoni in rapporto di ottava, quinta e quarta erano ritenuti consonanti. Al modo
Dorico ambito MI MI, modo Frigio ambito RE RE, modo Lidio ambito DO DO, si aggiunsero altri
tre modi invertendo la disposizione dei tetracordi, cioè passando quello acuto al grave ,con la
sinaphè (suono in comune) si doveva completare la successione d’ottava con un suono al grave.
Come passando il tetracordo acuto al grave si ebbero le tre scale col prefisso ipo(sotto), così
facendo l’inverso ,cioè portando il tetracordo grave all’acuto,si ebbero altri tre modi con il prefisso
iper(sopra).Si distinguerà un” piccolo sistema perfetto” formato da tre tetracordi chiamati dall’acuto
al grave: synemmenon, meson e hypaton (11 suoni) , e un” grande sistema perfetto” di quattro
aggiunta),di 15 suoni. Dai 15 suoni del sistema perfetto, a cominciare dal più alto e discendendo
Nell’ordine: eolio, ionio, ipolidio, dorio, frigio, lidio, missolidio, ipodorio. I vari modi sono
genere cromatico e 15 del genere enarmonico) che si ottengono trasportando di un semitono per
volta le due ottave del sistema perfetto per i 15 semitoni compresi in una ottava più un tono.
Gli otto suoni di un modo greco con un’ottava completa erano indicati con i termini seguenti: nete
paranete, trite, paramese, mese, lichanos, parhypate, hypate.
La nete o corda “grave” sta ad indicare la nota più acuta e non perché si trovasse nella posizione più
bassa quando la cetra si trovava nelle mani dell’esecutore inclinata in avanti, ma perché nell’Oriente
I Greci dovevano agli strumenti musicali l’impostazione del sistema musicale, con scale e
“Nella lyra il numero di corde variava da tre a dodici (la lyra più antica RE LA MI SI).
L’accordatura consueta utilizzava una scala pentatonica MI SOL LA SI RE, se v’erano corde
aggiunte, esse raddoppiavano queste note all’ottava superiore o inferiore invece di dare i due gradi
diatonici mancanti FA e DO ; pare si praticasse una scordatura innalzando d’un semitono le corde
Le due note FA e DO al pari dei semitoni e dei quarti di tono, venivano ottenute a mezzo della
tassatura con una o due dita della corda più vicina inferiormente al suono desiderato.
Si usava l’indice quando la nota immediatamente inferiore era data dalla corda vuota: SI corda
dell’alfabeto fenicio (un alfabeto arcaico) in cui ogni nota era indicata con un simbolo che poteva
Il segno normale dritto significava corda vuota, disteso indicava indice, rivoltato il medio.
Ritornando alla scala pentatonica, ( prediatonica perché con meno di sette gradi ) i cui 5 gradi sono
riconducibili a una sezione di 5 quinte nel ciclo naturale(es .FA SOL LA DO REFA DO SOL RE
LA)
DO RE MI SOL LA DO
RE MI SOL LA DO RE
MI SOL LA DO RE MI
SOL LA DO RE MI SOL
LA DO RE MI SOL LA
“Verosimilmente nella primitiva musica dei Greci si trova l’uso della scala pentatonica e dallo
sviluppo di questa si arriva alla scala di sette suoni, è noto che Temprando arricchì l’antica lyra di
altre tre corde, ottenendo così un eptacordo formato da DO RE MI FA SOL LA DO, il ancora il SI
fu aggiunto successivamente da Pitagora. La costruzione della scala diatonica di sette suoni deriva
Della prima famiglia la lyra è il più comune, chiamata spesso anche cetra.
ma questo nome era riferito a strumenti diversi come forma e dimensioni(arpa?). La lyra aveva
come cassa di risonanza una scodella di legno o di tartaruga ricoperta di pelle in funzione di tavola
armonica. Due corna d’animale tenevano una traversa orizzontale, le corde venivano legate alla
traversa (da vari giri di pelle di bue che venendo spostate servivano ad accordare) e sollevate della
cassa con un ponticello. Il numero delle corde variava da tre a dodici, quello più consueto sette. La
lyra era usata dai principianti e dilettanti. La cetra raffigurata nel sarcofago di Haghìa Trìada
(VI sec. a.C.) è un eptacordo. Le sette corde si susseguivano dalla paranète all’hipàte . Terpandro
sempre mantenendo il numero di sette corde aggiunse la nète togliendo la trite e avere l’accordo
passaggi di quarto di tono. Accanto alla cetra erano in uso la phorminx e la kitara usata dagli aedi e
dai musicisti di professione. La kitara era pesante con una cassa fatta di una tavola armonica in
legno e solidi bracci. Le corde erano tenute fisse come nella lyra. Veniva tenuta in posizione
Lo strumento a fiato più comune era l’aulos, era come un oboe di diverse misure e costruiti secondo
tagli d’altezza sonora: oboe soprano,oboe contralto,oboe doppio tenore,oboe basso. Il diametro era
piccolo e non produceva suoni fondamentali e perciò il primo armonico faceva risultare un salto di
quinta non d’ottava ma anche con più di quattro fori e le melodie erano limitate nell’ambito su cui
rispettivamente alla fine (dorico), al centro (frigio), all’inizio (lidio); potevano emettere i suoni dalla
nète alla paramèse o dalla mese all’hipàte. Come strumenti a percussione.i timpani(simili a