A partire dal V secolo a. C. i Greci organizzarono lo spazio musicale in un’ordinata successione di suoni che essi definirono “armonia”. Il sistema musicale dei Greci fu definito teleion (cioè “perfetto”) e aveva come base l’estensione della voce umana e degli strumenti, in particolare le corde della Kìthara o cetra. La teoria del sistema teleion fu elaborata da Aristosseno nel IV secolo a. C. e poi fu perfezionata da Claudio Tolomeo tra 83 e 161 d.C. Il sistema musicale dei Greci consisteva in un’ordinata successione di 15 suoni discendenti con l’aggiunta al grave di un suono supplementare per completare le due ottave. Questo suono veniva definito proslambanomenos, che significa, appunto, “suono aggiunto”. Le ottave erano suddivise in frazioni di quattro suoni o “tetracordi”; ogni tetracordo aveva un nome particolare: il più grave hypaton, il medio méson, il disgiunto diezeugménon, il più acuto hyperbolaion. A parte il terzo tetracordo (il disgiunto diezeugménon), gli altri erano tutti congiunti; l’ultima nota di un tetracordo era la prima dell’altro. I nomi delle note corrispondevano a quelli delle corde della Kìthara, che poi il citarodo Terpandro portò da quattro a sette e che si chiamavano, partendo dal basso all’acuto; hypate, parhypate, lichanos, mese, trite, parenete, nete. Dobbiamo ricordare che i termini nete (“bassa”) e hypate (“alta”) con sottinteso il sostantivo “corda”, riflettono la posizione inclinata della kìtara: la corda rivolta verso l’alto era la più grave nello spazio musicale; quella rivolta verso il basso, invece, era la più acuta nello spazio musicale.